Festival Città Impresa - Rassegna stampa

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COMUNE DI VICENZA

Vicenza 20>22 marzo 2015

www.festivalcittaimpresa.it | direttore Dario Di Vico

RASSEGNA STAMPA

FERRUCCIO DE BORTOLI

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BRUNELLO CUCINELLI


QUOTIDIANI


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ECONOMIA

Corriere della Sera Giovedì 19 Marzo 2015

Cavi

Prysmian corre in Borsa Voci di acquisizione dell’americana General Cable

Il ministro di Stefania Tamburello

Potrebbe essere solo una battuta d’arresto nella definizione del progetto in sede europea. Oppure invece, semplicemente, un cambio di rotta. Fatto sta che per risolvere il problema dei troppi crediti deteriorati accumulati dalle banche nel corso degli anni di crisi e recessione, circa 187 miliardi di euro, il governo sembra aver accantonato l’ipotesi di una bad bank o comunque di un intervento di sistema. Partecipando al comitato esecutivo dell’Abi, alla presenza quindi degli amministratori dei principali istituti di credito italiani, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, infatti, ha per la prima volta parlato di una «soluzione leggera». Di quelle, tanto per intenderci, che non devono passare per il via libera della Commissione europea con il superamento dei veti agli aiuti di Stato e che non hanno bisogno neanche di una nuova legge. «Cerchiamo misure specifiche di tipo regolatorio che possano facilitare la cessione dei crediti in sofferenza» ha spiegato Padoan nel breve scambio di battute con i giornalisti al termine della riunione Abi. E quindi «puntiamo a una iniziativa da realizzare in tempi rapidissimi» ha aggiunto, senza fornire altri particolari. Nel corso della riunione a Palazzo Altieri il ministro ha spiegato che al dicastero di via XX settembre gli esperti stanno valutando una serie di nuove misure in grado di accelerare le procedure esecutive di recupero dei crediti che attualmente, secondo i calcoli della stessa

Prysmian corre in Piazza Affari sull’ipotesi di un interesse per la concorrente americana General Cable. Il titolo della società di cavi e sistemi per l’energia e le tlc, la ex Pirelli Cavi, è cresciuto ieri del 4,6% in un mercato riflessivo. La voce di una possibile acquisizione Oltreoceano non è nuova ma è tornata d’attualità nelle ultime ora quando tutto il settore in Europa sembra essere in fermento. a cominciare dalla francese

Nexans, principale competitor di Prysmian e anch’essa in rialzo ieri alla Borsa di Parigi. Come già in passato, Prysmian ha smentito i rumor sui i contatti in corso sul progetto di acquisizione di General Cable che sarebbe già sul tavolo dell’amministratore delegato Valerio Battista (nella foto), limitandosi a confermare la possibilità di crescita per linee esterne. E l’attenzione a tutte le opportunità che si presentano sul mercato.

Diverse banche d’affari spingono sull’operazione e gli analisti non si discostano dalla linea, in considerazione della leva disponibile,e in vista dell’emissione di un bond. Il merger che permetterebbe al gruppo italiano di aumentare la quota sul mercato americano, si legge nei report, porterebbe anche a importanti sinergie sui costi.

Crediti, niente «bad bank» La formula di Padoan: «Una soluzione leggera»

ROMA

il mercato delle sofferenze», magari cartolarizzate, dove sono già attive le banche più grandi. Lasciando comunque sullo sfondo la possibilità di interventi più articolati da studiare in collaborazione con gli esperti di Bruxelles, il ministro ha mostrato disponibilità rispetto

Fonti rinnovabili

Enel ed Enea insieme per l’energia dal mare Enel ed Enea hanno siglato un protocollo d’intesa che permetterà loro di lavorare insieme per innovare nel settore delle cosiddette «tecnologie di generazione», in particolare quelle che provengono da fonti rinnovabili. L’accordo prevede una collaborazione in materia di combustibili alternativi negli impianti tradizionali, come biomasse e residui vegetali, oltreché

nello sviluppo di tecnologie per l’ambiente, il clima e per aumentare la flessibilità di utilizzo delle centrali tradizionali. Un filone di ricerca specifico riguarderà l’ottimizzazione di soluzioni per produrre energia elettrica sfruttando il moto ondoso del mare, mentre un focus particolare sarà dato al fotovoltaico di nuova generazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le 67 «quotabili» al Festival Città Impresa di Paola Pica

Gli esuberi

L’ipotesi

Alitalia, 2 giorni di scioperi

l Per risolvere il problema dei troppi crediti deteriorati accumulati dalle banche nel corso degli anni di crisi, una cifra che ammonta ormai a circa 187 miliardi di euro, il governo sembra aver accantonato l’ipotesi di una bad bank

alla richiesta formulata dai banchieri e dallo stesso presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, di ottenere una nuova riduzione dei tempi – da 5 anni ad un anno – per la deducibilità delle perdite su crediti, dopo il grande passo (da 18 a 5 anni) fatto con la legge di Stabilità, per mettersi al pari con le banche degli altri Paesi. Una disponibilità peraltro mitigata dai «vincoli di finanza pubblica» che il ministro ha comunque premesso. Grande attenzione, infine, di Padoan alle critiche esposte da quasi tutti i banchieri nei confronti dell’eccesso di regole da parte delle autorità bancarie, dall’Eba al comitato di Basilea alla stessa Bce che ha preso in mano la vigilanza da novembre dopo gli stress test. «C’è confusione regolatoria» ha riconosciuto Padoan.

l Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha per la prima volta parlato di una «soluzione leggera. Cerchiamo - ha spiegato Padoan misure specifiche di tipo regolatorio che possano facilitare la cessione dei crediti in sofferenza. Un’iniziativa in tempi rapidi»

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L’effetto delle cessioni sui conti 2015. Nessun dividendo, titolo in calo del 2,84% Potremmo definirli i primi risultati della «cura» Moretti. Ieri il gruppo Finmeccanica ha approvato il primo bilancio da quando il manager è amministratore delegato del colosso di piazza Monte Grappa. Esercizio 2014 chiuso con un fatturato in crescita a 14,6 miliardi di euro (+7,1% rispetto all’anno precedente) e un utile netto positivo per 20 milioni di euro, nonostante la perdita di 50 milioni per gli effetti derivanti dall’uscita dal segmento autobus (Bredamenarini confluita nella newco Industria Italiana Autobus). I numeri non tengono in considerazione le cessioni appena effettuate nel settore trasporti (la controllata Ansaldo Breda e il 40% del capitale sociale di Sts vendute ai giapponesi di Hitachi). Divisione che negli ultimi esercizi aveva influito pesantemente sui risultati negativi di Finmeccanica e che ora invece permetterà di far registrare a bilancio per l’anno in corso un assegno di circa 810 milioni di euro con

una riduzione dell’indebitamento prevista di 500 milioni. D’altronde il management sta perseguendo una politica di concentrazione delle risorse sui settori strategici Aerospazio, difesa e sicurezza ritenuti più profittabili. Linee guida contenute nel piano industriale 2015-2019 approvato dal consiglio di amministrazione il 27 gennaio scorso. La volontà è di puntare sulle attività Finmeccanica controllate dalla capogruppo, tagliando quelle con quote di mercato marginali oppure sacrificando le joint-venture in cui chi comanda risiede in altri Paesi. Anche perché secondo le nuove regole contabili europee possono essere consolidate soltanto le società controllate con oltre il 50% e non partecipazioni minori finora conteggiate pro quota. Un esempio può essere il gioiellino bancomat Mbda, in cui il colosso della Difesa detiene una partecipazione del 25%, alleata con l’inglese Bae Systems e Airbus Group, che si divido-

no alla pari il 70%. Il mercato scommette da tempo su una sua eventuale valorizzazione, a patto che arrivi un’offerta congrua. Si vedrà. L’esercizio licenziato ieri conferma l’ottima performance di Agusta Westland, visitata recentemente dal premier Matteo Renzi, grazie ai maggiori ordinativi di elicotteri (+27 unità rispetto al 2013) e con un previsione di ricavi per l’anno in corso pari a 4,5 miliardi di euro. Risultati

I numeri di Finmeccanica GRUPPO Ordini Portafoglio ordini Ricavi Risultato netto ordinario Risultato netto Indebitamento netto di Gruppo Organico Dati in milioni di euro

2014

2013

Var. %

15.619 38.234 14.663

15.059 36.831 13.690

3,7% 3,8% 7,1%

70

(649)

n.a.

20 3.962

74 3.902

(73,0%) 1,5%

54.380

56.282

(3,4%) d’Arco

positivi anche per Selex Es per effetto di alcuni contratti sul mercato interno ed export, che hanno portato il margine operativo lordo a 185 milioni di euro (71 nel 2013). Il board ha deciso però di non staccare il dividendo ai soci, in primis il minis te r o d e l Te s o r o ( t r a g l i azionisti rilevanti anche Deutsche Bank Trust Companu Americas e la Lybian Investment Authority). Siamo ancora nella fase di risanamento ed è più urgente mettere fieno in cascina, visto un indebitamento di gruppo pari a 3,9 miliardi di euro. Oggi l’amministratore delegato Mauro Moretti a Londra si confronterà con gli analisti nella tradizionale conference call successiva all’approvazione del bilancio. Il titolo in Borsa ha chiuso in flessione del 2,84% al di sopra dei minimi di giornata anche per le prese di profitto dopo un guadagno del 50% circa da inizio anno. Fabio Savelli fabiosavelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono 67 le aziende delle Venezie individuate come quotabili dal Festival Città Impresa,dalle più note al grande pubblico come Calzedonia, Bauli, fino alle piccole eccellenze della meccanica o dei servizi. La mappatura sarà presentata in apertura dell’ottava edizione del Festival Città Impresa domani venerdì 20 marzo, ore 10, alla Fondazione Cuoa di Altavilla Vicentina. Il rapporto, viene spiegato, «non ha nessun carattere di esaustività, né la pretesa di indicare una ricetta piuttosto di un’altra»; il dato che si vuole sottolineare è che, «negli anni della Grande Crisi, nelle Venezie è emerso un significativo numero di aziende che ha forti potenzialità di crescita». La Borsa è una delle vie percorribili, come dimostra il caso Ovs. Brunello Cucinelli, Paolo Mieli, Annamaria Furlan, Maurizio Martina, Gian Antonio Stella, Silvia Avallone, Corrado Passera, Matteo Marzotto, Pietro Ichino, Gianni Tamburi, Gianni Mion e Ferruccio de Bortoli sono alcuni tra i principali ospiti del Festival promosso da Venezie Post. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stipendi

Utili Finmeccanica a quota 70 milioni, più ricavi MILANO

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l Vicenza

L’Anpac ha confermato lo sciopero di 24 ore proclamato per il 7 maggio e ha invitato i propri iscritti, oltre 1.300 piloti e assistenti di volo di Alitalia, ad aderire allo sciopero del 20 marzo. Nelle ultime ore si è chiuso senza esito l’ultimo di una serie di incontri tra Alitalia e le organizzazioni sindacali. associazione dei banchieri, richiedono sette anni con punte fino a vent’anni a fronte dei tre anni e cinque mesi che occorrono per le esecuzioni immobiliari. Padoan ha anche accennato alla possibilità di incentivi fiscali o comunque di interventi volti a «sollecitare fiscalmente

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Il profilo

l Mauro Moretti, 61 anni, amministratore delegato di Finmeccanica da maggio 2014 l In passato ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Ferrovie dello Stato per 8 anni

Intesa Sanpaolo, a Messina emolumenti per 2,4 milioni Intesa Sanpaolo ha pubblicato la relazione sulla remunerazione dei consiglieri di sorveglianza e di gestione, in vista dell’assemblea. Il presidente Giovanni Bazoli per l’esercizio 2014 ha ricevuto 800 mila euro per la carica, 100 mila euro come consigliere e 13 mila euro di gettoni di presenza per la partecipazione ai comitati strategie e nomine. Il consigliere delegato Carlo Messina ha ricevuto invece uno stipendio di 1,63 milioni di euro lordi. L’importo rappresenta la sola componente fissa della retribuzione, a cui si aggiunge il variabile. Che per Messina ammonta a 190 mila euro per l’esercizio appena concluso. Il manager ha però anche una parte di retribuzione legata agli esercizi precedenti, pari a 200 mila euro in contanti e 462 mila euro in azioni come incentivi variabili. Il controvalore del bonus in azioni è aumentato per effetto dell’apprezzamento del titolo Intesa Sanpaolo, oggi a circa 3 euro. In totale il ceo guadagna 2,4 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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ECONOMIA

Corriere della Sera Sabato 21 Marzo 2015

L’integrazione

La maxifusione tra le Coop Gruppo da 4 miliardi

Semaforo verde per la fusione tra le tre grandi cooperative di consumatori del distretto adriatico: Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest daranno vita alla più grande coop italiana con 2,6 milioni di soci e 4,2 miliardi di euro di fatturato. Il Gruppo conta 334 punti vendita, di cui 45 ipermercati e 19.700 dipendenti. Ieri il progetto di fusione è stato votato all’unanimità dai consigli di amministrazione delle tre cooperative nelle loro sedi di Bologna, Modena e Reggio Emilia. «Con

questa scelta — spiegano — si vuole contribuire a sostenere e rilanciare ruolo ed efficacia della missione cooperativa sia nelle regioni del Nord che del Sud del Paese, confermando la idoneità e l’utilità del modello cooperativo anche in realtà sociali molto diverse». La nuova nata opera nei settori finanziario, immobiliare, assicurativo, turistico, della comunicazione e delle librerie.

Perdita a 19,1 milioni Per Fiera Milano nuovo piano industriale

Francesco Di Frischia

Fiera Milano chiude il 2014 con perdite in aumento a 19,1 milioni e ricavi stabili a 245,5 milioni. L’amministratore delegato Enrico Pazzali sottolinea però che il primo bimestre 2015 vede un aumento del fatturato del 50%. La spa incorre nella situazione prevista dall’articolo 2446 del codice civile ma le stime 2015 fanno prevedere «che la società possa ripristinare il capitale al di sopra della soglia dei due terzi». Il consiglio ieri ha approvato il piano 2015-2018.

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Nel quartier generale di Aeolus tra chimica e «pneumatici verdi» La missione in Italia e i piani del top manager Ren Jianxin, vicino al premier Li Identikit l Aeolus tyres, sede a Jiaozuo, è controllata della conglomerata ChemChina

l Nata nei pneumatici per camion, bus ed escavatrici, oggi produce oltre 5 milioni di set di gomme anche per il settore autovetture

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

Al telefono la signora Sun Jing, investor relator di Aeolus Tyre, basata nella provincia cinese dello Henan, risponde che «è una giornata molto piena, il nostro titolo è stato sospeso alla Borsa di Shanghai a ca u s a d e l l e voci sull’annuncio imminente». Sono staccati i cellulari dei portavoce di China National Chemical Corporation (ChemChina), la capogruppo. Una fonte ci dice che «da tempo era previsto un viaggio in Italia». ChemChina, gruppo statale, ha 140 mila dipendenti, 40 miliardi di dollari di fatturato e 43 miliardi di dollari di asset. È impegnato nella chimica, nell’agrochimica, nella produzione di gomma e nella raffinazioPECHINO

ne di petrolio. Il presidente è Ren Jianxin, 57 anni, laurea in Economia, ex dirigente della Lega della Gioventù comunista, un centro di potere dal quale viene anche l’attuale premier Li Keqiang. Nel 1984, agli albori dell’economia di mercato, Ren e sette amici cominciarono con 10 mila yuan di capitale, meno di 1.500 euro di oggi, la loro attività: una piccola impresa di detergenti per teiere nella arretrata provincia del

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Gansu. Fu un successo, dalle teiere Ren passò alla pulizia delle caldaie, degli impianti industriali, del centro di lancio delle navi spaziali Shenzhou. «Ho colto tutte le occasioni che mi sono capitate», ha raccontato. Il salto all’inizio degli Anni 90, quando Pechino ristruttura il settore statale, cedendo i rami che sembrano moribondi: Ren, divenuto il re dei detergenti chimici, se ne aggiudicò 107. Compresa ChemChina. Nel

2004 ChemChina è tornata pubblica, con Ren sempre al timone. E si è lanciata in un programma di globalizzazione, con acquisizioni all’estero: nel 2007 il silicone di Rhodia; nel 2011, per 1,5 miliardi di euro ancora silicone con la norvegese Orkla; poi, per 2,4 miliardi di dollari, il 60% della israeliana Makhteshim Agan, primo produttore mondiale di pesticidi. Ren non si accontenta: «Dopo anni di rapido sviluppo molte

Al vertice Ren Jianxin, 57 anni è il presidente del conglomerato cinese ChemChina

Il gruppo della Nutella

Utili Ferrero a 907 milioni Ferrero International Sa, società di diritto lussemburghese che controlla il gruppo Ferrero, ha chiuso il bilancio al 31 agosto 2014 con utile ante imposte di 907 milioni, +14,2% e un risultato operativo, è scritto in una nota, «sostanzialmente stabile». Il giro d’affari si è attestato a 8,4 miliardi di euro, in crescita del 4% circa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

industrie cinesi soffrono di eccesso di capacità produttiva, bisogna diversificare, non ci si può limitare a fare a fette una grande torta, bisogna saper vendere la propria torta prima della concorrenza oppure cuocere qualcosa che gli altri non hanno», ama ripetere. Tra le controllate di ChemChina c’è Aeolus. In mandarino il marchio è «Feng Shen Lun Tai»: lun tai sono le gomme per veicoli; feng è il vento, shen è la divinità. Di qui il nome per i mercati internazionali: Aeolus, il dio dei venti della mitologia greca. Fondata nel 1965, è al 20° posto per ricavi tra i grandi produttori mondiali di pneumatici. Nel quartier generale di Jiaozuo ha impianti per 1,3 milioni di metri quadrati e impiega 7 mila dipendenti. Aeolus all’inizio era impegnata solo nella produzione di gomme per grandi mezzi di movimento terra e veicoli militari. La svolta nel 2002, con l’ingresso nell’automotive. Il presidente Wang Feng, 50 anni, è un ingegnere che ha fatto tutta la carriera nel gruppo. Uno dei suoi obiettivi è lo sviluppo di «pneumatici verdi», a basso impatto ambientale. Segno di questa ambizione è anche la sponsorizzazione della vela: un equipaggio cinese partecipa alla Volvo Ocean Race. Nome della barca «Dongfeng», il Vento dell’Est. Guido Santevecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Festival Città Impresa

Global conference

Segafredo e le altre Ecco le 80 quotabili del Nord-Est

Alumni Bocconi, da Grilli a Colao l’incontro di Londra

Sede Legale: Via Tomacelli, 132 - 00186 ROMA - Tel. 06 684141 Sede Operativa: Via Litta, 5 - 20122 MILANO - Tel. 02 54044.1

DALLA NOSTRA INVIATA

DAL NOSTRO INVIATO

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA

VICENZA Se è Alberto Baban a dirlo, dev’essere

vero. Questa era la terra delle piccole imprese familiari & padronali. «Familiari» lo sono ancora: l’80% delle aziende del Nord-Est appartiene alla categoria. «Padronali» lo sono invece — pare — sempre meno. Detta con le sue parole di ex lavoratore dipendente diventato imprenditore di successo, come tanti altri da queste parti, nonché leader dei «Piccoli» di Confindustria: «L’idea del “paròn” da noi non esiste più, è roba da Anni 70». Con il che l’ottava edizione del vicentino Festival Città Impresa, in scena da ieri mattina a domani sera, rompe già dal dibattito d’apertura il dizionario dei cliché sui nordestini. Con una pura constatazione generazionale: gli anziani che chiuderebbero, pur di non Alberto Baban, aprire l’azienda a occhi esterni, Confindustria certamente resistono, però i giovani il salto culturale l’hanno fatto. Come ripetono tutti, dai vari palchi: ora che la crisi è passata — sì, da qui la sensazione è questa, e non in omaggio al tema «Idee per la ripresa» — si può dire, che la recessione «ha fatto pulizia». Morale. In questa sorta di selezione più o meno naturale della specie imprenditoriale, anche nel Triveneto chi è rimasto e ha vinto è chi ha capito che, per crescere, aprirsi a capitali e/o manager esterni è un must. La riprova è, al momento, una sfida. Il Festival, insieme a Tamburi Investment Partners, ha tracciato la mappa delle aziende nordestine «quotabili». Sono ottanta, comprese le 13 che oggi non avrebbero i requisiti ma possono arrivarci via progetto Elite di Borsa Italiana. Una — Segafredo — la quotazione l’ha annunciata giusto alla vigilia di Vicenza. Le altre, almeno un po’, seguiranno? Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si comunica che l'ASSEMBLEA ORDINARIA e STRAORDINARIA del CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI - CONAI è convocata a Milano, presso l'HOTEL PRINCIPE DI SAVOIA in Piazza della Repubblica n. 17, il giorno 20 aprile 2015 alle ore 21,00 in prima convocazione per la parte Straordinaria e il giorno 21 aprile alle ore 20 in prima convocazione per la parte Ordinaria e, occorrendo, alle ore 21,00 in seconda convocazione per la parte Straordinaria, nonché eventualmente, il giorno 22 aprile alle ore 10,30, se necessario in terza convocazione per la parte Straordinaria e in seconda convocazione per la parte Ordinaria, per discutere e deliberare sul seguente: ORDINE DEL GIORNO PARTE STRAORDINARIA 1. Statuto consortile. Proposta di modifica degli artt. 2 (Durata), 5 (Requisiti e numero dei consorziati), 6 (Ammissione dei consorziati - Quote di partecipazione), 7 (Obblighi dei consorziati), 9 (Recesso dei consorziati), 10 (Esclusione del consorziato), 12 (Trasferimento delle quote), 14 (Contributo ambientale CONAI), 17 (Assemblea dei consorziati), 18 (Diritto e modalità di voto), 19 (Assemblea ordinaria), 20 (Assemblea straordinaria), 22 (Consiglio d'amministrazione), 23 (Attribuzioni del Consiglio d'amministrazione), 24 (Deliberazioni del Consiglio d'amministrazione), 25 (Presidente - Vice Presidenti), 26 (Collegio dei sindaci), 27 (Controllo contabile), 28 (Direttore generale). Inserimento del nuovo art. 35 (Norma transitoria). Deliberazioni relative. PARTE ORDINARIA 1. Esame del Bilancio al 31.12.2014: Stato Patrimoniale, Conto Economico, Nota Integrativa. Relazione degli Amministratori sulla gestione. Relazione del Collegio dei Sindaci. Relazione della Società di Revisione. Deliberazioni relative. 2. Relazione del Collegio dei Sindaci al Bilancio Preventivo 2015, approvato dal Consiglio di Amministrazione. 3. Regolamento consortile: Proposte di modifica degli artt. 2 (Ammissione dei consorziati) 3 (Quote di partecipazione), 4 (Prelievo del contributo ambientale CONAI), 9 (Elezione assembleare degli amministratori. Voto per liste), 10 (Libri obbligatori), 11 (Controlli), 12 (Interessi di mora), 13 (Sanzioni), 15 (Versamento diretto del contributo ambientale al CONAI), 17 (Comunicazioni). Deliberazioni relative. 4. Determinazione dei compensi degli Amministratori. Deliberazioni relative. Le operazioni di registrazione inizieranno due ore prima dell’apertura dei lavori e termineranno all’ora di convocazione. La documentazione sulle materie all’ordine del giorno è depositata presso le sedi del Consorzio a disposizione dei consorziati, che hanno facoltà di prenderne visione. Il Presidente Roberto De Santis

Milano, 18 marzo 2015

www.conai.org

LONDRA Francesco Betti, 24 anni, laureando, si è

appena trasferito nella City per lavorare in Deutsche Bank. Ha frequentato gratuitamente la Bocconi perché portatore di una disabilità retaggio di un incidente in motorino. Ha studiato a Tel Aviv e San Paolo, ha lavorato anche in Boston Consulting a Istanbul. I ragazzi come lui Mario Monti, presidente dell’università milanese, li chiama esempi di mobilità sociale. Di un ateneo a vocazione internazionale. Che ieri ha celebrato il terzo Alumni Global Conference (dopo quelli di Singapore e New York), appuntamento che mette a confronto gli ex studenti di via Sarfatti con diverse personalità del mondo politico ed economico. Ieri hanno partecipato, tra gli altri, Vittorio Colao, ammiNella City nistratore delegato di VodafoMario Monti ne, Vittorio Grilli, ex ministro del Tesoro ora manager Jp Morgan e Diego Piacentini, vicepresidente di Amazon (tra il pubblico anche il finanziere e fondatore di Algebris Davide Serra). «Lo scopo è quello di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità bocconiana», dice Monti. Proprio qui a Londra molti ex alunni ricoprono posizioni di primo piano. Come Giulio Rindi, 39 anni, direttore finanziario europeo di Mastercard, o ancora Michele Troiani, uno dei senior executive advisor del London Stock Exchange. Rileva il rettore Andrea Sironi, che in questi anni la Bocconi ha fatto registrare risultati importanti nelle classifiche internazionali. E non può essere definita un’università elitista se ogni anno destina 24 milioni alle borse di studio. Aggiunge Stefano Caselli, prorettore all’internazionalizzazione, che uno dei fiori all’occhiello è il corso quadriennale che consente agli studenti di frequentare i corsi tra Los Angeles, Hong Kong e appunto Milano. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA


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ECONOMIA

Corriere della Sera Domenica 22 Marzo 2015

Firenze

La banca Del Vecchio rinnova il consiglio Stanghellini al vertice

FIRENZE La «Federico Del Vecchio», l’unica private banking di Firenze e cassaforte delle più importanti famiglie fiorentine, rinnova il consiglio di amministrazione. Ieri l’assemblea dei soci ha nominato presidente Lorenzo Stanghellini (foto) avvocato, docente universitario e vice presidente Pietro De Bernardi. Stanghellini, ordinario di Diritto commerciale all’università di Firenze, è considerato un uomo super partes e di grandi competenze. Subentra a Claudio Salini, già allievo di Beniamino

Andreatta, presidente da due anni che a sua volta aveva ricevuto il timone dall’attuale vice presidente di Confindustria, Antonella Mansi. Ma c’è un’altra notizia, se pur solo sussurrata, che ha fatto accendere i riflettori sulla piccola ma potente banca controllata da Etruria. Il commissario di Banca Etruria, ieri presente all’assemblea, ha promesso un rilancio della Del Vecchio che, secondo i piani del management di Etruria prima del commissariamento, doveva

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essere ceduta. Dunque per almeno un paio di anni la Del Vecchio resterà a tutti gli effetti la banca del territorio. Ieri l’assemblea ha anche approvato il bilancio 2014. Il valore complessivo della raccolta diretta ed indiretta si è attestato a 689,5 milioni di euro, in crescita del 7,2% rispetto all’esercizio precedente. I crediti verso la clientela sono stati di 134,4 milioni ma la banca ha erogato 14 milioni.

Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INTERVISTA IL PRESIDENTE DI MPS

Profumo: «Lascio Montepaschi Dopo l’aumento mi metto in proprio» di Daniele Manca Si ricomincia. E questa volta in proprio. Alessandro Profumo sta per chiudere la sua esperienza al Monte dei Paschi. Non deve essere stato facile per lui, abituato a essere visto come l’artefice di una delle maggiori e più difficili integrazioni nel credito in Europa e nel mondo (quella tra l’italiana Unicredit e la tedesca Hvb, che ne ha fatto un colosso con il 3,5% del mercato europeo), passare gli ultimi anni a tentare di risollevare una delle più sofferenti banche d’Italia: il Monte dei Paschi. A zero compensi come Presidente (forte della liquidazione da Unicredit) ha trascorso 36 mesi tra Banca d’Italia, la litigiosa provincia senese, il ministero dell’Economia e Bruxelles. Tre anni a tentare di far capire che l’istituto di Rocca Salimbeni poteva essere salvato; che aver ingoiato il difficile boccone della strapagata Antonveneta non significava necessariamente morire per soffocamento; che le inchieste penali non si sarebbero tramutate nella lenta estinzione dell’istituto. E che soprattutto il sistema Paese poteva permettersi, al pari di qualsiasi altra nazione dell’Eurozona , di sorreggere le difficoltà di un’istituzione finanziaria che all’epoca era la terza banca in Italia. E che oggi si appresta a un nuovo e importante passaggio. E adesso Profumo … «E adesso è tutto più tranquillo. Sono arrivato il 28 aprile del 2012, Fabrizio (Viola ndr.) mi aveva appena preceduto nel gennaio come direttore generale. Pochi giorni dopo, il 5 maggio, c’erano 150 finanzieri alle porte della banca per una delle tante inchieste penali che avrebbero interessato le gestioni precedenti … ».

Chi è

Alessandro Profumo, classe 1957, già Ceo di Unicredit, lascerà il prossimo luglio la carica di presidente del Monte Paschi di Siena

Un po’ pentito di aver accettato? «Pentito proprio no. Non è stata una passeggiata però». Anche perché non è finita. «Diciamo che adesso la strada è segnata e, se permette, il compito sebbene non semplice, è comunque facilitato. Per questo non ho nessun motivo per essere pentito». Non sembra convinto. «No, sono convintissimo, perché con il superamento dei passaggi rappresentati da Assemblea e aumento di capitale la parte più importante del risanamento della banca potrà dirsi conclusa». Lei usò l’espressione «servizio civile» e ci fu chi ironizzò. «In Italia ci sono maestri in questo gioco della delegittimazione. Dissero che avrei subito

litigato con Viola, che volevo fare il capo di Mps, non è accaduto nulla di tutto questo e l’abbinata ha funzionato. La verità è che semplicemente volevo restituire un po’ della fortuna che avevo avuto al Paese. Perché, ripeto, tre anni fa la situazione era ben diversa». Montepaschi ha avuto bisogno di un forte aiuto pubblico, ben 4 miliardi dei cosiddetti Monti Bond. «Aiuto restituito quasi completamente. E con gli interessi: esattamente 720 milioni, una prima tranche di 480 e una seconda di 240. Con il prossimo aumento di capitale restituiremo anche l’ultima parte dei Monti Bond. Lo scenario che abbiamo dovuto affrontare fu molto peggiore del previsto. E solo perché fummo ancora più pessimisti sul quadro macroeconomico che siamo riusciti a uscire dalle secche di una crisi che poteva essere fatale». Fatale…ha temuto di non farcela? «Se dicessi che ero sicuro al 100% di farcela, direi una bugia. Se devo essere sincero non ero mica sicuro sa». Addirittura… «Ma certo. Vuole mettere la percezione che c’è del Paese oggi e quella che c’era in quegli anni? L’affidabilità dell’Italia era ai minimi. Per una banca il contesto è decisivo, pensi solo al fatto che finalmente quest’anno il primo trimestre vedrà un segno più nel prodotto in-

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Pochi giorni dopo l’arrivo a Siena avevo alla porta 150 uomini della Gdf per una delle tante indagini penali in corso

terno lordo. L’eredità che avevamo ricevuto era di una banca piena di incagli, di crediti che non si riuscivano a riprendere». Ma oggi Mps è una banca più piccola. «E’ più piccolo il bilancio ed, è più piccola la rete. Ma siamo più efficienti. Segniamo un più 28% nel risultato operativo». Avete però chiesto prima 5 e ora 3 miliardi al mercato. «Ce li hanno dati allora ed ora abbiamo un consorzio di garanzia che evidentemente crede in noi, crede giustamente nel fatto che questa nuova Mps sarà ancora in grado di dare soddisfazione a chi punta sulla banca». Ma avrete bisogno di un partner, di un’aggregazione... «E’ evidente che le dimensioni della competizione sono tali che pensare di farcela da soli sarebbe presuntuoso. Starà ai soci decidere – anche per la necessità di vedere il capitale investito remunerato - ma io non avrei dubbi». A giudicare dal tempo impiegato dai soci per fare una lista dei nuovi consiglieri non hanno le idee molto chiare… l’hanno consegnata all’ultimo minuto. «Intanto li ringrazio per gli attestati di stima ricevuti. E poi qualche ragione ce l’hanno, lo Statuto pone molti vincoli, da quello di genere a quello sugli indipendenti. Fatto sta che oggi la banca ha un’ottima gover-

La carriera l Alessandro Profumo, 58 anni, ha iniziato ventenne al Banco Lariano, per poi passare alla consulenza in McKinsey e alla Bain l È stato direttore generale della Ras e, dal 1994, è passato al Credito dove ha guidato le integrazioni con Hvb e con Capitalia l Da tre anni è presidente del Montepaschi su designazione della Fondazione

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Vorrei costruire una struttura che fornisca capitali agli imprenditori medi che vogliono fare il salto e diventare grandi

Uno spettro si aggira a Nordest: la successione Il confronto al Festival della Città Impresa. «L’errore? Inserire a tutti i costi i figli nei board» DALLA NOSTRA INVIATA

VICENZA L’hanno evocato il primo giorno. Gli danno forma il secondo. Il fantasma che tutti vorrebbero esorcizzare, in terra d’imprenditoria nordestina, va sotto la voce «ricambio generazionale». Nelle aziende in cui si aggira – tante, grandi o piccole non fa differenza - hanno spesso paura anche solo a nominarlo: equivale a riconoscere che quel che si è costruito in una vita è orfano di eredi «coinvolti» quando va bene, non adeguati quando va male. Che poi, «non adeguati»: in dialetto veneto c’è un termine molto più

Intervento

Giovanni Costa, vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, è professore emerito all’Università di Padova dove insegna strategie d’impresa

colorito, che non lascia prove d’appello, ed è quello a risuonare dai palchi e dalle platee del Festival Città Impresa. E poiché è raro, che da queste parti se ne parli, quanto va in scena nella seconda giornata dell’appuntamento vicentino rompe un altro tabù del NordEst a capitalismo familiare diffuso. Qui, esempi di «affidamento» a manager esterni ci sono e funzionano: e Gian Carlo Ferretto, presidente dell’omonimo gruppo, mette il carico della sua esperienza nell’affermazione convinta secondo cui «la strada che dobbiamo percorrere è questa, anche in Veneto». Ma qui, ricorda con

La rivista Barron’s incorona Marchionne tra i 30 migliori supermanager globali

Sergio Marchionne, Ceo di Fca

La rivista finanziaria Barron’s, considerata la «Bibbia» dei chief executive, incorona Sergio Marchionne nella Top 30 dei migliori amministratori delegati e unico esponente del settore automotive. Il manager che guida la Fca ha avuto il riconoscimento assieme ad altri «debuttanti» come Tim Cook (Apple), Robert Iger (Walt Disney) e Joseph Jimenez (Novartis). A Marchionne, la rivista attribuisce il merito di avere «creato un possibile gruppo vincente, mettendo insieme due aziende in perdita, dando vita a una impresa che potrebbe valere molto di più della somma delle sue parti». Barron’s ricorda come la fusione «ha messo alla prova tutte le capacità negoziali di questo ex avvocato, con una preferenza per i maglioni a giro collo». © RIPRODUZIONE RISERVATA

nance e un ottimo management». Ma dovrà cercarsi un nuovo presidente perché lei lascerà. «Sì, finito l’aumento di capitale, ritengo concluso il mio compito. Aiuterò, se mi sarà richiesto, i soci nella scelta del nuovo presidente. Sono sicuro che il Patto sarà in grado di identificare una persona di alto livello. Farò un po’ in ritardo quello che da tempo sto meditando. L’imprenditore». L’imprenditore? «Sì, vorrei costruire una struttura che fornisca capitali e assistenza a imprenditori medi che vogliano crescere e diventare grandi». Auguri … non è una tendenza molto in voga nel Paese

Il rimborso «I Monti bond li restituiremo pagando anche un bel po’ di milioni di interessi» del piccolo è bello. «Al contrario, credo che ci sia in questo Paese una gran voglia di giocare un ruolo all’altezza delle aspettative. L’Italia è piena di imprenditori che con passione e metodo vogliono fare il salto». Niente estero quindi? «Mi basta essere nell’ International Advisory board del Banco Itau (la più grande banca privata in Brasile ndr.) e nel supervisory board della Sberbank (la maggiore banca russa e dell’est Europa ndr.). Per il resto, l’Italia, oltre che una scommessa imprenditoriale e un Paese che ha tutte le carte per tornare ai livelli che merita, per me significa anche mia moglie, mio figlio, una nuora e dei nipoti, cose che contano, non crede?». © RIPRODUZIONE RISERVATA

felpata provocazione Giovanni Costa, vicepresidente esecutivo del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo, è anche dove un amministratore delegato «estraneo» dura (resiste?) «in media tre anni». E qui, ancora, si compie più spesso che altrove «l’errore più grande, ossia voler inserire a tutti i costi figli e familiari nel consiglio d’amministrazione»: e Diego Bolzonello, per anni Ceo di Geox e oggi richiestissimo consulente conosce a sufficienza il territorio e i suoi protagonisti per concludere che così «il consiglio finisce per non essere più tale». Una soluzione ci sarebbe. Indicata all’unanimità, prevede che l’imprenditore «insegni ai figli incapaci a fare l’azionista, non il padrone». Il problema, a quel punto, è se «incapace» si rivela anche il manager. Ma questa è tutta un’altra storia. Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA


italia: 5049585154565257

15

Corriere della Sera Lunedì 23 Marzo 2015

Primo piano Il dossier

DAI RIFIUTI AI TRASPORTI I COSTI DEI SERVIZI LOCALI

CARO TARIFFE La data l Ieri è stata celebrata la Giornata mondiale dell’acqua. Una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite che nel 1993 ha stabilito anche il giorno in cui celebrarla: 22 marzo. Quest’anno il tema al centro della Giornata era «l’acqua e lo sviluppo sostenibile» l Un uomo consuma in media 2 litri al giorno di acqua per bere e 4 mila per alimentarsi: sono quelli che servono a produrre i cibi che mangiamo. Per produrre 1 chilo di carne, per esempio, servono fino a 15 mila litri di acqua, mentre per 1 chilo di riso 3.500 l Il 70% del consumo totale di acqua si deve all’agricoltura, il 20% alle attività industriali e il 10% al consumo domestico

Qualcuno l’aveva anche previsto, subito bollato come uccello del malaugurio. Quando però tre mesi fa l’Ansa ha dato notizia che con il nuovo metodo stabilito per calcolare le tariffe le bollette dell’acqua sarebbero salite quest’anno ancora del 4,8%, si è capito che la profezia era tutt’altro che campata per aria. E una indagine ancora inedita sull’andamento dei prezzi nei servizi pubblici locali ora lo conferma. Secondo l’ufficio studi della Confartigianato, dal 2004 al 2014 le tariffe dell’acqua sono aumentate mediamente del 95,8%. Un aumento monstre, addirittura triplo rispetto alla crescita dei prezzi di quel servizio registrati nella media dei Paesi europei aderenti alla moneta unica (34,9%). Considerando un’inflazione cumulata del 21,1%, il rincaro reale è stato del 74,7%, a un ritmo medio del 7,5% annuo. Stando così le cose il referendum del 2011 con il quale 23 milioni di italiani, più del 96 per cento di quanti si recarono a votare, hanno deciso che i servizi idrici devono restare in mano pubblica, non è certo servito a calmierare il costo dell’acqua. Un «bene comune», come recitava la propaganda referendaria, sempre più costoso: senza che si riesca a porre fine a una situazione che ci vede fra i più spreconi del continente. Dicono i dati ufficiali che nel 2014 ogni famiglia ha speso in media per la bolletta idrica 355 euro, fino al top di Firenze che con 563 euro ha battuto tutte le altre città. E se il prezzo è risultato in media più alto del 6,6% rispetto all’anno precedente, anche le perdite sono aumentate del 3%. Fra buchi e furti si perde il 37% dell’acqua immessa nei tubi, con punte del 60% nel Lazio e in Calabria. Nessun altro servizio locale ha messo in evidenza dal 2004 a oggi dinamiche dei prezzi tanto sostenute, a dimostrazione del fatto che l’equazione fra gestione pubblica ed efficienza in Italia non è affatto scontata. Ma gli utenti non si possono lamentare soltanto dell’acqua. Prendiamo i trasporti. Negli ultimi cinque anni i costi medi sono lievitati del 16,2%, quasi il doppio dell’in-

Il dibattito di Raffaella Polato

31 Mila euro Il Prodotto interno lordo (31.400 per la precisione) per abitante nel Nord-Est nel 2013. Al 2° posto dopo il Nord-Ovest

DALLA NOSTRA INVIATA

Complicato, parlare di Europa ed euro nel Nord-Est. Complicato perché questa è una terra a imprenditoria diffusa che in materia è combattuta: tra la razionalità, che allarga al continente i confini del proprio mercato domestico; e la «pancia», che finisce regolarmente tentata da chi di quello stesso continente brucerebbe per prima cosa la moneta e dopo, via via, tutto il resto. È dunque anche per questo che il Festival Città Impresa chiude la tre giorni vicentina così, provando a sfidare qualche altro tabù. Ci VICENZA

Acqua: +95,8% in dieci anni Aumenti record rispetto all’Ue flazione. Per non parlare dei rifiuti solidi urbani. In dieci anni la tassa è cresciuta in media del 61,9%: il triplo rispetto all’inflazione e più del doppio dell’area dell’euro. Ed è un confronto che dice tutto a proposito della strada che abbiamo imboccato. Nei cinque anni del federalismo made in Italy, spiega ancora la Confartigianato, le tariffe dei servizi pubblici non energe-

tici (acqua, trasporti e rifiuti) sono aumentate del 25,9%, contro il 13,3% nel complesso dei Paesi a moneta unica. Di cui facciamo parte anche noi, contribuendo così ad alzare decisamente la media dei costi. Ma non quella della qualità. La pulizia delle città, per esempio. L’indagine dell’eurobarometro sui livelli di soddisfazione degli abitanti di 83 città

563 Euro Il costo della bolletta idrica nel 2014 a Firenze. Ogni famiglia ha speso in media 355 euro per l’acqua

dei 28 Paesi dell’Unione più Turchia, Islanda, Norvegia e Svizzera ha dato risultati sconcertanti. Quasi tutti i centri italiani presi in esame sono nelle parti basse della classifica: Bologna occupa la casella numero 46, Torino la 55, Roma è al posto 78, Napoli all’80 e Palermo addirittura all’82. Ci consola soltanto il dodicesimo posto di Verona: ma è una consolazione piuttosto ma-

I dati Il confronto e la variazione dei prezzi (considerato 2005 = 100) *Area euro a 18 Stati FORNITURA DELL’ACQUA Variazione percentuale in 5 anni

Italia Area euro* Differenza

Variazione percentuale in 10 anni

46,7 16 30,7

Italia Area euro* Differenza

95,8 34,9 60,9

TRASPORTO CIVILE SU STRADA Variazione percentuale in 10 anni

Variazione percentuale in 5 anni

Italia Area euro* Differenza

Italia Area euro* Differenza

16,2 12,8 3,4

33,3 32,4 0,9

RACCOLTA DEI RIFIUTI Variazione percentuale in 10 anni

Variazione percentuale in 5 anni

Italia Area euro* Differenza

Italia Area euro* Differenza

24,2 10,5 13,7

61,9 30,4 31,5

QUANTO COSTA PULIRE LE STRADE ALL’ANNO

IL RAPPORTO

18 MILIARDI

In euro per abitante, prime cinque regioni

Variazione percentuale in 10 anni in Italia

I trasferimenti pubblici verso le partecipate locali

Lazio

46,3

Puglia

29,6

Acqua, rifiuti e trasporti

Sicilia

28

Liguria

24,8

Valle d’Aosta

23

Inflazione

61,5

2 miliardi copertura perdite

40,4

3 miliardi «altri trasferimenti»

DI EURO

13 miliardi contratti di servizio

21,1

Differenza

Fonti: Ufficio studi Confartigianato Imprese

Corriere della Sera

gra. Esiti non migliori arrivano da un’altra indagine, quella che riguarda la soddisfazione dei cittadini per i trasporti pubblici. Fra i 28 Paesi dell’Unione siamo terzultimi, con il 53% di giudizi positivi, davanti soltanto a Cipro (49%) e Malta (31%). Fuor di dubbio che la causa di costi e inefficienza abbia a che vedere con un numero abnorme di società partecipate locali. Le amministrazioni locali hanno in portafoglio 35.311 partecipazioni in 7.721 imprese. Lo studio ricorda che 3.035 di queste società hanno meno di sei dipendenti. Le dimensioni medie sono molto ridotte: il 62% ha un fatturato inferiore a 10 milioni, rappresentando appena il 7% della produzione totale. I costi di amministrazione sono quindi elevatissimi, con 37 mila cariche sociali distribuite su 26.500 persone. L’ex commissario straordinario alla spending review li aveva calcolati in 450 milioni. Lo stesso Carlo Cottarelli aveva delineato un percorso che avrebbe dovuto portare il numero di queste partecipazioni da circa 8 mila a non più di mille. La legge di Stabilità del 2015 ha ora fissato il principio che entro il 31 marzo gli enti locali debbano fare un piano di razionalizzazione. Staremo a vedere. «Alle imprese pubbliche locali è necessaria e con urgenza una robusta iniezione di efficienza. Ne va della qualità dei servizi e della convenienza di prezzi e tariffe. Le regole di una sana gestione imprenditoriale non possono valere solo per i privati», dice il presidente della Confartigianato Giorgio Merletti. Con un riferimento neppure troppo velato al problema della concorrenza. La sua associazione sottolinea che nei settori dei servizi pubblici, gli affidamenti con gara sono appena 269 su 13.134: il 2%, contro il 52,6% di assegnazioni dirette a società in house o imprese miste. Enorme il giro d’affari. Tredici miliardi è il costo dei servizi, a cui vanno aggiunti tre miliardi per trasferimenti correnti e in conto capitale oltre a un paio di miliardi per coprire le immancabili perdite. Totale: 18 miliardi. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA

«La ripresa? C’è, ma servono riforme»

Tre giorni di lavori a Vicenza. Bini Smaghi: contesto favorevole, vietato rallentare riesce, se è vero che nella doppia intervista a Lorenzo Bini Smaghi (presidente designato di Société Générale) e Ferruccio de Bortoli (direttore del Corriere), i consensi più forti scattano alla seguente analisi: «Quest’Europa ha avuto grandissimi meriti. Ci ha dato la pace, un secolo senza guerre. Quello che

Nord-Est e imprese Al Festival Città Impresa gli applausi per Delrio quando parla del Jobs act

vedo oggi sono però politici preoccupati solo di non perdere voti a casa loro. Vedo l’assenza di grandi leader, salvo forse Angela Merkel. Ed è pericoloso per la democrazia». Lo dice de Bortoli. Bini Smaghi concorda. La platea del teatro Olimpico, gremita, sottolinea con l’applauso. Che qui arriva su una questione di principio, ma non è diverso dall’attenzione riservata poco prima all’analisi più strettamente economica su «noi e l’Europa», «noi e l’euro». Questa è terra ricca, nonostante i sette anni di crisi. Le ferite, a volte profonde, ci sono però anche qui. Proprio perciò

Chi è

Lorenzo Bini Smaghi, 58 anni, ex membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea. È stato designato presidente di Société Générale

sembra quasi di sentirlo, ora, il collettivo respiro di sollievo: chiedi, e non c’è chi non risponda che «sì, dai, i segnali di ripresa finalmente ci sono». In mattinata, a Graziano Delrio hanno anche riconosciuto i meriti del governo: il Jobs act qui lo aspettavano da vent’anni almeno, per cui certo che lo applaudono, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, quando dice che «il numero degli occupati e la disponibilità delle aziende ad assumere confermano che abbiamo preso la direzione giusta». Adesso, nel pomeriggio, tocca però agli avvertimenti. Ricorda Bini Smaghi: «Petrolio,

cambi, tassi: è vero che il contesto internazionale è favorevole, non è vero che non fosse mai successo prima». Era accaduto nel 1999, con l’esordio dell’euro. E a metà degli Anni 80, con lo choc petrolifero. Bene. «Questo nostro Paese straordinario nelle emergenze ma altrettanto pronto a rilassarsi», come lo definisce de Bortoli, perse entrambe le occasioni. Corre lo stesso rischio oggi se, ripete Bini Smaghi, «rallentiamo sulle riforme». O sugli investimenti, anche privati: «Alzare i prezzi pensando solo ai profitti sarebbe un nuovo boomerang». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Vicenza, prove di dialogo tra governo e partite Iva | La nuvola del lavoro

26/03/15 08:42

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Vicenza, prove di dialogo tra governo e partite Iva 26 MARZO 2015 | di La Redazione

LAVORO

(+5)

Il tempo stimato per la lettura di questo post è di 5 minuto\i.

di Anna Soru

Sabato 21 marzo a Vicenza uno dei dibattiti organizzati nell’ambito del Festival Citta Impresa è stato dedicato al nuovo lavoro autonomo, ai freelance.

Dario Di Vico ha moderato la discussione fra tre rappresentanti di associazioni del lavoro autonomo professionale (Gaetano Stella per Confprofessioni, Andrea Dili per Alta Partecipazione e io per Acta) e Tommaso Nannicini e Tiziano Treu, in rappresentanza di

http://nuvola.corriere.it/2015/03/26/vicenza-prove-di-dialogo-tra-governo-e-partite-iva/

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Vicenza, prove di dialogo tra governo e partite Iva | La nuvola del lavoro

26/03/15 08:42

Governo e Istituzioni. E’ stato un confronto vivace, a botta e risposta, senza discorsi preconfezionati, aperto anche ad interventi del pubblico, folto e interessato.

Numerosi i temi trattati: aliquota contributiva della Gestione Separata, fisco, accesso ai fondi europei per i lavoratori autonomi, ammortizzatori sociali per i dipendenti di studi professionali, inadeguatezza delle pensioni contributive contributive. Dopo l’intervento in extremis con cui il Governo ha prorogato la situazione del 2014 a tutto il 2015, quali misure sono allo studio per agire in maniera più organica e strutturata su quest’area del lavoro trascurata da jobs Act e legge di stabilità? Tommaso Nannicini ha spiegato che il Governo sta lavorando sulla delega fiscale e dovrebbe mantenere in vita, con qualche ritocco, i due regimi attuali: quello “vecchio” (con aliquota molto bassa bassa) diretto a sostenere chi avvia un’attività, e quello nuovo, meno vantaggioso in termini di aliquota, ma aperto a tutti e con una soglia più elevata di quella attuale (pur non volendo “dare numeri”, ha accennato all’ipotesi di un innalzamento a 30.000 euro euro). Sono previste anche altre misure di alleggerimento fiscale, tra cui il riconoscimento delle spese di formazione (si spera senza alcun vincolo di certificazione della formazione) e forse ci sono margini per rivedere più in generale il sistema delle detrazioni e deduzioni, per eliminare alcune differenze con il lavoro dipendente (omogeneizzare la “no tax area” ) e prendere atto che gli investimenti e le spese del nuovo lavoro autonomo non sono quelli contemplati in uno schema che è rimasto modellato sull’impresa manifatturiera.

Anche sul fronte welfare potrebbe esserci qualche novità nel breve periodo, in particolare sulla malattia (indennità più consistenti e sospensione dei versamenti INPS), forse con un piccolo rialzo della contribuzione per assistenza, e sulla maternità (oltre all’eliminazione dell’obbligo di astensione per le mamme, ci saranno i congedi parentali per i papà?)

Per quanto riguarda la contribuzione pensionistica si è parlato di una possibile convergenza su un’aliquota del 25-26% 25-26%, ma questo non è un tema che sarà affrontato nel breve periodo. Speriamo di non dover ricorrere alla solita mobilitazione di fine anno. Infine, decisamente non all’ordine del giorno il tema delle pensioni contributive, che interessa nell’immediato gli iscritti alla Gestione Separata INPS e in prospettiva tutti. Treu ha ricordato l’esperienza svedese svedese. La Svezia, che ha introdotto il sistema contributivo subito dopo l’Italia, per assicurare una pensione adeguata anche ai “contributivi” è intervenuta su due fronti: la costruzione di una pensione base, aggiuntiva a quella maturata con la contribuzione, a carico della fiscalità generale, e un parziale opting out che permetta di affiancare alla pensione pubblica una pensione privata. Interventi di questo tipo tuttavia sono onerosi, molto onerosi… Insomma dal momento che mancano le risorse il problema è rinviat rinviato, anche perché non c’è una pressione dell’opinione pubblica. Sino a quando? L’incontro si è chiuso con la proposta di Di Vico di organizzare un nuovo confronto tra 3 mesi, in cui verificare lo stato di avanzamento dei lavori.

http://nuvola.corriere.it/2015/03/26/vicenza-prove-di-dialogo-tra-governo-e-partite-iva/

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MERCOLEDĂŒ 11 MARZO 2015 - ANNO XIV - N. 59

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it

Il volume

Lo spettacolo

ÂŤUomini e libriÂť Andreose, una vita con gli scrittori

Torna il Karaoke Sul palco si canta con Pintus

a pagina 17 Visentin

LE ALTRE EDIZIONI: Venezia-Mestre, Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Corriere di Verona

Valdastico, due modelli

Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente

Teatro

ÂŤPsycho killerÂť La cronaca nera diventa narrazione

a pagina 18 Verni

a pagina 19 Boccaletto

VICENZA E BASSANO

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corrieredelveneto.it

Atto finale La nota dopo una giornata tra voci e smentite. Zaia: ÂŤFinite le beghe. Ora si volta paginaÂť

IL NORD E IL SUD DI UN’AUTOSTRADA

Salvini: ÂŤTosi fuori dalla LegaÂť

di Corrado Poli

Il leader: ÂŤHo provato a mediare ricevendo solo noÂť. Il sindaco: ÂŤMatteo come CainoÂť

T

ra qualche giorno sarĂ aperto il penultimo tratto dell’autostrada A31 Sud che collega Vicenza a Rovigo. Per il completamento, sei chilometri, se ne parla a maggio. Come sempre negli ultimi trent’anni, s’è molto discusso sulla sua opportunitĂ e sugli impatti paesaggistici e ambientali che provoca. Il ritardo nel completamento è dovuto anche a un’inchiesta dell’Antimafia per presunti interramenti di rifiuti tossici nel sedime stradale. Chiunque percorra l’intera autostrada nota la radicale diversitĂ nel disegno del tratto Nord rispetto al nuovo. Alcune differenze dipendono dalle normative vigenti quando furono progettate; altre vogliamo pensare che siano solo scelte estetiche. A Nord s’è optato – con buoni risultati – di mitigare gli impatti visivi, mimetizzando caselli e ponti, nascondendo parte del tracciato in trincee e usando aree verdi di transizione. A Sud, invece, sembra che i progettisti abbiano voluto realizzare un manufatto il piĂš evidente possibile, separandolo dal contesto naturale e insediativo. I ponti ÂŤstrallatiÂť, cioè con piloni e cavi sviluppati in altezza, visibili a chilometri di distanza, non rispondono a imprescindibili esigenze tecniche considerata la modestia dei tratti da superare. I caselli – sempre piĂš superflui grazie ai Telepass o alla Vignette – sono costruzioni evidentissime sul territorio ed estranee all’architettura locale. Anche in localitĂ minori sono state realizzate ben quattro stazioni e relativi svincoli (due in entrata e due in uscita) con quattro barriere, grandi tettoie e soprattutto con quattro torri circolari ben evidenti in territori poco costruiti dove l’agricoltura resta un’attivitĂ importante. Per non parlare della profusione di acciaio, di illuminazione e dell’evidenza dei sovrappassi anch’essi disegnati senza attenzione a un inserimento morbido nel paesaggio. Sui gusti non si discute, ma cosa s’è voluto comunicare con questa dimostrazione di materialitĂ e di forza artificiale? PerchĂŠ non s’è preferito un disegno a minore impatto visuale? Oggi, in Italia e in genere in occidente, le autostrade sono considerate delle necessitĂ piĂš che immagini del progresso. Viene da pensare che la scelta dei progettisti e degli amministratori dell’A31 si colleghi alla vecchia idea che lo sviluppo delle costruzioni e dell’industria rappresenti tuttora il futuro. E di questo vadano orgogliosi nonostante la crisi stia facendo chiudere molte industrie e comparti obsoleti che s’erano insediati nel basso Veneto grazie agli incentivi nazionali ed europei. Allo stesso tempo, queste aree, un tempo tra le piĂš povere d’Italia, conoscono oggi un relativo benessere grazie ad alcune attivitĂ competitive in sviluppo. L’architettura dell’A31 Sud rispecchia indubbiamente una specifica cultura: siamo sicuri che sia quella piĂš adatta ai tempi correnti? Š RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso La scommessa di un gruppo di imprenditori e di Coldiretti

La nota arriva in serata dopo una giornata convulsa tra voci e smentite. Nel pomeriggio da via Bellerio, poche ore dopo la scadenza dell’ultimatum, arriva la comunicazione che Flavio Tosi ÂŤnon è stato espulsoÂť. Poi in serata, dopo la trasmissione tv Otto e mezzo in cui il segretario veneto ha dato la sua versione dello strappo, il leader ha mandato una nota: ÂŤTosi è fuori dalla LegaÂť. alle pagine 2 e 3 Bonet, Corazza VENEZIA

COSTI DELLA POLITICA

Spese dei gruppi Anche il 2014 nel mirino della Corte dei conti

D Il Veneto riapre le filande: rinasce una via della seta Hanno importato bozzoli dal Sud Italia e hanno lanciato la scommessa sul mercato: aprire delle filande come giĂ accadeva in Veneto mezzo secolo fa. Ăˆ il progetto di alcuni imprenditori in collaborazione con la Coldiretti. a pagina 7 Priante

opo i rendiconti del 2012 e quelli del 2013, nel mirino della Corte dei conti finiscono ora anche quelli relativi alle spese sostenute dai gruppi nel 2014. Una richiesta di chiarimenti a tempo di record, quella planata lunedÏ sera a Palazzo Ferro Fini: i plichi con i contratti, le fatture e gli scontrini sono infatti stati depositati solo il 25 febbraio e la delibera della Corte è datata 5 marzo. a pagina 5 IL VOTO SUL BILANCIO

NEL VERONESE

Parroco difende la moschea: i fedeli l’attaccano

I

n un paesino nel Veronese il parroco, durante l’omelia domenicale, ha difeso l’apertura di una moschea. Iniziativa che ha scatenato polemiche e attacchi nei confronti del sacerdote. Che si difende: Chi mi critica si rilegga il Vangelo. a pagina 9 Presazzi

Fusione Bpvi-Veneto Banca, sindacati cauti sull’ipotesi

I

presidenti di Bpvi e Veneto Banca, Gianni Zonin e Francesco Favotto, riaprono il dialogo e fanno intravvedere il possibile ritorno di un piano per la fusione, a valle della trasformazione parallela delle due popolari in spa. Il tema resta sempre il credito in calo alle imprese servite da entrambe le banche e le sovrapposizioni di filiali, con i relativi pesanti esuberi. a pagina 15 Nicoletti

LA RASSEGNA

Dalla Borsa al Jobs Act Festival CittĂ Impresa, le idee per ripartire a pagina 15 Todescan

Anziana salvata nella casa in fiamme Torri, la donna voleva spegnere il fuoco da sola ma è caduta. Aiutata da un passante Ha visto le fiamme in casa e ha cercato di spegnerle da sola. Ma il caldo e il fumo l’hanno fatta cadere e poi urlare fino a svenire. A salvarla è stata un contadino che passava nei pressi dell’abitazione di Angela Spiller, 78 anni, a Torri di Quartesolo. Ora l’anziana, che vive con un figlio, è ricoverata in ospedale. L’incendio sarebbe scaturito da un corto circuito partito da un vecchio frigorifero. A spegnere le fiamme che in breve hanno avvolto la stanza sono stati i vigili del fuoco. a pagina 13 Alba TORRI

NEL TREVIGIANO

SENZA PATENTE SI LANCIA IN AUTO DUE FERITI GRAVI

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Distrutta L’auto dopo lo schianto

na bravata pagata a caro prezzo quella compiuta la scorsa notte da un diciottenne trevigiano di Mareno che senza patente si è messo alla guida dell’auto del padrino. Seduto al suo fianco l’amico sedicenne. Alla prima curva lo schianto: il minorenne è gravissimo. a pagina 9 Beltrame

Fuochi elettorali Bilancio fermo Consiglio in stallo

L

e tensioni tra Zaia e Tosi, le frantumazioni interne alla maggioranza di centrodestra e le alleanze per le prossime elezioni regionali hanno tenuto banco per tutta la giornata di consiglio. E il bilancio? Ăˆ stato giusto presentato dai relatori, poi il dibattito è andato a parare su argomenti completamente diversi. a pagina 5 Antonini


15

Corriere del Veneto Mercoledì 11 Marzo 2015

VI

Economia

Credito ed esuberi, sindacati cauti sulla fusione Veneto Banca-Bpvi

Aeroporti

Catullo in rosso ma senza debiti Arena: «Pronti per il rilancio»

Montebelluna manda avanti il piano industriale, dopo il dialogo riaperto VENEZIA Veneto Banca avanza su

piano industriale e bilancio. Banca popolare di Vicenza avvia il confronto sulla trasformazione in spa. Popolari venete al lavoro, ieri, sullo sfondo della riapertura del dialogo tra Vicenza e Montebelluna. Dialogo riaperto dopo le dichiarazioni di sabato del presidente di Banca popolare di Vicenza, Gianni Zonin, riapertura poi confermata dal presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto. A far saltare il muro contro muro, la necessità di confrontarsi sul decreto di trasformazione delle popolari in spa e sui relativi piani. Dialogo accelerato poi dalla scelta parallela delle due popolari di trasformarsi subito in spa, sfruttando i due anni di tetto azionario al 5%. Già a giugno, a Vicenza, come ha confermato sabato Zonin, secondo un piano che sarà svelato entro due settimane. Ma anche a Montebelluna si punta ad informare i soci sulla conversione nell’assemblea del 18 aprile, puntando ad un’assemblea straordinaria, se tutto fila liscio, già il mese successivo. Cosa che permetterebbe, in attesa del passaggio a spa, di sospendere la delicata valutazione dell’azione e di risolvere il nodo del rinnovo dei 4 consiglieri in scadenza con una loro conferma, in attesa del nuovo cda della spa. Ma è chiaro che la riapertura del dialogo e il procedere su binari paralleli potrebbe da un certo punto in avanti aprire il dialogo vero sulla fusione. Cosa ancora al di là da venire, per ora, da quel che risulta. Intanto a Montebelluna avanza la discussione sul piano industriale, che dovrebbe esser approvato il 24 marzo. E si attende l’approvazione del bilancio 2014. Qui un rischio - dopo il precedente di Vicenza, che aveva dovuto far salire la svalutazione degli avviamenti, tra i numeri preliminari e quelli de-

La rassegna

Con l’ambizione di mettere in fila le «Idee per la ripresa», il Festival Città Impresa sbarca quest’anno a Vicenza da venerdì 20 a domenica 22 marzo. Qualche spunto per il rilancio economico emerge già dai titoli degli eventi: la proposta di puntare sulla quotazione in Borsa per le più solide medie imprese del Nordest stringendo un’alleanza con il mondo finanziario, la riforma del lavoro creata con il Jobs act come motore per una nuova occupazione specie giovanile, lo sfruttamento dei brevetti come forma di export immateriale alla portata del tessuto di micro imprese che sanno innovare. Promosso da Post Editori, Fondazione Cuoa e Fondazione Corriere della Sera con numerosi partner del territorio, per l’ottava edizione l’evento si sposta da Schio al capoluogo berico puntando a «mettere in reVICENZA

finitivi, dal 25% al 65%, da 230 a 370 milioni, con le perdite di bilancio lievitate da 497 a 758 milioni - è che il conto della svalutazione dei conti preliminari dell’11 febbraio, per 390 milioni, il 41% del valore non sia sufficiente, e che l’operazio-

ne vada rafforzata. Con effetti ovviamente sui 650 milioni di euro di perdita. Fin qui i fatti. Che si muovono sulla prospettiva riaperta di un’operazione Vicenza-Montebelluna. Che parte dalle stesse valutazioni che l’avevano bloc-

Fine di un’epoca

A Montebelluna

A Vicenza

Un’assemblea di Veneto Banca: si terrà quest’anno il 18 aprile. Ma subito dopo la popolare punta ad un’assemblea straordinaria per la trasformazione in spa

L’assemblea di Banca popolare di Vicenza. Quest’anno si terrà l’11 aprile; ma anche qui l’obiettivo è una convocazione bis per trasformarsi in spa già a giugno

Telecomunicazioni

Schneck presidente di Infracom Albini è l’amministratore delegato VERONA È Attilio Schneck il

nuovo presidente di Infracom Italia. A nominare il presidente di A4 holding anche a capo dell’azienda controllata che si occupa di servizi informatici è stato il nuovo cda. Come amministratore delegato, invece, il cda ha scelto Giancarlo Albini, cioè proprio il presidente uscente di Infracom. Ieri, l’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2014 che attesta ricavi in crescita del 2%, rispetto all’anno precedente, e pari a 97,3 milioni di euro, con un

Ebitda di 23,7 milioni che fa segnare una aumento del 5%. Anche gli ordinativi sono in crescita: 94,1 milioni, in un aumento dell’8%. Rimane negativo l’Ebit per 529mila euro, anche se in netto calo rispetto ai 13,7 milioni del 2012, mentre la perdita d’esercizio complessiva si attesta a 2,9 milioni rispetto ai 4,6 del 2013. Confermati, infine, 15 milioni di investimenti, la stessa somma stanziata l’anno scorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA

cata lo scorso anno: le imprese, affidate da entrambe le banche, che rischiano una riduzione del credito; e le pesanti sovrapposizioni di filiali e di due sedi centrali ad una distanza di 50 chilometri (700 i dipendenti solo a Veneto Banca). Solo in Veneto, Banca popolare di Vicenza ha 272 sportelli, Veneto Banca 174. A confrontare le reti, saltano fuori 62 filiali in sovrapposizione nei Comuni periferici. Senza contare quelle nei centri principali. Per dire: solo a Castelfranco Veneto Vicenza schiera 5 filiali, Montebelluna 3; a Mestre il confronto è di 2 a 3, a Padova di sei per parte, a Treviso 4 per Bpvi e 6 per Veneto Banca, a Vicenza 17 sportelli per Bpvi e 3 per Veneto Banca, a Verona Bpvi ha 6 filiali e Veneto Banca 7. Tenendosi stretti, si arriva ad almeno a 90 filiali in sovrapposizione. Certo sull’altro piatto della bilancia vanno tenuti in conto gli elementi a favore: le basi sociali in buona parte sovrapposte e il vantaggio di limitare, sui prezzi delle azioni, i contraccolpi rispetto ad operazioni con banche quotate. In più una fusione salverebbe la testa in Veneto di una banca di rilievo, più difficilmente scalabile. In questo quadro, i sindacati frenano sulla fusione. Ma sono cauti, viste anche le altre variabili in gioco. «L’operazione non è favorevole per il personale - dice Luca Ongaro, coordinatore Fisac Cgil in Veneto Banca -. Poi non si può più ragionare per campanili e si tratta di vedere se l’operazione viene gestita con un piano industriale».«Meglio fusioni piuttosto di banche o fondi stranieri - dice Giuliano Xausa, coordinatore Fabi in Bpvi -. Con Veneto Banca ci sarebbero uniformità di clientela e soci; ma resterebbero preoccupazioni su credito, esuberi e sovrapposizioni». Federico Nicoletti

Presidenti

Gianni Zonin (in alto) e Francesco Favotto, presidenti di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca: hanno riaperto il dialogo tra le due popolari intorno al decreto del governo ella trasformazione in spa, facendo intravvedere in prospettiva una fusione

Il Catullo chiude il bilancio 2014 con un aumento delle perdite ma si libera del fardello storico del debito: «Mai successo negli ultimi dieci anni», sottolinea il presidente Paolo Arena. Il cda ha approvato ieri i primi conti della nuova epoca Save. Che sale al 40,3%, avvicinandosi al nocciolo dei soci pubblici di Aerogest (47%). Presidente, si sta compiendo la conquista del controllo del gruppo di Enrico Marchi? «Si è compiuta solo un’operazione di acquisto delle partecipazioni del Banco Popolare, della Camera di commercio di Brescia e della Provincia di Mantova, tutti soci che hanno scelto il diritto di recesso in seguito all’integrazione con Save. E il nuovo azionista ha esercitato il diritto a rilevarle. Ma non ci saranno ulteriori passi a breve: gli accordi sottoscritti fissano per i prossimi 5 anni una differenza di almeno cinque punti a favore di Aerogest nel confronto con le quote con Save». Come commenta i numeri del bilancio? «Interessanti: se si guarda oltre l’ultima riga che vede il risultato consolidato negativo, scopriamo fondamentali in miglioramento. Mi riferisco alla redditività (Ebitda in crescita del 27% a 8,2 milioni), al fatturato (36,8 milioni, +9% rispetto al 2013) e soprattutto al debito, che abbiamo azzerato. Anzi, la società ora mostra una posizione finanziaria netta positiva per 10,3 milioni». Questo è un effetto dell’aumento di capitale. «Certo. Ma li facevamo anche negli anni precedenti, e l’indebitamento non calava». C’è poi, però, questo sensibile peggioramento del risultato netto: -8,8 milioni contro i -3,2 dell’anno precedente. «Oggi la società è liquida e ben patrimonializzata. Questo è ciò che conta per farla ripartire». Ma l’utile si potrà rivedere nel 2015? «Per quanto riguarda la business unit Catullo, senz’altro. Resta la vicenda Montichiari, il cui rilancio dipende dall’intesa che stiamo cercando di finalizzare con Sacbo di Bergamo». Con molto ottimismo si era parlato di un accordo entro i primi mesi dell’anno... «La volontà di entrambi è di fare il più velocemente possibile. Ma in queste cose subentrano problemi che richiedono tempi tecnici». A giugno c’è la sentenza del Consiglio di Stato sulla concessione di Montichiari. «Credo che lo sforzo sia di arrivare in tempo utile per quella scadenza». E il piano industriale? Marchi ha parlato di 70 milioni di investimenti. «Il management sta lavorando per aggiornare il business plan da sottoporre ai soci. Presto si potrà avere un quadro completo di obiettivi di bilancio e risorse finanziarie». Claudio Trabona VERONA

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Dalla Borsa al Jobs act: Città Impresa ecco le idee per ripartire del Festival lazione le forze del territorio delle Venezie e le elite nazionali», come spiega Dario Di Vico, editorialista ed inviato del Corriere della Sera e direttore del Festival, affiancato dall’economista Stefano Micelli nel ruolo di direttore scientifico. Non casuale la scelta di Vicenza: «Un SAVE S.p.A. ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE (D.Lgs. n. 163/2006) La società SAVE S.p.A. con sede in Viale Galileo Galilei, 30/1, Tessera Venezia, rende noto l’esito della seguente gara: Appalto per la realizzazione della Nuova Centrale di Trigenerazione e relativa manutenzione. CIG 588505228B - C.d.P. 6.18nc. Importo di aggiudicazione € 20.178.467,12 IVA esclusa. Criteri di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Numero di offerte ricevute: 7. Appalto aggiudicato in data 24.12.2014 all’Associazione Temporanea di Imprese Siram S.p.A. (capogruppo), E.MA.PRI.CE. S.p.A. (mandante) Indirizzo postale: Via Bisceglie, 95 Milano. L’Amministratore Delegato Paolo Simioni

omaggio – dice Di Vico - al modello di welfare aziendale di cui fu pioniere Alessandro Rossi cento anni prima di Adriano Olivetti. Una tradizione in passato snobisticamente bollata come paternalista, e che oggi invece andrebbe recuperata». A Rossi è dedicato un convegno nella giornata inaugurale (ore 15) alla Fondazione Zoé. Poche ore prima, alle 10, al Cuoa di Altavilla Vicentina sarà presentato uno studio su «Le quotabili delle Venezie. Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere». «C’è una pattuglia di aziende che avrebbero le carte in regola, se volessero, per quotarsi andando a caccia di risparmi sul mercato – dice Di Vico - Dopo sei anni di crisi abbiamo studiato alcune decine di imprese del Nordest che potrebbero sfruttare le opportunità del mercato azionario, considerando che il risparmio

Dario Di VIco e Stefano Micelli, alla guida dell’edizione 2015 del Festival Città Impresa

in Italia non è crollato, è solo bloccato dalla paura dei risparmiatori». La strada è quella tracciata dal colosso della moda accessibile veneto Ovs, guidato da Stefano Beraldo, che ha debuttato a Piazza Affari il 2 marzo. Ne discuteranno il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato, Luca Peyrano di Borsa Italiana, e Giovanni Tamburi, ad della banca d’affari Tip. Accanto a loro le testimonianze di Alberto Baban, presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria, l’ad di Fila Massimo Candela, il presidente di Benetton Group Gianni Mion e Paolo Gubitta, docente di organizzazione aziendale all’Università di Padova e al Cuoa. I dati sull’aumento delle assunzioni in Veneto, che sarebbero state favorite dal Jobs Act e dagli sgravi fiscali approvati dal governo, offrono lo spunto per

Dove l La rassegna Trentadue eventi e cento ospiti: il Festival Città Impresa si svolge fra il Teatro Olimpico, Palazzo Bonin Longare, la Fondazione Zoé e la libreria Galla, in centro a Vicenza, e al Cuoa di Altavilla.

il dibattito «Il Jobs Act comincia dalle Venezie?», con il vicepresidente di Confindustria Stefano Dolcetta, il presidente vicentino Giuseppe Zigliotto, la segretaria della Cisl Annamaria Furlan e il senatore Pd Pietro Ichino (venerdì 20 marzo, ore 18, palazzo Bonin Longare). Un altro spunto è quello che traccia una strada alternativa all’export tradizionale «fisico» attuato dalle imprese, quella del licensing, la cessione di brevetti all’estero. Se ne parla in «Investire in proprietà intellettuale» (alle 16.30 di sabato 21 marzo al Teatro Olimpico), dove sarà esaminato il caso studio del padovano Gruppo MarmoArredo, che recentemente ha guadagnato dal trasferire a una ditta neozelandese la licenza e il know how di una particolare lavorazione, evitando costi e rischi dell’invio del prodotto finito. A proposito di capitale immateriale e lavoro intellettuale, una tavola rotonda sul nuovo lavoro autonomo delle Partite Iva e dei freelance è in programma sabato 21 marzo, alle 16.30, alla Fondazione Zoé. Giulio Todescan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Città Impresa

Lunedì, 16 Marzo 2015

IL FESTIVAL DELLO SVILUPPO

Dal 20 al 22 marzo a Vicenza si riflette sulla crisi economica e sul futuro che ci attende Competitività e innovazione per rilanciare il Paese

di Andrea Priante

32 R Sono gli appuntamenti in programma a Vicenza per il Festival Città Impresa. Calendario completo su www.festival cittaimpresa.it

iflettere sulla ripresa. Su quali strade percorrere per far finalmente ripartire la nostra economia, sul futuro dell’imprenditoria e su come i cambiamenti che ci attendono si ripercuoteranno nella società. Una tre giorni di confronto che trasformerà il Veneto, e Vicenza come cuore della manifattura «evoluta» del Nordest, nella capitale delle idee. È il Festival Città Impresa in programma da venerdì 20 a domenica 22 marzo nei luoghi più prestigiosi della città berica, tra monumenti palladiani e palazzi storici. A confrontarsi con il territorio, sarà l’élite del mondo industriale, politico, finanziario e alcuni dei più importanti giornalisti italiani: tutti insieme per ragionare su come indirizzare, anche dal punto di vista produttivo e sul fronte degli investimenti, gli anni a venire.

Idee per la ripresa Questa ottava edizione del Festival organizzato da VeneziePost (in collaborazione con Fondazione Cuoa, Comune di Vicenza e Fondazione Corriere della Sera) vede come presidente del Comitato Scientifico Stefano Micelli, direttore di Fondazione Nord Est, e avrà come filo conduttore proprio le «idee per la ripresa», una riflessione che toccherà tutti gli aspetti fondamentali a garantire il rilancio della produttività e lo sviluppo - economico ma anche sociale - del Paese. «La manifestazione arriva in un momento estremamente interessante in cui si notano i primi segnali di rilancio dell’economia ma non si è ancora delineata con assoluta certezza una tendenza», spiega Dario Di Vico, giornalista, scrittore, inviato del Corriere della Sera, al quale è stata affidata la direzione dell’intero evento. Molto di ciò che ci attende dipenderà da fattori macroeconomici (petrolio, interventi della Bce e dal rapporto dollaro-euro) ma occorre andare oltre, viste le molte variabili - industriali, ma anche psicologiche - con le quali occorre fare i conti per capire come «fare» la ripresa economica, ma anche dove essa ci porterà. «Ci vuole un’azione dal basso che sappia sfruttare appieno quei fattori che ci sono favorevoli», incalza Di Vico. Da questi presupposti si svilupperanno i dibattiti che vedranno la partecipazione - tra gli alSupplemento al Vicenza e Bassano Direttore responsabile: Alessandro Russello Vicedirettore: Massimo Mamoli Caporedattore: Alessandro Baschieri Vicecaporedattori: Claudia Fornasier e Alessandro Zangrando

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Il Festival Al giornalista Dario Di Vico è stata assegnata la direzione del Festival Città Impresa

tri - del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, del direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli e del presidente Snam Lorenzo Bini Smaghi. Trentadue gli appuntamenti in calendario, che affronteranno tutti i temi chiave per interpretare le traiettorie di sviluppo e le grandi trasformazioni che sono già in atto. Dal Jobs Act al Made in Italy, dalle occasioni che si spalancano con l’Expo al crowdfunding, fino al ruolo che, nella ripresa, devono giocare i giovani. Senza tralasciare le caratteristiche dell’imprenditoria del Nordest, le aziende quotabili delle Venezie, l’importanza che ancora rivestono le partite Iva e i valori su cui si fonda l’industria veneta. Il rilancio del territorio parte da qui. «Il Festival sarà anche l’occasione per chiederci quale ruolo possa avere la società nel favorire la rinascita della nostra economia», anticipa Di Vico. «Viste le caratteristiche della crisi, che è stata così lunga e devastante, solo una mobilitazione dell’intero tessuto sociale può determinare una vera ripartenza». Anche perché non sappiamo quale sarà l’economia del dopo-crisi. «Probabilmente avrà caratteristiche molto diverse rispetto al passato: gli esperti dicono che i cicli produttivi lunghi tenderanno a sparire. E, per capire che hanno ragione, basta osservare quanto accaduto all’Electro-

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lux: dopo la chiusura della vertenza ora c’è addirittura la necessità di fare straordinari, alternando quindi due tendenze completamente opposte». Festival Città Impresa vuole anche lanciare un messaggio ben preciso: non sono soltanto gli «addetti ai lavori» a doversi interrogare su quali siano le migliori strategie per salire finalmente sul treno della ripresa. Perché la crisi economica ha segnato profondamente gli italiani, mutandone gli stili di vita e il modo di ragionare, dando vita a fenomeni nuovi ma subito entrati nella nostra quotidianità, come il car sharing e quindi la disponibilità a condividere gli strumenti di servizio e di lavoro. «Le aziende italiane devono tenere conto di tutti questi cambiamenti – conclude Dario Di Vico – perché gli italiani ora sono più attenti alle loro spese, alternano prodotti a basso costo all’acquisto di beni di lusso, hanno una maggiore attenzione alla qualità del cibo, perfino lo stile nell’abbigliamento ha risentito della recessione. E poi, a condizionare tutto, c’è la paura del futuro: un tempo si accumulava per potersi permettere una nuova casa, l’automobile dei sogni o un viaggio; oggi si risparmia per il timore che i giorni bui possano tornare o, addirittura, non finire mai».

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Lunedì 16 Marzo 2015

Fuori dalla crisi

Novello (Adacta) «Vogliamo credere nelle persone e nel cambiamento»

«Essere ponti e facilitatori di relazioni, credere nelle persone e nella loro capacità di generare cambiamenti». È (anche) questa, la mission del Festival. Lo ribadisce Ilario Novella, partner Adacta, che affianca Città Impresa nell’obiettivo di diventare un luogo di incontro tra le culture riformiste dell’area nord-orientale dell’Italia. «La nostra è una partnership naturale e da “professional firm” che ha deciso di sfidare il mercato, anche con una nuova Spa dedicata

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all’advisory: non possiamo che essere accanto al territorio dal quale siamo partiti per dare il nostro contributo alla sua rinascita». Così nasce la sfida per il 2015 di Adacta: accompagnare la ripresa delle aziende ed essere un punto di riferimento nelle aree tax&legal e dell’advisory con competenze qualificate e servizi innovativi per sostenerne il loro sviluppo e dare il proprio contributo al rilancio dell’intero territorio. (m.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Jobs Act, made in Italy e la grande sfida dell’Expo Un viaggio (lungo 3 giorni) nel futuro che ci aspetta Si comincia venerdì 20 Trentadue incontri per gettare uno sguardo verso la rinascita economica Gli ospiti

Sono un centinaio le personalità del mondo della finanza, dell’imprenditoria e del giornalismo che si confronteranno a Vicenza, nell’ambito di Festival Città Impresa

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l «Festival Città Impresa» sceglie Vicenza come sede della sua ottava edizione. E decide di guardare al futuro, oltre il nero della crisi: «Idee per la ripresa» è il tema attorno a cui verteranno i trentadue incontri in settantadue ore fra venerdì 20 e domenica 22 marzo. Nella città berica si concentreranno cento ospiti, protagonisti dell’impresa, dell’innovazione e della politica. La rassegna, diretta dal giornalista del Corriere Dario Di Vico e promossa da VeneziePost, Fondazione Cuoa, città di Vicenza e Fondazione Corriere con numerosi partner del territorio, sarà un percorso con alcuni concetti ricorrenti: dalle vie innovative per uscire dal tunnel della crisi ai giovani e il lavoro, fino al destino dell’Europa e della sua moneta, l’euro. Si parte dal Cuoa, la business school di Altavilla Vicentina, subito con un tema caldo: i rapporti tra «economia reale» e mercati finanziari, spesso raccontati come realtà contrapposte. La tavola rotonda inaugurale, «Le quotabili delle Venezie. Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere», è venerdì alle ore 10, e si concluderà con l’intervista di Dario Di Vico a Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto. E se lo sguardo si dirige verso la ripresa, ecco che si resta sulla stretta attualità con «Il Jobs Act comincia dalle Vene-

Dal Cuoa all’Olimpico Gli appuntamenti in calendario si svolgeranno in diverse location: dalla sede del Cuoa ad Altavilla al Teatro Olimpico, dalla sede di Fondazione Zoé, a Palazzo Bonin Longare e alla libreria Galla (foto Martina Micalizzi)

zie?»: il senatore Pietro Ichino, il segretario nazionale della Cisl Annamaria Furlan, due esponenti di Confindustria come il vicepresidente nazionale Stefano Dolcetta e il presidente vicentino Giuseppe Zigliotto ragioneranno sulla riforma del lavoro che promette di far ripartire l’occupazione (venerdì ore 18, Palazzo Bonin Longare). Ma il Festival non dimentica i modelli del passato: al pioniere dell’industria vicentina Alessandro Rossi e alla sua «invenzione del welfare aziendale», è dedicato un approfondimento

alle 15 di venerdì, a Palazzo Bonin Longare. In serata, fra le colonne del Teatro Olimpico, ecco il «Futuro Italiano» immaginato dall’economista Stefano Micelli, direttore della Fondazione Nordest (e presidente del comitato scientifico del Festi-

I promotori Il Festival è promosso da VeneziePost, Cuoa, Fondazione Corriere e Città di Vicenza

val), con l’imprenditore del cashmere Brunello Cucinelli: venerdì alle 21. Non poteva mancare, in questo viaggio nella possibile ripresa italiana, un focus su «Partite Iva e freelance, il nuovo lavoro autonomo». Anna Soru di Acta, Andrea Dili di Alta Partecipazione e Gaetano Stella di Confprofessioni incontreranno l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu e il consigliere economico di Palazzo Chigi Tommasi Nannicini (sabato 21, ore 16.30, Fondazione Zoè). Al Teatro Olimpico è doppio

l’appuntamento per sabato. Alle 18 con Innocenzo Cipolletta, Alan Friedman e Corrado Passera per scoprire «l’Italia nel passaggio della Grande Crisi». Di seguito, dalle 21, con il presidente di Marsilio, Cesare De Michelis, il sociologo Ilvo Diamanti e il presidente di Rcs Libri Paolo Mieli per un talk dal titolo «Sette anni di crisi: come sono cambiati gli italiani, come è cambiata l’Italia». Per cambiare servono anche nuove forme di finanziamento. Una di queste è il crowdfunding che sarà raccontato domenica (ore 11, Fondazione Zoé) da Eva De Marco, fondatrice della app L’Orto in tasca, con Ivana Pais, docente di sociologia economica e Federico Nicoletti, del Corriere del Veneto. «La svolta buona sulla burocrazia... quando arriva?». Se lo chiederà, sul palco dell’Olimpico alle 11.30 di domenica, Gian Antonio Stella, firma del Corriere e autore del saggio «Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli». A rispondere sarà Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e autore di «Cambiando l’Italia. Rinnovare la politica, ritrovare la fiducia». Domenica, all’Olimpico, lo sguardo si allarga oltre i confini italiani. Su «L’Europa e l’Euro», alle 17, dialogano Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Snam, e Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere. Sull’evento internazionale per eccellenza, l’Expo milanese, verte l’evento di chiusura delle 21. Il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina dialogherà su: «Meno 39 giorni all’Expo. A che punto siamo?». E questo è solo un «assaggio» di quanto riserverà il Festival Città Impresa. Giulio Todescan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«In Borsa si cresce, ma i capitani d’industria scelgono la strada comoda» Tamburi all’incontro sulle quotabili. Baban: «Motivi antropologici: 3 imprese su 4 di proprietà di una famiglia»

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n Germania ci sono mille aziende quotate, in Francia 800, in Italia appena 350. Per essere la settima potenza industriale nel mondo c’è qualcosa che non funziona». Ne è convinto Giovanni Tamburi, presidente di Tamburi Investment Partners (Tip), merchant bank milanese che da decenni si occupa, fra l’altro, di analizzare le caratteristiche di quotabilità delle imprese nazionali. Tamburi, fra gli ospiti della giornata di apertura del Festival Città Impresa 2015, il prossimo 20 marzo, al Cuoa di Altavilla Vicentina, affronterà infatti il tema «Le quotabili delle Venezie. Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere» confrontandosi con relatori quali il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato, il presidente della Piccola industria di Confindustria, Alberto Baban e il presidente di Benetton Group, Gianni Mion.

«Nei salotti – sottolinea Tamburi – si sentono spesso capitani d’industria dichiarare il loro interesse alla Borsa ma poi, per qualche ragione, si scelgono strade più comode. È vero che i numeri a posto non bastano e che non è semplice acquisire un atteggiamento di assoluta assenza di segreti verso gli investitori». Sul fatto che la quotazione sia lo strumento migliore per chi voglia crescere attraverso la finanza ci sono pochi dubbi. «Se compagnie come Google, Facebook o Apple, che di certo non hanno bisogno di liquidità, decidono di andarci vuol dire che il sistema capitalistico mondiale di meglio non ha inventato». Ci può essere un periodo intermedio con un fondo di investimento ma «i fondi devono fare i traghettatori, spiegare cosa sono la trasparenza e la certificazione dei bilanci. Purtroppo a un certo punto devono uscire e a volte capita che lo facciano nel momento meno

Protagonisti Il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato e, sotto, Giovanni Tamburi amministratore delegato di Tip

opportuno per lo sviluppo della società. Tolgono capitali magari quando è massimo lo sforzo per la ricerca e lo sviluppo, per il marketing, per la comunicazione, tarpano le ali e nella storia italiana non mancano casi di processi che per questo sono stati distruttivi. Pagine Gialle, Saeco, Ferretti...» Tornando alla Borsa, adesso in Italia si respira un mood positivo. «Per la fine del 2015 penso che avremo contato una decina di matricole, l’ideale sarebbe almeno 15 l’anno. Credo che operazioni come Brunello Cucinelli o Moncler abbiano dimostrato come le società medie, andando in borsa, beneficino di una componente di marketing implicita nella quotazione stessa, la visibilità sui mercati cresce esponenzialmente. Non è necessario quotarsi in Italia ma se l’Italia è conosciuta nel mondo come un hub finanziario specie nei circuiti della moda e del design la piazza di Milano è fondamen-

tale. Per questo credo che Sergio Marchionne, oltre che negli Usa, farebbe bene a quotare la Ferrari alla Borsa Italiana». Se le italiane sono renitenti alla quotazione, è il punto di vista di Baban, questo lo si deve a una questione «socioculturale e antropologica. Il 75% delle imprese sono di proprietà di una famiglia ed il 70% di esse è gestito direttamente dai fondatori. Anche in Germania il 73% delle imprese sono familiari ma la gestione è affidata per il 70% a manager. Per noi, insomma, l’azienda è un ambiente familiare che, come tale, si fa fatica ad affidare a terzi». Ma lo scenario sta cambiando. «Non mi stupirei – pronostica – se nella seconda metà di questo decennio osservassimo una rapida inversione di tendenza. Con grande attenzione, tuttavia, perché già oggi il 38% della nostra borsa appartiene a capitali esteri». Gianni Favero © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Lunedì 16 Marzo 2015

Fuori dalla crisi

Speciali Supplemento al Corriere del Veneto

L’iniziativa

Borse di studio per i cento migliori studenti universitari

Cento borse di studio per studenti, dall’Italia e dal mondo. Il Festival Città Impresa tiene la barra dritta verso il futuro e accoglie a bordo anche i giovani. La rassegna di eventi, dibattiti e incontri promossa da Fondazione Corriere della Sera e VeneziePost, che si svolgerà in città dal 20 al 22 marzo, offre un’occasione unica al popolo dell’università: cento borse di studio saranno consegnate ad altrettanti studenti, i migliori selezionati negli atenei italiani e internazionali, e

daranno loro la possibilità di partecipare a tutti gli eventi del festival e incontrare i protagonisti. Inoltre, ai giovani spetterà la redazione del manifesto «Giovani e lavoro: che futuro si attendono?», che verrà elaborato durante il laboratorio curato da PeopleRise «Co-creiamo il futuro del lavoro» (sabato 21 marzo, ore 11.30, Fondazione Zoé).

G.M.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Rimanere in Italia, una scelta coraggiosa» A Città Impresa la scrittrice Silvia Avallone incontra i giovani. «Giusto andare all’estero, ma provo rabbia per chi è costretto a non tornare. Non ci sono certezze, oggi il lavoro serve inventarselo»

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resciuta tra fabbriche e bellezza, Silvia Avallone è una scrittrice di Biella che oggi, trentenne, vive a Bologna. Cinque anni fa, con il suo romanzo d’esordio «Acciaio», vinse il premio Campiello opera prima, il Flaiano, il Fregene, e si classificò seconda allo Strega. Un romanzo tradotto in 23 lingue (in Francia, con «D’Acier», ha vinto il Prix des lecteurs de L’Express 2011), dal quale è tratto il film omonimo, prodotto da Palomar. La sua ultima fatica «Marina Bellezza», pubblicata a fine 2013 ancora da Rizzoli, è già uscita in Germania, Francia, Belgio, Olanda, Norvegia e a primavera in Svezia. Sabato 21 marzo, a partire dalle 15, nella sede Odeo del Teatro Olimpico incontrerà un centinaio di giovani, con la partecipazione di Gigi Copiello, ex operaio ed ex sindacalista, autore del libro «Bruno da Cittadella, dottore in malta» (Marsilio). Conduce Fiorella Girardo, giornalista VeneziePost. Avallone, in «Acciaio» si narra la difficoltà della trasmissione dei valori dai padri operai ai figli nell’ambiente della fabbrica. In «Marina Bellezza», invece, la transizione avviene, ma col salto di una generazione. Cosa è successo? «Sono anni diversi. Nel 2008 nessuno parlava del lavoro che mancava. Io mi stavo laureando, volevo raccontare le acciaierie di Piombino. Poi tutto è cambiato e la crisi ha fatto irruzione nei media, anche se con drammatico ritardo rispetto alla realtà da tempo lacerata».

Nel suo secondo romanzo, i giovani rispondono allo spaesamento col ritorno alle origini. Come mai? «È un racconto ancora sulla provincia, spazio dove si sogna, si progetta, dove c’è la fame e mancano le occasioni. Non posso individuare strategie per superare la crisi, non ne ho le competenze. Ma volevo raccontare una generazione che non ha nulla da perdere e sa tirar fuori lo spirito dei pionieri, di chi non si arrende, di chi rimane e riconquista». Restare, appunto. Il mantra dei giovani, oggi, però, è un altro: partire. Fanno bene? «Rimanere in Italia è una scelta coraggiosa, a volte masochistica. Non esiste più il lavoro tradizionalmente inteso. Esistono solo le vie azzardate e precarie. Per questo ho raccontato due reazioni opposte. Marina, che punta tutto sul sogno del successo in televisione. E Andrea, che nel deserto ritorna al lavoro dei nonni». Entrambi, trovano stradine laterali, quasi folli. Emblema dei tempi?

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La scrittrice Siamo una generazione che nasce sulle macerie culturali della precedente, serve reinventarsi

«Non ci sono più certezze. Ci hanno cresciuti convincendoci che avremmo fatto lo stesso lavoro tutta la vita: insegnante, operaio, impiegato. Ma non è così. Il lavoro serve inventarselo». La generazione dei figli sembra quasi abbandonata, come mai? «Io racconto giovani soli, cresciuti senza punti di riferimento. Il dramma è che si sono dimenticati i valori della fatica, dello studio, della gavetta, della ricerca. È stato troppo propagandato un mondo illusorio, quello del “tutto e subito”, dove vince chi è più veloce ad arraffare la gloria». E i genitori dove sono? «I padri che racconto hanno perso l’autorità, sono fragili; le madri sono succubi. In “Acciaio” il clima era più disperato, in “Marina” l’aria è più propositiva. Siamo una generazione che nasce sulle macerie culturali della precedente, serve reinventarsi». Di nuovo, dunque, il tema del viaggio. Per tornare o per scappare? «È fondamentale provare esperienze all’estero, cambiare. Ma mi fa rabbia pensare a chi è costretto a non tornare, a chi non può trovare un suo spazio qui. Per questo spero di trasmettere forza e consapevolezza, la miniera d’oro può essere in Italia, non per forza altrove. Certo, non è facile da recuperare. Ma è in epoche come queste che serve coraggio. E i nostri giovani ce l’hanno». Mauro Pigozzo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vicenza, 20-22 marzo 2015 | www.festivalcittaimpresa.it

IL PROGRAMMA Venerdì 20 marzo

Sabato 21 marzo

ore 10 | Fondazione Cuoa | via Marconi 103, Altavilla Vicentina APERTURA DEL FESTIVAL CITTÀ IMPRESA 2015 Saluti di apertura Matteo Marzotto, Ilario Novella, Filiberto Zovico

ore 10 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) DALLA FABBRICA LENTA AL 3D PRINTING: GLI OPPOSTI CHE SI ATTRAGGONO Intervengono Giovanni Bonotto, Ignazio Pomini Conduce Francesco Venier

A seguire, LE QUOTABILI DELLE VENEZIE Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere Interventi di Luca Peyrano, Giovanni Tamburi Testimonianze di Alberto Baban, Massimo Candela, Paolo Gubitta, Gianni Mion Intervista conclusiva a Roberto Zuccato Conduce Dario Di Vico

ore 10 | Odeo del Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico In occasione della presentazione di LA MORALE DEL TORNIO di Antonio Calabrò Dialogano con l’autore Jacopo Bulgarini d’Elci, Marina Salamon Conduce Mariano Maugeri

ore 15 | Palazzo Bonin Longare | corso Palladio 13, Vicenza 100 ANNI PRIMA DI OLIVETTI Alessandro Rossi e l’invenzione del welfare aziendale Introduzione Tiziano Treu, Lidia Zocche Intervengono Piergaetano Marchetti, Nicola Pelà, Elena Zambon Conduce Marco Alfieri ore 16.30 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) IN TRUST WE TRUST STORIE AZIENDALI: CONSERVARE IL PATRIMONIO DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA ATTRAVERSO LE GENERAZIONI Intervengono Maurizio Casalini, Paolo Gubitta, Maurizio Zordan Conduce Piero Erle ore 16.30 | Galla Caffé-Libreria Galla | piazza Castello 2, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di IL GENIO DEL GUSTO di Alessandro Marzo Magno Dialogano con l’autore Mirco Della Vecchia, Cristina Garetto Conduce Luigi Costa ore 18 | Palazzo Bonin Longare | corso Palladio 13, Vicenza IL JOBS ACT COMINCIA DALLE VENEZIE? Introduce Giuseppe Zigliotto Saluti di apertura Benedetto Tonato Intervengono Stefano Dolcetta, Pietro Ichino, Annamaria Furlan Conduce Daniele Ferrazza In collaborazione con Anthea e AIDP Gruppo Triveneto ore 18 | Galla Caffé-Libreria Galla | piazza Castello 2, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di RACCONTARE IL MADE IN ITALY di Marco Bettiol Dialogano con l’autore Eleonora Odorizzi, Marco Palazzetti, Lucio Quaglia ore 21 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico FUTURO ITALIANO Introduce Roberta Rocelli Intervengono Brunello Cucinelli, Stefano Micelli Conduce Luca Vignaga In collaborazione con Imprese di Valori–Festival Biblico

ore 11.30 | Odeo del Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico WHAT DO BOSSES DO? MANAGER E IMPRENDITORI: COME INNOVARE RUOLI E POTERI Ne discutono Diego Bolzonello, Arnaldo Camuffo, Giovanni Costa, Gabriele Del Torchio, Gian Carlo Ferretto ore 11.30 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) CO-CREIAMO IL FUTURO DEL LAVORO Laboratorio a cura di Peoplerise ore 15 | Odeo del Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico I GIOVANI E IL LAVORO Silvia Avallone dialoga con Gigi Copiello Conduce Fiorella Girardo ore 15 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di CRESCITA FELICE. PERCORSI DI FUTURO CIVILE di Francesco Morace Intervento di saluto Agostino Bonomo Dialogano con l’autore Susanna Martucci Fortuna, Giorgio Soffiato, Cristian Veller Conduce Francesco Cancellato In collaborazione con Confartigianato Vicenza ore 16.30 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) PARTITE IVA E FREELANCE: IL NUOVO LAVORO AUTONOMO Andrea Dili, Anna Soru, Gaetano Stella incontrano Tommaso Nannicini, Tiziano Treu ore 16.30 | Odeo del Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico INVESTIRE IN PROPRIETÀ INTELLETTUALE Intervengono Raffaella Bisson, Ercole Bonini, Paolo De Muri Case study Filippo Scapin, Marco Scapin Conduce Sandro Mangiaterra ore 16.30 | Galla Caffé-Libreria Galla | piazza Castello 2, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di LA VIA DEL NORD di Giuseppe Berta Dialogano con l’autore Marco Alfieri, Cristina Giudici, Giorgio Roverato ore 18 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico CRESCITA E SVILUPPO: L’ITALIA NEL PASSAGGIO DELLA GRANDE CRISI Intervengono Innocenzo Cipolletta, Alan Friedman, Corrado Passera Conduce Ario Gervasutti

ore 20.30 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico In occasione della XV edizione del Progetto Bach BUON COMPLEANNO BACH! Orchestra barocca Il Teatro Armonico ore 21 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico SETTE ANNI DI CRISI: COME SONO CAMBIATI GLI ITALIANI, COME È CAMBIATA L’ITALIA Intervengono Cesare De Michelis, Ilvo Diamanti, Paolo Mieli Conduce Paolo Possamai

Domenica 22 marzo ore 11 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di Crowdfunding. La via collaborativa all’imprenditorialità di Ivana Pais, Paola Peretti, Chiara Spinelli CROWDFUNDING: COME RACCOGLIERE CAPITALE PER FINANZIARE NUOVE IMPRESE Intervengono Eva De Marco, Ivana Pais Conduce Federico Nicoletti ore 11.30 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico LA SVOLTA BUONA SULLA BUROCRAZIA… QUANDO ARRIVA? Dialogo tra Graziano Delrio, Gian Antonio Stella Conduce Alessandro Russello, direttore Corriere del Veneto ore 15 | Odeo del Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico NEXT DESIGN THINKING Daniele Lago intervistato da Fabio Bozzato ore 15 | Fondazione Zoé | corso Palladio 36, Vicenza (Primo piano) GIOVANI & LAVORO: CHE FUTURO SI ATTENDONO? A cura di Peoplerise ore 15.30 | Galla Caffé-Libreria Galla | piazza Castello 2, Vicenza (Primo piano) In occasione della presentazione di L’Olivetti dell’Ingegnere di Paolo Bricco L’OLIVETTI DI CARLO DE BENEDETTI Intervengono Paolo Bricco, Maurizio Castro, Giampiero Castano Conduce Marco Alfieri ore 17 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico L’EUROPA E L’EURO Intervengono Lorenzo Bini Smaghi, Ferruccio de Bortoli Conduce Ferdinando Giugliano ore 21 | Teatro Olimpico | Ingresso da Stradella del Teatro Olimpico CONTO ALLA ROVESCIA: -39 GIORNI ALL’EXPO. A CHE PUNTO SIAMO? Evento di chiusura con il ministro Maurizio Martina Intervento di saluto Luigi Bocca, Gilberto Muraro Question time con il ministro Maurizio Martina Alberto Bauli, Antonio Bortoli, Camilla Lunelli


Speciali Supplemento al Corriere del Veneto

Lunedì 16 Marzo 2015

Fuori dalla crisi

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L’incontro

Anche i brevetti si possono esportare: così si investe sulla proprietà intellettuale Si può interpretare l’export come la vendita all’estero di prodotti finiti, ma anche come la cessione in «affitto» dei propri brevetti a imprese straniere: si chiama licensing ed è incoraggiato dal Patent Box, sgravio fiscale introdotto dalla legge di Stabilità 2015. Se ne parla al dibattito «Investire in proprietà intellettuale», alle 16.30 di sabato all’Odeo del Teatro Olimpico. «Gruppo Marmo Arredo ha concluso con

successo il trasferimento di licenza e di know how a una ditta neozelandese – è l’esempio portato da Ercole Bonini (foto), dell’omonimo studio - Con il licensing si realizzano flussi di denaro significativi senza dover esportare il prodotto, evitando problemi di trasporto e costi proibitivi». Ed è proprio questo il caso che verrà discusso da Bonini con Raffaella Bisson di Vpi, e Paolo De Muri di Adacta. (g.t.)

Impariamo a raccontare il nostro stile

Micelli, direttore di Fondazione Nord Est: «Il digitale trasforma la manifattura Il mondo ama l’italianità, e noi dobbiamo sfruttare le potenzialità di internet»

~ S Con il digitale, è in corso una rivoluzione tecnologica senza precedenti Investire in cultura è un po’ come investire in ricerca: è benzina per la crescita

tefano Micelli è docente di Economia e Gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore scientifico della Fondazione Nord Est; è anche presidente del comitato scientifico del Festival Città Impresa e autore di «Futuro Artigiano» (Marsilio Editori). Sarà tra i relatori in un incontro intitolato «Futuro italiano» (Teatro Olimpico, venerdì alle ore 21) condotto da Luca Vignaga, direttore HR Gruppo Marzotto, cui parteciperà anche Brunello Cucinelli. Professore, qual è la sfida oggi per le medie e piccole imprese del Nordest? «È in corso una rivoluzione tecnologica senza precedenti: il digitale, dopo aver trasformato tanti settori legati al mondo dell’informazione, ora muta alla radice la manifattura. Perciò, siamo chiamati a elaborare una nuova idea di produzione capace di mescolare il saper fare italiano, ancora profondamente radicato nei nostri territori, e le opportunità offerte dalle tante altre tecnologie che mettono insieme digitale e processi produttivi». Dalle stampanti 3D ai laser cutter, gli strumenti non

L’incontro Micelli, venerdì al Teatro Olimpico parla di «Futuro Italiano» con Brunello Cucinelli

mancano. Come possono incidere nel business? «Le stampanti 3D, così come tanti altri strumenti oggi accessibili a costi davvero contenuti, consentono una varietà di prodotto e livelli di personalizzazione senza precedenti. Ampli-

ficano la creatività dei più giovani e prefigurano nuovi modi di organizzare le attività delle imprese. Per vincere la scommessa dobbiamo puntare sui giovani e sulla loro formazione». E fin qui siamo alla descri-

Economista Stefano Micelli è docente di Economia a Ca’ Foscari e direttore scientifico di Fondazione Nord Est (foto Micalizzi)

zione del prodotto. Ma dal punto di vista del marketing? «Siamo chiamati a sfruttare al massimo le potenzialità di strumenti come Youtube e i tanti social network cui la gente partecipa attivamente. Il mondo ama l’italianità, dobbiamo essere capaci di raccontare il nostro stile, i nostri modelli attraverso un nuovo racconto collettivo». Esempi, in tal senso, non mancano. Ma c’è qualcuno a cui ispirarsi? «Il mondo del vino ha anticipato molto di queste trasformazioni. Chi vende vino vende la storia di una terra, prima ancora che una bottiglia. Diverse aziende di design e della moda hanno imparato a raccontarsi puntando su artisti in grado di sviluppare idee e progetti innovativi. Anche l’architettura di molte imprese innovative racconta un modo di lavorare e di vivere diverso e speciale. L’investimento culturale, in questo senso, non è semplice mecenatismo. Investire in cultura è un po’ come investire in ricerca tecnologica: è benzina per la crescita. È questo il futuro che vedo per il Nordest». Mauro Pigozzo © RIPRODUZIONE RISERVATA


Speciali Supplemento al Corriere del Veneto

Lunedì 16 Marzo 2015

Fuori dalla crisi

Il dibattito

Il trust, quale opportunità per le imprese?

«Trust» significa «affidamento», ed è proprio sulla fiducia che si basa questo strumento di pianificazione patrimoniale di origine anglosassone, riconosciuto in Italia dal 1992. Il trust può rappresentare un’opportunità importante e, attraverso il racconto di storie d’impresa, è più facile comprendere come non esista una soluzione adatta a tutti. Ecco lo spunto da cui nasce l’incontro di venerdì alle 16.30 in Fondazione Zoé, che, partendo dal

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case history della famiglia Zordan, analizza le opportunità che il trust offre. «La conservazione del valore dell’azienda attraverso le generazioni è un tema centrale», sottolinea Maurizio Casalini, partner dello studio Casalini & Zambon. «Famiglia e patrimonio sono intrecciati e il fatto che ognuno di essi giri a una velocità diversa può creare tensioni irreparabili».

M.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Museo del Gioiello, la Basilica, le icone russe Così Vicenza si presenta all’incontro con le imprese Il capolavoro restaurato del Palladio e le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari «Il futuro della cultura è legato agli imprenditori» In vetrina

Il Museo del Gioiello, nella Basilica palladiana, offre 410 metri quadrati di esposizione dedicata alla storia e alla cultura del gioiello. Un progetto ideato da Comune e Fiera di Vicenza

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è il primo museo in Italia dedicato al gioiello e alla produzione orafa vicentina e pure un percorso espositivo ricavato nel palazzo di un istituto bancario. Due esempi di una città che per guardare al futuro ritrova il passato, valorizza le sue eccellenze e - soprattutto stringe il rapporto fra pubblico e privato, fra istituzioni e aziende, tradizione e modernità. Vicenza si presenta così nei giorni del Festival Città impresa. La rassegna, promossa da VeneziePost, Cuoa, città di Vicenza e Fondazione Corriere della Sera, approderà nella città del Palladio dal 20 al 22 marzo con eventi e dibattiti. Si parlerà di innovazione e sviluppo, investimenti e nuovi orizzonti, in una città che per le sfide del futuro ha già puntato in una direzione: «Un’alleanza con il mondo privato» afferma il vicesindaco, Jacopo Bulgarini d’Elci. E le testimonianze sparse in città sono concrete. Il primo sguardo si posa sul Museo del Gioiello, incastonato sotto le arcate della Basilica palladiana che in questi mesi ospita la mostra Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. A due passi dall’ingresso dell’esposizione si aprono i 410 metri quadrati dedicati alla storia e alla cultura del gioiello: un progetto ideato da Fiera di Vicenza e Comune e che si articola in un percorso scientifico e didattico con bookshop, mostre temporanee e nove sale espositive che articolano punti di vista eterogenei. «Per le aziende - sottoli-

Vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci (sopra) sabato 21interverrà all’incontro dal titolo «La morale del tornio» con Marina Salamon e Mariano Maugeri

Industriale Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza, venerdì parteciperà all’incontro sul Jobs Act con Ichino, Furlan e Dolcetta

nea il presidente di Fiera di Vicenza, Matteo Marzotto - il museo del Gioiello è un valore agg i u n to , u n’o p p o r t u n i t à , un’occasione per avere visibilità e immagine, anche grazie allo spazio da duecento metri quadrati ricavato nel museo e riservato proprio agli eventi aziendali». Il Museo diventa l’icona del nuovo rapporto imprese-cultura-territorio: «Cultura e imprese sono amiche e non nemiche - aggiunge Marzotto - perché la crescita del turismo e dell’immagine di un territorio nel mondo non può che giovare alle aziende». L’impresa che guarda alla cultura e viceversa, come avviene, poco distante, alle Gallerie

di Palazzo Leoni Montanari: nell’edificio di Intesa San Paolo si mettono in mostra icone russe e una raccolta di opere di pittura del Settecento veneziano, in un dialogo armonico con l’architettura degli spazi aperto alle visite di vicentini e turisti, anche stranieri. Il Palazzo, in stile barocco, ha subìto due interventi di restauro dagli anni Settanta a oggi finanziati dal mondo privato, che ne hanno

Sinergie Il rapporto tra imprese e patrimonio culturale si fa sempre più stretto e fondamentale

trasformato la vocazione da luogo di rappresentanza a spazi con vocazione culturale ed espositiva. «Il futuro della cultura e dell’arte si gioca nel rapporto con le imprese - afferma il vicesindaco di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci - e in quella che io definisco un’alleanza fra i due mondi». Un esempio? Il restauro quinquennale del valore di 21 milioni di euro sulla Basilica Palladiana, finanziato da Fondazione Cariverona. «Ma non si ferma tutto al mecenatismo aggiunge Bulgarini d’Elci - la strada maestra è quella di coinvolgere le imprese, renderle socie e attive nel processo decisionale sull’utilizzo del patrimonio pubblico».

Una sinergia fra imprese e patrimonio culturale, dunque, considerata strada maestra anche dal mondo dell’imprenditoria. «Considerare quello della cultura e quello dell’impresa come due pianeti a sé stanti osserva il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto - dovrebbe apparire un assurdo ormai per tutti. Il valore immateriale delle nostre aziende dovrebbe contare quanto il valore materiale dei beni prodotti. Marchio, storia, qualità, eccellenza, artigianalità: questo è ciò che ha fatto grande l’impresa italiana e quella del Nordest». Gian Maria Collicelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tradizione e innovazione: l’artigianato si sposa con il digitale Il Festival passa il testimone alla settimana dedicata al settore. Bonomo: «Il saper fare guarda alle tecnologie»

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rtigiani sì, ma con il pallino del digitale. Al Festival Città Impresa c’è anche un assaggio della Settimana dell’Artigianato, il tradizionale appuntamento di Confartigianato Vicenza che, come in una staffetta, prende idealmente il testimone iniziando domenica 22 marzo, ultimo giorno di Città Impresa, per poi dipanarsi fino alla domenica successiva. Il punto di congiunzione è l’incontro dedicato a «Crescita felice. Percorsi di futuro civile», dal titolo dell’omonimo libro di Francesco Morace (edizioni Egea), che si svolgerà sabato 21 marzo alle 15 presso la Fondazione Zoé, al centro della città berica. Moderato dal direttore de Linkiesta Francesco Cancellato, l’incontro offrirà un momento di riflessione sul futuro

del settore, dando spazio a esperienze di artigianato digitale. Come Alisea Recycled&Reused Objects Design, che da Cavazzale progetta oggetti da materiali di recupero come Perpetua, la pluripremiata matita di grafite di recupero, esperienza che sarà raccontata dall’amministratore unico della società, Susanna Martucci Fortuna. Ma accanto a lei ci saranno anche Cristian Veller, presidente del gruppo 100100-Ict, nato in seno a Confartigianato Vicenza per diffondere la cultura del digitale, e Giorgio Soffiato, presidente di Marketing Arena, agenzia di marketing digitale con base a Rovigo. Sarà l’occasione per uno scambio di esperienze ed elaborazioni sull’artigianato digitale: due mondi apparentemente antitetici e invece in via

Il presidente Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza. Sabato l’incontro su «Crescita felice»

di rapida contaminazione ed espansione. «Confartigianato è impegnata in attività incentrate sulla manifattura digitale che coniuga il saper fare con le tecnologie, in particolar modo quando le imprese si confrontano nei mercati esteri» afferma Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza, che porterà il suo saluto al dibattito. «Parlo di realizzazione di prodotti che dialogano con la rete - prosegue Bonomo - e che seguono il filone dell’internet delle cose di cui oggi tanto si parla. Questo sarà il nostro contributo al Festival Città Impresa e di questo parleremo nelle diverse occasioni del vasto programma della Settimana dell’Artigianato che si svolgerà a Vicenza dal 22 al 29 marzo».

Il culmine della kermesse sarà giovedì 26 marzo quando al Teatro Comunale farà tappa il Road show «Italia per le imprese» dell’Agenzia Ice per l’internazionalizzazione del sistema produttivo. In mattinata, dalle 9.45 alle 11.30, sarà ospite il vice ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che illustrerà gli strumenti e le strategie per sbarcare sui mercati globali. Nella sessione pomeridiana, dalle 12.30 alle 18.00, gli imprenditori potranno scambiare, durante incontri faccia a faccia, informazioni utili per strategie per l’export con i rappresentanti dell’Ice, dei Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri, di Confartigianato, Rete Imprese Italia, Confindustria e Unioncamere. Giulio Todescan © RIPRODUZIONE RISERVATA


SPETTACOLI

Corriere del Veneto MercoledĂŹ 18 Marzo 2015

La rassegna Cinemamme, al PortoAstra con i bebè tra consigli e curiosità Appuntamento speciale a Cinemamme. Domani, alle 10, al PortoAstra di Padova, alla rassegna che porta al cinema le neomamme, si parlerà di Manovre salvavita pediatriche in un incontro organizzato in collaborazione con la Croce Rossa Italiana (info www.cinemamme.net). Il

tema sarà la disostruzione delle vie aeree del bambino e le regole d’oro per il sonno sicuro. Il progetto delle Manovre salvavita pediatriche racchiude quei percorsi, formativi e informativi, che tendono, ad aiutare chi sta a contatto con i soggetti in età pediatrica a conoscere, ad acquisire e saper

eseguire azioni e modificare i propri comportamenti per mantenere e migliorare la salute dei bambini. L’ostruzione delle vie aeree in etĂ pediatrica è un evento abbastanza frequente e il rapido riconoscimento e trattamento può prevenire conseguenze gravi, anche fatali. In piĂš domani mattina si parlerĂ anche delle ÂŤRegole d’oro per il sonno sicuroÂť Š RIPRODUZIONE RISERVATA

Gran Teatro Geox

Grande successo alla prima

Chiara torna ÂŤliveÂť unico concerto veneto il 9 maggio a Padova

Django manjak’s nuove date in agosto tra Padova e Treviso

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del calendario è piĂš difficile e richiede spazi alternativi. Comunque progetteremo tre stagioni diverse nei tre teatri, tenendo conto delle specificitĂ del pubblico e delle cittĂ e daremo agli spettatori la possibilitĂ di crearsi degli abbonamenti “su misuraâ€?Âť. Incideranno anche le peculiaritĂ turistiche di Venezia, Padova e Verona? ÂŤCercheremo di sfruttarle al meglio. A Padova c’è un importante turismo religioso, a Verona è forte l’interesse per il mito di Romeo e Giulietta, a Venezia potenzieremo gli spettacoli nei musei. Non mancheranno allestimenti all’apertoÂť. Come vede il futuro assetto economico dello Stabile? ÂŤDobbiamo attendere che venga definita l’entitĂ del finanziamento del Ministero. A questo dovrĂ corrispondere un pari finanziamento degli enti locali, Regione, Comuni. Ci auguriamo che continueranno a sostenerci. Ma non nutro particolari preoccupazioni: abbiamo i conti in ordine e bilanci virtuosiÂť. Pensa anche a un rilancio internazionale dello Stabile? ÂŤĂˆ uno dei nostri obiettiviCercheremo di realizzare coproduzioni con soggetti internazionali, in modo da essere di nuovo presenti all’estero e al tempo stesso essere attrattivi in maniera bidirezionale. Non è però mia intenzione gestire tournĂŠe in perdita: spettacoli di livello, ma a costi sostenibiliÂť. Caterina Barone Š RIPRODUZIONE RISERVATA

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In scena A sinistra la cantante padovana Chiara Galiazzo A destra, Eddy Krzeptowski con Gianni Bertin, Giorgio Pellegrini, Benoit Leseure e la ballerina Sonia Bertin

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inito il tour nei negozi, per Chiara Galiazzo è tempo di tornare a cantare. Ci sarĂ solo un’opportunitĂ per vedere Chiara live in Veneto, il 9 maggio al Gran Teatro Geox di Padova, dove è stata fissata l’unica tappa dello ÂŤStraordinario tour 2015Âť, che avrĂ la sua data zero il 22 aprile al teatro Del Viale di Castellone, Cremona (ore 21.30, info www.zedlive.com). La cantante padovana, di Saonara, si è classificata al quinto posto tra i big dell’ultimo Festival di Sanremo dove si è esibita con il brano ÂŤStraordinarioÂť. La tournĂŠe sarĂ incentrata sull’ultimo album ÂŤUn giorno di soleÂť, uscito ad ottobre, e tornato nei negozi per il Festival nella riedizione ÂŤUn giorno di sole straordinarioÂť. Rispetto alla versione standard, il disco contiene quattro canzoni inedite. Oltre alla sanremese ÂŤStraordinarioÂť, il cd è impreziosito anche dalla cover ÂŤIl volto della vitaÂť, che nella sua versione originale fu portata al successo da Caterina Caselli nel 1968 e che Chiara ha cantato all’Ariston nel giorno delle cover, la propria versione di ÂŤTitaniumÂť di David Guetta, e l’inedito ÂŤL’uomo senza cuoreÂť, prima canzone scritta da Chiara e arrangiata per l’occasione. ÂŤUn giorno di soleÂť segue il precedente ÂŤUn posto nel mondoÂť che aveva ottenuto il disco d’oro dopo la prima partecipazione a Sanremo nel 2013. L’ultimo disco, prodotto da Fabrizio Ferraguzzo ha tra gli autori anche Daniele Magro, concorrente clodiense della seconda edizione X Factor. F.Ver.

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iĂš di sessanta persone rimaste senza biglietto e un teatro sold out ovunque. Ăˆ iniziata nel migliore dei modi la tournĂŠe dello spettacolo ÂŤDjango manjak’sÂť che ha debuttato sabato, in anteprima assoluta, al teatro Filarmonico di Piove di Sacco, nel padovano. ÂŤDjango manjak’sÂť, realizzato con il contributo di Piove Amica e dell’assessorato della cultura di Piove, racconta, attraverso la musica, il teatro, la danza e la pittura, la vita di un genio della chitarra come Django Reinhardt. A raccontare la storia del chitarrista belga, morto a 43 anni a Samois-sur-Seine nel 1953, è stato Eddy Krzeptowski, artista che ha lavorato anche nel Cirque du Soleil, che dello spettacolo ha curato testi e regia, e ne è stato l’interprete principale. Krzeptowski in scena ha recitato e cantato, condividendo la musica di Reinhardt, assieme al chitarrista Gianni Bertin, il bassista Giorgio Pellegrini, e il violinista belga Benoit Leseure. A completare il cast sul palco è salito anche il pittore Franco B. Spada che ha tradotto in dipinti istantanei le emozioni di Reinhardt, e la ballerina Sonia Bertin. Visto il successo della prima di ÂŤDjango manjak’sÂť sono arrivate molte richieste e di date (info www.facebook.com/ Djangomaniaks). Ad agosto lo show sarĂ in scena all’Eddie Lang Jazz Festival di Monteroduni, Isernia, per poi sbarcare a fine anno al Pennabilli Django Festival, Rimini, e tornare in Veneto, a Castelfranco e Piove di Sacco. F.Ver.

Š RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il gelato nato nel Veneto e altre storie CuriositĂ e aneddoti appetitosi nella nuova edizione del libro ÂŤIl genio del gustoÂť

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l sorbetto era conosciuto nell’antica Mesopotamia, in Cina e in Egitto. Pare che Alessandro Magno lo fornisse come refrigerio ai propri soldati. Ma la rivoluzione che trasforma il sorbetto in gelato avviene in Veneto, quando gli abitanti della Valzoldana, a metĂ dell’Ottocento, sostituiscono il latte all’acqua. Questa è una delle tante gustose storie che si possono leggere nella nuova edizione ampliata del libro Il Genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo. L’autore è Alessandro Marzo Magno, 52 anni, giornalista e scrittore veneziano, che lo scorso anno aveva pubblicato, sempre per Collezione Storica Garzanti, il libro che parlava del cibo italiano per eccellenza, la pizza, gli spaghetti, la polenta o il Prosecco. ÂŤNella prima edizione — spiega lo scrittore — mancavano alcuni cibi fondamentali della gastronomia italiana e quindi abbiamo pensato di arricchire il libro con quattro nuovi capitoli, dedicati al risotto, al gelato, alla cotoletta e al tiramisڝ. La nuova edizione esce domani, a quasi un mese dall’inizio dell’Expo a Milano. Il giorno suc-

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Copertina Il libro di Alessandro Marzo Magno. A sinistra l’immagine di un gelato, che fu inventato proprio dai veneti

cessivo, venerdĂŹ 20 marzo, alle 16.30, sarĂ presentato in anteprima al Galla Caffè in corso Palladio a Vicenza, nell’ambito dell’ottava edizione del Festival CittĂ Impresa. Dei quattro nuovi capitoli, due riguardano il Veneto. In quello del gelato,

viene raccontata la rivoluzione degli abitanti che vivono tra Pelmo e Civetta. ÂŤGli zoldani lavoravano nelle miniere di ferro, poi diventano famosi per la produzione di chiodi e chiavi. Non mancano mucche e galline e i gelatai zoldani

cominceranno ad amalgamare nel composto del dolce freddo anche il latte e le uova, in modo da trasformarlo nel gelato che conosciamo oggiÂť. Verso la metĂ Ottocento, ÂŤi gelatai delle Dolomiti — zoldani, ma anche trentini e cadorini — cominciano a comparire a Vienna, tanto da provocare verso la fine del secolo le proteste dei pasticceri austriaci. CosĂŹ ai primi del Novecento, da Vienna sciameranno per il mondo tedescoÂť. Nel capitolo sul tiramisĂš, Alessandro Marzo Magno intervista Roberto ÂŤLolyÂť Linguanotto, il papĂ ÂŤcontestato, contestatissimoÂť, scrive l’autore, del piĂš famoso dolce al cucchiaio al mondo. Lo scrittore veneziano intervista autorevoli testimoni della cucina trevigiana per cercare di mettere la parola fine sui natali del tiramisĂš, citando anche una tesi di laurea sull’argomento e dando spazio anche agli altri personaggi che negli ultimi anni ne hanno rivendicato la paternitĂ . Al lettore tocca il compito di scoprire se con questo libro la disputa può ritenersi chiusa. Antonino Padovese Š RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere del Veneto Giovedì 19 Marzo 2015

VI

Economia

Cattolica, maxi-cedola ai soci Bedoni: «La spa? Non ci tocca» Il monte dividendi sale da 25 a 61 milioni. Il ramo vita spinge la raccolta premi Il risultato più visibile riguarda la cedola. Cattolica, la cooperativa assicurativa quotata veronese, pagherà quest’anno un monte dividendi che sale da 25 a 61 milioni di euro, quasi una volta e mezza in più. Un dato, approvato ieri dal cda con il bilancio 2014, che soddisferà i soci che avevano scelto di sostenere l’aumento di capitale da 500 milioni di euro lanciato lo scorso autunno: i 35 centesimi di dividendo (in pagamento il 20 maggio) che sarà proposto all’assemblea dei soci convocata il 25 aprile è inferiore in valore assoluto ai 45 dello scorso anno; ma c’è da considerare che nel frattempo, con l’aumento di capitale, chi ha seguito la società si trova con un numero di azioni moltiplicato per tre. Ed anche chi avesse deciso di star fuori si trova su valori non molto distanti dallo scorso anno. In più il monte dividendi rappresenta il 57% dei 107 milioni di euro di utile netto, in linea con cedole tra il 50 e 60% promesse lo scorso autunno con l’illustrazione del piano industriale 2014-’17. «Ma tutti i nostri indici sono in linea con quanto illustrato nel piano d’impresa. I dati sono buoni e i risultati 2014 superiori a quanto pianificato», commenta soddisfatto l’amministratore delegato Giovan BattiVERONA

sta Mazzucchelli. I numeri sono chiari. La raccolta premi complessiva del 2014 sale a 5,6 miliardi, +29%. Ed anche a voler considerare come riferimento la metà dei 444 milioni di premi 2013 da lavoro diretto portati in dote da Fata dal secondo semestre, per Cattolica c’è comunque un miliardo di raccolta in più; l’utile nett0 sale da 64 a 107 milioni (anche se vanno considerati qui i 31 milioni straordinari di tasse dello scorso anno e i 10 milioni di utile di Fata nel 2013), il combined ratio (l’indice di efficienza misurato sul rapporto tra spese e spese di sinistrosità rispetto ai

35 In centesimi di euro, il dividendo di Cattolica

5,6 In miliardi di euro, la raccolta premi di Cattolica

AL comando Mazzucchelli (a sinistra) e Bedoni in assemblea

Credito

Fondi alle imprese, il Banco chiede 5 miliardi alla Bce Richieste in accelerazione, gli istituti vedono la ripresa VENEZIA Fondi alle imprese, il Banco accelera e

chiede altri 5 miliardi in Bce. L’indicazione è arrivata ieri dall’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, che ha confermat0 la richiesta a Francoforte di ulteriore liquidità da prestare alle imprese per 5 miliardi, nella prima asta di rifinanziamento del 2015, dopo i 3,7 miliardi chiesti nelle due aste di settembre e dicembre 2014. Altri 700 milioni di euro sono stati chiesto da Veneto Banca, dopo i 979 di dicembre. Indicazioni di richieste non sono invece venute da Banca popolare di Vicenza, che

aveva chiesto 1,2 miliardi a dicembre. Con due elementi da notare. Da un lato le richieste differenziate delle banche, da mettere forse in collegamento al capitale a disposizione per espandere gli impieghi. L’altro elemento più favorevole è l’accelerazione delle richieste: fa pensare che le banche si attendano un aumento della domanda di credito. I 5 miliardi chiesti dal Banco sono l’equivalente di quanto fatto complessivamente dalle tre popolari venete a dicembre. Numeri che fanno pensare ad una ripresa, se non iniziata, almeno attesa.

premi) migliora al 91,5% rispetto al 93,5% di un anno fa; il margine di solvibilità sale da 1,66 a 1,96. Sul fronte premi, Cattolica mette a segno un +41% sul ramo vita, a 3,7 miliardi, con un miliardo di raccolta in più; e poi c’è un +3,4% nell’auto, contando Fata, a 1,033 miliardi, e un +14% sui rami danni non auto, a 820 milioni. E le eventuali acquisizioni? «Siamo molto attenti a quello che avviene», dice Mazzucchelli. E poi c’è l’altro punto strategico che riguarda Cattolica, che rischia di rimanere l’unica grande cooperativa quotata, dopo la trasformazione delle banche popolari in spa per decreto. Riforma che non ha toccato Cattolica, forse anche perché la società assicuratrice ha mostrato per tempo di saper riformare la governance, aprendo ai soci che hanno apportato capitale, e di saper mettere in campo il rafforzamento patrimoniale dello scorso autunno. E in assemblea arriveranno modifiche statutarie che aumenteranno le deleghe in assemblea e il numero minimo di azioni, da 100 a 300, per chiedere l’iscrizione a socio. «Una trasformazione in spa spetterebbe all’assemblea. Ma è una questione che non ci riguarda , dice il presidente Paolo Bedoni -. Poi non siamo assenti dal tema. E siamo attenti alle scelte che faranno i partner». Ad iniziare dalla Banca popolare di Vicenza, primo socio di Cattolica, che ha annunciato una rapida trasformazione in spa; ma anche altri partner strategici, come Ubi e Iccrea, toccate da riforme e autoriforme di popolari e Bcc. «Ma le novità per noi conclude Bedoni - potrebbero rivelarsi opportunità». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Borsa, Segafredo pronta a quotarsi in maggio Veneto, 52 imprese adatte per i listini Oviesse sta nel listino da due settimane. Per Segafredo Zanetti basterà attendere la metà di maggio e, in autunno, sarà la volta di Fedrigoni. Ma le società venete con conti e struttura adeguati ad una quotazione a Piazza Affari sono 52, e un’altra decina viene inserita in una categoria che implica una crescita fino alla soglia necessaria. È il risultato di uno studio condotto sulle aziende nordestine da Tamburi investment partners (Tip) Spa e che sarà presentato domani nella giornata di apertura del Festival Città impresa, al Cuoa di Altavilla Vicentina. La classificazione, con una disaggregazione per provincia, è stata condotta attraverso i bilanci 2013 e, a seconda del punteggio assegnato incrociando ricavi, margini e utili, a ciascuna di esse è stata data un’indicazione della probabilità di «quotabilità». La provincia che esprime il numero più alto di sigle che, teoricamente, domani stesso potrebbero affacciarsi alla Borsa è Verona, con 15 insegne, seguita da Treviso, che ne conta 14 a cui si aggiungono però quattro casi di imprese con percorsi di crescita. Seguono, all’incirca con una decina di nomi ciascuno, i territori delle province di Vicenza, Padova e Venezia, mentre rimangono fuori Belluno e Rovigo. Una quindicina in totale VENEZIA

sono, invece, le imprese quotabili individuate tra Friuli e Trentino Alto Adige. Di tutte comunque si parlerà più nel dettaglio nel confronto che ha per titolo «Le quotabili delle Venezie. Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere», al quale parteciperanno l’autore dell’indagine, cioè il presidente di Tip, Giovanni Tamburi «In Germania ci sono mille aziende quotate – ha ri-

cordato Tamburi - in Francia 800, in Italia appena 350. Per essere la settima potenza industriale nel mondo c’è qualcosa che non funziona. Per fine 2015 penso tuttavia che avremo aggiunto una decina di matricole, mentre un trend ideale sarebbe di 15 l’anno». Fra le debuttanti l’attesa è per Massimo Zanetti Beverage Group che ieri ha formalmente chiesto a Consob l’approvazione del prospetto su

La novità

Fedon lancia la sua linea di occhiali fatta in casa per i negozi negli aeroporti BELLUNO Otto modelli,

ciascuno in tre varianti, con montatura in pelle, plastica e metallo e un logo quasi invisibile. È la prima collezione di occhiali a firma Fedon, la casa bellunese degli astucci per occhialeria con una linea di pelletteria e accessori che ora si allarga all’eyewear. «Abbiamo proposto quasi per scommessa un esemplare nel nostro punto vendita all’aeroporto di Fiumicino – racconta il direttore generale del gruppo, Maurizio Schiavo – e il successo è stato immediato. Abbiamo deciso di provare su larga scala». Senza disegnatori esterni e licenze, i modelli da sole sono

stati progettati in casa e la realizzazione affidata a tre laboratori, due in Cadore e uno nel Trevigiano, che dovrebbero sfornarne alcune decine di migliaia l’anno. Gli esemplari saranno disponibili dal 1. aprile solo nei negozi monomarca, con un intervallo tra 180 e 200 euro. Allo stesso tempo Fedon sta spingendo nell’apertura di nuovi negozi propri, in prevalenza negli aeroporti. Un terzo punto vendita a Fiumicino sarà attivo fra pochi mesi, un altro sarà a Ciampino. A maggio un negozio aprirà i battenti a Orio al Serio, con trattative aperte sugli scali di Napoli e Catania, oltre che in hub europei.

~

Zanetti Mercato scelta per assicurare il passaggio generazionale

cui avanzare l’offerta pubblica. Le azioni riguarderanno circa il 30% del capitale e la previsione è che la parte più ghiotta andrà in mano ad investitori americani. In questi giorni è in corso un road show iniziato da Milano e che toccherà Londra e New York. La quotazione, ha ricordato lo stesso Zanetti, era stato deciso per «mettere al sicuro il passaggio generazionale. Quando un’azienda ha azioni in mano al mercato non sono ammesse discussioni». I coordinatori globali sono Banca Imi e Bnp Paribas che agiranno anche da joint bookrunners, unitamente a Jp Morgan e BB&T. Banca Imi sarà responsabile del collocamento per l’offerta pubblica; Bnp Paribas agirà da sponsor. Gianni Favero

Il Festival

Parte domani la tre giorni del Festival Città Impresa. Il convegno inaugurale alle 10 al Cuoa di Altavilla con Roberto Zuccato e Alberto Baban di Confindustria e il presidente di Benetton, Gianni Mion

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSORZIO AGRARIO DI TREVISO E BELLUNO Soc. Coop.

Sede Sociale in Castagnole di Paese Via Feltrina n. 56 AVVISO DI CONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI I Soci Delegati, eletti nelle Assemblee Parziali, sono convocati in Assemblea Generale per il giorno 28 aprile 2015 alle ore 6.00 in Castagnole di Paese (TV) - presso la Sede del Consorzio Agrario in Via Feltrina n. 56, in prima convocazione ed occorrendo, alle ore 9,30 del giorno MERCOLEDI’ 29 APRILE 2015, stesso luogo, in seconda convocazione, per discutere sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1) Approvazione del Bilancio 2014 redatto ai sensi dell’art. 2423 e seguenti C.C. e deliberazioni conseguenti; 2) Varie ed eventuali. IL PRESIDENTE - Fulvio Brunetta

IN BREVE LA NOMINA

Kering,Vedovotto nel comitato esecutivo PADOVA Roberto Vedovotto nel

comitato esecutivo di Kering. Il manager veneto 49 enne, ex amministratore delegato di Safilo e ora alla guida di Kering Eyewear, la società che il colosso del lusso francese ha aperto a Padova dopo aver riportato in casa le licenze nel settore degli occhiali, per gestire direttamente il comparto, è entrato nel comitato esecutivo del colosso del lusso francese fondato da François Pinault. L’annuncio ieri, l’efficacia immediata. L’incarico porta Vedovotto al fianco di Marco Bizzarri, il manager che ha guidato il boom di Bottega Veneta per poi diventare, a gennaio, amministratore delegato di Gucci; e indica, secondo la nota emessa ieri sera da Kering, il valore strategico dell’iniziativa nel comparto degli occhiali «come una dei maggiori driver di crescita per il gruppo». Per Pinault «L’esperienza di Vedovotto nel settore dell’occhialeria e la sua conoscenza del mondo della moda forniranno un valido contributo al nostro comitato esecutivo». INNOVAZIONE

Veneto Nanotech 2 milioni dalla Regione VENEZIA Il Consiglio regionale

ha approvato all’unanimità la ricapitalizzazione della società Veneto Nanotech con 2 milioni di euro spalmati tra il 2015 e il 2016 (previa verifica di compatibilità con il decreto «Salva Italia», ha avvertito l’assessore Ciambetti). Ma l’aula è arrivata al voto dopo quasi due ore di stallo, innescato dalla presa d’atto rilevata dagli stessi esponenti del centrodestra dell’impossibilità della maggioranza di garantire il numero legale. «Se la giunta è assente che senso ha che discutiamo di bilancio?» ha aperto il fuoco Leonardo Padrin (Forza Italia). «Se l’opposizione uscisse dall’aula mancherebbe il numero legale», ha evidenziato Renzo Marangon (Forza Italia) che ha puntato il dito sulla maggioranza squinternata e sbrindellata» e sulla «giunta fantasma» (Renzo Marangon). «Zaia dovrebbe essere qui a presidiare il bilancio non negli studi televisivi». «La maggioranza è frantumata e polverizzata, non ha più i numeri - è insorto Piero Ruzzante - Per ora la garantiamo noi, perché i veneti attendono risposte da quest’aula».

REGIONE DEL VENETO

AZIENDA U.L.S.S. 18 di ROVIGO Viale Tre Martiri, 89 - 45100 Rovigo ESTRATTO DEL BANDO DI GARA L’Azienda Ulss 18 di Rovigo ha indetto procedura di gara aperta, ai sensi art. 82 D.Lgs 163/06 e s.m.i. per l’”Affidamento servizi assicurativi diversi per l’A.ULSS18 di Rovigo, per tre anni suddivisa in due lotti: Lotto 1) rischi diversi: incendio, furto, infortuni - Lotto 2) autoveicoli rischi diversi (kasko)”. L’importo a base d’asta per il Lotto n. 1 è di € 555.000,00 (IVA esclusa) per il Lotto n. 2 è di € 139.995,00. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso. Termine per la ricezione delle offerte: ore 13,00 del 14/04/2015. Indirizzo al quale inviare le offerte: Azienda Ulss 18 - Ufficio Protocollo - Viale Tre Martiri, 89 45100 Rovigo. Data apertura plichi offerte: ore 11 del 15/04/2015. Documentazione di gara: il Bando, il Disciplinare, i Capitolati, sono pubblicati sul sito internet dell’Azienda Ulss 18 www.azisanrovigo.it - Sezione “Bandi di Gara” e scaricabili gratuitamente. F.to Il Direttore Generale - Dott. Arturo Orsini


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Corriere del Veneto Giovedì 19 Marzo 2015

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Economia

Cattolica, maxi-cedola ai soci Bedoni: «La spa? Non ci tocca» Il monte dividendi sale da 25 a 61 milioni. Il ramo vita spinge la raccolta premi Il risultato più visibile riguarda la cedola. Cattolica, la cooperativa assicurativa quotata veronese, pagherà quest’anno un monte dividendi che sale da 25 a 61 milioni di euro, quasi una volta e mezza in più. Un dato, approvato ieri dal cda con il bilancio 2014, che soddisferà i soci che avevano scelto di sostenere l’aumento di capitale da 500 milioni di euro lanciato lo scorso autunno: i 35 centesimi di dividendo (in pagamento il 20 maggio) che sarà proposto all’assemblea dei soci convocata il 25 aprile è inferiore in valore assoluto ai 45 dello scorso anno; ma c’è da considerare che nel frattempo, con l’aumento di capitale, chi ha seguito la società si trova con un numero di azioni moltiplicato per tre. Ed anche chi avesse deciso di star fuori si trova su valori non molto distanti dallo scorso anno. In più il monte dividendi rappresenta il 57% dei 107 milioni di euro di utile netto, in linea con cedole tra il 50 e 60% promesse lo scorso autunno con l’illustrazione del piano industriale 2014-’17. «Ma tutti i nostri indici sono in linea con quanto illustrato nel piano d’impresa. I dati sono buoni e i risultati 2014 superiori a quanto pianificato», commenta soddisfatto l’amministratore delegato Giovan BattiVERONA

sta Mazzucchelli. I numeri sono chiari. La raccolta premi complessiva del 2014 sale a 5,6 miliardi, +29%. Ed anche a voler considerare come riferimento la metà dei 444 milioni di premi 2013 da lavoro diretto portati in dote da Fata dal secondo semestre, per Cattolica c’è comunque un miliardo di raccolta in più; l’utile nett0 sale da 64 a 107 milioni (anche se vanno considerati qui i 31 milioni straordinari di tasse dello scorso anno e i 10 milioni di utile di Fata nel 2013), il combined ratio (l’indice di efficienza misurato sul rapporto tra spese e spese di sinistrosità rispetto ai

35 In centesimi di euro, il dividendo di Cattolica

5,6 In miliardi di euro, la raccolta premi di Cattolica

AL comando Mazzucchelli (a sinistra) e Bedoni in assemblea

Credito

Fondi alle imprese, il Banco chiede 5 miliardi alla Bce Richieste in accelerazione, gli istituti vedono la ripresa VENEZIA Fondi alle imprese, il Banco accelera e

chiede altri 5 miliardi in Bce. L’indicazione è arrivata ieri dall’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, che ha confermat0 la richiesta a Francoforte di ulteriore liquidità da prestare alle imprese per 5 miliardi, nella prima asta di rifinanziamento del 2015, dopo i 3,7 miliardi chiesti nelle due aste di settembre e dicembre 2014. Altri 700 milioni di euro sono stati chiesto da Veneto Banca, dopo i 979 di dicembre. Indicazioni di richieste non sono invece venute da Banca popolare di Vicenza, che

aveva chiesto 1,2 miliardi a dicembre. Con due elementi da notare. Da un lato le richieste differenziate delle banche, da mettere forse in collegamento al capitale a disposizione per espandere gli impieghi. L’altro elemento più favorevole è l’accelerazione delle richieste: fa pensare che le banche si attendano un aumento della domanda di credito. I 5 miliardi chiesti dal Banco sono l’equivalente di quanto fatto complessivamente dalle tre popolari venete a dicembre. Numeri che fanno pensare ad una ripresa, se non iniziata, almeno attesa.

premi) migliora al 91,5% rispetto al 93,5% di un anno fa; il margine di solvibilità sale da 1,66 a 1,96. Sul fronte premi, Cattolica mette a segno un +41% sul ramo vita, a 3,7 miliardi, con un miliardo di raccolta in più; e poi c’è un +3,4% nell’auto, contando Fata, a 1,033 miliardi, e un +14% sui rami danni non auto, a 820 milioni. E le eventuali acquisizioni? «Siamo molto attenti a quello che avviene», dice Mazzucchelli. E poi c’è l’altro punto strategico che riguarda Cattolica, che rischia di rimanere l’unica grande cooperativa quotata, dopo la trasformazione delle banche popolari in spa per decreto. Riforma che non ha toccato Cattolica, forse anche perché la società assicuratrice ha mostrato per tempo di saper riformare la governance, aprendo ai soci che hanno apportato capitale, e di saper mettere in campo il rafforzamento patrimoniale dello scorso autunno. E in assemblea arriveranno modifiche statutarie che aumenteranno le deleghe in assemblea e il numero minimo di azioni, da 100 a 300, per chiedere l’iscrizione a socio. «Una trasformazione in spa spetterebbe all’assemblea. Ma è una questione che non ci riguarda , dice il presidente Paolo Bedoni -. Poi non siamo assenti dal tema. E siamo attenti alle scelte che faranno i partner». Ad iniziare dalla Banca popolare di Vicenza, primo socio di Cattolica, che ha annunciato una rapida trasformazione in spa; ma anche altri partner strategici, come Ubi e Iccrea, toccate da riforme e autoriforme di popolari e Bcc. «Ma le novità per noi conclude Bedoni - potrebbero rivelarsi opportunità». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Borsa, Segafredo pronta a quotarsi in maggio Veneto, 52 imprese adatte per i listini Oviesse sta nel listino da due settimane. Per Segafredo Zanetti basterà attendere la metà di maggio e, in autunno, sarà la volta di Fedrigoni. Ma le società venete con conti e struttura adeguati ad una quotazione a Piazza Affari sono 52, e un’altra decina viene inserita in una categoria che implica una crescita fino alla soglia necessaria. È il risultato di uno studio condotto sulle aziende nordestine da Tamburi investment partners (Tip) Spa e che sarà presentato domani nella giornata di apertura del Festival Città impresa, al Cuoa di Altavilla Vicentina. La classificazione, con una disaggregazione per provincia, è stata condotta attraverso i bilanci 2013 e, a seconda del punteggio assegnato incrociando ricavi, margini e utili, a ciascuna di esse è stata data un’indicazione della probabilità di «quotabilità». La provincia che esprime il numero più alto di sigle che, teoricamente, domani stesso potrebbero affacciarsi alla Borsa è Verona, con 15 insegne, seguita da Treviso, che ne conta 14 a cui si aggiungono però quattro casi di imprese con percorsi di crescita. Seguono, all’incirca con una decina di nomi ciascuno, i territori delle province di Vicenza, Padova e Venezia, mentre rimangono fuori Belluno e Rovigo. Una quindicina in totale VENEZIA

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Fedon lancia la sua linea di occhiali fatta in casa per i negozi negli aeroporti BELLUNO Otto modelli,

ciascuno in tre varianti, con montatura in pelle, plastica e metallo e un logo quasi invisibile. È la prima collezione di occhiali a firma Fedon, la casa bellunese degli astucci per occhialeria con una linea di pelletteria e accessori che ora si allarga all’eyewear. «Abbiamo proposto quasi per scommessa un esemplare nel nostro punto vendita all’aeroporto di Fiumicino – racconta il direttore generale del gruppo, Maurizio Schiavo – e il successo è stato immediato. Abbiamo deciso di provare su larga scala». Senza disegnatori esterni e licenze, i modelli da sole sono

stati progettati in casa e la realizzazione affidata a tre laboratori, due in Cadore e uno nel Trevigiano, che dovrebbero sfornarne alcune decine di migliaia l’anno. Gli esemplari saranno disponibili dal 1. aprile solo nei negozi monomarca, con un intervallo tra 180 e 200 euro. Allo stesso tempo Fedon sta spingendo nell’apertura di nuovi negozi propri, in prevalenza negli aeroporti. Un terzo punto vendita a Fiumicino sarà attivo fra pochi mesi, un altro sarà a Ciampino. A maggio un negozio aprirà i battenti a Orio al Serio, con trattative aperte sugli scali di Napoli e Catania, oltre che in hub europei.

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Zanetti Mercato scelta per assicurare il passaggio generazionale

cui avanzare l’offerta pubblica. Le azioni riguarderanno circa il 30% del capitale e la previsione è che la parte più ghiotta andrà in mano ad investitori americani. In questi giorni è in corso un road show iniziato da Milano e che toccherà Londra e New York. La quotazione, ha ricordato lo stesso Zanetti, era stato deciso per «mettere al sicuro il passaggio generazionale. Quando un’azienda ha azioni in mano al mercato non sono ammesse discussioni». I coordinatori globali sono Banca Imi e Bnp Paribas che agiranno anche da joint bookrunners, unitamente a Jp Morgan e BB&T. Banca Imi sarà responsabile del collocamento per l’offerta pubblica; Bnp Paribas agirà da sponsor. Gianni Favero

Il Festival

Parte domani la tre giorni del Festival Città Impresa. Il convegno inaugurale alle 10 al Cuoa di Altavilla con Roberto Zuccato e Alberto Baban di Confindustria e il presidente di Benetton, Gianni Mion

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSORZIO AGRARIO DI TREVISO E BELLUNO Soc. Coop.

Sede Sociale in Castagnole di Paese Via Feltrina n. 56 AVVISO DI CONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI I Soci Delegati, eletti nelle Assemblee Parziali, sono convocati in Assemblea Generale per il giorno 28 aprile 2015 alle ore 6.00 in Castagnole di Paese (TV) - presso la Sede del Consorzio Agrario in Via Feltrina n. 56, in prima convocazione ed occorrendo, alle ore 9,30 del giorno MERCOLEDI’ 29 APRILE 2015, stesso luogo, in seconda convocazione, per discutere sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1) Approvazione del Bilancio 2014 redatto ai sensi dell’art. 2423 e seguenti C.C. e deliberazioni conseguenti; 2) Varie ed eventuali. IL PRESIDENTE - Fulvio Brunetta

IN BREVE LA NOMINA

Kering,Vedovotto nel comitato esecutivo PADOVA Roberto Vedovotto nel

comitato esecutivo di Kering. Il manager veneto 49 enne, ex amministratore delegato di Safilo e ora alla guida di Kering Eyewear, la società che il colosso del lusso francese ha aperto a Padova dopo aver riportato in casa le licenze nel settore degli occhiali, per gestire direttamente il comparto, è entrato nel comitato esecutivo del colosso del lusso francese fondato da François Pinault. L’annuncio ieri, l’efficacia immediata. L’incarico porta Vedovotto al fianco di Marco Bizzarri, il manager che ha guidato il boom di Bottega Veneta per poi diventare, a gennaio, amministratore delegato di Gucci; e indica, secondo la nota emessa ieri sera da Kering, il valore strategico dell’iniziativa nel comparto degli occhiali «come una dei maggiori driver di crescita per il gruppo». Per Pinault «L’esperienza di Vedovotto nel settore dell’occhialeria e la sua conoscenza del mondo della moda forniranno un valido contributo al nostro comitato esecutivo». INNOVAZIONE

Veneto Nanotech 2 milioni dalla Regione VENEZIA Il Consiglio regionale

ha approvato all’unanimità la ricapitalizzazione della società Veneto Nanotech con 2 milioni di euro spalmati tra il 2015 e il 2016 (previa verifica di compatibilità con il decreto «Salva Italia», ha avvertito l’assessore Ciambetti). Ma l’aula è arrivata al voto dopo quasi due ore di stallo, innescato dalla presa d’atto rilevata dagli stessi esponenti del centrodestra dell’impossibilità della maggioranza di garantire il numero legale. «Se la giunta è assente che senso ha che discutiamo di bilancio?» ha aperto il fuoco Leonardo Padrin (Forza Italia). «Se l’opposizione uscisse dall’aula mancherebbe il numero legale», ha evidenziato Renzo Marangon (Forza Italia) che ha puntato il dito sulla maggioranza squinternata e sbrindellata» e sulla «giunta fantasma» (Renzo Marangon). «Zaia dovrebbe essere qui a presidiare il bilancio non negli studi televisivi». «La maggioranza è frantumata e polverizzata, non ha più i numeri - è insorto Piero Ruzzante - Per ora la garantiamo noi, perché i veneti attendono risposte da quest’aula».

REGIONE DEL VENETO

AZIENDA U.L.S.S. 18 di ROVIGO Viale Tre Martiri, 89 - 45100 Rovigo ESTRATTO DEL BANDO DI GARA L’Azienda Ulss 18 di Rovigo ha indetto procedura di gara aperta, ai sensi art. 82 D.Lgs 163/06 e s.m.i. per l’”Affidamento servizi assicurativi diversi per l’A.ULSS18 di Rovigo, per tre anni suddivisa in due lotti: Lotto 1) rischi diversi: incendio, furto, infortuni - Lotto 2) autoveicoli rischi diversi (kasko)”. L’importo a base d’asta per il Lotto n. 1 è di € 555.000,00 (IVA esclusa) per il Lotto n. 2 è di € 139.995,00. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso. Termine per la ricezione delle offerte: ore 13,00 del 14/04/2015. Indirizzo al quale inviare le offerte: Azienda Ulss 18 - Ufficio Protocollo - Viale Tre Martiri, 89 45100 Rovigo. Data apertura plichi offerte: ore 11 del 15/04/2015. Documentazione di gara: il Bando, il Disciplinare, i Capitolati, sono pubblicati sul sito internet dell’Azienda Ulss 18 www.azisanrovigo.it - Sezione “Bandi di Gara” e scaricabili gratuitamente. F.to Il Direttore Generale - Dott. Arturo Orsini


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Corriere del Veneto Domenica 22 Marzo 2015

VI

Economia Festival Città Impresa

Del Torchio rilancia il Politecnico veneto: «Un motore tecnologico per le aziende» «Gli imprenditori devono stimolare la nascita di un Politecnico regionale». Si parla di imprenditori e manager, della loro difficile convivenza nelle aziende familiari del Nordest, ieri a Vicenza, nella seconda giornata del Festival Città impresa promosso da Venezie Post e Fondazione Corriere della Sera. Ma Gabriele Del Torchio, il manager della Ducati dei miracoli e del miracolo del salvataggio Alitalia, ritira fuori, nel dibattito al Ridotto del Teatro Olimpico guidato dall’economista Giovanni Costa, un nervo scoperto del Veneto. Il manager rientrato a Padova, dopo aver tirato fuori dal cilindro la soluzione Etihad per Alitalia, ci arriva, parlando di cosa serva in questo momento alle imprese. E i manager, in parallelo all’apertura ai capitali finanziari, non paiono l’unica emergenza. «Il Nordest ha avuto la fortuna di avere imprenditori visionari, con intuizioni geniali sul prodotto - dice Del Torchio -. Che ora devono stimolare la nascita di un Politecnico regionale. In questa parte d’Italia, senza una struttura universitaria che diventi motore tecnologico, le imprese non potranno svilupparsi. Resteranno al massimo subfornitori di secondo o terzo livello. Questo è il momento giusto per pensarci». Il sasso è lanciato e tanto basta per far riemergere un tema scomparso dai radar. Se ne parla anche a dibattito finito, il dialogo va su una Univeneto che pare nata già morta. «Il Politecnico c’è già - sostiene Costa - è l’Ingegneria dell’Università di Padova. Basta potenziarla». «Facciamolo, va bene, mettiamoci dentro soldi», riprende Del Torchio. Ma a cosa pensa il manager? «In Veneto si è fatto moltissimo sull’innovazione di processo. Ma se non se ne fa di prodotto non si va distante. Le imprese han bisogno di una struttura di ricerca e sviluppo VICENZA

Digitale

GAMBELLARA (VICENZA) Il digitale

come leva per «ringiovanire» l’immagine del vino. E per sedurre una fascia di mercato, quella dai diciotto ai trent’anni, che oggi è lontana dall’interesse per il vino per almeno due motivi: economico (rossi e biachi di qualità costano) e culturale (scegliere il vino «giusto» implica una conoscenza stratificata). Temi al centro della giornata di ieri a Gambellara, nel Vicentino, al quartier generale del gruppo vinicolo Zonin, dove il vicepresidente Francesco Zonin, che presidia l’area commerciale e marketing e guarda con interesse al fronte dei «social», ha presentato la seconda edizione di «Wine to many», l’evento che si colloca appena prima del Vinitaly. Lo scorso anno l’accento era posto sui blogger; ieri si è puntato su un obiettivo concreto: realizzare il nuovo sito del brand per far breccia sui più giovani. Per questo sono stati coinvolti 18

universitaria collegata alle imprese. Ho in mente nella mia esperienza il rapporto tra l’Audi e l’Università di Monaco». Il filo conduttore è cosa serva per innescare una ripartenza dopo gli anni bui. Del Torchio spegne facili entusiasmi: «La vedo controcorrente. Questo, si dice, è un momento favorevole. Ma la liquidità non è mai mancata in Italia e la capacità di esportare, indice di competitività, nemmeno. E allora che manca? Il coraggio di investire. Tradurre la stessa passione che gli imprenditori mettono quando fondano le aziende». Assomiglia al tema della ritirata degli imprenditori. «Certo, guardi cosa sta succedendo a molte grandi famiglie imprenditoriali che cedono e si ritirano nella finanza, dov’è più facile guadagnare - commenta a fine giornata l’imprenditrice Marina Salamon, presidente di Altana -. Lo vedo come un pericolo a dieci, vent’anni. Non possiamo diventare né una

I dibattiti di oggi All’Olimpico Stella, De Bortoli e Martina VICENZA Giornata finale oggi

al Festival. Appuntamenti clou alle 11.30, al Teatro Olimpico, con il sottosegretario Graziano Delrio e Gianantonio Stella nel dibattito «La svolta buona sulla burocrazia... Quando arriva?». Alle 17, sempre all’Olimpico, il convegno su «L’Europa e l’Euro» con il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli e il presidente di Snam Lorenzo Bini Smaghi. Alle 21, all’Olimpico, l’evento conclusivo sull’Expo con il ministro Maurizio Martina. Il programma completo della giornata su www.festivalcittàimpresa.it

piazza finanziaria come Londra, né la Silicon Valley. Per gli imprenditori ricreare imprese e lavoro è un dovere morale». Insomma, in ballo finisce il ruolo delle famiglie imprenditoriali. Del perché, oltre una certa soglia, non riescano ad

Rientro Gabriele Del Torchio, in un’immagine del periodo in Alitalia

andare, facendo i passi necessari, dai manager all’apertura alla finanza, come chiede Giovanni Costa a Diego Bolzonello, storico manager del boom di Geox e ora consulente. «Di solito - risponde lui - il punto di scontro è quando il manager arruolato presenta il piano industriale con relative necessità finanziarie. Se manager, imprenditore e cda - spesso creati con l’errore drammatico di infilare familiari o consiglieri indipendenti accettati obtorto collo - non sono coesi, quello diventa un momento difficile». Tutto storto? Nonostante tutto, no. «Questo è il momento giusto per una fase nuova sostiene Del Torchio -. Deve passare dalla managerializzazione delle imprese e dalla loro capacità di attrarre capitali». Qualcosa si muove, qui e sul coinvolgimento dei dipendenti. Lo testimonia Giancarlo Ferretto, uno dei decani dell’impresa familiare veneta, con il suo gruppo dei magazzini e delle soluzioni per la logistica: «Noi stiamo ragionando su aperture di capitale: unire le forze è decisivo. E ci muoviamo sulla partecipazione dei dipendenti. Qui il problema resta cogestire un’azienda con una parte del sindacato che non ne ha una visione favorevole. Ma le ideologie devono rimanere fuori dalle porte dei cda». Federico Nicoletti

Il consulente di Renzi promette ai free lance un taglio strutturale dei contributi

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Treu Pensiamo ad una previdenza autonoma

nei casi di malattie gravi, la giungla delle aliquote, il divario rispetto agli altri lavoratori. Soprattutto le novità allo studio del governo sui freelance per un’armonizzazione globale e un taglio dei contributi previdenziali. Il popolo delle partite Iva ieri ha avuto di fronte lo scenario che si prospetta con le idee su cui si sta lavorando a Roma. L’anteprima sulla riforma che sta scrivendo lo staff del premier Matteo Renzi è stata data ieri al Festival Città Impresa dal consigliere economico della Presidenza del consiglio Tommaso Nannicini a confronto con l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu, e alcuni rappresentanti della categoria come Anna Soru (presidente di Acta), Andrea Dili (di Alta Partecipazione) e Gaetano Stella (presidente di Confprofessioni) moderati dal

giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico. Nannicini ha messo sul piatto spunti su cui si sta ragionando: come le aliquote Inps, con l’intenzione di «portarle più vicine a quelle del lavoro autonomo». Anna Soru, prima dell’annuncio, aveva chiesto a gran voce un blocco delle aliquote, contro lo spettro del passaggio dal 27 al 33%. E il consigliere della presidenza del Consiglio, pur specificando di fare considerazioni proprie, ha accennato ad un abbassamento tra il 25 e il 26%. Poi la spiegazione degli obiettivi alla base dei provvedimenti: «Vogliamo risolvere il problema dei minimi, con regimi agevolati in particolare per le startup». Il tutto con un intervento strutturale nella legge di Stabilità. Nannicini, tra anticipazioni e visioni globali sui free-

lance, ha anche ammesso però le difficoltà del tema «complesso della previdenza». Sulle partite Iva Soru, in particolare, ha lanciato il grido d’allarme sull’indennità di malattia. Sul tema, Treu, anche da ex commissario straordinario Inps, ha lanciato due provocazioni, una sulla previdenza e una sull’esistenza stessa del sistema partite Iva. «Perché per loro non si può immaginare una forma autonoma di previdenza? – ha detto – magari è un’idea balzana, ma voi siete una fauna diversa». Tanto diversa da chiedere ai presenti: «La partita Iva è proprio necessaria? Per chi non ne ha bisogno è solo una complicazione burocratica». Elfrida Ragazzo

Calici e social network, Zonin cerca la via per far breccia nei gusti degli under 30 18 Gli studenti coinvolti nello studio del sito Internet di Casa Zonin

160 In milioni di euro, il fatturato 2014 di Casa vinicola Zonin

79 La percentuale dei ricavi realizzati da Vinicola Zonin sui mercati esteri

studenti delle università venete che, divisi in sei gruppi, hanno proposto la loro linea per un portale web dedicato al vino. Una full immersion, da mattina a sera, fra seminari e lavori di gruppo. Il progetto migliore è stato premiato da una giuria di esperti provenienti dalla cultura digitale e dal giornalismo enogastronomico. Sulla base delle idee emerse, fra sei mesi sarà pronto un nuovo sito, accompagnato da una App. L’esigenza emersa dai gruppi di lavoro è quella della formazione: quiz interattivi, «pillole» informative per conoscere vitigni e abbinamenti, o per non fare brutta figura quando si invita il partner a cena. «La domanda che abbiamo posto ai ragazzi è semplice: se apriste un sito di un brand vinicolo, che cosa vorreste vedere su quella schermata? - spiega Francesco Zonin –. Siamo nel 2015, ma noi comunichiamo ancora come negli anni Ottanta

Think tank Francesco Zonin (al centro) tra gli studenti del progetto (Foto Galofaro)

o Novanta. E non credo sia un bene, in un momento storico in cui la comunicazione è stata stravolta dal web e dai social network, con messaggi veloci e brevi. Mentre il mondo del vino, un prodotto agricolo legato

La priorità Senza una struttura universitaria collegata alle imprese resteremo confinati nel ruolo di fornitori La ripresa Tutti dicono che è un momento favorevole Ma quel che manca ancora è la voglia di investire

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Partite Iva, prove d’intesa sulla previdenza VICENZA La tutela

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ai cicli naturali, è naturalmente lento. Per questo comunichiamo poco con la fascia dei consumatori sotto i trent’anni, quella che legge più Facebook che i giornali di carta». E che, si può aggiungere, la sera al bar

La sfida Questa però è la fase giusta per cambiare, se nelle imprese entreranno manager e capitali

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Il progetto

Casa Vinicola Zonin ha riproposto ieri il progetto «Wine to many», costruito mettendo al lavoro studenti universitari sul tema di come avvicinare le fascie più giovani di consumatori, quella under 30. La giornata di eri è servita a fornire all’azienda vinicola veneta idee per creare un sito internet che tenga conto della necessità di avvicinare un pubblico giovane, meno avvezzo ai contenuti culturali che si legano al mondo del vino

preferisce probabilmente un boccale di birra a un calice di vino, pensando sia al portafogli sia alla difficoltà nell’orientarsi fra uve, botti e vitigni. «Io, come tanti della mia generazione, ho imparato a conoscere il vino in famiglia, a tavola – dice Francesco Zonin –. Ma oggi sono cambiati modelli e linguaggi, è più raro pranzare in famiglia; e il vino è ammantato da un’aura da specialisti, da sommelier». Così la casa di Gambellara, 160 milioni di fatturato nel 2014 per il 79% realizzato all’estero, punta a ridisegnare la propria immagine specie entro i confini nazionali, dove il brand è più conosciuto e più legato a un’immagine tradizionale. E dove si sono fatti i conti con l’ultima annata, penalizzata da un clima sfavorevole alla vite: «La nostra produzione è calata di circa il 20 per cento nelle regioni del Nord, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – dice Francesco Zonin - mentre al Sud si è attestata sui livelli del 2013. La qualità media è comunque buona, ma mancheranno le eccellenze». Giulio Todescan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Marzo 2015

STUDI DENTISTICI

GRANDESSO Grandesso dott. Lorenzo

Dottore in odontoiatria e protesi dentaria

www.studiograndesso.it studiograndesso@gmail.com

ECONOMIA&FINANZA

DallaBorsaalJobs Act, dalcrowdfundingall’Expo: unlaboratoriodiidee persfruttareil rilancio Sonosessantale impresechepossono quotarsi

DALLABORSAALL’EXPO.L’apertura del Festival, venerdì 20 al-

le 10, sarà invece localizzata al Cuoa dove, dopo i saluti del presidente Matteo Marzotto, di Ilario Novella (partner Adacta) e dell’editore di Veneziepost Filiberto Zovico il “botto” sarà subito servito per un Triveneto che ha mille chance da cogliere: in un territorio da sempre restio alla Borsa e dove le quotate si contano sulle dita di una mano verrà presentato uno studio sulle quotabili. Dopo sei anni di “tunnel” costruito dalla crisi una sessantina di aziende hanno i numeri per fare il gran salto, come ha appena fatto la Ovs di Beraldo: con Luca Peyrano di Borsa Italiana e Giovanni Tamburi di Tip ne parleranno il presidente della Piccola di Confindustria Alberto Baban, l’ad Fila Massimo Candela, l’economista Paolo Gubitta, il presidente di Benetton Group Gianni Mion e il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato che sarà intervistato da Dario Di Vico, incaricato alla direzione del Festival. Sarà invece il direttore de Il Giornale di Vicenza Ario Gervasutti ad individuare i nodi del futuro economico del Paese cercando di capire il “sentiment” degli italiani alla vigilia della ripresa: lo farà sabato 21 alle 18 con l’economista Innocen-

zo Cipolletta, il giornalista Alan Friedman e l’ex ministro e presidente del neo partito Italia Unica Corrado Passera. Ma le idee da sviscerare sui tavoli saranno tantissime: dai trust per conservare il patrimonio dell’azienda di famiglia attraverso le generazioni (il caso Zordan, incontro condotto venerdì 20 alle 16.30 da Piero Erle de Il Giornale di Vicenza) al “nuovo lavoro autonomo” (con Tommaso Nannicini, consigliere economico della presidenza del Consiglio e il giuslavorista Tiziano Treu) al crowdfunding, cioè come raccogliere capitale per finanziare nuove imprese, fino alla tanto agognata “svolta buona sulla burocrazia” che vedrà il dialogo tra Gian Antonio Stella, “spina nel fianco” degli apparati con Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, braccio destro del premier Renzi. E ancora l’Expo 2015: alla fine del Festival mancheranno 39 giorni all’apertura dell’Esposizione universale a Milano, occasione unica in quanto a chance, le Venezie staranno a guardare o l’industria agro-alimenatre delle nostre regioni avrà voce in capitolo? Lo chiederanno al ministro all’Agricoltura Maurizio Martina nel gran finale

Immobiliareoberato ditasse,orasegnali diunprimorisveglio

Lapresentazione delFestival CittàImpresa: sisvolgerà aVicenza

Trasloco da Schio ILVICESINDACO «VICENZAATTRATTIVA» «Siamofieridella decisionedegli organizzatoridi spostare l'eventoa Vicenza». Lo dichiarailvicesindaco JacopoBulgarini d'Elci: «Unavoltadeciso di lasciarel'ambito scledense,avrebbe potuto ricollocarsiinqualsiasi realtàdiprestigio regionale.Leggolascelta comeennesimosegnale dellacapacità attrattiva di unacittà cheha acquisito, negliultimi anni, nuova centralità.Analogascelta erastatacompiuta dal teatrodel Lemming.Oraè lavoltadel festival Città Impresacheperaltro porta riflessioned'alto livellosu untema portante di questaamministrazione:il connubiotracultura e impresa,inuna città chesi ècandidata adessereil soggettoconcui il mondo dell'impresapuòdialogare percostruirepolitichedi rilancioe d'investimento nelterritorio».

di domenica 22 alle 21 al Teatro Olimpico in una sorta di question time i tre imprenditori Camilla Lunelli (del gruppo che produce il Ferrari), il veronese Alberto Bauli e Antonio Bortoli, dg di Lattebusche, una delle più grandi coop lattiero-casearie. SLANCIO ALLA RIPRESA. Ma la ripresa, di cui il Festival si propone come lievito, si sta realmente toccando? Ne è «certo» il professor Gilberto Muraro, presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, tra i partner principali della manifestazione, tra i primi a cogliere che è subito necessario capire «cosa fare per sfruttare a pieno la ripresa». «Forse dal tunnel stiamo uscendo - osserva Ilario Novella - e la progettualità può aiutare il territorio». Ne è convinto anche Giuseppe Caldiera, dg della Fondazione Cuoa: «Oggi è quanto mai necessaria una forte riflessione su come fare impresa». Cristian Veller di Confartigianato Vicenza porta la bandiera del «manifatturiero tradizionale che deve digitalizzarsi». Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza, va oltre: «Sarà sempre più vincente il connubio cultura e impresa». •

CONFINDUSTRIA. Unseminario eincontritra gli esperti presenti(Strategy&Actione Popolare Vicenza)conleimprese

Export,laricettaperfrancesietedeschi Fortuna:«Sonoidueprincipalimercati di riferimento,vicini eaffini» Laura Pilastro Tendenti a scommettere sulle novità, i francesi. Più “tradizionalisti” i tedeschi. No alle proposte “chiavi in mano” per i primi, più inclini ad avere un certo margine di manovra. Pochi e fidati fornitori per i secondi. Sono alcune delle differenze culturali che caratterizzano le fasi di negoziazione e vendita dei due Paesi. Conoscerle è un imperativo per le imprese vicentine che per dare scacco alla crisi puntano sull'export. Specialmente quello che guarda a Francia e Ger-

Germania: «Novitàpoco gradite,mafedeli coifornitori» Francia:«Voglia diinnovazione»

Grandesso dott. Lorenzo

Dottore in odontoiatria e protesi dentaria

www.studiograndesso.it studiograndesso@gmail.com

CONFCOMMERCIO. Il presidentedellaFimaa

Vicenzadiventa “CittàImpresa” elancia laripresa Il festival “Città Impresa” trova la sua nuova casa a Vicenza, culla e cuore della manifattura del Nordest il prossimo fine settimana dal 20 al 22 marzo, una tre-giorni che si preannuncia senza respiro: 40 eventi, cento relatori, 19 parole chiave messe sul tavolo del «laboratorio» con la volontà di costruire “Idee per la ripresa”, affrontando i nodi cruciali dello sviluppo e del dopo-crisi in un dialogo serrato tra territori ed élite nazionali. L’ottava edizione della kermesse - promossa da PostEditori/VeneziePost (con una corazzata di partner) che gestisce un centinaio tra eventi e appuntamenti annuali nel Triveneto - si snoderà su 4 palcoscenici cittadini: Teatro Olimpico per il confronto tra i “big” del festival, il Galla Caffè con i libri del momento, la Fondazione Zoè per gli incontri dedicati al ruolo dell’impresa. E anche Palazzo Bonin Longare, sede di Confindustria Vicenza, per uno degli incontri su un tema - la nuova riforma del lavoro - considerato clou nell’avvio della ripresa.

GRANDESSO

Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: redazione@ilgiornaledivicenza.it

FESTIVAL DAL 20AL 22MARZO. Quaranta eventiconcento relatori

Roberta Bassan

STUDI DENTISTICI

mania, per la nostra provincia i due più importanti mercati di riferimento, in grado di fagocitare il 20% delle esportazioni, soprattutto nei settori arredo, concia e tessile. Se n'è parlato a palazzo Bonin Longare, sede di Confindustria Vicenza, davanti a decine di imprenditori invitati al seminario “Francia e Germania, come affrontare con successo i due mercati più importanti per il nostro export”. Presenti Walter Fortuna, vicepresidente degli industriali berici, Giles Untereine e Gerardo Serio, rispettivamente direttore generale e consulente di riferimento di Strategy&Action International, società di consulenza commerciale che opera nei due mercati, e Giancarlo Bianchi della direzione estero di Banca Popolare di Vicenza. «Francia e Germania – esordisce Fortuna - restano i nostri mercati di riferimento anche se i numeri delle esportazioni verso questi Paesi prima del-

l’euro erano doppi rispetto agli attuali. Non possiamo tuttavia dimenticare ciò che continuano a rappresentare: 145 milioni circa di consumatori, due tra le migliori capacità di spesa e, soprattutto, due mercati vicini, facili da raggiungere e seguire, certamente più affini ai nostri modelli culturali rispetto a quelli con cui dobbiamo confrontarci bazzicando le grandi economie emergenti dell'Asia». Modelli simili al nostro, ma «pur sempre diversi», sottolinea Fortuna. Ecco, perché è opportuno affrontare «queste distanze culturali per essere efficaci nella comunicazione e più in generale nell'approccio al mercato e ai clienti. Accanto agli stereotipi ci sono tante cose da sapere e approfondire, in un contesto di mercati sempre più complessi e selettivi, dove la pura e semplice qualità di un prodotto sembra non bastare più». La mattinata, proseguita con

alcuni incontri di affari tra gli imprenditori e gli esperti presenti, si è trasformata, nella sua prima parte, in una vera lezione di peculiarità culturali ma anche tecnico organizzative dei due Paesi. Subito le differenze sono apparse chiare: «Ansia e paura dei cambiamenti caratterizzano i tedeschi, per cui un nuovo fornitore può rappresentare una minaccia, più che un'opportunità. In Germania i nuovi clienti vengono sottoposti a un controllo attento. Ma l'aspetto positivo è che i tedeschi sono fedeli», spiega Serio. Il suggerimento per le imprese vicentine allora è «presentarsi con prodotti che vantino diverse referenze clienti». «In Francia, invece, nella scelta dei fornitori c'è una ricerca permanente di innovazione. Per quanto riguarda gli ordini standard, l'ultimo che viene ricevuto ottiene la commessa. Di conseguenza bisogna essere sempre presenti e non farsi

È stato l’immobiliare, a suon di tasse, a dare ossigeno alle casse dello Stato. «Secondo una recente ricerca del Centro studi Confcommercio - spiega una nota - nel 2014 lo Stato italiano ha incassato 31,88 miliardi di tasse sugli immobili, il 14,7% in più rispetto al 2013 e il 115,4% in più di quanto gli italiani proprietari di immobili avevano versato nel 2011. Insomma le tasse sugli immobili - dall’Ici all’Imu, dalle varie Tasi, Tarsu,Tares fino alla Tari - sono più che raddoppiate negli ultimi 3 anni e l’escalation della fiscalità sui fabbricati non ha certo giovato al settore immobiliare» provato dalla crisi. CIFRE.Nel Vicentino nel 2011 il totale dei passaggi di proprietà di immobili erano poco sopra gli 8 mila, nel 2012 sono passati a 5.844: è il -27,68% rispetto all’anno precedente (poi 5. 563 nel 2013: - 4,8%) fino ad arrivare a registrare nei primi due trimestri del 2014, 2.697 cambi di proprietà. «Il nostro settore ha risentito moltissimo della crisi», commenta Serafino Magistro, presidente della Fimaa/Federazione mediatori agenti di Confcommercio Vicenza, associazione che in provincia conta circa 350 agenzie immobiliari, per un totale di oltre 600 addetti. «L’anno più critico è stato il 2012, poiché oltre alla crisi generalizzata il settore ha dovuto fare i conti con il passaggio dall’Ici all’Imu, che ha più che raddoppiato la tassazione sugli immobili, dopodiché la situazione non è cambiata di molto, rimanendo non certo favorevole. La pressione fiscale è il fattore che più condiziona negativamente le scel-

dimenticare. Quanto ai prodotti, in questo caso le parole d'ordine sono: diversificare l'offerta», dice il consulente. In entrambi i casi vale lo stesso concetto: «Puntare al controllo diretto del mercato. In altre parole, essere presenti con personale e sedi proprie, evitando gli intermediari». Qualcuno dal pubblico chiede poi dove sia più opportuno insediare la propria filiale in ciascuno dei due Paesi. Risponde Untereine: «Nelle zone in cui sono più presenti i commerciali». •

te di investimenti e di risparmio, e a quanto sembra per nulla destinata a diminuire». SÌALLARIFORMA.È attesa però la riforma del catasto: oggi capita che sia attribuito una valore di “casa popolare” a un grande appartamento in zona centrale. «Al momento non si sa se, e come, andrà in porto questa riforma. Ci auguriamo comunque che il Governo restituisca equità e coerenza al sistema di tassazione degli immobili, e la riforma del catasto potrebbe essere un buon punto di partenza». QUALCHE SEGNALE POSITIVO. Ora sembra che qualcosa di positivo per il settore comunque si muova: «Confermo che in questi primi mesi dell’anno anche il nostro comparto sta registrando un piccolo segnale di risveglio» dice Magistro, che però smorza subito l’entusiasmo: «È prematuro dire che il peggio sia passato, ma nella nostra provincia c’è maggiore interesse all’acquisto di un immobile rispetto qualche mese fa. Credo si spieghi con il fatto che, nonostante tutto “il mattone” rimanga un investimento solido». E per i vicentini conta molto anche la qualità dell’immobile. •

IDATI CGIA. In terrabericameno disoccupati

Veneto, afineanno +22milaoccupati Vicenzasegna +1,5% VENEZIA

Walter Fortuna

SerafinoMagistro

«Le statistiche ufficiali del 2014 ci dicono che nel Veneto il numero degli occupati è cresciuto»: anche l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, in base ai dati Istat, conferma un trend sottolineato nei giorni scorsi dalla Regione. «Rispetto al 2013 la platea di coloro che lavoravano è aumentata di quasi 22mila unità (+1,1%)», per un totale di oltre 2 milioni di persone occupate. Brilla in particolare Verona: i nuovi occupati hanno sfiorato quota 18 mila (+4,5% sul 2013). Ottime anche le performances di Venezia, con +9.333 unità (+2,8%) e di Vicenza, a quota 358.400 occupati con +5.441 unità (+1,5%), mentre anche Treviso ha chiuso l’anno con 4mila occupati in più (+1,1%). Diversa invece la situazione di Padova (-2,5%), e ancora peggio è andata Rovigo (-4,6%).

«Se l’occupazione dà segnali di ripresa - commenta il segretario Giuseppe Bortolussi - il tasso di disoccupazione, invece, non tende a diminuire in misura significativa, almeno nella gran parte delle province. Ma non va interpretato negativamente: quando l’economia ricomincia a correre, il numero di coloro che cerca attivamente lavoro aumenta». È Venezia ad avere il peggior tasso di disoccupazione (9,4%), seguita da Rovigo (9,3%) e Treviso (8,3%). Invece Vicenza ha visto calare il suo numero di disoccupati del -0,7%, passando dal 7,3% al 6,7% di tasso disoccupazione che equivale a 25.500 disoccupati. Anche Padova ha ridotto la percentuale di disoccupazione, pur non avendo però registrato più occupati, mentre anche in questo caso è Verona a brillare: la contrazione dei disoccupati è stata del -0,9%, con un tasso basso. del 4,9%. •


Regione 9

IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 17 Marzo 2015

L’EVENTO. DaVenerdì adomenica22 unaseriedi incontri edibattiti

LaCittà-impresa cercaaVicenza ideeper laripresa Dall’Euroalwelfare, dallaburocrazia alMadein Italy:come lamanifatturasta sconfiggendolacrisi VICENZA

Sarà Vicenza, cittàsimbolo dell’industria manifatturiera che torna a vincere sui mercati mondiali, il palco-laboratorio delle “Idee per la ripresa”, che il Festival Città Impresa, diretto da quest’anno da Dario Di Vico, proporrà da venerdì 20 a domenica 22 marzo 2015 attraverso oltre 40 eventi con cento ospiti e relatori di assoluto rilievo nazionale. Imprenditori e manager, economisti e scrittori, giornalisti e ministri, si confronteranno con il grande pubblico e con giovani provenientida tutte le principali università italiane sui nodi cruciali dello sviluppo e del dopo-crisi. Il Teatro Olimpico, gioiello internazionale dell’architettura palladiana, ospiterà i confronti tra i big del festival, al Galla Caffè saranno presentati i libri del momento e la Fondazione Zoé sarà la sede degli incontri strettamente dedicati al ruolo dell’impresa. WELFARE La scelta di Vicenza come sede del Festival Città Impresa non è stata affatto casuale o legata solo alla fortissima tradizione industriale che ne fa una delle provincie più industrializzate del Paese. Nel vicentino, più di duecento anni fa, è nata l’esperienza della città sociale di uno dei più grandi innovatori dell’industriaitaliana e di quello che oggi chiameremo Welfare Aziendale: Alessandro Rossi. A lui, a quella esperienza straordinaria che sta ancora oggi alla base dello sviluppo industriale dell’intera provincia e non solo (Faggin, il mitico inventore dei microchip, esce dall’ITIS A. Rossi), viene dedicato uno dei convegni di apertura venerdì 20 alle ore 15, presso la Fondazione Zoé. A partire da una ricerca di Lidia Zocche, a confrontarsi saranno il già ministro del Lavoro Tiziano Treu, il responsabile delle risorse umane di Luxottica Nicola Pelà, e la presidente del-

l’industria farmaceutica Zambon, Elena Zambon, e il presidente della Fondazione Corriere della Sera Piergaetano Marchetti. MADEIN ITALY La rivista americana The Rake gli ha appena dedicato la copertina: Brunello Cucinelli, l’imprenditore cult del ritorno alla manifattura italiana di qualità e di un modello innovativo di coinvolgimento dei lavoratori nella vita dell’azienda, e Stefano Micelli, l’economista autore del best seller Futuro Artigiano vincitore del Compasso D’Oro si confronteranno sul Futuro Italiano venerdì 20 marzo, alle ore 21, al Teatro Olimpico. CRISI Sabato 21 marzo alle ore 18, sempre al Teatro Olimpico, saranno invece l’economista Innocenzo Cipolletta, il giornalista e autore di Ammazziamo il Gattopardo Alan Friedman, e il già ministro dello sviluppo economico Corrado Passera a tentare di individuare i nodi del futuro economico del Paese: ma com’è il sentimento degli italiani alla vigilia della ripresa? La Grande Crisi ci ha cambiati? La serata del sabato sarà l’occasione invece di un confronto tra tre intellettuali tra i più acuti osservatori delle trasformazioni culturali e politiche del Paese: Ilvo Diamanti, Paolo Mieli e Cesare De Michelis discuteranno infatti su come la Grande Crisi ha cambiato l’Italia e gli Italiani.

PASSAGGIO DICONSEGNE CONL’EXPO Allafinedelfestival mancheranno39giorni all'aperturadell'Expo.Le Veneziestarannoaguardare ol'industriaagro-alimentare dellenostreregioniavràvoce incapitolo?Lochiederannoal ministroMaurizioMartinatre imprenditori:Camilla Lunelli delgruppocheproduceil Ferrari,ilveroneseAlberto BaulieAntonioBortoli, direttoregeneralediuna dellepiùgrandicooperative lattiero-casearie,la LatteBusche. BORSA Èiltemadiaperturadel festival.Venerdì20marzo, ore10,allaFondazioneCuoa diAltavillaVicentina,sarà presentatounostudiosulle aziendequotabilidelNordest. Adiscuteredeipercorsiper riconciliareindustriae finanzacisarannoGianni Mion,presidenteBenetton Groupepromotoredel VeicoloSpace,Massimo Candelaamministratore delegatoeazionistadiFila,

tr at toria

LucaPeyranodiBorsa Italiana,ilprofessorPaolo GubittaeAlbertoBaban, presidentedellaPiccola IndustriadiConfindustria.A trarreleconclusionisulle prospettivedicrescitadelle impresedelNordestsaràil PresidentediConfindustria VenetoRobertoZuccato. JOBSACT IlVenetosicandidaaessereil motoredellaripresa dell'occupazione?Daiprimi datichevengonodalle associazionidicategoria sembrapropriodisì.Il Festivalnediscuteràvenerdì 20,ore18,aPalazzoBonin Longare,sededi ConfindustriaVicenzacon trequalificatiospiti:il giuslavoristaPietroIchino,il segretarionazionaleCisl AnnamariaFurlaneil vicepresidentedi ConfindustriaGiovanni Dolcetta.L’incontrosarà apertodaun'intervistaal PresidenteConfindustria VicenzaGiuseppeZigliotto.•

BUROCRAZIA Domenica 22 marzo, alle 11.30 (Teatro Olimpico), in occasione anche della presentazione dei loro recenti libri, saranno il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio e il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella ad affrontare i temi della riforma della pubblica amministrazione e della burocrazia. Il finale del festival sarà invece tutto dedicato a due grandi temi di attualità: EURO/EUROPA Il sistema industriale è già ripartito? L'export è sufficiente a trainare il Paese? E le politiche dell'austerity avranno un impatto minore dopo il lancio del programma di quantitative easing della Bce? Questi i temi che saranno al centro del confronto su futuro dell’Euro e dell’Europa tra il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, e l’economista e presidente della Snam Lorenzo Bini Smaghi (moderati dall’economics correspondent del Financial Times Ferdinando Giugliano), in programma domenica 22 marzo, ore 17, al Teatro Olimpico. •

ILPROGRAMMA. Lepoliticheindustrialielacultura(nonsolo)d’impresa

Unodegliaffollati incontridella scorsa edizione del “Festivaldella città-impresa“, aSchio

IlNordèsottoesame: èancoraun“motore”? Sottolalenteigiovanieil“passaggio generazionale“ VICENZA

Il Nord è ancora il motore dello sviluppo del Paese o la Grande Crisi ne ha fiaccato la resistenza al punto da mettere in discussione la coesione sociale, la capacità di resistere alla penetrazione della criminalità organizzata, i processo di modernizzazione? È da questa provocazione, alla base dell’ultimo saggio dello storico Giuseppe Berta, che parte il confronto – sabato 21 marzo, ore 16.30 – sull’ormai storico tema della “questione settentrionale”, con i giornalisti Cristina Giudici, autore di “Padania Perduta“, e Marco Alfieri, autore di “Nord Terra Ostile“. POLITICA INDUSTRIALE L’Olivetti dell’Ingegnere, cioè quella di Carlo De Benedetti, è il titolo del libro del giornalista del Sole 24 Ore Paolo Bricco che fornisce l’occasione per mettere a confronto sulle politiche industriali due esperti del calibro di Giampiero Castano, responsabile Unità di Gestione delle Crisi Industriali, Ministero dello Sviluppo Economico, e Maurizio Castro, manager e tuttora commissario straordinario dell’ACC di Mel. CULTURA DELCIBO Al Festival Città Impresa trova anche spazio un focus sulla cultura del cibo “made in Italy”: una storia fatta di innovazione, contaminazione e coraggio imprenditoriale. La racconterà, venerdì 20 marzo, alle ore 16.30, Alessandro Mar-

albergo

zo Magno, autore di “Il genio del gusto“, dialogando con Mirco Della Vecchia, artigiano del cioccolato e presidente nazionale CNA Alimentare, e Cristina Garetto, titolare Azienda Agricola Cecchetto Giorgio.

Maurizio Zordan e l’avvocato Maurizio Casalini: due esempi virtuosi che, se seguiti dalle imprese, potrebbero aiutare in modo concreto a superare uno dei grandi traumi che portano spesso alla fine di grandi e piccole aziende.

MANAGER/IMPRENDITORI Il ruolo dei manager e degli imprenditori e l’equilibrio che si deve creare tra la proprietà e le competenze sarà invece al centro del confronto tra due manager di primissimo livello come Diego Bolzonello, già amministratore delegato di Geox, Gabriele del Torchio, già amministratore delegato di Ducati e Alitalia e l’imprenditore Giancarlo Ferretto. Arbitri del confronto i professori Giovanni Costa e Arnaldo Camuffo.

INNOVAZIONE Altrettanto interessante sarà l’esperienza che sarà portata – sabato 21 marzo, ore 16.30, Odeo del Teatro Olimpico – da gruppo MarmoArredo e da Ercole Bonini dello Studio Bonini relativa alla possibilità di sfruttare a livello globale il licensing dei brevetti sviluppati in Italia e difficili da commercializzare per le aziende che non hanno strutture sufficientemente internazionalizzate.

CROWDFUNDING Sempre a proposito di strumenti finanziari innovativi sarà il crowdfunding come strumento per finanziare le imprese il tema che verrà discusso domenica 22, ore 11, presso la Fondazione Zoé con Ivana Pais, co-autrice del libro Crowdfunding. La via collaborativa all’imprenditorialità, ed Eva de Marco, fondatore L’Orto in Tasca. PASSAGGIO GENERAZIONALE I temi del passaggio generazionale e degli strumenti per garantire la tenuta di valore dei patrimoni e delle aziende sarà al centro della testimonianza che porteranno – venerdì 20 marzo, ore 16.30, Fondazione Zoé - l’imprenditore

GIOVANIE LAVORO Sabato 21 marzo, ore 15, Odeo del Teatro Olimpico, una delle giovani scrittrici italiane di maggior successo, Silvia Avallone, da sempre attenta a questa tematica che trova ampio spazio nei suoi romanzi - da Acciaio a Marina Bellezza – si confronterà con un vicentino eclettico come Gigi Copiello, ex sindacalista e autore di Bruno da Cittadella, dottore in malta. E proprio i giovani saranno protagonisti di “Co-creiamo il futuro del lavoro” laboratorio promosso da Peoplerise sabato 21 marzo, alle ore 11.30, che utilizzando il format del world café porterà alla stesura di un vero e proprio manifesto, la cui presentazione è in programma domenica 22 marzo, alle ore 15. •

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IL GIORNALE DI VICENZA Mercoledì 18 Marzo 2015

ILTRUST ZORDAN. Case history venerdì alFestivalCittàd’impresa

“Pattodi sangue” nelnome di papà blindal’impresa Lalezione diunpassaggio generazionalecruento haportatoa salvaguardarepatrimonio evalori L’ad:«Enonvolevamoche si litigasseper i soldi» Roberta Bassan Lo hanno chiamato Attilio, nel nome del padre. Un “patto di sangue” tra fratelli per salvaguardare il futuro dell’impresa come fonte di ricchezza per la famiglia, un modo più ordinato di trasferire il patrimonio alle generazioni future. Attilio Zordan è il nome del loro papà morto nel 2008. Loro sono il primogenito Maurizio, la sorella Marta e il fratello Alfredo, a loro volta sette figli. E una preoccupazione: che il celebre detto «parenti serpenti» non arrivi un domani a minare un patrimonio prezioso magari per velleità, incapacità, filosofia di gestione minando l’unità di famiglia e azienda. Loro stessi del resto hanno attraversato un passaggio generazionale «disordinato», a tratti «cruento» dal quale sono usciti con tenacia. L’azien-

da oggi gira a mille: la Zordan srl di Valdagno (che detiene al 100% la Delta Arredamenti di Schio), falegnameria dove il legno diventa lusso, ha consolidato nel 2014 un fatturato di 16 milioni, +30% sul 2013, 48 dipendenti. Ora il 78% della società è detenuto da un trust istituto giuridico di matrice anglosassone - che si chiama Attilio Zordan. Essi si sono “spogliati” della parte più prettamente gestionale riguardante il patrimonio: c’è chi opera per loro (trustee) e chi sorveglia (protector). Loro continuano a concentrarsi sull’impresa, tranquilli sul fatto che il passaggio generazionale non è destinato a creare rotture. È un case history: venerdì alle 16.30 sarà al centro di un incontro del Festival Città Impresa alla Fondazione Zoè a Vicenza con Maurizio Casalini, Paolo Gubitta, Maurizio Zordan, condotto da Piero Erle,

Leesigenze dellafamiglia rispettate.Manel Vicentinoancora pocodiffuso MAURIZIO CASALINI ESPERTO DITRUST

de Il Giornale di Vicenza. VALORIDAMANTENERE.Maurizio Zordan, presidente e amministratore delegato dell’azienda ne fa subito una questione di valori: «Per noi la creazione del trust ha rappresentato un sollievo perché così già abbiamo definito le linee guida del passaggio generazionale. Si lavora per tanti anni sul valore con il rischio poi di litigare sui valori e questo non lo volevamo. I soldi, insegnava mio padre, non si portano nella tomba. Quello che volevamo era trasmettere alle generazioni future sia il percorso in entrata nell’azienda per chi lo vorrà basato sulla meritocrazia, sia quello in uscita tenendo conto, per chi non vorrà proseguire nell’attività, di un fondo che potrà corrispondere alle loro aspirazioni». Tutto alla luce del sole fin da subito: «Chiarisce i ruoli e facilita i rapporti tra le persone». EVITARE FRAMMENTAZIONE. Uno dei nodi nei passaggi generazionali è per esempio il rischio della sgretolazione dell’impresa. I fratelli Zordan lo hanno vissuto sulla loro pelle ed è stata una delle molle che li ha portati ad indirizzarsi al trust. La Zordan fu fondata da

IERI.Giovani incercadi futuro

Ifratelli Zordantra il papà Attilioe lamamma M.LuigiaGasparini

OGGI.A capodell’azienda

MaurizioZordan alcentro, trala sorellaMartae il fratello Alfredo Attilio nel 1965, una storia di famiglia con il cuore nella lavorazione del legno. Poi si aggiunsero i due fratelli: a quel tempo l’azienda era la maggiore falegnameria sul territorio e fornitore del gruppo Marzotto, via via specializzata negli allestimenti. Struttura artigianale e pianificazione debole, ma tutto sommato un equilibrio: erano pochi a decidere. Il successivo ingresso di un “plotone” di cugini in cda, senza chiara gerarchia, moltiplicò il numero di chi decideva au-

mentando la complessità della gestione. «Nel 1966 quando entrai a far parte dell’azienda racconta Maurizio Zordan - realizzai che il futuro sarebbe stato nelle produzioni di alto valore aggiunto, per seguire questo percorso avremmo dovuto migliorare i processi interni, cercando di renderli più efficienti». Ed ecco la prima spaccatura: «Io, mio padre e i mie fratelli volevamo entrare nel mercato del lusso, i miei zii e cugini sviluppare l’imballaggio industriale». A seguire la

seconda: «Noi volevano rimuovere la filosofia egualitaria, loro no». Finì con i figli di Attilio che acquistarono la società: era il 2008. A settembre bancarotta Lehman Brothers, poi la crisi. Poi la morte del padre. «Con un patrimonio indebolito e senza la guida del papà prendemmo alcune decisioni tra cui mantenere solo i clienti del lusso più profittevoli e acquisire know how specifico sui mercati esteri». LA FIDUCIA. L’azienda comincia a girare con la squadra affiatata: Maurizio presidente e ad, Marta delega alla finanza, Alfredo al commerciale. I figli crescono, lo spettro della stagione dei cugini. L’incontro con Maurizio Casalini, partner dello studio legale tributario Casalini & Zambon di Vicenza, membro dell’Associazione “Il Trust in Italia”, uno dei 50 iscritti al registro professionisti accreditati in trust. È a lui - spiega Zordan - che abbiamo affidato la progettazione del nostro trust ed è sempre lui ad essere il nostro “consigliere” nella funzione del trustee attraverso la A.B.Solute Family Office & Consulting, di cui è presidente. Lo invitano a tutti i loro cda e con lui hanno condiviso l’acquisizione del 70% della Marzorati Rocchetti di Cantù, rogito venerdì. Il trust ha 80 anni di durata, 3 sottofondi intitolati ai fratelli, beneficiari i discendenti. Casalini traccia le linee: «Le esigenze della famiglia erano di creare un meccanismo che assicurasse nel futuro una leadership in base a criteri di meritevolezza, una valutazione superpartes delle performance dei componenti apicali, la creazione di un patrimonio segregato alle future esigenze della famiglia». Il trustee accumula, amministra e protegge il 78% degli utili. Un tesoretto che si accumula. «Mia cura che non distribuiscano troppo». Il trust non è aggredibile. «Nel Vicentino istituto ancora poco diffuso». •

ILREPORT SULLAVORO PERIL SALONE MECSPE. Una su dueriguarderàl’industria, soprattuttomeccanica etessile

«Vicenza,in 3 mesi2 milaassunzioni» «Segnali positivi sul fronte dell’occupazione per il comparto della meccanica e della subfornitura veneto, soprattutto per chi investe in formazione e innovazione». È questo in estrema sintesi il quadro tracciato dall’Osservatorio Mecspe realizzato da Senaf in occasione proprio di Mecspe, ovvero la fiera internazionale delle tec-

nologie per l’innovazione ospitata alle Fiere di Parma da giovedì 26 a sabato 28 marzo. Il quadro è nazionale, ma scende nel dettaglio della regione veneta e anche delle sue province, per cui è in grado di dare indicazioni sulle «figure che l’industria di Vicenza ricerca maggiormente da inserire nell’organico come dipenden-

ti», anche se - precisano gli autori - «il dato non indica necessariamente un incremento di occupazione sul territorio perché non considera le cessazioni di rapporti lavorativi, che possono superare i nuovi ingressi». Ebbene, «nella provincia di Vicenza, secondo i dati Excelsior-Unioncamere ed elabora-

ti da Senaf in occasione di Mecspe - sottolinea la nota - nel primo trimestre 2015 si prevedono 2.040 assunzioni di dipendenti. Di queste il 46%, pari a 930, riguardano l’industria, con contratti che saranno a tempo determinato per circa il 48%». «Nello specifico - precisa la nota - le industrie metalmecca-

L’industria meccanica

niche ed elettroniche prevedono di assumere, in questi primi tre mesi dell’anno, 460 operatori (49% del totale industria); le industrie tessili, dell' abbigliamento, del cuoio e delle calzature 220 (24%); le industrie dei gioielli e delle pietre preziose 20 (2%); le “Altre industrie” 230 (25%)». Il profilo più ricercato «è quello di operai specializzati e di conduttori di impianti e macchinari; si richiede in generale esperienza specifica mentre il candidato ideale è maschio». •

Ilprogramma VENERDÌ20 -Ore10: “Lequotabili delleVenezie. finanzae manifattura: nuove alleanzepercrescere”. Fondazione Cuoa -Ore15: “100anni prima diOlivetti: Alessandro Rossie l'invenzionedel welfareaziendale”. Palazzo BoninLongare -Ore16.30:“Intrust we trust.Storie aziendali: conservareil patrimonio dell'aziendadifamiglia attraversole generazioni”. Fondazione Zoe. -Ore16.30:“Il geniodel gusto”. LibreriaGalla. -Ore18: “Il Jobsact cominciadalleVenezie”. PalazzoBonin Longare. -Ore18: “Raccontare il MadeinItaly”. Libreria Galla. -Ore21: “Futuro italiano”. TeatroOlimpico SABATO21 -Ore10: “Dallafabbrica lentaal3d printing:gli oppostichesi attraggono”. Fondazione Zoe. -Ore10: “Lamorale del tornio”. Odeodel Teatro Olimpico. -Ore11.30:“What do bossesdo?Managere imprenditori:come innovare ruolie poteri”. OdeodelTeatro Olimpico. -Ore11.30:“Co-creiamoil futurodel lavoro”. Fondazione Zoe. -Ore15: “Igiovanie il lavoro”. Odeodel Teatro Olimpico -Ore15: “Crescitafelice. percorsidi futuro civile”. OdeodelTeatro Olimpico. -Ore16.30:“Partive iva e freelance,ilnuovolavoro autonomo”. Fondazione Zoe. -Ore16.30:“La viadel nord”. LibreriaGalla. -Ore16.30:“Investirein proprietà intellettuale”. OdeodelTeatro Olimpico. -Ore18: “Crescitae sviluppo:l'italianel passaggiodella grande crisi”. Teatro Olimpico -Ore21: “Sette annidi crisi:come sonocambiati gliitaliani,come è cambiatal'italia”. Teatro Olimpico. DOMENICA22 Altri7 eventi dalle11 su crowfunding,burocrazia, design,lavorogiovanile, Olivetti, euro, fino alle21, quandoilministro MaurizioMartinafarà il punto sull’Expo2015che apreil1˚ maggio. •

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IL GIORNALE DI VICENZA

Economia 11

FESTIVAL CITTÀD’IMPRESA. Convegnod’aperturasulle“quotabili”

Analisi

Giovedì 19 Marzo 2015

Sbarcoin Borsa Pronte67società «Nonc’èscelta»

Ilnanismo finanziario dasuperare MarinoSmiderle

S

Nella mappa triveneta che saràpresentata domani anche 11 imprese vicentine con tutte le potenzialità «Serve passaggio manageriale più che culturale» Roberta Bassan Sono 67 le aziende del Triveneto mappate come “quotabili” dal festival Città Impresa in collaborazione con Tamburi Investment & Partners, 11 hanno sede in territorio vicentino (di cui due stanno partecipando al programma di crescita). Al momento la ritrosia è ancora tanta: solo la Favini di Rossano Veneto, per restare al Vicentino, ha avviato l’iter nei mesi scorsi per l’ingresso in Borsa. È il momento giusto? «Andare a veleggiare nell’oceano della Borsa non sarà per tutti ma sarà per molti - risponde il professor Paolo Gubitta,

docente di organizzazione aziendale dell’Università di Padova, direttore area imprenditoriale del Cuoa -, i cosiddetti “happy many”, felici e parecchi. Ed è un passaggio manageriale più che culturale». La mappa delle “ quotabili” delle Venezie sarà presentata nel convegno di apertura della tre-giorni del festival Città Impresa domani alle 10 alla Fondazione Cuoa, occasione per sviscerare opportunità, rischi e diverse opzioni per il mondo imprenditoriale verso la Borsa, ma anche verso altri strumenti utili alla crescita, tra gli altri i minibond. Dopo i saluti di Matteo Marzotto presidente Fondazione Cuoa, Ilario No-

Illistinoimpone regoledimercato “senzaanimae senzacuore”enon tuttisonodisposti PAOLOGUBITTA DocenteUniversità di Padova eCuoa

vella partner Adacta e Filiberto Zovico editore VeneziePost promotore del festival, si discuterà di “Finanza e manifattura: nuove alleanze per crescere”: interventi di Luca Peyrano e Giovanni Tamburi, testimonianze di Alberto Baban, Massimo Candela, Paolo Gubitta, Gianni Mion,intervista a Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto, condurrà Dario Di Vico. LA MAPPA. Tra le 67 con tutti i crismi per Piazza Affari che tengono conto di vari parametri si va da 47 società note al grande pubblico come Calzedonia, Bauli e Only the Brave (la holding di Renzo Rosso con l’ammiraglia Diesel) a 17 aziende che sono entrate nel progetto Elite di Borsa Italiana (anticamera della quotazione) come Masi o Lago, fino ad aziende che pur non avendo parametri di ricavi sopra i 70 milioni (considerata taglia media), stanno realizzando risultati tali da essere in teoria appetibili per il mercato borsisti-

co. La mappatura si conclude con il profilo di 12 società (tra cui le vicentine Forgital e Rigoni) che pur non essendo “quotabili” partecipano al programma di crescita Elite. Nessuna pretesa di esaustività - si affrettano a precisare gli organizzatori - ma la volontà di evidenziare che, negli anni della grande crisi tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, «è emerso un significativo numero di aziende con forti potenzialità di crescita» e che, tra i molti strumenti c’è appunto lo sbarco in Borsa. È la strada scelta per esempio da Ovs, fondata a Padova, gruppo attivo nel mercato dell’abbigliamento (opera anche con il marchio Upim) che i primi di marzo ha fatto il suo debutto sul listino, dopo averlo rinviato alla fine del 2014 per l'aria non proprio di gran festa che tirava sui mercati azionari. Scelta peraltro adottata anche dal gruppo veronese della carta Fedrigoni, che lo scorso ottobre ha deciso di rinunciare a causa del deterioramento del-

le condizioni dei mercati finanziari. Ieri invece il gruppo trevigiano Massimo Zanetti Beverage ha comunicato di aver presentato a Consob il prospetto informativo di offerta per il processo di quotazione avviando così la cavalcata. LOSFORZO.«Va dato atto dello sforzo che molte aziende stanno facendo in questa direzione - afferma Gubitta - peraltro l’attività che porta alla quotazione è quasi un mestiere per l’imprenditore, gravato di una notevole pressione sulla struttura organizzativa». L’iter esemplifica Gubitta - assomiglia per certi versi alla trasformazione della propria vecchia casa alla classe A: bisogna sventrarla. E il vantaggio qual è? «In Borsa si ha un giudice “giusto” che è il mercato, talvolta può subire delle sventagliate dalle speculatori, ma tendenzialmente non bara, impone disciplina, regole d’ingaggio e comportamento. E ogni tre mesi devi portare risultati. Aspetto questo che a

volte fa a pugni con il capitale paziente delle famiglie. Un percorso lungo da fare che impone cambiamenti importanti». Diverse aziende oggi sono sul trampolino, finora pochi lanci. «Le ragioni almeno un paio - spiega il professore -. La prima è oggettiva, la dimensione: non ci sono tante aziende medio-grandi che hanno esigenza di avere capitali per crescere e questa è una causa e anche una conseguenza del fatto che non sono in Borsa. In secondo luogo la Borsa impone regole di mercato “senza anima e senza cuore” ancora difficili da affrontare in contesti gestionali e di governance ancora legittimamente guidati anche da valutazioni di natura familiare». «Oggi non ci sono alternative all’ingresso in Borsa - spiega Gubitta - e tra le ragioni il fatto che non sempre nelle famiglie imprenditoriali gli eredi hanno le stesse capacità dei genitori, a volte le hanno più elevate, a volte no. E se cambi mestiere non devi essere “condannato”». •

e una delle province più industrializzate ed export oriented è fuori dalla Borsa ormai da un decennio, vuol dire che c’è qualcosa che non va. E se Vicenza è un gigante della produzione non può accettare di essere un nano finanziario. Anche perché, alla lunga, la carente struttura patrimoniale finisce col far grippare il motore industriale. Come si è notato in questi anni di crisi del credito bancario, il principale canale finanziario usato dal sistema economico berico. Le realtà più attente hanno aperto le porte del capitale facendo entrare dei fondi che, di fatto, fungevano da Borsa meno invasiva e priva dell’oscillazione dei prezzi che rischia di condizionare l’attività operativa. Ma la maggior parte è rimasta dipendente dal rubinetto delle banche che, specie in questi anni di recessione, è rimasto chiuso. Il rischio è che l’attuale livello dei tassi d’interesse, il più basso della storia, induca le imprese a restare attaccate al grembo di mamma-banca per acciuffare la ripresa. Sarebbe un errore: la Borsa, lungi dall’essere il demonio, potrebbe riportare Vicenza in paradiso. • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’INTERVENTO. Domani il convegnosull’industrialevicentino: capìperprimo che l’impresadeveoccuparsi diwelfare

Tiziano Treu

I

l ricordo di Alessandro Rossi cui è dedicato un convegno a Vicenza domani ci richiama un pezzo della storia migliore del nostro paese, di quando l'Italia primeggiava nello sviluppo e nella innovazione industriale. Il ricordo fornisce buoni motivi a chi non si rassegna a vivere in un paese mediocre ,in stagnazione o in declino. Rossi è un personaggio emblematico, in realtà eccezionale, della storia dell’industria italiana. Rileggere oggi i suoi scritti, o anche solo le schede preparate per il convegno,ci presenta una figura

di grande modernità e fornisce spunti di riflessione su temi attualissimi. Colpisce la complessità della sua traiettoria personale, non solo di grande industriale innovatore, ma anche di uomo politico e di imprenditore sociale lungimirante. Rossi comincia a lavorare 'di spola e di navetta' molto giovane nella fabbrica paterna, per conoscere con esperienza diretta la vita e le condizioni degli operai. Viaggia subito in Europa per farsi una mentalità internazionale e acquisire le tecniche produttive più avanzate, coinvolgendo anche tecnici stranieri, 'una colonia poliglotta di manifattori' come scriveva

la Gazzetta veneta nel 1841. A proposito, quanti sono oggi i manifattori poliglotti? Eppure ce ne sarebbe bisogno più di allora. Rossi si dimostra un imprenditore eccezionale che porta il Lanificio nel 1876 a essere la più potente industria italiana e fra le prime in Europa, con oltre 5mila operai. Crede nell' innovazione tecnologica come motore dello sviluppo, ma resta legato ai valori spirituali e religiosi della sua terra. L' attenzione e la cura del benessere degli operai ,secondo questo paternalista organico, non costituiscono beneficienza ,ma previdenza e sono essenziali per la crescita oltre

che per il bene comune. Oggi l'Ue ci ricorda che il welfare non è, o non dovrebbe essere, solo un costo ma un investimento sociale. Per questo all’innovazione tecnica Alessandro Rossi accompagna nelle sue fabbriche la innovazione sociale e contribuisce direttamente a sostenere le 'istituzioni operaie', con parte degli utili e del suo stesso stipendio. Le iniziative di quegli anni sono anticipatrici di molte di quelle che oggi costituiscono il welfare aziendale moderno. Vogliono soddisfare anzitutto i bisogni fondamentali degli operai e delle loro famiglie mense, alloggi a prezzi accessi-

bili, asili - ma si estendono a costituire i primi fondi pensione e casse di mutua assistenza, a proporre l'azionariato dei dipendenti; e inoltre anticipano la cura di bisogni immateriali come la cultura e l'istruzione. La promozione della formazione degli operai, dei bambini e dei maestri, occupa un posto centrale nella attività di Rossi, nel Veneto e poi a livello nazionale.Una sua idea, anche qui anticipatrice, era che la diffusione della formazione tecnica e professionale doveva essere la priorità assoluta per lo sviluppo economico del paese; e l’Istituto Rossi di Vicenza da lui fondato doveva essere il

AlessandroRossi prototipo di questa formazione, comprendente “scuola, officina e convitto”. Questo richiamo è attualissimo oggi che si riscopre, pur con tanto ritardo, l’importanza della istruzione tecnica e di una buona combinazione fra scuola e lavoro per lo sviluppo di quella manifattura intelligente decisiva per la

competitività della nostra economia. Le iniziative sociali di Rossi, al di là dei singoli contenuti, hanno due punti fondamentali di modernità. Anzitutto la convinzione che di welfare si dovesse occupare in prima persona l’impresa ,anche oltre le iniziative statali, un’impresa come si direbbe oggi socialmente responsabile e capace di agire in sussidiarietà. In secondo luogo l'idea che sviluppo economico e sviluppo sociale dovessero andare insieme per motivi sia di giustizia sia di efficienza, cioè perché solo così lo sviluppo può essere sostenibile e umano, ma anche perché solo una impresa innovativa e competitiva può sostenere buone condizioni di lavoro e di welfare. • © RIPRODUZIONERISERVATA

GW17990

Rossi, quandolo sviluppo sociale creaefficienza


Economia 13

IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 20 Marzo 2015

L’INTERVENTO

OGGIAPRE ILFESTIVAL CITTÀD’IMPRESA. Domanialtro casehistory

Ilbrevettocorre inNuovaZelanda ecrea business Dallacessionedidiritti alpatentbox: piccoli passi verso gliinvestimenti nella proprietàintellettuale Ilcaso diun’aziendache ha “affittato” lasuaidea Roberta Bassan «Le idee sono un concetto da cui si può creare ricchezza, a volte che più dalla stessa manifattura». Detto dagli esperti, nella culla della produzione industriale a Vicenza, può sembrare tantomeno bizzarro, ma rappresenta uno dei tanti suggerimenti per la ripresa. Lo è stato per esempio per un imprenditore di Tombolo, nel Padovano, che detiene un brevetto geniale per il suo settore del marmo arredo. Il nome, “invisible line” linea invisibile, la dice tutta sulla sua particolarità: non si vede una fuga che sia una in un piano di quarzo lun-

Nellaleggedi stabilitàmisure ditassazione agevolataper favorireattività diricerca

go anche più di 3 metri, un colpo d'occhio da favola per esempio per piani cucina di un certo livello senza quelle sgradevoli giunzioni tra le lastre. Ma un conto è produrre e fornire in loco o in un raggio adeguato, un conto è dall’altra parte del mondo. Questo per dire che si può essere un operoso imprenditore del Nordest con grandi intuizioni, magari oggi come oggi frenato nella produzione da mille motivi non da ultimo i costi di realizzazione, come pure di esportazione. E allora perché non sfruttare la propria “opera d'ingegno" facendola produrre ad altri? È uno dei cardini del licensing, alla cui base c'è in buona sostanza il concetto che la circolazione del cosiddetto bene immateriale, evidentemente tutelato da brevetti o marchi, non ha confini fisici. Un po’ quello che accade nelle transazioni finanziare: circolare con grandissima facilità e creare business. DALLA PROTEZIONE AL BUSI-

NESS. È dedicato agli “Investimenti in proprietà intellettuale" uno degli incontri del festival Cittá d'Impresa, la tre-giorni di Veneziepost dedicata all' economia (si apre stamattina al Cuoa) che domani alle 16.30 affronterà il tema all'Odeo del teatro Olimpico con Raffaella Bisson, Ercole Bonini, Paolo De Muri, Filippo e Sandro Scapin condotto da Sandro Mangiaterra. Il punto d’inizio è la necessità di protezione del brevetto, cosa che consente di attivare la cessione in licenza del brevetto stesso consentendo di fare business. Questa è una strada che all’estero è molto conosciuta e utilizzata ma purtroppo molto poco in Italia, peraltro fanalino di coda per domande di brevetto europeo. «Non perché qui si difettino di idee innovative - spiega Ercole Bonini, fondatore dell’omonimo studio con sede a Vicenza che si occupa di proprietà industriale nel nord Italia ma piuttosto di consapevolezza delle necessità della protezione (brevetti) e della valoriz-

Veneto,servel’addio aimillecampanili Futurometropolitano di PAOLO GURISATTI

PaoloDeMuri(Adacta)

ErcoleBonini(studio Bonini)

zazione dell’innovazione (licensing)». Emblematico il caso del Gruppo Marmo Arredo con headquarter a Tombolo, che verrà raccontato domani: l’azienda ha messo a punto l’idea della cessione dei diritti del suo brevetto di punta (che permette di produrre piani di quarzo di qualunque lunghezza senza giunzioni visibili allo sguardo) ad un’impresa neozelandese che distribuisce i prodotti per conto dell’azienda tedesca che fa parte del gruppo, la Quarzforms®. «Spesso spiegano - utilizziamo il know how di Marmo Arredo nella lavorazione degli agglomerati di quarzo per fare formazione ai clienti di Quarzforms®, vengono in visita in Italia e seguono un breve corso di buone pratiche nella lavorazione della materia prima. In questa particolare occasione, vista anche la localizzazione geografica che non fa entrare in concorrenza le due aziende, abbiamo messo a punto l'idea della cessione dei diritti».

tato il diritto di fare business utilizzando le innovazioni. «Con il nome di patent box commenta Paolo De Muri, director dello studio professionale Adacta, - la legge di stabilità 2015 ha introdotto una misura di tassazione agevolata per i redditi generati utilizzando e sfruttando brevetti industriali, opere dell'ingegno, marchi d'impresa e in genere beni immateriali giuridicamente tutelabili. La disciplina introduce un regime del tutto nuovo che mira a rendere fiscalmente conveniente la detenzione degli intangibles in Italia, colmando un gap con altri Paesi europei dove sono già attive normative incentivanti in quest'ambito. C'è grande attesa per il decreto attuativo che il Ministero dello Sviluppo economico deve emanare, per comprendere se la detassazione, che raggiungerà il 50% dei redditi prodotti e le intere plusvalenze realizzate, sarà di impulso per favorire l'investimento in attività di ricerca e sviluppo e per incentivare il mantenimento in Italia del nostro know-how tutelato». Trattenere in Italia le aziende che fanno innovazione e stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo ha un’importante «valenza economica». •

INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE INLEGGEDISTABILITÀ.La battaglia dell’innovazione si gioca anche sul terreno del supporto nei confronti delle aziende che hanno investito in ricerca e sviluppo e che hanno eserci-

I

l sistema Nordest ha intrapreso una lunga marcia per uscire dalla dimensione periferica della provincia italiana e prova a entrare nella dimensione dello spazio metropolitano europeo. Questa in sintesi la tesi sostenuta dal nuovo libro di Giancarlo Corò e Riccardo Dalla Torre. Siamo ancora a metà strada, ma l’abolizione delle province imprime un’accelerazione a questo processo ventennale. Il ritorno del concetto di Venezie, al posto di Nordest, rappresenta la tensione verso un nuovo modello di crescita. Il modello nato negli anni ’70, come alternativa al sistema nazionale della grande industria, il modello periferico descritto da Enzo Rullani e Bruno Anastasia all’inizio degli anni ’80, è in crisi. Attenzione! Non i distretti industriali e le piccole imprese come sistema organizzativo, che sono ancora vitali. È in crisi lo schema territoriale della fabbrica (o zona industriale) per ogni campanile, dei centri direzionali, formativi e logistici concentrati nei capoluoghi di provincia. Per partecipare alle sfide del prossimo futuro serve un modello nuovo, un’organizzazione metropolitana delle forze produttive, della manifattura, dei servizi internazionalizzati, delle nuove forme di turismo industriale. Il Nordest è stato a lungo una

piattaforma di servizio, per la Germania e gli altri sistemi produttivi del Centro Europa, nell’epoca del capitalismo nazionale. Oggi sta diventando un’altra cosa. È un nodo produttivo e logistico del capitalismo globale. Giocoforza deve diventare uno spazio metropolitano per il Sud-Europa (Nordest Italiano, parte dell’Austria, Slovenia, Croazia, Slovacchia e Romania). Con una forte autonomia, ma anche con una nuova “centralità”. Corò e Dalla Torre sono economisti con una visione molto particolare del rapporto tra territorio e industria. Si sono a lungo occupati di problemi urbanistici e osservano lo sviluppo del Nordest con l’occhio dell’esperto di pianificazione. Vedono le trasformazioni in corso come un’opportunità politica, oltre che economica. Ecco perché il loro libro, “Spazio Metropolitano”. Per rilanciare la competitività del Nordest, appena pubblicato da Marsilio, è importante. Le Venezie, Venice City Region, Venice Manufacturing District? Non sappiamo ancora quale nome il mondo darà al nostro territorio. È certo però che non saranno solo le riforme amministrative a dargli forma e forza. Serve uno scatto di orgoglio dei cittadini e delle imprese. Serve il coraggio di costruire quartieri, anche mentali, che superino l’angusto limite dei mille campanili e dei sette recinti provinciali. • © RIPRODUZIONERISERVATA

IL PROGRAMMA:25 APPUNTAMENTI INCITTÀINTRE GIORNI. DaMatteoMarzottoe Brunello Cucinelli aGraziano DelrioeMaurizio Martina attraversole generazioni”. (P. Gubitta,M. Zordan,M. Casalini) -ore18, libreria Galla: “Raccontareil madein Italy” (M.Bettiol,E.Odorizzi, M. Palazzetti,L.Quaglia,A. Maconi) -ore18, palazzo BoninLongare: “IlJobsactcomincia dalle Venezie” (P. Ichino,A. Furlan,G. Zigliotto,S. Dolcetta,D. Ferrazza,B. Tonato). -ore21, teatroOlimpico: “Futuroitaliano” (S.Micelli, B. Cucinelli,L.Vignaga, R.Rocelli) DOMANI,SABATO21 -ore10, Odeodel teatroOlimpico:“Lamorale del tornio” (M. Marzotto,A. Calabrò,M. Salamon,J.Bulgarini d'Elci,M. Maugeri,R.Cappellari)

-ore10, FondazioneZoe:“Dalla fabbrica lentaal3d printing:gli oppostichesi attraggono” (F. Venier, G.Bonotto, I.Pomini) -ore11.30,FondazioneZoe: “Co-creiamoilfuturo del lavoro” (A.Rossi, F. Fabiani,D. Bottega,M.Visentin) -ore11.30,OdeoDel Teatro Olimpico:“What dobossesdo? Managereimprenditori:come innovare ruolie poteri” (D. Bolzonello,A. Camuffo,G. Costa,G.Del Torchio, G.C. Ferretto) -ore15, Odeodel teatro Olimpico:“Igiovanie illavoro” (F. Girardo, S. Avallone,G. Copiello) -ore15, FondazioneZoe: “Crescitafelice. Percorsidi futurocivile” (F. Morace, A.

Bonomo,S. Martucci Fortuna, G.Soffiato, C. Veller, F. Cancellato) -ore16.30,FondazioneZoe: “PartiveIvae freelance, il nuovolavoroautonomo”(T. Treu, A. Dili,A.Soru, G. Stella,T. Nannicini) -ore16.30,libreria Galla: “La viadelNord” (M.Alfieri, G. Berta,C. Giudici,G.Roverato) -ore16.30,Odeodel teatro Olimpico:“Investirein proprietà intellettualeil licensinge ilsupporto del patentbox” (R.Bisson,E. Bonini,M. Scapin, F. Scapin, P. DeMuri,S. Mangiaterra) -ore18, teatroOlimpico: “Crescitae sviluppo:l'Italia nel passaggiodella grandecrisi” (I. Cipolletta,R. Zuccato,C.

La Casa del Vento The House of Wind

ÆOLUS HIC CLAUSO VENTORUM CARCERE REGNAT

Passera,A.Gervasutti, A. Variati) -ore21, teatroOlimpico: “Setteanni dicrisi: comesono cambiatigliitaliani,come è cambiatal'Italia” (C.De Michelis,I.Diamanti,P. Possamai,P. Mieli) DOMENICA22 -ore11, Fondazione Zoe:

“Crowdfunding: come raccoglierecapitale per finanziarenuove imprese” (I. Pais,F. Nicoletti, E. DeMarco) -ore11.30,teatro Olimpico: “Lasvoltabuonasulla burocrazia... quandoarriva?” (G. Delrio,G.A.Stella,Alessandro Russello,Achille Variati) -ore15, Fondazione Zoe: “Giovani& lavoro:chefuturo si

attendono?”(A.Rossi,F. Fabiani,D.Bottega, M. Visentin) -ore15, Odeodel teatro Olimpico:“Nextdesign thinking”(D.Lago,F.Bozzato) -ore15.30,libreria Galla: “L'Olivetti diCarloDe Benedetti”(M.Alfieri, M. Castro,G. Castano, P. Bricco) -ore17, teatroOlimpico: “L’Europa el’euro” (F. De Bortoli,L.BiniSmaghi, F. Giugliano) -ore21, Odeodel Teatro Olimpico:“Conto allarovescia: -39giorniall'Expo. Achepunto siamo?”. Eventodi chiusura con ilministro MaurizioMartina. Altrirelatori: G.Muraro,A. Bortoli,C. Lunelli, A. Bauli,L. Bocca. •

Membro Fondatore Magnifica Confraternita Ristoratori DeCo Ristorante Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina

ÆOLIA Ristorante Gelateria Artigianale in Costozza Chiuso il martedì

Piazza Da Schio 1, - Longare -Vicenza - Tel. 0444 555036

GX26539

OGGI,VENERDÌ20 -ore10, Fondazione Cuoa:“Le quotabilidelleVenezie.Finanza emanifattura, nuove alleanze percrescere”(M. Marzotto, F. Zovico, L.Peyrano, G.Tamburi, A.Baban,M. Candela, P. Gubitta, G.Mion, D.Di Vico,R. Zuccato,I. Novella) -ore15, palazzo BoninLongare: “100anniprima di Olivetti. AlessandroRossi e l'invenzione delwelfare aziendale”(P. Marchetti,T. Treu, N. Pelà,E. Zambon,M. Alfieri,L. Zocche). -ore16.30,libreria Galla: “Il geniodel gusto”(A. Marzo Magno,L.Costa,C. Garetto, M. DellaVecchia) -ore16.30,FondazioneZoe:“In trustwe trust. Conservareil patrimoniodellafamiglia


Economia 13

IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 21 Marzo 2015

FESTIVAL CITTÀIMPRESA. Ilsegretario generaleCisl: soddisfazione perlariformadel lavoro,ma timore chelacongiunturaeconomica favorevolenon venga sfruttata

«Questogoverno fa pocoper la ripresa» AnnamariaFurlan:«L’accordo conConfindustria Vicenzasulla partecipazionedeilavoratori alla gestionecolma lacune dilegge» Marino Smiderle La genovese Annamaria Furlan non è avara di critiche al governo Renzi. Quasi volesse fare concorrenza a Maurizio Landini. «Per carità - attacca il segretario generale della Cisl, nella sede di Vicenza col segretario regionale Franca Porto e quello provinciale Gianfranco Refosco - Landini sta già facendo abbastanza danni al sindacato confuso per un partito politico di opposizione. Ma quando il governo sba-

Landinifonda unpartito?Affari interniallaCgil, madisicuro nonfabene alsindacato Spingiamo perdareunbonus fiscaledimille euroachiprende menodi40mila eurol’anno

glia o non fa quello che dovrebbe fare, io credo che sia doveroso farlo notare».

E la prima annotazione critica qual è? Diciamo che a mio avviso non sta facendo molto per trasformare le straordinarie occasioni congiunturali globali dell’economia.

Dollaro forte, petrolio debole...

...Draghi che inietta liquidità nel sistema. Tutto lascia pensare che, specie per un sistema industriale come quello vicentino, incentrato su pmi ed export, questo sia il momento buono per decollare.

Non è così?

Sì, è così. Ma questi fattori macroeconomici positivi non bastano. Potrebbero trasformarsi in occasioni perse se non saranno accompagnati da serie politiche di sviluppo che abbiano la crescita, e i giovani, come obiettivo principale.

A Vicenza Cgil, Cisl e Uil hanno firmato con Confindustria un accordoquadrosullapartecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa. Può essere un passo avanti verso un percorso di crescita economica? Come no, è sicuramente un passo avanti. E ancora una vol-

ta le parti sociali dimostrano di avere tempi ben più rapidi di quelli istituzionali. Sono anni che noi attendiamo una legge a sostegno della partecipazione dei lavoratori, che giace chissà dove in parlamento, ma questi accordi in qualche modo rimediano alle lungaggini politico-amministrative.

Glieventidi oggi -ore10, Odeodel teatro Olimpico:“Lamorale del tornio” -ore10, FondazioneZoe: “Dallafabbricalentaal3d printing:gliopposti chesi attraggono” -ore11.30,Fondazione Zoe:“Co-creiamoil futuro dellavoro” -ore11.30,OdeoDel TeatroOlimpico:“What do bossesdo?Managere imprenditori:come innovare ruolie poteri” -ore15, Odeodel teatro Olimpico:“Igiovanie il lavoro” -ore15, FondazioneZoe: “Crescitafelice. Percorsi difuturo civile” -ore16.30,Fondazione Zoe:“Partive Iva e freelance,ilnuovolavoro autonomo” -ore16.30,libreria Galla: “Laviadel Nord” -ore16.30,Odeodel teatroOlimpico:“Investire inproprietà intellettualeil licensinge ilsupporto del patentbox” -ore18, teatroOlimpico: “Crescitae sviluppo: l'Italianel passaggiodella grandecrisi” (I. Cipolletta, R.Zuccato,C. Passera,A. Gervasutti,A. Variati) -ore21, teatroOlimpico: “Setteanni dicrisi: come sonocambiatigliitaliani, comeè cambiata l'Italia” (C.DeMichelis, I.Diamanti, P. Possamai,P. Mieli)

Può diventare uno strumento diffuso anche oltre i confini vicentini?

In altri Paesi questo modello viene applicato da tanti anni nelle relazioni industriali, basti pensare alla Germania, e ha contribuito in modo decisivo alla produttività nelle imprese. Speriamo che sia un sollecito alla parte legislativa che dovrebbe prevedere delle agevolazioni, a partire da quelle di natura fiscali, per chi dovesse adottare questo strumento.

AnnamariaFurlan, segretario generaledella Cisl, ieria Vicenza

A proposito di fisco, la Cisl sta portando avanti un progetto di legge di iniziativa popolare per redistribuireilpesodelleimposte,dandoun bonus dimille euro per chi ha redditi inferiori ai 40 mila euro. Renzi ci sente? Me lo auguro, intanto chiediamo ai cittadini di firmare. Il sistema è semplice: sotto i 40 mila euro lordi l’anno, pensionati, lavoratori, anche quelli autonomi, mille euro di tasse in meno.

E a pagare saranno i più ricchi...

GianfrancoRefosco(Cisl Vicenza) conFurlan. COLORFOTO/F. IMPIUMI

Abbiamo fatto il conto che il 4 per cento della popolazione ha un patrimonio, tra titoli finanziari che non siano di Stato e immobili che non siano prima casa, superiore ai 500

mila euro. Chiedere a loro un piccolo sacrificio non mi pare scandaloso.

Su questo sarà d’accordo anche Landini, non crede?

Guardi, detto che si tratta di una questione interna alla Cgil e che io non voglio interferire, ribadisco che chi provoca confusione e scambia il sindacato per un partito politico fa solo danno ai lavoratori.

Lasceltadiinserireancheiredditi dei lavoratori autonomi nel calcolo del tetto sotto il quale scatta il bonus di mille euro è significativa. Siete diventati il sindacato delle partite Iva? Il problema è che in passato c’è stata una proliferazione di partite Iva che io non esito a definire false. Sono quei giovani che, per trovare un lavoro, sono stati costretti a inventarsi lavoratori autonomi per sbarcare il lunario.

Cambieranno le cose con il Jobs act?

Certo che cambieranno ed è per questo che abbiamo sostenuto questa riforma. Restano dei punti migliorabili ma questa legge è il coronamento delle idee portate avanti da Marco Biagi. Nell’Italia del Jobs act, il suo pensiero è più attuale che mai.

Furlan, Camusso, la qui presente Porto. Come mai il sindacato è l’istituzione più avanti quanto a incarichi di responsabilità a donne? Il sindacato non è un’istituzione. Forse è per questo. • © RIPRODUZIONERISERVATA

DIBATTITO SULLAVORO ESULLOSVILUPPODEL VENETO. Ilvicepresidente nazionalee quellovicentinodiConfindustria

Industriali:«Jobsactok,manonbasta» Laura Pilastro «Il nostro giudizio è molto positivo. Il governo ha agito rapidamente e in modo corretto. Ma ricordiamoci che l'occupazione non si crea per decreto». Promozione a pieni voti per il Jobs act con l'augurio, però, che l'aria «buona» portata dalla riforma del lavoro «incida

anche su altri fronti: burocrazia, giustizia e formazione», per il vicepresidente di Confindustria nazionale, il vicentino Stefano Dolcetta, intervenuto ieri all’incontro “Il Jobs act comincia dalle Venezie?” per il Festival Città Impresa. Con lui, al tavolo dei relatori di palazzo Bonin Longare, moderati dal giornalista Daniele Ferrazza, c'erano il senatore del Pd Pietro Ichino e la segretaria nazionale della Cisl Annamaria Furlan che hanno preso la parola dopo il saluto del padrone di casa, il presidente della Confindustria vicentina

Giuseppe Zigliotto. Anche lui «soddisfatto» della riforma appena varata che porterà gli imprenditori italiani e stranieri a «superare un blocco mentale». Blocco che induceva i primi «a ricorrere a tanti contratti per non affrontare quello a tempo indeterminato», i secondi «a evitare investimenti in Italia a causa dell'articolo 18». Ma se i sintomi della ripresa «sono visibili e confortano, con l'aumento del numero di assunzioni a tempo indeterminato - spiega Dolcetta - Il vero problema resta la

competitività che non cresce soltanto intervenendo sul costo della manodopera, ma su un insieme di fattori, come l'efficienza della pubblica amministrazione, la velocità della giustizia e la formazione. Sono tanti i temi su cui lavorare per recuperare il ritardo di cui soffre il nostro Paese che in questo momento vede la presenza di fattori di sviluppo esogeni, come la svalutazione dell' euro sul dollaro». E a proposito di formazione, il senatore Ichino fa notare come «siano 45 mila in Veneto, sul mezzo milione in tutta Ita-

lia, i posti di lavoro rimasti scoperti per mancanza di manodopera qualificata». Per questo, riprende il parlamentare giuslavorista, «mi piacerebbe che la Regione nei prossimi anni misurasse la coerenza tra i percorsi di formazione professionale esistenti e gli sbocchi lavorativi, magari con una specie di “cruscotto” sul sito per monitorare la situazione». È soprattutto ai giovani, infatti, che si rivolge anche il Jobs act, secondo Ichino, «inevitabile perché va nella direzione in cui va la storia, cioè verso le nuove generazioni». Una ri-

Lasalaaffollata:StefanoDolcetta(centro)e GiuseppeZigliotto(des.) forma, prosegue con entusiasmo il senatore, «che visto il ritmo con cui avanza, potrebbe essere completata entro i prossimi sei mesi». Altro capitolo importante da affrontare, conclude, è «la riforma della pubblica amministrazione, con l'efficientamento delle strutture. Che si otterrà anche legando gli incarichi

dei dirigenti a degli obiettivi da raggiungere. Pena, la rimozione dal ruolo. Occorre che l'amministrazione metta al primo posto l'interesse dei cittadini, non quello dei suoi addetti. Resta ancora il dualismo grave tra l'inamovibilità del pubblico impiego e l'Italia che rischia, che affronta il mercato». •

GW17990

Dolcetta: «Giudizio positivo ma l’occupazione non si crea per decreto. Ora via la burocrazia»


14 Cronaca

IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 22 Marzo 2015

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IMINISTRIOGGIAVICENZA ALFESTIVALDELECITTÀIMPRESA

DalFestivalCittà Impresaalla corsainRegione L’INTERVISTA. Il presidentedi ItaliaUnicasulleelezioniin Veneto

AvvisodiPassera «PiùvicinoaTosi Maluiconchista?» «L’hoconosciuto eapprezzatoperil lavoro fatto comesindacodiVerona: oraleggeròiprogrammi Noalpartito unico delrenzismo:noi l’alternativa» Marino Smiderle Arriva da piazza San Babila, a Milano, dove ieri mattina ha partecipato alla raccolta firme per il lancio di Italia Unica. Corrado Passera ha appena avvertito che «bisogna fare attenzione a questa giustizia fatta di intercettazioni e avvisi di garanzia». Ogni riferimento al ministro Lupi («Se ha deciso di dimettersi avrà avuto le sue buone ragioni») è voluto.

Alle prossime regionali Italia Unica non presenta candidati maassicural’appoggioaicandidati giudicati meritevoli. In Veneto è Tosi il candidato meritevole di sostegno da parte vostra?

Ci siamo conosciuti per ragioni istituzionali e abbiamo lavorato bene insieme. Credo abbia anche saputo bene interpretare alcune delle istanze costruttive del suo partito, ma da qui a parlare di appoggio ce ne passa, non avendone ancora mai parlato.

che quella frattura fosse prevedibile. E aggiungerei inevitabile: non poteva fare diversamente.

Gli eventuali appoggi che darete alle regionali saranno il preludio alle prossime elezioni politiche, dove per vincere Italia Unica non potrà correre da sola. Che schieramento immaginate e che Paese proponete?

Noi vogliamo essere l’alternativa al partito unico del renzismo. E cerchiamo di portare con noi persone che condividano il progetto di un’Italia liberale e popolare. Porte aperte anche a chi ha amministrato bene la cosa pubblica in precedenti occasioni.

Non crede che Renzi abbia già fatto razzia dei voti moderati?

Un momento, Renzi la sua scelta di campo l’ha già fatta quando ha portato il Pd nel gruppo del Pse. Noi ci rifacciamo alla tradizione del Partito popolare europeo, cercando

Allora rovesciamo la domanda: cosapotrebbeindurvianonsostenere Tosi?

Guardi, noi giriamo da un anno per l’Italia e abbiamo costruito un programma che riteniamo completo e adatto a cambiare il Paese. Tosi, se posso dargli un consiglio, scriva un bel programma per il Veneto, sulle soluzioni concrete da dare ai problemi. E sarà anche molto importante capire con chi si allea...

Il fatto che abbia rotto con Salvini e Zaia è però, dal vostro punto di vista, un punto a favore. Beh, conoscendo Tosi credo

di aggiungere una bella dose di spirito liberale e riformista.

Ma qualcosa di buono Renzi l’hafatta? Il Jobs act, per esempio, lo ritiene un passo avanti per il mondo del lavoro?

Sull’inserimento nel mondo del lavoro non è stato fatto nulla per l’apprendistato e ai contratti di produttività a livello aziendale sono stati preferiti incentivi estemporanei e non strutturali.

E l’articolo 18?

Un intervento irrilevante. Il diritto di reintegro doveva essere limitato ai licenziamenti discriminatori. E in più sancisce che esiste il mercato del lavoro protetto e quello non protetto.

Edellariformadellebanchepopolari cosa pensa?

Io ritengo intollerabile che una riforma così importante per il sistema creditizio nazionale sia stata introdotta per decreto. Ed è una vergogna quel che è successo poi in Borsa. Detto questo, il sistema del voto capitario per le popolari più grandi doveva essere modificato. Ma non così.

Lei è stato ministro dello Sviluppo economico con Monti: perché quell’esperienza è finita male?

Lariforma dellepopolari? Inaccettabile farlapassare perdecreto CORRADOPASSERA PRESIDENTEITALIA UNICA

Nella prima fase siamo riusciti a fare ciò che il paese ci aveva chiesto: evitare il commissariamento. Passata l’emergenza, dopo le prime riforme votate da Pd e Fi in prima fila, il parlamento ha fatto altre scelte, puntando alle elezioni ormai vicine. Ora vogliamo dare noi come Italia Unica l’occasione di fare le scelte forti che rimettano in moto il Paese. • © RIPRODUZIONERISERVATA

AlFestivalCittàImpresa,oggi, ancheilministrodell’Agricoltura, MaurizioMartinaeil sottosegretarioallapresidenza delConsiglio,GrazianoDelrio

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ICANDIDATIALLAPRESIDENZA DELLAREGIONEVENETO

Almomentoèunacorsaacinque: LucaZaia(Lega),Alessandra Moretti(Pd),FlavioTosi(civico), JacopoBerti(M5s)eAlessio Morosin(IndipendenzaVeneta)

Oggidue ministri ILPROGRAMMA DELFESTIVAL Sarà una giornatariccadi appuntamentie di grandi ospitiquella chesi aprirà questamattinaalle 11, per ilFestival CittàImpresa. Tra lepresenze annunciate,anche il minsitrodell’Agricoltura, MaurizioMartinae il sottosegretarioalla presidenzadelConsiglio, GrazianoDelrio. L’APERTURA Lagiornatasiapriràalle 11allaFondazione Zoè conilconvegno dal titolo “Crowdfunding: come raccoglierecapitale per finanziarenuove imprese”. Alle11.30,invece, al TeatroOlimpico l’interventodel sottosegretarioDelrio all’incontro“La svolta buonasulla burocrazia...quando arriva?”. Con l’esponente delgoverno, il sindaco Variati eil giornalista Gian AntonioStella. NELPOMERIGGIO Ancoradibattiti e tavole rotondesul futuro della nostraeconomia. Alle15 allaFondazione Zoèil convegno “Giovani&lavoro,che futurosi attendono?”. Semprealle 15, all’Odeo delTeatro Olimpico l’incontrodaltitolo “Next designthinking”, mentre alle 15.30,allalibreria Galla,l’appuntamentosu “L’Olivetti di CarloDe Benedetti”. Infinealle17, all’Olimpico, l’economista LorenzoBiniSmaghi sarà presente,assieme al direttore delCorsera FerruccioDeBortoli al dibattitosu“L’Europae l’euro”. LACHIUSURA L’eventofinale della giornatasiterrà alle 21 ancoraall’Odeo del Teatro Olimpico:“Conto alla rovescia:-39 giorni all’Expo,a che punto siamo?”. Alla tavola rotonda parteciperà il ministroperl’Agricoltura, MaurizioMartina.Tra i relatorianche l’economistaGilberto Muraro.• © RIPRODUZIONERISERVATA

AlTeatroOlimpicoildibattitocon Passera, Cipollettae Zuccato moderato daGervasutti. COLORFOTO

ILDIBATTITO. Al Teatro Olimpiconell’ambitodel Festival CittàImpresa

Cultura emanifattura «Cosìsi vincelacrisi» L’economista Cipolletta: «Innovazione via maestra» Zuccato (Confindustria) punta sul capitale umano Innovazione, cultura e manifattura. La spallata finale alla crisi passa da questi elementi. Meglio, più che elementi si tratta di scelte della politica, visto che i settori produttivi la loro parte l’hanno già fatta o la stanno facendo. È quanto emerge dall’incontro “Crescita e sviluppo: l’Italia nel passaggio della grande crisi”, una chiacchierata in un affollatissimo Olimpico tra il leader di Italia Unica Corrado Passera, il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato e l’economista Innocenzo Cipolletta all’interno degli appuntamenti promossi dal “Festival Città Impresa”. Moderato dal direttore de Il Giornale di Vicenza Ario Gervasutti, il perno dell’incontro è ruotato intor-

Ilpubblico presenteierial TeatroOlimpico. COLORFOTO no ad un unico grande interrogativo da dove, come previsto, ne sono scaturiti a ruota molti altri: il modello nordest e, in generale quello italiano, funziona ancora? «Sì - risponde Cipolletta - ma a una condizione. Il Paese può crescere solo se c’è innovazio-

GZ05533

Politicaeterritorio

ne. Un’innovazione che possa cambiare i consumi delle persone stimolando il mercato interno». Ma esiste la cultura collettiva per permettere questo ulteriore salto? «Bisognerebbe usare la politica del bastone e della carota - osserva l’economista -. Prendiamo gli


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IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 23 Marzo 2015

ISantidel giornopatroni eguaritori

C’èun veroaffollamento di santi in questogiorno. Turibio diMogrovejoè il patronodegli Indiose vieneinvocato per potermigliorare lavista;Giovannida Capistranoassisteicapi di stato malati:

numerosi calendarifesteggiano questo santoil23ottobre;Lazzaro aiutae non esserevendicativi; Sibillao Sibillina Biscossièanch’essa addettaalbuon funzionamentooal miglioramentodella

vista;Guglielmo faguariredalla cataratta;Felice evita leliti nella spartizionedelle eredità; Frumenzio impediscespesesconsiderate; Vittorianocancellai graffi.

Ilmododidire Veneto "Siorabate cànola": signor abatedellacannella della

botteequivaleadabatuzzo oabatacciochenon pensa moltoallasuacomunità.

Ilproverbio Dall’asinononcercare lana

VERSOLE REGIONALI. IeriaVerona primo faccia a faccia all’insegna del fairplay pergli sfidanti del centrodestra.E ForzaItalia“avvisa”Salvini

Zaia&Tosi, geloesorrisi alVinitaly Idue ex alleati ora sonoavversari nellacorsa perguidare ilVeneto «Matradi noinon cambianulla» Martina:«La Moretti ringrazia» Paolo Mutterle

che ha il compito di scrivere i decreti e i documenti, dovrebbe essere licenziato nel momento in cui utilizza termini non presenti nel dizionario». «Certo - replica Delrio - non posso accettare questa affermazione ma si potrebbero comunque stabilire degli obiettivi in questo senso». E proprio gli “obiettivi”, secondo il sottosegretario, diventano fondamentali per cambiare la pubblica amministrazione. «Purtroppo la colpa dell’inefficienza della macchina - continua è di tutti. Della politica, che non dà obiettivi, ma anche dei sindacati». Delrio non si nasconde: «Non è possibile che per un progetto si debba aspettare così tanto. Secondo i nostri calcoli il 40 per cento del tempo necessario per la progettazione di un’opera viene speso per il passaggio delle carte da un ufficio all’altro». La parola d’ordine è “rapidità”. O meglio, lentezza, visto che al momento il motore della cosiddetta macchina è inceppato. «Ci sono oltre 800 leggi che sono state approvate ma che non hanno un decreto attuativo. È un numero spropositato - conclude Stella - che non può essere accettato da un Paese che vuole “svoltare”». • NI.NE. © RIPRODUZIONERISERVATA

Da una parte Luca: «Il rispetto deve esserci sempre». Dall’altra, Flavio: «Siamo amici che hanno lavorato per tanti anni insieme». In mezzo mani che si stringono, con contorno di sorrisi, dichiarazioni di non belligeranza e scatti di fotografi. E poi entrambi i rivali in giro tra gli stand del Vinitaly, ma ognuno per la sua strada. È stata l’inaugurazione della rassegna enologica nell’auditorium di Veronafiere a mettere di fronte per la prima volta dopo lo “strappo" Zaia e Tosi, fino a una decina di giorni fa compagni di partito, dal 14 marzo sfidanti alla carica di governatore regionale. Da quando cioè il sindaco di Verona espulso dalla Lega Nord (di cui era segretario nathional) ha annunciato di volersi candidare alla guida del Veneto contro il candidato del Carroccio, dopo una militanza durata 25 anni nel movimento. Nel primo faccia a faccia è prevalso il fair play. Normale, visto il contesto . «Credo che nè io nè Zaia possiamo fare campagna elettorale qui - ha detto Tosi. - Siamo presenti per un ruolo istituzionale e ciascuno ha le proprie competenze rispetto a questo settore». E più tardi: «Con Zaia non c’è nessun problema. Forse un po’ di tristezza per come sono andate le cose con la Lega. Ma adesso c’è un progetto da costruire». «Perché non dovrei stringergli la mano», ha replicato Zaia ai giornalisti. «È da una vita che siamo sui palchi politici in-

Tosi:«C’èunpo’ ditristezzaper comeèandata» Zaia:«Ognunofa quellochevuole Èlademocrazia»

sieme. Non cambia assolutamente nulla. In democrazia ognuno fa quello che vuole. Flavio ha deciso di candidarsi e staremo a vedere chi vincerà». ha aggiunto il governatore, prima dell’incontro con il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, probabilmente il più a suo agio dei tre: «Ringrazio Tosi e Zaia a nome del Pd e di Alessandra Moretti...», ha commentato. Per i pretendenti alla poltrona di palazzo Balbi la giornata al Vinitaly è proseguita negli stand, tra un mare di telecamere e macchine fotografiche, strette di mano e richieste di selfie. Il rendez-vous non ha mancato però di scatenare reazioni e commenti, anche all’esterno. «Si sono dati la mano, confermo, e io l’ho data a loro» si è affrettato a dichiarare il presidente della Lombardia Roberto Maroni. Che si è poi lanciato in un pronostico elettorale: «Primo Zaia, dal secondo in poi non conta». «I rapporti personali sono personali» ha chiosato a distanza Matteo Salvini, ribadendo di non provare «astio» nei confronti di nessuno. E sui contatti che sarebbero in corso tra Tosi e l’Ncd di Alfano e Italia Unica di Passera: «La loro Italia non è quella che credo sia in grado di competere in Europa». A brevissimo il leader della Lega si vedrà con Berlusconi. Per parlare di alleanze per le Regionali, anche in Veneto. La tensione tra i due resta alta. Forza Italia chiede a Salvini «di non pretendere di fare il califfo del centrodestra, tagliando con la spada della tua sharia pezzi di qua e di là per imporre la tua egemonia». Tra gli azzurri la parola d’ordine è “moderazione”. «Si vince grazie a un’alleanza dove il baricentro della proposta è sanamente liberale e moderata. Non rincorreremo le derive spericolate di Salvini» . • © RIPRODUZIONERISERVATA

IerialVinitalyla strettadi mano trailsindaco di VeronaFlavioTosi eilgovernatore delVenetoLuca Zaia, orasfidanti perla Regione

ILMONITO. Il ministro dell’agricolturaieri ospitealteatroOlimpico

«Multesullequotelatte Oranonc’èpiùtempo» «L’Italia ha già versato 4,5 miliardi di euro all’Ue ma continua a pagare in termini di immagine» Roberto Luciani Da Vinitaly all’Expo. A 39 giorni dall’apertura dei cancelli milanesi, Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, affronta la platea di imprenditori convenuti all’odeo del Teatro Olimpico per “Città Impresa” senza tralasciare nessuna risposta. A cominciare da quelle sulle quote latte. «Di fronte a quanto è successo in questi giorni a Vicenza, ho letto speculazioni politiche vergognose. Credo invece che la politica, in casi tragici come questo, debba fermarsi. Detto questo, far finta che il problema delle multe non esista è folle. L’Italia ha già pagato 4,5 miliardi

Ilministro dell’agricoltura Martinaieria Veronae Vicenza. ANSA di euro all’Europa, soldi dei contribuenti, degli allevatori che hanno rispettato le regole, non si può pensare di uscirne con un buffetto. Io ho il dovere di dire a tutti, al Paese che non c’è più tempo da perdere. Anche perché questa èuna questione che continuiamo a pagare in termini di immagine a

Bruxelles». Zahlen, bitte: pagare. Anche perché tutto è nelle mani della Corte di giustizia europea e ogni giorno che passa gli importi aumentano. L’unica, dunque, è rateizzare. E cominciare a ragionare in altri termini con un comparto, il lattiero-caseario, «nel quale ho verificato una grande disor-

MOBILITÀ. Domanisarà invertitoil trattofinale divialeBacchiglione

Nuova viabilità aS. Marco Cambiano i sensidi marcia Novità in arrivo nelle strade del quartiere di San Marco. Come annunciato, terminati i lavori alla nuova pista ciclabile di contra' della Misericordia e viale Bacchiglione, in quest'ultimo da domani viene invertito il senso di marcia, con uscita verso viale D'Alviano, e a seguire vengono introdotte modifiche alla circolazione di alcune altre strade per migliorare la mobilità generale del quartiere. Nel dettaglio, l'inversione del senso di marcia di viale

InviaBacchiglione è arrivata laciclabile: domani cambiail senso

Bacchiglione riguarda il tratto compreso tra via Volta e viale D’Alviano, in direzione di quest’ultimo. Anche via Vico a seguire cambia senso di marcia, nel tratto tra viale Bacchiglione e via Fra’ Paolo Sarpi, in direzione di quest'ultima, mentre in via Galilei l'inversione riguarda il tratto tra via Sarpi e via Volta, in direzione di quest'ultima. Infine, viene introdotto il doppio senso di marcia del tratto di via Volta compreso tra via Galileo e viale Bacchiglione. «La nuova viabilità - ha spiegato l’amministrazione - servirà per agevolare le auto che escono dal park Fogazzaro e per limitare il traffico di attraversamento nel quartiere». • © RIPRODUZIONERISERVATA

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ganizzazione». Milano, che arriva dopo Shanghai e prima di Dubai, può essere una tappa importante, purché non ci si fermi a pizza e spaghetti. «L’ultimo congresso del partito comunista cinese ha messo l’accento sul prossimo cambiamento di dieta. Dall’altra parte, 40 Paesi africani che interverranno all’Expo ci hanno posto la questione della conservazione dei cibi e della necessità di poter disporre di tecnologia adeguata.Bisogna fare delle scelte e debbono cominciare le stesse aziende». E se la dimensione artigianale della maggior parte delle nostre imprese è un limite oggettivo, sulla carta la partita è durissima e complessa su tutti i campi, dalla distribuzione alla difesa del made in Italy dai prodotti “italian sounding", che italiani non sono ma richiamano nei nomi e pure nei colori la nostra tradizione culinaria: «È una battaglia complessa, che impone un’opera continua di mediazione. In Europa siamo riusciti a far riconoscere formaggi IG, ma quando vai a parlare con un americano, che ha un’altra visione, e gli parli di indicazione geografica, questo non capisce». • © RIPRODUZIONERISERVATA




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Articolo pubblicato il: 10/03/2015

“Siamo estremamente fieri della decisione degli organizzatori del festival Città Impresa di spostare l'evento a Vicenza”. La dichiarazione è del vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Il trapano più piccolo del mondo Bianca Guaccero e 'L'Uomo Favij lascia il w stampato in 3D volante', un film per farne un altro Bulgarini d'Elci in occasione della presentazione del festival che sarà ospitato anche al Teatro Olimpico da venerdì 20 a domenica 22 marzo. “E' un'iniziativa – prosegue il vicesindaco - di grande qualità e di indiscusso successo che, una volta deciso di lasciare l'ambito scledense, avrebbe tranquillamente potuto ricollocarsi in qualsiasi realtà di prestigio regionale. Leggo la scelta di venire a Vicenza come ennesimo segnale della capacità attrattiva di una città che ha Base jumpQualche 'a 5' dalla scogliera di Italiani a tavola 1860-1960, mostra finalmente acquisito, in questi ultimi anni, nuova centralità. Zante fotografica a Villa Pisani tempo fa analoga scelta era stata compiuta dal teatro del Lemming. http://www.adnkronos.com/fatti/pa-informa/arte/2015/03/11/festival-citta-impresa-trasferisce-vicenza_60mwGGIgfa2n77qR4vZbFM.html

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Il festival "Città Impresa 2015" si trasferisce a Vicenza - Adnkronos

26/03/15 08:36

Ora è la volta del festival Città Impresa che peraltro porta a Vicenza una riflessione d'alto livello su un tema portante di questa amministrazione: il connubio tra cultura e impresa. Nomi di grande rilievo dell'ambito pubblico e privato affronteranno questa riflessione non a caso, a mio avviso, in una città come la nostra che si è candidata con forza ad essere il soggetto con cui il mondo 'Resurrezione' dell'impresa può dialogare per costruire nuove politiche di rilancioè iletitolo della mostra di Gianni Colosimo alla d'investimento nel territorio”. Galleria Giacomo Guidi di Roma

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Industria: a Vicenza Festival Città Impresa spiega dopo-crisi Dal 20 al 22 marzo forum sui nodi cruciali dello sviluppo VICENZA (ANSA) - VICENZA, 10 MAR - Sarà Vicenza a ospitare dal 20 al 22 marzo l'ottava edizione di 'Festival Città Impresa', promossa da VeneziePost, Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Cuoa. Nel capoluogo berico, definito dai organizzatori "cuore della manifattura evoluta del Nordest", sono in calendario oltre 40 appuntamenti con un centinaio di ospiti e relatori di rilievo nazionale. Ministri, imprenditori, manager, economisti, scrittori e giornalisti si confronteranno con il grande pubblico e con i giovani provenienti da tutte le principali università italiane sui nodi cruciali dello sviluppo e del dopocrisi. Proprio per questo l'edizione 2015 di 'Festival Città Impresa' avrà come titolo "Idee per la ripresa"; saranno affrontati argomenti cardine come il made in Italy, giovani e lavoro, Europa ed euro, oltre all'Expo, a cui sarà dedicato l'evento finale in programma al Teatro Olimpico, a 39 giorni dall'apertura a Milano, con la presenza del Ministro Martina. L'apertura del Festival è invece prevista il 20 al Cuoa di Altavilla Vicentina, con un convegno sul tema "Le quotabili delle Venezie", ossia le aziende del NordEst in possesso dei parametri per entrare in Borsa. Altri eventi sono invece in programma a Palazzo Bonin Longare, sede di Confindustria Vicenza, al Galla Caffè e alla Fondazione Zoè, dove si terranno gli incontri dedicati al ruolo dell'impresa. (ANSA). YLB-BEV/ S41 QBXV


Governo:Passera;situazione positiva rilancio,ma cambi marcia VICENZA (ANSA) - VICENZA, 21 MAR - "L'Italia vive una situazione molto favorevole per il rilancio, ma il Governo deve cambiare marcia". E' quanto afferma all'ANSA, Corrado Passera, fondatore di Italia Unica, a margine di un convegno a Vicenza nell'ambito del "Festival Città Impresa - Idee per la ripresa". "Si è creata una condizione incredibilmente favorevole - dice - visto che nella storia non era mai successo che ci fosse contemporaneamente un tasso di cambio così favorevole, con tassi di interesse a zero, e contemporaneamente il costo dell'energia bassissimo. Per questo ci aspettavamo che, avendo fatto il Governo una previsione di 1,5% di crescita per il 2015, dopo questi effetti si potesse arrivare al 2-3%. Invece ci dicono che alla fine dell'anno saremo allo 'zero e virgola', che vuol dire che se non ci fosse stato Draghi saremmo ancora in recessione". "All'oggi siamo un Paese che ha enormi possibilità - continua Passera - ma anche 10 milioni di persone che non hanno lavoro o ce l'hanno ma non è sufficiente. Per questo noi continuiamo ad insistere perchè si faccia molto di più per fare arrivare risorse alle imprese, per pagare i debiti della pubblica amministrazione, per facilitare il credito, ad esempio attraverso il fondo centrale di garanzia, per rilanciare gli investimenti utilizzando meglio i fondi strutturali europei e perche si mettano in tasca più soldi alle famiglie". "Tutte mosse strategiche - ripete - che però si continuano a non fare". "E' fondamentale e necessario cambiare marcia - conclude - ma purtroppo non vediamo succedere niente. Vediamo invece cose da vecchia politica, come le assunzioni senza concorso e la distribuzione a pioggia di soldi. Invece servono riforme profonde e stimolo all'economia, che ha invece ha bisogno di una scossa dopo quasi vent'anni di non crescita".(ANSA). YLB-CO/ S41 QBXV


Ripresa: Cipolletta;persa capacità produttiva,recupero lento VICENZA (ANSA) - VICENZA, 21 MAR - Ottimista nella ripresa economica in Italia: è la posizione, espressa questa sera all'ANSA, da Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia Sim e dell'Università di Trento, intervenuto a Vicenza ad un convegno del "Festival Città Impresa". "Il 2015 - precisa - sembra finalmente poter essere un anno positivo. Indubbiamente ci sono le condizioni per una ripresa, in virtù di un clima migliore e di fattori esterni, come la svalutazione dell'euro, l'afflusso di denaro da parte della Bce, la caduta del prezzo del petrolio ma anche un ritorno di interesse per il nostro Paese di investitori internazionali". "A fronte di questo va tuttavia rilevato - aggiunge - che dopo sette anni di recessione l'Italia ha perso capacità produttiva, quindi la capacità di recupero è lenta. La domanda interna resta ancora bassa, non sarà facile rimettere in moto un meccanismo favorevole". Per Cipolletta lo scenario internazionale è chiaro. "I mercati che tirano sono solamente quelli esteri - dice - per la nostra economia è importante il fatto che si stia risvegliando l'Europa, in particolare la Germania e altri Paesi. Il motore della ripresa sarà estera, perchè continuiamo con politiche di austerity, che alla fine deprimono la domanda interna". "Comunque il Governo ha fatto un buon lavoro - conclude - sia mettendo un po' di soldi in busta paga ai lavoratori con reddito più basso, gli 80 euro dello scorso anno. Ma anche grazie alle riforme, anche se non sono state tutte completate, che dipingono un'Italia in movimento, che ha anche provocato un certo interesse dall'estero".(ANSA). YLB-CO/ S41 QBXV


Lupi: Delrio, dimissione dopo valutazione personale VICENZA (ANSA) - VICENZA, 22 MAR - "Il ministro Lupi si è autonomamente dimesso, quindi la sua è stata una valutazione personale". E' quanto ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio a margine di una tavola rotonda al Teatro Olimpico di Vicenza. "Lupi - ha aggiunto Del Rio - ha fatto una valutazione personale, peraltro che io ritengo apprezzabile sull'opportunità o meno di rimanere al suo posto". Sul successore di Lupi, Delrio ha spiegato la "decisione spetta al presidente del consiglio assieme al Presidente della Repubblica". "Io posso solo garantire - ha osservato - che il Governo ha assunto degli impegni con degli atti legislativi per accelerare le opere, per dotare il Paese delle infrastrutture di cui ha bisogno e per essere sempre più competitivo. E questi impegni, chiunque sia il responsabile, verranno mantenuti". Anche sulla cosiddetta "struttura di missione" che si era tentato anche prima di "sganciare" dal ministero, il sottosegretario ha osservato che l'analisi spetterà "al nuovo responsabile del ministero". Precisa, infine, la posizione di Delrio in merito ai quattro sottosegretari sotto indagine: "come abbiamo già detto in Parlamento ci sono delle valutazioni che farà il presidente del Consiglio, quindi come Governo non dobbiamo prendere chissà quale posizione". (ANSA). YLB-CS/ S41 QBXV


Lavoro: Delrio, con riforme sistema protezione rafforzato VICENZA (ANSA) - VICENZA, 22 MAR - Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, "con le nuove riforme - ha detto Del Rio - il sistema di protezione sociale viene notevolmente rafforzato per chi perde il posto di lavoro". "Il nostro Paese - ha detto Delrio a Vicenza - avrà un sistema di welfare, legato al lavoro, tra i più avanzati d' Europa e questo grazie ai decreti già approvati. Invece da approvare rapidamente abbiamo tutto il tema dell'incontro domanda/offerta, dell'agenzia nazionale del lavoro e dell'articolazione sui territori. E' questo- ha osservato - un capitolo molto importante che in Italia, purtroppo, non funziona al meglio e che può dare una spinta notevolissima all'incremento dell'occupazione che già si sta registrando, ma che noi vogliamo sia molto più robusta". "A darci ragione in questo momento - ha aggiunto il sottosegretario - è il numero degli occupati e la disponibilità da parte delle aziende ad assumere, a conferma che la direzione che abbiamo preso è quella giusta. Noi ci auguriamo che questo trend venga confermato, anche per i nostri giovani in cerca di lavoro". "Il 2015 - ha concluso Derio - sarà sicuramente un anno di svolta: entro la fine dobbiamo accelerare molto e non farci cogliere impreparati a questa ripresa". (ANSA). YLB-CS/ S41 QBXV


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La riforma della PA? Inizia dalle parole DI DANIELE LETTIG E ADRIANO PALAZZOLO

A fare le pulci a Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, sullo stato della burocrazia italiana il Festival di Città Impresa non poteva che chiamare un pezzo da novanta del giornalismo italiano come Gian Antonio Stella, autore di quel 'La Casta' che ha stigmatizzato un fenomeno noto ai più, ma mai messo nero su bianco con tale precisione. Il dibattito tra i due al Teatro Olimpico di Vicenza si anima subito con il giornalista che chiede al sottosegretario di leggere un testo incomprensibile, che tra le risate del pubblico si rivela essere uno dei decreti varati dal governo Renzi. Ma, ilarità a parte, il problema di leggi, regolamenti e direttive che i cittadini e, a volte anche gli stessi addetti ai lavori, non riescono a capire è serio, e Stella lancia una provocazione: «Da domani, chi usa in un documento pubblico termini che non si trovano più neanche nel vocabolario, come 'velocipede', viene licenziato». Ai cittacini poi non farà di certo piacere sapere, come ci informa Stella, che circa 900 decreti attuativi di leggi approvate in Parlamento non sono mai stati scritti, con il risultato che esse non sono mai entrate in vigore. L'esempio limite è quello del famoso federalismo fiscale, su cui si sono fondate intere campagne elettorali, mentre in realtà nulla è ancora mai partito. Graziano Delrio, che ha alle spalle una lunga esperienza di sindaco a Reggio Emilia, sa bene che la gente giudica un governo soprattutto da come le scelte politiche incidono sulla vita quotidiana, e per questo dipinge la riforma avviata dal governo come un’operazione per avvicinare i cittadini alla Pubblica Amministrazione. «Quella in discussione al Senato non deve essere l’ennesima riforma uguale alle precedenti, ma servirà per ridare orgoglio ai dipendenti pubblici e soprattutto per fare in modo che le leggi vengano davvero applicate». E aggiunge per spiegare meglio il concetto: «Ci vuole un follow-­up delle cose fatte, cioè le leggi vanno seguite nella loro applicazione e verificate alla luce dei risultati che producono». La vera difficoltà, sostiene il sottosegretario, è cambiare il modo in cui la burocrazia statale è abituata a funzionare e che è difficile da modificare. Stella indica a riprova di questo fatto il modo in cui sono scritte le procedure per determinare l’importo della Tasi: «Un cittadino come può pagare le tasse senza ricorrere al commercialista? Se neanche un governo per certi versi rivoluzionario riesce a cambiare innanzitutto il linguaggio, allora come se ne esce?». Una soluzione -­ propone -­ è chiedere ai ministri di firmare solo le leggi che effettivamente capiscono: «Se non le comprendono neanche loro, vanno scritte e riscritte, come fanno i bambini in prima elementare, perché deve poterle capire anche il comune cittadino». Tra le intenzioni del governo, per Delrio, c'è la volontà di dare alla Pa non solo efficienza ma anche 'accountability', cioè la possibilità per il cittadino di controllare e valutare il modo in cui lavora l’apparato burocratico e i risultati concreti che produce. In questo scenario si inserisce un aspetto che le ultime notizie di cronaca hanno riportato all’attenzione dei cittadini. «Una burocrazia farraginosa e piena di problemi va a braccetto con la corruzione, e di conseguenza diventa ancora peggiore», dice Stella, che alla fine chiede a Delrio quali responsabilità ha il sindacato in questo


Del Torchio rilancia il Politecnico veneto: «Un motore tecnologico per le aziende» di Federico Nicoletti

Partite Iva, prove d’intesa sulla previdenza

sistema. «Il sindacato ha le proprie responsabilità -­ è la risposta -­ perché spesso si preferisce difendere la categoria dei dipendenti pubblici in generale, piuttosto che accettare di sottoporsi a una valutazione dei risultati. Non bisogna però trascurare le responsabilità della politica: troppe volte si indicano obiettivi vaghi, che non toccano nel concreto la vita delle persone. Quello che ci vuole è una maggiore concretezza»: solo così lo Stato potrà cessare di essere visto come un nemico.

di Elfrida Ragazzo

Variati: «Tav, il Governo non tradisca»

Domenica 22 Marzo 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Rinascimento manifatturiero di Brunello Cucinelli DI ADRIANO PALAZZOLO

Non poteva scegliere cornice più suggestiva Brunello Cucinelli per presentare la sua visione di manifattura e impresa. Elegante e garbato siede su una poltrona Lago al centro del palcoscenico del Teatro Olimpico di Vicenza, invitato dal Festival Città Impresa, e quando non parla si guarda tutt’attorno, genuinamente stupito dalla magnificenza che lo circonda. L’imprenditore del lusso equo e sostenibile ripete tante volte una parola: dignità. Ed è proprio attorno a questo concetto che si sviluppa la sua azienda. «Volevo dare dignità economica e umana al lavoro. È quello che noi dobbiamo ritrovare. Se io do dignità, questa genera responsabilità e dopo arriva la creatività». Stefano Micelli, direttore della Fondazione Nord Est, interviene sul palco insieme a lui e spiega come oggi è in discussione l’idea stessa di crescita. «Stiamo ripensando il valore del lavoro. Bisogna immaginare che ci sia la possibilità di mettere al centro la persona insieme a un percorso di crescita economica. Le due cose non sono distinte». E a riprova di questo ragionamento indica proprio il caso Cucinelli. L’industria di oggi è pensata come uno spazio che emargina la figura della persona. Invece, la cultura della dignità umana non deve essere riconosciuta successivamente, ma diventa elemento costitutivo del valore di quello che noi produciamo. Esistono un mondo e un mercato che iniziano ad apprezzare merci e prodotti per il valore della persona che li fa. È questo che ha portato a parlare di Rinascimento manifatturiero. L’Italia in questa prospettiva può fare da apripista. La crescita economica e la manifattura italiane possono essere portati come esempio nello scenario internazionale. «Abbiamo attraversato un periodo di crisi non solo economica ma morale e spirituale» dice Cucinelli, «Adesso c’è una grande rinascita. Bisogna investire negli ideali, nella famiglia, nella religione, nel territorio e nella terra. È una rinascita globale». A svolgere un ruolo fondamentale in questa visione delle cose è soprattutto l’attenzione verso i giovani. Micelli precisa, infatti, come sia indispensabile puntare sulle scuole superiori e ripensare le scuole di mestiere, dando forza e qualità a una struttura che deve guardare al futuro. La scuola che Brunello Cucinelli ha creato all’interno della sua azienda è un modello da imitare, precursore di quello che il sistema dell’istruzione dovrebbe fare per affiancare formazione e lavoro. Secondo l’imprenditore, infatti, «Le nostre scuole sono particolarmente speciali;; siamo diversi, siamo elastici, siamo umanisti. Per natura noi italiani abbiamo un tasso di genialità più alto, che viene dalla nostra cultura». La speranza è che tutti diventino protagonisti del cambiamento: «La mia è un‘idea non solo di scuola per l’impresa, ma di scuola per la società;; è l’esperienza del fare che dà sicurezza, non possiamo negare ai giovani questa possibilità». Ma nel concreto cosa significa ridare dignità al lavoratore? Secondo Cucinelli. «Non si può vivere lavorando tutto il giorno col rumore di un telaio per 920 euro al mese con la speranza che dopo 5 anni guadagnerò 100 euro in più. La dignità in questo dov’è? Bisogna pagare almeno 1500 euro al


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mese. E poi, cos’è questa idea che essere stravolti dal lavoro fa chic? Ma perché? Io sono riposato e vivo bene così!». Un’ultima riflessione va alla cura dei luoghi di lavoro. Le imprese che operano in un territorio devono avere rispetto anche dell’estetica e occuparsi della riqualificazione. «Perché dobbiamo fare un profitto assurdo?» si chiede in chiusura Brunello Cucinelli. «Si può fare tutto in maniera garbata e curata. Siamo artigiani, siamo creativi. Se riusciamo a fare questo, riusciamo a vendere un’atmosfera anche un po’ speciale».

Sabato 21 Marzo 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Anche il Nordest scopre la Borsa Baban: «La paura ci ha cambiato» L'ottava edizione del Festival Città Impresa parte da un incontro sulle "quotabili" del Nordest. Perché l'apertura alla finanza permette di superare i difetti dell'autarchia famigliare DI D.P.

C’era un volta un Nordest terra di grandi e piccoli “padroni”, gente sospettosa abituata a gestire l’azienda come casa propria. Oggi pare non sia più così. Tra gli altri ne è convinto Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria nazionale. «La storia passata la conosciamo: è la storia per cui noi in Veneto siamo aziende famigliari – dice il presidente di Tapì – le aziende non si vendono, e quindi siamo chiusi al mercato dei capitali. Ma questo – aggiunge – è successo fino a ieri: oggi dopo 8 anni di paura non è più così, perché la crisi ha fatto capire quanto importanti siano gli investimenti». E così l’indagine condotta dalla TIP di Giovanni Tamburi in occasione dell’ottava edizione del Festival Città Impresa non è un puro esercizio per vedere quali sono le imprese che negli ultimi anni hanno saputo farsi notare. È anche un quadro che presenta elementi vicini a concretizzare il grande salto in Borsa. Sono 67 le “quotabili” del Nordest, a cui Tamburi ha aggiunto le 13 coinvolte nel percorso Elite, per un totale di 80 aziende che naturalmente non andranno tutte in Borsa ma di sicuro si pongono tutte il tema di come reperire nel modo migliore i capitali da investire.

di Cinzia Caserio

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Anche perché le occasioni non mancano. «Basta con lo scetticismo – dice Tamburi – io sono assolutamente convinto che la crisi è finita, è alle nostre spalle, non avrà altri colpi di coda. Questo perché gli ordinativi delle nostre aziende migliori negli ultimi mesi sono cresciuti come mai prima in tempi recenti. E soprattutto la crisi ha fatto selezione. Ci ha permesso di capire chi è più bravo e chi meno. E alla fine la discriminante è una sola: chi ha davvero voglia di crescere non può trovare nulla di meglio del mercato finanziario». Provocazione che Paolo Gubitta, professore di Economia al Bo, raccoglie così: «Non tutte le aziende migliorano entrando in Borsa. Ma quelle adatte a questo tipo di cambiamento, superano i peggiori difetti della dimensione strettamente famigliare». Difetti riassumibili in un eccesso di autarchia: «C’è spesso l’indisponibilità a condividere i processi di governance, ma la caratteristica delle aziende adatte alla quotazione è all’opposto il fatto che riescono a superare i retaggi famigliari e diventano affascinanti per il management». E il tema del fascino è in qualche modo decisivo, se anche Luca Peyrano, capo dei Primary Markets europei per la Borsa Italiana, dice che «non sono le aziende che devono essere ispirate dai capitali». «Al contrario – dice – sono le iniziative imprenditoriali che ispirano i capitali a muoversi. La Borsa perciò è solo uno dei vari modi che un’azienda ha per raccogliere capitali, ma spesso è vista con sospetto». La diffidenza deriva da alcune specifiche difficoltà: «Il processo che porta fino alla quotazione – dice Peyrano – è lungo. Molti imprenditori hanno l’impressione di perdere il controllo totale che hanno sull’azienda. Ma si tratta di un errore perché gli investitori non sono altro


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che interlocutori che vanno governati. Se dopo tre mesi sono scontenti, pazienza: possono vendere e cambiare investimento».

di Federico Nicoletti

E in sala per l’occasione si trovavano due storie molto diverse: le matite Fila e il caffè Segafredo. Quest’ultimo ha annunciato pochi giorni fa di aver deciso di riprendere il percorso della quotazione. «In realtà noi non stiamo riprovando a quotarci – spiega il chief operating officer, Pascal Héritier – ma stiamo proseguendo un percorso iniziato lo scorso anno e che era stato sospeso a ottobre su consiglio degli advisor solo perché le condizioni di mercato erano negative». Per la Massimo Zanetti Beverage Group la quotazione è una strategia che vuol dare continuità a un gruppo che nel 2014 ha avuto un fatturato di 780 milioni (65 di Ebitda), ha tremila dipendenti nel mondo, ed è «l’unico gruppo ad avere tutta la filiera del caffè dalle piantagioni alle macchine professionali». «Lo scopo della quotazione – spiega Héritier – è rendere più agevole il passaggio generazionale, evitare i contrasti tra figli, dare più peso ai manager».

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di Raffaella Polato

Massimo Candela, ad di Fila (gruppo lombardo leader nelle matite), ha invece scelto la strada della “spac”, veicolo quotato che ha al proprio interno cassa. «Abbiamo trovato come partner Space, spac di cui fa parte anche il presidente di Benetton Group, Gianni Mion – spiega Candela – e per noi è stato l’ideale perché questo metodo ci ha dato alcune certezze che la quotazione indipendente non avrebbe avuto. Sappiamo con certezza quale sarà il nostro valore il giorno della fusione, affrontiamo un processo più corto e questo banalmente mi permette di avere tempo disponibile per incontrare alcune aziende internazionali che sono potenziali target, così non perdo il momento favorevole». Insomma gli strumenti non mancano, ma si può fare di più. «Il governo – conclude Baban – sta per varare l’investment compact in cui recepisce alcune idee di Confindustria. Lì ci saranno strumenti per incentivare gli investimenti nelle aziende innovative». Ma come dice Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto, la finanza da sola non basta: «In Veneto abbiamo bisogno di infrastrutture. Perché possiamo anche aprirci al mercato, ma se poi non abbiamo un tessuto metropolitano capace di abbattere i tempi degli spostamenti, non possiamo attrarre da tutto il mondo i manager di cui abbiamo bisogno». @dpyri

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Il coraggio di essere imprenditori e quel passo indietro per crescere Il Festival Città Impresa 2015 affronta il nodo del passaggio generazionale. Cda, Private Equity e management: passaggi necessari per far crescere le aziende. Tra paure e reticenze, il Nordest si mette alla prova per agganciare la ripresa e non perdere le opportunità del momento. E pensa al futuro politecnico DI FIORELLA GIRARDO

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«Se non ora quando». Dario Di Vico, inviato del Corriere della Sera e moderatore dell’incontro, lo ripete in continuazione. Il contesto internazionale non è mai stato così favorevole e il 2015 è una finestra fantastica difficilmente ripetibile: se non ne approfittiamo, da questo lungo tunnel faticheremo molto ad uscire. La sala dell’Odeo del Teatro Olimpico di Vicenza è stracolma. L’appuntamento sulla governance delle aziende, inserito nel programma del Festival Città Impresa, ha richiamato molte persone interessate a capire come si fanno crescere le imprese. D’altronde, quello berico è un territorio che pullula di aziende, con una densità unica in Italia. Attorno al tavolo siedono due manager di caratura nazionale, Gabriele Del Torchio, ex ad di Alitalia, e Sergio Bolzonello, già amministratore di Geox, il docente della Bocconi Arnaldo Camuffo, e Gian Carlo Ferretto, patròn dell’omonimo grupppo. «What do bosses do?» è il titolo dell’incontro scelto da Giovanni Costa, professore dell’Università di Padova e vicepresidente del Consiglio di Gestione di Intesa SanPaolo, che spiega come «rimandi al libro di un economista radicale americano. La traduzione scelta dall’editore italiano è ‘a cosa servono i padroni’ e si rifà al problema in generale della gerarchia all’interno dell’azienda». Costa distingue tre generi di possesso dell’azienda: quello legato all’imprenditore a cui si associano i rischi e i poteri legati alla proprietà, quello legato al possesso delle azioni e al controllo dell’operato del management, e quello in cui il possesso non ha la proprietà del bene, ma ha gli strumenti, cioè le competenze, per dirigerla. «In questo momento, quando si dice che l’imprenditore deve cambiare ruolo, s’intende il passaggio dal fac totum al controllo senza l’accentramento di tutte le funzioni» spiega il docente, percorso essenziale nella crescita di un’azienda ma doloroso, al punto che il passaggio generazionale è diventato lo snodo fondamentale su cui si misura la forza imprenditoriale. «La famiglia è importante – commenta Ferretto -­, ma bisogna capire se i figli sono in grado di gestire l’azienda, altrimenti bisogna avere il coraggio di lasciarli fuori. A un certo punto devi fare un passo indietro per andare avanti». Proprio il coraggio è il termine attorno al quale si gioca il futuro dell’impresa: coraggio di dire no ai propri eredi, coraggio di passare la mano a uno staff manageriale in grado di fare il salto di qualità necessario per crescere e, spesse volte, per non morire.

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Tuttavia il rischio esiste, e la paura dell’imprenditore di buttare una vita di lavoro è giustificata. «Perché il ceo va scelto con attenzione, non deve essere orientato al profitto di breve termine – chiosa Del Torchio -­, ma il problema vero sono gli investimenti. Bisogna capire che si deve aprire


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l’azienda agli investimenti esterni, altrimenti lo sviluppo rimane lontano. Manca il coraggio d’investire, occorre avere il desiderio di crescita e diventare leader di settore;; in questo senso è importante il ruolo delle banche e dei Private Equity, ma gli elementi che convincono ad investire su un imprenditore sono la sua visione e un management che sappia affiancarlo». L’apertura dell’azionariato ai Private Equity o alle stock options per i dipendenti sono due delle possibilità individuate: da una parte si tratta di accedere a risorse finanziarie in grado di aumentare gli investimenti aziendali, dall’altra di remunerare nel giusto modo e fidelizzare il personale. Rimane, però, la difficoltà della scelta del management. Camuffo ha spiegato come il consiglio di amministrazione giochi un ruolo fondamentale nelle scelte operate all’interno dell’impresa. «Gli attori si sceglono a vicenda – commenta il professore della Bocconi -­ e pessimi azionisti scelgono pessimi manager. Non dimentichiamo che molto spesso i manager migliori stanno lontani dalle sfide perchè pesano scelte pregresse o emergono situazioni complesse di governace interna». «Nel cda vige la regola aurea di mettere i membri della famiglia – aggiunge Bolzonello – invece si tratta di uno degli errori fondamentali che vengono commessi. Lo scontro avviene nel momento in cui l’ad elabora il piano industriale a medio periodo, quello è il momento più pericoloso per l’azienda». Per il manager ‘piccolo è bello’ è ormai una considerazione anacronistica e l’imprenditore ha il dovere di analizzare quanto il mercato offre per far crescere il proprio prodotto. Insomma, un cane che si morde la coda. Che fare? In aiuto deve giungere la formazione, intesa sia come preparazione dell’imprenditore, sia come innovazione continua. «Dopo la fase pioneristica dell’imprenditore che inventa un nuovo business, lo sviluppo va condito con l’innovazione in tutte le sue sfumature: che si tratti di processo o di prodotto, occorre che ci siano luoghi deputati a farla – dichiara Del Torchio -­. E’ giunta l’ora di un politecnico regionale: questa parte d’italia vive di manifattura avanzata e se non si percorre una strada in cui il mondo universitario si allea con l’impresa, non si va da nessuna parte. E’ il momento di visione mecenatistica che ponga le basi di una realtà di sistema». Appunto, se non ora quando.

di Raffaella Polato

Borsa, Segafredo pronta a quotarsi in maggio Veneto, 52 imprese adatte per i listini

Domenica 22 Marzo 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ichino: «Stiamo cambiando, ma vertici Cgil fuori dal mondo» DI FIORELLA GIRARDO

«L’unico vantaggio di essere un Paese arretrato, e noi siamo arretratissimi sul mercato del lavoro, è di poter sfruttare parassitariamente le esperienze che altri paesi hanno affinato nel corso di decenni. Così in pochi mesi stiamo facendo il cammino che altri hanno fatto in tanti anni». Pietro Ichino, senatore del Pd, è tra i padri del tanto discusso Jobs Act, prima come relatore al Senato del disegno di legge delega poi nell’elaborazione collettiva del primo decreto attuativo, quello sul contratto a tutele crescenti, approvato in consiglio dei ministri alla vigilia di Natale. E’ a Vicenza invitato dal Festival Città Impresa per parlare proprio della riforma del lavoro. La sala di Palazzo Bonin Longare, sede di Confindustria berica, è stracolma. Tanti imprenditori e sindacalisti sono assiepati per discutere il 'tema dei temi' economici del momento.

di Barbara Montrasio

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«Veniamo da mezzo secolo di applicazione di un sistema basato sul job property, ovvero il diritto di proprietà del posto di lavoro, perché l’articolo 18 era essenzialmente questo, -­ prosegue Ichino -­ che ha prodotto un pesante dualismo sul mercato tra lavoratori protetti e non protetti, una gestione pessima delle crisi occupazionali basata sulla cassa integrazione a perdere, senza costrutto e con un totale disinteresse del sindacato da una parte e del legislatore dall’altro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti». Il politico non usa mezzi termini. «Peggio di così non può andare perchè abbiamo tutti gli indici di efficienza insopportabilmente bassi, un tasso di occupazione sia giovanile che femminile tra i più bassi in Europa;; una disoccupazione di lunga durata tra le peggiori del Vecchio Continente, una produttività del lavoro tra le più contenute della Ue».

Una fotografia disperante, che fare? «Dobbiamo voltar pagina ed è quello che stiamo facendo». La strada non è facile, visti gli attacchi che una parte del sindacato continua a lanciare. «Vengo da un incontro organizzato dalla Cisl in cui mi è stato chiesto di esporre le regioni della riforma e le prospettive di riprogettazione del ruolo del sindacato nel nuovo mercato – comenta Ichino -­. Bene, ho trovato una platea, pur con qualche accento critico, finalmente sintonica rispetto alla legge che sta muovendo i primi passi. Una metà del movimento sindacale italiano sta capendo quello che il governo sta facendo, e personalmente sono convinto che anche buona parte della Cgil lo stia afferrando, ma i suoi vertci sono in grave ritardo. Non dimentichiamo che sono gli stessi vertici che hanno invitato a votare no al piano industriale di Marchionne, hanno indetto lo sciopero nello stabilimento di Melfi con 5 adesioni su migliaia di lavoratori, sono quelli che di fronte al decollo del progetto pilota per la crisi Alitalia, basato sulla ricollocazione dei lavoratori, hanno detto che si trattava di un pericoloso precedente. Ricordo che abbiamo alle spalle 7 anni di cassa integrazione in cui i dipendenti sono stati messi in freezer, e questi hanno coraggio di parlare di ‘pericoloso precedente’. Sono dirigenti sindacali fuori del mondo e non possono stupirsi che i lavoratori voltino


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loro le spalle».

di Federico Nicoletti

In Veneto, però, anche il sindacato guidato da Camusso ha partecipato attivamente ad accordi aziendali che hanno limitato le crisi. Eppure si tratta della stessa organizzazione che opera a livello nazionale. «In Veneto la Cgil è un sindacato minoritario e più che altrove è costretto a fare i conti con un sindacalismo più attento ai segni dei tempi. Purtroppo non è così in Emilia e Toscana, però anche lì i lavoratori si chiederanno che senso abbia chiudere gli occhi sulla nuova realtà che è fatta di aziende con vita media di 5-­6 anni e non più decenni come un tempo. I lavoratori non possono non chiedersi che senso abbia un rapporto di lavoro come protezione ‘dal’ mercato del lavoro, ignorando invece la necessità di protezione ‘nel’ mercato del lavoro. Abbiamo l’idea che si tratti di un buco nero, invece è il luogo dove il lavoratore esercita la sua libertà di scelta, la sua mobilità e la sua possibilità di lasciare un posto dove è trattato male e andare dove il lavoro è migliore».

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La bellezza trova casa in fabbrica La cultura a servizio del prodotto Presentato oggi nella sede del Treato Olimpico di Vicenza il libro «La morale del tornio» di Antonio Calabrò che indaga com’è cambiata la fabbrica DI CINZIA CASERIO

L’impresa è cultura e la cultura è impresa. Questa semplice constatazione è il perno di molti dibattiti al Festival Città Impresa in corso a Vicenza, e lo è stato anche nel caso della presentazione del libro “La morale del tornio” di Antonio Calabrò, consigliere d’amministrazione di Fondazione Pirelli. Sotto gli affreschi dell’Odeo del Teatro Olimpico, l’autore ha discusso di tecnica e di umanesimo in compagnia di Jacopo Bulgarini d’Elci, vicesindaco di Vicenza, Marina Salamon, presidente di Altana e Mariano Maugeri, giornalista de Il Sole 24 Ore. «Una fabbrica produce cultura, e questo lo si percepisce benissimo dal libro di Antonio Calabrò, – afferma Bulgarini d’Elci –. La fabbrica è un luogo di cultura, innovazione, in cui si imparano cose nuove. È un luogo in cui ci si confronta e si crea dibattito nel territorio, ed è proprio così che arrivano le nuove idee». La creatività è un’altra colonna portante del dibattito sulle imprese italiane in questi giorni. Un vanto del made in Italy, che sa coniugare tecnica, saper fare e cultura umanistica, generando creatività e quindi qualità. Mariano Maugeri si dice d’accordo col vicesindaco di Vicenza e aggiunge: «Nel Rinascimento era il principe che chiamava alla corte gli artisti e i poeti, oggi è la fabbrica che chiama le persone a un processo che è prima di tutto culturale».

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Eppure, non si possono ignorare i suicidi degli imprenditori italiani negli ultimi tempi. Come non si possono ignorare le difficoltà dei giovani a entrare nel mercato del lavoro. Sono tante le domande cui “La morale del tornio” cerca di dare risposta. Ad esempio, perché le scuole di avviamento tecnico sono considerate scuole di serie B? Maugeri azzarda una proposta: «Si potrebbe ripartire dal nome e quindi dalla comunicazione. Se queste si chiamassero “scuole politecniche” o “licei tecnici”, magari i giovani potrebbero rivalutarle e tornare a fare lavori che da tempo hanno smesso di fare». La mentalità è tutto, ammette l’autore: «La crescita è stata un’illusione degli anni ’80-­’90, quindi ora dobbiamo tornare a un processo di sviluppo sostenibile». L’autore cerca di capire anche quali sono le ragioni per cui le nostre aziende sono rimaste e continueranno a rimanere in piedi, nonostante tutto. «La fabbrica rappresenta l’identità profonda del nostro Paese, e le imprese italiane riescono a essere ancora competitive proprio grazie alla cultura umanistica», ha detto Antonio Calabrò. La sfida di oggi e dei prossimi anni, secondo Marina Salamon, presidente di Altana, è quella di riuscire a dire di nuovo: «Sì, possiamo farlo. We can do it». Senza perdere di vista quella


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responsabilità che dovrebbe animare ogni imprenditore: rifiutare di fare profitti velocemente, aggiunge Calabrò. Solo così gli effetti positivi si faranno sentire nel tempo, coniugando produzione e umanesimo, profitto e saggezza. Contenuto estetico e funzionale insieme: questa è la sapienza del tornio.

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Giovani e lavoro, tra rabbia e dignità DI BARBARA MONTRASIO

Cosa unisce la scrittrice Silvia Avallone e il sindacalista della Cisl Gigi Copiello? Rabbia. Basta accennare il tema “giovani e lavoro” e gli animi si scaldano. Un argomento di cui si parla e si scrive tanto, discusso in una chiave originale al festival Città Impresa di Vicenza. «Nel 2008, quando ho cominciato a scrivere Acciaio (Rizzoli, 2010), che è ambientato a Piombino, una grande città industriale, non si parlava mai di lavoro, mai di fabbriche, mai di operai. Vivevamo nell’Italia della cuccagna, ma quando aprivo la finestra vedevo le fabbriche dove lavoravano i miei coetanei e sapevo che la realtà non era affatto quella rappresentata dai media», spiega la giovane autrice, vincitrice del Premio Campiello Opera Prima. Poi aggiunge: «Ho incamerato talmente tanta rabbia e frustrazione che a due esami dalla laurea in Lettere ho deciso di raccontare la mia verità: una fabbrica dove nessuno aveva spiegato ai giovani la dignità del lavoro e l’importanza di quello che stavano facendo». Poi siamo arrivati al 2011 e i riflettori si sono accesi sugli scandali dell’Ilva di Taranto e sullo spegnimento della Lucchini di Piombino. Un risveglio drammaticamente in ritardo su un tema troppo importante;; in un attimo siamo diventati dal Paese del Bengodi al Paese martoriato dalla crisi e dalla disoccupazione. Alcuni dati: in Veneto i giovani neet (non impegnati nella formazione, né impiegati, né in cerca di lavoro) sono il 16%, più di 80.000 ragazzi sono andati all’estero e, di questi, il 13 % è laureato in Italia. Ma cosa cercano i ragazzi che vanno via dall’Italia? Sicuramente la possibilità di mettersi in gioco, vedendosi riconosciute le competenze, più che le conoscenze. Ma Mariano Maugeri, giornalista del Sole 24 ore, sostiene che l’emigrazione è formativa, non un dramma: «Può servire a colmare il gap delle lingue e consente di crearsi un background molto vantaggioso. E poi il mondo è sempre più piccolo, si può sempre tornare a casa». Gigi Copiello, autore del libro Bruno da Cittadella, dottore in malta (Marsilio 2013), conferma che il Veneto è la seconda regione, dopo la Lombardia, per numero di emigrati all’estero. Nel suo saggio parla di un muratore che, per rimanere competitivo sul mercato, un giorno decide di darsi la qualifica di dottore in malta. «È importante porre l’accento sulle proprie capacità e bisogna cambiare il modo di raccontare il mondo. La rappresentazione del lavoro è datata. I termini muratore, manovale, impiegata non sono poveri, ma sono stati impoveriti. Il lavoro è una cosa importante e bisogna darne una rappresentazione degna», dice Copiello. E la Avallone rincara la dose: «Quando eravamo piccoli ci chiedevano cosa avremmo voluto fare da adulti, ma nessuno ci ha insegnato a reagire al deserto dei Tartari che abbiamo trovato alla fine di un lungo percorso scolastico. Non c’è niente di più deprimente per una persona di dover tornare a casa a 27 anni e continuare a essere figlio, quando invece desidererebbe diventare genitore». Ancora: «Io volevo il mio posto fisso nel mondo. Non volevo la flessibilità». Secondo la scrittrice il problema è insito nel nostro Paese: «Viviamo in un luogo con una ricchezza culturale, industriale e paesaggistica senza eguali, ma troppo spesso è mancato il coraggio di arrestare l’invecchiamento. La zona di Biella, dove sono nata, è incancrenita, è uno di quei posti da dove le persone scappano. La sfida è quella di ridare al biellese una seconda vita, perché è una zona talmente abbandonata da poter tornare vergine. Quest’Italia che cade a pezzi


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è piena di tesori».

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Il successo? Bacia i coraggiosi Anche in fabbrica DI ADRIANO PALAZZOLO

Nell’universo dell’impresa ci sono mondi apparentemente lontani. Invece, Giovanni Bonotto, direttore dell’omonima casa di produzione tessile e Ignazio Pomini, designer e capo di Ex Novo, azienda che produce Lampade e oggetti d’arredo realizzati con stampa 3D professionale, ci hanno mostrato come fabbrica artigianale e stampanti 3d possono trovare punti di incontro inaspettati. Ciò che accomuna questi due mondi è stato in primo luogo ripensare le aziende tradizionali attraverso il saper fare artigianale, riuscendo a creare realtà che crescono e superano le crisi con prospettive lungimiranti rispetto a quelle dell’imprenditore tradizionale. Ignazio Pomini racconta come la sua HSL prenda il nome dalla frase romana Hic sunt leones, che indicava le terre incognite del deserto libico ai tempi dei romani. «Terre da esplorare, per pionieri, per chi non si perde d’animo», dice. E deve essere stato proprio questo spirito che lo ha portato dopo la crisi economica del 2008 -­ quando il fatturato della HSL l’anno dopo è calato del 60% -­ a ridisegnare la sua impresa, guardando a un modello che lo liberasse dall’indotto automobilistico per rivolgersi al mondo del design, utilizzando le stesse tecnologie per creare lampade. Giovanni Bonotto, invece, ha rivoltato il concetto di sviluppo e innovazione in una direzione che inizialmente i suoi competitor non riuscivano a capire. E a sentirlo parlare di occhiali della fantasia si può ben capire il perché. «La fortuna più grande che la mia famiglia mi ha lasciato è stata quella di vivere in una casa e in una fabbrica piena di artisti. Queste persone venivano da noi, lavoravano con gli operai per prendere i materiali e realizzavano performance e installazioni. Era impossibile stare con certa gente ed essere normali il giorno dopo;; loro mi hanno dato gli occhiali della fantasia». La strada che ha voluto percorrere è stata quella della lentezza artigianale, per dare vita al prodotto senza considerarlo solo il passaggio finale di un procedimento freddo e asettico. «Umberto Eco una volta mi disse che chi legge il cartello non mangerà mai il vitello. Ecco, io ho deciso di non leggere più i cartelli ma di lavorare a sensazione». Questo lo ha portato a vivere immerso nel lavoro: «Ho deciso di vivere dentro la mia fabbrica. Mi ero costruito un appartamento, perché alle 5 del mattino volevo essere già lì. Per cambiare il sistema dovevo essere presente e riscrivere le regole industriali». E quando cita Marcel Duchamp – «Vivere la vita con significato è fare un’opera d’arte» -­ aggiunge: «io ho creato la mia opera d’arte, la mia vita è in fabbrica». Questa visione apparentemente naive in realtà si basa su una modernità più pragmatica: «La fabbrica deve essere collegata al wi-­fi del contemporaneo». Il monito è che oggi ci sono degli artigiani che hanno la cultura nelle proprie mani, ma sono così “fuori wi-­fi” che non riescono a vendere, perché non interessano alla gente. L’ idea è che oggi non stiamo vivendo una crisi, stiamo cambiando alfabeto. I ragazzi parlano un linguaggio completamente diverso. Nessuno conosce ancora il segreto delle loro richieste. Chi riesce a interpretare questo nuovo linguaggio, secondo Bonotto, ha l’infinito di fronte a sé. Insomma, non


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mancano i clienti;; è che non si riesce più a capire le loro necessità. Il concetto stesso di lusso è invecchiato. Adesso è una cosa che cambia, perché i giovani lo stanno cercando in una forma diversa dai loro genitori. Vincere questa sfida sarà possibile solo grazie ai nuovi mercati: «Abbiamo una sola chance come manifatturieri tessili;; ci salveremo solo se i nuovi ricchi del mondo saranno i primi innamorati della nostra cultura e della nostra bellezza». Un concetto che conosce bene anche Pomini: «Il 3d printing all’inizio era solo uno strumento per fare pezzi;; dopo ci siamo resi conto che la qualità non era elevata a sufficienza per fare business. Bisognava dare qualcosa di più al pezzo. Ho pensato alla bellezza. Così è partita una dimensione artigianale di cura nell’oggetto. Il bello ha vinto sugli aspetti tecnici. Da qui è nato il cuore della nostra attività: la tecnologia a servizio della bellezza». Il problema di fondo però è che ognuno ha una propria ricetta, non c’è una linea guida. Aspettare che questo processo virtuoso accada, non è la strada che tutti possono percorrere. Ma Bonotto un idea ce l’ha: «Ricordo l’ossessione di Leonardo da Vinci: dipingere l’aria. Si è così impegnato per rappresentare su tela una cosa impossibile da catturare, ma alla fine ci è riuscito». Noi siamo figli di quel Rinascimento, abbiamo un dna che nessun altro possiede. Dipingere l’indipingibile con le nostre fabbriche. E’ questo che deve fare il mondo dell’impresa per vincere. ADRIANO PALAZZOLO

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«Investire in proprietà intellettuale» non è solo il titolo della conferenza che si è tenuta nel corso del Festival Città Impresa all’Odeo del Teatro Olimpico di Vicenza. È una sfida che l’Italia dovrà cogliere per diventare davvero competitiva in Europa e nel mondo. L’espressione “proprietà intellettuale” è già un tentativo di guardare oltre i nostri confini geografici, perché, diversamente da quanto accade all’estero, in Italia questa fa riferimento ai prodotti artistici, ma non alla “proprietà industriale”. Visto che la comunicazione è cultura e fa parte dell’impresa, come ricordano in questi giorni i protagonisti del Festival, è giusto ridare il giusto valore ai nomi, alle definizioni. Per Sandro Mangiaterra, giornalista e moderatore dell’incontro, «bisogna ripartire dalla ricerca e dallo sviluppo». Ma i dati non sono confortanti: l’Italia investe solo l’1,25% del Pil nella ricerca, il che ci colloca fra gli ultimi in Europa. «È il nostro tallone d’Achille», commenta Mangiaterra, ricordando che il Veneto si colloca al terzo posto per i brevetti e al quinto per numero di marchi depositati, ma non riesce comunque a decollare. Il motivo è semplice e spinoso allo stesso tempo: molti imprenditori sono convinti che investire in un brevetto sia inutile perché questo verrà copiato e che difenderne la proprietà sia troppo costoso, vista la lentezza della giustizia italiana. A detta di Ercole Bonini, fondatore dello Studio Bonini, tutti i beni materiali sono la cassaforte dell’innovazione. Purtroppo, il numero di brevetti italiani depositati parlano chiaro: «Lo scorso anno l’Italia ha depositato 4500 brevetti, contro i 31.000 della Germania e i 16.000 della Corea del Sud – ricorda Bonini –. Per quale motivo? Perché da noi costa. Gli italiani non hanno meno idee degli altri, ma non sono abbastanza consapevoli dell’importanza dell’innovazione in vista di un ritorno economico». Paolo De Muri, director presso Adacta, sostiene che negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo. «C’è più attenzione verso questi temi, infatti è stata introdotta l’agevolazione fiscale per le imprese a patto che aumentino le spese destinate alla ricerca e allo sviluppo». È il “patent box”, una nuova norma che entrerà in vigore nel corso del 2015 e che prevede un risparmio sull’imposta pari al 50% per le imprese virtuose. E poi c’è il “work for equity”: «In questo modo i giovani possono essere remunerati nelle Pmi o nelle start up con forme di partecipazione al capitale – spiega De Muri –, in vista di una futura monetizzazione». Raffaella Bisson, coordinatrice VPI-­Venice Platform for Innovation and Technology Transfer, racconta invece un nuovo sito web che permette ai ricercatori di esporre le loro idee. «Andiamo a caccia di progetti pronti all’uso per le industrie. Qui un imprenditore può avviare una ricerca sulla piattaforma per competenza, settori e parole chiave», spiega Bisson. Che qualcosa finalmente si stia muovendo lo dimostra anche il successo del gruppo MarmoArredo. “Invisible line” è il loro brevetto. Filippo Scapin, marketing manager dell'azienda, spiega: «Siamo in grado di fare piani di marmo di qualsiasi dimensione». Infine, un consiglio per gli aspiranti imprenditori: meglio far veicolare un’idea in un’azienda strutturata, piuttosto che buttarsi subito in una start up.


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Il trust che salverà imprese e famiglie DI ELENA IANNONE

La famiglia Zordan ha scelto di fidarsi, letteralmente: ha sottoscritto un trust. Stiamo parlando di un patto giuridico, una protezione. Uno strumento per salvaguardare i patrimoni, tutelare le aziende e, soprattutto, le persone. Maurizio è il presidente della Zordan, una florida azienda di famiglia, fondata da suo padre e i suoi fratelli, gli zii. Dopo la generazione dei padri è stata la volta dei figli, ma durante la gestione dei cugini, sono sorte alcune divergenze di visione e prospettiva che, nel tempo, hanno logorato i rapporti fino alla rottura. Insieme a suo padre e ai suoi fratelli, Maurizio è riuscito a rilevare l’azienda e, dopo pochi anni, ha visto crescere il giro d’affari in maniera esponenziale. Il tempo passa e arrivano i figli, i nuovi cugini. Maurizio ne ha due, sua sorella Marta altri due e Alfredo tre. Sette cugini e un copione già visto? No, non questa volta. L’Ad torna a scuola: capisce che ha bisogno di nuovi strumenti per proteggere la sua famiglia e quelle dei suoi fratelli. Si iscrive al Master Cuoa di Altavilla Vicentina diretto da Paolo Gubitta che si occupa di organizzazione aziendale e insegna all’Università di Padova. Gubitta è illuminante: con grande semplicità scardina convinzioni e preconcetti alla base di tanti errori: «Perché un imprenditore non va mai in pensione? Diventano obsoleti impiegati, operai, manager, ma mai gli imprenditori». Un po’ provocatorio, quel che basta a innescare un meccanismo virtuoso. Si rivolge ai suoi allievi imprenditori e chiede loro: «Perché non lasciate che i vostri figli siano liberi di fare ciò che vogliono, anche di non seguire le vostre orme». Secondo Gubitta sono tre gli ingredienti del successo: coraggio, coesione, e competenza. Maurizio Zordan torna a casa, ha scoperto l’esistenza del trust, una gestione esterna che può garantire armonia per le generazioni future e sviluppo virtuoso delle scelte imprenditoriali. Ne parla con i suoi fratelli: gli affari vanno molto bene, loro vanno d’accordo. E’ il momento giusto per affrontare la questione legata all’eredità che lasceranno ai propri figli. Qui entra in scena lo studio Casalini & Zambon, che si occupa di diritto tributario e può offrire ai fratelli quello che cercano: diventeranno i trustee di un patto con cui gli Zordan, come disponenti dei loro beni aziendali, accetteranno di trasferirne le proprietà per farle gestire a beneficio dei loro figli. Casalini è molto fiero dell’accordo che hanno stipulato. E mentre snocciola le condizioni con le quali ha risolto le diatribe aziendali e familiari che si sarebbero potute ripresentare nel futuro della famiglia Zordan, ha solo un monito che ripete come un mantra: «evitare che i guai della famiglia vadano a influire sull’azienda e evitare che l’azienda vada a influire con le relazioni della famiglia». Perché un trust in fondo non è altro che una tutela legale, proprio come un fondo patrimoniale o un fondo comune d’investimento. In più, però, è un patto di sviluppo che ha come obiettivo l’interesse dei beneficiari. I trustee, i gestori, hanno il dovere di inserire in azienda i figli che saranno interessati e meritevoli, ma potranno anche respingerli se non si dedicheranno con serietà agli affari, senza negare a nessuno degli aventi diritto la quota di ciò che spetta loro. Tante clausole, ma un’unica conclusione: per gli Zordan il trust è lo strumento giusto. E la socia di


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Casalini, Elena Zambon lascia che a parlare sia Sèbastien Roch Nicolas de Chamfort: «Il pessimista si lamenta del vento, l’ottimista aspetta che il vento cambi, il realista aggiusta le vele».

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Da LaneRossi a Luxottica «Il welfare è competitività» Nella sede di Confindustria Vicenza si ricorda la figura anticipatrice di Alessandro Rossi. Il cui testimone passa da Adriano Olivetti e arriva fino a Leonardo Del Vecchio DI D.P.

«Io sono convinto che esista una via italiana del fare impresa. Anche se abbiamo tasse svedesi e salari greci. Nella via italiana all’impresa c’è un’identificazione assoluta tra due elementi che storicamente sono stati in conflitto: capitale e lavoro». Nicola Pelà, direttore Risorse Umane di Luxottica, riassume così l’effetto ultimo del welfare aziendale, strategia che Luxottica ha implementato in tempi recenti, a partire dal 2009, ma che affonda le radici in una storia antica, dove i modelli si chiamano per esempio Adriano Olivetti, e prima ancora Alessandro Rossi. Si è tradotta in un’indagine sulle sfide di oggi e sull’inadeguatezza dell’ideologia ultra-­liberista a comprendere il marcato, l’incontro su Alessandro Rossi che ha aperto il primo pomeriggio del Festival Città Impresa. Perché Rossi (la cui storia è stata tracciata dalla responsabile Cultura del Comune di Schio, Lidia Zocche) ha anticipato un modo di concepire l'attività aziendale, che certamente migliora la vita ai dipendenti, ma soprattutto rende le imprese più forti. Tiziano Treu, ex ministro al Lavoro, lo dice molto chiaramente: «Quando Luxottica chiede ai dipendenti turni nuovi e difficili, li ottiene senza problemi perché chi ci lavora, grazie al sistema di welfare aziendale, è contento della propria condizione ed è ancorato all’azienda. Ed oggi – aggiunge – questa caratteristica è decisiva, perché l’unico vero vantaggio competitivo delle migliori aziende globali è la capacità al cambiamento. E cambiare è difficile, richiede fatica e sacrifici. Sforzi che solo i dipendenti motivati sanno dare». Perciò Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera, dice che occorre criticare una visione troppo liberista dell’economia: «Negli ultimi anni – afferma – troppe volte abbiamo riempito le pagine dei giornali con fautori del liberismo sfrenato per i quali la società è nulla, la solidarietà è nulla, e le uniche regole sono il profitto e il sapersi arrangiare. Sembrava così che un modello economico più orientato al welfare fosse pura utopia, ma utopia non è affatto». E Luxottica non è che uno degli esempi. «Noi facciamo la nostra parte – dice Pelà – ma non siamo all’avanguardia, non siamo i migliori. In California o in Cina abbiamo aziende che davvero riescono a dare libertà al lavoro, con flessibilità spinta anche sugli orari. Noi cerchiamo di stare al passo e abbiamo notato un cambiamento molto forte nei giovani. Mentre un tempo l’interesse dei lavoratori era tutto concentrato sul salario, oggi i Millennials, cioè indicativamente i ragazzi nati tra il 1980 e il 2000, vogliono essere pagati il giusto ma vogliono soprattutto valori. Vogliono lavorare in un’azienda che sia responsabile e che rispetti elevati standard etici». Anche da lì viene il modello di welfare Luxottica che oggi si concretizza in un ampio portafoglio di aiuti ai dipendenti, che vanno dalle spese sanitarie rimborsate, ai piani pensionistici integrativi, al supporto all’istruzione fino ai corsi di yoga e al benessere fisico. «Io in passato ho lavorato alla Olivetti – dice Pelà – e idealmente mi ha


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sempre colpito il fatto che Adriano Olivetti sia morto nel 1960 e che Leonardo Del Vecchio abbia fondato Luxottica nel 1961. Ma certamente anche Alessandro Rossi rientra tra gli ispiratori di questo modello».

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Storico patròn della LaneRossi di Schio, Alessandro Rossi – ricorda Zocche – «entrò in azienda molto giovane lavorando per un periodo in produzione spalla a spalla con gli altri operai, e poi fece un viaggio formativo all’estero». Lì comprese (era la metà dell’Ottocento) che occorreva portare in Italia l’industrializzazione, ma il suo cruccio fu evitare i disagi che questa procurava alla civiltà contadina che veniva strappata dalle campagne. «Al suo ritorno in azienda creò la società di mutuo soccorso, alla quale versava metà del suo personale stipendio da direttore, oltre che altre risorse aziendali, e poi comprese che il problema maggiore per i dipendenti era la casa e così creò il quartiere operaio. Dove – aggiunge – era vietato aprire bar perché Rossi temeva fortemente la piaga dell’alcolismo tra le classi lavoratrici». Ma guai a limitare la figura di Rossi a questi aspetti pensando che siano puramente filantropici. Lui infatti era prima di tutto un grandissimo manager. Come nota Marchetti: «Volle far crescere l’azienda, trovò soci importanti, la portò in Borsa, e quando dopo un anno il mercato era andato molto male e il valore delle azioni era inferiore all’investimento, disse in un’accesa assemblea, che bisognava tenere lo sguardo sul lungo periodo, e non seguire la linea degli speculatori interessati solo agli investimenti mordi e fuggi». Ma anche sull’istruzione aveva saputo guardare lontano: «Sull’Università italiana – racconta Zocche – disse che andava cambiata perché era obsoleta, serviva solo a produrre avvocati e dottori, era inadatta a guidare l’industrializzazione del paese e serviva solo ad alimentare le fila di una classe parassitaria». Correva l’anno del signore 1894. «Mi pare evidente che la storia – conclude Treu – insegni davvero molto poco». @dpyri

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Fusione fiere Verona-­Vicenza Marzotto: «La palla ai soci» Il presidente della Fiera di Vicenza parla del "Sistema Vi-­Ve" perché il lavoro dei consulenti è terminato. E a titolo personale sogna in grande: «In Borsa sarebbe una realtà interessante» DI DAVIDE PYRIOCHOS

«Siamo arrivati alla fase conclusiva dello studio sulla fusione. I consulenti hanno terminato il lavoro ed ora spetterà agli azionisti valutare i numeri e decidere. Non so come finirà, ma per me già il fatto di essere arrivati a questo punto è un grande successo». Matteo Marzotto, presidente della Fiera di Vicenza, non ha mai fatto mistero di essere un grandissimo sostenitore della fusione tra l’ente che presiede a la Fiera di Verona, ma ha scelto la cornice del Festival Città Impresa, partito stamattina al Cuoa di Altavilla Vicentina, per comunicare che il progetto sta per fare qualche importante passo avanti, forse decisivo. «In questo momento siamo in una fase di pre-­due diligence, perché non è ancora arrivata dai soci l’indicazione di avviare un confronto che porti alla fusione. Ma i consulenti Deloitte e Price Water House – spiega – hanno terminato il loro lavoro. E i numeri, per come li vedo io, indicano che la fusione è opportuna e utile». Addirittura Marzotto fa un passo in avanti: «Levandomi il cappello da presidente della Fiera – dice – e parlando da semplice cittadino, dico che dopo la fusione potremmo anche andare in Borsa. Penso che il sistema Vi-­Ve sarebbe infatti una realtà molto interessante, anche per gli investitori».

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Un percorso suggestivo, quello indicato da Marzotto, che però deve passare attraverso molte tappe. La prima sono le assemblee. Come dice Enrico Toffali, assessore alle Partecipate del Comune di Verona (azionista forte, ma non di assoluta maggioranza della Fiera di Verona): «Sulla fusione non mi esprimo perché non ho visto i numeri. Quando mi saranno presentati li commenterò». Non dovrebbe mancare molto, perché i percorsi di avvicinamento hanno camminato in parallelo tra Verona e Vicenza. «Ciò che è capitato finora è che le due fiere si sono esaminate vicendevolmente – prosegue Marzotto – ed ora i due cda dovranno spiegare ai rispettivi soci cosa emerge da quest’indagine». Ma se a Vicenza basta la figura del sindaco Achille Variati, che è anche presidente della Provincia, per prendere una decisione, a Verona il confronto riguarda Comune, Camera di Commercio, Fondazione Cariverona, Banco Popolare, Cattolica Assicurazioni, Bpvi. Una platea articolata a cui il cda di VeronaFiere probabilmente presenterà l’indagine sulla fusione in occasione della prossima assemblea ordinaria per l’approvazione dei conti 2014. Ad ogni modo Marzotto non vuol forzare la mano a nessuno. Piuttosto vuol sottolineare che il momento è propizio per attuare quelle sinergie che il Veneto da anni invoca ma che fino a ieri non è mai riuscito a realizzare. «Anche se i soci di entrambi gli enti dicessero di avviare una vera e propria due diligence – avverte – ciò non significa ancora che le due società si fonderebbero, perché l’esito non è necessariamente positivo. Due diligence vuol dire infatti che c’è l’interesse a continuare a valutare la fusione. Però noto che l’appello a “fare sistema” in Veneto suona vuoto, sembra una


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frase fatta che si è sentita mille volte senza che producesse conseguenze. Invece ora diventa qualcosa di molto concreto. Il percorso di dialogo con la Fiera di Verona – conclude – è iniziato lo scorso 26 giugno. Io avevo detto che i consulenti avrebbero presentato le conclusioni al 31 gennaio, e considerato che siamo al 20 marzo il ritardo non è molto. Penso che passato il Vinitaly qualche altro passo avanti potrà essere compiuto». Marzotto ovviamente non ha spiegato quale sarebbe secondo i consulenti il rapporto tra l’una e l’altra Fiera nel caso di una fusione (deve ancora comunicarlo ai soci). Però se Verona è più importante per volume del fatturato (negli anni con un calendario favorevole supera i 90 milioni), Vicenza (che ha un fatturato superiore ai 30 milioni) vanta una migliore redditività perché ha alcuni prodotti molto forti come l’oro che permettono di fare utili. Di certo da una fusione nascerebbe un gruppo da 120 milioni di fatturato che potrebbe levare lo sguardo a un livello europeo, smettendo di limitare la concorrenza agli sgambetti tra fiere limitrofe che fino ad oggi hanno caratterizzato il panorama italiano. @dpyri

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La pasta al pomodoro è nata in Italia? Sbagliato. Le spezie venivano usate per coprire i cattivi odori dei cibi avariati? Sbagliato anche questo. Sono solo alcune delle tante bufale che vengono smentite nel libro "Il Genio del Gusto" di Alessandro Marzo Magno, presentato oggi alla libreria Galla di Vicenza in occasione del Festival "Città Impresa". «Un libro poderoso -­ introduce il relatore Luigi Costa, giornalista e autore di "A tavola con le Venezie" -­ È diviso in capitoli interessanti e provocatori, riguardano ad esempio la pasta, il tiramisù, lo spritz». «Il libro è poderoso ma non noioso, ci tengo a sottolinearlo perché il mio fine è quello di dimostrare che la storia è divertente, e la storia della gastronomia italiana, del cibo, del bere, è una storia molto variegata e spassosa", commenta l'autore. "Ci sono delle gigantesche fandonie nella storia della gastronomia: ciò che oggi sappiamo non è quasi mai vero, ci tramandiamo un sacco di cose che in realtà non sono vere», racconta ancora Alessandro Marzo Magno. Tra le bugie, appunto, quella della pastasciutta che, come precisa l'autore, al contrario di ciò che si pensa, è di origine araba. E tantomeno è made in Italy la tradizionale salsa, dal momento che il pomodoro proviene dall'America. Le spezie invece erano carissime, chi poteva permettersele aveva anche la facoltà di acquistare cibi freschi, perciò nessun cattivo odore derivante dai cibi avariati era coperto con le spezie. E dunque, qual è il genio del gusto? Il genio del gusto italiano sta proprio nella capacità di saper mettere insieme ingredienti che vengono dall’estero e farne un capolavoro. Si parla poi di cambiamento: «il nostro gusto varia» dice ancora Marzo Magno. «Quello che mangiavano tra Medioevo e Rinascimento, ad esempio, oggi lo troveremmo immangiabile. Non esisteva distinzione tra dolce e salato, tutti i sapori venivano mischiati. Un cuoco rinascimentale non avrebbe apprezzato l’attenzione alle materie prime sulle quali puntano gli chef di oggi» spiega Magno. Tra i presenti all'incontro c’è un’altra sostenitrice del cambiamento, Cristina Garetto, titolare dell'Azienda Agricola Cecchetto Giorgio che produce il vino Raboso. «È un vino che assaggi anche per la memoria storica, magari perché ti ricordi che lo beveva tuo padre o tuo nonno. Ma oggi invece noi vogliamo sia un vino convincente sulle tavole, che si relazioni bene anche con i tempi moderni» dice. Più tradizionalista risulta invece Mirco Della Vecchia, presidente nazionale della CNA Alimentare, che con la sua azienda, creata quando aveva solo 17 anni, produce cioccolato alla vecchia maniera, ossia lavorato con macchine per la produzione artigianale, oggi molto difficili da trovare dal momento che in Italia il settore è per la maggior parte composto da grandi industrie. «Tutto quello che ho fatto nella mia vita l'ho fatto partendo dall'origine. Ho cercato macchine degli anni


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Cinquanta per poter produrre il cioccolato in maniera artigianale. Sono radicale, se fossi uno chef e dovessi fare un piatto di pasta al pomodoro probabilmente anziché comprarli produrrei da solo la pasta e il pomodoro».

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