Tracce e ossessioni. Sui recenti dipinti di Elena Strada - Nuova Meta 39

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39 tracce e ossessioni sui recenti dipinti di elena strada

Claudio Cerritelli


tracce e ossessioni sui recenti dipinti di elena strada

Elena Strada, Tacite atmosfere, 2010. Tecnica mista su tela, cm 100x120.

Il recente percorso pittorico di Elena Strada non si discosta dalle atmosfere esplorate nel corso del passato e procede sviluppando una continuità di ricerca intorno alle pulsioni fantasmatiche dell’immagine come rivelazione dei processi di addensamento e di rarefazione della luce. L’artista è sempre immersa nel fluire delle stratificazioni e delle trasparenze che affiorano dal trattamento sensibile della materia pittorica, germinazione di tracce segniche e di umori cromatici legati al divenire instabile delle forme. Il rapporto con la memoria della natura e con l’evocazione del paesaggio persiste rivelando il segreto affiorare delle ombre e delle luci, filtro inesauribile di una ricerca cromatica che si addentra nelle forme del vissuto, trame di un viaggio mentale che si dilata verso le emozioni del colore. La struttura delle immagini comporta una costante esplorazione di nuclei figurali sospesi su orizzonti immaginari, dimensioni visibili e invisibili caratterizzate da masse vaporose e intrighi lineari dislocati in molteplici punti dello spazio. Non a caso, il rapporto tra segno e colore assume differenti dinamismi creando tensioni spaziali che dal centro sconfinano verso i margini e -nello stesso tempo- si amplificano verso l’altrove, alleggerendo lo stratificarsi inquieto della materia. Nell’attuale fase di ricerca Elena Strada esprime un senso drammatico della luce e una forza vibrante del colore che scuote ogni immagine rivelando stati d’animo segnati da un senso d’incombenza, pensieri posseduti da tracce e ossessioni che minacciano la percezione dello spazio nel divenire del tempo.

Il controllo compositivo non è mai scontato, l’equilibrio tra il gesto espressivo e la sensazione cromatica è una continua ricerca di risonanze tra elementi conosciuti e fattori casuali che, nel loro reciproco rapporto, suggeriscono esiti imprevedibili. I progetti iniziali sono tracce per le prime idee su cui l’artista lavora sperimentando differenti automatismi del segno, talvolta fluido e flessibile, in altri casi energico e inciso con graduali pressioni, per ricavarne altrettanti modi di far vivere il colore. Molti aspetti si modificano durante il tempo esecutivo, l’idea originaria si trasforma attraverso fasi consapevoli ma anche seguendo impulsi dell’inconscio, per esempio il rapporto tra profondità e trasparenza non è mai programmabile con certezza, è uno stato fisico e mentale che accompagna l’atto di mettere e togliere materia per raggiungere la giusta sintonia tra i diversi accostamenti del colore. Le opere scelte per questa mostra prendono avvio da alcuni dipinti del passato come preludio alle attuali atmosfere che l’artista tratta con forte densità cromatica, accrescendo quella particolare sospensione delle forme che caratterizza la sua pittura come un unico fluire dell’immaginazione. In “Un inutile nido” (2006) si avverte il legame con la passione di collezionare nidi abbandonati ai margini del mondo e farne oggetti da cui trarre ispirazione per gli intrecci del segno e le energie mutevoli del colore, nuclei inesplicabili dove le forme vivono nei reconditi percorsi della loro provvisoria apparizione. Si tratta di reliquie della natura che l’artista osserva e interpreta come spontanei arabeschi che contengono molteplici varianti formali sedimentate nel corso del tempo, intricati alfabeti che evocano lontani ricordi e nuovi affioramenti. Un chiarore diffuso vela gran parte dello spazio che dilaga immaginando forme sospese in “tacite atmosfere” (2010), la visione si sdoppia tra una nuvola oscura che gravita in basso e la lieve trasparenza che invade ogni altra presenza percepibile, come un respiro lento e dilatato che emana silenzio nella vastità del visibile. Analoga struttura narrativa caratterizza “appunti di viaggio” (2015), un’opera dove più intensa e drammatica è la presenza del colore che congiunge i versanti opposti del rosso e del nero, con segni che si aggrovigliano staccandosi dal chiarore indistinto dello spazio circostante: tracce inquiete rivelano gli umori ambivalenti del paesaggio, i contrasti delle sue improvvise incursioni oltre i limiti stabiliti. Indagando la relazione tra il sopra e il sotto, Elena Strada inventa dinamismi cromatici in tensione tra la terra e il cielo, nuvole gravide di memorie che oscillano con naturalezza dal senso giocoso a quello drammatico. Alcuni titoli evocano corrosioni e logoramenti, stati


meta osservatorio

Claudio Cerritelli d’angoscia e sensazioni di paura, sentimenti inesplicabili cui sono sottoposte le energie del segno e le fibre del colore: “Sorvola minaccioso”, “Incombe sull’orizzonte”, entrambi del 2016. Lievemente dissimile - per asimmetrico sbilanciamento compositivo- è “Fotogramma d’inverno”, un’opera dello stesso anno dove il respiro ovattato del bianco indica una temperatura cromatica che va oltre il referente naturalistico, suscitando lo stupore poetico di uno spazio trasfigurato in un velo di luce assoluta. La dimensione del silenzio indica il desiderio di attutire le voci convulse del reale e di ritrovare la purezza dello sguardo attraverso la visione di un mondo “Senza rumore” (2016), atmosfera lieve e trasparente dove la musicalità dei segni aleggia nel vaporoso fluttuare di minime vibrazioni cromatiche. In “Cerco aria” (2016), da un frammento di luce nascono sensazioni d’ombra, da lievi sfioramenti crescono effetti sfocati, da sfuggenti dettagli affiorano pensieri oltre la misteriosa genesi delle forme: l’artista spinge lo sguardo a misurarsi sia con ciò che è messo a fuoco, sia con quanto va dissolvendosi nel nulla. D’altro lato, la pittura fissa attimi affidati al ritmo dei segni trascritti nel diario del vissuto, specchio del tempo che in sé contiene “indelebili tracce” (2016), ossessioni visibili tra le oscurità segrete della memoria e i bagliori luminosi del presente, duplice soglia dell’immaginazione che congiunge razionalità ed emozione.

Del resto, uno dei modi predominanti di Elena Strada è costruire per sottrarre, segnare la superficie per sovrapporre altre impronte, velare l’immagine per cercare nuove “trame” (2016) nella sua profondità, lasciando emergere ciò che resta del divenire pittorico, soprattutto ciò che persiste nella durata interiore del tempo.

Elena Strada, Fotogramma d'inverno, 2016. Acrilico su tela, cm 100x120.

Elena Strada, Sorvola minaccioso, 2016. Acrilico su tela, cm 100x120.


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