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Parole e immagini la soglia del vuoto - Sevil Amini Torno al firmamento - Ayako Nakamiya Spazio bianco - Roberto Rocchi serendipity - Simonetta Ferrante
la soglia del vuoto Sevil Amini La base dell’esistenza…? Forse il vuoto! Con la nascita, si oltrepassa la soglia del vuoto, cadendo nell’illusione. Quando una storia o un episodio quotidiano mi coinvolge tragicamente, allora percepisco uno schizzare che si muove tra l’alto e il basso. Tutto circoscritto in uno spazio indefinito; un paesaggio etereo. È in questo territorio impalpabile, dove l'orizzonte può essere verticale, sento il crepitio di una fiamma, percependo questo movimento di caduta trasversale. Un movimento forte e pesante, capace di contaminare e di infrangere; lasciando le proprie invisibili tracce. Sento aprirsi di una ferita sulla pelle del cielo. Per non rischiare di perderla, vorrei fissare l’immagine di questa illusione che perpetua lunga una vita. Infine tutto è un “non riuscirci”. Non resta altro che un “non finito”. Come può essere finita e definita un’esistenza che nasce dal vuoto? Nei miei dipinti c'è sempre un lasciare alla loro sorte ogni singolo elemento, che in qualche modo deve raggiungere il suo destino, con la propria forza. Ma la fine, è il vuoto!
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Parole e immagini Autoritratto, 2015, monoprint, cm 18x24.
Torno al firmamento Ayako Nakamiya In ricordo di Viclinda e Gottardo Ortelli
E di nuovo al firmamento Nell’alzare una nuvola di cenere nel segno e nel tono nel cuore nella brillantezza nella forma nella purezza terra e spazio. Canto con l’ombra mia. Torno al firmamento Gettare una manciata di cenere e nella passione e nel silenzio. Stringo quella stella mia.
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Parole e immagini Al firmamento-B, 2016, acquarello su carta, cm 77x57.
spazio bianco Roberto Rocchi Credo che quando si entra in contatto con una scultura, soprattutto nel contemporaneo, si venga risucchiati, assorbiti all'interno di uno spazio. Spazio determinato dal valore dell'opera! “Spazio Bianco” cerca di fare questo. Quando pensavo a questo lavoro, come anche a “Spazio Ideale”, il desiderio era quello di concepire un luogo del pensiero dove le nostre idee, le nostre sensazioni venissero filtrate, attraversate (alambicco). Anche altre opere contengono la volontà di condurre l'osservatore al di là o al di dentro, per percepire le proprie sensibilità più profonde. L'idea è quella di dare vita attraverso l'opera ad uno spazio ideale dove il fruitore si avvicina, ci cammina a fianco, ci si siede davanti, ci sale sopra, la ascolta o semplicemente la guarda, entrando in uno stato di pace, di purezza. Questi miei lavori vorrebbero essere operazioni sinestetiche dove più sensi si attivano.
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Parole e immagini Spazio Bianco, 2014, ferro e resina, installazione, cm 200x150x250.
serendipity Simonetta Ferrante Da qualche anno galleggio su un mare di creatività che a volte mi invade e sbocca in idee spumeggianti, non le cerco, arrivano con minimi impulsi. Penso di essere un vaso pieno di emozioni, notizie e nozioni, immagazzinate in tutti questi anni; ho una specie di rifiuto a leggere libri accumulati nel tempo; accolgo ciò che mi arriva inaspettato, ma non mi voglio più sforzare per inghiottire cose nuove. Sento di essere avvolta da fili di memorie che entrano ed escono. La mia vita di lavoro e poi di percorsi artistici si è basata su segni, linee, parole che poi sono sfociati negli studi calligrafici, percorso finale degli ultimi anni. La ricerca interiore unita alla pratica Buddista mi hanno supportata in questa via finale in cui accetto ciò che arriva e mi permette di sperimentare nuove tecniche e nuovi strumenti. Questo galleggiare sopra un mondo e una vita che non mi è più congeniale, forse mi salva da pericoli e scoramenti e mi aiuta a continuare. Fa parte di tutto questo anche il desiderio di staccarmi dai miei lavori e solo a momenti sento una voglia impellente di creare cose nuove. In questi ultimi anni mi sono scoperta molto Serendipity, mi piace lasciar accadere, ogni volta è un mistero che si rivela ai miei occhi. Mi piace che dalle mie mani fluisca un’energia che non so bene da dove provenga e che mi trasporta in flussi sconosciuti ma sicuri. A volte mi domando quanto l’arte possa aggiungere alla vita delle persone intorno a noi, però molti commenti testimoniano che schegge illuminanti raggiungano anche gli esseri meno acculturati, per cui spero di aver lasciato alcune tracce nei miei allievi e in chi ha visto i miei lavori. Sono ansiosa di vedere in questa mia mostra al Max Museo tutto il percorso della mia vita e se ha avuto un senso il mio lavoro di tanti anni, soprattutto dopo il periodo londinese che mi ha aperto degli orizzonti inaspettati. Comunque, gli impulsi a lavorare salgono ancora e spero mi aiuteranno a trascorrere al meglio questa ultima fase della mia vita. (testo letto in occasione dell’incontro dedicato all’artista presso il Museo del ‘900, Milano 22 giugno 2016)
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Parole e immagini Alfabeti di altri mondi, 2013, tecnica mista, cm 75x55.