36 ed warner poesia un progetto poetico
Paola Fenini
ed warner poesia un progetto poetico Ed Warner (Marco Degli Agosti) è un poeta che vive il suo fare poesia come un progetto in divenire di impegnata ricerca creativa che si svolge in una direzione di democratica condivisione. L’universo attivo della poesia di Ed Warner trova infatti il suo senso più genuino nel confronto con il pubblico del web, degli Slam Poetry e di letture pubbliche condivise, in un’apertura che riscopre la primigenia dimensione sociale della poesia e avvicina il verso a una forma di musicalità inquieta: i ritmi incalzanti, le sonorità spurie, le assonanze, i richiami delle rime baciate sono la manifestazione più autentica di questo naturale “ritorno alle origini”.. Le liriche di Ed Warner circoscrivono in questa forma audace un mondo versificato fatto di oggetti comuni, situazioni quotidiane, vicende ordinarie che vivono una corporeità sbiadita di specchio che riflette la consistenza del poeta, ne studia la coscienza. Emerge così un lavoro che rifiuta l’inEd Warner durante una pubblica lettura di poesia.
Ed Warner, Petite Paulette, La voce di Pandora, Edizioni Smasher, Barcellona Pozzo di Gotto, 2012.
Ed Warner, Un giorno perfetto, Edizioni Smasher, Barcellona Pozzo di Gotto, 2010.
timismo e si concentra su un’interiorità espansa che svolge il suo più ampio spettro comunicativo in un’indagine poetica che è anche analisi emotiva, che tracima dall’individualità per giungere a una più estesa comprensione condivisa. Ed Warner è nato nel 1978 e vive e lavora a Crema. Ha iniziato a pubblicare le proprie opere nel 2008 condividendo i suoi scritti su blog e portali letterari e prendendo parte a letture poetiche e manifestazioni culturali multi genere. Nel 2008 ha aperto il suo blog personale: Ed Warner Poesia. Sue poesie sono state pubblicate nelle antologie Poetika 2009, Navigando (Casa editrice Il Filo) e in Democratika (LiminaMentis). Nel 2010 ha pubblicato per Edizioni Smasher Un giorno perfetto (sua prima silloge), nel 2012 sempre per Smasher è la pubblicazione della raccolta La voce di Pandora, scritto a due mani con Petite Paulette. Due suoi racconti sono stati scelti per le due edizioni dei volumi "Parole di pane" (Farnesi Editore e Giulio Perrone editore).
meta poesia
Paola Fenini
Yen-ts’ai reloaded Guardami appena. Sentimi un poco Ma non m’ascoltare Se richiamo la fine Ed il suo cominciare Ti porterò al principio del cerchio Dove nasce l’agire e si cresce la fine Il posto giusto alla buon’ora Dove mostrarti a tutto tondo il confinare in cui non credo Ricominciare A frazionare la luce E frizionare parole incomplete Che non ti sanno zittire. (Lupo sarai) Dentro una foglia Voci piangenti d’un cominciare. Tra le trame d'intanto l'incanto di tracce e stanze di vento dov'è un minuto mettere radici, fra la pioggia e lo sputo d'un confessare. Cala quei rami d'un non volermi abbracciare, sfogliali pure nell'intrecciarli uno ad uno, poi rinvienili in fronde, già ad altri dimora. Il passo s’aspetta l’andare Il seguire, l’altro suo mezzo, l’avanzo del resto l’accompagnarsi richiesto. Se ne fotte della meta, della fine, del gesto Del tardi, del presto. Come il respiro S’attende un percorso, uno sbuffo in cammino un latrato del sangue d’ ossigeno puro che linfa vitale s’avvolge a scaldare quelle mani che han visto un mondo che i miei occhi possono solo immaginare Un principio passato a più importanti occupazioni Trapassato d’un giorno tenue, Imberbe, implume, pudìco di nuovo,
timido ancora, d’àncora si spera e si fregia di adesso, di ora, nell’oggi d’allora. Segnami il tempo Da cui ricominciare Adombrami infine D’un buio accecante Da dover ringraziare Per giorni retti Al divenire Dritti in scoliosi E calma apparente E giorni diversi Dall'increspare scontato. Non ho mai conosciuto Sogni votati al passato Se non dopo il risveglio, non ho mai visto posti prima di esserci stato non ho ricordi d’un domani in cui il giorno non sia ancora nato. (Lupo sarai….) In principio è la fine, oppure non finisce affatto, si sfalda, ricuce, riluce, s’adombra e ri-esce mai cresce, né tace, non riesce a porsi fugace, leggero seppur tenace nell’accendere un buio ciecato, svuotato del suo stesso sguardo truce. Lupo sarò che trama al tremare di stelle in branco nel tradire di pioggia un pianto. Digrigno all'altrui lato pelo ritto, irsuto, brado ...e denti aguzzi a fronteggiare il ghigno all'altro capo d'un sogno già azzannato. Lupo sarò che sbrana all' avventare d'un giorno esangue affama sangue, in gocce malposte e stanche. Lupo sarò se m’incanti In trascorsi di denti traditi Poi spenti e riposti In giacigli fugaci e sorrisi discosti. Alla fine, il fine fu verbo. E un tempo nuovo, diverso, mai domo. Prono a dimenticare domani già letti pronto per passati migliori. Se rovescio il mondo Ci sarà un'alba in più.
meta
poesia
Rosa shocking Dormivo. Claudia ha preso lo spazzolino da denti per riportarlo da lei. ....non andava. D’obbligo cambiarlo con uno rosa shocking da rossetto dozzinale che il mio da solo mi svogliava. Eppure... non era lo spazzolino a non funzionare. Quel colore discutibile non avrebbe ricordato il nostro mordente giocoso dalle risate preliminari. Dormivo. Ormai senza sognare più. Un verticale spegnersi tra vecchi kleenex sbagliati per un ultimo ballo ancora. Giù in fondo è stato giusto così. Amaro risveglio. Il bagno è ancora più piccolo da quando è tutto mio. Lavabo-specchio risponde fole interdentali.
meta poesia Paramnesia e poi riflettere allo specchio rimuginare il digerito riconquistare Atlantide solo per vederla scomparire. ed il profumo di pioggia che non ti può appartenere.
Tre calici Ne verso uno per il ritorno. Alla goccia il passo. La direzione è quella giusta proprio nel fondo alle mie spalle ...ci fosse un mai a farmela ritrovare. Se lascio in stecca un tempo secco, asciutto vuol solo dire che non mi servirà ad attraversare il sole insonne in stanco assalto all'ancora assurdo e scuro d'un altro assorto mercoledì. Ed alza il vino poi danne giù al mio passare l'assaggerò. Uno lo bevo piano. La strada chiama attenzione e passa da me. Non è paura se seguo il richiamo di fischi abbandonati dalle stazioni lasciati lì a languire tra queste mani che hanno visto un mondo che i miei occhi possono solo immaginare persi all'ascolto di C-R-A-Z-Y-M-A-R-Y. Il terzo d'un fiato. È quasi casa questo mio andare.