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IMPRESA E TERRITORI
15/04/14 20:10
Il Sole 24 Ore
13 APRILE 2014
Nordest oltre il tanko Resilienza e cultura per battere il rancore Il camioncino, il capannone, la ruspa, il tanko. Fa tristezza e fa riflettere vedere e rivedere in Tv il simbolico del Veneto minuto e operoso filmato dai carabinieri. Il camioncino, con tanto di nome della ditta individuale, era il primo mezzo della micro attività, lo scavatore per il movimento terra delle tante micro imprese edili il secondo, che denotava una certa capacità di investimento, il capannone infine era l'obiettivo di una vita operosa e di lavoro. Vero simbolo del veneto laborioso, più del leone di San Marco che svettava sulle galee della dominante. Un simbolico che diventa tanko, "carro armato" artigianale contro lo stato oppressore, che mi spiego solo scavando nelle tre R - resistenza rancore resilienza - che attraversano i microcosmi a nord est e non solo. Resistenza. Nella crisi migliaia di capitalisti molecolari hanno cercato di resistere stressando l'inesistente capitale di impresine srl con i risparmi di quando andava bene, poi con le banche e poi con Equitalia. Non ce l'hanno fatta. E così hanno dilapidato anche il loro capitale sociale che era l'impresa legittimante nelle relazioni con la comunità locale. Chi non ha retto la vergogna del fallimento e della solitudine in molti casi si è suicidato. Dalla dissolvenza del capitale sociale nasce il rancore. Che come spiega il Devoto Oli prende chi ritiene di aver subito un torto, dallo stato centrale impositore e dalle banche che ti hanno abbandonato, o chi ritiene non gli siano stati riconosciuti i meriti, di una vita di sacrifici di risparmi e di lavoro a lui e a tutta la sua famiglia. Si canalizza e si rappresenta in sommovimenti territoriali come la LIFE o come i "forconi" che, come ho già scritto, vengono "più dai campi che dalle officine" e sono pre politici. Spesso in polemica con la Lega che non ha difeso il territorio e con le parti sociali del capitalismo dei piccoli che non li ha tutelati e capiti nella resistenza. Resistenza e rancore ci fanno capire il bacino del disagio, il malessere che serpeggia paese per paese laddove i capannoni, un tempo insediamenti di micro comunità operose si fanno "non luoghi". La resilienza, che è la capacità di un sistema socio economico di adattarsi ai cambiamenti traumatici, e la crisi è trauma e metamorfosi, ci fa capire le tracce che vanno oltre il simbolico che si fa tanko. E realizzata dai tanti sindaci che ridisegnano la terra di mezzo tra territorio e stato centrale, l'Europa e il mondo. Dove competono imprese ancorate al territorio e alle sue virtù produttive che, con le radici in distretti in metamorfosi, sviluppano rigogliose fronde di un albero che tende all'internazionalizzazione. Accade nel Camposampierese federazione di undici comuni dell'ex provincia di Padova per un totale di 95mila abitanti e 12mila imprese con il 54% degli occupati nel manifatturiero. In imprese leader come Moncler, la cui performance borsistica abbiamo decantato, radicata a Trebaseleghe con 1.200 addetti a cui vanno aggiunti 122 punti vendita monomarca nel mondo essendo presente in 66 paesi e in 4 aree geografiche, Europa Asia Giappone America. Nell'area industriale di Piombino Dese, altro comune del Camposampierese troviamo il gruppo Stevanato che, nato negli anni 50 come vetreria artigianale, è oggi con la sua glass division leader mondiale nel biomedicale con una produzione annuale di 3 miliardi di pezzi tra flaconi fiale tubofiale e siringhe. Ha 1.500 dipendenti, sedi produttive in Cina e Messico e nel 2013 ha consolidato la filiera globale acquisendo la danese InnoScan specializzata nella produzione di sistemi di ispezione per l'industria farmaceutica. In un recente incontro a Trebaseleghe mi ha colpito che tra sindaci e imprese non si discutesse solo della competitività del sistema territoriale, ma anche sul come fare, a fronte delle difficoltà degli asili parrocchiali, a mantenete attivo il welfare di comunità. Così come a http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/print.php
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15/04/14 20:10
Montebelluna 7 comuni, nel cuore dello sport system district, 80mila abitanti, 2mila imprese per un totale di 15mila addetti, hanno realizzato una Ipa (intesa programmatica d'area) per il lavoro, l'urbanistica, la mobilità e i servizi. Qui si discute di capannoni dismessi, della tenuta, del rilancio del distretto, della pedemontana veneta che cambia il sistema della mobilità e si seguono con attenzione i destini di Veneto Banca, la banca del territorio che si è un po' persa andando nel mondo. Il Veneto è un pullulare di una nova cultura del territorio che partendo da un'autonomia operosa, da uno spazio di posizione locale che va nel globale, si interroga e fa resilienza. Come a Belluno dove, partendo dalla storia della Magnifica Comunità che forniva gli alberi per le galee della dominante, dall'eccellenza di Luxottica e del distretto degli occhiali, non ci si ferma né a celebrare il passato né il solo presente. Si guarda al futuro del turismo andando oltre il polo eccellente e un po' acciaccato di Cortina, disegnando un progetto come green dolomiti basato sulle risorse ambientali, sull'acqua e sul futuro del territorio che ha ai confini l'autonoma provincia di Trento che c'è ancora. Nel distretto del prosecco tra Conegliano e Valdobbiadene dove ci sono 168 case spumantistiche con 5mila addetti e con un numero sempre in aumento di viticoltori, 3.238 unità che producono il 35% del fatturato del distretto con micro imprese agricole con un fatturato inferiore ai 250mila euro. Il tutto con un mercato in crescita, l'estero, +20% negli ultimi dieci anni. Qui si guarda al recente ingresso dei Lunelli nella Bisol storica cantina del prosecco superiore e a Vinitaly che quest'anno è andato molto bene e per il futuro si discute molto di paesaggio e della sua manutenzione per la competizione del distretto e per realizzare meno capannoni e più aziende agricole con anche agriturismo di qualità. Appare un racconto di metamorfosi territoriali che delineano aggregazioni di comuni che si fanno nodi di rete, "città medie", tracce di smart land nella città infinita del Veneto centrale. Nel recente festival Città-Impresa a Schio, organizzato da Venezie Post, oltre che discutere con Guerra di Luxottica e la sua alleanza con Google, si è messo a confronto il sistema urbano e produttivo del Veneto con le Fiandre e il Nord Brabante. È un bel andare oltre il rancore che avrebbe meritato la candidatura del Veneto con Venezia a capitale europea della cultura. Perché in questa nuova coscienza di luogo e in questa cultura di resilienza che guarda all'Europa dei territori ci sono tutti gli antidoti per sciogliere la paura e l'incertezza che produce il rancore. bonomi@aaster.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 12 Aprile 2014
Economia 43
italia: 57575050585053
Strategie Gli occhiali di Mountain View e la sfida con Amazon
«Marchi e velocità Così Luxottica impara dall’alleato Google»
Il caso
Guasti al motore
Mediaset Spagna, la mossa di Prisa e il riassetto tv
è chiaro che se produci occhiali da sole avresti bisogno di cambiare i calendari del lavoro, non puoi chiudere gli stabilimenti in agosto». L’amministratore delegato di Luxottica ha anche ribadito i legami dell’azienda ricordando come i migliori fornitori siano stati messi in grado di seguire l’azienda nella Cina meridionale e come il gruppo abbia un tasso di assenteismo tra i più bassi d’Europa. «Il welfare aziendale che abbiamo lanciato non è una donazione ma ci siamo preoccupati di rendere più serene le famiglie aiutandole a sostenere gli studi dei figli». Infine una battuta sul giornalismo italiano e il governo. «C’è troppo scetticismo su quello che sta facendo Renzi. Sembra che i giornali vogliano solo dimostrare che è impossibile per l’Italia mettere 80 euro in più in busta paga».
Prisa, la casa editrice del quotidiano «El País», allenta l’alleanza con Mediaset mette sul mercato il 3,69% di Mediaset España, restando almeno per ora con il 13,65% nella controllata iberica del gruppo italiano. La quota residua potrà essere dismessa solo tra 90 giorni, quando scadrà il periodo di lock up imposto dall’Autorità di Vigilanza sul mercato spagnolo. Entro l’estate sarà chiaro se la cessione di questo primo pacchetto di azioni prefigura un cambio di strategia di Prisa, oggi in mano a fondi dopo la diluizione nel capitale della famiglia dei fondatori, i Polanco, o se per il gruppo editoriale soffocato da debiti record per 3,4 miliardi di euro circa si è tratta di un’operazione di cassa, sia pure di entità assai modesta. È di 121 milioni circa l’ incasso complessivo dall’operazione avvenuta giovedì a mercati chiusi a L’indebitamento 8,08 euro per azione, un Il gruppo editoriale prezzo inferiore ai corsi di Borsa. gravato Ma la partita Italia Spagna da un debito di maggiore interesse è queldi 3,4 miliardi la che si gioca nella televisione a pagamento, Digital Plus, l’unica pay tv spagnola nella quale Prisa siede con il 56% seguita da Telefonica e dalla stessa Mediaset entrambe con il 22%. La quota di controllo di Prisa è vendita da un pò di tempo, anche fin qui la società ha sempre respinto le offerte considerate inadeguate anche per valorizzazioni vicine ai 500 milioni di euro. Sulla pay tv spagnola avrebbero acceso il faro i grandi gruppi internazionali del settore, da Al Jazeera alla Newscorp di Rupert Murdoch, l’ editore di Sky che in Italia ha siglato un accordo commerciale con Telecom per la tv online. Mediaset resta per ora alla finestra, lasciando aperte entrambe le opzioni: il rafforzamento o l’addio. In Digital Plus Mediaset può sempre esercitare la prelazione o il gradimento in caso di vendita a terzi, come previsto dalle garanzie contrattuali. Il titolo Mediaset che pure veleggia sui massimi dell’ultimo anno ieri ha scontato con un calo del 2,6% a 3,8 euro la notizia del collocamento del 3,7% di Mediaset Espana che al listino di Madrid ha ceduto il 5%
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Guerra: la ricetta? Muoversi per primi DAL NOSTRO INVIATO
SCHIO (Vicenza) — «No, onestamente non ho avuto minimamente paura di trattare con Google. Se hai dei buoni marchi tuoi, che godono di una buona relazione con il consumatore, non hai paura». L’amministratore delegato della Luxottica, Andrea Guerra, è la star della prima giornata del Festival Città-Impresa e accetta di rispondere a tutte le domande sul recentissimo accordo raggiunto con gli americani per produrre i Google Glass. Lo spiega a partire da un’affermazione: «La mia visione del mondo è che viviamo un periodo clamoroso di distruzione creativa. I confini dell’industria si stanno spostando, il fornitore diventa cliente e il cliente fornitore. E quindi non puoi indovinare da quali concorrenti devi difenderti. Lo sapete chi è il nostro principale avversario negli Usa negli occhiali da sole? Amazon». Per far fronte a tutte queste discontinuità la ricetta di Guerra è muoversi per primi e non aspettare «di farsi massacrare». Il manager italiano che Matteo Renzi avrebbe voluto come ministro racconta: «Ho lavorato con Google e mi sono chiesto se avevano delle cose da insegnarci. Poi ho capito la loro cultura, i loro va-
Andrea Guerra
lori, cosa noi potevamo dare a loro e loro a noi. E in modo naturale siamo arrivati a quest’accordo». Cosa succederà adesso? «Non lo sappiamo né gli uni né gli altri. In questa situazione con l’avvento sul mercato di 2-3 miliardi di nuovi consumatori e le radicali trasformazioni tecnologiche si possono tutt’al più pianificare i prossimi due anni, per il resto devi fare solo le cinque scommesse giuste». La diffusione dei social network sta cambiando la rela-
zione delle aziende con il consumatore, «lui ti vuole disponibile e diventano decisivi i marchi sui quali hai investito». Luxottica ha, tra gli altri, Ray-Ban e Oakley e «quindi stiamo sereni». Guerra ha poi ricordato come nella strategia dell’azienda bellunese sia stata importantissima l’acquisizione del portale americano Glasses.com, un sito di e-commerce che «possiede una tecnologia spaventosa per poter provare gli occhiali da casa». Anche l’introduzione delle stampanti 3D nella produzione industriale ha permesso straordinari passi in avanti. «Abbiamo potuto tagliare dell’80% i tempi della sperimentazione nel disegno e nello stile, siamo diventati nettamente più veloci». Agli spettatori del festival vicentino organizzato da VeneziePost, Andrea Guerra ha ricordato come per Luxottica l’Italia pesi
per il 50% della produzione e solo il 3% per il fatturato. E richiesto di confermare l’obiettivo di raggiungere in tre anni i 10 miliardi di ricavi il manager ha risposto che la considera «più un’ambizione che un obiettivo». Molto dipende anche dai tassi di cambio che oggi penalizzano le vendite negli States. «Le produzioni in Italia le puoi tranquillamente tenere, il problema caso mai è conservare l’occupazione. I discorsi sulla flessibilità e l’articolo 18 non mi interessano per niente, mentre
L’agenzia online
Ti Media, confermato Salvemini
Bravofly in Borsa dal 15 aprile
Il consiglio di amministrazione di Ti Media ha confermato Severino Salvemini nella carica di presidente esecutivo. Rinnovati i comitati interni.
Per il successo della domanda è stato anticipato di un giorno, al 15 aprile, lo sbarco alla borsa di Zurigo di Bravofly Rumbo, agenzia online attiva in 35 Paesi.
Ariston Thermo, dal Sudafrica alla nuova fabbrica in Vietnam HANOI — Succede a pochissimi prodotti. E di tutt’altro tipo: «aspirina» come sinonimo di antidolorifico o quel «jeep» che ha universalmente indicato i Suv di qualsiasi marca. Ma uno scaldabagno? Non pare a sufficienza glamour, tanto per cominciare. Né – per quanto decisamente più presente nella quotidianità di chiunque, e a qualunque latitudine – così visibile. Eppure provate a entrare in un negozio di Hanoi o dell’ex Saigon, delle campagne dal nord al sud del Paese. I vietnamiti non entrano chiedendo «un boiler». Domandano «un Ariston». Possono aver in mente un altro marchio. L’identificazione con il brand marchigiano è però totale. Sarà forse solo un dettaglio. È tuttavia grazie a questo «dettaglio» che si scopre un altro, impensato ramo del made in Italy di successo «nonostante tutto». Se un gruppo come Ariston Thermo Group ha continuato a macinare utili anche negli anni della Grande Crisi, lo deve in parte proprio alla conquista di consumatori nelle cosiddette economie emergenti. Poi sì, è chiaro: il Vietnam non sarà mai paragonabile alla Cina, altro Paese in cui i marchigiani producono direttamente. Ma qui come a l t rove è l a l ea d e r s h i p d i un’azienda a consentire la tenuta e a trainare lo sviluppo di un’intera filiera produttiva nazionale. Chiamiamolo «circuito virtuoso». Ad Hanoi Ariston Thermo lo aveva innescato già nel 2004, ossia 16 anni dopo l’avvio delle vendite, con un primo insediamento produttivo. Quella fabbrica, però, assemblava soltan-
Bmw sta richiamando 489 mila vetture per sostituire una vite nel motore sei cilindri. Le auto interessate sono state prodotte tra settembre 2009 e novembre 2011, 390 mila sono state vendute in Cina e negli Usa
La nomina
Il gruppo Paolo Merloni: ceduto sul mercato lo 0,51% di Rcs
DALLA NOSTRA INVIATA
Bmw, mezzo milione di richiami
to. E c’erano (ci sono) ben maggiori potenzialità da sfruttare qui: il Paese è giovane, è in continua crescita e, soprattutto, p e r fe t to c o m e « h u b » p e r l’export nelle economie dell’area. È così che, in piena Grande Crisi occidentale, Paolo Merloni (figlio di Francesco, nipote del fondatore Aristide) scommette su un ulteriore sviluppo asiatico. L’Italia non è in discussione: gli otto stabilimenti nazionali hanno una loro intoccata vocazione (un terzo della produzione arriva da lì e il 22% è destinato all’esportazione), radici e
de l’azienda ce l’ha già in casa. Sceglie di chiudere la vecchia fabbrica di assemblaggio e costruirne da zero una a ciclo completo. Lo stabilimento inaugurato ufficialmente ieri – stesso giorno dell’annuncio di acquisizione del secondo player del settore in Sudafrica – farà tutto: dalla lastra d’acciaio allo scaldabagno finito. Con una ventina di milioni di investimento e 300 dipendenti ha una capacità di un milione di pezzi l’anno. E un obiettivo ancora più ambizioso: l’impianto è progettato sperando già in un raddoppio. Del quale non si avvantaggerebbe solo Ariston Thermo, che ha appena chiuso il bilancio 2013 con 1,335 miliardi di fatturato (+0,8%), 62 milioni di utile netto (+24%) e 61 di investimenti in ricerca (da 58). Sarebbe un’intera rete, a crescere: gran parte dei macchinari che fanno girare la fabbrica vietnamita è made in Italy. EsattamenL’inaugurazione dello stabilimento in Vietnam te come la tecnologia o il design. cuore tecnologico sono e rimar- Per dirla con Merloni (che ieri ha ranno a Fabriano. Ma la testa è detto di aver ceduto sul mercato ormai da lungo tempo globale. lo 0,51% di Rcs MediaGroup): Con l’Asia che pesa sempre di «Siamo un’azienda italiana, e più: il 20%, oggi. E se le produ- fieri di esserlo». Oltretutto: «Anzione nell’immenso continente che qui il “made in” è un valore». cinese basta a se stessa (e forse Prova ne siano i clienti che non nemmeno), la risposta al pro- chiedono «uno scaldabagno». blema «come crescere nel resto Chiedono «un Ariston». Raffaella Polato del South East» il Merloni di ter© RIPRODUZIONE RISERVATA za generazione che oggi presie-
Dario Di Vico
Paola Pica
Nel Nord Est della “terza rivoluzione industriale” | Linkiesta.it
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15 Aprile 2014 POLITICA POLITICHE & RIFORME FINANZA & MERCATI BUSINESS & IMPRESE INNOVAZIONE & TECH ENERGIA & AMBIENTE CULTURA ITALIA MONDO BLOG
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80 INDICE ARTICOLO 1
1 Venerdì mattina – tra vecchi stereotipi e nuovi
politecnici 2 Venerdì pomeriggio – l'intreccio virtuoso tra analogico e digitale 3 Venerdì sera – La verità, vi prego, sull’Electrolux
Venerdì mattina – tra vecchi stereotipi e nuovi politecnici Il viaggio inizia in treno, con la lettura di una recensione (http://www.pagina99.it/news/cultura/5108/-Piccola-patria-avvincente-chiaroscuro.html) del film «Piccola patria» di
(http://www.linkiesta.it/print/160453)
(http://www.linkiesta.it/printmail/160453)
Alessandro Rossetto, bravo regista e documentarista padovano. Penso, mentre leggo: eccolo, il Nord Est che chiude bottega, «lo specchio della decadenza del Paese», il Nord Est dell’indipendentismo e dei tanko artigianali, il Nord Est «troppo zeppo» di basi americane e degli immigrati sfruttati e ripudiati come «a Ciudad Juarez, terra di snuff movies e orrori senza fine». Un piccolo Texas – anzi, «un brandello di Texas», come recensione vuole - il cui fallimento (o presunto tale) sarebbe quasi salvifico. Chi vorrebbe, del resto, che prosperasse «un posto torbido dove
tutti usano e abusano dei corpi degli altri»? Lo vorrebbe Matteo Renzi, ad esempio, il quale afferma che (http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/9-aprile2014/verona-premier-renzi-vinitaly-presidio-lavoratrici-fiera-22343082234.shtml) il Veneto, nei prossimi anni, potrà essere la locomotiva della ripresa italiana. Rileggo questa sua dichiarazione di
qualche giorno fa al Vinitaly di Verona, mentre un Minuetto di due carrozze, alimentato a gasolio, semideserto, è fermo da mezz’ora, senza alcun apparente motivo, a Dueville, a metà strada tra Vicenza a Schio. «Magari una locomotiva diversa da questa, Matteo», penso. Destinazione Schio, dicevamo, patria d’industrie che furono come Lanerossi e Marzotto, dove quest’anno si tiene la settima edizione del Festival delle Città Impresa http://www.linkiesta.it/nord-est-terza-rivoluzione-industriale
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Nel Nord Est della “terza rivoluzione industriale” | Linkiesta.it
15/04/14 19:33
(http://cittaimpresa.veneziepost.it/) organizzato da un giornale (http://www.veneziepost.it/publisher/home_venezie_post/section/) che fino all’anno scorso si chiamava Nord Est Europa e
che oggi è stato ribattezzato Venezie Post. Una metamorfosi semantica, questa, che merita due righe di analisi, in quanto dice molto sull’aria che si respira da queste parti. Nord Est diventa Venezie ed è difficile non leggervi all’interno un’orgogliosa rivendicazione d’indipendenza (perlomeno) culturale: “Non siamo il Nord Est di niente. Siamo le Venezie, punto”. La scelta di sostituire Europa con Post - nel senso di dopo, oltre - mi pare non abbia bisogno di esegesi. Non me ne vogliano Rossetto e il suo recensore, ma - e parlo da lombardo, beninteso - il Festival delle Città Impresa è una delle più interessanti occasioni di riflessione e dibattito sul futuro dell’economia italiana e del made in Italy. Lo è soprattutto quest’anno, laddove il filo rosso che lega dibattiti, conferenze e laboratori è quello dei «nuovi alfabeti dell’economia». Maker, stampanti 3D, l’incontro tra manifattura e tecnologie digitali, le rotte verso il sesto continente dei mercati online: il futuro è qui, verrebbe da dire, e capisci che molto di quel futuro ha le radici ben piantate nel Nord Est (o Venezie, fate voi). Il primo evento della giornata riguarda, per l’appunto, i giovani. O, come li chiama Stefano Micelli, Presidente del Comitato Scientifico del Festival, gli «utilizzatori finali» delle nuove tecnologie che stanno rendendo concreta la prospettiva di una «terza rivoluzione industriale». Una rivoluzione fatta di stampanti tridimensionali, macchine a controllo numerico e innovativi software di programmazione open source che «hanno decretato la fine delle economie di scala». Non solo, spiega Vladi Finotto, giovane collaboratore di Micelli: «Queste sono le basi su cui costruire la formazione del futuro» e in particolare «quella tecnico-professionale». Scuole, ricorda, di cui nessuno parla e che sono quelle che più di ogni altre intrecciano teoria e pratica, didattica e lavoro, fare e pensare. Spiega Finotto come autonomia e flessibilità siano cruciali per definire una buona formazione professionale «Altrove - spiega - è la comunità locale a dare le linee guida sulla didattica delle scuole, sono gli imprenditori a insegnare alcune delle materie teoriche e le loro imprese sono le “aule” in cui, per qualche giorno alla settimana, gli studenti imparano a lavorare». Laddove lavorare, oggi, vuol dire «non solo saper fare un nuovo abito, ma anche saperlo pubblicizzare e vendere». La cosa curiosa è che questo tipo di scuola sta nascendo fuori dalla Scuola con la S maiuscola, rivolgendosi non necessariamente ai giovani: sono i celeberrimi Fab Lab, officine - in rete, ma autonome - in cui si fa ricerca informale e si prova, come racconta Francesco Bombardi del Fab Lab di Reggio Emilia (http://www.fablabreggioemilia.org/) , a democratizzare la produzione attraverso la prototipazione rapida e a basso costo. Per questo, la Fondazione Nord Est si è fatta promotrice, insieme a UniCredit, di un progetto (http://www.stamparein3d.it/la-stampa-3d-entra-nellescuole-del-nord-est/) che mira a donare una stampante 3D a ciascuno di quattordici istituti tecnico-professionali del Veneto, per fare di ognuno di loro una specie di Fab Lab. Soprattutto, per provare a cambiare partendo dai margini e dal basso, la formazione professionale italiana rendendola per l’appunto più autonoma e aperta al rapporto con l’economia locale, con il mondo del lavoro e - perché no? – con quello dell’auto-imprenditorialità. LEGGI ANCHE
Le stampanti 3D trasformano le industrie in artigiani Eleonora Della Ratta (http://www.linkiesta.it/eleonora-della-ratta/profilo)
Mentre un drone volante, teleguidato dal palco, entra in sala fluttuando tra il pubblico, mi tocca abbandonare l’evento, per tornare ad accomodarmi sull’ormai tristemente noto treno a gasolio, che mi riporterà a Vicenza. La destinazione è la Develon (http://www.develon.com/) , la cosiddetta «Google del Nord Est» azienda di Altavilla, alle porte di Vicenza, che si occupa di strategie di comunicazione online. Al bar della stazione di Schio, mentre mangio un tramezzino, quattro stranieri di diverse etnie discutono, in italiano, a proposito di quel che avrebbe detto loro un non meglio precisato imam in merito ai dettami del Corano e al bisogno di integrarsi nelle comunità in cui si abita. Due di loro continuano la discussione in treno, nella loro lingua. Venerdì pomeriggio – l'intreccio virtuoso tra analogico e digitale Lorenzo Gottin, fondatore di Develon, definisce la sua azienda come una scommessa, iniziata in un garage nel 2002 e rilanciata per dieci anni a colpi d’innovazione autofinanziata, senza chiedere un euro alle banche. «Nel 2012 ho capito che c’era bisogno di un partner finanziario – racconta -. Molto banalmente, mi stavano portando via le persone che avevo formato e avevo bisogno di rilanciare». Fuori c’era la fila di potenziali investitori e non è difficile crederlo, se l’impresa in questione è entrata nella grande crisi del 2008 con un fatturato di circa un milione di euro e, mentre attorno le imprese cadevano come foglie secche, l’ha più che quadruplicato. La scelta è caduta su Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale, che è entrata (http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-10-15/la-ricetta-develon-non-solo-idee-ma-prodotti-rigorosamente-made-italy-090913.shtml?uuid=ABtQLdW) nel capitale con 1,5 milioni di euro, pari al 25% della società, e che con Develon ha realizzato la sua prima operazione di equity sulle nuove tecnologie. Una mossa, questa, che ha dato nuova linfa e nuovi stimoli creativi a una realtà che, a dire il vero, non ne aveva granché bisogno. Develon, oggi, è una macchina che sviluppa la strategia di comunicazione digitale per imprese come Airone, Cariparma, Brembo, Coin e che, con il marchio Fully Commerce, si occupa di progettare e gestire - dalla produzione alla consegna dell’ordine - tutta la filiera dell’eCommerce per realtà come Durex, Cisalfa, Dainese, Seven-Invicta, senza che loro debbano occuparsi di nulla. LEGGI ANCHE
Le occasioni perse del Made in Italy che non va online Francesco Cancellato (http://www.linkiesta.it/francesco-cancellato/profilo)
Esattamente come per Google con i suoi Labs, le cose più interessanti non stanno nel core business, ma tra gli esperimenti. Quelli del centro di ricerca interno, ad esempio, che si chiama Vip – acronimo di Very Internet People – e che sperimenta e sviluppa nuovi prodotti (uno dei quali, Collektr, ora top secret, sarà presentato tra pochi giorni) e attività di formazione digitale come la Develon School, pensata in collaborazione con alcune locali associazioni di rappresentanza. «Si tratta di 800 ore di formazione che mettiamo a disposizione di una ventina di persone – mi spiegano i ricercatori – condividendo con loro la nostra esperienza e i nostri errori. Oggi il mercato è molto diverso da quello in cui siamo cresciuti noi: la conoscenza è diffusa e la concorrenza è spietata. Basta uno sbaglio e sei fuori». «A me la moda delle start up digitali non è mai piaciuta – li interrompe Gottin –. Io credo che la digitalizzazione sia un sostrato che deve maturare in tutti i settori dell’economia: medico, elettricista, giardiniere. Io voglio digitalizzare tutti, non formare mille startupper, sapendo già che 999 tra loro non riusciranno ad arrivare a farsi finanziare da un venture capitalist». Quando Gottin dice che vuole digitalizzare tutti, intende davvero tutti. Anche gli albergatori, per i quali ha lanciato un prodotto che si chiama H-Benchmark, che è stato adottato in Trentino e che permette di far conoscere e confrontare a ognuno di loro le performance sue e dei suoi competitor territoriali. Secondo Gottin, questa conoscenza servirà al sistema degli albergatori trentini a fare squadra per sottrarsi al giogo, sovente ricattatorio, di grandi player della domanda turistica aggregata come Booking o Expedia, o, in un prossimo futuro, Google. Accomuna, invece, è rivolta alla pubblica amministrazione e mette in rete i 121 comuni della Provincia, la Questura, la Prefettura e le Asl. Funziona così: quando uno straniero va in prefettura per richiedere il permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare, anche tutti gli altri enti sono automaticamente avvisati. Peraltro, siccome l’iter parte dai consolati, tre mesi prima, con Accomuna queste realtà sono in grado addirittura di prevedere i flussi migratori in arrivo sul territorio: quanti studenti e di che età dovranno entrare nelle scuole, quanti anziani bisognosi di assistenza medica, quanti giovani in età da lavoro. «Mi hanno dato del leghista – riflette amaro Gottin – ma io sono convinto che il controllo dei flussi sia strategico per l’integrazione. Se conosco, posso pianificare. E se pianifico, è meno probabile che la situazione mi sfugga di mano». Quasi me ne dimenticavo: Develon è organizzata secondo i dettami della lean production canonizzata da Toyota, attraverso cui punta a rendere responsabili gli addetti e all’aumento della produttività del lavoro. Che, al contrario di quanto dicono le trojke e i loro profeti, non è cresciuta tagliando i costi e le tutele. In Develon, 56 addetti su 70 – età media 28 anni, gran parte dei quali donne - sono a tempo indeterminato e gli altri, stagisti o addetti a tempo determinato, presto lo potranno diventare. Qui ad Altavilla, alle porte di Vicenza, il contratto
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Nel Nord Est della “terza rivoluzione industriale” | Linkiesta.it
15/04/14 19:33
unico è già realtà, insomma. Da un vulcano all’altro: faccio appena in tempo a tornare a Schio per ascoltare Andrea Guerra, il Signor Luxottica, azienda di Agordo, Belluno. Colui che Renzi avrebbe voluto come ministro dello Sviluppo economico e che guida un’azienda che fattura 7,3 miliardi, che in Italia produce la metà dei suoi occhiali e ne vende il 3%. Il salone del Lanificio Conte è gremito e Guerra scalda i cuori dei tanti imprenditori accorsi per ascoltarlo. Parla di export, raccontando la strategia di penetrazione di Luxottica in Brasile, Cina, Messico, Turchia. Parla di dimensione d’impresa, con la convinzione che oggi le piccole imprese italiane debbano crescere in dimensione e capitalizzazione se vogliono anche solo provare a competere nel mondo. Soprattutto, però, parla dell’ultima, rivoluzionaria sfida di Luxottica, che ha appena chiuso un accordo con Google, in virtù del quale produrrà i celeberrimi Google Glass a marchio Rayban e Oakley: «Oggi – racconta Guerra – stiamo vivendo un periodo clamoroso di distruzione creativa. Fino a qualche anno fa sapevamo chi fossero i nostri concorrenti, i loro fatturati, i loro prodotti, i loro mercati. Oggi è cambiato tutto: il tuo cliente di ieri sta diventando il tuo fornitore. Il fornitore diventa cliente. E chi faceva tutt’altro, penso a Google, sta diventando un potenziale concorrente». La ricetta? Anticipare la domanda: «Dobbiamo attrezzarci per fare oggetti che nessuno, in questo momento, utilizza». LEGGI ANCHE
Reportage: la realtà diminuita dei Google Glass Quit (http://www.linkiesta.it/quit/profilo)
Venerdì sera – La verità, vi prego, sull’Electrolux Le lavatrici, invece, sono oggetti che utilizzano tutti. Fino a una decina d’anni fa, un elettrodomestico su due era prodotto in Italia. Dal 2008 a oggi, le cose sono cambiate e le produzioni hanno preso destinazioni diverse, Cina, Turchia e Polonia, in primis. A farne le spese, ovviamente, i lavoratori. Il caso più recente è quello di Electrolux, multinazionale svedese di proprietà della famiglia Wallemberg, potente dinastia del capitalismo socialdemocratico scandinavo. Il caso è noto: qualche mese fa, la proprietà ha detto che era già pronta la delocalizzazione in Polonia e che sarebbe stata evitata soltanto se gli addetti italiani – circa 5.715 persone in cinque stabilimenti, due dei quali, Porcia e Susegana, nel Nord Est - avessero accettato di percepire il medesimo stipendio dei loro omologhi polacchi. Da lì è iniziato un balletto in cui i quattro interlocutori – l’azienda, i sindacati, le organizzazioni imprenditoriali e i politici – hanno spesso cambiato posizione e ruolo. LEGGI ANCHE
Electrolux, dammi risposte complesse Quit (http://www.linkiesta.it/quit/profilo)
Al Festival, dopo cena, se ne parla con Dario Di Vico del Corriere della Sera, Paolo Candotti di Unindustria Pordenone e Maurizio Castro, ex manager risorse umane europee di Electrolux, ex senatore Pdl e oggi commissario dell’Acc di Mel, azienda in crisi che fino a qualche tempo fa faceva parte di Electrolux. Castro e Candotti sono due dei promotori di un piano, promosso da Unindustria Pordenone, che proponeva a Electrolux di lasciare i suoi stabilimenti in Italia in cambio di un taglio del costo del lavoro del 20%. Piano, questo, che è stato bocciato (http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PORDENONE/electrolux_unindustria_pordenone_patto_costo_del_lavoro_marco_mondini/notizie/462752.shtml) sia dai Wallemberg e dai loro collaboratori, sia dalla politica (http://www.cislveneto.it/Rassegna-stampa-Veneto/Bisogna-abbassare-il-cuneo-fiscale-subito-Zaia-boccia-la-proposta-di-ridurre-i-salari-ma-chiede-l-ok-allintervento-di-Veneto-Sviluppo) . Stasera non si dovrebbe discutere di questo, tuttavia, ma dell’accordo siglato qualche giorno fa e che qualcuno vende come una grande vittoria. Riassumo: niente esuberi fino al 2017, la politica mette i soldi per i contratti di solidarietà e per gli investimenti in innovazione necessari a far recuperare produttività e buone elezioni europee a tutti. Candotti e Castro sono, ovviamente, scettici. Soprattutto Castro. Secondo lui, la marcia indietro di Electrolux è solo strumentale e figlia del clamore che ha suscitato il caso. «Ne ha parlato persino la Toffanin e le casalinghe di Voghera che comprano le lavatrici, guardano la Toffanin», osserva. «Tra due anni arriverà un nuovo manager a dirci che il piano del Governo non è più sostenibile e ci riproveranno, ad andarsene – prosegue – Per questo bisogna comunque agire sul costo del lavoro: perché è quella - non i contratti di solidarietà, non la ricerca e sviluppo - la vera merce di scambio con Electrolux». LEGGI ANCHE
“Non possiamo trattenere Electrolux, ma il lavoro sì” Andrea Gatti Casati (http://www.linkiesta.it/andrea-gatti-casati/profilo)
In fondo alla platea, in piedi, un signore con la barba bianca scuote la testa. Si chiama Gigi Copiello, ed è uno storico sindacalista vicentino della Cisl. Fu proprio lui, nel 2000, a firmare con Castro l’accordo sui lavoratori a chiamata (i cosiddetti operai squillo, come li definirono allora) che assurse ad esempio del nuovo lavoro a misura di globalizzazione. Non crede nemmeno a Castro, Copiello, figurarsi a Electrolux. «La produzione di elettrodomestici in Italia è morta, ormai – riflette amaro – Saranno almeno vent’anni che Electrolux non assume italiani nelle sue fabbriche. Oggi sono tutti stranieri, molti africani, c’è persino una delegata sindacale cinese». È questo il motivo per cui, secondo Copiello, non ci sarà mai un accordo che preveda il taglio del costo del lavoro. Perché i lavoratori sono stranieri e i sindacalisti italiani «A Susegana non vogliono l’accordo, non lo vorranno mai – mi spiega - Sanno che in qualche modo, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, alla pensione ci arriveranno senza patemi. È quello il loro unico orizzonte». Mentre lo saluto, mi congeda con parole che suonano come una sinistra profezia. «Vanno bene le stampanti tridimensionali, gli Andrea Guerra, i nuovi imprenditori digitali, ma i prossimi saranno anni duri, forse ancora più di quelli che abbiamo appena vissuto». Cominciamo a prepararci sin da ora». Nel nuovo alfabeto dell’economia, la casella della C è ancora occupata dalla «crisi». (http://savethebook.fondazionefeltrinelli.it)
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Corriere del Veneto Domenica 6 Aprile 2014
INNOVAZIONE E RISORSE CREATIVE La sfida
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Festival Città Impresa
VI
Opportunità per crescere
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Quando le nostre imprese iniziano a creare sinergie e a collaborare fra loro scoprono nuovi modi di lavorare e nuove opportunità di crescita
Stefano Micelli
L’EVENTO
TRA NUOVI ALFABETI E RINASCITA ECONOMICA Le città impresa: innovazione e capacità concreta di fare rete
S
di FRANCESCA VISENTIN trategie, progetti, innovazione. Per ripartire, uscire dal tunnel della crisi, rilanciare economia e territorio, la sfida è quella di una progettualità creativa, che prenda il via dai «Nuovi Alfabeti per l’economia». Uno slogan che è il tema del Festival Città Impresa di quest’anno, progetto europeo, laboratorio di idee, analisi e confronto a Schio (Vicenza) con ospiti internazionali. Tra gli ideatori della kermesse, l’economista Stefano Micelli, presidente del Comitato Scientifico Festival Città Impresa. «La crisi di questi anni sta portando cambiamenti strutturali nella nostra economia. Gran parte delle categorie che abbiamo utilizzato per ragionare sul futuro del paese meritano di essere ripensate - spiega Micelli - . La stessa idea di crisi è in parte superata. Stiamo entrando, non senza difficoltà, in un nuovo scenario economico e sociale che ci costringe a pensare e a operare diversamente. Il Festival Città Impresa propone di riflettere su questa discontinuità proponendo prima di tutto una serie di parole nuove che, speriamo, andranno a comporre un ragionamento all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte». Made in Italy, pia-
nificazione territoriale, internazionalizzazione, innovazione, sonon i temi portanti su cui i relatori del Festival Città Impresa si confronteranno. La parola d’ordine è «ripartire». «Il festival è un laboratorio di progettazione strategica - fa notare Stefano Micelli - . In questi anni è stato in grado di aggregare esperienze diverse, favorendo l'emergere di visioni condivise circa lo sviluppo dei nostri territori. Gli innovatori, gli amministratori, i politici che partecipano hanno la possibilità di confrontarsi con le tante sperimentazioni avviate su scala nazionale e internazionale». Pensando al tema scelto come nodo portante della kermesse di quest’anno, sono davvero così importanti le parole? «Il festival di quest'anno vuole riflettere sul nuovo significato di parole che abbiamo molto usato in passato e che meritano di essere ripensate - analizza Micelli - , credo sarà interessante riflettere su due termini molto usati in questi anni: internazionalizzazione e innovazione. Per quanto riguarda la prima, è importante superare un approccio «mercantile» all'idea di inter-
La kermesse La manifestazione sui futuri scenari dell’economia prende il via l’11 aprile a Schio
nazionalizzazione, che non significa semplicemente vendere all'estero, ma diventare soggetti attivi di una scena globale accettando il confronto con altre economie e altre culture. Per quanto riguarda la parola innovazione credo che sia importante uscire dalla «monocultura del digitale» guardando al potenziale di una tradizione manifatturiera che oggi può rappresentare una risorsa straordinaria per il Nord Est e per l'Italia». Il futuro, il lavoro, i giovani, temi imprescindibili quando si parla di rilancio dell’economia. Dal laboratorio progettuale del Festival Città Impresa, ampio spazio ai futuri scenari e alle prospettive occupazionali. «Ripensare il made in Italy e proporre una nuova idea di manifattura a livello globale può rappresentare una sfida per una generazione che vuole dimostrare il suo talento - sostiene Stefano Micelli - . Nonostante la crisi, l'export italiano tiene le sue posizioni, rinnovandosi e conquistando quote di mercato anche su mercati lontani. Scommettere su un made in Italy nuovo e competitivo significa dare ai giovani la possibilità di crescere in un mercato globale in cui possiamo decisamente dire la nostra». Innovazione e capacità concreta di fare rete, due concetti attraverso cui passa la rinascita economica. «I due temi sono fra loro collegati - sottolinea Micelli . Quando le nostre imprese iniziano a collaborare fra loro scoprono nuovi modi di lavorare e nuove opportunità di crescita. Penso ad esempio al riposizionamento di h-Farm che oggi aiuta il comparto manifatturiero a scoprire le potenzialità del mondo digitale in modo innovativo creando nuovi collegamenti fra start up e aziende consolidate». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’analisi Tra «lepri» e «tartarughe», verso la svolta, in uno scenario economico in continuo mutamento
Di Vico: «La crisi non ha azzerato il Nordest» FASHION DESIGN CONTRACT OFFICE SCENOGRAFIC STUDIOS Viale Postumia, 41 Villafranca (VR) tel. +39 045.630.5408 / info@41interior.com
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«Tradizionalmente Città Impresa era un festival distribuito tra molte località e sedi, quasi ad indicare la necessità di fare rete. Ora siamo ad una fase nuova, con la centralità su Schio e sulla dialettica dei Nuovi Alfabeti». Dario Di Vico, inviato del Corriere della Sera, esperto di economia, tra i fondatori del blog «La nuvola del lavoro», è stato uno degli ideatori e sostenitori del Festival Città Impresa. In che modo possono inci-
dere i «Nuovi Alfabeti per l’economia»? «Città impresa apre ai “Nuovi Alfabeti”, le produzioni futuro-artigianali e il sistema Veneto nel suo complesso. È interessante ci sia un ambito di discussione in cui si possano capire queste discontinuità e i canali di dialogo». La scelta di Schio con Marzotto e Lanerossi e il manifatturiero evoluto, non è un caso? «Schio rappresenta nella
storia manifatturiera d'Italia un centro importante, è un pezzo di quelle città-impresa che hanno fatto la storia del Novecento industrialista ed è interessante che oggi Schio si misuri con l'innovazione, con la discontinuità. È’ un laboratorio di idee per vedere fin dove si possano spingere i nuovi linguaggi e che tipo di ponte si può gettare con le esigenze di un manifatturiero che ha bisogno di ibridarsi». Scegliere nuovi alfabeti si-
gnifica ripartire da zero? «La crisi non ha azzerato il sistema Nord Est. Il sistema classico tradizionale ha pagato e soprattutto si è dualizzato: da una parte quelli che Paolo Gubitta chiama Lepri, capaci di correre sui mercati internazionali e di far leva sull'export e dall'altra quelli che sono rimasti bloccati sul mercato interno. Questa polarizzazione è sempre più netta. È evidente che le lepri sono più facilitate a intessere relazioni
con i “Nuovi Alfabeti” ma sarebbe interessante vedere quale potrebbe essere il contributo che possono dare anche le tartarughe». Città Impresa ha mantenuto negli anni la sua identità? «È’ un festival di lavoro di workshop, non è un festival di microfoni e interviste volanti. Questa sua caratteristica fa sì che investe nella discussione e non la registra solo»
Francesco Verni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Veneto Domenica 6 Aprile 2014
VI
Festival Città Impresa Sabato 12
Renato Soru: l’esempio di Tiscali Esempi virtuosi, come quello dell’azienda Tiscali. Ne parlerà al Festival Città Impresa Renato Soru. Sabato 12 aprile al teatro Civico di Schio il convegno «Competere con l’innovazione digitale, la storia di Tiscali»: il presidente di Tiscali, Renato Soru sarà intervistato da Dario Di Vico del Corriere della Sera. Renato Soru nel 1998, dopo la liberalizzazione del mercato italiano delle telecomunicazioni in Italia, ha costituito Tiscali. Parallelamente alla sua carriera di imprenditore, nel 2004 ha intrapreso la carriera politica, diventando Presidente della Regione Sardegna fino al dicembre 2008.
MADE IN ITALY E CASO LUXOTTICA LA LEZIONE DI ANDREA GUERRA
La kermesse: relatori internazionali a Schio dall’11 al 13 aprile
D
all’11 al 13 aprile: tre giorni per svelare i «Nuovi alfabeti dell’economia», e definire «le nuove direttrici di sviluppo per l’economia del Paese». Un progetto di respiro europeo, quello del Festival Città Impresa, sviluppato con partner di rilievo internazionale come il Regno dei Paesi Bassi nell’ambito del progetto «Olandiamo in Veneto», che vedrà la partecipazione di ospiti internazionali. Schio, nel Vicentino, ospita la settima edizione del Festival, luogo di dibattito internazionale sulle questioni chiave dell’economia e della società contemporanee in continua trasformazione, presieduto da Stefano Micelli, direttore scientifico di Fondazione Nord Est, e promosso da VeneziePost,
Renato Soru
Fondazione Cuoa e Comune di Schio, con la main partnership di Adacta studio associato e ModeFinance. Un laboratorio di progettazione strategica del territorio, come testimonia l’adesione di oltre 50 tra partner istituzionali, imprese e soggetti privati. Made in Italy e pianificazione del territorio, sfida all’internazionalizzazione e reti di impresa, lean management e gestione delle risorse umane, progettazione del turismo e rapporto tra cultura ed economia. Schio, città simbolo della nuova media impresa e, al tempo stesso, del passato industriale veneto, «casa» di Lanerossi e Marzotto, e dell’avvento del manifatturiero evoluto, diventa luogo di incon-
tro e confronto per lo sviluppo di idee, strategie e nuovi progetti per il futuro, accogliendo un dibattito diffuso fatto di eventi, incontri, convegni e talk internazionali, tour guidati di archeologia industriale, laboratori in vari luoghi cittadini. Tra le curiosità, «TopoLab» per i più piccoli, organizzato dal settimanale Topolino. E poi i workshop del «Temporary makerspace» e il progetto «Fabbriche aperte», promosso in collaborazione con Vicenzaè, che permette di visitare le migliori aziende del territorio. Un calendario ricco con 50 appuntamenti, 150 relatori e 50 partner: ospiti del calibro del premio Oscar Didier Elzinga, Renato Soru, presidente Tiscali, Yves De Bo-
er, governatore del Nord Brabante, George Brugmans, direttore della Biennale internazionale d’architettura di Rotterdam, Diego Ciulli, senior policy analyst Google Italy, e Joachim Declerk, coordinatore del progetto Atelier Brabantstad. Si inizia l’11 aprile: il programma di incontri si aprirà alle 10 e si chiuderà con l’ultimo evento delle 21. In mattinata, alle 10.30, a Palazzo Fogazzaro di Schio, «Unconscious Metropolis. Veneto Centrale, Brabantstad, West Flanders: tre aree metropolitane europee a confronto», alle 11.30, al Lanificio Conte, «La nuova scuola per la nuova manifattura». Ospite di spicco della prima giornata sarà Andrea Guerra, amministratore
delegato di Luxottica. A lui il compito di stimolare il dibattito e la riflessione in occasione dell’evento «Mobilità sociale, competizione globale e made in Italy: il caso Luxottica». Alle 16, al Lanificio Conte, si terrà l’intervista - confronto con Guerra, condotta da Ferdinando Giugliano del Financial Times. A seguire, alle 18, a Palazzo Fogazzaro, «People intelligence platforms» con Didier Elzinga, amministratore delegato e cofondatore di Culture Amp e vincitore di un Oscar con Rising Sun Research nella sezione «Technical academy award». Sempre a Palazzo Fogazzaro, ma il 12 aprile alle 10, si terrà l’incontro «Dai distretti alle reti del valore: i processi di integrazione delle imprese venete», organizzato da Adacta studio associato, main partner del festival, «che si pone l’obiettivo di accompagnare il territorio verso riflessioni nuove – spiega il presidente di Adacta, Diego Xausa e favorire il dialogo tra imprese, professionisti, mondo accademico e politica in un periodo di cambiamento, tra nuove sfide e opportunità». Alla stessa ora, il Lanificio Conte ospiterà «Statale Undici. Le strade che hanno fatto il Nordest». Da non perdere l’evento al Teatro Civico di Schio, il 12 aprile, alle 12, dal titolo «Competere con l’innovazione digitale. La storia di Tiscali», con Dario Di Vico e Renato Soru, stessa ora, al Lanificio Conte «Cara Bellezza. Quando la cultura fa l’economia». Sempre al Teatro Civico, alle 17, la cerimonia di consegna del «Premio Città Impresa 2014» condotto da Filiberto Zovico, editore di VeneziePost, con Roberto Zuccato e Roberto Weber. E ancora, l’evento delle 15, al Lanificio Conte, «Imprese Mondo. Le protagoniste della sfida globale», seguito alle 16.30 da «L’arte di migliorare. Ritornare competitivi con il Made in LeanItaly» e, alle 18.30 da «Pizza magazine presenta: la tradizione italiana della continuità e il rinnovamento». Il 13 aprile, alle 11.30, sempre al Lanificio Conte, «Tre lezioni di alt(r)a economia», alle 16 «Made in Italy: dal campanile al mondo». Informazioni su www.festivalcittaimpresa.it
Francesca Boccaletto
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«Unconscious Metropolis»
«L’altra economia»
La presentazione
Regioni europee a confronto Un anno di eventi olandesi
Solidarietà e diritti umani I tre «buoni» esempi
Quasi un art book, «Pizza» il nuovo magazine di stile
Ad aprire la settima edizione del «Festival Città Impresa» sarà il convegno internazionale «Unconscious Metropolis. Brabantstadt, West Flanders e Veneto Centrale: tre aree metropolitane europee a confronto», promosso da Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi a Milano e VeneziePost, venerdì 11 aprile a palazzo Fogazzaro di Schio (Vicenza), inizio alle 10.30. Il processo di ridefinizione della governance locale in Italia offre l'opportunità di ripensare i confini in modo flessibile, in base alle relazioni reali piuttosto che alle vecchie suddivisioni amministrative. Osservare di nuovo il Veneto Centrale, analizzando le sue caratteristiche intrinseche ed individuando gli esperimenti innovativi che ha prodotto, è un modo di creare nuove opportunità. Il convegno vedrà la partecipazione di George Brugmans (nella foto) direttore della Biennale Internazionale di Architettura di Rotterdam, di Yves de Boer, vice governatore
Tre testimonianze per tre casi di economia «altra ed alta» al tempo stesso. Domenica 13 aprile al Lanificio Conte di Schio l'incontro «Tre lezioni di alt(r)a economia», protagonisti don Dante Carraro di Medici con l’Africa Cuamm, Luigi Rossi, consigliere delegato Pane Quotidiano, e Domenico Lucano, sindaco di Riace. Il dibattito sarà coordinato dal giornalista economico del Sole 24 Ore, Mariano Maugeri (nella foto) e avrà l’obiettivo di presentare tre approcci diversi e alternativi sui temi economici. Don Dante Carraro è il direttore e responsabile organizzativo e di gestione di tutte le attività della Onlus Medici con l’Africa Cuamm, la prima organizzazione non governativa in campo sanitario riconosciuta in Italia. Don Carraro racconterà come la sua Ong si spenda per il rispetto del diritto umano fondamentale alla salute e per rendere l’accesso ai servizi sanitari disponibile a tutti, anche ai gruppi di popolazione che vivono nelle aree più isolate e
«Pizza» non è solo il piatto italiano più mangiato al mondo. Pizza è anche un magazine semestrale indipendente di cultura e stile contemporaneo. A metà tra un artbook e una rivista, racconta e indaga la creatività italiana di oggi e di domani. Visto le premesse, come poteva mancare al Festival Città Impresa questo appuntamento?
del Nord-Brabant e Joachim Declerck coordinatore di Atelier Brabantstadt, che si confronteranno con i rappresentanti delle istituzioni e urbanisti italiani. Tra i relatori anche Freek Persyn di Studio 51N4E. «Unconscious Metropolis è un doppio progetto di ricerca sul Veneto Centrale che arriverà alla Biennale di Rotterdam e che potrebbe concretizzarsi proprio nel 2016», spiega Giovanni Piovene, curatore del convegno. Il convegno sarà il primo passo di un più vasto progetto «Unconscious Metropolis» che sarà presentato allo IABR2014. L'obiettivo più concreto sarà indagare la predisposizione e l’intenzione del Veneto Centrale di avviare un percorso condiviso con IABR e l’attivazione di un Atelier Veneto Centrale coincidente all’apertura della Biennale Internazionale di Architettura di Rotterdam del 2016. Alle 12.30 concluderà il convegno Pier Paolo Beretta, Sottosegretario Economia e Finanze.
F.Ver.
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marginali. Medici con l'Africa è nata a Padova nel 1950 con lo scopo di formare medici per i paesi in via di sviluppo con il nome Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari) e oggi è presente in sette Paesi dell'Africa a Sud del Sahara con 157 operatori. Luigi Rossi, broker milanese, presenterà la onlus Pane Quotidiano, di cui è consigliere delegato, attiva da più di un secolo nel garantire un pasto a chi ne ha bisogno a Milano. Qui si alternano 112 volontari tra le due sedi di Milano dell’organizzazione per distribuire ogni giorno cibo e vestiti. Vengono aiutate oltre 3mila persone al giorno, quasi 800 mila all’anno, praticamente due terzi della popolazione di Milano usufruisce del servizio di Pane Quotidiano. Il sindaco di Riace Domenico Lucano invece spiegherà come il comune Calabrese si sia impegnato nell'accoglienza degli immigrati che sono valse al primo cittadino il premio World Mayor 2010.
F.Ver.
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Il 12 aprile (ore 18.30) al Lanificio Conte di Schio «Pizza Magazine» presenterà l'appuntamento «La tradizione italiana della continuità e il rinnovamento» che vedrà alla stesso tavolo Maria Luisa Frisa, Sabrina Ciofi, direttrice della rivista, Andrea Batilla co-direttore della rivista, Antonio Calabrò e Cristiano Seganfreddo. «L'incontro sarà un'occasione per tornare su temi che sono quelli di cui si preoccupa sempre il festival – spiega Maria Luisa Frisa (nella foto) critico e fashion curator, direttore del Corso di laurea in design della moda e arti multimediali all'università Iuav
di Venezia – parleremo di creatività e di innovazione delle imprese, cose che sono importanti per andare avanti in un sistema bloccato che ha bisogno di trovare nuovi spunti». «Pizza» applica la propria indagine a contenuti che spaziano tra moda, fotografia, arte, stile, teatro, musica, design, narrativa, architettura, illustrazione, cinema e grafica, è redatto in lingua inglese e distribuito librerie, bookshop dei musei e edicole specializzate in tutto il mondo, dalla Francia alla Svezia, dal Giappone agli Stati Uniti, dal Brasile ad Hong Kong. Al magazine cartaceo è affiancato www.pizzadigitale.it un progetto editoriale bilingue autonomo che segue la linea editoriale del semestrale cartaceo sviluppando contenuti pensati in modo specifico per il web: stile e le nuove generazioni. «Il lavoro d'innovazione deve essere sempre svolto tenendo presente la necessità di percorrere strade inesplorate».
F.Ver.
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Domenica 6 Aprile 2014 Corriere del Veneto
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Festival Città Impresa «People intelligence platforms»
L’evento di venerdì a Palazzo Fogazzaro Didier, il creativo più amato da Spielberg Ospite e relatore principale dell’evento «People intelligence platforms», curato da Peoplerise, in collaborazione con Aidp Gruppo Triveneto, in programma l’11 aprile, alle 18, a Palazzo Fogazzaro di Schio (Vicenza), è il premio Oscar Didier Elzinga (nella foto a destra con il suo team di lavoro), ad e cofondatore dell’azienda di software australiana Culture Amp. Elzinga è direttore non esecutivo di Tourism Australia, The Alfred Foundation, The Atlassian Foundation e della Slingsby Theatre Company, ha vissuto tredici anni a Hollywood lavorando con la Rising Sun Pictures, di cui è stato ad, nel 2010 ha vinto un Oscar, nella sezione «Technical Academy Award», per i progetti innovativi
sviluppati con la Rising Sun Research, da lui cofondata. Il regista Steven Spielberg da sempre è un grande ammiratore della sua geniale creatività. A Elzinga è affidato lo speech introduttivo dell’evento dell’11 aprile. Con lui, a Palazzo Fogazzaro, nell’incontro moderato da Luca Marcolin, partner di The family unit business, ci saranno Anna Comacchio, docente di management a Ca’ Foscari, Antonio Di Stefano, managing partner e consigliere delegato di Peoplerise, Giorgio Soffiato, amministratore delegato di Marketing arena, Luca Vignaga, vice presidente nazionale di Aidp, Sebastiano Zanolli, autore e speaker motivazionale, Maurizio Zordan, presidente di Zordan.
Il personaggio Innovatore: «Migliorare il rendimento nelle aziende? Servono nuovi stimoli, i soldi non sono più la leva vincente»
ELZINGA: «STAFF MOTIVATI E CREATIVITÀ» La ricetta del Premio Oscar per realizzare imprese e progetti di successo
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ultura della motivazione, creatività e innovazione sono alla base del lavoro, della ricerca e del successo del premio Oscar Didier Elzinga (nella foto a destra). Protagonista quest’anno al «Festival Città Impresa». Oggi Elzinga è amministratore delegato e co-fondatore della società di software australiana Culture Amp. Nel 2010, con Rising Sun Research, azienda specializzata in visual effects da lui co-fondata, si aggiudicò l’Oscar nella sezione «Technical Academy Award», per la realizzazione di cineSync, strumento per la visualizzazione sincronizzata di contenuti video. Ricorda l’emozione dell’Oscar? «Certo, con orgoglio. Per noi fu una vera impresa - racconta Didier Elzinga - . Una piccola società di Adelaide fu in grado di dar vita a un prodotto utilizzato oggi dai più grandi registi (Spielberg in te-
sta, ndr). Come abbiamo fatto? Restando umili, e forse ingenui, nel realizzare qualcosa che sembrava impossibile. Al Festival sarà protagonista di un incontro dal titolo «People intelligence platforms»: come è possibile creare organizzazioni fondate sulla motivazione dello staff? «E’ un argomento che affronterò in maniera approfondita durante l’incontro di Schio. Non posso svelare troppi dettagli… E allora prendiamola larga. Il mondo del lavoro si sta trasformando, cosa serve oggi per fare la differenza e avere davvero successo? Il grande salto, in fatto di competenze, si può fare se si è in grado di passare da un “low cognitive load” a un “high cognitive load” (da un basso a un alto bagaglio di competenze e conoscenze, ndr). Oggi le organizzazioni
hanno bisogno delle menti più che delle abilità manuali. Alla base ci sono, dunque, creatività, ingegno, capacità di problem solving: ciò che motiva davvero le persone, quello che le stimola ad aumentare il proprio impegno è qualcosa di totalmente diverso da quel che viene richiesto a chi deve svolgere lavori manuali. Oggi usiamo ancora modelli antiquati per motivare lo staff e aumentare di conseguenza le performance professionali. Per esempio i soldi non bastano, non funzionano più come leva per migliorare le prestazioni» La produttività è figlia della motivazione e dell’innovazione manageriale? «Quando si parla di produttività si fa spesso riferimento al rapporto tra grande produzione e costi contenuti. Ora, se si osserva con attenzione quel che crea vero valore nelle compagnie, ci si accor-
ge che questo è la conseguenza dello sviluppo di un sistema, dell’organizzazione del lavoro. Sono i manager delle aziende i veri e primi responsabili di questo sistema, sono loro che devono creare un am-
biente di lavoro produttivo. Quindi, è necessario avere prima di tutto manager produttivi per avere poi dipendenti produttivi». Perché è così difficile costruire la motivazione e, quindi, una cultura d’innovazione duratura? «Ci vuole, prima di tutto, molto coraggio per creare un’efficace “cultura della motivazione” perché la verità è che questa può essere di grande ispirazione, ma può anche essere causa di forte scontento. Inoltre, è richiesto molto equilibro, per mantenere questa linea in un contesto di cambiamenti e molteplici richieste. Le grandi culture hanno sempre avuto una guida forte, una direzione precisa e unica, ma sono sempre state aperte a contributi esterni, a nuove idee e stimoli per crescere».
Francesca Boccaletto © RIPRODUZIONE RISERVATA
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magnifici dieci hanno dimostrato che innovazione e creatività possono vincere la crisi. Sono gli imprenditori «virtuosi» scelti quest’anno dal Premio Città Impresa come esempio positivo di strategie economiche vincenti. Come vincere la crisi? Loro ce l’hanno fatta, investendo in ricerca e sviluppo, ampliando i mercati di distribuzione, acquisendo nuovi marchi, internazionalizzando, sviluppando inedite reti d'impresa. La ricetta del successo dei «magnifici dieci» (imprenditori e manager) è racchiusa in queste semplici (ma geniali) azioni positive. Uomini e donne che hanno saputo inventarsi un modo nuovo per andare avanti. E vincere. I premiati Città Impresa 2014 sono: Antonio Bortoli direttore generale Lattebusche, Fabio Brescacin presidente EcorNaturasì, Enrico Carraro presidente Carraro Group, Luisa Citossi amministratore delegato Aussafer Due, Maurizio Costabeber presidente DWS, Barbara Donadon amministratore delegato Altana, Luciano Giacomelli con Giampietro Canale, presidente e amministratore delegato Siderforgerossi, Anna Giuliani presidente Solgar Italia, Enrico Moretti Polegato presidente Diadora. Dieci capitani d'azienda d'eccellenza, tutti radicati nel territorio delle Venezie ma con un orizzonte di attività che guarda al mondo, attivi nei settori più diversi, dai sistemi avanzati di trasmissione, all’industria metallurgica, al kidswear, sportswear, al food e nutrizione. Accomunati dalla stessa mission imprenditoriale: innovare per vincere la crisi. «Dopo i mille fabbricatori di idee del 2012 e i mille giovani talenti under-35 del 2013, quest'anno abbiamo selezionato dieci casi d'imprenditorialità e managerialità d'eccellenza delle Venezie - spiega Antonio Maconi, direttore del Festival Città Impresa - . I dieci premiati sono esempio di una visione imprenditoriale in grado di aprire orizzonti diversi e più ampi. Testimoniano come sia possibile, in tempi di crisi, proseguire il proprio percorso di crescita, sviluppare strategie vincenti e scrivere i nuovi paradigmi e le nuove direttrici della nostra economia».
I MAGNIFICI 10 CAPITANI D’IMPRESA Ricerca, internazionalizzazione, strategia: così i manager virtuosi vincono la crisi e mettono le ali alle aziende del Nordest Il Premio Città Impresa è l’evento speciale della settima edizione del Festival Città Impresa, promosso da VeneziePost, Fondazione Cuoa e Comune di Schio, con la main partnership di Adacta Studio Associato e ModeFinance. La cerimonia di consegna del Premio sarà sabato 12 aprile (ore 17) al Teatro Civico di Schio: l'appuntamento si aprirà con i saluti istituzionali di Luigi Dalla Via, sindaco di Schio, e l'introduzione di Paolo Gubitta, docente di Organizzazione aziendale all’Università di Padova e direttore scientifico Area Imprenditorialità Fonda-
zione Cuoa. Tra i partecipanti alla cerimonia di premiazione, Roberto Weber presidente Istituto Ixè, che presenterà in anteprima i risultati della ricerca «Che tracce lascia e cosa ci insegna la crisi». A consegnare i Premi Città Impresa ai dieci capitani d’industria delle Venezie, sarà il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato. Sempre in tema di strategie di innovazione, appuntamento «clou» è quello promosso da Vpi-Venice Platform for Innovation and Technology Transfer, venerdì 11 aprile (dalle 10 alle 16) a Palazzo Toaldi Capra. Si tratta di cinque «lezioni di
innovazione». Ricercatori e imprese interessate a vendere o acquistare innovazioni di prodotto potranno partecipare ai seminari con professionisti ed esperti che affronteranno con casi pratici gli aspetti più critici dell'innovazione. Si parlerà di: «Brevettare l'innovazione: gli errori da non commettere e le opportunità da cogliere» con Ercole Bonini fondatore Studio Bonini. E ancora di «Misurare l'innovazione: il valore economico di un brevetto» con Salvatore Basile, partner Studio Cortellazzo & Soatto. Altro tema trattato «Investire nell'innovazione: come scegliere il part-
ner finanziario ideale» con Stefano Cappellari, coordinatore territoriale Triveneto, Mediocredito Italiano-Gruppo Intesa Sanpaol. E «Comunicare l'innovazione: raccontare un progetto» con Mariapaola La Caria, presidente P.R. Consulting. L'intervento conclusivo «Da inventore a innovatore: il lavoro dell'innovatore», è affidato a Paolo Gubitta, Università di Padova e Fondazione Cuoa e Francesco Venier, Università di Trieste e MIB School of Management. Francesca Visentin
PROGRAMMA
ore 10.00 Brevettare l’innovazione: gli errori da non commettere e le opportunità da cogliere Ercole Bonini, fondatore Studio Bonini
L’ULTIMO MIGLIO DELL’INNOVAZIONE Festival Città Impresa - Schio Venerdì 11 aprile, dalle 10 alle 16 Palazzo Toaldi Capra, Sala degli Affreschi
5 lezioni “pratiche” per ricercatori e imprese interessate a vendere o acquistare innovazioni di prodotto www.festivalcittaimpresa.it PROMOSSO DA
ore 11.00 Misurare l’innovazione: il valore economico di un brevetto Salvatore Basile, partner Studio Cortellazzo&Soatto ore 12.00 Investire nell’innovazione: come scegliere il partner finanziario ideale Stefano Cappellari, coordinatore Territoriale Triveneto, Mediocredito Italiano – Gruppo Intesasanpaolo ore 14.00 Comunicare l’innovazione: raccontare un progetto Mariapaola La Caria, presidente P.R. Consulting ore 15.00 Realizzare l’innovazione: da inventore a innovatore Paolo Gubitta, Università di Padova e Fondazione CUOA Francesco Venier, Università di Trieste e MIB School of Management La partecipazione al ciclo di lezioni è gratuita. Il numero di posti è limitato: è richiesta la prenotazione su www.festivalcittaimpresa.it, sezione Programma. Per informazioni: vpi@veneziepost.it | Tel. 049 8757589 int. 11
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Festival Città Impresa Il programma completo
Lezioni, talk, itinerari e laboratori Tutti i protagonisti sul sito del Festival La settima edizione del Festival Città Impresa si intitola «Nuovi Alfabeti per l’economia»: dall’11 al 13 aprile a Schio (Vicenza), città simbolo della nuova media impresa, del passato industriale veneto e dell’avvento del manifatturiero evoluto. Il Festival si svilupperà in sezioni con convegni, seminari, lezioni, talk, itinerari e laboratori declinati in molti spazi legati a Schio. Dallo spazio del Lanificio Conte, alla Fabbrica Saccardo, da palazzo Fogazzaro a palazzo Toaldi Capra fino al teatro Civico, riaperto da poco. Tutte le informazioni relative al fitto programma si potranno trovare navigando sul sito
ufficiale www.festivalcittaimpresa.it, dove ci si potrà anche registrare all'evento desiderato per avere la garanzia dell'accesso, visto i posti limitati delle sale. Per partecipare alle visite guidate ai siti di archeologia industriale, al Topolab (Lanificio Conte/Shed), al Temporary Maker Space (Lanificio Conte/Shed) e alle lezioni di Vpi (venerdì 11 aprile) sarà invece necessaria la prenotazione. Durante il festival, all’entrata dello Shed del Lanificio Conte e di Palazzo Fogazzaro, saranno attivi due infopoint, dove sarà possibile ritirare il materiale informativo e chiedere informazioni sulla rassegna.
Il viaggio Dal settore alimentare al tessile, dalle tecnologie alla lavorazione delle pietre, ai Musei: un altro modo di fare turismo
DALLA CONCIA ALLA BIRRA: FABBRICHE APERTE Un percorso di grande bellezza alla scoperta di storia e strategie delle aziende venete
L’
innovazione passa anche attraverso la buona idea di una gelateria che crea ottimi gelati «vegan» o senza glutine. O si trova nel design unico che permette alle porte made in Veneto di essere esportate in tutto il mondo. O nelle birre prodotte con il luppolo migliore e nell’arte che incanta di ceramiche artigianali. Per scoprire tutti i segreti di grande bellezza e creatività che il territorio racchiude, domenica 13 aprile il Festival Città Impresa propone «Fabbriche Aperte». Trenta aziende del Veneto aprono le porte per farsi conoscere e svelare storia, strategie e idee vincenti. Il progetto è promosso da Vicenzaè e Provincia di Vicenza per fare conoscere i «luoghi del fare» della città-impresa diffusa. Dal settore alimentare al tessile, dalle tecnologie alla lavorazione delle pietre, dalla metalmeccanica alle concerie, «Fabbriche Aperte» offre l'opportunità di visitare spazi di archeologia industriale, musei d'impresa, aziende di prodotti e servizi, distretti, villaggi industriali e spacci aziendali, calandosi fino in fondo nel territorio e scoprendone il lato più vitale. Un trend recente, quello del turismo industriale, che vanta già grandi numeri in Francia, Spagna e Germania, e che ha
tutte le caratteristiche per diventare un’importante fetta del turismo del futuro in un territorio, come quello delle Venezie, caratterizzato da un tessuto imprenditoriale fortemente radicato e diffuso. L’arte, l’economia, la creatività degli imprenditori veneti, oltre a fornire una bella testimonianza di risorsa vincente e vitalità produttiva possono davvero diventare la nuova frontiera del turismo. «Fabbriche Aperte» è quasi una prova generale di quello che si può fare attraverso al sinergia di forze produttive, istituzioni, cultura e progettazione. Itinerari artistici che s’intrecciano a percorsi economici, per arricchire il Veneto di una risorsa turistica innovativa, tutta da scoprire. Sempre puntando alla risorsa turismo, il pubblico del Festival Città Impresa potrà anche scoprire il patrimonio di
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archeologia industriale della città di Schio: durante i giorni della manifestazione, il Comune di Schio organizza itinerari di visite guidate, riservate a gruppi di 20 persone, al Lanificio Conte, Fabbrica Alta, area ex-Lanerossi, Giardino Jacquard, Quartiere Operaio. La visita si conclude al Teatro Civico di Schio, riaperto solo qualche giorno fa dopo un lungo restauro e oltre 50 anni di inattività. Per partecipare: Iat Ufficio Informazioni e accoglienza turistica di Schio, telefono 0445/691392 iat.schiovalleogra@provincia.vicenza.it Ma le proposte del Festival sono molteplici, oltre ai molti talk e convegni, le lezioni «pratiche» di innovazione, i laboratori di fumetto con Topolino, i workshop di stampa 3D nel temporary makerspace, le visite guidate di archeologia industriale e appunto «Fabbriche Aperte», sono gli ingredienti del programma «off» della settima edizione del
Festival Città Impresa, a Schio dall'11 al 13 aprile 2014. Un ricco calendario di attività, che si sviluppa in contemporanea con gli eventi principali del Festival, per dare al pubblico la possibilità di sperimentare praticamente e partecipare attivamente alla definizione dei «Nuovi Alfabeti per l'Economia». L'elenco completo delle aziende partecipanti a «Fabbriche Aperte» è sul sito www.festivalcittaimpresa.it, nella sezione «Fabbriche Aperte».
Le tappe Tra spazi di archeologia industriale, musei d'impresa, villaggi industriali e spacci aziendali, per calarsi nel territorio Il fenomeno Un trend recente, quello del turismo industriale, che vanta già grandi numeri in Francia, Spagna e Germania
Il percorso di «Fabbriche Aperte» si snoderà quest’anno tra aziende vinicole, distillerie, musei, ceramiche artistiche, arredamento, oreficeria. Ecco le tappe di questo singolare percorso: Gelateria Gnam Gnam di Bassano del Grappa, Fabbrica Saccardo di Schio, Hangar La Fornace di Asolo, Barausse Arredamento di Monticello, RD Italia di Breganze, Birrificio Ofelia a Sovizzo, Tasca Alessio Ceramiche a Nove, Ceramiche Artistiche Fratelli Zarpellon di Nove, Gruppo Dani di Arzignano, Poli Distillerie di Schiavon, Distilleria Fratelli Brunello di Montegalda, Rowan Elettronica di Caldogno, Smalvic Elettronica di Sarcedo, Grafiche Tassotti di Bassano, Achille Grassi Lavorazione della pietra di Castegnero, Margraf di Chiampo, Peotta Armando di Montecchio Maggiore, Tipoteca Italiana Fondazione Musei del lavoro di Cornuda, ViArt Musei del lavoro di Vicenza, l’ Associazione Museo Nicolis Musei del lavoro di Villafranca di Verona, Adelina Scalzotto Oreficeria di Vicenza, Zoppelletto Tecnologia di Torri di Quartesolo, Automatismi Benincà di Sandrigo, Viero Anna Tessile di Sandrigo, Renata Bonfanti di Mussolente, Maculan vinicultori di Breganze. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bambini e famiglie
Workshop e dimostrazioni
Topolino si trasferisce a Schio Laboratori e animazione
I giochi escono dalla stampante Le nuove frontiere del 3D
redazione di Topolino formata da Con buona pace di Topo Gigio e giornalisti, animatori, disegnatori Geronimo Stilton, il topo più e sceneggiatori. La direttrice del famoso dell'universo è uno solo: settimanale Valentina De Poli farà Mickey Mouse, in Italia Topolino, da supervisione ai due team che creato nel 1928 da Walt Disney e si formeranno durante i tre Ub Iwerks ai Walt Disney Studio. giorni, uno creativo, coordinato In Italia, Topolino, è anche il da Aldo Carrier Ragazzi, l'altro mitico settimanale che raccoglie redazionale che avrà come tutte le storie degli abitanti di coordinatore Topolinia e Gabriella Valera. Paperopoli, da Pippo Venerdì sarà a Zio Paperone, interamente passando per la dedicato a due Banda Bassotti. laboratori con le Dall’11 al 13 aprile, il scuole, il primo dalle team della redazione 9.30 alle 12.30, il di Topolino, il secondo dalle 15.30 settimanale a alle 18.30 e fumetti più amato al coinvolgeranno al mondo, incontrerà massimo quaranta al Festival Città bambini delle classi Impresa i giovani quarta, quinta lettori e gli studenti Topolab elementare e media. delle scuole per Stessa dinamica per realizzare insieme quello fissato sabato dalle 9.30 due maxi-giornali «Topolino alle 12.30. Nel pomeriggio di Express». Il tema delle due uscite sabato e nella mattina di straordinarie del «Topolino domenica si potrà partecipare ad Express» sarà i «Nuovi artigiani una vera e propria «Scuola di digitali», riflessione su come la disegno», aperta al pubblico rivoluzione internet possa fare (senza prenotazione). impresa e guardare al futuro. F.Ver. Agli incontri parteciperà la © RIPRODUZIONE RISERVATA
Creare e realizzare un gioco, oppure pensati per i bambini. trasformare un led luminoso in una Sempre sabato, alle 15, i bimbi spilla o in orecchini, è semplice con dagli otto anni di età, potranno le stampanti 3D e le viaggiare «Alla scoperta della lezioni-laboratorio, nel Temporary stampa 3D: l'officina dei Makerspace, sabato 12 e domenica giocattoli». Durante le due ore, i 13 aprile, allo Shed del Lanificio piccoli partecipanti potranno creare Conte. I visitatori potranno non il proprio gioco e lo potranno solo vedere, ma anche utilizzare rendere reale con la stampante 3D. stampanti 3D L'ultimo workshop, opensource, aperto a tutti ma multicotteri e pensato per i bambini modellini dinamici e, dai sei anni d'età, si nelle giornate di intitolerà «LightLab: i sabato e domenica, led diventano partecipare a tre accessori», fissato alle workshop. 15.30 di domenica 13 Il primo, fissato aprile. Gloria sabato 12 alle ore 10, Spagnolo insegnerà avrà come titolo come è possibile «Stampa 3D for creare spille, dummies», dedicato orecchini e accessori agli adulti: verranno Temporary Makerspace con led e piccole spiegate le tipologie batterie: tutti di stampanti esistenti, focalizzando potranno così realizzare il proprio l'attenzione sull’opensource. Il oggetto luminoso e portarlo con sè. workshop, con tanto di Importante ricordare che tutti i dimostrazione pratica, insegnerà a workshop sono a numero chiuso e reperire le risorse online e perfino per parteciparvi è necessaria la a condividere modelli e i software prenotazione sul sito opensource utilizzati per il disegno, www.festivalcittaimpresa.it F.Ver. la preparazione e la stampa. Gli altri due workshop sono stati © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA
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• SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO
Poste Italiane S.p.A. Sped. in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza
SPECIALEPREMIO CITTÀIMPRESA. SCHIO- 11/13APRILE2014
SPECIALE VOLTI E ALFABETI
PERUNA NUOVA ECONOMIA VOLTI E ALFABETI DELLA NUOVA
ECONOMIA di PIERO ERLE
11/13 aprile 2014 a Schio
“Il pane di ieri verrà buonodomani”, scriveva uno che di cose che durano neltempo se ne intende come Enzo Bianchi,priore di Bose. E il Festival Città Impresa affrontail suo settimo anno concentrandosisullesue radici:in quellaSchio che - come dice l’editoreFiliberto Zovico che è l’animadella kermesse- è forsela città che ha saputopiùà differenziarsi da altri storicicentri industrialiche hanno fatto la storia d’Italia. «SoprattuttoIvrea dà l’idea di essere rimastaa vivere nel passato,ma anche rispettoalla “cugina” Valdagno,poco distante, Schioè forse l’unica che è riuscita reinventarsi un tessutoindustrialeche ha vissutosì vari passaggi,ma è esempiovirtuoso, anche a livello internazionale,di come ci si reinventa con modelli produttiviche non sono statalisti, basatisu denaripubblici,ma conprogetti di sostegnoagli insediamentiindustriali, anche nuovi, che sono poi in buona parteanche quelli che oggi portiamo in vetrina come esempidi impresada seguire». Esempidi impresache sanno affrontareil mondo,lungole direttrici dell’export che parel’unico orizzonte,in questo periodo, in grado di far girareal sereno i conti aziendali.Ma le “radici” di Schio e più in generale dell’industriavicentina significanoanche un rapportodeciviso con le risorsedel territorioe dell’ambiente,con quellagrandequantità d’acqua che ha fatto la fortuna di tanti distrettiindustrialialle basi delle catene montuosealpine, in Italia come di là, in terre germaniche.E “radici” significaanche un richiamoa quei grandi imprenditoridel passato che, conl’economia,sentironoanche l’esigenzadi far crescerela società,la comunitàdi lavoratori e famiglie che ha fatto a sua volta la ricchezzadelle industrie.La forza dellaricchezza dell’ambientee la forza della risorsa umana:“pane” di ieri, ma che ritornaoggi pur di fronte a sfide del tutto diverse come la globalizzazione,le tecnologiedigitali, l’esigenzadi creare nuovo manifatturiero e nuovi servizialle imprese e alla societàche invecchia. E ci sono tante persone d’impresa,volti nuovi come quelli impressiin questa pagina,che il nuovo sviluppolo stannocostruendo come i loro padri. Inventandonuovi “alfabeti” economicie produttiviche aiuterannotutti noi a riprenderea costruire futuroper tutti: è un regalo poterliascoltaree poterli“sperimentare”tutti assieme per tre giorni.
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IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 8 Aprile 2014 GV13777
SPECIALE
IVOLTICHEINDICANOLAVIA. RiflettorisuAndreaGuerraeRenatoSoru
Dalleimprese-faro ilnuovoalfabeto perl’economia E perildigitale«serveuna svolta: stopdipendenza daigrandiservere motoridiricerca all’estero» Cinzia Zuccon Morgani Un ritorno alle radici per recuperare la linfa che sa dare vita a un rinnovato sviluppo. “Nuovi alfabeti per l’economia” è il tema del Festival città impresa che quest’anno, alla sua 7a edizione, da venerdì 11 a domenica 13 aprile si concentrerà unicamente su Schio, che per il Veneto è città industriale d’eccellenza per la sua storia imprenditoriale di un secolo e mezzo. Sono moltissimi gli ospiti che spiccano nel vasro panorama di eventi che accompagna il Festival. Tra questi in prima fila sicuramente Renato Guerra, amministratore delegato di Luxottica che aprirà ufficialmente il Festival alle 16 di venerdì al Lanificio Conte, e Renato Soru presidente di Tiscali. Guerra sarà intervistato da Ferdinando Giugliano, leader editor del Financial Times su “Mobilità sociale, competizione globale e made in Italy: il caso Luxottica”, gruppo di cui è amministratore delegato dal luglio 2004. Guerra è forse il
manager più corteggiato del momento. Anche dalla politica che, incassato il rifiuto a far parte del governo Renzi, recentemente è tornata a corteggiarlo per affidargli incarichi pubblici in colossi come Eni-Enel. Ma i successi Guerra li macina in Luxottica; l’ultimo in ordine di tempo ha fatto parlare tutto il mondo: l’accordo con Google per progettare, sviluppare e distribuire i google glass, una nuova generazione di prodotti hi-tech per la realtà aumentata. Di sé Renato Guerra dice: «Da 10 anni ho la fortuna di gestire la più bella azienda del mondo, in un mondo completamente nuovo che, con tre miliardi di nuovi consumatori e grazie nuove tecnologie offre grandi opportunità per tutti, insieme a nuove sfide e nuove responsabilità. Si può farcela guardando alle caratteristiche delle imprese-faro di questa Italia. Le aziende che ce la fanno sono aperte, dall’inizio hanno scelto come palcoscenico il mondo, hanno sempre mantenuto una stretta relazione col consumatore e hanno al
vertice fondatori e presidenti con forti motivazioni e ideali destinati a lasciare un segno oltre il profitto e i successi». Tra gli altri big protagonisti, Renato Soru sarà intervistato al teatro civico di Schio sabato 12 aprile alle 12 da Dario di Vico, del Corriere della Sera, su “Competere con l’innovazione digitale. La storia di Tiscali”. La società - di cui Soru è tornato presidente nel 2009 dopo aver lasciato la guida della Regione Sardegna - nel 1999, giusto un anno dopo la fondazione, si era già imposta già come alternativa a basso costo alla telefonia tradizionale diventando un provider di riferimento e conoscendo un boom di borsa tale da proiettare Soru nella classifica Forbes degli uomini più ricchi al mondo. Un’espansione straordinaria che successivamente incontrò non pochi ostacoli che portarono, come noto, alla caduta delle azioni fino al minimo storico del 2012; ma la società continua ad operare dando lavoro a circa mille dipendenti e aggiungendo nel tempo servizi come Streamago, per lo stre-
Ilprogrammacon gli eventi:venerdì11
AndreaGuerra,amministratore delegatodi Luxottica
Ore11.30 –LanificioConte. “Lanuova scuolaperlanuova manifattura” conFrancesco Bombardi,fondatore Fab Lab ReggioEmilia, FabioD'Agnano, docenteUniversità Iuavdi Venezia, VincenzoGioffrè, dirigentescolastico Ipsia Galileidi CastelfrancoVeneto.GuidaStefano Micelli, direttore scientificoFondazione NordEst
Renato Soru,presidentedi Tiscali aming live da computer e telefonino, Indoona l'app che integra fonia e social, Open Campus dedicato alle startup e iStella un motore di ricerca orientato alla promozione della cultura italiana perché anche nella tecnologia - come dice Soru - è necessario ripartire dall’Italia, sviluppando l’economia digitale. «Quotidianamente usiamo motori di ricerca con server in altre parti del mondo come semplici consumatori ma così i posti di lavoro si creano altrove e non favoriamo lo sviluppo della nostra economia. Serve una svolta». E a Schio la si “disegna”. •
I promotori Leparole darinnovare Stefano Micelli Direttore Fondazione Nordest (Confindustria Veneto)
Ci sono ovviamente parole nuove da costruire, ma ce ne
sono alcune vecchie da ripensare in maniera sostanziale, e questo Festival ci prova. Innovazione: noi veniamo da 10-15 anni di “monocultura” o dominio assoluto del digitale come frontiera dell’innovazione, nel senso dell’immateriale. In questo Festival, anche con tutti i laboratori, proviamo a rimescolare le carte e mettere insieme cultura digitale e manifatturiero. Internazionalizzazione: è un termi-
ne utilizzato oggi in chiave mercantile, come “export”, “vendita di prodotti in altri Paesi”, ed è importantissimo per l’economia perché vendiamo all’estero per 400 miliardi di beni nel 2013; ma ovviamente non basta: proviamo a riflettere su un’idea dei “internazionalizzazione” anche come confronto culturale, scambio di best pratice, ad esempio col concetto di lean managment che sarà “operazionaliz-
DOMENICA
13.04.2014
10.30– PalazzoFogazzaro. “Unconscious Metropolis: Veneto Centrale,Brabantstad,WestFlanders,trearee metropolitane europeea confronto”. Convegnointernazionale diapertura del FestivalCittà Impresa. Salutidi aperturadi Luigi DallaVia, sindacodiSchio, Michiel DenHond, ambasciatoredel Regnodei Paesi Bassi,Silvia Fattore,promotore progetto “Unconscious Metropolis", AntonioMaconi,direttore FestivalCittà Impresa. Presentazionedel progetto“Unconscious Metropolis” (Freek Persyn,Studio 51N4E,GiovanniPiovene, StudioPioveneFabi). Interventinell’arcodi più momentidi confrontodi Joachim Declerck,coordinatoreAtelier Brabantstad,Claudio Bertorelli,presidente CentroStudi Usine,AldoBonomi, fondatoree direttore ConsorzioAaster, GiulioDe Carli, amministratoredelegatoOneworks,Yves deBoer, governatoreProvinciadel Nord Brabante,Paolo Costa, presidente AutoritàPortuale diVenezia,Joachim Declerck, coordinatoreAtelierBrabantstad,Paolo Giaretta,presidente Fondazione Ruggero Menato,George Brugmans,direttore BiennaleInternazionale diArchitettura diRotterdam. ConducePaoloPossamai,direttore “Il Piccolo” diTrieste.
zato” in un contesto nostro. E poi made in Italy: è un concetto che sta cambiando pelle, e dobbiamo darvi nuove prospettive; fa piacere vedere non solo l’enfasi su nuove tecnologie come le stampanti 3d ma anche una riflessione seria che sarà fatta sui temi della formazione, anche a livello di scuola superiore per aiutare un rinnovamento di quelle competenze che hanno fatto grande la nostra industria. •
Cifreimponenti
150esperti in50momenti diconfronto Ben50appuntamenti, 150 relatori,e con il supporto di50 partnerl’evento Festival Città Impresa-promosso da Venezie Post, FondazioneCuoa e Comunedi Schiocon lamain partnershipdiAdacta Studio Associatoe ModeFinance offrirà occasionidiconfronto e discussioneincardinate sulle nuove direttricidi sviluppoper l’economiaitaliana. Tragli ospitispiccano ancheil premioOscar DidierElzinga (cofondatorediCultureAmp e diRisingSun Researchcon cui ha vintol’Oscarnella sezione “Technical Academy Award”), DiegoCiulli seniorpolicy analystGoogle Italy, Yves De Boergovernatore Nord Brabante,George Brugmans direttoreBiennale Internazionaled’Architettura di Rotterdam.Nomichedanno al Venetounrespiro diconfronto internazionale,con areesimilia livello Ue,come imponela realtàgeopolitica attuale. •
Ore14.30 –LanificioConte. CentroTmdDemotech: “Nuova geografiadellafiducia, Lagestione deiprogettiin rete”, con LidiaZocche, dirigenteComune di Schio, ValentinaAnzoise e Stefania Sardo, assegnistedi ricercaUniversità Ca’Foscari Venezia, MaurizioZordan e GiuseppeCaruso, presidente e projectmanagerZordan,Paolo Gurisatti,economista Università Ca'Foscari, AnnaPizzolato, adAZ Spa, Manuel Maraschin,dgApindustria Vicenza Ore15 –LanificioConte/Sala Turbine.“Il Piano d'azioneper l'energiasostenibile”conGiovanni Franco,responsabile area Innovazione Sogesca Ore16.00 –LanificioConte. “MOBILITÀSOCIALE, COMPETIZIONEGLOBALE E MADEIN ITALY: ILCASO LUXOTTICA”,AndreaGuerra, chiefexecutive officerLuxottica intervistatodaFerdinando Giugliano, Financial Times.Con Stefano Micelli. Ore17.00 –PalazzoToaldi Capra, Sala degli Affreschi.“La realizzazionedegli interessimeritevoli ditutela: strumenti tradizionalietrust”. Conl’avv. RobertoAtzeni, il revisoredei contiFrancesco Ioverno, RaffaellaSarroCeo EsperiaTrust Company,Francesca Zigliotto,mediatriceinmateria civile Ore18.00 –LanificioConte. “People IntelligencePlatforms” Keynotespeech di DidierElzinga, amministratoredelegatoe fondatoreCultureAmp, conAnna Comacchio, docente Università Ca’Foscari Venezia, AntonioDi Stefano, consiglieredelegatoPeoplerise, GiorgioSoffiato, ad MarketingArena, Luca Vignaga,vicepresidente nazionale Aidp,Sebastiano Zanolli,speaker motivazionale, Maurizio Zordan,presidente Zordan,Luca Marcolin,partnerThe Family UnitBusiness Ore18.00 –LanificioConte. CentroTmdDemotech: “Made in Italy:qualefuturo peril nostro Paese?Strategie per competerenel mondocheverrà”conFabio Papa,docente Liuc-Università Cattaneo Ore18.30 PalazzoToaldiCapra, Sala degli Affreschi.“Quisi fa: storiedinuoveimprese” conRita Bonucchi diBonucchi e Associati,FilippoOlioso,Rabatto-autoproduzione dioggetti, ChiaraTosi, personalwine andfood shopper.
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IV
IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 8 Aprile 2014
SPECIALE
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LACERIMONIA SABATO. Nel restaurato Teatro civicoscledense Zuccato consegna i premi“Cittàd’impresa2014”
Diecistorie d’impresa vincenti Dal pionieredellestampanti 3D aiprotagonistidi una maxi-fusioneindustriale berica Il nuovo sviluppo ha bisogno di “alfabeti”, ma anche di esempi chiari, di persona in grado di fare l’impresa nel senso non solo di far crescere la propria creatura produttiva, sempre più con dimensione internazionale, ma anche di fare da “traino”, da impresa-faro (come dire l’ad Guerra di Luxottica) per le altre, perchè sia un intero territorio, pur profondamente ferito dalla crisi, a reagire e trovare la sua strada. Come vincere la crisi? Alcuni “must” sono chiari, e sono quei passi che hanno dato la svolta giusta a molte realtà: investire in ricerca e sviluppo, ampliare i mercati di distribuzione, acquisire nuovi marchi, internazionalizzare la propria realtà imprenditoriale costruendo impresa anche all’estero, sviluppare inedite reti d’impresa. Èd questa la ricetta del successo di 10 imprenditori e manager che sono stati selezionati quest’anno per il “Premio Città Impresa 2014”, cerimonia che si terrà sabato pomeriggio nel Teatro Civico di Schio appena restaurato dopo 50 anni di “morte civile”: anche questa è un’impresa. I premiati sono Antonio Bortoli direttore generale Lattebusche, Fabio Brescacin presidente
EcorNaturasì, Enrico Carraro presidente Carraro Group, Luisa Citossi amministratore delegato Assuafer Due, Maurizio Costabeber presidente Dws, Barbara Donadon amministratore delegato Altana, Luciano Giacomelli con Giampietro Canale, rispettivamente presidente e amministratore delegato Siderforgerossi, protagonisti di una maxi-fondazione industriale nell’ambito della metallurgia dell’Alto Vicentino che ha fatto da esempio Anna Giuliani presidente Solgar Italia, ed Enrico Moretti Polegato presidente Diadora. Insomma, dieci “capitani d’azienda” d’eccellenza - di cui tre donne -, tutti radicati nel territorio delle Venezie ma con un orizzonte di attività che guarda al mondo, tutti attivi nei settori più diversi: prototipazione rapida, sistemi avanzati di trasmissione, industria metallurgica, kidswear, sportswear, food e nutrizione i settori di attività. Ma tutti accomunati dalla stessa mission: innovare per vincere la crisi. «Dopo i mille fabbricatori di idee del 2012 e i mille giovani talenti under-35 del 2013, quest’anno abbiamo selezionato 10 casi d’imprenditorialità e managerialità d’eccellenza delle Venezie» spiega l’attivis-
simo Antonio Maconi, direttore Festival Città Impresa, impegnato su tutti i fronti della complessa organizzazione. «I 10 premiati di quest’anno sono esempi di visione imprenditoriale in grado di aprire orizzonti diversi e più ampi». Il Premio Città Impresa è un evento speciale della settima edizione del Festival Città Impresa, promosso da VeneziePost, Fondazione Cuoa e Comune di Schio, con la main partnership di Adacta Studio Associato e ModeFinance. Come detto, la cerimonia di consegna del Premio si terrà sabato 12 aprile, alle 17, nel Teatro Civico di Schio: l’appuntamento, si aprirà con i saluti istituzionali di Luigi Dalla Via sindaco di Schio e l’introduzione di Paolo Gubitta docente di Organizzazione aziendale all’ Università di Padova e direttore scientifico dell’Area Imprenditorialità della Fondazione Cuoa, vedrà la partecipazione di Roberto Weber presidente Istituto Ixè, che presenterà in anteprima risultati della ricerca “Che tracce lascia e cosa ci insegna la crisi”. A consegnare i Premi Città Impresa sarà il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato. •
EnricoMorettiPolegato
EnricoCarraro
GiampietroCanale
LucianoGiacomelli
LuisaCitossi
AntonioBortoli
FabioBrescacin
AnnaGiuliani
BarbaraDonadon
MaurizioCostabeber
I promotori Ènellacrisi chesiinveste nellacultura Luigi Dalla Via sindaco di Schio
L’idea del Festival è legata alla nostra stessa storia: il connubio città-impresa, allo sviluppo d’impresa che incide sulla città e ai servizi della città e del territorio che influiscono sullo sviluppo delle realtà produttive. Forti di questa esperienza che risale per noi già alla metà dell’800 abbiamo ritenuto negli anni di partecipare a tutte le sette edizioni del Festival, sia in tempi facili che - lo voglio sototlineare - in tempi difficili, quando le risorse finanziarie vengono meno. È proprio in tempi di crisi
che bisogna avere occasioni e dedicare risorse, anche economiche, perché si rifletta. Iniziative come queste servono a chiunque nel nostro territorio voglia pensare a come fare nuova impresa, sviluppo. E il Comune si impegna per questo. Mi fa piacere che ci sarà anche premio che sarà consegnato nel Teatro civico riaperto da poco, e chiuso per 50 anni. Non è una cosa banale restaurare un teatro di questi tempi: ci abbiamo creduto, anche quando è stato più difficile sostenere lo sforzo economico. Perché il teatro rappresenta di fatto il connubio tra imprenditorialità, economia, e cultura. La cultura che non è un “rimasuglio” a cui si può pensare quando si è già sistemato tutto il resto, ma una base essenziale di sviluppo. In questo senso è una risposta interessante come veneti, un messaggio anche in questi giorni: cultura e capacità di intraprendere e innovare che abbiamo coltivato ma va fatta forse riemergere.
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Certificato n. 7562 del 10/12/2012 Reg. Tribunale C.P. di Vicenza n. 12 del 25.05.49
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piero erle
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IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 8 Aprile 2014
Unakermessecon150protagonisti
SonounesercitoiprotagonistidelFestival.TraloroRoberto ZuccatopresidentediConfindustriaVeneto,RiccradoDonadon presidentediH-Farmel’espertoolandeseJoachimDeClerck
E adesso è ora diprovare Via ai laboratori per sperimentare nuove tecnologie produttive del manifatturiero digitale Non è solo un “parlare”. C’è una voglia di fare, di sperimentare che attraversa tutto il festival Città Impresa. E quindi lezioni “pratiche" di innovazione, ma anche laboratori di fumetto con Topolino per i più piccoli, e poi workshop di stampa 3D nel “temporary makerspace” sono tra gli ingredienti principali del programma “off" di questa 7a edizione. Perché per imparare nuovi “alfabeti” bisogna mettere in pratica.
INNOVAZIONE: LEZIONI PRATICHE. Venerdì 11 dalle 10 ci sarà la prima delle cinque lezioni promosse da Vpi-Venice Platform for Innovation and Technology Transfer. Ricercatori e imprese interessati a vendere o acquistare innovazioni di prodotto potranno partecipare ai seminari con professionisti ed esperti che affronteranno con casi “pratici" gli aspetti più critici dell'innovazione. E quindi i consigli sui brevetti (con Ercole Bonini fondatore dello studio Bonini) e il calcolo del loro alore economico (con Salvatore Basile, partner dello studio Cortellazzo&Soatto), la scelta del partner finanziario (con Stefano Cappellari,
Mediocredito Italiano, gruppo Intesa), saper raccontare l'innovazione (con Mariapaola La Caria, presidente Pr Consulting) e un approfondimento sulla figura dell’innovatore con il prof. Paolo Gubitta (Università di Padova, Cuoa) e Francesco Venier (Università di Trieste e Mib School of Management). TEMPORARYMAKERSPACE.Novità assoluta è il temporary makerspace che verrà allestito dal Treviso Arduino User Group per sabato e domenica allo Shed del Lanificio Conte, con prove pratiche di stampanti 3D opensource, multicotteri, modellini dinamici. •
Dal“guardare”al “provare”
è un periodo di crisi, già dal 2008 era evidente che era una nuova situazione economica che si stava profilando, e dopo sei anni di “guerra” mi stupisce che il Nordest nonostante il suo dinamismo la stia ancora soffrendo. Il Veneto ha dimostrato di essere contemporaneamente regione ad altro tasso di industrializzazione, ad alto tasso di imprenditorialtà artigiana, ad alto tasso di flusso turistico,
dal mare ai monti e alle città d’arte. In Veneto si può nascere, crescere culturalmente nelle Università, diventare imprenditori e fare tutte le proprie vacanze “seasonal". È un territorio che sa essere multinazionale come nessuno, e pur radicato nel suo territorio. È davvero interessante. Con il Cuoa, nato negli anni ’50, stiamo cambiando pelle: il Veneto sa ripartire, ha codici territoriali di grande valo-
re e la nostra Fondazione Cuoa è un’istituzione di grande valore, capace di offrire formazione che oggi diviene sempre più flessibile. E con la Fiera diVvicenza, che presiedo, l’innovazione “Origin” è coerente con questo disegno, il primo “market place” in cui si cerca di portare qui i superfornitori, le migliori artigianalità capaci di presiedere i processi complessi dove però il segreto è la “mano”.
I promotori Laflessibilità dàripartenza Matteo Marzotto presidente Fondazione Cuoa e Fiera di Vicenza
Il Nordest non è mai stato fermo, è solo un’altra fase. Non
Mavaprenotato
Ilprogramma: sabato 12 mattina
C’èTopolino epureibimbi producono TOPOLINO. C’èspazio anche peri bambininel mondo dell’innovazione.Nei tregiorni delfestival,l’intera redazione di Topolino animerà lo Sheddel LanificioContecon unaserie di appuntamentirivoltiai lettori piùaffezionati:il teamdel settimanale afumettipiù amatoal mondo, capitaniato daldirettore ValentinaDe Poli, incontrerà iragazzidelle scuole elementarie mediecon laboratorisu prenotazione nella giornata divenerdì e sabatomattina;scuola di disegnoapertaal pubbliconel pomeriggiodisabato(dalle 15.30alle 18.30)e nella mattinatadidomenica 13 aprile(dalle10 alle 13). Giornalisti,animatori, disegnatorie sceneggiatori realizzerannoconil pubblico duemaxi-giornali "Topolino Express"sul tema dei"Nuovi ArtigianiDigitali". ATTENZIONE: BISOGNA PRENOTARSIPER GLI EVENTI. Comericorda l’editoreFiliberto Zovico, occorre prenotarsivia internetper partecipare agli eventi delfestival (ègratuito): il rischio,incaso contrario,è di presentarsie sentirsi risponderecheè già stato raggiuntoil “tuttoesaurito” per iposti disponibili. •
Ore10.00 –PalazzoFogazzaro. “Daidistretti alle reti del valore. I processidi integrazionedelle imprese venete”. Con AndreaLionzo,economista Università diVerona,Luca De Muri,AdactaStudio ass.,MassimoManfredi, fondatore Rete di ClinicheOdontoiatriche Aqua,Luciano Giacomelli,presidente Siderforgerossi,DiegoBardelli, presidente AltoVicentino Ambiente.Modera DavidePyriochos (VeneziePost) Ore10.00 –LanificioConte. Dibattitosul libro “Statale Undici.Lestradeche hanno fattoilNordest” conl’autore DanieleFerrazza (MarsilioEditori/Post Editori).Con Diego Xausa,presidente Adacta StudioAssoc., GiovanniBonotto, direttore artisticoBonotto, LucaBortolami, editoreICMoving Channele LaNuova Vicenza, SandroBoscaini, presidente Masi Agricola,CesareDe Michelis,presidente Marsilio Editori. ModeraGiovanniSalvatori,collaboratore VeneziePost Ore10.30 –LanificioConte. CentroTmdDemotech. “Nuove cittàalbinariocentrale: idee eprogettiper lestazioni ferroviarie dellalineaVicenza-Schio”. Con ClaudioBertorelli, presidente CentroStudiUsine, AldoCibic,fondatore Cibicstudio,Gigi Copiello,Corriere Veneto.Coisindaci di Vicenza,Monticello ConteOtto,Dueville,Villaverla, Thiene, MaranoVicentino,Schio. Ore12.00 –TeatroCivicodi Schio. “COMPETERE CON L'INNOVAZIONE DIGITALE:LA STORIADI TISCALI”, conRenato Soru,presidente Tiscali,intervistato daDario Di Vicodel Corrieredella Sera. Ore12.00 –LanificioConte. Presentazionedi “CaraBellezza” (Mappedi VeneziePost). ConFlavio Albanese, presidente Fondazione Teatro diVicenza, Patrizia Asproni,presidente Confcultura,fondatore Fondazione Industriae Cultura,Luigi Corbani,direttore generaleOrchesta LaVerdi Milano, Giovanni Pavan,presidente Fondazione Pordenonelegge.it, MonicaScanu, professore di Designmanagement, Ied Cagliari. Ore15.00 –PalazzoFogazzaro. “Da Booking.comalturismo comeesperienza” (GrandeGuerra) conMariapaola LaCaria, presidente PRConsulting,Mauro Olivieri,designer, SandroDa Rold,ConfindustriaBelluno Dolomiti, MarzioFavero,sindaco diMontebelluna,SergioFrigo,giornalista Il Gazzettino, SabrinaMeneghello,ricercatore Ciset. ModeraFiorella Girardo,coordinatoredi Cult di VeneziePost.
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IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 8 Aprile 2014
SPECIALE
Iluoghi:l’exlanificioConte
OltrealrecuperatoTeatrocivico,ilFestivaltrova“casa”aSchio nell’exlanificoContecheospiteràmoltieventitracuil’incontro, venerdìalle16,conl’adAndreaGuerradiLuxottica
Ilprogramma: sabato12 pomeriggio Ore15.00 –Lanificio Conte. Per lapresentazione di“Imprese Mondo.Leprotagonistedella sfidaglobale” conl’autrice RobertaPaolini (MarsilioEditori/Post Editori)intervengono TommasoVio, socioAdacta Studio, EnricoCarraro, presidente CarraroGroup,BarbaraDonadon, amministratoredelegato Altana,Paolo Gubitta,economistaUniversitàdi Padovae direttore scientificoFondazioneCuoa,RobertoZuccato, presidenteConfindustriaVeneto. ModeraArioGervasutti, direttore IlGiornaledi Vicenza Ore15.30 –Lanificio Conte. CentroTmdDemotech: “Professionigreen”, conLuigi Dalla Via,sindacodi Schio, AntonioGirardi,direttoreCpv, Domenico Mauriello, Centro StudiUnioncamereNazionale, AntonioScipioni, direttore masterUniversità di Padova,Anna Moreno, responsabile FormazioneEnea,ArmidoMarana, amministratoreunico Ecozema-FabbrichePinze Schio, SusannaMartucci Fortuna, amministratoreunico AliseaArte&ObjectDesign inItalia. Ore16.30 –Lanificio Conte. Presentazione“L’arte di migliorare”conl’autore ArnaldoCamuffo(Marsilio Editori) sulmetodolean e il“Made in"LeanItaly” conGiuseppe Caldiera,direttore Cuoa,Alberto Baban,presidentePiccola IndustriaConfindustria, ArnaldoCamuffo, EnricoFranzolin, presidenteUnox,Mario Nardi, adPietro Fiorentini,Giorgio Possio, presidenteSpessoGaskets,Alberto Baban, presidente PiccolaIndustria Confindustria,Giorgio Possio, vicepresidentePiccolaIndustria Confindustria Ore17.00 –Teatro Civico di Schio. “PREMIOCITTÀIMPRESA 2014”. Con Luigi Dalla Via,sindacodi Schio, PaoloGubitta, direttore Cuoa,RobertoWeber, presidenteIstitutoIxè. Consegnaipremi RobertoZuccato, presidenteConfindustria Veneto ConduceFilibertoZovico, editoreVeneziePost Ore17.00 –Palazzo Toaldi Capra, Sala degli Affreschi. “Tram@km0”,nuoveideedi giovaniintenzionati adavviare un'impresae checercano finanziatori locali. Ore18.00 –Fabbrica Saccardo.“La bottegarinascimentale 2.0.Imparare facendo:imprenditoriae innovazione”.Con RiccardoDonadon,presidenteH-Farm, ArmidoMarana,amm. EcozemaSchio, PaoloMonaco, direttoreCna Vicenza, Luca Rinfreschi,presidentenaz. CnaFedermoda, Stefano Serafini, SchioDesignFestival. Moderalagiornalista AlessandraCarini.
L’EVENTOINAUGURALE. Unrespiro internazionaleper darelasvoltagiusta ainostriprogetti regionalidi integrazione
Areevaste:èl’esteroafarescuola Fiandree NordBrabante:pianificazioni europee chepossono insegnare molto alVenetocentrale Niente più paragoni locali: è proprio il vento dell’internazionalizzazione e dei mercati globali, come spiegano l’editore Filibero Zovico di VeneziePost e il direttore del festival “Città Impresa” Antonio Maconi, a imporre al Veneto un confronto che va ben più in là. E che parla di aree metropolitane e di servizi complessi gestiti per comunità ben più vate di singole province. In una domanda: il Veneto Centrale «è una metropoli inconsapevole?». E se è così occorre studiare quali sono le soluzioni di governance, le strategie urbanistiche, i piani di sviluppo delle reti della mobilità delle persone e delle informazioni. C’è una lezione che si può apprendere da casi simili a livello europeo? Il festival scommette di sì. Tanto che ha deciso di partire con un confronto di tipo internazionale: “Unconscious Metropolis. Veneto Centrale, Brabantstad e West Flanders: tre aree metropolitane europee a confronto”, che è curato da PioveneFabi e promosso da VeneziePost e dall’Ambasciata dei Paesi Bassi, attiva in questi giorni proprio nella nostra regione con una serie di iniziati-
Glieventi: sabato 12 seraedomenica 13 Ore18.30 –LanificioConte. PIZZAmagazine presenta “La tradizioneitaliana della continuitàe ilrinnovamento”, con AndreaBatilla,co-direttorePizzaMagazine, SabrinaCiofi, direttore PizzaMagazine, AntonioCalabrò,direttore Fondazione Pirelli,MariaLuisa Frisa,direttore Design della Moda(Iuav Venezia),Modera CristianoSeganfreddodirettore diFuoribiennale. DOMENICA13 Ore11.00 – FabbricaSaccardo: (da ricordare cheèla giornatadelle “Fabbricheaperte”). “Fareimpresa e innovazione nell’eradigitale.Design, socialnetworke piattaformedi vendita online”conAlvaro Antonini,adZing, GiannantonioFiocco, SchioDesignFestival, Andrea Prencisvalle,investmentanalystH-FarmVentures, David Santucci,fondatore e CtoZing.Modera MarcoBettiol, ricercatoreUniversità diPadova
Ilteatro civico diSchio: unrestauro cheunisceeconomia ecultura ve inserite nella rassegna annuale “Olandiamo in Veneto”. Venerdì alle 10.30 a Palazzo Fogazzaro quindi il primo evento sarà di respiro europeo. Con ospiti internazionali come Yves De Boer, governatore del Nord Brabante, George Brugmans, direttore Biennale internazionale d’Architettura di Rotterdam, Joachim Declerck, coordinatore Atelier Brabantstad, Freek Persyn Studio 51N4E: si confronteranno con studiosi, professionisti e rappresentanti istituzionali. “Unconscious Metropolis” è la prima tappa di un percorso che proseguirà a Rotterdam,
dal 28 maggio: il progetto “Unconscious Metropolis” verrà presentato a IABR2014-International Architecture Biennale Rotterdam “Urban by Nature”: «L’origine del progetto risale a più di 3 anni fa, frutto più di un esercizio intellettuale sull’identità del territorio del Camposampierese che della reale consapevolezza delle potenzialità di concepirci come sistema. Con “Unconscious Metropolis” mettiamo a disposizione un lavoro di ricerca per contribuire al dibattito sui grandi temi dell’area e della città metropolitana» sottolinea Giovanni Piovene. •
Ore11.30 –LanificioConte. “Tre lezionidialt(r)a economia”, SalutodiClaudio Gramaglia, presidente AssociazioneVeneto Responsabile.Interventi:don DanteCarraro, Medici con l’AfricaCuamm, DomenicoLucano, sindacodi Riace,Luigi Rossi,consigliere delegatoPaneQuotidiano. ModeraMariano Maugeri,giornalista IlSole24 Ore Ore16.00 –LanificioConte. “Made inItaly: dalcampanile al mondo”. Salutodi CinziaFabris, presidente Cna Vicenza. Introduce MarcoBettiol,ricercatoredi Economia e gestione delleimprese, Università di Padova.Interventi: Francesca Baldassarri,coordinatoreEtsy ItaliaTeam,Filippo Berto, presidente BertoSalotti, Giorgia Caovilla,fondatore O Jour, DiegoCiulli, senior policy analystGoogleItaly, GianLuca Gortani,direttore Confartigianato Udine,NicolaZago, fondatoreSharazad e TheFab.Conclusionidi Stefano Micelli, docente diInternational Management Università Ca'FoscariVenezia, direttore scientifico Fondazione Nord Est. Modera RobertaPaolini,direttore VeneziePost. •
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IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 8 Aprile 2014
Iluoghi:palazzoFogazzaro
SpettaapalazzoFogazzaroaSchiol’onorediospitarel’evento inauguraledel“CittàImpresa2014”,venerdìalle10.30 conilconvegnosulconfrontotraareemetropolitanedell’Ue
LEFABBRICHE APERTE. Dallastoria all’eccellenzadella creatività
Lacuriosità
Il “dietrole quinte” del palcoscenico manifatturiero Domenicaaprono icancelliavisitatori eturisti 27realtàproduttive delVicentino edelTrevigiano «Proiettativerso lamaxi-occasione“Expo 2015”» Laura Pilastro La cultura e la storia passano per l’impresa. È la chiave del territorio veneto e vicentino. E si possono costruire infiniti itinerari insoliti tra macchinari, processi produttivi e musei aziendali, per promuovere non solo e non tanto il Nordest attraverso le sue imprese, ma aprire la strada così anche all’Expo 2015. Domenica con “Fabbriche aperte” spalanca i suoi cancelli un mondo che spesso è il “dietro le quinte” essenziale per lo spettacolo che va poi in scena sul palcoscenico nazionale: le aziende beriche spalancano i loro cancelli e si raccontano a turisti e curiosi. È il secondo anno che “Fabbriche aperte” s’inserisce nel cartello-
ne del Festival Città Impresa. Dalle 10.30 alle 12 e dalle 15 alle 18 sarà possibile far visita a 27 realtà (tutte vicentine, tranne un paio trevigiane) che operano in diversi settori: dall'artigianato alle ceramiche artistiche, dalla lavorazione della pietra e della pelle all'oreficeria, dall'elettronica al tessile, fino all'alimentare, all'arredamento e alla grafica. Si chiama “turismo industriale” ed è uno dei filoni su cui punta chi lavora per promuovere l'attrattiva del Vicentino. E non è un caso a detta degli operatori, visto che la storia dell'attività manifatturiera nostrana e la creatività dei suoi imprenditori possono davvero rappresentare una calamita per chi viene da lontano. Si accendono dunque i motori per la quinta edizione dell'ini-
ziativa promossa da “Vicenza è in simbiosi con il festival Città Impresa. Altre, ambiziose sfide sono all'orizzonte come spiega Vladimiro Riva, consigliere delegato dell'ente: «Siamo proiettati sull'Expo 2015 che vedrà confluire in Italia, nel giro di pochi mesi, almeno 15 milioni di visitatori. Vorremmo catturare l'attenzione di una parte di questi turisti e offrire loro la possibilità di scoprire cosa produce il nostro territorio. Da qui abbiamo pensato di mettere a punto dei pacchetti di offerte che consentano di visitare le aziende per settori: abbigliamento, arredamento, alimentare, moda. E in quest'ottica la situazione di tante imprese in crisi potrebbe vedere un miglioramento grazie all' Expo universale. Qui abbiamo
CaselliFs datramutare in“centri” Èpossibile trasformarei caselli semi-abbandonatidella linea ferroviaria Vicenza-Schioin “nodi”di unacittà nuova, chesi organizzainmodo diversoin base allamobilitàdeicittadini e offrenuoviservizi? Lopropone l’ex sindacalista Gigi Copiello conAldo Cibice Claudio Bertorelliai sindaci dituttii Comuni,da Vicenzaa Schio, interessatidal passaggio della linea ferroviaria. •
“Fabbricheaperte” registraun crescentesuccessodi adesioni edi pubblico una capacità manifatturiera per certi versi eccezionale e occorre far capire che qui ci sono grandi opportunità di fare business». Va da sè infatti che oltre a gustare il fascino degli spazi produttivi, alla scoperta delle materie prime utilizzate e degli strumenti di lavoro, sarà possibile acquistare gli stessi prodotti di cui si imparerà a conoscere l'origine. Un'esperienza, quella delle aziende aperte ai turisti, che in Europa è già collaudata, «specialmente in Francia, ma anche in Spagna e Portogallo e che qui sta ottenendo una buona risposta». Saranno aperti anche tre musei del lavoro: ViArt in Piazza delle Erbe a Vicenza, oltre che la Tipoteca Italiana Fondazione a Cornuda e l'associazione Museo Nicolis a Villafranca di Verona. •
Ben27 “segreti”dascoprire: ilturismo sisposaal business 1.GelateriaGnamGnam, p. Montevecchio18, Bassano 2.FabbricaSaccardo,contrà Progresso1/H,Schio 3.Hangar-La Fornacedi Asolo viaStradaMuson2c,,Asolo 4.Barausse (arred.),via Parmesana27, Monticello ConteOtto; 5.RDItalia (arred.),via dell'Artigianato25,Breganze 6.Calorvalle (artig.), viaRoncomolino18, MontecchioM. 7.Birrificio Ofelia,via della Tecnica10, Sovizzo 8.TascaAlessio ceramiche,via Molini79,Nove 9.CeramicheArtistiche FratelliZarpellon,viaMolini, 47/51,Nove
10.Gruppo Daniautomotive, viad.Concia 186,Arzignano 11.Poli Distillerie,viaMarconi 46,Schiavon 12.Distilleria F.lliBrunello, via G.Roi 51, Montegalda 13.Rowan Elettronica,viaUgo Foscolo20, Caldogno 14.Smalvic Elettronica,viaCà Fusa1, Sarcedo 15.Grafiche Tassottiviale San Lazzaro103,Bassano 16.Achille Grassi(pietra),via delProgresso 16, Castegnero 17.Margraf, lavorazione della pietra,viaMarmi 3,Chiampo 18.Peotta Armando(lavorazionepietra), viaMelaro15, MontecchioMaggiore 19.TipotecaItaliana
Fondazione (musei dellavoro), viaCanapificio3, Cornuda. 20.ViArt (musei dellavoro), piazzadelle Erbe 13,Vicenza 21.AssociazioneMuseo Nicolis(museidel lavoro),via Lussemburgo9, Villafranca 22.Adelina Scalzotto,oreficeria,p.Matteotti 7,Vicenza 23.Zoppelletto tecnologia,via Camisana278, Torridi Q. 24.Automatismi Benincà,via delCapitello 45, Sandrigo. 25.Viero Anna, tessile,via Girardina,58, Sandrigo 26.Renata Bonfanti, tessile, viaPianad’Oriente52, Mussolente 27.Maculan (vitivinicolo),via Castelletto3,Breganze. •
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Corriere del Veneto Sabato 12 Aprile 2014
PD
Cultura
La scheda
&Tempo libero
D
a Padova nuove luci sul mistero della Sacra Sindone. Dopo aver riportato un grave trauma al collo, alla spalla e al torace, l’uomo della Sindone è stato assicurato alla croce con due chiodi piantati nei polsi e due nei piedi, ma i polsi presentano due fori ciascuno, segno che i primi tentativi non erano andati a buon fine. Infatti le croci (formate dalla trave verticale piantata a terra e dal patibulum orizzontale che pesava circa 40 Kg) venivano riutilizzate e quindi avevano dei fori preformati su cui si conficcavano i chiodi di altri crocifissi. Probabilmente dopo l’inchiodatura del polso sinistro, le braccia furono tirate al massimo determinando quasi una lussazione anche del braccio sinistro (la spalla destra aveva già subito una dislocazione dell’ome-
Scienza e misteri Il professor Marco Bevilacqua autore della ricerca. Sopra, la Sacra Sindone
La ricerca Il professore Belivacqua alla guida di un’équipe di medici ed esperti
Così morì l’uomo della Sindone «Era Gesù, ecco le nostre prove» Arti di cadaveri usati per simulare l’«inchiodatura» ro cadendo col patibulum sulle spalle verso il Calvario?). Poi i romani che per lo stesso motivo tirarono con le corde il piede destro fino a lussargli la caviglia, inchiodarono il piede a livello del metatarso per fissarlo allo stipes (trave verticale). Successivamente inchiodarono il piede sinistro al centro del dorso: il chiodo fuoriuscito sul versante interno del tallone fu conficcato nella caviglia del piede destro. Furono impiegati due chiodi romani a testa quadrata di 0,8 cm di lato: uno lungo 10 cm (come per i polsi) per fissare il piede destro e l’altro di circa 25 cm per inchiodare i due piedi insieme, il sinistro sovrapposto al destro. Sono alcune delle nuove conclusioni a cui è arrivata un’equipe di studiosi dell’Azienda Ospedaliera di Padova e dell’Università di Padova che ha appena terminato uno studio di due anni basato su analisi cliniche delle tracce lasciate sulla Sindone e riproducendo, per la prima volta su arti di cadaveri, le
procedure subite da chi lasciò l’impronta di un uomo crocefisso sul lenzuolo di lino conservato nel duomo di Torino. Matteo Bevilacqua, già direttore del reparto di Fisiopatologia Respiratoria dell’Ospedale di Padova, è il responsabile di questa ricerca condotta presso l’Istituto di Anatomia Normale dell’Università di Padova assieme a Giulio Fanti, professore associato del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, a Raffaele De Caro, direttore dello stesso Istituto di Anatomia con i suoi aiuti Andrea Porzionato e Veronica Macchi, spiega i risultati ottenuti, pubblicati in parte dalla rivista americana di ortopedia Injury. «La sperimentazione spiega Bevilacqua - indica che l’uomo della Sindone ha subito due inchiodature al polso sinistro: una fra gli ossicini del carpo semilunare, piramidale, capitato e uncinato (impronta da tempo nota del chiodo sulla Sindone); l’altra più in alto fra radio, semilunare e scafoide che ha provocato la retrazione del
pollice con conseguente scomparsa della sua impronta sul lenzuolo di lino. Verosimilmente altre due inchiodature interessarono il polso destro, invisibili perché coperto dalla mano sinistra». Le macchie di sangue sulla Sindone sono dovute al sanguinamento dopo la schiodatura perché l’uomo venne deterso dopo la deposizione dalla croce: altrimenti le impronte non sarebbero così nitide su un corpo imbrattato di sangue. Il loro aspetto fa sospettare la presenza di due fori da chiodi al polso sinistro e due sulla pianta del piede destro, con lo scolo sugli avambracci dovuto al sanguinamento da schiodatura. E’ verosimile quindi che l’uomo della Sindone abbia subito sette inchiodature: due per ogni polso, due al piede destro e una al sinistro, e sia stato fissato definitivamente sulla croce con quattro chiodi. «Gli esperimenti apportano ulteriori importanti indizi sull’autenticità della Sindone e sull’identificazione dell’uomo in Gesù – prosegue lo studioso - poiché
confermano quanto riportato nel Vangelo e arricchiscono di inediti dettagli la descrizione della passione. Abbiamo anche rilevato che la testa presenta un enoftalmo destro, cioè il rientramento del bulbo oculare per il colpo della trave abbattutasi sulla spalla durante la caduta, con paralisi dell’intero plesso brachiale. Le ginocchia erano moderatamente flesse e i piedi inchiodati sui talloni. Le lesioni ai nervi mediani dei polsi provocano un dolore acutissimo e ogni movimento può portare allo svenimento. Secondo noi l’inchiodatura ha molto limitato la respirazione, ma non al punto da provocare la morte. La morte è sopraggiunta probabilmente per infarto e non per asfissia o per il versamento di sangue nel cavo pleurico di destra (da contusione toracica durante la caduta): e anche questo sarebbe compatibile con i Vangeli che parlano del grido di Cristo in croce immediatamente prima di morire».
Il mistero Ferve ancora il dibattito attorno alla Sacra Sindone. La Sindone è un lenzuolo di lino (4,4 m x 1,1 m) che ha avvolto il cadavere di un uomo in rigor mortis, flagellato, crocefisso e ferito al costato. Il primo documento a parlarne è del 1353 quando il cavaliere Goffredo di Charny che ne entra in possesso la definisce «sudario di Cristo». Venduta nel 1453 ai duchi di Savoia, dal 1694 è a Torino nella Cappella della Sacra Sindone. La storia Proprietà vaticana dal 1983 (donata da Umberto II di Savoia) Papa Giovanni Paolo II ne ha nominato custode l’arcivescovo di Torino. La data La datazione al carbonio 14 effettuata nel 1988 in Inghilterra, Svizzera e Usa, la indica come manufatto realizzato tra il 1260 e il 1390. La scoperta Studi recenti di Giulio Fanti professore associato di Ingegneria Meccanica dell’Università di Padova, smentiscono l’attendibilità della datazione attribuendo l’impressione di quell’immagine a una scarica elettrica di oltre 50 milioni di Volt Le nuove ricerche Gli studiosi padovani hanno riprodotto per la prima volta su arti di cadaveri le procedure subite da chi lasciò l’impronta sul lenzuolo di lino
Il libro di Camuffo
Il «pensiero snello»: l’arte per migliorare aziende, uffici, servizi E tornare competitivi
C
orrevano i primi anni '90, quando assistetti allo sfogo di un capo intermedio di una fabbrica: «Non capisco perchè la proprietà si ostini a voler applicare le logiche della qualità totale tanto di moda in Giappone. Non hanno ancora capito che noi siamo quelli che dopo l'8 settembre '43 abbiamo cambiato casacca in fretta e furia per passare dalla parte dei vincitori, mentre i giapponesi continuavano a fare attacchi kamikaze contro il nemico pur di difendere patria e onore». In queste sconsolate parole, si condensano gli errori spesso compiuti nel nostro Paese quando abbiamo importato pratiche manageriali nate in altri contesti culturali, senza adattarle alle specificità del «lavoro all'italiana». Farà questa fine anche il lean movement (pensiero snello)? Sembra di no, a leggere il libro di Arnaldo Camuffo (L'arte di migliorare. Made in Lean Italy per tornare a competere, Marsilio, 2014). Anzi, l'autore ci dice che esiste una «via italiana al lean» e che già un nutrito gruppo di imprese ha applicato le tecniche produttive e manageriali del modello Toyota e ha monetizzato i benefici che ne conseguono. Il libro di Camuffo descrive in modo semplice i principi lean e con un linguaggio efficace (a volte anche spassoso) prova a farci capire perché siamo di fronte ad una vera e propria trasformazione della nostra industria (e non solo). Qui, provo a selezionare alcuni pilastri di valenza generale. Il lean è democratico, ed è alla portata di tutti. Sbaglia chi pensa che questi approcci si applichino solo ai processi manifatturieri, perché esistono numerose esperienze di lean office e di servizi lean (uffici snelli e servizi snelli). È bene sapere (e far sapere) che in Italia abbiamo già ospedali e tribunali che hanno ottenuto risultati strepitosi passando dalle logiche L’autore a Schio burocratiche a quelle snelle. Nell’ambito del Ne prendano atto i policy Festival Città Impresa makers e chi guida le altre amministrazioni pubbliche. I oggi alle 16.30 cittadini ringrazieranno. al Lanificio Conte Vedi, vidi, vici: per applicare i di Schio la principi lean, non basta presentazione del fidarsi del «si dice» o del «è scritto nel report che mi ha libro di Camuffo, mandato il Tal dei Tali», ma con l’autore bisogna sporcarsi le mani, immergersi nei luoghi di lavoro, toccare con mano i processi gestionali. Insomma, per capire ci si deve sbattere il naso. Tra le tante storie che Camuffo descrive, suggerisco di leggere (e rileggere fino alla noia) quella di Diego Caron(-te), uno degli imprenditori che è rimasto «folgorato sulla via del lean» e che ha trasformato la sua impresa. Il lean si fa anche in gruppo. Poco importa che tu sia piccolo o grande, se operi in una filiera in cui l'impresa focale ha realizzato processi di lean transformation, non hai scampo: sarà il tuo cliente o il tuo fornitore a chiederti o a obbligarti ad abbracciare questa filosofia e non adeguarsi equivale quasi sempre a interrompere il rapporto di collaborazione. Pazienza, metodo e rigore. Il lean, un po' come la maratona, non si improvvisa: servono allenamento, sistematicità, disponibilità a darsi obiettivi ambiziosi e a fare fatica condivisi a tutti i livelli (e non solo al vertice). Avrai un'organizzazione genuinamente lean solo quando il cambiamento sarà diventato una routine, una consuetudine e non un episodio isolato e una tantum. Per chiudere, il lean ci insegna che conviene «cominciare e chiudere» un'attività senza interruzioni invece di «cominciare tante cose» e poi riprenderle in mano più volte. Questo principio può cambiare la vita di ciascuno di noi anche nelle piccole cose. D'ora in poi, avere sul comodino una pila di libri, per metà appena iniziati e per metà mai finiti, non dirà che siamo lettori indefessi ed eruditi ma sarà solo il chiaro segnale che non riusciamo proprio ad essere lean.
Roberto Brumat
Formigli, Zanonato e storie d’impresa I la sesta edizione della manifestazione questa mattina al PalaIndoor verrà declinato sul tema «Disabilità e sport». Sempre nella mattinata di oggi, al centro culturale San Gaetano, il percorso «Un'aula viaggiante nell'itinerario della legalità. A vent'anni dall'assassinio di don Peppino Diana» insieme agli studenti che hanno partecipato al «Viaggio della legalità» nel marzo scorso partendo da Caserta e attraversando Casal di Principe, Pinetamare, Castel Volturno, Sessa Aurunca e Latina. Nel corso dell'incontro interverrà Toni Mira, giornalista di Avvenire, e autore di numerosi reportage sulla «terra dei fuochi» e sull'illegalità connessa al gioco d'azzardo. Dopo aver toccato quaranta
città italiane, la campagna «Slotmob» arriverà anche a Padova, in piazzetta Forzatè, alle 15. Il movimento promuove iniziative a carattere sociale e culturale per sensibilizzare intorno al fenomeno del gioco d’azzardo. In sala Paladin si discuterà sul tema «Non t'azzardare a chiamarlo gioco». Alle 17 al teatro dellInutile, il Movimento di Volontariato Italiano (MoVI) intratterrà il pubblico per parlare
Abbracci in piazza Domani la giornata degli abbracci «liberi» e simbolici nelle piazze della città di Padova
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Festival della Cittadinanza Fino a domani a Padova laboratorio di idee e piazza di dibattiti
l Festival della Cittadinanza, «laboratorio permanente», fino a domani coinvolgerà la città di Padova in incontri, dibattiti, mostre, spettacoli (www.festivaldellacittadinanza.it). Momento clou della rassegna oggi pomeriggio al centro culturale San Gaetano di Via Altinate (ore 18), con il dialogo tra Corrado Formigli e Flavio Zanonato. Formigli, giornalista conduttore della trasmissione «Piazza Pulita» presenterà il suo libro Impresa impossibile (Mondadori) attraverso un confronto con l’ex ministro dello Sviluppo Economico Zanonato. Il libro racconta di di imprenditori che ce l'hanno fatta a dispetto della crisi. Il motto «Giochiamoci» del-
Paolo Gubitta
e riflettere anche attraverso il linguaggio teatrale di alimentazione e responsabilità civile connessa ad essa. Saranno premiati gli spettacoli vincitori che hanno trattato il variegato tema del «cibo» da un punto di vista di scorretta alimentazione, di diritti dei coltivatori, dei rischi ambientali legati alle coltivazioni, di malattie correlate ad un'alimentazione errata. Si parlerà di Ius Soli alle 16 in aula magna del dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità con la proiezione del documentario «18 ius soli», con il regista Fred kuwornu e l’avvocato marco Paggi. Alla libreria Mondadori (ore 18) parlerà Riccardo Abati, autore di «La foresta liquida» che
Corrado Formigli, giornalista conduttore della trasmissione «Piazza Pulita» presenterà al Festival della Cittadinanza oggi alle 18 (Centro San Gaetano) il suo libro Impresa impossibile (Mondadori) in un confronto con l’ex ministro dello Sviluppo Economico Zanonato
gli ha valso il premio letterario internazionale Montefiore. La giornata, conclusiva, di domani sarà dedicata al «Lions Day», per riscoprire Padova e la solidarietà, che coinvolgerà diversi spazi del centro cittadino tra incontri, proiezioni cinematografiche e laboratori. Oltre a questo evento, il filo conduttore della giornata di domani sarà il motto «Mission is possibile, abbraccio 2014», festa diocesana dell’Acr con il vescovo Antonio Mattiazzo. La gironata culminerà «free hugs», gli abbracci gratuiti nelle piazze cittadine. Alle 18 di domani alla libreria Mondadori chiude il Festival della Cittadinanza l'incontro con l'autore «Matteo Righetto con la pelle dell'orso e savana padana». La kermesse è organizzata dall’associazioen Cuore di Carta e dal Comune di Padova.
F.Ver.
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Venerdì 4 Aprile 2014 Corriere del Veneto
VI
Economia
Aeroporti
Save, parte il volo su Tokio Marchi: «People Mover, cantieri al via a gennaio»
Grandi opere Il vertice a Roma tra Veneto e Trento sul prolungamento a nord
Valdastico, ultimatum a Trento Lupi: «Avanti anche senza intesa» Il ministro: ultimo mese per l’accordo, poi scatta la Legge obiettivo. Si tenta di far leva sulla concessione dell’A22 VENEZIA — Valdastico, Lupi concede a Trento gli ultimi trenta giorni, prima di forzare la mano con la Legge obiettivo. L’esito del vertice a Roma di ieri, al ministero delle Infrastrutture, ha fatto scattare l’ultimo conto alla rovescia sul completamento a nord dell’A31. Nell’incontro convocato dal ministro dell’Infrastrutture, Maurizio Lupi, con i governatori di Veneto e Trentino, Luca Zaia e Ugo Rossi, e i vertici della Brescia-Padova, guidati dal presidente della concessionaria Flavio Tosi, almeno un nodo è stato sciolto. Il ministro ha detto ufficialmente al presidente della Provincia di Trento la linea già comunicata dai suoi dirigenti nei precedenti incontri: la Valdastico Nord è considerata opera strategica e il governo è ben deciso a farla, mobilitando i cantieri per 2 miliardi di euro, anche a costo di andare avanti senza l’assenso di Trento, usando gli strumenti della Legge obiettivo. Salvo concedere un ultimo mese per tentare una composizione in extremis tra Veneto e Trentino. Il giudizio del presidente di Brescia-Padova, Flavio Tosi è chiaro: «L’incontro ha avuto un esito molto positivo perché il ministro ha posto un termine ultimativo, indicando una possibilità per un ultimo accordo, dichiarando però la volontà del governo di andare avanti comunque. Poi è chiaro, io spero si trovi una soluzione non conflittuale, di collaborazione, come sempre abbiamo fatto, con la Provincia di Trento». Di fronte al Veneto che ripeteva la strategicità dell’opera («Confermiamo la volontà di andare avanti col prolungamento verso Nord della Valdasstico e la sua conclusione sulla Brennero», ha detto Zaia), Trento ha ripetuto il suo no di principio, per bocca di Rossi, di fronte a
un’opera «non coerente con un quadro generale della mobilità che punta a trasferire traffico dalla gomma alla rotaia». E nella sua nota, la Provincia di Trento parla di 30 giorni per «valutare le possibili alternative». Come se si potesse discutere ancora di alternative all’autostrada, e non, come emerso nella riunione, per un accordo su correzioni al tracciato, o su un tracciato alternativo. «Proviamo a lasciar fare alle diplomazie», allarga le braccia il presidente di A4 Holding, Attilio Schneck. «Di tracciati ne abbiamo fatti cinque in questi anni, se c’è una volontà seria di trovare una soluzione si può fare - sostiene l’amministratore delega-
Lo stop Il termine della Valdastico, a Piovene Rocchette, nel Vicentino
Banche
Marostica chiude in «rosso» per 32 milioni di euro Giuseppe Bottecchia, presidente della Banca popolare di Marostica: bilancio in rosso per 32 milioni
MAROSTICA (Vicenza) – Banca Popolare di Marostica chiude il 2013 con una perdita netta consolidata di 32 milioni di euro (ma il rosso per la capogruppo è di 42,8, e di 7 per la controllata Banca di Treviso, con il conto finale che si riduce, beneficiando delle agevolazioni fiscali sulle rettifiche) e si dà tempo fino a dicembre per decidere sulle aggregazioni. Il cda lo ha approvato ieri e lo porterà all’assemblea soci del 27 aprile. Il «rosso» nel consolidato, lo scorso anno, era stato di 14 milioni. Il presidente Giuseppe Bottecchia è chiaro: «I soci ci hanno chiesto trasparenza; per farlo bisogna aprire i cassetti». E ora si parte con la fusione di Banca di Treviso: «Ha creato i problemi maggiori – dice Bottecchia – Abbiamo ritenuto
di svalutare la partecipazione (17 milioni)». Il futuro si gioca su due piani: l’aggregazione, come dettato da Bankitalia, o l’autonomia. Che però richiederebbe un aumento di capitale secondo prime stime intorno a 100 milioni di euro. Ma intanto si valutano le aggregazioni. Le condizioni sono la tutela dei 400 dipendenti, degli oltre 7000 soci, dei clienti. Per ora si è fatta avanti Popolare di Vicenza e la Volksbank. E intanto si prova a far leva su alcuni elementi positivi: il Core Tier 1 comunque al 10,7%, con una copertura dei crediti in sofferenza al 41%. Anche il rapporto tra raccolta e impieghi, con la ripresa di questi, sta migliorando: l’indice è a 100 a marzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ministro Maurizio Lupi
to della società autostradale, Giulio Burchi -. Ma già l’attuale tracciato è in galleria profonda per i 18 chilometri in territorio trentino, il tratto all’esterno riguarda solo gli ultimi 700 metri. L’obiezione ambientale di Trento appare a volte perfino caricaturale». Un’ultima strada possibile però forse c’è. Prima del vertice tra Veneto e Trentino, Lupi ha incontrato le Province di Trento e Bolzano e i vertici dell’Autobrennero, la società che gestisce l’autostrada A22. Il tema è la concessione, dopo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dell’Autobrennero, cassando il bando di gara europea. Pur se Trento smentisce, nel vertice di ieri Lupi potrebbe aver avanzato la proposta dello scambio. Ovvero di avanzare all’Europa una richiesta di proroga della concessione sull’A22, in cambio di un via libera di fatto alla Valdastico Nord. Che si sostanzi o in un sì sul tracciato tra un mese, o in un no di principio, che non si traduca però in un’opposizione vera alla decisione del governo di andare avanti lo stesso, approvando il progetto in Consiglio dei ministri e poi al Cipe. Ovvero di non far valere quel diritto di veto, che Trento sostiene di avere in forza della sua autonomia e sancito anche da una sentenza della Corte costituzionale, da far valere nel momento della decisione al Cipe. Vero o no che sia, un nuovo ricorso alla Consulta farebbe ricadere la Valdastico nell’ennesima guerra di carte bollate. Cosa che lo scambio vorrebbe evitare. Nei prossimi giorni dovrebbero partire le consultazioni tra le parti. L’appuntamento finale, a Roma, è per gli inizi di maggio. Lì si capirà se si dovrà andare alla prova di forza.
Federico Nicoletti
PADOVA — Ripartire da zero, alla ricerca di «nuovi alfabeti per l’economia»: sono le parole d’ordine del settimo festival «Città Impresa», in programma a Schio (Vicenza) tra venerdì 11 e domenica 13 aprile. La rassegna, promossa da VeneziePost e Fondazione Cuoa, prevede 50 incontri (quasi tutti a ingresso libero) e 150 relatori, e punta a ripetere il successo dell’ultima edizione, che portò a Schio ben 25mila visitatori. Venerdì 11 si parte con il convegno internazionale dedicato alla «metropoli inconsapevole» (palazzo Fogazzaro, 10.30), in un confronto tra Veneto centrale, nord Brabante (Paesi Bassi) e Fiandre occidentali (Belgio): nella prima parte interverrà Joachim Declerck (Atelier Brabanstadt), alla seconda ci saranno il governatore olandese Yves De Boer e l’architetto George Brug-
mans (Biennale di Rotterdam). Alle 18 si parlerà di piattaforme intelligenti con il premio Oscar Didier Elzinga, autore degli effetti speciali ne «Il signore degli anelli» e fondatore dell’azienda CultureAmp. Sempre venerdì, il lanificio Conte ospita un doppio appuntamento: alle 11.30 il convegno sulle
nuove scuole politecniche del manifatturiero, a cura di Stefano Micelli (Fondazione Nord Est); alle 16 Adriano Guerra (Luxottica) parlerà di made in Italy, mobilità sociale e competizione globale. E a palazzo Toaldi Capra, dalle 10 alle 15, si svolge il ciclo di lezioni su innovazione e trasferimento tec-
nologico. Agenda fitta anche sabato: a palazzo Fogazzaro, Andrea Lionzo (professore di Economia a Verona) presenta una ricerca sui processi di integrazione delle imprese venete (ore 10); al lanificio Conte si parla delle strade che hanno fatto il Nordest (10) e delle imprese venete che hanno sfida-
Mario Moretti Polegato
TREVISO — Mario Moretti Polegato, patron di Geox, diventa ingegnere. L’Università Ceu Cardenal di Valencia gli ha conferito una laurea honoris causa per il contributo allo sviluppo del design industriale. «Oggi si vince solo se accanto all'industria si investe in innovazione e creatività», ha dichiarato Moretti Polegato.
Il riconoscimento
Laurea in Spagna per Moretti Polegato
Credito
Banco, Black Rock al 6,8% diventa il primo azionista VERONA — BlackRock, considerata la maggiore società di investimento del mondo, è il primo socio del Banco Popolare, dopo aver comunicato alla Consob di possedere il 6,851% dell'istituto veronese, allungando così la serie delle sue partecipazioni in banche italiane che la vede già azionista di Mps, Intesa SanPaolo e Unicredit. La partecipazione di BlackRock sarebbe stata conseguita in forma indiretta attraverso 17 società di gestione del risparmio . Nel capitale del gruppo guidato bancario veronese è già presente con una quota superiore al 2% il gruppo svizzero Ubs e recentemente si sono mossi con quote attorno al 2% anche Norges Bank e Goldman Sachs.
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La rassegna Prende il via venerdì la rassegna promossa da VeneziePost e Fondazione Cuoa
Economia, il Nordest cerca «nuovi alfabeti» Ecco i paradigmi del Festival Città Impresa
VENEZIA — Via al volo per Tokio, puntando ora su Shanghai e Washington. E via anche ai cantieri per le opere del Contratto di programma firmato con Enac, ad iniziare, a gennaio 2015, dall’atteso People Mover e dall’ampliamento dell’aerostazione, dati per fatti nel 2017. L’aggiornamento sulle infrastrutture, Enrico Marchi, presidente di Save, l’ha fatto ieri, nella giornata d’inaugurazione del volo intercontintentale Alitalia per Tokio. Le novità sono le date per i cantieri del people mover, lo strumento atteso da anni che dovrà collegare l’aerostazione con la darsena per recarsi a Venezia, e l’ampliamento dell’aerostazione. «Gli investimenti saranno di 50 milioni nel 2014 e 100 nel 2015. Abbiamo inserito nelle gare di poter lavorare giorno e notte, per terminare nei tempi - ha detto il presidente -. Già partiti invece i cantieri per la riqualificazione dei piazzali nord per gli aeromobili e per lo spostamento della caserma dei vigili del fuoco». Sforzi per migliorare l’aerostazione, anche per rispondere agli ulteriori sviluppi sui voli intercontinentali. Ieri la partenza del Venezia-Tokio di Alitalia, ottava destinazione intercontinentale per il Marco Polo, il primo della compagnia di bandiera fuori da Roma e Malpensa. Frequenza due volte la settimana con un Boeing 777 da 240 posti, arrivo il mercoledì e venerdì sera e partenza il giovedì e sabato alle 13.30, ieri il volo è par- Marchi e Del Torchio (da destra) tito con un tutto esaurito. Un volo, che secondo le proiezioni, vale 40 mila passeggeri in più a Venezia e 10 milioni di giro d’affari in più per il territori. Intanto Alitalia cambia strategia a Nordest: «L’attenzione commerciale - ha detto l’Ad Gabriele Del Torchio -. non è stata all’altezza. Dobbiamo recuperare passeggeri, in troppi vanno ancora su Francoforte per le destinazioni mondiali, invece di farlo da Roma. Questo è un primo modo per correggere; così come l’aver cambiato gli orari per raggiungere le frequenze intercontinentali a Fiumicino e l’apertura della base commerciale a Verona. E presto comunicheremo altre iniziative». Intanto. sul fronte delle aggregazioni, Marchi ha confermato l’interesse per Lubiana, verso cui è partita la manifestazione d’interesse, e i prossimi passi per l’ingresso a Verona: l’acquisto delle prime azioni entro il 30 aprile, entro il 30 giugno la salita al 35%.
to la globalizzazione (15); al teatro civico Renato Soru (Tiscali) racconterà la storia dell’azienda che presiede (12), e alle 17 Roberto Zuccato (Confindustria Veneto) consegnerà il premio Città Impresa ai dieci vincitori. Domenica 13 il gran finale al lanificio Conte, con la lezione di «altra economia» di don Dante Carraro (Cuamm – Medici con l’Africa, ore 11.30) e il made in Italy «dal campanile al mondo» (16). Per info: www.festivalcittaimpresa.it.
Alessandro Macciò
COMUNE DI CONEGLIANO - Provincia di Treviso AVVISO DI GARA Procedura aperta (D.Lgs. 163/2006) per l’appalto di esecuzione dei Lavori di messa in sicurezza permanente dell’area ex Fosse Tomasi - 2° stralcio - Intervento realizzato avvalendosi del finanziamento comunitario POR CRO FESR Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 20072013 - Azione 3.1.1 Bonifica e ripristino ambientale di siti inquinati, ivi compresi i siti industriali abbandonati, da realizzare a Conegliano - CUP H22I11000160008 - CIG 5671233186 - CPV 45112310-1 - Importo complessivo dell’appalto, a corpo: Euro 1.574.220,42 di cui Euro 1.541.234,79 per lavori soggetti a ribasso ed Euro 32.985,63 per costi della sicurezza non soggetti a ribasso - categoria prevalente OG12 - Euro 1.574.220,42 - classifica IV - subappaltabile al 30% - incidenza manodopera 17,03%. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso (offerta a prezzi unitari), con esclusione automatica delle offerte anormalmente basse ex artt. 122, co. 9, e 253, co. 20-bis, D.Lgs. 163/2006. Termine perentorio di ricezione offerte: ore 12.30 del 06.05.2014. Bando, disciplinare di gara, progetto e patto di integrità disponibili sul sito internet www.comune.conegliano.tv.it - Punto di contatto: Area Governo del Territorio e Sviluppo Attività Produttive - via Einaudi 136 - Conegliano (TV) - tel. 0438413205 - fax 0438413559/0438413260 - appalti@comune.conegliano.tv.it - pec@comuneconegliano.legalmail.it - Responsabile Unico del Procedimento: ing. Paola Ghiro. IL DIRIGENTE - dott. Giovanni Tel
VENETO STRADE S.P.A.
Via Baseggio, 5 30174 MESTRE VENEZIA ESTRATTO BANDO 9/2014 Si rende noto che è indetta procedura aperta ai sensi degli artt. 3 e 55 del d.Lgs 163/2006 relativa alla tornata di gare per l’affidamento dei lavori di manutenzione della segnaletica orizzontale in tratti saltuari nelle strade regionali delle Province di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Vicenza e Verona. Anno 2014. Importo complessivo dell’appalto: € 1.260.397,18 suddiviso in n. 8 lotti. Sono ammessi a partecipare alla gara i soggetti in possesso dei requisiti di cui all’art. 38 del d.Lgs. 163/2006 ed in possesso dell’attestazione SOA per la categoria OS12 classifica I. Località di esecuzione: Province di Rovigo, Padova, Venezia, Verona, Vicenza e Treviso. Termine ultimo per la ricezione delle offerte ore 12,00 del giorno 06.05.2014. Gli interessati possono richiedere copia integrale del bando e del disciplinare di gara al seguente indirizzo: VENETO STRADE S.P.A. - via Baseggio, 5 - 30174 MESTRE VENEZIA - Tel. 041 2907711 - fax 041 2907768. Gli stessi documenti sono altresì disponibili sul sito www.venetostrade.it. Il Direttore Generale Ing. Silvano Vernizzi
AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA L’Azienda Ospedaliera di Padova indice gara d’appalto, a procedura ristretta, per la fornitura triennale di dispositivi medici per la somministrazione di farmaci antiblastici con noleggio di pompe per l’Azienda Ospedaliera di Padova e l’Azienda Ulss 16 di Padova, suddivisa in sei lotti di fornitura. Importo complessivo triennale a base d’asta, è di € 1.415.418,30 Iva esclusa, per n. 6 lotti di fornitura. Offerte in ribasso, pena l’esclusione dalla gara, sull’importo complessivo triennale posto a base d’asta per singolo lotto di appalto. Non sono previsti oneri per la sicurezza legati al DUVRI. L’istanza di partecipazione, corredata da quanto richiesto, dovrà pervenire entro le ore 12.00 del 29/4/2014 all’Ufficio Protocollo dell’Azienda Ospedaliera di Padova, via Giustiniani, n. 1 - 35128 PADOVA, con le modalità indicate nel bando. Il Responsabile Unico del Procedimento è la Dr.ssa Antonella Dai Prà. Il testo integrale del Bando di gara e la relativa documentazione sono disponibili sul sito web aziendale www.sanita.padova.it. Per ulteriori informazioni alla Struttura Complessa Acquisizione Beni e Servizi - tel. n. +39 049 8214602-6090 PEC azosp.padova@legalmail.it. IL DIRETTORE DELLA S.C. ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI Ing. Emanuele Mognon
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Sabato 12 Aprile 2014
FARBANCA.Sìacontiedividendo
L’assembleadeisocidiFarbanca(gruppoPopolarediVicenza) specializzatainservizibancariafarmacieesanità,haapprovato ilbilancio:utiledi5milioniedividendodi1euroadazione.
INCROCIOBOLLENTETRATRE BANCHEPOPOLARI. Sarà duello. Intantogli altoatesinispiegano laloro linea:«Pagheremo anchein contanti»
Bolzano lancia l’offerta su Marostica E BpVi rilanciasubitolasfida:presentata ieri sera anche lasuamanifestazione di interesse per l’istituto Roberta Bassan BOLZANO
Mossa di Bolzano sulla scacchiera di Marostica, e contromossa immediatada BancaPopolare di Vicenza. Il cda di Volksbank ha deliberato ieri pomeriggio il primo passo ufficialedell’iter verso una possibile aggregazione dellaBanca Popolare di Marostica. Si tratta in termini tecnici di una manifestazione d’interesse per un’offerta non vincolante che, se sarà accettata dal cda di Marostica presieduto da Giuseppe Bottecchia, aprirà poi il data room cioè la conoscenza più approfondita. Le due banche erano ad un passo dall’altare a fine anno, matrimonio poi sfumato con il recesso unilaterale di Marostica alle prese con il cambio della sua governance. Bolzano non ha mai smesso di crederci e ha aspettato che il partner si riaffacciasse in Alto Adige. Ma attenzione: la battaglia è apertissima. La Banca Popolare di Vicenza proprio ieri in serata ha reso noto di avere presentato ufficialmente una sua offerta per l’aggregazione con Marostica, rinviando a lunedì per maggiori dettagli.
Johannes Schneebacher, direttoregeneralediVolksbank,perché siete così interessati a Marostica?
Dal punto di vista strategico abbiamo iniziato un percorso nelle province venete dove siamo già presenti a Belluno, Treviso, Venezia e, pur in un contesto economico difficile, abbiamo fatto le nostre esperienze
IldgdiVolksbank: «Vogliamocreare un“poloveneto” chefacciabase propriosullasede marosticense»
positive. Troviamo una mentalità analoga che ci permette di andare subito verso una comune strategia. Per noi rappresenta una crescita verso l’esterno, un presidio del territorio veneto che consolida la nostra penetrazione commerciale a Nordest e conferisce alla banca una maggiore visibilità.
In cosa consiste la vostra proposta di aggregazione?
Innanzitutto risponde ai criteri di rispetto della territorialità,garanzia dei livelli occupazionali attuali e una remunerazione adeguata per i soci. I dettagli vanno trattati se Marostica accetterà la nostra offerta. Abbiamo in progetto la creazione di due poli commerciali: uno per la regione Alto Adige con la provincia di Belluno più “montanara”, e un altro con le altre province dove Marostica rappresenterà centro e sede del “polo veneto”, alcuni uffici ampliati, una certa autonomia per tutte le attività commerciali e autonomie, ancora da definire, creditizie. Prevediamo un rafforzamento di questa piazza economica verso la crescita.
Il quartier generale sarebbe unicamente a Bolzano?
Siamo aperti a discutere anche questo, dipende dall’organo di Vigilanzae dai costi per mantenere due strutture.
Come avverrebbe la valorizzazione delle azioni?
Abbiamo stilato già alcune ipotesi, tra cui la disponibilità a valorizzare in parte anche in cash le azioni dei soci.
L’incorporazione cancellerà il nome di Marostica?
Il marchio nel territorio storico piace e sarà rispettato, troveremo le giuste soluzioni per ricordare e facilitare il cliente a riconoscere la sua banca storica.
Marostica ha chiuso in perdita
per 42 milioni, voi in attivo di 18,8. Cosa pensa?
Abbiamo apprezzato il forte impegno del cda a pulire il bilancio degli anni passati.
Popolare di Vicenza ha manifestato, e in modo ripetuto, il suo interessesuMarostica:cosane pensa?
Nonconosco i motivi per cui Vicenza ha fatto questa pressione e non è il mio mestiere studiare la loro insistenza. Siamo convinti che la nostra offerta sia molto interessante anche perché segue le logiche di mercato: un’aggregazione con una strategia di crescita. E non solo per soddisfare collaboratori, soci e territorio ma anche i clienti: rafforzare cioè la sana concorrenza tra le banche.
Può essere più preciso?
Il semplice fatto che non esistono sovrapposizione di filiali significa che è garantita una logica di mercato. Il cliente invece, solo per fare un esempio, che ha due fidi a Vicenza e a Marostica, ritrovandosi con un’unica banca rischia oltre alla razionalizzazione della rete anche del prestito.
Quali sono i vostri rapporti con Bankitalia?
Siamo sempre in contatto con l’organo di Vigilanza: ci conoscono e conoscono le nostre intenzioni strategiche e quindi il nostro interesse su Marostica, soprattuttolegate al nostropiano industriale deliberato nel 2011 che prevede, tra l’altro, la crescita per linee interne o esterne.
State valutando altre aggregazioni?
No, siamo molto fiduciosi sulla possibilità di formulare un’offerta attraente per Marostica, digrande appeal,e ci focalizziamo su questo progetto: vogliamo dimostrare l’assoluta convinzione che insieme possiamo fare un buon progetto. • © RIPRODUZIONERISERVATA
AVVISO DI CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA Domenica 18 maggio 2014 ore 10.00 I Soci della Banca sono convocati in Assemblea Ordinaria che avrà luogo in prima convocazione il giorno 29 aprile 2014 alle ore 12.00 presso la sede legale in Schio (VI), via Pista dei Veneti 14, e in seconda convocazione domenica 18 maggio 2014 alle ore 10.00 presso il Teatro Astra in Via Btg. Val Leogra 45 – Schio, per deliberare sul seguente Ordine del giorno: 1) Bilancio al 31 dicembre 2013 della ex Banca Alto Vicentino – Credito Cooperativo Scpa – Schio: deliberazioni inerenti e conseguenti. 2) Bilancio al 31 dicembre 2013 della ex Banca di Credito Cooperativo di Pedemonte – Società Cooperativa: deliberazioni inerenti e conseguenti. 3) Politiche di remunerazione. Informative all’assemblea e deliberazioni conseguenti. 4) Stipula della polizza relativa alla responsabilità civile e infortuni professionali (ed extra-professionali) degli amministratori e sindaci. 5) Esame, discussione e deliberazione in merito all’adozione di un nuovo Regolamento Elettorale e Assembleare. 6) Comunicazioni del Presidente. Potranno prendere parte all’Assemblea tutti i Soci che, alla data di svolgimento della stessa, risultino iscritti da almeno novanta giorni nel Libro dei Soci. In caso di impedimento, il Socio può farsi rappresentare da altro Socio persona fisica che non sia amministratore, sindaco o dipendente della Società, mediante delega scritta contenente il nome del rappresentante e nella quale la firma del delegante sia autenticata dalla Presidenza della Società, dalla Direzione Generale o da altri dipendenti a ciò delegati dal Consiglio. I soci potranno prendere visione, nei termini di cui alle norme vigenti, dei Progetti di Bilancio presso la Segreteria Generale della Sede della Banca. Schio, 12 aprile 2014 p. Il Consiglio di Amministrazione - Il Presidente - Dr. Domenico Drago
Lasede dellaBancaPopolare diMarostica
Johannes Schneebacher
Ilsindacato Fabi «NOA COLPI DIMANO» Inuna nota diramataieri sera,laRappresentanza sindacaleaziendale della FabidellaBanca popolare diMarosticamette sull’avvisoilCda della banca,ricordando che l’obiettivoè l’autonomia dell’istitutoe soprattutto l’occupazionestabile. ma sefossenecessario un futurodiverso «nonsi estraggadal cilindro, magariall’ultimominuto, unasoluzione chenon tuteliilbinomio ’lavoratori eterritorio’. Siamocerto cheilCda saprà garantire, comesempre dichiarato, questiobiettivi.LaFabi interverràcon tuttiimezzi disponibilia salvaguardia dituttiipostidi lavoro».
FESTIVAL CITTÀIMPRESA. Andrea Guerra, ilmanager più corteggiato del momento, ieri aSchio
«Imprese,piùchelamentarsi serveusarelenuovetecnologie» «Lestampantiindustrialid’oggiabbattonoicostiLuxotticadell’80%» Cinzia Zuccon Morgani SCHIO
È la “O” di opportunità la prima lettera dei “Nuovi alfabeti per l'economia” sui quali il festival Città Impresa di Schio traccia la strada che indica il futuro. L’evento promosso da Venezie Post, Fondazione Cuoa e Comune di Schio è iniziato ieri, molto partecipato, al lanificio Conte con un ospite di primissimo piano: Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica e probabilmente il manager più corteggiato del momento, anche dalla politica. Per Guerra le opportunità non sono mai state così tante come oggi, in un mondo che vanta tre miliardi di nuovi consumatori e tecnologie straordinarie alla portata di tutti. Opportunità che comportano nuove sfide che si possono vincere a patto di essere disposti, innanzitutto, a non crearsi degli alibi. I CONSIGLI PER OGNI PMI. Facile, si potrebbe pensare, parlare di opportunità se si proviene da una grande azienda che vende in tutto il mondo e si pone come ambizione l'obiettivo dei 10 miliardi di fatturato entro i prossimi tre anni: un vanto del “made in Italy” per tasso di innovazione, creatività, capacità competitiva globale e anche per un avanzatissimo modello di welfare aziendale in cui il benessere dei dipendenti e delle loro famiglie si è tradotto in un vantaggio competitivo in qualità e produttività con un tasso d’assenteismo tra i più bassi d’Europa. Ma come è arrivata Luxottica a que-
«Ilcontratto conGoogle? Hafunzionato lanostra caratteristica ’fastandsimple’»
AndreaGuerra,addi Luxottica, ierialfestival “CittàImpresa”
Autoritàe pubblicoallanificio Conte. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATO sti risultati? E cosa possono imparare da un modello così straordinario le nostre piccole e medie imprese con orizzonti e mezzi infinitamente diversi? Intanto a non pensare che i colpevoli dei loro mali siano fuori dalle aziende. «Tutte le imprese che si sono sapute distinguere - ha detto Guerra, intervistato da Ferdinando Giugliano giovanissimo leader editor del Financial Times - rispondono a caratteristiche simili: sono sempre state orientate al cliente prima che ad ampliare i capannoni, hanno avuto come riferimento il mondo, sono nate aperte ad una governance che fosse un mix di competenze ma anche culture diverse, e sono guidate con trasparenza e sulla base di valori solidi». «BISOGNA DARE PATRIMONIO ALLE AZIENDE». «Il problema
in Italia - ha detto l’ad di Luxottica - è la scarsa patrimonializzazione di tante imprese e una percentuale di credito bancario su debito che non ha eguali in Europa: non è un bene. Se poi guardiamo alla capacità di apertura delle piccole imprese scopriamo che il numero di quelle quotate nella vicina Francia è moltiplicato per 15 rispetto alle nostre». Ma si può ancora fare impresa in Italia competere a livello globale con altre logiche che regolano il lavoro e il suo costo? Luxottica, azienda da 75mila dipendenti che produce ancora oltre il 50% degli occhiali tra le marche più prestigiose al mondo in Italia dimostra che è possibile. Certo «il costo del lavoro è alto e si deve intervenire, alcune produzioni devono avvicinarsi ai mercati di riferimento - ha detto il manager -
ma se la nostra produttività non cresce non possiamo aggrapparci all’alibi dell'articolo 18». Serve visione, serve strategia e il riferimento deve essere il mondo: oggi, per Luxottica, l' Italia vale solo il 3% del fatturato, crescono le vendite in Turchia e Messico, il Brasile è il terzo mercato e in Cina ha raddoppiato il fatturato negli ultimi due anni. Certo, a quei mercati ci si deve avvicinare anche per produrre, ma magari accompagnando i propri fornitori italiani ai quali Luxottica nel distretto creato nella Cina meridionale ha anche affittato i terreni per insediarsi. LE OPPORTUNITÀ CI SONO ANCHEQUI.E per chi non siede sulle spalle di un gigante? Il mondo le opportunità ce le sta dando tutte - ha detto Guerra- ma serve tempo, non si possono pretendere risultati a breve e dobbiamo approfittare di quanto ci offre la tecnologia, per macinare vantaggi competitivi. Basti pensare che le stampanti industriali d’oggi consentono all'azienda di Agordo di abbattere i tempi di sperimentazione di ben l'80%. Tra i traguardi raggiunti da Luxottica anche il recente accordo con Google per sviluppare e distribuire i Google glass. E a chi pensa che entrare nell'orbita di una potenza come Google possa costituire anche il rischio di esserne fagocitati Andrea Guerra ha replicato: «O ci si sente pericolosamente appagati nella posizione di leader di mercato, o si sceglie di imparare ancora qualcosa. Il rapporto con Google è uno scambio fecondo per entrambi e la nostra caratteristica “Fast and simple”, ha permesso di anticipare Google su soluzioni tecniche e creative. Il domani è una scommessa ma con solide basi che nessuno ci potrà sottrarre: il valore dei nostri marchi e il nostro strettissimo rapporto con i consumatori». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Provincia 33
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 13 Aprile 2014
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Vicenza • Arzignano • Zanè
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ECONOMIA. Confrontoserrato alLanificio Conte sulledifficoltàdi comunicazioneefaerete delleimprese venete
«Terraditalenti sconosciuti» IlpresidenteZuccato:«Sono orgogliosodellanostracultura contadina,maèvero che nonsappiamoraccontarci» Mauro Sartori Un’imprenditoria ricca di talenti ma incapace di comunicare e fare rete. Così al Festival Città Impresa è stata fotografata la realtà attuale del Nordest nell’incontro “Imprese Mondo. Le protagoniste della sfida globale”, titolo dell’ultima fatica editoriale di Roberta Paolini, al centro del dibattito cui hanno partecipato Enrico Carraro, presidente Carraro Group, Barbara Donadon, ad Altana e Paolo Gubitta, docente universitario e direttore scientifico dell’Area Imprenditorialità della Fondazione Cuoa, moderati da Ario Gervasutti, direttore del Giornale di Vicenza. A tirare le somme sono stati Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto e Claudio Alfonsi, ad del gruppo Fedrigoni. Tavolo di relatori illustri per una platea folta e assai giovane al Lanificio Conte, memoria di un glorioso passato tessile scledense. «Speriamo che i
convegni futuri non li facciano nelle nostre fabbriche» è stato il commento ironico di Carraro, accolto da una risata. Come ha sottolineato in avvio Gervasutti, «si ha l’impressione che le nostre aziende siano cellule separate e che non abbiano la consapevolezza della loro forza». Tesi ribadita da Roberta Paolini, che nel suo libro ha tirato fuori le storie di alcune grosse imprese poco conosciute, fra le quali la Siderforgerossi di Arsiero, fusione fra due colossi metallurgici del territorio e che dà lavoro ad oltre mille dipendenti: «Da voi ci sono talenti incredibili ma non riuscite a prendere il ruolo che vi compete», ha chiosato la scrittrice, subito incalzata da Barbara Donadon, ad di Altana, grosso gruppo della moda italiana: «Siamo bravi a creare il prodotto ma abbiamo problemi a comunicare. Puntiamo più alla sostanza che alla forma». «Non so se si tratti di una questione generazionale - afferma Carraro - ma noi veneti
AMMINISTRATIVE. La civicaappoggia Tomasi
“Benein comune” puntasul centro esull’inceneritore
Si è presentata la lista civica “Schio bene in comune” che correrà alle prossime amministrative all’interno della coalizione di centrosinistra che sostiene Dario Tomasi. «Siamo un gruppo radicato fuori dalle logiche di partito, che sostiene la vita di comunità a tutti i livelli - ha spiegato il presidente del consiglio direttivo Carlo Perini - Il nostro movimento ha 20 anni, ma sa rinnovarsi valorizzando una grande esperienza amministrativa». Fra i nomi in lista infatti, oltre ad alcuni volti nuovi come quello di Perini, ci sono Lina Cocco, assessore uscente all’istruzione, il candidato alle primarie Luciano De Zen, tre volte titolare di un assessorato, e l’attuale consigliere comunale Paolo Bevilacqua. «Proprio lui - rivendica la “civica” - nel suo precedente man-
MALO. L’ex scuolafu costruitanegli anni’20
Tetto dasistemare nelPalazzo delleassociazioni Al via interventi per 230 mila euro, di cui 100 mila coperti da un contributo della Regione Veneto
Iltavolo deirelatorial dibattito sull’imprenditoriadelNordest. FOTOSERVIZIO DONOVAN CISCATO
Ilfolto egiovanepubblico
ARSIERO
Tornano liberi dopola rissa e le lesioni incondominio
dato ha fatto emergere la questione del centro città, facendo il primo passo di un percorso che ancora dev’essere concluso, ma che è un bene si sia avviato. L’allargamento della Ztl è un primo passo che sarà seguito da investimenti sull’attrattività». Fra gli altri punti del programma, anche la gestione dei rifiuti: «Poniamo come punto fermo la ricerca di sistemi alternativi all’incenerimento - spiegano - Ci rendiamo conto che il cambiamento non potrà avvenire in pochi anni, anche visti gli ampliamenti già approvati, ma è importante cominciare a programmarlo fin da ora». Fra gli altri punti in programma: lo stop alla cementificazione, e una maggior compartecipazione della cittadinanza alle decisioni. • E.CU.
Il giudice Garbo ha convalidato le manette ai due cittadini serbi arrestati nella notte fra giovedì e venerdì e li ha scarcerati. Il processo per direttissima, iniziato ieri mattina in tribunale, si concluderà il 13 maggio prossimo. I carabinieri avevano arrestato Dragan Marinkovic, 46 anni, residente ad Arsiero in via Vigo (è difeso dall’avv. Stefano Bevilacqua), e Milorad Stepanovic, 23, di Arsiero, via Mezzavilla (avv. Elena Peron), su ordine del pubblico ministero Severi, per rissa aggravata. A partecipare alla zuffa era stato un ragazzo di 17 anni che, dopo aver cercato di fare da paciere, aveva partecipato alla baruffa in cui erano rimaste contuse anche due donne. La lite era avvenuta a casa di Marinkovic; entrambi i protagonisti, che sono amici da tempo, avevano bevuto parecchio; e all’origine della baruffa ci sarebbe stata qualche sciocchezza. I due indagati erano rimasti feriti, dopo che la lite era proseguita all’esterno del condominio, tanto che i militari avevano trovato tracce di sangue; Marinkovic, medicato, guarirà in due settimane, Stepanovic in una; di cui l’accusa anche di lesioni a carico di entrambi. I due, in aula, hanno spiegato di non avere alcuna intenzione di sporgere querela l’uno contro l’altro. •
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Lapresentazione della listacivica “PerSchio”
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non amiamo comunicare. Io stesso non amo le interviste e le apparizioni televisive». Per Gubitta chi non comunica ha le sue buone ragioni. E poi gli ostacoli stanno altrove, soprattutto nella burocrazia. «In Italia non si può sempre bloccare tutto - ribadisce Carraro. - Quando abbiamo deciso di aprire uno stabilimento negli Usa, il sindaco della località americana è venuto a trovarci a Campodarsego. credo che il nostro primo cittadino non sia mai entrato nelle nostre fabbriche». «Il Veneto non ha nulla da in-
brevi SCHIO/1 IGAMBERIALIENI STUDIATIAL LICEO
Domani alle 14,30, il liceo scientifico Tron si parlerà di “Alieni fra Noi:il gambero rosso della Louisiana una minaccia per la biodiversità", relatore Tiziano Scovacricchi del CnrIsmar di Venezia. S.P.
SCHIO/2 UFFICICOMUNALI CAMBIODISEDE
Per consentire i lavori di ristrutturazione degli sportelli comunali a palazzo Garbin, da domani a mercoledì 23 aprile, agli uffici anagrafe e carte d'identità si accederà dall'ingresso dell'ufficio protocollo. A.L.
VALLIDEL PASUBIO MERCATINODELL’USATO NELL’ARCOSTRUTTURA
Mercatino dell’usato e dello scambio oggi sotto l’arcostruttura di via Tezze, davanati alle scuole. L’iniziativa, voluta dall’assessore Valerio Piva, si ripeterà per una domenica al mese sino a metà dicembre. A.D.R.
SANVITODILEGUZZANO SALUTE DELLE PIANTE UNACONFERENZA
Domani alle 20,30 a “Il ritrovo” in vicolo Monte Novegno conferenza sulle metodologie per migliorare la qualità del terreno e la salute delle piante eliminando i prodotti chimici. B.C.
vidiare alla Silicon Valley - ha concluso il presidente Zuccato. - Arriviamo da una cultura contadina di cui sono orgoglioso e non ci sappiamo esporre e raccontare. La nostra è terra di eccellenze e di valori solidi, dove c’è benessere e solidarietà. Creiamo imprese ma anche persone che si spendono per gli altri, come i due missionari di qui rapiti in Camerun. Ai giovani dico di avere coraggio, di puntare sulla formazione. Niente alibi ma soluzioni. Sappiate cogliere le opportunità che ci sono». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Partiranno nei prossimi giorni, a Malo, i lavori per la sistemazione del tetto del Palazzo delle associazioni. La struttura di piazza Zanini sarà interessata da un progetto diviso in tre stralci, per un importo complessivo pari a 230 mila euro, di cui 100 mila erogati dalla Regione. L'intervento mirerà a risanare una situazione che vede, attualmente, il verificarsi di infiltrazioni d'acqua all'interno dell'edificio, tanto che alcuni gruppi che qui avevano la propria sede sono stati costretti a spostarsi in altre stanze o addirittura ad emigrare in altre zone del paese. Prende dunque il via un intervento che mira a rendere più sicuro e fruibile, in tutte le sue aree, il palazzo dove ha sede anche la Pro Malo e numerose altre realtà protagoniste nella vita associativa maladense. La parte più a nord è già stata sistemata l'anno scorso; ora si procederà con il completamento del lavoro. Innanzitutto saranno demoliti i controsoffitti. Succes-
IlPalazzo delleassociazioni sivamente si procederà con la posa della guaina, di cui il tetto è sprovvisto, essendo la sua realizzazione risalente agli Anni Venti. La prosecuzione dei lavori vedrà poi la sostituzione delle grondaie ammalorate. «Andremo a risanare tutta la struttura del tetto – spiega l'assessore ai lavori pubblici Adriano Addondi –. Contiamo di concludere l'intervento complessivo entro la fine dell' anno. Prima della fine del mese, invece, chiuderemo il primo stralcio del progetto, che costerà circa 40 mila euro». • MA.CA.
LAPOLEMICA. Il presidentedell’EnteCirchi rivendica ildiritto allavoro
«Imanifestanti erano11» «Dispiegamento di forze di polizia per tenere a bada undici animalisti, mentre dentro al tendone c’erano 700 spettatori, a molti dei quali è stato negato l’utilizzo dei parcheggi, occupati da manifestanti e controllori. Mancavano solo i carri armati...» Fa dell’ironia Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, nel commentare quanto accaduto a Schio giovedì sera per il debutto del Circo Millennium. Situazione ripetutasi nella sera seguente con l’aggravante, si fa per dire, della concomitanza partita di playoff del Famila che ha costretto ca-
rabinieri e polizia locale ad un presidio più capillare dell’area Campagnola. «Ci chiediamo quali siano i costi pubblici sostenuti da Stato e Comune per garantire ad un’impresa di svolgere la sua attività - prosegue Buccioni. Denunciamo con forza la mortificazione e lo spregio di chi calpesta al lavoro sancito dalla Costituzione a favore di una stravagante interpretazione del diritto di manifestare. Ci conforta il pubblico, che dimostra di essere disposto ad affrontare qualche disagio». I manifestanti protestavano contro l’uso di animali. • M.SAR.
Autodeivigilidavanti al circo
10 Cronaca
IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 14 Aprile 2014
L’APPUNTAMENTO. L’iniziativaè organizzata dalconsorzio Vicenzaè
INNOVAZIONE. Successodellarassegna
Fabbricheaperte Turisti inazienda aspettandol’Expo
Medit-Pharmait In1.500visitano lafiera medica Siè chiusoieril’appuntamento conlatecnologiafarmaceutica
Ieril’assaltodei visitatoriper laquintaedizione Laprossimasi terràdurantela vetrina milanese evedrà una partecipazione ancorapiù numerosa Paolo Mutterle Dall’industria del turismo al turismo nell’industria. A spasso tra produzione e laboratori, col naso all’insù e lo smartphone per immortalare quel curioso macchinario, in tanti ieri hanno approfittato della quinta edizione di Fabbriche Aperte per conoscere dall’interno alcune importanti realtà produttive della provincia vicentina e non solo. Un test positivo per gran parte delle aziende che hanno aperto le porte ai visitatori, in occasione dell’appuntamento curato da Vicenza è, in vista di un’edizione ancora più importante. Non è stata infatti una tappa qualsiasi, ma una prova generale in vista del 2015, quando Fabbriche Aperte sarà organizzata per un periodo lungo (da maggio a ottobre) in occasione dell’Expo milanese, e alla quale è prevista una partecipazione di imprese ancora più numerosa e ampia, estesa all’intera regione. IN CODA DAL MATTINO. Aspettando i numeri ufficiali sulle presenze, a fare da termometro sul successo dell’iniziativa sono i numerosi “turisti" che, nonostante l’apertura fosse
prevista alle 10, già attorno alle nove e mezza erano in attesa davanti ai cancelli di alcune aziende. Tra quelle che hanno aderito, in poche sono state in grado di chiudere all'orario previsto a causa delle persone che alle 18 proprio non volevano saperne di varcare i cancelli. LE AZIENDE. Positivi i primi commenti, per il numero di curiosi che hanno visto da vicino le pelli della Conceria Dani di Arzignano, i marmi della Margraf di Chiampo o gli alambicchi della distilleria Poli di Schiavon. Buona anche la prima esperienza dell'oreficeria di Adelina Scalzotto in città, a due passi dal teatro Olimpico, come quella ripetuta ormai negli anni della lavorazione della pietra di Armando Peotta a Montecchio Maggiore. Afflusso soddisfacente anche nell’azienda dei fratelli Brunello a
Saràpresentato prossimamente ilprogetto sulturismo industriale invistadel2015
Montegalda, dove si è potuto osservare da vicino l’arte della distillazione delle vinacce di Amarone con un’accoglienza molto apprezzata dagli astanti. In quanto a soddisfazione del pubblico, se l’è cavata benone al suo esordio anche il birrificio Ofelia di Sovizzo, che ora punta a ottenere la De.Co. per bionde e ambrate artigianali. GLI ORGANIZZATORI. Per lo staff di Vicenza è il primo bilancio parziale è lusinghiero. «Questa edizione di Fabbriche Aperte - commenta il presidente Dino Secco - è frutto dell’impegno degli imprenditori e dei lavoratori delle imprese che hanno partecipato, ma anche della Camera di commercio e dell'assessore regionale al turismo Marino Finozzi». Molti i giovani, giunti anche da fuori provincia, curiosi, attenti, che hanno posto domande alle “guide", imprenditori e dipendenti. Una valutazione sulle presenze e sui risultati sarà raccolta nei prossimi giorni da tutte le aziende che hanno partecipato, quando sarà presentato anche il progetto di turismo industriale in occasione dell'Expo 2015. «Un’occasione da non perdere», assicurano gli organizzatori. • © RIPRODUZIONERISERVATA
VisitatoriallaMargraf di Chiampoper “FabbricheAperte”
Trale aziendeaderentianchela GraficheTassottidi Bassano
Laconceria Dani diArzignano haospitatomolti curiosi
Fiera di Vicenza si è confermata in questo week end come punto di riferimento nazionale per la tecnologia nel settore medico-farmaceutico grazie a Medit-Pharmait, il saLone dell’innovazione in campo sanitario. In quattro giorni di manifestazioni, chiusesi ieri, sono stati registrati 1.500 presenze tra operatori professionali, espositori e relatori, un dato in forte crescita, che ha segnato un aumento rispetto al 2013. 1300 gli operatori per Medit, in crescita, e 200 quelli presenti a Pharmait (che non c’era l’anno scorso), ufficialmente alla prima edizione e inserita nel calendario fieristico dopo il forte interesse riscontrato durante la passata edizione di Medit per la sezione farmaceutica. Positiva anche la presenza di espositori e sponsor: 30 a Medit, 26 a Pharmait. Medit- Health Innovation è il aalone di riferimento dedicato alle innovazioni e allo sviluppo tecnologico nel mondo della sanità. Un format che nelle due giornate del 10 e dell’11 aprile ha visto lo svolgimento di 11 convegni specializzati, a cui hanno preso parte oltre 110 relatori. Punto d’incontro privilegiato per tutti gli addetti ai lavori del settore sanitario, Medit ha offerto uno sguardo sulle prospettive della sanità nell’era multimediale sempre più legata all’utilizzo delle nuove tecnologie sia nel campo delle cure sia in quello gestionale, alla luce delle parole d’ordine della sanità
del futuro: “Anytime, anywhere healthcare”, a indicare che è il paziente al centro dell’attenzione medica. Il focus di Medit 2014 ha riguardato la telemedicina, la cartella clinica elettronica, elemento imprescindibile per una moderna assistenza ospedaliera, la centrale operativa socio-sanitaria, futura piattaforma informativa e gestionale per i bisogni sociosanitari dell’utenza, il fascicolo sanitario elettronico, contenitore e punto di accesso per tutte le informazioni digital, il Cloud nella sanità, sulle opportunità offerte dal web e dalle applicazioni. Tra gli eventi più significativi, la tavola rotonda “Healt Innovation: il futuro della salute” e il 3˚ Consiglio nazionale dei tecnici sanitari di radiologia medica. Alla sua prima edizione, dall’11 al 13 aprile Pharmait ha offerto contributi utili ad inquadrare la realtà attuale della farmacia e soprattutto ipotizzare gli scenari futuri, evidenziandone le opportunità di crescita di un settore in continua evoluzione, che coinvolge la figura stessa del farmacista, sempre più professionista sanitario e manager-imprenditore. Un programma ricco di convegni e di workshop hanno caratterizzato i tre giorni di Fiera, tra cui il congresso di Federfarma Veneto dal titolo “La farmacia veneta: innovazione, informatizzazione, e servizi per essere più vicini al cittadini”. • © RIPRODUZIONERISERVATA
LASTORIA. Haraccontato diessere stato aggreditoe minacciato conun coltello aCreazzo
Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova S.p.a. Sede legale: Via Flavio Gioia, 71 - 37135 Verona Tel. 045.867.2200 - Fax 045.867.2203 - Casella Postale 460M www.autobspd.it
Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova
LAVORI NOTTURNI IN TANGENZIALE SUD DI VICENZA Nelle notti tra il 14 e il 16 aprile
Per lavori di manutenzione nelle gallerie dei colli Berici sono previsti cantieri notturni (dalle ore 21.00 alle ore 6.00) in Tangenziale Sud di Vicenza. La Tangenziale Sud di Vicenza resterà chiusa al traffico in carreggiata Ovest, nel tratto compreso tra Campedello-Riviera Berica (uscita 3) e Vicenza Ovest (uscita 4), nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 aprile 2014. In carreggiata Est, nel tratto compreso tra Vicenza ovest (uscita 4) e Campedello-Riviera Berica (uscita 3) nella notte tra martedì 15 e mercoledì 16 aprile 2014. Le deviazioni saranno segnalate sul posto tramite adeguati cartelli disposti a cura della Società Autostrada Brescia-Padova. Il numero verde dell’Autostrada Brescia Padova, 800 012 812, è a vostra disposizione 24 ore su 24, per informazioni sulla viabilità.
«Rapitoerapinatonellanotte» Viadosirivolgeaicarabinieri Ilfatto sarebbeaccaduto sabato nottemarestano alcuni puntioscuri Tanti «non ricordo», tanti aspetti che non sono chiari, tanti dubbi da spiegare. È una vicenda ancora tutta da ricostruire quella che ha visto protagonista, sabato notte, un viado boliviano di 30 anni residente a Vicenza. Salito con un cliente lungo la strada regionale 11 tra Vicenza e Creazzo, aggredito da un uomo che si era nascosto sul sedile posteriore, portato fino a Sandrigo e poi fuggito. Sono queste le tappe ricostruite con i carabinieri della compagnia di Thiene, anche se il suo racconto apparirebbe, in più punti, lacunoso e impreciso. È iniziato poco dopo le 2.30 quando, da un telefono cellulare, è arrivata una telefonata ai militari. Un immigrato chiedeva aiuto, diceva di essere stato minacciato con un taglierino e rapinato da due uomini che erano riusciti a scappare. E infatti, quando è arrivata la “gazzella” della coppia non c’era traccia. Impossibile trovarla: la vittima non è riuscita a dire che macchina avessero, forse per-
Unviadosarebbe statorapinato daun cliente. FOTO DI REPERTORIO ché troppo impaurito e agitato. Ha spiegato di aver passato la serata lungo la Sr 11, alla porte del capoluogo berico, ad aspettare clienti fino a quando non si è fermato un italiano, a suo dire sui 50 anni, che lo ha fatto salire in auto. Ha spiegato che erano appena partiti, avevano percorso
solo pochi metri quando, dal sedile posteriore dove si era nascosto è spuntato un uomo che lo ha agguntato per il collo e lo ha minacciato con un taglierino. «Stai zitto», avrebbe continuato senza aggiungere altro. Nel frattempo il complice avrebbe continuato a guidare per chilometri. Impossibile
dier che cosa volesseero quei due dal viado, né dove fossero diretti. Il boliviano ha spiegato che, arrivati a Sandrigo (dove è stato trovato), forse approfittando di un attimo di distrazione ad uno stop, sarebbe riucito ad agguantare il taglierino e a liberarsi per poi saltare giù dalla macchina. Ha raccontato inoltre ai militari di essere riuscito, prima che i due partissero a gran velocità, a bucare con la lama la gomma dell’auto. Scappando non sarebbe riuscito a prendere la borsa, con dentro documenti e un centinaio di euro. Una rapina, quella dell’altra notte, decisamente singolare. I militari stanno cercando di ricostruire l’accaduto e d’identificare i due uomini. Impresa non facile: la vittima è riuscita a fornire solo particolari sommari sul conducente, mentre non è stato in grado di descrivere l’uomo seduto sul sedile posteriore. Il suo racconto, forse anche a causa dello choc e della paura, è parso molto confuso. • C.M.V. © RIPRODUZIONERISERVATA
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FOCUS Made in Italy e internet un mix tutto da costruire di Roberta Voltan
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Guerra: «Con Google per innovare 10 mld in tre anni è ambizione» di Davide Pyriochos
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Luxottica conquista Mountain View Produrrà i futuri Google Glass DI REDAZIONE
Dalla moda alla tecnologia assoluta: l’ultima zampata di Luxottica è un accordo con Google per la produzione dei Google Glass. Con un comunicato diffuso ieri in tarda serata, le due aziende hanno annunciato di voler unirà le forze per progettare, sviluppare e distribuire una nuova generazione di occhiali per Glass. «Si tratta – scrive Luxottica – di una collaborazione strategica di ampia portata tra Luxottica e Google che lavoreranno insieme per creare dispositivi indossabili innovativi e iconici. Grazie a questa partnership, Luxottica e Google, leader nelle rispettive industrie, combineranno lo sviluppo di nuove tecnologie con un design all’avanguardia. In particolare, le due aziende formeranno una squadra di esperti dedicati a design, sviluppo, strumentazione e ingegneria dei prodotti Glass che uniscono moda e lifestyle all’innovazione tecnologica».
di Roberta Voltan
Veneto, Fiandre, Nord Brabante Alla ricerca del suolo perduto di Roberta Voltan
Caovilla: dagli Usa alla Cina O' Jour si fa strada nel mondo di Roberta Voltan
Crisi Electrolux sfida cruciale per il Paese di Maurizio Castro
Camuffo: «Imparare a soffrire è più utile di tagliare le tasse» di Davide Pyriochos
Luxottica conquista Mountain View Produrrà i futuri Google Glass di Redazione
Luxottica ha inoltre annunciato che i due marchi di proprietà più importanti del Gruppo, Ray-Ban e Oakley, il quale vanta un’esperienza decennale nel campo della tecnologia indossabile grazie a dispositivi MP3 e HUD, saranno oggetto della collaborazione con Glass; ulteriori informazioni su questi prodotti saranno fornite in un secondo momento. «Siamo entusiasti di annunciare la nostra partnership con Google e siamo orgogliosi di essere ancora una volta i pionieri nell’industria eyewear, come testimonia la nostra storia di eccellenza lunga oltre 50 anni». Ha dichiarato Andrea Guerra, Chief Executive Officer di Luxottica Group, che tra l’altro aprirà il Festival Città Impresa che si svolgerà a Schio dall’11 al 13 aprile prossimi. «Viviamo – prosegue Guerra – in un mondo in cui l'innovazione tecnologica ha trasformato radicalmente il nostro modo di comunicare e di interagire in tutto ciò che facciamo. Ma la cosa più importante è che siamo arrivati a un punto in cui abbiamo contemporaneamente sia una forte offerta di tecnologia che una domanda da parte del consumatore di dispositivi e applicazioni indossabili. In previsione di questo momento, Luxottica negli ultimi anni ha significativamente investito in innovazione per strutturare piattaforme tecnologiche e soluzioni digitali da combinare all’eccellenza dei suoi prodotti. Riteniamo che la collaborazione strategica con un partner come Google piattaforma offra il contesto ideale per inaugurare un nuovo corso nella nostra industria e per rispondere alle esigenze in continua evoluzione dei nostri consumatori nel mondo. Pensiamo sia giunto il momento di unire le competenze, il know-how e la forte attenzione alla qualità del prodotto che ci caratterizzano con l’altissima competenza tecnologica di Google per dare vita a una nuova generazione di dispositivi rivoluzionari».
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Festival Città Impresa a Schio Ad aprire i lavori Andrea Guerra DI REDAZIONE
Sarà l’intervista pubblica all’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, curata da Ferdinando Giugliano del Financial Times, ad aprire ufficialmente, venerdì 11 aprile alle 16, la settima edizione del Festival Città Impresa. Dall’11 al 13 aprile 2014, Città Impresa – promosso da VeneziePost, Fondazione CUOA e Comune di Schio, con la main partnership di Adacta Studio Associato e ModeFinance – accenderà i riflettori su Schio, città impresa per eccellenza, per discutere e scrivere i “Nuovi Alfabeti per l’Economia”. “Nuovi Alfabeti per l’Economia” è infatti il titolo della settima edizione del Festival Città Impresa, che quest’anno lancia la sfida di un “ritorno alle basi” per definire i nuovi paradigmi e le nuove direttrici di sviluppo per l’economia del Paese. Un progetto di respiro europeo, sviluppato con partner di rilievo internazionale come il Regno dei Paesi Bassi nell’ambito del progetto Olandiamo in Veneto, e che vedrà la partecipazione di ospiti di fama mondiale: dal Premio Oscar Didier Elzinga al direttore della Biennale Internazionale d’Architettura di Rotterdam Georges Brugmans, dal governatore del Nord Brabante Yves De Boer al coordinatore del progetto Atelier Brabantstad Joachim Declerk. Presieduto anche quest’anno da Stefano Micelli, direttore scientifico Fondazione Nord Est, Città Impresa si conferma laboratorio di progettazione strategica del territorio, come testimonia l’adesione di oltre 50 tra partner istituzionali, imprese e soggetti privati. Made in Italy e pianificazione del territorio, sfida all’internazionalizzazione e reti di impresa, lean management e gestione delle risorse umane, progettazione del turismo e rapporto tra cultura ed economia sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati da un gruppo di relatori d’eccezione: Renato Soru presidente Tiscali, Diego Ciulli, senior policy analyst Google Italy, Alberto Baban presidente Piccola Industria Confindustria, Roberto Zuccato presidente Confindustria Veneto, Enrico Carraro presidente Carraro Group, Barbara Donadon amministratore delegato Altana, Arnaldo Camuffo docente Università Bocconi e Lean Global Network, Patrizia Asproni presidente Confcultura e fondatore Fondazione Industria e Cultura, Giorgia Caovilla, fondatore O Jour, Antonio Calabrò direttore Fondazione Pirelli, Roberto Weber presidente Istituto Ixè. Ampia anche la partecipazione dal mondo dell’informazione: Ferdinando Giugliano leader editor Financial Times, Dario Di Vico giornalista Corriere della Sera, Mariano Maugeri giornalista Il Sole 24 Ore, Raffaella Calandra giornalista Radio24. Il programma completo dell’edizione 2014 del Festival Città Impresa è disponibile sul sito internet www.festivalcittaimpresa.it, dove è possibile visualizzare gli eventi in calendario, scoprire protagonisti e sezioni, e registrarsi agli appuntamenti di proprio interesse.
Martedì 25 Marzo 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Premio Città Impresa 2014 Dieci storie di innovazione DI ROBERTA VOLTAN
Dieci storie, dieci fotografie diverse, dieci indicazioni concrete su come si può innovare e far “ripartire il motore” di un’economia i cui segnali di ripresa sono ancora timidi e incerti. Gli imprenditori e manager selezionati per il Premio Città Impresa 2014 hanno vinto la crisi investendo in ricerca e sviluppo, ampliando i mercati di distribuzione, acquisendo nuovi marchi, sviluppando inedite reti d’impresa. La cerimonia di consegna del Premio si terrà in occasione del Festival Città Impresa sabato 12 aprile, alle ore 17, presso il Teatro Civico di Schio. Fra i premiati Antonio Bortoli, direttore generale della Lattebusche, che ha saputo scommettere sull’ampliamento della rete distributiva e sull’internazionalizzazione, carta vincente “giocata” con lungimiranza e intelligenza anche da Enrico Carraro della Carraro Group. Fabio Brescacin, presidente EcorNaturasì, e Barbara Donadon, ceo di Altana, sono al timone di imprese che sono cresciute e stanno crescendo anche attraverso l’acquisizione di nuovi marchi. Oltre alla Donadon, che ha raccolto l’eredità di Marina Salomon nell’impresa trevigiana del settore dell’abbigliamento, altre due donne, al timone di due realtà che hanno investito moltissimo in ricerca e sviluppo: l’amministratore delegato della Aussafer Due di Udine Luisa Citossi e Anna Giuliani, presidente di Solgar Italia, realtà con sede a Padova leader nel campo dell’integrazione alimentare. Nella pattuglia dei premiati anche il presidente Diadora Enrico Moretti Polegato e Maurizio Costalber, presidente di Dws, impresa di Zané che ha presentato di recente la prima stampante 3D stereolitografica ed è riuscita a ideare e “conquistarsi” decine di brevetti internazionali. Ultimo caso d’impresa premiato quello della Siderforgerossi, newco nata dall’aggregazione di due aziende vicentine: ritireranno il premio Luciano Giacomelli con Giampietro Canale, rispettivamente presidente e amministratore delegato. «Dopo i mille fabbricatori di idee del 2012 e i mille giovani talenti under-35 del 2013, quest’anno abbiamo selezionato 10 casi d’imprenditorialità e managerialità d’eccellenza delle Venezie» afferma Antonio Maconi, direttore Festival Città Impresa. «I premiati sono esempi di visione imprenditoriale in grado di aprire orizzonti diversi e più ampi: testimonianze di come sia possibile, in questi tempi di crisi, proseguire il proprio percorso di crescita, sviluppare nuove strategie e scrivere i nuovi paradigmi e le nuove direttrici della nostra economia». Il Premio Città Impresa è un evento speciale della settima edizione del Festival Città Impresa, promosso da VeneziePost, Fondazione Cuoa e Comune di Schio, con la main partnership di Adacta Studio Associato e ModeFinance: dall’11 al 13 aprile 2014 accenderà i riflettori su Schio, città impresa per eccellenza, per discutere e scrivere i “Nuovi Alfabeti per l’Economia”. L’appuntamento di sabato 12, che si aprirà con i saluti istituzionali di Luigi Dalla Via, sindaco di Schio e l’introduzione di Paolo Gubitta, docente di organizzazione aziendale Università di Padova e direttore scientifico Area Imprenditorialità Fondazione Cuoa, vedrà la partecipazione di Roberto Weber, presidente Istituto Ixè, che presenterà in anteprima risultati della ricerca “Che tracce lascia e cosa ci insegna la crisi”. A consegnare i Premi Città Impresa il presidente Confindustria Veneto Roberto Zuccato. Il programma completo dell’edizione 2014 del Festival Città Impresa è disponibile sul sito
internet www.festivalcittaimpresa.it, dove è possibile visualizzare gli eventi in calendario, scoprire protagonisti e sezioni, e registrarsi agli appuntamenti di proprio interesse. Tutti gli eventi sono a ingresso libero, tranne dove diversamente specificato.
Martedì 1 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Festival Città Impresa: il Veneto che non "fugge" davanti alla crisi DI DAVIDE PYRIOCHOS
Difficile ignorare che stamattina il Veneto è finito sulle prime pagine dei giornali e nelle copertine dei tg perché un gruppo di secessionisti stava lavorando di saldatore su un trattore, così da renderlo simile a un carro armato, e progettava un blitz più o meno militare in piazza San Marco. Di fronte a simili notizie di cronaca, un evento come il Festival Città Impresa, che porterà la prossima settimana a Schio grandi imprenditori, premi Oscar e 150 relatori che animeranno 50 eventi in tre giorni (da venerdì 11 a domenica 13 aprile), assume un significato particolare: diventa il controcanto di un Veneto che non ignora certo la crisi, ma vuole affrontarla nei termini appropriati. Per dirla con Filiberto Zovico, editore di VeneziePost e promotore del Festival: «Questo è un Paese abituato a prendere scorciatoie, che si chiamano una volta indipendentismo, un’altra volta intervento dei giudici. I segnali di un malessere grave – osserva – sono forti, ma le scorciatoie sono solo un modo per non affrontare le grandi questioni». Che invece sono “dure”, resistenti, reali, e soprattutto complesse. «Vogliamo avere il coraggio – prosegue perciò Zovico – di dare a temi complesse risposte altrettanto complesse, e questo è il senso del Festival Città Impresa». Giunto alla settima edizione, l’evento quest’anno affronta il tema dei “Nuovi alfabeti per l’economia”. Per Stefano Micelli (direttore della Fondazione Nordest e presidente del Comitato scientifico del Festival), una nuova “lingua” è esattamente ciò che occorre non tanto per superare la crisi, quanto per navigare in un mondo che è cambiato. «Con la crisi iniziata sei anni fa – dice Micelli – siamo entrati in un mondo diverso dal passato. Nel nuovo contesto alcune parole nuove vanno introdotte, ed alcune vecchie vanno ripensate». Una su tutte: l’innovazione. «Abbiamo alle spalle almeno 10 anni di monocultura “internettiana” in cui l’innovazione s’identificava col web. Ora finalmente iniziamo a capire che il digitale si sposa con la manifattura e il Nordest ha molto da dire su questo. Può anzi essere modello per l’intero Paese». Già, il Paese, quello che nella teoria secessionista va ribaltato, decostruito, smembrato. «La cronaca – dice Micelli – vede il Nordest proiettato verso scenari di fuga, e a me pare che con questi eventi il dibattito sui media ci riporti a una rappresentazione un po’ folkloristica della realtà. Con il Festival Città Impresa vogliamo far emergere altro. Altri significati, altre storie». E un nuovo linguaggio. Perché le parole vanno appunto ripensate e allora – oggi è impossibile abbandonare la cronaca – non sono solo i secessionisti ad aver segnato l’immaginario. Matteo Marzotto, presidente della Fondazione Cuoa e della Fiera di Vicenza, è per esempio ancora colpito dall’uscita dell’altro giorno della presidente della Camera, Laura Boldrini. «Ritengo sacrosanto indicare come priorità un trattamento migliore per gli immigrati che arrivano nel nostro Paese – dice – però sono rimasto sorpreso negativamente dall’accostamento con gli hotel a 5 stelle. Il lusso, il fashion, il turismo, sono una grande risorsa di questo Paese, quindi vorrei far presente alla presidente Boldrini che i nostri hotel a 5 stelle vanno riempiti, credo, non denigrati». Perché il Festival è anche un momento per ripensare il turismo e la ricchezza storica del Veneto. A partire naturalmente dalla città ospitante, Schio. Come ricorda il sindaco Luigi Dalla Via, «la
scorsa settimana abbiamo inaugurato il Teatro Civico di Schio. Un teatro costruito nel 1909 e che è rimasto chiuso per 50 anni. Di questi tempi – sottolinea – l’inaugurazione di un teatro non mi sembra un fatto banale». Antonio Maconi, direttore del Festival, ha ammesso che è impresa un po’ ardua elencare tutti i 50 eventi in programma, ma ha voluto indicare che la manifestazione sarà inaugurata dall’intervento del ceo di Luxottica, Andrea Guerra, che vedrà la partecipazione del presidente di Tiscali, Renato Soru che verrà a parlare di digitale, e che avrà anche un ospite internazionale come Didier Elzinga: «Si tratta dell’imprenditore australiano che ha vinto l’Oscar per gli effetti speciali del Signore degli Anelli – spiega – ma verrà a Schio per spiegare la sua storia successiva. Dopo aver ottenuto quel successo, infatti, lui ha cambiato totalmente settore e ha fondato un’impresa che si occupa di valorizzazione delle risorse creative nelle aziende. Di questo verrà a parlarci». Nei giorni del Festival ci sarà inoltre il contributo dello studio Adacta, che ha condotto un’indagine sulla fortuna delle reti d’impresa, come quello della modeFinance, giovane azienda che è nata come spin-off universitario con l’obiettivo di recensire, dare rating, a tutte le aziende su scala mondiale e che ha inventato una App che in pochi istanti permette di capire quale sia lo stato di salute di qualunque azienda del mondo: se sia puntuale coi pagamenti e in buoni rapporti coi fornitori, oppure se sia stata indicata come problematica. Giuseppe Stellin, professore dell’Università di Padova che stamattina ha ospitato la conferenza di presentazione del Festival, dice che questo tipo di eventi sta rafforzando il Veneto: «Se penso alla Lombardia ma soprattutto al Piemonte – nota – mi trovo di fronte a realtà che si muovono come corazzate, perché imprese, Regione, Province, Atenei, promuovono assieme i progetti in cui credono. Il Veneto purtroppo è più frazionato e diviso da rivalità, ma iniziative come il Festival Città Impresa dimostrano che anche qui è possibile unire istituzioni, imprese, professionisti e artigiani, per dare forza a progetti comuni». Informazione di servizio: sul sito del festival c'è l'elenco completo degli incontri ed è meglio accreditarsi in anticipo perché alcuni sono già esauriti.
Giovedì 3 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Camuffo: «Imparare a soffrire è più utile di tagliare le tasse» DI DAVIDE PYRIOCHOS
«Si può anche ridurre il cuneo fiscale, abbattere le tasse e rendere snella la burocrazia, ma le aziende che non cambiano mentalità non avrebbero ugualmente un futuro». Intendiamoci: Arnaldo Camuffo, docente della Bocconi, membro del comitato direttivo del Lean Global Network, non vuole in alcun modo difendere quelli che sono gli handicap, i freni, le briglie che appesantiscono il sistema Itala. Ma vuole indicare una via per migliorare il Paese, che non si limita alla tradizionale enunciazione delle brutture italiane che chiunque può ripetere a memoria, ma che passa attraverso una dura disciplina che coinvolge tutti: manager, imprese, pubblica amministrazione. Questo è il senso del “LeanItaly”, il vocabolo che Camuffo verrà a illustrare la prossima settimana a Schio (sabato 12, ore 18, Teatro Civico) nell’ambito del Festival Città Impresa.
di Roberta Voltan
Veneto, Fiandre, Nord Brabante Alla ricerca del suolo perduto di Roberta Voltan
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Camuffo: «Imparare a soffrire è più utile di tagliare le tasse» di Davide Pyriochos
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«Per capire cos’è il LeanItaly – spiega – occorre pensare da un lato al made in Italy, dall’altro al made in LeanItaly. Ecco, col primo intendiamo quelle cose che ci piacciono molto e conosciamo benissimo: il cibo, il vino, la moda, il design. Col secondo ci riferiamo a tutte quelle aziende, soprattutto pmi, che sono l’ossatura del Paese: meccanica, tessile, arredamento, legno, macchine utensili. Il segreto del loro successo, la rivoluzione silenziosa che stanno portando avanti, passa attraverso il LeanItaly, cioè l’interpretazione originale e giusta dei principi del Lean Thinking resi famosi dal modello Toyota». A un livello di conoscenza molto essoterico (Wikipedia), la “Lean Production” è la produzione “snella” che fu adottata in primis da Toyota e si basa sostanzialmente su riduzione dei costi, eliminazione degli sprechi, zero magazzino. Questa lettura semplicistica, avverte però Camuffo, «ha fatto disastri, basta pensare alla Fiat». Perché ha scimmiottato il modello giapponese senza capirlo. «Chi lo ha capito – spiega il professore – e parliamo di tantissime aziende italiane, con nome e cognome, che magari presidiano settori maturi e soffrono la concorrenza asiatica, ma sono talmente brave che fanno meglio di tutti gli altri, e crescono, nonostante le tasse e la burocrazia italiane, sa che il “Lean Thinking” è ciò che ti permette sempre di cambiare». Lungi dall’essere un trucco da ragionieri, o un’accetta da manager capaci di fare utili solo sacrificando l’occupazione, il “LeanItaly”, cioè il metodo “lean” rivisto dalle aziende italiane, è una disciplina dura, che cambia le aziende e gli stessi manager, anche nella vita privata. «Io corro la maratona – spiega Camuffo – e la metafora migliore a cui posso pensare è questa: come faccio, se sono abituato a correre una maratona tranquilla in 5 ore, a scendere a 4 e tra qualche mese a 3 ore per preparare una gara?». Le scorciatoie non esistono: occorre allenarsi almeno quattro volte a settimana, controllare l’alimentazione, trovare un maestro, avere un programma di
allenamento. «In sostanza – spiega – bisogna essere rigorosi, disciplinati, e abbandonare le comodità. E i principi del "Lean Thinking" sono i contenuti programmatici di questa disciplina. Chi pensa – prosegue – che andrà avanti in azienda comodamente, facendo come ha sempre fatto suo padre non ha speranze. Bisogna tornare in fin dei conti a quella condizione di sofferenza e povertà naturale che era propria dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta e che è all’origine del nostro sistema manifatturiero». Un sistema che resta il secondo più grande in Europa dopo la Germania, e che non può essere abbandonato. «L’altro giorno Oscar Farinetti, il patron di Eataly, ha detto che bisogna fare del Sud Italia una grande Sharm el-Sheikh. Lo sviluppo del turismo è giustissimo, e si abbina a tutto il made in Italy: quindi cibo, natura, vino, moda. Perfetto. Ma non basta. È altrettanto importante il made in LeanItaly rappresentato dal manifatturiero. Inoltre – conclude – la disciplina, la propensione al sacrificio, la capacità di cambiare non valgono solo per i manager e le pmi. Valgono anche per la pubblica amministrazione. E proprio da qui può partire quell’alleggerimento fiscale e burocratico che certamente male non fa».
Venerdì 4 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Alla moda serve una mitologia» Frisa: fare musei come in Francia DI ROBERTA VOLTAN
Disciplina: nel nuovo vocabolario dell’economia Maria Luisa Frisa inserirebbe anche una parola decisamente fuori moda, lei che di moda e creatività si occupa tutti i giorni. Dall’11 al 13 aprile sarà a Schio per ragionare, assieme alle molte altre voci che interverranno al Festival Città Impresa – economisti, creativi, imprenditori – sulle questioni chiave dell’economia. «Quando nella mia vita – spiega la direttrice del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali all'Università Iuav di Venezia – ho imparato il valore della disciplina, ovvero di sapersi dare delle regole, combinandole alla capacità di rischiare, sono riuscita davvero a mettere in pista grandi progetti». Una regola “personale” che dovrebbe valere per l’intero Paese, dove manca una vera cultura del rischio e al tempo stesso la disciplina ha una connotazione negativa. L’ultimo progetto sposato dalla Frisa – con un pizzico di coraggio e tanta passione – è Pizza, il semestrale in inglese edito da Post Editori che racconta lo stile e la creatività italiana nel mondo, di cui è diventata editor at large: all’interno del Festival, sabato 12 aprile alle 18.30 presso il Lanificio Conte, il magazine propone un incontro sul tema della tradizione italiana tra continuità e rinnovamento, occasione per ragionare anche sul grande progetto culturale dimenticato della rivista della Pirelli, che ha visto fra gli anni Cinquanta e Sessanta firme come quella di Umberto Eco o Bruno Munari. In uno “spazio” come quello del Festival – che unisce insieme riflessioni sul futuro delle pmi con ragionamenti attorno al design, alla moda e al made in Italy – la Frisa si sente perfettamente a suo agio: «L’economia non è certo una dimensione avulsa dalla moda, che è a tutti gli effetti un grande business», va dicendo ormai da anni la Frisa, forte dei numeri che fotografano per il tessile-moda un export che supera i 40 miliardi di euro. Oltre al peso economico, il valore culturale della moda come settore strategico per veicolare l’identità del nostro Paese nel mondo, comunicando l’immagine di un’Italia ancora capace di grande forza creativa. Un valore – secondo la fashion curator – spesso ignorato o sottovalutato, mentre «si dovrebbe investire nella cultura della moda e nella sua “mitologia”, nei percorsi formativi, nell’avvio di progetti di ricerca in collaborazione con le grandi aziende, nella promozione di mostre e musei dedicati alla moda come avviene in Francia, dove è considerata una dei grandi elementi che costituiscono l’immagine del Paese». Dopo anni di inerzia su questi fronti ora finalmente, il vento – secondo la Frisa – sembra essere cambiato: se sarà solo un venticello o un vento in grado di “sospingere le vele” sarà il tempo a dirlo, ma la direttrice del Corso di laurea dello Iuav legge dei segnali di speranza nelle prime mosse di Matteo Renzi. E’ dei giorni scorsi un selfie del premier con Dolce e Gabbana, postato da Londra, che è
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subito rimbalzato un po’ ovunque sui social suscitando pure qualche ironia, come era accaduto quando aveva partecipato alla presentazione del libro di Roberto Cavalli. Nella capitale britannica, Renzi era con Dolce e Gabbana e molti altri big all’inaugurazione di una mostra sulla moda italiana ospitata “nientemeno” che al Victoria&Albert Museum. «Il fatto che abbia deciso di partecipare all’evento è un messaggio chiaro e non è un caso che tutto il mondo della moda faccia il tifo per lui. Da tempo frequenta la moda e si è speso in questo senso anche da sindaco di Firenze: non per una passione personale, ma perché ha mostrato di aver capito che anche attraverso questa strada passa il rilancio del Paese».
Sabato 5 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Diversificazione e investimenti Così Aussafer Due batte la crisi DI ROBERTA VOLTAN
«Mai mollare la presa, mai allentare il livello degli investimenti in ricerca e sviluppo e togliere il piede dall’acceleratore o si è perduti». Luisa Citossi, ad della Aussafer Due di San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, potrebbe avere qualche buona ragione per fermarsi e tirare un po’ il fiato: dal 2009 ad oggi il fatturato dell’azienda, leader internazionale nella lavorazione di metalli con l’utilizzo di processi ad elevato contenuto tecnologico, è sempre risultato in crescita. Nel 2013 ha raggiunto i 25 milioni di euro (con Ebitda al 25%). In tempi di crisi, un piccolo miracolo. Eppure l’imprenditrice 53enne (che sabato 12 aprile a Schio riceverà il premio Città impresa assieme con altri 9 fra imprenditori e manager delle Venezie), a fermarsi non ci pensa proprio. «Negli ultimi 5 anni abbiamo destinato agli investimenti 15 milioni di euro, quota che crescerà ancora nei prossimi anni. La concorrenza è spietata e noi dobbiamo arrivare prima dei nostri competitor. Di recente, ad esempio, abbiamo investito su impianti di taglio laser che utilizzano una tecnologia innovativa: sono appena usciti sul mercato e saremo i primi in assoluto ad averli nel nostro Paese». Ma l’investimento sulle macchine non basta: «Avere le tecnologie più avanzate a poco servirebbe se non fossimo in grado di garantire ai clienti qualità, precisione e velocità di risposta». Fondata negli anni Sessanta dai genitori della Citossi – il padre era partito da una piccola officina – nel corso degli anni la Aussafer ha più volte “cambiato pelle”, intercettando per tempo le possibili crisi all’orizzonte e cambiando rotta prima che si palesassero. Se all’inizio l’azienda si occupava esclusivamente di attività di lattoneria al servizio dell’edilizia, quando il timone è passato a Luisa e al fratello Claudio, la Aussafer ha iniziato a differenziare notevolmente l’attività. Gli impianti e le tecnologie di cui si è dotata le consentono oggi di gestire lavorazioni di metalli su commessa per i settori più diversi: dai rotori per le centrali idroelettriche ai materiali per l’agricoltura, fino all’alimentare, ai metalli per le stanghette degli occhiali e alla componentistica per gli impianti di climatizzazione. Una varietà che «riduce notevolmente il rischio, perché non dipendiamo dall’andamento di un unico settore, e se un determinato mercato è stagnante, possiamo puntare su altri». La diversificazione delle lavorazioni – con commesse che arrivano per il 60% dall’estero – implica anche una complessità che deve essere gestita in modo efficiente: «Operiamo con settori che parlano linguaggi differenti e abbiamo dovuto attrezzarci in questo senso. Per le centrali idroelettriche sono richieste tutta una serie di controlli e certificazioni specifiche diverse da quelle richieste ad esempio per l’occhialeria. Non solo: rispetto a qualche anno fa è cambiato anche il modo di lavorare. Salvo in pochi casi, oggi nessuno fa più magazzino, i quantitativi degli ordini sono più incerti e fluttuanti e le richieste evolvono in continuazione, prodotti fermi da mesi rischiano di risultare già vecchi». Anche su questo fronte la Aussafer ha intercettato in anticipo il cambiamento, attrezzandosi per realizzare “in tempo reale” e con rapidità le lavorazioni via via richieste, e per rispondere sia a grandi commesse, sia alla domanda di piccoli quantitativi. «Ci siamo dotati di un sistema informatico
che – anche attraverso dei rilevatori sulle singole macchine – permette di rendere disponibili a tutti in qualsiasi momento, le informazioni relative ai flussi di lavoro, ai quantitativi prodotti, allo stato della lavorazione, al luogo in cui reperire i diversi materiali». Il costo dell’energia è un assillo per molte aziende, e tanto più in un settore come quello delle lavorazioni dei metalli: la Aussafer si è premunita per tempo dotandosi di macchine elettriche laser fibra per la punzonatura e realizzando un impianto fotovoltaico da 2Mw. Se sul fronte degli investimenti l’azienda non ha mai tirato il freno a mano, ha cercato al tempo stesso di “mettere in cassaforte” il proprio futuro sia con un alto livello di capitalizzazione, sia dotandosi di un’assicurazione che copre i rischi sul credito. Per queste e molte altre ragioni il modelloAussafer è stato scelto fra le realtà premiate nell’ambito del Festival Città Impresa, in programma dall’11 al 13 aprile a Schio: la strada tracciata dall’azienda di Udine può offrire qualche spunto per costruire quei Nuovi alfabeti dell’economia che il Festival vuole proporre.
Domenica 6 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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"Rete" fa rima con innovazione Indagine Lionzo-Adacta su Veneto DI DAVIDE PYRIOCHOS
Tra le parole del nuovo alfabeto economico che sarà al centro del Festival Città Impresa questo fine settimana a Schio, alcune non sono nuove, ma da reinterpretare. Tra queste vi è certamente il network, studiato in un’indagine condotta da Adacta Studio Associato, insieme al Polo “Studi sull’Impresa” di Vicenza dell’Università degli Studi di Verona, e che sarà presentata sabato 12 alle 10 a Palazzo Fogazzaro da Andrea Lionzo, docente dell’Ateneo scaligero. «Si tratta di una ricerca del tutto nuova – spiega il professore – perché il 60% dei network esaminati è stato attivato dopo il 2005 e il 40% dopo il 2009. Rispetto ad analoghi studi che erano stati condotti in passato, vediamo che attualmente perdono terreno i network cosiddetti difensivi, e aumentano quelli attivi». In sostanza, mentre una volta condividere il proprio business con i partner era un modo per fare massa critica e ridurre così i costi di produzione, oggi la “rete” viene creata anche con concorrenti e soprattutto ha lo scopo di cambiare il profilo aziendale. «Nella logica dell’alfabeto economico adottata dal Festival – prosegue Lionzo – direi che oltre a network, altre parole che dobbiamo tenere a mente per descrivere questa la nuova economia sono business model e riconfigurazione, perché questo è ciò che abbiamo notato: un cambiamento forte nel modello d’impresa, che ha permesso alle aziende di adattarsi al mercato contemporaneo, che da un lato ha un orizzonte corto, perché gli ordini vanno e vengono, dall’altro richiede di alternare picchi di produzione a fasi più statiche». Nel Veneto delle grandi rivalità tra famiglie concorrenti, e talvolta all’interno delle stesse famiglie imprenditoriali, un incremento delle “reti” (su 900 imprese contattate per la ricerca, i network riscontrati sono stati 200, un numero significativo) segna un mutamento epocale: «Per certi versi – dice il docente – sembra si sia capito che dividere una fetta di torta più grande sia meglio che contendersene una più piccola. Le difficoltà però non mancano, sono molteplici, a abbiamo notato che a volte il più grosso ostacolo alle partnership e alle fusioni arriva dai consulenti aziendali, mentre gli imprenditori sono più propensi a mettere in comune le aziende». La ragione fondamentale per cui molti imprenditori e manager hanno finalmente messo al centro della loro agenda la realizzazione di aggregazioni e network, comunque, è abbastanza chiara: «Un numero crescente di imprese – riassume Lionzo – hanno scoperto che i network non sono solo funzionali alla gestione di relazioni di complementarità tecnica di breve periodo, ma sono lo strumento impiegato per riconfigurare profondamente il proprio modello di business e per renderlo coerente con un mercato iperdinamico». L’indagine è stata condotta in tre fasi: somministrazione di un questionario a un campione di 900 imprese venete, studio approfondito di sette network tra imprenditori che hanno deciso di sfatare il tabù della crescita per linee interne, discussione dei risultati conseguiti in alcuni focus group con imprenditori e manager. «Uno dei dati più interessanti – conclude il professore – è che l’incremento medio della redditività, per le aziende che si sono inserite in qualche network, è di circa il 30%. Dopodiché – precisa – le collaborazioni possono essere di diverso tipo: noi abbiamo distinto tra “deboli”, “semiforti”
e “forti”, escludendo dall’indagine le acquisizioni che vedono prevalere un gruppo sull’altro. È comunque da notare che il 10% dei casi esaminati riguarda network orizzontali, nei quali aziende concorrenti decidono di lavorare assieme: un comportamento che fino a qualche anno fa sembrava del tutto inconcepibile in quest’area del Paese».
Lunedì 7 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Caovilla: dagli Usa alla Cina O' Jour si fa strada nel mondo DI ROBERTA VOLTAN
Per l’apertura del primo store monomarca, non ha scelto la via dello shopping di una capitale europee, ma ha deciso di puntare su Pechino, dove in ottobre è in programma il taglio del nastro del primo punto vendita O’ Jour. Giorgia Caovilla, che domenica 13 aprile sarà ospite del Festival Città Impresa a Schio, sa di avere le carte in regole per vincere questa nuova scommessa: lo store non sarà certo soltanto al servizio di turisti ed europei di stanza nel paese del Dragone, le cinesi della nuova upper class si sono presto innamorate delle calzature artigianali “d’autore” prodotte a Saonara, in provincia di Padova. Anche per il debutto della prima collezione la Caovilla, classe 1973, aveva scelto di puntare tutte le sue fiche su una piazza importante: nel giugno 2010, a pochi mesi dalla nascita di O’ Jour, la presentazione a New York.
di Roberta Voltan
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Luxottica conquista Mountain View Produrrà i futuri Google Glass di Redazione
Dalla sua aveva una profonda conoscenza del mercato statunitense, maturata lavorando nell’azienda del padre René, celebre luxury designer. Un cognome importante, da cui Giorgia ha deciso di emanciparsi dando vita a un’azienda tutta sua. L’avvio, nel 2010, con un capitale sociale di 200mila euro, ogni anno una crescita a due cifre e oggi un fatturato di 1,5 milioni di euro, con un +10% registrato nel 2013 rispetto al 2012. A Schio la Caovilla racconterà la sua esperienza in occasione del convegno Made in Italy, dal campanile al mondo, in programma alle 16 presso il Lanificio Conte. «Sono partita senza nessun “link” con l’azienda di famiglia, proprio perché volevo sentirmi completamente libera, senza inserirmi nel solco di una strada tracciata. Ho iniziato dalla scommessa di rispondere all’esigenza di scarpe con un tacco medio, fra i 5 e 7 centimetri, adatte alle esigenze delle donne di oggi impegnate nel lavoro e nel privato, che non vogliono rinunciare al glamour, ma nemmeno al confort». Un’esigenza che la Caovilla ha combinato con un’attenzione minuziosa, quasi maniacale, alla ricerca della qualità: dalla fasciatura del tacco alla cucitura delle suole, tutto è realizzato a mano, attingendo al know how degli artigiani della Riviera del Brenta. «Made in Italy è ancora garanzia di valore del prodotto, anche nel mercato cinese si sta facendo strada una forte ricerca dell’italianità. Per questo cerchiamo di comunicare attraverso i canali più diversi la nostra storia e il nostro lavoro. Certo, il prezzo è più alto di quello di altri competitor, perché la nostra scommessa è di puntare alla massima qualità». Una comunicazione che l’imprenditrice ha deciso di non delegare ad altri: da Shangai a Singapore, da Taiwan a Mosca, è spesso in trasferta per presentare direttamente a una clientela selezionata e agli operatori della vendita la storia dell’azienda. «Anche i social – spiega - sono per noi canali importanti, così come l’app che abbiamo creato
di recente e che permette di restare in contatto con il mondo O’ Jour, ricevendo informazioni sulle nuove collezioni o visualizzando i video che raccontano e mostrano l’intero processo produttivo. Abbiamo poi attivato un e-shop che consente ad esempio alle clienti di personalizzare le loro scarpe scegliendo ad esempio il colore della scarpa e il colore del fiocco abbinato». Un impegno che ha fatto di O’ Jour, nel giro di pochi anni, un brand già conosciuto e riconosciuto nel mondo della calzatura di alta gamma, al pari di “marchi” storici presenti sul mercato da molto più tempo.
Martedì 8 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Baban: «L’export è fondamentale ma bisogna scegliere paesi giusti» DI ROBERTA VOLTAN
Il giudizio, nel complesso, è positivo, ma senza troppi entusiasmi. A caldo, Alberto Baban, da pochi mesi alla guida della Piccola Industria di Confindustria, assegna la sufficienza al Def varato ieri dal governo «anche se sarà necessario esaminarlo e studiarlo più nel dettaglio per capire la reale portata delle misure». L’imprenditore veneto, che sabato 12 aprile sarà a Schio per partecipare al Festival Città Impresa, ribadisce che «la strada imboccata dal premier è quella giusta, anche se servirebbero interventi ancor più profondi per produrre quello shock di cui l’economia ha bisogno». Sull’Irap, in particolare, il taglio prospettato del 10% è considerato da Baban «ancora troppo poco». «Se non altro – aggiunge comunque, a stemperare il suo scetticismo – qualcosa si muove, si tratta di provvedimenti che aprono un dialogo positivo con il Governo, anche se ieri ho visto, specie sul tema dello sblocco pagamenti delle Pa, un Renzi con qualche tentennamento in più rispetto al passato, quasi abbia iniziato a fare i conti davvero con gli scogli della burocrazia e dell’apparato amministrativo…». Promozione a pieni voti invece per il Jobs Act, che il presidente della Piccola Industria ritiene «una risposta reale all’esigenza di dinamicità e mobilità» espressa dalle imprese. In questi primi mesi di mandato Baban ha girato in lungo e in largo il territorio nazionale, incontrando decine di imprenditori. Un viaggio nel Paese che gli ha consentito di mettere a fuoco la situazione in modo più nitido, oltre i dati statistici. «Le storie che ho incrociato confermano l’eccezionale capacità di resistenza dei nostri imprenditori, capaci di trasformare situazioni che sembravano irreversibili, anche mettendo in campo creatività e fantasia. Credo che sia comunque arrivato il momento di spostare il focus dell’attenzione delle imprese, spesso concentrata soprattutto sulla realizzazione del prodotto, sul mercato di riferimento». A partire dalla considerazione – ormai scontata – che le realtà che reggono alla crisi sono soprattutto quelle che si affidano all’export, Baban spiega come «un’analisi e valutazione attenta dei diversi mercati» sia una delle leve che può consentire il superamento delle crisi. In altre parole, di fronte al moltiplicarsi dei possibili sbocchi di mercato e alla volatilità del panorama economico internazionale, «è fondamentale che ogni azienda individui esattamente in quali Paesi esportare in base alle caratteristiche del proprio prodotto», magari escludendo le “rotte tradizionali” e scegliendo – in modo mirato - anche solo un paio di Paesi. «Allo studio dei mercati deve affiancarsi poi l’analisi dell’ecosistema in cui l’impresa è inserita, per individuare possibili partnership per l’export». La formula dell’aggregazione e delle reti di impresa – da più parti indicata come strada obbligata per le piccole realtà – secondo Baban non deve essere presa come un comandamento: «Anche in questo caso, fondamentale è lo studio del contesto, per distinguere caso per caso. Ci sono imprese che in un determinato mercato possono essere considerate piccole se fatturano 100 milioni, altre che magari con un milione sono relativamente “grandi”. La categoria dimensionale non funziona più, meglio affidarsi all’analisi della specializzazione». A Schio, in occasione del Festival Città Impresa Baban sarà chiamato a intervenire al
convegno in programma sabato 12 alle 16,30 al Lanificio Conte, a tema L’arte di migliorare – ritornare competitivi con il made in Leanitaly. Verranno presentante le esperienze di alcune realtà – la Unox di Padova, la Pietro Fiorentini di Arcugnano e la Spesso Gaskets di Torino – che hanno “adottato” e reinterpretato il metodo Lean, mostrando come sia possibile tradurre le sue intuizioni anche nei contesti di piccole o medie dimensioni.
Mercoledì 9 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dalla crisi alla discontinuità L'economia secondo Micelli DI DAVIDE PYRIOCHOS
«Occorre realizzare anche attraverso il linguaggio che un certo mondo è finito e che ci stiamo attrezzando in vista di quello che ci aspetta». Alla vigilia dell’inaugurazione del settimo Festival Città Impresa (da venerdì 11 a domenica 13 aprile a Schio), il presidente del Comitato scientifico della kermesse – nonché direttore della Fondazione Nordest – Stefano Micelli, spiega come mai si sia deciso di dedicare quest’edizione ai “Nuovi alfabeti per l’economia”. E parte dalla parola più usata degli ultimi sei-sette anni: crisi. «Dovrebbe essere oramai chiaro a tutti – dice Micelli – che la “crisi” che eravamo abituati a pensare in passato, oggi non funziona più. Non siamo di fronte a un momento negativo, a una congiuntura passeggera destinata a risolversi, ma siamo entrati in una nuova fase del capitalismo. Perciò dobbiamo ritrovare il giusto senso delle parole, e questo Festival prova a compiere un ragionamento su questo tema». I relatori chiamati a intervenire nei tre giorni, all’interno di 50 diversi eventi, sono circa 150. C’è però un’attesa particolare per il convegno del giorno d’apertura alle 16 al Lanificio Conte, dove l’ospite del Festival sarà Andrea Guerra, ceo di Luxottica. «Guerra – commenta Micelli – guida una delle migliori aziende del Veneto, tra le più internazionali, prestigiose e rappresentative, ed è perciò naturale che ci sia grande interesse per conoscere ciò che pensa e ciò che può raccontare. Tuttavia – prosegue il professore – dev’essere chiaro che noi non intendiamo dare lezioni o indicare modelli, per dire a tutti: si fa in questo modo qua. Tutt’altro. Se posso introdurre un’altra parola, dico infatti: ecosistema. Noi siamo qui per descrivere cos’è un ecosistema economico. E all’interno di questo ecosistema troviamo Luxottica ma anche tante altre realtà, ciascuna col proprio stile e le proprie caratteristiche». Sullo sfondo, ma allo stesso tempo in primo piano, Schio, una città che più di tante altre s’identifica con la propria storia economica e industriale. «Trovo straordinario – dice Micelli – il modo in cui Schio ha saputo scommettere su questo percorso, ospitando gli eventi e diventando protagonista del Festival. Sono davvero impressionato dalla determinazione con cui la guida della città ha investito nell’evento». Lanificio Conte, Fabbrica Alta, area ex Lanerossi, Giardino Jacquard, Quartiere Operaio, Teatro Civico: durante la manifestazione tutti questi luoghi sono aperti al pubblico e meta di visite guidate. «Il motivo – osserva Micelli – è che noi siamo radicati nel manifatturiero, e i luoghi della produzione di oggi non sono oscuri capannoni, ma centri di attività che meritano la massima visibilità, perché hanno un forte valore culturale oltre che economico». Non a caso la fabbrica, nell’ottica del Festival Città Impresa, è un luogo che esiste e vive dialogando con la scuola, non in una dimensione separata ed esterna. «La cultura che anima la fabbrica – ragiona il professore – ha bisogno di quella formazione tecnica e politecnica superiore che per noi è fondamentale non solo per dare un futuro alla competitività industriale del nostro Paese, ma anche per la spinta culturale che sa generare. Perciò scuole tecniche e fabbriche devono essere sempre luoghi aperti, inclusivi, per permettere a tutta la comunità di comprenderne il valore e capirne le esigenze». Un’ultima parola, cara a Micelli, è discontinuità. «Si tratta di un concetto che dobbiamo fare
nostro – dice – perché il cambiamento che attraversiamo non è congiunturale, ma è la caratteristica più radicale della nuova epoca».
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Crisi Electrolux sfida cruciale per il Paese DI MAURIZIO CASTRO
L'11 sera, a Schio, in uno dei luoghi simbolici della storia industriale italiana, quel Lanificio Conte la cui storia ha compiuto più di due secoli e mezzo, Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere della Sera, coordinerà un dibattito sul caso Electrolux tra Giorgio Santini, che è stato segretario generale aggiunto della CISL e ora è senatore del Partito Democratico, Maurizio Castro, che è stato a lungo direttore del personale del Gruppo Electrolux e ora è commissario straordinario di quel che resta del settore componenti dello stesso Gruppo dopo una dissennata gestione dei fondi speculativi che l'avevano rilevato da Stoccolma, Paolo Candotti, che è stato un manager Electrolux e ora è direttore generale della Confindustria di Pordenone, e le rappresentanze sindacali degli stabilimenti veneti e friulani del Gruppo svedese, impegnate nel negoziato con l'azienda, il Governo e le Regioni coinvolte per difendere gli insediamenti italiani dell'elettrodomestico e i loro lavoratori.
di Roberta Voltan
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È un dibattito che va ben oltre lo specifico perimetro del caso aziendale, pur rilevante: e Dario Di Vico è stato il primo a cogliere il senso più profondo e il carattere paradigmatico della vicenda, raccontandola sul suo giornale come la pista che conduce alle scelte di sistema della politica industriale italiana. Il Gruppo Electrolux ha infatti annunciato di dover procedere a una fase di investigation sui propri stabilimenti italiani, propedeutica a un'opzione di dismissione del suo trentennale impegno nel nostro Paese, a causa dell'insostenibilità del costo del lavoro vigente nei suoi impianti friulano, veneto, romagnolo e lombardo rispetto a quello vigente nei suoi impianti omologhi di Olawa in Polonia e di Jászberény in Ungheria, inferiore fino a sei volte. La domanda è: può un'Unione Europea nata per favorire il processo d'integrazione e di omogeneizzazione delle condizioni economico-normative praticate nei Paesi membri, consentire che perdurino, condizioni di così marcata distanza economica in voci decisive per lo sviluppo economico come la remunerazione del lavoro e i trattamenti fiscali, previdenziali e assistenziali collegati a tale remunerazione e alla sottostante prestazione? Può, quella stessa Unione, consentire che si realizzi un massivo spostamento di volumi produttivi, con i relativi portati occupazionali, a danno delle sue aree industriali tradizionali collocate in Italia, in Francia, in Spagna, a favore di quelle collocate negli ex Paesi del Comecon, senza esercitare alcuno sforzo di regolazione, di composizione, di intermediazione, indifferente ai rischi di turbolenza sociale e di squilibrio finanziario che ciò comporta?
Il costo del lavoro italiano, del resto, a lungo fattore propulsivo della nostra competitività manifatturiera, è ormai divenuto un pericoloso elemento di inibizione allo sviluppo: situato nettamente al di sopra della media europea, è segnato da una rapida dinamica peggiorativa, aggravata irrimediabilmente dalla congiunta caduta degli indici della produttività. La domanda di fondo resta: in caso di crisi, le condizioni storicamente sedimentatesi attraverso le stagioni della contrattazione sindacale "acquisitiva" sono immutabili, o possono, sempre attraverso il filtro di garanzia della contrattazione, essere modificate in pejus, rimodulate e rimodellate difensivamente al fine di tutelare fabbriche, insediamenti, occupazione? E se sì, sino a qual limite? Attraverso quali percorsi di controllo sociale? L'art. 8 della manovra straordinaria di quel difficile agosto del 2011, quando il commissariamento dell'economia italiana da parte degli organismi internazionali sembrava imminente, è un vulnus al sistema dei diritti, o un'opportunità da praticare? E, se non si sfonda la soglia del contratto nazionale, ogni intervento è in re ipsa lecito e autorizzato? Se, dal dibattito di venerdì al Lanificio Conte, qualche risposta, anche parziale, scaturisse, sarebbe davvero un bel risultato.
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Guerra: «Con Google per innovare 10 mld in tre anni è ambizione» DI DAVIDE PYRIOCHOS
«L’ultimo libro che ho letto – dice Ferdinando Giuliano, 28 anni, capo economia al Financial Times – racconta la storia delle aziende che si sono alleate con Amazon e che sono state mangiate da questo colosso. Voi non avete un po’ di paura a stringere un’alleanza con un gigante come Google?». «Quando sei il numero uno nel tuo campo – risponde Andrea Guerra, ceo di Luxottica – hai due alternative. Puoi pensare di essere il migliore, sapere tutto del tuo lavoro e andare avanti come hai sempre fatto. Oppure ti puoi porre un dubbio: ma non è che questi signori qui, con il loro lavoro strano e il loro prodotto mai visto prima hanno qualcosa da insegnarci? Ci siamo avvicinati a Google così, in un modo molto più naturale di quanto io pensassi, e siamo arrivati all’accordo sui Google Glass». Parte così il Festival Città Impresa di Schio, con la testimonianza di uno dei campioni del Nordest che svela quali logiche, quali sfide, quali timori, si celino dietro la notizia che ha fatto il giro del mondo: l’alleanza tra Luxottica e Google per produrre i Google Glass a marchi Ray-Ban e Oakley. Un progetto, spiega Guerra, che ha il sapore della sfida: «Cosa succederà? – si domanda il top manager in una sala stracolma del Lanificio Conte –. Non lo so – si risponde – ma non lo sanno neanche loro. Credo che in questo mondo – spiega – devi sapere cosa succederà nel 2014, e più o meno avere le idee chiare anche sul 2015. Devi avere due o tre scenari per figurarti il 2016. Per il resto devi fare 7 o 8 scommesse. Quando siamo andati in Cina – afferma – abbiamo perso un sacco di soldi per diversi anni, ma col tempo abbiamo creato il nostro Eldorado e ora raccogliamo i frutti. Lo stesso sono per noi le nuove tecnologie». Perché il mondo di oggi non dà certezze e occorre perciò saper rischiare e investire parte degli utili in quelle mosse che oggi sono costose, ma che un domani permetteranno di restare ancora sul mercato. «La mia visione – osserva Andrea Guerra – è che stiamo vivendo un periodo clamoroso di distruzione creativa. Uno diceva: l’industria degli occhiali è fatta da… queste cose qua: quei concorrenti, quei fatturati, quei prodotti, quei mercati. Ma oggi chi può più dirlo davvero? Quello che era il tuo cliente sta diventando tuo fornitore. Il fornitore, viceversa, diventa cliente. Chi faceva tutt’altro e ti sembrava fosse lontanissimo (penso proprio ad Amazon) sta diventando il nostro primo concorrente. Per questo pensiamo che occorra attrezzarsi anche per fare oggetti che in questo momento non utilizza nessuno». Ma se Luxottica non teme la partnership col gigante Google, è anche perché conosce bene quale sia la propria forza. «In tutto quello che succede – prosegue infatti Guerra – c’è un elemento cruciale che sono i nostri marchi. Finché Ray-Ban e Oakley sono solidi, finché hanno una grande reputazione, finché piacciono ai consumatori, finché sono conosciuti in tutto il mondo, noi abbiamo in
mano qualcosa che nessuno può portarci via. Inoltre – aggiunge – noi siamo un’azienda di 75mila persone, ma quello che ci caratterizza è una rapidità bestiale. Siamo “fast & simple”. Perciò abbiamo improntato tutta la nostra relazione con Google su questo: siamo veloci e ogni volta li sorprendiamo e anticipiamo su qualunque innovazione tecnica e tecnologica». Ma Guerra, che guida un’azienda che fattura 7,3 miliardi, di cui il 3% in Italia, pur avendo in Italia il 50% della produzione, ha parlato a tutto tondo, nell’ora d’intervista con Giuliano, che avendo 28 anni e facendo il lavoro che fa, può a buon titolo essere considerato «un’eccellenza del made in Italy» come nota Filiberto Zovico, editore di Venezie Post presentando gli ospiti. Così precisa uno dei punti più discussi del nuovo piano industriale Luxottica. «Alcuni analisti – dice Giuliano – hanno considerato eccessivo l’obiettivo di raggiungere i 10 miliardi di fatturato in tre anni». «Quel numero – risponde il ceo – i 10 miliardi, non sono in realtà un obbiettivo ma un auspicio. È chiaro che dipende un po’ dai tassi di cambio e quelli di oggi sono un pochino svantaggiosi». Guerra mette perciò in evidenza quello che gli sembra uno dei maggiori handicap dell’Europa che conosciamo. «La Fed – osserva – può agire su tutte le leve, la Bce solo su una, che peraltro oggi non conta. Allora è ovvio che il pragmatismo americano vince. Poi – prosegue il top manager – In Europa trovi la grande Germania che può essere competitiva con l’euro a 1,60, e allo stesso tempo le aziende italiane che vorrebbero il cambio a 1,20. Allora non ci siamo: la verità sta nel mezzo – aggiunge – ma bisogna riformulare alcune politiche comunitarie. E soprattutto io mi chiedo: con quanta energia stiamo intervenendo nello sforzo di costruire un’Europa che abbia regole efficaci? Al parlamento Europeo chi stiamo mandando? I migliori o gli scarsi? Questa è la domanda che mi faccio». Tra gli altri temi, Guerra affronta poi anche quello dell’export: «Oggi – fa sapere – come Luxottica abbiamo nel Brasile il nostro terzo mercato, in Cina siamo raddoppiati negli ultimi due anni. E mercati importanti sono poi Messico, Turchia, eccetera. Per poter avere quest’ambizione – continua – un po’ di compiti a casa quest’azienda li fa. Perché i paesi dove andiamo sono grandi e pieni di opportunità, ma sono anche difficili, per via delle dogane, delle regole, degli stili di vita, dei modelli di consumo, delle differenze culturali. Qui – sottolinea – torniamo perciò a uno dei nostri peccatucci tutti italiani: in questo mondo di oggi, il “piccolo e bello” non va, non funziona. Devi essere grande nel tuo settore. Perché se per andare in Cina ci metti 4 anni, e fra 7 anni sei felice, devi avere le spalle grandi per aspettare, e soprattutto – conclude – devi trovare persone che abbiano la capacità di girare il mondo, e che quando vai a trovarle in India non ti portino a mangiare tortellini, perché hanno imparato la cultura locale». Alla fine dell’intervista, una sola domanda resta da fare a Guerra: «Ma perché non ha fatto il ministro?». «Semplice – sorride – perché non mi va».
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Veneto, Fiandre, Nord Brabante Alla ricerca del suolo perduto DI ROBERTA VOLTAN
Due città infinite, due metropoli inconsce, che si guardano, forse per la prima volta in profondità, si scoprono simili e intuiscono che possono avviare una riflessione comune sul loro sviluppo futuro: da una parte il Veneto Centrale, dall’altra le Fiandre e la vicina provincia dei Paesi Bassi del Nord Brabante. Tre storie che a partire dal 28 maggio saranno protagoniste della biennale di Rotterdam e che sono state al centro del convegno Unconscious Metropolis, in apertura del Festival delle Città Impresa a Schio. Dal vicepresidente della Regione Veneto Marino Zorzato le “scuse” a nome della politica: «Per trent’anni abbiamo discusso all’infinito di tanti diversi modelli di sviluppo del territorio e lo sviluppo reale è andato da tutt’altra parte. Ora le condizioni sono cambiate, nel vocabolario abbiamo introdotto concetti che fino a qualche anno fa erano considerati bestialità, come l’accostamento fra cultura ed economia. E’ arrivato il momento di fermarci e, invece di inventarci nuovi modelli, andare a vedere veramente chi siamo per ripartire da un’analisi seria e dai progetti». E in questa ricerca di una nuova strada il Veneto – con la sua metropoli diffusa e le sue mille zone produttive - scopre di non essere “caso unico”: la comparazione con le esperienze di Belgio e Paesi Bassi ha riservato parecchie sorprese. «Il capitalismo anseatico caratterizzato dalle reti della logistica e dalle grandi imprese ha prodotto una dimensione dell’abitare penalizzante proprio come quella del Veneto Centrale», ha spiegato tentando una sintesi Aldo Bonomi, fondatore del consorzio Aaster. «Si tratta di territori accomunati dal fatto di avere un problema di identità e la cui dimensione di sviluppo deve passare attraverso la green economy e la ricerca del senso del limite». I tre atelier che verranno presentati nell’importante vetrina di Rotterdam sono molto più di un progetto artistico, ma paiono un’occasione per avviare un percorso comune fra i tre territori, caratterizzati da un’urbanizzazione diffusa che li configura come metropoli di fatto: il progetto del Veneto Centrale – denominato inconscious metropolis, promosso da Silvia Fattore e affidato e allo Studio PioveneFabi – prevede la presentazione di un’analisi del territorio, di una mappatura fotografica affidata a Stefano Graziani e di un documentario firmato da Ries Straver. Da parte loro Yves de Boer, governatore del Nord Brabante, e Joachim Declerk, coordinatore dell’Architecture Workroom Brusselles, hanno raccontato come – in modi e forme diverse – nei due territori, alle prese con una saturazione del suolo proprio come in Veneto, si stia cercando «di cucire con ago e filo» le diverse anime, i diversi piccoli centri urbani, le diverse forme di governance, mettendo insieme tutti gli attori del territorio. Un lavoro anche culturale: nel 2012 il padiglione del Belgio alla Biennale di Venezia ha ospitato un’esposizione di urbanisti, designer e architetti a confronto proprio con il problema dello
sviluppo del territorio delle Fiandre. Ad ascoltare le voci dei partner europei Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, che ha proposto la sua strada per lo sviluppo: «Noi siamo un territorio industriale, l’idea di abbandonare l’industria è sbagliata. Le grandi imprese sono poche, ma sono sistemi, portatrici di un indotto di decine e decine di piccole imprese. L’industria indubbiamente è un pezzo del nostro futuro, il secondo pezzo è turismo e cultura insieme. Bisogna però saper fare sistema, evitando che ogni piccolo comune si faccia il suo progetto: forse solo Venezia ha la possibilità e la forza di farsi un brand in proprio. L’anno prossimo c’è l’occasione dell’Expo, è già previsto che una parte dei visitatori arriveranno all’aeroporto di Venezia perché i due scali di Milano non saranno in grado di accogliere tutti i visitatori: pensiamo di prendere i turisti che arriveranno, di caricarli su un pullman e portarli direttamente in Lombardia?». Acuta l’analisi di Paolo Giaretta: «Il policentrismo del Veneto centrale può essere un elemento di debolezza – nessuno decide davvero – o un’opportunità da cogliere, in un mondo che oggi si fonda più sulle reti e sui nodi che sulle categorie gerarchiche. Dobbiamo passare dalla città inconsapevole alla costruzione di un progetto, in questo è molto importante lavorare sulla costruzione “culturale”: così nasce il Veneto metropolitano, non con la legge che istituisce le città metropolitane offrendo un modello indifferenziato». Il presidente del centro studi Usine, Claudio Bertorelli, che ha riservato critiche alle politiche urbanistiche della Regione, ha spiegato come la crisi e la conseguente riduzione del consumo del suolo abbia avuto l’effetto positivo di far «saltare il dialogo pubblico fra imprenditori e sindaci spesso generante sistemi abusivi». L’intervento conclusivo del convegno, cui è intervenuto anche l’ambasciatore dei Paesi Bassi a Roma Michiel Den Hond, è stato affidato al direttore della biennale di Rotterdam George Brugmans, che ha accolto la proposta di mettere il casoVeneto al centro dell’edizione 2016.
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Da Hollywood all’Australia, dall’Oscar per gli effetti speciali del Signore degli Anelli alla nascita di una start up che propone un software in grado di raccogliere dati e analisi che misurano la temperatura dell’umore e della motivazione delle risorse umane nelle aziende. Il curriculum di Didier Elzinga, fondatore e ad di Culture Amp, è alquanto singolare: dopo 13 anni trascorsi a occuparsi, ai massimi livelli, di visual effects, il salto nel mondo delle Human resources, dove sta mostrando la stessa capacità di innovazione che gli è valsa l’Oscar. Il geniale australiano ha raccontato un pezzo della sua esperienza al Festival delle Città Impresa, intervenendo a un convegno a cura di Peoplerise, in collaborazione con Aidp. Maestria, autonomia, cultura, le tre parole chiave proposte da Elzinga. Accanto alla valorizzazione delle capacità artigianali, anche «l’accettazione degli errori, perché il più grande rischio è quello di non fare errori, di non sperimentare, e rimanere obsoleti». Centrale le riflessione sulla cultura: «Se il brand è la promessa fatta al cliente, la cultura è come manteniamo quella promessa». Non «un luogo bello dove lavorare, ma l’insieme dei valori condivisi, ciò in cui crediamo profondamente e siamo disposti a sporcarci le mani». Elzinga, riprendendo una metafora ardita tratta da un episodio di Rocky, ha spiegato come sia importante sanguinare insieme, ovvero avere una disposizione comune al sacrificio perché si è mossi dalla passione e da valori forti. Un esempio che ha dato il là a una riflessione a più voci. «Negli ultimi anni si è posta tanta enfasi sulla necessità di strutturare le aziende e sull’importanza di avere nelle imprese talenti che le aiutino a ripensarsi – ha spiegato Anna Comacchio, docente di management a Ca’ Foscari – Oggi imprese che devono essere sempre più aperte, agili e flessibili non devono far leva solo sui talenti, sulle competenze dei manager, ma hanno bisogno di intelligenze collettive. La motivazione delle risorse umane è fondamentale». Luca Vignaga, vicepresidente nazionale Aidp – associazione italiana direzione personale, ha spiegato come in un contesto in cui concetti come Stato, azienda e comunità si stanno dissolvendo «la partita, anche nelle imprese, si sia rispostata sul singolo», sulle sue competenze. Centrale, nell’analisi di Vignaga, il ruolo della formazione dei lavoratori: «Con la legge Fornero lo “scivolo” disponibile per i dipendenti in caso di ristrutturazioni aziendali si è molto ridotto, spesso passando da 5 anni a 18 mesi. Se non si lavora sulla riqualificazione si tratta di costi pesanti destinati a scaricarsi sulla società». L’analisi è stata affiancata dal racconto di due esperienze concrete. Giorgio Soffiato, under 30 che ha fondato un’agenzia di marketing digitale dopo aver gettato nel cestino un concorso vinto per un posto in banca, ha spiegato come nella sua realtà il lavoro sia su progetti, mentre rigidità, obbligo di presenza in ufficio e orari fissi siano al bando: «La struttura a silos
che osservo in molte grandi aziende, dove settori diversi non si parlano fra loro, mi preoccupa tantissimo». Maurizio Zordan, fondatore della Zordan di Valdagno, ha raccontato invece il lavoro fatto sulla valorizzazione del merito – anche attraverso incentivi economici - in un contesto di piccola azienda, a partire dalla consapevolezza che bisogna uscire dal vecchio schema «impresa povera e imprenditore ricco».
Sabato 12 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Soru fa sue la parole di Obama «Imparate a programmare» di Davide Pyriochos
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Soru fa sue la parole di Obama «Imparate a programmare» DI DAVIDE PYRIOCHOS
«Il segreto di Google non è l’algoritmo. Quello fa parte del mito ma non è l’innovazione fondamentale. Ciò che ha portato Google ad essere quello che è oggi, si spiega con due grandissime intuizioni: una è la Ram, l’altra le Pagine Gialle». È destino che a questo Festival Città Impresa, Google sia al centro dell’attenzione dei relatori. Se nel giorno d’apertura era stato il ceo di Luxottica, Andrea Guerra, a svelare i retroscena dell’alleanza con Mountain View per produrre i Google Glass, nel secondo giorno di lavori tocca a Renato Soru, patron di Tiscali, fornire la propria lettura. Soru, inutile girarci attorno, è ancora qui che si mangia le mani per non aver saputo vedere quello che Google aveva capito fin da subito: come rendere redditizio un motore di ricerca. All’inizio degli anni Duemila, addirittura, l’azienda Usa pagò a Tiscali 10 milioni di euro affinché spegnesse il proprio motore di ricerca, che era stato programmato prima che Larry Page e Sergey Brin iniziassero a costruire il loro impero. «Per noi quello strumento era solo un costo – rivela Soru incalzato dalle domande del professor Paolo Gubitta, docente al Bo – e sul momento ci sembrò di fare un buon affare. Ciò che posso dire di Google – prosegue però l’imprenditore e politico sardo – è che appunto l’innovazione fondamentale fu quella d’immettere le informazioni per la ricerca all’interno della Ram. Prima – spiega – tutti i dati passavano dal disco fisso e venivano perciò processati in modo molto più lento. Con l’utilizzo della Ram sembrò a tutti di entrare in una nuova dimensione». La seconda innovazione che secondo Soru ha cambiato il destino di Google, ha natura squisitamente commerciale. «È un fatto storico – racconta il fondatore di Tiscali – che a un certo punto i programmatori di Google andarono a cena col direttore delle Pagine Gialle americane. Da quel colloquio ebbero un’idea semplicissima e quanto mai redditizia: come motore di ricerca serio continuavano a fornire tutti i risultati raccolti sul web, ma chi pagava (seguendo il modello della Pagine Gialle) vedeva il proprio nome in neretto più in alto rispetto agli altri». Due passaggi che probabilmente erano alla portata dell’italiana Tiscali. La storia però non si fa coi se, e Soru non è tipo da piangersi addosso. «Abbandonai Tiscali sulla fine del 2003 – ricorda – perché volevo candidarmi alla guida della mia Regione e in un Paese che è abituato a parlare dei problemi senza risolverli, pensai di superare il conflitto d’interesse a modo mio, optando per un blind trust e un atto firmato in cui mi vietavo di parlare con gli amministratori della mia azienda». Purtroppo, dopo sei anni di attività politica, quando nel 2010 Soru torna in Tiscali, gli viene consegnata un’azienda mezza fallita che aveva superato la fase più grave della crisi vendendo a prezzi stracciati i gioielli migliori.
«Il mio vanto – prosegue Soru – è che da quando nel 2010 io sono tornato in Tiscali, sono riuscito a non licenziare nessun dipendente. Oggi noi siamo una realtà relativamente piccola che occupa mille persone a Cagliari. Il distretto digitale di Cagliari – prosegue – dà lavoro in tutto a 5mila persone e questa è una cifra che nemmeno la chimica di Stato, con le sovvenzioni pubbliche e i disastri ambientali che ha portato, è mai riuscita a raggiungere. Un piccolo miracolo che portiamo avanti giorno dopo giorno in modo silenzioso e senza che nessuno si sogni mai di dedicarci un minimo di attenzione». Per Soru, però, la terra, la sua Sardegna, la sua gente, le persone a cui dà un lavoro, sono la chiave di tutto. «Chi non è sardo come me – racconta – non può capire cosa fu per noi internet all’inizio degli anni Novanta, quando il professor Rubbia ci fece aprire un distretto digitale in quello che era un deserto industriale. Per noi abituati a vivere in una dimensione di separatezza, internet era ciò che ci faceva improvvisamente diventare centrali, ci permetteva di competere alla pari col resto del mondo, ci consentiva di progettare una vita nella nostra terra senza bisogno di emigrare». Queste potenzialità, secondo Soru, ci sono ancora ma non sono sfruttate. «Quando in Italia si ragiona di agenda digitale – afferma – ci si lamenta per la lentezza della banda, ma io non sono d’accordo. La banda c’è, e quella mobile è anzi tra le migliori del mondo. Ciò che ci manca è la programmazione. Quando compriamo un i-phone – spiega – nemmeno mezza componente è italiana. Quando ne utilizziamo le App, non ce n’è nessuna che sia stata pensata nel nostro Paese. Eppure oramai Google conosce l’Italia meglio di qualsiasi ministero dell’Interno, ogni giorno ci succhia un’informazione in più e ce ne restituisce una in meno». Anche la signora Merkel, aggiunge Soru, «si è finalmente accorta che dobbiamo fare un internet europeo non solo per ragioni economiche ma anche per garantire la nostra sicurezza interna. Allora – conclude – suggerisco a tutti di guardarsi il discorso di due minuti in cui Obama dice ai giovani d’imparare a programmare e di farlo non per sé o per il futuro, ma per l’oggi e per l’America. Vorrei dire la stessa cosa ai tanti giovani italiani: imparate a programmare, e non fatelo per voi, ma fatelo per l’Italia».
Sabato 12 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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"Aiutateci a casa nostra" A Riace i migranti sono ricchezza DI ROBERTA VOLTAN
«Ho intuito che da quell’eventualità, da quel veliero approdato per caso sulle nostre coste, poteva venire un riscatto per la nostra comunità». La voce di Domenico “Mimmo” Lucano, sindaco di Riace, irrompe al Festival Città Impresa, e racconta che – per usare le sue parole – sull’integrazione «un’altra storia è possibile». In collegamento telefonico, intervenendo al convegno Tre lezioni di altr(e)conomia, ha tratteggiato la fotografia di un paesino calabrese prima «senza lavoro, rassegnato, destinato allo spopolamento, e con pochissimi bambini» dove negli ultimi anni hanno riaperto la scuola, molti negozi e i principali servizi. Quando i migranti in fuga dalla guerra – afghani, maliani, tunisini, siriani...- hanno iniziato ad arrivare, Lucano ha intuito che quella novità non era un flagello: ha deciso di aprire le porte di Riace, ha dato inizio a una storia che Wim Wenders ha raccontato in un cortometraggio e che è diventata ora un modello a cui guarda l’Unione europea. Con il supporto del Comune e di Banca Etica, i migranti hanno ridato vita a negozi prima dismessi, in molti casi recuperando i mestieri artigiani che esercitavano nel loro Paesi di origine.
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«Oggi Riace non è più quel luogo “rassegnato” e in declino che era anni fa», ha spiegato il sindaco Mimmo, raccontando anche il suo impegno contro la ‘ndrangheta, che gli è valso diverse intimidazioni, ma che non lo ha dissuaso da scelte come quella di intitolare le vie del Paese con i nomi degli eroi dell’antimafia. E che l’Africa non è minaccia, ma opportunità, lo ha spiegato a chiare lettere anche don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, ong padovana la cui storia ha preso le mosse più di 60 anni fa proprio da Schio, dalla volontà e dall’intuizione di Francesco Canova, figlio di un dipendente della Lanerossi che aveva “agguantato” una borsa di studio per laurearsi in medicina. A differenza di altre realtà che intervengono in situazioni di emergenza, la scelta di Medici con l’Africa è quella di operare per sviluppare e far crescere sistemi sanitari nei paesi africani. Una storia di bene ostinato, come recita il titolo di un libro di Paolo Rumiz dedicato proprio all’ong veneta, che forse può offrire chiavi e spunti per affrontare la crisi con sguardo diverso: «Nel Nord Mozambico – ha raccontato don Dante – abbiamo preso in mano un distretto di 110mila abitanti, dove gestiamo l’unico ospedale che conta 3 medici e 100 posti letto, in questi giorni ha piovuto incessantemente, l’unica strada di collegamento con la capitale della Provincia è bloccata, non è possibile l’approvvigionamento del cibo e del gasolio. Vicende come queste ci insegnano oggi giorno che la vita è una sfida, devi saper trovare le risorse e portare a casa i risultati con quel poco che hai. L’esperienza ormai ventennale al Cuamm mi ha regalato un entusiasmo, una fiducia e un’energia che non sapevo di avere». Ricordando come il nostro Paese sia ancora molto indietro sul fronte del finanziamento alla
cooperazione allo sviluppo, don Dante ha poi spiegato come il 50% dei fondi con cui opera Medici con l’Africa arrivi dal prezioso sostegno dei privati, fra cui tante imprese del territorio. Terzo protagonista della mattinata, terza storia di quelle che “lasciano il segno”: il manager milanese Luigi Rossi ha raccontato la sua esperienza come consigliere delegato di Pane quotidiano, realtà che vanta una storia di 116 anni e che gestisce due centri di distribuzione di viveri a Milano, sostenendo 2.500 persone al giorno, che arrivano a quota 4.000 al sabato. «Negli ultimi 7-8 anni – ha raccontato – le richieste sono triplicate, la povertà sta coinvolgendo fasce della popolazione che mai avremmo immaginato. Ci sosteniamo autofinanziandoci, ma tutti i generi alimentari ci vengono regalati: una catena di solidarietà enorme che coinvolge tantissime aziende. La cifra comune di queste donazioni è l’evidente disinteresse proprio». (nella foto il sindaco Domenico Lucano con Wim Wenders)
Domenica 13 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Edizione boom per Città Impresa: chiude con 30.000 presenze la settima edizione dedicata ai "Nuovi Alfabeti per l'Economia" Si è chiusa oggi a Schio, la Città Impresa per eccellenza del nostro Paese, un’edizione memorabile del Festival Città Impresa, manifestazione che da sette anni costruisce un ponte tra il mondo dell'impresa e il territorio. 30.000 presenze: moltissimi giovani, imprenditori, professionisti, lavoratori e semplici cittadini hanno affollato le quattro sedi principali della manifestazione, dove 150 relatori d’eccezione – tra cui il chief executive officer Luxottica Andrea Guerra, il presidente Tiscali Renato Soru e il direttore della Biennale Internazionale d’Architettura di Rotterdam George Brugmans – hanno lavorato per scrivere i “Nuovi Alfabeti per l’Economia”. Una grande partecipazione ha caratterizzato la tre giorni del Festival, non solo nella sua parte convegnistica dove si è più volte registrato il tutto esaurito, ma anche nei laboratori per bambini e ragazzi di Topolino, nel temporary makerspace gestito dal Treviso Arduino Usergroup, nelle cinque lezioni di innovazione curate da VPI-Venice Platform for Innovation and Technology Transfer, nelle visite di archeologia industriale e nelle “Fabbriche Aperte” con cui si è conclusa oggi la manifestazione.
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«Dalle testimonianze del Festival emerge un'Italia che ha energia e progetti per uscire dalla crisi sottolinea Stefano Micelli, presidente del comitato scientifico del Festival Città Impresa - Le idee e le esperienze che hanno segnato i tre giorni di dibattito parlano di un modo nuovo di guardare al futuro, più pragmatico e con uno sguardo rivolto alla dimensione internazionale». «Mai come quest’anno il Festival Città Impresa è riuscito a manifestare pienamente la sua specificità di laboratorio di progettazione e discussione strategica – ha detto Antonio Maconi, per il secondo anno direttore della manifestazione –: Città Impresa è un centro di discussione internazionale, che ha visto avviare in questi giorni iniziative con importanti partner europei come la Biennale Internazionale di Architettura di Rotterdam e il Regno dei Paesi Bassi; Città Impresa è anche uno spazio di definizione di nuove proposte, di approfondimento su temi d’attualità, di sperimentazione di nuove collaborazioni che si struttureranno nei prossimi mesi» conclude Maconi. «Sono felice ed orgoglioso – ha aggiunto l'editore di Venezie Post, Filiberto Zovico - di quanto il sistema a rete che con tanti altri soggetti abbiamo assieme costruito abbia dato prova che un altro Veneto esiste. Un Veneto profondamente diverso dall’immagine macchiettistica che i media nazionali tendono a costruire; un Veneto avanzatissimo sul piano nazionale, internazionale ed europeo capace di
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offrire soluzioni per l'intero Paese, ma non per questo disposto ad accettare le inefficienze e le scelte profondamente sbagliate di una classe dirigente, nazionale e locale, che frena la competitività delle imprese e dei territori». Venezie Post, il quotidiano promotore e organizzatore di Città Impresa, ringrazia tutte le 100 realtà imprenditoriali, associative e istituzionali che hanno permesso la realizzazione della manifestazione, e in particolare il presidente del comitato scientifico del Festival e direttore scientifico Fondazione Nord Est, Stefano Micelli, la Fondazione Cuoa, copromotore della manifestazione, i main partner, Adacta Studio Associato e ModeFinance, e Brazzale Gran Moravia, supporter dell’iniziativa. «Vogliamo rivolgere un particolare ringraziamento alla Città di Schio che ha dato il contributo determinante al successo della manifestazione, coinvolgendo pienamente la città e il territorio circostante. Un ringraziamento va infine al Sindaco uscente di Schio, Luigi Dalla Via, che non solo è stata la persona che ha contribuito in maniera determinante alla nascita dell'esperienza del Festival Città Impresa, ma che l'ha anche sempre sostenuta con coraggio e al contempo con grande correttezza istituzionale in questi sette anni di storia» conclude Zovico. Il percorso di rinnovamento culturale delle Venezie, avviato un mese fa con la Green Week, proseguito con Città Impresa, proseguirà dal 5 al 7 giugno a Padova con il Galileo Innovactors' Festival, dove ricercatori e imprese si daranno appuntamento per discutere e promuovere idee innovative che aiutino la nostra manifattura a essere sempre più competitiva.
Domenica 13 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Un’utenza Internet simile a quella dei Paesi avanzati e una capacità delle imprese di fare soldi grazie a Internet paragonabile a quella dell’area del Maghreb». La fotografia del nostro Paese scattata da Diego Ciulli, senior policy analyst di Google Italy, intervenuto ieri pomeriggio al convegno di chiusura del Festival Città Impresa, mette in luce una situazione al limite del paradosso, se si considera che i navigatori in rete a caccia di Made in Italy sono in continuo aumento. Un dato per tutti: nel 2013, rispetto al 2012, le ricerche di prodotti italiani sono cresciuti del 12% rispetto al 2012. Tante le query digitate su Google dai Paesi dei “nuovi ricchi”, che si sono affacciati sulla rete solo di recente e paiono affamati di prodotti italiani. Una grande opportunità in parte gettata al vento: «Oggi il 65% degli acquisti a livello globale è influenzato da informazioni cercate sulla rete», ha spiegato Ciulli, che ha ricordato l’impegno e l’investimento di Google nella creazione di una piattaforma, denominata Eccellenze digitali, a sostegno dei prodotti italiani. «L’idea del Made in Italy nel mondo – ha aggiungo - è oggi piuttosto stereotipata e limitata alla conoscenza di 15-20 prodotti, mentre il potenziale è ancora enorme». Una sfida che ha raccolto a Verona Nicola Zago, fondatore di Sharazad e The Fab, che ha scommesso sull’incontro fra imprese artigianali del territorio e giovani comunicatori “smanettoni”: i giovani entrano in “bottega” e aiutano gli artigiani a raccontare i loro prodotti, facendo quell’attività di storytelling, che come ha spiegato Gianluca Gortani, direttore di Confartigianato Udine, appare fondamentale per il rilancio dell’artigianato Made in Italy. Accanto a Zago anche Giorgia Caovilla, che deve un pezzettino del successo globale della sua O’ Jour a uno scatto casuale delle scarpe prodotte a Padova postato dalla pop star Taylor Swift sui social. Non solo fortuna: la O’ Jour è attiva da tempo e in mille modi diversi sui social, ma, come ha spiegato la Caovilla, «affianco questa attività alla scelta di andare a incontrare di persona i miei clienti, nei loro Paesi, raccontando come vengono prodotte le scarpe, talvolta smontandole pezzo per pezzo per mostrare quanto lavoro c’è dietro alla cucitura di una singola suola». Filippo Berto, presidente della Berto Salotti, azienda artigiana brianzola che realizza divani ad alto contenuto di personalizzazione, ha raccontato come ha trovato grazie a Internet possibilità di approdo nei nuovi mercati: una potenzialità intuita già 12 anni fa, con l’avvio della prima campagna google adwords, e approdata più di recente a New York in esperienze di “crowdcrafting”, che coinvolgono desinger, architetti e appassionati in un’attività di co-creazione artigiana. Singolare anche l’esperienza di Etsy Italia, e-market che, come ha spiegato Francesca Baldassarri, si distingue da eBay perché permette di presentare i prodotti artigiani curando molto
l’aspetto delle immagini e «consente di aprire un negozio con pochi dollari in dieci minuti proponendo i propri prodotti in tutto il mondo». Il compito di tracciare una sintesi è stato affidato a Stefano Micelli, docente di International Management a Ca’ Foscari, che forse per primo ha iniziato a raccontare le potenzialità dell’incontro fra artigianato e mondo digitale: «Ora la domanda è: come far “scalare” queste esperienze? Come fare in modo che l’anno prossimo ci ritroviamo qui a raccontare altre 100, 1.000 storie come quelle di Berto e della Caovilla? Io credo che la chiave stia nella formazione, anche a livello delle scuole professionali: i futuri falegnami non devono essere in grado di fare queste cose, ma devono sapere che esistono queste possibilità, in modo che poi quando escono, sapranno dove andare a cercare le competenze che servono loro». Secondo Micelli sarebbe poi un errore pensare che storie di questo tipo debbano essere confinate al mondo delle piccole imprese artigiane: «E’ una lezione che può servire molto anche al mondo dell’industria», è stata la sua conclusione.
Lunedì 14 Aprile 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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