M ARINA della
ANNO LXII L U G L I O - A G O S T O 20 1 5
N O T I Z I A R I O
dai numeri di:
L UGLIO /AGOSTO 1965
CINQUANT’ANNI
FA . . .
La Marina di cinquant’anni fa, riproposta attraverso le immagini dei Notiziari dell’epoca e i vostri scatti
In copertina: Momenti di vita e vedute dell’Accademia Navale di Livorno. Mayport, Florida, aprile-maggio 1965. Esercitazione di rifornimento laterale tra la portaerei Roosevelt e l’incrociatore lanciamissili Duilio, in occasione della crociera in America.
Portsmouth, Gran Bretagna, 22 giugno 1965. L’ammiraglio Ernesto Giurati e l’ammiraglio Sir Wilfred Woods, dinanzi alla Victory, lo storico vascello di Nelson.
In alto: Venezia, 2-9 luglio 1965. L’incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi nel bacino di San Marco. In quell’occasione l’unità fu visitata dal Patriarca di Venezia, S. E. Rev.ma Card. Giovanni Urbani. A destra: Ponta Delgada, Isole Azzorre, 16-18 maggio 1965. Marinai dell’Intrepido in gita a Furnas, in occasione della crociera in America.
inviate i vostri scatti dell’epoca con una breve didascalia a: notiziario.marina@gmail.com
MARINA N O T I Z I A R I O
T E S TATA
Sommario
della
A N N O LXII - LUGLIO - AG O S TO 2 0 1 5
M A R I N A M I L I TA R E 1954
GIORNALISTICA DELLA F O N DATA N E L
I SCRIZIONE :
R EGISTRAZIONE :
Tribunale di Roma
n. 396/1985 dell’8 agosto1985
PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE :
Antonio COSENTINO
REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:
Cristopher SCARSELLA Pasquale PRINZIVALLI Luciano ERBAGGIO
D IREZIONE
E
R EDAZIONE :
NOTIZIARIO DELLA MARINA Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina Militare Piazza della Marina, 4 - 00196 Roma tel. 06.36805556
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Stampa: Tipografia Facciotti - Roma
chiuso in redazione il: 06 agosto 2015
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Editoriale
di Antonio Cosentino
Sitrep
150 anni di storia di Antonio Cosentino
Palombari 82 anni di categoria! di Giampaolo Trucco
Una nuova unità logistica per la Marina di Cristopher Scarsella
La Marina per la sicurezza sul mare di Cristopher Scarsella
Esercitazione Goldfinger
Varato il sommergibile Romeo Romei di Martina De Vito
La Marina assume il comando di C. D.
Un sottomarino di nome Sandokan di Enrico Cernuschi e Marco Sciarretta
Il mese in immagini di Pasquale Prinzivalli
Giuseppe Miraglia di Desirèe Tommaselli
Nave Italia di Marika Tinè
In copertina: Attività addestriva all'impiego degli autotrasportatori a miscela Viper SC impiegati per la neutralIzzazione degli ordigni esplosivi; il TV EOD-NAVY Gabriele Paparo del Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin pronto ad immergersi nel lago di Baselga di Pinè (TN) a 1200 metri. In quarta di copertina: Vogliamo condividere con te una grande novità: il Notiziario della Marina sarà in vendita. Consulta, per le modalità di abbonamento, il sito www.marina.difesa.it.
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Editoriale
C
di Antonio Cosentino
i inoltriamo insieme in questa calda estate rivivendo una tappa fondamentale di uno dei corpi più noti della Marina: parliamo dei 150 anni delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera. L’importante traguardo, celebrato nel Forte Michelangelo di Civitavecchiaha evidenziato l’apprezzamento unanime verso questo Corpo della Marina Militare. Marina e Capitanerie sono due volti dello stesso impegno a tutela della vita umana in mare, un compito che non dipende dalla livrea della nave e che pertanto possiamo ricondurre sotto un’unica regia. Ma le Capitanerie non sono le sole a segnare traguardi storici: non sono pochi gli 82 anni di audacia della cate-
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goria dei Palombari, nati per operare nelle profondità con la stessa naturalezza con cui i colleghi operano in superficie! Non si parla mai del ruolo strategico che questi uomini ricoprirono per il rilancio economico del Paese, così come non si parla mai abbastanza della silenziosa opera svolta ancora oggi dal Gruppo Operativo Subacquei. Così, dai Palombari del GOS, ci colleghiamo subito alle attività di protezione dell’ambiente marino, o alle operazioni di soccorso dei naufraghi, o ancora alle leggendarie Forze Speciali del GOI e i Fucilieri della Brigata Marina San Marco, fiore all’occhiello della Forza Armata, che per mantenere la propria elevata efficienza non smettono mai di addestrarsi. Perché tutte queste attività possano svolgersi, le unità navali sono un bene
necessario, così si pensa a nuove unità che possano svolgere compiti di diverso tipo, in modo più efficiente e con costi minori; questo è lo scopo dei Pattugliatori Polivalenti d’Altura e della Logistic Support Ship, che rappresentano il futuro delle capacità della Marina. Nel frattempo viene varato il sommergibile Romeo Romei, quarto della classe Todaro, importante moltiplicatore di forze della Squadra Navale, in grado di offrire “occhi ed orecchie” (che in mare non sono mai abbastanza!) in modo discreto.
Nel contesto internazionale assume grande importanza l’inizio del turno biennale di comando della Forza anfibia e da sbarco italo-spagnola, con a capo due ammiragli italiani. Ma non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo, così portiamo alla luce la storia di un progetto di sottomarino avvenieristico degli anni ’30, Sandokan, e narriamo le gesta del magnifico aviatore e arditissimo combattente Giuseppe Miraglia. Chiude la solidarietà, con la Fondazione “Tender to Nave Italia Onlus” che ci ricorda che la Marina è molto più che una semplice Forza Armata! Buona lettura!
Mar Adriatico, acque antistanti Ravenna, 25 giugno 2015. Rilascio rapido da elicottero EH-101 di Fucilieri di Marina con la tecnica del “barbettone” . (foto di Raffaele Muolo).
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SITREP
oceano atlantico
luglio-agosto CAMPAGNA
2015
D’ISTRUZIONE
1^ Classe dell’Accademia Navale Nave PALINURO e barche da crociera
BONIFICHE
ORDIGNI IN MARE
Attività di disinnesco/neutralizzazione di ordigni esplosivi in mare
mar
Personale Gruppo Operativo Subacquei Personale Nucleo SDAI
EUNAVFOR - MED EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo Portaerei CAVOUR (flagship) Nr. 2 EH-101 imbarcati
OPERAZIONE MARE SICURO Operazione di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale per la tutela degli interessi nazionali Fino a 5 unità navali: Cacciatorpediniere DUILIO Fregata BERGAMINI (flagship) Pattugliatori BORSINI, BETTICA, SPICA, SIRIO
mar mediterraneo
VI.PE./OPER.CONSTANT VIGILANCE Attività di presenza/sorveglianza Vigilanza Pesca/Controllo flussi migratori 1 Pattugliatore/Corvetta: VEGA, CHIMERA, DRIADE
RICERCA/RECUPERO
RELITTO
Attività di ricerca e recupero del relitto dell’imbarcazione affondata nello Stretto di Sicilia il 18 aprile 2015 Cacciamine GAETA, MTC GORGONA, CRV LEONARDO Personale Gruppo Operativo Subacquei
JOINT OPERATION TRITON Operazione congiunta di controllo delle frontiere esterne della UE sotto egida dell’agenzia FRONTEX Personale MM presso ICC Pratica di Mare
MCCID MALTA
RILIEVI
Missione italiana di collaborazione nel campo della Difesa
IDRO-OCEANOGRAFICI
Attività di monitoraggio Navi idro-oceanografiche ARETUSA, GALATEA
Personale Marina Militare
SUPPORTO ATTIVITÀ DI DIFESA E SICUREZZA MARITTIMA NAZIONALE OPERAZIONI DI SICUREZZA MARITTIMA INTERNAZIONALI ATTIVITÀ DI COOPERAZIONE E OPERAZIONI INTERNAZIONALI CONCORSI/COLLABORAZIONI CON ALTRI DICASTERI NAZIONALI CAMPAGNE NAVALI/D’ISTRUZIONE, ATTIVITÀ ADDESTRATIVA COMPLESSA
SOMMOZZATORI VV.F.
Attività di supporto per il corso di formazione sommozzatori dei VV.F. MTC TREMITI mare terra
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ar
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON
Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite Personale Marina Militare
OPERATION INHERENT RESOLVE OPERAZIONE PRIMA PARTHICA Operazione di contrasto del terrorismo islamico Gruppo Operativo Incursori
COMBINED MARITIME FORCES Forza marittima multinazionale per la sicurezza marittima nella regione (Bahrain)
n ero
Personale Marina Militare
OPERAZIONE RESOLUTE SUPPORT Missione NATO di assistenza e supporto alle forze di sicurezza e istituzioni dell’Afghanistan Personale Brigata Marina SAN MARCO, Gruppo Operativo Incursori
M.F.O. golfo arabico
MULTINATIONAL FORCE AND OBSERVERS
Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10: Pattugliatori ESPLORATORE, SENTINELLA, VEDETTA, Personale Brigata Marina SAN MARCO
IFC SINGAPORE INTERNATIONAL FUSION CENTRE Scambio dati su traffico mercantile Personale Marina Militare
oceano indiano
BMIS GIBUTI BASE MILITARE ITALIANA DI SUPPORTO IN GIBUTI
Missione di supporto tecnico-logistico alle forze nazionali in transito/sosta Personale Marina Militare
EUNAVFOR - OPERAZIONE ATALANTA EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto alla pirateria marittima dell’Unione Europea Fregata LIBECCIO
EUCAP NESTOR
Missione UE civile-militare di Regional Maritime Capacity Building in Corno d’Africa (Gibuti e Seychelles) Personale Marina Militare
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con la collaborazione della Sala Monitoraggio M.M. del 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina
150 anni di storia
Il corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera della Marina Militare ha celebrato a Civitavecchia la sua storia: un comune patrimonio di valori, cultura del mare ed identitĂ professionale rappresentati dalla stessa uniforme.
Civitavecchia, 20 luglio 2015. Il Forte Michelangelo è stato teatro della ricorrenza dei centocinquant’anni dalla fondazione del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera. (foto di Gabriele Lenzi).
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en centocinquanta sono gli anni trascorsi da quel lontano 1865 in cui Re Vittorio Emanuele II, nella giornata del 20 luglio, firmò il decreto istitutivo del Corpo delle Capitanerie di Porto. Sin dalla sua nascita, il Corpo fu posto alle dipendenze del ministero della Marina Militare – all’epoca competente anche per la Marina mercantile – mentre le principali tappe evolutive si registrarono nei primi decenni del ‘900. Fu infatti con l’evoluzione della navigazione e la crescente importanza delle importazioni via mare che venne istituito, nel 1910, l’Ispettorato generale del Corpo delle CP con compiti di vigilanza, coordinamento e controllo. Poi, con l’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, nel maggio del 1915, il personale appartenente al Corpo fu dapprima autorizzato a portare le “stellette”, per essere quindi militarizzato per l’intera durata del conflitto, nel 1918, e definitivamente, nel 1919, quando fu stabilita anche la dipen-
di Antonio Cosentino denza funzionale dal ministero dei Trasporti Marittimi e Ferroviari.Appena quattro anni dopo, il Corpo fu incluso nella Regia Marina. Il decennio 1938-1948 segnò la prima parabola del Comando generale delle Capitanerie di Porto. Nato in sostituzione dell’Ispettorato generale e retto da un ammiraglio di Stato Maggiore, fu istituito appena in tempo per operare durante il secondo conflitto mondiale, quando dovette garantire l’operatività delle navi mercantili mantenendo in efficienza i porti, tra i principali obiettivi dei bombardamenti per il loro impiego strategico. Già nell’immediato dopoguerra, però, ritornò la denominazione di Ispettorato generale, con a capo l’ufficiale ispettore più anziano appartenente ai ruoli del Corpo, posto organicamente all’interno alla Marina ed alle dipendenze tecnico-amministrative del neonato ministero della Marina mercantile. La successiva tappa fondamentale per il Corpo si registrò nel 1962, quando il Governo italiano, dovendo predisporre un’organizzazione dedicata al soccorso in mare per adempiere agli obblighi internazionali, scelse di dotare le Capitanerie dei primi mezzi nautici. Dei venti anni succes-
sivi è noto il vigoroso sviluppo economico e la conseguente “riscoperta” del mare, centrale adesso per le sue attività turistiche, che rese necessaria l’emanazione della legge sulla Difesa del mare del 1982. L’importante legge, che affidava alla Marina mercantile la tutela delle coste e dell’ambiente marino, consentì l’incremento di mezzi aerei e nautici delle Capitanerie finché, con il decreto interministeriale dell’8 giugno 1989, i reparti tecnici-operativi del Corpo assunsero l’attuale denominazione di Guardia Costiera. Furono poi del 1991 la rideterminazione degli organici e del ’94 la ricostituzione del Comando generale, attualmente retto dall’ammiraglio Ispettore Capo Felicio Angrisano.
Proprio per rivivere in quest’ottica storica – fatta di passato, presente e futuro – la ricorrenza dei centocinquant’anni dalla fondazione, il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera della Marina Militare ha celebrato l’importante evento nel piazzale di Forte Michelangelo a Civitavecchia, una città legata alla ma-
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Le Capitanerie di Porto sono uno dei pilastri fondamentali della Marina Militare e della capacità marittima nazionale; quali siano i compiti militari delle Capitanerie di Porto, di questo raramente si parla, ma la Forza Armata sempre più farà affidamento su queste capacità.
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tratto dal discorso del capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe De Giorgi.
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rineria e fulcro degli scambi tra i popoli dell'antico “Mare Nostrum”. Alla cerimonia hanno presenziato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, il Comandante generale del Corpo, ammiraglio ispettore capo Felicio Angrisano, e partecipato autorità civili e militari, ministri e sottosegretari di ieri e di oggi. Dopo i ringraziamenti di rito, l’ammiraglio ispettore capo Angrisano ha toccato tutti i temi di settore: dalla si-
curezza della navigazione e del trasporto marittimo alla governance delle attività marittime e portuali, dalla tutela dell'ecosistema marino al controllo sulla filiera della pesca, passando per la salvaguardia della vita umana in mare, il diporto nautico e le attività di polizia giudiziaria. Il Comandante generale ha evidenziato che “già nel 1942 venivano colti quei valori di moderna civiltà giuridica, capace di integrarsi con il diritto internazionale verso uno sviluppo progressivo in grado di accogliere e valorizzare i medesimi principi e regole. Per talune di quelle attività operative, la legge prevede il contributo tecnico di altre Amministrazioni e di privati per il migliore perseguimento del fine cui la funzione stessa tende. Ciò in linea con il concetto più produttivo di coordina-
mento, affidato esclusivamente alla responsabilità di chi è titolare, per legge, della relativa funzione. [...] Mi chiedo ora se, alla luce di quanto offerto espressione di attività concrete - si possa ancora sostenere l'esistenza di duplicazioni o sovrapposizioni da eliminare. Il Corpo non è contrario al cambiamento – frutto di analisi, di dibattito, di programmi – ma non può tacere per dignità la propria difficoltà a comprendere iniziative che, peraltro già contrarie ai già flessibili principi dell'ordinamento, ne vorrebbero confinare la storia. Né, a tal fine, può costituire presupposto la scarsa responsabilità attribuita al suo vertice per legittime iniziative proposte per il ripristino del grado apicale del Corpo”. Alla luce di questa p r e messa,
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si comprende l’importanza dell’intervento del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio De Giorgi, il quale ha ben evidenziato:“il ruolo ricoperto dal Corpo e le sue potenzialità al servizio della nazione, anche in termini di mezzi.Vengono acquisiti mezzi sempre più importanti e sempre più si espandono le capacità che vanno nel settore aereo, dell’alto mare e nel settore navale. Il Corpo però ha mantenuto la sua complementarità con il resto della Forza Armata di appartenenza. Certo, non più come era agli inizi e fino al ‘91, ma comunque rimane certamente una complementarità che discende soprattutto dalle esigenze e dagli scenari; quello che non è cambiato è che le Capitanerie di Porto fanno tutt’ora parte integrante della Marina, dipendono dal capo di Stato Maggiore della Marina sotto il profilo organico, disciplinare, della formazione e per i compiti militari, mentre per i compiti non militari dipendono dal ministero dei Trasporti, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente e da altri ministeri. Il capo di Stato Maggiore della Marina è il comandante di corpo del Comandante generale ed esercita su di lui le prerogative previste dal codice dell’ordina-
mento militare. Questo per dire semplicemente che le Capitanerie di Porto sono uno dei pilastri fondamentali della Marina Militare e della capacità marittima nazionale e, quindi, quando sento parlare qualcuno che teme che la Marina Militare possa mangiare le CP, possa divorarle, mi sembra di sentire come esempio quello
Da destra: il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio, il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe De Giorgi, dietro, il comandante generale delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera ammiraglio Felicio Angrisano. (foto di Gabriele Lenzi).
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di un genitore che possa mangiare il figlio; ma come si fa a mangiare uno dei propri arti? Cosa rimarrebbe della capacità marittima nazionale se qualcuno davvero pensasse di annullare le CP? Credo che nessuno abbia in mente uno scenario del genere e anche per
questo – ha sottolineato l’ammiraglio De Giorgi – la Marina Militare ha investito molto nella selezione, reclutamento e formazione del personale attraverso i nostri istituti, provvedendo a tutti gli aspetti correlati allo stato Giuridico, l’avanzamento, la disciplina, nonché agli aspetti sanitari, stipendiali e di approvvigionamento del vestiario.Anche l’avanzamento in carriera avviene così come avviene per gli altri ufficiali, sottufficiali e graduati della Marina, tramite commissioni di avanzamento presiedute dallo Stato Maggiore della Marina. Quali siano i compiti militari delle Capitanerie di Porto, di questo raramente si parla, ma sono molto importanti e la Forza Armata sempre più farà affidamento su queste capacità, anche in relazione al fatto che la Marina Militare, da qui al 2025, da 36.000 scenderà a 25.000 uomini”. Ha chiuso gli interventi il ministro Delrio affermando che “condividiamo oggi, qui, insieme, l‘emozione di
una storia lunga 150 anni: una ricchezza di esperienza, di fatti compiuti e di risultati. Un grande attaccamento all’Italia, alle sue istituzioni e a quella Patria che, rispetto a 150 anni fa, è in-
carnata in modo diverso; è l’Italia della Repubblica e della democrazia, l’Italia dei cittadini e delle cittadine, una nazione europea che vede nella sua posizione nel cuore del Mediterraneo un destino di sviluppo, di crescita e di dialogo. [...] Al di là di Mare Sicuro, che riguarda tutti i cittadini italiani, l’altro tema che volevo sottolineare è l’azione che riguarda il soccorso di tutti i cittadini del mare, lì dove non c’è passaporto, colore della pelle, lingua o cultura, che possano impedire a un essere umano di salvare un altro essere umano. In questa azione – per cui la Guardia Costiera svolge ruolo essenziale di coordinamento dei soccorsi, da Mare Nostrum a Frontex, l’impegno nostro è rimasto costante. [...] Gli eventi di questi ultimi anni dimostrano che il Corpo delle Capitanerie di Porto e della Guardia Costiera è capace di rispondere con grande competenza a una realtà mutevole. Ma anche il nostro vivere e amministrare cambia e ha sempre maggiore bisogno di coordinamento, di efficacia, di individuazione dei nuovi compiti a cui siamo chiamati. Il cambiamento non ci spaventa, se abbiamo chiari i nostri orizzonti e i nostri obiettivi. In tempi di massima e dovuta attenzione al denaro pubblico, nel rispetto della cittadinanza che ne è titolare - esigenza necessaria e condivisa da tutti - la nostra Guardia Costiera è chiamata ad un impegno di massima efficacia, pur essendo – va riconosciuto – già espressione di un modello organizzativo efficiente, unico, che funziona in rapporto alla rilevante e diversificata mole di attribuzioni che svolge [...]”.
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on la Legge del 15 giugno 1933, inerente le varianti al testo unico dell’ordinamento del Corpo Reale degli equipaggi marittimi, viene disposta la “Prima formazione della categoria Palombari”. Ma questa storia non nasce in quegli anni, ha radici ancora più lontane nel tempo. La prima scuola Palombari, nata a Genova il 24 luglio 1849, viene trasferita nella base del Varignano il 10 novembre 1910 e, divenendo una specializzazione dei Torpedinieri, ha miscelato le capacità di condurre qualsiasi lavoro subacqueo con quelle di neutralizzare gli ordigni esplosivi rinvenuti in acqua. Eppure, benché tali capacità fossero esclusive nel contesto mondiale, la cosa più impressionante era riportata in uno dei primi programmi di-
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dattici del corso Ordinario Palombari che, nel 1910, prevedeva che i candidati possedessero un'istruzione scolastica, sapessero leggere e scrivere sotto dettatura ed eseguire correttamente le quattro operazioni aritmetiche. Queste caratteristiche, così uniche, hanno fatto del corpo dei Palombari un gruppo d’élite adatto a far crescere uomini eccezionali che con il loro ingegno ed ardimento hanno determinato lo sviluppo delle capacità umane in molti ambiti. Eccone alcuni esempi: all’Ufficiale Palombaro Armando Andri va il merito di aver condotto il primo recupero della storia in basso fondale di una corrazzata, il Leonardo Da Vinci (lunghezza 167 m - dislocamento 22.700 t), avvenuto nel mar piccolo di Taranto nel
Palombari 82 anni di categoria! di Giampaolo Trucco
Operatore con uno scafandro rigido ADS (atmospheric Diving System) sullo sfondo nave Anteo. (foto di Massimo Sestini).
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1921 che fu la pietra miliare di tutte le attività analoghe, definite oggi col termine inglese parbuckling, che da quell’epoca sono state condotte dai Palombari fino ad arrivare al recente raddrizzamento e recupero del Costa Concordia avvenuto ad opera della Società Micoperi; il Capo Palombaro Alberto Gianni, che in servizio ideò la camera di decompressione, oggi posta in molti centri ospedalieri per curare molteplici patologie mediche, e la torretta batoscopica che permetteva di raggiungere i 200 metri di profondità, una volta congedato fu la mente e la guida dei leggendari Palombari dell’Artiglio conosciuti in tutto il mondo per i recuperi subacquei a profondità impensabili per l’epoca (si ricorda il recupero dell’oro dell’Egypt avvenuto nel 1930 in oceano Atlantico alla profondità di 130 metri); a Luigi Durand de la Penne, Vincenzo Martellotta, Emilio Bianchi, Mario Marino e molti altri eroi dei mezzi d’assalto che durante la 2° guerra mondiale condussero molte imprese epiche come quella di Alessandria di Egitto, avvenuta la notte tra il 18 e 19 dicembre 1941, va il merito di aver svolto in prima persona la colossale opera di recupero delle navi affondate e la bonifica delle centinaia di migliaia di ordigni inesplosi permettendo, in soli 4 anni, di riattivare tutti i porti
italiani e le relative vie di comunicazione marittima consentendo così il boom economico degli anni ’50. Corroborati da una tale esperienza, i Palombari di oggi, posti alle dipendenze del Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” attraverso il Gruppo Operativo Subacquei (G.O.S.), rappresentano ancora una nicchia di eccellenza nella Marina Militare. La loro formazione, il continuo addestramento e le apparecchiature più moderne che gli sono assegnate, fanno di questi uomini una delle componenti subacquee militari più performanti al mondo. Attraverso un percorso formativo che dura circa 5 anni (1 anno di corso per la formazione iniziale e 4 utilizzati per specializzare i neo palombari), gli operatori del G.O.S. conseguono le capacità di effettuare qualsiasi operazione subacquea sia nel alveo delle attività prettamente militari, che in quelle a favore della collettività, sulla base dei seguenti compiti istituzionali che gli sono In alto a sinistra: operatore con attrezzatura normale da Palombaro sullo sfondo nave Piave. In basso a sinistra: momento addestrativo della scuola palombari al Varignano, foto degli anni ‘50. Al centro: un palombaro termina una ispezione ad un sommergibile rientrato da una missione di guerra, foto del 1942. In basso: bonifica di una mina ad urtanti, periodo post bellico.
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stati affidati dal Paese: soccorso al personale dei sommergibili che non possono riemergere per incidenti/avarie fino a 300 metri di profondità. Per tali operazioni il Gruppo Operativo si avvale del Nucleo S.P.A.G. (Submariner Parachute Assistance Group), della Sezione Pressoresistenti che ha in dotazione gli scafandri rigidi Articolati A.D.S. (Atmospheric Diving System)
e i R.O.V. (Remotely Operated Vehicle) e di Nave Anteo con i suoi sistemi di soccorso (sommergibile di soccorso SRV 300 e l’impianto integrato per immersioni profonde); lavori subacquei di qualsiasi genere a favore dei vari Dicasteri dello Stato fino a 2.000 metri di profondità;
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il continuo addestramento e le apparecchiature più moderne che gli sono assegnate, fanno di questi uomini una delle componenti subacquee militari più performanti al mondo
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bonifica degli ordigni esplosivi, di qualsiasi natura, rinvenuti in acqua fino ai massimi fondali consentiti dalle apparecchiature in dotazione. Per assolvere a tali missioni, così diverse tra loro, i Palombari di Comsubin devono acquisire, necessariamente, capacità subacquee ecclettiche che gli permettano
di risolvere in breve tempo le situazioni più disparate che si vengano a determinare. Quattro recenti operazioni tutte a favore della collettività che hanno avuto un forte impatto emotivo sulla popolazione, sono stati gli interventi del Reparto Pronto Impiego del G.O.S. nelle emergenze del terremoto di Haiti (2010), del naufragio del Costa Concordia (2012), della Torre del porto di Genova (2013) e dell’affondamento del
barcone di migranti avvenuto a Lampedusa (2013) dove, a 50 metri di profondità, sono state raccolte le spoglie di oltre 180 persone. In tutti questi eventi le peculiarità uniche dei Palombari della Marina hanno permesso di salvare molte vite o di accelerare le operazioni di soccorso e ricerca dei dispersi attraverso le capacità esclusive di: effettuare trattamenti di ossigeno terapia iperbarica in qualsiasi luogo attraverso le camere di decompres-
sione containerizzate, utilizzate durante la missione White Crane per curare coloro che soffrissero della sindrome di schiacciamento a seguito del devastante terremoto di Haiti; poter impiegare gli esplosivi in acqua, come nel caso del Concordia dove sono state effettuate 27 esplosioni controllate necessarie ad aprire speditamente varchi nello scafo e consentire così una rapida verifica di tutti i locali della Nave; condurre penetrazioni subacquee in Due operatori indossano gli scafandri rigidi A.D.S. - Atmospheric Diving System (foto di Dino Vanni).
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scenari molto pericolosi come è accaduto a Genova, sotto le macerie della torre del porto, ed a Lampedusa a 50 metri di profondità all’interno di un relitto. Ma nella quotidianità gli uomini del G.O.S. operano incessantemente per effettuare la bonifica degli ordigni esplosivi che ancora oggi si trovano lungo le coste e nelle acque interne del nostro Paese, al fine di rendere sicura la navigazione e la balneazione. Basti pensare che, solo nel 2014, sono stati distrutti oltre 2.300 residuati bellici, il cui esplosivo nella maggior parte dei casi è ancora efficace. Questa pericolosa attività è condotta dai Palombari dislocati nei vari Nuclei di Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi (S.D.A.I.) posti alle dipendenze del G.O.S. che si trovano a Taranto, La Spezia, Ancona, Augusta, Cagliari e La Maddalena. Questo immane lavoro, oggi come allora, è svolto da un gruppo sparuto di marinai, altamente specializzati ed addestrati, che hanno la capacità di intervenire in tutte quelle situazioni emergenziali che possono sembrare irrisolvibili. Portano il peso di un nome antico, ricco di storia e glorie passate, ma sanno che la loro professione è rivolta al futuro… Auguri Palombari, buon 82° anniversario! In alto: operatori in immersione ispezionano il relitto della Costa Concordia; a sinistra: brillamento di un siluro inglese della 2° guerra mondiale, come è possibile vedere dalla colonna d’acqua sprigionata dal brillamento l’esplosivo della carica principale era perfettamente conservato.
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Una nuova unità logistica per la Marina di Cristopher Scarsella
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egli ultimi anni la Marina ha avviato un processo di rinnovamento della flotta con l’obiettivo di ottimizzare le preziose risorse disponibili (sia umane che finanziarie) al fine di fornire un servizio più efficace ed efficiente alla Nazione e alla comunità internazionale. L’approccio fortemente duale tipico della Forza Armata - impegnata anche in compiti non militari come il supporto delle popolazioni colpite da calamità naturali, la sorveglianza e la tutela dei beni archeologici, il trasporto di materiali umanitari e di prima necessità – sta certamente influenzando non solo l’attuale utilizzo della flotta, ma anche il modo con cui il processo di rinnovamento si sta realizzando. Le
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nuove costruzioni sono pensate fin dalla fase preliminare del progetto per essere strumenti flessibili, modulari, affidabili, a basso impatto ambientale, facilmente riconfigurabili e potenziabili, secondo il concetto “one fits all”, secondo il quale una stessa classe di unità può portare a termine delle missioni che tradizionalmente spettavano a differenti tipologie di piattaforme. Oltre ai Pattugliatori Polivalenti d’Altura (PPA) trattati nello scorso numero, il piano navale prevede la realizzazione di una nave da supporto logistico (LSS: Logistic Support Ship), che andrà a sostituire le unità della classe Stromboli, in servizio dalla fine degli anni ’70 e prossime al termine della loro vita operativa. La
nuova nave, lunga circa 165 metri, assicurerà supporto logistico per un periodo considerevole ad un gruppo navale composto da 4-5 unità maggiori. La Logistic Support Ship sarà infatti in grado di trasportare carburante, olio lubrificante, munizioni, pezzi di rispetto, cibo e acqua, medicinali e altri materiali per condurre operazioni di rifornimento in mare, assistenza tecnica per attività manutentive di secondo e terzo livello oltre che assistenza medica. L’impianto propulsivo sarà del tipo CODLAD (Combined Diesel Electric And Diesel Engine), con due motori
DISLOCAMENTO LUNGHEZZA LARGHEZZA
VELOCITÀ MASSIMA
PRINCIPALI CARATTERISTICHE NUOVA LSS
circa 23000 t
IMPIANTO ELETTRICO
circa 165 m circa 24 m
10 nodi con propulsione elettrica 20 nodi con MM. TT. PP. e motori elettrici in parallelo
AUTONOMIA
7000 NM a 16 nodi
PROPULSIONE
CODLAD
EQUIPAGGIO
167
elettrici da 1,5 MW ciascuno che assicureranno la propulsione fino a 10 nodi. Per velocità superiori i motori termici principali potranno essere utilizzati in parallelo a quelli elettrici, consentendo così all’unità di raggiungere una velocità massima di 20 nodi. L’unità sarà dotata di 4 stazioni di rifornimento (2 per ogni lato) in grado di erogare gasolio navale e
PONTE DI VOLO
4 DD. GG. (2 MW ciascuno) 1 D.G. d’emergenza (1 MW) 1 spot (SH90 e EH101) 1 hangar (2 EH101) F76 almeno 6700 mc JP5 almeno 3700 mc
CAPACITÀ DI CARICO acqua dolce almeno 800 mc (in grado di soddisfare il fabbisogno di 800-1000 persone per 10 giorni, in caso di una missione umanitaria o disastro naturale)
JP5, oltre che una stazione poppiera per il solo gasolio navale. Non ci resta dunque che aspettare di salire a bordo, ben consapevoli di aver aggiunto un piccolo tassello al progetto di rinnovamento della nostra flotta.
Sullo sfondo: il rendering della nuova LSS (Logistic Support Ship) che sostituirà le unità della Classse Stromboli prossime al termine della loro vita operativa
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La Marina per la sicurezza sul mare di Cristopher Scarsella
Con la posa in opera e manutenzione di fari e segnalamenti marittimi, la Forza Armata garantisce una navigazione sul mare sicura e libera da pericoli; inoltre tutela tratti di mare che costituiscono un prezioso patrimonio ambientale.
O
ggi, come non mai, i temi della sicurezza sul mare e della salvaguardia del patrimonio ambientale toccano profondamente la coscienza comune, specialmente dopo gli ultimi drammatici naufragi che hanno interessato le nostre acque. Tutti noi abbiamo ancora in mente le terribili immagini del traghetto Norman Atlantic avvolto dalle fiamme al largo di Otranto o le scene disperate dell’incedente occorso alla motonave Costa Concordia in prossimità dell’isola del Giglio. La sicurezza in mare è un aspetto
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molto caro alla Marina Militare, che proprio recentemente ha messo in opera importanti segnalamenti marittimi in zone cruciali e altamente trafficate della Sardegna, isola ricca di numerosi ostacoli naturali alla navigazione. La lunga ed impegnativa campagna fari è stata condotta da nave Procida che, al comando del tenente di vascello Carmine Tortoriello, ha assicurato la posa di tre mede elastiche su alti fondali. La prima a sud-ovest dell’isola, all’ingresso del canale di San Pietro, che segnala un bassofondo molto
esteso con picchi di fondale inferiori ai tre metri di natura prevalentemente rocciosa, conosciuto con il nome di “Secca Grande” e tristemente noto per il naufragio, nell’estate del 2000, del mercantile Eurobulker IV. Il secondo segnalamento è stato posto presso la Secca dei Monaci, nota per il tragico naufragio del traghetto Moby Magic, che nel 2003, in prossimità dell’isola di Caprera, urtò violentemente contro gli scogli della Secca, con conseguente abbandono della nave da parte degli
La sezione di poppa di nave Procida impegnata nel salpamento della vecchia meda di Capo Ceraso. Sotto: Secca Grande, Portovesme. Un palombaro in acqua con relativa attrezzatura di recupero d’emergenza in fase di emersione dopo le operazioni di sgancio della catenaria su alti fondali.
A sinistra: Secca dei Monaci, Caprera. Fase finale del posizionamento della meda protrattosi in arco notturno.
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oltre 140 passeggeri e membri dell’equipaggio. La presenza di scogli granitici affioranti, i continui salti di vento tipici della zona e la profondità dei segnali superiore ai 30 metri hanno reso le operazioni particolarmente impegnative e delicate, protrattesi senza sosta anche in arco notturno e per la prima volta condotte esclusivamente da una unità tipo Moto Trasporto Fari. Il terzo segnalamento è stato messo in opera presso le secche di capo Ceraso, in prossimità di Olbia, dove nel 2011 fu salvato dal naufragio uno yacht battente bandiera francese.
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La sinergia e l’impegno di tutte le componenti della Marina intervenute nelle operazioni, tra cui il personale del Gruppo Operativo Subacquei, dei nuclei SDAI di Cagliari e della Maddalena, del Comando Zona Fari della Maddalena, hanno permesso di porre in opera i segnalamenti marittimi in un tratto di mare interessato da un intenso traffico mercantile e da diporto. La Marina, con tali interventi, ha inoltre contribuito in modo determinante alla tutela e protezione di uno specchio d’acqua che costituisce un prezioso patrimonio ambientale da preservare.
Operazioni di salpamento della vecchia meda di Capo Ceraso.
Sotto: Secca dei Monaci, Caprera. La sezione di poppa di nave Procida impegnata nel posizionamento della meda.
Nella pagina accanto: Secca dei Monaci, Caprera. Fase finale del posizionamento della meda protrattosi in arco notturno.
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Esercitazione Goldfinger
Addestramento intenso per le unità delle Forze Speciali e dei plotoni combat support del San Marco
A
fine giugno i distaccamenti operativi del G.O.I. e due plotoni di combat support del 1° Reggimento della Brigata Marina San Marco hanno sviluppato, nel Mare Adriatico, un addestramento congiunto che aveva come tematica principale le operazioni marittime su piattaforme metanifere. L’esercitazione denominata Goldfinger ha permesso di mantenere ed accrescere la collaborazione operativa tra i due reparti contribuendo allo sviluppo di tecniche, tattiche e procedure congiunte per le operazioni in ambiente maritime inteso nella sua sfera più ampia. L’esercitazione si è svolta approfondendo la sinergia operativa tra G.O.I., G.O.S., Brigata Marina, reparti di volo e unità navale. Il pieno supporto operativo e logistico è stato fornito dalla nave anfibia San Giusto, utilizzata anche come sede di comando e controllo. I due plotoni del 1° Reggimento San Marco, infatti, oltre ad aver avuto occasione di addestrarsi al supporto alle forze speciali in operazioni su piattaforme, durante la stessa finestra addestrativa hanno anche iniziato ad approfondire le capacità necessarie per compiere boarding nei confronti
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di unità navali non-cooperanti. Il ruolo ricoperto dai plotoni di combat support del San Marco è di follow on force, cioè di forze convenzionali altamente specializzate che, a seguito dell’intervento delle forze speciali, garantiscono un adeguato supporto tattico allo svolgimento di particolari operazioni, sia in scenario terrestre che maritime. Il plotone C.S. è un progetto iniziato 2 anni fa per volontà del capo di Stato Maggiore della Marina. I Plotoni sono stati coadiuvati nell’addestramento da incursori del G.O.I. che hanno reso possibile un notevole e specifico accrescimento professionale mediante la condivisione di un bagaglio di conoscenze ed esperienze di grande valore. Grazie allo svolgimento di questa specifica attività addestrativa, in stretta collaborazione con i distaccamenti operativi del G.O.I. e che ha visto anche una collaborazione con un nucleo E.O.D. del G.O.S., è stato possibile garantire il raggiungimento della piena capacità operativa per il Secondo Plotone combat support nonché permettere il mantenimento di quella già acquisita dal Primo Plotone combat support, il quale partecipava alla sua seconda Goldfinger.
Operatori del secondo plotone combact support e G.O.I. cominciano il movimento tattico a seguito di rilascio tramite barbettone sull’helipad della piattaforma. (foto di Raffaele Muolo).
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Mar Adriatico, 23 giugno 2015. Operatori del Primo Plotone combat support si apprestano a saturare i livelli inferiori della piattaforma a seguito di link up con operatori del G.O.I. giĂ presenti sulla stessa. (foto di Raffaele Muolo).
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“ Sono consapevole delle
responsabilità del mio ruolo e ogni sforzo continua e continuerà ad essere rivolto nel tenere alto il nome del San Marco in ogni contesto in cui ne è richiesto l’intervento. Sulla base dei nostri valori fondanti guardiamo le sfide future pronti a cogliere ogni occasione che comporti una crescita professionale e l’implementazione di nuove capacità operative Il comandante del I Reggimento San Marco, capitano di vascello Massimiliano Grazioso
”
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Incontriamo il comandante del 1ยบ reggimento San Marco Massimiliano Grazioso
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Cosa direbbe a un giovane ragazzo o ragazza che intraprende la carriera in Marina affinché aspiri ad entrare a far parte della famiglia del San Marco? Essere uomo o donna del San Marco è un privilegio per pochi che implica spesso sacrifici e difficoltà per se stessi e per i propri cari. A tutti coloro che ambiscono a fregiarsi del Leone Alato dico: affrontate il vostro cammino professionale con passione, solo così potrete superare le dure prove e le difficoltà che incontrerete. Oggi lei è il comandante di uno dei Reparti più prestigiosi delle Forze Armate Italiane. Che sensazioni prova ad essere il comandante di questo Reparto d’elite e cosa si aspetta per il futuro del Reparto? Essere il comandante del 1 reggimento San Marco è per me motivo di estremo orgoglio, il coronamento di anni di lavoro dedicati alla componente anfibia sia nei teatri operativi sia presso gli organi centrali della Marina, sempre al fianco di uomini straordinari. Sulla base dei nostri valori fondanti guardiamo le sfide future pronti a cogliere ogni occasione che comporti una crescita professionale e l’implementazione di nuove capacità operative. Ultima tra queste è proprio quella relativa allo sviluppo del Supporto al Combattimento (Combat Support) in Operazioni di Forze Speciali; creando infatti il binomio GOI/Brigata Marina San Marco, in un futuro prossimo, la nostra Forza Armata acquisirà una capacità altamente operativa, pronta ad ogni sfida che si presenterà. Sicu-
ramente questa opportuntà ci darà la possibilità di accrescere il nostro bagaglio professionale avendo come punto di riferimento il Gruppo Operativo Incursori, la più bella realtà del nostro comparto Difesa. Mi auguro che l’Italia apprezzi i nostri sforzi e riconosca in noi un punto fermo su cui poter sempre contare anche con pochissimo preavviso. Tecniche di addestramento, la rincorsa a materiali e tecnologia, ma soprattutto la motivazione del personale. Quanto contano questi aspetti per il Fuciliere di Marina? Gli scenari operativi moderni e le nuove minacce che ci prepariamo ad affrontare attraverso il duro addestramento quotidiano comportano un continuo adeguamento del Combattente in termini di tecniche, tattiche e procedure. I nostri sforzi sono inoltre rivolti alla ricerca e sperimentazione delle migliori armi, equipaggiamenti e mezzi per poter esprimere al massimo le nostre potenzialità in un’ottica duale, ovvero sia in ambienti operativi classici sia in supporto alla cittadinanza italiana. Sono convinto, e lo ripeto a me stesso e ai miei uomini, che ciò che contraddistingue il nostro Reparto è sempre stata la considerazione che diamo all’elemento umano con le sue peculiarità, la sua forza d’animo e la determinazione nel perseguire la missione assegnata anche in situazioni degradate. Ciò ha rappresentato in passato e rappresenterà in futuro un punto fermo del nostro essere e ci consentirà di continuare a servire l’Italia con la stessa passione ed efficacia negli anni a venire.
Mar Adriatico, 25 giugno 2015. Fucilieri di Marina del 1º Rgt. San Marco in assetto “boarding team”. (Foto di Raffaele Muolo).
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Varato il sommergibile Romeo Romei Al Muggiano ultimato il quarto battello della classe Todaro gemello del sommergibile Venuti.
di Martina De Vito
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arata, il 4 luglio scorso, la 102ª unità subacquea costruita da Fincantieri presso lo stabilimento navale militare del Muggiano (SP). Il nuovo battello è intitolato al capitano di corvetta Romeo Romei, comandante di sommergibili che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, si distinse per il suo eroismo guadagnando una Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nato a Castelnuovo (Cattaro), Romeo Romei, assunse, nel 1940, il comando del sommergibile Pier Capponi, a bordo del quale portò a termine fortunate operazioni di guerra, tanto da essere definito dalla stampa avversaria il “Corsaro degli abissi”. Nel corso di sei missioni, il comandante riuscì ad affondare un mercantile britannico e ad attaccare una forte formazione navale inglese colpendo una nave da battaglia. Nella sesta e ultima missione del 31 marzo 1941 la sua unità,
salpata da Messina e diretta nel Mediterraneo centrale, fu silurata dal sommergibile inglese Rorqual e affondò a circa 17 miglia a sud di Stromboli. Nessun superstite fra l’equipaggio. Gemello del sommergibile Pietro Venuti varato lo scorso ottobre, il Romei è stato realizzato in cooperazione con il German Submarine Consortium, con cui l’Italia ha iniziato a collaborare a partire dagli anni ’90. In coppia col Venuti, il nuovo battello è destinato a prendere il posto dei sommergibili Prini e Pelosi (classe Sauro – terza serie), costruiti alla fine degli anni ottanta. Il suo sistema periscopico optronico di ultima generazione e l’innovativo sistema d’arma basato sul nuovo siluro pesante di produzione nazionale (Black Shark Advanced), realizzato dalla ditta WASS, fanno del nuovo sommergibile un mezzo dotato di una notevole autonomia di navigazione incrementata da un avanzato sistema di propulsione. Presenti alla cerimonia il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, l'amministratore delegato di Fincantierti Giuseppe Bono, il comandante del Comando Marittimo Nord, ammiraglio di divisione Roberto Camerini e la figlia del comandante Romei, madrina del varo.
Muggiano, La Spezia, 4 luglio 2015. Momenti della cerimonia; sotto: il ministro della Giustizia Andrea Orlando intervenuto in occasione del varo del nuovo battello intolato in onore al capitano di corvetta Romeo Romei. (foto di Silvio Scialpi).
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La Marina assume il comando
L’Italia a capo della Forza anfibia e da sbarco italo-spagnola
“
C di C.D.
Tra le diverse iniziative multinazionali per il mantenimento della sicurezza collettiva a cui partecipa l’Italia, è di primissimo piano la Spanish-Italian Amphibious Force/Landing Force, da cui gli acronimi SIAF/SILF
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ostituita nel 1996 per mettere a sistema le capacitá anfibie dei due Paesi mediterranei, la SIAF-SILF riveste un ruolo molto attuale in chiave UE e NATO rispetto alle operazioni di gestione delle crisi - nelle quali spesso si fa ricorso alla componente anfibia e da sbarco - ed offre uno strumento flessibile ad ONU ed OSCE per l'attuazione delle risoluzioni a supporto della pace. La doppia anima, anfibia e da
sbarco, della Forza comporta la coesistenza delle rispettive componenti proiettabili: quella navale, specializzata nel trasporto delle unità verso il teatro, e quella terrestre, specializzata nello sbarco e nelle operazioni a terra; in base a questa configurazione, anche il comando prevede due figure apicali. Pertanto, alla cerimonia del passaggio di consegna dello stendardo della Forza, svoltasi lo scorso 7 luglio a Rota, a bordo della portaerei spagnola Juan Carlos I, hanno preso parte i due comandanti spagnoli, ammiraglio Martorell e generale Hertfelder, ed i subentranti italiani, ammiraglio Pierpaolo Ribuffo ed ammiraglio Rosario Walter Guerrisi, rispettivamente per la SIAF e per la SILF. Il comando é stato così as-
Rota, Spagna, 7 luglio 2015. Alcuni momenti della cerimonia di passaggio di consegne tra i comandanti della Forza anfibia e da sbarco italo-spagnola. La cerimonia si è tenuta a bordo della portaerei spagnola Juan Carlos I alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale, amm. Foffi e del suo omologo spagnolo, amm. Piñeiro.
sunto alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Filippo Maria Foffi, e dall'omologo spagnolo, ammiraglio Piñeiro, ed in base alla normale turnazione resterá alla Marina Militare fino al 2017.
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Un sottomarino di nome Sandokan
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di Enrico Cernuschi e Marco Sciarretta
egli ultimi anni la riscoperta di un'importante massa di documentazione tecnica risalente al periodo bellico ha finalmente permesso di ricostruire alcune pagine inedite in merito all'evoluzione del pensiero navale subacqueo della Regia Marina culminata nella realizzazione di una serie di avveniristici sottomarini dotati di un "motore unico" a circuito chiuso. Creati dal genio di due tra i più rinomati progettisti italiani e mondiali, il colonnello (G.N.) Pericle Ferretti e l’ammiraglio (A.N.) Eugenio Minisini, queste segretissime unità anticiparono di decenni gli attuali battelli con Propulsione Indipendente dall’Aria (AIP). I mezzi, coperti dalle anonime sigle di S.A.1 e S.A.2, risultano totalmente assenti, per ovvi motivi, dai ruoli ufficiali del Regio Naviglio, ma sono tuttavia passati alla storia con gli indimenticabili nomi di Sandokan eYanez con i quali erano stati ribattezzati dalle maestranze e dai tecnici del Silurificio di Baia che li avevano costruiti. I sottomarini in parola derivano dalla proposta, avanzata nel 1934 da Pericle Ferretti, all’epoca professore della facoltà d'Ingegneria di Napoli e già padre dello Schnorchel italiano, per la realizzazione di un battello tascabile definito "Sommergibile d'Assalto". Si trattava di un piccolo sottomarino d’attacco in grado di navigare sia in superficie sia in immersione mediante lo stesso apparato motore, con i conseguenti, intuibili vantaggi in termini di peso e di velocità subacquea. L'apparato in questione consisteva in un motore aeronautico Isotta Fraschini "Asso" da 350 HP opportunamente modificato, così da poter impiegare, in luogo della benzina, una miscela di alcool al 97% utilizzando, in immersione, come combu-
rente, ossigeno allo stato liquido conservato in bombole. Le prove condotte al banco nel 1936 confermarono la validità della soluzione proposta salvo evidenziare la modesta potenza, non suscettibile di utili, ulteriori sviluppi, dello schema in questione. A partire dal dicembre del 1940 la Marina, tuttavia, decise di riprendere le esperienze di Ferretti combinandole, questa volta, con un nuovo, rivoluzionario progetto redatto dell'ammiraglio Eugenio Minisini, Presidente del Silurificio Italiano di Baia e Direttore Generale dell'IRI. La pratica impossibilità di potenziare ulteriormente il motore del professor Ferretti, vincolando in tal modo il dislocamento in superficie del nuovo "Sommergibile d'Assalto" a non più di 13 tonnellate, spinse, a sua volta, Minisini a studiare la strada delle eliche trattive, anziché propulsive, per la nuova, piccola unità, subito au-
Il battello S.A. 2 rappresentato all’inizio del 1943 durante le prove in mare dell’armamento. Si distinguono la doppia elica prodiera, le generose dimensioni dei timoni e la camicia del periscopio sagomata fino a realizzare una vera e propria pinna dorsale.
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torizzata dallo Stato Maggiore della Marina sotto il vincolo del massimo segreto - col vecchio nome originario di S.A. (Sommergibile d'assalto), attribuito al programma nel 1936. Una volta completato il progetto il piccolo sommergibile fu impostato, nel 1941, presso il Silurificio di Baia venendo, infine, completato per l'inizio dell'anno successivo. L'interesse dei vertici della Marina per la nuova unità fu anzi tale da spingere lo Stato Maggiore ad autorizzare, a un paio di mesi dall'impostazione del primo battello, un'unità gemella, assegnata anch'essa al medesimo Silurificio, destinata a ottimizzare i periodi di prova. I due sottomarini, prontamente ribattezzati, a questo punto, S.A.1 e S.A.2, diventarono a loro volta, nella fantasia delle maestranze, degli arsenalotti e degli stessi dirigenti dello stabilimento, complice una pellicola d'avventura di grande successo in programmazione, proprio in quel momento, al cinema, il Regio Sommergibile "SAN-UNO", alias Sandokan, cui fece seguito, ovviamente, di lì a poco, il "fratellino" Yanez.
L’S.A.1 era un battello fusiforme dal dislocamento, in emersione, di 13 tonnellate, lungo 13 metri e dal diametro massimo di 1,5 m. L'unità era di chiara ispirazione progettuale siluristica, più che sommergibilistica, ed in analogia con le armi dell'epoca, era destinata a raggiungere la profondità massima di 25 metri. L'equipaggio previsto era di tre uomini, collocati a prora, due dei quali addetti esclusivamente al funzionamento del motore e delle numerose apparecchiature ausiliarie. L'apparato motore a combustione interna era in grado di assicurare, con dimensioni e pesi nettamente inferiori a quelli dei motori elettrici e, soprattutto, delle relative batterie di accumulatori, una velocità subacquea di 15 nodi e una autonomia in immersione della durata di 3-4 ore, mentre in superficie avrebbe dovuto essere assicurata la percorrenza di 100 miglia. Le prove in mare dei due battelli confermarono la validità delle originali soluzioni architettoniche adottate per l'occasione arrivando addirittura a superare le stesse speranze iniziali dei progettisti. L'idea di partenza era stata, invero, soltanto quella di arrivare a realizzare un sommergibile di sole 15 tonnellate di dislocamento in grado di lanciare, da poppa, due armi da 450 mm senza dover affrontare insormontabili problemi di assetto longitudinale. Gli “S.A.” erano stati pertanto dotati di una coppia di eliche prodiere coassiali scelte dopo una lunga serie di prove condotte dapprima presso la vasca di Roma e, in seguito, in mare utilizzando dapprima un siluro da 450 mm opportunamente modificato e, successivamente, un modello in scala 1:4 del battello definitivo. La possibilità di lanciare utilmente la coppiola di siluri fu puntualmente confermata in occasione delle prove in
Una fase del recupero di uno dei piccoli sottomarini, ad opera di personale della U.S. Navy e dei tecnici del silurificio della Marina. Si distinguono chiaramente sia le eliche controrotanti a prora, sia la poppa affilata ad ago, caratteristica pressoché unica di questi mezzi d’assalto destinati, nelle intenzioni originarie, a scendere in mare di poppa scivolando da un’apposita rampa collocata a bordo di un cacciatorpediniere.
mare. La navigazione occulta del battello, il quale non disponeva di casse d'immersione, era assicurata dalla reazione idrodinamica ottenuta, alla velocità di 15 nodi, mediante un'inclinazione di 2° dei timoni orizzontali. In queste condizioni un cambio di quota poteva essere assicurato manovrando opportunamente i timoni orizzontali oppure variando il numero di giri del motore. Gli "S.A." dimostrarono, inoltre, di reggere bene il mare, anche grosso, con una riserva di spinta di 600 chilogrammi. Le ingombranti e delicate apparecchiature ausiliarie necessarie si rivelarono, peraltro, sin dal corso del primo ciclo di prove condotte nel corso dell'inverno 1941/1942, suscettibili di più di un'avaria. La somma dei problemi riscontrati determinò dunque la redazione, nel 1942, da parte del professor Ferretti, di un nuovo schema destinato a risolvere le difficoltà incontrate fino a quel momento. La soluzione proposta consisteva nella realizzazione di un nuovo tipo di apparato motore a circuito chiuso basato, questa volta, su un Diesel a due tempi di peso e volume assai inferiori, a parità di potenza, rispetto a quelli utilizzati fino ad allora. Una volta collaudato, nel corso della primavera del 1943, il motore Diesel in parola si rivelò affidabile e in grado di poter essere alimentato sia ricorrendo a ossigeno allo stato gassoso sia me-
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diante un apposito comburente liquido realizzato secondo una formula elaborata dallo stesso professor Ferretti. Il risultato finale di questo nuovo apparato motore, di per sé rivoluzionario, si tradusse, al termine delle prove al banco, nella dimostrata possibilità di fornire a questi piccoli sommergibili d'assalto una potenza di 40 HP per litro di cilindrata, risultato questo giudicato tanto interessante da indurre i vertici del Silurificio a mettere subito allo studio un'immediata applicazione dello stesso schema in vista della realizzazione di una nuova generazione di siluri. Il nuovo sommergibile d'assalto S.A.3 destinato a provare, in mare, l'apparato motore Diesel a circuito chiuso di cui sopra e accreditato di una velocità in immersione di ben 20 nodi, avrebbe dovuto presentare alcune rilevanti differenze architettoniche rispetto ai due predecessori originari di pari dimensioni e analoga autonomia. La realizzazione dell'S.A.3 (indicato da qualche bello spirito, a margine di un documento, col nome, del tutto ufficioso, di Kammamuri) fu però ostacolata, a partire dalla primavera del 1943, dalla situazione bellica contingente. I due “S.A.” completati nel 1942 arrivarono comunque, e nonostante tutto, a svolgere un loro ruolo, sia pure indiretto, nell'estate del 1943. Il servizio segreto dell'U.S. Navy, infatti, seppe delle esperienze dei battelli in questione apprezzandone subito, probabilmente con qualche esagerazione, le eventuali potenzialità. Parti essenziali dell'apparato motore di entrambi i sommergibili (entrambi demoliti in occasione dell’armistizio) oltre ad alcuni elementi di una nuova generazione di siluri, furono così recuperati, nel giro di soli quattro giorni dall'entrata dei primi reparti statunitensi a Napoli, da un'apposita squadra della Marina statunitense posta agli ordini diretti del colonnello "Wild Bill" J. Donovan, fondatore dell'OSS (l’attuale CIA). I due som-
Ricostruzione del varo di un battello tipo “S.A.” da un cacciatorpediniere classe “Soldati” dotato di scivolo di lancio poppiero, mediante la trazione di un’ancora galleggiante solidale all’invasatura del battello mediante un cavo. La procedura illustrata è stata provata in condizioni reali utilizzando un modello in scala 1:4 e, come vettore, il pontone posamine litoraneo G.I.S. 7.”
mergibili d'assalto italiani furono quindi inviati negli Stati Uniti a bordo di un'unità dell'U.S. Navy per dar corso a un ulteriore ciclo di esperienze presso Groton, nel Connecticut, destinate a prolungarsi fino al 1946. Nel corso della Guerra di liberazione il prof. Ferretti, primo realizzatore dell’apparato che passerà alla storia come schnorchel, sfuggì di misura alla cattura da parte dei Servizi germanici riuscendo a scomparire fino all’avvenuta liberazione di Roma. Parimenti avventurosa, in perfetto stile maschere e pugnali, fu la vicenda dell’ammiraglio Minisini, recuperato e portato a Capri, assieme alla famiglia, da una motosilurante statunitense nel corso di una delle prime operazioni speciali di questo tipo condotte durante la Guerra di Liberazione (la sola Marina italiana ne porterà a termine oltre 250). Ottenuto il necessario permesso dal capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Raffaele De Courten, Minisini proseguì per gli Stati Uniti il 21 ottobre 1943 assumendo la direzione di un gruppo misto di ingegneri e tecnici italiani operanti presso la U.S. Navy Torpedo School di Newport, nel Rhode Island.Tra i primi, importantissimi incarichi di cui fu investito in quella sede spicca lo sviluppo di un finalmente efficiente acciarino magnetico per siluri, settore questo in cui gli statunitensi accusavano un pesante ritardo tec-
nologico. Traccia degli innumerevoli lavori del team italiano è tuttora reperibile nei brevetti depositati durante il conflitto e, infine, registrati nel corso degli anni successivi, data la base di parità giuridica e formale che caratterizzò questa singolare collaborazione tra la riconoscente U.S. Navy e la Regia Marina, pietra angolare, di pari dignità, della Liberazione e della Ricostruzione. Le istantanee (recuperate grazie alla collaborazione del Dottor Vincent P. O’Hara presso la Biblioteca del Congresso USA a Washington DC) che documentano le fasi di recupero di uno dei due piccoli sottomarini permettono ora di conoscere l'aspetto di queste avveniristiche macchine.Viene così consegnato alla storia un capitolo di estremo interesse relativo all'evoluzione dei battelli subacquei italiani sulla strada del sottomarino che oggi prosegue, con l’attuale classe “Todaro”, rampollo non degenere del ciclo inaugurato, nel 1941, dal piccolo, ambizioso S.A.1 "Sandokan". N.d.R.: un ringraziamento particolare va all’architetto Franco Harrauer, autore dei disegni, inediti, utilizzati per l’articolo.
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2L
mpegnata nell’operazione antipirateIcorso ria dell’UE Atalanta, nave Libeccio, nel della prima sosta operativa nel UGLIO
porto di Salalah (Oman), ha condotto in collaborazione con il personale della Royal Oman Navy (RON), un’esercitazione dimostrativa che ha visto mettere in atto le procedure per i controlli a bordo di dhow/mercantili sospetti. L’attività dimostrativa a favore della RON, ha dato modo di migliorare le tecniche di difesa e copertura e di incrementare l'interoperabilità tra le due marine, per contrastare in modo sempre più efficace la pirateria marittima e per il controllo del traffico mercantile.
7L
a preso il via per gli uomini della H Brigata Marina San Marco una esercitazione di avio lancio in mare. La tecUGLIO
nica usata, quella della fune di vincolo, ha permesso ai Leoni del San Marco di lanciarsi dal C130 decollato dall’aeroporto militare di Brindisi. Un unico volo, con otto passaggi, ha rilasciato i Fucilieri di Marina davanti alle coste salentine ove i mezzi di superficie del Gruppo Mezzi da Sbarco erano pronti per il recupero. Si è aggiunto così un importante tassello per l’addestramento e lo sviluppo delle capacità operative di inserimento delle unità di ricognizione avanzate e di acquisizione di obiettivi usando il cielo come efficace e rapido mezzo di intervento.
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UGLIO
è conclusa presso la base navale SXXVIidella Maddalena la terza fase del corso basico per specialisti
sommozzatori e la fase Training del XIII corso allievi istruttori sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Le tre settimane di corso hanno visto lo svolgimento di un fitto programma di immersioni giornaliere a profondità sempre maggiori, fino ad arrivare ai 50 metri finali.Teatro delle attività la rada di Santo Stefano e alcune zone prospicienti l’isola di Caprera. La piattaforma d’appoggio è stata nave Tremiti, che per l’esigenza è stata temporaneamente dislocata alla Maddalena.
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N O T I Z I A R I O della
IL
MESE
IN
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ttimi risultati per i canoisti del O Centro Sportivo Agonistico di Canoa Fluviale della Marina di Luni. Gli
specialisti dello slalom hanno preso parte all’I. C. F. Ranking Race Ivrea 2015 nello stadio della canoa di Ivrea (Torino), gara disputata da 120 atleti provenienti da 15 nazioni di tre continenti (Europa,Australia,America). I discesisti sono stati, invece, impegnati a Villeneuve, in Val d’Aosta, sul fiume Dora Baltea. Gli slalomisti, dopo un’intensa gara, hanno portato a casa due ori e un bronzo, mentre i discesisti hanno conquistato ben sette medaglie (3 d’oro, 4 d’argento). Bravi ragazzi!
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e esigenze di comunicazione della Levoluzione Forza Armata risultano in continua determinando anche una UGLIO
decisa crescita dell’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione dello Stato Maggiore Marina in termini di quantità e qualità del servizio reso. A tal riguardo molto importante è la formazione tecnico-professionale del personale mediante corsi specifici. Il secondo capo scelto Maurizio Lapera, in forza all’Upicom, è il primo sottufficiale che ha completato con successo il corso di “Regia video, audio, luci” presso il Centro Sperimentale Televisivo di Roma, conseguendo una valutazione pari a 30/30. Complimenti!
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ecentemente, l’International SubmaR rine Escape and Rescue Liaison Office - ISMERLO, ufficio della NATO istituito UGLIO
nel 2003 dopo la tragica esperienza del disastro del sottomarino russo K-141 Kursk, ha conseguito la Full Operational Capability e ha completato il suo trasferimento da Norfolk (USA) a Northwood (UK). Per la prima volta dalla sua costituzione al suo vertice c’è un ufficiale sommergibilista italiano, il capitano di fregata Aniello Cuciniello. L’ISMERLO ha lo scopo di provvedere un servizio di consulenza mirata a prevenire incidenti a bordo di sottomarini e per rispondere velocemente in caso se ne verificassero.
di Pasquale Prinzivalli
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ue elicotteri AB212 della Marina MiD litare, in concorso con Vigili del Fuoco, Protezione Civile, aerei Fire Boss, UGLIO
Canadair e tanti volontari, hanno estinto vasti incendi divampati in Calabria e in Puglia. In particolare, un elicottero AB212, decollato dalla stazione elicotteri di Catania, è intervenuto su un incendio sviluppatosi in località Motta San Giovanni (RC), mentre un secondo elicottero AB212, decollato da Grottaglie, è intervenuto per estinguere un altro incendio sulla litoranea salentina in località Salina dei Monaci. Gli nterventi sono stati effettuati grazie ad una benna bamby bucket, un recipiente da 500 litri, adattata sotto la fusoliera dell’elicottero.
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ave Bersagliere, diretta verso il MeN diterraneo centrale per ricongiungersi al Secondo Gruppo Navale UGLIO
Permanente della NATO (SNMG2), ha effettuato una sosta tecnica di poche ore nelle acque antistanti l’isola della Maddalena. Uno scenario alquanto insolito per una nave militare, la cui presenza nella rada dell’arcipelago ha suscitato interesse e curiosità da parte di numerosi natanti in transito nelle vicinanze. Grazie al tempestivo intervento del personale impiegato presso le officine della locale Mariscuola, l’unità ha ripreso il largo per garantire, con l’operazione Active Endeavour, la sicurezza della navigazione.
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iglati due imporanti accordi da parte Sl’Istituto della Marina Militare. Il primo con Superiore per la Protezione e la UGLIO
Ricerca Ambientale (ISPRA) in materia di sicurezza nazionale e salvaguardia dell’ambiente marino. L’accordo prevede, tra le altre cose, lo sviluppo congiunto di sistemi integrati di monitoraggio del mare e la realizzazione di cartografia digitale nautica e tematica dei fondali marini. Il secondo accordo è stato firmato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche per la ricerca e lo sviluppo di attività e progetti attinenti alla tutela dell’ambiente marino, come il monitoraggio ambientale e la gestione degli impatti causati dalle variazioni climatiche e dalle maree.
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ella piazza Municipio di Pozzallo N (RG) è stato consegnato alla Marina il 15° Trofeo del Mare, per l’impe-
gno nell’operazione Mare Nostrum. Il pubblico presente ha ascoltato con interesse le tante storie raccontate dai protagonisti. Storie di solidarietà e impegno di donne e uomini della nostra Forza Armata, impegnati per la salvaguardia della vita. Il premio, ritirato dal contrammiraglio Nicola de Felice, comandante marittimo Sicilia, su delega del capo di Stato Maggiore della Marina, ha confermato ancora una volta la vicinanza e l’attenzione che la Sicilia e il suo popolo rivolge alla Forza Armata.
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i è conclusa la sosta nel porto di CaSdell’Accademia gliari per gli allievi della prima classe Navale di Livorno che UGLIO
hanno iniziato la Campagna d’Istruzione lo scorso 14 luglio a bordo di nave Palinuro e delle navi a vela minori della Marina Orsa Maggiore, Stella Polare, Corsaro II e Capricia. “La vita di bordo è l’essenza della vita dell’ufficiale di Marina. Raccontare alla popolazione, che si avviciana a bordo incuriosita, ciò che abbiamo appreso e le emozioni che proviamo nel viverla, ci porta ad apprezzarla maggiormente perchè rende più forte la motivazione per la nostra scelta di vita”, queste le impressioni dell’allievo Iabichella al termine della sosta.
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ddestramento in corso per lo skipA per Andrea Pendibene, che con l’imbarcazione Pegaso 883, parteciperà GOSTO
alla regata trans-oceanica Mini Transat 2015. La sfida è riservata alle imbarcazioni Mini 650 (6,5 metri di lunghezza) e partirà da Douarnenez (Francia) il prossimo 19 settembre per terminare nella città di Pointe-à-Pitre (Guadalupa). La regata si disputa in solitaria ogni anno dispari, senza assistenza esterna tramite GSM o comunicazioni sateliitari ed è riservata ai migliori 84 skipper del mondo. La storia dunque si ripete dopo 43 anni, quando a tentare l’impresa fu l’ammiraglio Faggioni, nel 1972.
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MESE
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Giuseppe Miraglia Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina
“Ritenuto nella Marina non solo un magnifico aviatore ma un arditissimo combattente”, Miraglia era “coraggiosissimo e persistente”, sempre pronto a decollare anche due o più volte nella stessa giornata (Francesco S. Nitti).
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di Desirée Tommaselli
Questa sera conoscerai Miraglia”: era il 21 novembre 1915 e d’Annunzio comunicava alla figlia Renata Anguissola, appena giunta a Venezia, che a cena avrebbero avuto la compagnia del miglior pilota dell’aviazione di Marina. Renata, come dichiara nel suo Il Notturno della Sirenetta, era intimidita e incuriosita da questo incontro: Miraglia era il “primo pilota di guerra” del padre, colui che lo aveva iniziato alle imprese aviatorie belliche con il volo su Trieste, il precedente 7 agosto. In quella data, passata alla storia, d’Annunzio venne imbarcato sull’Albatros n. 30 pilotato dall’ufficiale che, dall’inizio delle ostilità con l’Austria, aveva svolto esplorazioni e ricognizioni aeree quasi quotidiane su Trieste e sulle altre basi nemiche. All’azione “dimostrativa-offensiva”, nella quale furono lanciati messaggi di incitamento alla popolazione e bombe su obiettivi militari, Miraglia e d’Annunzio, accompagnati dal Capitano del Genio Navale Luigi Bologna con il motorista Ferdinando Paolicchi sull’ Albatros n. 31 e da due aerei F.B.A. francesi, vennero attaccati da aerei nemici, uno dei quali pilotato da Gottfried von Banfield, il giovane comandante della Stazione idrovolanti di Trieste e futuro asso dell’Aviazione austriaca. Miraglia, nonostante la fusoliera del velivolo fracassata da un colpo nemico, compì un ottimo ammaraggio nella acque veneziane, sfiorando “con delicatezza estrema l’acqua del bacino” (d’Annunzio). Il tenente di vascello Giuseppe Miragaglia con giubbotto e maglione da pilota (foto Archivio Iconografico Fondazione il Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera).
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Renata desiderava conoscerlo: nella sua “fantasia ne aveva fatto un essere straordinario…il protagonista di un meraviglioso romanzo di terribili avventure di guerra, che terminavano sempre con la vittoria dell'eroe.” Ma le personali fantasticherie trovano sempre un’iniziale delusione nella realtà, che poi, invece, si può rivelare assai generosa: Miraglia, agli occhi della fanciulla sognatrice, “non aveva l'aria di un eroe leggendario, pure la sua semplicità, il suo sguardo diritto, perfino la sua leggera ironia” fecero sì che i due diventassero subito buoni amici; “sorrideva di un suo sorriso fra ironico e bonario, quando era con estranei, e parlava poco; ma quando eravamo noi tre soli nel piccolo salotto raccolto dinanzi al caminetto, il suo viso si tra-
sformava, e dai suoi occhi verdastri traspariva l'anima semplice e ardita.” Miraglia era molto spesso da d’Annunzio: i due progettavano una “nuova avventura aviatoria, il raid Venezia – Ancona – Zara – Venezia, circa 800 km. nello stesso giorno… oltre 8 ore di volo e per Miraglia sono una forte tentazione” (d’Annunzio). Nonostante le giornaliere missioni di guerra, Miraglia era riuscito a programmare con d’Annunzio il volo su Zara “per ricordare ai «fratelli dalmati» la comunanza delle loro origini e della loro storia con quella italiana” (G. Solli, Giuseppe Miraglia e gli amici della Squadriglia idrovolanti dell’isola di Sant’Andrea, Lugo 2009). Renata ricorda i due amici e compagni “chini sulla carta per stabilire
la rotta più breve e più sicura” o intenti a discutere sull’efficienza degli apparecchi.Tutto era predisposto per il 23 dicembre. Nell’attesa di vedere i contorni dell’antica colonia veneziana dall’alto, la sera del 19 dicembre i due “amici ammirabili, modello della coppia alata”, parlando dell’imminente impresa, si recarono a Piazza San Marco In alto: biplano in volo su Venezia. Durante i primi mesi della Grande Guerra, Miraglia ingaggiò diversi combattimenti aerei per respingere gli attacchi degli idrovolanti austriaci contro la città (Foto Ufficio Storico della Marina Militare). In basso: idrovolante Borel nell’Arsenale di Venezia.Tra i primi velivoli impiegati presso la scuola di pilotaggio di Venezia, fu adoperato da Miraglia per il suo primo volo da pilota il 29 aprile 1914 e per vari voli notturni come osservatore insieme al capitano del Genio Navale Guidoni. (Foto Ufficio Storico della Marina Militare).
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e, “come ogni volta, ma con una commozione più profonda”, sul bassorilievo di Zara le loro “mani si indugiarono a riconoscerne la forma nell'oscurità”. Renata afferma che fu Miraglia a renderla “entusiasta ammiratrice diVenezia”, aggiungendo che “egli l'amava come si ama un'amante, ne conosceva i più remoti angoli, le bellezze più nascoste, e ne parlava con la voce fatta più dolce e con gli occhi illuminati”. Fu forse questo amore per la città lagunare che, insieme al forte senso del dovere, lo fece diventare ostinato e ardito difensore di Venezia. Qui era giunto nel marzo 1914, dietro sua richiesta, attratto dall’aviazione. Infatti l’Arsenale militare vantava diversi primati in questo settore: presso il Canale delle Vergini la Marina aveva istituito la prima scuola italiana di pilotaggio di idrovolanti (1912) nonché la prima Squadriglia di idrovolanti del mondo (1913). Infine, furono due aviatori di questa Squadriglia, il Tenente del Genio Navale Luigi Bresciani ed il 2° capo timoniere Enrico Mendozza a compiere il 3 gennaio 1914 la prima operazione di Search and Rescue al mondo (P. Lando, Le ali di Venezia. Nascita e sviluppo dell’aviazione nel Novecento lagunare, Padova 2013). Proprio con loro, oltre che con il tenente di vascello Roberti di Castelvero ed il Capitano del Genio Navale Guidoni, Miraglia compì le sue esperienze
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aviatorie imbarcando come passeggero sugli aerei Borel, Curtiss e Farman-Savoia. Con Guidoni, raggiungendo Chioggia per poi tornare alla base, ammarando all’Arsenale l’11 aprile 1914, effettuò il primo volo notturno italiano. Ma tra tutti, fu Bresciani “… uno degli amici più devoti di Giuseppe Miraglia, il suo maestro di aviazione, se bene più giovane di lui… ” (d’Annunzio, Notturno). Renata ricorda come nei primi mesi della guerra i due avessero formato la Squadriglia che doveva difendere Venezia.
La Marina aveva dato un tale impulso all’aviazione che la Scuola di pilotaggio e la Squadriglia idrovolanti nell’agosto 1914 furono trasferite dall’Arsenale, ormai insufficiente, al Canale di San-
Sopra: Venezia, 1915. Il tenente di vascello Giuseppe Garrassini Garbarino ed il tenente del Genio Navale Luigi Bresciani portano scherzosamente in trionfo Giuseppe Miraglia. A sinistra il LV Antoine Reynaud, comandante della Squadriglia francese idrovolanti a Venezia (Foto Archivio Montanarella, fonte Giovanni Solli). Nella pagina accanto: veduta della Stazione Idrovolanti di Sant’Andrea a Venezia, poi intitolata a Giuseppe Miraglia (Foto Ufficio Storico della Marina Militare).
ato a Lugo di Romagna il 21 giugno 1883, entrò in Accademia Navale nel 1900. Compiuti i primi imbarchi sull’Amerigo Vespucci, fu nominato guardiamarina nel Corpo di Stato Maggiore nel 1903. Prestato servizio sull’Andrea Doria, sul Dandolo e sull’Emanuele Filiberto, fu promosso sottotenente di vascello nel 1906. Imbarcato sul Dogali, partecipò alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina sul Vittorio Emanuele III. Trasferito sull’Aretusa e sullo Sterope, prestò poi servizio sul Liguria, sull’Ercole, sul Lombardia, sul Vittorio Emanuele III e sul Curtatone. Prese parte alla Guerra italo turca a bordo del Goito e fu promosso tenente di vascello nel 1912. Dopo circa un anno d’imbarco sul Vettor Pisani, dietro sua domanda, il 17 marzo 1914 fu destinato alla Scuola di Aviazione presso l’Arsenale Militare Marittimo di Venezia. Conseguito il brevetto di pilota di idrovolanti n. 10 a Venezia il 15 luglio 1914, fu assegnato alla nuova Scuola Idrovolanti di Venezia presso l’isola di Sant’Andrea. Il 30 settembre successivo Miraglia ottenne il brevetto di pilota aviatore militare e fu nominato comandante della Squadriglia Idrovolanti di Venezia. Oltre a molti voli di collaudo, prova e pratica sui diversi tipi di velivoli consegnati alla sua Squadriglia, con l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale Miraglia compì numerosissime missioni di guerra: intensa fu la sua attività sia di esplorazione e ricognizione aerea delle basi nemiche, sia di difesa di Venezia. Il 7 agosto 1915 Miraglia volò su Trieste con a bordo Gabriele d’Annunzio. Protagonista di diversi combattimenti aerei, nel novembre 1915 progettò con il Vate una nuova impresa aerea, da svolgere nei cieli di Zara. Nel mese di dicembre vennero intensificate le esplorazioni sulla base nemica di Pola: il 17 di quel mese Miraglia decollò nonostante la forte nebbia; il giorno seguente compì la sua ultima ricognizione su quel porto. Il 21 dicembre 1915, durante un volo di prova dell’apparecchio “L” n. 173, a causa di un’avaria Miraglia precipitò insieme al secondo capo Giorgio Fracassini. Decorato di Medaglia d’Argento al Valore Militare alla memoria, è sepolto a Venezia, nell’isola di San Michele, sotto al monumento voluto e disegnato dall’amico Gabriele d’Annunzio. In suo onore, la Marina gli intitolò la Stazione Idrovolanti dell’isola di S. Andrea, di cui era stato il primo organizzatore e animatore, e la nave portaidrovolanti varata pochi anni dopo la fine del primo conflitto mondiale.
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t’Andrea nell’isola delleVignole, già scavato artificialmente nel 1884 e quindi trasformato in idroscalo. Miraglia, ricevuto il comando della Squadriglia nel settembre successivo, si occupò dell’organizzazione della stazione e del personale oltre che delle prove e del collaudo dei mezzi. Nell'isola “deserta” di Sant'Andrea, in poco tempo,“quasi per miracolo, vi erano sorti hangars, alloggi e caserme. Duemila pioppi vi erano stati piantati, e così l'isola si era trasformata. Mi ricordo che egli diceva col suo lieve sorriso ironico: «A pensare che io, che non ho nessuna qualità di organizzatore, non faccio altro da qualche mese!»” (R. Anguissola). “Beppino” - come lo chiamava d’Annunzio - in verità faceva anche altro: dall’ingresso dell’Italia in guerra era quotidianamente impegnato in azioni di ricognizione ed esplorazione delle coste e delle basi navali nemiche, missioni da cui riportava informazioni fondamentali circa la consistenza, la posizione e gli eventuali spostamenti del naviglio avversario. Nel mese di novembre, ordini superiori volevano che fossero intensificate le ricognizioni su Pola. Miraglia eseguì e comandò i suoi uomini. Il 17 dicembre, nonostante la forte nebbia, Miraglia decollò daVenezia, accompagnato da Luigi Bologna su un altro apparecchio. Il giorno seguente, Miraglia, con a bordo il tenente di vascello Manfredi Gravina
quale osservatore, si alzò in volo verso Pola:“Pilotò quel giorno il più vecchio idrovolante della stazione, un Albatros che tante volte lo aveva portato su in alto a sfidare la morte. Fu quella la trentatreesima volta che dall'inizio della guerra egli intraprendeva l'ardimentosa ricognizione sulla principale roccaforte marittima nemica” (Manfredi Gravina). Ormai la missione su Zara era vicina: ma Miraglia, che aveva ingannato la sorte già quattro volte, precipitò nella acque della sua amata Venezia il 21 dicembre. Consapevole del suo ruolo pionieristico e di tutti i rischi connessi, confessò a Renata “Io non vedrò la primavera, non vedrò il nuovo fiorire dell'aviazione”. E’ certo però che come Comandante della Stazione idrovolanti di Sant’Andrea egli pose le basi di quella primavera. Miraglia portò infatti la Squadriglia ad un elevato grado di efficienza, rendendola “l’occhio di Venezia su Pola” (G. Solli). Tale livello venne mantenuto ed accresciuto nel solco del suo esempio: i piloti delle Squadriglie di Sant’Andrea, tra i quali gli assi dell’aviazione italiana Orazio Pierozzi, Federico Martinengo e Umberto Calvello, ebbero un ruolo determinante nella difesa diVenezia e nella battaglia d’arresto del giugno 1918 mentre alla fine della guerra la Stazione di Sant’Andrea, rinominata “Miraglia”, era la più grande d’Europa.
RECENSIONE
Navi al fronte, la Marina italiana e la Grande Guerra
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o scorso 22 giugno all’università Lumsa di Roma è stato presentato il libro “Navi al fronte. La Marina Italiana e la Grande Guerra” (Mattioli 1885 editore) di Vincenzo Grienti e Leonardo Merlini. Un volume che in modo sintetico individua i momenti più importanti che hanno caratterizzato la storia della Regia marina durante la prima guerra mondiale. L’opera aiuta a considerare il conflitto non solo come una mera guerra di trincea, ma soprattutto come momento di contesa del potere marittimo e navale legato al dominio del Mar Adriatico. Una superiorità, quella sul mare, che diviene predominante e indispensabile ai fini della vittoria finale. Nulla sarebbe accaduto se l’Italia, sulle orme di Cavour prima e dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel poi, non avesse potuto disporre di una Marina e una marineria all’avanguardia e ben preparata. In Navi al fronte è ben evidente il senso sostanziale della ricerca storica, utile ad analisi più avanzate da parte della comunità scientifica, ma, allo stesso tempo, con la sua chiarezza e sinteticità giornalistica fa conoscere a un pubblico più vasto l’operato della Marina e della marineria italiana nella grande guerra. Dopo Caporetto la Marina italiana contribuì a spronare il morale e a dare una svolta alla grande guerra attraverso le armi, tutte italiane, della creatività e della genialità, realizzando quelle gesta eroiche che fanno parte della memoria del nostro Paese. Tra le pagine del libro scopriamo gesta valorose compiute dai nostri marinai nella quotidianità della guerra, e sconosciute ai più. Ne sono un esempio quelle dei marinai saliti sui tetti di Venezia per difendere la città dagli attacchi aerei austriaci oppure la storia dei tanti bambini orfani e abbandonati che, grazie al sostegno della Marina, riceveranno un’istruzione sulle navi-asilo e impareranno un mestiere inserendosi pienamente nella società. Le storie nella Storia. Il libro, corredato da fotonotizie che ripercorrono i momenti salienti del conflitto, sarà presto nelle principali librerie di tutta Italia e disponibile anche online. di Costantino Fantasia
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Nave Italia
porta a termine il progetto "Epilessia fuori dall'ombra", consegnati i diplomi di Marika Tinè
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a Fondazione Tender to Nave Italia Onlus, costituita il 10 gennaio 2007 dalla Marina Militare e dallo Yacht Club Italiano, promuove la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. I beneficiari sono associazioni non profit, ONLUS, scuole, ospedali, servizi sociali, aziende pubbliche o private che promuovano azioni inclusive verso i propri assistiti e le loro famiglie. Il 10 luglio nel porto di Civitavecchia ha avuto termine il progetto “Epilessia fuori dall’ombra 2015”. Un gruppo di bambini affetti da Civitavecchia, 10 luglio 2015. I bambini appartenenti al progetto “Epilessia fuori dall’ombra 2015” in una foto ricordo a bordo di Nave Italia. Con loro il capo di Stato Maggiore della Marina, che gli ha consegnato i diplomi d’imbarco. (foto di Massimo Stotani).
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epilessia la cui qualità di vita è fortemente condizionata da inabilità, scarsa autonomia e socializzazione sono stati accolti come un vero e proprio equipaggio a bordo di Nave Italia, partecipando ad ogni attività di bordo, collaborando e condividendo spazi e regole con determinazione, spirito di adattamento e forza d’animo. Il giovane equipaggio ha ricevuto il diploma di imbarco direttamente dalle mani del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Il progetto “Epilessia fuori dall’ombra 2015” è promosso dal Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, conta migliaia di collaboratori con moltissime specialità assistenziali, ed è proiettato nel futuro per essere al passo con i progressi della ricerca. Già in vista il prossimo progetto rivolto a persone affette da sordità totale. La sfida sarà riuscire a dare ordini precisi solamente con l’utilizzo delle mani.
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