Case da Disabitare Non cosa, per non persone & non luoghi Ottobre 2010
CASE DA DISABITARE Home is the place you left
La casa è il posto che avete lasciato
La maison est l’endroit que vouz avez quitté
Haus ist der Platz, den Sie verliessen
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Case da disabitare, quindi,
proprio di questi transiti.
porta al guinzaglio delle
disabitare qui
è una negazione/paradosso:
Attravers0 boutades, foto
tartarughe lungo le vie di
una non cosa per delle non
e facezie di tutto ciò che si
Parigi).
persone che parla di non
suppone rappresenti la casa.
La non cosa in forma del
luoghi.
Il design ci seppellirà,
tutto erratica si propone
I nonluoghi sono
l’architettura ci ha già
di redere visibile un po’ di
P
incentrati solamente
seppellito, l’arte è la sua
questo disagio. I risultati
artiamo da una
sul presente e sono
pietra tombale, la cucina è
non sono assicurati, ma
negazione/
altamente rappresentativi
spenta, la scrittura latita,
al limite massimo, non ci
paradosso, che poi
della nostra epoca, che
il web lo fa addirittura in
interessa.
è un dato di fatto, la parola
è caratterizzata dalla
maniera virtuale, tanto vale
“disabitare” non esiste.
precarietà assoluta (non
disabitare tutto.
Esiste disabitato, il
solo nel campo lavorativo),
La non persona tipo si
participio passato nella sua
dalla provvisorietà, dal
nutre di Flâneur visivo
forma aggettivale, ma la
transito e dal passaggio
(Il flâneur è tipicamente
Sulle nostre lapidi ci sarà
sua versione all’infinito non
dell’individualismo
molto consapevole del suo
scritto “disabitare qui”
esiste.
solitario.
comportamento pigro e
esattamente come sui nostri
Dei luoghi sono disabitati
Le non persone transitano
privo di urgenza ed era
citofoni, che funzionano.
perché abbandonati dalle
questi nonluoghi ma non li
descritto, per esemplificare
persone che ci vivevano, ma
abitano.
questa sua caratteristica
non sono da “disabitare”.
Case da disabitare si occupa
umorale, come uno che
Possunt, nec possent videntur.
MAISON POUR
LES AVEUGLES, A L’USAGE
DE CEUX QUI VOYENT. Po∫∫unt, nec po∫∫e videntur Virg.
A MILAN.
MMX
Voce del verbo disabitare “Domani invece esco, e abito l’esterno” Direi per abitudine, ma è vero anche il contrario, prima di addormentarmi, leggo il vocabolario. Ho appena cominciato, ma cresce il mio tormento perché ad ogni parola, più o meno, mi addormento. Definizione esatta del vocabolo abitare: “Avere una dimora definita e abituale”. L’ausiliario è avere, il verbo è transitivo, prima persona Io Abito, sinonimo, Io Vivo. È questa la parola su cui ho chiuso a mezzanotte, ma mi è rimasta in testa ed incalzante tutta notte. Per questo appena sveglio mi sono ricomposto, e poi ho iniziato a chiedermi: qual è il suo verbo opposto? Indizi? Un participio, e per giunta anche passato. Sul dizionario appare solo disabitato. Ma il verbo all’infinito, non fa disabitare? Consumo i polpastrelli, a furia di cercare. Triste e sconsolato, ormai in piena frustrazione, lascio la ricerca, e creo la definizione: “Non avere una dimora definita e abituale” Però mi sembra Nomade, è meglio lasciar stare. “Avere una dimora indefinita e abituale”, però se è indefinita, è dura da trovare! “Avere una dimora definita ed inconsueta”, magari senza cesso, con la porta di creta.
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Così quando rientro e sbatte per il vento, si spacca in mille pezzi… non son mica contento. Oppure se mi scappa e c’ho una certa urgenza? Di questo bel comfort, non posso stare senza.
Il civico lo trovi, tra l’uno e l’infinito. Il citofono non c’è, non è giammai esistito. È lì che col mio gatto, disabito da un po’. Tu prendi l’ascensore, il piano non lo so.
Forse è la dimora il concetto da cambiare. Proviamo con qualcosa che ci stimoli a scappare. Ma “Avere un passaggio definito e abituale”, è andare a lavorare col collega sempre uguale.
Quando arrivi alla porta, non bussare, non ti sento. Però senza paura, un bel respiro ed entra dentro. Appendi il non-soprabito, e posa il non-regalo. Se vieni in bici legala, nel cortile c’è un non-palo.
Mi fermo sul sinonimo: io abito - io vivo. Forse questo concetto sembra un poco riduttivo? Applico il sillogismo: disabito - non vivo! Provo a spiegarvi come, anzi, ora ve lo scrivo.
Ecco, questa è la casa… anzi, no, non lo è. Però si è fatto tardi, non son quasi le tre. Che dici? Non capisci? Sei perso nel non-sense? Eppur l’idioma è semplice, non aulico e forense!
Può essere che senza un luogo fisso da abitare, nessuno si premuri di venirci più a cercare. L’identità perduta ci trasforma quindi in zombie, come i fighetti in centro, nel negozio di Abercrombie.
Ok, la faccio semplice: oggi abito qui. Domani ci disabito, perché è mercoledì. Cioè, mi spiego meglio, quando sono qua dentro, il mondo fuori è inutile, è come fosse spento.
Come quel vecchio film, quello col quale sei cresciuto, si investiga sull’ultimo domicilio conosciuto. Se il disabitare alimentasse grandi sballi, sarebbe la disgrazia di milioni di film gialli.
Domani invece esco, e abito l’esterno, ma disabito la casa… in pratica mi alterno. Capito finalmente? È rivoluzionario! Ok… prima di dormire: basta vocabolario!
Ma quello che mi chiedo, che forse in pochi sanno, è se esiste un giorno esatto, per un non-compleanno. Perché se mi rispondi, con un poco di ironia, ti invito alla non-festa, alla fine della via.
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ORMAI CE LI HANNO ANCHE I PEZZENTI I luoghi comuni dell’abitare
Esiste una forma spontanea di comunismo, che nasce in condizioni di povertà: è l’omologazione. Dalle riviste di arredamento ci si aspetterebbero una mentalità e delle scelte un po’ più evolute rispetto al suo lettore medio. Invece no. Sono i dieci oggetti più visti in quelle riviste e in quelle case. Appartamenti grandi firme. Dal bilocale del copywriter all’open space del figlio del farmacista.
Il termine omologazione, dalla lingua greca homologos (ομòλογος), traducibile come “accordare”, si usa in vari campi per riunire tra loro oggetti in qualche maniera equiparabili o per garantire che un oggetto sia corrispondente ad un campione depositato quale esempio. L’omologazione ha come fine principale la sicurezza. Questi dieci prodotti rispondono ai requisiti minimi di sicurezza: la sicurezza del
riconoscimento, la sicurezza di appartenere a un segmento preciso, la sicurezza di non sbagliare mai. Intervistando il consumatore viene fuori che la scelta è sempre operata secondo il criterio della distinzione. Io i mobili li compro da Cassina, mica da Aiazzone. (Hai capito!) Al muro c’ho il Boetti, mica il poster di Batman. (E ridagli…) Ci svacchiamo sull’LC2. (Champagne!)
Poi mangiano sempre in cucina. E hanno i piatti appesi al muro. Girano per casa in pantofole e hanno le riviste ammassate in bagno. Roba da borghesia sudamericana. Differenziarsi nell’omologazione, omologarsi nella differenziazione. La povertà delle ambizioni, la povertà delle idee. E soprattutto, l’indigenza intellettuale ed economica degli avi, l’aderenza totale ai modelli causata dal recentissimo benessere, l’analfabetismo della nonna nascosto agli amici.
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1) Lampada da Terra, Flos - ARCO Design: Achille e Giacomo Castiglioni, 1962 Sfogliare il manuale delle Giovani Marmotte e scegliere i luoghi comuni dell’arredamento è esattamente come comprare tutti i mobili all’Ikea, con la differenza che la seconda scelta (scusate il gioco di parole) potrebbe passare in qualche caso per una forma di snobismo o di disinteresse totale, la prima non la puoi spacciare per nient’altro, se non per una grandissima solitudine. Venite a cena da noi, abbiamo tutti i mobili giusti! Quelli buoni, quelli con il sottotesto. Dai, dai! Dai che ce la facciamo! Spiace dirlo, gli oggetti significano, parlano, e fin lì siamo tutti d’accordo, ma quando siamo noi a farli urlare, ecco lì si precipita in un gorgo di nequizia. Perché il sottotesto è atavismo delinquenziale, è peggio del copridivano di plastica. Il divano di Le Corbusier, oggi, è il copridivano di plastica 2.0. Provo lo stesso imbarazzo quando ne incontro uno.
Vorrei poi ribadire, lontano da ogni equivoco, che il tema non è: “Se fossero gente per bene, avrebbero i mobili d’epoca (leggi: ereditati) mica quelle robe qua di design”. Attenzione a non cadere in questa trappola verminosa. No perché mi è capitato di sentire anche questa (detta da un architetto peraltro). Non voglio che qualcuno leggendo lo pensasse, nemmeno lontanamente. È un sottotesto ancora più volgare, se possibile. Questo per mettere le cose in chiaro. L’altro giorno in tram c’era un tizio con la sciarpetta rossa che ventilava a voce alta l’ipotesi di comprarsi il cactus Gufram. Sappiamo da dove partono certe scelte, ma non sappiamo dove porteranno. Io spero all’inferno. Siam pronti alla morte, fino a esaurimento scorte.
2) Divano 3 posti le Petit Modale Design: di Le Corbusier LC2, 1928 3) Radio Brionvega TS 502 Design: Marco Zanuso e Richard Sapper, 1964 4) Tavolo da pranzo Design: Eero Saarinen, 1956 5) Poltrona Barcelona Chair Design: Mies Van Der Rohe, 1929 6) Alighiero Boetti Un qualsiasi arazzo anni ’80. 7) Frigorifero Smeg FAB28 8) Poltrona Sacco Zanotta Design: Gatto, Paolini, Teodoro, 1968 9) Spremiagrumi Juicy Salif, Alessi Design: Philippe Starck, 1990 10) Gufram – Cactus Design: Guido Drocco, Franco Mello, 1972
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under the umbrella, wish you were here
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l’immagine ha il solo scopo
di presentare il prodotto
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Gallerie da abitare God lives underwater Muovere il proprio letto dietro una porta in corridoio per la visita di un curatore, spostare il divano dal soggiorno prima di installare la nuova mostra, dormire nel retro di una galleria che diventa studio, casa e luogo di lavoro dove ti guadagni da vivere. Pratiche piuttosto scomode, a prima vista dettate unicamente dalla necessità. I soggetti umani qui in esame probabilmente preferirebbero acquistare 200 mq immacolati in una zona centrale e preparare applications per le prossime fiere, o discutere col proprio gallerista i dettagli dei costi di produzione. Eppure. La scomodità e le difficoltà pratiche costano tempo ed energia ma hanno qualcosa di tragicomico e liberatorio. Una sana assurdità che scatena crisi di risate convulse, insegna a sdrammatizzare e in alcuni casi mette in moto anche altri meccanismi degni di nota. Di sicuro permette di iniziare
1. Qualche esempio berlinese: gli
eventi e i workshop organizzati dagli XXXXX nel loro studio (ora si chiamano _____ -micro research e al momento non hanno più una sede aperta al pubblico); Homie, attiva dal 2005 al 2009; la Future Gallery, aperta dal 2008
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2. Detto ciò, auguro a tutti gli abitanti delle proprie gallerie di poter prendere presto una casina in separata sede, o una casa-bottega più grande e ben distribuita che permetta ai letti e ai divani di restare dove sono, e all’odore di verza lessa di restare in cucina. L’umorismo l’avete affinato, datevi una tregua
subito a lavorare senza grandi investimenti, senza lunghe attese, senza contratti a vita col Regno dell’Oscurità. Non che il concetto di casa&bottega sia nuovo, o necessariamente buono. Ma non sará del tutto un caso se negli ultimi anni é tornato in mente a svariate persone nel campo della produzione culturale, arti visive in particolare1. Si tratta spesso di esperienze intensive destinate a non durare per sempre, il che può portare caos e dispersione, ma offre occasioni di ricerca e sperimentazione sbarazzine e promettenti. Un buon antidoto alla noia e alla decadenza è ripartire da cose semplici fatte con amore e senza troppa fretta. Se l’espressione spazio espositivo ormai abusata e desolata ci mette l’ansia riprendiamocela in qualche modo. Per esempio friggendovi delle uova strapazzate per colazione2.
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Galleries to live in God lives underwater Hiding your own mattress behind a door in the corridor before the visit of a curator, moving the couch from the living room to install the new show, sleeping in the backroom of a gallery which becomes your studio, your home and the working place where you make your living at one and the same time. Pretty uncomfortable practices, occasioned at first sight only by necessity. The human subjects we are here considering would probably rather buy any immaculate 200 m² of space in a central district and prepare applications to the next fairs, or discuss production costs with their gallerist. Nevertheless. Discomfort and practical arduousness take up time and energy but have something tragicomical and liberating about them. A healthy absurdity which leads to spasmodic bursts of laughter, teaches a lot about de-dramatizing and in certain cases also activates other notable mechanisms. For sure it allows you to start working immediately, without huge fundings, without long waits
1. Some examples in Berlin: the workshops and events organized by XXXXX in their studio (they are now called _____ -micro research and they don’t have a space open to the public anymore); Homie, active from 2005 through 2009; Future gallery, open since 2008
and without signing a life-long contract with the Realm of Darkness. Not that home-based businesses are a new idea at all, or necessarily a good one. But it is maybe not merely by chance that several people recalled it in the fast few years, as far as the production of culture and most of all the visual arts are concerned1. They are intensive experiences, usually not meant to last, which can lead to chaos and wastefulness, but can also open a jaunty promising way to experimentation and research. A good antidote against boredom and decadence is to start over with simple things made out of love and not in such a rush. If the far gone abused and desolate expression exhibiting space unsettles us, let’s recapture it one way or another. For example, by preparing scrambled eggs in it for breakfast.
2. By the way, I wish to all the lodging gallery owners to be able to get a separate private home soon, or a house-studio big and well-divided enough to allow beds and couches to stay where they are, and boiled cabbage smell to stay in the kitchen. You did sharpened your sense of humour, give yourself a break
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la musica è uno spazio, disabitiamolo
Sistemi e Sottoinsiemi Maggiori dei Numeri 12 (7), 5 (8), 3 (5), 2(3)
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MOSTRA LA BARRA VS. NASCONDI LA BARRA Ovvero come e dove internet ha sublimato le sofferenze umane.
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Le persone che lavorano per conto dell’Internet stanno male. Posto che sto per trattare il principale oggetto di seghini del mio cervello, Internet e lo studio dei fenomeni dell’Internet hanno radici molto profonde nello sconfinato bacino delle sfighe umane. Questi indizi di sfiga, allo scadere dell’anno del signore 2010, non si palesano più nei vostri browser quando guardate Facebook e Repubblica.it, si sono rintanati e ghettizzati là dove l’occhio dell’utente medio non cade mai (o quasi mai). Questa riserva di manifestazioni linguistiche e lessicali del dolore umano risiede in un mondo sotterraneo, un universo bigio, abitato da personaggi bui: il mondo degli Analytics. “Google Analytics è una soluzione di analisi dei dati web di classe enterprise che ti consente di ottenere informazioni dettagliate sul traffico del tuo sito web e sull’efficacia delle campagne di marketing.” (via Google). E fin qui tutto bene, ma dove risiede questa benedetta sublimazione del malessere? La risposta non è nei dati, la risposta è nel lessico. Dimenticatevi, per quanto vi sia possibile, di Palombella Rossa e andate a posizionare la vostra cartina tornasole del disagio sulle Funzioni di Analytics.
Esploriamole insieme: Partiamo da quelle a sfondo sessuale: • VISUALIZZA RAPPORTO COMPLETO • RAPPORTO PERSONALIZZATO E INFORMAZIONI SU QUESTO RAPPORTO • 116.124 VISITE HANNO UTILIZZATO 65 LINGUE • PROFONDITÀ DELLA VISITA • I DATI CPC SONO CLASSIFICATI COME ORGANICI (questa è coprofagia!) • SUGGERIMENTI UTILI SULLO STRUMENTO • COME FAR CRESCERE IL TUO ROI (enlarge your penis?) • STRATEGIE DI SPERIMENTAZIONE SULLO STRUMENTO (‘o famo strano) Concludiamo con quelle evocative: • UNIVERSITA’ DELLE CONVERSIONI • LA VERSIONE INTELLIGENCE È UNA BETA • GESTISCI AVVISI INTELLIGENTI • IMPOSTA IL LIVELLO DI GRAVITÀ • COSA SONO GLI OBIETTIVI?
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Sceff da discountare 5 stelle scritte sul muro
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Riceta Nostalghia. Prima di brutta caduta muro io era grande sceff
cucina io. Prende zampa di Boris e non toglie pelo perché buono. Ruba da Dildl butter morkja molto
cinque stella rossa misclén a Drajkriskov. Grande
rafinato. E anche Truffle Oil. Voi usa per macchina
cene con compagni. Io masturbava in zuppa rafffano
tagliare erba. Stupidi. Molto buono con zampa di orso.
e tutti grande grande riso: A-A-A!! Ora io vive a
Io frigge burro e olio per mezza ora. Quando tutto
Galarate e ha nuovo piccolo ristorante con cinque
nero e padella perde crosta nera io butta zampa di
stella disegnato penarello muro. Non grande grande
Boris. Non buono odore subito. Mai poi molto buono
sucesso. Ma tutto il anno, una volta, compagni viene
mangiare. Serve anche funghi e io prendo da corpo di
e noi festeggia compleanno di Svetlana Stalinova
Boris (rafinato usare zampa e funghi stesso corpo!).
grande nostra eroe di passato. Questo anno io volere
Ma io bisogno patate. Troppo grande sacco per rubare.
cucinare grande grande ricetta di mio paese: zampa
Alora io fa amore con donna di Dildl e lei ragala me.
di orso. Ma in Galarate non trova orso. Io presa mano
Trucchi stella rossa misclen: A-A-A! Poi serve anche
di Boris, lui molto peloso come orso. E morto. Grande
cavolo. Quello io ruba in baratolo, molto molto buono
cibo per sceff. Ma come condire? In ocidente voi avere
prodotto. Loro hanno anche marchio garanzia DOP (Di
uno grande grande negozio Dildl dove io trovo tutto
Origine Pandemia). Piccolo piccolo prezzo. Poi tu un
cibo di mio paese, molto rafinato, molto come francese.
po’ di tosse, ma molto ottimo sapore. Poi frigge cavolo
Io lì prende tutto quello che serve e non paga perché
in padella e tutto meraviglioso pranzo pronto. Io questo
io ruba. E anche belle donne da incontro. Anche loro
anno invita anche donna con divisa di Dildl. Prima lei
pelosa come Boris, ma non morta. A-A-A! Ecco come
fidanzata Boris. Ora lui morto. Forse noi amore.
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IL DESIGNER creativi per sempre il designer
puma. Lui non vende solo la sedia, ma uno stile di vita: occorre sbarazzarsi della sedia vecchia per poter pensare di essere felici, perché ogni sgabello, ogni pouf è un nuovo inizio. Adesso la sua casa ha tutto, proprio ieri ha progettato e costruito una lampada antirazzista, sotto la cui luce spariscono differenze etniche e tratti somatici tipici. Non manca nulla, la scatola delle idee è piena come il sacco di Babbo Natale e ora il vuoto si è trasferito dalla casa all’anima del designer. Improvvisamente sente di non avere più nulla: una volta raggiunta la soddisfazione dei bisogni materiali, ha smesso di essere felice. Niente ha più senso, e se potesse darebbe fuoco a tutto, peccato che ogni cosa dentro all’appartamento sia ignifuga, proprio grazie alla sua progettazione. Per guarire forse ci vorrebbe un architetto designer specialista in emozioni, ma sull’elenco telefonico non si trova. La situazione è disperata. Lui raccatta da terra un foglio di carta bianco e scrive, come in trance, l’elenco di tutte le cose che ha e lo confronta con l’elenco delle cose che
È un designer d’interni, quindi esce poco. Soprattutto da quando si è comprato casa dopo la fortunosa vincita al nuovo gratta&vinci della Lotteria di Stato “Creativi per sempre”. L’appartamento è un enorme cubo bianco di qualche centinaia di metri quadri, da riempire non di oggetti ma di idee, di futuro. Uno spazio vuoto dove creare in libertà sedie, sanitari e posate che possano entrare nelle case di tutto il mondo, e quindi nella sua. Quella del designer è una missione: creare costantemente nuovi bisogni e nuovi consumi. Partendo dall’idea che il piacere deve prevalere sulla realtà, il designer insegue la felicità sfuggente e il godimento immediato con la determinazione di un maratoneta e la velocità di un puma. Lui non vende solo la sedia, ma uno stile di vita: occorre sbarazzarsi della sedia vecchia per poter pensare di essere felici, perché ogni sgabello, ogni pouf è un nuovo inizio. Adesso la sua casa ha tutto, proprio ieri ha progettato e co107
È un designer d’interni, quindi esce poco. Soprattutto da quando si è comprato casa dopo la fortunosa vincita al nuovo gratta&vinci della Lotteria di Stato “Creativi per sempre”. L’appartamento è un enorme cubo bianco di qualche centinaia di metri quadri, da riempire non di oggetti ma di idee, di futuro. Uno spazio vuoto dove creare in libertà sedie, sanitari e posate che possano entrare nelle case di tutto il mondo, e quindi nella sua. Quella del designer è una missione: creare costantemente nuovi bisogni e nuovi consumi. Partendo dall’idea che il piacere deve prevalere sulla realtà, il designer insegue la felicità sfuggente e il godimento immediato con la determinazione di un maratoneta e la velocità di un
avrebbe voluto avere redatto anni fa per un progetto della Comunità europea. Ne mancano solo due: degli amici e una fidanzata. Il designer, distratto dal progettare un futuro d’interni domestici, aveva dimenticato di guardare fuori. Aveva lavorato sodo per espandere e impreziosire i volumi interni della sua casa, costruendo così un mondo super disegnato ma sempre più isolato, privo di condominio e condivisione. Le donne che aveva incontrato nel suo cammino passavano di moda come le sedie che progettava, perdendo valore e venendo sostituite a ogni cambio di stagione. Grazie agli allarmi e alle porte blindate progettate dal suo migliore amico, il ferramenta detentore delle chiavi della città, si era chiuso dentro. Cittadino della metropoli con più alta densità di single, il colto, intelligente, produttivo e curioso designer ha rappresentato fino a oggi il prototipo dell’identità urbana, traducendo in consumo tutto ciò che guadagnava: palestre, sushi, dischi, libri, film, prodotti tecnologici e farmaceutici. I suoi gusti, contemporanei e raffinati, si
sono dilatati nella città arrivando a dettare ritmi e modi della produzione e a essere percepiti nella società come un valore aggiunto. Come avrebbe detto il filosofo: se “per fare l’albero ci vuole il seme e per fare il seme ci vuole il frutto”, oggi “per fare il tavolo” serve solo il designer giusto. Non è solo il “creativo” ma il “creatore” di specie non umane quali piccole tazzine da caffè, teneri porta sapone e cuccioli di poltrone: i suoi oggetti sono i suoi figli. Quindi, tornando alla questione principale, una famiglia – seppure disegnata – il nostro ce l’ha. Allora come mai è così depresso? A furia di rimanere in casa a fare di questi pensieri, sbroccherà: meglio uscire e andare alla festa della casa editrice con il suo amico architetto. Li scambiano sempre per una coppia gay. Lui, scherzando, dice che insieme stanno adottando un bambino. “Cambogiano? Haitiano?” “No, è dell’Ikea.”
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Quaderni da Disabitare L’approdo è la produzione di un accumulo di senso. Ad artisti di varia estrazione geoculturale, età, preferenze sessuali, è stato chiesto di derivare pagine di quaderni, già di per sé derive in quanto auto-prodotti con residui di perlustrazioni nel mondo dell’arte (flyer, pagine di giornali specializzati, inviti, saggi accademici di studenti americani…). L’approdo è la produzione di un accumulo di senso. Stratificazioni senza tessuto connettivo e senza controllo producono un adorabile – o meno – caos: l’unica maniera per esperirlo è, al solito, disabitarlo.
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failure is the new black se si partecipa si accettano le non regole e si fa buon viso a cattivo gioco.
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PIOGGIOPOLY failure is the new black
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l Monopoly festeggia 75anni all’apice della Partendo da un numero stabilito crisi? di carte (che si rinnova ad ogni sessione L’alternativa esiste : di gioco, anche mentre si gioca) Pioggiopoly Pioggiopoly è il gioco drammatico libero, che mira È un non gioco da tavolo senza un numero a sviluppare attivamente la spontaneità prefissato di giocatori, regole precise e un motivo dei soggetti. è un mezzo di espressione e per vincere. simbolizzazione dei conflitti personali, oltre Pioggiopoly è una via di mezzo tra uno che per la rappresentazione e rielaborazione di psicodramma, la terapia di gruppo e un situazioni conflittuali interpersonali. happening. Tutti possono giocare, nessuno vince. È la produzione di un atto creativo comune, di qualunque tipo, che dimostri l’avvicinamento alla spontaneità di ogni parteciapante.
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Hanno disabitato queste pagine: Davide Aicardi Gianluca Biscalchin Matteo Bonifazio Alice Cannavà Davide Colombo Alessio Delli Castelli Fabrizio Festa Lucia Giardino Salvatore Giunta Ana Kras Irene Lumpa Rossi Federica Nuzzo Alessio Olivieri barbara puccioni Desirée Restuccia Giovanni Robertini
gianlucabiscalchin.it bonifazio.tumblr.com ac-galerie.net
imbatmandamnit.tumblr.com soyuze.com anakras.com occultomagazine.com ihardlyknowher.com/nuzzo casedadisabitare.tumblr.com
“Il designer” è tratto da “Il barbecue dei panda” Agenzia X editore
Carlo Stanga Cristina Zamagni
carlostanga.com boboutic.com
per info: casedadisabitare@gmail.com
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