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M ARINA
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A n n o LXV I - M A r z o 20 1 9 - € 2 ,0 0
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di Antonio Cosentino Da alcuni anni il termine “sicurezza” precede e talvolta ingloba e persino sostituisce il termine “difesa” a testimonianza di una evoluzione del linguaggio, imponendosi in una visione più ampia del concetto di “difesa”. Nel suo significato più elementare la “difesa” implica l’esigenza di organizzarsi e premunirsi da insidie che vengono dall’esterno di un Paese. In quest’ottica, la Marina militare italiana, rappresentata dalla Fremm (Fregata Multi Missione) Alpino, dal sommergibile Scirè e dagli elicotteri del 3º Gruppo di base nella Stazione elicotteri di Catania, ha partecipato a una delle esercitazioni annuali di maggior rilievo della Nato la Dynamic Manta, che rappresenta una opportunità addestrativa per i paesi Nato, volta a garantire l’interoperabilità tra forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile. L’altra importante missione, conclusa lo scorso 6 marzo, ha visto la Fremm Margottini impegnata - a tutela delle linee di traffico marittimo d’interesse nazionale, ma anche di diplomazia navale - nell’ambito delle attività di cooperazione internazionale e di dialogo tra i Paesi con cui l’Italia intrattiene rapporti politico-diplomatici, economici e industriali. Fortunatamente la realtà non è solo lotta al terrorismo, la Marina spazia culturalmente e professionalmente in molti settori. La Marina è storia e tradizioni e il Notiziario registra con ostinata puntualità, discrezione e quotidianità, che non è mai scontata, e merita di essere conosciuta, tutto ciò che è avvenuto e avviene nella nostra Forza armata. In questo numero, abbiamo voluto ricordare, quella pagina di storia secolare che lega la Brigata Marina San Marco a Venezia, quando la città conferì nel 1919 il nome del proprio patrono a quel Battaglione divenuto presto Reggimento. Nel concetto espresso dal capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Girardelli ha sottolineato: “la Brigata Marina San Marco pur con la necessaria attualizzazione agli standard moderni, continua come 100 anni fa a rappresentare un insostituibile ed efficace strumento militare capace di svolgere tutti quei compiti militari e di supporto alla resilienza nazionale con immutato spirito di sacrificio e abnegazione”. Quotidianità è anche un altro esempio di storia: il Vespucci, che ha celebrato i suoi 88 anni di attività dal varo del 1931 ed è pronto a riprendere il largo, dopo la periodica sosta lavori. Non potevamo parlare del processo progettuale e costruttivo che porta alla realizzazione di una nave che è complesso e difficile e si protae per un lungo periodo, dal momento in cui si inizia a pensare al progetto della nuova unità, fino al giorno che è pronta a scendere in mare e a far parte della linea operativa. Ma cosa cambia dal punto di vista geostrategico in un arco di tempo così ampio? Il repentino cambiamento delle esigenze strategiche impone alla Marina la necessità di disporre di uno strumento aeronavale flessibile e adattabile alle varie situazioni, che di volta in volta, sarà necessario affrontare, amalgamando le tecnologie disponibili con le nuove metodologie e specifiche professionalità. Proprio in questa ottica è stata concepita e progettata nella “Sala progetti” dello Stato Maggiore Marina, nave Trieste, la nuova Unità Anfibia Multiruolo (LHD Landing Helicopter Dock), in costruzione nel cantiere di Castellamare di Stabia, pronta al varo il prossimo mese di maggio. Proprio in quel cantiere navale, a Castellamare, trova spazio un’officina che serve alla costruzione delle corde, elementi essenziali per la navigazione a vela, la “Corderia”. Oggi, l’obiettivo è quello di unire passato e presente, da una parte il soddisfacimento delle richieste della Marina militare, dall’altra le nuove lavorazioni introdotte di laminazione, verniciatura e smerigliatura che consentiranno alla “Corderia” di fornire componenti in fibra di carbonio per un’azienda aeronautica, a seguito della collaborazione sancita dal piano nazionale di ricerca militare. Presenti come sempre, tematiche di cultura marittima, raccordo essenziale tra marinai di ieri e di domani.
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
Marzo
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
2019
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa
Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
100 anni dal conferimento del nome e concessione del simbolo del Leone Alato alla Brigata Marina San Marco.
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE
Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
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chiuso in redazione il 1 aprile 2019
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Moma 19: si torna in Qatar
di Alessandro Iorio
Operazione Mare Sicuro: la Divisione di La Spezia assume il comando
di Alessandro Testa
L’esercitazione aeronavale Nato: Dynamic Manta
di Antonio Cosentino
Spedizione idrografica “Idrosped-19, Bravo Zulu!
di Fabio Vespucci
Addestramento in alta quota
di Emanuele Scigliuzzo
Cento anni di San Marco
di Elisabetta Gramolini
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La Brigata Marina nello sguardo degli artisti al fronte nella Grande Guerra
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Buon compleanno, nave Vespucci
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di Desirèe Tommaselli
I navigli si tingono di blu
di Emanuele Bianchi
La Marina nel cuore di Milano
di Desirèe Tommaselli
Benvenuti ai nuovi specialisti e operatori di volo
di Pasquale Prinzivalli
25° european dive show
di Giampaolo Trucco
Il progetto LHD, nave Trieste
di Gabriele Catapano e Mario De Biase
La Corderia di Castellammare tra passato e futuro
di Andrea Caporossi
Il gergo marinaresco
di Alessandro Lentini
Dis...Corsi di navigazione
di Paolo Giannetti
I pittori di Marina: un pò di storia di Paolo Bembo
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Moma 19: si torna in Qatar
Nave Margottini ha svolto attività di diplomazia navale e cooperazione internazionale nella città di Doha
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di Alessandro Iorio
i è conclusa la campagna navale in Medio Oriente e Mar Arabico (MOMA) della FREMM (Fregata Europea Multimissione) Carlo Margottini, salpata lo scorso 17 gennaio dalla base navale di La Spezia, che l’ha vista impegnata nell’attività di presenza e sorveglianza a tutela delle linee di traffico marittimo d’interesse nazionale.
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La campagna rientrava, inoltre, nell’ambito delle attività di cooperazione internazionale e del dialogo tra i Paesi dell’area con cui l’Italia intrattiene importanti rapporti politico-diplomatici, economici e industriali, rappresentando, dunque, un’importante occasione per promuovere in modo integrato il “Sistema Paese” affiancando e supportando le attività dei grandi rappresentanti dell’industria nazionale per la Difesa. Nave Margottini, comandata dal capitano di fregata Marco Guerriero, ha preso parte, in Pakistan, ad un’attività addestrativa contro la pirateria marittima che prende
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DOHA, 2 marzo 2019. Nave Margottini in fase di ormeggio nel porto della capitale del Qatar; in alto momenti dell’esercitazione con unità della Qatar Emiri Naval Force.
il nome di “Aman”, ovvero pace, il linguaggio urdu, assieme a 19 paesi dell’area, per consolidare i rapporti esistenti e stabilire nuove cooperazioni. Ha partecipato, inoltre, durante la sosta nel porto di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), all’esposizione internazionale IDEX-NAVDEX 2019, la principale fiera per la difesa e la sicurezza interna nel Medio Oriente e la seconda più grande al mondo, che rappresenta una vetrina per le varie aziende internazionali ed un’occasione per presentare le innovazioni nel campo delle industrie della Difesa. Nella sua sesta tappa nel porto di Doha,
in Qatar, una rappresentanza dell’equipaggio ha colto l’opportunità di visitare il Museum of islamic art e il Katara cultural village, apprezzando gli aspetti e la tradizione della cultura locale. La FREMM, allo stesso tempo, ha ospitato per le consuete visite a bordo una nutrita rappresentanza della comunità italiana in Qatar.
Nave Margottini è poi giunta, per la sua settima ed ultima sosta, nel porto di Mascate, capitale dell’Oman, dove è rimasta fino al 9 marzo, terminando così la campagna in MOMA, per poi unirsi al dispositivo navale attualmente impegnato nell’Operazione Atalanta, finalizzato al contrasto della pirateria, nell’Oceano Indiano e Golfo di Aden.
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Operazione Mare sicuro: il comando passa a La Spezia di Alessandro Testa
Dal 1° marzo l’ammiraglio Virdis, comandante della prima divisione navale, è il nuovo responsabile tattico di OMS
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ambio della guardia al comando tattico dell’Operazione Mare sicuro (OMS): il 1° marzo, a bordo del cacciatorpediniere Caio Duilio, ormeggiato nel porto di Civitavecchia, alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Donato Marzano, l'ammiraglio di divisione Aurelio De Carolis, comandante della seconda divisione navale, di base a Taranto, ha ceduto il testimone al con-
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trammiraglio Angelo Virdis, comandante della prima divisione navale, di base a La Spezia. Il comando dell’ammiraglio De Carolis era iniziato il 28 dicembre 2018. La missione, avviata il 12 marzo 2015 in seguito all’aggravarsi della crisi politica in Libia, prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale nel Mediterraneo centrale e nello Stretto di Sicilia, per garantire la sicurezza marittima e contrastare le attività delle organizzazioni
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CAMBIO AL VERTICE
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'ammiraglio Aurelio De Carolis dal 28 dicembre 2018 ha gestito le operazioni del dispositivo aeronavale che opera a tutela degli interessi nazionali, per il contrasto ai traffici illeciti e deterrenza nei confronti di organizzazioni criminali nel Mediterraneo centrale; dal 1 marzo scorso il Comando Tattico dell’operazione Mare Sicuro è affidata al contrammiraglio Angelo Virdis.
criminali, in applicazione di accordi internazionali e della legislazione nazionale. Le unità operano in mare aperto, in un'area di circa 160mila kmq, fino al limite delle acque territoriali libiche. Dal 1 gennaio 2018 i compiti di OMS comprendono anche un sostegno tecnico e logistico alla Marina militare della Libia e alla sua Guardia costiera, assicurato dalla presenza di un’unità ausiliaria nel porto di Tripoli. Le attività si svolgono
in collaborazione con le missioni Sophia dell'Unione Europea e Sea Guardian della Nato. L'Operazione Mare sicuro – ha ricordato l’ammiraglio Marzano – “garantisce la sicurezza marittima a protezione degli interessi strategici nazionali: un compito fondamentale per il nostro paese, che ha un'economia di trasformazione, con oltre il 90% delle materie prime che arrivano via mare”. La Marina militare – ha proseguito il Comandante
in Capo della Squadra Navale – “assicura la protezione delle linee di traffico mercantile, la salvaguardia delle attività di pesca nel rispetto delle norme vigenti, la sorveglianza delle piattaforme di estrazione e la prevenzione dei traffici illeciti. L'Operazione Mare sicuro si raccorda a livello interforze, interagenzia e internazionale con le altre missioni presenti nell'area, ottimizzando la capacità di sorveglianza”.
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L’esercitazione aeronavale Nato Dynamic Manta di Antonio Cosentino
La “DYMA 19” una delle più importanti e complesse esercitazioni multinazionale, ha rappresentato un’eccellente opportunità addestrativa per Paesi Nato, volta a garantire l’interoperabilità tra forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile N OT I Z I A R I O
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inque sommergibili, nove navi, otto elicotteri e sette velivoli da pattugliamento marittimo provenienti dalle Forze Armate di Grecia, Italia, Regno Unito, Spagna, Turchia, Canada, Francia, Germania e Stati Uniti hanno preso parte all’esercitazione multinazionale Dynamic Manta 2019, che si è svolta nel Mediterraneo centrale al largo delle coste siciliane.
La Marina Militare italiana è stata rappresentata dalla fregata europea multi missione Alpino, dal sommergibile Scirè e dagli elicotteri del 3° Gruppo di base nella Stazione Elicotteri di Catania (MARISTAELI Catania). L'Italia ha inoltre assicurato il supporto logistico agli assetti partecipanti con la base navale di Augusta e quella aerea di Sigonella. L’esercitazione è stata condotta dal
Comandante del Secondo Gruppo Navale permanente della Nato (Standing Nato Maritime Group 2– SNMG 2), commodoro Boudewijn Boots della Royal Netherlands Navy e ha rappresentato una delle esercitazioni annuali di maggior rilievo della Nato, volta a garantire l’interoperabilità costante tra forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile. L’obiettivo è
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stato quello di fornire la possibilità di esercitarsi in uno scenario addestrativo a difficoltà crescente, dalla bassa all’elevata complessità, determinato dall’interoperabilità costante tra forze di superficie, subacquee e aeree, appartenenti a diversi paesi, operanti in un contesto multi-minaccia”. L’esercitazione ha rappresentato un’ecN OT I Z I A R I O
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cellente opportunità per le Forze navali delle nazioni dell’Alleanza atlantica di praticare e valutare le loro abilità antisottomarine, in un ambiente difficile e di migliorare l’interoperabilità e le tecniche di guerra anti-superficie e ASW, offrendo una opportunità addestrativa volta ad accrescere, consolidare e sviluppare nuove tattiche.
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Spedizione idrografica “Idrosped-19”, Bravo Zulu! La Campagna Idrografica denominata "Idrosped - 19" è stata pianificata e condotta in collaborazione con l'Istituto idrografico della Marina che ha fornito specialisti e strumentazioni specifiche alle due unità coinvolte
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di Fabio Vespucci
i è conclusa con esiti positivi la prima fase della Campagna Idrografica denominata "Idrosped-19". La nave idro-oceanografica Magnaghi e la Nato Coastal Research Vessel LeoN OT I Z I A R I O
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nardo hanno portato a termine una prima serie di rilievi idrografici, finalizzati all'aggiornamento della cartografia nautica del litorale di La Spezia e di Marina di Massa. La campagna idrografica "Idrospead-19" è stata pianificata e condotta in sinergia con l'Istituto
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Idrografico della Marina militare, il quale ha fornito specialisti e strumentazioni specifiche alle due unità coinvolte. Nel corso di due settimane, caratterizzate da un’intensa attività, è stato possibile mappare più di 170 miglia nautiche, coprendo un'area pari a
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10.000.000 metri quadrati alla velocità di 4 nodi; nave Leonardo e nave Magnaghi sono state impiegate in due differenti aree da aggiornare e hanno concluso i propri rilievi in maniera distinta, navigando sia in arco diurno che notturno. I dati raccolti permetteranno all'Istituto Idrografico l'aggiornamento delle carte nautiche inerenti alla rada di La Spezia (Electronic Navigational Chart 60) e al litorale compreso tra Corniglia e Marina di Massa (Electronic Navigational Chart 115). L'obiettivo della campagna è di ottenere una mappatura tridimensionale dei fondali marini, tramutabile in for-
mato cartaceo o elettronico, essenziale per la sicurezza dei naviganti. L'esperienza di tutto il personale idrografo coinvolto (sia delle navi che dell'Istituto), ha dato vita a un’eccellente coordinamento delle operazioni, sfruttando dati comuni di marea e di velocità del suono nella zona; l'attività si è conclusa con un briefing illustrativo organizzato dagli stessi specialisti a bordo
di nave Leonardo. All'entusiasmo degli equipaggi di nave Magnaghi e di nave Leonardo si è sommato la soddisfazione dei diversi comandi, pienamente soddisfatti per l’esito positivo della serie di rilievi idrografici. La campagna “Idrosped-19” è stata un palese esempio di come l'attività idrografica si collochi al confine tra la marittimità e la scienza, sommando conoscenze tecnologiche di avanguardia e di antica perizia marinaresca.
Scatti a bordo di nave Leonardo durante la mappatura dei fondali nella rada di La Spezia a cura degli specialisti dell’Istituto Idrografico e del personale di bordo.
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Addestramento in alta quota Si è recentemente conclusa l’esercitazione Woodex 19-1 che ha impegnato i fucilieri di Marina in un complesso addestramento montano insieme alle forze anfibie spagnole e statunitensi
di Emanuele Scigliuzzo
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l 2° Battaglione Assalto Venezia, del 1° Reggimento della Brigata Marina San Marco, ha preso parte, nell’area montana di Camigliatello Silano, all’attività addestrativa Woodex 19-1. All’esercitazione internazionale hanno partecipato anche un plotone di 40 marines dello United States Marine Corps e N OT I Z I A R I O
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12 fanti di marina spagnoli del Sereco Seccion de Reconoscimiento, che fanno parte delle Unità Esploranti dell'Enfanteria de Marina. La Woodex è stata l’occasione per i reparti, di confrontarsi con attività quali pattuglie montane appiedate con impiego delle ciaspole, soste operative in igloo di fortuna, movimento di squadra in cordata, orientamento topografico, attraversamento di guadi con corde sospese e recupero di personale ferito con tecniche alpinistiche. L’ambiente montano particolarmente innevato, ha reso l’esercitazione un banco di prova di altissimo livello. Gli
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istruttori rocciatori del 1° Reggimento San Marco, si sono dedicati anche a curare l’addestramento del plotone dei marines che, per la prima volta, si sono confrontati con un’esercitazione di questo tipo. Italia e Spagna infatti, grazie alla cooperazione bilaterale che ha dato origine alla Spanish Italian Landing Force (SILF), hanno avuto diverse occasioni per addestrarsi insieme. La forza anfibia Italo-Spagnola, attivata nel 1996, nasce dalla volontà delle due nazioni, di concorrere alla sicurezza internazionale in ambito europeo e Nato. La forza anfibia è composta da una Componente Navale, SIAF (Spanish/Ita-
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lian Amphibious Force) e da una forza da sbarco SILF. I reparti, al termine della Woodex hanno celebrato anche il 482° anniversario dell’Enfanteria de Marina spagnola.
Area Montana di Camigliaterllo Silano. Alcuni momenti dell’esercitazione internazionale Woodex19-1, che ha visto impegnati gli uomini della Brigata San Marco.
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Cento anni di San Marco Celebrato il 100° anniversario del conferimento del nome alla fanteria di Marina da parte della città di Venezia
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di Elisabetta Gramolini n vincolo secolare lega la Brigata Marina San Marco a Venezia. Era il 1919 quando la città conferì il nome del proprio patrono a quel Battaglione, ben presto divenuto Reggimento, che dimostrò coraggio e altissimo valore nella difesa della Laguna. A cento anni di distanza, la Marina militare ha ricordato quella pagina di storia con un concerto offerto dalla Banda musicale, una mostra di cimeli della Brigata nel museo storico Navale ed una cerimonia molto sentita in piazza San Marco, sabato 30 marzo. All’evento, ha partecipato il ministero della Difesa, Elisabetta Trenta accompagnata dal capo di Stato Maggiore della
Marina, l’ammiraglio di squadra, Valter Girardelli. La celebrazione ha rievocato le motivazioni che spinsero il conte Filippo Grimani, allora primo magistrato di Venezia, l’equivalente dell’odierno sindaco, a chiedere un riconoscimento per quel sacrificio. Nei bollettini militari dell’epoca, viene ricordato come, tra il 1917 e il 1918, i marinai difesero il territorio che copre l’area che va da Capo Sile a Cortellazzo. I numeri di quello sforzo parlano da soli: in dodici mesi di lotta, il Reggimento contò 384 caduti, 772 mutilati, 753 feriti, 548 ricompense fra cui quattro all’Ordine militare di Savoia e due medaglie d’oro al valor militare. Ma so-
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prattutto tornarono tutti a casa. Vivi o morti. Il Reggimento infatti passò alla storia per non aver avuto nessun prigioniero e nessun disperso. A guerra finita, sono le parole di Alberto Del Bono, ministro della Marina, a mettere nero su bianco il tributo di riconoscenza nella proposta di decreto, poi firmato da Vittorio Emanuele, che riporta la data del 17 marzo 1919. Nella richiesta di conferimento del nome “San Marco”, l’ammiraglio Del Bono sottolinea le sfide vinte dal reparto della Marina. “(..) il modo superbo con cui il Reggimento Marina ebbe ad opporre un argine alla tracotanza avversaria, superando ostacoli che parevano insormontabili tra i più grandi disagi di un terreno, dove alla insidia del nemico si aggiungeva quella della natura”. A cento anni di distanza, le stesse parole sono risuonate nella piazza, per una volta gremita non solo di turisti ma di marinai di quattro compagnie. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, dopo la lettura della motivazione, ha replicato ciò che fece esattamente cento anni fa il suo predecessore, consegnando l’emblema del Leone alato all’attuale comandante della Brigata, il contrammiraglio Cesare Bruno Petragnani. Il presente della componente anfibia, come è stato ricordato dagli interventi, a cominciare da quello del ministro
Trenta, è contrassegnato dalla particolarità di essere impiegata in un ampio spettro di operazioni. “La cerimonia di oggi - ha detto il ministro - rappresenta la viva testimonianza dei sentimenti di vicinanza e di solidarietà di questa città e degli italiani nei confronti di tutti gli uomini e le donne della Brigata Marina San Marco e di tutta la
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LA BRIGATA MARINA SAN MARCO La Brigata è oggi articolata in tre reggimenti. Il primo costituisce la parte ad alta valenza operativa nel settore anfibio classico. Il secondo è costituito dall’unità di manovra ad orientamento navale e garantisce il supporto alle Maritime Interdiction Operation, attraverso i team di sicurezza per le ispezioni ai mercantili e quando richiesto il concorso alla force protection delle unità navali. Il terzo, infine, è responsabile del concorso alla difesa delle installazioni sensibili della Marina dislocate sul territorio nazionale e partecipa, in base alle necessità, alle operazioni di emergenza, difesa e sicurezza su territorio nazionale, concorrendo ad attività di ordine pubblico.
Marina militare”. Il reparto mette in campo infatti una particolare capacità: la proiezione dal mare di una forza da sbarco, nel cosiddetto ambiente littoral o spazio costiero, declinato anche nel supporto alle unità navali, nelle operazioni di interdizione marittima, nell’antipirateria e nella difesa di installazioni sul territorio nazionale. Concetti sottolineati anche dall’ammiraglio di squadra Valter Girardelli nel suo intervento: “la Brigata Marina San Marco - ha affermato - pur con la necessaria attualizzazione agli standard moderni, continua come 100 anni fa a rappresentare un insostituibile ed efficace strumento militare capace di svolgere tutti quei compiti militari e di supporto alla resilienza nazionale con immutato spirito di sacrificio e abnegazione”. Sia il ministro sia il capo di stato maggiore della Marina hanno ricordato Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, entrambi della Brigata Marina San Marco. “A loro - ha aggiunto il ministro - rinnovo la vicinanza del governo e di tutto il Paese, nella speranza che la loro vicenda umana e giudiziaria venga definita nel corso dell’udienza arbitrale fissata per luglio”. Durante la cerimonia, non è stato inoltre dimenticato il contributo che negli anni il San Marco ha prestato nelle operazioni militari internazionali, come quelle che dal 1982 al 2005 tennero impegnato il reparto in diversi teatri operativi, o in quelle a sostegno della popolazione civile, come ad esempio, il grande dispiego di mezzi e uomini nel 1980, in soccorso ai terremotati nella provincia di Potenza dopo il sisma che ebbe come epicentro l’Irpinia.
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La Brigata Marina
nello sguardo degli artisti al fronte nella Grande Guerra
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di Desirèe Tommaselli
efiniti “Marinai di palude” da Gabriele d’Annunzio, che li esalta anche come “Ammirabili fanti navali che combattono là dove il fiume il mare e la terra si confondono come il coraggio la costanza e la speranza nei giovani cuori”, gli uomini della Brigata Marina sono stati descritti e raccontati non solo da scrittori e giornalisti, ma anche dai pittori inviati al fronte per documentare la guerra. A questi ultimi si devono le immagini più immediate ed emotivamente coinvolgenti del conflitto: oltre alla documentazione dei teatri operativi, essi ci hanno infatti restituito i volti dei combattenti di 100 anni fa, dando corpo, vita ed eterna giovinezza ad una massa di N OT I Z I A R I O
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persone che, attraverso l’arte, hanno riscattato dall’anonimato dei numeri e delle statistiche. Tra gli artisti che chiedono di partire per il fronte con il preciso scopo di rappresentare la guerra è il famoso - e allora già maturo - Giulio Aristide Sartorio, il quale, nell’ambito del suo “reportage pittorico” del fronte terrestre, raffigura i marinai della Brigata Marina presso la Batteria a Punta Sdobba e sul Pontone Tigre a Capo Sile. Ma le immagini più vivide sono quelle di Anselmo Bucci e Lulo de Blaas, inviati dalla Marina sia sul fronte terrestre, sia a bordo delle navi e degli idrovolanti. A loro si devono i ritratti più belli ma anche la narrazione partecipata dei momenti del rancio, del riposo, della vaccinazione, dell’arrivo della posta.
Queste rappresentazioni della Brigata Marina vengono divulgate nell’ottobre 1918 dall’Ufficio Speciale della Marina che pubblica con Editori Alfieri e Lacroix una cartella a tiratura limitata intitolata Marina a terra, in cui sono raccolte 50 litografie di “impressioni di guerra” di Anselmo Bucci. Le immagini sono introdotte da alcune note dello stesso pittore, che precisa che “questo lavoro non è lo sviluppo di un piano prestabilito, ma un fascio di impressioni acerbe
schiette e tumultuose”. L’anno successivo l’Ufficio Speciale della Marina pubblica con gli stessi editori e nella medesima veste (cartella a tiratura limitata) la raccolta di bozzetti di Lulo de Blaas, intitolata Marina a bordo ed a terra. Le immagini della Brigata Marina partono dalla tavola VIII e mostrano la qualità di un artista dimenticato, del quale il Museo Storico Navale di Venezia conserva alcune piccole “impressioni di guerra”.
Nella pagina a sinistra dall’alto: Lulo de Blaas, "Basso Piave - La vedetta ai gas", litografia; a seguire, copertina de "La Domenica del Corriere" del 3-10 febbraio 1918 dedicata alla Brigata Marina con l'illustrazione di Achille Beltrame; Anselmo Bucci, "Cavazuccherina, raganelle in azione", litografia. Sopra: Anselmo Bucci, "In trincea", litografia; accanto: Lulo de Blaas, "Trincee a Cortellazzo", litografia.
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Buon compleanno Nave Amerigo Vespucci con i suoi 88 anni continua a ispirare il lavoro di squadra
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a “Signora dei Mari” lo scorso 22 febbraio, durante la periodica sosta lavori presso la Base Navale di La Spezia, ha celebrato il suo compleanno con la prospettiva di riprendere il largo già dal prossimo maggio, per iniziare un nuovo ciclo di attività in ambito nazionale ed internazionale. Con i suoi 88 anni di attività dal varo del 1931, il Vespucci risulta essere l’unica nave ancora in linea delle oltre 200 unità militari costruite presso i Cantieri di Castellammare di Stabia dal 1783 ad oggi. Senza soluzione di continuità rispetto alle numerose attività che caratterizzano questa delicata fase della vita della nave, l’equipaggio assieme al direttore e il vicedirettore dell’Arsenale di La Spezia, e i direttori del locale Servizio Efficienza Naviglio, di Maricommi La Spezia, dell’Infermeria Presidiaria di La Spezia ed esponenti di Fincantieri, si sono riuniti sul ponte di castello a dimostrazione della sinergia che contraddistingue l’impegno collettivo durante tutte le attività programmatiche e manutentive. La “rinnovata prontezza”, che si reitera ciclicamente grazie alla puntuale pianificazione e condotta di periodiche lavorazioni, non può prescindere dai ricorrenti interventi a connotato marinaresco. Particolare attenzione è infatti rivolta al controllo delle alberate con i relativi collaudi -circa 200 bozzelli ad albero - non considerando i punti di forza- nonché alla revisione delle 11 imbarcazioni e dei diversi mezzi di salvataggio in dotazione. Nello specifico, ogni anno, durante il periodo invernale, vengono sostituiti oltre 30 km di cavi in fibra vegetale, le cosiddette “manovre correnti”, revisionati i cavi operanti come “manovre fisse”, revisionate le 18 zattere di salvataggio, verificati oltre 2600 mq di vele in tela olona. Una complessa e articolata attività che richiede un puntuale coordinamento tra l’Arsenale, l’industria privata e il bordo, non solo durante le delicate fasi di smontaggio e rimontaggio dei componenti delle alberate, ma anche durante le innumerevoli attività di controllo, manutenzione e collaudo svolte a terra e a bordo dell’unità. Oltre alle “tradizionali” attività manutentive in coperta che competono a una nave a N OT I Z I A R I O
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Vela, la sosta lavori in corso darà modo di implementare alcune migliorie dei locali operativi, di vita - tra cui il rifacimento degli arredi della mensa equipaggio - e di diversi apparati e sistemi di piattaforma, come l’upgrade del circuito di condizionamento, l’installazione di nuovi impianti di sicurezza e di una nuova rete magnetofonica e non ultima la manutenzione programmata ai gruppi diesel generatori. Una sosta lavori ad ampio spettro, quindi, che offrirà peraltro l’occasione all’equipaggio di arricchire anche la propria formazione professionale con la frequenza di diversi corsi, che vanno dall’addestramento alla difesa passiva, dal corretto impiego dei dispositivi di protezione individuale sino alle diverse abilitazioni alle lavorazioni in quota. In sintesi, un impegno corale, volto ad affrontare con lo stesso spirito di squadra che 88 anni fa ha portato al varo, dopo solo 9 mesi di costruzione, la nave più bella del mondo.
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Buon compleanno Amerigo!
C’era una volta in un tempo lontano e in un posto remoto un regio cantiere in Campania dislocato, nel periodo dei Borboni realizzato. Dalla ‘fabbrica di navi' uscivano costruzioni di altissimi livelli, Fregate, legni minori e gloriosi vascelli. Ma nel 1931 in soli 9 mesi da più di mille persone costruito e dal colonnello Rotundi progettato, Il cantiere di Castellammare diede al mondo il veliero di cui ciascun italiano andrà in futuro fiero. Nel giorno della morte dell'esploratore fiorentino fu varata, imponente ed immobile sulle taccate ammirata. Nella piovosa domenica di febbraio, all' ordine del direttore del cantiere, la madrina Elena Cerio tra le mani si lasciò cadere la bottiglia di spumante con sommo piacere. Essa si infranse sulla prua dello scafo innanzi al pubblico silenzioso per sempre custode di quell’evento prezioso. La nave sul piano di scorrimento cominciò a scivolare, e dalle acque del mar Mediterraneo si fece accarezzare Davanti al golfo di Napoli la sua lunga avventura cominciò, e per sancire la sua nascita tutta la folla in un applauso scoppiò. Da allora 88 anni sono passati, diversi i motti cambiati, “Per la patria e per il Re” all’ epoca del Regno, poi “Saldi nella furia di venti e degli eventi”, il secondo degno, e in ultimo la citazione attribuita all'uomo dal più grande ingegno: “Non chi comincia ma quel che persevera”, Da Vinci scrisse, Dal ‘78 la frase fu posta al centro della nave affinché servisse come monito a migliaia di giovani allievi visti arrivare e ricevere a bordo dal dio nettuno e dall’equipaggio il battesimo del mare. Generazioni di ufficiali il teak del ponte di coperta hanno calpestato, il loro animo dalla Signora dei Mari è stato forgiato. In lungo e in largo, per fiumi e per oceani ha navigato sotto cieli pezzati di stelle, riconosciuta in ogni dove come la più bella tra le belle. Ancora oggi continua imperterrita la sua missione, ogni anno sempre con maggiore ambizione. Della storia è un pezzo importante… Ineguagliabile… tra le onde danzante, Per il suo equipaggio è l'amore profondo, ora e per sempre orgoglio di grandi e piccini in tutto il mondo.
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di Emanuele Bianchi
I navigli si tingono di blu
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omini e mezzi della Marina militare e appartenenti dell’Associazione Nazionale Marinai D’Italia (ANMI) sono stati protagonisti a Milano di numerose attività dimostrative e culturali per avvicinare la collettività alla storia della Forza Armata passata e presente. La “Mostra istituzionale sulla Marina” si è tenuta dal 23 al 27 marzo scorso, presso la sede dell’ANMI nella Darsena di Viale Gorizia. Le attività culturali ispirate alla Forza Armata si sono concentrate al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia “Leonardo Da Vinci” e sono culminate con la visita e l’intervento del capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Valter Girardelli, all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La mostra, dedicata alle componenti specialistiche della Marina, ha permesso ai visitatori di entrare in contatto diretto con i professionisti del mare e di poter vedere da vicino e comprendere il funzionamento di equipaggiamenti N OT I Z I A R I O
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e mezzi in dotazione. Presenti rappresentanti dei reparti Incursori, Elicotteristi e addetti allo sminamento navale del Comando delle Forze di Contromisure Mine. Nello spazio esterno del polo espositivo è stato messo in mostra un gommone d’attacco “Hurricane”, in dotazione al Comando Subacquei e Incursori (COMSUBIN) oltre al Centro Mobile Informativo. Un’occasione per tutti di familiarizzare con specializzazioni e ruoli della Marina e per conoscere le possibilità di carriera nella forza armata.
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Durante il convegno “Gli assaltatori della Marina ieri e oggi”, i partecipanti hanno potuto apprezzare gli interventi del comandante dell’Ufficio Storico della Marina, capitano di fregata Marco Sciarretta e dell’attuale comandante del Gruppo Incursori, capitano di fregata Luigi Romagnoli, lo spettacolo teatrale intitolato “L’affondamento della Viribus Unitis”, realizzato dalla dottoressa Ippolita Paolucci e la presentazione del libro “Il Comando Subacquei ed Incursori della Marina”.
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Il Capo di Stato Maggiore all’Università Cattolica di Milano
Il 27 marzo scorso il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Valter Girardelli, è intervenuto presso l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università
Cattolica di Milano, a conclusione della mostra e degli incontri culturali che si sono svolti nel capoluogo lombardo. Tema dell’incontro, “Il mare come risorsa strategica per l’Italia”. Una riflessione che però è andata ben oltre i confini nazionali e la centralità del Mar Mediterraneo, pur mantenendo ben chiari gli obiettivi strategici del Paese. Di seguito alcuni dei passaggi più significativi: «L’Italia - ha detto il capo di Stato Maggiore - ha interesse che il mare sia un luogo sicuro, che sia garantita la percorribilità delle linee di comunicazione, che non sia interrotto l’approvvigionamento delle materie prime e energetiche e che sia mantenuta la capacità di esportare i nostri prodotti nel mondo. La tutela degli interessi nazionali - ha precisato l’ammiraglio Giradelli - deve altresì inquadrarsi in una più ampia azione responsabile di concorso alla promozione e salvaguardia della stabilità e della pacifica convivenza tra popoli e culture. Lo strumento della Marina militare è integrato nel più complesso dispositivo interforze nazionale e caratterizzato dalla piena interoperabilità con gli alleati».
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La Marina nel cuore di Milano Quattordici anni del Toti a Milano
Da nave Ebe al sommergibile Toti, dal Siluro a lenta corsa alla prora della Stella Polare: il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” racconta la Marina militare di Desirèe Tommaselli N OT I Z I A R I O
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ormai storia nota che Leonardo - di cui ricorre quest’anno il cinquecentenario della morte - sia stato il “visionario” inventore del sottomarino, il mezzo subacqueo che ha rivoluzionato le strategie belliche e che ha realizzato l’antico sogno dell’uomo di restare e navigare sott’acqua per lungo tempo. Il sommergibile ha stimolato e stimola ancora oggi la fantasia di scrittori, sceneggiatori e cineasti, da 20.000 leghe sotto i mari a Caccia a ottobre rosso, fino all’attualissima serie televisiva Das Boot. Non meraviglia,
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quindi, il successo che continua ad avere, senza flessioni, il Toti, il battello donato dalla Marina Militare nel 2001 al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e giunto qui, a un passo dalla basilica di Sant’Ambrogio, la mattina del 14 agosto 2005, al termine di un viaggio straordinario attraverso l’Italia. All’atto della donazione, infatti, il sommergibile era ad Augusta, da dove partì per risalire l’Adriatico e giungere a Chioggia; da qui iniziò la navigazione del Po fino a Cremona, città nella quale rimase fino al 2005. “Il Toti si era fermato lì dove erano finiti i canali”, ricorda l’ammiraglio Sergio Biraghi che, durante il suo mandato da capo di Stato Maggiore della Marina, rese pos-
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sibile il prosieguo del viaggio del sommergibile fino alla destinazione milanese. “Ero diventato da poco capo di Stato Maggiore della Marina quando un giornalista del Corriere della Sera mi chiese cosa volessi fare, quale sogno avessi per Milano, la mia città. Mi è venuto subito in mente il Toti, che era fermo a Cremona. Il giorno dopo la notizia era in prima pagina”. Dalla patria del violino, il sommergibile doveva abbandonare il suo elemento naturale, l’acqua, e proseguire via terra. La realizzazione dell’impresa necessitava di tutta una serie di accorgimenti e interventi, resi possibili grazie alla sinergia e al sostegno (anche economico) delle industrie italiane; al contempo il Politecnico di Milano fu incaricato di svolgere gli studi tecnici sul percorso: il Toti avrebbe infatti dovuto raggiungere il centro della città, passando sulle strade di origine romana e sopra il sistema della metropolitana e delle condutture. Pertanto si individuò il percorso più idoneo e furono costruiti anche speciali ponti che scaricassero il peso agli
estremi di alcune strade invece che al centro. L’8 di agosto ebbe inizio lo straordinario viaggio del sommergibile attraverso la Pianura Padana. “Il Toti venne appoggiato su uno speciale carrello con 250 ruote e piano piano trasportato per le campagne, fino a Milano. Il 14 agosto alle 7 del mattino furono spenti i motori dello speciale camion che aveva portato il sottomarino al Museo; da lì a pochi mesi, il 7 dicembre, aprimmo questo gigante
d’acciaio al pubblico dei milanesi, poco avvezzi a questo genere di oggetti che ha affascinato molto la nostra città, tanto che è tutt’oggi molto visitato” racconta il dottor Marco Iezzi, curatore della Sezione Trasporti del Museo. L’enA sinistra il sommergibile Toti visto da prora (foto Paolo Soave); in alto il Siluro a lenta corsa (foto Alessandro Nassiri); in basso il brigantino goletta Ebe, nave scuola nocchieri della Marina Militare (foto Paolo Soave)
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tusiastica partecipazione dei milanesi si ebbe fin da quella notte di metà agosto, quando una folla inaspettata di persone, sollecitata forse anche dalla foto del presidente Ciampi con la maglietta nera con su scritto “Toti team” che aveva girato sui media, accorse in strada ad attendere il passaggio del Toti. Nella notte il battello in secco girò tra i palazzi milanesi, arrivando a distare con la sua prora anche solo un metro e mezzo dai balconi. Il “grande cetaceo d’acciaio” giunse a destinazione, “totalizzando un percorso netto”. I primati navali del Museo Nato il 15 febbraio 1953 per impulso di un gruppo di industriali lombardi, guidati dall’ingegner Guido Ucelli - verN OT I Z I A R I O
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tice delle società Riva e Calzoni e già artefice della grande impresa di recupero delle navi romane di Nemi - il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano è il più grande e importante museo tecnico-scientifico in Italia e tra i principali in Europa. Ma se è vero che dal 2005 il Toti è un must del Museo, è altrettanto vero che non è che uno degli oggetti presenti che parli di Marina e di navigazione. L’istituto milanese, infatti, conserva una delle collezioni navali più vaste e antiche d’Italia. Ciò perché, come spiega Iezzi, “tanti milanesi hanno prestato il servizio militare in Marina. La forza armata reclutava motoristi e armieri dall’industria specializzata; non è un caso che le sezioni dell’Associazione Marinai d’Italia più attive ancora oggi siano proprio quelle di Milano e Torino, due città senza il mare ma con una forte industria
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metalmeccanica alle spalle”. Da questo vissuto deriva la presenza nel Museo di un nucleo di cultura marinaresca molto forte, cui appartengono la raccolta di 2700 modelli di imbarcazioni di ogni epoca, recentemente esposta tra le “collezioni di studio”, la quadreria navale, la collezione di polene, oggetti e libri di argomento navale donati dall'editore milanese Ugo Mursia, i mezzi d’assalto, la prua della Stella Polare, etc. Il tema della navigazione è esposto nel cosiddetto Padiglione Aeronavale, costruito all’inizio degli anni ’60 appositamente “intorno” a due unità affascinanti e ricche di storia: il brigantino goletta Ebe e il Conte Biancamano. La Il sommergibile Toti in notturna negli spazi esterni del museo milanese (foto Alessandro Nassiri, Archivio del Museo)
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prima è l’intera nave a vela con due alberi in pieno assetto di navigazione; nave scuola nocchieri della Marina militare fino all’entrata in servizio del Palinuro nel 1958, è una delle più grandi unità a vela al mondo conservata all’interno di un museo. Per il trasferimento a Milano, lo scafo fu sezionato in 90 pezzi e trasportato con gli altri elementi con 25 autocarri. “All’epoca non esisteva il Padiglione” spiega Iezzi, “che è stato costruito insieme a nave Ebe per poterla sorreggere, sostenere, compensando con il cemento la mancanza della spinta idrostatica che tiene dritta la nave”. La seconda, vero e proprio “mito” del mare, è l’unico transatlantico musealizzato (seppure parzialmente) in Italia; la sezione conservata ha un peso di 1000 tonnellate e include 4 livelli; nello specifico, comprende la plancia di comando, le cabine di 1^ classe, il salone delle feste e un altro livello, non completo, di cabine; tutti questi spazi, allestiti dai più grandi designers dell’epoca, sono forniti di apparecchiature, arredi, sistemi di illumi-
nazione e impianti; la loro completa accessibilità al pubblico è work in progress con aperture straordinarie durante l’anno di alcune aree già in sicurezza, come la plancia di comando. Sempre visitabile è, invece, il Salone delle feste, caratterizzato dall’originale soffitto circolare decorato con le sculture di Marcello Mascherini; rinominata oggi “Sala Conte Biancamano”, il giorno 27 marzo ha ospitato il Convegno “Gli assaltatori della Marina ieri ed oggi”, concluso con la proiezione-spettacolo de “L’af-
fondamento della Viribus Unitis” di Ippolita Paolucci. In alto: veduta del Padiglione Aeronavale del Museo, costruito appositamente per accogliere nave Ebe - di cui la foto mostra l’alberatura e il ponte di coperta - e una sezione del transatlantico Conte Biancamano, riconoscibile in questa immagine a destra dell’Ebe. In basso: visitatori all’interno della camera di manovra del sommergibile Toti (foto Paolo Soave, Archivio del Museo)
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Benvenuti ai nuovi specialisti e operatori di volo di Pasquale Prinzivalli
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Con la cerimonia della consegna di dieci nuovi brevetti, le Forze aeree della Marina e della Guardia costiera si arricchiscono di nuovi giovani specialisti di elicottero ed operatori di volo
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a cerimonia di consegna di dieci brevetti tra specialisti e operatori di volo, presso la Stazione Elicotteri della Marina Militare di Catania, ha sancito la conclusione del 30° corso avionici SH-90A, del 97° tecnici di macchina SH-90A, del 18° nocchieri di
porto, del 69° operatori di volo SH90A e del 28° nocchieri di porto operatori di volo. Il brevetto per sette militari della Marina militare e tre del Corpo delle Capitanerie di Porto giunge al termine di un percorso formativo teorico e pratico della durata
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di un anno. Durante il corso gli allievi hanno affrontato un articolato e impegnativo programma di studi ed un’intensa attività pratica che, a seconda della specializzazione, li ha visti impegnati in attività manutentiva, alla frequenza di un corso per l’abilitazione al recupero dei naufraghi e ad una fase dedicata alle missioni in volo. La cerimonia di consegna dei brevetti è stata presenziata dal Comandante delle Forze aeree della Marina militare, contrammiraglio Placido Torresi che rivolgendosi ai nuovi brevettati, e ai familiari intervenuti, ha sottolineato l’importante contributo che il personale delle Forze aeree, operando da bordo delle unità della Squadra Navale, fornisce
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Catania, 21 febbraio 2019. Alcuni dei momenti della Cerimonia di consegna dei brevetti ai neo specialisti e operatori di volo della Marina militare e della Guardia costiera. (foto Francesco Cicatello)
quotidianamente con professionalità e abnegazione per la sicurezza marittima del paese, forti del sostegno dei propri cari. La cerimonia, si è conclusa con l’intervento del comandante di Maristaeli Catania, capitano di vascello Riccardo Buralli, che ha formulato ai
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giovani militari il suo benvenuto nella famiglia dell’Aviazione navale. Complimenti quindi ai neo brevettati che saranno ora destinati presso i Gruppi di Volo operativi delle Forze aeree della Marina militare e della Guardia costiera.
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La scheda tecnica
L’NH-90 è un elicottero bimotore con capacità multi-missione. La Marina militare dispone dell’aeromobile in versione navale, SH-90A, e in versione terrestre “navalizzata”, MH-90A. L’SH-90A è stato sviluppato per assolvere, in qualsiasi condizione meteorologica, missioni antinave ed antisommergibile, oltre che di supporto alla difesa aerea, di trasporto logistico e di ricerca e soccorso (SAR). L’elicottero è dotato di una suite di sensori di ultima generazione, ottimizzata per la scoperta, la classificazione, l’identificazione, il tracciamento e l’eventuale ingaggio di bersagli di superficie e subacquei. L’MH-90A è invece progettato per il trasporto tattico di truppe e materiali e viene impiegato da bordo per il supporto alle operazioni di “eliassalto marittimo”. È equipaggiato con sofisticati ausili elettronici per il volo a bassa quota e rampa posteriore. Entrambe le versioni sono dotate di un sistema di ripiegamento automatico delle pale del rotore principale e della coda che permette il ricovero dell’elicottero nell’hangar delle Unità della Squadra navale.
Lunghezza: 19,6 mt Larghezza: 3,6 mt Diametro rotore: 16,3 mt Altezza: 5.9 mt Peso a vuoto: 7.400 Kg Peso massimo: 11.000 Kg Velocità massima: 315 Km/h (170 Kts) Motore: 2 General Electric T7000-GE-T6E1 Autonomia massima: 3,5 ore Raggio di azione: 685 Km (370 NM) Equipaggio: 2 piloti 2 operatori di volo Armamento ASW: siluro MU90, missile Marte MK2/S, 2 Dillon M134D 7.62 mm
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Il Comando Subacquei ed Incursori a Bologna al 27ª Salone europeo della subacquea
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di Gianpaolo Trucco i è appena conclusa a Bologna la più importante manifestazione espositiva europea dedicata alle apparecchiature ed alle attività subacquee: l’European Dive Show. Giunto ormai alla sua 27° edizione, l’Eudi Show oltre ad essere il più importante palcoscenico del mondo dell’immersione dove presentare prodotti innovativi,
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didattiche formative ed esplorazioni subacquee su siti di particolare interesse, rappresenta ormai, da oltre un decennio, il momento culminante dell’attività promozionale e divulgativa del Raggruppamento Subacquei ed Incursori (Comsubin) della Marina militare. Con un enorme stand istituzionale, allestito con le apparecchiature storiche e di ultima
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generazione in dotazione ai propri Gruppi Operativi, il personale di Comsubin ha accolto migliaia di visitatori entusiasti per poter approfondire le tematiche dell’immersione con gli specialisti della Marina. Ospiti di riguardo dell’organizzazione della manifestazione, questi uomini rappresentano il fil rouge che unisce tutti gli operatori del mondo della subacquea. Dai pallidi inizi del 1849, quando i palombari muovevano i primi passi sott’acqua, la Marina militare è stata una fucina di scienziati, ingegneri e pionieri coraggiosi che hanno consentito la nascita della medicina subacquea ed iperbarica e del sommozzatore, nonché lo sviluppo della subacquea così come oggi la conosciamo. Ma la storia ed i meriti passati non bastano per essere considerati leader di questa disciplina. Con le molteplici operazioni subacquee che sono state condotte nell’ultimo periodo, molto spesso a favore della collettività e la continua opera di ricerca, di analisi e d’innovazione della medicina subacquea ed iperbarica, delle procedure d’immersione e delle apparecchiature, Comsubin ha dimostrato di detenere con merito questa leadership. Mai come quest’anno, gli uomini dei Gruppi Operativi del Varignano sono stati contesi per effettuare molti interventi durante i quali sono stati trattati numerosi aspetti inerenti la su-
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bacquea: si è parlato di sicurezza nelle immersioni con i rebreather, delle attività svolte dal Gruppo Operativo Subacquei (GOS) a favore Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria e del Comune di Pantelleria per le quali, rispettivamente, è stato effettuato uno scavo archeologico su di un relitto napoleonico ed è stato riattivato il molo del porto nuovo dell’isola, chiuso al traffico marittimo da oltre 6 anni. Sono stati presentati poi gli studi
effettuati dalla sezione di Fisiologia Subacquea dell’Ufficio Studi sui vantaggi e svantaggi dell’impiego delle miscele iperossigenate durante le immersioni, mentre presso lo stand della FIAS (Federazione Italiana Attività Subacquee), prima federazione a riconoscere i brevetti subacquei rilasciati da Comsubin, sono state raccontate tutte le operazioni condotte dal GOS durante il 2018. Ma il momento culminante degli interventi effettuati dagli uomini della Marina du-
rante il 27° Eudi Show è stato quello durante il quale il Comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori, ammiraglio di divisione Paolo Pezzutti, ha presentato il libro “Uomini oltre – Comsubin, una squadra addestrata per missioni impossibili”. Questo volume, realizzato grazie alle spettacolari immagini di Massimo Sestini ed ai testi redatti da Michele Neri, permette di avere una panoramica, unica nel suo genere, delle attività addestrative ed operative svolte quotidianamente dai Palombari ed Incursori nell’ambito dei propri compiti d’istituto. Il salone europeo delle attività subacquee si è concluso con l’assegnazione del premio Enzo e Rossana Maiorca a tre neo laureate in biologia marina, alle dottoresse Joana Buoninsegni, Giulia Furfaro e Francesca Glaviano che, attraverso le loro tesi sperimentali, si sono aggiudicate la possibilità di trascorrere un periodo a bordo delle navi idrografiche della Forza armata. Anche in questo evento è stata significativa la presenza del Comandante di Comsubin che, con Patrizia Maiorca ed i più importanti campioni mondiali di apnea, ha raccontato quanto la Marina si operi per la difesa e la tutela del mare. Bologna, 1 marzo 2019. L’apertura della 27^ edizione dell’Eudishow a seguire alcuni momenti della manifestazione.
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Il progetto LHD nave Trieste
di Gabriele Catapano e Mario De Biase
Continua la rubrica che delinea le pecularietà che contraddistinguono le Unità Fremm e le Unità del Programma per la tutela della Capacità Marittima della Difesa (PPA, LHD, LSS), i cui progetti rappresentano il risultato dell’expertise e delle capacità dell’Ufficio Progetti. In questo numero parliamo di nave Trieste, il prossimo articolo riguarderà la LSS (Logistic Support Ship)
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oncepita e progettata nella “Sala Progetti” dello Stato Maggiore Marina, nave Trieste - la nuova Unità Anfibia Multiruolo (LHD – Landing Helicopter Dock) - è in costruzione nel cantiere di Castellamare di Stabia che oltre 80 anni fa ha dato i natali all’Amerigo Vespucci. LHD, concepita con il concetto del multi-purpose by design, è in grado di sviluppare capacità per molteplici missioni e rappresenta il derivato armonico
di numerosi ed impattanti requisiti progettuali: l’Unità rappresenta l’eccellente sintesi tra le svariate esigenze operative e gli inevitabili vincoli progettuali. Al fine di contenere i volumi e le dimensioni dell’Unità, a fronte della molteplicità di capacità (supporto ad operazioni anfibie over the horizont, operazioni Non Combatant Evacuation, assistenza umanitaria, concorso in caso di calamità naturali, etc.), un grande sforzo è stato indirizzato per la definizione delle ampie aree destinate al carico di mezzi, aeromobili ed assetti vari (i.e. moduli shelterizzati) attraverso l’adozione di innovative soluzioni tecnologiche e peculiari scelte progettuali: garage (~1000mq), hangar (~2200mq) e ponte di volo (~7000mq), suddivisi in tre distinte aree, comunque integralmente interconnesse, occupano la quasi totalità del volume interno disponibile nella zona centro-poppiera dell’Unità. Conseguentemente, tutte le aree logistiche (alloggi, mense, cucine e segreterie) ed i locali operativi sono stati concentrati ed ottimizzati nella sola zona centro-prodiera. Nonostante ciò, l’Unità è stata dimensionata per oltre 1000 posti letto con elevati standard di abitabilità che consentiranno di imbarcare, in aggiunta all’equipaggio fisso, gli staff di Comando e Controllo, personale della Landing Force e di supporto alle operazioni aeree e sanitarie. Asso-
lutamente innovativa è l’area di staff, progettata per essere prontamente riconfigurabile in funzione della missione da assolvere in differenti assetti attraverso apposite paratie mobili. Da evidenziare, inoltre, la scelta progettuale di realizzare l’area ospedaliera (~770mq) immediatamente a proravia dell’hangar: ciò permetterà di ampliare le capacità sanitarie della piattaforma, adibendo ad area triage una limitata porzione di hangar, grazie anche alle sistemazioni sanitare ivi predisposte. Ulteriore aspetto peculiare, è la presenza di numerosi impianti di movimentazione che assicurano rapidità e flessibilità nelle delicate operazioni di imbarco/sbarco di uomini e mezzi; tra questi, la rampa laterale di accesso diretto al ponte garage per mezzi anche cingolati fino a 60 t, i due elevatori laterali del ponte di volo da 40 t e infine la rampa interna che, congiuntamente ad un ulteriore elevatore, mette in comunicazione diretta il garage con l’hangar, oltre alle gru destinate alla movimentazione del carico e delle imbarcazioni. Particolare attenzione è stata posta anche nella progettazione dell’apparato propulsivo che, alla luce dei differenti profili di missione, deve garantire un’ampia flessibilità di impiego; si è quindi optato per una soluzione totalmente ibrida, in analogia alla Classe Fremm e marchio di fabbrica che caratterizza tutte le Unità del Programma di mantenimento delle Capacità marittime della Difesa, costituita da versatili motori elettrici per le basse andature (tipiche delle operazioni di sbarco anfibio), affidabili motori diesel per le medie andature (durante i trasferimenti verso aree di interesse strategico) e prestanti turbine a gas in grado di sviluppare andature elevate, soprattutto se raffrontate al notevole carico trasportato. Mancano oramai pochi giorni al varo (maggio 2019), quando finalmente nave Trieste potrà lambire la superficie del mare per la sua prima volta, mentre la consegna è prevista nel mese di giugno 2022.
In alto: rappresentazione tridimensionale di nave Trieste; a sinistra: la zona prodiera in fase di realizzazione presso i Cantieri di Castellamare di Stabia; accanto: la zona poppiera con il particolare della porta-bacino.
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inserzione pubblicitaria
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La Corderia di Castellammare tra passato e futuro
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di Andrea Caporossi
l Cantiere navale di Castellammare di Stabia prese vita nel 1783 per volontà di Ferdinando IV di Borbone e su sollecitazione di Sir John Francis Edward Acton. Allo scopo venne trasformato il convento dei padri carmelitani attiguo al luogo ove la popolazione di Castellammare, dedita alla pesca e al commercio, riparava e costruiva barche e piccoli velieri. Il convento venne pertanto adibito a bagno penale per utilizzare la manodopera dei detenuti. Già tre anni dopo, nel 1786, venne varata dal Cantiere la prima corvetta a cui fu dato il nome di “Stabia”. Successivamente il sovrano fece ampliare le strutture del Cantiere e istituì all'interno di esso un’officina che servisse per la costruzione delle corde, elementi essenziali per il complesso sistema di navigazione a vela. Nacque così il reparto di lavoro della Corderia dove una sala di commettitura provvedeva alle necessità di cime delle Unità navali varate. Cantiere e Corderia usufruivano della manodopera dei galeotti che scontavano la pena lavorando alla costruzione di navi o di insalubri locali della commettitura dove il clima umido (sotto la montagna del Faito a fare ombra e davanti il Mar Tirreno a traN OT I Z I A R I O
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montana) era funzionale alla lavorazione della canapa. Da allora Cantiere e Corderia hanno attraversato insieme i mutamenti tecnologici, politici, sociali e dell'andare per mare dell'Italia. Le lavorazioni della Corderia, inizialmente avviate con mezzi modesti e procedimenti primitivi, si vanno a perfezionare nel corso degli anni e le innovazioni
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tecnologiche investono i processi di produzione che vedono l’introduzione del vapore (intorno al 1830) e la realizzazione di un importante piano di ristrutturazione (nel 1850). Con l’avvento dell’elettricità e con l’impiego industriale di motori elettrici cambiarono sensibilmente le condizioni di vita all’interno dello Stabilimento. Fu pro-
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sime alla quiescenza e vorrebbero travasare alle nuove leve le loro conoscenze e abilità centenarie. Contestualmente nuove lavorazioni vengono introdotte nello Stabilimento. Nasce infatti da un accordo con Magnaghi Aeronautica Spa una collaborazione (sancita dal piano nazionale di ricerca militare) per lo studio congiunto della costruzione di componenti in fibra di carbonio out of autoclave. Tali lavorazioni saranno introdotte presso lo stabilimento dove i nuovi regettata una macchina a tirare legnoli e commettere cavi: la commettitura elettromeccanica a pista che ha rappresentato un punto di forza della Corderia in quanto unica nel suo genere e concepita in maniera impeccabile. Quello fra Cantiere e Corderia continuò ad essere un lungo e proficuo matrimonio rappresentato simbolicamente da nave Vespucci, nata nel 1931 dalle sapienti mani delle maestranze e, da quel giorno fino a oggi, rifornita dei cordami - rigorosamente in fibra vegetale - della Corderia di Castellammare. La maestria e la competenza dei tecnici della Corderia vengono riconosciute nel 1938 quando gli stessi sono chiamati a rilevare i piani di costruzione delle navi romane scoperte dagli archeologi sui fondali del lago di Nemi. Le strade del Cantiere e della Corderia si separano nel 1939 quando il Cantiere viene privatizzato e venduto alla Soc. An. Officine Meccaniche e Cantieri Navali di Napoli (poi Navalmeccanica) mentre la Corderia rimane proprietà della Marina militare. Nel 2000 la Corderia entra a far parte delle Unità Produttive dell'Agenzia Industrie Difesa con la denominazione di "Stabilimento Militare Produzione Cordami" e la finalità di giungere all'economica gestione aprendosi alla clientela commerciale ed esplorando nuove forme di produzione. Oggi lo Stabilimento Militare Produzione Cordami produce corde ad uso navale in fibra sintetica e natu-
rale essenzialmente di tre tipologie: cavi piani, cavi trecciati e sagole. Si va da diametri di poco più di un millimetro dei "merlini" fino ai 120 millimetri dei cavi da rimorchio e ormeggio delle Unità maggiori. Le fibre utilizzate sono poliammide, poliestere, polipropilene mentre le fibre vegetali utilizzate vanno dalla canapa fino alla manilla, il lino, il sisal. Vengono inoltre impiegate per speciali utilizzi fibre ad elevate prestazioni meccaniche quali il Kevlar® e il Dyneema®. Il processo di produzione è certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001:2015 e il controllo di produzione è costantemente assicurato dal laboratorio di misure e collaudi interno che - per l’effettuazione delle prove a rottura dei cordami – dispone di dinamometri fino a 70 KN equipaggiati con celle di carico certificate SIT e con software di elaborazione conforme alla norma UNI 8076. Il collaudo a trazione dei cavi è riconosciuto dal RINA come collaudo alternativo a quello effettuato dallo stesso Registro.Accanto alla produzione di cavi in fibra tessile, la Corderia costruisce presso il proprio reparto di Attrezzatura Navale tutta la gamma di manufatti artigianali quali biscagline, reti per ponte di volo, reti parabossoli, reti giapponesi e per recupero naufraghi, tappetini antisdrucciolo e paglietti per la tenuta delle barche porta dei bacini in muratura. Tutti questi manufatti non trovano ad oggi alcun tipo di macchinario che possa realizzarli con le medesime prestazioni tecniche e sostituire il lavoro manuale degli operatori. L’opera del personale addetto all’attrezzatura navale è rimasta nel suo genere unica sul territorio nazionale e costituisce un punto d’orgoglio per lo Stabilimento. La Corderia si trova in un momento cruciale della propria storia. Le maestranze che ne costituiscono il cuore pulsante si trovano infatti pros-
parti di lavoro ospiteranno le attività di laminazione, verniciatura e smerigliatura che consentiranno alla Corderia di fornire i componenti in fibra di carbonio destinati al velivolo Sky Arrow. La produzione a pieno regime di tali componenti partirà dal mese di settembre 2019 quando la Corderia sarà di fatto un fornitore di componenti per Magnaghi Aeronautica e opererà per i primi periodi sotto la direzione tecnica dell’azienda aeronautica. Dai primi mesi del 2020 è in programma l’avvio del processo certificativo per l’ottenimento della certificazione ENAC che consentirebbe alla Corderia di operare autonomamente nel campo dei componenti aeronautici in fibra di carbonio. Lo Stabilimento Militare Produzione Cordami rappresenta oggi una realtà industriale che continua a produrre manufatti di ottimo livello qualitativo soddisfacendo le richieste della Marina Militare e degli altri clienti istituzionali ma che mira anche a conquistare nicchie di mercato nel campo della tecnologia delle costruzioni in fibra di carbonio con l’obiettivo di unire passato e presente per un futuro che la veda protagonista del cambiamento e della rinascita industriale del territorio.
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Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini
Scopriamo i segreti del linguaggio di bordo, la lettera “O” come: oblò, occhio di cubìa e onda Oblò
L'oblò è un'apertura circolare di modeste dimensioni, realizzata sulla superficie della nave, la parte non immersa chiamata opera morta, formata da una lastra in vetro e un telaio. L'oblò nasce nel mondo della marineria, in quanto costituisce a tutt'oggi uno dei pochi sistemi per portare aria e luce ai locali interni. Il telaio è generalmente di ottone e la spessa lastra di vetro è in grado di resistere alla forza del mare che la nave potrebbe incontrare durante la sua vita operativa. Gli oblò sono chiudibili in modo da assicurare la tenuta stagna e hanno dal lato interno uno sportellino per assicurare l’eventuale oscuramento notturno.
Occhio di cubìa
L’occhio di cubìa è un’apertura a prua delle navi attraverso la quale passa la catena dell’ancora. Sulle navi moderne sono così definite quelle aperture presenti sulla superficie dei masconi collegate da un condotto alla coperta in prossimità del verricello adoperato per salpare le ancore, nel quale scorre la catena dell’ancora. Sin dai tempi antichi alcune popolazioni dipingevano sui masconi due grandi occhi. Era come dotare l’imbarcazione della vista di una divinità sempre vigile e all’erta contro i pericoli della navigazione. Per il popolo egiziano era usanza dipingere l’occhio di Horus, la divinità protettrice dei marinai, per il popolo cretese l’occhio dipinto era quello della dea Rea; per i cinesi l’occhio di cubìa dipinto opportunamente rappresentava l’occhio del drago o quello della fenice.
Onda
Con il termine di onda marina viene definito il moto della superficie d'acqua di un ampio bacino, come il mare o un esteso lago. L’onda marina si presenta con delle elevazioni a forma di cuspide (creste) e degli avvallamenti piuttosto allungati (gole o cavi). I parametri principali di un’onda sono dati dalla lunghezza, ovvero la distanza orizzontale fra due creste successive, l’altezza, ossia la distanza verticale tra il livello delle creste e il livello delle gole, la ripidità, ossia il rapporto fra altezza e lunghezza, la velocità di propagazione dell’onda e il periodo che corrisponde al tempo che l’onda impiega a fare un percorso pari alla sua lunghezza. Il vento genera lo stato del mare e sotto la sua azione prendono forma le onde fino a diventare «completamente formato».
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Dis...Corsi di navigazione I segnalamenti marittimi - parte seconda
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di Paolo Giannetti
el numero precedente avevamo iniziato a trattare i Segnalamenti Marittimi descrivendone le caratteristiche codificate nel Sistema Internazionale dei Segnalamenti I. A. L. A. (International Association of Lighthouse Authorities) che li suddivide in 6 distinte categorie: Laterali, Cardinali, Pericolo Isolato, Acque Sicure, Speciali, Nuovo Pericolo. I Segnali Laterali
I segnali laterali, già descritti, sono quelli di colore Rosso e Verde che
indicano l'entrata di porti e la risalita di canali navigabili, differenziandosi tra lato dritto e lato sinistro: a dritta entrando colore verde e rosso a sinistra. I segnali possono essere sormontati da miragli conici a dritta e cilindrici a sinistra, e di notte sono individuati da luce verde a dritta e rossa a sinistra. I Segnali Cardinali
I segnali cardinali segnalano aree di pericolo in riferimento ai 4 punti cardinali (N, S, E e W) indicando la loro posizione rispetto a quella del pericolo: figura 1
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Come esempio, una boa "Cardinale NORD" segnala di passare a Nord della boa (perchè a Sud è presente il pericolo). Analogamente per gli altri 3 tipi di cardinali si adotta la seguente regola mnemonica: Cardinale EST = pericolo a Ovest > passa a Est!
Cardinale SUD = pericolo a Nord > passa a Sud!
Cardinale OVEST = pericolo a Est > passa a Ovest!
Sono dipinti a fasce orizzontali gialle e nere ed hanno un caratteristico miraglio a doppio cono nero. La disposizione delle punte dei coni richiama la colorazione dei segnali e la posizione delle fasce nere rispetto a quelle gialle. Coni con punte in alto: fascia nera sopra la fascia gialla; coni con punte in basso: fascia nera sotto la fascia gialla; coni opposti alla base: fascia gialla tra due fasce nere; coni opposti al vertice: fascia nera tra due fasce gialle. (Fig 1) Ai segnali cardinali è anche associato un sistema di luci lampeggianti bianche. I ritmi sono a luce "Scintillante" (simbolo italiano Sc; inglese Q) o "Scintillante Rapida" (simbolo italiano Sr; inglese VQ) a seconda della frequenza con cui appare la luce. Con luce Scintillante la frequenza è da 50 a 60 lampi al minuto; con luce Scintillante Rapida la frequenza è da 100 a 120 lampi al minuto. La luce utilizzata per i segnali cardinali è: NORD: scintillante continua. EST: 3 scintillamenti seguiti da un intervallo di oscurità.
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SUD: 6 scintillamenti immediatamente seguiti da un lampo lungo (LFl) e successivamente da un intervallo di oscurità. OVEST: 9 scintillamenti seguiti da un intervallo di oscurità. La regola del 3, 6 e 9 scintillamenti può essere ricordata facilmente associandola al quadrante dell'orologio. Il lampo lungo, della durata di almeno due secondi, serve ad evitare che un segnale di 6 possa essere confuso con un gruppo di 3 o di 9. I Segnali di Pericolo Isolato
I segnali di pericolo isolato segnalano pericoli isolati per la navigazione (scogli, secche, ecc.) in prossimità della loro posizione. Sono di colore nero a fasce orizzontali rosse, con miraglio a due sfere nere sovrapposte. Di notte sono dotati di luce bianca a gruppi di due lampi. Il transito è consentito da qualsiasi lato purchè a debita distanza. (Fig 2)
I Segnali di Acque Sicure
I segnali di acque sicure indicano zone sicure ai fini della navigazione all'entrata di un canale o di un porto e sono colorate a strisce verticali bianche e rosse con miragli sferici di colore rosso. Di notte sono riconoscibili per una luce bianca, isofase, intermittente, ad un lampo di 10 secondi o riproducente la lettera A (Alfa) dell'alfabeto Morse Nessun pericolo è rappresentato dal transito a distanza ravvicinata rispetto alla boa. (Fig 3)
figura 3
I Segnali Speciali
figura 2
I segnali speciali segnalano cavi sottomarini, oleodotti, aree protette, aree militari, zone portuali destinate a particolari utilizzi o limitate nel tempo etc. ecc. Sono gialli e possono avere un miraglio giallo a forma di X; se hanno un luce, questa è pure gialla ed ha ritmi diversi dai fanali a luce bianca. La loro forma è lasciata volutamente "libera". L'unico vincolo nella carat-
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teristica per il loro riconoscimento è il colore giallo della boa e la luce gialla con caratteristiche diverse dalle altre categorie di segnali. I segnali speciali possono riportare cifre o lettere. (Fig 4) I Segnali di Nuovo Relitto
I segnali di nuovo pericolo sono stati introdotti più recentemente per la gestione delle situazioni di emergenza e criticità legate alla presenza di nuovi relitti sul fondo marino (pericolo per la navigazione): Sono costituiti da una boa a forma di fuso o da un’asta a strisce verticali alternate gialle e blu con segnalamento luminoso con portata nominale di almeno 4 miglia e periodo di 3 sec. (lampo blu 1 sec. intervallo 0.5 sec. - lampo giallo 1 sec. - intervallo 0.5 sec.); se vengono posizionate più boe per delimitare la zona, queste devono essere sincronizzate. Su di una deve essere posizionato un Racon con la lettera D (Delta) del Codice Morse. L'eventuale miraglio della boa deve essere costituito da una croce verticale gialla E' da notare che prima dell’ introduzione di questi segnali le strisce verticali dovevano essere interpretate come assenza di pericolo: questa è una eccezione. Sino ad allora si poteva considerare l'avvicinamento alle boe a strisce verticali una sicurezza, boe a strisce orizzontali un pericolo. (Fig 5)
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I pittori di Marina: un pò di storia di Paolo Bembo
Nel corso del Primo Conflitto Mondiale i pittori di Marina furono chiamati a fornire una memoria storico-visiva degli eventi più importanti
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ornando all’Italia, in questo rapido excursus sui pittori di marina del passato, sarebbe ora doveroso citare Vanvitelli, e poi i vedutisti veneziani, dal Canaletto al Bellotto, al Guardi. Ancora più significativo, per noi, Philipp Hackert, noto paesaggista e preciso esecutore di marine alla corte del Re di Napoli. Contemporaneamente, altri artisti italiani e stranieri si cimentarono nel genere, facendo da precursori a tutta una scuola di marinisti e navalisti che troverà ispirazione e seguito nell’Ottocento. Ricordiamo Salvatore Fergola, attivo a Napoli sin quasi alla morte, avvenuta nel 1874; e poi Ippolito Caffi, morto alla battaglia di Lissa e Guglielmo Ciardi ed uno dei massimi: Eduardo De Martino, pittore di corte a Londra. E che dire di tutti i cosiddetti “Pittori di banchina”? Fra essi Domenico Gavarrone, Luigi Roberto, Antonio e Giovanni Luzzo, Angelo Arpe e tutta la famiglia dei De Simone. Venendo al secolo scorso, nel corso del Primo Conflitto Mondiale i pittori furono chiamati a fornire il loro contributo sia per supportare il fronte interno, testimoniando dei sacrifici e del valore dei combattenti al fronte, sia per fornire una memoria storicovisiva degli eventi più importanti come anche di quelli marginali ma aventi
una profonda connotazione umana. Fra le opere di quel periodo meritano di essere ricordate quelle di Aldo Carpi, Italico Brass, Anselmo Bucci, Tommaso Cascella e tanti altri che non possiamo menzionare solo per la consueta tirannia dello spazio.
Dall’alto: olio su tela Italico Brass (1870 1943) - pastasciutta di lato alla plancia; al centro: Eduardo De Martino “Duty and Pleasure “ (Kiel 1894) - Imbarcazioni da diporto con un'unità navale tedesca di sfondo; a destra: olio su tela di Philipp Hackert (1737 - 1807) “Porto di Messina” . N OT I Z I A R I O
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PEYRANI SUD Peyrani Sud SpA is a multi service company involved in stevedoring, heavy lift operations and door-to-door haulage services for both normal and exceptional loads. We are number one in southern Italy for these specialist operations, employing a highly qualified workforce and operating a fleet of modern trucks, trailers and cargo handling equipment. Stevedoring in the ports of Taranto and Brindisi
PEYRANI SUD S.p.A. Piazzale Dante Alighieri, 26 - 74123 Taranto - ITALY sede op.: Strada Consortile tra SS7 e SS106 - 74100 Taranto - [40°29'32.99"N - 17°12'15.30"E]
www.peyranitrasporti.com – peyranisud@peyranitrasporti.com
IMPRESA PORTUALE NEPTUNIA L’Impresa Portuale Neptunia è presente nel porto di Taranto con attività di movimentazione, deposito, imbarco e sbarco merci. Tra le attività annoveriamo: - imbarco e sbarco di prodotti siderurgici; - rizzaggi e derizzaggi; - imbarco e sbarco di merci varie in colli e alla rinfusa - attività di stoccaggio e guardiania. Per lo svolgimento di tali attività l’azienda è dotata di vari mezzi operativi (gru portuale da 40 tonnellate, compressori, carrelli elevatori da 3 fino a 40 tonnellate) e di idoneo personale formato per svolgere operazioni portuali. La Neptunia ha nel proprio azionariato due imprese portuali autorizzate ex art. 16 L.84/94 nel Porto di Taranto; in caso di necessità può avere a disposizione i mezzi delle due Società. All’interno del porto, oltre alle aree scoperte, è disponibile un capannone coperto di 1.000 mq, per il deposito di merce sia estera che nazionale. IMPRESA PORTUALE NEPTUNIA S.r.l. Piazzale Dante Alighieri, 26 - 74123 TARANTO Sede op.: Porto Mercantile Calata 2 - 74100 TARANTO Tel./fax +39 099 4716719 neptunia@impresaneptunia.it - affgenerali@impresaneptunia.it
Tel: +39 099 4714261 Fax: +39 099 4706842
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