Sorrento magazine 2017

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SORRENTO LIFESTYLE • CULTURE • ARTS • TRADITIONS • FOOD • LUXURY • DESIGN • VIEWS

THE HOSPITALITY MAGAZINE ABOUT THE SORRENTINE PENINSULA

HIS ROYAL HIGHNESS’ FELLOW CITIZENS AND SORRENTO

a love eternal WWW.SORRENTHOS.COM


Benvenuti IN PENISOLA SORRENTINA TO THE SORRENTINE PENINSULA


- INSIDE SORRENTO MAGAZINE -

BE NV E NUT I

Welcome to the Sorrentine Peninsula

— P . 06 - P . 07

Gli auguri delle Istituzioni

Acknowledgments from Our institutions

COV E R STORY The Prince of Wales

— P . 08

L’erede al trono sulla Torre del Viceré The Heir to the throne on the Viceroy’s Tower

A RT A ND CULT UR E — P . 12

La Basilica di Sant’Antonino Abate The Basilica of Sant’Antonino Abate

P . 18

Il Vallone dei mulini a Sorrento The Valley of the Mills in Sorrento

P . 24

L’impegno della Fondazione Sorrento The Mission of the Fondazione Sorrento

P . 26

M’Illumino d’Inverno M’Illumino d’Inverno

P . 32

L’Altare di Sant’Agata The Altar of Sant’Agata

P . 34

Sorrento nel Settecento Sorrento in the 1700s

P . 38

Il Museo Correale di Terranova The Correale di Terranova Museum

P . 42

Il Premio Capo d’Orlando The ‘Capo D’Orlando’ Award

T H E S OR R E NT INE P E N INSULA — P . 46

P . 50 - P . 77

P . 78

Dalla Strada Borbonica l’ingresso al Paradiso The Bourbon Road to the Portal of Paradise

Là dove il mare luccica On the Sparkling Sea

Le torri costiere della Penisola Sorrentina e Amalfitana

The Towers of the Sorrentine Peninsula and the Amalfi Coast

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- INSIDE SORRENTO MAGAZINE -

A RT S A ND T R A DIT IONS — P . 84

Mattia Di Donato, dal Golfo di Napoli ad Hollywood Mattia Di Donato, from the Gulf of Naples to Hollywood

E XCE LLE NCE — P . 88

Olio, alta gastronomia Gourmet Oil

P . 90

I dolci della domenica Sunday Sweets

P . 96

Il gamberetto di nassa di Crapolla The ‘Nassa’ Shrimp of Crapolla

C U LT UR E A ND T R A DIT IONS — P . 98

Le palme di confetti

Sorrento’s Sugar-Almond Palm Fronds P . 90

T RA IN ING A ND WOR K — P . 102

A scuola di... ospitalità

The School of . . . Hospitality P . 105

Innovazione e tradizione del “Liceo Grandi” Innovation and Tradition at ‘Liceo Grandi’

P . 108

Un futuro certo

A Guaranteed Future

E XCUR SIONS — P . 110

Sorrento sott’acqua Sorrento Underwater

P . 118

Punta Campanella Punta Campanella

P . 122

Il Sentiero degli Dei The Path of the Gods

P . 126

FAI - Baia di Jeranto FAI - Bay of Ieranto

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SORRENTO

CO NTRIBUTO R S

THE HOSPITALITY MAGAZINE ABOUT THE SORRENTINE PENINSULA

P A T R O C INI WIT H T H E S U P P OR T O F

Francesco Aiello 88-89

Maria Ercolano 98-101

Annunziata Berrino 18-23

Salvatore Ferraro 78-83

Nicola Celentano 42-45

Alessandro Fiorentino 34-37

Città di Sorrento PROVINCIA DI NAPOLI

Città di Piano di Sorrento

Città di Vico Equense

Comune di Meta

Comune di Sant’Agnello

Comune di Massa Lubrense

E:

info@sorrenthos.com

W:

www.sorrenthos.com Da un’idea di / An idea by Michele Guglielmo e Mario Ziino

Maria Grazia Cocurullo 90-95

Patrizia Fiorentino 105-107

Antonino Cuomo 11\12-17

Marco Gargiulo 110-117

ED IT O R IA L MA RIO Z IINO Editor-in-Chief MICHE LE GUGLIE LMO Co-Editor

Paola Cuomo 102-104

Antonino Giammarino 27-31

T R A NS L A T IO NS Paula E. Boomsliter for Lexis srl, Florence

M A R K ET ING O F F IC E Francesco Di Maio 122-125

Mattia Lauro 84-87

MG HOT E L INSPIR ING Via Casa Rosa, 44/46 - Piano di Sorrento (Na) www.mghi.it

ED IT O R IA L O F F IC E M A SSM E DIA // E DIZ ION I Z IINO Raffaele Di Palma 118-121

Filippo Merola 38-41

Via L. Denza, 24 - C.mare di Stabia (Na) www.edizioniziino.com

L A YO U T & P R O D U C T IO N design and graphics by Mario Ziino info@stampacongressi.com Antonino De Angelis 8-11\46-49

Antonino Siniscalchi 32-33\96-97

PR IN T ING Grafica Metelliana S.p.A. Mercato S. Severino (Sa) info@graficametelliana.com Reg. Tribunale di T. Annunziata 782/2016 Registration with the Court of T. Annunziata 782/2016

Rosa Domestico 108-109

Ciriaco M. Viggiano 60-62

Cover photo: Charles, Prince of Wales Photo by Chris Jackson/Getty Images


WELCOME SORRENTO MAGAZINE

Costanzo Iaccarino Presidente Federalberghi Penisola Sorrentina

I

l fascino di una vacanza in penisola Sorrentina, tra le bellezze di un territorio che trasforma il soggiorno in una magia. Le note della canzone “Torna a Surriento” hanno diffuso nel mondo una grande verità: qui si deve venire almeno una volta, la prima volta, per innamorarsi per sempre delle bellezze straordinarie di una Terra dove una vacanza può essere vissuta come una magia. La storia attesta che all’epoca del Grand Tour questi luoghi sono stati mèta privilegiata dei più famosi artisti d’Europa. Tante cose contribuiscono, oggi come ieri, a rendere indimenticabile la vacanza in Penisola Sorrentina: la bellezza panoramica del territorio, sospeso tra il mare e le colline, la tradizione dell’accoglienza nei suoi alberghi, saperi e sapori legati ai prodotti tipici, la qualità dell’enogastronomia locale. È tutto? Certamente no, perché sono tanti i motivi per suggerire di concedersi una vacanza in Penisola Sorrentina, dove il turismo è una tradizione e l’accoglienza è una regola tramandata da una generazione all’altra. A Sorrento, in piazza Tasso, nel cuore della città, sventolano le bandiere delle nazioni dei cinque continenti, quelle da cui proviene da una settimana all’altra il maggiore flusso di ospiti stranieri. In Penisola Sorrentina ogni turista può godersi il soggiorno girando alla scoperta di luoghi incantevoli, che consentono di vivere serenamente giorni indimenticabili. Qui, come ricorda la canzone immortale “Caruso” di Lucio Dalla, “il mare luccica” e, per l’ospite, una vacanza ha il sapore di una magia che si rinnova nel tempo. Chi viene la prima volta da turista, tornerà sicuramente da amico, quindi, Torna a Surriento.

A vacation on the Sorrentine Peninsula, immersed in beauties that transform a stay into magic, is a siren song. The notes of ‘Torna a Surriento’ spread a truth around the world: Sorrento is a place you must visit at least once, the first time, when you’ll fall in love forever with its extraordinary sorcery; a land where a vacation is alchemy; a land to which you must return. History tells us that in the era of the Grand Tour, the peninsula was a destination for Europe’s finest artists. Many things contribute, today as yesterday, to making a vacation on the Sorrentine Peninsula an unforgettable one: the panoramic beauty of the landscape, the blue of the sea and the green of the hills; the tradition of hospitality at the hotels, the expertise apparent in the typical crafts products; the flavours and quality of local food and wine specialties. That’s it? Certainly not: you’ll discover many other reasons to treat yourself to a vacation on the Sorrentine Peninsula, where tourism is a tradition and hospitality a way of life handed down from generation to generation. Sorrento’s central Piazza Tasso flies the flags of the nations of five continents which, from one week to the next, are the main contributors to the flow of foreign visitors. Touring the Sorrentine Peninsula, you will find bewitching sites, havens for carefree, memorable days. As Lucio Dalla sings in his immortal ‘Caruso’, a vacation ‘here where the sea sparkles’ enchants like a time-turner spell. You will come as a visitor, but surely leave as a friend – and so, our invitation to Torna a Surriento!

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- OUR SPONSORS -

IL SALUTO DEL PRIMO CITTADINO Welcome from Our ‘First Citizen’ Giuseppe Cuomo Sindaco di Sorrento / Mayor of Sorrento

A

partire dal 2016, la nostra città ha felicemente collaudato l’esperienza di comunicare la sua immagine ed il valore delle sue risorse umane, paesaggistiche, storiche e naturali, avvalendosi di un prezioso strumento. Si tratta di Sorrento Magazine che, anche quest’anno, sarà ammiccante cadeau destinato a buona parte dei turisti in visita nella nostra città ed a quanti, potenzialmente, possono diventarlo in futuro. Al plauso che rivolgiamo agli artefici di questa iniziativa editoriale, aggiungiamo un sincero apprezzamento da riconoscere a quanti hanno contribuito – a qualsiasi titolo – affinchè essa potesse conoscere continuità.

In 2016, our city had the pleasure of testing communication of its image and the value of its resources – human, landscape, historic and naturalistic – via a precious tool.

Ai nostri ospiti, invece, porgiamo il benvenuto, nella speranza che il loro soggiorno sia talmente gratificante da indurli ancora a Sorrento.

It was Sorrento Magazine – and once again this year, the publication will be a lustrous cadeau distributed to the great majority of visitors to our city and to potential future visitors. To our applause for the artificers of this editorial undertaking, we must add our sincerest appreciation for the work of everyone who has contributed, in so many ways, to ensuring that the experience could continue. To our guests, instead, we extend our most affectionate welcome – in the hope that your stay with us will be all you expected – and that little bit more that will tempt you to ‘torna a Surriento’ for your next vacation!

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- COVER STORY -

L’EREDE AL TRONO SULLA TORRE DEL VICERÉ THE HEIR TO THE THRONE ON THE VICEROY’S TOWER Testo e foto di/ Text and photos by Antonino De Angelis

Quasi duecentomila nel 2016 gli ospiti inglesi della penisola sorrentina; circa tre milioni negli ultimi quindici anni. Qualche anno fa uno dei maggiori tour operator londinesi ha premiato il comune di Sorrento per la squisita accoglienza riservata dalla città del Tasso ai suoi clienti.

Almost two thousand English guests to the Sorrentine Peninsula in 2016; about three million over the last fifteen years. Some years ago, one of London’s foremost tour operators even awarded a prize to the City of Sorrento for the exquisite hospitality reserved by Torquato Tasso’s birthplace to its clients.

Del resto il legame fra i sudditi del Regno Unito e la penisola sorrentina è antico e si è consolidato nel tempo. La storia ci ricorda il soggiorno, nel 1862, del giovanissimo Principe di Galles, il futuro Re Eduardo VII. Della seconda metà di Novecento invece è la presenza della inquieta principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta, giunta qualche anno prima della sua scomparsa. In tanti la notarono tra la folla dei vacanzieri a far shopping per le strade di Sorrento in compagnia del fascinoso Mario d’Urso, l’amico delle sue indimenticabili vacanze romane. Forse memore dei racconti di sua zia, e dopo centoquaranta anni dalla visita del suo augusto antenato, anche l’erede al trono Carlo d’Inghilterra è giunto da queste parti, ospite di Donna Giulia Maria Crespi, per visitare la Baia di Ieranto, l’estremo, incontaminato, lembo della penisola sorrentina posto nel territorio di Massalubrense, che, come si sa appartiene ai beni del Fondo per l’Ambiente Italiano di cui la nobildonna lombarda ne è fondatrice e presidente onoraria.

But then, the ties between the subjects of the United Kingdom and the Sorrentine Peninsula are ancient and wellconsolidated. History reminds us that a young Prince of Wales, the future King Edward VII, stayed here in 1862. The Sorrentine sojourn of the ‘restless’ Princess Margaret, Queen Elizabeth’s sister, dates instead to the second half of the 20th century, a few years prior to her death. She did not pass unnoticed among the flocks of vacationers in Sorrento’s shopping streets, accompanied by the charismatic Mario d’Urso, her companion on her unforgettable ‘Roman holiday’. Perhaps mindful of his aunt’s stories, Charles, Prince of Wales, heir to the throne of Great Britain, also visited the area as a guest of Donna Giulia Maria Crespi to enjoy the Bay of Ieranto, an uncontaminated cove at the extreme tip of the Sorrentine Peninsula in the territory of Massa Lubrense. The bay and its surrounding area, as we know, is owned and protected by the FAI – the Italian Environmental Fund – of which the Lombard noblewoman is founder and honorary president.

Se molti poterono incontrare Margaret, in pochissimi hanno potuto vedere Carlo perché la sua visita, strettamente privata, fu inserita come una gemma nell’itinerario del suo personale Grand Tour in Italia del 2002.

While many in Sorrento had the opportunity to meet Margaret, only a few noted Charles – because his strictly private visit was a gem in his personal Grand Tour in Italia in 2002.

In uno straordinario pomeriggio di sole del 7 novembre di quell’anno, cinque elicotteri, due motovedette, due troupe televisive, giornalisti, fotografi, poliziotti e pompieri condussero e guidarono l’atterraggio sulla grande spianata della Baia. Seguito come un’ombra dal segretario personale Niger Baker, accompagnato dall’ambasciatore britannico a Roma Sir John Shepherd, dal console per l’Italia meridionale Michael Burgoyne, da dignitari e funzionari fra cui Richard Offen direttore

On the extraordinarily sunny afternoon of 7 November of that year, five helicopters, two coastal patrol boats, two television crews, reporters, photographers, police and firefighters coordinated and guided the royal landing on the plain overlooking the bay. Shadowed by his private secretary Niger Baker, accompanied by the British Ambassador to Italy Sir John Shepherd, the Consul General for Southern Italy Michael Burgoyne, dignitaries and officials including Richard Offen, Executive Director of Britain’s National

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- COVER STORY -

esecutivo del National Trust del Regno Unito, fu accolto dalla principessa Marina Colonna, presidente regionale del FAI, dall’architetto Paola Candiani e dal notaio Federico Guasti vice presidente della fondazione. Attenta e interessata fu la visita al vecchio frantoio dove davanti a una fotografia esposta ebbe ad esclamare meravigliato: “ma esistono ancora di questi ulivi?” “esiste ancora ed avrà oltre duemila anni”, gli fu risposto. Accanto alla casa colonica, proprio sotto gli ulivi la padrona di casa aveva fatto preparare per lui un frugale spuntino, servito negli eleganti piatti di Vietri, composto dalle prelibatezze del territorio: focaccine all’olio, rustici con ricotta, involtini di melanzane, fettine di melanzane alla brace, capocollo di Agerola, affettata di salame massese, alici marinate, carciofini sottolio, bocconcini di fior di latte, provoloncino del monaco, olive bianche in salamoia, olive nere con finocchietto e peperoncino; e, per la delizia del palato, il gusto del bosco e della macchia mediterranea: liquore di carrubo, mirtillo nero e mirtillo bianco di cui l’Ospite ne chiese la ricetta al custode che lo serviva; e ancora: rosolio al fragolino, vino bianco di Montecorbo, e, non poteva mancare, il classico limoncello di Sorrento. Sua Altezza pizzicò e sorseggiò un tantino di tutto con palese gradimento e, alla fine, gradì moltissimo il dono dei limoni e di tre sfogliatelline santarosa che tenne con se al momento della partenza. Come un agile boy scout si arrampicò sull’antica torre di guardia fatta costruire nel XVI secolo da Don Parafan de Rivera, duca l’Alcalà, viceré di Filippo II.

Trust, he was welcomed by Princess Marina Colonna, Regional President of the FAI, by architect Paola Candiani and by Notary Federico Guasti, the foundation’s vice-president. He was an attentive, interested guest; during his visit to the old olive-mill he noted a photograph and exclaimed, ‘do these olive trees still exist?’ The response was quick in coming: ‘They exist, and this one is more than two thousand years old.’ Beside the farmhouse, under the olive trees, the lady of the house had laid out a light snack, served in elegant Vietri ceramics, of the territory’s delicacies: foccaccine drizzled with oil, rustici puff pastries with ricotta cheese, stuffed eggplant rolls, charcoal-grilled eggplant slices, capocollo from Agerola, sliced Massese salami, marinated sardines, artichokes in oil, cow’s milk mozzarella nuggets, provolone Del Monaco, white olives in brine, black olives seasoned with fennel and hot red pepper; and, as a delicious finishing touch, the taste of the woods and the Mediterranean maquis: a local liqueur of carob and white and red bilberry – the recipe for which the royal guest requested of the server. And more: wild strawberry rosolio, Montecorbo white wine and – of course – Sorrento’s classic limoncello liqueur. His Highness tasted and sipped a bit of everything, with evident pleasure, and was delighted with his ‘take-home’ gift of lemons and three Santa Rosa sfogliatella pastries. Like an agile boy scout, he climbed the ancient guard tower built in the 16th century by Don Parafan de Rivera, Duke of Alca-

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Il Principe Carlo commenta con i suoi accompagnatori le bellezze della Baia di Jeranto. Foto piccola: Sua Altezza Reale ha molto apprezzato le prelibatezze locali. Prince Charles and his companions remark on the beauties of the Bay of Ieranto. Small photo: His Royal Highness enjoying local delicacies.


- COVER STORY -

là, Viceroy of Naples under Philip II. In the still afternoon, at the top of the tower, under the Italian flag raised alongside the standard of the Prince of Wales, the future king stood ‘lost in contemplation of such beauty’, in the words of one journalist. On the one hand, he surveyed the blue of the Amalfi coast, with the islands of the Sirens; on the other, the Angevin tower on Punta Campanella and Capri’s faraglioni outlined against the radiance of the coming sunset. The royal helicopter was scheduled to lift off at 3:45 p.m. but the prince dawdled along the path, chatting with the custodians, observing everything and expressing his admiration – as he said, ‘with a touch of envy’. At 4:15 the aircraft was overflying the bay on its way to the Herculaneum archaeological site, where the last day of Prince Charles’ extraordinary Grand Tour in Italia drew to a happy conclusion.

Giunto in sommità dov’era stata issata la bandiera italiana accanto a quella del principe di Galles, in quel pomeriggio senza vento, il futuro Re, come scrisse un giornalista, “è assorbito solo dalla contemplazione della bellezza”.

Perhaps it is not by chance that the Sorrentine Peninsula’s tourism statistics for that year showed a sharp peak in arrivals from the United Kingdom and generated the statistics – and the effects – we noted at the start of this brief chronicle.

Da un lato l’azzurro della costiera amalfitana con le isole delle sirene e dall’altro, verso occidente, la torre angioina di punta Campanella e i faraglioni di Capri sovrapposti ai bagliori del tramonto che presto sarebbe arrivato. Il protocollo aveva previsto la partenza dell’elicottero reale alle ore 15:45, ma il Principe, familiarizzando coi custodi, ancora si attardava lungo il sentiero osservando ed esternando il suo compiacimento, a suo dire, “con una punta di invidia”. Erano ormai le 16:15 quando il velivolo sorvolava la baia per raggiungere gli scavi di Ercolano dove felicemente si concludeva l’ultima giornata del suo straordinario grand tour in Italia. Forse non è un caso se a partire da quell’anno, nelle statistiche del movimento turistico in penisola sorrentina, gli arrivi dal Regno Unito hanno subito una forte impennata fino a registrare i dati e gli effetti indicati all’inizio di questa breve cronaca.

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Foto a sinistra: Il Principe mentre raggiunge l’antica torre del Vicerè. Photo on left: The Prince climbing to the ancient Viceroy’s Tower.


LA CI TTÀ AMATA D AI S U D D I TI D I S U A MAE S TÀ EL IS A B ET T A II A conclusione del 2015 sembrava che le risultanze del movimento turistico sorrentino avessero raggiunto limiti eccezionali, al punto da considerarsi un traguardo difficilmente superabile. Invece la stazione di soggiorno sorrentina ha dimostrato la sua vitalità, la sua forza di attrazione, l’efficacia del programma di manifestazioni organizzate, l’efficienza e l’atmosfera che autorità ed imprenditori sanno presentare al richiamo internazionale. La Gran Bretagna, ancora, mantiene la vetta della classifica delle presenze turistiche in Penisola, premiando la politica dei nostri operatori turistici. Considerando le giornate di soggiorno trascorse a Sorrento sono ancora gli inglesi a mantenere la tradizione di maggiore paese presente. Infatti i sudditi di S. M. Elisabetta II superano i sei giorni di permanenza, seguiti dai belgi (con poco meno di sei giorni) ed i tedeschi (che sfiorano le cinque giornate) e dai francesi con 3,6 giornate. Tra i paesi extra-europei la palma dei primi in classifica spetta agli israeliani con 3,47 giornate di soggiorno, seguiti dai canadesi (3,3), argentini (3,00), australiani (2.88), brasiliani (2.80) e dai giapponesi (2,12), mentre tutti gli altri ospiti sfiorano le due giornate di permanenza in città. A questa eccezionale affluenza di ospiti, Sorrento risponde, oltre che con l’offrire ogni forma di conforto, con l’organizzare un rilevante numero di manifestazioni e di iniziative, specie di carattere culturale. Ora si avvia la stagione turistica 2017 e le prospettive sono ottimistiche.

Intera Stazione di Soggiorno Sorrento Entire Resort Territory Sorrento Arrivi Presenze Arrivi Presenze Visitor Arrivals Overnight Stays Visitor Arrivals Overnight Stays Regno Unito

168.764

1.048,379

137,938

854.635

Germania

32.687

Francia

22.632

159.941

23.901

112.706

82.582

17.900

Belgio

63.785

11.058

63.667

8.784

51.656

U.S.A.

129.562

372.929

113.344

322.179

Australia-Nuova Zel.

32.076

93.140

29.027

81.068

Canada

22.190

76.044

19.425

64.903

Argentina

24.706

75.763

17.105

51.740

terna il suo compiacimento

Brasile

9.065

25.305

10.254

28.717

ad uno dei custodi.

Rep. Cinese

8.630

15.084

8.573

14.757

Giappone

3.554

6.630

3.930

8.340

Corea del Sud

4.641

7.753

3.009

5.157

Altri Paesi d’Asia

8.973

15.846

9.865

16.517

Israele

9.002

28.819

6.559

22.765

T H E CITY L O VED BY THE S U BJ E CTS O F HM E LI Z A B ET H II At year’s-end 2015 it seemed that the tourist presence in Sorrento had reached exceptional heights, with numbers it was generally felt would be hard if not impossible to beat. But instead, Sorrento’s vitality as a resort territory apparently has no bounds. In 2016 it clearly demonstrated its force of attraction, the efficacy of its events programming, and its image as territory with an excellent tourist hospitality organisation and its own very special atmosphere – and the skill of its public bodies and entrepreneurs in presenting the guest experience to the international public. Great Britain retained its place at the top of the rankings in terms of numbers of visitors to the peninsula, confirming the efficacy of the policies adopted by our tourism sector enterprises. A breakdown by days of stay in Sorrento shows the British again at the top, true to tradition. The subjects of Her Majesty Elizabeth II spend an average of over six days here. They are followed by our Belgian guests (with a little less than six days), by German tourists (with close to 5 days) and by French visitors (3.6). Among the extra-European countries, the blue ribbon goes to Israel, with an average stay per visitor of 3.47 days, followed by Canada (3.3), Argentina (3), Australia (2.88), Brazil (2.8) and Japan (2.12), while the average stay of Sorrento’s guests from other countries approaches two days. To this exceptional influx of visitors Sorrento responds with excellence and every possible comfort at its hotels and restaurants and in the city as a whole, with a great number of events and initiatives, mostly cultural in character, throughout the year, every year. Now the 2017 tourist season is picking up steam – and the forecasts are rosy. The territory’s hoteliers have worked without pause to prepare for the upcoming season and are confident that they will at least match the more-than-positive 2016 numbers. Nino Cuomo

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Foto in basso a sinistra: Il Principe Carlo mentre es-

Photo on bottom left: Prince Charles speaking to one of the custodians.


SANT’A NTO NINO La Statua in argento del Santo viene portata in processione. The silver statue of the saint

photo: Carlo Alfaro

carried in procession.

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- ART AND CULTURE -

LA BASILICA DI SANT’ANTONINO ABATE The Church of the Patron Saint: the Basilica of Sant’Antonino Abate Antonino Cuomo Ogni città ha il suo protettore, e la “sua” chiesa è il luogo di maggiore devozione per i cittadini che a Lui ricorrono in ogni momento di bisogno o di necessità.

Every city has its patron saint, whose church is the most assiduously frequented by devout citizens and to whom the faithful turn in their moments of greatest need.

Sorrento ha il suo protettore in Sant’Antonino Abate, sul cui sepolcro fu eretta la chiesa che, oggi, basilica madre dell’intera Penisola Sorrentina, testimonia la devozione dei fedeli del Santo che ha sempre risposto alla fede di coloro che a Lui ricorrono. La chiesa è la più frequentata dell’Arcidiocesi.

Sorrento’s patron is Sant’Antonino Abate, Saint Antoninus Abbot, on whose tomb was erected the basilica which today, as the mother church of the entire Sorrentine Peninsula, bears witness to the devotion of the faithful to their tutelary, who has always responded to their trust in God when called upon. The church is the ‘busiest’ in the archdiocese.

Invitato a Sorrento dal suo eremo di Faito, divenne Abate del monastero benedettino di S. Agrippino, dove si era associato, ed, alla sua morte, chiese di essere sepolto “né dentro, né fuori la città”. Fu così che si intepretò – dopo alterne vicende - che le sue ossa dovevano essere collocate nelle mura di Sorrento, come, lungo la strada che conduce al porto, adiacente alle mura orientali della città, è visibile la lapide che certifica il luogo ove sono depositati i Suoi resti; luogo corrispondente alla cripta della chiesa eretta in Suo onore, eletta a “basilica pontificia”, con tutti i privilegi di quelle minori romane, da Papa Pio XI, con decreto del 12 dicembre 1924. Trattasi di un edificio a più piani, con parte dell’antico complesso monastico in cui visse il Santo.

Invited to Sorrento from his hermitage at Faito, Antoninus became abbot of the Benedictine monastery of Sant’Agrippino, with which he was associated; he requested, as he lay dying, to be buried ‘neither inside nor outside the city’. It was thus decided – after much discussion of his somewhat ambiguous phrase – to lay his bones to rest in the thickness of the wall itself. Along the street leading to the port, adjacent to the city’s eastern walls, a plaque marks the place where his remains were lain, which corresponds to the crypt of the church erected in his honour. The church was later granted the title of ‘pontifical basilica’, and all the privileges of Rome’s minor basilicas, by Pope Pius XI with his decree of 12 December 1924. The church is on more than one level, with a portion in the ancient monastic complex where the saint lived during his time in Sorrento.

L’ESTERNO La facciata della basilica verso la piazza, intitolata allo stesso Santo (nel cui centro fu eretta, nel sec.XVII, una statua in narmo, a ringraziamento della cessazione del colera che aveva invaso l’intera penisola), è in stile romanico, in tufo grigio, con ingresso con quattro gradini, anch’essi in tufo grigio. Nel piccolo portico, antistante l’ingresso al tempio, sulla destra, soprastante l’urna che raccoglie le ossa di mons. Francesco Gargiulo, Rettore della Basilica per oltre mezzo secolo, sono esposte le ossa di un cetaceo che infestava la costa sorrentina e che aveva ingoiato

THE EXTERIOR The main facade of the basilica opens on the square named for the saint, at the centre of which a marble statue was erected in the 17th century in thanks for Antoninus’ intervention to stop the cholera epidemic that had affected the entire peninsula. The facade is Romanesque, built of grey tufa stone; the porch, with its four steps leading up to the portal, is also in grey tufa. In the small portico in front of the portal, above the urn on the right holding the bones of Mons. Francesco Gargiulo, Rector of the Basilica for more than half a century, are the bones of a cetacean that had ‘cruised’ the Sorrentine coast

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- ART AND CULTURE -

LA NAVATA CENTRALE La navata centrale della Basilica, che dall’ingresso conduce all’altare maggiore, è a sei archi, sostenuti da altrettante colonne (in parte avanzi di templi pagani), nei cui ovali (ricavati fra i vani degli archi stessi) esistono affreschi, al di sopra dei quali si sviluppa il cornicione con grandi finestroni, nei cui spazi ripieni esistono altri affreschi (rettangolari e più grandi degli ovali). Complessivamente esisono sedici spazi, nei quali sono riportati altrettanti episodi della vita dell’Abate Antonino e dei suoi miracoli.

THE NAVE The nave of the Basilica, running from the entrance to the main altar, is set off by six arches on either side, supported by as many columns (most of the materials for which are from pagan temples); the ovals in the space between each two arches are frescoed; above the arches runs a cornice below large windows, between which are other, rectangular frescoes, larger than those in the ovals. In all, there are sixteen frescoed surfaces depicting as many episodes from the life of Abbot Antoninus and the miracles attributed to him.

photo: Carlo Alfaro

Nella parte laterale del tempio, lungo la strada, anch’essa intitolata al Santo, vi è la piccola porta – attribuita al secolo decimo – realizzata in gran parte con materiali architettonici e scultorei di epoca classica.

and swallowed a child from the city. The mother prayed to Saint Antoninus, thanks to whose intervention the animal released the child and later remained so faithful to the saint that it came to die on the beach at Sorrento. On the opposite side is testimony to the commitment of the ‘Sorrentine farmers’ to construction and decoration of the portico in 1886. A small door, attributed to the 10th century and built in large part of reused architectural and sculptural materials from the classical era, opens on the side facade along the street also named for the saint.

photo: Carlo Alfaro

un bambino sorrentino. È storia che la madre ricorse a San’Antonino, il cui intervento ottenne dal cetaceo la restituzione del bimbo, animale rimasto talmente legato al Santo che venne a morire sull’arenile di Sorrento, di cui le ossa sono testimonianze. Sulla parte opposta vi è la testimonianza dell’impegno dei “coltivatori sorrentini” per la sistemazione e l’abbellimento dello stesso porticato, realizzato nel 1886.

Il soffitto è realizzato a forte riquadrature e rosoni d’oro con tre tele di Giambattista Lama (del 1734) aventi ad oggetto il trionfo del Santo ed alcuni Santi dell’ordine dei Teatini (che possedettero, per molti anni, dopo i benedettini, convento e chiesa). IL PRESBITERIO È la crociera che unisce le tre navate in cui si sviluppa la chiesa e, ad essa si accede attraverso cinque gradini di marmo bianco. L’altare “maggiore”, maestoso e ricco, è quello che ornava il monastero benedettino della SS.ma Trinità, consacrato dall’Arcivescovo di Sorrento, mons. Vincenzo Calà, il primo luglio 1814, dietro il quale c‘è un coro ligneo, coperto dallo sviluppo del complesso dell’altare, che presenta alle estremità angeli in marmo, opera di Matteo Bottiglieri. Tutte le pareti del presbiterio sono arricchite da quadri, pitture e due preziosi reliquari, già esistenti nella chiesa Cattedrale di Sorrento, realizzati nel 1608 e qui trasferiti tra il 1659 ed il 1679. Nella parte superiore dell’abside, semicircolare, vi sono i Santi Patroni di Sorrento, con al centro Sant’Antonino (a destra S. Bacolo e S. Attanasio, a sinistra S. Renato e S. Valerio), dipinti di Giacomo Del Po, del quale sono, anche, i due giganteschi quadri sulle pareti laterali, rappresentanti altrettanti interventi del Santo Patrono in liberazione di Sorrento.

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L A B A SIL ICA Foto a sinistra: La Santa Messa solenne celebrata da Sua Eccellenza l’Arcivescovo. Foto in basso: Particolare della Cripta; il luogo più visitato dai devoti del Santo.

T H E B A SIL ICA Photo on left: Solemn Mass celebrated by His Excellency the Archbishop. Bottom photo: A detail of the Crypt, the site most visited by devotees of the saint.

The ceiling is coffered in large squares containing gilded rose decorations and three paintings by Giambattista Lama (1734) celebrating the Triumph of Saint Antoninus and several saints of the Order of the Theatine monks (the Benedictines’ successors in the convent and church and its custodians for more than two centuries).

LE NAVATE LATERALI Sono due navate che conducono al succorpo, sottostante il presbiterio, dotate di due altari per ognuna di essa: quelle di destra dedicate a S. Giuseppe ed a S. Andrea Avellino, quelle di sinistra all’Immacolata ed a S. Gaetano. Nello spazio superiore ai detti altari vi sono otto dipinti su tela (quattro per lato), rappresentanti episodi della vita dei due suddetti Santi dell’Ordine dei Teatini, cui il complesso fu affidato con atto del 21 luglio 1608 e custodito fino all’entrata in vigore delle leggi eversive dello Stato Italiano, emanate nel 1866. La statua più preziosa di quelle su questi altari laterali è quella della Vergine Immacolata, realizzata dallo scultore Citarelli nel 1848 e ritenuta la pù bella statua moderna della Penisola. LA CRIPTA La cripta, o succorpo, è il luogo più visitato e frequentato dai devoti del Santo protettore di Sorrento. Vi si accede dalle due scale in marmo al culmine delle due navate laterali. L’intera area è sostenuta da otto colonne di marmo pregiato (anch’esse recuperate da antichi templi pagani della zona), sulle quali si sviluppano gli archi di sostegno; di questi, quattro sono più piccoli e sono posti all’interno della balaustra che delimita la zona dell’altare, mentre i quattro più grandi sono posti all’esterno.

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THE CROSSING AND THE CHANCEL The crossing at the point of intersection of the three naves of the church’s Latin cross plan is raised on five steps in white marble. The majestic, richly decorated main altar, previously in the Benedictine monastery of the Holy Trinity, was consecrated by the Archbishop of Sorrento, Mons. Vincenzo Calà, on 1 July 1814. It stands before – and mainly hides – the wooden choir in the apse with at its sides marble angels by sculptor Matteo Bottiglieri. All the walls in the chancel area are decorated with paintings; there are also two precious reliquaries created in 1608 for the Cathedral of Sorrento and transferred here between 1659 and 1679. In upper register of the semicircular apse are the patron saints of Sorrento, with Saint Antoninus at the centre, Saint Bacolo and Saint Athanasius on the right and Saint Renatus and Saint Valerius on the left, painted by Giacomo Del Po, also the author of the two huge paintings, on the side walls, depicting several miraculous interventions by the saint in defence of Sorrento. THE SIDE AISLES The two side aisles, leading to the entrances to the ‘succorpo’ or crypt underneath the chancel, each hosts two altars: those in the right aisle are dedicated to Saint Joseph and to Saint Andrea Avellino; those on the left to Mary Immaculate and to Saint Catejan (Gaetano). In the spaces above the altars are eight oils-oncanvas (four in each aisle) representing episodes from the lives of the two abovementioned saints of the Theatine Order, to which the complex was entrusted by deed on 21 July 1608 and who were its custodians until the post-unification Italian laws suppressing religious orders, emanated in 1866, came into force. The most precious statue among those adorning the side altars is of Mary Immaculate, created by sculptor Francesco Saverio Citarelli in 1848 and


photo: Carlo Alfaro

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Su questo altare è posizionata una statua del Santo, alle cui spalle c’è la lampada perenne ad olio (fornito dai devoti) ed una lamina d’argento alla sua base posteriore, che i fedeli sono soliti “palpeggiare” per segnarsi con il segno della croce, invocando la protezione del Santo Patrono. Lungo le pareti sono esposte sei tele del pittore sorrentino Carlo Amalfi (1707-1787) riproducenti i quattro Vescovi Sorrentini Santi, compatroni con San’Antonino, S. Gennaro (protettore di Napoli) e S. Nicola (protettore di Bari), nonché i quadri testimonianti alcuni miracoli del patrono ed ex voto marinari di devoti miracolati (fra i quadri votivi ve ne sono alcuni dipinti dal famoso pittore marinista di Meta, Eduardo De Martino, accreditato alla Corte d’Inghilterra, ove suoi quadri ornano Buckingham Palace). Negli estremi angoli laterali (alle spalle dell’altare) esistono due eccezionali altarini: quello di sinistra con il quadro (più prezioso della basilica) affresco della Madonna delle Grazie del

held to be the most beautiful modern statue anywhere on the Sorrentine Peninsula. THE CRYPT The crypt, or succorpo, is the part of the church most visited by the devotees of Sorrento’s patron saint. It is accessed by two marble staircases at the ends of the two aisles. The crypt ceiling is supported by eight columns in precious marble (like others in the basilica, recovered from ancient pagan temples in the area), from which spring the support arches. Of these, four are smaller and within the chancel rail that delimits that altar area; the four larger columns rise outside the rail. The altar supports a statue of the saint, behind which an eternal flame burns, fuelled by oil donated by worshippers. Devotees visiting the crypt often touch the silver plate at the rear of the statue base before crossing themselves to invoke the protection of the saint. The walls are decorated with six canvases by Sorrentine painter Carlo Amalfi (1707-1787) depicting the four sainted bishops of Sorrento (co-patrons

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sec. XIV, distaccato dalle mura delle Città e quello a destra con il famoso, miracoloso, Crocifisso, in legno ricoperto da una guaina in argento (portato in processione in occasione di eventi eccezionali e per gravi calamità pubbliche, come avvenne, il 7 dicembre 1980, per invocare la fine delle scosse telluriche che scossero l’intera Campania).

with Saint Antoninus), Saint Gennaro (patron saint of Naples) and Saint Nicola (patron saint of Bari), as well as with four paintings of the miracles performed by Saint Antoninus and ex-votos on seafaring themes placed in the crypt by miraculously-saved devotees. Several of the votive paintings are by the famous artist Eduardo De Martino of Meta, appointed Marine Painter-in-Ordinary to HRM Queen Victoria and author of many seascapes, including several canvases of British naval victories and ships that still hang in London’s Buckingham Palace. In the far corners, behind the main altar, are two exceptional smaller altars: above the one on the left is the 14thcentury fresco painting (the basilica’s most precious) Our Lady of Graces, detached from the city walls; the righthand altar is decorated with the famous, miraculous silvercovered wooden Crucifix carried in procession on occasion of exceptional events or serious calamities, as was the case on 7 December 1980 to invoke cessation of the earthquakes that shook the entire Campania region. The marble railings along the access staircases were sculpted in 1753.

Le due balaustre di marmo lungo le scalinate di accesso sono state scolpite nel 1753. LA SAGRESTIA Anche questo reparto del complesso sacro del Patrono di Sorrento (comprendendo anche la saletta del Rettore) è ricco di preziose testimonianze della devozione che nei secoli è stata sempre viva e che ha consentito di farla diventare un piccolo museo. Infatti vi si possono ammirare i bozzetti dei sei quadri di Santi protettori descritti nella cripta; una tavola ad olio della Madonna con il Bambino (fra le più ammirate dal noto critico Vittorio Sgarbi in occasione di una visita alla Basilica); un’immnagine della Madre di Dio in stile bizantino; un’altra tavola ad olio della Vergine Maria tra i due Santi protettori dell’attuale archidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia, Sant’Antonino e S. Catello (opera del sec. XVI di Luca de Maxo); una scultura lignea seicentesca raffigurante la Madonna del Rosario; un grande Crocifisso ligneo; un piccolo presepe del ‘700 in miniatura; una ricostruzione plastica del miracolo della balena.

THE SACRISTY This portion of the sacred complex dedicated to the patron saint of Sorrento (inclusive of the rector’s room) abounds in precious evidence of centuries of devotion and is now a small museum. Here are exhibited the cartoons for the six paintings of saints in the crypt; an oil-on-panel Virgin with Child, greatly admired by well-known critic Vittorio Sgarbi on occasion of his visit to the basilica; an image of the Mother of God in Byzantine style; another oil-on-panel of the Virgin with Saint Antoninus and Saint Catellus, co-patrons of today’s archdiocese of Sorrento – Castellammare di Stabia, by Luca de Maxo (16th century); a 17th-century wooden sculpture of the Madonna of the Rosary; a large wooden Crucifix; a miniature nativity scene from the 1700s; and a diorama of the Miracle of the Whale.

IL PRESEPE Un’altra preziosità della Basilica di Sant’Antonino era il Presepe Settecentesco donato da Saltovar (Silvio Salvatore Gargiulo), denominato “Il piccolo Sammartino”. Era un complesso presepiale composto da 151 pastori, 61 animali e 54 accessori, uniti una scenografia che, nel suo insieme, realizzato in sughero lavorato, presenta alcuni punti caratteristici di Sorrento antica: i ruderi dll’acquedotto romano, il portale duecentesco di S. Maria delle Grazie, le bifore del palazzo Correale in via Pietà, la fontana a suo tempo esistente nel largo del Castello (oggi in via S. Antonino), la discesa della Porta di Marina Piccola e quella di Marina Grande, il vallone dei mulini ed altri scorci dei dintorni di Sorrento.

THE NATIVITY SCENE Another treasure of the Basilica di Sant’Antonino was the 18th-centiry nativity scene donated by ‘Saltovar’ (Silvio Salvatore Gargiulo), known as ‘Il piccolo Sammartino’. The scene was composed of 151 shepherds, 61 animals and 54 other figures in a carved cork setting that shows characteristic sights of ancient Sorrento: the ruins of the Roman aqueduct, the 13th-century portal of Santa Maria delle Grazie, the two-light windows of Palazzo Correale in Via Pietà, the fountain that at the time stood in Largo del Castello (today in Via S. Antonino), the slopes down to Porta di Marina Piccola and that of Marina Grande, the ‘Valley of the Mills’ and other attractions in the environs of Sorrento. Unfortunately, during restoration work after the 1980 earthquake, most of this ‘treasure’ was stolen; despite the generosity of many Sorrentines who contributed to replenishing the ranks of the shepherds, the original ‘Presepe di Saltovar’ no longer exists – even though the new one is beautiful: the original setting remains and, within it, the period shepherd statuettes donated to the church are more than worthy of admiration.

Purtroppo, in occasione dei restauri per i danni del terremoto del 1980, gran parte di questa ricchezza fu trafugata da abili ladri, onde oggi, anche se con la generosità di molti sorrentini si è cercato di ristabilire il complesso dei pastori, non è più possibile ammirare l‘originale “Presepe di Saltovar”, anche se è pur sempre un bellissimo complesso presepiale degno di ammirazione, essendo rimasta la scenografia iniziale, ancora ricca di pastori d’epoca.

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photo: Carlo Alfaro

IL VALLONE DEI MULINI A SORRENTO The Valley of the Mills in Sorrento Annunziata Berrino*

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I turisti che visitano Sorrento si affacciano ad un parapetto nei pressi della piazza Tasso e restano a lungo incantati, a contemplare dall’alto un profondo vallone che contorna la città antica e che fino all’Ottocento la isolava e la proteggeva. Giù, sul fondo, tra una vegetazione intensa e avvolgente, si scorge ancora un corso d’acqua che scende dalle colline e va al mare e un’antica costruzione. Questo luogo oggi inaccessibile è immaginifico e attraente per i sorrentini, così come per milioni di turisti, ed è conosciuto come “il vallone dei mulini”.

Visitors to Sorrento who look out from a parapet near Piazza Tasso tend to remain rooted to the spot, as if under a magic spell, contemplating from on high the deep rift that encircles the ancient city and that isolated and protected it until the 1800s. Below, at the bottom, amidst dense, clinging vegetation, it is still possible to discern the sparkle of the watercourse that descends from the hills on its way to the sea – and an ancient building. Today inaccessible, this area is as full of mystery and attraction for the populace of Sorrento as it is for millions of tourists. It is the ‘Valley of the Mills’.

EC CO LA SUA STOR I A

HE RE’ S I T S ST ORY

Dalla fine degli anni ’30 dell’Ottocento, quando Sorrento fu finalmente collegata a Castellammare con una strada, il numero dei visitatori e la fama della Penisola aumentarono velocemente.

Beginning in the late 1830s, when Sorrento was finally linked to Castellammare by road, the fame of the peninsula – and the number of visitors – increased rapidly.

Nel 1842 nel tribunale di Napoli fu venduta all’asta una villa con un vasto terreno; la proprietà inglobava proprio il vallone. L’acquistò una giovane coppia di origini straniere. Lui era Enrico Falcon (1810-1868), aveva trentadue anni ed era un ingegnere; era di famiglia liberale, anticlericale e francese, arrivata nel Regno con l’esercito napoleonico, rimasta a Napoli, lavorando anche per i Borbone. Enrico amava l’architettura, aveva viaggiato a lungo e studiato ingegneria a Parigi e, giovanissimo, aveva lavorato alla costruzione della prima linea ferroviaria del Regno delle due Sicilie: la Napoli-Portici. Lei si chiamava Joséphine Sicard (1819-1851?), era figlia del console dei Paesi Bassi a Napoli e proveniva da una famiglia di imprenditori di comunicazioni marittime a vapore. Enrico e Joséphine vivevano a Napoli, ma la villa a Sorrento non fu per loro una semplice residenza di villeggiatura, perché l’ingegnere Falcon vi immaginò e realizzò nuove imprese, mentre sua moglie vi impiantò un «nobile albergo» nel quale ospitare forestieri. Infatti subito dopo l’acquisto l’ingegnere trasformò profondamente la villa sorrentina: edificò un secondo piano, dei portici, un lungo balcone, degli archi di sostegno e disegnò un grande giardino.

In 1842, a villa with a vast lands – including the valley – was sold at auction by the Court of Naples. The purchasers were a young couple of foreign origin. He was Enrico Falcon (1810-1868), at the time thirty-two years of age, an engineer, from a liberal, anticlerical French family that had come to the Kingdom with Napoleon’s army and had remained in Naples to work for the Bourbon rulers, among others. Enrico loved architecture; he had travelled extensively and studied engineering in Paris; at a very young age, he worked on construction of the Kingdom of the Two Sicilies’ first railway, the Naples-Portico line. She was Joséphine Sicard (1819-1851?), daughter of the Dutch consul in Naples, born to a family of steamship entrepreneurs. Enrico and Joséphine lived in Naples, but their villa in Sorrento was anything but a mere vacation home: Engineer Falcon planned new enterprises and built new facilities on the property while Joséphine destined a part of the villa to hosting paying guests. Immediately after purchasing the Sorrentine villa, the engineer radically transformed it: he built a second story, porticoes, a long balcony and support arches – and laid out a huge garden. Joséphine, instead, dreamed of building a ‘cottage’ there to augment the facilities of her ‘nobile albergo pe’ forestieri’.

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“T HE GLE N AT S OR R E N TO”.

Disegno di William Havell e incisione di Edmund J. Havell, 1830 circa, in: A. Cuomo, Sorrento e la sua penisola, Nicola Longobardi Editore, 2005. Il Mulino con in alto la Villa Falcon T HE GLE N AT S OR R E NTO

Dra wing by Willia m Ha vell; et c h in g b y Ed mund J . H a vell, 1830 ca . I n A. C u o mo , Sorrento e la s ua penis ola. Nic o la Lo n goba rd i E d it o r e, 2 0 0 5 . The mill, with Villa Falcon above.


Da parte sua Joséphine volle far edificare una «casina» all’interno della proprietà e la destinò a «nobile albergo pe’ forestieri». In quei primi anni ’40 dell’Ottocento giungevano a Sorrento grandi spiriti romantici, uomini e donne; molti di loro ritrovavano nella prospettiva del profondo vallone dei Falcon l’ideale del paesaggio sublime che avevano contemplato negli spazi delle Alpi, dai quali spesso provenivano, e che nella località meridionale assumeva caratteri meno ostili e più pittoreschi. Molti dei soggiornanti a Sorrento erano malati di petto e in quegli stessi anni la scienza medica esplorava ogni elemento naturale che potesse alleviare i sintomi della patologia. Gli alberi di arance e limoni erano difficili da acclimatare e la loro presenza denotava una mitezza di clima. Bellezza e terapeuticità si fondevano. Ben presto Joséphine si rese conto di aver bisogno di un giardino di agrumi per offrire ai suoi ospiti una passeggiata, con un viale spazioso, adorno lateralmente di alberi di arancio, che formavano una specie di grotta molto desiderata dai villeggianti, e contemporaneamente producevano anche una certa rendita perché in quegli anni il prezzo delle arance era al massimo. E così, accanto al vigneto, una piccola zona fu trasformata in agrumeto.

They named their restructured villa La Rupe, and it still bears the name today. The early 1840s saw the arrival, in Sorrento, of great Romantic spirits, both male and female, many of whom found the view of the Falcons’ deep valley to be the mirror of the ideal sublime landscape they had contemplated in the vast spaces of the Alps, whence they often came, but which, in the southern locality, assumed less forbidding and more picturesque overtones. Many visitors to Sorrento suffered from respiratory conditions. These were years in which medical science was researching every possible ‘natural element’ useful for alleviating the symptoms; they knew well that orange and lemon trees are plants that are difficult to acclimate and their presence always denoted a mild climate. Beauty and therapeutic benefits could go hand in hand. Early on, Joséphine knew she would have to have a citrus garden to offer her guests opportunities for walks, with a broad avenue lined with orange trees; hers even formed a sort of ‘grotto’ for her guests’ benefit. At the same time, the plantings were a source of income for her: in those years, oranges were much in demand and prices were higher than they had ever been.

photo: Carlo Alfaro

La villa così ristrutturata fu chiamata La rupe, nome che conserva ancora oggi.

photo: Carlo Alfaro

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La villa Falcon veniva offerta ogni anno agli ospiti stranieri spesso in concorrenza con altre ville patrizie: quella dei principi di Santa Severina, le due ville dei patrizi Correale, quella del principe di Tricase, e ancora villa Majo, villa Massa, villa Rubinacci, tutte dotate di arredi, di personale, di argenteria, porcellane e tappeti. Gli alberghi sarebbero arrivati molto dopo. Da parte sua, l’ingegnere Falcon dopo aver sistemato la struttura della villa e gli accessi, impiantò piccole imprese all’interno della proprietà. Pensò di valorizzare il fondo del vallone, destinandone una parte a coltivazione e cingendolo di mura. Infatti nel vallone esisteva un rudimentale molino ad acqua; lo ricostruì quasi dalle fondamenta, lo ampliò e lo trasformò in molino a vapore; edificò poi un pastificio a Parsano, cioè una maccheroneria e gestì direttamente sia il mulino che la maccheroneria, che era anche panetteria. Una serie di accessi consentivano all’ingegnere di scendere al mulino direttamente dalla villa. Il vallone in quei decenni non ebbe solo un’importanza economica, perché l’industria, così come accadeva in Svizzera in quegli anni, si

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A T M O S F ER E S UGGEST IVE Interno del mulino. Il mulino nel contesto naturale del vallone (foto pagina di sinistra).

EV O C A T IV E A T M OSPHER ES The interior of the mill The mill in the natural setting of the valley (photo on facing page).

fondeva nel paesaggio, un paesaggio che il gusto romantico individuò come di eccezionale valore estetico. Il vallone già da fine Settecento era uno degli angoli di Sorrento più percorsi e rappresentati; negli anni ’20 dell’Ottocento lo disegnò il francese Jules Louis Philippe Coignet (1798-1860); negli anni ’30 una veduta del vallone fu disegnata da James Duffied Harding (1797-1863) per la guida di Thomas Roscoe, The Landscape Annual for 1832. The Tourist in Italy per i viaggiatori inglesi; negli anni ‘40 anche Karl Johann Billmark (1804-1870) ne rese una splendida rappresentazione. Nel primo Ottocento lo sguardo romantico e lo sguardo moderno procedevano ancora intrecciati insieme e la sistemazione del fondo vallone e degli accessi, realizzata dall’ingegnere Falcon, non interruppe il pellegrinaggio degli artisti alla ricerca di nuove prospettive pittoresche, ai quali si aggiunsero i fotografi, e tra i primi Giorgio Sommer (1834-1914) che offrì la sua interpretazione fotografica di quelle che chiamò Vallate di Sorrento. Enrico Falcon e Joséphine Sicard erano una coppia colta, moderna e liberale e le loro imprese avviate a Sorrento furono avanzate e innovative, mentre Sorrento era ancora chiusa e arretrata. Ma se le loro imprese ebbero successo, la loro vita ebbe difficoltà immense per motivi di ordine politico.

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Thus a small area flanking the vineyard became a citrus grove. The Falcons’ villa was open to guests every year, often in competition with other patrician villas: that of the princes of Santa Severina, the two villas of the Correale counts, that of the Prince of Tricase, and Villa Majo, Villa Massa, Villa Rubinacci . . . all completely furnished and staffed, all with silverware, porcelains and carpets. The hotels were a thing of the distant future. After having completed work on the structural aspects of the villa and the accesses, Engineer Falcon turned his energies to establishing smallscale enterprises on the property. He intended to valorise the valley bottom and to set aside a portion, enclosed by walls, for farming. There was an old, quite rudimental water mill in the valley; he rebuilt it almost from the foundations up, enlarged it, and converted it to steam power; he also built a maccheroneria (pasta factory) in Parsano and directly managed both the mill and the maccheroneria, which doubled as a bread bakery. Finally, he graded a series of accesses to permit him to descend to the mill directly from the villa. In those decades, the valley’s importance was not purely economic. Industry, as was the case in Switzerland at the time, was seen as an element in a single, at times complex landscape that was identified by Romantic taste as having exceptional aesthetic value. Thus, as early as the late 1700s, the valley was one of the most frequently visited – and represented – corners of Sorrento. In the 1820s it was drawn by French artist Jules Louis Philippe Coignet (1798-1860); in the 1830s, James Duffield Harding (1797-1863) drew a view of the valley for Thomas Roscoe’s English-language guidebook, The Landscape Annual for 1832. The Tourist in Italy; in the 1840s, Carl Johan Billmark (1804-1870) depicted it splendidly. In the early 1800s, the outlooks of the Romantics and the modernists still proceeded hand in hand; Engineer Falcon’s projects involving the valley bottom and the accesses did not interfere with the ‘pilgrimages’ made by artists in search of new, picturesque views. The artists were soon joined by the photographers, one of the first of whom, Giorgio Sommer (1834-1914), produced a highly personal interpretation of what he called the ‘Vallate di Sorrento’.


photo: Carlo Alfaro

photo: Carlo Alfaro

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Enrico Falcon fu infatti riconosciuto dalla polizia borbonica come un liberale e decise di allontanarsi per un po’ di tempo da Napoli: Joséphine partì con lui, ma la giovane era gravida e morì di parto poco dopo essere arrivata a Parigi. Nel 1851 l’ingegnere ritornò a Napoli e riprese a curare La Rupe e le fabbriche, ma trovò ancora molta l’ostilità da parte del governo dei Borbone e soprattutto dalla chiesa sorrentina, che arrivò a deviare il fiume che alimentava il mulino nel vallone. Intanto la villa Falcon era ormai famosa in Europa e dopo la morte di Joséphine venne affittata nella sua interezza; tutte le guide straniere la elencavano e nel 1857 fu definita tra le più belle della Penisola. Nel 1861 l’ingegnere Falcon partecipò naturalmente all’unità d’Italia: Sorrento si trasformava velocemente, sospinta dalla sua fama: abbatté le mura, allargò le strade, si proiettò verso la modernità del commercio, della luce, dei trasporti... L’ingegnere Falcon morì nel 1868, senza avere la possibilità di vedere tutti gli effetti di quella modernità che anche lui e la sua giovane Josephine avevano iniettato in quell’antica piccola aristocratica città del sud Italia. La villa Falcon continuò ad essere affittata e a produrre reddito, così come il mulino con la sua macchina a

Enrico Falcon and Joséphine Sicard were a cultured, modern, liberal-minded couple and the enterprises they launched were advanced and innovative at a time when most of Sorrentine society was closed-minded and behind the times. But while their enterprises met with great success, in their lives they encountered immense difficulties for political reasons. Enrico Falcon was seen by the Borubon police as a ‘dangerous’ liberal; he thus decided to leave Naples for a while. Joséphine was expecting a child; she died in childbirth shortly after their arrival in Paris. The engineer returned to Naples in 1851 and picked up management of La Rupe and his factories where he had left off, but he still encountered much hostility from the Bourbon governors and above all from the church of Sorrento, which went so far as to divert the stream that powered the mill in the valley. Meanwhile, the Falcons’ villa had become famous throughout Europe; after Joséphine’s death, it was offered for rental in its entirety; it was mentioned in all the tourist guides and in 1857 was defined as one of the most beautiful on the Peninsula. Only naturally, Engineer Falcon played his part in the unification of Italy in 1861. Sorrento, by then a well-known city, underwent rapid transformation and Falcon contributed to razing its walls, widening its streets, and in general to launching the city toward modern commerce, lighting, transportation . . . Falcon died in 1868, without having seen all the effects of that modernity which he and his young wife Joséphine had injected into

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photo: Carlo Alfaro

vapore lavorò fino oltre i primi del Novecento, ma intanto la modernità aveva spinto l’amministrazione della città ad abbattere le mura ed a chiudere una parte del vallone, senza valutare il valore che quel luogo aveva nell’intera cultura europea. Ancora oggi il vallone dei mulini è un valore immenso nell’immaginario turistico che spinge il turismo a Sorrento: è un valore ambientale, paesaggistico e culturale che deve essere tutelato e che per molti aspetti attende ancora di essere rispettato e restaurato nel suo disegno naturale, senza deturpazioni. Il mulino di Enrico Falcon è testimonianza storica preziosa, che ricorda a Sorrento la ricchezza che ha ricevuto dallo scambio umano e civile con altri popoli e altre culture. * Università degli studi di Napoli Federico II

their ancient, aristocratic, adopted small city in southern Italy. Their villa continued to be rented and to produce income, as did the mill, which with its steam engine remained in operation into the teens of the 1900s. But, driven by a thirst for ‘modernity’, the city government demolished the walls and closed off a part of the valley with no regard for the site’s cultural value for the city and for all of European culture. Still today, the Valley of the Mills draws tourists to Sorrento: it is an environmental, landscape and cultural asset that merits protection and in many regards is still waiting to be justly valorised, to be restored to its ancient, natural design, to not suffer any further disfigurement. Enrico Falcon’s mill is a precious historic artefact – and a reminder to Sorrento of the wealth it has always received through exchanges with other peoples and other cultures. * University of Naples Federico II

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Come si presenta oggi il mulino visto dall’interno e dall’esterno. The mill today: the interior and an exterior view.


MAESTRI I N MO STRA

presepi coinvolge i massimi esponenti di questa forma d’arte, richiamando moltissimi appassionati in città. This annual exhibition of nativity scenes brings together the finest exponents of this art form and draws many enthusiasts to the

photo: Antonino Fattorusso

L’annuale rassegna dei

city.

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L’IM P EGNO D ELLA FOND AZ IONE SORRENTO The Mission of the Fondazione Sorrento

S

e Sorrento è diventata la casa dell’arte ed è entrata nella hit parade delle mete turistiche più ambite in Italia e nel mondo, lo deve anche all’impegno della Fondazione Sorrento. Presieduto dall’armatore Gianluigi Aponte e composto da un team di imprenditori turistici e rappresentanti delle istituzioni, l’organismo è ormai da diversi anni in prima linea non solo per la valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-artistico locale, ma anche per la promozione di azioni di marketing territoriale e per l’organizzazione di grandi eventi culturali e turistici. La Fondazione Sorrento ha promosso una lunga serie di kermesse capaci di catalizzare l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Basti pensare alle mostre di artisti come Aligi Sassu, Mimmo Paladino ed Antonio Biasiucci, Salvador Dalì, Pablo Picasso, Mario Sironi e Arnaldo Pomodoro. Per il 2017 sarà Marc Chagall protagonista dell’evento culturale clou. Il nome della Fondazione è legato anche a «Maestri in mostra», annuale rassegna dei presepi realizzati dai massimi esponenti di questa antica forma d’arte. La stessa sede della Fondazione, ovvero Villa Fiorentino, è un autentico pezzo di storia di Sorrento. Realizzata negli anni trenta del Novecento, inizialmente era l’abitazione dei coniugi Fiorentino e Lucia Cuomo, ricamatori di fazzoletti di fama internazionale e da essi donata al Comune di Sorrento affinchè fosse destinata ad eventi turistici e culturali. Da quest’anno il giardino che circonda la villa diventerà “parco cittadino” aperto al pubblico, soprattutto ai bambini.

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If Sorrento has become an art destination and a frontrunner in the ranking of most desirable tourist localities in Italy and in the world, it is thanks in part to the unflagging commitment of the Fondazione Sorrento. Chaired by shipbuilder Gianluigi Aponte and made up of a team of tourist-sector entrepreneurs and representatives of the institutions, the foundation has for some years now been in the front lines not only as concerns valorisation of the local environmental and its historical-cultural heritage but also in promotion of territorial marketing actions and organization of large-scale cultural and tourism-related events. Over the years, the Fondazione Sorrento has promoted a lengthy series of festivals, activities and projects that have catalysed the attention of the national and international media. Just think of the exhibitions of works by artists of the calibre of Aligi Sassu, Mimmo Paladino and Antonio Biasiucci, Salvador Dalì, Pablo Picasso, Mario Sironi and Arnaldo Pomodoro. The key cultural event for 2017 will centre on the works of Marc Chagall. The foundation’s name is also inseparable from the annual Maestri in mostra exhibition of nativity scenes created by the greatest exponents of this ancient art form. Even the Fondazione Sorrento headquarters, the magnificent Villa Fiorentino, is a piece of Sorrentine history. Built in the 1930s, the villa was originally the home of Antonino Fiorentino and his wife Lucia Cuomo, internationally-acclaimed handkerchief embroiderers. At the death of Mrs Fiorentino it was bequeathed to the City of Sorrento for use for activities and events related to tourism and culture. Beginning this year, the marvellous garden surrounding the villa is a “city park” open to the public, with something for everyone – especially children.


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M’ILLUMINO D’INVERNO Antonino Giammarino Events Director, City of Sorrento Foto/Photo: Image In & Luigi Garbo Da qualche anno Sorrento vive anche nel periodo invernale un’intensa attività culturale e artistica, che garantisce la presenza di numerosi visitatori. Il merito è di una manifestazione articolata in più mesi dal titolo “M’Illumino d’Inverno”, promossa dall’Assessorato agli Eventi retto dall’Assessore Mario Gargiulo.

For some years now, Sorrento’s intense cultural and artistic activity, which guarantees the presence of numerous visitors, has extended into the winter season. Merit should go to an event spanning several months, entitled M’Illumino d’Inverno, promoted by the city’s Office for Events under the guidance of Councilman Mario Gargiulo.

L’iniziativa è una miscellanea di arti, cultura, forme espressive e contaminazioni artistiche, in una terra in cui la luce, fonte d’ispirazione per poeti e pittori, ritorna nel periodo autunno-inverno sotto forma di scintillanti decorazioni luminose che valorizzano i tesori artistici della città e danno vita ad un teatro vivente lungo le strade, il centro storico, i monumenti. L’iniziativa è una perfetta sintesi delle tradizioni artistiche e culturali, arte, cinema e musica della Terra delle Sirene.

The event programme embraces a miscellanea of arts, culture, forms of expression and artistic contaminations in a land in which light, forever a source of inspiration for poets and painters, returns in the fall-winter season as twinkling decorations that valorise the city’s artistic treasures and spotlight a ‘living theatre’ in the streets, drawing attention to the historic centre and the monuments: a perfect synthesis of the traditions in art and culture, cinema and music, of the Land of the Sirens.

M’Illumino d’Inverno propone quindi l’illuminazione delle emergenze artistico-architettoniche dell’intero centro storico in una sorta di luci cinematografiche, dove spazi, palazzi e monumenti divengono scenari di performance artistiche, tutte ben radicate alle tradizioni locali dell’arte di strada, al cinema, alla musica e alle contaminazioni dei generi. A queste grandi tradizioni vengono affiancate le produzioni enogastronomiche di una terra d’eccellenza come la nostra al fine di garantire un’offerta turistica completa. La parafrasi della celeberrima “Mattino” di Ungaretti ben definisce questa kermesse sorrentina, poiché la luce illumina il buio dell’inverno e allunga come già detto la stagione turistica e assicura da Novembre ad Aprile un programma ricco di rassegne tutte ben radicate alle tradizioni artistiche e culturali della Penisola Sorrentina. Si comincia con le Giornate Professionali di Cinema, un momento di confronto tra i professionisti del settore con la consegna dei Biglietti d’Oro, per poi continuare tutti i fine settimana con artisti di strada che incrociano le antiche strade con le loro gioiose attività e parate.

M’Illumino d’Inverno colours all the artistic/ architectural features in the historic centre, making it a sort of lighted movie set where spaces, palazzi and monuments become sets for performances that are all well-rooted in the local traditions of street art, cinema, music and cross-genre contamination. And these great traditions are only naturally flanked by the food-and-wine excellences of our land, to guarantee a complete tourist offer – even in winter! The play on Ungaretti’s celebrated poem ‘Mattino’ offers a fine definition of this Sorrentine kermis: light illuminates the hibernal dark and lengthens, like the days, the tourist season, ensuring a November-to-April programme prodigal with exhibitions reflecting the artistic and cultural traditions of the Sorrentine Peninsula. It begins with the Giornate Professionali di Cinema, a moment for sector professionals to compare notes and for the Biglietti d’Oro awards, and continues every weekend with street artists’ festive exhibitions and parades through the city’s ancient byways.

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NA T A L E A SO R R ENTO Alcuni momenti della manifestazione con artisti di strada.

C HR IST M A S IN SO R R ENTO A sampling of the events and street performers.


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Tra Natale e Capodanno è un susseguirsi di concerti nelle chiese, spettacoli fino ai tradizionali fuochi di fine d’anno. Poi comincia “Sorrento Incontra”, un programma di incontri con artisti vari, che oltre a fornire le loro performance artistiche, dialogano con giornalisti del settore e con il pubblico in sala nel Teatro Tasso.

Between Christmas and year’s end, an uninterrupted series of concerts in the churches and entertainment of all kinds lead up to the traditional New Year’s Eve fireworks. Then comes Sorrento Incontra, a playbill of performances and face-to-face encounters with the performing artists for sector journalists and the public at Teatro Tasso.

Quest’anno la rassegna “Suoni Divini” con la direzione artistica di Mario Mormone si è svolta nella stupenda cornice della Cattedrale con la partecipazione di Moni Ovadia e Mario Incudine, The Sun e Fabio Concato. Spazio anche per gli appuntamenti di Jazz con l’iniziativa Sorrento Jazz realizzata dal 17 dicembre 2016 al 13 gennaio 2017.

The 2016-2017 Suoni Divini concert season, under artistic director Mario Mormone and with the participation of Moni Ovadia and Mario Incudine, The Sun and Fabio Concato, was held in the beautiful setting of the cathedral. There was space for jazz as well, from 17 December 2016 through 13 January 2017 at Sorrento Jazz.

Anteprime ed incontri hanno caratterizzato le Giornate Professionali di Cinema dal 28 novembre al 1° dicembre 2016. Inoltre tra le strade di Sorrento illuminate, la Compagnia degli Elefanti, la Conturband, la Small Dream Animation, la Baracca dei Buffoni e la Compagnia GlowEvents hanno creato momenti di allegria con una inconfondibile grazia.

The Giornate Professionali di Cinema previews and meetings were Sorrento’s focus from 28 November through 1 December 2016. And what’s more, in the illuminated streets, the Compagnia degli Elefanti, Conturband, Small Dream Animation, the Baracca dei Buffoni and the Compagnia GlowEvents created unforgettable moments of high-spirited merrymaking with their characteristic polish and poise.

L’ulteriore rassegna “Sorrento Incontra” con la direzione artistica di Mvula Sungani, è cominciata il 28 dicembre con Nino Buonocore e proseguita poi con Ron, Giovanni Caccamo, Deborah Iurato, Chiara Civello, Irene Grandi, Alice e Ambrogio Sparagna nel mese di gennaio. Gli artisti sono stati ripresi per un programma televisivo nel trentennale della composizione della canzone “Caruso” di Lucio Dalla.

Sorrento Incontra, coordinated by artistic director Mvula Sungani, commenced on 28 December with Nino Buonocore and continued into January with performances by Ron, Giovanni Caccamo, Deborah Iurato, Chiara Civello, Irene Grandi, Alice and Ambrogio Sparagna. The artists were filmed for a TV special commemorating the thirtieth anniversary of the composition of Lucio Dalla’s song ‘Caruso’. Last year’s edition of M’Illumino d’Inverno closed with a ‘New Year’s resolution’ to represent Incontri del Cinema di Sorrento in its new format, ideated by Antonino Giammarino, with artistic direction by Remigio Truocchio, designed to favour more in-depth investigation of the languages and genres of film and audiovisual production by dedicating each year’s event to a single genre. Last year saw four days devoted to ‘Crime’ with a full and varied carnet that included three discussions of specific elements of the criminal genre and a number of preview showings – among others, the Golden Globe winner mini-series The Night Manager.

Già dall’anno scorso “M’Illumino d’Inverno” si chiuse con la riproposizione degli Incon-

Incontri del Cinema di Sorrento return this year from 27 April to 1 May. The theme is ‘Comedy’ and there will be no lack of novelties and surprises.

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tri del Cinema di Sorrento con un nuovo format ideato da Antonino Giammarino che prevede un approfondimento sui linguaggi e i generi filmici ed audiovisivi dedicando di anno in anno la manifestazione ad un genere e si avvale della direzione artistica di Remigio Truocchio. Lo scorso anno si sono svolte quattro giornate dedicate al Crime con un programma piuttosto articolato comprendente tre confronti sugli specifici elementi del Crime e una serie di anteprime tra cui “The Night Manager” insignita del Golden Globe. Anche quest’anno dal 27 Aprile al 1° Maggio si terranno gli Incontri del Cinema di Sorrento. Comedy è il tema della nuova rassegna con tante novità e sorprese. Naturalmente “M’Illumino d’Inverno” ritornerà da Novembre 2017 ad Aprile 2018 a creare ulteriori occasioni per visitare Sorrento nell’incontro delle luci e nelle stupende atmosfere della città che ripropone tutti gli stilemi artistico-culturali che l’hanno resa città internazionale e regina dell’ospitalità. CHIARA CIVELLO

And, of course, M’Illumino d’Inverno will be back from November 2017 through April 2018 with new occasions for visiting Sorrento under crisscrossing beams that will brighten the already wondrous atmospheres of the city and highlight all the stylistic elements of the city’s art and culture that have assured its standing as an international centre and a queen of hospitality. CHIARA CIVELLO Sorrento is a magical city that makes me proud to be Italian. I think that, were it a bit warmer, I would spend the day watching the sea, thinking, humming. Because I love to play these games: I would think about songs about the sea, try to list them all, remember them all – and just maybe I would be able to come up with a new one. ALICE

Un momento della manifestazione svoltasi presso il Chiostro di San

Sorrento è un posto magico e mi fa sentire orgogliosa di essere italiana. Mi viene da pensare che se fosse un po’ più caldo passerei una giornata a guardare il mare e a pensare; perché adoro fare tutti questi esercizi con la mente, penserei a tutte le canzoni che parlano di mare, cercherei di ricordarmele tutte e poi magari mi verrebbe in mente qualcosa di nuovo anche a me. ALICE Sorrento è un piccolo paradiso terrestre, una luce meravigliosa, un’aria stupenda, un mare incredibile e un panorama mozzafiato vorrei poterlo vivere più a lungo per cogliere anche quegli aspetti proprio della città che in ventiquattro ore è impossibile cogliere; avere il contatto diretto con la gente, è questo che

INC O NT R I D EL CINEM A I L C R I ME

Francesco. Foto piccola in alto: Il Saluto del Sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo. A moment during the event, held at the Chiostro di San Francesco. Small photo, top: Welcome by Sor-

Sorrento is a small earthly paradise, with wonderful light, an incredible sea and a panorama that leaves you breathless. I would like to live it for much more time than I have to spend here now, to catch all the details that in 24 hours it’s impossible to see; to interact with the people, because what interests me most are the traditions, the culture, the feeling, the life of this

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rento’s Mayor Giuseppe Cuomo.


m’interessa proprio la tradizione, la cultura, il sentimento e la vita proprio di questo posto; ne ho soltanto avuto un assaggio e quindi ho deciso di tornare come turista. IRENE GRANDI

Oggi sono arrivata in città e praticamente subito ho trovato un posto magico, con un grandissimo giardino pieno di limoni, agrumi e mandarini. Mi piace molto quest’aspetto della natura che entra nella città, le palme, il mare cosi presente e quest’aria cosi diversa dalla Toscana si sente che siamo al sud, già più caldino. Mi piacciono molto anche le decorazioni che stanno nella città, ora che è inverno, sono ancora presenti le decorazioni natalizie, vedo che c’è molta cura in questa città, mi colpisce la cura del territorio e anche la cura nell’abbellimento della città. RON Ho dei ricordi meravigliosi di questa città ma non l’ho mai vista in Inverno devo dire che quest’albero di Natale dà un imponenza in una piazza piccola dove sono successe cose meravigliose, la gente diventa matta per Sorrento. Ricordo che ero all’Excelsior Vittoria e l’idea che Lucio abbia scritto lì Caruso è una cosa che a me fa un’emozione fortissima. Mi piace anche ricordare che Lucio ed io eravamo in viaggio in mare e proprio all’interno del Golfo di Sorrento ci viene l’idea di un’altra canzone: “Piazza Grande”.

place. For now, all I have gotten is a taste – and I will be back as a visitor. IRENE GRANDI Today, when I arrived in town, I almost immediately found a magical place with a huge garden full of lemons, tangerines, and other citrus trees. This aspect, nature that comes right into the city, is overwhelming; the palm trees, the sea – so close – and the air, so different from Tuscany. It’s warmer, and it feels like we are in the south.

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I also love the city’s decorations. It’s still winter and the Christmas decorations are still up. People take care of this city: I’m struck by the care they take with the territory and with dressing up the city.

AMBROGIO SPARAGNA

RON I have some wonderful memories of this city but I this is the first time I’ve seen it in winter. I must say that this Christmas tree lends something to this small square where some marvellous things have happened. It’s no wonder that people fall in love with Sorrento. I remember that I was at the Excelsior Vittoria – and the realisation that Lucio wrote ‘Caruso’ there, well . . . I like to remember that Lucio and I were sailing – and sailing in the Gulf of Sorrento, what’s more – when we came up with the idea for another song: ‘Piazza Grande’.

Giovanni Caccamo

Ron

AMBROGIO SPARAGNA Questi luoghi mi evocano molte sensazioni, luoghi forti, grandi contrasti dove l’uomo vive un rapporto con l’ambiente molto intenso e in questi luoghi ho attraversato molte esperienze di ricerca legate ai canti popolari, quelli più antichi, più arcaici. Sorrento, come tutta la costiera, consente questo, di attraversare nel profondo le radici delle nostre tradizioni e credo che ancora oggi possa dare molto; per esempio i luoghi come questo hanno ispirato tanti pittori a partire dal ‘700 e l’800 e anche musicisti, compositori. Se dovessi usare un termine per definire Sorrento, utilizzerei “Stupore”.

These places evoke many sensations; they are ‘strong’ places of great contrasts where man’s relationship with nature is exceptional, intense. In these places I have done a great deal of research related to folk songs: the very oldest, the most archaic songs. Sorrento, like the entire coast, makes this possible: to follow the roots of our traditions to their deepest extensions. I believe it still has a lot to give. For example, places like this have been inspiring painters since the 18th and 19th century – to say nothing of musicians, composers. If I were asked to come up with a word defining Sorrento, my feeling about it, I believe I would choose ‘wonderment’ or perhaps simply ‘awe’.

GIOVANNI CACCAMO

GIOVANNI CACCAMO

Mi piacerebbe scrivere una canzone nella magica atmosfera della città di Sorrento, respirando la stessa ispirazione creativa di Lucio Dalla quando scrisse “Caruso”.

I would like to write a song here in the magical atmosphere of Sorrento, breathing the same creative inspiration that Lucio Dalla did when he wrote ‘Caruso’.

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L’ALTARE SANT’AGATA The Altar of Sant’Agata

Antonino Siniscalchi

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ella chiesa parrocchiale di Sant’Agata sui due Golfi, borgo collinare nel comune di Massa Lubrense, l’altare maggiore in lapislazzuli, madreperla e pietre dure è una pregevole opera d’arte del Seicento evidenziata in tutte le guide turistiche dal 1857. Il prezioso manufatto, che fino alla metà del Novecento fu eccellente veicolo promozionale per il turismo locale, merita tuttora di essere ammirato. L’opera, stando all’autorevole giudizio critico di Renato Ruotolo, è un manufatto di eccezionale qualità, testimonianza di una stagione di intensa creatività, il Seicento napoletano, e di un’arte, quella del commesso marmoreo, che proprio allora toccò altissimi livelli tecnici costituendo uno degli aspetti più qualificanti della decorazione barocca meridionale. La scritta sulla base del paliotto dichiara che l’altare fu eretto nel1845 dal parroco Giovanni Battista Casola, in realtà l’opera non è ottocentesca e neppure fiorentina del XVI secolo. Da tempo se ne conosce la provenienza dalla chiesa napoletana dei Gerolimini (Gerolomini) dove, nel 1845, il parroco Casola concluse l’affare di acquistare l’altare per pochi ducati commissionando poi l’opera di restauro e completamento a Gaetano de Majo, artigiano marmoreo di Napoli con magazzino a Santa Maria a Cappella. L’artigiano eseguì il restauro e la realizzazione del tabernacolo (l’unico pezzo rimasto nella chiesa

The main altar of Santa Maria delle Grazie, the parochial church of the Sant’Agata sui Due Golfi hill town in the municipality of Massa Lubrense, is an exquisite 17th-century creation in lapis-lazuli, mother-of-pearl and semiprecious stones, mentioned in all the tourist guides since 1857. Although its draw as a promotional vehicle for local tourism has waned somewhat since the mid-1900s, the altar remains an admirable work of art. Authoritative critic Renato Ruotolo sees the altar as a work of exceptional quality, witness to a season of intense creativity – the Neapolitan Seicento – and of an art, marble intarsia, that reached its peak of refinement in that era and was a defining aspect of southern Italian Baroque decoration. The inscription on the base of the antependium states that the altar was erected in 1845 by the parish priest, Giovanni Battista Casola: in truth, the work was not created in the 19th century – or even in 16th-century Florence. For some time it has been acknowledged that it came from the Neapolitan church of the Gerolimini (or Girolamini or of San Filippo Neri) where, in 1845, Father Casola purchased it for a few ducats; he later commissioned Gaetano de Majo, a marble-worker from Naples with a workshop at Santa Maria a Cappella, to restore and complete the piece. The craftsman restored the altar, rebuilt the tabernacle (the only part that had remained at the church in Naples) and created a smaller altar for the chapel of San Michele, also in Santa Maria delle Grazie. The

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L’altare di Santa Maria delle Grazie, realizzato da Lazzari nel 1654. The altar of Santa Maria delle Grazie by Dionisio Lazzari (1654).


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dei Padri Gerolomini) e di un altare più piccolo per la cappella di San Michele, sempre nella chiesa di Sant’Agata. L’altare s’inserisce nel contesto, tutto napoletano, che vide in competizione i vari ordini religiosi con opere e arredi sempre più prestigiosi. Alla contesa si ricollega la nascita di una serie di altari maggiori, sempre più ricchi, culminata alla fine del XVII secolo con quello di Santa Teresa agli Studi, ora nella Cappella del Palazzo Reale, tutto in pietre dure e dal costo favoloso. È di quest’epoca la realizzazione dell’altare alienato dai Gerolomini, molto ammirato ai suoi tempi, come risulta dalla descrizione che ne diede nel 1692 Carlo Celano nella sua Guida di Napoli. Studi recenti, dopo lunghe dispute, attribuiscono con certezza la paternità di progettazione ed esecuzione del manufatto all’artista napoletano Dionisio Lazzari che si formò nella bottega del padre Jacopo, famoso maestro marmoraio fiorentino, chiamato nel 1600 a Napoli dal conterraneo Dionisio Nencioni per collaborare agli impegnativi lavori di impianto delle colonne in marmo nella Chiesa dei Padri Filippini. Jacopo nel 1613 sposò Caterina Papini, pure lei fiorentina e figlia del valente artigiano Francesco, trasferitosi a Napoli. L’altare di Santa Maria delle Grazie, realizzato da Lazzari nel 1654 per la chiesa di San Filippo Neri, al momento dell’acquisto da parte del parroco Casola, giaceva smontato e nascosto in casse di mattoni nei sotterranei del convento. I Gerolomini, con l’avvento a Napoli dei francesi (1806-1815), l’avevano preservato, in questo modo, da eventuali espropriazioni cui erano soggetti gli ordini religiosi in quegli anni. Mastro De Majo dopo il restauro, lo collocò nella chiesa di Sant’Agata che non bastò ad accogliere tutta la popolazione festosa in occasione della prima messa celebrata da don Casola sul prezioso altare giunto da Napoli.

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main altar should be viewed in the typically Neapolitan context of the fierce competition amongst the religious orders that was measured in increasingly prestigious artworks and church furnishings. These included a whole series of main altars, one more sumptuous than the next, culminating in the late-17th century piece built entirely of semiprecious stones at incredible cost for Santa Teresa agli Studi and now in the chapel of Naples’ Palazzo Reale. The altar sold by the Gerolimini is another example of this rivalry; at the time it was greatly admired, as is clear from a description penned by Carlo Celano in his 1692 Guida di Napoli. After centuries of debate, recent studies attribute the design and construction of the altar, with complete certainty, to Neapolitan artist Dionisio Lazzari, who trained at the workshop of his father Jacopo, a famous Florentine master of marble intarsia called to Naples by his fellow Florentine Dionisio Nencioni to aid in the work of placing the marble columns in the church of the Gerolomini. In 1613, Jacopo married Caterina Papini, also of Florence and daughter of the craftsman Francesco who had also moved to Naples. When it was purchased by Father Casola, the altar built by Lazzari for the church of San Filippo Neri in 1654 lay disassembled and hidden in a brick case in the monastery cellars. When the French arrived in Naples (1806-1815), the Gerolomini adopted this method to guard against expropriation, in that era when the monastic orders were under anticlerical attack. Following restoration, Mastro De Majo installed the altar in Sant’Agata’s church of Santa Maria delle Grazie – which proved too small to hold the festive population that attended the first Mass celebrated by Father Casola on the precious Communion table from Naples.


VOLT E / VAULTS

Le v ol te a ffresca te in due a mbienti a ttigui a l prim o pia no T he f res c oed v ault s in t wo adjac ent f irs t -s t orey rooms AN DRON E DE L PA LA Z Z O / THE E NTR A NC E HA L L OF THE PA L A Z ZO

U n ’ o pera inta rsia ta m o derna f a d a sf o ndo a ll’im pia nto a rchitetto nico del Settecento Mo dern int ars ia work s et s of f th e 18t h-c ent ury arc hit ec t ure S CA LA E LICOIDA LE / H E L IC OI DA L STA I RCASE

La sc al a elico ida le in tufo piperno ide T h e h e l i coidal s t airc as e, in pipernoid t uf f


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SOR R EN TO NE L S E T T E CE N TO IL PAL AZZ O S E DE DE L MUS E OBOTTE GA DE L L A TA RS I A LIGN E A Sorrento in the 1700s The Palazzo of the ‘Museobottega della tarsialignea’ Alessandro Fiorentino Nel 1700 il tessuto urbano di Sorrento, chiuso all’interno delle mura di cinta, era ancora scandito dal reticolo di cardi e decumani. Sulla costa, a picco sul mare, il Palazzo Mastrogiudice, dove nel 1544 era nato Torquato Tasso, ed il Palazzo del Principe di Strongoli si alternavano ai complessi conventuali di San Vincenzo e di San Francesco. Lungo le strade interne i Palazzi dei Sersale, dei Guardati, dei Correale, dei Vulcano e di altre nobili famiglie gravitavano intorno ai Sedili della Nobiltà locale: Il Sedile di Porta e il Sedile Dominova. In Via San Nicola, la strada che prende il nome dalla cappella annessa al Palazzo Sersale, esistevano le dimore di altri patrizi sorrentini. Nel Palazzo Sersale Cornelia Tasso, moglie del patrizio Marzio Sersale, aveva accolto nel 1577 il fratello Torquato, profugo da Ferrara. Sulla stessa strada in direzione delle antiche mura, i documenti ritrovati a Napoli presso l’Archivio di Stato segnalano la presenza del Palazzo, non ancora identificato, di Bacolo Ammone, un altro patrizio sorrentino. Il Palazzo, sede del Museobottega della Tarsialignea, è sito a breve distanza dal Palazzo Sersale. L’impianto architettonico del Palazzo e le molteplici decorazioni interne offrono oggi, nel loro complesso, una testimonianza più che rara del tessuto urbano di Sorrento nel Settecento. Studi e ricerche di archivio sono ancora in corso per ricostruire la sua storia. I primi dati ufficiali risalgono al 1870, data in cui il Palazzo fu acquistato dal barone Achille Pomarici Santomasi, di Gravina di Puglia. Il barone Pomarici, amante di musica, si dilettava a comporre anche prose di vario

In the 1700s, the urban fabric of Sorrento, within the city walls, still reflected the Roman grid system based on a cardo and a decumanus. On the coast, overlooking a sheer drop to the sea, were Palazzo Mastrogiudice – where Torquato Tasso was born in 1544 – and the palazzo of the Prince of Strongoli, alternating with the monastic complexes of San Vincenzo and San Francesco. Along the interior streets, the residences of the Sersale, the Guardati, the Correale, and the Vulcano families, and other noble palazzi, centred on the sedili or councils of the local aristocracy: the Sedile di Porta and the Sedile Dominova. Residences of yet other Sorrentine patricians lined Via San Nicola, the street that takes its name from the chapel annexed to Palazzo Sersale, where Cornelia Tasso, wife of patrician Marzio Sersale, welcomed her brother Torquato when he fled Ferrara in 1577. Documents found in the State Archives of Naples tell of another palazzo, then unidentified, on the same street, toward the ancient walls: the Palazzo of Bacolo Ammone, another Sorrentine nobleman. This palazzo, now home to the Museobottega della Tarsialignea, is located a short distance from Palazzo Sersale. Its architectural layout and the decorations of its interiors, taken together, offer us an abundantly clear and extremely rare glimpse of what the urban fabric of Sorrento was like in the 1700s. Studies and archival research projects to fully reconstruct its history are still underway. The earliest official data are from 1870, the year in which the palazzo was purchased by Baron Achille Pomarici Santomasi of Gravina di Puglia. Baron Pomarici, a music-lover who also

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Il Prospetto su Via San Nicola del Palazzo Pomarici Santomasi, sede del Museobottega della Tarsialignea The Via San Nicola facade of Palazzo Pomarici Santomasi, now the home of the Museobottega della Tarsialignea


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genere, alternando i suoi soggiorni a Sorrento e a Capri, dove possedeva un altro immobile. Documenti della sua produzione letteraria, in cui non mancano schizzi satirici, sono nell’archivio della Biblioteca Cerio di Capri. Alla sua morte nel 1900, in mancanza di eredi, il barone Pomarici dispose nel testamento che il Palazzo in Via San Nicola fosse assegnato alla sua cameriera. Fu questo il primo atto del processo di degrado che trasformò in pochi anni il Palazzo da abitazione patrizia in un affollato condominio. In precedenza la facciata del Palazzo su Via San Nicola era già stata trasformata dal barone Pomarici. Intorno ai vani delle finestre e dei balconi, gran parte delle modanature in tufo erano state rimosse per essere sostituite, assecondando la cultura architettonica dell’epoca, con altre a stucco in stile neoclassico. Frammenti delle antiche modanature sono stati ritrovati nel corso del restauro del Palazzo, iniziato nel 1989, dopo l’acquisto fatto dalla Alessandro Fiorentino Collection. I lavori di restauro, favo-

dabbled in composing prose pieces of various genres, split his time between Sorrento and Capri, where he owned another home. Documents from his literary production, which is not lacking in satiric overtones, are held by the Biblioteca Cerio of Capri. The baron had no heirs; at his death in 1900 it was discovered that his will left the palazzo in Via San Nicola to his maid. And this was the first act in the tragedy of degradation that in just a few years transformed it from a patrician residence into a block of crowded flats. The Via San Nicola facade had previously been altered by Baron Pomarici: most of the tufa-stone mouldings around the windows and the openings onto the balconies had been removed to be replaced, in accordance with the dictates of the architectural culture of the time, with stuccowork in neoclassical style. Fragments of the ancient mouldings were found during the work of restoring the palazzo, which began in 1989 after it was purchased by the Alessandro Fiorentino Collection. The restoration work, conducted with an eye to the

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S OF F IT TO IN LE GNO

La carta dipinta a mano sui soffitti in legno delle camere del secondo piano. Dettaglio del decoro delle carte dipinte sui soffitti del primo piano. WOODEN CEILING The handpainted paper on the wooden ceilings of the second-floor rooms. Detail of the decoration of the painted papers on the first-floor ceilings.


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decision to use the palazzo as an exhibition venue, concentrated on removing the numerous later additions to uncover the original structural system and layout.

riti dalla scelta di destinare il Palazzo a sede espositiva, sono stati finalizzati alla rimozione delle numerose superfetazioni per restituire al Palazzo l’impianto strutturale e distributivo originario. Il Palazzo è articolato su quattro piani, fuori terra, coperti da un sottotetto, in aggiunta al piano interrato. Il piano terra e l’ammezzato accoglievano i locali di servizio, mentre il primo e il secondo piano erano i piani nobili. All’atto dell’acquisto l’unico aspetto visibile delle antiche decorazioni del Palazzo erano le volte “a schifo” in due sale del primo piano, entrambe affrescate con motivi d’ispirazione classica. I lavori di restauro, gestiti in modo da salvaguardare anche i più piccoli dettagli dell’impianto originario, hanno evidenziato elementi architettonici e decorativi sconosciuti. Dopo aver rimosso le tele vecchie e annerite dai soffitti delle stanze è riemersa l’orditura in legno degli antichi solai. Lo stile architettonico dell’epoca prevedeva, al fine di dare maggior decoro agli ambienti, il rivestimento delle travi e delle doghe in legno dei solai con carta dipinta a mano e decorata con i temi più diversi. È quanto è stato ritrovato in molte stanze del Palazzo. Le decorazioni di carta meglio conservate si trovano in quattro stanze del secondo piano, mentre al primo piano le carte sono più danneggiate e annerite, a causa anche dell’uso improprio dei locali nel corso del Novecento. In alto lungo il perimetro delle pareti, in corrispondenza dell’attacco con i soffitti, sono ricomparse le antiche modanature affrescate, ancora in buono stato, essendo state protette dalle tele sottostanti. Gli affreschi sulle pareti, anche se danneggiati per essere stati ricoperti negli anni da vari strati di pittura, sono riemersi, raschiando la pittura, nella parte bassa di alcune pareti, a guisa di zoccolatura, e intorno all’apertura dei vani di passaggio e dei balconi. Un’altra scoperta, interessante anche per la datazione del Palazzo, è stato il ritrovamento di una scala elicoidale murata dietro una parete. La scala che collegava il piano terra con il secondo piano non aveva uscite intermedie ai vari piani e l’accesso avveniva attraverso una botola aperta nel pavimento del secondo piano. Si tratta di una scala di fuga, costruita dopo il saccheggio di Sorrento da parte dei Saraceni nel 1558. La tesi è avvalorata anche dall’affresco trovato sulla parete interna della scala, in corrispondenza dell’ingresso al piano terra, che riproduceva il busto di un saraceno con le braccia incrociate. L’affresco, staccato con cautela nel corso del restauro, purtroppo è andato successivamente disperso dai restauratori. L’impianto architettonico e strutturale della scala arricchisce ulteriormente il suo valore storico. I singoli scalini, realizzati in tufo pipernoide, sono incassati lungo il perimetro nella parete mentre al centro sono solo appoggiati sullo scalino sottostante. Il ritrovamento della scala porterebbe ad attribuire la costruzione del Palazzo, almeno in parte, a un epoca precedente e definire l’impianto settecentesco come il risultato di una successiva ristrutturazione. Altre testimonianze delle decorazioni originarie, in tufo pipernoide, sono le mensole della balconata su Via San Nicola, all’altezza del primo piano, ed i due sedili posti sulle pareti laterali dell’androne.

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The palazzo comprises four aboveground stories topped by an attic space, plus a basement storey. The ground floor and mezzanine were occupied by services; the first and second floors were the piani nobili. At the time of purchase by the Collection, the only still-visible features of the original architectural decoration of the palazzo were the volte a schifo, false vaulted ceilings, in two first-floor rooms, both frescoed with motifs of classical inspiration. However, the restoration work, managed in such a manner as to safeguard even the smallest vestiges of the original layout, revealed other architectural and decorative elements that had never been seen in modern times. Removing the old, blackened canvas drapes from the ceilings of the rooms brought to light the original wooden underside of floor of the storey above. The architectural style of the era dictated that the beams and joists of exposed-beam ceilings be papered, with papers hand-painted with the most divers patterns and subjects. And this is what was uncovered in many of the palazzo’s rooms. The best-preserved of the decorative papers are in four second storey rooms; those in the first-storey rooms were more extensively damaged and blackened due to improper use of the spaces over the course of the 20th century. The ancient cornices where the walls meet the ceilings were still in good condition, since they had been protected by the canvas coverings below. The wall frescoes, even though damaged by having been painted over various times over the years, re-emerged when the paint was scraped off: in the lower portions of several of the walls, as a sort of wainscoting, and around the doors between rooms and to the balconies. Another discovery, which also proved to be of great interest from the point of view of dating the building, was a helicoidal staircase that linked the ground and second storeys with no intermediate exits; it was walled off at the ground-floor level and the other access was through a trapdoor in the second-storey floor. It is probably an escape route built after Sorrento was sacked by the Saracens in 1558. This theory is supported by a fresco on the inner wall of the stairwell: a bust of a Saracen with crossed arms. The fresco was carefully detached during the restoration work, but was later lost by the restorers. The architectural and structural features of the staircase add to its historical value: the steps, in pipernoid tuff, are set into the walls but at the centre each riser simply rests on the tread beneath it. The discovery of the staircase would suggest dating construction of at least part of the Palazzo to an earlier period and considering the 18th-century layout to be the result of later restructuring. Other evidence of original decorations in pipernoid tuff are the corbels of the first-storey balcony on Via San Nicola and the two benches along the side walls in the entrance hall.

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I L M USE O CORRE A L E DI T E RRA NOVA SORRE N TO

THE CORREALE DI TERRANOVA MUSEUM

Filippo Merola*

With Royal Decree no. 242 of 18 February 1904, King Vittorio Emanuele III commanded establishment of the Museo Correale, later to become what Amedeo Maiuri defined as ‘the most beautiful museum of the Italian province’. In the late 1800s, the elder line of the Correale family was represented by Alfredo, Count of Terranova, and Pompeo, both sons of Senator of the Kingdom of Italy Count Francesco Maria Correale. The brothers devoted their time to collecting furniture, ceramics and other precious objects, kept, together with those they had inherited from their parents, at their homes in Sorrento and Naples. In those years collecting had expanded to the so-called ‘minor arts’ and in Naples, as had already occurred in other places, the phenomenon was gaining considerable ground. In Naples, this passion for the arts is evinced, for example, by the collections at two museum venues that bear the names of two noblemen/collectors: the Museo Principe Gaetano Filangieri and the Museo Duca di Martina. The Sorrentine museum, more properly defined a housemuseum, was established by Pompeo and Alfredo Correale, the terms of whose wills were implemented on 18 January and 15 September 1900, respectively. As the seat of their museum, the two brothers chose – among their various Sorrentine properties – the 17th-century grange known as ‘alla Rota’, set in a vast citrus grove culminating in a terrace-belvedere overlooking the sea; following restructuring in the 18th century, the palazzo became family’s summer residence. The Fondazione Correale di Terranova art collections offer ample documentation of Neapolitan pictorial and decorative arts from the 16th through the 19th century. The collections are completed by several 17th-century Flemish and Dutch paintings, an interesting group of landscapes by foreign artists (16th-19th century), several items of Venetian and English furniture from the first half of the 18th century, valuable timepieces and other assorted objects, an exquisite selection of majolica ware, a prestigious ensemble of 18th-century Italian and foreign porcelains and, finally, an assemblage of Neapolitan crèche shepherds dating from the 18th century.

Con R.D. 18 febbraio 1904 n. 242, Re Vittorio Emanuele III, decretò la fondazione Museo Correale, che avrebbe dato i natali a quello che fu in seguito definito da Amedeo Maiuri “il più bel Museo di provincia italiano”. Alla fine dell’800 rappresentavano il ramo primogenito della famiglia Correale, Alfredo, Conte di Terranova e Pompeo, figli del Conte Francesco, Senatore del Regno. Entrambi i fratelli si dedicarono a raccogliere quadri, mobili, ceramiche ed altri oggetti di pregio, che, insieme a quelli ereditati dagli avi, trovarono degna collocazione nelle loro case di Sorrento e Napoli. In quegli anni il collezionismo si era esteso alle cosiddette arti minori, ed anche a Napoli il fenomeno, come già si era verificato altrove, si andava affermando in maniera notevole. Prova di tale passione per l’arte sono le raccolte di due nobili napoletani, oggi conservate nelle sedi che portano il loro nome: il Museo Principe Gaetano Filangieri e il Museo Duca di Martina. Il Museo sorrentino, più propriamente definibile casa-museo, fu istituito per volontà di Pompeo e Alfredo Correale, ai cui testamenti fu dato seguito ed esecuzione nel 18 gennaio e nel 15 settembre del 1900. I due fratelli - come sede del Museo – prescelsero, tra le varie abitazioni sorrentine di loro proprietà, la masseria seicentesca “alla Rota” immersa in un vasto agrumeto culminante su una terrazza-belvedere a picco sul mare. Il palazzo, ristrutturato nel sec. XVIII, era la dimora estiva della famiglia. Le collezioni d’arte della Fondazione Correale di Terranova offrono un’ampia documentazione delle arti pittoriche e decorative napoletane, dal XVI al XIX secolo. Completano la raccolta alcuni dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo, un interessante gruppo di dipinti di paesaggisti stranieri (XVI-XIX secolo), alcuni mobili veneziani e inglesi della prima metà del XVIII secolo, una pregevole raccolta di orologi e oggetti vari, una collezione di maioliche e, infine, la prestigiosa raccolta

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( Arn he m, 2 1 ap ril e 1 79 0 – Na po li , 2 2 giu gn o 1 8 3 7)

C o stiera n apo l etan a. Uno sco rcio di Po sil l ipo . T h e Neapo l itan co ast. Vie w of Pos il l ip o

T E ODORO DUC L È R E ( Na p o l i , 181 2 – Napoli, 1 867 )

Sor ren t o . Ca s a d e l Ta s so. Sor ren t o . Ca s a d el Ta s so

GIACIN TO GIGA N T E ( Nap o l i, 1 1 l u gl io 1 8 0 6 – Napo li , 2 9 s e t t e mbre 1 8 76)

Le o rten sie. Hyd rangeas

Nel l e pagin e successive/O n th e fol l owing p ages : I n gresso del Museo C o rre al e di Terran ova. Th e entrance to th e Mus eo Correal e d i Terranova. Sal a degl i Specch i. Th e Hal l of Mirrors .

photo: Gianfranco Capodilupo

A N TON S MINCK VA N PIT LOO


di porcellane italiane e straniere del XVIII secolo, una raccolta di pastori presepiali napoletani del XVIII secolo. È da sottolineare la notevole importanza della raccolta dei dipinti della “Scuola di Posillipo”, che tiene testa a raccolte simili di altri musei, con opere di Pitloo, Gigante, Duclère e tanti altri pittori, che si dedicarono esclusivamente a rappresentare il paesaggio puntando soprattutto sui valori lirici e caricando i paesaggi di umori romantici. La pittura di paesaggio, considerata un genere minore, paradossalmente proprio per questa «disistima» poteva godere di maggiore libertà, rispetto agli altri generi. La Scuola di Posillipo, nata intorno al 1820 dagli insegnamenti di Pitloo e Gigante, significò la rottura delle regole accademiche, in linea con le correnti romantiche che si andavano affermando in Europa. L’appellativo del gruppo non ebbe origine dal suo interno, ma dai pittori accademici, reduci dalla ventata di neoclassicismo imposta dalla Restaurazione. Costoro, ritenendo insignificanti fino al ridicolo quei piccoli dipinti formati da macchie, imprecisione e linee prospettiche fuori dai canoni, talvolta su umili supporti come carta e cartone, classificarono il gruppo come Scuola di Posillipo, associandolo ad un significato dispregiativo. Ma, quelle piccole opere dei posillipisti, molto attenti alla ricerca, raffiguranti il paesaggio campano e dell’Italia meridionale, vivificato da una sincera rappresentazione della vita quotidiana, presero forza ed integrarono prepotentemente la cultura napoletana, soprattutto presso l’aristocrazia e la corte. Fu un successo travolgente, che non solo influenzò numerosi artisti del Regno di Napoli, ma ben presto incontrò il favore dell’Accademia, che assegnò cattedre di pittura ai principali esponenti del gruppo.

Of note are the paintings by the School of Posillipo, on a par with any other similar collection in any other museum: works by Pitloo, Gigante, Duclère and many other artists who depicted only landscapes, painting with an eye – above all – to lyrical values and imbuing their canvases with romantic overtones. Landscape painting was considered a minor genre – and paradoxically, thanks to this disesteem its exponents enjoyed greater freedom than did artists working in other genres. The School of Posillipo arose about 1820 from the teachings of Pitloo and later Gigante; it represented a break with the academic tradition in line with the Romantic currents that were beginning to move through Europe. The group’s name was not their idea but was given them by the academic painters, veterans of the neoclassical style dictated by the Restoration. The academicians, who found those little paintings made of blotches, imprecisions and uncanonical prospective lines, sometimes painted on humble supports such as paper or cardboard, insignificant to the point of ridiculousness, classified the group as the ‘School of Posillipo’ – with an intentionally disparaging connotation. But those ‘postcard’ works by the Posillipo painters, paying painstaking attention to research, portraying the landscapes of Campania and southern Italy, enlivened by their sincere representation of daily life, grew in popularity, acquired momentum and forcefully made a place for themselves in Neapolitan culture – above all among the aristocracy and the court. It was an overwhelming success, a style that not only influenced many artists of the Kingdom of Naples but in short order also won over the Academy, which assigned teaching posts to the principal exponents of the group. Between 1860 and 1869, Duclère and other School of Posillipo painters, among whom Gigante, spent long periods in Sorrento as guests of Count Pompeo Cor-

Fra il 1860 e il 1869 il Duclère insieme con altri pittori della scuola di Posillipo, fra cui lo stesso Gigante, trascorse lunghi periodi di tempo a Sorrento ospiti del Conte Pompeo Correale, mecenate e dilettante di pittura, che aveva trasformato la villa di famiglia in un rifugio per artisti e letterati. Le sale del Museo Correale dedicate ai quadri della scuola di Posillipo risvegliano interessi e curiosità dei tanti appassionati d’arte che amano l’Ottocento attraverso un patrimonio di opere di assoluta rilevanza culturale. La biblioteca del Museo, oltre a un notevole numero di libri antichi, conserva un pregevole nucleo di antiche edizioni di opere di Tasso. Desta impressione sapere del legame tra la famiglia Correale e l’autore della Gerusalemme liberata fu stabilito nel 1535, quando Onofrio Correale sposò Ippolita de’ Rossi, sorella di Porzia, e madre di Torquato.

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photo: Gianfranco Capodilupo

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Tra le altre collezioni del Museo, infine, c’è l’importante sezione archeologica che testimonia l’antica origine della città di Sorrento, per il considerevole numero di opere, provenienti per la gran parte da scavi condotti a Sorrento e nella penisola sorrentina fino al 1920.

photo: Gianfranco Capodilupo

Nel corso degli anni, poi, il Museo si è arricchito di lasciti e donazioni che ne hanno ulteriormente accresciuto il valore artistico-culturale. Un valore tale, riconosciuto sia in Italia che all’estero, che ha prodotto numerose occasioni di prestiti di opere per le più importanti mostre allestite in ambito nazionale ed internazionale. Da non trascurare, infine, che il Museo offre le sue splendide sale e il meraviglioso giardino per la celebrazione di matrimoni civili, in costante aumento di anno in anno, location molto ambita da coppie italiane e straniere anche di oltre oceano. * Direttore Museo Correale di Terranova

reale, patron of the arts and a dilettante painter himself, who had transformed his family villa into a refuge for artists and men of letters. The School of Posillipo rooms at the Museo Correale kindle interest and curiosity among the many art lovers who here discover another facet of the 19th century in a legacy of outstanding works of the utmost cultural importance. The museum’s library conserves a substantial number of antique tomes and a precious nucleus of early editions of the works of Torquato Tasso. Of interest the fact that the ties between the Correale family and the author of Jerusalem Delivered date back to 1535, when Onofrio Correale married Ippolita de’ Rossi, sister to the author’s mother Porzia. The museum’s other collections include the important archaeology section, bearing witness to the ancient origins of the city of Sorrento with a great number of works, most of which from digs conducted in Sorrento and around the Sorrentine Peninsula prior to 1920. Over the years, the museum has acquired many new works from bequests and donations that have only added to its artistic and cultural value. A value acknowledged both in Italy and abroad: on numerous occasions, the museum has been the willing lender of works for important national and international exhibitions. Nor must we forget that the museum’s splendid rooms and its marvellous garden are available for civil wedding celebrations – and the number of request for this location, much sought-after by Italian couples and newlyweds-to-be not only from other European countries but from other continents, is increasing yearly.

* Director of the Museo Correale di Terranova

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IL PREMIO CAPO D’ORLANDO The ‘Capo d’Orlando’ Award Nicola Celentano

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U N A P P UN TA M E N TO T RA DIZ IONA LE TR A SC IENZ A , CU LT U RA E TU R IS MO A Traditional Date with Science, Culture and Tourism Vico Equense lo scorso anno per una settimana si è trasformata in una delle capitali della scienza a livello internazionale in occasione della diciottesima edizione del premio scientifico “Capo d’Orlando” ed alla mostra “Arte & Scienza: la scoperta del bosone di Higgs”.

Last year, for a week, Vico Equense was transformed into an international-scale capital of science on occasion of the 18th edition of the Premio ‘Capo d’Orlando’ science award and the concomitant Arte & Scienza: la scoperta del bosone di Higgs (Art & Science: The Discovery of the Higgs Boson) exhibition.

Eventi che hanno ancora una volta evidenziato lo stretto legame tra scienza, cultura e turismo che il riconoscimento ha come suo elemento caratterizzante. Significativi in tal senso i commenti degli illustri ospiti tra i quali Stephan Hell, premio Nobel per la chimica nel 2014, premiato nello storico Castello Giusso da Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università “Federico II” di Napoli, ateneo che patrocina la manifestazione, che si è imperniata su conferenze ed interventi dei premiati delle varie sezioni.

The events brought into clear focus the unbreakable links among science, culture and tourism that are celebrated by the Premio. Significant in this sense are the comments by the Premio’s illustrious guests, one of whom was Stephan Hell, winner of the 2014 Nobel Prize in Chemistry. He received the award at the historic Castello Giusso from the hands of Gaetano Manfredi, Rector of the University of Naples ‘Federico II’, sponsor of the event hinging on conferences and speeches by the award-winners in the various sections.

Per la sezione “Management Culturale” ha ritirato il riconoscimento Evelina Christillin, presidente del Museo delle Antichità Egizie di Torino e dall’ottobre 2015 dell’ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo), mentre per le sezioni “Divulgazione” e “Comunicazione Multimediale” il riconoscimento è stato consegnato rispettivamente alla giornalista Anna Meldolesi del “Corriere della Sera” e a Mario Orfeo, direttore del TG1.

The award for Cultural Management went to Evelina Christillin, president of Turin’s Museo delle Antichità Egizie and, since October of 2015, of ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo – Italian National Tourism Agency); journalist Anna Meldolesi of Corriere della Sera and to Mario Orfeo, director of TG1, took the awards for the Popular Science and Multimedia Communication sections, respectively.

Per la sezione “Scienza e Industria” la targa d’argento con la riproduzione di uno dei pesci fossili rinvenuti nella località di Capo d’Orlando (Vico Equense) è stata ritirata da Adolfo Guzzini, presidente della spa “iGuzzini”, una delle aziende tecnologiche simbolo del Made in Italy nel mondo. All’ormai tradizionale premio “Capo d’Orlando”, grazie alla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’esperimento CMS del CERN di Ginevra, è stata abbinata la mostra “Arte & Scienza: la scoperta del bosone di Higgs”, che dopo la tappa di Vico Equense ha proseguito con un tour in varie città italiane e terminerà nel luglio di quest’anno con la biennale di Venezia prima di trasferirsi in importanti località e capitali europee.

The silver plaque reproducing one of the fossil fish discovered at Capo D’Orlando (Vico Equense), awarded for excellence in Science and Industry, was received by Adolfo Guzzini, president of the ‘iGuzzini’ S.p.A technology company, symbol of Made in Italy throughout the world. Thanks to cooperation between Italy’s Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN – National Institute of Nuclear Physics) and the CMS experiment team at CERN of Geneva, the Art & Science exhibition mentioned above enlivened the event; after its stop in Vico Equense, the show went on to various Italian cities before concluding its Italian tour in July at the Venice Biennale and moving on to other important venues and European capitals.

La mostra ha presentato una trentina di opere, eseguite da artisti internazionali, tra quadri, sculture e fotografie con l’aggiunta del video interattivo intitolato “il dono della massa” sviluppato dall’Istituto Nazionale

Art & Science counted thirty or so works by artists from many countries: paintings, sculptures, photographs and the interactive Gift of Mass installation developed by the INFN. The video – and indeed the whole exhibition – re-

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A sinistra: Stefan Hell al Museo Mineralogico Campano. In alto: Evelina Christillin premiata dal direttore generale della Fondazione Banco di Napoli; Left: Stefan Hell at the Museo Mineralogico Campano Top: Evelina Christillin receiving her award from the DirectorGeneral of the Fondazione Banco di Napoli.


“Sentiti ringraziamenti per avermi conferito questo onore: il premio Capo d’Orlando. Il vostro premio è un eccellente esempio di celebrazione di scienza, cultura e piacevole vita alla stesso tempo, mostrando che le tre apparentemente differenti cose vanno insieme piacevolmente. Questi fantastici giorni per me e la mia famiglia mostrano che utile lavorare duramente e vincere un premio Nobel! Auguri per il futuro che desiderate”. Stefan W. Hell - Premio Nobel per la Chimica “Sono stata felice di passare una meravigliosa giornata con voi, in mezzo a posti unici, con persone uniche. Grazie!” Evelina Christillin - Presidente Museo Egizio di Torino

Il prof. Hell ammira la sezione antropologica al Museo Mineralogico Campano con il Direttore Umberto Celentano

“Sono felice di avere ritrovato la bellezza e la genialità di Vico Equense e della Costiera Sorrentina. Sono profondamente onorato di condividere un riconoscimento con illustri predecessori tra cui dodici Premi Nobel. In questa iniziativa c’è tutto il significato di un luogo e della sua cultura, da sempre faro nel mare della conoscenza”.

Prof. Hell at the Anthropology

Adolfo Guzzini - Presidente “iGuzzini” Spa

Director Umberto Celentano.

‘My sincerest thanks for having chosen me for this award: the Premio ‘Capo d’Orlando’. Your award is an excellent example of a celebration of science, culture and a gracious lifestyle and shows how three apparently very different things can blend in a harmonious whole. The fantastic days my family and I have spent here have shown me another facet of the usefulness of working hard and winning a Nobel Prize! My best wishes for the future.’ Stefan W. Hell – Nobel Laureate in Chemistry ‘I was very pleased to spend a lovely day with you, in such very special places, with such very special people. Thank you!’ Evelina Christillin – President of the Museo Egizio of Turin ‘I am happy to have once again enjoyed the beauty and the congenial atmosphere of Vico Equense and the Sorrento Coast. I am deeply honoured to share an award with such illustrious predecessor’s twelve of whom are Laureates. This initiative sums up all the importance of a place and its culture, since time immemorial lights on the horizon of the sea of knowledge.’ Adolfo Guzzini – President, ‘iGuzzini’ S.p.A.

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Section of the Museo Mineralogico Campano with


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di Fisica Nucleare che, unitamente a tutta l’esposizione, ha ricevuto commenti entusiastici dalle centinaia di visitatori, tra cui numerose scolaresche e turisti stranieri, che hanno ammirato il vernissage che ha unito l’Arte alla Scienza come nel Rinascimento. L’edizione di quest’anno del premio Capo d’Orlando, come ormai tradizione, si terrà al castello Giusso venerdì 5 maggio. Il Premio, organizzato dal Museo Mineralogico Campano – Fondazione Discepolo, è giunto alla sua XIX edizione. Ancora un premio Nobel, dopo i 12 già presenti a Vico Equense, figurerà nell’albo d’oro della manifestazione. Sarà Serge Haroche, premio Nobel per la Fisica nel 2012 e già amministratore del prestigioso “College de France”, ad essere premiato da Gaetano Manfredi, rettore della “Federico II” nonché presidente della CRUI (Conferenza Rettori Università Italiane). Per la sezione “Divulgazione” ritirerà il riconoscimento lo scrittore Bruno Arpaia, il cui ultimo volume ha trattato il delicato tema dei cambiamenti climatici, mentre per la sezione “Comunicazione Multimediale” sarà insignito Luca Paolazzi, in qualità di responsabile del Centro Studi Confindustria. Per la sezione “Scienza e Industria” la targa d’argento sarà ritirata da Luigi Palazzeschi, amministratore delegato della Sofidel Spa, una delle maggiori aziende a livello mondiale operanti nell’industria cartaria. A Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, sarà consegnato il premio per la sezione “Management Culturale” per avere rilanciato a livello internazionale l’immagine di uno dei monumenti più significativi della Campania. La manifestazione sarà coordinata da Manuela Arata, ideatrice e per anni presidente del “Festival della Scienza” di Genova. Un parterre di insigniti all’altezza della lunga tradizione del riconoscimento che unisce alla divulgazione scientifica la promozione della costiera sorrentina, degli scavi di Pompei e di altre location della Campania visitate dai premi Nobel durante il loro soggiorno a Vico Equense. Un’esperienza da sempre apprezzata come testimoniano i lusinghieri commenti degli insigniti del 2016.

ceived enthusiastic comments from hundreds of visitors, including many school groups and foreign tourists, who applauded its merger of art and science, reminiscent of Renaissance thinking. This year’s edition of the Premio ‘Capo d’Orlando’ will be held at the by-now traditional venue, the Castello Guisso, on Friday, 5 May. Organised by the Museo Mineralogico Campano – Fondazione Discepolo, it is now in its 19th edition. And once again, it will add a Nobel laureate to its ‘hall of fame’ which already counts twelve Stockholm winners honoured in Vico Equense. Serge Haroche, 2012 winner of the Nobel Prize for Physics and former administrator of the prestigious College de France, will be given his award by Gaetano Manfredi, Rector of University of Naples ‘Federico II’ and president of the CRUI (Conferenza Rettori Università Italiane). The Popular Science award will go to author Bruno Arpaia, whose last book addressed the thorny question of climate change; recipient of the Multimedia Communication award will be Luca Paolazzi, director of Centro Studi Confindustria. Luigi Palazzeschi, managing director of Sofidel S.p.A., one of the world’s foremost paper-sector industries, will receive the silver plaque for Science and Industry. And Mauro Felicori, director of the Reggia di Caserta, will be honoured with the Cultural Management award for his role in relaunching the image of one of the Campania region’s most significant monuments on the international stage. The event will be coordinated by Manuela Arata, the creator – and for years president of – Genoa’s Festival della Scienza. A parquet circle of distinguished guests more than measuring up to the long tradition of an award that unites scientific information and promotion of the Sorrentine coast, the excavations at Pompeii and other locations around Campania visited by the Nobel laureates from their staging point in Vico Equense. An experience that has always proved enchanting, as the enthusiastic comments by several 2016 honourees make abundantly clear.

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Il prof. Hell intervistato dal TG1 al castello Giusso (Vico Equense); Stefan Hell premiato dal Rettore dell’Università “Federico II” di Napoli; Stefan Hell ammira una delle opere della mostra “Arte e Scienza” Prof. Hell interviewed by TG1 at Castello Giusso. Stefan Hell receiving his award from the Rec-

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tor of the University of Naples ‘Federico II’ Stefan Hell admires one of the works at the Art & Science exhibition


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- THE SORRENTINE PENINSULA -

DALLA STRADA BORBONICA L’INGRESSO AL PARADISO The Bourbon Road to the Portal of Paradise Antonino De Angelis Diciotto chilometri separano Castellammare di Stabia da Sorrento. La vecchia strada borbonica per la sua bellezza costituisce il grande portale d’ingresso al paradiso della penisola sorrentina. La recente apertura della galleria costruita per rendere più agevole e veloce l’attraversaemto dei primi sette chilometri di fatto sottrae alla vista e impedisce di godere di uno dei panorami più belli del mondo. Dopo secoli di isolamento Sorrento finalmente, nel 1834, fu resa accessibile anche per la via di terra grazie alla nuova strada voluta dal Re di Napoli; bella e ricca di ardite opere d’ingegneria per gli imponenti tagli di rocce, ponti e viadotti.

Eighteen beautiful kilometres separate Castellammare di Stabia from Sorrento along the old Bourbon road that is the perfect portal opening onto the paradise that is the Sorrentine Peninsula. But taking the recently-opened gallery, built to make it easier and faster to travel the first seven kilometres, makes it impossible to see and enjoy one of the world’s most glorious panoramas, which opened when, after centuries of isolation, in 1834 Sorrento finally became easily accessible by a land route, a new road ordered built by the king of Naples. A magnificent road, the end result of daring feats of engineering: cuts through solid rock, arching bridges and viaducts.

Era pomeriggio inoltrato quando, il 14 giugno di quell’anno, Re Ferdinando II di Borbone, con l’ingegnere progettista e altri dignitari al seguito, montò in carrozza per collaudare la nuova strada. In quella calda giornata di primavera Sua Maestà fu il primo ad attraversare, sul suo regale calesse, il nuovo tracciato lungo il bordo del mare fino a Vico, per poi giungere a Meta superando valli e promontori, e finalmente a Sorrento attraverso gli aranceti della Piana.

In the late afternoon of 14 June of that year, King Ferdinand II of the House of Bourbon, accompanied by the engineer in charge of the works and a retinue of dignitaries, stepped into his carriage to inaugurate the new road. On that warm spring day, His Majesty was the first person to travel the new route running along the sea as far as Vico Equense before continuing on, over valleys and promontories, to Meta and finally, through the orange groves of the piana, to Sorrento.

Sono sei miglia di meraviglia quelli che separano Castellammare di Stabia da Meta di Sorrento. Come il sommario di un atlante della natura questa strada anticipa tutte le bellezze del territorio posto al di là del promontorio di Scutolo. Le atmosfere, i colori e i profumi rapirono i viaggiatori ottocenteschi. Il primo miglio segue la base della montagna quasi a contatto col mare dove la spuma diffonde odori di salsedine; poi, doppiato Capo d’Orlando, è l’odore acre dell’acqua sulfurea delle terme dello Scraio che prevale e si insinua nelle narici. Quando, lasciato alle spalle il centro della cittadina di Vico Equense, superato il vallone del Rivo d’Arco e le morbide cupole di Seiano, la strada prosegue più erta in sinuose volute fra gli uliveti, è l’odore della campagna che si diffonde nell’aria leggera della collina. La luce si muta

Six miles of marvels separate Castellammare di Stabia from Meta di Sorrento; like the table of contents of an atlas, the road anticipates all the beauties of the territory beyond the Scutolo promontory, the sights, atmospheres, colours and scents that overwhelmed the 19th-century travellers. The first mile skirts the base of the mountain, almost dipping into the sea, where the waves carry the salty tang of sea foam; after the road doubles Capo d’Orlando, the acrid odour of the Scraio hot springs prevails, almost an assault on the nose. Past the centre of the small city of Vico Equense, the Rivo d’Arco gorge and the gentle rises of Seiano, where the road continues on more steeply in sinuous volutes through olive groves, the scents of farmland waft on the light hill-country air. The light changes at every switchback, showing off all the magical effects in its bag of spectral

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Un tratto dell’odierna Strada Statale 145. Il ponte sul Rivo D’Arco inaugurato il 14 giugno del 1834 da Re Ferdinando II di Borbone. A stretch of today’s State Road 145. The bridge over the Rivo D’Arco gorge, inaugurated on 14 June 1934 by King Ferdinand II.


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ad ogni tornante e mostra tutti gli effetti magici del suo spettro; con essa si mutano anche i colori, ora accesi come quelli dei fiori, o morbidi come quelli degli ulivi, ora più tenui nelle tonalità del bianco delle case e del turchese in cui cielo e mare si confondono. Aggirata la sommità del promontorio, mentre la strada va giù in discesa sul precipizio del monte, ecco aprirsi allo sguardo il luminoso scenario della Piana dove si distende, fra il verde cupo degli aranceti, la nuova città affacciata sulle falesie di tufo per guardare lo smeraldo del mare sottostante. È questo lo scenario che affascina come una magia i visitatori moderni così come hanno ammaliato quelli del passato.

tricks: with the light, the colours change as well – now bright, like those of the flowers; now soft, like those of the olive trees; now paler, in the shades of white of the houses and the light blue haze where sky and sea meet and are lost in each other. Around and past the summit of the promontory, as the road descends along the face of the precipice, there appears the luminous scenario of the piana and the dark green of the orange groves from which the new city looks out from the tufa-stone crags at the emerald green of the sea below. This is the scenario that enchants modern visitors, as though by a magic spell, just as it bewitched the travellers of the past.

Fu così per lo spagnolo Emilio Castelar il quale scrisse: (1872) “Compiango chiunque non sia mai andato, in una tiepida mattina di maggio, da Castellammare a Sorrento, tra quei boschi di limoni e di melograni, tutti in fiore, che risaltano sugli olivi scuri, sotto la grata ombra dei monti irti di rocce, con le gole in cui i boschi di castagni, di faggi e di querce spandono la lussureggiante vegetazione, per quella tortuosa strada, aperta sul fianco del costone, che unisce paesi in parte nascosti dal fogliame, lungo le rive del mare dalla superficie cerulea che il sole abbagliante semina di stelle fugaci e continue; l’isola di Capri, di fronte, si staglia come un grazioso tempio di lapislazzuli che s’innalza sulle acque; alle spalle, il Vesuvio col suo pennacchio di fumo che si stacca contro il cielo e la sua cintura di giardini e le sue corone di lave brillanti, i suoi tappeti di città multicolori; tutto questo, avvolto nella luce meridionale e profumato dall’inebriante odore di zagara.”

Spanish politician Emilio Castelar was one of these. In 1872 he wrote, ‘I pity anyone who has never travelled, on a warm May morning, from Castellammare to Sorrento through those groves of lemons and pomegranates, all in flower, that stand out against the dark olive trees in the welcome shadow of the mountains prickly with rocks, with their hollows where woodlands of chestnuts, beeches and oaks spread lush vegetation, on that tortuous road opened on the face of the ridge to unite villages partly hidden by foliage, along the shores of the sea with its cerulean surface on which the sun scatters fleeting and fixed stars like seeds; the island of Capri, ahead, stands like a gracious temple of lapis-lazuli rising above the waters; behind, Vesuvius with its plume of smoke towering against the sky and its belt of gardens and its crowns of brilliant lava, its carpets of multicoloured cities; all this, enveloped in the southern light and scented with the inebriating perfume of orange blossom.’

Negli stessi anni un altro scrittore, questa volta l’italiano Renato Fucini (1877) ebbe ad

In 1877 another writer, the Italian Renato Fucini, observed, ‘The Sorrento of the poets is not

La C o stiera So rrentin a da lla co llina di Mo ntechia ro . The Sorrento coa s t fro m the Montechia ro hill.

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osservare: “La Sorrento dei poeti non è Sorrento, ma la strada che conduce a Sorrento. Attraversato rapidamente il breve piano della marina di Castellammare, incomincia subito. Lo stupendo tratto di strada incassato fra dirupate scogliere. Questa via per me è quella che contribuisce essenzialmente alla grandissima e giustificata fama delle bellezze di Sorrento.”

A t t r a v e r s a m e nto d e l l a bor g a t a di S e i an o. The r o a d t hr o ugh the v i l l a g e o f S e i ano

Non solo per chi arriva ma anche per l’ospite che parte, quando ha già fatto il pieno di bellezza durante il soggiorno, le emozioni già pregne di nostalgia continuano lungo la strada del ritorno così come fu per la scrittrice americana Harriet Beecher Stowe nel 1862: “Chiunque – scrisse in ‘Agnes of Sorrento’ – abbia attraversato la strada da Sorrento a Napoli, quel meraviglioso sentiero lungo le imponenti rive rocciose del Mediterraneo, può ricordarlo solo come un sogno incantato. Da un lato si distente il mare scintillante con le sue striature di blu viola e verde, a seconda del soffiare dei venti, che mostra quei magici mutamenti di colore tipici di questi lidi. Vicino alla costa le sue acque sono di un chiaro e trasparente color smeraldo, mentre a largo si infittisce nel blu e quindi in un viola purpureo, che nuovamente, in prossimità della linea d’orizzonte, sfuma in una tonalità vagamente perlacea. Le rive si ergono sul mare in impervi e ben marcati precipizi, trasformati in caverne dall’azione delle onde, presentano ad ogni momento nuovi profili. Dal momento che il sentiero del viandante aggira i promontori e si scorgono le cime sormontate da villaggi imbiancati e coronati da uliveti argentei, egli coglie con lo sguardo l’incantevole vista del mare, e più in là Napoli scintillante in lontananza attraverso la bruma. Le purpuree pendici del Vesuvio sempre in mutamento con le striature e venature di nuvole e ombre, mentre i vapori argentati ne incorniciano la sommità.” Sono centinaia le citazioni possibili, non solo ottocentesche ma anche del Novecento; tutte del medesimo entusiastico tenore. È un vero peccato come, già da quanche anno, tutta questa bellezza venga negata ai viaggiatori di oggi. È veramente uno sgarbo costringere gli ospiti a privarsi dello spettacolo e delle emozioni di cui altri, come abbiamo letto, hanno potuto godere in passato. Tuttavia malgrado la galleria e l’invito alla velocità, segnaliamo che la vecchia strada di Re Ferdinando è ancora aperta e percorribile perciò conviene, non solo agli esteti e ai sognatori, davanti all’imboccatura del tunnel tirar dritto sulla destra e scendere verso il mare per ritrovarsi all’improvviso in una delle pagine più belle della letteratura romantica.

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Sorrento, but the road that leads to Sorrento. After rapidly crossing the abbreviated plain of the marina of Castellammare, it begins: the stupendous stretch of road encased between sheer sea-cliffs. This road, for me, is an essential contribution to the enormous and well-justified fame of the beauties of Sorrento.’ Not only for incoming visitors but also for departing guests, still mindful of all the beauty that marked their stay, emotions already tinged with nostalgia continue to surface as they travel the road home – as it was for American writer Harriet Beecher Stowe a few years later. ‘Whoever,’ she wrote in Agnes of Sorrento in 1862, ‘has traversed the road from Sorrento to Naples, that wonderful path along the high rocky shores of the Mediterranean, must remember it only as a wild dream of enchantment. On one side lies the sea, shimmering in bands of blue, purple, and green to the swaying of gentle winds, exhibiting those magical shiftings and changes of color peculiar to these waves. Near the land its waters are of pale, transparent emerald, while farther out they deepen into blue and thence into a violet-purple, which again, towards the horizon-line, fades into misty pearl-color. The shores rise above the sea in wild, bold precipices, grottoed into fantastic caverns by the action of the waves, and presenting every moment some new variety of outline. As the path of the traveller winds round promontories whose mountain-heights are capped by white villages and silvery with olive-groves, he catches the enchanting sea-view, now at this point, and now at another, with Naples glimmering through the mists in the distance, and the purple sides of Vesuvius ever changing with streaks and veins of cloud-shadows, while silver vapors crown the summit.’ The possible citations, from the last century as well as from the 1800s, number in the hundreds and all are equally enthusiastic in tone. It is truly a shame that for some years now visitors are denied all this beauty. It is tantamount to an insult to force visitors to do without a spectacle that so moved others in the past, as we have read. Nevertheless, despite the gallery and its invitation to speed by, King Ferdinand’s road is still open. And it is worth it, not only for aesthetes and dreamers. Right before the tunnel entrance, continue straight to the right and descend to sea level, to find yourself suddenly in one of the most beautifully expressive pages of the very best of Romantic literature.


photo: Photo 105

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LÀ DOVE IL MARE LUCCICA ON THE SPARKLING SE A

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photo: Raffaele Celentano

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VICO EQUENSE LA PORTA DELLA PENISOLA VICO EQUENSE THE PORTAL TO THE PENINSULA

Vico Equense è un territorio “verticale” che si estende dalle alte vette del Monte Faito alle spiagge di Seiano e Marina d’Equa e oltre, fino ai ricchi fondali dove trova la sua collocazione una delle zone più ricche di biodiversità della Penisola Sorrentina: il Banco di Santa Croce.

Vico Equense is a ‘vertical’ territory that extends from the peaks of Monte Faito to the beaches of Seiano and Marina d’Equa, and beyond to the seabottoms, to one of the areas richest in biodiversity along the entire Sorrentine Peninsula: the Banco di Santa Croce.

Il Banco di Santa Croce è una secca, costituita da cinque grandi pinnacoli rocciosi, che va da una profondità minima di 9 metri fino ad un massimo di circa 50 metri. A 45 metri di profondità è situata una grotta naturale all’interno della quale è presente una florida popolazione di Paramuricea Calvata. Alla base del banco, invece, è possibile incontrare anche il Corallium rubrum, corallo rosso, cosa assai rara nel mar Mediterraneo.

The Banco di Santa Croce is a submerged shoal comprising five great rocky pinnacles, ranging in depth from a minimum of 9 metres to a maximum of 50 metres ca. A natural cave at 45 metres depth hosts a flourishing population of Paramuricea clavata, colonial soft coral. At the base of the shoal, instead, it is still possible to see Corallium rubrum, red coral, now quite rare in the Mediterranean Sea. Vico Equense is rich not only in natural beauties but in folklore and traditions as well. One of these is the Festa delle Pacchianelle, instituted in 1909 by Fra’ Pasquale Somma. Still today, every January 6th, the streets fill with the more than three hundred costumed ‘living statues’ – inspired by the figures of the 18th-century Neapolitan crèches – that compose the itinerant Nativity scene organised by the friars of the Order of Minims of San Vito.

Vico Equense non è soltanto ricca di bellezze naturali, ma anche di folklore e tradizioni. Tra queste spicca senz’altro la Festa delle Pacchianelle. Istituita nel 1909 da fra Pasquale Somma, tutt’oggi si svolge, ogni 6 gennaio, la sfilata del presepe itinerante organizzata dai Frati Minimi di San Vito che coinvolge oltre trecento figuranti in costumi ispirati a quelli del presepe napoletano del Settecento.

Since 2011, Vico Equense has held one of the most important Italian events for the filmmaking world: the Social World Film Festival. Over the years, the kermis has attracted many important names on the Italian and international cinematographic panoramas.

Dal 2011 a Vico Equense si svolge una delle più importanti rassegne del cinema italiano: il Social World Film Festival. La kermesse negli anni è stata capace di attrarre personaggi di rilievo del mondo cinematografico italiano ed internazionale.

The ‘Wall of Fame’ celebrating famous film personalities, was conceived and inaugurated in 2013 by the artistic director of the Social World Film Festival, Giuseppe Alessio Nuzzo, in concert with the city government. Modelled on the Hollywood Walk of Fame, the wall is located in Piazza Kennedy in the Vico Equense city centre.

Il 2013, il direttore artistico del Social World Film Festival, Giuseppe Alessio Nuzzo, di concerto con l’Amministrazione Comunale, ha ideato ed inaugurato il “The Wall of fame”, il muro dei famosi nel centro cittadino di Vico Equense, in piazza Kennedy, sul modello della Walk of fame di Hollywood.

This celebrity wall is filled, as though it were a larger-than life autograph album, with reproductions of the signatures of big names in Italian and international cinema who

Il muro delle celebrità raccoglie, come in un grande album, gli autografi dei big della cinematografia italiana

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photo: Raffaele Celentano

e internazionale ospiti delle varie edizioni del Social World Film Festival. Il primo autografo, è stato quello di Maria Grazia Cucinotta, impresso dalla madrina della terza edizione del Social World Film Festival su una lastra d’argilla, trasposta su una targa di bronzo da 30 per 20 centimetri; firma a cui, nel corso degli anni e delle edizioni, se ne sono aggiunte tante altre.

have been guests at the various editions of the Social World Film Festival. The first autograph to be placed on the wall was that of Maria Grazia Cucinotta. The ‘godmother’ of the third edition of the festival inscribed her signature on a clay tablet; her autograph was then cast in bronze on a 30 x 20 cm plaque. And over the years and editions of the Festival, many other names have been added.

Il 20 Maggio del 2016 è stato inaugurato presso la nuova casa comunale di Vico Equense, il “Museo Aperto Antonio Asturi”.

The inauguration of the Museo Aperto Antonio Asturi was held on 20 May 2016 at Vico Equense’s new Casa Comunale.

Si tratta della realizzazione di un percorso museale diffuso all’interno della nuova casa comunale. L’obiettivo del progetto è di avvicinare l’arte a tutta la popolazione, annullando le distanze culturali e sociali che ne limitano a poche categorie la conoscenza.

The idea was to create a multi-centre museum venue inside the new town hall; the long-term project goal is to bring art to the entire population and to cancel out the cultural and social differences that tend to make art a privilege for an ‘elite few’.

Vico Equense, città ricca di bellezze naturali, di folklore e tradizioni, di cultura, ma anche dell’alta gastronomia. Sono, infatti, numerosi i ristoranti che hanno ottenuto riconoscimenti nelle principali guide del settore. Territorio ricco di chef e di contadini, il connubio che ne è nato si è rivelato perfetto. In qualunque strada ci si trovi, a Vico Equense è sempre il posto giusto per degustare una portata “stellata”, una pizza preparata dal “pizzaiolo dell’anno” oppure un gelato artigianale preparato da una delle uniche due gelaterie a “tre coni” della Campania. Non si può visitare Vico Equense; Vico Equense è un territorio da vivere.

Vico Equense, a city rich in natural beauties, folklore and traditions . . . but also a city of fine food products and haute cuisine. Not surprisingly, many of the city’s restaurants boast flattering entries in the major sector guides: this is a territory rich in chefs and farmers, and the resulting union of genuine products of the land and culinary skills has proved to be a perfect one. Wherever you are in Vico Equense, every street offers an opportunity to taste a ‘star-studded’ dish: perhaps a pizza prepared by the ‘pizzaiolo of the year’ – or handmade ice cream at one of the Campania region’s two ‘three-cone’ gelaterias. Vico Equense is not a place to visit – Vico Equense is a territory to be lived to the full.

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Il Saluto del Primo Cittadino WELCOME FROM OUR ‘FIRST CITIZEN’

Andrea Buonocore Sindaco di / Mayor of Vico Equense Vico Equense è un territorio unico dove panorami mozzafiato e gastronomia d’eccellenza si fondono e creano un’esperienza sensoriale unica. Una città aperta al mondo, ma che, al contempo, è capace ancora di conservare le proprie tradizioni. Giunga a tutti gli ospiti il mio personale benvenuto. È lo stesso benvenuto che scorgerete negli occhi delle persone che incrocerete per le strade, i vicoli e le piazze di Vico Equense. Una cittadina che porta nel proprio tessuto culturale l’accoglienza e che sa come far sentire gli ospiti come a casa propria. Vi invito ad esplorare tutta la Città, dalle spiagge ai monti, perché nessun territorio, più di Vico Equense, può vantare fondali ricchi come testimonia il Banco di Santa Croce e vette maestose come il nostro Monte Faito. Vivete Vico Equense e portatela nel cuore, quello stesso cuore che noi mettiamo ogni giorno al fine di rendere la vostra esperienza unica ed indimenticabile.

Vico Equense is a unique territory, in which breathtaking panoramas and a gastronomic offer of absolute excellence blend to create unrivalled sensorial experiences. A city open to the world, but at the same time capable of conserving its traditions. Let me extend my personal welcome to all our guests. The same welcome you will see in the eyes of the people you meet on the streets, lanes and squares of Vico Equense. A small city whose cultural fabric is woven with welcome; a city that knows how to make its guests feel at home. I invite you to explore the whole city, from the beaches to the mountains – because no territory more than Vico Equense can boast sea-bottoms as richly vital as the Banco di Santa Croce or peaks as majestic as Monte Faito. I invite you to ‘live’ Vico Equense and to carry it in your heart – and know that we put ours, every day, into making your stay with us singularly pleasant and rewarding – and unforgettable.

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photo: Antonio Pane

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META E IL SUO MARE META AND ITS SEA

«Comme ‘na fata cuccata mmonte ‘o mare/Meta, tu sì ‘nu spettacolo assai rare» («Come una fata adagiata in riva al mare/Meta, tu sei uno spettacolo assai raro»). I versi di Maddalena Gargiulo, tratti dalla poesia «’O paese mio», delineano alla perfezione il volto del piccolo centro della penisola sorrentina: un luogo di affascinante bellezza, circondato da verdi colline e affacciato sul blu del golfo di Napoli. E, in effetti, l’intera storia di Meta è legata al mare, volano dello sviluppo economico ed elemento imprescindibile della cultura locale.

‘Comme ‘na fata cuccata mmonte ‘o mare/Meta, tu sì ‘nu spettacolo assai rare’ (‘Like a fairy queen reposing on the shore / Meta, you are a rare and dazzling sight’). These verses by Maddalena Gargiulo, from the poem ’O paese mio’, draw a perfect portrait of the small centre on the Sorrentine Peninsula: a fascinatingly beautiful town cradled by green hills, contemplating the blue Gulf of Naples. Truth be told, the entire history of Meta is linked to the sea, the driving force behind its economic development and a defining element of local culture. The people of Meta have always been known as excellent sailors; as early as the 9th century they maintained a impressive fleet and exchanged goods with Eastern seaports. This vocation for the sea gave birth, by the 1200s, to a bustling shipbuilding industry. The Alimuri shipyard, which for years built brigantines and other types of sailing vessels that plied all the world’s waves, was instead founded in 1650. This activity began to decline in 1800s, when steam power replaced wind, but the shipyards still build gozzi, small vessels equipped with oars and used by fishermen – and building them, as always, are the maestri d’ascia, traditional boatwrights who work in enormous caves dug into the tufa rock of the sea cliffs.

Da sempre i metesi godono della fama di eccellenti navigatori: già nel IX secolo disponevano di un’imponente flotta e scambiavano merci nei porti orientali. Questa vocazione marinaresca diede vita a un’intensa attività cantieristica già nel Duecento. Al 1650, invece, risale il cantiere di Alimuri, dove per anni furono realizzati brigantini, velieri e altre imbarcazioni destinate a solcare i mari di tutto il mondo. Il declino di questa occupazione cominciò nell’Ottocento, quando la navigazione a vapore sostituì quella a vela. Resiste, però, la produzione di gozzi, piccole imbarcazioni a remi utilizzate dai pescatori: a realizzarli sono i maestri d’ascia che lavorano in enormi grotte scavate nel tufo. Nei secoli, oltre che di una fiorente cantieristica, Meta è stata sede di scuole nautiche, famiglie di armatori e associazioni impegnate a sostenere economicamente e moralmente le famiglie dei marittimi morti o inabili al lavoro. Un esempio? La Casina dei capitani, fondata nel 1890 e oggi impegnata nella diffusione della cultura marinaresca: nella sua sede, in via Municipio, possono essere ancora ammirate centinaia di testimonianze del legame tra i metesi e il mare. Questo connubio traspare anche dai 32 ex voto conservati nel cappellone di San Pietro, all’interno della basilica di Santa Maria del Lauro: opere datate tra il XVII e il XIX secolo e donate alla Madonna dalle famiglie dei marittimi scampati ai naufragi.

Over the centuries, besides a flourishing shipbuilding centre, Meta has been the home of nautical schools, of dynasties of distinguished shipbuilders and of associations committed to providing economic and moral support to the families of sailors lost or disabled at sea. An example? The Casina dei Capitani, founded in 1890, today committed to spreading the seafaring culture: at its headquarters in Via Municipio, we can still admire hundreds of examples of the close ties between the people of Meta and the sea. This link is also patently clear in the 32 ex-votos in the chapel of San Pietro in the Basilica of Santa Maria del Lauro: works dating from the 17th through the 19th century, donated to the Madonna by the families of sailors who survived shipwrecks and disasters at sea. Together with the beach, the Basilica of Santa Maria del Lauro is one of the symbolic sites in Meta. Tradition has it that the church rises on the spot where, in the 8th century, an elderly man found a statue of the Madonna at the foot of a laurel tree. The bishop arranged for it to be transferred to the cathedral in Sorrento, but the next day the

Proprio la basilica di Santa Maria del Lauro è, insieme alla spiaggia, uno dei luogo-simbolo di Meta. Secondo la tradizione la chiesa sorge nel luogo dove, nell’VIII secolo dopo Cristo, un’anziana trovò una statua della Madonna ai piedi di un albero di alloro. Il vescovo ne dispose il trasferimento nella cattedrale di Sorrento ma, il giorno seguente, il simulacro fu miracolosamente ritrovato

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photo: Antonio Pane

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a Meta, sempre sotto l’alloro. In quel luogo fu eretta la basilica che si è successivamente arricchita di un campanile alto 41 metri, un organo con 2.600 canne, statue lignee e preziose opere pittoriche. A destare l’interesse degli ospiti di Meta sono anche i palazzi antichi, spesso appartenenti a famiglie di armatori e capitani. Primo fra tutti Palazzo Cosenza, meglio conosciuto come Villa Giuseppina, progettato nel 1739 dall’architetto Luigi Vanvitelli: un edificio in stile neoclassico che richiama alla mente la Reggia di Caserta e che, nel 1955, fu scelto dal regista Dino Risi come set del film «Pane, amore e…» con Sofia Loren e Vittorio De Sica. Nella residenza, appartenuta alla nobile famiglia sorrentina dei Correale e poi all’ex sindaco Angelo Cosenza al quale deve il nome, il Comune di Meta conserva un appartamento che a breve dovrebbe ospitare il Museo del Mare. Nel corso del tempo le chiese disseminate nei vicoli, il suggestivo centro storico, le manifestazioni popolari, lo splendido scenario delle spiagge, i ristoranti sul mare, le rinomate strutture ricettive e la consolidata cultura metese dell’accoglienza hanno fatto della cittadina costiera una località turistica di fama internazionale. A dimostrarlo sono i dati recentemente diffusi dall’Azienda autonoma di turismo e soggiorno di Sorrento: tra gennaio e novembre 2016 quasi 134mila tra italiani e stranieri, tra i quali molti giovani, hanno scelto di trascorrere le vacanze a Meta. Segno di un rinnovato interesse per un paese dove storia, natura e fede si fondono in un mix inscindibile.

statue was miraculously back in Meta, in the same spot under the laurel. The basilica was built on the site, and was later completed with a bell tower 41 metres in height and a 2,600-pipe organ, and adorned with wooden statues and precious pictorial works. The statue of the Madonna, patroness of the people of Meta, is still venerated in a chapel in the right aisle of the basilica. Other attractions for visitors to Meta are its ancient palazzi, often the family residences of shipbuilders or captains. First among all is Palazzo Cosenza, better known as Villa Giuseppina, designed in 1739 by architect Luigi Vanvitelli: a building in neoclassical style reminiscent of the Royal Palace of Caserta and chosen in 1955 by director Dino Risi as a filming location for his Pane, amore e . . . with Sofia Loren and Vittorio De Sica. Inside the residence, home of Sorrento’s noble Correale family and then of former mayor Angelo Cosenza – to whom it owes its name – rooms owned by the municipality of Meta are slated to soon host the new Museo del Mare. Over time, the coastal town of Meta has become an internationally-renowned tourist locality thanks to its churches in the narrow streets, its evocative historic centre, its folk events, the splendid scenario of its beaches, restaurants on the sea and outstanding accommodations – and its consolidated tradition of hospitality. Data recently made available by the Tourist Board of Salerno speak plainly: from January through November 2016, almost 134 thousand Italian and foreign visitors, many of whom young people, chose to spend their vacations in Meta. An unequivocal sign of renewed interest in a town where history, nature, and faith unite in a uniquely attractive mix.

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Il Saluto del Primo Cittadino WELCOME FROM OUR ‘FIRST CITIZEN’

Giuseppe Tito Sindaco di / Mayor of Meta In qualità di sindaco di Meta, sono lieto di porgere il benvenuto ai nostri gentili ospiti. Sono sempre di più i turisti che scelgono la nostra cittadina come location per le proprie vacanze. Il merito di questo successo è da attribuire non solo alle molteplici attrattive che caratterizzano il nostro territorio, ma anche alla forte sinergia instaurata tra amministrazione comunale, associazioni e imprenditori. Seguendo questa strategia siamo riusciti a valorizzare le eccellenze naturalistiche, culturali e gastronomiche del luogo, a garantire un elevato standard di servizi e a strutturare un’offerta turistica ampia e diversificata, capace di intercettare le esigenze della clientela più disparata. Siamo certi che questo impegno contribuirà a rendere Meta sempre più accogliente e a regalare ai nostri ospiti un soggiorno indimenticabile.

As mayor of Meta, it is my pleasurable duty to extend our city’s official welcome to our guests. More and more, tourists choose our city as the location for their vacations. The merit for this success goes not only to the many attractions characteristic of our territory but also to the strong synergy that now exists between the city government and local associations and entrepreneurs. Thanks to this strategy, we have succeeded in valorising the naturalistic, cultural and gastronomic excellences of our territory, guaranteeing an exceptional standard of service and building a broad-ranging, varied tourist offer capable of meeting the demands of a widely diversified clientele. We are certain that our commitment in this sense will contribute to making Meta more welcoming than ever in the future, to offer our guests a truly unforgettable stay.

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T R A DIZ IONI RE LIGIO SE DI ME TA THE RELIGIOUS TRADITIONS OF META

Try to imagine: a cleric on mule-back between two wings of a festive crowd waving palm fronds and olive branches. To all appearances, a scene from two thousand years ago, perhaps Jesus’ entry into Jerusalem – but it’s what happened in Meta in 1987, the day after the election of the parish priest. Yes, election: because the faithful of this coastal town have the privilege of democratically choosing their spiritual guide and the members of the governing board of the Basilica of Santa Maria del Lauro.

Provate a immaginare: un religioso trasportato a dorso di mulo tra due ali di folla festante che agitano rami di palma e d’ulivo. Sembra una scena di duemila anni fa, quella dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ma in realtà è ciò che è avvenuto a Meta nel 1987, all’indomani dell’elezione del parroco. Già, perché ai fedeli della cittadina costiera è riconosciuto il privilegio di scegliere democraticamente la guida spirituale e i componenti dell’amministrazione della basilica di Santa Maria del Lauro.

The Code of Canon Law grants this right to the members of only 21 parishes in the world, nine of which are in Italy, seven on the Sorrentine Peninsula; over time, each has built their respective place of worship at its own expense. One of these religious communities is Meta, where the priest was elected by the faithful from 1207 to 1987. Recently, however, the privilege seems to have been shelved, since the archbishops of the diocese of Sorrento-Castellammare have tended to directly appoint the clergymen instead of putting the question to the vote of the congregation.

È il Codice di diritto canonico a riconoscere questa facoltà ai membri di sole 21 parrocchie nel mondo, nove delle quali in Italia e sette in penisola sorrentina, che nel corso dei secoli hanno costruito a proprie spese i rispettivi luoghi di culto. E tra queste comunità religiose figura quella di Meta, dove il parroco è stato eletto dai fedeli dal 1207 al 1987. Negli ultimi tempi questo privilegio sembra essere stato accantonato, con gli arcivescovi della diocesi di Sorrento-Castellammare hanno manifestato la tendenza a nominare direttamente i parroci anziché lasciare ai fedeli la facoltà di sceglierli attraverso il voto.

However it may be, the election of the head of the ecclesiastical community of Santa Maria del Lauro remains one of the characteristics of religion in Meta: a special mix of faith, tradition and folklore, as are the Holy Week processions. The task of organising these events falls to the two archconfraternities, the Santissima Immacolata and the Santissimo Crocifisso, associations of Catholics founded in 1590 and 1633, respectively, with the aims of promoting worship among the public and performing works of charity, teaching catechism, and observing penitential practices.

A ogni modo, quello dello dell’elezione del capo della comunità ecclesiastica di Santa Maria del Lauro resta uno dei tratti caratteristici della religiosità metese: un particolare mix di fede, tradizione e folklore al pari delle processioni della Settimana Santa. Il compito di organizzare queste manifestazioni spetta all’arciconfraternita della Santissima Immacolata e a quella del Santissimo Crocifisso, associazioni di fedeli cattolici nate rispettivamente nel 1590 e nel 1633 con l’obiettivo di diffondere il culto pubblico e fare opere di carità, catechesi e penitenza.

Thus, on the evenings of Thursday and Friday before Easter, hundreds of Meta’s citizens, garbed in white or black habits (depending on their archconfraternity affiliation), walk in procession through the streets to commemorate the last moments of the earthly life of Jesus. Some participants exhibit the symbols of the Passion; others carry the statues of the Dead Christ and Our Lady of Sorrows on their shoulders. Setting the pace for the hooded marchers are 200 choristers chanting the Miserere: Psalm 50, the ‘Psalm of David’, a haunting plea for forgiveness of sins.

Così, la sera del Giovedì e del Venerdì che precedono la Pasqua, centinaia di metesi indossano il saio bianco o nero (a seconda dell’arciconfraternita di appartenenza) e sfilano in corteo lungo le strade del paese per commemorare gli ultimi istanti di vita di Gesù. Alcuni esibiscono i simboli della Passione, altri portano in spalla le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata. A scandire il passo degli incappucciati sono i 200 cantori che intonano il “Miserere”, ossia il salmo 50 di Davide, una struggente richiesta di perdono per i peccati commessi.

Every second year, the processions are preceded by the Way of the Cross, a historic pageant representing the Passion and Death of Jesus, held on the evening of Holy Wednesday. Promoted by the Associazione Olivi Olimpici, the event is staged by about 200 players in period costume and, thanks to impeccable organisation and the evocative setting, draws thousands of spectators as well as local and national media. C.M.V.

Ogni due anni le processioni sono precedute da “La via della Croce”, una rappresentazione storica della Passione e Morte di Gesù che si svolge nella sera del Mercoledì Santo. Promossa dall’associazione Olivi Olimpici, la manifestazione vede impegnati circa 200 figuranti in costume d’epoca e, grazie alla perfetta organizzazione e alla suggestiva location, attira l’attenzione di migliaia di spettatori oltre che dei media locali e nazionali. C.M.V.

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SANTI E NAVIGATORI SAINTS AND SAILORS Ciriaco M. Viggiano

Se gli italiani sono un popolo di santi e navigatori, i metesi ne incarnano uno degli esempi più alti. Non si contano gli uomini originari della cittadina costiera che, nel corso dei secoli, hanno votato la propria esistenza alla testimonianza della fede cattolica e alle arti marinaresche. Basti pensare a Ferdinando Scarpati, nato a Meta nel 1771, tra i massimi esperti italiani di navigazione e primo in assoluto a compilare le tavole nautiche: uno strumento che ha consentito a generazioni di naviganti di seguire vie d’acqua più sicure. Fine conoscitore delle coste e degli ancoraggi, Scarpati insegnò presso i più prestigiosi istituti nautici italiani prima che il re delle due Sicilie lo incaricasse di organizzare la scuola di Procida secondo nuovi metodi d’insegnamento. Una personalità di spicco, dunque, al pari di quel Sebastiano Enrico De Martino, docente di discipline giuridiche, che per 41 anni fu preside della scuola superiore di nautica di Piano di Sorrento. Fu grazie alla sua preparazione e alla sua tenacia che, nel 1865, il Governo elevò la scuola al rango di istituto nautico: proprio da qui, nei secoli successivi, prese il via la straordinaria carriera di armatori come Achille Lauro e Gianluigi Aponte. Sempre al mare è legato il percorso umano e artistico di Eduardo De Martino, nato a Meta nel 1838, che si dedicò alla pittura dopo aver navigato per 15 anni a bordo di navi mercantili e da guerra. La sua gloria ebbe inizio quando la regina Vittoria d’Inghilterra gli commissionò alcune tele: fu in quell’epoca che De Martino dipinse quadri di grande pregio, a cominciare dai due ispirati alla battaglia navale di Trafalgar, che suscitarono l’interesse persino dell’imperatore tedesco e giapponese. Nel corso dei secoli i metesi hanno dimostrato di essere non solo navigatori esperti, ma anche uomini dalla fede viva. Un esempio? Monsignor Gaetano Pollio, vescovo della città cinese di Kaifeng. Qui, verso la metà del secolo scorso, il religioso fu arrestato dai comunisti e costretto ai lavori forzati per sei mesi. La sua fede gli consentì di celebrare clandestinamente la messa per 52 volte e di sopportare torture indicibili fino al ritorno in patria, avvenuto nel 1951.

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If it is true that the Italians are a population of saints and sailors, Meta provides some of the finest examples of these vocations. It is impossible to count the natives of this coastal town who, over the centuries, have devoted their lives to the Catholic faith or to the sea and its arts. Just think of Ferdinando Scarpati, born in Meta in 1771, one of Italy’s greatest experts of navigation, who is credited with inventing nautical tables, tools that made it possible for generations of sailors to follow safe sea lanes. Highly knowledgeable of the coastline and its anchorages, Scarpati taught at the most prestigious nautical institutes in Italy before the King of the Two Sicilies appointed him to reorganize the school on Procida to reflect advances in teaching methods. An outstanding personality, as was Sebastiano Enrico De Martino, teacher of law and for 41 years the headmaster

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Un’esistenza ammantata di santità, quella di monsignor Pollio, che trova un precedente in padre Simpliciano della Natività, religioso battezzato a Meta nel 1827: fondatore delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, il sacerdote spese la vita per il reinserimento sociale delle prostitute. Il suo processo di canonizzazione ha preso il via nel 1997, mentre nel 2015 Papa Francesco l’ha dichiarato venerabile: ora i metesi attendono che il pontefice proclami ufficialmente la santità di padre Simpliciano.

of the nautical training school of Piano di Sorrento. It was thanks to his expertise and doggedness that the Italian government raised the school to the status of Istituto Nautico in 1865; and it was from here that the extraordinary careers of such shipowners as Achille Lauro and, in the following century, Gianluigi Aponte set out.

La raccolta di acquerelli realizzati da De Martino per la Regia Marina Italiana. Foto a sinistra: Monsignor Gaetano Pollio, vescovo della città cinese di Kaifeng. Il religioso fu arrestato dai

Another name, that of artist Eduardo De Martino, born in Meta in 1838, is also inseparable from the sea. De Martino turned to painting after having served for 15 years on merchant vessels and warships. His fame began to grow when Queen Victoria commissioned several paintings: in this period he produced many important works, such as the two canvases inspired by the naval Battle of Trafalgar that caught the attention of even the German and Japanese emperors.

comunisti e costretto ai lavori forzati per sei mesi. The collection of watercolours painted by De Martino for the Regia Marina Italiana. Left: Monsignor Gaetano Pollio, bishop of the Chinese city of Kaifeng. Under the Communist regime, he was

Over the centuries many of Meta’s natives have demonstrated that their town is home not only to expert navigators but also to eminent men of the cloth. One was Monsignor Gaetano Pollio, bishop of the Chinese city of Kaifeng where, in the mid-20th century, he was arrested by the Communist regime and sentenced to six months’ hard labour. His faith was such that he celebrated Mass 52 times while imprisoned – and suffered unspeakable tortures – before being allowed to return to Italy in 1951. There is a precedent for Monsignor Pollio’s life cloaked in holiness: Father Simpliciano della Natività, baptised in Meta in 1827 and founder of the Suore Francescane dei Sacri Cuori. The priest spent his life working for the social reintegration of former prostitutes. The canonisation process began in 1997; in 2015, Pope Francis proclaimed him Venerable. The people of Meta are now awaiting the pope’s official declaration of Father Simpliciano’s sainthood.

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arrested and served six months’ hard labour.


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PIANO DI SORRENTO TRA SEDUZIONE E SOGNO PIANO DI SORRENTO SEDUCTION AND DREAMS

Cinta da verdi colli, che come braccia si protendono verso il mare, la piana di Sorrento si raccoglie composta e discreta ai piedi del monte Vico Alvano, conservando nelle sue viscere un patrimonio unico ed inestimabile di documentazione e di memoria, del susseguirsi delle diverse trasformazioni culturali, antropologiche, economiche e sociali.

Embraced by green hills as though by loving arms reaching out toward the sea, the Sorrento plain lies composed, discreet, at the foot of the Vico Alvano mountain, holding within it a unique and inestimable legacy of documentation and memory, evidence of the succession of cultural, anthropological, economic and social transformations it has seen.

In questa terra, ieri come oggi, il mito di Ulisse si perpetua… l’attrazione del luogo incantato esercita sull’uomo di ogni tempo e di ogni luogo un potente richiamo magnetico e irresistibile.

In this land, yesterday, today, the myth of Ulysses is perpetuated . . . an enchanted land works its magic, a powerful, magnetic, irresistible attraction, on men of all times and all places.

E così, stratificata e consolidata la presenza dell’uomo accertata fin oltre il terzo millennio a.C., è continuata fino a noi, eredi di tanta inconsapevole grandezza. In epoca successiva, greci e romani, soprattutto letterati e poeti rapiti da tanto fascino, hanno cantato e celebrato la dolcezza del clima, la bellezza dei luoghi, la squisitezza dei prodotti della terra e dell’arte.

Thus, stratified and consolidated, the presence of man, proven since at least the third millennium bce, continues through to us, heirs to an oblivious grandeur. In later eras, Greek and Roman, men of letters and poets enraptured by such overpowering allure sang and celebrated the mellowness of the climate, the beauty of the places, the exquisiteness of the products and the art of the land.

Le storie delle nostre genti, la capacità, l’intraprendenza e la fierezza degli uomini di questa terra, il rilevante livello culturale del territorio che si manifesta oggi anche attraverso la presenza di una miriade di associazioni, testimonia il significativo retroterra di storia e tradizioni che hanno fatto grande Piano di Sorrento.

The stories of our peoples, the abilities, the resourcefulness, the proud determination of the men of this land, the high level to which the territory’s culture has risen, manifesting today in myriad associations, bear witness to the significative background of history and traditions that has made Piano di Sorrento great.

Ma la marineria più di tutto ha evidenziato la grande intraprendenza di Piano di Sorrento. La marineria costituisce per la città la più importante attività da molti secoli, e l’istruzione marinara risale ad epoca antichissima se si tiene conto del grado di preparazione e di civilizzazione della popolazione della Penisola Sorrentina.

More than in any other activity, the resourcefulness of the people of Piano di Sorrento has shown itself in the maritime sector. For many centuries, sailing and related activities drove the city’s economy, and the nautical instruction that dates back to remote times manifests in the expertise and in the very civilisation of the populations of the Sorrentine Peninsula.

Una prima citazione di scuole nautiche si ha nel XIV sec. nel testamento del nobile Francesco Vulcano che destina una cospicua rendita per la scuola nautica nel Piano.

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Già nel ‘600 il Piano stampava patenti mercantili per i naviganti istruiti nelle scuole nautiche. Nell’’800 fu istituita la Scuola Nautica e di Costruzione Navale di Carotto che, nel 1863, fu trasferita nell’antico convento dei Padri Teresiani, dove ancora oggi risiede. Da allora grandi armatori e comandanti sono stati formati nella scuola nautica carottese. Ricordiamo tre nomi forse i più illustri che nel corso degli ultimi due secoli hanno rappresentato l’armamento italiano nel mondo: Francesco Ciampa armatore della Flotta Ciampa, Achille Lauro armatore della flotta Lauro, Gianluigi Aponte armatore della MSC. Poeti e scrittori in ogni tempo hanno evidenziato le bellezze di Piano di Sorrento, hanno respirato l’aria marina, il verde delle campagne, ne hanno captato effetti pittoreschi e scenografie di incommensurabile valore storico e geografico. Tra i viaggiatori del grand tour, meno noti, ma comunque considerevoli, ricordiamo James Fenimore Cooper autore di “Excursions in Italy” 1838. Un’opera piuttosto rara tanto che è sfuggita a un “Saggio di una bibliografia ragionata dei viaggi e delle descrizioni d’Italia e dei costumi italiani in lingue straniere”. In tale opera l’autore descrive le dolcezze delle gite in penisola sorrentina... le bellezze archeologiche e architettoniche... gli incanti del paesaggio… lo spettacolo dell’ambiente… il riposo rilassante… “Vi è una buona dose di dolce far niente… ma è una sensazione in perfetta colli manza con questo clima gratificante e con questa terra di ricordi. In altri posti si è obbligati a fare tanti sforzi e qualche privazione per vedere molte attrattive; ma qui esse sono raccolte tutt’intorno al nobile anfiteatro di questa baia in modo che basta soltanto volger la testa per vederle. Se poi si è più curiosi, ci si può avvicinare ad esse con una barca, all’ombra di un tenda letto, senza per nulla scomodare il far niente”… In epoca più vicina a noi, poeti e scrittori di ogni parte del mondo, proprio negli anni cosiddetti del grand tour, hanno soggiornato o visitato Piano di Sorrento non foss’altro per la sua posizione strategica nel cuore della penisola sorrentina e snodo di collegamento, dopo la realizzazione della statale 163 amalfitana, con la costiera amalfitana e Positano. Tra questi è doveroso ricordare il poeta romantico Robert Browning che soggiornò nell’autunno del 1844 per alcuni mesi nella villa del Turillo ai Colli San Pietro ospite di casa Colonna e al rientro in patria scrisse The Englishman in Italy – Piano di Sorrento dove ricorda i luoghi, le emozioni,

First mention of a nautical training school dates to the 14th-century will of nobleman Francesco Vulcano, who left a considerable sum in trust for the nautical school of Piano. In the 1600s, Piano printed and awarded mercantile licences to navigators trained at the nautical schools. The Scuola Nautica e di Costruzione Navale of Carotto was founded in the early 1800s; in 1863, it moved to the ancient monastery of the Teresian Carmelites where it is still headquartered. Since then, the Carotto nautical school has trained many seagoers, including great shipowners and commanders. Three names stand out among the representatives of Italian shipping in the world over the last two centuries: Francesco Ciampa, owner of the Flotta Ciampa, Achille Lauro, owner of the Flotta Lauro, and Gianluigi Aponte, founder and owner of MSC. Poets and writers of all times have underscored the beauties of Piano di Sorrento; they have breathed the sea air, revelled in the green of the countryside, contemplated picturesque and dramatic effects of incommensurable historic and geographic value. Among the Grand Tour travellers/writers, one perhaps less well-known in Italy but nevertheless of great value was James Fenimore Cooper, author of Excursions in Italy (1838). A rather rare work, so much so that it escaped note in ‘Saggio di una bibliografia ragionata dei viaggi e delle descrizioni d’Italia e dei costumi italiani in lingue straniere’. In his Excursions, Cooper describes his travels on the Sorrentine Peninsula, the archaeological and architectural beauties he saw, the enchanting landscapes, the spectacle of the natural environment, his relaxing repose: ‘There is a good deal of the dolce far niente in all this; but it is a feeling admirably suited to this luxurious climate, and to a country of recollections. In other places one is obliged to submit to much toil and some privation, in order to see many objects of curiosity; but they are assembled around the noble amphitheatre of this bay in such numbers, that one is only obliged to turn his head to get a view of them. If more curious, he can approach them in a boat, shaded by an awning, without at all deranging the far niente!’ Many of the poets and prose writers from every part of the world who stayed in or visited Piano di Sorrento in the years of the Grand Tour chose to stay in or visit Piano di Sorrento if for no other reason than its strategic position at the heart of

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photo: Raffaele Celentano

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Il Saluto del Primo Cittadino WELCOME FROM OUR ‘FIRST CITIZEN’

Vincenzo Iaccarino Sindaco di / Mayor of Piano di Sorrento Una nuova e impegnativa iniziativa editoriale come “Sorrento Magazine” non può che dare lustro all’immagine dell’intera Penisola Sorrentina e di tutte le Municipalità che ne costituiscono l’essenza con la loro storia, le loro tradizioni, il loro fascino legato a una cultura condivisa pur nelle differenze che ne hanno contraddistintola storia e ne contraddistinguono lo sviluppo. Piano di Sorrento, cittadina marinara a prevalente vocazione commerciale, in questi hanno ha compiuto notevoli progressi anche sul piano dell’offerta turistica, con Villa Fondi, con la Marina e il Porto Turistico di Cassano che insieme agli altri borghi e alle tante attività ristorative che operano in tutta la città. In questo modo ci candidiamo ad acquisire un ruolo sempre più significativo e attrattivo per un turismo enogastronomico e culturale sul quale puntiamo per elevare la nostra offerta e per confermare il nostro spirito di comunità attenta e accogliente. A chi vorrà visitarci diamo un caloroso benvenuto nella nostra terra! A new and challenging editorial undertaking such as Sorrento Magazine cannot but bring an added shine to the images of the Sorrentine Peninsula as a whole and of all the municipalities that define its essence in their histories, traditions and charm, fruit of a shared culture but also of myriad differences that have marked their individual histories and now distinguish their growth and evolution. In recent years, Piano di Sorrento – a small seaside city with a vocation for trade – has made great strides as regards its tourist offer, with Villa Fondi, the Marina and the Tourist Port of Cassano, and many superb restaurants – as have its neighbouring municipalities. We are preparing to play an ever more significant and active role in food-and-wine and cultural tourism, priority sectors for enhancing our offer and affirming our reputation as a friendly community attentive to the needs of our guests. To all of you who visit us, we extend our warmest welcome!

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photo: Photo 105

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i volti, i frutteti, la caccia, la vendemmia, gli incontri, la luce e i profumi della nostra terra, il monte Vico Alvano, la costa che precipita a mare, gli ulivi, le tradizioni più sentite, la fede, lo sparo di mortaretti. Egli ha descritto “un paese di una bellezza splendida e timorosa” mentre coglie motivi di emozione profonda e ispirazione dall’eco delle voci e dai suggestivi spazi sotto le intense volte di cielo. E mentre descrive il limpido e pescoso mare si coinvolge in sensazioni di scene di effetti straordinari. Altri momenti incancellabili si rivivono nei versi di poeti che hanno la liricità mistica della processione via mare della Madonna delle Grazie, protettrice del borgo dei pescatori, oggi borgo attrezzato ad accogliente anche per i turisti più esigenti… Ancora oggi Piano di Sorrento annovera iniziative culturali di grande livello: ricordiamo le processioni penitenziali della Settimana Santa che coinvolgono tutta la popolazione e introducono nello spirito della Pasqua, gli eventi estivi che si susseguono nella splendida cornice di Villa Fondi sede del Museo Archeologico della Penisola Sorrentina che conserva i reperti archeologici e storici dell’intera penisola sorrentina, ed accoglie ed ospita poeti, scrittori ed artisti che, indipendentemente dalla loro fama, manifestano con i loro versi e le loro opere l’attaccamento alle antiche solide radici di millenaria tradizione.

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the Sorrentine Peninsula and, after construction of State Route 163 ‘Amalfitana’, an ‘interchange’, a link to the Amalfi coast and Positano. But one who stayed longer was Romantic poet Robert Browning, who spent several months in the fall of 1844 at Villa Turillo in Colli San Pietro as a guest of the Colonnas and who, upon his return home, penned the poem ‘The Englishman in Italy’, in which he references the places, the emotions, the faces, the orchards, the hunt, the harvest, many encounters, the light and the scents of Piano di Sorrento, Monte Vico Albano, the coastal cliffs falling into the sea, the olive trees, the most keenly felt traditions, the religious sentiment, the sound of firecrackers on the ‘Feast of the Rosary’s Virgin’. He describes Piano as a ‘sensual and timorous beauty’ as he ‘turned to the sea’ to draw inspiration from the echo of the Siren voices and the suggestive spaces underneath the intensely-hued roof of the sky. And he describes the clear seas, the fishermen’s abundant catch, in scenes seen close-up, his drawing rich with extraordinary effects. Other indelible moments live again in the verses of other poets, filled with the mystical lyricism of the procession on the sea in honour of the Madonna delle Grazie, patroness of the villages of the fisherfolk, of Piano, today a ‘village’ that welcomes and is equipped to meet the needs of even the most exigent tourist. Still today, Piano di Sorrento hosts cultural events of exceptional quality: the penitential processions of Holy Week, in which the entire population participates, introductions to the spirit of Easter; the summer events and festivals that tumble on each other’s heels in the splendid setting of Villa Fondi, home of the Museo Archeologico della Penisola Sorrentina with its exhibits of archaeological finds and historic materials from all over the peninsula, that welcomes poets, writers and artists, famous and lesser-known, whose verses and works clearly manifest their closeness to the ancient, vital roots of the territory’s millenary traditions.


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SANT’AGNELLO UNA FINESTRA SUL GOLFO SANT’AGNELLO A WINDOW ON THE GULF

Sant’Agnello is a near-unending sequence of breathtaking landscapes. Views of rare beauty defining a territory dense with allure, rich in history. Panoramas that often can be admired from buildings, ancient and modern alike, of notable architectural interest. A marvel surrounded by the infinite nuances of the blue of the sea in the various seasons of the year and by the green of the hills.

Sant’Agnello è una lunga sequenza di paesaggi mozzafiato. Scorci di rara bellezza definiscono un territorio denso di fascino e ricco di storia. Panorami che spesso è possibile ammirare anche da costruzioni, antiche e moderne, di notevole pregio architettonico. Una meraviglia circondata dalle infinite tonalità d’azzurro che il mare assume nelle diverse stagioni dell’anno e dalle colline di un verde intenso.

All of this makes Sant’Agnello one of the most intriguing centres on the Sorrento coast. Here a few suggestions for discovering the area’s attractions.

Tutto ciò rende Sant’Agnello uno dei centri più suggestivi della Costa sorrentina. Ecco alcuni spunti per chi ha voglia di scoprirli. PUNTA SANT’ELIA “L’Ultima Thule”, così Norman Douglas, celebre scrittore inglese – innamorato di questa terra – ha definito Punta S.Elia, dedicando allo straordinario sentiero che porta dalle colline fino al mare, alcune delle pagine più intense di Siren Land, il libro – pubblicato nel 1911 – che ha consolidato il mito della costiera sorrentina, come oasi di pace e bellezza, presso il pubblico anglosassone. Il percorso che porta a Punta S.Elia, parte dal Belvedere dei Colli di Fontanelle, ed è uno scrigno che custodisce veri e propri tesori naturalistici. I visitatori sono accolti da un piccolo capolavoro creato dall’erosione delle acque e dal vento: un arco naturale, integro fino al 1835, ed in seguito crollato in parte per l’azione degli stessi elementi che lo avevano scolpito tra le rocce. Lungo la strada è possibile vivere una esperienza che non è solo visiva, con la speciale vista che regala il Golfo di Salerno, ma anche olfattiva. Si tratta di un’immersione nei profumi che esalano dalle piante tipiche della macchia mediterranea: mirto, carrubo e ginestra – c’è anche un secolare cespuglio di capperi che sbuca tra le rocce - ma si trovano addirittura orchidee e delle singolari rarità come gli asparagi selvatici.

PUNTA SANT’ELIA Qua e là ruderi di case coloniche, in fondo una chiesa diroccata. Testimonianze di luoghi a lungo abitati, vissuti e modellati sulle esigenze di una civiltà, quella contadina, ormai scomparsa, ma il cui Spirito soffia ancora lungo questo antico sentiero.

The ‘Ultima Thule’: thus the well-known English author Norman Douglas – who had fallen in love with this land – defined Punta Sant’Elia, devoting to the extraordinary trail that leads from the hills to the sea some of the most intensely moving pages of his Siren Land, the 1911 book that consolidated the myth of the Sorrento coast as an oasis of peace and beauty for the English-speaking public.

L’associazione Rea, che prende il nome dalla divinità protettrice dell’agricoltura nell’Antica Grecia, promuove

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una speciale integrazione tra agricoltura, paesaggio e prodotti tipici, realizzando escursioni che percorrono il sentiero con sosta presso giardini coltivati. Qui gli escursionisti hanno la possibilità di raccogliere i prodotti tipici per poi degustarli su una bellissima terrazza naturale sospesa tra cielo e mare, ed ammirare di fronte gli isolotti denominati “Li Galli” e proseguire la giornata raggiungendo, alla fine del sentiero, il suggestivo specchio di mare, caratterizzato da una conca naturale, in cui è possibile fare un bagno rinfrescante. Per info: Associazione Rea: 338/3114436. IL PIZZO “Il Pizzo” è un angolo di natura autentica che custodisce pini secolari inseriti in un’area di 16 ettari caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea con un meraviglioso agrumeto, frammisto ad oleandri, mortella, carrubi, corbezzoli, querce e lecci. È forse uno degli ultimi e più bei polmoni di verde della costa di Sorrento. Situato su un dirupo a strapiombo sul mare rappresenta un unicum per la singolare e rara commistione fra giardino, agrumeto e antica dimora signorile. Lungo il viale d’accesso, infatti, è possibile costeggiare la villa padronale che risale al ‘700, mentre intorno alla tenuta si snodano i Valloni, enormi fessure naturali presenti nel costone tufaceo lungo cui, in passato, defluivano i ruscelli che sfociavano a mare. La location per le suggestioni che evoca è stata scelta come scenario per girare il film “Love Is All You Need” con Pierce Brosnan. GOLFO DEL PECORIELLO Un’insenatura naturale nella roccia tufacea che realizza un piccolo e suggestivo fiordo. È questo il Golfo del Pecoriello, un tratto di mare difficile da raggiungere e forse proprio per questo incontaminato. Un angolo da cui è possibile ammirare da una prospettiva unica questo scorcio del golfo di Napoli, recuperato alla fruizione pubblica e restituito alla memoria collettiva solo negli ultimi anni. Il percorso che porta alla piccola insenatura si articola lungo quattro terrazze che si trovano lungo l’antico sentiero che dall’area collinare porta al Golfo del Pecoriello. È l’ultimo pezzo di uno dei tanti Valloni che caratterizzano la morfologia dell’intera Penisola sorrentina. L’area è aperta al pubblico ogni giorno dalle 8 del mattino alle 20. L’accesso è al termine di Viale dei Pini, in direzione Sorrento, poco prima della Chiesa dei Padri Cappuccini. Un’insegna visibile indica il luogo.

The track that leads to Punta Sant’Elia sets out from the belvedere of Via Colli di Fontanelle and is a coffer of naturalistic treasures. Visitors are greeted by a small masterpiece created by water and wind: a natural arch that stood until 1835, when it finally yielded to the same elements that had sculpted it in the rock. The experience is not solely visual, with the view of the Gulf of Salerno, but also olfactory, an immersion in the scents of the typical Mediterranean maquis vegetation: myrtle, carob, broom – and a centuries’-old caper bush growing from a crack in the rock. And orchids, and singular rarities such as wild asparagus. Here and there, the ruins of a farmhouse; at the bottom, an abandoned, crumbling church. Testimonies to places inhabited through history, modelled to meet the needs of a rural civilisation that has now vanished but whose spirit still breaths along this ancient path. The Associazione Rea, which takes its name from the Greek Earth goddess Rhea, promotes a special kind of integration among agriculture, landscape and typical products. Its guides lead visitors along the trail with stops at cultivated gardens where excursionists are offered the opportunity to gather typical produce to enjoy on the beautiful natural terrace suspended between the sky and the sea as they admire the islands known as Li Galli before continuing along the trail to the sea at its end and a natural basin perfect for a refreshing dip. For information: Associazione Rea - 338/3114436. IL PIZZO ‘Il Pizzo’ is a scrap of unspoiled nature, a 16-hectare area with centuries’-old pines in a landscape of typical Mediterranean maquis and a marvellous citrus grove interspersed with oleanders, myrtles and carobs. It is perhaps one of the last – and most beautiful – green belts along the Sorrento coast. On a cliff dropping straight to the sea, it is a unicum, a rare combination of gardens, citrus groves and a stately mansion. The access road skirts the main villa, built in the 1700s; surrounding the estate are the Valloni, enormous natural fissures in the tufa-stone headland, in the past the beds of streams running to the sea. An incredible scenario, chosen as one of the locations for the film Love Is All You Need with Pierce Brosnan.

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photo: © A. De Angelis

IL PIZ Z O Situato su un dirupo a strapiombo sul mare rappresenta un unicum per la singolare e rara commistione fra giardino, agrumeto e antica dimora signorile. On a cliff falling straight to the sea, a unicum of gardens and a citrus grove as the rare setting for an ancient aristocratic home.

L’ANTICO BORGO DI MAIANO

GOLFO DEL PECORIELLO

Maiano è un antico borgo di S.Agnello che vanta una consolidata tradizione nella produzione di laterizi per forni a legna che risale al Medio Evo. Ancora oggi si possono ammirare le antiche fornaci, documentate già dal 1400, dove vengo-

A natural inlet in the tufa rock of the cliffs; a small, suggestive ‘fiord’. This is the Golfo del Pecoriello, a difficult-to-reach area of shore and sea and, perhaps for this very reason, uncontaminated.

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no cotti mattoni e suoli da forno apprezzati dai pizzaioli di tutto il mondo. In questo particolare conteso è emersa la figura di Marcello Aversa che ha avuto la capacità di trasformare in arte l’artigianato locale con produzioni apprezzate in Italia e nel mondo, come è confermato dalla presenza del Maestro in prestigiose mostre ospitate dai più qualificati musei europei. Ogni anno a fine agosto nel Borgo si tiene una rassegna di arte, artigianato, gastronomia, musica e folklore. Gli antichi palazzi di Maiano aprono i portoni a scultori, ebanisti, pittori, ricamatrici, liutai e tanti altri maestri d’arte, trasformando il borgo in un piccolo museo all’aperto. All’evento partecipano artigiani provenienti da tutta Italia e dal mondo. MSC CENTER L’Msc Center è una struttura unica in penisola Sorrentina. Un impianto polifunzionale realizzato grazie alla sinergia tra pubblico e privato. All’interno ci sono spazi sportivi, ricreativi e per il tempo libero. Il tutto nel pieno rispetto e nell’armonia dell’ambiente circostante. In particolare il centro comprende una piscina dotata di struttura trasparente coperta d’inverno e aperta d’estate, un’area fitness, due campi da tennis, un campo di calcetto, un complesso contenente servizi di ristorazione, culturali e per il tempo libero e un’autorimessa interrata. Una convenzione stipulata tra la MSC - colosso mondiale della navigazione - e il Comune di S. Agnello prevede l’accesso dei residenti ai servizi offerti dalla struttura per due volte a settimana: il martedì ed il giovedì e l’ingresso domenicale all’area parco.

A niche offering an unusual perspective on the Gulf of Naples, only recently opened to the public and returned to our collective memory. The land route to this small inlet crosses four terraces along the ancient trail that from the hills leads down to the ‘gulf’, the terminal portion of one of the many Valloni or ravines characteristic of the morphology of the entire Sorrentine Peninsula. The area is open every day from 8:00 am to 8:00 c.s.. The trailhead is at the end of Viale dei Pini, towards Sorrento, just before the church and monastery of the Capuchin friars, where a sign points the way. THE ANCIENT MAIANO DISTRICT Maiano is an ancient rione or district of Sant’Agnello boasting a consolidated tradition of firebrick production for wood-burning ovens that dates to the Middle Ages. The ancient kilns, mentioned in 15th-century documents, are still there today; over history, they have produced bricks and floors for the ovens of pizza-makers all over the world. An important figure in this context is Marcello Aversa, who has transformed a local artisan activity into an art acclaimed in Italy and the world: Maestro Aversa’s sculpted works have been shown at prestigious exhibitions at many of Europe’s foremost museums. Every year, in late August, Maiano holds a festival bringing together art, handcrafts, gastronomy, music and folklore. The venerable palazzi of Maiano open their doors to sculptors, woodworkers/cabinet-makers, painters, embroiderers, makers of stringed instruments and many other masters of many other arts, transforming the neighbourhood into an open-air museum. Participants in the event include artisans from all over Italy and from numerous other countries. MSC CENTER The MSC Center is unique on the Sorrentine Peninsula. A multipurpose structure born from synergy between the public and private spheres, encompassing spaces for sports and recreational and free-time activities, all in full respect of – and in harmony with – the surrounding environment. In detail, the centre comprises a pool with a transparent bubble covering, closed in winter and open in the summer, a fitness area, two tennis courts, a five-a-side football pitch, and an area grouping food services and cultural and free-time services over an underground parking facility. Thanks to a convention between the world navigation colossus MSC and the Municipality of Sant’Agnello, the services offered by the structure are available to residents twice weekly, on Tuesdays and Thursdays, with access to the park area on Sundays.

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photo: © A. De Angelis

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Il Saluto del Primo Cittadino WELCOME FROM OUR ‘FIRST CITIZEN’

Piergiorgio Sagristani Sindaco di / Mayor of Sant’Agnello Caro amico/a, grazie per essere qui a Sant’Agnello per le tue vacanze. Spesso i luoghi che scegliamo contengono qualcosa di noi. In te di certo risuona la voce del mare che ci circonda, brilla il sole che accarezza ogni giorno la nostra terra, respira il verde delle colline e dei paesaggi. Il nostro territorio è uno scrigno che custodisce tesori preziosi. Luoghi ameni e suggestivi che, scorrendo queste pagine, potrai conoscere e spero apprezzare di persona. Qui sei a casa tua, torna ancora e conserva nel tuo cuore i giorni che hai vissuto insieme a noi.

Dear Friend, Thank you for coming to Sant’Agnello for your holiday. Often, the places we choose hold something of ourselves; I am certain that the voice of the sea that surrounds us strikes a resonant chord as you feel the touch of the sun that caresses our land every day and breathe the green of the hills and the landscapes. Our territory is a pirate’s hoard of immense treasures; pleasant, evocative sites and sights you will come to know in these pages and, I hope, enjoy in person. Here is your second home; we invite you to return ‘home’ to us and, until then, to hold in your heart all the days you have spent with us.

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MASSA LUBRENSE UNA LINGUA DI TERRA SUL MARE AZZURRO MASSA LUBRENSE A FOREL AND ON AN A ZURE SEA

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Tra Sorrento e Positano, con Capri di fronte, c’è Massa Lubrense. Una terra antica e meravigliosa che, essendo l’estremo lembo della Penisola Sorrentina, costituisce lo spartiacque naturale tra i Golfi di Napoli e di Salerno. Una posizione geografica privilegiata che l’ha resa nota fin dagli albori della navigazione antica lungo le rotte della costa Tirrenica. Una terra dove riecheggiano anche miti famosi come quello, narrato da Omero, del celeberrimo passaggio di Ulisse davanti alla “Sede delle Sirene”. Creature metà donna e metà uccello, che costrinsero il re di Itaca a farsi legare all’albero della nave per non essere ammaliato dal loro canto. Da allora questa terra è la Terra delle Sirene. Crebbe di notorietà in epoca greca per la presenza del famoso Santuario di Athena, tramutata poi in Minerva in epoca romana quando la divinità fu elevata a principale protettrice della flotta imperiale e di tutti i naviganti che, nel doppiare la Punta della Campanella, praticavano sacrifici, issavano vele purpuree ed elargivano doni ed oblazioni. Di questo enorme carico di mitologia e di storia antica restano innumerevoli presenze archeologiche. Oltre a quelle di Punta Campanella, l’intera costa da Marina di Puolo al fiordo di Crapolla, dell’estensione di ben 20 km, è disseminata di vestigia romane e medioevali. Dal Tempio di Ercole celebrato da Stazio alla villa del Portiglione, dal Ninfeo di Pipiano a Marina della Lobra (la più grande opera musiva in pasta di vetro colorato che il mondo antico ci ha lasciato in eredità, esposta in giro per il mondo ad incantare i visitatori nelle varie mostre di cui è stata protagonista), alla villa di Punta San Lorenzo, dalla villa marittima dell’Isca (l’isolotto della Famiglia De Filippo), al sistema idraulico di Crapolla ancora funzionante dopo 2000 anni, alla soprastante abbazia benedettina di San Pietro. Ma le testimonianze archeologiche non si limitano alla costa, basti ricordare la Necropoli del Vadabillo i cui corredi funerari datano dal VII secolo a.C. al II sec. d.C. e ci hanno restituito reperti eccezionali come l’anforetta calcidese con Sirene alate.

Massa Lubrense, between Sorrento and Positano, looking out on Capri, is an ancient and wondrous land at the tip of the Sorrentine Peninsula, the natural divide between the Gulf of Naples and the Gulf of Salerno. Its privileged geographic position has made it well-known since the navigators of antiquity began to ply the Tyrrhenian coastal sea lanes. A land echoing with famous myths, such as Homer’s narration of Ulysses’ passage before the ‘home of the Sirens’. Half-bird and half-woman, famous for drawing men to their deaths with their irresistible song but foiled by the King of Ithaca who had his crew tie him to the mast of his ship. And since then, this has been the Land of the Sirens. Its notoriety increased in the era of Greek domination as the site of the famous Sanctuary of Athena – Minerva in the Roman age, when the goddess was elevated to the role of principal protectress of the Imperial fleet and indeed of all sailors who, when rounding Punta Campanella, made sacrifices, raised red sails, and cast gifts and offerings on the waters. An enormous accumulation of mythology and ancient history has left archaeological traces in innumerable sites in the area. Besides the ruins at Punta Campanella, Roman and medieval sites are scattered along the entire 20-kilometre coast, from Marina di Puolo to the Crapolla ‘fiord’. From the Temple of Hercules celebrated by Statius to the Villa of Portiglione, from the Nymphaeum of Villa Pipiano at Marina della Lobra (the largest coloured-glass mosaic work left to us by the ancient world and the enchanting star of numerous exhibitions worldwide in modern times) to the villa of Punta San Lorenzo, from the seaside villa on Isca (the island of the De Filippo family) to the Crapolla waterworks, still operative after 2000 years, in the shadow of the Benedictine abbey of San Pietro. But the archaeological evidence is not limited to the coast: there are also such inland sites as the Necropolis of Vadabillo, which has given us grave goods dated from the 7th century bce to the 2nd century c.s., including such exceptional finds as the small amphora from Chalcis decorated with winged Sirens.

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Il Saluto del Primo Cittadino WELCOME FROM OUR ‘FIRST CITIZEN’

Lorenzo Balducelli Sindaco di / Mayor of Massa Lubrense Il privilegio di avere decine di chilometri di costa dove gli ulivi quasi toccano il mare. Il privilegio di avere nel proprio territorio un’Area Marina Protetta con un habitat sottomarino incontaminato. Il privilegio di un paesaggio da cartolina arricchito da beni culturali ed archeologici, segno di una storia millenaria. Il privilegio di tante chiese e cappelle ornate da “riggiole” settecentesche. Il privilegio di sentire il profumo di limoni quasi tutto l’anno. Il privilegio di un olio eccezionale che è alla base delle nostre eccellenze gastronomiche. Il privilegio di una popolazione che ha nel proprio sangue la cultura dell’accoglienza. Tutto questo è il privilegio di vivere a Massa Lubrense. A me il privilegio di amministrare questa terra meravigliosa, a voi il grande privilegio di visitare e vivere da turisti Massa Lubrense per le vostre vacanze. The privilege of having tens of kilometres of coastline where the olive groves almost touch the sea. The privilege of hosting, within one’s territory, a Marine Protected Area with an unspoiled underwater habitat. The privilege of inhabiting a ‘postcard-perfect’ landscape enriched with cultural and archaeological assets, testimony to a history stretching back through the millennia. The privilege represented by a multitude of churches and chapels decorated with 18th-century ‘riggiole’ tiles. The privilege of breathing the scent of lemon almost all year round. The privilege of tasting an exceptional oil, the base for our gastronomic excellences. The privilege of living amongst people with the culture of hospitality in their blood. All of this is part of the privilege of living in Massa Lubrense. To me, the privilege of administering this marvellous land; to you, the privilege of visiting and enjoying Massa Lubrense as vacationers.

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A Massa Lubrense restano testimonianze evidenti anche delle epoche successive come il sistema delle torri interne e costiere, il castello dell’Annunziata e le tantissime chiese e cappelle dei suggestivi borghi sparsi sul territorio. Espressione di una fede che si concretizza negli edifici religiosi, dalle semplici cappelle di campagna alla ex Cattedrale, al Santuario della Madonna della Lobra o alla chiesa di Santa Maria della Misericordia: questi magnifici edifici furono tutti fortemente influenzati dall’architettura e dalle correnti artistiche napoletane. Di questa vicinanza con la metropoli e capitale del Regno sono segno evidente, alla fine del settecento, i pavimenti maiolicati, le famose “riggiole” per la maggior parte del ceramista napoletano Ignazio Chiaiese. Un trionfo di colori che ha impreziosito ancor di più l’edilizia sacra lubrense.

Massa Lubrense also conserves testimony from a more recent past, such as the system of watchtowers in the interior and on the coast, the Castello dell’Annunziata and the many churches and chapels of the lovely villages that dot the territory. Expressions of a faith that finds concrete expression in religious architecture, from simple country chapels to the former cathedral (Santa Maria delle Grazie), the Sanctuary of the Madonna della Lobra or the church of Santa Maria della Misericordia, all magnificent buildings that were all strongly influenced by Neapolitan architecture and art movements. One reminder of how close the territory was to the metropolises and the capital of the kingdom in the late 18th century are the majolica ceramic tiled floors, the famous riggiole, most of which by Neapolitan ceramist Ignazio Chiaiese. A triumph of colours, spectacular additions to the already-impressive religious architecture of Massa Lubrense.

Tutto questo in un territorio dominato dagli ulivi, una coltura anch’essa antica come la storia di Massa Lubrense, che dalle colline digradano fino al mare, fin quasi a toccarlo. Dal frutto meraviglioso di queste piante si ricava l’olio che racchiude in sé l’essenza del sole, del mare e della terra. Un olio dorato che è l’ingrediente principe alla base di tante ricette della tradizione. E proprio partendo dalla gastronomia tradizionale gli chef massesi hanno rivisitato aromi e sapori portando l’arte della buona tavola a livelli altissimi e ad una concentrazione di ristoranti stellati unica in Italia.

We find all of this in a landscape dominated by groves of olives, a crop as ancients a the history of the territory, that slope from the hills almost to the waters of the sea. The marvellous fruit of the olive tree yields an oil that captures the essence of the sun, the sea and the land. A golden oil, the key ingredient that sets the tone in many traditional recipes. And it is from traditional gastronomy that the area’s chefs have revisited aromas and flavours, raising the art of fine dining to superlative levels – at starred restaurants present in the territory in a concentration unique in Italy.

Dalle poche piane e dai terrazzamenti strappati alle colline con muri di pietra calcarea o di tufo, si erge a baluardo del territorio il limone. Presente a Massa Lubrense già nel ‘600, fu proprio in questo periodo che il gesuita massese Padre Vincenzo Maggio, nell’edificare il maestoso Collegio nel rione ‘Villarca’ sui ruderi della villa della Regina Giovanna, iniziò la coltura intensiva di tale frutto che ben presto si diffuse in tutta la Penisola Sorrentina. Un frutto dall’aroma e dal sapore eccezionale che ha ricevuto dall’Unione Europea il marchio di Indicazione Geografica Protetta (IGP).

From the few flat areas and the terraces created on the hillsides with walls of limestone or tufa, the lemon groves rise like bastions in defence of the territory. The lemon has been cultivated in Massa Lubrense since the 17th century: in this period, Father Vincenzo Maggio of Massa, during the construction of the majestic Jesuit College in the ‘Villarca’ district on the ruins of the villa of Queen Joanna, began intensive cultivation of the fruit – and soon thereafter it was found everywhere on the Sorrentine Peninsula. A fruit with an exceptional aroma and flavour which has received the European Union’s Protected Geographical Indication (PGI) mark.

Sempre dalla terra, dalla tradizione casearia, a Massa Lubrense nascono il fior di latte, il formaggio fresco a pasta filata, e il famoso provolone del Monaco, che dalle latterie di Massa arriva sulla tavola di tanti rinomati ristoranti. Tutta questa ricchezza di beni culturali ed ambientali si apprezza in particolar modo camminando a piedi. Centinaia di chilometri di sentieri attraversano Massa Lubrense. Gli amanti del trekking per questa particolarità del paesaggio, la conoscono da molti anni e la frequentano non solo d’estate ma anche in periodi dell’anno quando i flussi turistici tendono a diminuire.

Another product of the land and the cheese-making tradition of Massa Lubrense is fior di latte cow’s-milk fresh pasta filata mozzarella, and the famous ‘provolone del Monaco’ that now travels from Massa to the tables of many renowned restaurants. This abundance of cultural and landscape assets is best appreciated on foot, walking the hundreds of kilometres of trails that crisscross the Massa Lubrense territory. Trekking enthusiasts are enamoured of this landscape and flock here not only in summer but in the off season as well, when the general tourist presence is low.

La cartolina di Massa Lubrense è incorniciata dal blu del mare che ha avuto due importantissimi riconoscimenti. Innanzitutto nel 1997 tutta la costa è stata inserita nell’Area Marina Protetta di Punta della Campanella per la sua bellezza e la ricchezza di flora e fauna marina. Lo scoglio del Vervece, ancora memore del record di Enzo

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The ‘postcard’ of Massa Lubrense is framed by the blue of its sea, winner of two important awards. First of all, in 1997 the coastal area, thanks to its beauty and its abundance of

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marine flora and fauna, was included in the Punta Campanella Marine Protected Area. The Vervese rock island, a constant reminder of Enzo Maiorca’s 1974 record, located a mile off the port of Marina della Lobra, is an ‘integral’ reserve area of the park, universally acknowledged by divers as one of the most beautiful dives in the entire Mediterranean Sea. And to this we must add the Foundation for Environmental Education (FEE) ‘Blue Flag’ captured by Massa Lubrense in 2008 for the quality of its waters.

Maiorca del 1974, situato ad un miglio dal porticciolo di Marina della Lobra, è zona di tutela integrale del parco, riconosciuta dai sub come una delle più belle immersioni del Mar Mediterraneo. A questo va aggiunto che dal 2008 Massa Lubrense ha avuto il riconoscimento della Bandiera Blu dalla Fondazione Internazionale FEE per la qualità delle acque. Tutto questo, ed altro ancora, è Massa Lubrense, un paradiso ancora tutto da scoprire, pronto ad accogliervi in tutte le stagioni.

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Massa Lubrense is all this, and much more. A paradise waiting to be discovered, ready to welcome you in any season of the year.

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LE TORRI COSTIERE DELLA PENISOLA SORRENTINA E AMALFITANA The Towers of the Sorrentine Peninsula and the Amalfi Coast

Salvatore Ferraro

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a Castellammare di Stabia alla Punta Campanella, lungo il golfo di Napoli, e dalla suddetta Punta fino a Salerno, per limitarci solo alla costiera sorrentino-amalfitana è tutto un susseguirsi di torri costiere, le quali, solo in pochi casi visibili da terra, si susseguono, invece, ben visibili dall’alto di coste meravigliose a strapiombo sul mare lungo quel percorso, che giustamente è stato definito la rotta dei Saraceni. Si tratta delle torri di guardia, disseminate in tutta l’Italia Meridionale, l’ultima “misteriosa“ testimonianza di un poderoso sistema di avvistamento, destinato invano a proteggere le popolazioni del Regno di Napoli dalle incursioni dei Saraceni. La pubblicazione della cartografia turca alla corte di Solimano il Magnifico, in special modo le carte riguardanti il Regno di Napoli di Piri Reis (1470-1554), un famoso corsaro turco che aveva a sua disposizione perfino le mappe realizzate da Cristoforo Colombo, e un disegno cinquecentesco (con la successione ed i nomi di ben quarantasei torri costiere comprese tra Terracina e Salerno), forniscono un’ulteriore e preziosa documentazione per la comprensione di un fenomeno, che aveva implicazioni politiche, economiche e difensive. Per quanto riguarda la costiera sorrentina il disegno di fine Cinquecento segnala: la torre di Rovigliano, Lettere (all’interno), Castellammare, Vico, Sorrento, Torre dei Molini, Vervece, Torre de la Marina, Torre San Lorenzo (del 15671570), Torre di Vacola, Torre di Papa (dal 1567 c. ), Torre di Capri, Torre del Capo di Minerva, Torre della Mortella, Torre di Marano, Torre di Ricomune. Le stesse torri ed altre sono anche documentate in altri modi (in ordine da Castellammare a Massa): Scoglio e Forte di Rovigliano, Fortino Sant’Antonio (rada di Castellammare), Castellammare-Batteria del Molo, Torre di Porto Carzero, Torre Ancellara, Torre Vicentino, Torre Tusciana (o Battipaglia), Torre del Serrajo o Scrajo, Vico Equense, Torre delle Grazie, Tor-

From Castellammare di Stabia to Punta Campanella, along the Gulf of Naples, and from the above-named point as far as Salerno – to limit ourselves to the Sorrento and Amalfi coasts – is a string of towers. Only in a few cases visible from inland, they can instead be seen clearly from the heights of the marvellous cliffs falling straight to the sea, along what has been justly defined the route of the Saracens. The ‘necklace’ of guard towers on the coastline of southern Italy is the last, ‘mysterious’ evidence of a massive surveillance system designed – in vain – to protect the people of the Kingdom of Naples from Saracen incursions. The Turkish maps held by the Istanbul court of Suleiman the Magnificent – and in particular the maps and charts of the coasts of the Kingdom of Naples by Piri Reis (1470-1554), a well-known Turkish admiral and cartographer who had access to a wealth of maps – including one drawn by Christopher Columbus – and a 16th-century drawing showing the positions and names of forty-six coastal towers between Terracina and Salerno, are further and precious documentation for understanding the phenomenon and its political, economic and defensive implications. As concerns the Sorrento coast, late 16th-century documents report towers at Rovigliano, Lettere (in the interior), Castellammare, Vico and Sorrento, the Torre dei Molini at Scauri, the tower on Vervece, Torre de la Marina, Torre San Lorenzo (1567-1570), Torre di Vacola, Torre di Papa (from 1567 ca. ), and the Capri, Capo di Minerva, Mortella, Marano and Ricomune towers. These same constructions, and others, are also documented in other manners (in order from Castellammare to Massa) as the rock island and fortress of Rovigliano, Fortino Sant’Antonio (offshore of Castellammare), the Castellammare – Batteria del Molo tower, the Porto Carzero, Ancellara, Vicentino, Tusciana (or Battipaglia), Serrajo or Scrajo and Vico Equense towers, Torre delle Grazie, the tower of Marina di Equa (or of Caporivo), the towers at Seiano, Punta Scutolo, Alimuri, Marina di Meta, Marina di Cassano in Piano, Sant’Agnello, Sorren-

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Foto piccola: la Torre Angioina dello Ziro ad Amalfi (Sa). Small photo: the Angevin Torre dello Ziro at Amalfi (SA)

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re della marina di Equa o di Caporivo, Seiano, Torre di Punta Scutolo, Alimuri- Marina di Meta, Marina di Cassano a Piano, Sant’Agnello, Sorrento, Torre del Capo di Sorrento, Marina di Puolo, Torre del Capo di Massa(c. 1564-67 n.), Scoglio Vervece, Massa Lubrense, Marina della Lobra, Torre di Capo Corbo, Corno o Corvo o Torre Toledo (dal 1277, ricostruita nel XVI secolo), Punta San Lorenzo, Torre di Bacula o di Punta Vaccola (1569-1570, demolita), Cala di Mitigliano (ruderi di abbazia), Fossa di Papa, Punta Campanella (dal 1334 c., ricostruita nel XVI secolo), Marina di Ieranto, Torre Montalto di Monte Alto nel Monte, Capo “della Mortella” (post. 1569), Torre Turbolo (c.1567-1647) a Marina del Cantone, presso Nerano, Torre di Recomone (XVI secolo, post. 1569), Scoglio Isca, Badia benedettina di S. Pietro (documenti del 1111-1190) e Torre di Crapolla (c. 1567-1570). Allo stato attuale alcune torri non esistono più, altre sono state trasformate in abitazioni o ville private, altre minacciano di crollare, perché si trovano in luoghi inaccessibili da mare e da terra. Sull’esistenza di queste torri nella costiera sorrentina ed in tutta l’Italia Meridionale si sono soffermati parecchi studiosi dal Pasanisi (1926) a Santoro (2010), per citare solo i più noti, ma negli ultimi tempi, dato anche il rinvenimento di materiale archivistico ed un esame più attento della documentazione precedente, si sono meglio chiariti altri problemi: l’ambiente storico, la descrizione architettonica delle torri, l’organizzazione difensiva del sistema dal punto di vista degli addetti e delle diverse funzioni che le torri svolgevano. L’uso delle torri sulla costa è molto antico, come si può desumere anche dal semplice elenco che abbiamo fatto. Già in Plutarco si parla di torri di osservazione fortificate (speculae munitae pharique), usate dai pirati nelle guerre contro Roma: l’allarme era dato col fuoco di notte e col fumo di giorno e, quindi, il sistema dei falò era antico. Si sa, poi, di Ibrahim, reggente e sovrano del grande impero islamico dall’875, che fece costruire sulla linea costiera dei suoi domini una serie di torri, che permetteva di comunicare in una sola notte fino ad Alessandria d’Egitto. Tale uso fu in vigore anche presso i Bizantini che, nella prima metà del IX secolo, l’adoperarono da Tarso a Costantinopoli. Nel X e XI secolo, poi, tutte le località costiere dell’Italia Meridionale furono munite di numerose torri, ma uno sviluppo più consistente si ebbe nell’età sveva, come ha chiarito Lucio Santoro. Il grande imperatore (morto nel 1250),

to, Capo di Sorrento, Marina di Puolo and Capo di Massa (1564-67 ca.), the Vervece, Massa Lubrense and Marina della Lobra towers, the tower of Capo Corbo (or Corno or Corvo), also known as Torre Toledo (from 1277, rebuilt in the 16th century), the Punta San Lorenzo tower, the tower of Bacula or of Punta Vaccola (1569-1570, razed), the Cala di Mitigliano tower (ruins of the abbey), the Fossa di Papa, Punta Campanella (from 1334 ca., rebuilt in the 16th century), Marina di Ieranto, Montalto (or Monte Alto nel Monte) and Capo ‘della Mortella’ (post-1569) towers, the Turbolo tower (15671647 ca.) at Marina del Cantone near Nerano, and the towers of Recomone (16th century, post1569), Isca, the Benedictine Abbey of San Piero (documents from 1111 to 1190) and Crapolla (1567-1570 ca.). As things currently stand, some of these towers simply no longer exist, others have been transformed into private homes or villas and others are in danger of falling into ruin, situated as they are in places inaccessible from either land or sea. Many scholars have devoted many works to these towers on the Sorrento coast and indeed in all of southern Italy, from Pasanisi (1926) to Santoro (2010), to cite only the best-known. Recently, partly due to the emergence of archival material and

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nella sua politica imperialistica ed accentratrice, pensò di più a rafforzare i castra e si interessò della loro amministrazione, cercando di ingrandire il demanio e rafforzare il regno contro i potenti vassalli: gli abitanti di Sorrento con i suoi casali potevano contribuire al restauro del castrum maris de Surrento (situato nell’attuale Castellammare di Stabia). Fu solamente nel periodo angioino che si creò un primo sistema completo e permanente di difesa e segnalazione (fumo durante il giorno e fuoco durante la notte), per cui tutto il Regno era provvisto di torri e i giustizieri delle varie province ricevevano periodicamente gli ordini per la loro riparazione e guardia. In seguito tale sistema decadde sia per la diminuita pressione marittima dopo la guerra del Vespro (12821302) tra Angioini ed Aragonesi e la conseguente trascuratezza del potere centrale, sia per i continui cambiamenti del governo, così che le popolazioni costiere continuarono da sole a servirsi isolatamente delle torri, che erano ancora in condizione di offrire rifugio in caso di pericolo. Nel 1500 la situazione muta radicalmente. I pirati saraceni o arabi sono ormai sostituiti dai turchi del rinnovato impero ottomano (che con capitale Costantinopoli è il maggiore d’Europa) e i loro sudditi di Algeria, Marocco e Tunisia e il dilagare della pirateria, non più isolata ma organizzata, conduce ad una svolta la lotta anti - corsara ed il particolare settore delle fortificazioni litoranee, che nel Regno di Napoli vengono impostate in base ad una organizzazione centralizzata, secondo criteri unitari. Nella metà del Cinquecento numerosi e violenti sono gli attacchi alle nostre coste, di cui c’è traccia in numerose relazioni coeve: nel 1534 sono saccheggiate Fondi, Terracina e la foce del Tevere; nel 1544 sono saccheggiati Sperlonga e il Golfo di Policastro; nel 1551 Dragut assalta e saccheggia Castellammare di Stabia; nel 1558 Pialy Mustafà depreda Massa Lubrense e Sorrento. Il sistema difensivo delle coste che si andò delineando dalla metà del secondo Cinquecento riprese l’idea precedente di costruire lungo le coste del Regno un sistema di difesa continuo per mezzo di torri di avvistamento, che permettessero, da una parte, di prevenire i danni di un attacco improvviso mediante l’avvistamento delle flotte nemiche (a volte, però, si trattava di una o più imbarcazioni), dall’altra fossero capaci di fornire una protezione alle imbarcazioni che praticavano il cabotaggio lungo le coste.

closer examination of previously-known documents, topics not hitherto fully clarified have been addressed: the historical context, the architectural descriptions of the towers and the organisation of the system of defences from the points of view of the people who manned them and of the differences among the functions each fulfilled. Use of coastal towers is a very ancient practice, as is clear simply from the list provided above. Plutarch mentions fortified observation towers (speculae munitae pharique) used against pirates in the wars against Rome: the alarm was raised using the even older system of fire by night and smoke by day. We also know that Ibrahim, regent and king of the great Islamic Empire, beginning in 875 ordered that there be built along the coastlines of all his dominions of a series of towers that permitted communicating, in a single night, as far as Alexandria in Egypt. The same system was used by the Byzantine rulers who, in the first half of the 9th century, maintained a string of towers from Tarsus to Constantinople. In the 10th and 11th centuries, all the coastal localities in southern Italy were equipped with towers; further development of the system came with the Swabian rulers, as has been pointed out by Lucio Santoro. Guided by his imperialistic and centralising policies, the great emperor Frederick II (d. 1250) further reinforced the castra and attended to their administration in an attempt to increase the crown properties and so strengthen the kingdom against the powerful vassals. The inhabitants of Sorrento, with its casali, were seen as possible contributors to restoring the 9th-century castrum maris de Surrento (today’s Castellammare di Stabia) to the same end. It was only in the period of Angevin domination that the first complete and ‘permanent’ system for defence and signalling (again, with smoke by day and flame by night) was created. Towers were

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LA TORRE DI R O V IG L IA N O Acquaforte di D.A. Parrino, Na 1709.

THE ROVIGLIANO TOWER Etching by D. A. Parrino. Naples, 1709.


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Tralasciando la descrizione architettonica delle torri, fatta dai vari studiosi (Cisternino, Faglia, Russo, Santoro, Vassalluzzo), bisogna ricordare che non tutte le torri avevano la stessa funzione: alcune erano di difesa vera e propria, altre di avvistamento. Le prime erano più agguerrite, potevano resistere agli attacchi e proteggere, al riparo del tiro delle loro artiglierie, le imbarcazioni minacciate dai corsari e giunte in loro prossimità; le seconde avvisavano prontamente con il fumo, con i tiri di schioppo, con il suono del corno o con i cavallari le popolazioni in merito ad un pericolo imminente. Dopo l’unità d’Italia (1860) le torri perdettero ogni significato. Abbandonate a se stesse, inutilmente si cercò di attribuire loro una qualche utilità, per combattere il contrabbando o come cintura sanitaria in caso di peste e più tardi come supporto del telegrafo, la nuovissima invenzione. Di molte si perse ogni traccia (cadute o demolite), altre sono passate in mano dei privati e sono state trasformate o inghiottite nell’agglomerato urbano dei centri costieri, che si sono ampliati disordinatamente negli ultimi anni. Conservano ancora però la loro rude possanza e sono quelle soprattutto laddove la particolare collocazione topografica, erte su scoscendimenti a picco sul mare e poco accessibili (vedi particolarmente a Massa Lubrense e nella costiera amalfitana), le ha preservate nel loro splendido isolamento, che solo la smania turistico-spettacolare di queste nostre ultime stagioni, diceva R. Causa,) tende a mettere in pericolo. Il numero delle torri sulla “rotta dei saraceni”, disposte proprio sulla costa, ma anche arretrate sui rilievi adiacenti o all’interno dei paesi, è molto vasto ancora oggi, ma, se diamo un’occhiata alle stampe del Pacichelli (16411762) o ai numerosi disegni e quadri dei viaggiatori stranieri, constatiamo che erano molto più numerose alcuni secoli fa. Molte di esse rappresentano autentiche creazioni architettoniche e tutte fortemente caratterizzarono con la loro presenza un paesaggio già per di sé suggestivo grazie alla natura molto spesso ancora vergine ed incontaminata: in particolare le torri del territorio lubrense, a strapiombo sul mare, tra la baia di Mitigliano e quella di Jeranto, in un paesaggio solare, mediterraneo, omerico. Per la loro costruzione furono anche sacrificate belle vestigia delle “villae maritimae” di età augustea e tiberiana, come a Puolo, Marina della Lobra, Punta San Lorenzo, Punta Campanella

erected throughout the kingdom; the ‘giustizieri’ of the various provinces received periodic orders for maintenance and surveillance. Later on, the system fell into disuse, due to the decrease in hostile pressure from the sea following the War of the Sicilian Vespers (1282-1302) between the Angevins and the Aragonese and to simple neglect of the towers by the seat of power, due to continual changes in government. The coastal populations continued to use many of the towers, which were still capable of offering safe refuges in case of danger, but singly, without central coordination. In the 1500s, however, the situation changed drastically. The Saracen or Arab pirates were replaced by the Turks of the reinvigorated Ottoman Empire (which, with its capital in Constantinople, was Europe’s largest) and its subject countries Algeria, Morocco and Tunisia. The rampant spread of acts of piracy, no longer the work of isolated privateers but now organised ventures, reawakened interest in defences and, in particular, in the littoral fortifications, which under the Kingdom of Naples were subject to centralised organisation in accordance with unitary criteria. The attacks on our coasts in the mid-1500s were numerous and violent; mention is made in many reports of the time. Fondi, Terracina and communities at the mouth of the Tiber were sacked in 1534; in 1544 it was the turn of Sperlonga and the Gulf of Policastro; in 1551, Dragut assaulted and sacked Castellammare di Stabia; in 1558, Piali Pasha captured and plundered Massa Lubrense and Sorrento. The system of defences that took shape from the mid-1500s mimicked the older idea of building watchtowers in order, on the one hand, to minimise the damage from a sudden attack by early sighting of the enemy fleets (which in truth were often just one or a few vessels) and, on the other, to provide protection for the merchant vessels that plied the inshore routes. Skipping over detailed description of the architecture of the towers, which has been addressed by numerous scholars (Cisternino, Faglia, Russo, Santoro, Vassalluzzo), we must remember that not all the towers had identical functions. Some were for actual defence; others were watchtowers only. The former were more robust and were armed, to resist attack and, with their cannon, protect any nearby vessels threatened by pirates; the latter sent warnings of imminent danger to the population, with smoke signals, with sound of their guns or of horns, or with riders. After Italian unification (1860), the towers lost all their previous importance. They were abandoned; attempts to assign them a function such as fighting smuggling or creating cordons sanitaires in case of pestilence or, later, as supports for the new

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E. W. CO O KE Torre di Erchie (1846), olio su carta applicata su tela. Tower of Erchia, Gulf of Salerno (1846). Canvasbacked oil-on-paper.

e Crapolla. Fu certo una dissennata operazione e non si preoccuparono neanche di separare gli elementi lapidei dalla malta di cocciopesto e senza grande sforzo, avendo la materia prima a disposizione, si pensò bene di smontare le mura romane, trasformandole in torri, come se fossero enormi scatole. La costruzione delle torri contribuì, dunque, a parere di alcuni (R. Ercolino e S. Ruocco, 1993) alla definitiva scomparsa delle testimonianze romane e così la costiera sorrentina, massese ed amalfitana, che pure era stata ameno luogo di villeggiatura, divenne un fronte di battaglie con feroci e fanatici assalitori, che suscitarono terrore, devastazioni, assedi e sacrilegi, come riferiscono tante cronache scritte ed orali. Dopo tante vicende oggi varie torri giacciono desolatamente abbandonate a se stesse e sono accerchiate, se non dagli uomini, da una vegetazione erbaceo-arbustiva assai folta e varia: l’elicrisio, la centaurea, la barba di Giove, l’euforbia, l’agave e le tamerici. Si sta facendo strada nell’opinione pubblica locale, ora più sensibile e matura, anche per effetto del proliferare di tante Associazioni Culturali, l’opinione della necessità non solo del loro recupero urgente, quanto di un adeguato riuso.

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telegraph, were by and large doomed to failure. Many of the towers have disappeared completely (fallen into ruin or demolished); others are now privately owned and have been transformed and/ or swallowed up by the coastal urban agglomerates in their relentless and disorderly spread of recent years. Yet the surviving towers still conserve all their raw, unpolished power, above all where their peculiar topographical perches on precipices high above the sea have guaranteed near-inaccessibility, a splendid isolation that only modern tourism’s craving for spectacle (as R. Causa said) tends to endanger (for example, in Massa Lubrense and in certain locations on the Amalfi coast). The number of towers on the ‘Saracen route’, situated right on the coast or further inland on adjacent highlands or in the villages, is still vast but, if we look at the prints by Pacichelli (1641-1762) or the many drawings and notebooks of foreign travellers, we note that they were much more numerous a few centuries ago. Many are authentic works of the architect’s art; all distinctively characterise landscapes that are already naturally evocative, in many cases virgin and untainted; in particular, the towers in the Lubrense territory, over sheer drops to the sea between the Mitigliano and Ieranto bays, in solar, Mediterranean, Homeric settings. Construction of the towers sacrificed many beautiful remains of the villae maritimae of the Augustan and Tiberian ages such as those at Puolo, Marina della Lobra, Punta San Lorenzo, Punta Campanella and Crapolla. It was by all accounts an ill-considered operation; no one bothered to separate the stone elements from the lime-and-crushed-pottery mortar; seeing an easy supply of raw materials, they picked apart the Roman walls to transform them into enormous boxlike towers. In the opinions of some scholars (R. Ercolino and S. Ruocco, 1993), construction of the towers contributed to the definitive disappearance of much evidence of Roman times; the coasts of Sorrento, Massa and Amalfi, which had been pleasant vacation spots, became theatres of war, sites of battles with ferocious, fanatic attackers that spread terror, devastation, siege and sacrilege, as related in many written and oral chronicles. Today, many of the towers stand desolately abandoned to their own devices and are surrounded, if not by man and his works, by dense and varied herbaceous and scrub vegetation: helichrysum, centaurea, Anthyllis barba-jovis, euphorbia, agave and tamerisk. Public opinion, today more sensitive and mature thanks in part to the work of burgeoning cultural associations, is advocating the need to recover the towers and to put them to adequate use.


MATTIA DI DONATO DA L GOLFO DI NAPOLI AD HOLLYWOOD Mattia Di Donato from the Gulf of Naples to Hollywood

Photos and text by Mattia Lauro

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S

pesso mi capita di parlare con le persone che vivono vicino al mare; è sempre emozionante perché mi raccontano aneddoti e storie legati ad esso. Quando ho conosciuto il maestro d’ascia Mattia Di Donato, stavo ammirando dei lavori di restauro su una goletta d’epoca che era proprio nel suo cantiere. Il figlio Pasquale mi illustrava le tecniche adoperate per riportare alla luce quella bellissima barca di legno, con una maestosa ruota di prua che si ergeva come un monumento davanti ai miei occhi.

Il Maestro d’ascia Mattia, ha costruito le navi per il film “Cleopatra”, il colossal holliwoodiano vincitore del Premio Oscar nel 1964 e di numerosissimi altri prestigiosi riconoscimenti. Quando l’ho visto arrivare accompagnato dal figlio Pasquale, al quale da alcuni anni ha passato il testimone, ho continuato a mettere a punto le attrezzature, ho atteso che si sedesse e gli ho rivolto alcune domande per saperne di più sulla sua storia. Mi parli dei suoi inizi. Ha frequentato qualche scuola di marineria? “Ho frequentato poco la scuola, dove, comunque, ho conseguito il titolo di padrone marittimo ed ottenuto il libretto di navigazione che mi ha consentito di “mettermi a turno”, ma non ho mai navigato”.

I often have occasion to speak with people who live near the sea; it is always an exciting experience, because they have a wealth of anecdotes and stories to tell. When I met Maestro d’Ascia Mattia Di Donato, I was admiring the restoration work on a period schooner at his boatyard. His son Pasquale had showed me the techniques used to return this beautiful wooden vessel to its pristine state, with its majestic stemhead that reared up like a monument before my eyes. Master boatwright Mattia built the ships for Cleopatra, the Hollywood colossal that won four Oscars in 1964 – and many other prestigious awards. When I saw Master Mattia approach with his son Pasquale, to whom he passed the boatyard baton some years ago, I continued to put the

Ho cominciato a lavorare con mio nonno e mio padre che avevano una chiorma. Avevo otto anni quando ho cominciato a lavorare con mio nonno e mio padre che avevano una chiorma (un gruppo compatto di lavoratori) con la quale lavoravano con il verricello manuale (in gergo chiamato voce voce, per alzare dal mare o far scendere a mare le barche coralline che venivano ricoverate nei muazeni). Poiché il lavoro per i pescatori di corallo iniziava a dicembre, quando in paese venivano i suonatori di zampogna per la novena dell’Immacolata, ci soprannominarono “Zampogna”.

M A ES T R O D’A SCIA

tools away, I waited for him to sit and then I sat too, to ask him a few questions, to learn more about him and his work.

1 // MAT T IA DI D ONATO

Il Maestro d’Ascia fotografato nel suo cantiere a Torre del Greco. The master boatwright at work in

Tell me how you started. Did you attend a nautical school? ‘I didn’t go to school very much at all. But I did get my certification as padrone marittimo [skipper] and my seaman’s book that permitted me to work onboard a ship – but I never actually sailed.’

his boatyard in Torre del Greco 2-3 // ME ST IE RE A NT IC O

La materia e gli strumenti sono quelli di una volta. AN ANCIENT CRAFT The master’s tools and materials are still those of times past.

I was eight when I started out with my grandfather and my father, who had a chiorma [a close-knit group

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Com’è diventato maestro d’ascia? “Ho imparato a fare il maestro d’ascia da autodidatta e solo quando avevo già ventidue anni ho conseguito il titolo di maestro d’ascia”. Quali barche, tra quelle che ha realizzato, le hanno dato maggiori soddisfazioni? “Le più importanti le ho realizzate ad Anzio: le lance per le giurie delle gare nautiche delle Olimpiadi del 1960. Le chianciole con mantello a poppa che negli anni sessanta realizzammo per l’ingegnere Levi. Poi ho diretto i lavori per la costruzione delle navi per il film “Cleopatra” il colossal holliwoodiano del 1963, diretto da Joseph L. Mankiewicz, con Elizabeth Taylor nelle vesti della protagonista e Richard Burton in quelle di Marco Antonio, che ha vinto l’Oscar. La nave reale fu varata nel porto di Anzio il 24 aprile 1962. Le navi più complesse da realizzare furono quelle di Antonio, di Cleopatra e di Ottaviano… la barca di Cleopatra dovetti allestirla in modo da poterla utilizzare sia come barca da diporto che da guerra grazie ad un castello rimovibile. Fu una bella esperienza ma non potei accettare altri incarichi di lavoro a Cinecittà poiché dovevo tornare a Torre del Greco per lavorare nel cantiere di famiglia. Negli ultimi anni novanta ho realizzato per gli ingegneri aeronautici Magliulo e Giovanni Maresca, una barca a vela senza ossature. Per allestirla non ho usato chiodi, solo la deriva mobile è stata impernata. Per questa barca leggerissima, che ha vinto molte gare, mi è stato assegnato il premio barca dell’anno nel 2000”. Ho chiesto al signor Mattia se potevo scattare qualche foto mentre era al lavoro. Dopo averne scattate parecchie gli ho detto che lo ringraziavo e che non era più necessario che lavorasse… ma lui ha continuato a lavorare fino a quando, utilizzando una semplice sega, ha realizzato una stella di legno a cinque punte tridimensionale, una stella uguale a quelle che, dipinte rosse e poggiate su di un pannello blu, metteva a prua di tutte le barche che realizzava… e me lo ha donata. Un ricordo che conserverò gelosamente.

of workers] that used the hand-operated winch, in dialect, the voce voce, to hoist the coral boats into and out of the water from and to drydock in the muazeni. Since the coral fishing work started in December, when the zampogna players came to town for the novena of the Immaculate Conception, our “crew” was nicknamed “Zampogna”.’ How did you become a maestro d’ascia? ‘I taught myself and I was twenty-two when I became a maestro d’ascia’. Which of the boats you have built gave you the most satisfaction? ‘I built the most important boats of my career in Anzio. The jury boats for the sailing competitions events at the 1960 Olympics. The cianciole with a stern derrick we built in the Sixties for Engineer Levi. Then I was in charge of boat-building for the 1963 Hollywood film Cleopatra, directed by Joseph L. Mankiewicz, with Elizabeth Taylor as Cleopatra and Richard Burton as Marc Antony. It won an Oscar. The royal ship was launched at Anzio on 24 April 1962. The most complex to build were Marc Anthony’s, Cleopatra’s, and Octavian’s . . . Cleopatra’s ship had to be fitted out for use as a pleasure craft and a warship: it had a removable aftercastle. It was a great experience but my work for Cinecittà stopped there, since I had to return to Torre del Greco to work at the family boatyard. In the late Nineties I built a frameless sailboat for aeronautics engineers Magliulo and Giovanni Maresca. I built it without nails too, and only the centreboard was hinged. This lightweight boat won many races and won me the “boat of the year” award for the year 2000.’ I asked Mattia if I could snap a few photos of him at work. I did, many, and then I thanked him, saying that I was done and he could stop . . . but he kept on working until, using just a simple saw, he had completed a three-dimensional five-point wooden star, a star identical to those which, painted red and set on a blue panel, he installed at the bow of every boat he ever made . . . and gave it to me. I will always treasure this memento.

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M IL L E S T O R IE D A R A C C O NT A R E Gli strumenti del mestiere e nelle foto piccole le immagini tratte dal film Cleopatra del 1962.

A THOUSAND STORIES TO TELL The tools of the craft and, in the small photos, images from the 1962 film Cleopatra.

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OLIO, ALTA GASTRONOMIA GOURMET OIL

Francesco Aiello

Quality olive oil. Easy to say. What is difficult is to produce it and, above all, recognise it. The multi-award winning chefs of the Sorrentine Peninsula know this, and for some years now have been producing this precious condiment themselves. It’s not a ‘fashion’, or a taste trend. It’s a true necessity dictated by the need to have at their fingertips a product with organoleptic and nutritional characteristics aligned with the exigencies of modern dietetics. On the other hand, open-eyed consumption requires gourmet training, a slow process.

Si fa presto a dire olio d’oliva di qualità. Il difficile è produrlo e, soprattutto riconoscerlo. Ne sanno qualcosa i cuochi pluripremiati della penisola sorrentina che da alcuni anni hanno preso a produrre in proprio il prezioso condimento. Non si tratta di moda, né si semplice tendenza del gusto. È una necessità dettata dall’esigenza di avere un prodotto dalle caratteristiche organolettiche e nutrizionali in linea con le esigenze della moderna alimentazione. D’altra parte il consumo attento richiede un lento processo di educazione dei gourmet.

And who, better than the stars of Mediterranean gastronomy, to successfully teach the ABCs of eating? And so it was. Opening the way, by now more than ten years ago, was Alfonso Iaccarino at the Le Peracciole agricultural estate of Punta Campanella. Attentive as always to quality without borders, the starred chef began to experiment with olive cultivars not widely grown in the Campania region, such as Nocellara, ‘especially suitable to the type of dishes on the restaurant’s menu, which often hinge on vegetables and fish’. And because even an ancient product cannot escape the modern interpretations imposed by contemporary cuisine, we now have ‘oil ice cream’, created by Don Alfonso Iaccarino for fun but now partnered with buffalo mozzarella and sun-ripened tomatoes in a special, revisited Caprese salad. ‘The flavour, at first blush, is disorienting. But the fresh impact typical of cold dishes exalts the characteristic aromas of the extra virgin oil,’ says Ernesto, the second-generation helmsmaster in the kitchens of the relais del gusto of Sant’Agata sui Due Golfi. A few kilometres farther down, on the beach at Marina del Cantone, we find Alfonso Caputo, chef at the Taverna del Capitano, interpreting oil in cookery based entirely on the products of the territory. It is no accident – and a rarity among the starred restaurants – that here we still find ‘crunchy fried fish seasoned with wild fennel and mint’. Fried in extra virgin olive oil, of course.

E chi meglio delle star della gastronomia mediterranea possono riuscire in quest’opera di alfabetizzazione alimentare? Detto fatto. Ad aprire la strada è stato ormai oltre dieci anni da Alfonso Iaccarino nella tenuta agricola le Peracciole di punta Campanella. Attento com’è alla qualità senza frontiere lo chef stellato ha cominciato a sperimentare cultivar non diffuse in Campania, come la nocellara, «particolarmente adatte alla tipologia di piatti proposti al ristorante spesso impostati sul binomio verdure e pesce». E siccome un prodotto antico non poteva sfuggire all’elaborazione della tecnica moderna, ecco

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And we also find extra virgin olive oil, or EVO as it is often abbreviated by modern gourmets, for dessert.

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In this case, the artificer is Chef Gennaro Esposito, owner of the Torre del Saracino in Marina d’Equa of Vico Equense. For years now, the menu has listed the ‘Passeggiata Vicana’ in which three of the territory’s stars meet and mix in a glass: oil, lemon and walnuts. But direct producers and d’auteur interpretations aside, the fact remains that extra virgin olive oil lends an unmistakeable flair to modern Sorrentine cuisine.

fare la comparsa anche del gelato all’olio, nato al Don Alfonso come un divertimento ma oggi divenuto partner di mozzarella di bufala e pomodoro in una sorta di caprese rivisitata. «Ha un gusto che al primo assaggio può apparire davvero spiazzante e in esso si fondono sia la freschezza tipica delle preparazioni a freddo, sia i profumi che caratterizzano l’extravergine», dice Ernesto Iaccarino, la seconda generazione al timone delle cucine del relais del gusto di Sant’Agata sui Due Golfi. Pochi chilometri più giù, sulla spiaggia di marina del Cantone è Alfonso Caputo, chef della Taverna del Capitano, ad interpretare l’olio nell’ambito di una cucina tutta impostata sui prodotti del territorio. Non è un caso che qui, caso raro tra gli stellati, ancora sopravvive la «frittura di mare croccante al profumo di finocchietto selvatico e menta». In olio extravergine, naturalmente. Ed olio extravergine di oliva, o evo come lo abbreviano con un pizzico di civetteria i moderni gourmet, anche per il dolce.

This is the case of the Antica Trattoria, where oil and lemon vinaigrette accompanies fish of all kinds, purchased fresh every day by owner Aldo D’Oria.

Ci ha pensato Gennaro Esposito, patron della Torre del saracino alla marina d’equa di Vico Equense. Da anni, ormai, in carta c’è la Passeggiata vicana, dove, in un bicchiere, si incontrano e si incrociano tre protagonisti del territorio: olio, limone e noci. Produzioni dirette ed interpretazioni d’autore a parte, è certo che l’olio extravergine caratterizza in maniera inconfondibile la moderna cucina sorrentina. È il caso dell’Antica Trattoria dove la «vainegrette di olio e limone» è il filo conduttore di pesci di tutti i tipi, crudi e marinati, acquistati quotidianamente dal patron Aldo D’Oria.

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photo: Maria Grazia Cocurullo

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I DOLCI DELLA DOMENICA SUNDAY SWEETS

Maria Grazia Cocurullo

Nelle campagne di tutta Europa, fin dal medioevo, la domenica, nei forni di casa o in quelli comunitari dei paesi e dei quartieri delle città, venivano preparati dei pani, addolciti da diversi ingredienti. Nascono così i Panettoni, i Panfrutto, i Pandolce, le Ciambelle, i Kougloff, e così via. Anche a casa mia, quando ero ancora una bambina, mio padre era solito, la domenica, preparare i dolci che si richiamavano alle festività e alle ricorrenze della nostra terra. Dolci che poi venivano anche distribuiti tra parenti e amici. Nonostante la giovane età, mi piaceva aiutare mio padre nel suo lavoro e lui gradiva molto assecondare la mia voglia di impastare. Così racconto i dolci creati con mio padre che oggi veicolano in me immagini di stagioni, storie e memorie. Mi piace iniziare da Dicembre, il mese più dolce dell’anno, raccontando il Natale a modo mio, con la passione che ho per i dolci e per tutto ciò che gira intorno a questa festività. A Natale si riunivano tutti a casa nostra insieme alla nonna. Per mia mamma erano giorni di grande lavoro. Mangiavamo nella grande stanza da pranzo che cominciavamo a preparare e pulire a fondo un po’ di tempo prima. Sistemavamo da un lato gli antipasti e dall’altro il buffet di dolci: struffoli, “scauratielli”, “le pirchemolli” della nonna. Tutto disposto in grandi piatti rotondi con al centro mezza arancia che usavamo per decorare e accanto a questi gli altri dolci tipici i Roccocò, i Susamielli, etc.

Since the Middle Ages, across Europe, breads sweetened with various ingredients have been baked on Sundays in rural homes or in the communal ovens of villages and city neighbourhoods. This is the origin of the sweet yeast breads we know as panettone, panfrutto, pandolce, ciambella, kouglof, tea cakes and many other similar products. At my home too, when I was a little girl, it was my father’s Sunday custom to prepare sweet breads for the major holidays and our local celebrations and feast days. And he shared everything he made with relatives and friends. Despite my youth, I loved to help my father in his work and he was quite happy to let me mix and knead. So let me tell you about my father’s creations, which call to my mind seasons, stories and many, many memories. I will start with December, the ‘sweetest’ month of the year, and tell you about my Christmases and my passion for

A Capodanno non poteva mancare la Cassata Napoletana. La tavola era apparecchiata per le grandi occasioni. Sotto ogni piatto di padri e zii veniva nascosta, ma non troppo, la letterina con le promesse di essere buoni e studiosi e, immancabilmente, il nostro affetto veniva ricambiato con un regalino in monete. Era solo dopo la lettura delle letterine di noi bambini che il ricco pranzo si concludeva con i dolci. Il pomeriggio si era ancora insieme per giocare a tombola e a carte. Le festività natalizie si concludono con la ricorrenza dell’Epifania il 6 gennaio ed il dolce simbolo di questa festività è la Pastiera. Infatti, non tutti sanno che la Pastiera si mangia anche all’Epifania per celebrare la nascita del “Bambi-

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the desserts – and indeed everything else – associated with this holiday. At Christmas, the whole family gathered at our home, with our grandmother. For my mother, these were days of hard labour: we ate in the big dining room, and she started cleaning and setting up well ahead of time. We arranged the antipastos on one side and the ‘sweets buffet’ on the other: struffoli, ‘scauratielli’, grandmother’s ‘pirchemolli’. All set out on big round platters with a half an orange at the centre as a garnish. And alongside these, a whole array other typical sweets: roccocò, susamielli, etc.

nello”, così come a Pasqua festeggia la sua Resurrezione. C’é poi inoltre la tradizione legata a Massaquano, uno dei Casali del Comune di Vico Equense. Qui, infatti, nel giorno di Pentecoste, in ogni casa non può mancare la Pastiera, dato che la Pentecoste era considerata l’ultima Pasqua, dopo quella dell’Epifania e della Resurrezione. Parlare della tipicità di questo dolce per l’insieme degli ingredienti che lo compongono é ancora più affascinante, pensando al significato che essi avevano prima nel mondo pagano e poi in quello cristiano. Nella Pastiera, infatti, troviamo le uova da sempre simbolo della vita nascente, e poi il grano, cotto tipicamente nel latte, come augurio di ricchezza. Senza dimenticare l’acqua di millefiori a ricordare il ritorno della Primavera. Ci sono anche latte, burro o strutto, vaniglia, limone, cedro candito, arancia candita e cannella. Insomma un vero tripudio di sapori e aromi da preparare non oltre il Giovedì Santo come vuole la tradizione, poiché i sapori hanno bisogno di tempo per amalgamarsi tra di loro. Ogni massaia o pasticciere proporrà una sua personale versione, ma la Pastiera deve essere comunque “aveta e zucosa” ossia alta e succulenta.

New Year’s was the day of the Neapolitan cassata. The table was set as though for a banquet and under each of our fathers’ and uncles, plates we hid – well, with a corner peeking out – our letters promising to be good and to study hard, and our show of affection always received a tidy sum in exchange! Only after all our letters were read, the New Year’s feast was capped by dessert. And in the afternoon, we were still all together, playing bingo and card games. The Christmas season concludes with the feast of the Epiphany on 6 January; the symbolic dessert is the pastiera: not everyone knows that at the Epiphany the pastiera celebrates the birth of the ‘Bambinello’, the Christ Child, just as, at Easter, it celebrates His resurrection. Massaquano, one of the casali in the municipality of Vico Equense, conserves a peculiar tradition. Here, on the Pentecost, the last day of the paschal season, you’ll find the pastiera in every household, because the Pentecost is considered the last pasqua in the broadest sense of the word (‘passage’), after the Epiphany and the Resurrection. How the pastiera is typical in terms of its ingredients and the significance attached to each in the pagan and then the Christian tradition is even more fascinating. It contains eggs, forever the symbol of new life, and grain, usually cooked in milk, auguring abundance, riches. Millefiori flower water recalls the return of spring. And milk, butter and lard, vanilla, lemon, candied citron and orange, and cinnamon. In short, a cornucopia of flavours and aromas, prepared no later than Holy Thursday to allow the flavours to amalgamate. Every housewife and pastry chef has her or his own version, but the one unbendable rule is that the pastiera must be ‘aveta e zucosa’ : tall and succulent. Citrus fruits have always been an important part of my life because – besides their innate goodness – they are part of the tradition of the Sorrentine Peninsula and of my family’s history. My paternal grandfather, after having sailed for half a lifetime, stopped in America where he established a flourishing citrus fruit business. My father was wont to tell stories of sailing ships at anchor in Marina di Cassano, where their cargoes of citrus fruits were stored before being loaded aboard and shipped to northern Europe, the Black Sea area, and North America. Citrus plants are ornamental; their fruits have proven therapeutic effects. They became essential elements in the diets of the crews of the sailing ships when it was learned that their high Vitamin C content prevented deaths from scurvy. These delicious fruits have been cultivated on the Sorrentine Peninsula for many centuries and many of the production methods, such as the use of pagliarelle, the straw coverings that protect the plants from winter weather, have remained unchanged. My great respect for citrus fruits undoubtedly derives from these things I have learned; for me, using not only the flesh

Pere Mastantuono

Gli agrumi rappresentano una parte importante della mia vita perché, oltre ad essere dei frutti meravigliosi, fanno parte della tradizione della penisola sorrentina e anche un po’ della storia della mia famiglia. Mio nonno paterno, infatti, dopo essere stato navigante per lungo tempo, sbarcò in America dove mise su un fiorente commercio di agrumi. Mio padre mi raccontava di velieri, addetti al trasporto di agrumi, che stazionavano a Marina di Cassano, dove la merce veniva depositata prima di essere imbarcata per il Nord Europa, Mar Nero e Nord America. Le piante avevano una funzione ornamentale e i frutti virtù terapeutiche. Ricchi di vitamina C, fu vitale la loro introduzione nell’alimentazione degli equipaggi dei velieri, che prima erano spesso decimati dallo scorbuto. La coltivazione di questi frutti prelibati in penisola sorrentina risale a diversi secoli fa e ancora conserva tecniche di produzione come quella della “pagliarelle” che sono coperture di paglia utilizzate per proteggere le piante dalle intemperie invernali. Il mio grande rispetto per gli agrumi nasce dunque sicuramente dall’aver appreso tutte queste cose; utilizzarne la polpa e anche la buccia, quella che normalmente si butta, per me è la massima espressione di questo rispetto. Sono

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Pastiera - foglie di citrus per sinensis(arancio) / Pastiera with orange leaves (Citrus × sinensis)

but also the peel – usually discarded – is the maximum expression of this respect. I have made many different citrus pastes mixing rinds, flesh and sugar to preserve all the aromas and avoid using artificial preservatives.

riuscita ad ottenere varie paste di agrumi mischiando buccia, polpa e zucchero in modo da preservare gli aromi ed escludere l’utilizzo di essenze artificiali. La sfogliatella Santa Rosa è un dolce che nasce quasi per caso nel 1700, nel convento di clausura di Conca dei Marini sulla costiera amalfitana. A differenza della sfogliatella napoletana ripiena di crema e semolino, la sfogliatella Santa Rosa è ripiena di crema pasticciera ed amarene ed è più grande. Fa parte dei dolci che caratterizzano il periodo di carnevale insieme alla chiacchiere e alle zeppole di Carnevale. Febbraio, oltre che dal Carnevale, è caratterizzato in costiera dalla festa, il 14 febbraio, del Santo Patrono che è Sant’ Antonino. Il dolce tradizionale per festeggiare questa ricorrenza è la torta di crema, una torta molto semplice che utilizza pasta frolla arricchita di crema pasticciera bianca, crema al cioccolato e amarene.

The Santa Rosa sfogliatella (a puff pastry) was invented almost by chance in the 1700s by the cloistered nuns of Conca dei Marini on the Amalfi Coast. Differently from the Neapolitan version, with a filling made of cream and semolina, the Santa Rosa is larger and filled with crème patisserie with amarena black cherries. It is a typical Carnival-time pastry, like the fried chiacchiere and zeppole. Here on the coast, however, February is not just Carnival: February 14th is the feast of the patron saint Antoninus (Antonino). The traditional sweet for celebrating this day is the cream cake, a very simple dessert made with a short crust and white crème patisserie, chocolate cream and amarena cherries.

La festività di San Giuseppe ricorre il 19 marzo e la Zeppola di San Giuseppe è il dolce che celebra questa ricorrenza in tutte le famiglie della costiera. Si tratta di deliziose frittelle farcite con crema pasticciera, amarene sciroppate, vaniglia, zeste di limone. Si possono gustare sia fritte che al forno.

Saint Joseph’s Day is celebrated on 19 March by all the coast’s families, with the Zeppola di San Giuseppe. The zeppola is a delicious fritter filled with crème patisserie, topped with amarena cherries in syrup and flavoured with vanilla and lemon zest. Zeppole are not always fried; a lighter version is oven-baked.

Anche il Casatiello è un tipico dolce della penisola sorrentina e si prepara nella settimana che precede la Pasqua. Ogni famiglia ha la sua ricetta che custodisce gelosamente. La preparazione è un po’ lunga ed elaborata. Poiché prevede l’utilizzo del lievito madre, la sua lievitazione è più lunga ma rende il dolce profumato e soffice per parecchi giorni.

The casatiello is the typical pastry of the Sorrentine Peninsula, baked in the week before Easter. Every family has its own, closely-guarded recipe; preparation is an elaborate process. Since it makes use of a yeast ‘mother’ sponge, the rising time is lengthy – but the finished cake remains moist and aromatic for many days after baking.

Il mese di aprile è caratterizzato dalle “pastarelle”. Con questo termine ci riferiamo alla pasticceria secca, che comprende una grande varietà di dolcetti: biscotti alla marmellata di limone, pinolate, dolci di mandorla e cannella, dolcetti di mela cotogna, amaretti, dolci di pasta di mandorla, biscotti all’amarena, ed altri ancora.

April is the month of the ‘pastarelle’. The term refers to dry baked goods, fine biscuits in a near infinite variety: lemon marmalade biscuits, pine-nut ‘pinolate’, almond-and-cinnamon or quince biscuits, amaretti, almond paste biscuits, macaroons, amarena biscuits, and much much more. The small amarena black cherries ripen in May. Here, the

Nel mese di maggio maturano le amarene le cui piante,

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qui da noi, si trovano in collina, in particolare in una zona denominata Colli di San Pietro. I frutti, un po’ asprigni, vengono conservati per poterli utilizzare nella preparazione di diversi dolci tipici come pasticcetti, biscotti all’amarena, zeppole di San Giuseppe, etc. Con la sola aggiunta di zucchero alle amarene si può ottenere un delizioso sciroppo da servire con acqua o delle ottime confetture.

trees are in the hills, especially in the area denominated Colli di San Pietro. The somewhat bitter fruits are preserved in sugar syrup and used to prepare a number of typical sweets: small pastries, amarena biscuits, the zeppole for Saint Joseph’s Day, etc. Cooking the cherries with sugar produces a delicious syrup that can be served diluted with water as a refreshing beverage; the cherries in syrup make wonderful toppings.

Quando vogliamo dire di qualcuno buono fuori e dentro diciamo “sei come un babà”. Infatti questo dolce è veramente straordinario per la sua bontà e la sua bellezza esteriore alla quale concorrono le decorazioni dei fiori e della frutta primaverili.

When we want to say that someone is good inside and out, we say ‘you’re like a babà’. This pastry is extraordinarily rich and absolutely beautiful to look at, especially when decorated with spring flowers and fruits.

Nel mese di giugno la nostra vita è allietata dalla varietà di dolci che sfilano sulla mensa di ogni casa: cassatine, teste di moro, rotoli di ricotta, crostate, semifreddi, e così via. Le torte trovano il loro spazio nel mese di luglio insieme alle meringhe, alla sfogliatella frolla e alla Zuppa Inglese. Il mese di agosto celebra la Madonna dell’Assunta il 15 agosto. Il dolce che compare sulla nostra mensa è la Pera Mastantuono, una vera leccornia considerata anche simbolo di abbondanza e buon augurio. La pera mastantuono, un frutto che giunge alla sua perfetta maturazione in questo periodo, viene farcita con pasta di mandorla, ricotta amalgamata con zucchero, arancia e cedro canditi, buccia di limone, gocce di cioccolato, pisto, cannella, limoncello e ricoperta, dopo la cottura nel forno, con una salsa al cioccolato. Altro dolce tradizionale è lo “Spumone” che si offriva agli ospiti durante le visite pomeridiane, ma era molto gradito anche a fine pasto. È un dolce composto da pezzetti di Pan di Spagna imbevuti di liquore, alternati a vari e gustosi gelati, al caffè o al cioccolato o cassata. Un mix di sapori ben armonizzati tra di loro. La Noce di Sorrento matura nel mese di settembre e in pasticceria viene utilizzata per comporre torte, ravioli dolci, etc. Tra i dolci tipici della nostra terra troviamo, in questo mese, la Melanzana al Cioccolato e il Pasticciotto. I Raffaioli a Cassata trovano ospitalità nel mese di ottobre insieme alle praline con amaretti e ai cioccolatini di castagne. I Cannoli ripieni, le Torte, il Budino di castagne, il Croccante di Frutta Secca, insieme ad altre leccornie caratterizzano il mese di novembre. Elaboro le mie ricette secondo gli insegnamenti di mio padre che usava il motto “ poco ma buono” e metteva tanta passione e amore nel realizzare i suoi dolci e nel rispetto delle tradizioni della nostra terra. Ancora oggi cerco di conservare queste belle tradizioni, anche se le cose sono cambiate e i figli, approdati ad altre terre per lavorare, si sono allontanati, pur portando con loro tutto il nostro amore.

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In June, we find a great variety of desserts on the menus of every household: small cassatas, chocolate ‘teste di moro’, ricotta rolls, ‘crostata’ tarts and pies, semifreddo chilled desserts, etc. Cakes are the norm in July, accompanied by meringues, short-crust sfogliatelle and the Zuppa Inglese custard and sponge cake trifle. The Feast of the Assumption is celebrated on 15 August. The dessert for this day is the Pera Mastantuono, a true delight, considered a symbol of abundance and good luck. The Mastantuono pear, which ripens to perfection in August, is stuffed with a filling made of almond paste and ricotta cheese mixed with sugar, candied orange and citron, lemon zest, chocolate chips, pisto spice mix, cinnamon and limoncello liqueur; after baking, the pear is coated with a chocolate sauce. Another traditional late-summer sweet is the spumoni offered to afternoon visitors – but also a perfect dessert. It is built of layers of sponge cake moistened with liqueur, alternating with different flavours of ice cream: coffee, chocolate, cassata. A harmonious mix of flavours. The Sorrento walnut ripens in September and makes its appearance in cakes, sweet ravioli and a host of other sweet treats. Typical September Sorrentine deserts include chocolate eggplant and filled pasticiotto pastries. Raffiaioli, like small cassata cakes, mark the month of October, along with amaretti pralines and chestnut chocolates. Filled cannoli, various cakes, chestnut pudding and nut brittle are all typical of the month of November. My recipes are all based on what my father taught me – and while his motto was ‘poco ma buono’ (a few but good – or, we might say, ‘less is more’) he poured an abundance of enthusiasm and love – and respect for the traditions of our land – into all his many creations. I still keep these traditions alive, even though life is very different now and my children’s jobs have taken them to other shores – followed, of course, by all our love.

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photo: Maria Grazia Cocurullo

B A B A’ Un dolce veramente straordinario per la sua bontà. A truly extraordinary dessert, delicious and rich.

MELANZANA AL CIOCCOLATO Un connubio vincente che esalta i sapori e i profumi della tradizione.

CHOCOLATE EGGPLANT A winning combination, an exaltation of traditional flavours and aromas.

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IL GAMBERETTO DI NASSA DI CRAPOLLA The ‘Nassa’ Shrimp of Crapolla

Antonino Siniscalchi

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na specie caratteristica della fauna marina locale, presidiata da Slow Food perché la sua tipicità va tutelata. Il nome scientifico è “Parapandalo”, appartiene alla classe dei crostacei e ha il caratteristico colore rosa, ma in Costiera lo chiamano il gamberetto di nassa di Crapolla. La denominazione locale è dovuta al fatto che ha il suo habitat naturale nel fiordo di Crapolla nella Riserva marina di Punta Campanella, ed è molto difficile pescarlo con le reti e, quindi, i pescatori usano il sistema alternativo, antico quanto efficace, della nassa. Prelibatezza tra le prelibatezze, secondo i consigli di Alfredo Iannaccone, stimato blogger di Slow Food, va gustato crudo con la sola emulsione di pepe e limone. Sul sito di Slow Food, nella sezione dedicata alla ricette, si offre pure l’alternativa di uno sfizioso antipasto con questo tipico crostaceo. Una specie che ama scegliere come centri di aggregazione anfratti e grotte lungo la costa. La morfologia dell’insenatura di Crapolla ha una particolare morfologia che evidentemente risulta ideale per il gamberetto di nassa. E’ una rarità, non si discute. Lungo le coste italiane i subacquei hanno “censito” quattro grotte sicuramente popolate dal tipico gamberetto rosa dal lungo rostro, il parapandolo appunto: una in Liguria sotto il promontorio di Portofino, le altre a Filicudi, all’Argentario e sulla costa meridionale della penisola sorrentina, cioè a Crapolla. Il suo habitat ideale è un susseguirsi di falesie, anfratti, strapiombi e spaccature nella roccia. Ama riunirsi in corposi sciami all’imboccatura delle poche grotte che predilige creando l’effetto di una nuova rosa vibrante. Proprio la predilezione per ambienti di questo tipo rende molto difficile da pescare con le reti. Così il nucleo dei pescatori dei borghi di Marina del Cantone, Torca e Sant’Agata sui due Golfi, sul lato che qui definiscono ”selvaggio” della

A characteristic species of local marine fauna, a Slow Food Presidium because its typicality merits protection. Its scientific name is Plesionika narval; it is an elegantly pink crustacean with a long dentellated rostrum (hence its common Italian name of ‘parapandalo’) known as the narval or ‘unicorn’ shrimp in English – but on the Sorrento coast it’s known as the gamberetto di nassa di Crapolla. The local name comes from its natural habitat in the Crapolla ‘fiord’ in the Punta Campanella Marine Protected Area and the fact that it evades nets, forcing fishermen to use another system, as old as it is efficient, the nassa (shrimp pot or creel). A delicacy among delicacies. Authoritative Slow Food blogger Alfredo Iannaccone suggests eating it raw, with a sprinkling of lemon juice and pepper. The ‘Recipes’ section of the Slow Food website suggests an alternative, a tasty antipasto starring this species whose typical ‘pastures’ are underwater coastal ravines and caves. It’s rare, no doubt about it. Divers have located four Italian sites unequivocally populated by this pink cave shrimp: one in Liguria under the Portofino promontory; the others at Filicudi, the Argentario promontory and on the southern coast of the Sorrentine Peninsula at Crapolla. Here, the morphological peculiarities of the ‘fiord’ are apparently an ideal habitat: a seascape of sharply-sloping rocks, ravine formations, sheer drop-offs and cracks in the rock. The shrimp congregate in ‘swarms’ at the entrances to their few preferred caves, creating the effect of a vibrating rose. Among the many coves along the uneven coastline between Positano and Punta Campanella, Crapolla stands out for the quality of its waters and is a prime breeding ground; from experience, the fishermen know that in the month of July the females still carry their blue eggs.

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penisola sorrentina, vanta l’antica tradizione della pesca di questi tipici gamberetti con le nasse. Tra le insenature della costa frastagliata che da Positano si estende fino a Punta Campanella, il fiordo di Crapolla si distingue per le sue acque. E l’esperienza dei pescatori insegna che nel mese di luglio la femmina ha ancora le uova blu nella pancia. L’abilità e l’impegno richiesti dalla costruzione delle nasse e la bassa produttività di questo metodo di pesca scoraggiano i giovani e in penisola sorrentina sono rimasti solo tre equipaggi che traggono buona parte del loro reddito dalla pesca del gamberetto rosa.

CR AP O LLA I gamberetti di nassa e il borgo dei pescatori (foto piccola). ‘Nassa’ shrimp and the fisher village (small photo).

Per invertire questa tendenza la Riserva marina di Punta Campanella, ha incluso la nassa tra gli attrezzi autorizzati per la pesca. La presenza di un nucleo attivo di pescatori costieri può servire a porre freno alla diffusa illegalità marinara e assicurare continuità a tradizioni centenarie. Assaggiare un parapandalo fresco dà l’idea del perché i crostacei, insieme alle altre creature marine che non sono proprio pesci, siano chiamati genericamente “frutti di mare”. Comunque, dopo gli anni di tendenze globali anche nel mondo della cucina, si sta tornando al passato, con la ricerca della tipicità, naturalità e freschezza dei cibi da servire in tavola. Tra le iniziative di Slow Food e della Riserva marina di Punta Campanella a tutela del gamberetto rosa, c’è lo stesso filo conduttore: la tutela del territorio e dei suoi prodotti tipici come il gamberetto rosa corallo di Crapolla.

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The pink parapandalo’s predilection for this kind of habitat makes it very difficult to catch with nets; this is why the nucleus of shrimp fishermen of the villages of Marina del Cantone, Torca and Sant’Agata sui Due Golfi, on what we might call the ‘wild’ side of the Sorrentine Peninsula, keeps alive the ancient tradition of hand-plaiting the creels used to trap them. The skill and care needed to weave these creels and the low yield of this technique discourage the new generations of shrimp fishermen; today, only three Sorrentine Peninsula crews still make most of their income by catching pink cave shrimp. In an attempt to invert this trend, the Punta Campanella Marine Protected Area has listed the nassa as authorised fishing equipment; it is also well aware that authorised fishermen actively working along the coast can act as a deterrent to illegal practices while at the same time ensuring the survival of centuries’old traditions. A taste of a fresh-caught nassa shrimp is all you need to understand why these crustaceans, together with all the other ‘not-properly-fish’ edible marine creatures, are called frutti di mare (‘fruits of the sea’) in Italian. In any case, after years of a trend toward globalisation even as regards our cuisine, we are slowly regaining an appreciation of typical, local, exquisitely fresh products at table. And both Slow Food and the Punta Campanella Marine Protected Area take a similar approach to safeguarding the territory and typical species such as the pink ‘nassa’ shrimp of Crapolla.


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photo: Carlo Alfaro

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LE PALME DI CONFETTI Sorrento’s Sugar-Almond Palm Fronds Maria Ercolano

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a Penisola Sorrentina è terra di tradizione e cultura. In particolare nel periodo pasquale è viva un’antica usanza, espressione di un complesso mondo di devozioni e tecniche artigianali di cui sono principali attrici e custodi le donne della Penisola sorrentina. Parliamo delle palme di confetti. Le palme di confetti sono rami fioriti, cestini di fiori o alberelli realizzati con confetti infilati su fil di ferro e sono oggetti di straordinario valore artistico artigianale. Il lavoro paziente della preparazione delle palme accompagna tutto il tempo dell’attesa della Domenica delle palme e dunque della Pasqua e la lavorazione avviene nella comunità familiare. Ciascuno ha il suo compito. I bambini scelgono i confetti secondo la misura; i più grandi tagliano con le forbici la carta velina; gli uomini preparano il fil di ferro. Le nonne e le mamme dirigono il lavoro. La palma non viene acquistata, ma ricevuta in dono. Si sceglie a chi portarla come i bambini alle maestre, le stesse mamme le confezionano per i figli o la nuora la offre alla suocera o alla “cummarella” la madrina di cresima. Questo è quello che si legge dietro allo scambio della palma e che ne ha favorito l’enorme diffusione. La Settimana santa, ovvero la settimana che precede la Pasqua, è vissuta con particolare devozione in tutta l’area mediterranea cattolica e ciò ha favorito la diffusione di pratiche devozionali risalenti al periodo della Controriforma. In Italia queste pratiche furono particolarmente incoraggiate nei secoli di dominio spagnolo e molti dei riti diffusi in Italia meridionale hanno infatti molte affinità con quelli di alcuni centri spagnoli, come la processioni degli incappucciati. La Domenica delle palme ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme quando la folla, per rendergli onore, al suo passaggio solleva rami di palme. Tuttavia la palma non è presente

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The Sorrentine Peninsula is a land of tradition and culture. This is especially true in the Easter season, when every year we see the resurgence of an ancient custom, expression of a complex world of devotions, interwoven with a craft perpetuated and practiced mainly by the peninsula’s women: the making of palme di confetti or ‘sugar-almond palms’. These ‘palms’ are flowering branches, baskets of flowers or small ‘trees’ made of sugar-coated almonds strung on florist’s wire, objects with an extraordinary crafts value. The patient work of preparing the palme is done at home while awaiting Palm Sunday and Easter. Everyone has his or her assigned task: the younger children sort the dragées by size; the older children cut tissue paper; the men prepare the lengths of wire. And the grandmothers and mothers orchestrate the work. The palme are not purchased, but received as gifts. The families choose the recipients: the children give them to their teachers, mothers prepare them for their children, daughters-in-law give them to their mothers-in-law or to their children’s ‘cummarelle’: godmothers or confirmation sponsors. The spirit of giving underlies the exchange of palme and has favoured the spread of the custom. The entire Mediterranean area has always reserved special devotions for Holy Week, the week preceding Easter Day; this fact has favoured the spread of many devotional practices dating to the CounterReformation. In Italy, such practices were strongly encouraged during the period of Spanish rule; many of the rituals and rites we find in southern Italy have marked affinities with their counterparts in certain Spanish towns; for example, the processions of hooded worshippers. Palm Sunday recalls Jesus’ entry into Jerusalem when the watching crowd raised palm fronds to honour His passage. The palm, however, is not found in all geographical areas: in those Mediterranean regions where it does not grow, the fronds are often substituted by olive branches. On the Sorrentine Peninsula, the olive branches blessed at the Palm Sunday Mass are carried home from church and used the week after by the heads of family to bless the table set for the Easter feast. In this case, the olive branches are


traditionally decorated with tissue-paper flowers and small cheeses, a legacy of local rural culture. But over the course of the 1900s, the olive branches so decorated came to be flanked by true jewels of local crafts: the sugar-almond palms. Production is still home-based, but the tradition has spread enormously and there is now a true market for these creations. During Holy Week, shop windows throughout the peninsula are filled with displays of palme di confetti and do a lively business. How is it that these peculiar ‘palms’ came to be? Any Sorrentine you ask will recount the legend of the miracle that saved the city from the Saracen pirates, the sugar-coated almonds given to the community by a young Turkish girl, and her love for a local fisherman. Legend aside, one plausible explanation is that the palme di confetti began as reproductions of church furnishings and ornaments. One of the oldest models we know, dating to the 1940s, consists of leafy branches anchored to a base and decorated with white cannellini and small round silvered dragées. Most probably, this figure is the reproduction, in other materials, of a type of altar ornament also called a ‘palma’: a composition of leaves and flowers made using thousands of silvered coral beads.

in tutte le aree geografiche. In quelle regioni mediterranee nelle quali la palma non è presente, essa viene spesso sostituita con l’ulivo. In Penisola sorrentina i ramoscelli d’ulivo, benedetti durante la messa della Domenica delle palme, vengono poi portati a casa dai fedeli ed utilizzati dai capofamiglia per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua. Questi rami di olivo vengono addobbati con fiori colorati realizzati con carta velina e piccoli formaggi retaggio della cultura contadina. Nel corso del Novecento, accanto ai rami di ulivo, hanno iniziato a diffondersi dei veri gioielli di artigianato locale: le palme di confetti. La produzione è ancora domestica, ma la tradizione si è enormemente diffusa e oggi crea un vero circuito commerciale. Nella Settimana santa le vetrine dei negozi di tutta la Penisola espongono per la vendita palme di confetti. Se oggi si chiede il perché di queste palme così particolari, realizzate con i confetti, tutti i sorrentini raccontano una leggenda che riporta al miracolo che salvò la città dai pirati saraceni, al dono dei confetti portati dalla giovane turca e alla sua storia d’amore con il pescatore sorrentino. Al di là della leggenda, è assai plausibile che le palme di confetti siano una riproduzione di arredi sacri. Infatti tra i modelli più antichi di cui abbiamo testimonianza, risalenti agli anni ’40, troviamo delle frasche, innestate su un piede, confezionate con cannellini bianchi e piccoli confetti tondi d’argento. Con molta probabilità tale figura è la riproduzione, realizzata in confetti, di un tipo di arredo sacro usato per decorare gli altari e chiamato anch’esso “palma” composizione di foglie e fiori realizzati con migliaia di corallini argentati.

La forma certamente più antica diffusa a Sorrento è la palma bianca ad albero. Condizione necessaria per un buon risultato è l’utilizzo dei cannellini, chiamati così per il filamento di cannella che presentano all’interno. La «mengola», il confetto cioè con la mandorla, è molto più pesante e dunque inadatto a questo tipo di creazione. Si possono così realizzare giri lisci, giri «a stella», cioè creando delle corolle di fiori, giri a «farfalline», cioè con cannellini disposti verticalmente uno sull’altro e giri di confetti tondi argentati alternati a fiori finti.

photo: Carlo Alfaro

La lavorazione delle palme è rimasta sostanzialmente immutata lungo i decenni del secondo Novecento e fino a oggi.

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photo: Carlo Alfaro

- CULTURE AND TRADITIONS -


- CULTURE AND TRADITIONS -

Negli ultimi anni è molto diffuso l’albero-gioiello, di pochi centimetri d’altezza, spesso venduto già sotto una campana di vetro, come un prezioso oggetto di arredo. Accanto all’albero era un tempo molto diffusa anche una forma particolare di palma, che prendeva a modello l’ostensorio, l’arredo sacro cioè utilizzato per esporre l’ostia consacrata ai fedeli ed esposto nei Sepolcri il giovedì santo. È realizzata con una base a tre piedi, come l’alberello, ma il corpo della palma è costituito da uno scheletro di ferro ovoidale sul quale i fiori di confetti rigorosamente bianchi sono alternati a piccoli fiori finti e la cui manifattura viene fatta risalire alle suore benedettine del monastero di San Paolo a Sorrento. Altra forma oggi sempre più rara è la palma con le «palummelle», cioè le colombine per la cui realizzazione vengono impiegati i rami della pianta del fico. Tra gli anni ’70 e ‘80 l’industria confettiera crea una svolta nella commercializzazione e punta sui confetti colorati e di forme diverse. La nuova generazione di artiste delle palme si ispira sempre di più all’idea della primavera, che solitamente è associata a Pasqua. La svolta dunque è data proprio dal confetto colorato. Mentre infatti nella palma tradizionale prevaleva il bianco e la forma ad albero, ora si punta sulla varietà cromatica e sulla novità. La verosimiglianza guida la creazione della palma e lo scopo è quello di confezionare un fiore che sia quanto più simile alla realtà. Bouquet, steli, cestini decorati con fiori colorati creati con la calza. Piccoli oggetti accompagnano le palme, anch’essi realizzati a mano, come centri lavorati ad uncinetto. Anche le attività commerciali come i bar o le pasticcerie hanno richiesto le palme alle artiste. Ciò ha favorito una più ampia circolazione del prodotto e una diffusione anche fuori della Penisola. Le palme di confetti erano, infatti, fino a qualche anno fa, sconosciute nel resto dell’area campana. I ritmi lenti di una lavorazione tradizionale cedono così il passo ad una produzione sostenuta per un uso meno tradizionale delle palme di confetti, come bomboniere o decorazioni per cerimonie. Non c’è da stupirsi, dunque, che la bellezza e la rarità del prodotto, che serba tutto il calore di una lunga tradizione artigiana, abbiano incontrato subito il gradimento della nuova clientela.

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The method of making the palme di confetti has remained basically unchanged from the mid-20th century to today. The most ancient form seen in Sorrento is the all-white tree shape. One necessary condition for a good result is the use of cannellini dragées, so-called because the sugar coatings enclose a filament of cinnamon bark. The ‘mengola’ (the classic sugar-coated almond) is much heavier and therefore unsuitable for this type of creation. The patterns include smooth circular whorls, star shapes mimicking the corollas of flowers, ‘butterfly’ rosettes made with cannellini arranged vertically one over the next, and whorls of round silvered dragées alternating with artificial flowers. In recent years, the ‘jewel tree’ palma has gained a footing: just a few centimetres high, often displayed under a glass bell like a precious decorating object. Besides the tree form, another palma that was once commonplace took the form of a monstrance; that is, the vessel used to conserve the Eucharistic host consecrated on Maundy Thursday and exhibited at the sepolcri or ‘altars of repose’. It has a three-footed base, like the tree form, but the ‘body’ is an ovoid iron frame on which all-white flowers of dragées alternate with small artificial flowers; it is said to have been invented by the Benedictine nuns of the Convent of San Paolo in Sorrento. Another form that is becoming rarer is the palma with ‘palummelle’; that is, doves constructed using fig-tree twigs. In the 1970s and 80s, the confectionery industry instituted new marketing strategies for their sugar-coated almonds, proposing different colours and forms. More and more, the new generation of palme artists takes its inspiration from Spring in a sense broader than its strict association with Easter. And the coloured dragées have made a difference. While the colour white and the tree form prevail in the traditional palme, today’s creations target chromatic variety and novel forms. Verisimilitude guides creation of the palme: the aim is to construct flowers that mimic nature as closely as possible. Bouquets, single flowers, baskets decorated with coloured blooms. Small objects, also made by hand, accompany the palme proper; for example, crocheted doilies. The work of the palme artists is in great demand by bars and pastry and other shops, and this fact has favoured greater diffusion of the product, on the peninsula and elsewhere. Until just a few years ago, the Sorrentine palme di confetti were practically unknown even in the rest of the Campania region. But now they are. And the slow rhythms of traditional crafting have picked up, giving way to ‘mass’ production as the palme are put to less conventional uses as bonbonnières, party favours or decorations for special occasions. Although it should come as no surprise to learn that the beauty and the uniqueness of this product, an embodiment of all the warmth of a generous people and a long handcrafting tradition, have now made it a great success with a new, broader-based clientele.

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- TRAINING AND WORK -

A SCUOLA DI... OSPITALITÀ TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO THE SCHOOL OF . . . HOSPITALITY PAST, PRESENT AND FUTURE

Paola Cuomo*

Nel cuore del centro storico di Sorrento, dove fino al 1985 c’era un Monastero Benedettino di Monache di clausura, un po’ diroccato e quasi impenetrabile, oggi c’è la sede centrale dell’Istituto Superiore Polispecialistico San Paolo, che, con i suoi oltre mille alunni e le cinque sedi dislocate in tre Comuni della Penisola Sorrentina, si configura come il più importante istituto di formazione di figure professionali specializzate e competenti nel settore economico e turistico-ricettivo, aperto alla comunità e alla cultura. I giovani diplomati, dotati di buona cultura generale e con una solida conoscenza delle lingue straniere, sono provvisti di capacità manageriali e relazionali ed in grado di mediare il rapporto tra turista e territorio, nonchè capaci gestire le problematiche amministrativo-cantabili e di utilizzare in modo versatile le nuove tecnologie.

In the heart of the historic centre of Sorrento, where until 1985 there stood a Benedictine convent of cloistered nuns, a bit broken-down and almost impenetrable, today there is the main headquarters of the Istituto Superiore Polispecialistico San Paolo which, with its upwards of 1,000 students and five secondary locations, is the Sorrentine Peninsula’s most important secondary training school for high-profile professionals specialised in economics and the tourism-hospitality sector and a site open to the community and local culture. The young graduates, with a healthy smattering of general culture and solid foreign-language proficiency, also leave school with uncommon managerial and relational skills, ideal for mediating relations between tourists and the territory, as well as the expertise needed to tackle administrative and accounting issues and to make versatile use of the new technologies.

Il forte legame di collaborazione che lega la Scuola con gli operatori economici del territorio, permette ai ragazzi di fare delle ottime esperienze di stage e di alternanza e, al termine degli studi, di inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro, principalmente nell’ambito turistico. I giovani diplomati operano nel settore della produzione, promozione, commercializzazione del prodotto vacanza, della gestione di eventi aggregativi, della valorizzazione del patrimonio culturale ed eno-gastronomico, nonché nel settore dell’amministrazione contabile di ogni tipo di azienda. La loro formazione si arricchisce con la conoscenza del patrimonio storico, artistico, culturale ed economico europeo, italiano e del contesto locale, di cui i ragazzi si appropriano non solo attraverso lo studio teorico ma anche grazie agli scambi con coetanei di altri Paesi europei, ai soggiorni-studio, ai viaggi di istruzione all’estero, alle numerose e interessanti esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Thanks to strong collaborative ties between the school and the territory’s economic operators, San Paolo’s students participate in profitable study-and-work programmes and internships and, upon completion of their studies, rapidly find placement in the world of work – for the most part in tourism and closely-related sectors. The young graduates work in production, promotion and marketing of the ‘vacation product’, management of events and valorisation of cultural and food-and-wine heritages, as well as in accounting for all types of companies. Their training is enriched with knowledge of the historic, artistic, cultural and economic heritages of Europe, Italy and the local context gleaned by the students not only through theoretical classwork but also thanks to exchanges with their counterparts in other European countries, study holidays at home and abroad and the many and interesting school-and-work formulas offered by the school. Now on the San Paolo launch pad are a cooperative programme with two Hungarian hospitality management schools and a project to promote the Mediterranean diet in collaboration with the Italian Embassy in Belgrade. Also worthy of mention are the seminars – on modern food service and new aspects of management of commercial

È in fase di avvio, la collaborazione con due scuole alberghiere dell’Ungheria e di un progetto di promozione della dieta mediterranea con l’Ambasciata italiana a Belgrado. A queste iniziative, si aggiungono anche i seminari professionalizzanti sulla ristorazione moderna

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- TRAINING AND WORK -

e sui nuovi aspetti della gestione dell’azienda commerciale e turistica, rivolti agli studenti, condotti da esperti di enti pubblici di primaria importanza.

and tourist-oriented enterprises – held by experts from highly accredited public bodies to raise students’ professional awareness.

La lunga esperienza nel settore turistico e lo stretto legame con un territorio a forte vocazione turistica rappresentano i punti di forza di questo istituto che si è dotato nel tempo di percorsi versatili, proiettati al futuro che affondano le loro radici nelle feconde esperienze del passato.

Years of experience in the hospitality sector and strong ties with a territory with a unshakable vocation for tourism are the strong points of this school, which over time has added multifaceted, future-looking study programmes that yet remain firmly grounded in the fertile experience of the past.

Un passato ancora vivo e pulsante tra gli ambienti dell’ex Monastero creato intorno all’anno 8oo (data attestata da una copia di un Diploma di Carlo Magno conservata presso l’Abbazia di Montecassino), che sorge, affacciato sul Golfo di Napoli, in una posizione privilegiata, scelta da Agrippa Postumo per la ricca villa imperiale, le cui vestigia sono ancora visibili nel giardino adiacente la scuola.

A past that still lives and pulsates in the spaces of the former convent, built in about the year 800 (as attested by a copy of a Carolingian capitulary in the archives of the Abbey of Montecassino) in a privileged position facing the Gulf of Naples, the same chosen by Agrippa Postumus for his luxurious Roman Imperial villa, some remains of which are still visible in the garden adjacent to the school. In the main, the building owes its current ‘look’ to the delicate static-functional restoration work carried out by the provincial government just after the year 2000 and the ongoing work of adapting the teaching/learning spaces, which culminated in creation of modern, fully-equipped kitchens and culinary laboratories and a bar. These were completed thanks to substantial contributions by public bodies such as the Fondazione Sorrento and Federalberghi Penisola Sorrentina and by private concerns interested in expressing their awareness that the best investment for the future of our society is a school that operates in synergy with all the territorial entities, and offering their tangible support.

L’aspetto odierno dell’edificio è dovuto, prevalentemente, al delicato intervento di risanamento statico-funzionale realizzato dall’Amministrazione Provinciale nei primi anni del 2000 e al continuo adeguamento degli ambienti di apprendimento, che ha portato alla realizzazione di moderni ed attrezzati laboratori di cucina e di un bar. Questi ultimi sono stati ultimati grazie ai cospicui contributi erogati da Enti Pubblici, come la Fondazione Sorrento e la Federalberghi Penisola Sorrentina, e da imprese private che hanno voluto riconoscere e sostenere che il migliore investimento per il futuro della società è costituito da una scuola che opera in sinergia con tutte le realtà del territorio.

In order to forge stronger relationships with the territory, to better listen to its suggestions, to filter incoming information and to make the ties between the school and the world of work and the enterprises increasingly flexible and efficacious, San Paolo has established a ScientificTechnical Council whose members, representatives of the local institutions and economic sectors, work together to plan and promote implementation of the most rewarding internship and study-and-work programmes and, at the end of students’ academic careers, to contribute to rapid placement of new graduates.

Nell’intento di rafforzare i legami con il territorio, di coglierne i suggerimenti, filtrarne i segnali e di rendere sempre più flessibile ed efficace il raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle imprese, l’Istituto si è dotato di un Comitato Tecnico Scientifico, i cui membri, rappresentativi dei vari ambiti e settori lavorativi, co-progettano e favoriscono ottime esperienze di stage e di alternanza Scuola-Lavoro e, al termine degli studi, agevolano il rapido inserimento dei neo-diplomati nel mondo del lavoro. * Dirigente scolastico

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INNOVAZIONE E TRADIZIONE DEL LICEO ARTISTICO “GRANDI” DI SORRENTO INNOVATION AND TRADITION AT SORRENTO’S ‘GRANDI’ ART INSTITUTE Patrizia Fiorentino*

The Liceo Artistico ‘Grandi’, founded in the second half of the 1800s, is the oldest school in the Sorrento territory. It began in 1855 as a design school, directed by artist Francesco Grandi, that offered evening courses in drawing, wood intarsia and cabinet-making. Today’s Liceo ‘Grandi’ is a complete school of the arts: its specific programmes in Design, the Figurative Arts, Architecture and Environment train students in aesthetic phenomena and the practical aspects of these arts; the Music and Choral Arts sections complete the offer.

Il Liceo Artistico Grandi prende vita nella seconda metà dell’Ottocento ed è l’istituzione scolastica più antica sul territorio sorrentino. Nasce come scuola di disegno nel 1885 sotto la direzione di Francesco Grandi, con un corso serale di disegno, intarsio ed ebanisteria. Oggi il liceo Artistico – musicale – coreutico si pone come polo artistico completo con i suoi indirizzi specifici – Design, Figurativo, Architettura e Ambiente – che formano gli allievi ai fenomeni estetici e alla pratica artistica, e l’indirizzo musicale e coreutico che rappresentano un ulteriore tassello per poter definire completa una formazione artistica.

The teachers and students are involved in a multitude of activities. The point of departure for many of our students’ learning experiences has been our policy of sharing all our cultural initiatives with the territory – in order to kindle interest in the traditional local crafts techniques, which our students rethink, rework and re-propose in a modern key. In particular, the art institute has held exhibitions throughout the Sorrento territory – with the precious support of the Fondazione Sorrento and the municipal government – to relaunch the ancient art of wood inlay or intarsia.

Molteplici sono le attività che vedono impegnati docenti ed allievi. In particolare, la partenza di molte esperienze didattiche è stata la condivisione con il territorio di ogni nostra iniziativa culturale, finalizzata a risvegliare l’interesse per tecniche tradizionali dell’artigianato locale, rielaborate e riproposte in chiave moderna dagli allievi. Le mostre allestite dal Liceo Artistico sul territorio sorrentino, coadiuvate dalla Fondazione Sorrento e dall’Amministrazione Comunale, sono state realizzate per il rilancio dell’antica arte della tarsia lignea.

The students, taking as their inspirations the works of Arnaldo Pomodoro and other artists, from Pablo Picasso to Salvador Dalì and to the many others who in recent years have been the focus of cultural events at Villa Fiorentino, designed and created a series of intarsia works that were exhibited alongside others by masters of international standing such as the aforementioned Arnaldo Pomodoro. This unusual teaching method brought the school and the territory together in promotion of the art of wood intarsia, an authentic ‘made in Sorrento’ tradition, an important facet of the territory’s culture.

Gli allievi, prendendo spunto dalle opere di Arnaldo Pomodoro, oltre che da quelle degli artisti che negli anni scorsi sono stati al centro degli eventi culturali di Villa Fiorentino da Pablo Picasso a Salvador Dalì a tantissimi altri, hanno realizzato una serie di lavori intarsiati di design. Queste creazioni hanno trovato spazio e sono state esposte accanto a quelle di maestri di caratura mondiale, come appunto Arnaldo Pomodoro. Questo modo di fare didattica ha unito scuola e territorio per promuovere l’arte della tarsia lignea, una cultura e una tradizione tutta made in Sorrento.

Maestro Pomodoro was presented with an inlaid wooden box crafted by the Liceo Grandi, students, whose design drew on the sculptor’s graphics language.

Lo stesso maestro emiliano ha avuto modo di apprezzare di persona la maestria degli allievi del “Grandi” grazie ad una scatola in legno intarsiata, che è stata donata all’artista riprendendo il linguaggio tipico della grafica dello scultore.

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But this was not the first time that the Fondazione Sorrento had participated in the training of the Liceo’s students; also of note was the collateral event to the 2015

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Non è la prima volta che la Fondazione Sorrento partecipa alla crescita dei giovani allievi del Liceo Artistico Grandi di Sorrento ne è la prova l’esposizione a latere della mostra di Arnaldo Pomodoro di oggetti di design realizzati dagli studenti durante lo stage formativo “Insieme all’arte della tarsia per... crescere” svolto dagli alunni presso la Ercolano srl di Ercolano Orlando, azienda d’intarsio leader nel settore. Queste iniziative rivestono una grande importanza perchè mettono a confronto la realtà locale con campi territoriali più ampi, integrando in modo sinergico la propria realtà con quanto accade oltre i propri confini ed è questa strada che il Liceo percorre ormai da diversi anni, strada proficua e ricca di suggestione e gratificazioni.

exhibition of Arnaldo Pomodoro’s works: a review of the design objects created by the students participating in the ‘Insieme all’arte della tarsia per . . . crescere’ schooland-work training experience at Ercolano srl di Ercolano Orlando, a wood intarsia sector leader. Programmes such as these are of paramount importance, because they bring local entities into contact with broader territorial contexts, opportunities for comparing experiences and synergically integrating their experiences with those of others beyond our borders. This has been the direction taken by the art institute for many years now, an orientation that has proved to be profitable, inspiring and ultimately highly gratifying. The work of the teachers and students was presented at the ARTE IN CATTEDRA – Il Gioco – ‘L’uomo è completamente uomo solo quando gioca’ competition organised by the Rete Nazionale dei Licei Artistici Italiani (national network of art institutes) and the Ministry of Education, Universities and Research (MIUR). Selected works by the Wood Design students were shown at the first Biennale dei Licei, held at the prestigious museum of Palazzo Venezia in Rome from 15 December 2016 to 15 January 2017. For their ‘I Grandi del Grandi’ project, the students, under the guidance of Headmistress Prof. Patrizia Fiorentino and their teachers, investigated the work of Maurits Cornelis Escher, who was wont to say (fittingly for the Biennale), ‘My work is a game, a very serious game’. After studying Escher’s work, the students produced variations on the theme, creating a module with high compositional potential as the basic piece in a ‘serious game’ that progressively filled in their plane, as did Escher’s tessellations. The students were guided through the design work and construction of eyeglass cases and/or desktop pencil holders by both traditional and innovative techniques – and in particular digital printing on various materials – and experimented with the opportunities offered by the new technologies without ever neglecting or losing sight of the local tradition in this art.

Il lavoro didattico svolto dai docenti e dagli allievi, è stato presentato nell’ambito del concorso ARTE IN CATTEDRA - Il Gioco - “L’uomo è completamente uomo solo quando gioca”, organizzato dalla Rete Nazionale dei Licei Artistici Italiani e dal MIUR. I lavori degli allievi della sezione Design del Legno sono stati selezionati ed esposti alla prima Biennale dei licei nella prestigiosa sede del Museo di Palazzo Venezia a Roma dal 15 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017. Gli allievi, guidati dal Dirigente Scolastico prof.ssa Patrizia Fiorentino e dai docenti, nell’ambito del progetto I Grandi del Grandi, hanno approfondito il lavoro di Maurits Cornelis Escher, il quale amava dire, in accordo con il tema della Biennale, “Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio”. In questo senso, gli allievi della sezione Design del legno, studiando il lavoro di questo artista, hanno elaborato il tema attraverso la realizzazione di un modulo declinato attraverso diverse possibilità compositive, come elemento base di un “gioco serio” che in maniera progressiva riempie il piano, così come faceva Escher. Gli allievi sono stati guidati nell’iter progettuale e nella realizzazione di scatole portaocchiali e/o portamatite da scrivania, utilizzando sia tecniche tradizionali che innovative, in particolare quelle offerte dalla stampa digitale su svariati materiali sperimentando le possibilità date dalle nuove tecnologie senza mai trascurare e dimenticare la tradizione locale.

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The Liceo’s students have the opportunity to ‘try on’ the world of work before graduation, thanks to study-andwork experiences specially programmed for each study area. The Architecture and Environment students, thanks to a convention stipulated between the art institute with the municipality of Sorrento and the Superintendency for Archaeology, Fine Arts and Landscape of Naples, are currently involved in a three-year project for the artistic valorisation and requalification of the spaces of the Roman Villa of Pollio Felice in Sorrento. The art institute’s ultimate goal is to provide students with the key competences considered fundamental by the European Union and to raise students’ awareness of the issues of environmental recovery and valorisation of our material heritage and our traditions in an intercultural perspective. Another goal of the training courses is to take teaching out of the classroom, into the world of work, ‘into the field’, to raise students’ awareness of the world – and the issues – they will encounter upon completion of their training as ‘educated workers’. And the training offer teaches students about their territory, which in its art, geography, ecology and organisation is a mirror of their own identities.

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A R T E IN C A T T ED R A IL GIOCO Alcuni lavori realizzati dai ragazzi dell’Istituto Grandi nell’ambito del Concorso. Some of the ‘game’-theme objects designed and crafted by the Liceo ‘Grandi’ students for the competition.

Gli allievi sperimentano il mondo del lavoro attraverso percorsi di alternanza scuola – lavoro, che vengono programmati per ogni indirizzo. Gli allievi della sezione Architettura e Ambiente attraverso una convenzione stipulata tra il Liceo con il Comune di Sorrento e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli, sono impegnati in un progetto triennale di valorizzazione artistica e riqualificazione ambientale degli spazi dell’antica Villa romana “Pollio Felice” di Sorrento. Si mira ad una formazione basata sulle competenze di cittadinanza europea, in quanto si propone di formare gli allievi sulle problematiche del recupero ambientale e della valorizzazione del nostro patrimonio e delle nostre tradizioni in una prospettiva interculturale. Il percorso intende portare la didattica fuori dall’aula, nel mondo del lavoro, in cantiere, dove lo studente deve prendere “coscienza”delle problematiche ad esso collegate e diventare un “lavoratore istruito”. Il percorso intrapreso intende portare lo studente alla conoscenza del proprio territorio, riconoscendo negli aspetti artistici, geografici, ecologici e territoriali, la propria identità. *Dirigente scolastico

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UN FUTURO CERTO UNA FOR M A Z ION E PER UNA PROFE S S IONA LI TÀ SEMPR E A L PA S S O C ON I TE M P I A Guaranteed Future Training for Professions Always in Step with the Times Rosa Domestico

Si, proprio questo accade agli studenti che si diplomano al Nino Bixio. Dall’alto dei suoi tanti anni di esistenza, l’istituto mantiene sempre alta la bandiera nell’istruzione in Penisola sorrentina. Non ci sono aggettivi per descrivere le potenzialità di una formazione che permette un inserimento di sicuro prestigio nel mondo del lavoro. Come non ricordare il comandante Achille Lauro (armatore e sindaco di Napoli) fino al più recente Gianluigi Aponte (armatore, fondatore e guida della famosa compagnia armatoriale MSC (Mediterranean Shipping Company) che tanto supporto dà, con il suo qualificato personale, ai nostri allievi durante la formazione, nelle attività post-diploma e per l’inserimento nel mondo del lavoro. Negli ultimi anni i collegamenti col mondo del lavoro sono entrati nel percorso curricolare dell’allievo che già dal terzo anno ha la possibilità di toccare con mano ciò che la futura professione riserva. Grazie alla stretta collaborazione e alla disponibilità delle compagnie di navigazione, gli studenti trascorrono molte ore a contatto con realtà lavorative del settore. Non solo mare, però. Il percorso formativo dell’istituto nautico offre una solida preparazione che permette di affrontare con sicurezza anche gli studi universitari, e per chi non vuole navigare, offre l’opportunità di impieghi a terra in attività collegate al settore.

Yes: this is what a diploma from the Istituto Tecnico Nautico Statale Nino Bixio offers students. With its many years’ experience, the school has always held high the banner of education on the Sorrentine Peninsula. And there are simply no adjectives capable of describing the value – and the potentials – of training that can ensure that students will find prestigious positions in the world of work after graduation. Never-to-be-forgotten alumni include Commander Achille Lauro (shipbuilder and later mayor of Naples) and, more recently, Gianluigi Aponte (shipbuilder, founder and guiding light of the famous MSC Mediterranean Shipping Company, which, with its qualified personnel, lends precious assistance to our students during their training and post-diploma activities and provides support for introducing them to the job market). In recent years, our curriculum has been revised to include training experiences in the world of work: as early as their third year, students are offered opportunities to gain first-hand, hands-on knowledge of what their future professions will entail; thanks to our close collaboration with the shipping companies, students spend many hours in contact with actual sector work environments. But the sea isn’t the whole story. The nautical institute’s training programme offers solid, all-round preparation for university-level studies; and for students who don’t want to sail, preparation for jobs in ‘landlubber’ companies serving the sector.

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IS T IT U T O NA UT ICO NINO B IXIO 1 // Chiostro. Cloister. 2 // Attività velica. A sailing lesson. 3 // A lezione presso la sede della MSC con il Comandante Cafiero. In the classroom at MSC headquarters with Commander Cafiero.


Le nostre radici storiche risalgono al XIV sec., ma la testimonianza di un’istruzione nautica in Penisola sorrentina risale al 1600. Diventa Scuola Speciale di Nautica e di Costruzioni Navali nel 1863. Il Nino Bixio inizia da qui. Nel 1917, l’Istituto passa alle dipendenze del Ministero della Marina Mercantile. Nel 1946, l’Istituto prende la denominazione di Istituto tecnico nautico statale Nino Bixio e il corso di studi diviso in un biennio e un triennio. Inizia l’ampliamento dei laboratori di navigazione, si costruiscono nuove aule. A completare l’offerta formativa, già negli anni 80 il ministero della marina mercantile autorizza l’ITN a svolgere corsi professionali per l’addestramento RADAR del personale navigante; nasce così il nostro Centro Osservatori RADAR. Attivo ancora oggi, e più che mai qualificato, tanto da essere certificato ISO 9001:2008. Tale certificazione è estesa a tutte le attività formative del Nino Bixio ed è garanzia di una formazione che segue le direttive europee uniformando la preparazione dei nostri allievi a quelli che sono gli standard richiesti in Europa.

Our history stretches back to the 14th century, but documentary evidence of formal nautical training on the Sorrentine Peninsula dates only from 1600. In 1863, the ‘Scuola Speciale di Nautica e di Costruzioni Navali’ was founded, and this is where the Istituto Nino Bixio got its start. In 1917, the school came under the wing of the Ministry of the Merchant Marine; in 1946, it officially became the ‘Istituto Tecnico Nautico Statale Nino Bixio’, offering a course program constituted by a two-year and a three-year curriculum. Expansion of the navigation sciences laboratories began, and new classrooms were built. To complete the training offer, in the 1980s the Ministry of the Merchant Marine authorised the ITN to hold radar training courses for onboard personnel – and so our ‘Centro Osservatori RADAR’ was born. It is still active today and more qualified than ever, holding ISO 9001:2008 certification which has been extended to all the Istituto Nino Bixio training activities: a guarantee that our offer is aligned with current European directives and regulations and that our students’ training always meets current European standards.

I laboratori del settore professionalizzante: scienze della navigazione, apparati e impianti marittimi di bordo, elettronica ed elettrotecnica sono dotati delle strumentazioni (simulatori) più moderne ed avanzate.

The professional school laboratories (navigation sciences, onboard equipment and systems, electronics and electrotechnics) all boast the most modern, state-of-the-art instruments and simulators.

La nostra è un’istituzione antica, ma non certo vecchia. A dimostrazione l’innovazione tecnologica che pervade i nostri laboratori allestiti grazie all’impegno delle Dirigenze scolastiche del passato, ma anche dall’impegno di quelle più recenti che continuano nel solco dell’innovazione e dell’arricchimento delle dotazioni dell’istituto.

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Ours is an ‘ancient’ school, but it is anything but ‘old’. The technological innovation that pervades those of our laboratories that were established thanks to the commitment of past school administrators is apparent at every turn; but so is the total dedication of our current staff, which continues to implement a policy of constant innovation of the training offer and further endowment and updating of the school’s facilities.


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SORRENTO SOTT’ACQUA SORRENTO UNDE RWAT E R

TESTI E FOTO TEXT AND PHOTOS MARCO GARGIULO

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BAN CO D I S A NT A C R O C E, V IC O EQ U ENS E Grotta sottomari n a co n go rgo nie ro sse Pa ra muricea cla va ta . An unde r w ate r cave w i th Pa ra muricea cla va ta red Gorg onia n s oft cora l.

SPIAGGIA CATERINA DI SANT’AGNELLO Nella pagina precedente Cavalluccio marino Hippocampus guttulatus si muove dal fondo algale nuotando verso la superficie. On the previous page, a seahorse (Hippocampus guttulatus) swims from the algae-covered seabed toward the surface.

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“Vide ‘o mare de Surriento, Che tesoro tene nfunno Chi ha girato tutto ‘o munno Nun l’ha visto comm’a ccà”.

Vide ‘o mare de Surriento, Che tesoro tenenfunno Chi ha girato tutto ‘o munno Nun l’ha visto comm’accà

Vedi il mare di Sorrento, Che tesori ha nel fondo Chi ha girato tutto il mondo Non l’ha visto come qua.

Look at the Sorrento sea, The treasures in its depths. Even one who has toured the world Has never seen another sea like this.

Sono versi della famosissima canzone Torna a Surriento, composta all’inizio del ‘900 da Ernesto e Giambattista De Curtis. Di certo i due fratelli, ispirati dalla bellezza dei pesci pescati nel mare sorrentino, non potevano aver idea di quanto avessero profondamente ragione! La biodiversità del Golfo di Napoli è talmente elevata da far sorgere l’Acquario con annessa Stazione Zoologica, divenuti un centro mondiale per lo studio della biologia marina.

A verse from the famous song ‘Torna a Surriento’, composed in the very early 1900s by Ernesto and Giambattista De Curtis. But the two brothers, though inspired by the beauty of the fish of Sorrento’s sea, could not have known just how right they were. The biodiversity of the Gulf of Naples is immense, and is celebrated at the Aquarium and annexed Zoological Station, now a world centre for study of marine biology. In my more than 40 years of diving in the waters of the Sorrentine Peninsula I have had the privilege of meeting a great variety of fish and other sea dwellers, of observing many moments in their lives – birth, predation, reproduction, even cannibalism and the arrival of ‘alien’ species from warmer seas consequent to the generalised rise in water temperatures. So I will endeavour, in a few lines and images, to offer a limited ‘taste’ of the marvels hidden in the sea of Sorrento and the Sorrentine Peninsula.

Immergermi nelle acque della penisola sorrentina per oltre 40 anni mi ha dato la possibilità di incontrare una grande varietà di pesci ed organismi marini, di osservarne tanti momenti di vita come la nascita, la predazione, la riproduzione, il cannibalismo e l’arrivo delle specie aliene, provenienti dai mari caldi a causa del riscaldamento della temperatura dell’acqua marina. Proverò quindi, con poche righe e immagini a dare un piccolo “assaggio” delle meraviglie che nasconde il mare di Sorrento e della Penisola Sorrentina. Iniziamo il nostro viaggio partendo da Vico Equense, al largo del famoso stabilimento balneare che s’incontra percorrendo la strada statale sorrentina, ci sono alcuni scogli sommersi, ora segnalati da una boa gialla, che prendono il nome di Banco di Santa Croce. In questo luogo, da anni zona a tutela biologica, è possibile osservare una foresta di gorgonie rosse e gialle, ma soprat-

We set out from Vico Equense. Offshore of the famous beach club on the Sorrento state road are several submerged rock formations, now marked with a yellow buoy: the shoal that takes the name of Banco di Santa Croce. Here, at a site which for years has been afforded environmental protection, we can observe a forest of red and yellow Gorgonian colonial soft corals but above all admire the false black coral Savalia savaglia, with its yellow polyps. The branches of the soft corals mark out paths for thousands of pink swallowtail sea perch, Mediterranean rainbow wrasse and white

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Margherite di mare, Parazoanthus axinellae, Scoglio del Vervece, Massa Lubrense. Spirografi su una boa di ormeggio dei pescherecci, Sabella spallanzanii, Marina Grande di Sorrento. Yellow cluster anemones (Parazoanthus axinellae). Scoglio del Vervece, Massa Lubrense. Mediterranean fanworms (Sabella spallanzanii) on a fishing-boat mooring line. Marina Grande, Sorrento.


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tutto di ammirare il falso corallo nero, la Savaglia savaglia con i polipi gialli. Tra i rami delle gorgonie nuotano migliaia di castagnole rosa, donzelle e saraghi, nel periodo estivo poi diviene ancor più frequente l’incontro di grandi cernie, di dentici e di aquile di mare. Nelle acque antistanti il borgo di Marina Grande di Sorrento è possibile ammirare migliaia di spirografi cresciuti sulle cime di ormeggio dei pescherecci, le cui corolle ondeggiano seguento il movimento delle boe in superficie. L’impressione è quella di un albero fiorito, con le castagnole nere e che si muovono in sincronia con il movimento di questi vermi “piumati”. Nelle stesse acque, al calare delle tenebre, una miriade di rare e bizzarre creature popola il fondo fangoso che degrada dolcemente verso l’alto fondale. Questa è la zona in cui ho effettuato la maggior parte delle immersioni e nella quale ho incontrato il maggior numero di specie, in primis il Pesce San Pietro, il mio preferito, ma anche il pesce serpente, il pesce lucertola, il cappone ubriaco, le menole, le triglie, i granchi, tante specie di gamberi e gamberetti, le canocchie, le stelle marine, molluschi gasteropodi e nudibranchi, per concludere con decine di cavallucci marini. Proseguendo lungo Punta del Capo, si arriva alla Cala di Puolo. Anche questa baia è ricca di vita, di giorno e di notte: seppie, calamari, polpi, murene, bavose, razze, scorfani, attinie, paguri, aragoste e cicale. Un tripudio di forme e colori, organismi piccolissimi che vanno cercati con attenzione per riuscire a scorgerli sul substrato coralligeno. Raggiungiamo Massa Lubrense, di fronte al borgo di Marina della Lobra si trova lo Scoglio del Vervece, zona A dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, un vero santuario del mare per la presenza, a -12 metri, della statua della Madonnina che protegge le immersioni dei sub.

seabream; in the summer, we are more likely to encounter large groupers, dentexes and eagle rays. In the waters off the village of Marina Grande di Sorrento we can admire the thousands of Mediterranean fanworms that have made their homes on the mooring lines of the buoys for the fishing boats, their swaying crowns of tentacles echoing the movement of the buoys on the surface. The impression is of a tree in flower, around which black damselfish dart synchronically with the undulations of these ‘feather dusters’. In the same waters, as the shadows fall, myriad rare and bizarre creatures emerge to populate the muddy bottom as it slopes gently into deeper waters. This is where I have made most of my dives and where I have met the greatest number of species. First of all, the spiky John Dory, my personal favourite – but also the serpent eel, the lizardfish, the streaked gurnard, the blotched picarel, numerous members of the family Mullidae, crabs, many species of small and larger shrimp, the mantis shrimps, starfish, gastropod and nudibranch molluscs and scores of seahorses. Continuing along Punta del Capo takes us to Cala di Puolo. This bay also bustles with underwater life, day and night: cuttlefish, calamari squid, octopi, moray eels, blennies, skates, scorpionfish; and sea anemones, hermit crabs, spiny and slipper lobsters. A riot of forms and colours and tiny organisms that escape a cursory glance: you have to look carefully to see them on the coralligenous substrate. Next is Massa Lubrense. Facing the village of Marina della Lobra is the Vervece rock island (Zone A in the Punta Campanella Marine Protected Area), an underwater sanctuary in every sense of the word where, at -12 metres, a statue of the Madonnina protects divers. But just under the water’s surface, the rock walls look like flowering gardens, covered in yellow cluster anemones (Parazoanthus axinellae), their polyps open in the current to catch plankton particles. Red

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IL MONDO SOMMERSO Attinia “Bella di Notte” Alicia mirabilis, immersione notturna a Marina Grande di Sorrento. Medusa “Vespa di mare”, Pelagia noctiluca, Punta Campanella, Massa Lubrense.

THE UNDERSEA WORLD Berried anemone (Alicia mirabilis). Night dive at Marina Grande, Sorrento. Mauve stinger jellyfish (Pelagia noctiluca). Punta Campanella, Massa Lubrense.


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Appena sotto il pelo dell’acqua, le pareti sembrano giardini fioriti ricoperti da margherite di mare (Parazoanthus axinellae) con i polipi aperti in corrente pronti a catturare particelle planctoniche. Rosse stelle marine si adagiano sulle gialle colonie mentre centinaia di pesciolini dalle livree multicolori volteggiano intorno ai sub. Il Vervece è il regno delle gorgonie, prima quelle bianche (Eunicella singularis), poi quelle arancio (Eunicella cavolinii) che colonizzano intere pareti. A circa -35 metri una distesa sabbiosa è fiancheggiata da alte pareti rocciose letteralmente ricoperte da Eunicelle, esse formano il cosiddetto “Viale delle Gorgonie”, fra questi rami vivono fitte schiere di rosei Anthias anthias. Le pareti più profonde situate sul versante settentrionale dello scoglio affascinano per la presenza di imponenti rami di Paramuricea clavata con rossi ventagli alti anche un metro che formano una vera foresta. Corolle variegate di splendidi spirografi si fanno largo tra i rossi rami su cui sono attaccate uova di gattuccio e flessuosi crinoidi (Antedon mediterranea). A -55 metri alcune enormi spugne candelabro (Axinella polipoides) si stagliano nel blu come sculture moderne. Superato il porto di Marina della Lobra a Massa Lubrense si arriva alla Cala di Mitigliano, una ampia insenatura al cui interno si apre la grotta omonima, denominata dagli scopritori Enrico Gargiulo e Virgilio Liguori “Grotta della Corvina” per la presenza di grandi esemplari di Sciena umbra al suo interno, nelle zone buie della grotta ad oltre 70 metri all’interno della montagna. Anche questa grotta è ricca di esemplari: granchi facchini, cicale, gamberi vinai e gamberi meccanici, cipree, attinie rarissime, nudibranchi, con famiglie di re di triglie dai grandi occhi che stazionano nelle zone semioscure dell’ingresso della grotta. All’estremità della Penisola Sorrentina, troviamo Punta Campanella

sea stars pose on the yellow colonies while hundreds of small fish in multicolour liveries dance all around. Vervece is the realm of the Gorgonians – first the white (Eunicella singularis), then the orange variety (Eunicella cavolinii) – that colonise entire walls. At about -35 metres, a stretch of sandy bottom is delimited by sheer rock walls ‘papered’ in Eunicella corals – the so-called ‘Viale delle Gorgonie’ – amongst whose branches schools of pink Anthias anthias prepare their sorties. The deepest-reaching walls on the northern slopes of the rock island are especially intriguing: majestic branches of Paramuricea clavata, red ‘fans’ up to a metre in height, form true forests; the variegated crowns of splendid fan worms peek from amongst the red branches, which are also points of attachment for the egg cases of spotted catsharks and flexuous crinoids (feather stars – Antedon mediterranea). At -55 metres, enormous antler sponges (Axinella polypoides) stand in the blue like modern sculptures. Past the port of Massa Lubrense’s Marina della Lobra, we come to Cala di Mitigliano, a wide inlet hosting the underwater cave of the same name but dubbed ‘Grotta della Corvina’ by its discoverers Enrico Gargiulo and Virgilio Liguori after the large specimens of Sciena umbra (brown meagre, corvina in Italian) found within it, in dark areas tucked into the mountain wall at more than 70 metres’ depth. This cave also abounds in other life forms: sponge crabs, slipper lobsters, ‘wine shrimp’ and golden coral shrimp, cowries, some extremely rare sea anemones, nudibranches, and families of big-eyed ‘king of the mullets’ (cardinalfish) in the semi-darkness of the cave entrance.

Ingresso della Grotta di Cala di Mitigliano, Massa Lubrense. The entrance to the cave at Cala di

At the very tip of the Sorrentine Peninsula, the vertical rock walls of Punta Campanella plunge deep into the waters that are normally crystal-clear as in the adjacent Baia di Ieranto, home to the most extensive prairie of Posidonia oceanica in the entire area and to the dozens of species of

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Mitigliano, Massa Lubrense.


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con le sue pareti verticali che s’inabissano nel mare. Qui l’acqua è abitualmente cristallina, così come nell’adiacente Baia di Jeranto, dove risiede la più ampia prateria di Posidonia oceanica di tutta la zona. Tra le verdi foglie della pianta si nascondono decine di specie di pesci, molluschi e crostacei. Tordi, donzelle, sparidi, occhiate, ghiozzi, ma anche ricciole e barracuda mediterranei, cresciuti notevolmente in numero e dimensioni in seguito all’istituzione dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. Al margine della baia sono presenti due scogli isolati, molto suggestivi e pieni di vita a partire dai primi metri d’acqua dove si possono osservare le margherite di mare, dal caratteristico colore giallo arancio. Di fronte alla Baia di Jeranto si staglia la bellissima isola azzurra, Capri. I suoi fondali sono ricchi di pesce e le sue pareti verticali raggiungono grandi profondità. Nei punti più esposti alle correnti marine si rinvengono foreste di Paramuricea clavata; a Punta Tiberio così come a Punta Carena i rami di gorgonie rosse sono enormi e rigogliosi, tra i più belli del golfo. Proseguendo lungo il versante salernitano di Punta Campanella arriviamo a Montalto dove, anche qui, in profondità è presente una bella foresta “rossa”. Si raggiungono così gli isolotti di Vetara, Li Galli e lo Scoglio dell’Isca. Al di sotto di quest’ultimo è presente un tunnel subacqueo molto suggestivo, con quattro aperture attraverso le quali penetra la luce ed una grotta subacquea parzialmente emersa che è ricca di organismi marini e concrezioni calcaree. Di fronte a questo isolotto, sulla costa si apre una stupenda grotta, di facile accesso. La Grotta dello Zaffiro lascia i visitatori a bocca aperta per la sua inaspettata maestosità e per le calde sfumature di colori che vanno dal blu scuro all’azzurro intenso. Grazie all’entrata subacquea a poca profondità (circa 3-4 metri) è possibile entrare anche in apnea.

fish, molluscs and crustaceans that hide amongst the green leaves of the plants. Green, peacock and rainbow wrasses, sea breams, oblades, gobies – and greater amberjacks and Mediterranean barracudas, which have increased considerably both in number and in size since the Punta Campanella Marine Protected Area was instituted. At the margin of the bay are two isolated rock islands that offer enchanting underwaterscapes teeming with marine life, beginning just below the surface; for example, the characteristically orange-yellow cluster anemones. Looking out from the Baia di Ieranto we see the outline of the beautiful azure island of Capri. Its seas are also rich in fish and its vertical walls drop down to great depths. The areas most exposed to the currents are forested with Paramuricea clavata; at Punta Tiberio, like at Punta Carena, the branches of the red Gorgionians are profuse and enormous, some of the most beautiful specimens to be found anywhere in the Gulf. Continuing along the Salerno side of Punta Campanella, we come to Montalto and another beautiful ‘red’ forest. And on, to the small islands of Vetara, Li Galli and Isca. Below the latter runs a fascinating underwater tunnel with four ‘skylights’ that illuminate the way to a partially-emerged cave home to many marine organisms and calcareous concretions. On the coast, facing Isca, is another marvellous cave that is easy to reach by free-diving, since the entrance is just below the surface (at 3-4 metres’ depth). The unexpected majesty and the warm colours, nuancing from dark blue to intense light blue, of the Grotta dello Zaffiro or ‘Sapphire Cave’ leave visitors dumbfounded. The expanse of water in the interior is a lake more than forty metres in diameter and relatively shallow, framed by stalactites and stalagmites, many of which unite in columns running from the vault to the floor. Were the scenario not enough, the underwater life is abundant and highly varied. It is

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Paguro Bernardo, Dardanus arrossor, immersione notturna a Marina Grande di Sorrento Sarago maggiore, Diplodus sargus, Punta del Capo, Sorrento. ‘Bernhard’ hermit crab (Dardanus arrossor). Night dive at Marina Grande, Sorrento White sea bream (Diplodus sargus). Punta del Capo, Sorrento


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Lo specchio interno è un vero è proprio lago che misura oltre una quarantina di metri di diametro, poco profondo e contornato da numerose stalattiti e stalagmiti, che spesso arrivano a congiungere il soffitto col pavimento. Alla bellezza di questo scenario si aggiunge la ricchezza e la varietà di vita sottomarina. Si possono incontrare Cerianti contornati da Apogon imberbis e da tanti gamberetti del genere Mysis. Internamente è invece possibile rinvenire molte specie di granchi e molluschi tra cui eleganti cipree mediterranee.

not unusual to encounter Cerianthus tube-dwelling anemones surrounded by Apogon imberbis cardinalfish and swarms of tiny shrimp of the genus Mysis. Many species of crabs and molluscs, including elegant Mediterranean cowries, also inhabit the cave. ‘My’ sea holds within it a variety of forms and colours that is impossible to describe in mere words, beauties that continue to surprise and delight me even after forty years of diving in the same waters. That said, what else can I do but continue to immortalise it and its creatures, as long as I am able.

Foresta di gorgonie rosse Paramuricea clavata con castagnole rosa Anthias

Il “mio” mare nasconde una tale varietà di forme e colori da lasciarmi senza parole, le sue bellezze sono in grado di sorprendermi ancora, anche dopo oltre quarant’anni d’immersioni. Non mi resta quindi che continuare a immortalarne le sue creature, fin quando il fisico e la salute me lo consentirà.

anthias, Scoglio del Vervece, Massa Lubrense. Forest of Paramuricea clavata red Gorgonians with Anthias anthias pink swallowtail sea perch. Scoglio del Vervece, Massa Lubrense.

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photo: Mattia Lauro

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P U NT A C A M P A NEL L A Area Marina Protetta / Marine Protected Area

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PUNTA CAMPANELLA Raffaele Di Palma

Sotto un mare che luccica c’è un mondo scintillante, ricco di colori e di vita. Le acque della penisola sorrentina nascondono un vero e proprio scrigno di biodiversità. Dal Capo di Sorrento fin quasi a Positano, un’Area Marina Protetta che cela e protegge nelle profondità marine tesori straordinari.

Under a sparkling sea there is another, radiant world of shimmering colours, teeming with life. The waters of the Sorrentine Peninsula conceal a king’s ransom in biodiversity; from Capo di Sorrento almost as far as Positano, the Punta Campanella Marine Protected Area defends extraordinary treasures concealed in the depths of the sea. Guaranteeing protection are a number of strict use restrictions and even bans – but none of this interferes with correct and environmentally-sustainable enjoyment of this marvellous sanctuary on the sea. In recent years, thanks to the protection afforded by the MPA park, local seas have won a number of sought-after awards such as 9 Blue Flags, official recognition of the high biodiversity quotient in the Zone A at Vervece and inclusion in the international SPAMI (Specially Protected Areas of Mediterranean Importance) list. The sea bottoms pullulate with life; dolphins, sea turtles, and even small sharks are not uncommon in the waters above.

La tutela dell’area è garantita da alcuni vincoli e divieti ma ciò non impedisce una fruizione corretta ed ecosostenibile di questo meraviglioso mare. In questi anni, grazie alle attività svolte, l’Area marina ha ottenuto pregevoli riconoscimenti come le 9 bandiere blu, l’elevata biodiversità nella zona A del Vervece e l’inserimento nell’elenco internazionale ASPIM (area specialmente protetta di interesse mediterraneo). I fondali sono ricchi di vita. A volte si incontrano delfini, tartarughe e anche piccoli squali.

Sotto quel mare che luccica c’è uno scrigno prezioso Under a sparkling sea, a chest full of precious treasures

Some years ago, divers spotted an extremely rare European squid ‘egg basket’ and a sea turtle relaxing placidly on the sea floor at Vervece. Thanks to various projects, carried through despite economic and management difficulties, the Punta Campanella MPA has succeeded in safeguarding and valorising an entire stretch of sea of enormous naturalistic and landscape valence. Coastal and underwater monitoring, maintenance of the waters with a special sea-cleaning vessel, the sea turtle recovery centre and numerous educational and communications actions targeting the environment are just some of the activities promoted by the park in recent years, years rich in satisfaction and important results. The about 150 turtles saved and returned to the sea by Centro Tartanet represent important contributions to ensuring the survival of Caretta caretta along the coasts of Campania. Several years ago, a study by Prof. Giovanni Fulvio Russo – president of the Bio-

Qualche anno fa l’avvistamento di alcuni subacquei di una rarissima teca ovarica di calamaro e di una tartaruga che riposava tranquillamente adagiata sul fondale del Vervece. È attraverso diversi progetti, pur tra difficoltà economiche e di gestione, che l’Area Marina Protetta di Punta Campanella ha tutelato e rivalutato una zona di grande valenza naturalistica e paesaggistica. Il monitoraggio costiero e subacqueo, le attività di pulizia delle acque con lo spazzamare, il centro di recupero delle tartarughe marine e le numerose azioni di educazione e comunicazione ambientale hanno caratterizzato gli ultimi anni di attività del Parco, anni ricchi di soddisfazioni e risultati importanti. Circa 150 le Tartarughe salvate e rimesse in mare dal Centro Tartanet che ha contribuito non poco alla salvaguardia della Caretta caretta lungo le coste campane. Alcuni anni fa, lo studio del professore Giovanni Fulvio Russo - presidente dei

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logical Sciences and Environmental Sciences degree course council at Naples’ Parthenope University and a top expert in marine areas in Italy – remarked on the excellent state of conservation of the Vervece seabed and the high biodiversity not only among the more showy fish but also in the tiny invertebrate fauna. ‘I felt as though I had stepped forty years back into the past,’ the professor wrote to MPA director Antonino Miccio. A clear expression of the ‘reserve effect’ achieved through the park’s commitment. In the last two years, an eighty-person team, including biologists, divers and aficionados, monitored several diving points within the park area; their censuses recorded a considerable increase in biodiversity from one year to the next: in 2015, 113 animal species were reported; in 2016, 151. The divers, armed with cameras and ‘wet’ notebooks, took turns underwater to cover a 24-hour period in each of the different protected zones (A, B and C) within the park; the sites monitored included Vervece, Puolo, the Isca and Penna rock islands and the Fossa di Papa ‘valley’. Among the 151 species identified were 57 species of fish, 30 of molluscs and 15 of Porifera sponges. A positive result; a high-definition snapshot of the excellent state of health of the park – and a reminder of just how vital is the importance of conserving this unique legacy.

Corsi di laurea in Scienze Biologiche e Scienze Ambientali della Parthenope di Napoli e tra i maggiori esperti di aree marine in Italia - che rimase positivamente sorpreso dall’ottimo stato di conservazione dei fondali del Vervece, constatando una elevata biodiversità non solo nella più appariscente fauna ittica, ma anche nella minuscola fauna ad invertebrati. “Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo di quarant’anni”, scrisse il professore al Direttore della Riserva, Antonino Miccio. Un evidente risultato dell’ “effetto riserva”, ottenuto grazie all’impegno profuso dall’area marina protetta.

The rich biodiversity of the Punta Campanella Marine Protected Area composes an underwater world of colours, forms and movement and a variety favoured by the existence of a series of particular microclimates determined by the area’s irregular geomorphology. Steep drops alternate with gently-sloping walls. At several locations, the sea floor rises unexpectedly in banks or shoals, true naturalistic oases around which are concentrated some of the most beautiful underwater landscapes anywhere in the Mediterranean. Near the banks we see an amazing variety of marine fauna and flora that changes progressively from the top few metres to the lower depths. Many plant species begin to colonise the substrate from the sublittoral zones outward; here, green, brown and red algae predominate.

Negli ultimi due anni, un team di 80 persone tra biologi, subacquei e appassionati, ha monitorato alcuni punti di immersione del Parco, registrando un considerevole incremento di biodiversità da un anno all’altro. Si è passati dalle 113 specie animali censite nel 2015, alle 151 del 2016. I sub, armati di macchine fotografiche e lavagnette, si sono immersi, a turno, per 24 ore consecutive nelle diverse zone A, B e C dell’area protetta. Tra le zone monitorate, Vervece, Puolo, scoglio dell’Isca, scoglio Penna, Fossa Papa. Tra le 151 specie individuate, 57 sono di pesci, 30 di molluschi e 15 di poriferi.

Farther out, Posidonia oceanica, the most common of the higher marine plants, forms extensive green ‘prairies’, home to myriad organisms including sea urchins, starfish and seahorses.

Un risultato molto positivo che fotografa l’ottimo stato di salute del Parco e l’assoluta necessità di preservare tale patrimonio.

In deeper waters, the landscape changes and we see spectacular biocoenoses with coelenterates, yellow-orange colonies covering entire walls; the peacock-hued corollas of the sedentary polychaete fanworms move in unison in the current, as though dancing to a symphony of nature. Every available centimetre of rocky surface is the theatre of unending competition for the substrate. In the background to

La ricchezza di biodiversità è un elemento che caratterizza in modo particolare l’area marina di Punta Campanella e disegna un mondo subacqueo ricco di colori,

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forme e movimento. La sua varietà è favorita da particolari microclimi, dovuti ad un assetto geomorfologico accidentato.

this incredible submerged garden of a thousand colours, numerous species of fish dart and gleam in their search for food: mullets, schools of goldline bream, sand smelts, black damselfish, but also silvery sea bream, seabass and gilt-head bream.

Falesie a picco si alternano a pareti dolcemente degradanti. Dal fondo si ergono improvvisamente alcune secche, vere e proprie oasi naturalistiche in cui si concentrano paesaggi subacquei tra i più belli del Mediterraneo. In questo tratto di mare è possibile incontrare una notevole varietà di organismi animali e vegetali, a partire dai primi metri per procedere verso ambienti più profondi. Numerose specie di vegetali iniziano a colonizzare il substrato fin dalla fascia di marea. In questa zona predominano le alghe verdi, brune e rosse.

Hidden in deeper water yet are other unique habitats: the underwater caves. In remote times, the peninsula underwent intense karst erosion that produced a considerable number of cavities that became today’s underwater caves due to tectonic shifts and a rising sea level. The peninsula is one of the areas richest in submerged caves in the entire Mediterranean (more than 50 have been recorded).

La Posidonia oceanica, la più diffusa tra le piante superiori marine, forma estese e verdi praterie in cui vivono una miriade di organismi, tra cui Ricci, Stelle e Cavallucci marini.

And the caves are marine naturalistic treasures of primary importance, since they are environments with quite peculiar characteristics, inhabited by communities composed of special – if not outright rare – dark-adapted species of marine fauna. The caves are like small showcases of underwater biodiversity that only enrich an area already abounding in marine life.

Più in profondità muta il paesaggio e si incontrano biocenosi spettacolari con esemplari appartenenti ai Celenterati che si presentano sotto forma di colonie giallo-arancio che tappezzano intere pareti. Le corolle color fagiano degli Anellidi sedentari ondeggiano in corrente all’unisono, come se danzassero una sinfonia della natura. Ogni centimetro di roccia disponibile è soggetto ad una continua competizione per il substrato. Sullo sfondo di questo incantevole giardino sommerso dai mille colori, si muovono numerose specie di pesci, freneticamente alla ricerca di cibo. Si possono osservare Cefali, branchi di Salpe, Latterini, Guarracini neri, ma anche argentei Saraghi, Spigole e Orate.

A sea sheltering many habitats, each spectacular in its own right, each a destination for an unforgettable dive. An enchanting and enchanted world, hidden from the sight of the marvellous landscape of the Sorrento coast and gulf. Under that sparkling sea, a chest full of precious treasures to discover, protect and defend.

Ancor più nascosti nelle profondità del mare si celano altri ambienti unici: le grotte sottomarine. La penisola è stata soggetta ad intensi fenomeni carsici che hanno prodotto un numero considerevole di cavità emerse, divenute subacquee a seguito di movimenti tettonici e dell’innalzamento del livello del mare. Si tratta di uno dei siti più ricchi di grotte sottomarine del Mediterraneo (ne sono state censite più di 50). Le grotte costituiscono un patrimonio naturalistico marino di primaria importanza in quanto si tratta di ambienti con caratteristiche molto peculiari. Sono abitate da comunità animali composte da specie particolari, se non addirittura rare, adattate all’assenza di luce. Le grotte sono come un piccolo scrigno nel tesoro della biodiversità sottomarina che arricchisce un’area già ricca di vita. Un mare che contiene tanti habitat da osservare con spettacolari immersioni. Un mondo incantevole, nascosto alla vista del meraviglioso paesaggio della costiera e del golfo di Sorrento. Sotto quel mare che luccica c’è uno scrigno prezioso, tutto da scoprire, tutelare e conservare.

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PE R CO RSO N EL LA NATURA Alcune immagini del Sentiero dove si alternano passaggi impervi e punti panoramici con vista mozzafiato sul golfo.

NA T URE T RAIL Images of the Sentiero degli Dei, along which near-inaccessible landscapes alternate with lookouts on breathtaking vistas of the gulf. Š FAI - Fondo Ambiente Italiano

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IL SENTIERO DEGLI DEI Path of the Gods

Francesco Di Maio

Il Sentiero degli Dei ha già nel nome il suo destino. La bellezza è la sua cifra distintiva. Ogni anno affascina, coinvolge, meraviglia migliaia di persone.

The Sentiero degli Dei (‘Path of the Gods’) is aptly named. Beauty is its distinguishing feature; every year it charms, seduces and astonishes thousands of visitors.

Tutto ciò perché il Sentiero non è solo un percorso naturalistico che si snoda per otto chilometri da Agerola a Positano, sospeso tra le cime dei Monti Lattari ed il mare della costiera amalfitana, garantendo una esperienza sensoriale coinvolgente.

Because the Sentiero is much more than a nature trail winding for eight kilometres from Agerola to Positano, suspended between the Monti Lattari peaks and the sea of the Amalfi coast and itself a guarantee of a full-round sensorial experience.

Questa antica strada è soprattutto il racconto di un’altra epoca e di un’altra civiltà: quella contadina. L’ambiente, infatti, è stato modellato, con lineare complessità, sulle esigenze di chi lo percorreva e ci viveva: pastori, lattonieri, briganti, mercanti e, appunto, contadini. Pertanto, il prodigio che si può ammirare, e che ad ogni scorcio si rinnova, è frutto della particolare interazione che si è creata, nel corso dei secoli, tra uomo e natura. I terrazzamenti, infatti, sono pezzi di terra sottratti alla montagna e recuperati all’agricoltura in un ambiente suggestivo, ma impervio. Vogliamo raccontarvi questo percorso, e le tante storie ed emozioni che restituisce, con gli occhi di chi ogni anno assiste gli escursionisti. I protagonisti di questa chiacchierata sono Vincenzo Mastro e Rosa Ruggiero, guide ambientali escursionistiche appartenenti all’Aigae (associazione italiana guide ambientali escursionistiche). Con l’associazione trekortrack hanno trasformato l’amore per la natura in un servizio da offrire ai turisti. COSA È IL SENTIERO DEGLI DEI? È un percorso lungo circa 8 km che parte dalla località Bomerano, nel Comune di Agerola, ed arriva a Nocelle, caratteristico borgo collinare del Comune di Positano. Si trova a 600 metri s.l.m., è caratterizzato da continue discese e risalite, con rientranze e sporgenze lungo i bordi. Il sentiero rappresenta un’immersione nella macchia mediterranea ed è possibile ammirare tutta la linea di costa fino a Capri e Punta Campanella.

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This ancient byway is above all a tale of another time and another civilisation. Of the rural culture that shaped the environment, with linear complexity, to meet the needs of those who traversed and lived the land: shepherds, tinsmiths, brigands, merchants and peasant farmers. And thus the prodigy we admire today, a wonder that changes at every turn, fruit of a special type of interaction established over the centuries between man and nature. The terraces are scraps of land subtracted from the mountain and put to agricultural use in a landscape that is absolutely enchanting but generally inaccessible to man. It is our intention to recount this trail, its many stories and the emotions it elicits, through the eyes of those who every year assist excursionists and hikers. We spoke with licensed nature guides Vincenzo Mastro and Rosa Ruggiero, members of AIGAE (Italian Association of Professional Nature and Walking Guides) who, with the TREKorTRACK association, have transformed their love for nature into services for visitors to the area. WHAT IS THE SENTIERO DEGLI DEI? It is a trail, about eight kilometres in length, that sets out from the Bomerano locality in the municipality of Agerola and runs to Nocelle, an archetypal hill town in the municipality of Positano. The trail lies at an average 600 metres asl and is characterised by alternating ascents and descents, with indentations and jutting outcrops along the sides. It is a sky-walk cradled by Mediterranean maquis vegetation, a unique opportunity to view the entire coastline as far as Capri and Punta Campanella.

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CHE TIPO DI FLORA SI INCONTRA LUNGO IL PERCORSO?

WHAT FLORA WILL WE SEE ALONG THE TRAIL?

Come già accennato, lungo il sentiero, ci sono tutti i colori ed i profumi della macchia mediterranea. Noi li spieghiamo - dice Rosa che è Naturalista - dalle più semplice come la parietaria, il rosmarino, le erbe che crescono lungo i bordi del sentiero, al lentisco, pianta aromatica e medicinale, o, al cistus, un fiore che possiamo apprezzare nella versione bianca e rosa, fino alle orchidee spontanee. Ci sono poi piante che producono bacche anche d’inverno. C’è il mirto, il fico, il carrubo, il leccio. È un’esplosione di odori, colori e sapori. Ci sono fioriture tutto l’anno. Uno spettacolo unico.

As we mentioned, the trail is bordered by all the colours and scents of the typical Mediterranean plants. We illustrate them all – says Rosa, the naturalist of the team – from the simplest and most common, like pellitory, rosemary, the herbs along the trail edges, to mastic, an aromatic plant with medicinal uses; rockrose, with white or pink flowers; and even spontaneous orchids. Then there are the plants that produce their berries even in winter, and the trees and shrubs: myrtle, fig, carob, evergreen oak. It’s an explosion of scents, colours – and flavours. And flowers all year round. A truly singular display.

È LA BELLEZZA DEL PANORAMA E DELLA NATURA CHE COINVOLGE TANTO?

IS IT THE BEAUTY OF THE LANDSCAPE AND NATURE THAT SO CAPTIVATES VISITORS?

Si, ma non solo. C’è anche, e forse soprattutto, la bellezza delle persone che ci abitano. Nel corso delle nostre passeggiate incontriamo spesso Antonio, un giovane pastore di Agerola, che alleva una speciale razza di capre, denominate napoletane, ormai in via d’estinzione. Con lui è possibile familiarizzare con gli animali e conoscere le tipicità che si producono con il latte, magari anche saggiandole. Ci sono i contadini che coltivano la terra grazie ai muli e spesso ci fanno vedere come si piantano gli ortaggi ed a volte ci offrono le primizie di stagione. Ci sono i Falconieri delle ”Le ali nel Vento” che addestrano rapaci, diurni e notturni – poiane, gheppi e falchi – e ci offrono la possibilità di vivere un’e-

Certainly – but that’s not all. There’s also – perhaps above all – the beauty of the people who live here. On our excursions we often meet Antonio, a young shepherd from Agerola who raises a rare breed of goats at risk of extinction, called ‘Napolitana’. He teaches visitors about the animals and the typical products made with their milk – and often offers tastes. Then there are the farmers who still use mules to cultivate the land and who often demonstrate how they plant their vegetables – and sometimes tempt us with the season’s early produce. Another unique experience is watching the falconers of the ‘Le Ali nel Vento’ association at work with their diurnal and nocturnal raptors – hawks, kestrels, falcons. And then there is Antonino, a young

U N A F FA CCIO SUL BLU Ancora oggi il sentiero è attraversato da gruppi di muli utilizzati per trasportare legna e materiali di approvvigionamento.

A BELVEDERE IN BLUE The Sentiero is still used by mule trains transporting

photo:

firewood and provisions.

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sperienza unica. C’è Antonino un giovane che ha istituito il Lemon Point, a Nocelle, con spremute fresche di arance e limoni. QUANTO TEMPO CI VUOLE PER FARE IL SENTIERO? Il tempo varia. È possibile fare l’intero percorso in un’ora e mezza – ci è capitato con un gruppo di anziani inglesi! - oppure in cinque ore. Ciascuno prende il tempo di cui ha bisogno. Con noi si parte insieme e si arriva insieme, possibilmente con il sorriso sulle labbra.

HOW LONG DOES IT TAKE TO WALK THE TRAIL? The time varies. It is possible to walk the entire trail in an hour and a half – we did, with a group of British seniors! – or in five hours. Every group takes its own time. We set out together and arrive together, we hope with a smile! WHO CAN WALK THE TRAIL? Anyone, although we do not recommend it for children or for anyone who suffers from vertigo.

CHI PUÒ FARLO? È sconsigliato solo ai bambini ed a chi soffre di vertigini. È PERICOLOSO? Gli incidenti scaturiscono da imprudenze e distrazioni. Noi diciamo: l’occhio prima del piede e poi è regola generale che in montagna nulla si improvvisa. Scarpe ed abbigliamento adeguati, acqua, cappello ed occhiali da sole, per chi ne ha necessità, aiutano certamente. QUAL È IL PERIODO MIGLIORE PER FARE IL PERCORSO? Da evitare luglio ed agosto per le alte temperature e la foschia che non consente di apprezzare il panorama. Bene la primavera, ottimo l’autunno. QUALI SONO LE NAZIONALITÀ CHE PARTECIPANO ALLE ESCURSIONI? Tutto il mondo percorre il sentiero, forse gli italiani sono i meno presenti, troppo impegnati a cercare bellezze altrove per accorgersi delle proprie. Per info: TREKorTRACK pagina facebook e sito. Tel. 3476863131 -3661055023

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man who prepares fresh juice drinks with oranges and lemons at his Lemon Point in Nocelle.

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IS IT DANGEROUS? Accidents are caused by carelessness, by ignoring the basics. We say ‘put the eye before the foot’. And then there’s the commonsense principle of mountaineering at any level: never improvise. Suitable footwear and clothing, water, a hat and sunglasses are certainly basic requirements. WHAT IS THE BEST TIME OF YEAR TO WALK THE TRAIL? We do not recommend July and August, due to the high temperatures and the mist that often obscures the view. Spring is good; autumn is the best. WHO PARTICIPATES IN THE EXCURSIONS? The whole world walks this trail. Italy is perhaps the least represented nation: Italians tend to be too busy looking for beauty elsewhere to notice the beauty all around them right here at home. For info: TREKorTRACK, Facebook page and website. Phone: 3476863131 - 3661055023

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FAI BAIA DI JERANTO FAI B AY O F I E R A N T O

FOTO PHOTOS A. DE ANGELIS

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- EXCURSIONS -

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a Baia di Ieranto è un luogo di rara bellezza, uno scrigno che si apre sulla veduta dei Faraglioni di Capri, all’estremità della Penisola Sorrentina. Nascosta e appartata, si raggiunge a piedi percorrendo il sentiero che la collega alla frazione di Nerano, nel Comune di Massa Lubrense, in circa quaranta minuti di cammino. Censita oggi come Area Naturale Protetta, inserita nell’Area Marina Protetta ‘Punta Campanella’, la sua storia ha invece conosciuto un’epoca di sfruttamento industriale, con la presenza di una cava estrattiva di calcari, collegata alle acciaierie Italsider di Bagnoli, che fino al 1952 ha dato lavoro a oltre 120 minatori.

The Bay of Ieranto is a site of rare beauty at the extremity of the Sorrentine Peninsula, a sliver of sea opening on an unparalleled view of Capri’s famed Faraglioni. Hidden and out-of-the-way, the bay can be reached on foot along a trail that sets out from the Nerano locality in the municipality of Massa Lubrense, in about forty minutes at a leisurely pace. Today a Protected Natural Regional Area within the Punta Campanella Marine Protected Area, during its history the bay knew a period of intense industrial exploitation as a quarry for extraction of limestone affiliated with the Italsider steelworks of Bagnoli, and until 1952 provided jobs for more than 120 local quarrymen.

Per sottrarla ai pericoli della speculazione edilizia e farne un luogo fruibile da tutti, nel 1987, dopo decenni di abbandono e degrado, la proprietà è stata donata al FAI - Fondo Ambiente Italiano.

To subtract the area from the dangers of speculative building and to make it a site that could be enjoyed by all, after decades of abandonment – and degradation – the property was donated to the FAI - Fondo Ambiente Italiano or Italian National Trust – in 1987.

I lavori di restauro completati nel 2002 hanno interessato gli edifici e le strutture del ‘villaggio minerario’ risalente ai primi del Novecento. La spianata di cava, creata dalla sottrazione di milioni di metri cubi di roccia, è stata restituita alla natura con un impegnativo lavoro di ingegneria ambientale e la messa a dimora di oltre ventimila piante tipiche della macchia mediterranea.

The restoration work, completed in 2002, targeted the buildings and structures of the ‘mining village’ dating to the early 1900s. The quarry floor, created when millions of cubic metres of rock were removed, was returned to nature through challenging environmental engineering work and planting of more than twenty thousand specimens of typical Mediterranean maquis vegetation.

La cinquecentesca torre anticorsara di Montalto, parte del sistema difensivo vicereale e la casa colonica sono state restaurate; gli uliveti, il picco-

The 16th-century watchtower of Montalto, built to sight pirate ships as a part of the Viceroy of Naples’ system of coastal defences, and the farmhouse on

T R A VER D E E A Z Z UR R O Un’oasi di serenità nella natura incontaminata.

BETWEEN GREEN AND BLUE An oasis of serenity and uncontaminated nature.

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Un caratteristico terrazzamento con muro a secco. Characteristic terracing with dry stone walls.

lo limoneto e le zone a orto sono state rimesse a coltura. Oggi i percorsi guidati e le attività di workshop che il FAI propone ai visitatori della Baia, sono parte integrante del lavoro quotidiano di conservazione degli elementi materiali e immateriali del paesaggio e dell’impegno costante a tutelare l’equilibrio fra natura e presenza dell’uomo. Sensibilizzare, informare e formare attraverso l’esperienza è, ad esempio, l’obiettivo del programma del workshop A scuola di Paesaggio svolto in collaborazione con l’AIAPP – Associazione italiana Architettura del Paesaggio, che permette ai partecipanti di mettersi alla prova sul campo per imparare le tecniche di ripristino dei muri a secco, di tenuta dell’orto, di potatura e di innesto degli olivi. Un modo perfetto di godere della bellezza di questo luogo e nello stesso tempo di partecipare alla sua conservazione. Per info, prenotazioni ed elenco attività: www.visitfai.it/baiadiieranto; tel 335/8410253

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the land, were also both restored; the olive groves, the small lemon grove and the vegetable garden areas are all once again cultivated and tended. Today, guided tours and workshops conducted by the FAI for visitors to the bay are integral parts of the daily work of conservation of the material and immaterial assets of the landscape, reflecting the Trust’s ongoing commitment to protecting the balance between nature and man’s presence. To raise awareness, to inform and to teach by experience are the goals of the A Scuola di Paesaggio workshop programme in collaboration with the AIAPP – Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (Italian Association of Landscape Architecture) at which participants can try their hand in the field, to learn techniques for restoring dry stone walls, gardening, and pruning and grafting olive trees. A perfect – and unusual – way to enjoy the beauty of this site and at the same time to concretely participate in its conservation. For info, bookings and a list of activities: www.visitfai.it/baiadiieranto; tel. 335/8410253

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- CULTURE -

POESIA A SORRENTO TO SORRENTO

Gianni Terminiello

Carri di albe socchiuse, su Sorrento……baciata da una luna al cielo di una stella.

Wagons of budding dawns over Sorrento . . . kissed by a moon in the sky of a star.

E’ un’aria saporita per la dolcezza dei venti che accompagna pensieri ai limoni d’estate.

Salt-streaked air on gentle winds shepherds thoughts to summer lemons.

E tu che spegni velieri al mondo, vaghezze di una vita……. raccogli entusiasmi all’ascolto del tempo.

And you, who whisk sailcraft into the world, in the candle-smoke of life . . . collect enthusiasms as you listen to time.

Resta così, al senso della vita che…..sottovoce racconta la tua storia al ricordo.

Stay as you are, hold the sense of life that . . . softly whispers your story to memory.


Arrivederci IN PENISOLA SORRENTINA ON THE SORRENTINE PENINSULA


SOR REN TO

WWW.SORRENTHOS.COM


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