SalutePiù - Giugno 2011

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In Sabina Sant’Angelo Romano

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SPECIALE GRAVIDANZA

VARICI: UNA NUOVA SOLUZIONE ARTROSI DELLA SPALLA LA TIROIDE E LE DONNE

STEFANO

INTERVISTE

L’ORTOPEDICO PETRUCCI - L’oro verde della Sabina Il Menisco suturato

On. Nicola Illuzzi 1


ra ! u t a re a N am d’

ESTETICA DAY SPA MASSAGGI

Varici

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benessere cultura costume

5 Hanno collaborato con noi la medicina

6 Il Chirurgo - Varici, una nuova soluzione “mini-invasiva” 8 L’Ortopedico -Operare l’artrosi della spalla salvando l’osso 10 Speciale Gravidanza 15 Il Ginecologo - La tiroide e le donne 16 L’Otorinolaringoiatra - I noduli della tiroide

CURE

in sabina

SAUNE

18 Fara Music Festival

CENTRO BENESSERE

20 Sant’Angelo Romano le interviste

24 On. Nicola Illuzzi

ANIMAZIONE RISTORANTE

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Via Salaria km 29,00 T 0774 615100

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Speciale gravidanza

3 PISCINE

27 Stefano Petrucci - L’oro verde della Sabina

anno II

numero

giugno 2011

Direttore Responsabile Fabrizio Sciarretta

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Segreteria di Redazione

Filippa Valenti valenti@laboratorionomentano.it T 06 90625576

Art director e impaginazione: Alessia Gerli Editore

Laboratorio Clinico Nomentano Srl Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM) Iscritto al registro della stampa e dei periodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009

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Graffietti Stampati S.n.c. S.S. Umbro Casentinese km.4.500 01027 Montefiascone (VT)

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Fabrizio Sciarretta Direttore Responsabile

uesto è un numero di SalutePiù molto al femminile. Del resto, è anche giusto che sia così poiché – notoriamente – le donne sono molto più attente alla salute ed alla forma fisica degli uomini ed anzi, in molte famiglie, è la donna a gestire le “faccende” di salute per tutti. Non si tratta di “leggende domestiche” ma di fatti: anche dal nostro modesto osservatorio ci rendiamo conto come siano le donne a partecipare con più attenzione e tempestività alle campagne di prevenzione portandosi al seguito gli “elementi” maschili del gruppo familiare. Così, il focus di questo numero è sulla gravidanza dove abbiamo cercato però di trovare un approccio un po’ diverso dal solito. Infatti, non parliamo di temi assolutamente imprescindibili – quali i vari accertamenti che si effettuano per monitorare lo stato di salute del nascituro e della mamma – ma trattati più di comune, bensì di come fare per “sentirsi bene” durante tutto quel periodo che va dal concepimento alle prime settimane del ritorno a casa non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. Non è che vogliamo millantare chissà quale scoperta: dai tempi di Roma Antica vige infatti la massima mens sana in corpore sano e noi, tutt’al più, possiamo vantarci di non aver ancora dimenticato il latino delle scuole medie ! Abbiamo dunque messo insieme tre aree di competenza diverse per guardare da più angoli allo stesso tema: la Dr.ssa Carol Dettori, ginecologa, per capire come prendersi cura di se stesse dal punto di vista medico; la Dr.ssa Maria Cristina Zara, psicologa e psicoterapeuta, per aiutarci a percorrere l’iter che rende una coppia “genitori” ed il Dr. Sergio Curti, terapista della riabilitazione, per scoprire come la gestanti possa trovare un equilibrio con il proprio corpo che è anche equilibrio della mente. Nelle pagine che seguono, affrontiamo poi anche altri temi vicini alla salute della donna: le patologie della tiroide, più diffuse tra il gentil sesso che tra gli uomini; le nuove tecniche chirurgiche per risolvere il problema delle varici con soluzioni assolutamente innovative e molto meno invasive che in passato. Terminate le fatiche necessarie per preparare la parte medica della rivista, sono riuscito finalmente a sparire per qualche ora ed andarmi a godere un panorama magnifico, quello del belvedere di Sant’Angelo Romano. In Maremma, che è un’altra terra che mi appassiona come la Sabina, quei borghi che, per collocazione, offrono viste spettacolari sono affettuosamente detti “i balconi della Maremma”: Sant’Angelo è senz’altro uno dei più splendidi “Balconi della Sabina” ! Della vista eccezionale che da lì si gode potete leggere più in là nelle nostre pagine e vi incoraggio caldamente a scegliere una bella mattinata tersa per andare a godere di uno spettacolo indimenticabile. Purtroppo, non riesco a fare a meno di dirvi come questo affaccio meraviglioso consenta anche di valutare appieno il degrado che molti decenni di amministratori locali (e magari non solo “locali”) assolutamente privi di alcuna civiltà hanno causato alle nostre terre. Ad esempio, il numero inquietante di cave aperte nei fianchi delle montagne e bellamente abbandonate senza che nessuno abbia riqualificato l’area di cava dalla quale si era arricchito alla faccia nostra: probabilmente perché lungimiranti concessioni pubbliche semplicemente non prevedevano che dovesse farlo. Oppure le disadorne corone di case qualunque che cingono i borghi storici, edificate in periodi – mica tanti anni fa – in cui del decoro urbano non gliene fregava nulla a nessuno. Per favore, quando vi affacciate da Sant’Angelo, dopo aver pensato che l’infinito esiste davvero, date un’occhiata ai guai che siamo stati capaci di combinare (perché un po’ di colpa è anche nostra che non reagiamo di fronte a tutto questo) e l’indignazione che proverete portatevela appresso la prossima volta che entrerete in una cabina elettorale.

FATTI VEDERE

7.000 copie distribuite con attenzione in oltre 100 punti in Sabina 2.000 copie inviate in abbonamento postale. Salute, Benessere, Cultura e Costume del nostro territorio. Qualità di contenuti insieme ad una veste grafica raffinata: SalutePiù è una rivista che ciascuno prende per portarla a casa e condividerne la lettura con i suoi familiari, non per incartarci le uova .... Desideriamo riunire intorno a questa iniziativa pochi inserzionisti "fedeli" per condividere un percorso di crescita e promuovere efficacemente le nostre aziende. Studieremo con ognuno iniziative specifiche che vadano oltre la presenza nella rivista!

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0774 608028 338 5666568

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HANNO COLLABORATO

OPERARE L’ARTROSI DELLA SPALLA SALVANDO L’OSSO Dott. FABIO SCIARRETTA

Il Dott. Fabio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse case di cura romane. E’ stato relatore in oltre 40 congressi nazionali ed internazionali ed ha al suo attivo 38 pubblicazioni.

Omeopatia Clinica che utilizza nella sua pratica quotidiana. Autrice di numerose pubblicazioni, ha partecipato a numerosi Congressi e Corsi di Aggiornamento in Ecografia Ostetrica e Ginecologica. Attualmente opera come libera professionista in diversi studi di Roma e presso il Poliambulatorio Specialistico “Laboratorio Clinico Nomentano” nell’ambito della diagnostica per immagini ostetrica e ginecologica.

VARICI-UNA NUOVA SOLUZIONE MINI-INVASIVA Dott. ANTONINO GATTO

LA TIROIDE E LE DONNE Dott. ssa MANUELA STEFFÈ

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Manuela Steffè da quindici anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita di 1° Livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano.

Il Professor Antonino Gatto, Primario Chirurgo del Presidio Ospedaliero SS. Gonfalone della ASL RMG; è specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, in Urologia ed in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva. Nell’ambito della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’Università degli Studi di Tor Vergata di Roma è titolare dell’insegnamento di Chirurgia d’Urgenza. E’ autore di oltre 60 pubblicazioni scientifiche di interesse chirurgico e la sua la sua casistica operatoria consta di oltre 6.000 interventi chirurgici di media ed alta chirurgia generale, vascolare, toracica, urologia

La Dr.ssa Carol Dettori si è specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Ha conseguito successivamente la Specializzazione in

Marzia Ruggieri si è laureata in Medicina e Chirurgia e si è specializzata in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l’Università di Roma La Sapienza Dal 2003 al 2006 ha lavorato presso la Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Tumori di Roma “Regina Elena”. Attualmente svolge attività libero professionale presso diverse strutture sanitarie ed è Responsabile della Branca di Otorinolaringoiatria del Poliambulatorio Specialistico Nomentano. Sta svolgendo inoltre un Dottorato di Ricerca in “Tecnologie avanzate in Chirurgia” presso l’Università di Roma” La Sapienza”, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria “G. Ferreri.”

DALLA GRAVIDANZA ALLA GENITORIALITÀ: UN PERCORSO PENSATO IN COMUNE Dott. ssa MARIA CRISTINA ZARA ACCOMPAGNAMENTO ALLA GRAVIDANZA E PREPARAZIONE AL PARTO CON IL METODO RESSEGUIER Dott. SERGIO CURTI

LA SALUTE DELLA DONNA IN GRAVIDANZA Dott. ssa CAROL DETTORI

I NODULI DELLA TIROIDE Dott. ssa MARZIA RUGGERI

Il Dr. Sergio Curti si laurea Terapista della Riabilitazione presso l’Università di Roma “La Sapienza” nel 1980. Ha collaborato con vari centri della Capitale sia nell’ambito della fisioterapia che della logopedia. Nel 1987 si è specializzato nel Metodo Resseguier ed utilizzando tale metodo ha operato nell’Ospedale San Pio X di Ceres (Goias) in Brasile nel 1996-97 nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia, Cardiologia, Pediatria e Medicina. Attualmente svolge ala sua attività libero professionale utilizzando il Metodo Resseguier per tutte le patologie di natura fisica ed emozionale.

Maria Cristina Zara si è laureata in Psicologia- indirizzo Clinico e di Comunità presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e si è specializzata presso la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. Ha prestato servizio presso la Usl RMB, il Policlinico Umberto I e l’Ospedale Villa San PietroFatebenefratelli di Roma. Ha operato per Progetti Regionali su Servizi di Prevenzione ed assistenza per la popolazione tossicodipendente. Attualmente collabora con il Centro di Terapia Relazionale di Roma e dal 2007 svolge l’attività di Formatrice e Psicologa Scolastica all’interno di Progetti finanziati dai Servizi Sociali-Politiche Educative del Comune di Monterotondo. Esercita la sua attività di Psicoterapeuta presso lo Studio Medico Polispecialistico Cappuccini.

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Varici

Una nuova soluzione “mini-invasiva” Le varici degli arti inferiori sono dilatazioni del circolo venoso superficiale, situato al di sopra della fascia muscolare, determinate dalla discrepanza tra l’elevata pressione idrostatica esercitata dal sangue contenuto nelle vene e la resistenza elastica della parete delle vene superficiali dell’arto inferiore. Dott. Antonino Gatto Specialista in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso Specialista in urologia Specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva Primario chirurgo del presidio ospedaliero di Monterotondo della ASL RMG.

IL CHIRURGO

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unque, sia eventi che determinano un incremento della pressione idrostatica del sangue che una riduzione della resistenza elastica della parete venosa possono indurre l’insorgenza o la progressione delle varici degli arti inferiori. Si osserva una riduzione della resistenza

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elastica della parete del circolo venoso a causa di numerosi fattori; tra questi, svolgono sicuramente un ruolo preponderante la predisposizione genetica dei pazienti – familiarità - e l’assetto ormonale femminile. Quest’ultimo fattore predisponente assume particolare risalto nelle pazienti in condizioni di aumento relativo, anche modesto, delle concentrazioni ematiche di estrogeni - quale si osserva ad esempio nella fase premenopausale e neiprimi anni della menopausa – od anche nel particolare assetto ormonale che si osserva durante la gravidanza. Un aumento della pressione idrostatica nelle vene degli arti inferiori può essere determinato da erronee abitudini di vita e lavorative; in particolare dal mantenere per un lungo periodo la stazione eretta senza deambulare od anche dalla necessità di restare seduti alla scrivania per molte ore senza muoversi. Proprio durante la deambulazione si osserva una netta riduzione della pressione idrostatica

venosa degli arti inferiori determinata dall’effetto facilitante il deflusso venoso prodotto dall’attivazione della muscolatura delle gambe; quindi durante la giornata lavorativa sarebbe sempre opportuno camminare, anche solo per alcune decine di metri, almeno ogni due ore. Altra particolare condizione che determina l’innalzamento della pressione idrostatica degli arti inferiori, che si osserva anch’essa durante la gravidanza, è l’ostacolo al deflusso venoso determinata dalla compressione del feto sul circolo venoso posto all’interno del bacino. Dunque la prevenzione delle varici deve essere basata essenzialmente su corrette abitudini di vita e lavorative, nonché sull’adozione di calze elastiche a media compressione allorché si riscontrino particolari condizioni, quali ad esempio la gravidanza, in cui sia inevitabile sottoporre il circolo venoso delle gambe a fattori favorenti lo sviluppo di varici. Un contributo alla prevenzione delle varici può anche venire dall’assunzione, per un periodo di tempo limitato e sotto stretta sorveglianza medica, di farmaci che aumentano il tono della parete venosa. Le varici, oltre al problema

1 il catetere monouso viene introdotto all’interno della vena 2 il catetere emette energia a radiofrequenza 3 il catetere viene estratto e la vena collassa chiudendosi 1

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estetico, provocano sintomi dapprima modesti, quali senso di pesantezza degli arti inferiori, gonfiore, prurito localizzato, dolenzia, più evidenti la sera o dopo un periodo prolungato di stazione eretta. Tuttavia, con l’aumentare della dilatazione delle varici e dei problemi di deflusso venoso dagli arti inferiori, si possono manifestare sintomi ben più gravi quali dolore, anche molto intenso, edema degli arti, crampi muscolari notturni ed alterazioni cutanee con discromia che posso evolvere fino alla comparsa di ulcere cutanee a lenta guarigione. In questi casi di patologia varicosa avanzata il trattamento chirurgico è fortemente consigliato.

L’approccio chirurgico mini invasivo Il chirurgo, tradizionalmente, interviene attraverso l’asportazione chirurgica del circolo venoso superficiale. In particolare la tecnica chirurgica consolidata consiste nell’asportazione della vena grande safena – safenectomia - e delle eventuali vene collaterali dilatate. Da alcuni anni tuttavia si è sviluppato un approccio meno aggressivo alla chirurgia delle varici degli arti inferiori con il preciso obiettivo di ridurre il disagio postoperatorio dei pazienti ed il periodo di convalescenza che segue l’intervento di chirurgia invasiva. L’innovativo approccio chirurgico mini invasivo prevede che, alla rimozione chirurgica della

3 vena safena, sia sostituito un trattamento endovascolare (cioè dall’interno della vena) con l’applicazione alla parete venosa di energia sotto forma di onde elettromagnetiche in radiofrequenza ad alta concentrazione o di luce laser; tale trattamento essenzialmente determina, nei giorni successivi alla procedura, la chiusura della vaso venoso senza che sia necessario rimuoverlo in modo cruento dalla sua sede. L’intervento è dunque interamente eseguito attraverso una piccolissima incisione di alcuni millimetri, od anche con la sola puntura della vena, subito al di sotto del ginocchio; evitando quindi di eseguire le ampie ferite chirurgiche nella regione inguinale necessarie nella tecnica di asportazione venosa per “stripping”. Per quanto riguarda le eventuali varicosità collaterali, nella maggior parte dei casi si osserva una regressione spontanea delle stesse allorché eseguito il trattamento mini invasivo endovascolare della vena safena; nei rari casi in cui dovessero persistere varicosità collaterali, le stesse possono essere asportate attraverso ulteriori incisioni cutanee di pochi millimetri. Tutte le mini incisioni sono suturate con tecnica intradermica con filo riassorbibile, evitando così al paziente anche l’inestetismo di una ferita chirurgica ed il disagio della rimozione dei punti di sutura. Il grande vantaggio della tecnica mini invasiva è rappresentato dalla pressoché totale assenza di sintomi postoperatori, dalla

Attraverso una piccolissima incisione di alcuni millimetri viene inserito il catetere per la diffusione di onde elettromagnetiche in radiofrequenza o di luce laser

possibilità di deambulare a poche ore dall’intervento e dalla convalescenza limitata a pochi giorni; essendo possibile, in condizioni di esigenze particolari del paziente, limitare la convalescenza alle sole ventiquattro ore successive all’intervento mini invasivo. Il disagio per i pazienti sarà dunque limitato alla sola necessità inderogabile, prevista peraltro anche nell’intervento tradizionale, di indossare una calza elastica contenitiva per un periodo di almeno un mese dopo l’intervento chirurgico.

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Operare l’artrosi della spalla salvando l’osso Dott. Fabio Sciarretta Chirurgo Ortopedico

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IL’ORTOPEDICO

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ome tutte le articolazioni anche quella della spalla può andare incontro ad una progressiva usura della cartilagine che ne riveste le superfici. Purtroppo, si tratta di una patologia che non tende a guarire, ma, anzi, a peggiorare con il tempo. Il processo, infatti, finisce per interessare progressivamente anche l’osso al di sotto della cartilagine articolare. Ciò avviene, in genere, in due modi: creando escrescenze ossee ( i cosiddetti “osteofiti”) che progressivamente vanno a limitare il movimento dell’articolazione oppure determinando dei “vuoti” o dei”fori” nell’osso ( i cosiddetti “geodi”) che ne riducono la resistenza. Un quinto della popolazione over 60 presenta dei segni clinici o radiografici dell’artrosi della spalla. Tale incidenza, anche se può apparire elevata, e’, tuttavia, inferiore a quella dell’artrosi di altre articolazioni che devono sostenere il peso del corpo, come l’anca od il ginocchio. Il principale sintomo di un’artrosi di spalla è il dolore che, con il progredire della malattia, non è più solamente presente solo sotto sforzo, ma diventa presente anche a riposo e quindi quasi costante. Al dolore finiscono poi per associarsi una limitazione dei movimenti, un gonfiore e i cosiddetti “scrosci articolari”. cioè quei rumori determinati dallo sfregamento di una superficie ossea contro l’altra. Quando noi chirurghi ortopedici specialisti nella chirurgia della spalla ci troviamo di fronte ad una sofferenza importante su base artrosica non possiamo fare altro che impiantare una protesi artificiale che vada a sostituire l’estremità dell’omero (“la componente omerale”), la parte della scapola (“la componente glenoidea”) od entrambe. La componente omerale e’ normalmente costituita da uno “stelo”, che, come per l’anca, viene introdotto all’interno del canale midollare dell’omero e da una parte sferica che riproduce l’estremità sferica della

testa dell’omero. La componente glenoidea e’, invece, oltre che sferica anche concava in modo da accogliere la parte sferica della componente omerale. Da alcuni anni, però, quando almeno la metà del tessuto osseo della estremità prossimale dell’omero è intatto, è possibile sostituire solo il tessuto danneggiato impiantando una protesi di rivestimento, cioè una specie di “scudo” metallico che va a ricoprire la testa dell’omero, riportata durante l’intervento alla sua originaria forma sferica. Tale intervento consente quindi di risparmiare molto osso sano, di abbreviare i tempi chirurgici ed abbreviare anche i tempi di ripresa funzionale dell’articolazione operata. La chirurgia, si e’ spinta con il tempo ancora oltre: è, infatti, possibile ricorrere a protesi di “rivestimento parziale” in cui viene ricoperta e sostituita solo la parte d’osso inizialmente aggredita dal processo artrosico. In conclusione, posso affermare che anche in Ortopedia deve valere sempre di più il concetto di prevenzione o ancor meglio di pronta cura dei problemi: chi meno aspetta più mantiene integro il proprio corpo e più rapidamente riprende tutta la funzione dell’articolazione causa di problemi!

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1. Sostituzione protesica della spalla e del gomito 2. Protesi di rivestimento parziale 3. Protesi di spalla di rivestimento 4. Immagine radiografica di protesi di rivestimento 5. Immagine radiografica di protesi di rivestimento parziale

LABORATORIO CLINICO

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO

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Aspettando il parto...

SPECIALE GRAVIDANZA

Dott. ssa Carola Dettori Specialista in Ginecologia e Ostetricia Branca di Diagnostica per Immagini Poliambulatorio specialistico L. C. NOMENTANO

La Salute della donna in gravidanza

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i sono tre livelli di azione per mantenere la salute di una donna in gravidanza: - il corpo, il suo funzionamento fisiologico e la fisiologia come risorsa primaria, endogena. Ossia una buona conoscenza di se stesse permette di sfruttare al meglio le proprie energie • il mondo emozionale e relazionale della donna, • l’ambiente attorno alla donna e il suo stile di vita. Per permettere dunque un decorso sereno, ottimale della gravidanza stessa è importante conoscere i punti su cui lavorare ed i pilastri della salute in gravidanza sono i seguenti: • una buona armonia del sistema ormonale: la produzione ormonale è strettamente legata alle emozioni e agli istinti. Fare in modo le la donna dia spazio all’espressione delle emozioni insieme ad un ambiente caldo e protetto • una buona comunicazione del sistema neurovegetativo: il sistema simpatico e parasimpatico lavorano in sintonia e in alternanza in condizione di salute, sono in equilibrio. L’eccesso dell’attività simpatica (ritmo attivo) crea distress, ossia disequilibrio; l’eccesso dell’attività parasimpatica (ritmo passivo) crea passività e mancanza di contenimento. In gravidanza tuttavia, ai fini della salute si crea una leggera prevalenza dell’attività parasimpatica Strumento operativi per favorire l’armonia del sistema neurovegetativo sono il lavoro sui ritmi comportamentali, sullo stile di vita. E’ importante che la donna impari ad alternare ritmi attivi a ritmi passivi e ad approfondire la sua capacità al rilassamento e che la società glielo per-

metta. L’attività parasimpatica può essere stimolata anche attraverso il massaggio, il canto o altre attività creative. • una buona dinamica e comunicazione feto-placentare (tra mamma e bambino): lo scambio feto-materno è fondamentale per la salute del bambino che cresce. Nel cordone ombelicale c’è un altissima concentrazione di ormoni e neurotrasmettitori, un sistema di comunicazione che informa costantemente la madre sullo stato del bambino e il bambino sullo stato della madre • una buona comunicazione tra donna e ambiente umano e fisico: la capacità relazionale di ognuno di noi nasce nella vita prenatale e perinatale (dalla 28a settimana di gestazione fino a 28 giorni dopo la nascita). Il sistema relazionale della donna ci parla della sua esperienza: senza sostegno ambientale tutto il processo riproduttivo entra in crisi e, a volte, si può trasformare da un processo creativo in un processo distruttivo. I corsi in gravidanza e figure di supporto professionali e non professionali sono lo strumento per lavorare su questi cinque “pilastri”. Se la donna riesce a modificare e migliorare il suo adattamento, allora la donna torna all’omeostasi (la condizione di equilibrio interno all’organismo) con la ripresa di un ritmo fisiologico della gravidanza. Il ritmo tra omeostasi e distress si alterna spesso durante la gravidanza perché l’intenso cambiamento biologico e il ritmo insito nella gravidanza stessa richiedono un costante adattamento da parte della donna, un adattamento che peraltro risulta preparatorio per il grande adattamento durante il travaglio di parto Durante i mesi che vanno dal concepi-

mento al parto sia la donna che il nascituro subiscono profonde trasformazioni. Il feto cresce sia di misura che in attività funzionale e trasforma se stesso adattandosi all’ambiente in cui è ospite. La donna attua un cambiamento strutturale anatomico e fisiologico principalmente dedicato all’ospite appena arrivato, accomodando la sua struttura corporea in modo tale da ottenere il miglior equilibrio possibile per questa convivenza. Il bambino che cresce nel grembo materno porta ad uno spostamento del centro di gravità associato ad importanti cambiamenti posturali, i quali saranno necessariamente integrati nell’equilibrio generale della nuova coppia. Le possibilità di adattamento sono davvero infinite ma a volte capita che qualche parte della struttura non riesca ad adeguarsi al cambiamento creando un conflitto funzionale, compatibile con la vita ma decisamente scomodo, energicamente dispendioso ed impegnativo da un punto di vista fisiologico Accade allora che sia la donna che il bambino soffrano per la perdita di questo adattamento strutturale, associando a questa situazione dei compensi fisiologici ed organici sia da una parte che dall’altra: il nascituro potrà ad esempio assumere delle posizioni anomale nel tentativo di sfuggire alle tensioni subite, mentre la donna potrà vivere dei disagi fisici come il mal di schiena, la cefalea, la nausea, il vomito, le alterazioni dell’umore o del ritmo sonno-veglia e perturbazioni vascolo-nervose che nel loro insieme potranno influire sulla formazione del piccolo ospite. Viceversa attraverso un buono stato di salute della madre il bimbo potrà crescere in un ambiente sicuro e confortevole. Merita quindi un’attenzione particolare questa meravigliosa espressione di vita a due. Ecco allora che mediante un riequilibrio “manuale” della struttura corporea materna si è in grado di liberare il corpo da fastidiose tensioni e rilanciarne i normali ritmi vitali. E’ importante aiutare la donna a mantenere il miglior equilibrio possibile durante questi nove mesi e preparare la pelvi ed il bambino al futuro impegno del parto. Rendendo elastico il pavimento pelvico ed il centro tendineo del perineo si può ad esempio evitare un travaglio doloroso ed un parto difficile riducendo

enormemente la necessità di episiotomie. Esistono inoltre manovre di una delicatezza incredibile ma estremamente potenti che possono indurre con maggiore facilità il travaglio e riarmonizzare la posizione del feto all’interno del quadro osseo del bacino, favorendone la naturale discesa nel canale uterino. Lavorando sui plessi nervosi e sul sistema cranio sacrale è possibile stimolare o inibire alcune attività delle mucose e dei tessuti muscolari, rendendo più confortevole il travaglio e facilitando l’attività osteo-muscolare durante la fase del parto. Concludendo è dunque molto importante accompagnare le donne in questa magica esperienza, rendere serena, equilibrata e felice la loro vita a due anche come investimento per l’armonia della nuova famiglia che si va a creare.

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Accompagnamento alla gravidanza e preparazione al parto con il metodo Resseguier Dott. Sergio Curti Terapista della Riabilitazione

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urante il periodo della gravidanza le donne sono maggiormente consapevoli del funzionamento del proprio corpo. In questo periodo avviene un importante cambiamento posturale e un risveglio delle sensazioni e percezioni del corpo femminile. Con la crescita costante del bambino la donna si trova a vivere tra due sentimenti contrapposti: la gioia e la paura legata alla consapevolezza del cambiamento irreversibile che sta avvenendo in lei. In questo periodo è essenziale essere padroni del proprio corpo interiore. Con il “metodo Resseguier” (Armonizzazione del corpo sensibile), eseguito almeno una volta mese, la gestante diventa attrice principale del proprio corpo vivendo la gravidanza e il parto con consapevolezza e partecipazione. Durante la gestazione il bambino aumentando di volume va a occupare uno spazio sempre maggiore, se in questa fase non vi è elasticità nella futura mamma la crescita del bambino provocherà in essa disturbi come: nausea, vomito, acidità di stomaco, mal di schiena, gambe gonfie, vene varicose, stitichezza, insonnia. Inoltre il bambino sarà costretto a vivere gran parte dei nove mesi compresso solo in una zona ristretta della pancia e non sarà mai in armonia con la sua futura genitrice. Tramite il “metodo Resseguier” la gestante potrà ritrovare l’elasticità del proprio corpo e dei propri tessuti e la corretta postura in modo da riuscire a vivere i nove mesi in comunione con se stessa, con il proprio bambino e il proprio partner. Alla base delle sedute mensili c’è un rapporto d’empatia tra terapeuta e ge-

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stante e il lavoro svolto è eseguito per metà dal terapeuta e per metà nell’interiorità della futura mamma. Vivere i nove mesi d’attesa con serenità ed equilibrio interiore farà sì che il proprio utero diventi elastico e morbido permettendo al bambino di espandersi agevolmente rendendo l’attesa gradevole e il parto più agevole e meno doloroso, un evento naturale, fisiologico, non vissuto come una malattia o un peso. Un bambino che ha vissuto una gravidanza serena avrà una vita serena con meno problemi dopo la nascita.

Testimonianza di una paziente: “Mi presento sono Roberta, un’ostetrica, ho dato alla luce a novembre 2010 mia figlia e nei nove mesi precedenti sono stata preparata da un terapista seguendo il metodo Resseguier. Vorrei raccontarvi la mia straordinaria esperienza della gravidanza e del parto, avvenute in totale simbiosi con il terapeuta. Ho imparato a conoscere il mio corpo, le sensazioni e le emozioni derivanti dai suoi continui cambiamenti. Durante la gravidanza il mio organismo è stato sottoposto a cambiamenti continui, visibili a tutti, che sono stati ancora più intensi e frequenti all’interno di me. Sono nate paure, insicurezze, momenti di gioia e curiosità alternati a momenti di tristezza e malinconia. Continui cambiamenti di umore causati in parte dagli ormoni e in parte dalla consapevolezza che la mia vita stava cambiando completamente. Appena saputo di essere incinta, in comune accordo con mio marito, ho deciso di trascorrere questi nove mesi che mi aspettavano,

seguendo un percorso che fosse in grado, insieme alla mia volontà e alla professionalità di uno specialista, di scoprire e affrontare quella serie di cambiamenti con serenità e coscienza. Grazie alle sedute con il terapista ho superato le nausee dei primi mesi, la stitichezza, ma soprattutto il riacutizzarsi di una lombosciatalgia per una protrusione discale. Quest’ultima sopraggiunta anche durante il parto, sono riuscita a gestirla chiedendo espressamente di interrompere l’epidurale, agevolando così, il decorso del travaglio. La fiducia verso il risultato finale e la completa serenità che si vive durante questo percorso, contribuiscono a rendere tutto più limpido ai nostri occhi e a prendere coscienza e conoscenza del nostro corpo e di tutte quelle emozioni e paure interiori che finalmente impareremo ad affrontare e a controllare anche in un momento difficile come quello del travaglio e del parto”. Il Creatore del Metodo: Jean-Paul Rességuier Kinesiterapeuta francese diplomato nel 1978. All’inizio della sua pratica professionale incontra il metodo di Françoise Mézières, poi studia l’osteopatia e la medicina e filosofia cinese. Da allora, attraverso la sua pratica quotidiana, la sua curiosità e la sua passione per la filosofia occidentale e orientale, sviluppa un nuovo approccio alla riabilitazione che corrisponde meglio alla sua sensibilità. I risultati ottenuti lo incitano a continuare in questa direzione. Nel 1985 stabilisce le basi del metodo di Riabilitazione Integrata che porta oggi il suo nome, e comincia ad insegnarlo. I seminari che anima da oltre vent’anni si rivolgono essenzialmente ai professionisti del campo medico- socio-educativo e sono organizzati in Francia, Italia, Svizzera, Belgio e Sudamerica. E’ co-fondatore e presidente di un’associazione no-profit svizzera che lavora nell’ambito dell’umanizzazione delle pratiche terapeutiche e la loro applicazione in diverse comunità.

Dalla gravidanza alla genitorialità: un percorso pensato in comune Dott. ssa Maria Cristina Zara Psicologa e psicoterapeuta Centro Medico Polispecialistico CAPPUCINI

Quel complesso percorso, che la medicina definisce “processo gravidico”, e che porta dal concepimento alla nascita ed all’avvio di una vita familiare che comprende adesso anche il neonato, vengono generalmente individuati quattro momenti: DAL CONCEPIMENTO ALLA PERCEZIONE DEI MOVIMENTI FETALI. Come reagisce il sistema familiare all’attesa del bambino? Passato il momento di euforia, di contentezza o di shock, ha inizio la ristrutturazione dei rapporti di coppia sulla base delle nuove esigenze e, a questo punto, si possono presentare maggiormente le differenze segnate proprio dai dati biologici. Ad esempio nel primo trimestre la donna è maggiormente coinvolta sul piano fisico, anche perché ancora la gravidanza non è visibile all’esterno, ma comincia a fornire segnali nel suo corpo che la mettono di fronte al cambiamento rispetto alla percezione che aveva di se stessa in precedenza. Nel contempo, può fantasticare con largo margine sulla nuova condizione di madre, anche attraverso sentimenti di ambivalenza rispetto a sé, al figlio, al futuro padre ed ai genitori giocando proprio sullo stato gravidico e sull’incertezza concomitante. Il livello di ansia

in questo periodo può essere molto elevato per la donna ed esprimersi nei disturbi tipici del primo trimestre: nausea, vomito, senso di debolezza. L’uomo, a sua volta, può sperimentare sentimenti contradditori, alla ricerca di una collocazione. Se la gravidanza è la prova tangibile della sua virilità adesso deve decentrarsi rispetto al suo ruolo stereotipico, per entrare maggiormente in contatto con le parti accudenti che gli consentano di prendersi cura della moglie la quale, adesso più che mai, manifesta bisogni di vicinanza e di protezione. DALLA PERCEZIONE DEI MOVIMENTI FETALI FINO ALLE ULTIME FASI DI GRAVIDANZA. Il feto in questo periodo è percepito in modo progressivamente differenziato e viene riconosciuto come un’entità a sé. Sia durante i nove mesi che nel periodo perinatale la donna vive un particolare stato psicologico che suscita in lei una sensibilità estremamente acutizzata. Se in precedenza la donna era stato il polo “materno” della relazione di coppia, ora spetta all’uomo fungere da supporto emotivo rispetto alle ansie ed alle paure della donna incinta, sostenendola e ‘nutrendola’ affettivamente in questo periodo, proprio come ella nutre e fa crescere il figlio che porta in

SPECIALE GRAVIDANZA

grembo. Ora prendono forma sia fantasie consce che inconsce rispetto al bambino (ad es. sul suo aspetto fisionomico, sul suo temperamento caratteriale, sulla rosa di nomi), ossia “prende forma e spazio” nella vita dei futuri genitori. Questi momenti sanciscono non solo la trasformazione della relazione di coppia in una situazione triangolare ma introduce un nuovo elemento in quanto moglie e marito iniziano a percepirsi come coppia genitoriale. Creare nella coppia la consuetudine a comunicare e confrontarsi sui temi della genitorialità, su fantasie, timori e dubbi circa la prospettiva di vita con il bambino rappresenta una importante prevenzione delle difficoltà che la coppia si troverà ad affrontare. Questa interiorizzazione predispone alla comunicazione e all’ascolto del proprio bambino e pone le basi per lo sviluppo della relazione affettiva e di attaccamento. GLI ULTIMI MOMENTI ED IL PARTO. Sono presenti in questo periodo ansie riguardanti l’integrità del bambino, il travaglio e il parto. L’INIZIO DELLA VITA A TRE: IL PUERPERIO. Le settimane successive al parto, con il ritorno a casa, con i possibili disturbi fisici, i primi approcci e tentativi di cura del bambino rappresentano una fase di transizione, densa di sentimenti contrastanti e di emozioni a volte confuse: si alternano sentimenti di onnipotenza, di euforia, di perdita,

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SPECIALE GRAVIDANZA

di frastuono… Questa fase è un momento di particolare vulnerabilità per l’immaginario che spesso si scontra con la realtà, per le sensazioni ed il timore di non riuscire a gestire adeguatamente le nuove richieste e il nuovo ruolo. La preoccupazione materna primaria, come è stato definito dallo psicoanalista D.H. Winnicott questo particolare stato e assorbimento nel bambino, è un fattore essenziale del processo di formazione del legame. La capacità

della madre di immedesimarsi nel suo bambino influenza la qualità dell’interazione ed è attraverso i primi contatti con la madre che il bambino sviluppa le prime reazioni di attaccamento e stabilisce il primo legame (il “bonding”). La madre è facilitata nel fornire al bambino un ambiente di holding (contenimento), essenziale al suo sviluppo, se lei stessa è sostenuta psicologicamente e accudita: una puerpera tende a regredire psicologicamente, sperimentando un particolare bisogno di sicurezza, di essere protetta, di avere qualcuno che si occupi di lei e la sostenga psicologicamente. Il coinvolgimento, la collaborazione e il sostegno del suo compagno presenti durante i nove mesi diventano cruciali in questa fase. Non secondario sarà anche il supporto dato dalle famiglie d’origine che sia in grado di assecondare le esigenze della ‘nuova famiglia’. SPAZIO DI CONFRONTO Si parla sempre delle gioie legate alla gravidanza e alla maternità, mentre meno spesso si parla apertamente delle difficoltà che il passaggio a questo nuovo ruolo comporta. Per accettare questo profondo cambiamento è necessario riconoscere anche le emozioni negative ad esso legate, quali la rabbia, la frustrazione, l’egoismo, il sentimento di rinuncia, anche se questo comporta l’andare contro il mito del genitore perfetto. Diventare madri e padri significa anche perdere una parte di se stessi ed assumere un nuovo ruolo, da figli a genitori, e questo cambiamento richiede un periodo più o meno lungo di adattamento. Prestare specifica attenzione agli aspetti psicologici si è rivelato in ogni caso di grande utilità e può consentire, ulteriormente, di individuare eventuali fattori di rischio importanti per la prevenzione post partum.

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LA TIROIDE E LE DONNE

IL GINECOLOGO

Dott. ssa Manuela Steffè Responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente assistita di I livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

In assoluto, le tireopatie sono i disturbi ormonali più frequenti: circa il 50% della popolazione in apparenza sana presenta una qualche forma di alterazione della funzionalità tiroidea con patologie molto varie, sia come quadri clinici che come cause.

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ostanzialmente, comunque, escluse le patologie tumorali, le alterazioni della tiroide si esprimono in due condizioni: l’ipertiroidismo (eccesso di ormoni tiroidei) e l’ipotiroidismo (deficit di ormoni tiroidei). Date le dimensioni del problema, già nel 2000, l’American Thyroid Association (ATA) consigliava, nelle sue linee guida, di effettuare l’esame del TSH in tutta la popolazione adulta al disopra dei 35 anni e di ripetere questo esame ogni 5 anni con controlli più frequenti nei soggetti a rischio. In questo caso, i fattori di rischio comprendono oltre alla storia personale di malattie autoimmuni (quali diabete mellito di tipo I e vitiligine), o all’uso di alcuni farmaci, anche la storia familiare di patologie, quali le tireopatie ed il diabete mellito. L’IPER E L’IPO - TIROIDISMO Le condizioni di iper- e di ipotiroidismo si possono definire

“conclamate”, qualora producano disturbi al paziente, oppure “subcliniche”, ossia senza sintomi per il paziente. E’ stato stimato che l’incidenza di ipotiroidismo è di 3 nuovi casi per 1.000 donne per anno, mentre negli uomini è di circa 1 caso per 1.000 per anno. Tale incidenza aumenta di 10 volte se si considerano le forme subcliniche, arrivando ad interessare anche il 2-3% della popolazione generale. Quasi tutte le forme subcliniche sono causate da autoanticorpi. Gli anticorpi sono normalmente prodotti dal nostro corpo per distruggere degli agenti estranei ma in alcuni casi sono prodotti contro alcuni nostri organi distruggendoli lentamente, e sono definiti autoanticorpi. Circa il 10% della popolazione generale (di cui solo l’1-2% uomini) è portatore di autoanticorpi contro la tiroide, senza che questi soggetti abbiano manifestazioni cliniche di patologia tiroidea in atto. Sebbene questa condizione costituisca un fattore di rischio importan-

te, soltanto una minima parte di questi soggetti svilupperà una malattia tireoidea autoimmune e nella maggioranza dei casi, gli ipotiroidismi subclinici, semplici o autoimmuni, non necessitano di terapia. LA TIROIDE E LE DONNE Tuttavia, poiché la ciclicità ormonale ovarica della donna è regolata anche dagli ormoni tiroidei, qualora si presentino alcune condizioni ginecologiche specifiche (mestruazioni frequenti e irregolari oppure ritardi mestruali) è importante indagare sulla buona funzionalità della tiroide. Le alterazioni della tiroide possono essere anche una importante causa di infertilità, aumentando il rischio di aborti precoci (entro il primo trimestre) e di parto pretermine. Tra le donne infertili per causa ovulatoria c’è una alta incidenza di ipotiroidismo subclinico ed elevati anticorpi TPO, spesso associato ad altre patologie come l’endometriosi o la menopausa precoce.

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Il percorso terapeutico della riproduzione assistita prevede l’uso di farmaci che inducono l’ovulazione controllata. Il tal modo, il tasso di ormoni estrogeni prodotto è mediamente più alto rispetto all’ovulazione spontanea e ciò può peggiorare la funzionalità tiroidea. Nelle donne senza tiroiditi autoimmuni queste alterazioni sono transitorie, ma in quelle con anticorpi TPO positivi l’induzione dell’ovulazione dovrebbe essere associata ad un adeguata terapia di supporto per la tiroide. LA GRAVIDANZA Le linee guida ATA menzionano il caso particolare della gravidanza, dove lo scopo principale è quello di garantire un adeguato sviluppo psicofisico del feto, prevenendo le complicanze sia materne che fetali. Nell’ipertiroidismo e’ necessaria la terapia e sono consigliati controlli mensili degli ormoni tiroidei. Inoltre si sottolinea che la donna deve essere rivalutata 6 settimane dopo il parto perché in questa fase avviene spesso un peggioramento della malattia. In caso di ipotiroidismo in gravidanza, i dosaggi trimestrali del TSH ne garantiranno un adeguato controllo ed un eventuale aumento della terapia. Dopo il parto si deve ritornare alla dose originaria, controllando la risposta tiroidea a 6-8 settimane dal parto.

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Dott. ssa Marzia Ruggieri Responsabile Branca di Otorinolaringoiatria Poliambulatorio Specialistico L. Cl. Nomentano

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a tiroide è una ghiandola situata anteriormente alla trachea, cioè alla base del collo, che produce i cosiddetti ormoni tiroidei: la tri-iodotironina (T3), la tetraiodotironina (T4) e la Calcitonina, fondamentali per il mantenimento delle normali attività cellulari dell’organismo. La presenza di noduli (anche molto piccoli) della tiroide è comune. interessa infatti un adulto su due sopra i 50 anni ed aumenta con l’età, maggiormente nelle donne. Solo circa il 10% dei noduli è però “palpabile” e ciò in funzione delle dimensioni, della sede (superficiale o profonda) e della consistenza (più è solido e più è palpabile). Pertanto, si ricorre all’ecografia della tiroide per effettuare una diagnosi precoce dei noduli. L’aspetto ecografico di un nodulo non permette di affermare con sicurezza la sua natura (benigna o maligna) ma la probabilità che un nodulo sia maligno aumenta qualora esso abbia determinate connotazioni visibili con l’ecografia (vedi Approfondimento 1). La scoperta di un nodulo pone il problema del comportamento che bisogna tenere: monitorarne l’andamento o trattarlo? Una volta ottenute tutte le informazioni possibili dall’ecografia, se il medico lo ritiene opportuno (presenza di almeno un elemento che indu-

ce dei dubbi sulla “benignità” della formazione) si procede all’Agoaspirato tiroideo (vedi Approfondimento 2) per selezionare i noduli da operare subito (noduli con i caratteri della malignità) oppure quelli che devono essere seguiti nel tempo con ecografie regolari. In generale, comunque, di fronte a dei noduli chiaramente maligni, sospetti o indeterminati la scelta terapeutica si indirizzerà verso la chirurgia con l’asportazione totale della tiroide (tiroidectomia totale). A giudizio del medico (TSH basso, dimensioni sopra il centimetro) potrà essere eseguita anche una Scintigrafia tiroidea che aiuta ad eliminare i casi di iperfunzione tiroidea (ipertiroidismo) che vengono curati in altro modo (cioè con cure mediche). Oggi il crescente numero di Pazienti affetti da patologia tiroidea e la sempre maggiore attenzione alla diagnosi precoce, hanno portato ad un aumento del numero degli interventi e per questo motivo è importante sottolineare che oggi, con l’utilizzo di tecniche mini-invasive, la chirurgia tiroidea ha fatto notevoli passi in avanti (vedi Approfondimento 3).

nodulo stesso. L’esame di quanto raccolto consente al medico anatomopatologo di formulare la diagnosi.

APPROFONDIMENTO 3: MIVAT - Chirurgia miniinvasiva della tiroide video assistita

APPROFONDIMENTO 1: caratteristiche ecografiche di “sospetto” dei noduli tiroidei 1. i noduli solidi sono più sospetti di quelli a contenuto liquido 2. i noduli ipoecogeni (talvolta anche isoecogeni) sono più sospetti per malignità 3.contorni sfocati (sono presenti nel 75% dei carcinomi) 4. presenza di micro calcificazioni all’interno del nodulo 5. presenza di vascolarizzazione intranodulare (tipo IV)

APPROFONDIMENTO 2: Agoaspirato tiroideo sotto guida ecografica La metodica è finalizzata a distinguere un nodulo benigno da uno maligno ed orientarsi quindi alla chirurgia. L’esame dura pochi minuti e non richiede anestesia essendo il dolore è paragonabile ad una normale puntura: consiste nel pungere con un ago il nodulo (verificando il corretto posizionamento dell’ago con l’impiego dell’ecografo) ed aspirare con la siringa parte del materiale all’interno del

Questa metodica consente, grazie all’utilizzo di apparecchi endoscopici, di ridurre al minimo la breccia chirurgica attraverso la quale viene estratta la tiroide. Comunque, è oggi possibile eseguire la tiroidectomia anche in maniera tradizionale (cioè senza l’utilizzo dell’endoscopia) utilizzando un’ incisione minima di circa 2,5-3 cm. e con piccoli strumenti chirurgici si procede alla tiroidectomia totale attraverso l’incisione. Viene poi posizionato un tubicino di drenaggio che viene tolto dopo 24-48 ore. La dimissione del Paziente avviene in seconda giornata riducendo così al minimo anche i tempi di degenza. L’utilizzo di questa tecnica mini-invasiva consente di ridurre al minimo i danni estetici provocati da una cicatrice più ampia, il dolore post chirurgico e la degenza ospedaliera.

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V Edizione del Fara Music Festival Fara Sabina 18 - 24 Luglio “La V edizione del Fara Music Festival rappresenta la consacrazione internazionale di un appuntamento che nel corso degli anni è divenuto tra i più attesi dell’estate musicale italiana”. Questa è la motivazione che ha spinto il “Jazz al Lincoln Center” (tempio mondiale del jazz), l’Istituto italiano di Cultura di New York e la Twins Music Corporation a scegliere il Fara Music per rappresentare l’Italia nei prossimi festeggiamenti del Columbus Day. Fara Music, infatti sarà tra i protagonisti dell’“Italian Jazz Days”, una settimana di concerti conferenze, dibattiti, momenti di riflessione in varie istituzioni del jazz newyorkese ! Del resto, i risultati ottenuti nelle prime quattro edizioni del Festival parlano da soli: oltre 40 concerti con i più grandi

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Yellowjackets nel 2010

jazzisti a livello internazionale, 400.000 visite sul sito ufficiale www.faramusic.it, più di 16.000 musicisti iscritti ai blog della manifestazione (www. myspace.com/faramusic e www.facebook.com), 40.000 spettatori, il Premio Fara Music Jazz Live, concorso aperto ai giovanissimi talenti europei del jazz, alla sua prima edizione nel 2009. Fino ad oggi il Festival non solo ha ospitato alcuni tra i più grandi jazzisti internazionali come gli Yellowjackets, Tuck & Patti, Enrico Rava, Danilo Rea, Stochelo Rosenberg ma ha anche accolto oltre 450 studenti di musica provenienti da tutta Italia, che hanno avuto la possibilità di studiare con artisti del calibro di Maria Pia de Vito, Fabio Zeppetella, Umberto Fiorentino, Dario Deidda, Ares Tavolazzi, Fabrizio Sferra, Ellade Bandini, John Arnold, Cinzia Spata, Ramberto Ciammarughi, Greg Burk, Susanna Stivali, Andrea Rodini, Elsa Baldini, Raffaella Misiti.

Enrico Moccia, organizzatore e ideatore del Festival, insieme a Kim Plainfield direttore didattico del dipartimento di batteria che sarà tra gli insegnanti del Fara Music Summer School 2011 all’interno del Collective School of Music di New York

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La storia

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Sant’Angelo Romano

tilare classifiche è un’operazione sempre difficile, soprattutto quando si tratta di un tema assolutamente soggettivo quale la bellezza di un paesaggio. In questo caso, però, non vi sono dubbi: lo spettacolo che si apre dal belvedere di Sant’Angelo Romano è assolutamente eccezionale, tra i più incantevoli dell’intera Sabina. Soprattutto perché la posizione di questo borgo, posto su un colle che emerge dalla pianura improvvisamente, come lanciato verso l’alto da una implacabile forza primordiale preistorica, è tale da consentire di abbracciare tanto la Sabina Romana che Reatina. In più, percorrendo il perimetro del centro storico, si ottiene una visione a 360° che dà al visitatore una percezione chiara di come si dispiega una porzione di territorio amplissima: di fronte Roma e l’Agro Romano; verso sinistra, Montecelio con

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la sua rocca decapitata e poi Tivoli, più in giù i Castelli Romani ed i Monti Cornicolani; a destra via via Mentana, Monterotondo e poi la Sabina Reatina: Fara, Montopoli, fino a Poggio Mirteto. Ma non bisogna dimenticare di guardare alle proprie spalle dove si erge incontrastato il Monte Gennaro e sotto Palombara con il suo castello. Tutto questo si vede dalla cima Monte Patulo (400 metri s.l.m.) dove – non deve essersi trattato di un caso – si vuole che già prima del 1000 a.C. abitasse l’uomo. Infatti, il Monte Patulo potrebbe aver ospitato la città latina di Medullia, che entrò nell’orbita romano sotto il regno di Anco Marzio, e dove poi i romani posero poi un presidio militare evidentemente per sfruttare una posizione dominante unica nel suo genere.

Con la caduta dell’impero romano divenne rifugio per gli abitanti delle ville romane vicine e ciò portò alla costruzione - sulle ceneri della fortezza romana – dell’attuale rocca già nel XI secolo circondata da mura. Essa prima appartenne ai Capoccia e poi, dal 1379, agli Orsini. Nel 1594 il feudo venne acquistato dai Cesi, e fu in questo periodo che conobbe il suo massimo splendore. Nel 1612 Papa Paolo V ne fece un principato con a capo Federico Cesi (1585-1630), fondatore nel 1603 dell’Accademia dei Lincei. Nel 1678 il castello venne ceduto ai Borghese. Nel 1867 il castello fu utilizzato dalle truppe di Garibaldi nelle guerre per l’unità d’Italia. Durante la II guerra mondiale, venne occupato dalle truppe tedesche. Oggi, di proprietà del comune e restaurato ospita il Museo Preistorico del Territorio Tiberino-Cornicolano ed è visitabile nel weekend

I Monumenti

PORTA CAPOCCI ORSINI Nel XV secolo era la porta principale di Sant’Angelo. Constava di una porta di legno (ne rimangono i cardini) e di una saracinesca di maglia di ferro rigida la quale scorreva dietro la porta. LE CHIESE Santa Maria e San Biagio è la “parrocchiale”. Costruita sulla precedente parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Maria degli Angeli, fu consacrata nel 1759 e restaurata nel 1863 e nel 1976. L’interno si articola in 5 cappelle laterali dedicate a San Giuseppe, San Francesco di Paola, Madonna di Pompei, Anime del Purgatorio e a Cristo Salvatore. Ospita una “Beata Vergine” del 1522 realizzata da Federico Barocci ed un trittico attribuito ad Antoniazzo Romano (XV secolo). La chiesa di Santa Liberata, del XIV secolo, si vuole sia stata consacrata

da Bernardo da Chiaravalle. All’atto della sua costruzione distava circa 500 metri dall’abitato, mentre oggi è stata inglobata dallo stesso. Restaurata nel 1695 e nel 1737 ed ampliata insieme all’annesso convento da Giovanni da Evora. Ospita un coro ligneo di Antoniazzo Romano. La chiesa di San Michele. La tradizione locale la vuole consacrata da Papa Eugenio III. È certo però che il campanile venne inaugurato il 10 aprile del 1677 dal vescovo di Tivoli. Nel 1867 venne utilizzata dai garibaldini come dormitorio. Restaurata nel 1935 e nel 1997. TORRE DELL’ OROLOGIO Edificare sui resti di una più antica torre della cinta muraria; il meccanismo dell’orologio risale agli inizi del XIX secolo, poi rinnovato negli anni ‘30 e successivamente nel 1990. Restaurata nel 2000. PIAZZA MEDULLIA Era fino agli inizi del XX secolo la piazza principale del paese. Vi si aprivano un’osteria, l’antico forno e alcune botteghe artigiane.

I dintorni di Sant’Angelo Romano Nelle vicinanze si trova la voragine carsica del Pozzo del Merro, sita all’interno della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco. Il Pozzo del Merro è il sinkhole (voragine carsica che ospita sul fondo un laghetto di appena 20 m di diametro) più profondo del mondo. All’inizio degli anni 2000, è stato esplorato l’ipotetico fondale (grazie al contributo di un ROV dei vigili del fuoco), posto a circa 392 m. dalla superficie. Anche il Bosco di Grotta Cerqueta, sempre facente parte della Macchia di Gattaceca, ospita 3 doline ed una grotta carsica, la quale dà il nome al bosco. Nel 1971 il bosco è stato inserito nell’elenco dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale stilato dalla Società Botanica Italiana.

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Intervista al Sindaco Mascetti

IN SABINA

indaco Mascetti, partiamo dai dati demografici: Sant’Angelo è un raro caso di centro storico che non soffre di “spopolamento”. Effettivamente è vero. Sant’Angelo ha sofferto questo problema negli anni ’60 con il noto fenomeno della crescita delle grandi periferie cittadine a danno dei piccoli centri. Poi, però, a partire da una ventina di anni fa, il fenomeno ha mutato segno e la popolazione è tornata ad aumentare. In parte si è trattato di un ritorno, in parte di cittadini diciamo così “nuovi”. In termini numerici, oggi siamo circa 5.000, negli anni ’80 eravamo la metà, e dei 5.000 di oggi circa il 50% non sono originari del nostro comune. Evidentemente, il risultato è quello di avere oggi un centro storico, anche nella parte più antica, totalmente abitato. Voi siete un esempio spesso citato di una comunità che ha accolto un nucleo importante di residenti stranieri. Come va il processo di integrazione? Senza dubbio si tratta di una comunità importante: circa 800 residenti sono infatti di origine romena. Il processo di integrazione procede molto bene e come amministrazione siamo attenti nel fornire adeguati servizi sociali di supporto: pensi che prestiamo anche un servizio di consulenza legale gratuito effettuato da un’avvocatessa madrelingua romena. Viceversa, posso affermare con piacere che c’è altrettanto desiderio di integrazione da parte della comunità romena: in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, le dico che ho provato una certa emozione a sentire cantare insieme l’Inno di Mameli da studenti italiani e romeni.

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E per venire all’argomento

della tutela ambientale ed urbanistica, che sta particolarmente a cuore a SalutePiù? Credo che sia necessario dividere la risposta in due parti, una riferita al passato e l’altra al presente. Infatti, il recupero del centro storico di Sant’Angelo parte circa venti anni fa con il restauro del Castello Orsini Cesi effettuato con fondi della Comunità Europea e perfettamente riuscito. Oggi il castello ospita il Museo Preistorico e Protostorico del Territorio Tiberino-Cornicolano ed è regolarmente aperto e visitabile durante i fine settimana. Successivamente, è avvenuto il restauro della Torre dell’Orologio e la completa ripavimentazione del centro storico in porfido bianco. E passando ai giorni nostri? Qui il problema è serio, come l’impegno che stiamo profondendo per risolverlo. Quando quindici mesi fa ho assunto l’incarico di sindaco, ho trovato una situazione di degrado preoccupante che sarebbe troppo lungo esporle compiutamente. Se ci riferiamo al tema ambientale ed urbanistico, pensi soltanto alle cave dismesse che insistono sulla collina su cui sorge il paese lasciate senza alcun progetto di recupero, il nostro stupendo belvedere utilizzato come capolinea per gli autobus e la sosta selvaggia, l’assenza di un sistema di raccolta differenziata, l’abusivismo edilizio nelle frazioni da arginare e, addirittura, censire. Su alcuni di questi problemi siamo fortunatamente riusciti ad intervenire in tempi rapidi, altri necessitano di più tempo. Iniziamo dai “tempi rapidi” D’accordo. Allora iniziamo dal belvedere, che è tornato ad essere tale con il trasferimento del capolinea degli autobus. Poi abbiamo potato gli alberi del centro storico, che è una misura di sicurezza elementare ma spesso trascurata, e creato due aree pedonali da giugno

ad agosto. Abbiamo in corso i lavori per la sistemazione del giardino del centro storico. A questi vanno aggiunti tutti quegli interventi che hanno un impatto diretto sul “vivere civile” e che riguardano la gestione delle utenze di base e dei servizi pubblici e sociali di “primo livello”. E passando agli interventi di maggior respiro, sempre nell’ambito ambientale-urbanistico? Credo che l’iniziativa più emblematica avviata dal Comune sia quello del recupero delle cave in disuso. A questo proposito, attraverso un bando di gara, abbiamo dato in concessione ad una società specializzata lo spazio della ex Cava Unicem, di circa due ettari, per la realizzazione di una centrale fotovoltaica con diversi apprezzabili risultati per Sant’Angelo. Innanzitutto, la bonifica e la messa in sicurezza della cava ed il suo rinboschimento, poi la produzione di energia elettrica pulita con un ritorno economico diretto per il Comune che comparteciperà insieme al concessionario ai ricavi provenienti dalla vendita dell’energia all’ENEL. Mi faccia terminare l’intervista con una domanda più “leggera”: quali sono le manifestazioni di piazza per le quali Sant’Angelo è più nota e da unire ad una visita al centro storico? A parte il fatto che, secondo me, se una persona passa vicino a Sant’Angelo e non viene su ad affacciarsi al nostro strepitoso belvedere, non ha idea di che cosa si perde, comunque abbiamo due momenti topici. Il primo è la Festa delle Cerase che si tiene a fine maggio e coincide con la festa dei nostri Santi Patroni, San Michele Arcangelo e Santa Liberata, Il secondo, la prima domenica di luglio, è il Festival Internazionale del Folklore che vede la partecipazione di gruppi folkloristici italiani e stranieri. A questo proposito, ci sono due realtà a Sant’Angelo di cui andiamo fieri: il Gruppo Folk Monte Patulo, che è anche l’organizzatore del Festival, e la Banda Folkloristica Medullia, che esiste da 126 anni, quasi come l’Unità d’Italia GFS

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Nicola

Illuzzi Onorevole Illuzzi, dalla sua elezione in Consiglio Regionale è passato un anno. In questi dodici mesi per la salute dei cittadini del lazio quali sono stati i suoi impegni?

Nicola Illuzzi 46 anni, dentista, eletto per la prima volta al Consiglio Regionale del Lazio con la Lista Polverini, ha assunto la carica di Vicepresidente della Commissione Sviluppo Economico, Ricerca e Innovazione, Turismo ed è membro Commissione Piccola e media impresa, commercio e artigianato. Evidentemente, per il suo curriculum, non può che essere inserito tra le nuove leve della politica e, soprattutto, un’espressione della “società civile” e non un politico di professione. Con lui, SalutePiù ha cercato di tracciare un bilancio di questo suo primo anno di mandato.

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Ho cominciato a lavorare ai temi che più mi stanno a cuore come cittadino e politico. Primo tra tutti quello della salute pubblica. Come Consigliere, uno tra i primi impegni è stato quello di visitare il Pronto Soccorso del San Camillo. Dopo aver presentato alla Pisana un’interrogazione sul nosocomio più grande d’Europa e punto di riferimento del sistema ospedaliero del Lazio, ho voluto rendermi conto personalmente della situazione interna al Dea. Sono tornato poi, come promesso, a dicembre per verificare la realizzazione delle azioni migliorative auspicate durante la prima visita. Ho presentato tra le altre, un’interrogazione sull’ECM, l’educazione continua in medicina. I crediti formativi ECM rappresentano la misura dell’impegno che ogni operatore della sanità dedica all’aggiornamento e al miglioramento della propria professionalità, con lo scopo finale di poter garantire al cittadino, attraverso l’aggiornamento professionale un’ assistenza qualificata. Ho orga-

LE INTERVISTE nizzato e moderato convegni come quello ad esempio svoltosi a settembre a Roma, che aveva come temi: il fenomeno dell’abusivismo odontoiatrico, la pubblicità sanitaria odontoiatrica ingannevole, il turismo odontoiatrico nei paesi dell’ est Europa, tutti fenomeni sempre più dilaganti nel nostro paese che, approfittando spesso della poca informazione dei cittadini, ne mettono spesso a repentaglio la salute. La Regione Lazio ha da pochi mesi approvato il Piano Turistico Triennale del Lazio che contiene almeno due obiettivi di forte interesse per la Sabina. Il primo è quello di sostenere i Comuni per una migliore gestione dei flussi turistici, ed in particolare migliorare la fruibilità dei borghi storici minori con lo sviluppo dell’albergo diffuso. In concreto, quali azioni metterete in campo? Abbiamo puntato a migliorare la disponibilità del potenziale turistico dei borghi e dei centri storici minori del Lazio unendo la ricettività dell’ ospitalità diffusa ad un’offerta integrata di servizi. E’ indispensabile puntare sulle straordinarie risorse dei borghi e dei piccoli centri storici, che sono pronti ad essere rivalutati attraverso una nuova destinazione turistico-ricreativa. La nascita di una struttura ricettiva di ospitalità diffusa offre alle comunità locali la possibilità di prendere l’iniziativa e divenire esse stesse protagoniste, attivando-rinforzando il lavoro di gruppo e la cooperazione attraverso forme di partenariato pubblico privato, reti locali di imprese e cooperative sociali. L’albergo diffuso, proponen-

dosi come anello di congiunzione fra il soggiorno a Roma, meta privilegiata del movimento turistico del Lazio, e il patrimonio culturale, ambientale e naturalistico che circonda i borghi e i piccoli centri storici, allargherà la tipologia e la qualità dell’offerta turistica. Il successo imprenditoriale dell’iniziativa dipenderà dalla capacità dei protagonisti di lavorare, se pur con diverse funzioni, al progetto comune. Intendo per protagonisti: i comuni stessi, gli imprenditori turistici, le piccole e medie imprese proprie di altri settori produttivi come, ad esempio, il commercio, l’artigianato e l’ agricoltura. Lo strumento finanziario mediante il quale sarà possibile attuare questo progetto è il Fondo unico per il Turismo, istituito con L.R. 4/2006, art. 175 comma 6, al fine di riqualificare e potenziare l’offerta turistica regionale. Ecco quindi che l’AD può offrire un valido impulso per evitare lo spopolamento dei borghi. Senza considerare poi che il turismo di questo tipo potrà essere quasi totalmente indipendente dalle condizioni climatiche: l’Albergo Diffuso è totalmente destagionalizzato e può generare indotto economico durante tutto il corso dell’anno. di antiche tradizioni, prodotti tipici, gastronomia locale, al fine di creare un flusso turistico per tutto l’arco dell’anno. E in questo momento di “vacche magre” su quali e quanti fondi si potrà contare? Si è deciso di investire” sei milioni di euro nella promozione del Lazio. Utilizzeremo i canali tradizionali (tv, stampa, radio, cartelli), ma soprattutto cercheremo nuovi modi per

“intercettare” i flussi turistici. Il Lazio sarà “presente” dentro gli aeroporti, sugli aerei con accordi che investono i principali vettori europei, nel sistema delle crociere. “Dovremo andare a prendere i turisti, invogliarli, ingolosirli, allettarli. Dobbiamo far diventare il Lazio, una scelta turistica ambita, di qualità, capace di “affascinare”. Cultura, religione, storia, ma anche ambiente, mare, terme e qualità della vita. Abbiamo tutte le carte in regola per poter vincere questa partita. Il secondo obiettivo che ci riguarda da vicino è quello che punta a qualificare le strutture ricettive della nostra Regione ed, in particolare, a potenziare i servizi per il benessere nell’ambito del settore termale. Come verrà sviluppato? Ci saranno interventi economici significativi in supporto agli operatori? L’obiettivo individuato nel Piano Turistico Triennale riguardo le risorse termali è quello di sostenere e valorizzare questo patrimonio della Regione Lazio che presenta notevoli potenzialità di crescita e rappresenta un’importante segmento del settore turistico. Lo sviluppo dell’offerta termale e del wellness consente di tessere una trama per valorizzare e rendere maggiormente fruibile una delle risorse più importanti del territorio. E’ necessario, quindi, promuovere interventi che tengano conto, da una parte delle potenzialità in termini territoriali e dall’altra della domanda che a livello nazionale ed internazionale è sempre più

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orientata verso il turismo della salute e del benessere del corpo. Attraverso il potenziamento, lo sviluppo ed il miglioramento delle strutture termali e dei servizi correlati alla cura del benessere è possibile ottenere importanti ricadute economiche sulle aree geografiche interessate dagli insediamenti termali e che riguardano, nel caso specifico, tutte le province del Lazio. Queste aree, individuate particolarmente nella Tuscia, nella Sabina Romana, nel reatino, nella Ciociaria e nel sud del Lazio, utilizzando in maniera strategica il volano rappresentato dalle risorse termali, in sinergia con un’adeguata incentivazione delle strutture ricettive, possono effettivamente beneficiare di una maggiore valorizzazione del territorio, sia sotto l’aspetto turistico che socio – economico. Dovremo favorire e sostenere l’ammodernamento delle strutture ricettive mediante la riqualificazione, il miglioramento ed il potenziamento dei servizi aggiuntivi destinati al benessere quali piscine, attrezzature per il turismo sociale e sportivo. Favorire anche le ristrutturazioni e gli ampliamenti degli stabilimenti termali se necessari e opportuni. Le agevolazioni saranno concesse alle imprese turistiche sotto forma di contributi in conto capitale in conformità della disciplina comunitaria. Per l’attuazione di quest’azione potranno essere utilizzate anche le risorse finanziarie relative al Fondo di cofinanziamento dell’offerta turistica di cui alla Legge 29 marzo 2001, n. 135 “Riforma della legislazione nazionale del Turismo” finalizzato al miglioramento ed alla riqualificazione dell’offerta turistica. Per rilanciare questi aspetti legati

al turismo, si stanno perfezionando anche delle guide tecniche che vogliono diventare indispensabile strumento di consultazione dedicato sia ai medici sia ai “turisti del benessere. L’offerta turistica può ricevere senz’altro grande impulso da tali iniziative. Onorevole, Lei si occupa di sviluppo economico ma, nel contempo, è un medico. La crescita economica nel Lazio potrebbe anche venire dallo sviluppo di nuovi servizi sanitari da parte dei privati. Invece, la Regione, come al solito, discrimina la sanità privata invece di valorizzarla ed, addirittura, dal 2008 non concede più autorizzazioni all’apertura di nuove struttura, anche totalmente private. In questo, la Giunta Polverini, si comporta in modo assolutamente analogo a quella Marrazzo. Lei che ne pensa? Abbiamo approvato a maggioranza la nuova legge che interviene sulle scadenze e sulle modalità di accreditamento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie private. Le nuove norme sono state introdotte attraverso una serie di modifiche alla legge finanziaria regionale per l’esercizio 2008, all’assestamento del bilancio annuale e pluriennale 2010-2012 e alle disposizioni collegate alla legge finanziaria regionale per l’esercizio finanziario 2011. Le azioni che sono state fatte riguardano: l’introduzione di un termine ultimo per gli accertamenti legati alle procedure di rilascio degli accreditamenti, un regolamento sul servizio di assistenza domiciliare, criteri di trasparenza e pubblicità sull’esito degli accertamenti

effettuati sulle strutture accreditate, l’inserimento delle strutture private accreditate all’interno del sistema Recup; la salvaguardia di tutti i contratti. Tutti sappiamo quanto il sistema di accreditamento costituisca una parte significativa dei servizi sanitari che vengono erogati ai cittadini. Possiamo senz’altro dire che quella approvata in Consiglio è una legge che si rendeva tanto necessaria quanto ineludibile per permettere a tante strutture di poter continuare a garantire servizi che in molti casi rappresentano un patrimonio di esperienze e di specialità che fanno della nostra Regione un punto di riferimento anche a livello nazionale. Questo adempimento mi sembra una risposta positiva rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali delle strutture accreditate, con il sistema sanitario regionale e servirà a ricondurre in un quadro di regole certe la qualità sui requisiti strutturali, tecnologici, professionali ed organizzativi, nonché i controlli sulle prestazioni erogate. Il fatto che sia approvato questo provvedimento individuando una sintesi attraverso la riformulazione dell’articolato, dà atto alla presidente Renata Polverini della disponibilità della Giunta nel trovare massima condivisione su una materia così delicata com’ è quella che riguarda la salute e le esigenze dei pazienti della nostra regione e della nostra provincia, altresì dell’impegno profuso dalle forze politiche di maggioranza e di minoranza che si sono confrontate in maniera sì serrata, ma certamente costruttiva.

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L’abbinamento tra Sabina e olio non è certo dei più originali, ma è profondamente vero. Perché dai tempi di Roma antica chi ha scritto di Sabina ha parlato del suo olio. Perché una pianta di duemila anni, la più grande del mondo, vive tra le sue colline e gli oliveti riempiono ogni angolo del suo paesaggio. Perché è l’olivo a dettare i ritmi della vita delle comunità, dove ogni famiglia possiede le sue piante e ne trae il proprio olio.

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a, si sa, il mondo si trasforma ed anche l’economia cambia i suoi equilibri: così, oggi, la Sabina ed il suo olio si trovano ad affrontare nuove sfide che sono fatte di mercati molto più ampi dei suoi antichi confini, di consumatori molto più attenti ma anche alla ricerca di prodotti di qualità importante. La persona migliore per capire il percorso preso dall’olio sabino è certamente STEFANO PETRUCCI, Presidente del Consorzio di Tutela dell’OLIO SABINA DOP.

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Presidente Petrucci, se è fuor di dubbio che l’olio sia in termini di cultura e di immagine il blasone della Sabina, cosa rappresenta in termini economici l’oleicoltura nel complesso dell’economia sabina? In termini economici è ancor oggi la principale fonte di sostentamento dell’imprenditoria agricola Sabina. Nonostante il settore sia in crisi genera comunque reddito nelle attività connesse come l’Agriturismo e la trasformazione. Quest’ultime in costante crescita sia in termini di fatturato che con la creazione di nuove aziende. Il patrimonio olivicolo della Sabina è la principale risorsa per il turismo e l’enogastronomia ma per per quadrare il cerchio è necessario che tutti gli operatori della ristorazione capiscano che solo utilizzando l’olio certificato SABINA DOP faranno un salto di qualità nei confronti dei loro clienti e contemporaneamente salvaguarderanno anche il paesaggio della Sabina, ormai si vedono sempre più spesso degli oliveti completamente abbandonati da molti anni. Tradizionalmente la grande maggioranza degli oleicoltori sabini hanno dimensioni produttive che si conciliano

meglio con l’autoproduzione che con la commercializzazione. Cosa state facendo per favorire l’evoluzione del settore? Il problema della Sabina non è legato all’autoproduzione di per se molto positiva sia per la conservazione del territorio e la sua tutela ambientale sia per la salvaguardia delle proprie tradizioni e delle proprie radici culturali. Il problema risiede in quella fascia intermedia che è sopra l’autoproduzione ma non è sufficiente per creare una impresa. Ovvero le produzioni da 5 a 20 quintali di olio da sole non sono in grado ne di essere redditizie ne di creare una impresa. Noi non possiamo fare nulla perché questo è un problema di carattere patrimoniale dove solo una legge regionale con importanti agevolazioni fiscali e/o attraverso il Piano di Sviluppo Rurale può incentivare l’accorpamento fondiario riducendo il numero di aziende improduttive e così favorendo la creazione di produttive di reddito e di lavoro. Competere sul mercato nazionale ed all’estero significa anche poter contare su un marketing ed un brand unitario? Si senz’altro. Proprio per questo abbiamo realizzato un nuovo packaging che tutti i produttori certificati DOP possono adottare per il loro prodotto proprio per trasmettere con chiarezza origine e tradizione del prodotto. Infatti la nostra principale preoccupazione è offrire ai consumatori un olio garantito, certificato e chiaramente riconoscibile sul mercato. Si tratta di aspetti fondamentali in un mercato in cui è facile per il consumatore incappare in prodotti di cui non è chiara la provenienza e tantomeno la reale qualità. Come fa il Consorzio di Tutela a garantire la qualità del prodotto DOP? Le rispondo con quello che è scritto sulle ns bottiglie: GARANTITO DAL MINISTERO AGR….ETC – ovvero noi insieme con gli altri organi di vigilanza concorriamo a garantire i consumatori sulla qualità e tipicità dell’olio SABINA DOP. La ns è una certificazione di prodotto e non di azienda ovvero tutte le bottiglie o lattine in commercio sono state precedentemente analizzate. Da quest’anno è diventato

operativo il nostro Agente di Vigilanza che sarà orientato più all’attività di prevenzione considerato che la nostra DOP non è ancora stata oggetto di truffe significative. In questo momento state predisponendo una campagna promozionale su scala nazionale per l’olio della Sabina. Come l’articolerete? La campagna promozionale sarà realizzata sulle reti Mediaset a valle di un processo sinergico che ha consentito di fare sistema con altre realtà Istituzionali. Le prime sono sicuramente le CCIAA di Rieti e CCIAA Roma con i quali stiamo sviluppando un piano per la realizzazione di cartelli su tutto il territorio della Sabina, in collaborazione con le Province ed i Comuni interessati, per ricordare a tutti i turisti che qui si produce il Sabina Dop. Insieme al Comune di Fara In Sabina è in corso la realizzazione del progetto pilota che coinvolgerà i ristoranti con lo scopo di stipulare un patto con i ristoratori e lanciare il consumo dell’olio SABINA DOP sui nostri ristoranti. Presenteremo sempre il nuovo packaging in tutte le forme pubblicitarie utilizzate e nei ristoranti. Alla fine di questo percorso che durerà almeno 18 mesi speriamo di farci riconoscere dai consumatori. Per concludere: con l’estate in avvicinamento, i turisti che visiteranno la Sabina, che occasioni avranno di assaggiarne l’olio e, magari, di portarsene anche un po’ a casa? Sono previste varie giornate dell’olio SABINA Dop, ad esempio il 4 giugno a Castelnuovo di Farfa. Stiamo in particolare cercando di inserirci nelle feste di maggiore prestigio sul nostro territorio per proporre un approccio ad un prodotto di qualità che non può essere svilito in una bancarella con la bruschetta. Proponiamo degustazioni ed abbinamento con il cibo oltre a convegni per approfondire i tempi più importanti rivolti ai consumatori ed in alcuni casi anche ai produttori.

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LE INTERVISTE

Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dell’Olio Sabina DOP

Logo Consorzio Sabina Dop

Il Consorzio - riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole - è dedicato alla tutela della Denominazione di Origine Protetta dell’olio Sabina ed alla vigilanza sul corretto uso del marchio. Il Consorzio, costituito tra produttori olivicoli, frantoi e imbottigliatori, non ha fini di lucro e si propone di: vigilare che sia rispettato il disciplinare di produzione garantire i consumatori sulla qualità e la genuinità del prodotto Olio Extra Vergine di oliva D.O.P. “Sabina” tutelare, valorizzare e promuovere attraverso convegni, studi, partecipazione a mostre, fiere e degustazioni.

L’Area di Produzione

CONVENZIONI SANITARIE

Le olive destinate alla produzione dell’olio di oliva extravergine DOP “Sabina” devono essere prodotte nel territorio della Sabina idoneo alla produzione di olio con le caratteristiche e livello qualitativo previsti dal disciplinare di produzione. Tale zona comprende in tutto o in parte il territorio dei Comuni di

CASPIE

in provincia di Roma Roma, Guidonia, Fontenuova, Marcellina, Mentana, Montecelio, Monteflavio, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Nerola, Palombara Sabina, Sant’Angelo Romano, San Polo dei Cavalieri; in provincia di Rieti Cantalupo in Sabina, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di Farfa, Collevecchio, Configni, Cottanello, Fara Sabina, Forano, Frasso Sabino, Magliano Sabina, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone Sabino, Montenero Sabino, Montopoli in Sabina, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Poggio S.Lorenzo, Roccantica, Salisano, Scandriglia, Selci, Stimigliano Tarano Toffia, Torricella, Torri in Sabina, Vacone

DAY MEDICAL EUROPASSISTANCE FASDAC FISDE FONDO EST NEWMED PREVIMEDICAL

La Tutela dei Consumatori Il prodotto certificato Sabina DOP gode di tutela e protezione dalle contraffazioni su tutto il territorio dell’Unione Europea. La azienda che hanno ottenuto tale riconoscimento e che commercializzano la propria produzione di olio con questo marchio di identificazione, devono attenersi ad uno specifico “Disciplinare di Produzione” e sottostare al controllo della Camera di Commercio di Roma, ente incaricato dal Ministero per le Politiche Agricole a rilasciare la certificazione emettendo l’etichetta numerata da esporre sulle confezioni. Inoltre la bottiglia numerata, previsto per la DOP Sabina, consente la tracciabilità dell’olio, in pratica dal numero della bottiglia si può risalire al produttore e alla zona di produzione Il disciplinare di produzione contiene tutte le norme di conduzione dell’oliveto, di trasformazione delle olive e di confezionamento dell’olio che devono essere rispettate per l’ottenimento dell’olio a marchio Sabina DOP.

Bollino di certificazione DOP SABINA

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Marchio di identificazione DOP

Siti web sulla Sabina ed il suo olio Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dell’Olio SabinaDOP tel. 331 8490950 - fax 0765 9430889

SARA ASSICURAZIONI UNISALUTE UNIVERSITA’ POPOLARE ERETINA

www.sabinadop.it

Strada dell’Olio della Sabina Percorsi culturali, naturalistici, enogastronomici legati all’olio sabina DOP www.stradadelloliodellasabina.com Apt Rieti - http://www.apt.rieti.it’);” title=”Azienda di Promozione Turistica di Rieti”>www.apt.rieti.it Azienda di Promozione Turistica di Rieti Go Sabina - www.gosabina.com Eventi, feste, sagre e manifestazioni in Sabina, immagini della Sabina, ospitalità Sabina Mater - http://www.sabinamater.it’);” title=”Sabina Mater - sito sulla Sabina e la sua storia”>www.sabinamater.it Sabina Mater - sito sulla Sabina e la sua storia

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