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WOL
welfare on line Webzine dell’Associazione Nuovo Welfare Anno II, Numero 7, Luglio 2006
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Care lettrici e cari lettori,
l’Associazione Nuovo Welfare e la redazione di WOL sono liete di festeggiare insieme a tutti voi, nostri affezionati lettori, il primo anno di vita della webzine. Quando abbiamo dato inizio a questa nuova avventura speravamo di riuscire ad ottenere risultati m i portanti, ma eravamo anche consapevoli della difficoltà che ci sarebbero state lungo il nostro cammino. L’inesperienza nel campo editoriale, le esigue risorse umane ed economiche che potevamo investire su questo progetto non ci hanno però fatto desistere anzi sono state un motivo ulteriore di sfida per metterci alla prova e riuscire a raggiungere il nostro obiettivo, ossia fornire agli addetti ai lavori, a quanti interessati o coinvolti a vario titolo nella sfera delle politiche sociali e del welfare, uno strumento utile per essere aggiornati ma Realizzazione di Ivo Guderso soprattutto per tenere sempre viva l’attenzione e l’interesse verso queste tematiche, al fine di stimolare la discussione e le riflessioni intorno a questi temi. Numerosi sono stati nel corso Vignetta di Ivo Guderso di questi mesi i riscontri positivi che hanno accolto e supportato la nostra iniziativa ed il nostro lavoro, ragione che è stata anche lo sprone che ci ha permesso di continuare, con ancora più entusiasmo, anche nei momenti di maggiore difficoltà.
welfare on line Dopo un anno intero di fatiche è giunto anche per noi il momento di riposarci. Pertanto nel ringraziare tutti per i preziosi contributi offertici attraverso la redazione di articoli che sono comparsi sulle nostre pagine, le critiche e i suggerimenti che hanno permesso di migliorare e di crescere, approfittiamo anche per augurare a tutti voi BUONE VACANZE. Fiduciosi che il nostro ritorno dopo la pausa estiva sia anche l’inizio ed allo stesso tempo la prosecuzione di un continuativo scambio culturale, nella speranza che ciò rappresenti uno degli aspetti chiave per l’interpretazione di una nuova domanda di sociale, vi rimandiamo al nostro prossimo appuntamento che sarà a settembre.
Associazione Nuovo Welfare
Nulla su di noi, senza di noi Negli ultimi anni il quadro di riferimento teorico zioni e le Organizzazioni territoriali di persone internazionale, per la soluzione dei problemi di con disabilità, condividendo l’ impegno a cimendiscriminazione che vivono le persone con di- tarsi con il metodo elaborato in Svezia nel sabilità, si è profondamente modificato. 1999 e conosciuto come Agenda 22, abbiano Il cambiamento è conseguenza del riconosci- le carte in regola per lavorare insieme, al fine mento che la “Dichiarazione universale dei di- di implementare le Regole Standard delle Naritti dell’uomo” riguarda anche le persone con zioni Unite al momento di redigere i “Piani reladisabilità e che ogni violazione delle “Regole tivi alle politiche sulla disabilità”. Standard per l’Eguaglianza di opportunità per Nel mese di giugno di quest’anno a Terni è stale persone con disabilità”, approvate il 20 di- to organizzato il Seminario internazionale cembre 1993 dall’Assemblea generale dell'O- “Mainstreaming Disability in Local and Regional NU, è considerata una violazione dei diritti u- policies” nell’ambito di un’iniziativa promossa mani. dal Forum Europeo sulla Disabilità (European La tutela dei diritti umani rappresenta, per il Disability Forum - EDF). Il seminario ha segnamovimento delle persone con disabilità e delle to la conclusione della prima fase di un percorloro famiglie, una prospettiva di riflessione e di so progettuale avviato nei primi mesi del 2005, azione che sta radicalmente trasformando le in occasione della concertazione per il Piano di tradizionali forme e strumenti di denuncia e di Zona, con la formale proposta di sperimentare intervento politico. l’utilizzo di Agenda 22 presentata dalle AssoPer tale ragione, la Federazione Italiana per il ciazioni ternane aderenti alla FISH Umbria. A Superamento dell’Handicap (FISH ONLUS), ri- luglio 2005 Agenda 22 è stata inserita tiene fondamentale sviluppare all’interno della all’interno della piattaforma programmatica sua rete associativa una base teo rica forte e dell’Ambito territoriale n. 10 tra le azioni di consapevole imperniata sulla tutela dei diritti processo per realizzare un piano locale per la umani delle persone con disabilità, affinché le disabilità. stesse realtà territoriali abbiano capacità e A partire dalla fine dell’estate il Centro per competenze per partecipare attivamente alla l’Autonomia Umbro, scelto dalla FISH ONLUS costruzione degli scenari di Il Centro per l’Autonomia Umbro (CpA) nasce nel 2003 grazie sviluppo territoriale, adottando all’apporto delle realtà associative presenti sul territorio e delle iuna strategia di intervento stituzioni locali (Comune e Provincia di Terni, Regione Umbria, ASL basata sull’egualizzazione di 4, la rete di associazioni aderenti a FISH). opportunità e sulla non-discriL’obiettivo principale del CpA è offrire alle persone con disabilità minazione. tutte le informazioni necessarie per realizzare il proprio progetto di In tale prospettiva il Consiglio vita e per migliorarne la qualità. Tutte le prestazioni del CpA sono Nazionale sulla Disabilità (CND) caratterizzate dal coinvolgimento e dalla partecipazione attiva dele la FISH hanno individuato le persone con disabilità in veste di fruitori e gestori dei servizi ofnella realtà ternana le condiferti, al fine di garantire una consulenza alla pari, un lavoro di ézioni per sostenere l’avvio di un quipe, interventi interdiciplinari e l’integrazione nella rete locale vero e proprio laboratorio di dei servizi alla persona con disabilità. sperimentazione in cui le Istitu-
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welfare on line per far parte della costituenda Che cos’è Agenda 22 Rete Nazionale dei Centri Risorse Agenda 22 è un metodo, individuato dall’Ente cooperativo sveEmpowerNet, ha animato il dese delle organizzazioni di persone disabili, per la stesura dei confronto tra le Istituzioni e le Piani relativi alle politiche sulla disabilità (DPP). Esso si basa Associazioni impegnate a costruire sulle 22 Regole Standard, adottate dalle Nazioni Unite un’esperienza innovativa nell’amall’unanimità, per il raggiungimento delle pari opportunità per bito della progettazione partele persone con disabilità. Le Regole Standard (consultabili al sicipata delle politiche sulla disato http://www.dpitalia.org/pres_regstand.htm) rappresentano bilità. un impegno politico e morale, deciso di comune accordo dai Elemento essenziale della metomembri della comunità internazionale, affinché tutti i cittadini dologia che si sta affermando con disabili possano partecipare, in maniera egualitaria, alla vita della società. Affrontano, infatti, in modo analitico tutti gli amAgenda 22 è infatti quello di creare biti legati all’inclusione sociale delle persone con disabiliun tavolo di lavoro paritetico tra tà. gli Enti e le Organizzazioni delle Il metodo si basa sulla realizzazione di due inventari: persone con disabilità, con il Quali servizi l’Ente locale offre ai propri cittadini? compito di realizzare un monitoQuale sostegno necessitano da parte della comunità le perraggio e un’analisi delle politiche e sone con disabilità? delle azioni esistenti in conformità L’obiettivo del DPP è di colmare ogni possibile lacuna tra i due alle suddette Regole Standard, inventari. Il lavoro può essere organizzato da un Gruppo Acondizione necessaria per arrivare genda 22, a composizione mista: parte pubblica – associazioni a definire le priorità di un piano di persone con disabilità, con il compito di pianificare e dirigere le attività, realizzare le analisi e predisporre le proposte, per condiviso relativo alle politiche poi mettere a punto il DPP. Per la compilazione degli inventari sulla disabilità. è possibile individuare due sottogruppi di lavoro, uno per mapNel mese di ottobre si è costituito pare le attività e i servizi municipali, l’altro per identificare i il Gruppo Agenda 22, con il dati relativi al sostegno di cui le persone con disabilità necessicompito di pianificare e dirigere il tano da parte della comunità. lavoro, che è stato supportato Il Gruppo Agenda 22 analizza le relazioni, confronta la realtà dagli esperti del CND e da quelli rilevata con la descrizione dei bisogni e predispone il DPP, indidell’Associazione Nuovo Welfare, cando quali misure occorre prendere, quando occorre prenconsulenti della FISH. derle, quale agenzia è responsabile e come devono essere Visto il carattere sperimentale finanziate. delle attività e l’eccessiva complessità di un a l voro su tutte le 22 Regole è tri. In occasione dei quali, una volta condiviso stato deciso di individuare due aree ritenute di l’approccio culturale e operativo, i soggetti principale interesse per le politiche locali: coinvolti hanno contribuito alla predisposizione - da un lato, i “servizi alla persona” e e alla compilazione delle schede per il monitoquindi le regole 3,4,8 e 9, relative a: raggio. Riabilitazione, Servizi di sostegno, Assi- Il monitoraggio si è svolto attraverso la compistenza economica e previdenza sociale, lazione di tre differenti griglie di rilevazione Vita familiare e integrità della persona; servizi e di quella di valutazione della confor- dall’altro, il tema “accessibilità e mobili- mità degli stessi con le Regole Standard. Per la tà” affrontato con la regola numero 5. rilevazione dei bisogni di servizi pubblici delle È stato quindi condiviso un piano di lavoro che persone con disabilità si è ricorso all’organiz ha avuto come obiettivo la realizzazione dei zazione di due focus group che hanno visto la due monitoraggi previsti da Agenda 22: quello partecipazione di tutte le principali Associazioni relativo agli interventi e ai servizi pubblici e operanti sul territorio, chiamate anche nella quello relativo alle esigenze delle persone con valutazione della conformità dei servizi di cui disabilità. sono fruitori con le Regole Standard. Il gruppo Agenda 22, con il supporto degli e- Si sta ora procedendo a costruire una visione sperti dell’Associazione Nuovo Welfare, ha ela- condivisa attraverso questa doppia prospettiva borato gli strumenti del monitoraggio per la cui che consentirà di far emergere le attuali direalizzazione si è avvalso di 2 sottogruppi di screpanze tra tipo, qualità e quantità di dolavoro tematici che, a partire da un primo se- manda e offerta di servizi alle persone con diminario di studio e formazione a dicembre sabilità. 2005, sono stati coinvolti in una serie di incon-
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welfare on line Entro la fine di questo anno si dovrebbe delineare una prima bozza di piano sulla disabilità, che includa proposte di politiche e di interventi destinate a diventare lo strumento di azione del Comune e delle Istituzioni coinvolte. Il piano dovrà individuare, rispetto ad ogni azione programmata: l’oggetto, i tempi di realizzazione, i soggetti incaricati di assumersi la responsabilità dell’atto, il finanziamento, il monitoraggio, la valutazione e la revisione. Tutti noi che stiamo partecipando all’esperienza di Agenda 22 siamo consapevoli che, sebbene già impegnativo, il percorso è solo agli inizi e che portarlo a termine rispetto a tutte le 22 Regole richiederà anni, ma siamo anche convinti di avere una grande occasione per
portare con forza al centro dell’azione di governo la persona e il diritto di scelta del proprio percorso di vita. Se attraverso le nostre azioni di valorizzazione dei princìpi e dei valori universali dei diritti umani riusciremo a dar vita ad una esperienza da proporre come buona prassi, significherà che siamo riusciti a realizzare un Piano in grado di produrre risultati concreti non solo nel territorio locale, ma anche in quello regionale e nazionale. Andrea Tonucci∗ ∗
Ricopre ruoli di rilievo presso il CpA Umbro, Fish Umbria e il Centro Risorse Empowernet.
Agenda 22 nell’esperienza dell’Associazione Nuovo Welfare
Foto di Gianni Dominici
Con l’Associazione Nuovo Welfare ho avuto modo di seguire e accompagnare il percorso di sperimentazione del metodo Agenda 22 sul territorio ternano, nell’ambito di un progetto internazionale che ha riconosciuto alla città di Terni, prima in Italia, le condizioni per la pianificazione di politi-
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che e servizi in favore delle persone con disabilità basate sull’implementazione delle Regole Standard. Il percorso di sperimentazione è partito con la costituzione del Gruppo Agenda 22, che ha messo insieme la parte pubblica (il Comune di Terni, in collaborazione con l’Azienda
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USL n. 4) e il mondo dell’associazionismo locale, allo scopo di pervenire alla redazione di Piani mirati relativi alle politiche sulla disabilità. Il primo problema affrontato è stato quello di condividere un linguaggio comune, di individuare obiettivi generali e specifici e di costruire strumenti operativi concordati. Se infatti la ricchezza del Gruppo, e più in generale del cammino avviato, sta proprio nel dialogo, nel confronto tra persone diverse che sono portatrici di punti di vista, esperienze, pratiche e culture differenti, questo stesso punto di forza richiede, contemporaneamente, la definizione di un terreno comune, sulla cui base avviare il dialogo e il confronto. A tal fine sono state realizzate varie riunioni, alla presenza di un facilitatore, che hanno visto la messa a punto di defin izioni comuni, la determinazione di regole e strumenti, la precisazione dei ruoli, la creazione di sottogruppi di lavoro operativi.
welfare on line Il campo di sperimentazione è stato circoscritto all’applicazione di 5 Regole Standard e il bacino di utenza è stato indiv iduato nei disabili adulti, nella convinzione che delimitare l’ambito di intervento avrebbe permesso di strutturare con minore difficoltà processi virtuosi di defin izione di buone pratiche, da estendere successivamente ad ulteriori sfere di intervento. Gli obiettivi della sperimentazione sono stati definiti secondo un percorso che prende avvio dalla diagnosi della comunità locale, attraverso una fotografia del sistema di offerta e un’analisi dei bisogni delle persone con disabilità, per poi passare a valutare la corrispondenza tra domanda e offerta, e infine arrivare ad elaborare proposte di miglioramento. Gli strumenti di lavoro, costruiti in modo condiviso all’interno del Gruppo, si possono raggruppare in tre grandi famiglie. Le griglie di rilevazione: utilizzate da parte della pubblica amministrazione, e quindi delle istituzioni coinvolte nella sperimentazione, per ottenere un quadro completo del sistema di offerta del territorio, in primo luogo attraverso una mappatura dei servizi sociali e socio -sanitari erogati a livello locale, ma anche attraverso l’individuazione di qualsiasi piano, programma, regolamento, contributo o servizio esistente che possa incidere sulla qualità della vita delle persone disabili. Tali griglie risultano articolate secondo varie dimensioni, che mirano ad individuare le caratteristiche fondamentali dei vari provvedimenti considerati. Le tecniche utilizzare
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all’interno del mondo dell’associazionismo per analizzare le domande di servizio e i bisogni della popolazione disabile. In particolare, attraverso modalità partecipate di lavoro di gruppo sono stati raggiunti 2 obiettivi fondamentali: • individuare una scala condivisa di priorità dei bisogni; • elaborare proposte di servizio, in direzione sia di un miglioramento di quelli esistenti che dell’individ uazione di servizi innovativi. I risultati di questo primo lavoro di analisi sono stati riportati, dal gruppo di facilitatori che ha condotto il focus group, in un questionario strutturato che è stato diffuso tra le associazione del territorio, sia quelle già coinvolte (che hanno avuto modo di confermare o riconsiderare le proprie posizioni iniziali), sia quelle che avevano mancato l’appuntamento, proprio al fine di allargare il processo di inclusione nel percorso di sperimentazione di Agenda 22. L’analisi ha portato 3 risultati: • una scala di priorità dei bisogni avvertiti dalle persone disabili; • una scala di priorità dei servizi da attivare/potenziare per rispondere a quei bisogni; • un elenco di caratteristiche che i servizi devono possedere per definirsi di qualità. Infine il questionario di valutazione che è stato compilato, sia dalla parte pubblica che dal mondo dell’associazionismo, allo scopo di valutare lo stato di applicazione sul territorio delle Regole scelte per la sperimentazione. Il questionario di valutazione si compone di una serie di domande aperte, specifiche per ogni singola Regola scelta e
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condivise dal Gruppo di lavoro, dalla cui risposta discende la valutazione complessiva dello stato applicativo delle Regole stesse sul territorio. Così come i vari assessorati coinvolti si sono interpellati, integrati, hanno collaborato per esprimere il punto di vista delle istituzioni, così il mondo dell’associazionismo si è coordinato per pervenire ad una valutazione condivisa e, a questo scopo, ha scelto di nuovo lo strumento del focus group, del lavoro di gruppo accompagnato da un facilitatore. Un’aspetto importante, da mettere in risalto, è che l’utilizzo di queste tecniche all’interno del mondo dell’associazionismo, oltre a produrre risultati concreti, ha determinato anche degli effetti secondari, ma non per questo meno importanti: • gli incontri si sono rivelati significativi anche in termini di trasferimento delle competenze per la facilitazione dei focus group, individuati dai partecipanti come metodo adatto per la conduzione di un processo duraturo di confronto interno alle realtà dell’associazionismo locale; • gli incontri hanno stimolato la nascita di nuove relazioni tra i partecipanti e/o rafforzato quelle esistenti, determinando un aumento di quello che possiamo definire il capitale sociale all’interno della rete locale delle associazioni che si occupano di disabilità. Al di là dei primi risultati prodotti, ciò che vale la pena sottolineare è che l’esperienza avviata a Terni non può essere definita come un processo avente in sé una conclusione, ma piuttosto come un perco r-
welfare on line so, un cammino verso il miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità, che parte proprio dalla sperimentazione allo scopo di
avviare politiche mirate di inclusione, la cui implementazione porterà ad una nuova valutazione e ad una conseguente ri-progettazione, in un’
ottica circolare e incrementale di miglioramento continuo. Daniela Bucci∗ ∗
Direttore dell’Associazione Nuovo Welfare. Sociologa, si occupa da d iversi anni di politiche sociali. Ha realizzato indagini sul sistema dei servizi sociali, normativa regionale, sistema di governance. Svolge inoltre attività di formazione sui Piani di Zona.
LiBrInMenTe Trilogia della città di K. di Silvia Spatari Ancora oggi la seconda guerra mondiale infesta le nostre menti attraverso il racconto dei sopravvissuti. Come Agota Kristof, che in quell’epoca buia di orrore era appena una bambina, e solo crescendo ha trovato le parole per raccontare tutto il dolore e l’oppressione della guerra. La sua Trilogia è un’intima e affilata parabola sulle allucinazioni belliche, non quelle sanguinose del fronte, ma quelle psichiche di chi rimane a casa, e si scopre precip itato in una realtà di angoscia e negazione, e di continui strappi nel tessuto delle cose. Questo è il destino dei piccoli Claus e Lucas, gemelli simbiotici e dalla mente prodigiosa, costretti a vivere secondo il ritmo imposto dall’orrore, ad indurirsi e alienarsi per arginare la follia di un mondo alla deriva. Insieme a loro scopriremo che la guerra mostra gli uomini attraverso specchi deformanti che spezzano ogni logica e ripiegano i destini, avvitandoli su sé stessi, finché, esaurite le allucinazioni, nulla è più com’era sembrato prima. Per questo i personaggi del libro sembrano confo ndersi, si scindono e poi si fondono, e da questo triste intreccio di vite in frantumi emerge, in controluce, un unico profilo: quello di chi è sopravvissuto, in segreto, dolorosamente. La Trilogia rappresenta anche un’acuta riflessione sul potere taumaturgico della scrittura, che costituisce, per i protagonisti (e per l’autrice stessa), l’unica ancora cui appigliarsi per non smarrire il filo della propria umanità. Trilogia della città di K. Agota Kristof Einaudi, € 9,80
I percorsi delle professioni sociali La ricerca e la sperimentazione di iniziative a sostegno di figure di accompagnamento è una delle attività che l’Area Politiche sociali e pari opportunità dell’Isfol ha avviato in collaborazione con il Ministero della Solidarietà Sociale DG Volontariato, Associazionismo e Formazioni sociali. Nell’ambito del lavoro sociale una fun-
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zione trasversale all’esercizio di molte professionalità è quella che si riferisce all’accompagnamento di cittadini in condizione di svantaggio verso obiettivi di autonomia ed inclusione sociale. Il percorso è finalizzato ad analizzare le dimensioni operative ed organizzative delle funzioni
welfare on line di accompagnamento. In esito a tale percorso è prevista la realizzazione di interventi formativi finalizzati alla qualificazione delle funzioni di accompagnamento, sia sul piano della loro progettazione e valutazione che sulla loro effettiva attuazione nella relazione con le diverse tipologie di utenza. Attraverso tali attività si vuole pertanto procedere nella direzione di una qualificazione continua degli operatori sociali valorizzando la dimensione dell’accoglienza del bisogno sociale e dell’accompagnamento dei soggetti in condizioni di svantaggio. La prima fase del percorso di ricerca ha previsto un lavoro di approfondimento attraverso interviste a testimoni ed interlocutori privilegiati afferenti al mondo accademico, ai vertici degli ordini professionali, ai dirigenti dei servizi territoriali, a rappresentanti di istituzioni di ricerca. I risultati delle interviste hanno rimarcato che l’esclusione sociale di soggetti “a rischio” rappresenta una condizione legata ad una molteplicità di fattori, che limitano la presa di coscienza delle capacità residue di ciascun individuo mettendo a repentaglio la loro integrità e benessere globale. L’esclusione sociale è uno dei fenomeni più diffusi della nostra società che riguarda soprattutto i soggetti definiti “fragili” che rischiano, in talune circostanze, di cadere in una completa condizione di isolamento dal contesto sociale e lavorativo: si evidenzia il carattere complesso della condizione di esclusione quale risultante di biografie personali e rappresentazioni collettive nelle quali esiste una forte compenetrazione tra le dimensioni sociali, educative, economiche, culturali. Emerge una chiave interpretativa che parte dalla considerazione della corporeità del soggetto esposto al rischio di esclusione per arrivare al timore che l’escluso ingenera nelle realtà escludenti. Nel linguaggio che li descrive, incapacità, difficoltà, disorientamento, inadeguatezze, deprivazione, mancanze, povertà sembrano imperativi eziologici da superare rompendo la barriera dell'isolamento sociale. Molte (e molto differenti tra loro) sono le esperienze. Non mancano i tratti comuni: insistente il tema dell’identità e della partecipazione alla vita collettiva, degli spazi sociali, dell’appartenenza e della reciprocità. Il gradiente di esposizione ai fattori di rischio può forse considerarsi in relazione alle possibilità che i soggetti incontrano di comunicare, esprimersi; alle possib ilità di accedere alle risorse ed opportunità sociali. L'esser messo fuori rappresenta una perdita.
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Comunicare con le parti sane del soggetto, rileggere il linguaggio “dei sintomi” e nelle identità le relazioni, la rappresentazione del percorso di “ri/abilitazione” sociale come impegno condiviso. Lavoro sociale quindi come dispiegarsi di sinergie di partecipazione e volontà costruttive che accompagnano il cambiamento. Nelle funzioni di accompagnamento si manifestano delle componenti trasversali ai gruppitarget. Sia che tali componenti interessino i soggetti che gli interventi ad essi rivolti, la loro attribuzione alle funzioni di accompagnamento non può prescindere dalla consapevo lezza che l’esposizione al rischio di esclusione potrebbe evocare esigenze comuni e contigue necessità sociali. Come rappresentazione si potrebbe richiamare quella di un’indicazione d’intrapresa di un percorso collettivo. L’esercizio delle funzioni di accompagnamento rimanda evidentemente all’attuazione di più ampie politiche territoriali di inclusione sociale. Se l’organizzazione può intendersi espressione diretta di un processo di lavoro, allora ad essa è attribuita e compete la capacità di realizzare lavoro sociale inteso come organizzazione e mobilitazione di risorse e strategie consapevoli e condivise, rinnovabili, che non detengono autorità e potere risolutivo, ma producono capitale umano e capitale sociale, capace di configurare risposte che non si deteriorano di fronte al cambiamento. Appare ormai indifferibile l'avvio di un processo di confronto finalizzato alla definizione delle professioni sociali di rilievo nazionale - che deve necessariamente coinvolgere in prima istanza i livelli di governo centrale e territoriale ed estendersi alle comunità professionali ed alle parti sociali - sulla base dell'articolazione delle competenze tra Stato e Regioni stabilite dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Questa è la questione sulla quale si è maggiormente concentrata l’attenzione dei partecipanti al seminario di studi “L’accompagnamento nel lavoro sociale: funzioni, competenze, aspetti organizzativi”, promosso dall’Area Politiche Sociali e Pari Opportunità dell’Isfol. Dal confronto fra gli esperti del mondo accademico, dei servizi territoriali e delle professioni è emerso che il panorama del lavoro in ambito sociale appare fortemente contrassegnato da fattori di criticità che interessano, con modalità differenti, i vari livelli delle professioni sociali: quelle di base, intermedie ed apicali. Valorizzare il lavoro e le professionalità del sociale diviene quindi una condizione necessaria
welfare on line per consolidare sistemi di welfare locale maggiormente inclusivi. Alla complessificazione di ruoli e funzioni che gli operatori sociali sono chiamati a sostenere si è spesso risposto, nei territori, con la moltiplicazione di figure professionali deputate allo svolgimento di nuove funzioni (mediazione sociale, scolastico-territoriale, educativo-culturale, al lavoro solo per rimanere nell’ambito della funzione di mediazione così legata alla dimensione dell’accompagnamento). Dunque, la regolamentazione delle professioni sociali appare ancora più necessaria alla luce dei mutamenti nei sistemi di welfare locale innescati dall’attuazione nei territori della legge 328/00. La costruzione di sistemi di welfare locale, nei quali le politiche sociali classicamente
intese si integrano con le politiche sanitarie, educative e del lavoro, implica infatti un sostanziale mutamento nel sistema di ruoli e forse anche nell’identità di molti operatori del sociale, un allargamento della prospettiva professionale che si traduce in una maggiore onerosità dell’attività svolta cui tuttavia non corrisponde un adeguato riconoscimento. Cristiana Ranieri Simone Casadei∗ ∗
Ricercatori dell’Area Politiche sociali e pari opportunità dell'Isfol. Per chi volesse saperne di più: politiche.sociali@isfol.it.
Cineforum a cura di
Matteo Domenico Recine* Kamchatka Film argentino del 2003, diretto da Marcelo Pineyro e interpretato da Cecilia Roth e Ricardo Darin. Il titolo consente immediatamente di contestualizzare la dimensione del film. La Kamchatka, infatti, è uno dei territori utilizzati nel gioco del Risiko, ed è un territorio particolarmente strategico, perciò estremamente importante da conquistare e difendere. Da qui discende anche l’importanza che assume in modo astratto nel film. La vicenda narra dei dolorosi fatti accaduti in Argentina durante la dittatura dei colonnelli, e in particolare della fuga a cui è costretta una famiglia per scampare all’arresto da parte dei militari. I genitori (un avvocato e una professoressa univers itaria, ricercati perché hanno il torto di aver criticato apertamente il regime), per difendere i propri bambini da brutalità e orrori, li convincono di trovarsi nel mezzo di una simulazione di un gioco militare, alla stregua appunto di Risiko. Il padre, prima di andar via, insegna al figlio maggiore (dal cui punto di vista gli spettatori leggono la vicenda), l’importanza della Kamchatka, e quindi l’attenzione che dovrà prestare alla sua difesa e conservazione. Successivamente, constatando l’orrore assoluto e ineluttabile della situazione argentina, i due genitori decidono di lasciare i bambini dai nonni, per garantir loro almeno un po’ di stabilità, e rinunciano alla fuga. Scappare, infatti, non è continuamente possibile e quindi, rassegnati, attendono il proprio destino. Film doloroso e intenso, in cui la tragedia argentina, vista con gli occhi di un bambino, assume contorni ancora più potenti, evocativi, desolanti. I contenuti tecnici, in questi casi, passano in secondo piano rispetto al messaggio, ma il film, a prescindere da ciò, è ben diretto e recitato in modo impeccabile . * Laureato in Scienze della Comunicazione nel 2002, attualmente si occupa di qualità nell'ambito del Gruppo Autostrade ed è appassionato seppur in modo del tutto amatoriale - di cinema.
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Qual è lo stato di salute dell’Italia? Dal Rapporto annuale dell’Istat, anno 2005.
Dopo aver affrontato, nel numero 6 di WOL, il mercato del lavoro ci dedichiamo all’esposizione dei capitoli 5 e 6 del Rapporto Istat, incentrati sulle tematiche di carattere sociale: disuguaglianze, disagio e mobilità sociale; sanità, istruzione, assistenza e serviz i sul territorio. A tal proposito rimandiamo i nostri lettori al numero 0 di WOL, del luglio 2005, contenente un articolo sul Rapporto Istat 2004, che rappresenta un utile strumento per effettuare un confronto circa l’effettiva evoluzione o involuzione che ha interessato l’Italia nel corso dell’ultimo anno. I dati che risultano dal Rapporto Ista 2005 non sono proprio incoraggianti. Infatti emerge che la nostra penisola è caratterizzata da un grado di disuguaglianza dei redditi e delle situazioni economiche piuttosto elevato, soprattutto se confrontato con altri Paesi europei, e in misura maggiore se si prendono in considerazione i Paesi del Nord Europa. A livello di ripartizione geografica interna poi, il Mezzogiorno mostra la più alta sperequazione. Nel 2004, secondo lo studio Istat sui consumi delle famiglie, risultano relativamente povere circa 2,6 milioni di queste, pari all’11,7 per cento del totale e corrispondenti a 7,6 milioni di individui. L’indagine ha cercato di misurare la disuguaglianza sociale (calcolata a partire dal reddito e dall'incidenza delle spese importanti come affitto e mutuo per la casa), nonché altre spese per l’abitazione come condominio, riscaldamento, gas, acqua, elettricità, etc. Con riferimento alla prima dimensione emerge che una famiglia su due ha un reddito mensile netto inferiore a 1670 euro. Inoltre le spese relative all’alloggio costituiscono alcune delle voci principali dei bilanci familiari, poiché vengono percepite come tra le più onerose dai soggetti interessati. L’inc idenza delle spese per l’abitazione sul reddito è del 9,2% per le famiglie più ricche e del 30,7% per le più povere. Complessivamente il costo dell’abitazione, sia per quanto concerne gli affitti che per quanti pagano un mutuo, incide in misura maggiore per le famiglie dei giovani. Ne consegue che “in questo contesto appaiono evidenti le difficoltà dei giovani e la loro esitazione a formare nuove famiglie è ovvia”. Il reddito netto familiare cresce, anche se in misura meno che proporzionale, con l’aumen-
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tare sia del numero dei componenti sia di chi all’interno della famiglia percepisce un reddito. Tuttavia l’ammontare del reddito dipende anche da un’altra variabile non trascurabile: la tipologia della principale fonte di entrata nel bilancio familiare. Infatti le famiglie in cui i proventi del lavoro autonomo costituiscono il reddito principale possono contare, in genere, su un reddito maggiore rispetto alle altre. Al contrario se l’entrata prevalente è una pensione o un altro trasferimento di tipo pubblico il reddito netto è molto inferiore. Ne deriva che il reddito delle famiglie costituite da anziani soli è in assoluto il meno elevato. Anche in questo caso i risultati dell’indagine confermano l’esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito delle famiglie residenti nel Meridione è circa tre quarti del reddito di quelle che abitano al Nord. Nella distribuzione dei redditi poi, si evidenzia anche una forte caratterizzazione di genere: i redditi bassi da lavoro sono più frequenti tra le donne. Preoccupanti sono anche altri dati: almeno una volta negli ultimi 12 mesi una famiglia italiana su venti non ha avuto risorse economiche sufficienti per acquistare il cibo, quasi una famiglia su dieci ha incontrato difficoltà nell’affrontare le spese per cure mediche, mentre una percentuale simile si è trovata almeno una volta nell’anno in arretrato con il pagamento delle bollette. Pertanto risulta elevata la percezione da parte delle famiglie di non riuscire ad arrivare alla fine del mese e di non riuscire a risparmiare, oltre che ad adempiere a obblighi di spesa per la casa e di altra natura. Nel Rapporto si tende a sottolineare come nel corso degli ultimi otto anni il numero di famiglie e di persone relativamente povere, sulla base del livello della spesa per i consumi, si è modificato di poco . Ma il dato interessante è che spesso la vulnerabilità si trasforma in povertà relativa, ed è concentrata nel Mezzogio rno, nelle famiglie con un elevato numero di componenti, tra gli anziani soli, nelle famiglie con disoccupati. Basti pensare che le famiglie italiane reagiscono all’aumento di alcuni beni come i generi alimentari, l’abbigliamento e le calzature, diminuendone la quantità acquistata, mentre le famiglie povere “preferiscono” diminuirne la qualità.
welfare on line Dal Rapporto risulta poi che nel nostro Paese il sistema di mobilità sociale è caratterizzato da forti disuguaglianze nelle opportunità di movimento all’interno dello spazio sociale. Tale situazione in parte è un’eredità del passato, in parte è la diretta conseguenz a delle trasform azioni delle strutture familiari e del mercato del lavoro. In poche parole la classe di origine svolge ancora un ruolo di notevole influenza sulle opportunità di movimento, ed è maggiore per le donne rispetto alla popolazione maschile. Le evidenti trasformazioni demografiche comportano poi una differente domanda a livello di servizi sociali. Infatti continua ad allungarsi la vita media, in particolare per le donne, con la conseguente maggiore incidenza degli anziani sulla popolazione complessiva. Nonostante da questo punto di vista ci sia una sorta di riavvicinamento tra il Nord ed il Sud, rimane la differenza sostanziale con un Nord più anziano e con un numero maggiore di immigrati. Si affermano nuovi modelli di vita all’interno delle famiglie: si pensi che le nascite al di fuori del matrimonio di tipo tradizionale sono passate al 14%, quasi raddoppiando nel corso di un decennio. Anche i nati da genitori stranieri hanno subito un notevole incremento: dall’1,7% al 8,7% del totale delle nascite. La situazione italiana vede la spesa destinata agli interventi di carattere sociale in linea con l’Europa, ed ammonta al 30,2% del PIL. Quasi metà di tale spesa è stata destinata alla sanità, mentre il 17% circa è stata impiegata per l’assistenza sociale. Anche per quanto riguarda la spesa sociale si evidenziano forti divari a livello territoriale: i livelli di spesa sono maggiori nelle regioni dell’Italia settentrionale e minori in quelle meridionali. In pratica sono le regioni più ricche a spendere di più, evidentemente perchè sono maggiori le risorse a disposizione da poter investire. Tuttavia nel corso degli ultimi anni, si afferma nel Rapporto, si assiste ad un graduale avvicinamento nei livelli di spesa delle varie regioni, con quelle caratterizzate da una spesa minore che mostrano una capacità
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più elevata nella direzione di una maggiore propensione agli investimenti. Anche l’offerta a livello sanitario tende a differenziarsi sul territorio con una certa tendenza, seppur con molte difficoltà, alla deospedalizzazione: è aumentata l’offerta di ambulatori e laboratori, di posti letto residenziali, mentre si è ridotta l’offerta di posti letto ospedalieri. La situazione cambia leggermente per quanto riguarda le ASL, per le quali la differenziazione a livello territoriale risulta ancora più accentuata: al Centro-Nord permane la presenza degli ospedali pubblici medio -grandi; mentre al Sud predomina il modello basato sugli ospedali pubblici ma con una capacità di offerta inferiore; infine in altre regioni dell’ Italia meridionale è diffuso un modello basato su un mix tra pubblico e privato co nvenzionato. A livello di istruzione primaria e secondaria non si hanno grosse differenze nel territorio, perciò si può parlare di un’omogeneità complessiva. Tuttavia al Sud resta minore l’offerta di servizi extra-scolastici come le mense, o altri servizi per le famiglie. Da notare anche l’aumento notevole del numero di stranieri che frequentano le scuole italiane, con una presenza maggiore nel Nord del nostro Paese. Anche l’offerta di istruzione a livello universitario è aumentata del 55%, con una tendenza al decentramento di tale offerta nei Comuni più piccoli. In questo quadro generale è l’assistenza sociale erogata dai Comuni l’area dove si intravedono i maggiori divari a livello territoriale: decisamente inferiore alla media nelle regioni meridionali, dove la forma più diffusa di servizio sociale è l’erogazione economica per le famiglie, mentre è scarsa la presenza di strutture socio -assistenziali sia per disabili che per anziani. Al contrario al Centro-Nord la forma di assistenza più diffusa è quella dei servizi alla persona in strutture residenziali e semiresidenziali, con una capillarità maggiore sul territorio. Zaira Bassetti
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Hanno collaborato a questo numero Zaira Bassetti, Daniela Bucci, Simone Casadei, Ivo Guderzo, Cristiana Ranieri, Matteo Domenico Recine, Silvia Spatari, Andrea Tonucci Redattore Zaira Bassetti Impaginazione Zaira Bassetti, Marco Biondi Redazione Piazza di Pietra, 26 - Roma Potete inviarci le vostre osservazioni, le critiche e i suggerimenti, ma anche gli indirizzi e i recapiti ai quali volete ricevere la nostra webzine alla nostra e -mail: info@nuovowelfare.it
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