WOL - Welfare On Line, N. 8, Novembre-Dicembre 2012

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welfare on line Webzine dell’Associazione Nuovo Welfare Anno VIII, Numero 8, Novembre-Dicembre 2012

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Foto di Marco Biondi In questo numero: “Un nuovo progetto per il benessere equo e sostenibile del Paese” di Daniela Fantozzi – pag. 2 “Il volo de L’Aquila” di Marco Marucci – pag. 7 “Un giorno di sole a Ponte Galeria” di Fabrizio Gala, Valentina Bascherini e Marco Marucci – pag. 10 Le nostre rubriche: “Cineforum” a cura di Matteo Domenico Recine – pag. 6 “LibrInMente” a cura di Silvia Spatari – pag. 9

Associazione Nuovo Welfare


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Un nuovo progetto per il benessere equo e sostenibile del Paese

Era il 2009 quando il Rapporto della Commissione francese Stiglitz-Sen-Fitoussi sulla misurazione del benessere suggeriva le 12 raccomandazioni che avrebbero dovuto condurre non tanto alla definizione di un indicatore sintetico alternativo al Pil, quanto alla messa a punto di statistiche in grado di cogliere il benessere sociale nelle sue molteplici dimensioni. A distanza di qualche anno dalla presentazione di quel Rapporto anche in Italia, lo scorso giugno, il Comitato Cnel-Istat, in condivisione con la comunità scientifica e la società civile, dopo un periodo di studio e riflessioni, ha presentato il set di indicatori che dovrebbe meglio rappresentare i 12 domini di riferimento per la misurazione del benessere del nostro Paese, secondo criteri che accolgono le raccomandazioni del rapporto Stiglitz. È nato così il progetto BES (http://www.misuredelbenessere.it) per la misurazione del benessere equo e sostenibile. Come si legge dal sito, il progetto si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità. L’obiettivo è di individuare le dimensioni rilevanti per il benessere degli individui e di fissare gli indicatori che meglio rappresentano tali dimensioni. Il progetto è guidato da un Comitato e da una Commissione scientifica, ma sono previsti ampi spazi di intervento di cittadini, imprese e centri di ricerca, attraverso questo sito, e numerosi incontri sul territorio nazionale. […] per contribuire a definire “che cosa conta davvero per l’Italia. Quindi, il Comitato, in forte collaborazione con la Commissione di esperti, ha individuato dapprima i 12 domini che dovrebbero rappresentare le nuove dimensioni del benessere: 1. Ambiente 2. Salute 3. Benessere economico 4. Istruzione e formazione 5. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita 6. Relazioni sociali 7. Sicurezza 8. Benessere soggettivo 9. Paesaggio e patrimonio culturale 10. Ricerca e innovazione

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11. Qualità dei servizi 12. Politica e istituzioni e successivamente i 134 indicatori, distribuiti tra i diversi domini che, da un lato, incontrano le rinnovate riflessioni sull’argomento e, dall’altro, si conciliano con la disponibilità di dati e statistiche esistenti o in fase di progettazione. Scorrendo tra i 12 domini si osserva come alcune dimensioni siano state esplicitate e non date per scontate, quale ad esempio quella del Benessere soggettivo o quella delle Relazioni sociali; e come altre dimensioni siano entrate a far parte a tutti gli effetti del concetto di benessere e coesione sociale, come ad esempio il dominio Politica e istituzioni. Dunque, è ormai ampiamente acquisita la nozione che attribuisce alla rilevazione degli aspetti soggettivi e immateriali un alto valore informativo e analitico. Il progetto BES ritiene infatti che gli indicatori soggettivi (quali ad esempio “Soddisfazione per le relazioni familiari”, “Percentuale di persone di 14 anni e più che sono preoccupate di subire una violenza sessuale”, “Percentuale di persone di 14 anni e più che hanno avuto paura di stare per subire un reato negli ultimi 12 mesi”, ecc.) rappresentino utili complementi agli indicatori strettamente oggettivi (“Tasso di violenza sessuale”, “Tasso sui furti in abitazione”, “Tasso sui furti in borseggi”, ecc.), in quanto consentono di valutare le eventuali divergenze tra ciò che le persone riferiscono e ciò che viene catturato dagli indicatori oggettivi. Inoltre, il BES accoglie il convincimento, ampiamente presente in letteratura, che un clima generalizzato di fiducia interpersonale, l’elevata partecipazione a reti associative e la diffusa presenza di cultura civica accrescano il benessere individuale e la coesione sociale. E ciò perché consentono una migliore performance, una maggiore efficienza delle politiche pubbliche e un minore costo delle transazioni economiche (si vedano gli indicatori “Organizzazioni non profit ogni 10.000 abitanti”, “Partecipazione civica e politica”, “Fiducia nel parlamento italiano”, “Fiducia nelle istituzioni”, ecc.). Ma si pone attenzione anche alla partecipazione femminile (“Donne negli organi decisionali”, “Donne nei consigli di amministrazioni di società quotate in borsa”). Su questo tema, vale la pena sottolineare come tra gli indicatori

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che attengono alla sfera di partecipazione politica sia prevista un’elaborazione ad hoc da parte del Ministero dell’Interno degli indicatori “Donne e rappresentanza in parlamento” e “Donne e rappresentanza politica a livello locale” (Quota di donne elette nei Consigli Regionali), come ulteriori indicatori di equità di genere. A cui si affianca l’indicatore “Età mediana dei parlamentari”, come misura del ricambio generazionale nella rappresentanza politica. Tra gli indicatori del BES, accanto alla dimensione immateriale del benessere riscontriamo quella più strettamente materiale, con la necessità di porre attenzione al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione, e di considerare anche indici di ricchezza e di disuguaglianza. Così nel dominio del Benessere economico accanto al “Reddito medio disponibile procapite” dei Conti nazionali, troviamo i due Indici di fonte Eu-silc (Statistics on Income and Living Conditions): quello di “disuguaglianza del reddito disponibile” e quello “di rischio di povertà relativa”. Come si legge nelle note sugli indicatori prescelti, il primo indice offre un’informazione sulla distanza tra i più ricchi e i più poveri, in termini di redditi equivalenti per tener conto della diversa composizione familiare (diversi bisogni tra bambini e adulti; economie di scala che si realizzano con la coabitazione); mentre il secondo indicatore tiene conto della disponibilità di reddito (quindi della potenzialità di spesa della famiglia) rispetto ad uno standard fissato. In questo senso riflette anche la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, e non solo le condizioni assolute di vita. In questo ambito, anche la Banca d’Italia costituisce una fonte importante di statistiche utili al dibattito derivanti dall’indagine sui Conti patrimoniali delle famiglie, quali la “Ricchezza netta media pro-capite”, che rappresenta un indicatore di disponibilità economiche complementare al reddito, e l’“Indice di vulnerabilità finanziaria”, che vuole essere una misura di instabilità finanziaria e di possibile difficoltà economica. Tra gli indicatori allo studio in questo dominio, segnaliamo la “Quota di minori che non dispongono di beni o non hanno accesso a servizi specifici per minori”. L’indicatore può essere costruito come l’indice di grave deprivazione materiale. Si tratta di indicatori che, oltre alla deprivazione materiale rispetto a beni come libri, computer, abiti, scarpe, ecc., mirano a ri-

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levare le deprivazione in termini nutrizionali e rispetto ai luoghi e alle possibilità di svolgere attività di gioco e socializzazione; tutti fattori determinanti per lo sviluppo di un bambino. I domini Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e Istruzione e formazione offrono invece indicatori rilevanti per misurare aspetti fondamentali dell’esistenza di un individuo, come la durata della sua formazione, la qualità delle sue competenze, la stabilità lavorativa e indirettamente la capacità di avere stili di vita più salutari e maggiori opportunità di trovare lavoro in ambienti meno rischiosi. In linea con tali concetti di base troviamo indicatori come: “Percentuale di trasformazioni nel corso di un anno da lavori instabili a lavori stabili”, “Incidenza di occupati sovraistruiti” e “Incidenza di lavoratori dipendenti con bassa paga”. Quest’ultimo indicatore si rivela molto importante perché una bassa retribuzione si riflette in peggiori condizioni di vita. Di notevole rilevanza sono anche il “Rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli” o l’“Indice di asimmetria del lavoro familiare”, che analizza il grado di condivisione dei carichi del lavoro familiare (domestico e di cura) tra uomini e donne che vivono in coppia. L’idea sottostante è che la qualità dell’occupazione di un Paese si misuri sia sulla stabilità del rapporto di lavoro che sulla possibilità che le donne con figli piccoli riescano a conciliare il lavoro retribuito con i lavori di cura familiare. La mancanza di servizi di welfare adeguati può comportare la scelta di lasciare il lavoro in caso della nascita di un figlio. Nel dominio inerente la formazione troviamo tra gli altri “Quota di giovani che non lavorano e non studiano (NEET)”, ossia Persone di 1529 anni né occupate e né inserite in un percorso di istruzione o formazione, e “Quota di persone con alti livelli di competenza informatica”. Le tecnologie ICT sono uno strumento di accesso a nuove opportunità di conoscenza e a nuovi modi di partecipazione e socializzazione. È dunque cruciale per le persone possedere le competenze adeguate per poterle sfruttare nel modo più efficiente. È allo studio anche il Tasso di copertura dell’indennità di disoccupazione, ossia Percettori di indennità di disoccupazione sul totale lavoratori cessati involontariamente (in percentuale), importante perché in un mercato del lavoro sempre più flessibile diviene centrale la presenza di strumenti di welfare di tutela del

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reddito in caso di perdita del lavoro. Ciò permetterebbe, si legge nelle note, anche di valutare gli effetti delle riforme del mercato del lavoro in materia sia di ammortizzatori sociali sia delle modalità di assunzione e licenziamento. Anche il dominio della Salute presenta informazioni utili sulla qualità della vita di un individuo. Secondo la Strategia di Lisbona per lo Sviluppo e il Lavoro, lanciata dalla Commissione Europea nel 2000 in risposta alle sfide della globalizzazione e dell’invecchiamento, la salute ha conseguenze che hanno un forte impatto su tutte le dimensioni dell’esistenza dell’individuo e in tutte le sue diverse fasi, modificando le condizioni di vita, i comportamenti, le relazioni sociali, le opportunità e le prospettive dei singoli, e spesso delle loro famiglie. Tra gli indicatori selezionati troviamo la “Speranza di vita in buona salute alla nascita”, che esprime il numero medio di anni che un bambino nato in un determinato anno di calendario può aspettarsi di vivere in buone condizioni di salute, nell’ipotesi che i rischi di morte e le condizioni di salute percepiti alle diverse età rimangano costanti nel tempo. O anche gli Indici di “stato fisico (PCS)” e di “stato psicologico (MCS)”, che indicano la percezione che un individuo di 14 anni e più ha sul proprio stato di salute fisica e psicologica. A questi si affiancano poi indicatori oggettivi, quali il “Tasso di mortalità infantile” e la “Proporzione standardizzata di persone di 14 anni e più che rischiano: l’obesità, l’eccesso di peso, l’abuso di alcool o che non praticano nessuna attività fisica”. Un altro aspetto fondamentale per il benessere e la qualità della vita degli individui è rappresentato dal dominio Qualità dei servizi e loro accessibilità. Il legame tra disponibilità di servizi e benessere dei cittadini si fonda su un approccio interpretativo secondo il quale gli investimenti pubblici di qualità in vari ambiti (servizio idrico, reti di distribuzione dell’energia elettrica, servizi di presa in carico di bambini e anziani) migliorino le condizioni generali di contesto in cui vivono e operano i cittadini e le loro articolazioni sociali ed economiche. Facciamo di seguito alcuni esempi. L’“Indice di accessibilità agli ospedali provvisti di pronto soccorso”: la dislocazione adeguata sul territorio dei punti di pronto soccorso, e quindi la loro accessibilità, è una condizione necessaria per l’efficacia degli interventi di emergenza sanitaria, in particolare è importante valutare il tempo necessario per raggiungere un servizio di pronto soccorso

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in caso di emergenza. O anche gli indicatori: “Liste d’attesa”, ossia Persone che hanno rinunciato a visita specialistica o trattamento terapeutico (non odontoiatrico) per la lunghezza delle liste d’attesa; “Presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare integrata”; “Tempo dedicato alla mobilità”, poiché diversi studi dimostrano come il tempo trascorso negli spostamenti abbia effetti negativi sul benessere e la qualità della vita. Un indicatore di particolare interesse per la qualità dei servizi, e che forse per la prima volta entra a far parte di una banca dati dedicata al benessere, è il “Sovraffollamento negli istituti di pena” ossia il Numero di detenuti presenti in istituti di detenzione sui posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare in percentuale: un indicatore che permette di avere una visione sintetica della qualità della vita dei detenuti. Infine, oltre alle dimensioni materiali e immateriali del benessere sociale, è ovviamente considerata anche al sua “sostenibilità”. I temi dell’Ambiente e del Paesaggio e patrimonio culturale riflettono la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale e paesaggistico. L’idea base di BES è che la disponibilità e l’utilizzo da parte dell’uomo di beni e servizi naturali richiedono l’attribuzione di una dimensione centrale al patrimonio naturale nei nostri sistemi economici, in quanto esso costituisce la base fondamentale della fornitura di beni e servizi essenziali al benessere umano (qualità delle acque, qualità dell’aria, biodiversità, dotazione di risorse del patrimonio culturale, ecc.). Inoltre, una valorizzazione delle risorse ambientali dà indistintamente a tutte le categorie sociali la possibilità di fruire dei beni tangibili e intangibili che offre la natura, contribuendo così a diminuire le disuguaglianze presenti nella nostra società. Una considerazione a sé invece merita il dominio Ricerca e innovazione perché conferisce dignità all’idea del “progresso” come dimensione del benessere equo e sostenibile. La ricerca e l’innovazione costituiscono, infatti, una determinante indiretta del benessere e sono alla base del progresso sociale ed economico. Tra gli indicatori che vogliono cogliere progressi nella ricerca o nell’innovazione troviamo il “Tasso di innovazione tecnologica del sistema produttivo” e la “Propensione alla brevettazione”. I brevetti sono il tipico output dell’innovatività delle imprese che ricorrono al diritto di proprietà intellettuale per assicurarsi

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un adeguato ritorno sugli investimenti in termini di R&S. Così come viene annoverato l’indicatore “Incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione” come misura dell’effetto dell’innovazione sulla struttura e la composizione dell’occupazione (skill-biased tecnica change) e del contributo economico del lavoro cognitivo. Come Associazione Nuovo Welfare, che si occupa ormai da anni degli aspetti del welfare nel senso più esteso del termine, non possiamo che accogliere con favore la notizia che in Italia sia nato un progetto, con forza istituzionale, che ragiona sugli indicatori per la misurazione del benessere e ne cura la qualità. Un progetto che incentiva la progettazione e produzione di nuove statistiche, di studi ad hoc, di nuovi moduli d’indagine finalizzati a una maggiore disponibilità di informazione statistica, coinvolgendo diverse fonti istituzionali per la costruzione degli indicatori. Non può che farci piacere sapere che BES sposi una definizione più estesa di benessere che, come abbiamo visto, abbraccia diverse dimensioni della vita di un individuo, in sintonia con il recente dibattito internazionale (oltre al citato Rapporto Stiglitz-SenFitoussisi, si vedano anche l’iniziativa Beyond Gdp, lanciata nel 2007 dall’Unione Europea, oppure l’iniziativa Measuringnationalwell-being dell’Office for National Statistics in Gran Bretagna, che si chiuderà nel 2012, o anche il Canadian Index of WellBeing, un“superindice” basato su otto domini, ciascuno con otto indicatori). Ma ci preme anche ricordare che l’Associazione Nuovo Welfare già nel 2005 pubblicava la ricerca il Bollino Blu, un’analisi comparativa dei sistemi di welfare regionali, una sorta di BES ante litteram. Infatti, ragionando su un’idea di welfare più allargata, la classifica regionale, elaborata attraverso l’esame di specifici indicatori di output e di risultato, ha preso in considerazione cinque grandi macro aree di intervento: Assistenza sociale, Sanità, Formazione e lavoro, Ambiente, Cultura e tempo li-

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bero, alle quali si è affiancato lo studio del Contesto locale (dal tasso di disoccupazione all’indice di povertà, alla mortalità infantile, ecc.). Tra gli indicatori individuati, anche sulla base della disponibilità di informazione statistica di qualche anno fa, riscontriamo indicatori presenti oggi nel progetto BES: dalle aree protette alle speranze di vita, passando per i posti letto in strutture di ricovero, le istituzioni nonprofit, il numero di volontari, i musei, gli istituti per la formazione professionale e molto altro ancora. Quindi, con un po’ di orgoglio, possiamo dire di aver contribuito al dibattito sul benessere, e continuiamo a farlo, dando la giusta direzione alle analisi e agli studi promossi. Siamo in attesa di leggere il primo rapporto sul BES, la cui uscita è prevista per dicembre, e ci auguriamo soprattutto che anche i policy maker facciano tesoro di queste nuove informazioni, ideando, attuando e valutando in questo senso le politiche pubbliche. Del resto come scrive M. Franzini “i governi hanno libertà di scegliere le variabili dalle quali farsi guidare e i pesi da attribuire a ciascuna di esse” (www.nelmerito.com). Daniela Fantozzi∗ Ricercatrice presso l’Istat. Cura le stime della domanda estera per i conti economici trimestrali e ha lavorato sulla costruzione e gestione di una banca dati di indicatori regionali previsti dal Quadro comunitario di sostegno (QCS) per la valutazione delle politiche di sviluppo attuate nelle regioni Obiettivo 1. Ha collaborato con Ministero del Tesoro, Isfol, Eurispes e Associazione Nuovo Welfare. Ha condotto studi e interventi formativi su: metodi quantitativi per le politiche pubbliche, indicatori per lo sviluppo territoriale, politiche e mercato del lavoro femminile e giovanile, fabbisogni formativi, declino e sviluppo in agricoltura, welfare. Da alcuni anni si è specializzata sul tema delle politiche territoriali per lo sviluppo e su indicatori statistici a supporto delle decisioni pubbliche. *

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Cineforum a cura di

Matteo Domenico Recine

Reality Il nuovo film di Matteo Garrone trae spunto dai cosiddetti “reality show” televisivi, ma punta anche (forse soprattutto) ad approfondire altri complessi aspetti sociali e personali. In effetti, la trama parla de “Il grande fratello” televisivo e in alcuni momenti del film compaiono personaggi ascrivibili al genere. Eppure, il film è piuttosto un interessante viaggio in un certo tipo di spaccato umano e sociale, ma anche nelle cause di certi vizi umani, quelli che nel tempo spingono le persone che ne sono affette a uscire dal proprio tessuto di appartenenza. Per alcuni è il gioco d’azzardo, per altri è il vizio del bere. In questo caso è l’ossessione paranoica per la televisione. In un rovesciamento totale della logica, espressa già nel titolo, che era invece alla base del magnifico “The Truman show”. Luciano Ciotola, pescivendolo e piccolo truffatore in un quartiere popolare di Napoli, è anche un istrionico intrattenitore dilettante. Spinto dalla famiglia, decide di partecipare a un casting per “Il grande fratello”. Dopo questa prova, viene invitato per una successiva fase a Cinecittà, dove si convince di aver sostenuto un provino brillante, superando la selezione finale. Luciano comincia a informare conoscenti, amici e parenti della sua futura partecipazione a “Il grande fratello”, pur non avendo avuto alcuna conferma. Non arrivando nessuna notizia, nel corso del film, Luciano (dapprima equilibrato, affettuoso con moglie e figli) diviene incupito e sempre più stralunato, fino ad arrivare a una vera e propria paranoia, quella di essere seguito di nascosto dallo staff del programma. Non accettando la realtà (pur avendo sostenuto un buon provino, è stato scartato), preferisce pensare di essere ancora in prova. Ciò determina un cambiamento radicale nella sua vita quotidiana: interrompe le truffe, vende la pescheria, comincia ad accogliere in casa i mendicanti che gli si presentano davanti. La moglie, esasperata e impotente, decide di andarsene e di portar via i figli, ma ciò non scuote in alcun modo Luciano, sempre più vicino a un perenne stato allucinatorio. Il film si conclude con la sua convinzione di trovarsi finalmente, seppure da clandestino, dentro gli studi de “Il grande fratello”. Definito come commedia da Garrone, Reality è evidentemente qualcosa di diverso, la discesa per motivi futili e casuali nell’abisso di certe ossessioni, figlie di problemi personali ma anche di azioni sociali (la vanità di Luciano, convinto di poter avere successo pubblico perché divertente e simpatico; la spinta verso un maggior benessere, che gli sarebbe derivato dalla partecipazione al programma televisivo). Il film è molto interessante, pur non costituendo, proprio per la sua natura, una visione piacevole, grazie alla misurata regia di Garrone, che si concede pochi elementi di virtuosismo, come il progressivo avvicinarsi alla scena del matrimonio. Lo sguardo antropologico della regia si evince dalle scelte stilistiche e dalla cornice creata proprio da questo incernieramento tra l’avvicinarsi della telecamera all’inizio e la risalita nella scena finale, che abbandona Luciano alla sua allucinazione. L’elemento centrale del film è però indubbiamente la recitazione di Aniello Arena, vigorosa e fisica all’inizio, che procede per sottrazione, spegnendosi come il personaggio, nel corso della narrazione. Molto bravi anche gli altri attori, Nando Paone in particolare. Un film di Matteo Garrone. Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D'Urso, Claudia Gerini, Giuseppina Cervizzi, Raffaele Ferrante, Paola Minaccioni, Ciro Petrone, Salvatore Misticone, Vincenzo Riccio, Martina Graziuso, Alessandra Scognamillo – Drammatico, durata 115 min. – Italia, 2012 - 01 Distribution. Uscita venerdì 28 settembre 2012.

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Il volo de L’Aquila Il 5-6-7 ottobre si è svolta a L’Aquila la “VI Conferenza Nazionale sul Volontariato”, un incontro aspettato e voluto, dopo l’ultima conferenza che si è tenuta nel lontano 2007 a Napoli quando la facevano da padrone parole come gratuità, solidarietà e partecipazione. I tempi sono cambiati, i presupposti sono diversi ma l’impegno del volontariato rimane, e forse oggi si scontra con una società più cinica e pragmatica, dove i numeri della crisi, gli indici, gli spread offuscano la rete di valori ed ideologie che circa 27.000 Organizzazioni di Volontariato1 (OdV) portano avanti, nonostante tutto. “Il volontariato è chiamato” – si legge negli spunti di lavoro proposti dall’Osservatorio Nazionale del Volontariato2 - “a dare il proprio contributo nella ricerca di nuovi modelli di sviluppo che siano sostenibili, equi e solidali. Può e deve farlo, perché nella propria identità e nella propria esperienza ha una serie di elementi che indicano strade nuove e, in parte, già sperimentate, sia pure su scala limitata. La crisi appare a tutti come una realtà che permeerà non solo il presente, ma anche il futuro. Una crisi locale e globale che seppur in forme diverse attraversa i nord ed i sud del mondo. Una crisi che precarizza, aumenta l’incertezza, impoverisce, frammenta e frantuma le persone e le relazioni. Una crisi non solo economica finanziaria, ma una crisi sociale, politica, culturale e spirituale. Una crisi che produce ed impone cambiamenti strutturali e culturali profondi.” Carbone A.E., Il Sistema Informativo delle Organizzazioni Non-Profit: SIONP, ottobre 2011. ISFOL. Sulla base dei dati Sionp (Sistema Informativo Organizzazioni Non Profit) abbiamo misure più aggiornate del volontariato rispetto alla rilevazione ISTAT sulle Organizzazioni di Volontariato del 2003: gli enti iscritti ai Registri regionali e provinciali sarebbero 27.721, una quota del 25% superiore a quella registrata dall’ISTAT in cui erano calcolate le OdV iscritte ai Registri regionali al 31.12.2003. http://isfoloa.isfol.it/handle/123456789/62 (visitato novembre 2012). 2 “Spunti di lavoro per il documento finale”, redatto dai componenti delle Organizzazioni di Volontariato che compongono il gruppo di lavoro dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato, è stato il documento preparatorio fondamentale negli incontri territoriali che si sono tenuti in tutta l’Italia. http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/ConferenzaVolonta riato/PercorsoPartecipato 1

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La Conferenza Nazionale non è stato solo un momento di rivendicazione, ma anche e soprattutto l’occasione per un confronto costruttivo sui temi lanciati, attraverso i numerosi incontri territoriali di preparazione: 105 in tutto, cominciati il 18 maggio 2012 proprio a L’Aquila. Secondo i dati della segreteria tecnica, la Conferenza ha coinvolto 4.500 volontari e 3.500 OdV, toccando 79 città e 14 Regioni. Insomma, il logo “Volontariato: solidarietà a Km 0” non è stato scelto a caso. L’obiettivo che si voleva raggiungere era quello di coinvolgere il maggior numero possibile di stakeholders per la definizione di un Documento finale da presentare alle Istituzioni (Governo, Regioni, Partiti politici, ecc.) e di una Lettera al Paese3. Anche durante la Conferenza per la condivisione del documento sono stati avviati 8 gruppi di lavoro che si sono riuniti in altrettanti punti caratteristici della città e che hanno avuto come temi di discussione le seguenti tematiche: 1. Lo sviluppo del territorio. Fare sistema per moltiplicare le risorse 2. Sistema Paese: il mondo del lavoro per la solidarietà 3. I rapporti con le istituzioni 4. I rapporti intergenerazionali 5. Legalità: un valore prioritario 6. Costruire responsabilità sociale di comunità 7. La comunicazione come strumento culturale per il cambiamento 8. La costruzione dell’Europa Nel Documento finale vi è una prima parte legata ai “buoni propositi” in cui il volontariato si impegna a difendere i diritti di tutti ed a promuovere con decisione la coesione sociale ed i principi di democrazia e rappresentanza, soprattutto attraverso il dialogo con gli Enti Locali e le Istituzioni. Infine, partendo dalla richiesta di essere riconosciuto come un attore in grado di moltiplicare risorse relazionali ed economiche, e quindi di incidere non solo sull’attuazione delle politiche ma anche sulla loro determinazione, il volontariato individua alcuni temi prioritari sui Vedi “Lettera al Paese “ e “Documento finale” su http://www.csvnet.it/notizie/le-notizie/viconferenza-nazionale/309-una-lettera-al-paese-sichiude-cosi-la-vi-conferenza-nazionale-delvolontariato (visitato novembre 2012). 3

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quali agire: dall’inserimento di programmi specifici nella scuola, all’applicazione dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale; dall’approvazione di una legge contro la corruzione che preveda il riutilizzo nel sociale delle risorse liberate e dei beni confiscati, alla semplificazione delle pratiche burocratiche ed amministrative; dalla stabilizzazione del 5 per mille, all’istituzione di un registro delle reti nazionali di volontariato, senza tralasciare l’importanza strategica di una comunicazione sociale più articolata ed efficace. Il Sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra, che durante i tre giorni ha seguito con attenzione la Conferenza, nel suo intervento conclusivo ha dichiarato di apprezzare il documento prodotto e di condividere la necessità che lo Stato abbia una voce più incisiva nell’insieme delle politiche sociali, con interventi “che permettono alle persone di riappropriarsi del proprio progetto di vita, progetto che può comprendere il fatto di avere figli, accudire gli anziani, partecipare alla vita sociale”. Il Documento finale ribadisce anche la collocazione anti mercantilistica del mondo del volontariato e si pone come spunto per una parametrazione diversa delle politiche di welfare, segnate in questi ultimi anni da un taglio drastico delle risorse: ci si riferisce alla richiesta, tra le altre, di considerare il terzo settore non come un fornitore di servizi a costi minimi (“Chiediamo alle istituzioni pubbliche di rispettare la nostra autonoma capacità di proposta e di azione e di non considerarci fornitori di servizi a basso costo” – si veda Documento finale della Conferenza), ma come un or-

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ganismo che finalmente, al pari delle Istituzioni e degli Enti Locali, partecipa attivamente alla governance territoriale e nazionale. Da molti dei gruppi tematici che si sono riuniti a L’Aquila è stata evidenziata la comune necessità per le associazioni di dotarsi di strutture organizzative più complesse, in grado di assicurare il rispetto degli impegni contrattualmente assunti, di fare rete tra loro e di investire nella progressiva professionalizzazione delle organizzazioni. È stato evidenziato, però, che bisogna difendersi dai rischi insiti in un’eccessiva “aziendalizzazione”, che può portare alla perdita delle specificità e, in ultima analisi, alla delegittimazione stessa del volontariato. Il valore intrinseco del volontariato, infatti, non può essere limitato allo svolgimento di un servizio socialmente utile o necessario, come detto, a costi minori rispetto a quelli di mercato: ciò significherebbe sminuire fino quasi ad azzerare il suo valore aggiunto, che deve invece riconoscersi nella capacità di rafforzare e consolidare legami sociali e nella promozione di quelli che qualcuno ha saggiamente chiamato “beni relazionali”4. Pierpaolo Donati e Riccardo Solci, I beni relazionali. Che cosa sono e quali effetti producono, Bollati Boringhieri, Torino, 2011

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Il percorso è lungo e pieno di insidie, ma lo stimolo venuto dal riconoscimento, anche in ambito europeo, del ruolo svolto e delle potenzialità del settore fa ben sperare. Già nel 2013 ci saranno diverse occasioni per il volontariato di diventare veicolo della partecipazione attiva e democratica dei cittadini. Anzitutto il 2013 sarà l’Anno Europeo del Cittadino, per il quale si sta costruendo l’alleanza italiana degli organismi della società civile e definendo un piano di azione. Inoltre, è ormai attiva la legge europea di iniziativa popolare, l’ICE - Iniziativa dei Cittadini Europei, con cui portare avanti le istanze della società civile. Infine, si dovranno definire le priorità del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea stabilito per la seconda metà del 2014.

Insomma…avanti tutta!

welfare on line Marco Marucci*

Lavora presso l’Isfol. Ha supportato e coordinato progetti di ricerca di tipo esplorativo-descrittivo sulle politiche sociali: “Analisi degli interventi di integrazione rivolti alle donne immigrate” e “Indagine pilota sul monitoraggio degli interventi formativi e di orientamento, di integrazione tra le politiche attive del lavoro e le politiche sociali a favore di immigrati” (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – FSE); “Associazionismo di Promozione Sociale: Leadership, partecipazione e reti locali” e “I fabbisogni formativi delle Organizzazioni di Volontariato che operano a favore degli immigrati” (ISFOL). *

LiBrInMenTe Gatto e topo di

Silvia Spatari

Joachim Mahlke studia al Ginnasio-liceo di Danzica, vorrebbe diventare un clown e possiede una caratteristica unica e formidabile: un pomo d’Adamo gigantesco, che sgambetta sul suo collo con la vivacità di un topo. Per nascondere lo “scatenato saltellamento” Mahlke compie prodezze scandalose, inventa nuove mode, sprezza il pericolo, suscitando nei compagni un misto di ammirazione e disgusto. Per tutto questo e molto altro ancora, come ad esempio la sua devozione smodata - e parrebbe addirittura ricambiata - per la Vergine Maria, agli occhi dei suoi coetanei non può che essere “il Grande Mahlke”: l’unico che forgi per sé uno scopo, seppur grottesco, l’unico che abbia aspettative che la società non può colmare, l’unico che non vacilli mai. Per tutta la vita il taciturno Mahlke ha tentato di dissimulare la sua alterità. E quale modo migliore, nella Germania hitleriana, assolutista e guerrafondaia, che assurgere ai più alti onori militari? Così deve aver creduto Mahlke, salvo poi capire che neanche questa trovata - neanche la sua feroce determinazione - avrebbe potuto nascondere il suo topo allo sguardo avido del gatto sempre in agguato. Perché la parabola di Mahlke è una trasparente metafora del rapporto tra la società conformista e l’individuo troppo spesso respinto e annichilito nella sua unicità: un rapporto sanguinoso e a volte sadico come l’eterno rimpiattino tra gatto e topo, in cui emerge l’inquietante sensazione che “i gatti impagliati sono capaci di strisciare con maggiore autenticità che non i gatti vivi”. L’unica debolezza di questa straordinaria novella sono i dialoghi, forse troppo legnosi; ma questo è da imputare a una scrittura densa, che procede per idee invece che per immagini. Un peccato veniale, a pensarci bene. Günter Grass 2009, Feltrinelli € 8,00

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Un giorno di sole a Ponte Galeria Il 24 ottobre 2012 è stata approvata alla Camera dei Deputati la ratifica del "Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti”, firmato a New York il 18 dicembre 2002. Il Protocollo prevede l’istituzione di un sottocomitato per la prevenzione, composto da esperti indipendenti eletti dagli Stati parte e facente capo al Comitato contro la tortura. E l’introduzione in ogni Stato di un meccanismo nazionale di prevenzione, consistente in uno o più organi indipendenti che assicurino la vigilanza nei luoghi in cui sono eseguite le misure restrittive della libertà personale. "Il mandato del sottocomitato - si legge nel testo - consiste sia nell’effettuare visite nei luoghi ove sono, o potrebbero essere, persone private della libertà personale e formulare agli Stati parte raccomandazioni concernenti la protezione contro la tortura e altre pene e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, sia nel cooperare con i meccanismi nazionali. Ai meccanismi nazionali di prevenzione gli Stati parte devono riconoscere almeno la facoltà di esaminare regolarmente la situazione delle persone private della libertà, di formulare raccomandazioni alle competenti autorità e di presentare proposte e osservazioni sulla legislazione vigente in materia”. Solo un mese prima di questa storica assunzione di responsabilità da parte dello Stato Italiano abbiamo fatto visita al Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Roma, per vedere e documentare, attraverso la fotografia, se le voci riguardanti le condizioni inumane e degradanti a cui erano sottoposti gli ospiti del Centro fossero vere. È il 10 settembre quando ci accordano il permesso di entrare, grazie anche alla mediazione del Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio e soprattutto dopo la revoca della circolare n.1305 del primo aprile 2011 dell’allora Ministro Maroni, che vietava l’ingresso alla stampa nei Centri di Identificazione ed Espulsione e nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo

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(CARA). Quello di Ponte Galeria è uno dei 13 CIE sparsi per l’Italia, il più grande in quanto a ricezione: 354 posti. È una giornata di sole e come per tutti questi Centri, Ponte Galeria non si trova proprio “in centro”. Lontano da sguardi e orecchie indiscrete, in casermoni evidentemente militarizzati hanno sede l’Ufficio Immigrazione della Questura, un’aula giudiziaria, una sala adibita alle visite, i servizi della Cooperativa Auxilium che gestisce la struttura dal 2010 (mediazione culturale, primo soccorso, biblioteca, mensa, campo sportivo etc.). Una serie di cancellate alte circa 4 metri sono state rinforzate in ogni angolo per evitare i numerosi tentativi di fuga. Dentro queste cancellate i detenuti, divisi tra braccio maschile e braccio femminile, passano la maggior parte del tempo. Ufficialmente il motivo per cui oggi circa 160 persone, di cui un terzo sono donne, sono qui dentro è la “detenzione amministrativa”: stranieri trovati senza permesso di soggiorno e già invitati ad allontanarsi dal Paese. Tuttavia lo scopo di questa detenzione è, in prima istanza, quello di stabilire l’identità dello straniero e accertare l’eventuale reato di immigrazione clandestina, per ordinarne, infine, il rimpatrio forzato. Cosa che avviene solo nel 47% dei casi: e gli altri? Il Dirigente della Prefettura che ci fa da guida ci raccomanda di non fotografare né gli ufficiali

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di pubblica sicurezza né i volti degli ospiti del Centro, a meno che questi ultimi non diano l’autorizzazione. Una volta percorso il corridoio dove si affacciano gli uffici giudiziari e la sala per le visite usciamo all’aperto: la luce abbagliante del sole si riflette sulle sbarre di metallo, alte e storte alla fine, che dividono il braccio maschile da quello femminile. Dalla metà del comprensorio riservata al braccio maschile provengono delle grida accorate, un ragazzo del Maghreb urla e si ribella, ci dicono che nella mattinata si sono verificati degli incidenti, come spesso succede, e che probabilmente non ci mostreranno il braccio maschile. Fotografiamo il tutto, arriva il direttore dell’Auxilium, entriamo nella sezione femminile. Il cortile è diviso in sottosezioni con alte cancellate, all’interno delle quali si trovano gli alloggi delle ospiti e i rispettivi bagni. Dentro ogni cancellata le ospiti sono divise per etnie, ci spiegano che episodi di intolleranza tra ragazze provenienti dall’Est Europa e Nigeriane sono all’ordine del giorno. È l’ora di pranzo e quasi tutte stanno mangiando all’aperto, appena ci avviciniamo alcune di loro ci tengono a raccontare la loro storia, a lamentarsi, e altre se ne stanno in disparte. Proprio là accanto alle celle c’è un campo di pallavolo (unica attività ricreativa insieme ai corsi di danza, una piccola biblioteca e una stanza adibita a coiffeur) e come prima cosa ci informiamo con le ragazze se il campo venga effettivamente usato. Ci dicono che manca il pallone e che quindi è impossibile giocarci. Chiediamo lumi ai responsabili dell’Auxilium che ci spiegano come di solito la palla se la ruba qualche ragazza per portarsela in stanza (ma quanto incide una sacca di palloni da pallavolo in una struttura che costa 41 euro al giorno per ospite e milioni di euro l’anno?) Ci fermiamo a parlare con una donna serba di etnia rom che dice di esser stata fermata mentre cercava di uscire dall’Italia per tornare a casa, ci mostra il suo alloggio nello stanzone da sei letti e ci dice che nel bagno d’acqua calda non ce n’è. Ai lati del cortiletto sono appese delle amache fatte con lenzuola monouso, sono le cinesi ci dicono, che con quelle lenzuola

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intrecciate sono delle maghe (e infatti una delle ragazze aveva una borsetta fatta allo stesso modo). Chiacchieriamo un po’ con queste donne, sono tutte senza futuro, non hanno molto da fare lì dentro, guardano la tv (è la cosa che più colpisce appena entri nei loro alloggi, una tv al plasma bella grossa attaccata al muro). Di nigeriane se ne vedono poche, ci dicono che sono dentro gli alloggi, sappiamo che sono il maggior numero di recluse e che sono spesso vittime di tratta. Con difficoltà, una volta raccolte le loro testimonianze e denunciati gli sfruttatori, riescono ad ottenere lo status di vittime di tratta e di sfruttamento e ad uscire dai CIE una volta per tutte. Passiamo oltre e andiamo a vedere alcune sale tra cui una adibita a coiffeur dove sono solite farsi le treccine a vicenda, poi la biblioteca, con solo libri di terza mano per lo più in italiano, inglese e spagnolo. Alcuni testi sacri e molti disegni che sembrano fatti dai bambini. I minori qui non ci possono entrare e anche per le madri con figli si prospetta un iter diverso. Poi la sala mensa che stanno ripulendo per la fine del pranzo. Alcune sedie di plastica sono state divelte con rabbia e si sentono di nuovo le grida provenienti dal braccio maschile che si fanno più vicine. Prima di visionare l’infermeria e la sala di ascolto psicologico facciamo una breve visita al campo di calcetto dove abbiamo uno scambio veloce di battute con i responsabili dell’Auxilium sull’uso da parte degli ospiti del campo. Sapevamo che per svantaggiare i detenuti nei tentativi di fuga venivano sottratti i lacci delle scarpe e chiediamo: “Ma come fanno a giocare con le scarpe senza lacci?” e la risposta pronta quanto inaspettata “Gli diamo le scarpe noi quando entrano e le ritiriamo quando finiscono”. A questo punto non rimane che dirigerci verso il braccio maschile. Il direttore di Auxilium ci consiglia di non farci vedere per non infiammare immediatamente gli animi, e così passiamo trafelati verso il cortile esterno della sezione maschile. Il direttore ci mostra dei pannelli montati sui tetti per impedire agli ospiti di sca-

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lare i muri e scappare dal Centro, poi ci porta nel cortile della sezione maschile e lÏ appena i reclusi vedono le nostre macchine fotografiche la rivolta tenuta a bada dai carabinieri del Centro si infiamma. Un Maghrebino inizia ad urlare, chiede di parlare con noi e ci invita ad entrare a vedere le condizioni in cui sono costretti a vivere, da poco il giudice di pace ha confermato la sua detenzione amministrativa per 60 giorni. Le sue urla richiamano molti altri trattenuti, tra cui un uomo senza maglietta sul cui torace imperversano una serie infinita di tagli e cicatrici. Spesso i detenuti si auto-lesionano in segno di protesta e per essere curati in infermeria. La situazione si scalda parecchio, il Maghrebino ci dice che è stato prelevato dal suo

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banco di frutta, e che per questo non potrà partecipare alla sanatoria che il governo ha predisposto per la fine del mese per la regolarizzazione degli immigrati senza permesso di soggiorno. Arrivano i carabinieri a cercare di sedare la situazione e noi ci allontaniamo prima che la protesta degeneri per colpa nostra. Usciamo, ed è come se si interrompesse un film prima di vederne la fine.

F. Gala, V. Bascherini, M. Marucci* Porco Rosso Avant-Garde. http://www.porcorosso.org/ *

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Hanno collaborato a questo numero Daniela Fantozzi Fabrizio Gala

Valentina Bascherini Marco Marucci

Matteo Domenico Recine Silvia Spatari Foto

Marco Biondi Redattore

Zaira Bassetti

Impaginazione Zaira Bassetti Redazione

Piazza del Ges첫, 47 - Roma Potete inviarci le vostre osservazioni,

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ai quali volete ricevere la nostra webzine alla nostra e-mail: info@nuovowelfare.it

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