SalutePiù - Luglio 2010

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benessere cultura costume

L’Ortopedico

LA SPALLA DEL TENNISTA

L’Oncologo

LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA

In Sabina

FARA JAZZ FESTIVAL - DIFFERENZIAMOCI



il life coach

5 Hanno collaborato con noi lo sport

6 Il Medico dello Sport - Tennis 7 Il Radiologo - Ecografia e Risonanza Magnetica 8 L’Ortopedico - La spalla del tennista la medicina

10 L’Otorinolaringoiatra - Il russamento

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L’Ortopedico

12 L’Oncologo - La prevenzione in oncologia 25 Il Ginecologo - Mestruazioni e Osteoporosi l’intervista

14 Tris d’assi - Intervista a Bonasorte, Lucherini e Rossodivita in sabina

18 Fara Music Festival e Fara Music Summer School 22 Differenziamoci

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numero luglio 2010 Direttore Responsabile Fabrizio Sciarretta

Segreteria di Redazione

Filippa Valenti valenti@laboratorionomentano.it T 06 90625576

L’Oncologo

Art director e impaginazione: Alessia Gerli Editore

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raccolta differenziata

Laboratorio Clinico Nomentano Srl Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM) Iscritto al registro della stampa e dei periodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009

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G Fabrizio Sciarretta Direttore Responsabile

uardando a questo nostro Paese impantanato in una crisi che non è solo economica ma è prima di tutto istituzionale, mi viene in mente la famosa frase di Antonio Gramsci circa “il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. E’ evidente che oggi può valere solo “l’ottimismo della volontà” e che vi sono almeno tre categorie che debbono dare l’esempio. La classe politica, innanzitutto, sia nazionale che locale. Perché qui è necessario un colpo di reni che superi l’assoluta sterilità delle polemiche (che tanto fanno solo perdere voti ai litiganti) per creare le condizioni di un nuovo grande patto sociale e scatenare le forze migliori (molte, per fortuna) che il Paese ha. La seconda categoria sono gli imprenditori, che hanno la loro forza proprio nella capacità di rischiare (l’ottimismo della volontà, appunto) e che ora devono trovare un dialogo con la politica fatto di proposte di cambiamento forti senza sfuggire al “ruolo sociale” dell’impresa, ovvero ai doveri che ogni azienda ha verso il tessuto sociale di cui è parte. La terza categoria, forse a sorpresa, sono i giornalisti, perché questo Paese è tutt’altro che finito ed ha in sé la forza per rinascere. Solo che dobbiamo dirlo e farlo vedere. Nel nostro piccolo, questo è ciò che proviamo a fare in questo numero (ed anche nei prossimi). Iniziando dal campo medico, leggete l’articolo sull’oncologia del Professor Edmondo Terzoli. Continuate con le iniziative di cambiamento e modernizzazione del nostro territorio, come lo slancio che nel reatino sta prendendo la raccolta differenziata. Per passare alla cultura, con il Fara Music Festival che in tre anni è riuscito a portare i grandi del jazz italiani e stranieri ad un passo dalle nostre case con a fianco un’attività didattica dedicata ai giovani musicisti. Credo che si tratti di esempi di concretezza, di grande capacità di fare, di vitalità che senza dubbio appartengono all’“ottimismo della volontà”.


HANNO COLLABORATO

LA SPALLA DEL TENNISTA

IL RUSSAMENTO

Dott.ssa MARZIA RUGGIERI La Dott.ssa Marzia Ruggieri si è laureata in Medicina e Chirurgia e si è specializzata in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l’Università di Roma La Sapienza Dal 2003 al 2006 ha lavorato presso la Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Tumori di Roma “Regina Elena”. Attualmente svolge attività libero professionale presso diverse strutture sanitarie ed è Responsabile della Branca di Otorinolaringoiatria del Poliambulatorio Specialistico Nomentano. Sta svolgendo inoltre un Dottorato di Ricerca in “Tecnologie avanzate in Chirurgia” presso l’Università di Roma” La Sapienza”, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria “G. Ferreri.” ECOGRAFIA E RISONANZA MAGNETICA

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti, il dottor Francesco Vulterini si è specializzato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in “Scienza delle Immagini - Radiologia Diagnostica”. Ha operato prima presso la USL RM 30 nei presidi di Colleferro-Valmontone e dal 1996 presso il polo ospedaliero Palestrina-Zagarolo della USL RMG. Dal 1999 presta servizio presso l’Ospedale Nuovo Regina Margherita di Roma nel reparto di Radiologia. Consulente radiologo dell’IPA, l’istituto di previdenza per i dipendenti del Comune di Roma e della Clinica Mater Dei, è Responsabile del Servizio di Radiologia del Poliambulatorio Specialistico Nomentano.

LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA

Dott. EDMONDO TERZOLI Il Dott. Fabio Valerio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse Case di cura romane. Ha curato l’edizione italiana di oltre 20 trattati di Ortopedia e Traumatologia americani ed internazionali ed è stato relatore in oltre 100 congressi nazionali ed internazionali. Ha al suo attivo 50 pubblicazioni. Il suo interesse professionale è concentrato verso la Chirurgia del Ginocchio e l’Artroscopia, in particolare sulle tecniche di ricostruzione del legamento crociato e di riparazione delle lesioni del menisco e, successivamente, verso la Chirurgia della Cartilagine, dedicandosi alle diverse tecniche di ricostruzione del danno cartilagineo nelle articolazioni. Nell’ultimo decennio si e’ in particolar modo dedicato allo studio dei sostituti sintetici della cartilagine. TENNIS Dott. EMANUELE GRAZIANI Il Dottor Emanuele Graziani è laureato in medicina e chirurgia e specializzato in medicina dello sport, ha conseguito un master in “agopuntura e moxibustione”. Fa parte dell’Equipe Medica della Federazione Italiana Scherma e collabora in progetti che vedono le attività sportive condotte in ambienti climatici particolari. Esercita la sua attività di Medico dello Sport presso il Poliambulatorio Nomentano

Il Prof. Edmondo Terzoli, specialista in ematologia, oncologia, tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio, è uno dei più importanti oncologi italiani. Autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche, è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ stato Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Oncologia Medica – Servizi (AIOM – Servizi) e Coordinatore dell’AIOM - Regione Lazio nonché Presidente dell’AMO (Assistenza Domiciliare Malati Oncologici). E’ attualmente Presidente dell’Associazione per l’Assistenza Morale e Sociale negli Istituti Oncologici (AMSO), Vice-presidente dell’Associazione Onlus Malati Oncologici Colon-retto (AMOC) e Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Lotta Tumori nell’Età Giovanile (ALTEG). MESTRUAZIONI E OSTEOPOROSI

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Manuela Steffè da quindici anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita di 1° Livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano.


Come funziona il nostro corpo quando si gioca a tennis? Saperlo può aiutarci a migliorare e ad evitare problemi fisici? Vediamo di ragionarci nel prosieguo di questo articolo.

IL MEDICO DELLO SPORT

Dott. Emanuele Graziani Medico dello Sport Poliambulatorio Specialistico Nomentano

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ome funziona il nostro corpo quando si gioca a tennis? Saperlo può aiutarci a migliorare e ad evitare problemi fisici? Vediamo di ragionarci nel prosieguo di questo articolo. Il tennis è un gioco ad elevato contenuto tecnico, ovvero richiede un’elevata coordinazione neuromuscolare per una corretta esecuzione dei movimenti. Bisogna possedere un’esatta percezione della posizione del corpo e dei suoi segmenti nello spazio ed essere capaci di correggere il movimento nel corso della sua stessa esecuzione ed in questi meccanismi, è il cervelletto a svolgere il ruolo centrale. Il principiante sbaglia spesso nel lanciare e nel colpire la palla ma, per prove successive, l’esecuzione migliora fino ad arrivare ad un’ “automazione” del gesto tecnico tale che si parla di memoria cerebrale in quanto un movimento ben appreso non viene più dimenticato. Queste considerazioni suggeriscono che l’apprendimento di un gesto ad elevata complessità tecnica si realizza meglio nell’età dello sviluppo, quando esiste la possibilità di sviluppare preferenzialmente alcune vie neurali finalizzate all’esecuzione ottimale del movimento stesso. Oltre al lato tecnico, il tennis richiede un’importante componente atletica: per comprendere quest’aspetto, analizziamo lo svolgimento di un incontro e valutiamo le richieste energetiche in funzione della durata e tipologia delle azioni di gioco. Il giocatore, durante la partita, impiega circa la metà del tempo in pause ed il resto in attività fisica vera e propria: ciò fa del tennis una disciplina

“aerobica-anerobica” e significa che è necessario essere in possesso di una condizione fisica “di fondo” sufficiente a mantenere a livelli adeguati alcune caratteristiche quali l’esplosività, per evitare l’inesorabile declino della prestazione nel trascorrere delle 2-3 ore di una partita. Il regime di allenamento prevederà dunque una o due sedute alla settimana di lavoro aerobico, cioè almeno 45-60 minuti di corsa ad una frequenza cardiaca che approssimativamente corrisponde al 65% della frequenza massima teorica (220 – l’età espressa in anni). Su tale base vanno inseriti poi esercizi di lavoro anaerobico lattacido, una o due volte alla settimana, con ripetute di 2 minuti ad una frequenza corrispondente all’85-90% della frequenza massima teorica, intervallati da 45 secondi di corsa leggera, il tutto ripetuto per almeno 4 volte, aumentando di settimana in settimana i 2 minuti di 10 secondi. Le caratteristiche delle azioni di gioco si possono classificare in tre categorie: velocità, esplosività e rapidità. Tali caratteristiche trovano attuazione nell’ambito di un susseguirsi casuale di movimenti che richiedono inoltre una considerevole capacità di resistenza. In considerazione sia delle caratteristiche degli spostamenti che delle ridotte misure del campo di gara, nel tennis, più che di velocità, è opportuno parlare di capacità di accelerazione e decelerazione. Allenando la “velocità” in senso stretto - per esempio con prove ripetute su distanze di 40/50 m. - si rischia di non avere in campo i risultati sperati. Viceversa, privilegiando l’allenamento con prove

di accelerazione su 5 - 15m, questa caratteristica migliora. Servizio, smash, lo scatto per prendere una smorzata, sono tutte azioni esplosive. L’esplosività tanto più è sviluppata, tanto più renderà il gioco incisivo ed efficace. Sia per gli arti inferiori che superiori, il metodo di allenamento migliore è appesantire con zavorre del 5-10% del proprio peso corporeo i gesti tecnici caratteristici, con 4 serie di almeno 12-16 ripetizioni ognuna. La rapidità presuppone la capacità di ripetere movimenti coordinati in tempi brevi. Essa si ottiene muovendosi con massimo equilibrio dinamico in spazi molto ristretti. Ad esempio, un giocatore che ricerca un colpo preciso ed esplosivo al tempo stesso, arriva sulla palla con una serie rapida di passettini a baricentro basso, ricercando un equilibrio quasi statico nel momento di impatto con la palla. Il miglioramento della rapidità favorisce gli spostamenti del giocatore e consente un buon equilibrio sia nella fase d’impatto con la palla che nel successivo rientro in posizione. Si può dire che la rapidità rappresenta l’elemento ideale di congiunzione tra tutte le altre qualità dell’atleta ed il gioco del tennis. Il lavoro di rapidità neuromotoria necessita di due momenti di training: spostamenti veloci in percorsi prestabiliti (scalette, navette a stella di 2-3 metri); e attività tecnica sul campo di gioco. Non è da sottovalutare il riscaldamento e lo stretching prima di ogni seduta di allenamento o partita, che permettono di “mettere al sicuro” tutte le strutture anatomiche coinvolte nella disciplina. Un breve cenno anche sull’idratazione, tanto importante quanto l’allenamento stesso: bere continuamente durante ogni pausa di gioco, sia acqua semplice, sia integrata di sali minerali e malto destrine, è la ciliegina sulla torta per un sano divertimento all’insegna dello sport, e se di integratori proprio non se ne vuol sentir parlare, allora un paio di banane ricche di potassio e zuccheri a rapido assorbimento sono il top… parola di Micheal Chang (vincitore del Roland Garros 1989).


Dott. Francesco Vulterini Radiologo - Responsabile servizio di Radiologia Poliambulatorio Specialistico Nomentano

sport in cui l’articolazione scapolo omerale è particolarmente sottoposta a sforzi.

L’ecografia risulta particolarmente utile sia nella valutazione degli effetti immediati prodotti da un trauma sulla cuffia dei rotatori, sia nella valutazione a distanza di qualche settimana o mese. La risonanza magnetica è invece ottimale nella valutazione adeguata dei singoli fasci muscolari e delle strutture tendinee che

da essi derivano, avendo maggiore risoluzione spaziale e potendo usufruire di scansioni orientate ed eseguite in base al sospetto clinico. A questo riguardo il tendine più frequentemente lesionato risulta essere quello del sopraspinato poiché è quello che interviene maggiormente nella funzione del movimento, oltre che in quella già citata del contenimento articolare. Esso viene, peraltro, visualizzato dalla risonanza quasi sempre in maniera adeguata e corretta. In questo modo è possibile per il radiologo, in stretta

IL RADIOLOGO

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a cuffia dei rotatori è una struttura particolarmente soggetta a traumi e comunque ad usura, in numerosi sport sia a livello dilettantistico che agonistico. Una corretta valutazione di qualunque sua problematica è fondamentale nell’ottica di un discorso terapeutico. A tal riguardo, la diagnostica per immagini in questi ultimi anni ha compiuto notevoli passi in avanti: in particolare, l’indagine di prima istanza nella valutazione della cuffia dei rotatori è sicuramente l’ecografia. Attraverso questa metodica è infatti possibile visualizzarla in maniera molto precisa, mentre non è altrettanto facile distinguere i fasci dei muscoli che la compongono, che ricordiamo essere il sopraspinato, il sotto scapolare, il sottospinato ed il piccolo rotondo, che risultano orientati in senso obliquo rispetto alla superficie posteriore della scapola. La loro funzione è principalmente un “contenimento” della testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola. La rottura di alcune fibre muscolari con conseguente versamento ematico, è un evento piuttosto frequente negli sportivi soprattutto nei giocatori di tennis ed in altri

collaborazione con l’ortopedico, stabilire quale sia la terapia da attuare, sia di tipo conservativo che chirurgica, soprattutto nel caso in cui sia interrotto completamente o parzialmente il tendine del capo lungo del bicipite brachiale o, come già accennato in precedenza, del sopra spinato.

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La spalla del

TENNISTA

L’ORTOPEDICO

Dott. Fabio Sciarretta Chirurgo Ortopedico

La spalla è, ovviamente, una delle articolazioni più a rischio per il tennista. Tra le problematiche specifiche vi sono l’impingement (o sindrome da attrito acromion-omerale), la rottura della cuffia dei rotatori e la “Slap Lesion” che hanno in comune sia aspetti legati alla terapia che al trattamento chirurgico. Proveremo, pertanto, a trattarle in sequenza.

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’Impingement

è una delle più comuni cause di dolore alla spalla ed è dovuta alla pressione che viene imposta sui tendini che permettono di ruotare la spalla (cuffia dei rotatori) da parte della porzione più laterale della scapola, detta acromion, nel momento in cui si solleva il braccio. E’ legato all’uso delle braccia al di sopra del piano della testa come nel nuoto, nel baseball e nel tennis, per l’appunto. Il dolore, che ne è il sintomo principale, e’ localizzato in corrispondenza del versante anteriore della spalla e può essere associato ad un gonfiore locale. Con il progredire della patologia, il dolore può essere presente anche di notte ed impedire di portare il braccio dietro la schiena. Si può arrivare alla cosiddetta “spalla congelata”, in cui, a causa della infiammazione del tessuto di scorrimento tra osso e tendini, chiamata “borsa”, e’ presente una importantissima limitazione dei movimenti della spalla associata ad un intollerabile dolore, anche a riposo. Una volta visitato il paziente e richiesti gli idonei accertamenti diagnostici (vedi il parere del radiologo), deve essere subito avviato il trattamento. Inizialmente viene consigliato il riposo e l’astensione dalle attività che fanno lavorare il braccio al di sopra

del piano equatoriale della testa. Vengono prescritti farmaci anti-infiammatori non steroidei ed insegnati esercizi di stretching per migliorare l’articolarità della spalla. Viene, infine, prescritto un trattamento riabilitativo adeguato che può durare diverse settimane o mesi e comprende quelle terapie anti-infiammatorie locali che possono arrivare più in profondità e quindi avere maggiore probabilità di successo. Oggi, molte nuove terapie fisiche possono aiutarci: tecarterapia, ipertermia, hilterapia e scenarterapia. Quando un prolungato trattamento riabilitativo non ha successo, il chirurgo ortopedico si vede costretto a porre l’indicazione all’intervento chirurgico. Lo scopo e’ quello di rimuovere l’impingement e creare un maggior spazio a disposizione dei tendini della cuffia dei rotatori. Ciò consente alla testa dell’omero di muoversi liberamente al di sotto della scapola e al paziente di poter sollevare e muovere il braccio senza dolori. L’intervento chirurgico più frequente è la “decompressione subacromiale o acromioplastica anteriore” che oggigiorno viene eseguito sempre più spesso per via artroscopia e consiste nel ricreare lo spazio originariamente a disposizione dei tendini per il loro libero scorrimento. L’artroscopia di spalla viene praticata effettuando due o tre piccole incisioni della cute di circa 1 cm. Attraverso una di queste viene introdotta l’ottica artroscopica nell’articolazione. Le immagini vengono inviate ad un monitor attraverso cui il chirurgo ed il paziente possono osservare l’interno dell’articolazione: utilizzando il monitor come guida, il chirurgo fa la diagnosi. Attraverso le incisioni possono essere introdotti diversi strumenti, quali ad esempio un palpatore od una fresa, che in questo caso permettono di asportare il margine inferiore dell’acromion (porzione più laterale della scapola) ed il tessuto bursale esuberante


L’ORTOPEDICO

ed infiammato. Al momento dell’intervento per l’impingement, il chirurgo può anche trattare altre condizioni presenti nella spalla, quali un’artrosi dell’articolazione tra scapola e clavicola, una tendinopatia del bicipite o una rottura della cuffia dei rotatori. La cuffia dei rotatori e’ l’insieme dei tendini che si inseriscono sulla spalla al fine di consentire e comandare i movimenti di rotazione di questa articolazione. La rottura della cuffia può essere dovuta ad un singolo evento traumatico, ma più spesso, al sovraccarico di questi tendini e muscoli per mesi od anni. I più a rischio sono sempre gli sportivi che utilizzano il braccio al di sopra del piano della testa e quindi soprattutto i tennisti. Il protocollo terapeutico e’, almeno in parte simile all’impingement, e prevede un idoneo periodo di riposo e fisiochinesiterapia. Si propone l’intervento chirurgico se la rottura della cuffia e’ recente e causa molto dolore ed una importante perdita della funzione della spalla, se la lesione ha colpito l’arto dominante di una persona attiva oppure se il trattamento riabilitativo non ha alleviato i sintomi. Il tipo dell’intervento dipende dalla sede, dalla estensione e dalla forma della rottura. Una rottura parziale può richiedere solo una “pulizia” (o “debridement”). Una rottura completa richiede la riparazione dei tendini, spesso mediante l’uso di particolari ancorette che vengono infisse nell’omero e che agiscono da sostegno per la ricongiunzione delle

estremità lacerate dei tendini. L’intervento viene frequentemente effettuato mediante l’artroscopia, oppure, nei casi di lesioni più estese, mediante accessi “mini-open” o interventi chirurgici tradizionali a cielo aperto. Una patologia più rara spesso riscontrabile nei tennisti e’ la “Slap Lesion”. Il termine “SLAP” sta per “Superior Labrum Anterior Posterior”, in cui il cercine, cioè quella porzione di tessuto fibroso che completa l’articolazione tra scapola e testa dell’omero, si distacca dall’osso all’apice del margine superiore della cavità glenoidea della scapola che accoglie la testa dell’omero. Il distacco del cercine e’, in genere, associato ad un “click”, ad un blocco articolare della spalla o alla sensazione che la spalla non sia a posto. In questi casi, il cercine può essere reinserito per via artroscopica utilizzando un’ancoretta biodegradabile o un’ancoretta da sutura. Dopo l’intervento l’arto operato viene posto in un tutore, che favorisce la guarigione tessutale. Appena passato il dolore post-operatorio, il paziente inizia a muovere l’arto ed un programma riabilitativo incentrato sul recupero del tono muscolare del cingolo scapolare e sul recupero del movimento della spalla.


Il russamento Dott.ssa Marzia Ruggieri Responsabile Branca Otorinolaringoiatria Poliambulatorio Specialistico Nomentano

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L’OTORINOLARINGOIATRA

l russamento è un sintomo molto comune sia negli adulti che nei bambini che va attentamente valutato potendo essere rivelatore di una patologia molto più diffusa di quanto non si creda ed ancora misconosciuta. E’ importante innanzi tutto precisare che possiamo trovarci di fronte a due situazioni diverse: • il russamento semplice (roncopatia cronica), caratterizzato da periodi di russamento più o meno protratti nel corso della notte che possono essere interrotti da sporadiche apnee (interruzione del flusso di aria che arriva ai polmoni) senza provocare alterazione del sonno né sintomi diurni. Il russamento semplice deve essere considerato come un campanello di allarme dal momento che potrebbe portare alla sindrome delle apnee/ ipopnee ostruttive (per “ipopnea” si intende una condizione meno grave di apnea); • la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), caratterizzata dalla presenza di più o meno numerose apnee (cioè arresti respiratori durante il sonno profondo) che terminano con una ripresa rumorosa del respiro. Tale fenomeno occorre approssimativamente nel 4% degli uomini e nel 2% delle donne che, però, dopo la menopausa, tendono ad assumere lo stesso livello di rischio degli uomini. Un russamento semplice o una Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno possono essere ricondotti alla presenza di uno o più restringimenti al passaggio dell’aria inspirata che deve arrivare ai polmoni. Il restringimento può verificarsi a vari livelli: per esempio un’ importante ostruzione nasale, delle tonsille molto voluminose o una lingua di grosse dimensioni,

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possono parzialmente chiudere lo spazio necessario al passaggio dell’aria durante il sonno. Lo specialista Otorinolaringoiatra, ha dunque un ruolo centrale nell’inquadramento diagnostico del paziente roncopatico. Questo è basato su un protocollo di indagini clinico-strumentali specialistiche - necessarie a stabilire la sede, il grado e il tipo dell’ostruzione faringea – da cui scaturisce un appropriato approccio terapeutico. La certezza della diagnosi e soprattutto la valutazione della gravità del quadro patologico, si ottiene con un esame chiamato Polisonnografia. Questa consiste nella registrazione continua durante tutta la notte, di tutti i parametri cardiaci, respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e della attività cerebrale. Il sovrappeso e l’obesità costituiscono il principale fattore di rischio per l’OSAS. La deposizione di tessuto adiposo con infarcimento sottomucoso a livello della gola (si pensi a quei grossi colli nelle persone sovrappeso !) determina un notevole restringimento al passaggio di aria durante l’inspirazione. A questo si aggiunge la posizione supina e il rilasciamento muscolare che fisiologicamente interviene durante il sonno che insieme aumentano lo schiacciamento delle prime vie aeree. Oltre all’obesità vi sono altri fattori comportamentali che possono favorire lo sviluppo o l’aggravamento delle apnee notturne: • Cena abbondante • Coricarsi a distanza ravvicinata dal pasto • Bevande alcoliche soprattutto serali • Farmaci sedativi (Benzodiazepine) • Fumo di sigaretta Una storia di russamento cronico presente da anni generalmente è il motivo che spinge il paziente dal medico. La sintomatologia notturna deve essere inda-


gata coinvolgendo anche il partner, che è in grado di fornire informazioni sulla presenza di russamento cronico disturbante e pause respiratorie durante il sonno. Le conseguenze della sindrome delle apnee ostruttive vanno dai disturbi dell’umore al pericolo di vita. Le conseguenze sono dovute al fatto che durante le apnee non vi è l’ossigenazione del sangue creando uno stato di “stress” ripetuto per gli organi più sensibili cioè cuore e cervello. E’ infatti comune che la sindrome delle apnee durante il sonno si accompagni ad alterazioni della pressione sanguigna (ipertensione) e del battito cardiaco (aritmie). Inoltre i pazienti hanno un rischio maggiore, rispetto alla popolazione normale, di avere importanti conseguenze come infarto cardiaco o ictus cerebrale. A causa dell’eccessiva sonnolenza diurna, che può arrivare a compromettere le normali occupazioni di vita sociale e lavorativa, i pazienti hanno un elevatissimo rischio di incorrere in incidenti automobilistici o sul lavoro.

I sintomi dell’ OSAS 1. Russamento abituale (tutte le notti) e persistente da almeno 6 mesi 2. Pause respiratorie nel sonno (riferite da partner) 3. Risvegli con sensazione di soffocamento 4. Sonnolenza diurna

Un cenno a parte meritano le importanti conseguenze che possono colpire i bambini come: ipertensione polmonare, cuore polmonare cronico, scarso sviluppo staturo-ponderale, problemi comportamentali, ridotto rendimento scolastico, sonnolenza o irritabilità diurna ed enuresi. Dato l’importante impatto sociale si comprende come un russamento debba essere valutato nella giusta maniera per individuare tutti quei casi che inevitabilmente possono andare incontro a gravi complicanze e capire quindi se si tratti solo di un “fastidioso disturbo” per il partner o se invece sia già un sintomo di OSAS.

Come si riconosce? I sintomi clinici che aiutano nella diagnosi sono: • estrema affaticabilità e perdita di ogni energia, • depressione o irritabilità, • difficoltà nella concentrazione, • mal di testa mattutino, • spesso è presente il riferimento a precedenti inci denti automobilistici. • sonnolenza con difficoltà a rimanere svegli durante la lettura del giornale o la visione di un film.

LE TERAPIE Terapia con ventilazione notturna (CPAP) un piccolo ventilatore connesso ad una maschera, crea una pressione positiva nelle vie aeree del paziente, impedendo in tal modo il collasso delle strutture molli e quindi l’ostruzione che è alla base del russamento e dell’OSAS. Terapia comportamentale mette in atto tutti quei comportamenti volti ad eliminare le errate abitudini illustrate nella precedente tabella. Apparecchi ortodontici riposizionano la mandibola e spostano in avanti la lingua, si sono dimostrati utili, in casi selezionati, in alcuni pazienti con forme di sindrome delle apnee del sonno di gravità lieve o moderata. Terapia chirurgica permette di risolvere sia il russamento che gli eventi apnoici andando ad intervenire su quelle strutture anatomiche responsabili dell’ostruzione.

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LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA: la strategia per non cedere al nemico

Prof. Edmondo Terzoli Oncologo

L’ONCOLOGO

In Europa ogni anno circa due milioni di persone muoiono di cancro e si registrano più di tre milioni di nuovi casi. Circa sei milioni di persone convivono poi con la malattia. Nel Lazio i tumori costituiscono la seconda causa di morte: vengono infatti diagnosticati 25.000 nuovi casi l’anno di neoplasia maligna con circa 15.000 decessi. E’ chiaro, dunque, che la sfida contro il “male del secolo” è lungi dall’essere vinta.

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isogna inoltre considerare B che le persone che convivono con una diagnosi di tumore maligno sono 170.000 e che per circa 80.000 di loro è stato necessario almeno un ricovero ospedaliero. Se aggiungiamo i ricoveri in day-hospital e le prestazioni ambulatoriali, diviene chiaro come le dimensioni sanitarie ed economiche del problema cancro identificano questa patologia come una vera e propria emergenza sociale che richiede soluzioni non solo mediche ma anche “politiche”. I dati di incidenza e mortalità ci dicono che c’è ancora molto da fare e che, nonostante gli innegabili progressi terapeutici, i risultati ottenuti non sono pari alle aspettative. Chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunoterapia ed altre opzioni terapeutiche hanno cambiato in parte la storia naturale della malattia; tuttavia non sono state in grado di ridimensionare in modo decisivo il problema. Valutato che ancor oggi il lapalissiano non ammalarsi o sorprendere la malattia in una fase estremamente precoce è lo strumento per ridurre l’impatto delle neoplasie sulla salute dei cittadini ed anche sulle risorse economiche, è necessario dare alla prevenzione lo

spazio necessario per lottare contro il cancro. A tal fine sono indispensabili: • campagne di informazione per contrastare gli stili di vita che favoriscono l’insorgere delle neoplasie. Particolare attenzione deve essere posta ai fruitori del messaggio: non è pensabile rivolgersi esclusivamente agli adulti perché coinvolgere i giovani significa far crescere una popolazione educata alla sfida e tramite loro veicolare le informazioni alla popolazione adulta; • diagnosi “pre-clinica od anticipata”, è il secondo strumento per porre argine alla malattia. In termini pratici, si tratta di operare attraverso azioni di prevenzione primaria, ovvero divulgare la consapevolezza che stili di vita corretti consentono di evitare alcune patologie neoplastiche ed azioni di prevenzione secondaria, ovvero attuare campagne di diagnosi precoce per “sorprendere“ la malattia in una fase ancora guaribile. LA PREVENZIONE PRIMARIA Per quanto riguarda lo stile di vita, l’uso del tabacco è responsabile nei paesi sviluppati del 16% dei casi di tumore e del 30% dei decessi. Le neoplasie dovute al tabagismo sono più numerose

di quello che comunemente si pensa, sono infatti legati a questa abitudine i tumori di cavità orale, esofago, laringe, polmone, pancreas e vescica. Anche i tumori di stomaco, rene, fegato, cavità nasale e cervice uterina sono, anche se in maniera meno forte, legati all’uso del tabacco. Il cosiddetto fumo passivo, costituisce comunque un rischio anche se minore dell’esposizione diretta. Smettere di fumare è importante ma è ancora più importante non iniziare, infatti, una volta smesso, il rischio di tumore diminuisce lentamente e non velocemente come per le malattie cardio-vascolari. Altro aspetto da considerare seriamente è l’alimentazione. Il rischio non è tanto dovuto ad un singolo alimento quanto alle abitudini occidentali eccessivamente energetiche, spesso troppo abbondanti e povere di frutta e verdura: la dieta è la seconda causa di rischio dopo il tabacco. Sovrappeso e obesità giocano un ruolo importante tra le cause delle neoplasie di seno, colon-retto ed utero. A tal proposito l’American Cancer Society suggerisce di: - seguire una dieta varia, ricca di frutta e verdura (almeno 5 porzioni di frutta o verdura


al giorno) - mantenere un peso forma per tutta la vita - adottare uno stile di vita fisicamente attivo (attività moderata per 30 minuti o più, cinque giorni la settimana per gli adulti e 60 minuti o più per bambini e adolescenti). In relazione a quest’ultimo aspetto, l’attività fisica ha dimostrato la diminuzione della possibilità di contrarre cancro della mammella e del colon. Viceversa, l’alcool assunto in eccesso promuove l’insorgere del cancro di cavità orale, faringe, laringe ed esofago. Anche il tumore del fegato, della mammella, del colon possono essere favoriti dall’assunzione smodata di alcool. Un altro tema è quello delle “esposizioni occupazionali”. Ovvero, l’esposizione eccessiva al nichel, ai fungicidi e pesticidi contenenti arsenico, all’asbesto è rispettivamente causa di tumori polmonari, dei seni nasali e di mesoteliomi (tumori di pleura, peritoneo, pericardio). Contatti prolungati con benzidina e beta-naftilammina (industria della gomma) favoriscono le neoplasie della vescica. Il benzene sembra avere un ruolo nell’insorgenza di leucemie e linfomi. I raggi ultravioletti sono causa dei tumori cutanei. Alcune infezioni giocano un ruolo importante nell’origine di varie neoplasie. Virus dell’epatite B nel cancro del fegato, virus del papilloma nel cancro della cervice, helicobacter pilori nel cancro dello stomaco, HIV nei linfomi non Hodgkin e nel sarcoma di Kaposi, virus EpstainBarr nel linfoma di Burkitt. Quanto esposto deve impegnare la classe medica e quella politica ad una attenta opera di prevenzione: la società civile deve essere

correttamente informata che alcune “attenzioni” possono salvaguardarci o quanto meno ridurre il rischio di contrarre tumori. La fiducia nelle terapie, sicuramente ben riposta, non deve far abbassare la guardia, al contrario deve convincere i non malati a prevenire la malattia nella consapevolezza che evitarla è la migliore “strategia terapeutica”. LA PREVENZIONE SECONDARIA La diagnosi pre-clinicacioè posta in essere prima che la sintomatologia sveli la presenza di una neoplasia - rappresenta l’arma spesso decisiva per la possibilità di guarigione, una volta che non sia stato possibile prevenire il male. Oggi è verosimile sostenere che campagne di diagnosi “anticipata” possano aver successo nei tumori della mammella, del colonretto e della cervice uterina. In un futuro prossimo è ipotizzabile che altre neoplasie possono essere oggetto di simili strategie. CANCRO DELLA MAMMELLA E’ dimostrato che lo screening delle donne di età tra i 50 e i 60 anni con mammografia ogni due anni ha ridotto la mortalità dovuta a questa neoplasia. Esistono prove limitate di efficacia per lo screening mammografico per le donne di età compresa tra i 40 ed i 49 anni, senza rischio familiare. Alcuni dati sembrano dimostrare il successo di tale comportamento anche per donne con età compresa tra i 60 ed i 74 anni. CANCRO DEL COLON-RETTO Esistono dati sufficienti per raccomandare la realizzazione di screening di massa per soggetti asintomatici con il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, da

effettuare ogni due anni per la popolazione di età superiore ai 50 anni. E’ inoltre accertato che la sigmoidoscopia (un esame endoscopico che permette il controllo, attraverso un endoscopio per via rettale, della superficie interna del tratto terminale del grosso intestino) è strumento sicuro ed accettabile al fine della prevenzione.

Costi ed eventi avversi della metodica non sembrano impedirne l’uso. La prevenzione, primaria e secondaria, considerato quanto detto, sarà in grado di garantire a tutti noi la possibilità di allontanare il rischio di ammalarsi o di guarire più facilmente. Inoltre genererà un risparmio nella spesa sanitaria evitando di creare o quanto meno riducendo una popolazione di malati che incide in modo negativo sulle già esigue risorse finanziarie dedicate alla sanità. Bisogna tornare ad occuparsi dei cittadini sani oltre che dei cittadini malati, evitando che i primi si trasformino nei secondi. La possibilità di ridimensionare in modo significativo l’incidenza della malattia e la mortalità ad essa legata è funzione diretta di una prevenzione corretta. Pur riconoscendo alle varie terapie oggi disponibili grande importanza nella lotta alla “malattia del secolo” è tuttavia accertato che l’attività di prevenzione è ancora la prima e fondamentale cura.

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TRIS D’ASSI

Bonasorte - Lucherini - Rossodivita

I tre Consiglieri Regionali eretini a confronto Fabrizio Sciarretta

L’INTERVISTA

Le elezioni regionali dello scorso aprile hanno determinato un risultato eccezionale dal punto di vista del territorio eretino, ovvero l’elezione di ben tre consiglieri regionali di Monterotondo. Viene spontaneo chiedersi cosa ciò significherà per un’area in forte crescita urbana, sociale ed economica e che, proprio per questa dinamica, si trova a dover affrontare problematiche importanti ed allo stesso tempo a dover essere capace di cogliere opportunità altrettanto importanti. Per poter iniziare a capire tutto questo, Salute Più ha condotto tre interviste parallele, sottoponendo a Roberto Buonasorte, a Carlo Lucherini ed a Giuseppe Rossodivita (in rigoroso ordine alfabetico) le medesime cinque domande e pubblicando una accanto all’altra le loro risposte.

R

oberto Buonasorte, nel 1990 viene eletto per la prima volta consigliere comunale a Monterotondo. E’ rieletto nel 1995, nel 1999 quando è il candidato sindaco del centrodestra e nel 2004 risultando il consigliere comunale più votato nella Casa delle Libertà. Nel 2003, il Presidente della Regione Storace lo nomina Presidente dell’I.R.Vi.T. (Istituto Regionale per le Ville Tuscolane) che si occupa della valorizzazione del patrimonio rinascimentale. Il 26 luglio 2007, è tra i 35 fondatori del movimento politico “La Destra”. Oggi è commissario della Federazione di Roma e Provincia de La Destra e Consigliere Regionale.

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C

arlo Lucherini, laureato in sociologia, a 22 anni ricopre l’incarico di assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali del Comune di Monterotondo. Tre anni più tardi è eletto sindaco, mantenendo per vent’anni la carica di primo cittadino. Dopo essere stato eletto per due volte consigliere provinciale, nel 2000 entra in Consiglio Regionale. Nel 2008 è eletto prima coordinatore e poi segretario del Partito Democratico nella Provincia di Roma. Nella scorsa legislatura ha ricoperto l’incarico di Vicepresidente del Consiglio Regionale. Nelle ultime elezioni è stato rieletto alla carica di Consigliere Regionale.

G

iuseppe Rossodivita, 40 anni, avvocato penalista, dal 1997 è militante radicale. Avvocato di Marco Pannella, di Emma Bonino e del Partito Radicale. E’ stato, tra l’altro, difensore del dr. Mario Riccio, assolto con formula piena dal reato di omicidio del consenziente per aver staccato su richiesta di Pergiorgio Welby il respiratore artificiale che lo teneva in vita. Dal 2001 è componente della Direzione Nazionale di Radicali Italiani, responsabile del settore giustizia ed è Segretario del Comitato Radicale per la Giustizia Piero Calamandrei. Eletto Consigliere Regionale è Presidente del Gruppo Radicale alla Pisana.


lo autostradale rappresenterà la leva che ci consentirà di sfruttare a pieno le potenzialità della nostra città. Le grandi iniziative dovranno articolarsi attorno alla riconversione del deposito dell’Aeronautica in campus universitario, al nuovo ospedale, allo sviluppo delle aree produttive e commerciali valorizzate proprio dallo svincolo. Lucherini. Abbiamo inserito l’ospedale di Monterotondo nel piano sanitario, con una battaglia politica che è stata durissima. Abbiamo lavorato per la viabilità, inserendo importanti finanziamenti per strade come la variante alla Salaria che si sta completando, l’allargamento della Salaria fino a Settebagni, la nuova arteria Nomentana-via delle Fornaci. E poi la piscina comunale che è stata ricostruita grazia al finanziamento regionale, il casello autostradale, il finanziamento di 1 milione di euro per l’adeguamento del Santo Gonfalone. C’è da augurarsi che si prosegua su questa strada. Rossodivita. La Giunta precedente ha stanziato 14 milioni di euro per l’adeguamento del tratto della Salaria tra Settebagni e Monterotondo, ma proprio di questi giorni è la notizia che il CIPE (Governo) ha fatto rimanere nel cassetto il progetto del raddoppio della Salaria, che dunque non partirà. Un primo, bruttissimo segno di disinteresse per il nostro territorio, con la intera maggioranza e la Giunta Polverini che non ha alzato un dito. La situazione della mobilità verso Roma è oramai intollerabile e grazie alla Polverini tale rimarrà. Nel solo 2009, il Sistema Sanitario Regionale ha prodotto un disavanzo di oltre 1.5 miliardi di euro. Quali misure occorre adottare per risanare il sistema? Le 600 strutture ambulatoriali “private accreditate” che operano nella Regione offrendo un capillare servizio sul ter-

ritorio, troveranno finalmente pari dignità rispetto alle strutture pubbliche e saranno inserite nei meccanismi di programmazione dell’assistenza sanitaria regionale e nel CUP? Buonasorte. Francamente, non mi appassiona la distinzione tutta ideologica tra pubblico e privato. L’importante è che il cittadino venga curato bene. Quindi, per me, gli operatori sono tutti uguali: devono offrire un servizio di qualità ed economicamente sostenibile per la Regione e spesso i dati dicono che il privato costa meno del pubblico. In accordo con la Polverini, dico che la soluzione non è tagliare i posti letto ma abbattere gli sprechi. Dunque, parità tra pubblico e privati ma sottoscrivendo con questi ultimi quello che definirei un “protocollo d’intesa etico” dove il rapporto con il cittadino, l’umanità, la trasparenza, vengano prima del profitto. Nel protocollo inserirei un elemento di novità: che il privato investa parte dei suoi profitti in un fondo per la ricerca che concorra a finanziare, appunto, la ricerca in medicina nella Regione Lazio. Lucherini. Con la giunta Marrazzo abbiamo coperto interamente il debito accumulato dalla giunta Storace di 9 miliardi e 600 milioni con un mutuo che dovremo pagare per i prossimi 30 anni. Abbiamo ridotto il disavanzo da due miliardi l’anno a 1 miliardo e 300mila. Nei prossimi giorni la Polverini dovrà prendere delel decisioni ancha a causa del blocco dei 400 milioni di euro dei fondi Fas. La Regione è commissariata e accreditamenti saranno impossibili in queste condizioni. Penso che comunque privato e pubblico debbano, in un regime di eccellenza concorrere sullo stesso piano per fornire servizi adeguati alla cittadinanza. Rossodivita. La Giunta precedente ha costantemente ridotto il disavanzo. Grazie a Storace

L’INTERVISTA

La presenza di tre eretini nel Consiglio Regionale è un evento senza precedenti. Cosa cambierà per Monterotondo? Buonasorte. Ovviamente si tratta di un evento eccezionale, tanto da non essersi mai prima d’ora verificato in nessun comune del Lazio. Inoltre, la novità sta anche nel fatto che mentre fino ad oggi Monterotondo è sempre stata rappresentata in regione dalla sinistra, questa volta c’è anche un consigliere di destra che per di più fa parte della maggioranza. Gli eretini, e più in generale gli elettori del “nord est”, hanno compreso come sia importante farsi rappresentare da persone del territorio e che, per il nostro territorio, questo significa la possibilità di ricevere dalla regione più risorse per lo sviluppo. Lucherini. E’ certamente un fatto positivo per la città. Al di là delle diverse posizioni politiche è importante che si marci insieme nelle occasioni importanti come il bilancio o il piano sanitario. L’obiettivo comune deve essere quello di rappresentare al meglio il territorio. Rossodivita. Occorrerà vedere quanta convergenza ci sarà. Se ognuno tirerà solo ‘la propria carretta’ al massimo si potrà realizzare una somma; l’opportunità è di realizzare una moltiplicazione. Cosa ha fatto negli ultimi 5 anni la Giunta Marrazzo per il territorio di Monterotondo? Cosa dovrebbe fare la Giunta Polverini e cosa, secondo Lei, riuscirà effettivamente a fare? Buonasorte. Come dicono i bilanci regionali, ha destinato più risorse a Monterotondo Storace che Marrazzo. Penso ai fondi per lo svincolo autostradale, al Teatro Ramarini, alla TAC per l’ospedale. Quindi, il mio giudizio sulla Giunta Marrazzo è negativo. Con la presidente Polverini e tre consiglieri eretini potremo fare molto e lo svinco-

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L’INTERVISTA

paghiamo, con soldi delle maggiori tasse che pagano i laziali, un mutuo di 340 milioni di euro all’anno per 30 anni, servito per ripianare il debito. Cosa occorrerebbe fare? Superare il Commissariamento; rinegoziare la sottostimata partecipazione del Lazio al Fondo Sanitario Nazionale; riequilibrare la spesa sanitaria che è accentrata sulle costose prestazioni ospedaliere a favore dei presidi territoriali per le prestazioni più semplici e con carattere continuativo, consentendo agli ospedali di alta specialità di ottimizzare l’uso delle risorse per rispondere alle domande più complesse; monitorare l’appropriatezza delle prestazioni erogate. Nel rapporto con la sanità privata, occorrerebbe distinguere gli operatori per complessità, ponendo attenzione alla congruità delle prestazioni ed individuando i criteri per consentire agli operatori privati e pubblici di operare in condizioni reali di pari opportunità. Per il nuovo ospedale di Monterotondo, dobbiamo aspettarci solo altri impegni o diventerà realtà? Quale configurazione operativa potrebbe avere, considerando la vicinanza del Sant’Andrea e la necessità di ottimizzare la spesa sanitaria? Buonasorte. Io mi sono battuto perché il nuovo ospedale si facesse a Monterotondo e non sulla Nomentana e questo non per campanilismo ma per evidenti motivi logistici. Adesso, per passare dalle intenzioni ai fatti, bisognerà verificare se la Giunta Marrazzo ha veramente lasciato la copertura finanziaria per l’operazione, come ha dichiarato. Per quanto riguarda la configurazione operativa dell’ospedale, credo che questa decisione non spetti alla politica ma ai tecnici. Le possibili soluzioni andranno verificate all’interno del Piano Sanitario Regionale nonché, certamente, rispetto ai servizi già resi dal vi-

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cino S. Andrea. Queste, però, sono scelte tecniche. Lucherini. L’ospedale che sorgerà allo Scalo sarà l’ospedale della Sabina romana e della Valle del Tevere. Per realizzarlo l’ospedale di Palombara è stato trasformato in Casa della salute. Quelli di Civita Castellana e Magliano sabino in presidi di prossimità. Si sono così recuperati i posti letto necessari L’ospedale avrà 250 posti letto con un bacino di utenza di 250 mila abitanti che non coincide con quello del Sant’Andrea. Rossodivita. La realizzazione dell’Ospedale della Valle del Tevere è un punto inserito nel Piano Sanitario Regionale firmato anche dal Commissario di nomina Governativa. Si tratta di passare ai fatti, cosa che spetterà alla Giunta della Polverini. Dall’opposizione posso stimolare e tentare di evitare ‘ripensamenti’ o colpi di mano che finirebbero per danneggiare i cittadini di un’area vasta che comprende ma non si esaurisce con Monterotondo. Penso ad un Ospedale ad elevatissima specializzazione, sia in termini di personale che di strutture tecnologiche. Occorre vigilare però, affinché non diventi l’ennesimo baraccone clientelare della politica locale da utilizzare come serbatoio di voti e di preferenze. Pensa che la Regione possa contribuire definitivamente al recupero del Teatro Ramarini e, se si, come dovrebbero essere impiegati gli eventuali fondi regionali? Quale sarà l’utilizzo della struttura una volta completata? Buonasorte. Per onore di verità, va detto che il Teatro Ramarini è stato ristrutturato con i fondi della Giunta Storace. Poi, che i lavori effettuati sono inadeguati: sono stati mischiati cinque stili diversi dando luogo ad un’accozzaglia inaccettabile. Ciò detto, se servissero altri fondi, sarei disponibile a proporre in

regione un emendamento per reperirli. Vorrei mettere però un punto fermo: il teatro non può essere gestito dai soliti noti e dalle solite associazioni amiche. La politica deve restare fuori da queste scelte: il Comune dovrà nominare un Direttore Artistico di fama che riporti il Teatro Ramarini agli antichi splendori. Lucherini. Il teatro Ramarini è già quasi completato. E’ stato acquistato dal Comune grazie ad un finanziamento regionale di due miliardi di lire in seguito ad un mio emendamento al bilancio. Sono convinto che la struttura comunale dovrà essere gestita in modo da favorire la produzione teatrale nel circuito nazionale così come incentivare la produzione di spettacoli delle compagnie locali. Rossodivita. La Provincia di Roma ha stanziato un milione di Euro per la ristrutturazione ed il recupero del Teatro Ramarini che deve al più presto tornare ad essere un centro di aggregazione culturale per la città. Chiederò al Comune di Monterotondo un dossier sulla situazione relativa ai tempi, ai costi del recupero ed alle idee relative all’utilizzo del Ramarini. La presenza di un Teatro per una città è importantissima, penso soprattutto ai giovani ed agli scarsi stimoli culturali che ricevono dai media tradizionali; immagino un luogo al servizio dei cittadini in ogni occasione utile e per qualsiasi tipo di evento che possa partecipare alla crescita culturale della comunità. Il Governo Berlusconi ha operato pesanti tagli nel settore, mostrando di avere scarsa considerazione per la cultura e per il teatro. Il programma della Polverini nel Lazio è conseguente a quello di Berlusconi, ma sarebbe bello avere una Stabile Compagnia Teatrale di Monterotondo e la Regione sul punto potrebbe stanziare i fondi necessari.


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Fara Music Festival e Fara Mus

IN SABINA

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Il Fara Music Festival – che dal 19 al 25 Luglio celebrerà la sua quarta edizione, - è divenuto in soli tre anni una realtà nazionale tra i festival di musica Jazz. Più di 30 concerti con i più grandi jazzisti a livello internazionale, 300.000 visite sul sito ufficiale - www.faramusic.it- più di 5.000 musicisti iscritti al blog della manifestazione - www.myspace.com/faramusic - 25.000 spettatori nel corso delle tre edizioni, un doppio CD live contenente i migliori brani del 2008 in vendita per RAITrade in tutti i negozi di dischi in Italia, il Premio Fara Music Jazz Live, concorso aperto ai giovanissimi talenti europei del jazz, alla sua prima edizione nel 2009. Il Festival nelle prime tre edizioni , oltre ad ospitare alcuni tra i più grandi jazzisti a livello internazionale come Tuck & Patti, Enrico Rava, Danilo Rea, George Garzone, Rosario Giuliani, Maria Pia De Vito, Roberto Gatto, Gegè Telesforo, Ivan Segreto, Fabrizio Bosso, Maurizio Giammarco, Bob Gullotti, Michael Rosen, ha accolto oltre 300 studenti di musica provenienti da tutta Italia, che hanno avuto la possibilità di studiare con artisti del calibro di Maria Pia de Vito, Fabio Zeppetella, Umberto Fiorentino, Dario Deidda, Ares Tavolazzi, Fabrizio Sferra, Ellade Bandini, John Arnold, Ramberto Ciammarughi, Greg Burk, Susanna Stivali, Andrea Rodini, Elsa Baldini, Raffaella Misiti.

Il Festival inizierà con un’anteprima domenica 18 luglio presso la Centrale Enel di Farfa: un’occasione per unire alla cultura degustazioni di prodotti enogastronomici tra i più premiati in Italia Il Fara Jazz Festival è diventato in tre anni un palcoscenico musicale di primo livello. Si tratta della forza di una buona idea, dell’impegno degli organizzatori o ci sono altre considerazioni? Certamente l’impegno degli organizzatori è notevole e l’idea originaria, evidentemente, aveva una sua forza. Il festival però, mi porta a fare anche una considerazione più ampia, siamo cioè davanti ad una situazione in cui il jazz si distacca dall’ascolto di nicchia ed approda ad un pubblico più composito. Eventi come il Fara Music Festival hanno tra l’altro proprio questo ruolo: in una fase storica in cui una delle problematiche più evidenti è l’appiattimento culturale, sono necessari a dare una risposta positiva ed incoraggiare coloro che hanno la curiosità per approfondire nuovi argomenti, per lasciarsi coinvolgere in nuove esperienze.

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Enrico Moccia con Enrico Rava - Foto di Fabrizio Farese

Viene naturale a questo punto chiederti quale tipo di pubblico frequenta il festival ? Un pubblico decisamente eterogeneo; dall’amante del jazz al musicista, dallo studente al professionista. Anche se non posso fare una catalogazione precisa, quello che posso dire è che il pubblico proviene sia dalla provincia di Rieti che da Roma e Viterbo. Ho conosciuto persone che per alcuni concerti (tutti sempre gratuiti) sono arrivati da Perugia, Terni, L’Aquila, Teramo, Pescara. Va anche detto che non tutti vengono con l’obiettivo principale di assistere ai concerti: c’è anche chi vuole solo partecipare alla kermesse delle strade del borgo, godersi il fresco dei sui 480 metri di altezza. Ma va benissimo così, perché piano piano si crea cultura intorno al jazz, ci si avvicina a questa musica e si apprezza questo gioiello rappresentato da Fara Sabina.


sic Summer School

Sulla passione per Fara non posso che venirti appresso ! Ma come va l’alchimia tra borgo e festival ? Io a Fara ci sono nato e ci vivo, quindi magari non sono obiettivo, ma fammi dire che Fara Sabina è un borgo storico meraviglioso ed è l’ambientazione adatta per un festival come il Fara Music. I concerti in piazza, le mostre fotografiche sul jazz lungo la via, le degustazioni all’interno dei vicoli, le installazioni d’arte moderna, gli artigiani all’interno delle cantine, la didattica all’interno dei palazzi storici, le scenografie virtuali sulle facciate dei palazzetti, le jam session sulla passeggiata, sono tutti ingredienti importantissimi per il successo dell’iniziativa. I concerti e la didattica insieme mi sembrano un mix vincente … In effetti i seminari al Fara Music sono davvero la nostra

forza. I workshop estivi avvengono durante i giorni del festival e quello invernale all’interno del Convento delle Clarisse. Ogni anno raggiungiamo il massimo delle iscrizioni e siamo costretti a chiuderle perché non ci sono abbastanza alloggi. Circa 300 studenti provenienti da tutta Italia hanno fin qui frequentato i nostri corsi, ottenendo un attestato importantissimo per il proseguimento della loro carriera. I costi dei seminari sono poi tra i più bassi in Italia, con i più quotati insegnanti a livello nazionale, così come sono estremamente bassi i costi degli alloggi all’interno del Convento delle Clarisse. Infine, ancora una volta, c’è il borgo: i concerti così come la didattica all’interno dei palazzi storici hanno un sapore diverso. Si respira cultura, essendo poi tutto a misura d’uomo, gli studenti sono a contatto 24 ore al giorno con insegnanti e concertisti, e tutto questo crea un’atmosfera magica

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Associazione Fara Music Via del Popolo 15, 02032 Fara in Sabina (RI) C.F. 90050600577 – P.I. 01013970577 Web: www.faramusic.it Blog: www.myspace.com/faramusic Mail: info@faramusic.it Cell. 328/7664585

Tuck & Patti - Foto di Fabrizio Farese

Fammi esplorare un altro aspetto. Cosa significa il festival in termini di indotto per il territorio? Il festival, chiaramente, non solo porta avanti un discorso culturale ma in questi anni è stato in grado di creare per Fara e la Sabina un importante flusso turistico. L’anno scorso, nel corso della settimana, abbiamo registrato circa diecimila presenze. Tra musicisti e studenti riempiamo tutte le strutture ricettive della zona: il Convento, gli agriturismi, le case affittate dai privati. Ti dirò di più: io sono convinto, e Fara Music lo dimostra, che eventi culturali ben organizzati sarebbero in grado di rivitalizzare non solo dal punto di vista culturale ma anche da quello economico un centro storico che d’inverno conta circa 250 abitanti. Credo quindi che il Fara Music Festival sia un buon esempio per molti.

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IN SABINA

norevole Felici, iniziamo dai principi generali, quale ruolo è affidato alle provincie nell’ambito del ciclo di gestione dei rifiuti? In primo luogo, va detto che la gestione operativa della raccolta e smaltimento dei rifiuti è compito dei comuni i quali percepiscono dai cittadini una apposita tassa proprio per finanziare questa attività. Viceversa, però, tutti i livelli dell’amministrazione dello Stato hanno responsabilità proprie nel predisporre risorse ed azioni di supporto ai comuni. Il sistema si fonda sulla legge 152 del 2006 che prevede che ciascun “ambito territoriale ottimale”, nel nostro caso il territorio della provincia, debba essere autosufficiente nello smaltimento dei rifiuti da esso stesso prodotti. Il Governo, con la Legge Finanziaria del 2007, ha anche posto specifici obiettivi per proteggere l’ambiente e ridurre i costi di gestione dei rifiuti. Infatti, ha indicato un obiettivo di raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari al 60% per il 2011. La Regione Lazio, a sua volta, ha predisposto un suo piano di gestione dei rifiuti dal quale discendono i piani provinciali che garantiscono il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, fissano i parametri economici e definiscono il sistema di impianti di trattamento e smaltimento necessari.

Dopo l’approvazione nel 2008 del Piano Provinciale per i Rifiuti, nel reatino il tema della raccolta differenziata, uno degli snodi vitali quando si parli di tutela dell’ambiente in un territorio fortemente urbanizzato e popolato, sta passando dalla fase progettuale a quella delle realizzazioni pratiche. Poiché salute, ambiente, qualità della vita sono argomenti fortemente correlati, ci è sembrato importante fare il punto della situazione e capire come si stiano muovendo le amministrazioni locali e quale sia l’orizzonte temporale di riferimento. Tratteremo il tema sia in questo numero della rivista che nel prossimo attraverso alcune interviste: iniziamo con Giancarlo Felici - da circa un anno Assessore alla Provincia di Rieti per le Attività Produttive e Sviluppo Locale, Formazione Professionale, Energia, Trasporti e Rifiuti – e prima di allora per un decennio sindaco di Montopoli e con Fabio Refrigeri, sindaco di Poggio Mirteto e Presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina.

Giancarlo Felici Assessore alla Provincia di Rieti E la Provincia di Rieti a che punto sta di questo percorso? Affronterei l’argomento da due punti di vista: da un lato, l’attuale stato delle cose e, dall’altro, le azioni che stiamo mettendo in campo. Infatti, in questo momento, la nostra provincia è lontana dall’autosufficienza: i rifiuti del reatino vengono trasportati a Viterbo per essere smaltiti e

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IN SABINA

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la raccolta differenziata è ancora indietro. Tutto questo ha anche delle conseguenze economiche: grossomodo, il sistema oggi in essere costa 120 euro per cittadino all’anno, ovvero circa 20 milioni di euro. Se questo è lo stato delle cose, però, è anche vero che stiamo rapidamente mettendo in campo le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi nazionali. Nel 2008 abbiamo varato il Piano Provinciale dei Rifiuti, nel 2009 abbiamo supportato i comuni mettendo a loro disposizione, a spese della provincia, 12 mezzi e 75 operatori dedicati alla differenziata. Il 2010 è dedicato alla costituzione di una società mista pubblico-privato per la gestione, a livello provinciale, dell’intero ciclo. In pratica, la Provincia ed i comuni reatini, deterranno il 60% del capitale di un’azienda che sarà responsabile della raccolta, trasporto e gestione degli impianti di trasformazione dei rifiuti. Entro l’anno, vogliamo aver individuato il socio privato ed avviato l’attività. Si tratterà di un cambiamento radicale rispetto alla situazione attuale, dove ben 12 aziende effettuano questo servizio nel territorio della provincia. Lei diceva che il Piano Provinciale definisce nel suo complesso anche il sistema impiantistico. In sintesi, come si articolerà? Il nostro obiettivo è quello di ottimizzare il ciclo di gestione. Quindi, innanzitutto, stiamo dotando il territorio della provincia di sei “isole ecologiche” per consentire ai

comuni di conferire lì la loro differenziata. Di queste 6 isole, due sono già realizzate e quattro sono in progettazione. Poi, realizzeremo tre impianti di trattamento: uno per la lavorazione della raccolta differenziata e l’invio dei materiali ai consorzi di recupero, un secondo per il trattamento del cosiddetto “umido” al fine del compostaggio ed il terzo per la gestione di quel che rimarrà di raccolta indifferenziata onde recuperare quanto possibile ed inviare il resto in discarica. Infine, come dicevo prima, avremo a breve una azienda dedicata ad occuparsi di quanto sopra. Ci sarà un ritorno per i cittadini? Credo proprio di si. Innanzitutto, non dimentichiamo il fatto che gestire correttamente i rifiuti significa salvaguardare l’ambiente per noi e per i nostri figli, e mi sembra un fatto imprescindibile. Poi, e non guasta, la raccolta differenziata, l’autosufficienza del nostro territorio e l’impiego di un’unica azienda che potrà avvantaggiarsi di economie di scala, porteranno ad un contenimento dei costi nella gestione dei rifiuti che significherà una riduzione delle imposte connesse.


Fabio Refrigeri Sindaco di Poggio Mirteto

IN SABINA

L’Unione dei Comuni della Bassa Sabina comprende Cantalupo, Forano, Montopoli, Poggio Mirteto e Tarano raggruppando circa 17.000 cittadini con l’obiettivo di promuovere l’integrazione dei territori. In quest’ambito è stata sviluppata un’iniziativa di raccolta differenziata su cui abbiamo fatto il punto con Fabio Refrigeri, Sindaco di Poggio Mirteto e Presidente dell’Unione. Presidente Refrigeri, quali sono i risultati fin qui ottenuti? Ad oggi, nel territorio dell’Unione, serviamo 3.800 utenze attraverso un servizio di raccolta porta a porta. Ogni settimana ritiriamo carta e plastica mentre per il vetro impieghiamo i tradizionali punti d’accumulo. Ogni quindici giorni, poi, procediamo al ritiro dei rifiuti ingombranti. L’umido, invece, viene ancora raccolto attraverso il normale sistema dei cassonetti. Tutto questo ci ha portato al 15% di raccolta differenziata, un risultato ancora lontano dagli obiettivi provinciali e nazionali ma che ci consente di confrontarci con i problemi pratici ed individuare le necessarie soluzioni. Pertanto, come pensate di muovervi? Il futuro va esaminato da due punti di vista: le soluzioni specifiche per il nostro territorio e l’integrazione nel più ampio sistema provinciale. Per quanto riguarda le prime, il problema maggiore è la sparsità della popolazione sul territorio che renderebbe la raccolta porta a porta estesa a tutte le abitazioni economicamente insostenibile. L’idea è quella di organizzare punti di accumulo a livello di strada in modo da agevolare le operazioni. Per realtà ancora piuttosto rurali quali siamo, un altro problema è la gestione di sfalci, potature di giardini e via dicendo.

In questo caso, abbiamo acquistato 800 compostiere che verranno distribuite alla popolazione e permetteranno a ciascuno di gestire in autonomia questi residui producendo anche concime naturale da riutilizzare nel proprio giardino. Per quanto riguarda, invece, l’integrazione nel sistema provinciale, ci posizioneremo in esso non appena dalla Provincia ci verrà il via libera e saranno disponibili gli impianti di trattamento di quanto raccolto attraverso la differenziata. A quel punto, potremo fare il salto di qualità estendendo la differenziata a tappeto su tutto il territorio dell’Unione. Immagino che, però, per una realtà delle vostre dimensioni esista un problema economico importante nel gestire la raccolta differenziata? Si, certo, perché in realtà siamo piccoli per poter gestire autonomamente un sistema di differenziata ottimizzato e dai costi contenuti. Già il fatto di operare come Unione aiuta ma un sistema di trattamento della differenziata ha bisogno, per essere economicamente sostenibile, di grandi quantità di rifiuti da trasformare. Ecco perché aspettiamo con urgenza l’avvio del sistema provinciale: pensi che sul bilancio del solo Comune di Poggio Mirteto, la gestione dei rifiuti incide per un costo di 600.000 euro l’anno. Si tratta di risorse ingenti per le quali ogni soluzione di efficientamento è benvenuta.

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OSTEOPOROSI: che c’entrano le adolescenti? a mestruazione è un fenomeno di tipo “Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, a seconda del contesto culturale in cui avviene. In molte culture la comparsa del primo flusso mestruale segna il passaggio di una ragazza verso lo stato di donna, la mestruazione e la fertilità, nonché qualcosa da festeggiare. Alcune culture indiane americane consacrano i primi cicli mestruali con sontuose celebrazioni. Per queste tribù, l’adolescente si pone in uno stato “potenziato” nel quale può influenzare il benessere del prossimo. In altre culture, invece, compresa quella USA, la mestruazione è vista come una seccatura ed una fonte di problemi fisici e psicologici. Alcune ricerche suggeriscono che le ragazze negli Stati Uniti non siano bene informate riguardo al ciclo mestruale e che le loro attese a riguardo siano affette da grossolani errori in negativo. Ad esempio, è poco noto quanto l’età di passaggio verso l’età adulta sia accompagnata da una notevole crescita scheletrica. Gli anni dell’adolescenza rappresentano un periodo critico per la formazione delle ossa. Il picco di densità minerale ossea e delle dimensioni ossee viene raggiunto quasi interamente durante l’adolescenza. Infatti, si dice che l’osteopo-

rosi sia una malattia pediatrica con conseguenze però in vecchiaia. Un indice di valutazione dello stato di salute generale, in particolare della salute ossea, è la regolarità del flusso mestruale. Semplice da analizzare (basta chiedere!) ma fondamentale nel predire lo stato di salute ossea futura. In base ai dati pubblicati in materia, più del 50% delle giovani donne senza ciclo per menopausa precoce consulta tre o più medici prima che

IL GINECOLOGO

Dott.ssa Manuela Steffè Responsabile del Centro per la procreazione medicalmente assistita di I° livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

qualcuno le prenda sul serio e prescriva i test di laboratorio utili per una diagnosi. Molte altre donne, però, tardano a consultare uno specialista perché l’assenza del ciclo non è considerato un problema significativo. La presenza di un ciclo regolare indica che le ovaie svolgono normalmente la propria funzione di produzione ormonale, in particolare di estrogeni. Questi “nutrono” e mantengono in buono stato e giovani

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IL GINECOLOGO

tutti i nostri organi (la pelle, i capelli, il cuore, ..) ma tra i principali bersagli troviamo le ossa. Ciò è valido anche nel sesso maschile. Gli uomini che presentano un difetto congenito nell’utilizzo o nella sintesi degli estrogeni sviluppano osteoporosi, nonostante la presenza di normali livelli di testosterone (il principale ormone maschile). L’estradiolo (il principale ormone femminile) è pertanto importante ai fini del raggiungimento del picco di massa ossea tanto negli uomini quanto nelle donne. Il prezzo di una diagnosi ritardata di un deficit di estrogeni consiste in una riduzione della densità minerale ossea. E’ opportuno quindi essere più vigili verso le adolescenti che riferiscono l’assenza o un ritmo anomalo del ciclo mestruale. Il fatalismo sulla regolarità del flusso durante l’adolescenza rappresenta una sfortunata concezione erronea che contribuisce al ritardo di un corretto inquadramento diagnostico. E’ dimostrato che nelle ragazze normali dopo il primo flusso mestruale, è considerato anomalo una ricorrenza del ciclo superiore ai 90 giorni. Pertanto, una volta esclusa la gravidanza, il medico deve

concentrarsi su vari aspetti della storia clinica (tab. 1). Si procede quindi alla prescrizione di semplici dosaggi ormonali per poter giungere alla diagnosi corretta. Questa dovrà essere ampiamente illustrata alla paziente ed ai suoi genitori (se minore), per poter gestire le potenziali conseguenze emotive e fisiche (tab. 2). Le principali cause dell’amenorrea secondaria (ossia assenza di ciclo dopo che lo sviluppo mestruale) sono sostanzialmente quattro: iperprolattinemia (ossia tassi elevati di un ormone detto prolattina), amenorrea ipotalamica (ossia una disfunzione nel comando dell’ipofisi), menopausa precoce e la sindrome dell’ovaio policistico. Le prime tre cause sono in genere associate ad un deficit di estradiolo, mentre la sindrome dell’ovaio policistico non lo è. Iperprolattinemia e amenorrea ipotalamica: molti casi di iperprolattinemia e di amenorrea ipotalamica rispondono ad un trattamento farmacologico adeguato, con il ritorno ad un’adeguata funzionalità ovarica e la conseguente remissione del deficit di estrogeni. Un difficile esempio di amenorrea ipotalamica

è l’anoressia, dove spesso è presente anche una seria compromissione dello stato di salute generale anche se non evidente. Menopausa precoce: nel caso della menopausa precoce non esistono attualmente terapie efficaci che possano ripristinare l’attività ovarica. Pertanto le ragazze e le giovani donne affette da questa patologia è opportuno che assumano una terapia ormonale sostitutiva fino all’età in cui interviene la menopausa naturale. Infatti, le donne la cui amenorrea sia iniziata prima dei 20 anni presentano una densità minerale ossea ridotta, di 3 volte inferiore rispetto a quelle in cui la patologia è comparsa dopo i 20 anni. Inoltre è molto frequente riscontrare un’insufficienza di vitamina D ed un inadeguato apporto di calcio. Oltre alla terapia farmacologia adeguata, il Department of Health and Human Services degli USA raccomanda un’adeguata attività fisica, che aiuti la buona salute delle ossa: minimo un’ora al giorno di attività moderata, unitamente allo svolgimento di attività di rafforzamento muscolare e corporeo almeno tre volte alla settimana.

Aspetti da valutare: -

Può essere una prima manifestazione di uno stato precario di salute generale? Si è sottoposta ad un eccessivo esercizio fisico? L’apporto calorico è inadeguato? ( es: anoressia) E’ presente un eccessivo stress emotivo? Si è sottoposta in precedenza a radioterapia o chemioterapia? Sono presenti cefalee, disturbi della vista o secrezione lattea dal seno? Vi sono segni di eccessivi ormoni maschili?

Informare la paziente ed i suoi genitori a seconda del caso

- L’adolescenza comprende un ampio spettro di livelli di maturità emotiva - La diagnosi influenza sia la ragazza che i suoi genitori - La famiglia rappresenta un’unità emotiva

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Gestire la condizione della paziente - - - -

Salute emotiva Salute genetica Salute fisica Pianificazione familiare


Il Giappone alla ricerca dei prodotti tipici della Sabina A Palombara la visita di uno dei migliori chef giapponesi organizzata dall’Associazione Socio Culturale ”La Palombella”

è uno dei migliori chef giapponesi ed anche il maggiore esperto di cucina italiana del Sol Levante dove ha scritto libri dall’inequivocabile contenuto, quali il “Grande libro della cucina italiana”. Per questa sua peculiarità è spesso ospite di trasmissioni TV dedicate all’Italia ma ha anche contatti con aziende di import di prodotti tipici italiani. Poiché tra gli obiettivi dell’associazione “La Palombella” vi è la valorizzazione dei prodotti della Sabina, è nata l’idea di invitare lo chef giapponese a Palombara per fargli conoscere di prima mano le realtà produttive della zona. La visita si è svolta il 6 giugno, quando l’ospite è stato ac-

IN SABINA

Toshiaki Yoshikawa

colto dal Presidente dell’Associazione, il Dr. Giovanni Quaglia. Yoshikawa è stato innanzitutto portato a visitare la millenaria pianta d’olivo che a Palombara viene chiamata “U livò” per poi proseguire al Castello Savelli, dove a ricevere l’ospite c’era il sindaco Paolo della Rocca e dove è avvenuta la presentazione dei prodotti. Le aziende che hanno aderito all’iniziativa sono state la “De Santis“, la “Massimo Massimi”, la “Antonella Dominici” e la “ Michele Rubino”; con la loro produzione di olio DOP e vino IGT. L’incontro si è concluso con un pranzo, organizzato dalla “Delizie della Sabina” di Michela Schiti, una azienda di catering palombarese, a base di piatti locali conditi con olio a crudo, per farne risaltare le proprietà organolettiche, accompagnati dai i vini delle aziende “ Michele Rubino” e “Massimo Massimi”. Naturalmente tra i prodotti presentati non potevano non far bella mostra di se le “cerase” offerte dal socio Valter Decadi.

Associazione Sportiva Dilettantistica Alessandro Guidoni

L

’Associazione prende il nome in onore del Generale Alessandro Guidoni, prima Medaglia d’oro al Valore Aeronautico, al quale fu poi dedicato il Comune di Guidonia Montecelio e si prefigge la diffusione dello sport del tiro a segno, nonché la promozione della cultura storica e materiale legata alle armi ed al loro utilizzo legittimo, etico e sicuro. Per tali fini, l’ASD Alessandro Guidoni organizza squadre e gruppi sportivi per la partecipazione a gare e campionati ed organizza attività sportive, ricreative

e culturali a favore dei propri soci. Tra gli sport praticati vi sono il tiro a segno con armi ad aria compressa e con armi da fuoco ed il tiro con l’arco e la balestra, L’attività didattica prevede un nutrito programma di corsi tra cui: tiro accademico tiro dinamico tiro operativo anti-aggressione e difesa femminile corretto utilizzo, in sicurezza, delle armi preparazione per il rilascio del Certificato d’idoneità al maneggio delle armi

ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA ALESSANDRO GUIDONI Via Maremmana Inferiore, 50 00012 Guidonia Roma Info-line 338/7647799 e-mail: info@asdalessandroguidoni.it web: www.asdalessandroguidoni.it

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L’universo; è formato da 5 elementi che sono presenti nella materia dell’universo, energia più materia sono una cosa sola. Acqua, fuoco, terra, aria ed etere che influenzano il tutto e creano anche le persone. Aria e etere: con l’azione e il movimento generano il calore e quindi il fuoco che a sua volta scioglie e crea l’acqua. L’acqua da vita a delle molecole che costituiscono la vita quindi la terra.

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l massaggio Ayurveda ; riequilibra il benessere psico – fisico dell’uomo. Ayurveda; il termine è dato da ayur = vita e veda = conoscenza della vita ed è una delle scienze olistiche; Olismo; filosofia orientale che vede l’uomo nel suo insieme all’interno dell’universo ed è rappresentato dal tao dove il cerchio rappresenta la terra, i pallini rappresentano l’uomo e la donna, il bianco e il nero rispettivamente sono il bene e il male. In ognuno di noi c’è un tao perchè c’è sia il bene che il male, c’è un po’ donna e un po’ uomo. Noi prendiamo e cediamo l’energia dalla natura, la gioia dal sale, la noia dalla pioggia, prendiamo l’energia dal cibo che mangiamo, il dolore e lo scompenso fisico è dato da un valore o uno stato inferiore.

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Questi elementi si combinano nel nostro corpo e sprigionano energia e quando ci sono degli scompensi c’è un calo di energia vitale. Lo stato di salute lo avverte e a lungo andare da luogo a una malattia “ ciò che oggi è una tristezza può portare domani una malattia”. Rivolgiti al CENTRO BENESSERE DELLE TERME DI CRETONE dove potrai scegliere e farti accarezzare dalle più moderne tecniche di massaggio e trattamenti estetici.


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