L'Ipnosi a distanza Scritto da Alex Torinesi Martedì 02 Febbraio 2010
Nella nostra attività di studio del fenomeno Abductions ci siamo spesso ritrovati a dover fronteggiare affermazioni pregiudiziali (quando non palesemente in malafede), in merito alle potenzialità e alla natura stessa delle tecniche regressive, ossia dell’insieme di quelle metodiche basate sull’induzione ipnotica, impiegate nelle procedure di recupero dei ricordi dei coloro che consciamente, o inconsciamente, ritengono di essere vittime del fenomeno delle interferenze aliene. Come già discusso in un precedente lavoro la prima asserzione falsa e superificiale finalizzata a ridimensionare o addirittura demolire l’uso dell’ipnosi, è quella secondo cui la stessa non sarebbe affidabile poichè, se lo fosse, verrebbe ampiamente applicata in ambito forense o giudiziario. Come abbiamo cercato di dimostrare, chi sostiene un tale principio manifesta una profonda mancanza di conoscenza dell’argomento che tratta. (ipnosi_forense.pdf). Oltre a ciò si è recentemente aperta una diatriba su Internet secondo cui l’ipnosi praticata a distanza”, ossia senza il contatto “de visu” tra l’ipnologo e l’addotto, sarebbe pratica da stregoni o da teleimbonitori quando non addirittura pericolosa. Proviamo anche in questo caso a fare un po’ di luce su alcuni particolari aspetti dell’ipnosi che non appaiono sufficientemente conosciuti e che, a nostro avviso, generano inutili polemiche e convinzioni del tutto errate.
Cos’è l’ipnosi? L’ipnosi è uno stato naturale che proviamo più volte nel corso della nostra quotidianità. Erickson, il padre della moderna ipnologia, sosteneva che l’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi. La definizione è suggestiva e sembra scontrarsi con un modello dell’ipnosi quasi sempre pregiudiziale e fuorviante, veicolato dal cinema, dalla TV, da un certo modo molto pressapochista di fare informazione. L’ipnosi, ad esempio, non c’entra nulla con il sonno a cui spesso è associata; tantomeno con l’immaginazione. Le tecniche di neuroimaging (fMRI) hanno dimostrato che l’immaginazione cosciente di una sensazione o di un’emozione, come ad esempio il dolore, non attiva le aree cerebrali del talamo e del cingolo corticale frontale che vengono invece attivate inducendo ipnoticamente la sensazione del dolore. L’ipnosi quindi è tutt’altra cosa. Sempre Erickson sosteneva che “l’ipnosi è quel livello che permette al soggetto di funzionare adeguatamente e direttamente a un livello di consapevolezza inconscio, senza che la mente cosciente vi interferisca” (1). Un’altra definizione altamente esplicativa è quella che fornisce il dott. Torelli (2) nel suo sito (3): ”L'ipnosi e' semplicemente un'esperienza personale molto comune (quasi sempre spontanea, oppure facilitata) basata sugli apprendimenti inconsci (corporei, emotivi, e psicosomatici, cioè individuali) invece che su quelli consci (razionali, culturali, cioè convenzionali). Quindi l'ipnosi è un funzionamento che dipende solo e soltanto da quel particolare soggetto ipnotico, e non certo dall'operatore (si pensi all'autoipnosi o alle frequenti ipnosi spontanee, dove non c'è' alcun ipnotista). L'esperienza ipnotica è un atto creativo e dato che si fa uso di quello che la situazione offre, l'ipnoterapia è necessariamente sperimentale, perchè ogni individuo è un caso unico. In ambito clinico l'ipnosi non è una cura effettuata