Regioni e welfare: i voti degli Italiani

Page 1

In questa seconda parte pubblichiamo le valutazioni dei cittadini in relazione all'impegno delle proprie Regioni nell'ambito dell'offerta di politiche di welfare. Giudizi, valutazioni, bocciature e promozioni possono aiutarci nel capire più a fondo le richieste e le percezioni degli italiani.

QUALE WELFARE PER L’ITALIA DELLE REGIONI

In questa pubblicazione presentiamo la seconda parte di una più ampia ricerca sul welfare denominata "Quale welfare per l'Italia delle Regioni, indagine su aspettative, opinioni e priorità degli italiani". L'indagine, muovendo da un particolare punto di osservazione individuato nei cittadini, si basa sulle interviste effettuate ad un campione di 20.183 italiani. Nella prima pubblicazione avevamo analizzato e spiegato le risposte in relazione all'idea stessa di welfare: quali priorità, bisogni emergenti, aspettative. Era emersa una Italia delle Regioni che esprime una nuova voglia di "sociale".

Nuovo Welfare Associazione

REGIONI E WELFARE: I VOTI DEGLI ITALIANI

Seconda parte della ricerca “Quale welfare per l’Italia delle Regioni” www.nuovowelfare.it

info@nuovowelfare.it

88-87328-65-x

7m 9 788887 328356

3

3



Copyright Š 2004 Avverbi srl Piazza in Piscinula, 1 00153 Roma e-mail: avverbi@tiscalinet.it http://www.avverbi.it Associazione Nuovo Welfare Piazza di Pietra, 26 00187 Roma e-mail: info@nuovowelfare.it http://www.nuovowelfare.it Prima edizione: maggio 2004 Tutti i diritti riservati Coordinamento redazionale: Rosalba Capozzi Copertina: Daniele Giorgi ISBN: 88-87328-65-X


Pubblicazione realizzata con il contributo di

L’atto di nascita della Fondazione BNC è recente (1994), tuttavia, si possono già trarre, dalle attività fin qui svolte, significative analisi di tendenza considerato il notevole patrimonio di iniziative programmate, promosse e prodotte, anche a livello internazionale. La Fondazione finanzia studi e progetti in settori quali la ricerca scientifica e tecnologica, la protezione e la qualità ambientale, la prevenzione e la sicurezza pubblica, la sanità pubblica e la medicina preventiva e riabilitativa, l’educazione, l’istruzione e la formazione. Di importanza rilevante risulta l’impegno della Fondazione nel campo dell’arte, dove gli interventi di recupero e restauro di beni artistici e architettonici di elevato valore storico e culturale, individuati su tutto il territorio nazionale, innovano una tradizione tipica delle fondazioni bancarie che di norma agiscono sul territorio locale al quale sono legate. Ha creato, congiuntamente alle F.S. S.p.A., l’ISFORT S.p.A. (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca dei Trasporti), società strumentale alla propria attività nel campo dei Trasporti e delle Comunicazioni, che si ricollega all’origine storica della Fondazione stessa. Sempre in questo ambito, ha stipulato un Protocollo d’Intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, assumendo l’impegno di raccordare le attività più importanti della Fondazione e dell’ISFORT con il Piano Generale dei Trasporti. La Fondazione BNC persegue, inoltre, l’obiettivo di promuovere lo sviluppo socio-economico delle aree meridionali. A tal fine, insieme al CENSIS, sperimenta progetti pilota e si pone come trade d’union tra istituzioni pubbliche e società civile per sviluppare in tali aree la cultura della legalità, quale fattore propedeutico per un equilibrato sviluppo del Mezzogiorno.


La Fondazione, inoltre, non avendo radicamento territoriale, contribuisce a realizzare importanti programmi a favore di popolazioni e/o categorie sociali particolarmente svantaggiate, ovunque esse risiedano. A tale proposito, dà un forte segnale di solidarietà civile – attraverso le iniziative più varie – laddove le emergenze del momento richiedono un più forte coinvolgimento finanziario a causa di eventi bellici di particolare gravità o calamità naturali. Ha scelto anche di impegnarsi nel sostegno di alcuni progetti di adozione a distanza. Vale la pena ricordare che tutti gli studi e i progetti finanziati dalla Fondazione sono messi a disposizione di tutti gli operatori pubblici e privati interessati, attraverso convegni, seminari e pubblicazioni delle ricerche promosse. In questa attività divulgativa, la Fondazione ha varato la rivista Abitare la Terra, anche per stimolare il dibattito sui temi che coinvolgono il rapporto tra l’uomo e l’ambiente.


INDICE

PREFAZIONE

7

di Emiliano Monteverde INTRODUZIONE

11

Capitolo 1 LA VISIONE DEL WELFARE

15

Capitolo 2 LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI DELLE REGIONI

Le strutture di supporto alle famiglie, 32 Gli aiuti e i supporti ai portatori di handicap fisici o mentali, 36 Gli aiuti a chi vive un disagio economico, 40 L’assistenza agli anziani, 44 L’assistenza ai malati, 48 Le politiche per il lavoro, 52 La sanità, 56 Il livello d’informazione, 56 - Le valutazioni e le aspettative, 61 - La fiducia nelle strutture pubbliche, 65 - I voti sulla sanità, 69 - I giudizi sulla professionalità dei medici, 71 - I giudizi sulla professionalità del personale paramedico, 75 - I tempi di attesa, 79 - Il servizio di pronto soccorso, 91 - Cortesia e disponibilità, 95 - Igiene e accoglienza, 99 - L’assistenza domiciliare, 103 - L’utilizzo del pronto soccorso, 107 - Il servizio di assistenza domiciliare, 110 - Il non profit, 114 - I tagli alla sanità, 119 La scuola, 123 L’Università, 127 La formazione professionale, 131 La sanità, 135

31


Le iniziative culturali, 140 La cura e la tutela dell’ambiente, 144 Lo sport e il tempo libero, 148 I trasporti pubblici, 152 La sicurezza personale, 156 NOTA METODOLOGICA

161

Il percorso di ricerca, 161 - Gli strumenti di indagine e di analisi, 162 INDICE DELLE TABELLE

163


PREFAZIONE di Emiliano Monteverde

Questa pubblicazione è la continuazione del percorso di indagine sul welfare iniziata l’anno scorso con il libro Quale welfare per l’Italia delle Regioni. In questo lavoro abbiamo voluto presentare i giudizi degli italiani sugli interventi delle proprie regioni in materia di politiche sociali. Il primo dato che si evidenzia è che i giudizi dei cittadini rispetto alla qualità del welfare regionale hanno una significativa valenza geografica. Infatti, le valutazioni degli intervistati sono differenti a seconda che essi risiedano in una regione del Nord, del Centro o del Sud (comprendendo anche le Isole). Incontriamo, così, le tre Italie del welfare. All’interno di queste tre aree abbiamo individuato una sostanziale omogeneità di valutazioni. I giudizi positivi, come è evidente dalla lettura dai dati, sono più alti nelle regioni del Nord, leggermente inferiori nelle regioni del Centro e decisamente più bassi nelle regioni del blocco Sud. Naturalmente dentro ogni area è possibile individuare notevoli differenze, ma in nessun caso la regione più “virtuosa” di una determinata area raggiunge la percentuale di valutazioni positive dell’ultima regione dell’area relativamente più a “nord”. Per affrontare l’analisi dei dati ottenuti, ci è sembrato quindi indispensabile porci alcune domande: ü Perché esistono questi “blocchi” che rispondono a logiche geografiche? ü Di conseguenza, come devono essere interpretati i dati delle tabelle? ü Come dobbiamo valutare il giudizio dei cittadini? Alla prima domanda abbiamo già risposto con i dati pubblicati nel precedente volume, Quale welfare per l’Italia delle Regioni, che riassumiamo brevemente nel primo capitolo di questa pubblicazione: gli Italiani sono consapevoli, coinvolti e affezionati al nostro sistema di welfare, rovesciando un luogo comune che vedeva nella modernità il progressivo smantellamento del welfare e la riduzione dei sistemi di protezione sociale.

7


8

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Dove le reti sociali e l’integrazione dei servizi appartengono a un sistema funzionale, a una pratica consolidata, condivisa e partecipata, per motivi storici o di buona amministrazione (o anche di presenza di una cittadinanza attiva organizzata e stimolante), i cittadini esprimono giudizi fortemente positivi su quasi tutti i temi affrontati; dove, al contrario, la certezza dei diritti, il coinvolgimento e l’assistenza, l’informazione e le politiche sociali sono ancora lontane da standard adeguati e dalla quotidianità dei cittadini, i giudizi sono in gran parte negativi. È per questo motivo che la rappresentazione ha questa connotazione per “blocchi geografici” che, inevitabilmente, assumono anche un profilo sociale. In buona sostanza, dove l’offerta di servizi è parte del tessuto sociale i cittadini sentono di vivere meglio e sono ancora più attenti e legati al welfare. Naturalmente non mancano le critiche e le risposte si differenziano, da regione a regione, sui modelli, le priorità e l’efficienza, determinando classifiche all’interno delle stesse “aree”, ma sentono comunque di vivere meglio e di poter migliorare ancora. Riteniamo che questa riflessione sia estremamente importante, non solo perché conferma quanto abbiamo già illustrato nel precedente volume, ma perché apre scenari nuovi. Il sistema di welfare, infatti, è vissuto dai cittadini italiani come un elemento centrale del proprio progetto sociale, e per questo non solo non può essere smantellato, ma neanche ridotto. Semmai sviluppato, integrato, adeguato. È richiesto un suo ampliamento, una modernizzazione nella quantità e nella qualità, attraverso critiche mirate e giudizi specifici. Non a caso, nei confronti del ruolo e dell’importanza del non profit emerge un giudizio omogeneo nelle tre aree. Si tratta dell’unico tema che non fa riscontrare sostanziali differenze geografiche. Al contrario si evidenzia nel Sud una maggiore fiducia e richiesta di intervento che conferma la “voglia” di un welfare sempre più vicino ai cittadini. Alla seconda domanda, quindi, non possiamo che rispondere tenendo conto di queste riflessioni: ci sembra corretto leggere i giudizi dei cittadini in materia di politiche sociali regionali in una prospettiva “storica”, nella quale gli interventi dell’oggi possono e devono dare dei segnali di cambiamento, ma sono comunque condizionati dal livello di partenza. Abbiamo organizzato e pubblicato i dati secondo la divisione classica del nostro territorio, che prevede cinque grandi aree geografiche così suddivise: ü Nord-Ovest: Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta. ü Nord-Est: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto. ü Centro: Marche, Lazio, Toscana, Umbria.


Prefazione

9

ü Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia. ü Isole: Sicilia e Sardegna. Tuttavia proponiamo di leggere i giudizi sulle politiche sociali regionali in una prospettiva che ci porta a considerare: ü il Sud e le Isole come un’unica area, per le problematiche esistenti e il livello e la qualità dei servizi sociali (sulla base dei giudizi emersi dall’indagine); ü l’Abruzzo nell’area del Centro, anche in considerazione della sua uscita dall’Obiettivo 1 della Comunità Europea che sostiene le zone in via di sviluppo. In ultimo vogliamo sottolineare che il giudizio dei cittadini, soprattutto nei confronti dei servizi meno utilizzati, può spesso basarsi su percezioni indirette, sul “sentito dire”, rappresentazioni superate del proprio territorio. Tale dato non va tuttavia sottovalutato, perché è proprio dalla percezione dei cittadini che dipende in parte la riuscita delle politiche sociali sul territorio. Occorre, in tal senso, ricordare che le percentuali più alte di mancate risposte o di indecisi riguardano chi ha uno status più basso o appartiene alle categorie a bassa scolarizzazione. Anche questo punto deve farci riflettere: un welfare realmente inclusivo deve essere conosciuto da tutti, per evitare che oltre ai problemi legati alla salute, all’età o alla mancanza di lavoro si aggiungano i problemi legati a una discriminazione dell’informazione. Raggiungere il più alto numero di cittadini, con le informazioni e insieme alla continua verifica dei risultati e della qualità, deve essere un obiettivo prioritario di qualsiasi politica dell’inclusione.

Emiliano Monteverde presidente dell’Associazione Nuovo Welfare



INTRODUZIONE

In questa pubblicazione presentiamo la seconda parte di una più ampia ricerca sul welfare denominata Quale welfare per l’Italia delle Regioni. Indagine su aspettative, opinioni e priorità degli italiani. L’indagine muove da un particolarissimo punto di osservazione: i cittadini. Essa si basa, infatti, sulle interviste effettuate a un campione di 20.183 italiani che hanno risposto (con partecipazione e consapevolezza) a lunghe e articolate domande su argomenti che riguardavano tanto la quotidianità, quanto le prospettive. Abbiamo voluto sottolineare la partecipazione e la consapevolezza perché, nonostante la complessità dell’argomento trattato, gli intervistati hanno mostrato di avere le idee chiare in merito alle questioni che riguardano le politiche sociali. E questa è un’informazione importante, che si aggiunge al merito delle risposte che ci sono state fornite dagli intervistati stessi. Nella prima pubblicazione abbiamo analizzato e spiegato le risposte dei cittadini in relazione all’idea stessa di welfare: quali sono le priorità, i bisogni emergenti, le aspettative. Non poteva mancare, in quella fase, un’analisi dei processi politici: un’indagine, infatti, che guardi e studi la società nel suo complesso non può prescindere da una valutazione della partecipazione politica come fenomeno sociale. Anzi come manifestazione del sociale, che trova forma attraverso la partecipazione. Welfare, diritto di cittadinanza e diritto politico sono, inevitabilmente, termini tra loro intimamente legati. In questa seconda parte pubblichiamo le valutazioni dei cittadini per ciò che concerne l’impegno delle regioni nell’ambito dell’offerta di politiche di welfare. E su questo abbiamo preferito non dilungarci troppo nelle spiegazioni perché i dati sono eloquenti e inequivocabili. Un’avvertenza è però d’obbligo. Può risultare inevitabile al lettore contestualizzare le valutazioni dei cittadini interpretandole come un giudizio sulle capacità di governo regionali. In realtà, nella logica dell’indagine, questo non è il punto di messa a fuoco corretto. Né era questo il nostro intento. Quello che abbiamo, invece, voluto misurare è la domanda di welfare e la capacità di fornire risposte adeguate alla domanda in tempi, per così dire, “sociali”, cioè non scanditi dalla velocità del

11


12

Regioni e welfare: i voti degli italiani

dibattito politico-mediatico. In questa ottica risposte e domande sono trasversali, non hanno un colore politico, e il tempo di riferimento è più lungo. E questo perché la società ha una sua inerzia e i tempi sono più lunghi di quelli scanditi dalla cronaca del contingente con cui, invece, l’informazione deve fare quotidianamente i conti. Se si studia la corrispondenza tra domanda e offerta di “sociale”, l’incrocio con la politica è inevitabile. Ma è la politica di ampio respiro che si prefigge di governare, non le emergenze della quotidianità, ma le direttrici verso un orizzonte di senso, verso scenari praticabili. Su questo, probabilmente, le differenze di colore politico ci sono, ma appaiono più sfumate se viste con gli occhi dei cittadini che, indipendentemente dalla collocazione politica, esprimono una “voglia di sociale” per molti versi inaspettata proprio nella sua trasversalità.


Capitolo 1

LA VISIONE DEL WELFARE



LA VISIONE DEL WELFARE

Per fornire il quadro più completo possibile (e per coloro che non hanno avuto occasione di leggere la prima parte della nostra indagine) abbiamo voluto riassumere in questo capitolo i punti più importanti e le tabelle più significative della pubblicazione che l’ha preceduto (alla cui bibliografia fa riferimento anche questa seconda parte della ricerca). Negli ultimi anni è passata l’idea che il welfare fosse una visione del passato, un peso, un freno allo sviluppo e alla modernità e, allo stesso tempo, un argomento troppo complesso per aprire un confronto reale e concreto tra forze politiche, forze economiche e cittadini. Le ragioni che hanno determinato il diffondersi di tale convinzione non sono probabilmente riconducibili a un’unica causa. Certo è che, a lungo, i temi relativi alle politiche sociali sono stati relegati in fondo all’agenda politica dell’azione di governo e i timidi e parziali approcci hanno spesso avuto come denominatore comune il tentativo di razionalizzare l’offerta di servizi riducendone i costi, con l’obiettivo di soddisfare il crescente fabbisogno dello Stato e di spostare risorse ad aree ritenute di maggiore interesse strategico. Non si deve dimenticare che le ultime campagne elettorali nazionali hanno avuto, per entrambi gli schieramenti, tra i temi programmatici quello della riduzione della pressione fiscale. È evidente che una riduzione fiscale, in presenza di un crescente fabbisogno, avrebbe come inevitabile conseguenza una riduzione della quantità e/o qualità dei servizi pubblici. Cosa tra l’altro dichiarata, anche se mitigata nell’ottica di razionalizzazione del sistema di welfare. È bene ricordare che non c’è un esempio nel mondo in cui la riduzione della pressione fiscale si sia accompagnata con un ampliamento dell’offerta di servizi da parte delle istituzioni pubbliche. Ciò, d’altra parte, appare del tutto logico. Si tratta, quindi, di capire se tale impostazione sia corretta e se incontri il favore dei cittadini. La domanda, semplificata per chiarezza, potrebbe essere la seguente: è meno welfare che gli italiani vogliono, anche se questo significa una minore pressione fiscale? Oppure il fabbisogno di politiche sociali è aumentato negli anni, anche in virtù di una nuova idea di welfare che si accompagna sempre più con l’idea di qualità della vita? 15


16

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Lo studio promosso dall’Associazione Nuovo Welfare e dalla Unicab muove dall’intento preciso di realizzare un contributo sostanziale ed originale alla discussione pubblica intorno alla crisi del concetto e alle modalità di applicazione del welfare in Italia. A partire dalla sua introduzione nella storia socio-economica, la nozione tecnica di welfare ha vissuto periodiche rivisitazioni concettuali in tutti i Paesi di sua applicazione e oggi ne stiamo vivendo un’ulteriore, quanto mai opportuna, riconsiderazione. Si tratta di un concetto ora, più che mai, oggetto di una fitta riflessione internazionale perché crocevia teorico e pratico, baricentro del mutamento sociale globale in atto negli ultimi due decenni. Il welfare costituisce, infatti, il banco di prova della funzionalità delle società complesse e, alla luce degli stravolgimenti sociali sotto gli occhi di tutti, esso rappresenta la prova del nove per qualsiasi realtà sociale organizzata che voglia considerarsi “avanzata”. Se il Welfare State è il denominatore comune delle società contemporanee, nella riflessione sociologica degli ultimi decenni esso ha rappresentato, un elemento straordinariamente utile nella comparazione delle diverse società che lo hanno realizzato. Fino a questo momento gli studi sociali, infatti, hanno guardato al welfare come strumento per l’interpretazione delle differenze tra le società nelle quali esso esiste come strumento effettivo d’assistenza pubblica. La Unicab e l’Associazione Nuovo Welfare si sono proposte, invece, di analizzare tale sistema dal punto di vista dei destinatari dell’azione assistenziale: i cittadini (origine e, insieme, fine ultimo di questo grande organismo di coordinamento carico di significati simbolici che è il Welfare State). Il nostro punto di partenza è stato, dunque, domandarci cosa sappiamo realmente dell’idea che si sono fatti gli italiani del welfare, dei nuovi bisogni, delle percezioni, delle aspettative, dei giudizi e delle priorità dei cittadini, al fine di promuovere un’indagine sulle opinioni degli italiani, una grande inchiesta condotta su un vasto numero di cittadini, individuati come campione demoscopico, con l’obiettivo di fornire risposte capaci di offrire uno spaccato fedele delle loro opinioni. Una ricerca nata dalla consapevolezza di un necessario e radicale cambiamento di ottica. Ed è per questo motivo che abbiamo individuato come protagonisti proprio coloro cui raramente è stato chiesto di esprimere un parere o di mettere a fuoco le proprie priorità. Ci è sembrato indispensabile far irrompere i cittadini nel dibattito, individuando negli “utenti” delle politiche di welfare i protagonisti della nostra ricerca. È evidente che, trattando di sociale, non potevamo non incrociarne la complessità. Non è possibile, infatti, studiare le dinamiche delle società moderne prescindendo dalla loro insita complessità. Si è proceduto, quindi, a inserire gli elementi rilevanti in un quadro complessivo, che tenesse conto di strutture macrosociali predefinite, poiché leggere una realtà alla luce di temi generali aiuta a definire meglio i confini o la loro eventuale assenza. Ne è derivata, pertanto, un’analisi dei cittadini volta a conoscerli e a inquadrarli anche nel loro sistema di relazioni e interessi, partendo dai temi legati alla fiducia nelle istituzioni, all’i-


La visione del welfare

17

dea di rappresentanza e alla disponibilità alla partecipazione. Il risultato della ricerca ha rovesciato luoghi comuni e false rappresentazioni, rendendo evidente un’inaspettata voglia di sociale, un bisogno di servizi pubblici finora inespresso, raccontando quanto nella grande maggioranza degli italiani esso sia percepito come un elemento centrale per la propria vita, smentendo coloro che, in questi anni, hanno motivato la spinta al superamento delle politiche sociali come bisogno espresso dalla popolazione. Se da una parte i cittadini criticano inefficienze e iniquità del nostro sistema di welfare, dall’altra non manifestano nessuna stanchezza e nessuna voglia di smantellamento, ma lo apprezzano, lo condividono, e sono disposti a sostenerlo e a farsene carico anche attraverso le tasse.

In particolare, scendendo a un livello più analitico dell’inchiesta, è emerso che il 64% degli intervistati ha dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più servizi, mentre solo il 22% ha espresso che è meglio pagare meno tasse anche se questo comporta una riduzione dei servizi. Come si può vedere dalla seguente tabella, sono stati più gli uomini (68%) ad esprimere una valutazione positiva, e più le persone comprese nella fascia di età tra i 35 e i 54 anni (35%). La variabile relativa al titolo di studio degli intervistati ha evidenziato che la percentuale di quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più servizi è più alta tra i laureati (75%) mentre è più bassa tra chi ha un basso livel-


18

Regioni e welfare: i voti degli italiani

lo di scolarizzazione (46%). Rispetto alla variabile dell’area geografica, è emerso che coloro che hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più servizi sono, in misura maggiore rispetto alla media, persone che vivono nel Nord-Est (65%), nel Centro Italia (65%), che abitano nei centri tra 100.000 e 250.000 (68%) e nei centri con più di 250.000 abitanti (66%). Percentuali più alte della media sono state registrate tra gli elettori di Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra. Tra quanti, invece, non si identificano in alcuna delle due coalizioni, la percentuale è inferiore alla media nazionale.

La percentuale di quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più servizi è risultata più alta tra coloro che hanno dichiarato di non partecipare mai alle funzioni religiose rispetto a coloro i quali, invece, hanno dichiarato di parteciparvi regolarmente. A livello di singola regione, il dato relativo a quanti hanno dichiarato che è meglio pagare più tasse ed avere più servizi ha assunto un valore più alto della media in Valle d’Aosta, in Veneto, in Sardegna, mentre agli ultimi posti risultano il Friuli Venezia Giulia, il Molise, la Puglia. Nel complesso, quindi, gli italiani sono consapevoli della funzione del proprio contributo fiscale per finanziare il sistema pubblico e credono nel sistema dei servizi alla persona, in quello sanitario e in quello scolastico.


La visione del welfare

19

Per quanto concerne la sanità pubblica, da sempre uno dei principali obiettivi del welfare, i dati della nostra ricerca sono inequivocabili. Infatti, nonostante sempre più spesso si parli di sanità privata, è emerso che l’80% degli intervistati ha dichiarato di preferire il modello pubblico del servizio sanitario e che quest’ultimo deve essere gestito dalle regioni, mentre solo il 14% ha dichiarato di preferire un modello privato, e che alle regioni deve essere riservata solo l’attività di controllo e programmazione. La percentuale di quanti hanno espresso il favore per il servizio sanitario pubblico è più alta della media tra i giovani (82%), tra coloro che vivono nel Centro Italia (81%), nel Sud (81%), nei comuni compresi tra 10.000 e 30.000 abitanti (81%), tra 30.000 e 100.000 abitanti (81%), tra 100.000 e 250.000 (82%), e nei centri con più di 250.000 abitanti (82%). Percentuali più alte della media sono state registrate tra gli elettori di Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra. Anche tra quanti non si collocano in alcuna coalizione la percentuale è superiore alla media nazionale. Il favore per il servizio sanitario pubblico ha un valore più alto tra coloro che hanno dichiarato di non partecipare mai alle funzioni religiose rispetto a coloro i quali, invece, hanno dichiarato di parteciparvi regolarmente. La variabile relativa al titolo di studio degli intervistati ha evidenziato che la percentuale di quanti hanno espresso il favore per il servizio pubblico è più alta tra i laureati (82%) mentre è più bassa tra chi ha un diploma di scuola media inferiore (78%). A livello di singola regione, percentuali di quanti hanno espresso il favore per il servizio sanitario pubblico significativamente più alte della media sono state espresse in Valle d’Aosta, in Liguria e in Umbria, mentre agli ultimi posti risultano il Piemonte, il Trentino Alto Adige, l’Abruzzo e la Sardegna. Rispetto alla sanità, non si sono registrate significative differenze per quanto attiene la scuola. L’86% degli intervistati ha dichiarato che occorre destinare risorse fondamentalmente per la scuola pubblica mentre solo il 6% ha dichiarato che è preferibile destinare risorse fondamentalmente per la scuola privata. La percentuale di quanti si sono dichiarati per la scuola pubblica è più alta della media tra le donne (80%), tra i giovani (90%) e nella fascia d’età 35-54 anni (88%). Percentuali a favore del pubblico sono, inoltre, superiori alla media nel Centro Italia (87%), nel Sud (87%) e nelle Isole (91%), tra coloro che vivono nei centri tra 5.000 e 10.000 abitanti (87%) e nei comuni compresi tra 10.000 e 30.000 abitanti (87%). Percentuali più alte della media anche tra gli elettori di Centrosinistra e tra quanti non si collocano in alcuna coalizione. La percentuale di quanti hanno dichiarato che bisogna destinare risorse fondamentalmente per la scuola pubblica è risultata più alta tra coloro che hanno dichiarato di non partecipare mai alle funzioni religiose rispetto a coloro i quali, invece, hanno dichiarato di parteciparvi regolarmente. La variabile relativa al titolo di studio degli intervistati ha evidenziato che la percentuale di quanti si sono dichiarati per la scuola pubblica è più alta tra chi ha un diploma di scuola media superiore (87%) mentre è più bassa tra chi ha un basso livello di scolarizzazione (82%).


20

Regioni e welfare: i voti degli italiani

In definitiva, abbiamo dimostrato che “pubblico” è una parola che i cittadini stanno rivalutando, che sanno e che vogliono reinterpretare. Più welfare, più protezione sociale: questa è l’istanza che emerge con chiarezza perché sono ancora forti gli squilibri territoriali e i gradi di protezione tra le categorie. Ne deriva che, se nel passato la parola che ha contraddistinto l’approccio di chi proponeva di riformare complessivamente il welfare è stata quella di “emergenza” (economica, fiscale), ora alla domanda di maggiore protezione sociale deve corrispondere un’analisi dei mutamenti della struttura sociale, a partire dalle caratteristiche che contraddistinguono la società moderna: cambiamento del sistema di produzione, aumento della disoccupazione, mutamenti nel mercato del lavoro, invecchiamento della popolazione, immigrazione, crisi della famiglia tradizionale e internazionalizzazione dell’economia. A questi aspetti bisogna aggiungere l’idea di “rischio” che accompagna le società moderne, e che è strettamente connessa all’idea stessa di modernità. Si tratta di quel sentimento che caratterizza, sempre più in termini di incertezza, le situazioni che hanno a che fare con il futuro. Il concetto di welfare, infatti, comprende oggi anche aspetti immateriali (stato di salute, relazioni sociali, ambiente, tempo libero, cultura) più direttamente collegati a una percezione soggettiva dei cittadini che potremmo definire con il termine di “qualità della vita”. È evidente, quindi, che ha espanso le sue valenze e i suoi riferimenti, imponendo la necessità di progettare sistemi in grado di soddisfare simultaneamente esigenze diverse in un continuo adattamento alle trasformazioni sociali. Welfare, quindi, come “benessere” dell’individuo e della società. In particolare, dalla ricerca è emerso che dal punto di vista geografico, i cittadini del Nord hanno espresso un più elevato livello di soddisfazione per la qualità della vita in generale e sempre nel Nord la percentuale di soddisfatti del proprio tenore di vita è più alta della media. La situazione, però, sembra in evoluzione: negli ultimi anni, infatti, il tenore di vita è migliorato soprattutto per i cittadini residenti del Nord-Est e nel Sud, e i più convinti che ci sarà in futuro un miglioramento sono i cittadini del Sud e delle Isole. Attraverso la variabile dell’ampiezza dei centri, è emerso che la percentuale di soddisfatti e di ottimisti più alta della media è stata registrata nei comuni fino a 5.000 abitanti. La dimensione demografica del comune di residenza sembra essere significativamente in relazione alla percezione di dinamicità sociale dei cittadini. Dal punto di vista sociale l’area del disagio sembra destinata ad allargarsi. Un italiano su dieci vive una marginalità priva di prospettive di inserimento. Un altro italiano su dieci percepisce una dinamica di allontanamento e di progressiva espulsione dal sistema. Altri due italiani su dieci vivono una sorta di limbo sociale, che li rende socialmente congelati nella visione del futuro. I più esposti a questa dinamica sono gli anziani, le donne e chi ha un basso livello di scolarizzazione.


La visione del welfare

21

Nel complesso, quindi, la ricerca evidenzia che gli italiani sono soddisfatti del proprio tenore di vita, ma la società globalizzata li spinge a misurarsi oltre i confini tradizionali, alza la sfida, inasprisce la competizione. Davanti alle sfide del futuro, il cittadino non ha più le antiche mappe di riferimento, gli stessi orizzonti di orientamento. E il senso di disorientamento è accentuato, inevitabilmente, nei soggetti più esposti. Viviamo un mondo piccolo. Anzi un mondo breve. Non è solo il villaggio globale, interconnesso, interdipendente. È qualcosa di più: non abbiamo più dimestichezza con il lontano perché le distanze sono relative al tempo che s’impiega a percorrerle. Sono lontani due luoghi ai capi opposti di una metropoli congestionata dal traffico e sono vicini altri luoghi a portata di aereo. Per il cittadino del nuovo millennio l’America non è più la stessa delle generazioni dei primi anni del secolo precedente. Non c’è più l’oceano che si perde oltre l’orizzonte, ma una manciata di bit o la triangolazione con un satellite in orbita geo-stazionaria. Il nostro mondo breve e veloce è il mondo della misura tecnologica che ha cambiato i nostri sensi, ha potenziato la nostra innata carenza di istinto. Ma per chi non ha strumenti e dotazione tecnologica, il mondo è diverso. Più ostile, difficile, indecifrabile. E per coloro che non hanno “i mezzi” anche i luoghi vicini sono lontani, perché la prospettiva che restituisce un orizzonte visibile è quella del posizionamento sociale. Tanto più si è al centro tanto più l’orizzonte (lontano) appare vicino, possibile. Anzi: probabile. Infatti, alla domanda rispetto alla regione nella quale si vive meglio (ciascun intervistato poteva indicare soltanto una regione diversa da quella di residenza) il 34% non ha indicato alcuna regione, ma la percentuale di quanti non rispondono scende al 22% tra chi ha uno status Alto e sale al 46% tra chi ha uno status Basso. Ne consegue che, nonostante si levino molte voci a chiedere un drastico ridimensionamento (ove non smantellamento) del Welfare State, se anche fossero soddisfatte tutte le condizioni essenziali di un sistema di protezione sociale (dalla lotta alla povertà alla disoccupazione, dalla redistribuzione del reddito e della ricchezza alla tutela della salute, dalla sicurezza nell’età anziana alla riduzione dell’esclusione sociale), ancora ci sarebbe bisogno di istituti in grado di garantire gli individui da vecchi e nuovi rischi e per garantire loro un meccanismo redistributivo lungo tutto il ciclo vitale. Il welfare continuerà ad esistere, perché continueranno ad esistere le ragioni che ne giustificano la presenza. Se, come evidenziano i dati, i rischi e le ineguaglianze stanno aumentando, allora questo significa che c’è più, e non meno, bisogno di sistemi pubblici di welfare. Inoltre, ampliando i confini di questo schema, la competizione globale in atto richiede l’estensione dei sistemi di protezione, non la loro riduzione. In questo senso si devono leggere i dati relativi a cosa s’intende per welfare. Non c’è un elemento che traina l’idea di welfare perché il sociale è ciò che quotidianamente sperimentiamo: dalla sani-


22

Regioni e welfare: i voti degli italiani

tà alla scuola, dallo sport alla cultura. Infatti, il 27% degli intervistati dichiara che quando si parla di welfare ci si riferisce alla sanità, il 15% alla scuola, il 12% al lavoro. E via fino ad arrivare ai trasporti, al tempo libero, allo sport e altro ancora. Questa classificazione rispecchia fedelmente la nozione più classica del concetto storico di welfare: prima strumento di realizzazione del diritto alla salute, poi del diritto all’istruzione ed infine del diritto al lavoro. Un ordine che rispecchia quello realizzato nelle prime stesure della Costituzione francese del XVIII secolo, ma che relativizza la concezione tipica del secondo dopoguerra, fondata sulla centralità del lavoro come punto di partenza dello stato di benessere collettivo.


La visione del welfare

23

Ma la classifica prosegue fino ad esplicitare esigenze e bisogni collettivi nuovi, come la tutela dell’ambiente, le iniziative culturali, la qualità del tempo libero. È evidente, quindi, l’ampiezza dell’idea di welfare che hanno i cittadini. Welfare, cioè, non è solo la sanità, o l’assistenza ai disabili. È qualcosa di strettamente connesso alla qualità della vita più generale, alle opportunità, ai percorsi di inserimento, ai diritti. Più della metà degli intervistati non ha saputo, però, dare alcuna indicazione. E questo è l’altro dato importante.


24

Regioni e welfare: i voti degli italiani

La capacità di indicare un tema riferibile all’idea di welfare è strettamente in relazione al titolo di studio (26% tra i laureati) e quindi ai “mezzi” culturali di cui i cittadini dispongono. Conseguentemente la relazione sarà anche con il profilo sociale. Infatti, tra chi ha un livello Alto le mancate risposte sono pari al 25%, tra chi ha un livello Medio 46% e tra chi ha un livello Basso 68%. Si delinea, quindi, l’idea che chi vive un disagio (ed è l’utente principale delle politiche sociali) è anche colui che ha una conoscenza più bassa dei sistemi di garanzia. Se l’idea di cosa sia il welfare oggi è per molti sfumata, la situazione cambia quando ci si riferisce a cosa dovrebbe essere il welfare, quali sono i settori su cui si dovrebbe investire di più in termini di risorse e di attenzioni. Una quota consistente di cittadini che non si è espressa precedentemente tende a identificare dei settori specifici e la percentuale di mancate risposte scende dal 55% al 35%. Ma un elemento da non sottovalutare nella lettura di tale classificazione è l’incrocio della variabile geografica con le risposte. È infatti interessante la territorialità dei bisogni sociali che emerge dall’ordine dato dagli italiani ai vari temi. Al Sud e, soprattutto, nelle Isole, il lavoro è addirittura al secondo posto della graduatoria, mentre è al Nord che l’assistenza agli anziani, come evidenziato nella tabella seguente, rappresenta un tema sociale più rilevante. Cambia anche la graduatoria dei settori da privilegiare. Al primo posto rimangono la sanità e la scuola ma al terzo sale l’assistenza agli anziani, mentre le pensioni scivolano dal quarto al nono posto, dimezzando le indicazioni. Non perché siano meno importanti, ma perché, ed emerge con chiarezza, nella percezione dei cittadini il welfare non è più un prodotto, ma un modello sociale con cui si declina la quotidianità. L’idea di un nuovo welfare, basato su criteri più ampi e condivisi, fatto di garanzie e di opportunità, è trasversale a tutte le variabili analizzate. E se una relazione sembra emergere, è quella tra aree con alti livelli di servizi e la difficoltà degli intervistati nell’individuarne di nuovi e specifici. Altro dato da sottolineare, emerso anche in altre parti della ricerca, è che chi sta meglio è più disponibile a convenire in una visione sociale più ampia. Ed è proprio questo rovesciamento della visione individualistica che deve far riflettere. A chiedere più welfare non è chi ha più bisogno. È, invece, chi ha più “mezzi” che aderisce con maggiore convinzione all’idea di welfare come modello di crescita sociale generale.


La visione del welfare

25

E questo cambio di visione disallinea certe idee diffuse circa l’inadeguatezza del welfare per la società moderna. È esattamente l’opposto. E coerentemente, il 91% degli intervistati afferma che è giusto che chi ha redditi bassi o si trova in particolari condizioni di disagio sia protetto e garantito dalla società. Solo il 14% dichiara che in caso di tagli alla spesa pubblica questi devono riguardare anche la parte destinata alle politiche sociali. L’analisi articolata di questi aspetti ha chiaramente messo in evidenza che, per poter rinnovare il sistema di welfare, bisogna inevitabilmente partire dall’idea di complessità della struttura sociale, modernizzando e allargando l’ambi-


26

Regioni e welfare: i voti degli italiani

to di intervento delle politiche sociali, rilanciando un efficace sistema di protezione che sostenga anche la creazione di reti di solidarietà tra i cittadini, singoli e associati, e gli Enti locali. Un welfare diverso nell’organizzazione e nell’offerta e che riposizioni nella dimensione del locale la “voglia di sociale”. Il dissolvimento dei vecchi confini, derivanti dall’affermazione di modelli globali, ha prodotto il suo opposto: ha fatto maturare nell’uomo il desiderio di tracciarne di nuovi attraverso un processo di rivendicazione di uno spazio di manovra direttamente percepibile. Il tentativo di riduzione sul piano locale delle dimensioni vitali diventa, cioè, manifestazione del desiderio di riappropriarsi del proprio spazio, del proprio tempo e della propria storia. In questo fluire di esperienze, l’uomo non è solo il punto di partenza del processo globalizzante; è, allo stesso tempo, il suo punto di ritorno. E questo è l’effetto duplice della globalizzazione: ampiezza di movimento e riduzione dei confini dell’esperienza diretta. Se questo è lo scenario, è evidente che il centro del sistema è proprio l’individuo e l’ambiente in cui sperimenta la sua esistenza, parti di un tutto che condizionano e da cui sono condizionati. Il territorio non è solo un luogo fisicamente visibile: è (anche) una dimensione “culturalmente” percettibile. È un ambito in cui le speranze, le certezze, le paure, sono condivise perché è l’insieme di conoscenze, esperienze, direttrici che restituiscono, tutte insieme, il senso dell’identità sociale: cioè un comune sentire, capire, interpretare, guardare, desiderare. L’uomo non ha, quindi, smarrito la sua natura sociale. Al contrario: è alla ricerca di una nuova dimensione della socialità che si declina sempre più con il territorio. Complessivamente è emerso che: 23.7 milioni di cittadini esprimono fiducia nello Stato (48%), 27.1 milioni nella Regione (55%), 25.2 nella Provincia (51%), 28.6 nel Comune (60%). Il Comune è in testa, quindi, nella fiducia espressa ai diversi livelli istituzionali. All’interno di ciascuna variabile esaminata (sesso, età, area geografica), la graduatoria dei giudizi positivi non cambia ma l’analisi dei dati, come abbiamo visto, ha messo in evidenza significative caratterizzazioni di tipo sociale che riguardano strettamente il rapporto tra cittadini e territorio. I motivi del perché sono più gli uomini delle donne, più i giovani degli anziani, ad esprimere fiducia nelle istituzioni, sono da ricercarsi nelle ragioni legate alle prospettive, alle possibilità, al possesso dei mezzi di posizionamento sociale. L’analisi della variabile descrittiva dello status spiega e descrive efficacemente tale caratterizzazione. Nelle istituzioni locali, come in quelle nazionali, i cittadini appartenenti alla fascia di status meno elevata esprimono un minor grado di fiducia istituzionale: la fiducia cresce all’aumentare del livello di status. Regione, Provincia e Comune, però, nella stessa fascia ottengono più consensi rispetto allo Stato. All’interno di ciascuna variabile esaminata, la graduatoria dei giudizi positivi non cambia ma l’analisi dei dati ha messo in evidenza queste specificità.


La visione del welfare

27

Altro dato che emerge con chiarezza è che, all’abbassarsi del livello istituzionale, diminuisce la distanza tra le tre fasce. Infatti, come si può notare dalla tabella successiva, nella fascia alta del livello di status il saldo tra giudizi positivi e giudizi negativi è pari a +24% per quanto riguarda il Comune, +10% per la Provincia, +18% per la Regione e +11% per quanto riguarda lo Stato. Nella fascia relativa allo status Basso, il saldo tra giudizi positivi e giudizi negativi passa da +18% per quanto riguarda il Comune, a –8% per quanto riguarda lo Stato.

Nel sistema locale, in particolar modo su Regione e Comune, s’indirizza la spinta dei cittadini al decentramento funzionale. L’osservazione sembrerebbe confermare che le cause sarebbero da ricercarsi non tanto nella collocazione politica (questa rappresenta, semmai, una conseguenza del processo), quanto nelle profonde trasformazioni sociali ed economiche che hanno caratterizzato l’Italia. Accanto allo studio del rapporto tra i cittadini e le istituzioni, nella ricerca è stato allargato il campo di osservazione alle forme attraverso cui la società esprime funzioni politiche dirette e indirette (partiti, ma anche sindacati e organizzazioni di categoria), assume forme organizzative volte ad aggregare i cittadini rispetto a comuni obiettivi sociali (il volontariato) o spirituali (le istituzioni religiose), passando attraverso la fiducia nelle principali agenzie di socializzazione (la famiglia e gli amici).


28

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Si tratta, è evidente, di sistemi organizzati con ruoli e pesi sociali diversi. Tuttavia, poiché l’osservazione riguarda la relazione tra l’individuo e le diverse strutture sociali organizzate, un approccio di tipo comparativo ha consentito di determinare interessanti nuclei analitico-interpretativi. Il primo carattere, sociologicamente significativo, è dato dalla conferma della relazione tra la vicinanza territoriale dell’organizzazione considerata e la valutazione espressa. Alla notevole fiducia accordata alle associazioni di volontariato corrisponde il senso di lontananza avvertito nei confronti dei partiti politici, dei sindacati e delle associazioni di categoria. Più di due italiani su tre hanno fiducia nella Chiesa, e famiglia e amici rappresentano sempre una componente fondamentale e un importante punto di riferimento. In generale, i dati hanno messo in evidenza che: 47.4 milioni hanno fiducia nella famiglia (96%); 42 milioni nel volontariato (85%); 40 milioni negli amici (81%); 34.6 milioni nella Chiesa (70%); 18.3 milioni nei sindacati (37%); 8.4 milioni nei partiti politici (17%). Ecco, allora, la fiducia nel Comune in quanto istituzione a portata di orizzonte. Ed ecco la fiducia espressa nei confronti del volontariato in quanto espressione diretta, non più mediata, di un senso politico dell’agire. Il terzo settore è destinato a svolgere un ruolo fondamentale perché radicato nella comunità e vicino alla domanda espressa dal territorio. Se i prossimi anni saranno caratterizzati dal passaggio a una dimensione locale degli interventi sociali, le istituzioni dovranno necessariamente rivedere le dinamiche del rapporto con il privato sociale e la cittadinanza attiva. Si tratta, cioè, di avviare un processo tra istituzioni, terzo settore e cittadinanza in cui i diversi protagonisti possano trasformare lo strumento della concertazione in un sistema reale, che accompagni e risponda alla nuova domanda di sociale espressa dai cittadini. Non è meno welfare ma è più welfare. Nel senso profondo, reale e vitale. Un welfare nuovo, non dimensionato su un livello astratto ma concreto, visibile e funzionale.


Capitolo 2

LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI DELLE REGIONI



LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI DELLE REGIONI

Come già accennato, l’obiettivo di questa seconda parte della ricerca è stato quello di rilevare le valutazioni complessive dei cittadini per ciò che concerne l’organizzazione e l’attuazione delle politiche sociali sul territorio, la qualità dell’offerta di servizi e gli strumenti di coinvolgimento e di relazione attivati.

A partire dalle percentuali di voti (positivi o negativi) e dai voti medi, il passo successivo è stato quello di analizzare i risultati attraverso specifiche variabili (sesso, età, titolo di studio, area politica, status, area geografica, ampiezza centri e regione di residenza), con il fine di rappresentare le articolate valutazioni dei cittadini rispetto al welfare regionale. 31


32

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LE STRUTTURE DI SUPPORTO ALLE FAMIGLIE

Sul tema degli aiuti alle famiglie il voto medio è stato inferiore alla sufficienza (5,9) e la percentuale di voti positivi pari al 52%. Le percentuali dei voti positivi variano significativamente in relazione all’età passando dal 60% dei giovani al 48% espresso dalla popolazione più adulta. L’analisi della variabile relativa al titolo di studio evidenzia un decrescere del voto medio nei livelli alti di scolarizzazione, mentre per quanto riguarda la collocazione politica, la percentuale dei voti positivi è più alta della media sia tra quanti si sono dichiarati di Centrosinistra che tra quanti si sono dichiarati di Centrodestra. La percentuale, invece, scende significativamente tra coloro che non si collocano nelle due aree politiche. L’analisi dei dati relativi alla variabile di status mette in evidenza che, al crescere del profilo sociale, aumenta parallelamente la percentuale di voti negativi e conseguentemente il voto medio si abbassa.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

33


34

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Rispetto all’area geografica di residenza risulta che nel Sud e nelle Isole sono state espresse le percentuali più basse di voti positivi (rispettivamente il 44% e il 46%). Tra le regioni, le percentuali più basse sono state registrate in Campania e in Molise. Infine, la variabile relativa all’ampiezza demografica dei comuni ha evidenziato che la soddisfazione rispetto alle strutture di supporto alle famiglie è, seppur di poco, più alta della media nazionale nei piccoli centri e in quelli tra 100.000 e 250.000 abitanti, mentre nelle grandi città (oltre 250.000 abitanti) scende al 49% e cresce, parallelamente, la percentuale di voti negativi (40%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

35


36

Regioni e welfare: i voti degli italiani

GLI AIUTI E I SUPPORTI AI PORTATORI DI HANDICAP FISICI O MENTALI

Il servizio offerto dalle regioni in termini di aiuti e supporti ai disabili ha ottenuto nel complesso un voto sufficiente (6,1). La percentuale dei voti positivi è pari al 54%, mentre quella dei voti negativi è pari al 34%. Sono, soprattutto, gli uomini ad esprimere una valutazione complessivamente positiva e più i giovani. Fortemente discriminante appare il titolo di studio: più la scolarizzazione è elevata più i giudizi negativi aumentano e, infatti, tra chi è in possesso di un titolo di studio elementare il voto medio è pari a 6,5 mentre scende a 5,9 tra chi ha una laurea o un diploma superiore. La variabile relativa all’area politica non ha evidenziato caratteri particolarmente significativi, mentre quella relativa allo status degli intervistati conferma la relazione tra profilo sociale e valutazioni, già rilevata nell’articolazione per titolo di studio. Infatti, come si può notare nella tabella 15, il voto medio è pari a 6,3 tra chi ha un profilo Basso e a 5,8 tra chi ha un profilo Alto.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

37


38

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Percentuali di voti positivi significativamente superiori alla media sono state registrate solo nel Nord-Est (69%), mentre i giudizi negativi hanno interessato soprattutto l’area del Sud (con in testa la Campania) e le Isole. Infine, per quanto concerne l’ampiezza demografica, la percentuale di voti positivi più alta è stata raggiunta nei centri medi: il 57% di voti positivi è stato espresso dai residenti dei centri con un numero compreso tra 10.000 e 30.000, mentre tra i residenti nei comuni con più di 250.000 abitanti la percentuale scende al 49%.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

39


40

Regioni e welfare: i voti degli italiani

GLI AIUTI A CHI VIVE UN DISAGIO ECONOMICO

Per quanto riguarda gli aiuti a chi vive un disagio economico, il giudizio degli intervistati è assai più critico e il voto medio è abbondantemente al di sotto della sufficienza (5,5). La percentuale dei voti positivi (44%) è di poco superiore a quella relativa ai voti negativi (41%). Sono più gli uomini ad esprimersi positivamente, più i giovani, e più coloro che si collocano politicamente nel Centrodestra. La variabile relativa all’indicatore di status ha evidenziato che i giudizi negativi maturano in relazione al profilo sociale: la percentuale di voti negativi, infatti, è maggiore nel profilo Alto (43%) mentre scende in quello Basso (38%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

41


42

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Anche sul tema degli aiuti a chi vive disagi economici il Nord-Est ha fatto registrare le percentuali di voti positivi piÚ alte della media (57%) mentre il Centro, il Sud e le Isole si posizionano al di sotto. Ancora una volta i grandi centri urbani fanno registrare i giudizi positivi piÚ bassi, mentre Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige rappresentano le eccellenze tra le regioni italiane. Lombardia e Liguria sono le uniche regioni in tutto il Nord sotto la sufficienza. Nel Centro Italia tutte le regioni ottengono un voto medio inferiore alla sufficienza e in particolare i residenti nel Lazio attribuiscono un 5 alla Regione. Al Sud e nelle Isole le regioni che ottengono il miglior giudizio sono la Puglia e la Sardegna (per entrambe 5,5).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

43


44

Regioni e welfare: i voti degli italiani

L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI

6,2 è il voto medio ottenuto dalle Regioni in merito al tema dell’assistenza agli anziani. La percentuale dei voti positivi è stata pari al 58%, mentre quella dei voti negativi è stata pari al 33%. Per quanto concerne la variabile di genere, le donne hanno espresso una maggiore soddisfazione rispetto agli uomini. La percentuale dei voti positivi è più alta nella fascia dei giovani (62%) e diminuisce all’aumentare dell’età (56% sia nella fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni che in quella comprendente le persone con oltre 54 anni). Sul tema risulta evidente la relazione tra fruizione e capacità di esprimere una valutazione. Infatti, tra i giovani la percentuale di mancate risposte è risultata molto più alta della fascia relativa agli over 54 anni. La variabile del titolo di studio evidenzia che il voto medio è più alto tra chi ha un titolo di studio basso, mentre tende ad alzarsi in relazione al crescere della scolarizzazione. È evidente in questo caso la relazione tra età e scolarizzazione e la stessa relazione si evidenzia anche attraverso la lettura dei dati secondo la variabile di status (vedi la tabella 25). Meno significativa appare, invece, la collocazione politica.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

45


46

Regioni e welfare: i voti degli italiani

La Valle d’Aosta con il 90%, il Trentino Alto Adige con l’85% e l’Emilia Romagna con l’80% risultano le regioni con le percentuali di voti positivi più alte. La Calabria, la Campania e il Lazio sono, invece, le regioni con la più alta percentuale di voti negativi (rispettivamente il 50%, il 49% e il 46%). Valutazioni positive sono state espresse soprattutto da chi risiede nei piccoli centri abitati (62% di giudizi positivi e voto medio superiore alla sufficienza) mentre i grandi centri urbani fanno registrare un voto medio al di sotto della sufficienza.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

47


48

Regioni e welfare: i voti degli italiani

L’ASSISTENZA AI MALATI

Il 60% degli italiani ha espresso un voto positivo in merito al servizio di assistenza ai malati promosso dalla Regione, mentre la percentuale di voti negativi è pari al 32% e il voto medio si attesta sul 6,2. Le valutazioni positive sono state espresse più dagli uomini (+2% rispetto alle donne), più dai giovani (+10% rispetto alla popolazione adulta) e più da chi è in possesso di un titolo di studio alto. La percentuale di voti positivi è superiore alla media sia tra chi si colloca nel Centrodestra che tra chi si colloca nel Centrosinistra, mentre tra chi non si colloca politicamente tra le due coalizioni i giudizi positivi scendono significativamente. L’indicatore di profilo sociale ha evidenziato che, al diminuire del livello di status, la percentuale dei voti positivi si riduce, passando dal 64% corrispondente allo status Alto, al 59% del livello più Basso.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

49


50

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Rispetto alla variabile dell’area geografica non si notano sostanziali differenze rispetto alle tematiche precedenti: il Nord-Est spicca per la percentuale di voti positivi più alta, mentre Sud e Isole per quella dei voti negativi. La regione con il più alto livello di voti positivi è ancora la Valle d’Aosta (90%), seguita dal Trentino Alto Adige e dall’Emilia Romagna, mentre la Calabria si conferma in fondo alla classifica con una percentuale di voti negativi pari al 52%, seguita dalla Sicilia con il 44% e dalla Campania (43%). Nord-Est, quindi, ancora nell’eccellenza. Va male solo il Lazio tra le regioni del Centro Italia, mentre al Sud e nelle Isole ottengono la sufficienza solo l’Abruzzo, la Basilicata e la Sardegna.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

51


52

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LE POLITICHE PER IL LAVORO

Le politiche rivolte all’occupazione e al lavoro in genere hanno ottenuto complessivamente un voto sufficiente (6,2). La percentuale dei voti positivi è pari al 61%, mentre quella dei voti negativi è pari al 35%. Sono, soprattutto, gli uomini ad esprimere una valutazione complessivamente positiva e più i giovani. Fortemente discriminante appare la scolarizzazione: tra chi ha un titolo di studio elementare la percentuale di giudizi positivi scende al 54% mentre tra gli altri si attesta al di sopra del 60%. La variabile relativa all’area politica discrimina decisamente tra chi si colloca politicamente e chi, invece, non sceglie alcuna area. Altrettanto significativa, in tal senso, appare la lettura dei dati attraverso la variabile di status, in cui si evidenzia una percentuale di giudizi positivi che cresce in relazione al profilo sociale (vedi la tabella 35).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

53


54

Regioni e welfare: i voti degli italiani

La percentuale di voti positivi è più alta della media nel Nord-Est (85%) e nel Nord-Ovest (74%), scende decisamente al Centro (62%) e si inabissa al Sud (37%) e nelle Isole (35%). Più interessante la lettura dei dati per singola regione: nel Nord Italia spicca il risultato appena sufficiente della Liguria (voto medio: 6). Nel Centro tutte le regioni sono abbondantemente sopra la sufficienza tranne il Lazio (voto medio: 5,9). Nel Sud e nelle Isole solo l’Abruzzo ottiene la sufficienza (voto medio: 6) mentre Molise, Campania e Calabria si attestano sotto il 5. Ancora una volta i grandi centri urbani ottengono un risultato peggiore rispetto ai comuni più piccoli per dimensione demografica.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

55


56

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LA SANITÀ

La tutela e la salvaguardia della salute degli individui rappresentano una condizione fondamentale all’affermazione di politiche sociali capaci di sviluppare condizioni di benessere generalizzato dei cittadini e di creare un sistema di protezione sociale attiva. In tal senso, la sanità costituisce da sempre uno dei principali obiettivi del welfare che oggi, alla luce dei mutamenti della struttura sociale e dei rischi ad essi connessi, deve fronteggiare nuovi problemi e garantire nuovi equilibri. E se questo ha trovato un riscontro nella percezione che i cittadini hanno del welfare e di quello che esso dovrebbe essere, i dati raccolti in questa parte della ricerca lo spiegano e lo confermano ulteriormente. Il livello d’informazione e il grado di soddisfazione dei cittadini sono stati i primi aspetti rilevati. IL LIVELLO D’INFORMAZIONE

Agli intervistati è stato chiesto se si ritengono informati su come prenotare una visita specialistica: il 72% ha risposto affermativamente, mentre il 27% dei cittadini si è dichiarato poco o per nulla informato. Se la variabile relativa al sesso non ha espresso significative differenze, l’età e il titolo di studio evidenziano, al contrario, una situazione più articolata. In particolare, il livello di informazione risulta particolarmente basso tra i giovani e tende a crescere nella fascia di età medio alta. Particolarmente significativo è il titolo di studio: infatti, tra i laureati la percentuale degli informati è del 10% più alta rispetto a chi è in possesso di licenza elementare.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

57


58

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Si dichiarano informati tanto gli elettori di Centrodestra e di Centrosinistra, quanto coloro che non si collocano politicamente, mentre una pi첫 significativa differenziazione si determina in relazione al profilo sociale: la percentuale degli informati sale tra i cittadini con uno status Medio-Alto e scende del 4% rispetto alla media tra i profili sociali Bassi.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

59

La percentuale di informati è più alta della media nei comuni con meno di 30.000 abitanti, mentre nei centri con più di 250.000 abitanti si registra un maggiore livello di disinformazione. Rispetto alla variabile geografica, i dati si raggruppano con valori molto alti al Nord (soprattutto nel Nord-Est, dove è stata registrata la percentuale più alta) e con valori più bassi della media al Centro, al Sud e nelle Isole. In particolare emergono, a livello regionale, il Trentino Alto Adige (91%), la Valle d’Aosta (84%) e il Friuli Venezia Giulia (80%). Tra le regioni del Centro, i più informati sono i cittadini dell’Umbria (78%). Il Lazio risalta, invece, per la percentuale più alta dei poco o per nulla soddisfatti (39%). Seguono il Sud e le Isole con la Campania (33%), la Puglia e la Calabria (32%), la Sardegna (30%) e il Molise (29%). Tra le regioni del Mezzogiorno, l’Abruzzo è quella che ottiene la performance migliore, con il 77% di cittadini che si sono dichiarati informati.


60

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

61

LE VALUTAZIONI E LE ASPETTATIVE

Nel complesso, 52 italiani su 100 si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti del sistema sanitario perché lo considerano corrispondente alle esigenze effettive della popolazione; il 46% degli intervistati dichiara, al contrario, che il sistema sanitario corrisponde poco o per nulla alle effettive esigenze dei cittadini. Sono più gli uomini ad esprimere una valutazione positiva rispetto alle donne (+6%), molto più i giovani delle persone adulte. La percentuale più alta di giudizi negativi è nella fascia tra i 35 e i 54 anni (il 49% dichiara che il sistema sanitario corrisponde poco o per nulla alle esigenze). L’incrocio dei dati con la variabile relativa al titolo di studio evidenzia una significativa relazione tra livello di scolarizzazione e il giudizio complessivo sul sistema sanitario. Infatti, la percentuale di quanti ritengono la sanità molto o abbastanza corrispondente alle esigenze dei cittadini cresce all’aumentare del livello di scolarizzazione, passando dal 46% degli intervistati senza titolo di studio o con licenza elementare, al 52% di chi ha la licenza media e al 53% di chi ha il diploma superiore, fino al 57% dei laureati.


62

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Rispetto alla collocazione politica di appartenenza, si evidenziano sostanziali differenze tra chi si colloca e chi non si colloca politicamente. La percentuale dei giudizi positivi è più elevata tra gli elettori di Centrodestra rispetto a quelli del Centrosinistra (+5%), mentre giudizi negativi provengono in misura maggiore da coloro che non si identificano in nessuna delle due aree.

Significativa è anche la relazione tra i giudizi espressi e il profilo sociale. La percentuale dei giudizi positivi cresce all’aumentare del livello di status: 59 intervistati su 100, con un profilo Alto, dichiarano che la sanità è molto o abbastanza corrispondente alle esigenze dei cittadini, mentre tra chi ha uno status Medio la percentuale scende al 53% e si abbassa ulteriormente tra chi ha un profilo Basso (49%). La percentuale di soddisfatti, inoltre, è di gran lunga superiore nel Nord-Est (73%) e nel Nord-Ovest (62%), scende al Centro (53%) e si abbassa al di sotto della media nel Sud e nelle Isole. Analizzando la variabile relativa all’ampiezza dei centri si evidenzia che i giudizi positivi diminuiscono al crescere del numero di residenti. I giudizi rimangono significativamente positivi nei centri fino a 10.000 abitanti. Nei grandi centri urbani i giudizi negativi salgono al 51%. Infine, a livello di singola regione, il Trentino Alto Adige fa registrare la migliore performance (95%), seguito dalla Valle d’Aosta e dall’Emilia Romagna (79%), mentre la Liguria risulta la regione del Nord con la percentuale più bassa di giudizi positivi (54%). Tra le regioni del Centro, solo i cittadini del Lazio esprimono valutazioni prevalentemente negative.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

63

Decisamente migliori i giudizi dei cittadini abruzzesi, lucani e molisani, mentre nelle altre regioni del Sud e delle Isole i giudizi sono prevalentemente negativi. Calabria (73%) e Sardegna (71%) fanno registrare la percentuale pi첫 alta di insoddisfatti (56%).


64

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

65

LA FIDUCIA NELLE STRUTTURE PUBBLICHE

La preferenza per un modello fondamentalmente pubblico della sanità, già emerso nella prima parte della ricerca, trova ulteriore conferma nei dati relativi alla fiducia espressa dai cittadini. Tra gli intervistati, il 55% ha dichiarato di avere più fiducia nelle strutture sanitarie pubbliche, mentre il 33% è più fiducioso delle strutture private. Sono soprattutto gli uomini ad avere una maggiore fiducia nella sanità pubblica rispetto alle donne (+2%), più la popolazione adulta che i giovani (il 64% di chi ha un’età superiore ai 54 anni), e più le persone con un alto livello di scolarizzazione (60% dei laureati rispetto al 55% delle persone prive di titolo di studio o aventi solo la licenza elementare).


66

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Rispetto alla variabile politica, percentuali di quanti esprimono fiducia per il servizio sanitario pubblico sono superiori alla media tra gli elettori di Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra (+20%). Tra coloro che non si collocano politicamente sale la percentuale delle mancate risposte, ma rimane alta la fiducia nelle strutture pubbliche rispetto a quelle private anche se con valori più bassi della media. Per ciò che concerne l’indicatore di status, è emerso che la fiducia accordata al sistema sanitario pubblico cresce all’aumentare del profilo sociale: si passa dal 54% delle persone con un livello Medio o Basso, al 58% degli intervistati con un livello Alto.

Sono, soprattutto, gli intervistati che vivono nelle regioni del Centro (59%) e del Nord-Est (58%) a manifestare maggiore fiducia nelle strutture pubbliche. Segue il Nord-Ovest con una percentuale pari al 56%. Il Sud è, invece, l’area geografica in cui si registra la percentuale più alta di intervistati che esprimono la loro fiducia nelle strutture private (38%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

67


68

Regioni e welfare: i voti degli italiani

In particolare, risalta il risultato del Trentino Alto Adige, dove il 60% degli intervistati ha dichiarato di avere piÚ fiducia nelle strutture sanitarie pubbliche. Calabria e Puglia fanno registrare, invece, le percentuali piÚ alte di intervistati che hanno dichiarato di avere fiducia nelle strutture sanitarie private (rispettivamente 42% e 39%). Da sottolineare che Calabria e Puglia hanno fatto registrare anche un basso livello di soddisfazione rispetto alla qualità dell’offerta sanitaria, mentre in Trentino Alto Adige il 95% degli intervistati ha dichiarato che il sistema sanitario risponde alle esigenze dei cittadini.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

69

I VOTI SULLA SANITÀ

In definitiva, dalla ricerca è emerso che il voto medio finale dato dai cittadini alla sanità è pari a 5,9. In particolare non raggiungono la sufficienza alcuni servizi, quali i tempi di attesa per le visite specialistiche (4,5); i tempi di attesa per la diagnostica e per le analisi cliniche (5,0); i tempi di attesa per i ricoveri (5,3) e l’assistenza domiciliare (5,6). La professionalità dei medici ha raggiunto il voto più alto, pari a 6,9. Seguono: la professionalità degli infermieri e del personale paramedico (6,6); il servizio di pronto soccorso e di primo intervento (6,5); i tempi di attesa, la cortesia e la disponibilità, l’igiene e l’accoglienza (6,3).


70

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Considerando la media dei voti ottenuti da ciascuna regione, emerge che anche in tema di sanità è il Nord a primeggiare, e in particolare il Nord-Est. Segue il Centro, dove i valori si attestano sulla sufficienza con l’unica eccezione del Lazio che, con un voto insufficiente, occupa le ultime posizioni su scala nazionale. Il Trentino Alto Adige guida la classifica con 7,5, seguito dalla Valle d’Aosta che ha ottenuto un voto discreto, dall’Emilia Romagna e dall’Umbria che ottengono un voto pari a 6,6. Al quinto posto si colloca il Friuli Venezia Giulia con 6,4; seguono il Piemonte (6,3), la Lombardia e il Veneto (6,2), l’Abruzzo, la Liguria, le Marche (6,1) e la Toscana (6,0). Con l’unica eccezione dell’Abruzzo, dunque, l’area geografica del Sud e delle Isole si caratterizza per un diffuso livello di insoddisfazione.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

71

I GIUDIZI SULLA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI

Riguardo la professionalità dei medici, come è evidenziato nelle tabelle seguenti, la percentuale dei voti positivi è significativamente superiore (81%) a quella dei voti negativi. Rispetto alla media, sono in misura maggiore i maschi ad esprimere un voto positivo (83%) rispetto alle donne (79%); più i giovani che le persone appartenenti alle altre fasce di età, e più gli intervistati con un elevato livello di scolarizzazione. Inoltre, la percentuale dei voti positivi risulta più alta sia tra quanti si collocano nel Centrodestra (82%), sia tra gli elettori di Centrosinistra (68%), mentre scende significativamente e al di sotto della media tra quanti non si collocano in alcuna area politica (74%). La relazione con la variabile del livello di status è significativa. Infatti, la percentuale dei voti positivi cresce all’aumentare del profilo sociale. La media dei voti rimane, comunque, sufficiente in tutte le fasce.


72

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

73

L’area geografica che prevale per la percentuale dei voti positivi è il Nord-Est, dove si registra l’87% di valutazioni positive. In particolare, giudizi positivi significativamente più alti della media sono stati registrati nel Trentino Alto Adige (94%) e in Emilia Romagna (91%). Seguono le regioni del Nord-Ovest, dove primeggia la Valle d’Aosta con l’86% dei voti positivi, e quelle del Centro con in testa l’Umbria (84%). Valori positivi più bassi della media sono stati registrati nelle Isole (76%) e nel Sud (75%), dove si evidenzia il dato della Campania. Per ciò che concerne l’ampiezza dei centri, non si notano significative differenze tra i piccoli comuni e i grandi centri urbani.


74

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

75

I GIUDIZI SULLA PROFESSIONALITÀ DEL PERSONALE PARAMEDICO

6,6 è il voto medio attribuito al servizio reso dal personale paramedico. Ad esprimere un voto positivo è il 74% degli intervistati. La percentuale è superiore alla media tra gli uomini, tra le persone con un’età compresa tra 35 e 54 anni, e soprattutto tra gli intervistati con un elevato livello di istruzione (il 78% dei laureati rispetto al 67% delle persone con una licenza elementare o senza titolo di studio).

La variabile dell’area politica evidenzia una sostanziale differenza tra coloro che si identificano politicamente e coloro che invece non si collocano. In particolare, la percentuale dei voti positivi raggiunge valori più alti della media tra gli elettori di Centrosinistra rispetto a quelli di Centrodestra, mentre scende sensibilmente tra coloro che non si collocano in alcuna delle due coalizioni.


76

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Anche per quanto riguarda la professionalità del personale paramedico e degli infermieri, la percentuale dei voti positivi cresce all’aumentare del livello di status, passando dal 70% tra chi ha un livello Basso, al 76% tra chi ha un livello Medio, fino al 77% tra chi ha uno status Alto.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

77

Rispetto alla variabile geografica, sono sempre il Nord-Est e il Nord-Ovest ad avere la percentuale di voti positivi più alta (rispettivamente l’84% e l’81%). Segue il Centro con il 74% di voti positivi, mentre si distanziano nettamente il Sud e le Isole, dove, in proporzione, aumentano i valori percentuali dei voti negativi (rispettivamente 33% e 30%). Per ciò che concerne l’ampiezza dei centri, le percentuali dei voti positivi si concentrano con valori più alti della media sia nei piccoli centri che nelle città con un’ampiezza compresa tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, mentre, nel complesso, il voto medio scende sensibilmente nelle città con un numero superiore ai 250.000 abitanti.

Infine, rispetto alle singole regioni, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta si distinguono per la percentuale più alta di voti positivi (rispettivamente il 93% e l’89%), seguite dal Friuli Venezia Giulia e dall’Emilia Romagna che confermano un voto medio decisamente positivo. Le regioni del Centro sono abbondantemente sopra la sufficienza tranne il Lazio che, pur raggiungendo la sufficienza, è l’unica, tra le regioni del Centro Italia, a registrare un voto più basso della media nazionale. Infine, al Sud, la Campania e la Calabria confermano la percentuale di voti negativi più alta (rispettivamente il 42% e il 35%) e, coerentemente, i voti medi più bassi su scala nazionale.


78

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

79

I TEMPI DI ATTESA

Nel complesso, le valutazioni sul funzionamento e sulla fruibilità del sistema sanitario risultano negative in tema di tempi di attesa. Dall’analisi emerge un diffuso grado di insoddisfazione dei cittadini e i voti totalizzati si abbassano al di sotto della sufficienza. La prima valutazione ha riguardato i tempi di attesa per i ricoveri: 45 intervistati su 100 hanno espresso un giudizio negativo, mentre il 42% dei cittadini ha espresso un voto positivo. Sono indifferentemente uomini e donne a formulare un giudizio negativo, piÚ i giovani della popolazione adulta (il voto medio passa rispettivamente dal 5,1 al 5,3), piÚ le persone in possesso di diploma superiore rispetto ai laureati e a chi possiede un basso livello di scolarizzazione.


80

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Decisamente piĂš alta della media la percentuale di voti negativi espressa tra quanti non si collocano politicamente, mentre sia per gli elettori di Centrosinistra che per quelli di Centrodestra i giudizi positivi sono di poco superiori alla media. L’indicatore di profilo sociale ha evidenziato che la percentuale dei voti negativi è superiore alla media tra chi ha uno status Medio e Basso, mentre tra chi ha un profilo sociale Alto i voti si distribuiscono equamente in positivi e negativi.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

81

Ancora una volta, l’alta percentuale dei voti negativi caratterizza il Sud (54%) e le Isole (51%) seguite dal Centro Italia (47%). Se al Sud è la Campania (62) a raccogliere la percentuale di voti negativi più alta della media, seguita dalla Puglia e dalla Calabria (54%), nel Centro è il Lazio a distinguersi in tal senso, contrapponendosi nettamente all’Umbria che, tra le regioni del Centro, è l’unica a totalizzare un voto sufficiente. Al Sud invece, fanno eccezione l’Abruzzo e il Molise che raggiungono un voto medio quasi sufficiente. All’opposto, Nord-Est e Nord-Ovest confermano la percentuale dei voti positivi più alta. È sempre il Trentino Alto Adige a registrare una percentuale di voti positivi più alta della media (75%), seguito dalla Valle d’Aosta (61%) e dal Veneto (51%). Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, invece, si distinguono per il voto medio più basso al Nord. Infine, per quanto riguarda l’ampiezza dei centri, la percentuale di voti negativi è più alta della media nelle grandi città, e scende sensibilmente nei piccoli centri, passando dal voto medio pari a 4,6 a quello del 5,6.


82

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

83

Ancora più negativo è stato il voto medio dato dai cittadini alla sanità per quanto concerne i tempi di attesa per le visite specialistiche: il 64% degli intervistati ha espresso, infatti, un giudizio negativo. Il restante 32%, li ha valutati positivamente. La variabile di genere non evidenzia differenze tra maschi e femmine e le percentuali dei voti si distribuiscono equamente in giudizi positivi e negativi in entrambi i sessi. La percentuale dei voti negativi raggiunge valori superiori alla media nella fascia di età 35-54 anni, cala tra i giovani e scende al di sotto della media tra la popolazione anziana, dove prevalgono soprattutto le valutazioni positive. Inoltre, all’aumentare del livello di scolarizzazione aumenta il voto medio. Le percentuali dei voti positivi sono più alte tra i laureati e tra gli intervistati in possesso di diploma di scuola media inferiore.


84

Regioni e welfare: i voti degli italiani

L’indicatore di profilo sociale ha evidenziato una differenza tra chi ha un livello di status Alto e chi ha un profilo Medio e Basso: la percentuale dei voti negativi passa dal 61% corrispondente al profilo Alto, al 64% dello status Basso, fino al 65% di quello Medio. Inoltre, la percentuale dei voti negativi è risultata piĂš alta tra le persone che non si collocano politicamente, rispetto sia agli elettori di Centrosinistra, sia a quelli di Centrodestra.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

85

Rispetto all’area geografica di appartenenza, le percentuali di voti negativi si distribuiscono con valori più alti della media nelle Isole, al Sud e al Centro, mentre al Nord-Est (39%) e al Nord-Ovest (38%) si registrano le percentuali di voti positivi più alte della media. Il confronto regionale evidenzia la più alta percentuale dei giudizi negativi in Sardegna rispetto alla media nazionale e il voto medio più basso è ottenuto dalla Campania e dal Lazio. Al Sud, si distinguono per un voto medio più alto delle altre regioni dell’area geografica, il Molise e l’Abruzzo (rispettivamente 4,9 e 4,8), mentre al Centro, spicca in tal senso l’Umbria (5,3). Tra le regioni del Nord, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta totalizzano una percentuale di giudizi positivi superiore rispetto a quella dei voti negativi. Infine, la percentuale di voti negativi cresce all’aumentare dell’ampiezza dei centri abitati. Il voto medio più basso si ottiene nei comuni con un numero di abitanti superiore a 250.000 (pari a 4,3).


86

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

87

Riguardo i tempi di attesa per la diagnostica, il voto medio raggiunto è stato pari a 5: il 55% degli intervistati ha dato alla sanità un voto negativo, mentre il 41% dei cittadini ha assegnato un voto positivo. Sono più gli uomini ad esprimere voti negativi (+2%), più le persone con una fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni e più coloro che hanno la licenza media o sono senza titolo di studio (59%). La percentuale dei voti positivi, invece, è più alta della media tra le persone con un’età superiore ai 54 anni, e tra quelle in possesso di diploma di scuola media inferiore.


88

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Rispetto alla variabile politica, percentuali di voti negativi piĂš alti della media sono stati registrati tra gli intervistati che non si identificano nĂŠ con il Centrosinistra nĂŠ con il Centrodestra e il voto medio raggiunge il valore di 4,7. Tra gli elettori di Centrodestra si raggruppa, invece, la percentuale di voti positivi piĂš alta della media. Tra gli intervistati con uno status Alto sale la percentuale di voti negativi, mentre voti positivi sono espressi soprattutto dagli intervistati con un profilo sociale Medio.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

89

Le Isole hanno il primato in termini di voti negativi espressi (65%). Seguono il Sud (63%) e il Centro (58%), mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano una maggiore percentuale di voti positivi e il voto medio più alto. Al Sud, Molise e Abruzzo confermano un voto medio più alto delle altre regioni meridionali, mentre la Puglia, su scala nazionale, presenta il valore più alto di voti negativi. Al Centro, invece, guida la classifica con il voto medio più basso il Lazio, ancora una volta contrapposto all’Umbria che invece totalizza il voto medio più alto (5,6). Il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta anche su questa tematica sono l’eccellenza tra le regioni italiane. Infine, chi risiede nei grandi centri urbani esprime la percentuale più alta di voti negativi e il voto medio scende a 4,7.


90

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

91

IL SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSO

I cittadini hanno dato un voto più che sufficiente al servizio di pronto soccorso. Nel complesso, infatti, la percentuale di voti positivi è pari al 70%, mentre quella dei voti negativi è del 25%. Sono più i maschi ad esprimere un voto positivo rispetto alle donne (+4%), più le persone con un’età superiore ai 54 anni e più coloro che sono dotati di un alto livello di scolarizzazione (76% dei laureati).

Rispetto alla variabile dell’area politica, non sono presenti significative differenze tra gli elettori delle due aree politiche, mentre tra quanti non si collocano politicamente si concentra la percentuale dei voti negativi più alta della media e il voto medio scende a 6,2. Ad esprimere un voto positivo sono, inoltre, soprattutto le persone con un profilo sociale Alto, rispetto a chi ha un livello di status Medio e Basso.


92

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

93

La percentuale di voti positivi più alta della media è stata ottenuta al Nord-Est (80%) con, in testa, il Trentino Alto Adige (91%) seguito dalla Valle d’Aosta (87%), dalla Liguria, dal Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna e dall’ Umbria (80%). Il Centro, il Sud e le Isole hanno fatto registrare, invece, la percentuale dei voti negativi più alta (rispettivamente 28%, 31% e 36%). In particolare, il Lazio è l’unica regione del Centro Italia che fa registrare un voto medio insufficiente, mentre al Sud, Abruzzo e Molise si contraddistinguono per un voto discreto. All’ultimo posto si colloca invece la Campania, con la percentuale di voti negativi più alta della media nazionale. Infine, rispetto all’ampiezza dei centri abitati, i voti positivi sono espressi dagli abitanti delle piccole città (75%).


94

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

95

CORTESIA E DISPONIBILITÀ

Ai cittadini è stato chiesto di dare un voto alla sanità anche per ciò che riguarda la disponibilità e la cortesia. Il voto medio finale è stato 6,3. La percentuale di voti positivi è pari al 69%, mentre quella dei voti negativi corrisponde al 28%. La variabile di genere non evidenzia significative differenze, mentre la relazione con la variabile dell’età è tale che, all’aumentare di quest’ultima, cresce la percentuale dei giudizi positivi, e il voto medio passa da 6,1 corrispondente alla fascia 18-34 a 6,4 relativo alle persone con un’età superiore ai 54 anni. Percentuali di voti positivi superiori alla media si determinano indifferentemente tra chi possiede un livello medio alto di scolarizzazione, rispetto chi ha la licenza elementare o è sprovvisto di titolo di studio.

Per ciò che concerne l’area politica di appartenenza, i voti sulla cortesia e sulla disponibilità raggiungono i valori positivi più alti tra gli intervistati di Centrosinistra (73%), rispetto a quelli di Centrodestra (69%) e tra chi non appartiene a nessuna delle due aree (63%). Voti positivi sono, inoltre, espressi in particolare dalle persone con un livello di status Medio (70%). La percentuale si abbassa tra coloro che hanno uno status Basso (69%) fino a raggiungere il valore del 67% tra gli intervistati con un profilo sociale Alto.


96

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

97

Riguardo la variabile geografica, l’andamento delle percentuali rimane simile a quello definito per le altre tematiche: al Nord-Est e al Nord-Ovest i valori positivi sono più alti, mentre al Centro, nelle Isole e al Sud i valori tendono ad abbassarsi. La percentuale dei valori positivi è allo stesso livello in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta (rispettivamente 91% e 90%). Il dato percentuale con il valore più basso si raggiunge in Campania, dove si registra il 47% dei voti positivi. Valutazioni positive sono state espresse soprattutto da chi risiede nei piccoli centri abitanti (73% nei comuni con un numero di abitanti inferiore a 5.000) piuttosto che nelle grandi città (68% nelle città con un numero di abitanti superiore a 250.000).


98

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

99

IGIENE E ACCOGLIENZA

Il voto alla sanità per ciò che riguarda l’igiene e l’accoglienza è stato 6,3: 70 intervistati su 100 hanno espresso un voto positivo. Si tratta indifferentemente di uomini e donne, soprattutto di giovani e di persone in possesso di diploma superiore.

La percentuale di voti positivi è superiore alla media sia tra chi si colloca nel Centrodestra che tra chi si colloca nel Centrosinistra, mentre tra chi non si colloca politicamente tra le due coalizioni, i giudizi positivi scendono significativamente e il voto medio si abbassa al di sotto della sufficienza. Valutazioni positive sulla sanità in tema di igiene e di accoglienza sono particolarmente frequenti tra le persone aventi un profilo sociale Medio (73% dei voti positivi), rispetto a chi ha uno status Alto (69%) o Basso (67%).


100

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

101

Anche su questo tema, analizzando la variabile geografica, i dati della ricerca confermano l’alta percentuale dei voti positivi che caratterizzano le aree del Nord-Est e del Nord-Ovest, rispetto sia al Centro sia, soprattutto al Sud e alle Isole dove sono più elevate le percentuali di voti negativi e il voto medio diventa insufficiente. Infatti, la Valle d’Aosta ha raccolto il 93% dei voti positivi, seguito ancora una volta dal Trentino Alto Adige. Al Sud si registra un voto sufficiente nelle regioni dell’Abruzzo, del Molise, in Basilicata e in Puglia, mentre la Campania si distingue su scala nazionale per il voto medio più basso. Riguardo l’ampiezza dei centri, ancora una volta, le piccole città sono quelle promosse con il più alto valore percentuale di voti positivi, pari a 75% nelle città con un numero di abitanti inferiore a 5.000 abitanti e al 74% in quelle con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 10.000.


102

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

103

L’ASSISTENZA DOMICILIARE

Il servizio di assistenza domiciliare ha ottenuto, da parte dei cittadini intervistati, un voto medio pari 5,6. A dare un voto positivo sono stati 43 intervistati su 100, mentre 32 intervistati su 100 hanno associato un voto negativo al servizio. La percentuale dei voti positivi è più alta della media tra i maschi, tra i giovani e le persone con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (anche se tra i primi si concentra la percentuale di giudizi negativi più alta della media e il voto medio finale più basso), più tra coloro che sono in possesso di licenzia media inferiore (45%) rispetto a chi ha un elevato livello di scolarizzazione.


104

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Percentuali di voti positivi superiori alla media sono stati registrati tra gli elettori di Centrodestra e, nel complesso, il voto medio piÚ basso si registra tra coloro che non si collocano politicamente. L’indicatore di status evidenzia una significativa relazione tra profilo sociale e valutazioni positive: la percentuale tende ad aumentare progressivamente al diminuire del livello di status e il voto medio finale dato al servizio passa da un’insufficienza registrata nella fascia corrispondente al profilo Alto a un voto sufficiente nelle altre due (tra le quali diminuisce anche la percentuale delle mancate risposte).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

105

Percentuali di voti negativi superiori alla media caratterizzano, ancora una volta, le regioni del Sud (48%), le Isole (42%) e il Centro Italia (33%). Tra le regioni del primo gruppo, quelle che totalizzano i valori negativi più alti sono la Calabria (52%), la Campania (51%) e la Puglia (50%). La Basilicata è, invece, la regione con il voto medio più basso su scala nazionale (5,0). Tra le regioni del Centro eccelle l’Umbria, con un voto medio di gran lunga superiore alla sufficienza.


106

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Nel complesso è il Nord Italia a raggiungere le valutazioni più positive. Tra le regioni con la percentuale di voti positivi più alti, rientrano il Trentino Alto Adige (68%), seguito dalla Valle d’Aosta e dall’Emilia Romagna (60%). Singolare è la Liguria, che tra le regioni del Nord-Ovest registra il voto medio più basso e sotto la sufficienza. Infine, rispetto alla variabile dell’ampiezza dei centri, emerge una maggiore valutazione positiva tra i cittadini dei piccoli comuni, mentre nelle grandi città il voto medio scende sensibilmente.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

107

L’UTILIZZO DEL PRONTO SOCCORSO

Attraverso l’analisi dei dati relativi all’utilizzo del pronto soccorso, la ricerca ha confermato che il bisogno di rassicurazione sullo stato di salute trova un primo fondamentale riferimento nelle strutture pubbliche. Alla domanda relativa all’utilizzo del pronto soccorso anche nei casi di non effettiva necessità, il 64% degli intervistati ha risposto negativamente, ma 36 intervistati su 100 hanno risposto affermativamente. Questi ultimi sono indifferentemente uomini o donne (rispettivamente 35% e 36%), appartenenti tanto al Centrosinistra, quanto al Centrodestra (rispettivamente 36% e 37%), mentre si caratterizzano per età (il 40% tra chi ha una età compresa tra i 35 e i 54 anni), livello di scolarizzazione (39% tra quanti sono in possesso di licenza inferiore), area geografica di appartenenza (41% delle persone che vivono al Centro, seguite dal Nord-Est e dal Nord-Ovest) e ampiezza centri (il 39% tra chi abita nelle città con un numero di abitanti compreso tra 100.000 e 250.000). La variabile relativa allo status degli intervistati ha evidenziato una significativa relazione tra profilo sociale e utilizzo del pronto soccorso anche in caso di non effettiva necessità. Infatti, la percentuale di persone che hanno avuto occasione di rivolgersi al pronto soccorso anche senza effettiva necessità cresce al diminuire del proprio status, passando dal 30% di risposte affermative provenienti dagli intervistati con uno profilo Alto, al 36% di quelle con un livello di status Medio, fino ad arrivare al 38% di risposte date da chi ha un livello Basso.


108

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

109

Infine, per quanto riguarda le regioni, la Liguria si caratterizza per la percentuale di risposte affermative piÚ alte della media (44%), Seguono Emilia Romagna e Lazio (43%), Sardegna (42%), Valle d’Aosta (40%), Toscana (38%), Veneto e Piemonte (37%).


110

Regioni e welfare: i voti degli italiani

IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE

Secondo la maggior parte dei cittadini, un paziente affetto da tumore dovrebbe avere assistenza e cure necessarie presso la propria casa. Ad affermarlo sono 62 intervistati su 100. Si tratta più di donne che di uomini (+4%), di giovani e di persone con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (+6% rispetto alla popolazione adulta), di intervistati con un elevato livello di scolarizzazione (il 71% di coloro che sono laureati e 65% di chi ha un diploma superiore).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

111

Ad affermare che l’assistenza ai malati di tumore dovrebbe essere garantita in casa, sono, rispetto alla variabile dell’area politica, le persone che si collocano al Centrosinistra (66% rispetto al 60% degli appartenenti al Centrodestra), mentre, rispetto all’indicatore di status, la percentuale sale progressivamente all’aumentare del profilo sociale, passando dal 56% corrispondente al profilo Basso al 69% registrato nel livello Alto.


112

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Sono, soprattutto, le persone che abitano nelle regioni del Centro a indicare la casa come scelta migliore per la cura di un malato di tumore (66%). Seguono le regioni del Nord, mentre al Sud e nelle Isole sale la percentuale di quanti individuano l’ospedale come alternativa migliore, attestandosi su valori più alti della media. A livello di singola regione, la percentuale di quanti indicano l’assitenza domiciliare è più elevata nella Toscana (73%). Seguono la Puglia (70%), unica eccezione del Sud, l’Emilia Romagna (68%), la Valle d’Aosta (67%), le Marche e il Lazio (65%), la Liguria e la Lombardia (63%). Infine, rispetto all’ampiezza dei centri abitati, sono le città di media grandezza a distinguersi in tal senso (il 64% vive nelle città con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 30.000 e tra 30.000 e 100.000).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

113


114

Regioni e welfare: i voti degli italiani

IL NON PROFIT

L’importanza del terzo settore e del volontariato, come parte della società civile orientata alla diffusione e alla moltiplicazione di risorse di tipo solidale e come espressione diretta e non più mediata del senso politico dell’agire, in quanto radicato nel territorio e vicino alle effettive esigenze dei cittadini, trova ulteriore conferma con la specifica domanda sull’assistenza domiciliare delle associazioni e delle imprese non profit. Il 70% dei cittadini intervistati afferma che i servizi resi da queste associazioni devono essere considerati parte integrante dell’offerta sanitaria. A dichiararlo sono, in particolare, più le donne (+5%) e le persone in possesso di diploma superiore, mentre tale considerazione risulta strettamente in relazione all’età degli intervistati: la percentuale sale tra i giovani e si abbassa gradualmente tra la popolazione anziana (tra la quale, tra l’altro, aumenta la percentuale delle mancate risposte).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

115

La variabile dell’area politica descrive una significativa differenza tra chi si colloca tra i due schieramenti e chi non si colloca politicamente. In particolare, la percentuale di quanti dichiarano l’importanza di integrare l’attività del non profit nell’offerta sanitaria generale è maggiore della media tra gli elettori di Centrosinistra (74%), scende tra quelli di Centrodestra (70%) e si abbassa al di sotto della media tra chi non si identifica in nessuno dei due schieramenti (65%). Significativa, in tal senso, anche la relazione con l’indicatore di status: all’aumentare del profilo sociale cresce la percentuale, raggiungendo il valore più alto della media tra le persone con un profilo Medio (73%). Inoltre, sale la percentuale di mancate risposte tra chi ha uno status Basso e, nel complesso, la percentuale di quanti definiscono il servizio sanitario delle associazioni non profit importante, ma non fondamentale, raggiunge il valore più alto della media in corrispondenza del profilo Alto.


116

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Infine, per quanto riguarda l’ampiezza dei centri e l’area geografica di appartenenza, gli intervistati che considerano necessario integrare l’assistenza domiciliare e non profit con l’offerta sanitaria sono soprattutto coloro che vivono nelle città con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 10.000 (73%, seguiti dai centri medi e dalle città con un numero maggiore di 250.000 abitanti), che vivono nel Nord-Ovest (72%) e nel Sud (72%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

117

Si distinguono, al Sud, le regioni che in tema di sanità hanno registrato i voti più bassi, ovvero la Puglia (76%), che spicca al primo posto su scala nazionale, e la Campania (73%), preceduta solo dall’Abruzzo (74%). Al Nord-Ovest, sono invece il Piemonte (75%) e la Lombardia (71%) a registrare le percentuali più alte. Segue il Nord-Est (la percentuale è più alta nel Veneto, pari a 74%), mentre il Centro e soprattutto l’area geografica delle Isole si caratterizzano per la percentuale più bassa della media. Tra quest’ultime, la Sardegna (75%) e la Toscana (72%) rappresentano le eccezioni.


118

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

119

I TAGLI ALLA SANITÀ

Il ruolo delle associazioni di volontariato e delle imprese non profit è ulteriormente evidenziato dai dati raccolti in merito ai tagli alla sanità, che hanno confermato l’opinione diffusa dell’importanza dell’offerta di queste strutture e della sua totale integrazione nel sistema sanitario. Il 63% degli intervistati ha dichiarato che i tagli alla sanità dovrebbero riguardare il sistema sanitario nel suo complesso. Solo il 12% sostiene che i tagli dovrebbero cominciare dalle risorse destinate al non profit. A sostenere la prima affermazione sono indifferentemente uomini e donne (63%), in misura nettamente maggiore i giovani (72%) rispetto alla popolazione adulta, e persone con un alto livello di scolarizzazione (68% dei laureati e degli intervistati in possesso di diploma superiore).


120

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Percentuali piÚ alte della media di quanti affermano che i tagli alla sanità dovrebbero riguardare il sistema nel suo complesso, sono tra chi si colloca sia nel Centrosinistra (66%), sia nel Centrodestra (65%), mentre si abbassano al di sotto della media tra coloro che non si collocano politicamente (tra i quali aumenta anche la percentuale delle mancate risposte). Per quanto concerne l’indicatore di status, la percentuale varia sensibilmente in relazione al profilo sociale, raggiungendo il valore piÚ alto della media tra gli intervistati con un profilo Medio e Alto.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

121

Tale valutazione è, inoltre, più diffusa tra i cittadini che risiedono nelle regioni del Nord-Est e nelle Isole (65%) e nell’area geografica del Sud (64%). Rispetto alla variabile delle singole regioni, la percentuale raggiunge i valori più alti in Emilia Romagna (69%), in Trentino Alto Adige e in Campania (68%) e nella Sicilia (66%). Seguono il Nord-Ovest (63%), dove spicca la Liguria (67%), mentre al Centro (61%) solo la Marche registrano una percentuale superiore alla media. Infine, rispetto all’ampiezza dei centri, il dato è più alto tra i cittadini che vivono nelle città con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 30.000 (66%) e in quelle con un numero compreso tra 100.000 e 250.000 (65%).


122

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

123

LA SCUOLA

Come è evidenziato nelle tabelle seguenti, la percentuale dei voti positivi sul tema della scuola è significativamente superiore (73%) a quella dei voti negativi. Rispetto alla media, sono stati, in misura maggiore, i maschi a esprimere un voto positivo (74%) rispetto alle donne (72%); più i giovani che le persone appartenenti alle altre fasce di età, e più coloro che sono in possesso di diploma superiore.

Per quanto concerne la variabile relativa all’area politica, la percentuale di voti positivi si attesta su valori alti, sia tra quanti si sono dichiarati di Centrosinistra (76%), che tra quanti si sono dichiarati di Centrodestra (75%). La percentuale di voti positivi è, invece, significativamente più bassa tra chi non si colloca in nessuna delle due aree politiche (68%).


124

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

125

La variabile relativa allo status, inoltre, ha messo in evidenza che la percentuale di mancate risposte tra chi ha un profilo sociale Basso è circa il doppio degli altri due profili. Il voto medio però risulta più alto (6,9). E questo si spiega in quanto chi ha risposto ha espresso voti più alti della media.

Nel Nord-Est (81%) e nel Nord-Ovest (75%) si sono registrate le percentuali più alte di voti positivi. Seguono le Isole (72%), il Sud (69%) e il Centro (68%). La percentuale di giudizi positivi scende abbondantemente sotto la media nazionale nelle grandi città (oltre 250.000 abitanti) mentre, a livello di singola regione, la percentuale ha raggiunto valori significativamente più alti della media in Trentino Alto Adige (91%), in Valle d’Aosta (89%) e in Emilia Romagna (85%). Rovesciando la classifica all’ultimo posto, tra le regioni, si colloca il Lazio (61%), seguito dalla Campania (63%) e dalla Calabria (69%).


126

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

127

L’UNIVERSITÀ

L’Università ha ottenuto una percentuale di voti positivi pari al 66%. La percentuale è risultata più alta della media tra gli uomini, tra i giovani e tra chi ha un titolo di studio medio o alto. Inoltre, la percentuale dei voti positivi è risultata più alta sia tra quanti si sono collocati nel Centrosinistra (69%), sia tra coloro che si sono collocati nel Centrodestra (68%). Mentre è stata inferiore tra quanti non si collocano in alcuna area politica (61%).

La variabile relativa allo status degli intervistati ha evidenziato una significativa relazione tra livello di status e le valutazioni positive espresse. Infatti, la percentuale è più alta tra coloro che hanno uno status Alto (74%), scende al 70% nel profilo Medio e si abbassa fino al 59% nel profilo Basso.


128

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

129

Hanno, inoltre, espresso un voto positivo più alto della media i residenti nel Nord Italia, mentre le percentuali scendono al di sotto del valore medio nel Centro (dove è più alta la percentuale dei “non indica”), nel Sud (dove è più alta la percentuale dei voti negativi) e nelle Isole (dove è stato raggiunto il voto medio più basso, pari a 6,5). La variabile relativa all’ampiezza dei centri ha messo in evidenzia che la percentuale di voti negativi è più bassa nei centri tra 10.000 e 100.000 abitanti e in quelli sotto i 5.000.

A livello di singola regione, la percentuale dei voti positivi è stata più alta della media in Lombardia (77%) e nel Trentino Alto Adige (76%). Le percentuali più basse di voti positivi si sono avute in Campania (dove si registra la quota più alta di voti negativi, pari al 29%), in Liguria e nel Lazio.


130

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

131

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Il 61% degli intervistati ha espresso un voto positivo in merito alla formazione professionale ma il voto medio è, nel complesso, poco superiore alla sufficienza. Sono in misura maggiore gli uomini a esprimere un voto positivo rispetto alle donne, ma poiché tra gli uomini la percentuale di coloro che rispondono è più alta di quella delle donne, ne consegue che il voto medio è più alto tra queste ultime (6,4). Rispetto all’età, i giudizi positivi sono più frequenti tra i giovani mentre per quanto riguarda la variabile relativa al titolo di studio, la percentuale dei voti positivi è superiore alla media tra chi ha un diploma superiore e scende al di sotto della media tra i laureati e tra chi ha un livello di scolarizzazione elementare. La percentuale di voti positivi è più alta della media sia tra coloro che si collocano nel Centrosinistra che tra coloro che si collocano nel Centrodestra, mentre scende significativamente al di sotto tra quanti non si collocano in nessuna area politica.


132

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

133

Il 66% degli intervistati appartenenti a un livello di status Medio esprime un voto positivo sulla formazione professionale. La percentuale di giudizi negativi, invece, sale al crescere del profilo sociale. Tra quanti hanno un profilo Basso la percentuale di mancate indicazioni è pari al 18%, mentre scende all’8% nel profilo più Alto. È evidente, quindi, la corrispondenza tra status e capacità di esprimere una valutazione di merito. Per quanto riguarda l’area geografica, il dato relativo ai voti positivi si attesta su valori più alti nel Nord-Est (75%) e nel Nord-Ovest (69%), mentre al Centro, nel Sud e nelle Isole, i valori scendono al di sotto della media. In particolare, il Sud è quello dove si ottiene il voto medio più basso rispetto alla media (5,6). La percentuale di soddisfatti più alta si registra, infine, nei comuni con un numero di abitanti compreso tra 100.000 e 250.000 (67%). Il Trentino Alto Adige è la regione in cui si raggiunge la percentuale di voti positivi più alta (84%), seguito dalla Valle d’Aosta (82%) e dall’Emilia Romagna (81%). Il Molise, al contrario, è la regione nella quale si evidenzia la più alta insoddisfazione.


134

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

135

LA SANITÀ

Questi dati sulla sanità seguono le molte tabelle sull’argomento presentate precedentemente. In questa occasione il giudizio dei cittadini è generale, senza specificazioni e distinzioni. Il tema della sanità raggiunge, nel complesso, la sufficienza come voto medio. Ad esprimere un voto positivo sono stati il 62% degli intervistati. Sono soprattutto i maschi ad esprimersi con favore (+5% rispetto alle donne), più i giovani rispetto alla fascia d’età medio alta (+8%), più coloro che si collocano nel Centrodestra rispetto a coloro che si collocano nel Centrosinistra (+3%). Nel complesso, la percentuale di voti negativi è significativamente più alta tra chi non appartiene a nessuna delle due aree politiche. Rispetto alla variabile del titolo di studio, la percentuale di voti positivi espressi scende al 52% tra chi è in possesso della sola licenza elementare.


136

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Ăˆ stato soprattutto chi ha un livello di status Medio o Alto (rispettivamente il 65% e il 64%) ad esprimersi positivamente in merito alla sanitĂ nella sua regione, mentre nella fascia di status Basso si sono registrate le percentuali piĂš elevate di voti negativi (38%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

137

Rispetto all’area geografica, nel Nord-Est è stato registrato il valore percentuale di giudizi positivi più alto della media. Le Isole, invece, sono risultate le zone con un più alto livello di insoddisfazione (49% di voti negativi), seguite dal Sud con il 47% dei voti negativi. La percentuale di soddisfatti è più alta nei medi e nei grandi comuni (il 64% di coloro che vivono nei centri con un numero di abitanti compreso tra 10.000 e 30.000 e tra 100.000 e 250.000 ha espresso un voto positivo). Nei comuni con più di 250.000 abitanti la percentuale di voti negativi è al 41%.


138

Regioni e welfare: i voti degli italiani

A livello di singola regione, ancora una volta, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna (rispettivamente 92%, 86%, 83% di voti positivi) sono le regioni in cui si evidenzia la maggiore soddisfazione. La Calabria è, invece, la regione in cui è più alta la percentuale di voti negativi (57%).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

139


140

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LE INIZIATIVE CULTURALI

Il voto alla Regione sulle iniziative culturali è, nel complesso, più che sufficiente: il 68% degli intervistati ha espresso un voto positivo, mentre i voti negativi raggiungono il 24%. Sono ancora una volta più i maschi ad esprimere valutazioni positive rispetto alle donne (+5%) e soprattutto i giovani rispetto alla popolazione adulta. La variabile relativa al titolo di studio evidenzia una relazione tra livello di scolarizzazione e valutazioni positive. Infatti, la percentuale dei voti positivi è più alta della media tra gli intervistati che hanno la laurea (76%), scende tra quelli che sono in possesso di diploma superiore (71%), si abbassa tra le persone con licenza media inferiore (67%), fino ad arrivare al 53% tra coloro che hanno la licenza elementare o sono senza titolo di studio.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

141

La variabile relativa alla collocazione politica evidenzia significative differenze: la percentuale di valutazioni positive è, infatti, più alta tra coloro che si collocano nel Centrosinistra rispetto a coloro che, invece, si collocano nel Centrodestra (+2%), mentre la percentuale di voti negativi è più alta tra coloro che non si collocano in alcuna area politica.

Ancora una volta la variabile di status evidenzia caratteri significativi. La percentuale dei voti positivi, infatti, cresce all’aumentare del profilo sociale: 63% tra coloro che hanno uno status Basso, 71% tra quanti hanno uno status Medio, 76% tra quanti hanno uno status Alto. Rispetto alla variabile relativa all’area geografica, la percentuale di voti positivi è più alta della media nelle regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest (rispettivamente 77% e 76%) mentre scende a valori più bassi della media al Centro (67%), nelle Isole (61%) e al Sud (56%). È soprattutto nelle grandi città che i cittadini valutano positivamente la Regione in materia di iniziative culturali (78% nelle città con un numero di abitanti superiore a 250.000, mentre la percentuale di voti negativi è più alta nei comuni che contano tra i 5.000 e i 10.000 abitanti).


142

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

143

Il Trentino Alto Adige è la regione con il voto medio piÚ alto (7,5). Al contrario, il Molise e la Campania risultano essere quelle con le percentuali di voti negativi piÚ alte della media (rispettivamente il 45% e il 41%).


144

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LA CURA E LA TUTELA DELL’AMBIENTE

Per ciò che riguarda la cura e la tutela dell’ambiente, sono stati espressi il 35% di voti negativi e il 62% di voti positivi. Il voto medio è stato pari a 6,1. Se la variabile relativa al sesso non ha espresso significative differenze, l’età descrive, al contrario, valutazioni articolate. Nella fascia 18-34 anni, infatti, la percentuale di voti positivi è del 10% più alta rispetto alla fascia di quanti hanno oltre 54 anni. Al crescere del titolo di studio crescono, inoltre, quanti esprimono un giudizio negativo.

La percentuale di voti positivi è più alta tra quanti si collocano nel Centrodestra rispetto a quanti, invece, hanno fatto riferimento al Centrosinistra. La percentuale di giudizi negativi più alta è stata espressa da quanti non si collocano in nessuna delle due aree politiche.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

145


146

Regioni e welfare: i voti degli italiani

L’incrocio con la variabile di status, ha evidenziato che al crescere di quest’ultimo cresce parallelamente l’insoddisfazione dei cittadini e la conseguente percentuale di voti negativi. Si passa dal 33% di voti negativi dichiarati dalle persone appartenenti alla fascia Bassa, al 40% corrispondente allo status Alto. Rispetto all’area geografica di appartenenza, i risultati della ricerca hanno evidenziato una maggiore percezione negativa al Sud e nelle Isole, dove si sono ottenute le percentuali di voti negativi più alti della media, pari, rispettivamente, a 47% e 45%. Inoltre, la percentuale di voti negativi cresce all’aumentare dell’ampiezza dei centri abitati. Il voto medio più basso si ottiene nei comuni con un numero di abitanti superiore a 250.000 (pari a 5,7).


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

147

Infine, la regione che ha ottenuto la percentuale di voti negativi piÚ alta è stata la Campania (55%), seguita dalla Calabria (51%), dalla Sicilia (50%) e dal Molise (46%).


148

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LO SPORT E IL TEMPO LIBERO

Allo sport e al tempo libero i cittadini hanno dato, nel complesso, un voto medio pari a 6,7. Percentuali di voti positivi più alte della media sono presenti tra i maschi (73% rispetto al 68% delle femmine), tra i giovani (il dato è, invece, sensibilmente inferiore alla media tra le persone con un’età superiore ai 54 anni), e tra coloro che hanno un livello di scolarizzazione elevato (il 74% sia tra i laureati che tra i diplomati).

Al di sopra della media la percentuale di voti positivi tra coloro che si collocano politicamente in una delle due aree (tra chi si dichiara di Centrodestra la percentuale di voti positivi è più alta rispetto a quanti, invece, si collocano nel Centrosinistra) mentre la percentuale si abbassa al di sotto della media tra coloro che non si collocano in alcuna delle due aree. Tra questi, infatti, è più elevata la percentuale di giudizi negativi. Infine, gli intervistati che appartengono a uno status Medio sono quelli che maggiormente esprimono un giudizio positivo.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

149

Anche su questo tema, analizzando la variabile geografica, i dati della ricerca sono inequivocabili: sono sempre le zone del Nord-Est e del Nord-Ovest a ottenere le percentuali di voti positivi più alte, rispetto sia al Centro, sia soprattutto al Sud e alle Isole, dove sono più elevate le percentuali di voti negativi. Infatti, il Trentino Alto Adige ha raccolto il 92% dei voti positivi, seguito, ancora una volta, dall’Emilia Romagna e dalla Valle d’Aosta. Riguardo l’ampiezza dei centri, la percentuale dei voti positivi è più alta tra gli abitanti dei grandi centri: il 75% dei voti positivi è stato espresso nelle città con un numero di abitanti compreso tra 100.000 e 250.000.


150

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

151


152

Regioni e welfare: i voti degli italiani

I TRASPORTI PUBBLICI

Il servizio di trasporti pubblici ottiene un voto medio pari a 6,1; in complesso sono stati espressi il 61% di voti positivi. Gli uomini hanno espresso una percentuale di voti negativi più alta rispetto alle donne. Rispetto alla variabile relativa all’età degli intervistati, valutazioni più negative sono pervenute dai cittadini con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni (40%) rispetto ai giovani (34%) e alla popolazione più adulta (29%). La percentuale di voti positivi è più alta tra i cittadini con un basso titolo di studio (62% tra le persone con licenza media), mentre tra i laureati prevale un giudizio negativo.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

153

Decisamente più alta della media la percentuale di voti negativi espressa tra quanti non si collocano politicamente in alcuna delle due aree politiche, mentre sia per gli elettori di Centrosinistra che per quelli di Centrodestra i giudizi positivi sono di poco superiori alla media.

La percentuale di voti positivi diminuisce all’aumentare del profilo sociale. Più che le percentuali, però, è il voto medio ad esprimere con maggiore significatività la differenza di valutazione nelle tre fasce analizzate. Si passa, infatti, dal 6,3 di chi ha un profilo Basso al 5,8 di chi ha un profilo Alto. Il Nord-Est si conferma come l’area geografica con la percentuale dei voti positivi più alta, mentre nel Sud e nelle Isole si registrano le quote maggiori di valutazioni negative (rispettivamente 42% e 45%): in Calabria la percentuale di giudizi negativi arriva al 53%, in Campania e in Sardegna al 49%, in Sicilia al 44% e in Basilicata al 42%.


154

Regioni e welfare: i voti degli italiani

Infine, rispetto all’ampiezza dei centri, la percentuale di voti positivi è più alta nei comuni con un’ampiezza demografica compresa tra 100.000 e 250.000 abitanti, mentre nelle città più grandi (oltre 250.000 abitanti) è stata espressa la percentuale più alta di giudizi negativi.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

155


156

Regioni e welfare: i voti degli italiani

LA SICUREZZA PERSONALE

Il primo dato da mettere in evidenza per quanto riguarda l’analisi delle risposte in merito alle politiche per la sicurezza delle regioni riguarda la percentuale di rispondenti. Infatti, nel complesso, la percentuale di mancate risposte è pari al 4% del totale. 6,2 è il voto medio dato dagli italiani alla Regione per quanto riguarda il tema della sicurezza personale. In complesso, la percentuale dei voti positivi è pari al 63%, mentre quella dei voti negativi corrisponde al 33%. La percentuale dei voti positivi è più alta della media tra gli uomini (66%), tra i giovani (69%) e tra coloro che hanno un diploma superiore (67%). In particolare, la percezione di insicurezza sembra strettamente in relazione all’età degli intervistati. Infatti, all’aumentare dell’età aumentano i giudizi negativi.


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

157

La variabile relativa all’area politica di appartenenza evidenzia che i cittadini che si collocano nel Centrosinistra esprimono più voti positivi (68%) sia rispetto a quanti si collocano politicamente nel Centrodestra (64%) che a coloro che non si collocano in nessuna delle due aree politiche (55%).

Altrettanto interessante l’analisi delle risposte in base alla variabile di status. La percentuale di voti positivi, infatti, aumenta significativamente all’aumentare del profilo sociale. In particolare, è evidente lo scarto tra i livelli Medio e Alto (rispettivamente il 67% e il 66%), rispetto al livello Basso (60%). L’area geografica di residenza degli intervistati ha messo in evidenza che la percentuale di voti positivi è molto alta nel Nord-Est (74%), mentre scende al 66% nel Nord-Ovest e nel Centro Italia. La percentuale più bassa di voti positivi è stata espressa al Sud con il 54% di voti positivi. La Campania è la regione con la percentuale di voti positivi più bassa (34%) mentre in Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige la percentuale sale al 90%. Infine, chi risiede nei grandi centri urbani esprime la percentuale più bassa di voti positivi e il voto medio si attesta al di sotto della sufficienza.


158

Regioni e welfare: i voti degli italiani


La valutazione delle politiche sociali delle Regioni

159



NOTA METODOLOGICA

IL PERCORSO DI RICERCA

Dinanzi allo scenario che abbiamo voluto osservare, molteplice e intrinsecamente complesso, il processo descrittivo della società sarebbe risultato infruttuoso se non avesse tenuto in considerazione la sua multidimensionalità. È per questa ragione che il lavoro che abbiamo presentato muove dall’analisi della società come essa è, con le sue risultanze e sinergie, per arrivare a descrivere la società come essa si percepisce, nella sua interezza e nelle sue specificità. Le dinamiche strutturali che caratterizzano l’Italia (studiate attraverso l’analisi dei dati registrati da enti e istituti pubblici) rappresentano il quadro di riferimento all’interno del quale il cittadino ha percezione di sé, delle sue relazioni con gli altri individui e con l’ambiente che abita. Non abbiamo, però, voluto fare un gioco di specchi ponendo la società e gli individui l’una di fronte agli altri perché, proprio come due specchi che riflettono la stessa immagine, avremmo avuto un effetto stupefacente ma illusorio, senza orizzonti e con profondità virtuali. Nell’impostazione che abbiamo dato al lavoro, gli individui sono il centro dell’ecosistema che abbiamo voluto rappresentare, lo determinano e lo caratterizzano perché solo attraverso l’analisi delle relazioni è possibile descrivere i tracciati di decodifica della società. D’altronde è su questi metodi che l’analisi sociologica moderna ha trovato le sue chiavi interpretative. La sociologia non è più, cioè, lo studio della società nel suo complesso ma delle relazioni tra individui e dell’individuo con la società. E in questo schema nulla è apparente, e anche laddove la contraddizione è evidente, è solo il manifestarsi della duplicità del reale. Porre l’individuo al centro del processo sociale, al centro del microcosmo in cui vive e si relaziona non vuol dire alienarlo dal panorama globale. Al contrario, significa misurare la società non più in astratto ma attraverso l’insieme di singoli individui che muovono, agiscono, scelgono in funzione di sé e degli altri. La multidimensionalità e la duplicità sono variabili ricorrenti di questo approccio, ma sono anche variabili di risultanza, prodotti di ricodifiche: non esistono in natura se non attraverso aggregazioni. Ma se questo è il condotto delle società moderne, questo è, forse, l’unico percorso possibile. 161


162

Regioni e welfare: i voti degli italiani

GLI STRUMENTI DI INDAGINE E DI ANALISI

Punto di partenza del percorso di ricerca è rappresentato dall’analisi delle dinamiche strutturali. A tal fine è stato fatto un lavoro propedeutico alla rilevazione facendo ricorso alle numerose ed esaurienti banche dati pubbliche. Tra le molte segnaliamo l’Istat, la Banca d’Italia e la Società Geografica Italiana. Per l’indagine sulla percezione dei cittadini si è fatto ricorso allo strumento della rilevazione telefonica.* Le interviste telefoniche sono apparse come la soluzione ottimale, in quanto consentono di raggiungere qualsiasi punto del territorio nei tempi e nelle quantità volute, consentono il sicuro e assoluto rispetto delle soglie campionarie previste e garantiscono, per tutti gli aspetti dell’indagine, identico margine di affidabilità statistica dei dati rilevati. Inoltre, l’utilizzo di un sistema di interviste centralizzato e gestito con l’ausilio del computer (Sistema C.A.T.I.) offre la possibilità di gestire i campioni in modo coerente e con cadenze di intervista alle date prefissate. E il campione è stato articolato per variabili demosociali (sesso, età, titolo di studio) e per variabili territoriali (regione e ampiezza centri). Considerato l’obiettivo specifico dell’indagine, si è resa evidente la necessità di fare ricorso a un campione che riproducesse fedelmente e significativamente la realtà italiana. Per la rappresentazione dei risultati e la loro interpretazione, accanto alle articolazioni classiche è stato costruito un indicatore sintetico che consente una significativa lettura dei fenomeni. Per la costruzione dell’indicatore sintetico, denominato indicatore di status, sono stati utilizzati informazioni e dati relativi a: ü numero di auto possedute per numero dei componenti maggiorenni; ü abitazioni di proprietà; ü utilizzo di collaboratori domestici; ü possesso di carta credito o bancomat; ü possesso del cellulare; ü professione; ü frequenza di lettura dei quotidiani; ü numero di libri letti nell’ultimo anno; ü titolo di studio ü possesso del personal computer; ü utilizzo del personal computer; ü utilizzo di Internet.

* L’universo cui si riferisce la ricerca è quello della popolazione maggiorenne italiana. La ricerca è stata realizzata attraverso una rilevazione telefonica assistita dal computer (con sistema C.A.T.I. su un campione rappresentativo articolato per sesso, età, titolo di studio, Regione e ampiezza centri. Complessivamente sono stati contattati 20.183 soggetti. Le interviste sono state effettuate nel periodo che va dal 3 febbraio al 10 marzo 2003.


INDICE DELLE TABELLE

Tabelle 1-2: Più tasse e più servizi - meno tasse e meno servizi

17

per sesso, età e titolo di studio, 17 area geografica e ampiezza centri, 18

Tabella 3: Cosa è il welfare

22

per sesso, età e titolo di studio, 22

Tabelle 4-5: La nuova frontiera del welfare

23

per sesso, età e titolo di studio, 23 per area geografica e ampiezza centri, 25

Tabella 6: Saldo tra giudizi positivi e negativi

27

per indicatore di status, 27

Tabella 7: Il voto sui temi del welfare Tabelle 8-12: Il voto alla Regione sulle strutture di supporto alle famiglie

31 32

per sesso, età e titolo di studio, 32 per area politica, 33 per indicatore di status, 33 per area geografica e ampiezza centri, 34 per Regione, 35

Tabelle 13-17: Il voto alla Regione sugli aiuti ai portatori di handicap 36 per sesso, età e titolo di studio, 36 per area politica, 37 per indicatore di status, 37 per area geografica e ampiezza centri, 38 per Regione, 39

Tabelle 18-22: Il voto alla Regione sugli aiuti a chi vive un disagio economico

40

per sesso, età e titolo di studio, 40 per area politica, 41 per indicatore di status, 41 per area geografica e ampiezza centri, 42 per Regione, 43

Tabelle 23-27: Il voto alla Regione sull’assistenza agli anziani per sesso, età e titolo di studio, 44

163

44


164

Regioni e welfare: i voti degli italiani

per area politica, 45 per indicatore di status, 45 per area geografica e ampiezza centri, 46 per Regione, 47

Tabelle 28-32: Il voto alla Regione sull’assistenza ai malati

48

per sesso, età e titolo di studio, 48 per area politica, 49 per indicatore di status, 49 per area geografica e ampiezza centri, 50 per Regione, 51

Tabelle 33-37: Il voto alla Regione sulle politiche per il lavoro

52

per sesso, età e titolo di studio, 52 per area politica, 53 per indicatore di status, 53 per area geografica e ampiezza centri, 54 per Regione, 55

Tabelle 38-42: Sanità: l’informazione dei cittadini

57

per sesso, età e titolo di studio, 57 per area politica, 57 per indicatore di status, 58 per area geografica e ampiezza centri, 59 per Regione, 60

Tabelle 43-47: Sanità e cittadini

61

per sesso, età e titolo di studio, 61 per area politica, 62 per indicatore di status, 63 per area geografica e ampiezza centri, 63 per Regione, 64

Tabelle 48-52: La fiducia nelle strutture pubbliche e private

65

per sesso, età e titolo di studio, 65 per area politica, 66 per indicatore di status, 67 per area geografica e ampiezza centri, 67 per Regione, 68

Tabella 53: I voti sulla sanità Tabella 54: La media dei voti sulla sanità

69 70

Per Regione, 70

Tabelle 55-59: Sanità: il voto sulla professionalità dei medici per sesso, età e titolo di studio, 71 per area politica, 72 per indicatore di status, 72 per area geografica e ampiezza centri, 73 per Regione, 74

71


Indice delle tabelle

Tabelle 60-64: Sanità: il voto sul personale paramedico

165 75

per sesso, età e titolo di studio, 75 per area politica, 76 per indicatore di status, 76 per area geografica e ampiezza centri, 77 per Regione, 78

Tabelle 65-68: Sanità: il voto sui tempi di attesa per i ricoveri

79

per sesso, età e titolo di studio, 79 per area politica, 80 per indicatore di status, 81 per area geografica e ampiezza centri e Regione, 82

Tabelle 69-72: Sanità: il voto sui tempi di attesa per le visite specialistiche

83

per sesso, età e titolo di studio, 83 per area politica, 84 per indicatore di status, 85 per area geografica, ampiezza centri e Regione, 86

Tabelle 73-76: Sanità: il voto sui tempi di attesa per la diagnostica

87

per sesso, età e titolo di studio, 87 per area politica, 88 per indicatore di status, 89 per area geografica, ampiezza centri e Regione, 90

Tabelle 77-81: Sanità: il voto sul servizio di pronto soccorso

91

per sesso, età e titolo di studio, 91 per area politica, 92 per indicatore di status, 92 per area geografica e ampiezza centri, 93 per Regione, 94

Tabelle 82-86: Sanità: il voto sulla cortesia e la disponibilità

95

per sesso, età e titolo di studio, 95 per area politica, 96 per indicatore di status, 96 per area geografica e ampiezza centri, 97 per Regione, 98

Tabelle 87-91: Sanità: il voto sull’igiene e sull’accoglienza

99

per sesso, età e titolo di studio, 99 per area politica, 100 per indicatore di status, 100 per area geografica e ampiezza centri, 101 per Regione, 102

Tabelle 92-96: Sanità: il voto sull’assistenza domiciliare per sesso, età e titolo di studio, 103 per area politica, 104

103


166

Regioni e welfare: i voti degli italiani

per indicatore di status, 105 per area geografica e ampiezza centri, 105 per Regione, 106

Tabelle 97-98: L’utilizzo del pronto soccorso

108

per sesso, età, titolo di studio, area politica, area geografica, ampiezza centri, indicatore di status, 108 per Regione, 109

Tabelle 99-102: L’assistenza domiciliare

110

per sesso, età e titolo di studio, 110 per area politica e indicatore di status, 111 per area geografica e ampiezza centri, 112 per Regione, 113

Tabelle 103-107: Assistenza domiciliare e non profit

114

per sesso, età e titolo di studio, 114 per area politica, 115 per indicatore di status, 116 per area geografica e ampiezza centri, 117 per Regione, 118

Tabelle 108-111: I tagli alla sanità

119

per sesso, età e titolo di studio, 119 per area politica e indicatore di status, 120 per area geografica e ampiezza centri, 121 per Regione, 122

Tabelle 112-116: Il voto alla Regione sulla scuola

123

per sesso, età e titolo di studio, 123 per area politica, 124 per indicatore di status, 124 per area geografica e ampiezza centri, 125 per Regione, 126

Tabelle 117-121: Il voto alla Regione sull’Università

127

per sesso, età e titolo di studio, 127 per area politica, 128 per indicatore di status, 128 per area geografica e ampiezza centri, 129 per Regione, 130

Tabelle 122-126: Il voto alla Regione sulla formazione professionale

131

per sesso, età e titolo di studio, 131 per area politica, 132 per indicatore di status, 132 per area geografica e ampiezza centri, 133 per Regione, 134

Tabelle 127-131:Il voto alla Regione sulla sanità per sesso, età e titolo di studio, 135

135


Indice delle tabelle

167

per area politica, 136 per indicatore di status, 137 per area geografica e ampiezza centri, 138 per Regione, 139

Tabelle 132-136: Il voto alla Regione sulle iniziative culturali

140

per sesso, età e titolo di studio, 140 per area politica, 141 per indicatore di status, 142 per area geografica e ampiezza centri, 142 per Regione, 143

Tabelle 137-141: Il voto alla Regione sull’ambiente

144

per sesso, età e titolo di studio, 144 per area politica, 145 per indicatore di status, 145 per area geografica e ampiezza centri, 146 per Regione, 147

Tabelle 142-145: Il voto alla Regione sullo sport e sul tempo libero

148

per sesso, età e titolo di studio, 148 per area politica, 149 per indicatore di status, 150 per area geografica e ampiezza centri, 150 per Regione, 151

Tabelle 147-151: Il voto alla Regione sui trasporti pubblici

152

per sesso, età e titolo di studio, 152 per area politica, 153 per indicatore di status, 154 per area geografica e ampiezza centri, 154 per Regione, 155

Tabelle 152-156: Il voto alla Regione sulla sicurezza personale per sesso, età e titolo di studio, 156 per area politica, 157 per indicatore di status, 158 per area geografica e ampiezza centri, 158 per Regione, 159

156



ATTENZIONE QUI INSERIRE LA PAGINA PUBB. 169 IN PDF




Associazione Nuovo Welfare Piazza di Pietra, 26 - 00186 Roma www.nuovowelfare.it info@nuovowelfare.it

Finito di stampare nel mese di maggio 2004 da Multiprint, via Braccio da Montone, 109 Roma


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.