Magazine 2/2011

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N. 2

Giugno 2011

Magazine

PELLE: SUPERFICIE DAI MILLE VOLTI

Sostenibilità in ÖKK _ Genitori senior _ Tappeti pregiati dalla Svizzera

r C on il dosseiese per le impr 2 Pagine 19 – 2


Le frequenze alte sono ancora pi첫 sgradite quando non si sentono. Testi ora il suo udito: www.hear-the-world.com


Indice

Editoriale

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Pelle e invecchiamento

06 06 PRIMO PIANO

Pelle: superficie dai mille volti

30 38

23 SALUTE

Utile e pratico: consulto medico telefonico 26 ÖKK

Stefan Schena sulla sostenibilità _ Lacuna assicurativa 30 REPORTAGE

Genitori «senior» 38 RITRATTO CLIENTE

La magia dei tappeti da Langenthal, la «capitale» delle PMI

Come avrà modo di leggere in tutta questa edizione della rivista, la pelle è uno dei nostri organi più importanti. È però anche molto altro ancora. È, per esempio, il nostro segno di riconoscimento più appariscente. Oltre ai capelli e agli abiti che portiamo, la cute è il nostro elemento più caratterizzante, perlomeno esteriormente. Pertanto, la nostra pelle non solo testimonia la nostra provenienza, ma è anche un parametro per stimare in modo più o meno preciso la nostra età. Invecchiare col passare degli anni è un fatto, la nostra età biologica un altro. In media – e questo dato è il risultato di vari sondaggi – ci sentiamo circa cinque anni più giovani di quanto effettivamente siamo. Se poi viviamo una vita sana, la nostra età biologica è realmente inferiore alla nostra età effettiva. Spesso sembriamo anche più giovani. Ed è proprio la nostra pelle a contribuire a levarci qualche anno. Il tema della pelle si presta decisamente per aiutarci a riflettere sulla nostra età. Ed è proprio ciò che ho fatto, decidendo poi di pubblicare su questa pagina una nuova fotografia formato passaporto. Non solo ho qualche anno in più sul groppone, anche il mio aspetto testimonia l’avanzata del tempo: la mia pelle ha subito dei cambiamenti e ho qualche capello grigio in più. Sono molto curioso di sapere che aspetto avrò sulla fotografia che sarà pubblicata tra otto anni. PS: Sulla copertina di questo numero può ammirare

l'affascinante struttura della pelle di un serpente. A tal riguardo, può leggersi il racconto che ha vinto il nostro concorso di scrittura pubblicato a pagina 14. Peter Werder

IMPRESSUM ÖKK Magazin / ÖKK Magazine _ rivista trimestrale per gli assicurati ÖKK _ Anno 23 _ 2 / 2011 TIRATURA 84’000 EDITORE ÖKK _ Bahnhofstrasse 9 _ 7302 Landquart _ Tel. 058 456 10 10 _ magazin@oekk.ch CAPOREDATTORE Peter Werder RESPONSABILE COORDINAMENTO Manja Liesch REDAZIONE Brand Affairs AG _ Christoph Kohler _ Bernhard Widmer COLLABORAZIONE REDAZIONALE Fadrina Arpagaus _ Michael Krobath _ Marietta Widmer FOTO Gian Marco Castelberg DIREZIONE ARTISTICA Advico Young & Rubicam _ Sandra Hofacker TRADU ZIONE E REVISIONE Luisiana Luzii _ Philip Stalder STAMPA gdz AG


Appena sfornate

ÖKK Magazine

APPENA ESPLORATO: PRETTIGOVIA _ _ Lo sapeva che il nome

Prettigovia (Prättigau in tedesco) viene da «prättig», ovvero dal tedesco «prächtig», che significa magnifico? No? Beh, in realtà non è vero, anche se questa etimologia calzerebbe a pennello. Chi desidera convincersi della bellezza di questa regione può ora approfittare di una delle insolite proposte escursionistiche del Kulturbüro Prättigau. Ad esempio camminare come facevano un tempo i contadini: da Pany a «Bodä» – un borgo abitato solo parte dell’anno – passando per prati fioriti e rustici mucchi di fieno. Chi alle gambe preferisce le ruote, può attraversare la selvaggia Landquart a bordo di una e-bike e raggiungere Vorderprättigau, facendo qualche sosta per gustare le prelibate specialità culinarie locali. I tour sono guidati da abitanti della Prettigovia. > Tour di una giornata sempre l’ultimo sabato del mese o su prenotazione a partire da 2 persone, 64 franchi a persona inclusa guida e vitto. Noleggio e-bike 46 franchi. Prenotazioni presso il Kulturbüro, kultur@praettigau.info, T 081 330 58 36. Per informazioni: www.praettigau.info

APPENA SFOGATI: BAMBINI _ _ Certo, quando tornano a casa dopo una giornata di gioco sporchi dalla testa ai piedi i genitori si mettono le mani nei capelli. Ma accade sempre più di rado. Evidentemente oggi i bambini si feriscono più spesso cadendo dal letto che da un albero. Per questo il filosofo e biologo Andreas Weber chiede «Mehr Matsch!», ovvero «più fango», nel suo libro omonimo. Weber esorta i genitori a portare di nuovo i bambini nella natura, allestire biotopi, creare dighe nei ruscelli e ascoltare il cinguettio degli uccelli, affinché i piccoli possano dar spazio alla fantasia e sviluppare una certa sensibilità verso la natura. Tra l’altro, con questo tipo di attività qualche volta anche i genitori stessi tornano a essere bambini. > Nel nostro concorso di scrittura (pagina 14) mettiamo in palio tre copie del libro di Andreas Weber «Mehr Matsch! Kinder brauchen Natur» (Edizioni Ullstein 2011, 29.90 franchi).


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APPENA ASCOLTATO: AURICOLARI IN-EAR _ _ Secondo uno studio della Suva, i ragazzi in Svizzera ascoltano circa 100 minuti di musica al giorno. Molti di loro lo fanno a un volume che prima o poi li esporrà al rischio di danni all’udito. Per godersi la musica senza doversene pentire in un secondo tempo, il produttore svizzero di apparecchi audio Phonak ha sviluppato auricolari in-ear di alta qualità, gli «Audéo Perfect Fit Earphones». L’alta precisione del suono e la possibilità di regolare individualmente gli alti e i bassi, grazie a filtri sostituibili, permettono di godersi appieno il piacere della musica senza il rischio di danneggiare l’udito a causa di volumi troppo elevati. E affinché si adattino perfettamente a ogni orecchio, gli auricolari sono corredati da diversi apparecchi che ne migliorano il comfort. > Nel nostro cruciverba di pagina 18 mettiamo in palio tre auricolari in-ear Audéo PFE 01x di Phonak. In bocca al lupo!

APPENA SCOPERTO: SOVRAPPESO _ _ Ci sono persone, si sa, che possono mangiare tutto quello che vogliono e non ingrassano, e sono oggetto di invidia per coloro a cui invece basta mangiare un pezzettino di cioccolato per vederselo depositare sui fianchi. Scienziati americani hanno di recente scoperto in che modo il sovrappeso, oltre a essere il risultato di un’alimentazione scorretta e di scarso movimento, dipende anche dalla predisposizione genetica. Il responsabile è il gene Crtc3, che ha la funzione di rallentare la combustione dei grassi. Gli individui con una versione particolarmente attiva di questo gene tendono quindi al sovrappeso. Nell’antichità, quando la morte per fame era una minaccia costante, tale predisposizione si rivelava di grande vantaggio: chi bruciava meno grasso poteva disporre di maggiori riserve corporee in periodi di carestia.



Primo piano

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Superficie dai mille volti La pelle è un «organo di confine». È un intermediario tra noi e il mondo. Funge da «custodia» e da protezione, ma anche da specchio di bellezza e malattia. Una superficie tutt’altro che superficiale.

TESTO: Fadrina Arpagaus _ _ FOTO: Banca dati immagini Veer

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Primo piano

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La pelle è il nostro organo più grande, e al contempo quello più poliedrico. Se per esempio dovessimo distenderla, riusciremmo a coprire una superficie da 1,5 a 2 m2, con un peso da 3,5 a 10 kg. Un centimetro quadrato di pelle raggruppa 6 milioni di cellule, 5’000 terminazioni nervose, 400 cm di fibre nervose, 200 recettori del dolore, 100 cm di vasi sanguigni, 100 ghiandole sudoripare, 15 ghiandole sebacee, 12 recettori del freddo, 5 peli e 2 recettori del calore. La pelle è il nostro riscaldamento e il nostro impianto di climatizzazione poiché regola la temperatura del corpo: è un mantello organico che ci protegge contro l’irradiazione degli ultravioletti (UV ) e le sostanze irritanti nonché batteri, virus e funghi. La pelle è anche un organo di transito: rilascia acqua, sali, CO2 e urea e assume vice-

versa vitamine e farmaci. E, non da ultimo, è fonte di sensazioni. È una vera e propria memoria tattile, il nostro collegamento più sensoriale verso il mondo esterno. Infatti, non esiste via di collegamento più vicina verso gli altri esseri umani o il mondo esterno all’infuori della cute.

LA PELLE: SPECCHIO DELL’ANIMA?

La pelle ci rende camaleontici poiché rispecchia le nostre emozioni quando ad esempio diventiamo rossi per la vergogna o pallidi per la paura. Allo stesso modo funge da schermo sul quale il nostro corpo proietta il proprio stato di salute, la malattia di un organo o del sistema im-

Vanità eterna Oggi in cui gli uomini non rubano più di nascosto le creme delle proprie mogli o fidanzate, ma dispongono di proprie linee di prodotti appositamente sviluppate dall’industria cosmetica (prodotti che fra l’altro solo in Europa generano una cifra d’affari pari a 70 miliardi di franchi), si potrebbe pensare di trovarsi all’apice del culto della bellezza. Tuttavia, in tutti i periodi della sua storia, l’essere umano ha sempre avuto un debole per la cosmesi. Già gli antichi egizi avevano sviluppato per la loro regina Nefertiti ombretto brillante, kajal nero e smalto per unghie di color rosso. Nell’antica Roma le donne avevano l’abitudine di cospargersi volto e petto con grasso di lana di pecora e fare il

bagno nel latte di asina, gli uomini invece si radevano le ascelle e si truccavano le gote. Il tanto apprezzato peeling odierno dalle proprietà ringiovanenti agli acidi di frutta ha le sue origini nelle «cure desquamanti» del secolo XVI. Altre tradizioni, per fortuna, si sono invece perse: in età barocca si credeva che acqua e sapone fossero dannosi per la salute. Pertanto ci si strofinava con vino e aceto e si utilizzavano dosi industriali di talco per dei «lavaggi a secco» in modo da ostruire i pori verso l’esterno e tenere lontani gli agenti patogeni (peste, colera e tifo). Sarebbe interessante sapere quanti dei prodotti utilizzati oggi saranno ancora presenti tra cent’anni negli scaffali dei negozi.


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munitario. Nonostante geni favorevoli, svariate patologie della pelle hanno un effetto diretto con fattori ambientali e stile di vita: allergie, tumore della pelle, neurodermatite e acne, tanto per citare alcuni esempi. «L’acne tardiva dipende in larga misura dal nostro stile di vita», afferma il dott. Severin Läuchli, dermatologo presso la clinica dermatologica dell’Ospedale universitario di Zurigo. «Si manifesta solo a partire dal 25° anno, spesso nelle donne che smettono di assumere la pillola anticoncezionale o nei fumatori.» Diversi studi hanno dimostrato che anche l’alimentazione ha un influsso diretto sull’acne, tuttavia diverso rispetto a quanto generalmente si creda: «L’acne non è favorita dall’assunzione di cioccolato o arachidi, bensì da un’alimentazione con alto indice glicemico (p. es. alimenti che aumentano notevolmente il livello di glicemia come il pane bianco) e povera in acidi grassi Omega 3». Un’alimentazione errata, il fumo e i preparati a base di ormoni hanno un impatto sulla pelle, e favoriscono persino lo stress continuo. Solo nell’ultimo decennio la ricerca ha cominciato a studiare il nesso tra stato della pelle e psiche e, fino ad oggi, la materia non è ancora stata completamente chiarita. Un fattore è però insindacabile: un precario stato di salute della pelle si riflette negativamente sulla psiche umana. «La depressione è infatti molto più comune tra i giovani con problemi di acne», sostiene Läuchli. Viceversa, pressioni di carattere psichico o esperienze traumatiche sembrano favorire le patologie della pelle.

ESSERI UMANI PEZZATI

Come è il caso magari per Ruth Aebi*. Da lontano sembra che la 66enne sia appena tornata dalle vacanze. Tut-

tavia, la presunta abbronzatura e le lentiggini sono pigmenti dispersi, i quali nascondono solo in parte le grandi macchie bianche disseminate su tutto il suo corpo. Ruth

Fattori ambientali e stile di vita hanno un effetto diretto sulla salute della nostra pelle. Aebi soffre di vitiligine o «malattia delle macchie bianche». Aveva 30 anni quando la sua cute ha cominciato gradualmente a perdere colore. Ancora oggi le macchie si fanno strada sulla sua pelle. Non è ancora chiaro il motivo dell’inibizione e della distruzione delle cellule pigmentarie del suo corpo. La malattia può essere dovuta a una predisposizione genetica, anche se spesso i fattori scatenanti sono traumi psichici, stress o gli effetti di lunghe esposizioni ai raggi del sole. «Anche mia madre soffriva di vitiligine. Quando sul mio corpo comparvero le prime macchie, avevo già due gravidanze alle spalle e la rimozione chirurgica di un teratoma, un tumore benigno alle ovaie», racconta Aebi di quest’esperienza tutt’altro che piacevole. Nel corso di quell’anno Ruth Aebi ha provato diversi trattamenti. Soggiorni di tre o quattro settimane al Mar Morto davano effetti immediati ma provvisori, erano però troppo cari e richiedevano parecchio tempo per delle ripetizioni su base regolare. Ha dovuto invece >



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interrompere la terapia della luce con i raggi UV prima di giungere «alla soglia della scottatura», si stavano manifestando infatti i primi segni di tumore della pelle. Oggi è costretta a rinunciare a spessi make-up o ad autoabbronzanti, va però a nuotare e a fare sauna. «Un bambino mi ha detto una volta: non devi essere triste, ci sono anche le mucche con le macchie. Un commento del genere è comunque sempre meglio che essere semplicemente fissata.» Il più famoso ammalato di vitiligine è deceduto ormai: Michael Jackson ha sofferto di questa patologia praticamente per tutta la vita. Ciononostante, invece di puntare sull’attivazione dei pigmenti, ha continuato con la rimozione dei pigmenti nelle parti di epidermide non interessate dalla patologia. La sua anamnesi, ampiamente commentata e spunto di varie polemiche, è un vero e proprio equivoco: sempre più spesso ha sentito ripetersi che il suo struggente desiderio di diventare bianco lo ha portato all’autodistruzione. Invece era solo malato. In ogni caso, la storia della pelle di Michael Jackson ci ricorda che la nostra pelle non solo ci rende belli o brutti, ma funge altresì da parametro di classificazione e determina il nostro posto nel mondo. Oltre al sesso, il colore della pelle è la caratteristica meno neutrale dell’essere umano, responsabile di discredito, emarginazione e genocidio.

COS’È IN EFFETTI IL COLORE DELLA PELLE?

Oggi, i biologi dell’evoluzione partono dal presupposto che la pigmentazione della pelle sia il risultato dell’adattamento all’irradiazione ultravioletta di uno spazio vitale. Se, grazie al loro fitto pelo, i primati erano protetti

dal sole e sotto alla peluria avevano una pelle bianca, nel continente africano i primi esseri umani senza peli svilupparono una pigmentazione scura come schermo solare. Il corpo umano necessita di una certa dose di raggi UV, ad esempio per assimilare la vitamina D, ma l’intensità dell’irraggiamento non deve essere eccessiva. Pertanto, l’epidermide umana reagisce all’intenso irraggiamento degli UV accumulando pigmenti. In tal modo equilibra vantaggi e svantaggi dell’irraggiamennto. Anche in tempi di globalizzazione, la «ripartizione mondiale dei pigmenti» testimonia ancora oggi le migrazioni dei popoli. La pelle degli Inuit del Canada e della Groenlandia è in realtà troppo scura: la loro migrazione ha avuto luogo poco meno di 5’000 anni fa dall’Asia, e non si sono ancora adattati perfettamente al «nuovo» ambiente. Questo processo di «ambientazione» è però favorito dalla loro alimentazione ricchissima di vitamina D. La loro pelle non deve quindi per forza diventare più chiara.

QUANDO LA PELLE PRENDE FUOCO

Alex Gasser sa cosa significhi letteralmente lasciarci (quasi) la pelle e mettere a repentaglio la propria vita. Circa 15 anni fa, un sabato sera, si trovava in giro con degli amici: giovani con la voglia di fare festa. Senza pensarci troppo, Alex decise di arrampicarsi su una carrozza di un treno, proprio nelle vicinanze di una linea dell’alta tensione. Per il gran botto non è nemmeno stato necessario un contatto diretto: Alex Gasser aveva preso fuoco. Nella traettoria tracciata fino al suo corpo, la corrente lasciò solo macerie: penetranti bruciature e strappi >


Primo piano

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tendinei fino a livello dei muscoli. La maglietta in poliestere che portava quella sera si è sciolta assieme alla pelle. Pelle che può sopportare temperature fino a 52 gradi, dopodiché riporta dei danni. Il 65 percento della pelle di Alex aveva riportato ustioni di secondo e terzo grado. Gli restava solo un 35 percento della propria pelle per il trapianto: punti del corpo rimasti intatti sul sedere, al braccio destro e alla gamba sinistra. Tramite le cosiddette «mesh», la cute viene perforata in modo sottile e allungata in un rapporto di 1:3 o 1:6 prima di essere trapiantata e riprendere il processo di ricrescita dopo circa 5 giorni. Alex Gasser ha subito 24 interventi chirurgici e, dopo la prima fase di guarigione di nove mesi, per il successivo anno e mezzo è stato costretto a vestire appositi indumenti di compressione elastica.

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mi capitano tra le mani le foto di prima dell’incidente…» Poi però guarda quasi stupefatto al suo braccio sinistro, lo accarezza dolcemente e afferma: «A volte penso che farei bene a mostrare la mia pelle e farne un’opera d’arte. In estate mi era venuta l’idea di farmi dipingere la cute da un artista.» La pelle di Alex Gasser non è liscia, e nemmeno armonica, ma ne racconta la storia. Il suo corpo è un paesaggio selvaggio, non sempre idilliaco, ma comunque affascinante perché mai uguale. Lo stesso vale anche per tutti gli esseri umani, anche se in misura meno appariscente rispetto ad Alex Gasser: la nostra pelle racconta la storia della nostra vita, con piccole cicatrici e rughe come testimoni del passare del tempo. Ci ricorda contatti, dolori e tenerezze. Parla per noi e di noi, fino alla fine dei nostri giorni. * Nome modificato dalla redazione.

La nostra pelle racconta la storia della nostra vita. All’interminabile processo di riabilitazione della pelle ha fatto seguito un altro processo – ancor più lungo – di accettazione personale e il tentativo di convivere con se stesso in quanto persona dall’aspetto modificato. Oggi Alex Gasser lavora come giardiniere-paesaggista per la città di Zurigo. Può muoversi liberamente quasi senza limiti e può praticare attività sportive. «Non sono però più in grado di sudare davvero, e in alcuni punti del corpo mi mancano muscoli e peli.» Più profonde sono le ferite psicologiche, difficili da rimarginare anche con la psicoterapia. «Ogni tanto sono sopraffatto dall’odio verso me stesso. Non riesco a guardarmi sulle foto. Se poi

> Ulteriori informazioni: Società svizzera della psoriasi e della vitiligine (SSPV) Scheibenstrasse 20, 3000 Berna 22 Tel. 031 359 90 99 www.spvg.ch



Clienti

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Concorso di scrittura ÖKK – il testo vincintore

Sono un serpente! 1° giorno: cosa mi sta succedendo? Da un paio di giorni mi sento incredibilmente stanco e spossato, addirittura aggressivo e nervoso. D’accordo, sono nel pieno della pubertà, ciononostante così strano non mi ci sono mai sentito. Se guardo la mia immagine rif lessa, i miei occhi sembrano coperti da una patina lattiginosa e la mia pelle è tesa dappertutto. A proposito di pelle: a volte ho l’impressione che debba esplodere da un momento all’altro! Sinceramente, non sono grasso, ma me la sento prudere, tirare e pizzicare ovunque! 2° giorno: da stamattina la mia pelle è così secca che sembra un papiro egiziano ed è tutta grinzosa, come un collant di una taglia troppo grande. Ho zero appetito e vorrei semmai vomitare quello che ho mangiato a colazione. E in più ho una sete tremenda e implacabile! I miei ormoni sembrano totalmente impazziti! Mi verrebbe da piangere. 3° giorno: l’orrore allo stato puro! Ogni istante minaccio di sgusciare dalla mia pelle! Questa sensazione di pizzicore, prurito e solletico continuo sta diventando insopportabile; mi devo grattare o sfregare continuamente. Oh no, e adesso cosa succede? Sono rimasto impigliato in un ramo e sto iniziando a spellarmi! Aiutoooo! Mica sono una banana! 4° giorno: beh? E questo cosa sarebbe? È apparsa una seconda pelle! Il mio vecchio involucro giace qui accanto a me, raggrinzito, essiccato e rovesciato. Mi sento sfinito, ma in un certo senso anche liberato. Da questo momento la mia sofferenza si ripeterà ogni mese: sono un serpente! Stefanie Martinelli (16), Kaltbrunn SG

Ci congratuliamo con Stefanie, che si aggiudica un iPad. Questa volta la scelta del vincitore è stata particolarmente difficile. In particolare ci hanno fatto molto piacere le storie inviateci da una classe di alunni della Prettigovia! Come ringraziamento vi manderemo a divertirvi sulla slitta a Churwalden. Buon divertimento! Su www.oekk.ch/magazine una selezione di testi.

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In palio un pranzo gourmet con pernotta-mento per due persone del valore di 310 franchi!

Nuovo concorso di scrittura: «Ormoni» «Ormoni» è il tema del prossimo concorso di scrittura. E dal momento che qualche volta gli ormoni sembrano impazziti, ci aspettiamo storie divertenti ed eccitanti. Al lavoro! Ci spedisca la sua storia (al max. 1’500 caratteri) indicando come oggetto «Concorso di scrittura», nonché età e indirizzo a manja.liesch@oekk.ch entro il 15 luglio 2011. Il testo vincitore sarà pubblicato sul prossimo numero di ÖKK Magazine. Pubblicheremo anche una selezione dei testi inviati, con relativo nome, su www.oekk.ch/magazine Primo premio: Un pernottamento per due persone al Landgasthof Sommerfeld di Pragg-Jenaz (Prettigovia, Grigioni) con mezza pensione gourmet del valore di 310 franchi. La cucina dell’albergo è stata premiata nel 2011 con 14 punti GaultMillau. Tra tutti gli altri partecipanti, ÖKK estrae a sorte: tre libri «Mehr Matsch! Kinder brauchen Natur» di Andreas Weber del valore di 29.90 franchi (vedi pag. 4).


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Un’estate avventurosa: con ÖKK Club Speriamo che non abbia già programmato tutto per quest’estate. Le offerte di ÖKK Club sono infatti da non perdere. Si rilassi percorrendo a piedi i bei paesaggi del Toggenburg o dell’Appenzello, si lanci insieme ai suoi bambini nei variopinti mondi avventura, faccia il pieno di energie nelle oasi di benessere o si lasci entusiasmare dalla musica all’Open Air Lumnezia. Che giochi a golf, faccia arrampicate, vada in slittino o in bicicletta, sarebbe un peccato passare l’estate a casa. Il carnet con le riduzioni per i clienti ÖKK lo trova a pagina 15. Buon divertimento!

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Il cruciverba della salute

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VERTICALE 1 Le ossa che compongono le dita 3 Controverso metodo terapeutico alternativo 4 Collega feto e placenta (due parole) 5 Sono crociati quelli del ginocchio 6 La loro funzione primaria è quella della masticazione del cibo 7 Perdita della memoria 8 Periodo dell’anno in cui il sole raggiunge il suo punto più alto sull’orizzonte 9 Equilibrato 10 Quelli di Roma sono sette 12 Arte del dire 16 Reazione dermica infiammatoria pruriginosa e non contagiosa

ORIZZONTALE 2 Scaglie bianche e secche alla base del capello 6 Patologia che riguarda la pelle 11 Assiste le gestanti 13 Malattia della pelle caratteristica della pubertà 14 Alleviare il dolore 15 Una comune malattia dell’apparato respiratorio 17 Tradizionalmente il primo giorno di questo mese si fanno scherzi 18 Acido desossiribonucleico 19 Stato di paura o terrore per lo più collettivo e improvviso 20 Voluminosa ghiandola annessa all’apparato digerente

Congratulazioni ai vincitori dello scorso cruciverba della salute.

Invii la soluzione per posta elettronica all’indirizzo magazine@oekk.ch o per posta a ÖKK Magazine, Bahnhofstrasse 9, 7302 Landquart, parola chiave «Cruciverba». Tra coloro che invieranno la soluzione esatta saranno estratti a sorte tre auricolari in-ear di Phonak, ciascuno del valore di 89 franchi, e ingressi per famiglie per il Parco faunistico di Goldau. Termine ultimo per l’invio: 15 giugno 2011.


DOSSIER P E R

A Z I E N D E

Editoriale

Per la bacheca:

L’estate si è ormai manifestata e con essa anche il tempo libero. I suoi collaboratori hanno certamente già programmato nei minimi dettagli le loro vacanze. La loro copertura assicurativa è valida anche all’estero? In caso d’infortunio all’estero, i dipendenti sono assicurati tramite l’assicurazione infortuni obbligatoria (ai sensi della Legge sull’assicurazione contro gli infortuni LAINF) del loro datore di lavoro. L’unica condizione è che il loro grado di occupazione raggiunga almeno le 8 ore di lavoro alla settimana. In tal modo sono assicurati anche per gli infortuni non professionali, ovvero gli infortuni che si verificano nel tempo libero. Tuttavia, in caso d’infortunio all’estero, l’assunzione dei costi è limitata. L’assicurazione infortuni si fa carico soltanto delle prestazioni garantite dalla legge per il reparto comune, fino a un importo massimo doppio rispetto al costo delle medesime cure in Svizzera. In alcuni paesi, però, determinati trattamenti medici costano più del doppio rispetto alla Svizzera. Questa lacuna può essere colmata stipulando un’assicurazione da viaggio, ad esempio ÖKK TOURIST. Questa assicurazione da viaggio può essere stipulata già a partire da 1 franco al mese in modo molto semplice e rapido tramite Internet. > Informa zioni su ÖKK TOURIST su www.o ekk.ch/tourist

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Case management: un lavoro di squadra La reintegrazione rapida e durevole nella vita lavorativa di un collaboratore malato o che ha subito un infortunio giova a tutte le parti in causa: in primo luogo, al collaboratore stesso, e poi al suo datore di lavoro. Senza dimenticare le assicurazioni d’indennità giornaliera e invalidità, come pure la cassa pensioni, le quali risparmiano considerevolmente sui costi. Pertanto, ÖKK offre gratuitamente ai suoi clienti il servizio di Case management. Grazie ad esso viene promosso attivamente il reinserimento di persone inabili al lavoro nella vista professionale quotidiana, offrendo la propria preziosa consulenza e coordinando la complessa interazione tra tutte le parti coinvolte: il collaboratore, il suo ambiente personale, il datore di lavoro, il medico curante e le assicurazioni interessate. Se dopo un infortunio l’incapacità lavorativa subentra praticamente dall’oggi al domani, nei casi di malattia è il risultato di un processo che si trascina per parecchio tempo. Importante in questi casi è il riconoscimento precoce. Infatti, alcuni studi dimostrano che il rischio d’inabilità al lavoro aumenta considerevolmente in proporzione alla durata della malattia. In questo caso è il datore di lavoro a doversi attivare. Un utile sostegno in questo senso è la gestione delle assenze di ÖKK. Fornisce infatti gli strumenti adeguati per reagire tempestivamente in caso di prestazioni altalenanti, tipici segni di crisi o assenze frequenti di un collaboratore e consente di intraprendere le misure del caso per contrastare la sua incombente inabilità al lavoro. In ogni caso, anche se un collaboratore fosse effettivamente inabile al lavoro, il datore di lavoro gioca comunque un ruolo fondamentale. Infatti, spesso i reinserimenti hanno successo soltanto se il datore di lavoro è in grado di reagire dando prova di flessibilità. Gli esempi nelle pagine a seguire presi dalla vita professionale reale, ma resi anonimi per motivi di protezione dei dati, aiutano a capire meglio i vantaggi. Reto Giovanoli Responsabile Clienti aziendali


Il caso

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Il successo del reinserimento non è una questione di fortuna I vantaggi del Case management per tutte le parti in causa sono evidenti: mantenimento dei posti di lavoro e del know-how e risparmio sui costi. La condizione irrinunciabile è però che tutte le parti coinvolte siano disposte a collaborare a stretto contatto. I tre casi a seguire sono estremamente esemplificativi. TESTO: Bernhard Widmer

CASO 1: UNO SCRIVIRITTO PER LA REINTEGRAZIONE

Un impiegato d’ufficio (36) soffre da anni di disturbi alla schiena. I dolori diventano sempre più insopportabili e pertanto decide, su consiglio del proprio medico, di farsi operare alla schiena. Nonostante l’operazione sia riuscita, in seguito all’intervento e fino a nuovo avviso il collaboratore è inabile al lavoro al 100 %. Previo accordo con il datore di lavoro, il Case manager di ÖKK si mette in contatto con il collaboratore e si rende conto, in un colloquio personale, che egli intende riprendere la propria occupazione il più presto possibile. Si tratta di un passo più che significativo nei confronti del datore di lavoro. Infatti, in caso di assenza prolungata del collaboratore, il datore di lavoro sarebbe costretto a rioccupare il posto rapidamente. Tuttavia, una ripresa immediata dell’attività professionale al 100 % non è consentita per ragioni mediche. Pertanto, il Case manager sostiene il collaboratore al momento del suo annuncio all’AI e si adopera al contempo per continuare la terapia. Inoltre, il Case manager si mette in contatto con l’assicurazione invalidità per definire e mettere in atto di comune accordo le cosiddette misure d’intervento precoce. Lo scopo di queste misure è consentire un reinserimento rapido del collaboratore ed evitare così un’invalidità duratura.


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Il medico curante informa il Case Manager del fatto che, in un primo momento, il collaboratore non può più svolgere mansioni in posizione seduta. Da un punto di vista medico, il collaboratore dovrebbe poter variare spesso la posizione corporea durante l’attività lavorativa, ad esempio avvalendosi di uno scriviritto. Un chiarimento sul posto di lavoro assieme al collaboratore consente di stabilire che l’infrastruttura è disponibile. Contemporaneamente, il Case manager discute con il datore di lavoro delle possibili mansioni che consentirebbero al collaboratore di muoversi di tanto in tanto e sgravare così la schiena di carichi eccessivi. Lo svolgimento regolare di tali attività nonché l’allestimento di uno scriviritto (finanziato dall’AI) consentono al collaboratore di riprendere da subito a lavorare al 50 %. Nei mesi a seguire il suo grado di occupazione potrà poi essere man mano incrementato fino al 100 %.

CASO 2: ABILE AL LAVORO AL 100 % GRAZIE A UN TRASFERIMENTO INTERNO

Un 49enne lavoratore edile soffre di disturbi all’apparato locomotore. In seguito a un’analisi medica è dichiarato inabile al lavoro al 100 % e a livello permanente. Viene richiesto l’intervento della Case manager di ÖKK . Il suo primo compito è avviare e coordinare i primi trattamenti e le terapie necessarie. Dopo due mesi il miglioramento è considerevole. Nel frattempo, la Case manager e il datore di lavoro hanno chiarito nei dettagli la situazione al posto di lavoro. A tale scopo sono state scattate alcune foto da inviare a mo’ di documentazione al medico di famiglia. Medico di famiglia che acconsente a fare un tentativo di reinserimento professionale. Tuttavia, le mansioni vengono adeguate alle possibilità del collaboratore e alle condizioni del posto di lavoro. Segnatamente, il dipendente viene in un primo momento esentato da lavori molto gravosi per il fisico. Inoltre, è tenuto a fare molte pause. Il tentativo procede bene. Già dopo due settimane il collaboratore può riprendere la propria attività al 50 %. Nel frattempo, il datore di lavoro ha informato la Case manager di aver bisogno di una persona in grado di occuparsi della gestione del magazzino. Alla luce dell’ancora limitata resistenza allo sforzo del collaboratore >


Il caso

ÖKK Dossier

edile, viene presa in considerazione l’ipotesi di un trasferimento interno proprio alla gestione del magazzino. Il collaboratore acconsente al trasferimento e, trascorsi altri due mesi, inizia la propria attività di gestione del magazzino a tempo pieno. Il datore di lavoro è ben felice di non aver perso un buon collaboratore e il suo knowhow.

CASO 3: IL SOSTEGNO DA PARTE DEL DATORE DI LAVORO: UN FATTORE DI SUCCESSO

Un’impiegata d’ufficio 38enne si procura dei dolori al capo a causa di un incidente di motocicletta causato da terzi. Durante il processo di guarigione le capita sempre più spesso di riscontrare problemi con la propria memoria breve e di far fatica a concentrarsi. Ciononostante, col supporto del Case manager, viene fatto un tentativo di reinserimento professionale. In modo da facilitare la reintegrazione, ÖKK ha tempestivamente chiamato in causa l’assicurazione invalidità, la quale ha già stabilito una serie di misure di adeguamento del posto di lavoro dell’impiegata d’ufficio. Il tentativo va a buon fine e viene gradualmente esteso. In contemporanea, il Case manager coordina gli ulteriori provvedimenti terapeutici. Il sostegno del datore di lavoro si rivela un fattore fondamentale per il successo del reinserimento professionale della dipendente. Infatti, si adopera affinché alla collaboratrice siano affidati incarichi il più possibile adeguati al suo stato di salute. Inoltre, concorda assieme alla dipendente e al suo medico curante di analizzare l’evolversi della situazione durante degli incontri mensili e di discutere le ulteriori procedure, sempre tenendo bene davanti agli occhi l’obiettivo del completo reinserimento professionale. Trascorso un anno, la dipendente può riprendere a lavorare al 50 % con mansioni che non le provochino disturbi. Il Case manager di ÖKK continua a collaborare a stretto contatto con il datore di lavoro, la collaboratrice e il medico curante. Attualmente

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non è ancora dato sapere se il grado d’occupazione della dipendente sia destinato a crescere. Il Case Manager ha comunque garantito il coordinamento tra tutti i partner delle assicurazioni sociali coinvolti, preparando così tutti a qualsiasi tipo di scenario futuro.


Salute

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Consulto medico a tutte le ore Chi ha stipulato un’assicurazione ÖKK CASAMED 24 approfittando dei premi inferiori, per questioni o problemi di salute chiama sempre innanzitutto il team di medici di MEDGATE. Ciò che di primo acchito può sembrare una limitazione si rivela, a un esame più attento, un’offerta estremamente pratica e vantaggiosa. Per questo motivo anche tutti gli altri assicurati ÖKK possono usufruire gratuitamente del servizio di MEDGATE. TESTO: Marietta Widmer

Andreas P. (30) si sta gustando con i suoi amici un chili con carne fatto in casa decisamente piccante. La birra con cui lo accompagna aiuta a lenire un po’ il bruciore sulla lingua, ma d’un tratto Andreas avverte anche un prurito alle braccia e alle gambe. Poco dopo ad Andreas compaiono vistose pustole rosse su tutto il corpo, che lo mettono alquanto in agitazione. Avendo stipulato la polizza ÖKK CLASSIC FLEX , Andreas avrebbe potuto rivolgersi direttamente a un medico, ma dove andare a trovarlo verso mezzanotte se non in ospedale? Con un po’ di scetticismo Andreas decide di telefonare a MEDGATE , comunica il proprio nome e la data di nascita ed espone brevemente la sua sintomatologia acuta. Poco più tardi viene messo in contatto con un medico, che gli pone domande mirate facendosi descrivere con precisione le sue condizioni. Grazie all’invio di una fotografia per e-mail, Andreas riesce perfino a mostrare al medico l’aspetto della sua eruzione cutanea. La diagnosi è immediata: reazione allergica acuta, probabilmente dovuta

al chili. Per alleviare rapidamente i sintomi Medgate invia una ricetta via fax per compresse di cortisone alla farmacia di turno più vicina, dove Andreas può reperire immediatamente il farmaco.

CONSIGLIO RAPIDO

Anche Patricia W. (35) è assicurata da ÖKK , ma diversamente da Andreas ha scelto per la sua famiglia la soluzione assicurativa più economica ÖKK CASAMED 24, per cui deve telefonare a MEDGATE prima di un’eventuale visita medica. Questa procedura potrebbe sembrare un po’ tortuosa, ma all’atto pratico si rivela estremamente utile. Patricia è preoccupata per le condizioni di sua figlia Gloria (4): già dalla mattina la piccola aveva gli occhi lucidi ed era stata particolarmente tranquilla tutto il tempo. Il leggero rialzo della temperatura è poi di>


Salute

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ventato una febbre alta, associata a una fastidiosa tosse secca. La mamma è in pensiero e si chiede se sia necessario farla visitare dal medico di famiglia. La telefonata a MEDGATE fa chiarezza e rassicura Patricia: il medico di Medgate risponde in modo esauriente e comprensibile a tutte le sue domande, le dà consigli efficaci spiegandole come far abbassare rapidamente la febbre a sua figlia e calmare la tosse. La visita dal medico è superf lua.

SEMPLICE, PRATICO E GRATUITO: PER TUTTI

Entrambi hanno a disposizione medici con differenti specializzazioni e assistenti di telemedicina che danno informazioni qualificate circa i disturbi e l’opportunità di una visita medica, spiegano i trattamenti da attuare o rispondono a questioni generali di salute. Per un supporto medico basta una telefonata.

> I medici di Medgate sono a sua disposizione 24 al giorno al numero 0844 655 655 e potranno aiutarla rispondendo anche a domande generali su malattie o a questioni relative a problemi acuti di salute.

Sebbene Andreas e Patricia abbiano stipulato diverse soluzioni assicurative con ÖKK e abbiano avuto problemi di salute di diversa natura, entrambi hanno potuto usufruire dei servizi di MEDGATE . Con un’unica differenza: Patricia risparmia con la sua soluzione e la relativa limitazione circa il 10 % dei premi dell’assicurazione di base.

Errori della medicina popolare

Il metodo migliore per far guarire le ferite è farle asciugare all’aria L’estate si associa inevitabilmente anche ai bambini con pantaloncini o gonne che giocano e schiamazzano all’aperto, il più delle volte sbucciandosi le ginocchia. Non si ha sempre a portata di mano un bel cerotto e, comunque, le ferite non guariscono meglio se lasciate semplicemente asciugare all’aria? No. La cosiddetta «guarigione in ambiente umido» procede in modo ottimale se il cerotto mantiene la ferita umida più a lungo: in questo modo l’essudato giallastro, che contiene enzimi, anticorpi e ormoni deputati alla

guarigione, penetra nella ferita in maggiore quantità, favorendo la ricostruzione del tessuto. Pertanto è corretto affermare che quanto più si evita di asciugare o asportare l’essudato, tanto più rapidamente guarisce la ferita. Il cerotto ha anche un altro vantaggio: protegge meglio da urti e germi la crosta che si forma sulla parte lesa. Quindi il cerotto è senz’altro utile, ma prima di metterlo è opportuno pulire delicatamente la ferita e disinfettarla.


Sotto la lente

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Polline – 5000 volte più grande L’ambrosia è il dolce nettare fonte d’immortalità per gli dei greci dell’Olimpo, ma è anche il nome scientifico di un genere di piante. Già da cinque anni ormai le autorità svizzere tentano di eliminare questa erbaccia, tuttavia, la pianta di origine nordamericana continua a diffondersi in modo inarrestabile con rammarico degli allergici, che durante la fioritura, tra luglio e ottobre, soffrono di raffreddore da fieno e attacchi d’asma. A scatenare tutto ciò sono i granuli pollinici dell’ambrosia, che misurano un quinto del diametro di un capello e penetrano pertanto in profondità nei nostri polmoni. Il sistema più efficace contro quest’infestante che può arrivare a misurare anche 180 cm? Estirparlo con tutte le radici!

FOTO:

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ZMB / UNI Basilea


ÖKK

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La sostenibilità

« non è solo un concetto legato all’ambiente e all’economia dell’energia» Il rapporto d’esercizio 2010 di ÖKK è ora disponibile. Questa volta il tema centrale è la «sostenibilità». Stefan Schena, Presidente della Direzione di ÖKK, spiega nell’intervista il rapporto tra società d’assicurazione e sostenibilità. FOTO: Hugo Raeber

Stefan Schena, la sostenibilità non è soltanto un termine attualmente di moda che riguarda esclusivamente l’ambiente?

Assolutamente no! Il concetto di sostenibilità non è proprio soltanto di settori quali la protezione dell’ambiente o l’economia dell’energia, ma è di fondamentale importanza anche per il settore assicurativo privato. La crisi finanziaria del 2008 ha mostrato in maniera lampante quanto sia importante, proprio per gli investimenti e le finanze in generale, pianificare le proprie mosse in modo previdente e sostenibile. Ma non solo: da ÖKK la sostenibilità è considerata seriamente in tutti i settori commerciali. Può citare degli esempi concreti a questo proposito?

La sostenibilità è uno dei nostri valori fondamentali e la mettiamo in atto concretamente nella vita lavorativa quotidiana, e soprattutto nel contatto con il cliente. Teniamo molto al fatto che i nostri clienti si sentano sempre sicuri e in buone mani non solo oggi, ma anche domani e in futuro in generale. Investiamo nella fidelizzazione e non solo nell’acquisizione della clientela. Noi ci battiamo assiduamente contro la «distanzite dei consulenti» prendendo sul serio le domande e considerando le necessità individuali dei nostri interlocutori. Inoltre, pianifichiamo i nostri premi a lungo termine: non siamo una cassa malati a buon mercato in un primo momento, per poi in seguito procedere ad aumenti al di sopra della media. Non è il nostro principio e non lo sarà nemmeno in futuro. La casse malati a buon mercato non sono sostenibili! ÖKK ha chiuso lo scorso esercizio con un risultato molto positivo. La vostra strategia aziendale sembra dare i suoi frutti.

Certamente. La nostra strategia di crescita è orientata a obiettivi a lungo termine. Un passo importante è stata ad esempio l’acquisizione del settore dell’assicurazione di base di HOTELA, che ci ha garantito circa 4’500 nuo-


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vi assicurati. Nel 2011 annoveriamo tra i nostri clienti 13’600 aziende e istituzioni pubbliche. ÖKK è una società finanziariamente sana e adempie a tutte le disposizioni in materia di vigilanza. Persino la costruzione della nostra nuova sede centrale qui a Landquart – necessaria vista la soddisfacente crescita del nostro portafoglio clienti – procede secondo i tempi previsti. Quali sfide vi apprestate ad affrontare quindi?

Innanzitutto sono i costi della salute, in costante crescita, a preoccuparci particolarmente. I premi riflettono i costi: quando lievitano i costi, crescono anche i premi. Tuttavia, l’entità di questi aumenti non è più sostenibile. L’anno venturo, con l’introduzione degli importi forfetari per singoli casi (SwissDRG) e il nuovo finanziamento degli ospedali c’è da attendersi un ulteriore aumento dei premi in tutto il settore. È giunto il momento di un intervento efficace e deciso a livello politico, non basta più la politica del rattoppo.

Una cassa malati unica non potrebbe essere la soluzione giusta per porre un freno a questo fenomeno?

Assolutamente no. Al contrario: l’incremento dei costi in un cassa malati unica è molto più rapido. Infatti, una cassa malati unica non ha concorrenza. Pertanto, non è stimolata a distinguersi rispetto ai concorrenti grazie a prestazioni migliori, maggiore qualità o premi più bassi. Persino lo studio dei Cantoni della Svizzera orientale ha stabilito che le casse malati uniche a livello cantonale non portano alcun beneficio, senza peraltro considerare i costi che implicherebbe il passaggio al nuovo sistema. Tutto sommato sarebbe quindi una soluzione ancora più costosa.

Forum CEO Ha delle domande da porre a Stefan Schena? Le risponderà volentieri al sito www.oekk.ch/forum. Infatti, la nostra attività quotidiana è incentrata sul dialogo.

ÖKK – ora anche ad Aarau ÖKK continua a crescere: il 1° luglio 2011 inaugureremo una nuova agenzia in quel di Aarau. In questo modo, la rete di agenzie ÖKK sul

territorio svizzero coprirà complessivamente 41 località. L’agenzia di Aarau sarà gestita da un team di tre collaboratori, che forniranno una consulenza altamente competente a clienti privati e aziendali. L’agenzia si trova nel centro di Aarau, alla Kasinostrasse 32, e sarà aperta al pubblico da lunedì a venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17.00. I clienti in futuro assistiti dall’agenzia di Aarau saranno informati personalmente per iscritto.


ÖKK

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Lacuna assicurativa:

Infortuni per casalinghe e bambini Gli infortuni gravi possono portare all’invalidità permanente e, nei casi più gravi, persino al decesso. Le persone non assicurate contro gli infortuni dal datore di lavoro sono spesso tenute ad assumersi personalmente una parte degli elevati costi derivanti da un infortunio. Un’assicurazione complementare consente di evitare di trovarsi in difficoltà finanziarie. TESTO: Manja Liesch, ÖKK

Non bisogna certo fasciarsi la testa prima di essersela rotta, tuttavia un infortunio grave con conseguenze d’invalidità può capitare a chiunque. Una simile sventura non comporta soltanto un notevole fardello a livello fisico, ma è spesso anche accompagnata da elevati costi. Per esempio, una persona costretta alla sedia a rotelle a causa della propria invalidità è tenuta ad adeguare tutto il proprio ambiente di vita al suo nuovo stato di salute: lavori di ristrutturazione a casa, terapie speciali, assistenza per i figli e aiuto domestico. Non tutte le famiglie hanno denaro a sufficienza per una simile evenienza. Infatti, l’AI copre questi costi solo in forma semplice e appropriata. Il sistema previdenziale svizzero si basa sul principio dei 3 pilastri: ovvero sulla previdenza statale obbligatoria, su quella professionale e sulla previdenza su base volontaria privata. Questa tripla rete sociale consente di compensare anche le conseguenze finanziarie in caso d’invalidità, vecchiaia e decesso. In caso d’invalidità, le persone assicurate contro gli infortuni tramite il proprio datore di lavoro hanno diritto a una rendita d’invalidità

dall’assicurazione invalidità e infortuni, nonché – eventualmente – a una rendita della previdenza professionale. In presenza di un’invalidità totale, sommate garantiscono al massimo il 90 % del reddito assicurato. Le persone non assicurate tramite un datore di lavoro, bensì esclusivamente con l’assicurazione malattie obbligatoria contro gli infortuni, in caso d’invalidità ha diritto soltanto a una rendita dell’assicurazione invalidità (AI), versata al più presto decorso il periodo di un anno. A ciò si aggiunge il fatto che, di regola, l’AI si assume esclusivamente i costi di trattamento assolutamente indispensabili. ÖKK offre a questo proposito il prodotto ÖKK CAPITALE RISCHIO INFORTUNI proprio per le persone non assicurate contro gli infortuni dal datore di lavoro: casalinghe o casalinghi, bambini e giovani, studenti e lavoratori indipendenti. Qualora sopraggiungesse un’invalidità dovuta a infortunio non otterrebbero alcuna rendita, ma avrebbero diritto a un versamento di capi-

Alcuni vantaggi di ÖKK CAPITALE RISCHIO INFORTUNI – Sicurezza per tutta la famiglia in caso di decesso o invalidità dovuti a infortunio – Finanziamento di trattamenti e strumenti necessari, lavori di ristrutturazione e così via. non coperti dall’assicurazione malattie o dall’assicurazione invalidità – Importo doppio in caso di decesso di entrambi i genitori – Stipula durante i primi 90 giorni di vita senza domande inerenti la salute – Gratuita durante il primo anno di vita


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tale sufficiente per assicurare il proprio sostentamento, a seconda del grado d’invalidità. In caso di morte dovuta a infortunio, i superstiti beneficerebbero del versamento di un capitale di decesso. Per evitare che, oltre al lutto, sopraggiungano anche difficoltà di carattere finanziario. La somma del capitale può essere definita al momento della stipula del contratto d’assicurazione e adeguata alle necessità personali.

A chi si raccomanda ÖKK CAPITALE RISCHIO INFORTUNI? – – – – –

Casalinghe e casalinghi Bambini e scolari Studenti Esercitanti attività indipendente Dipendenti (come copertura integrativa)

> I nostri consulenti clienti le offrono volentieri una consulenza personale presso la sua agenzia ÖKK o al numero di telefono 0800 838 000.

Consulto telefonico gratuito con il pediatra: sotto la lente «i disturbi del sonno» Il sonno è un argomento vastissimo al quale abbiamo addirittura già dedicato un intero numero di ÖKK Magazine (edizione 4 / 2008). I genitori non si occupano solamente del loro sonno, ma anche di quello dei propri figli. Cosa fare, però, quando il bambino non riesce ad addormentarsi? Oppure – nel caso opposto – quando il bambino ha un eccessivo bisogno di sonno e soffre della cosiddetta ipersonnia? Per i genitori è difficile stimare la qualità del sonno e le esigenze di riposo del bambino, e di conseguenza anche la gravità dei disturbi del suo sonno. In casi del genere può contare sull’aiuto degli specialisti di Medgate, al suo fianco dal 1° giugno al 1° settembre 2011. Medgate dedicherà l’ora di consulto straordinaria con il pediatra proprio al tema dei «disturbi del sonno». Allo 0844 655 655 può fissare un appuntamento per un consulto telefonico durante il quale riceverà pratici consigli su come reagire qualora suo figlio dovesse soffrire di nottambulismo o avere incubi notturni. > Raggiungibile 24 ore su 24 allo 0844 655 655, lo staff medico di Medgate l’aiuta anche in caso di domande generali su una malattia o di problemi acuti di salute. Maggiori informazioni a pagina 23.


«Genitori più anziani sono più credibili» ritiene David C.


Reportage

ÖKK Magazine

Genitori «senior» Mentre gli uomini che diventano padri in età avanzata ricevono congratulazioni, di fronte alle donne che partoriscono tardivamente spesso si scrolla la testa. La ragione risiede nella natura delle cose. TESTO: Christoph Kohler _ _ FOTO: Gian Marco Castelberg

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Reportage

ÖKK Magazine

Gianna Nannini ama la provocazione. 30 anni fa la rockstar italiana posava sulla copertina di un disco con un vibratore in mano; la primavera scorsa si è mostrata sulla cover del suo nuovo album con il pancione della gravidanza nudo. Il fatto che questo gesto abbia destato maggior clamore mediatico di quello del 1981 sta nell’età della cantante: 54 anni, e incinta! Da allora anche in Svizzera, dove poco tempo fa una donna di 64 anni ha dato alla luce un bambino, si sono accesi gli animi. Alle «mamme geriatriche» si rinfaccia di essere egoiste e di voler andare contro natura. I bambini, si dice, hanno diritto a mamme, non a nonne.

GRAVIDANZA IN VITRO

Ma chi è una madre anziana? È vero che in linea generale anche in Svizzera l’età delle donne che mettono al mondo il loro primo figlio si sposta sempre più in avanti. Oggi l’età media è di 30,5 anni, 4 in più rispetto a trent’anni fa. Sono sempre più numerose le coppie svizzere che rimandano a più tardi la questione figli, ed è proprio questa tendenza generale che fa il gioco della medicina riproduttiva. Perché non è un segreto che la fertilità naturale della donna diminuisce lentamente a partire dai 30 anni e drasticamente dai 38. Se per un momento il desiderio rimandato di avere un figlio resta irrealizzato, l’incedere dell’orologio biologico fa crescere il nervosismo e la donna, prima di quanto si pensi, cerca aiuto nella stimolazione ormonale dell’ovulazione o nella fecondazione in vitro. Se si dovesse scoprire che la donna non ha più molti ovociti, l’ultima possibilità è il viaggio all’estero. Ad esempio in Danimarca, dove a differenza di quanto accade in Svizzera è permesso farsi impiantare gli ovociti. Grazie a tutte queste possibilità, in Svizzera il numero delle partorienti tardive è triplicato negli ultimi 15 anni: nel 2009, su 78’286 neonati appena messi al mondo 4’500 avevano madri di più di 40 anni.

LA VIA NATURALE

Non si è mai sentita una «mamma vecchia» Margret C.

Tuttavia non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, trattando tutte le partorienti tardive allo stesso modo. Proprio in età matura c’è una gran differenza se una donna diventa madre a 44, a 54 o a 64 anni. Margret C.* ad esempio, da un punto di vista puramente matematico, potrebbe essere la nonna di suo figlio. Quando David è venuto alla luce, lei aveva 45 e alla sua festa della maturità ne aveva 64 – una bella differenza rispetto a una madre di 74 o 84 anni. La critica che viene spesso mossa alle


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donne che decidono di avere figli in tarda età è di agire in modo irresponsabile, dal momento che espongono i loro figli al rischio di rimanere prematuramente orfani. Una critica che, con le attuali aspettative di vita, almeno in Svizzera e nel caso di Margret C., è priva di fondamento: poiché ha sempre vissuto in modo sano, non è mai stata gravemente ammalata e non è affetta da tare ereditarie, continuerà ad essere la madre di David – secondo le statistiche, per quanto macabre – per altri 28 anni. Oltre all’età, anche la via per ottenere una gravidanza è oggetto di accese discussioni. Nella consapevolezza dei progressi fatti dalla medicina riproduttiva, le donne che partoriscono in età avanzata sono sospettate di aver fatto ricorso alla fecondazione artificiale. Una soluzione che invece a suo tempo non è stata d’aiuto a Margret C. «Mio marito ed io avevamo già alle spalle un matrimonio con tre figli ciascuno», racconta. «Avevamo voglia di avere ancora figli, ma non volevamo stress». Essendo lei stessa un medico, Margret C. è al corrente degli studi che dimostrano quanto lo stress inf luisca negativamente sulla gravidanza. Le statistiche parlano chiaro: le chance di avere una gravidanza naturale sono molto più alte nelle donne che sono già madri.

FORTUNA E SFORTUNA DEI FIGLI PARTORITI IN ETÀ AVANZATA

Nelle coppie non più giovani senza figli, però, la disperazione cresce velocemente e nella donna spesso allo stress psichico si aggiunge quello fisico, se ad esempio assume ormoni. Si comprende allora perché alcune donne reagiscono talvolta in modo permaloso alle critiche esterne. «Nessuno può dirmi cosa devo fare!», è stata la reazione di Gianna Nannini. E la femminista americana Shere Hite si adira per il fatto che le mamme tardive vengano tacciate di egoismo mentre ai papà di una certa età si offre il sigaro alla nascita dei loro rampolli. In effetti la stampa ha dato molto meno spazio alla paternità di Rod Stewart a 66 anni rispetto alla maternità di Gianna Nannini, e quando lo ha fatto erano comunque solo commenti positivi. Ma alla femminista è sfuggita la differenza fondamentale: un uomo può essere fertile fino in tarda età, benché la qualità degli spermatozoi diminuisca, mentre la fertilità naturale della donna si esaurisce più velocemente e contemporaneamente aumenta il rischio di aborti o di anomalie cromosomiche.

È la natura che ha deciso così e questo è un dato di fatto che viene sempre fatto valere come argomento contro la medicina riproduttiva. I maggiori rischi che una gravidanza tardiva porta con sé possono essere almeno in parte ridotti con un’attenta prevenzione: la diagnostica prenatale. E una volta che il bambino è venuto alla luce sano, il suo futuro stato di salute è indipendente dall’età della madre. David C. è in ogni caso sano come un pesce, ha successo nella vita ed è felice che, nonostante l’età, i suoi genitori non abbiano escluso categoricamente l’idea di una gravidanza. Certo, anche lui qualche volta avrebbe voluto un papà che nelle vacanze estive andasse a fare surf con lui in calzoncini corti… Ammette anche di pensare alla salute dei suoi genitori più di quanto lo facciano i suoi coetanei. Ma per lui prevalgono comunque i vantaggi: «Ho sempre percepito i miei genitori come persone assolutamente affidabili», ci spiega. «Quando vedevo l’incostanza e l’andirivieni di altri genitori pensavo spesso che i miei genitori fossero i soli veri adulti tra i genitori». Alcuni studi dimostrano che i genitori più anziani sono più sciolti e – se hanno già avuto figli – più esperti nell’educazione, oltre al fatto che se la passano meglio economicamente rispetto a genitori più giovani.

UN AMPIO VENTAGLIO DI POSSIBILITÀ

Grazie alla medicina riproduttiva, oggi possiamo permetterci di pensare a lungo solo a noi stessi, rimandando a «più tardi» il pensiero di avere figli. Con le copertine dei suoi due dischi del 1981 e del 2011 Gianna Nannini ci ha fornito due pose emblematiche di questa tendenza: il vibratore in mano simboleggiava una società che impara a scindere il desiderio e l’amore dalla biologia e dalla procreazione. Trent’anni dopo, la foto del pancione vuole essere la prova che la vita, che per 54 anni non ha lasciato spazio alla famiglia, anche in età avanzata può essere coronata da un figlio. * Cognome noto alla redazione.


In casa Bernasconi

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I genitori hanno diritto a una sfera privata?

Bambini nel letto dei genitori Quando entrano in gioco i bambini, il lettone spesso diventa troppo stretto. ILLUSTRAZIONI: Bianca Litscher

SIGNOR BERNASCONI:

C’è stato un tempo in cui per me il letto era un territorio di caccia. Non che pretendessi di stanare una lepre ogni notte, però, come dice un proverbio africano «solo con la pazienza si riesce a catturare una scimmia nel cespuglio». Oggi invece il mio letto è un letto matrimoniale e come tale semmai un’area protetta per cuccioli: i nostri figli. Il che potrebbe anche starmi bene, se invece di cacciare potessi almeno dormire in pace. Ma non mi è concesso. Tutto è iniziato con il primo figlio. Per pura comodità, mia moglie non si alzava e rimaneva a letto per allattare il piccolo finché non si addormentavano entrambi, mamma e figlio. Dopo un quarto d’ora mi sarei riaddormentato volentieri anch’io, se non fosse stato per il ruttino, che era compito mio fargli fare. Così per minuti che mi sembravano un’eternità ballonzolavo in su e in giù con il bebè, aspettando che mi ruttasse nell’orecchio. A quel punto ero così sveglio da non poter nemmeno pensare di riaddormentarmi. Nel frattempo il latte a casa nostra proviene dal Tetrapack, ma i bambini tornano regolarmente nella loro vecchia «mangiatoia». Non che io sia insensibile nei

confronti dei bambini in preda a incubi. Ma è proprio necessario che al primo accenno di solitudine i bambini disturbino la nostra intimità? I genitori non hanno forse diritto a una sfera privata? E come se tutto ciò non bastasse, mi infilano le dita dei piedi nel naso o accampano diritti di sovranità, quando ad esempio la piccola, puntuale allo scoccare dell’ora dei fantasmi, rende onore al pannolino che indossa. E non credo di dover spiegare che con il naso su un sacchetto robidog non si dorme affatto bene.

In casa Bernasconi ... esistono veramente, solo che in realtà si chiamano in un altro modo. Sono una famiglia con due figli, un bambino (7) e una bambina (4), di cui si occupano entrambi i genitori. Lei (34) lavora come grafica, lui (34) è giornalista. Vivono in città e trascorrono le vacanze in campagna.


… una famiglia che da noi esiste

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Perché tanta fatica se si può scegliere un modo più comodo?

SIGNORA BERNASCONI:

Lo ammetto: lasciar dormire di quando in quando i bambini nel letto matrimoniale è soprattutto un fatto di comodità. Già quando allattavo non riuscivo a capire l’attivismo di certe madri che durante la notte si appressavano più volte ai lettini dei loro bebè urlanti per poi allattarli sedute su una poltrona. Perché tanta fatica, mi chiedevo, se si può scegliere un modo più comodo? Quindi allattavo i miei figli con noi nel letto matrimoniale, dove solitamente poi si addormentavano. Già allora a mio marito la cosa dava ai nervi: il sonno del bambino è troppo agitato – si lamentava – e la popò nel pannolino troppo puzzolente, e poi un giorno bisognerà faticare a togliere loro questa cattiva abitudine di dormire con i genitori. «Sentiamo un po’, quale sarebbe mai questa cattiva abitudine?», ribattevo io. «Per nove mesi ho portato i bambini con me nella pancia e non appena sono al mondo devono dormire nel loro letto? È una crudeltà!» Qualche volta mio marito si addormentava sfinito, qualche altra scuotendo la testa riportava il bambino ad-

dormentato nella sua cameretta e lo metteva a dormire nel suo lettino. Fino a oggi non abbiamo ancora trovato un modello di sonno condiviso. Io però resto per il modello finlandese. In Finlandia i due terzi dei bambini dormono con i genitori fino all’età dell’asilo. E a quanto pare la cosa non è dannosa, se si considera che i bambini finlandesi sono i vincitori del premio PISA 2010! E poi diciamoci la verità: solo chi ha cervello stana la lepre grassa. > I disturbi del sonno nei bambini sono l’argomento della rubrica del consulto telefonico (pagina 29).

Statistica: come dormono i bambini Dal 5° mese, il 90 percento dei bambini dorme per tutta la notte. Le paure notturne diventano più frequenti a partire dal 3° anno, quando il bambino inizia a sviluppare una propria autonomia. Ad esempio, la nascita di un fratellino o una sorellina può generare paure di abbandono. Nel quarto e nel quinto anno possono sorgere i cosiddetti terrori notturni. Di conseguenza aumentano le visite notturne dei bambini nel letto dei genitori. Quasi il 40 percento dei bambini di quattro anni in Svizzera dorme saltuariamente con i genitori, il 15 percento lo fa ogni notte. Col tempo l’abitudine a dormire nel letto con i genitori diminuisce.


Pianeta genitori

ÖKK Magazine

Succhiarsi il pollice Mia figlia ha quasi cinque anni e si succhia ancora il pollice. La cosa comincia a infastidirmi. Cosa posso fare per toglierle questa abitudine? Signora P. da W.

KATHRIN BUHOLZER: Succhiarsi il pollice, rosicchiarsi le unghie o mettersi in bocca le maniche della maglia sono tutti tic che i bambini hanno acquisito nel tempo. Per questo è importante che lei osservi in quali situazioni sua fi glia si succhia il pollice: quando è stanca, quando è annoiata, quando è stressata, insicura, o quando ha paura? Non appena avrà capito quando sua figlia si mette il pollice in bocca potrà tentare, ogni volta che lo fa, di distrarla o di proporle un’altra «consolazione». Può anche stabilire insieme alla bambina un segnale speciale, ad esempio il rumore di una sirena o il miagolio di un gatto, che emetterà ogni volta che sua fi glia ricomincerà a succhiarsi il pollice. È molto meglio che imprecare in continuazione, minacciare la bambina o sgridarla a parole. Un’altra possibilità è inventare una storiella e disegnare una faccina sull’unghia del pollice della bimba. Ovviamente bisognerà dare un nome al pollice. Se sua fi glia riprende a succhiare, lei impersonerà il pollice e, con una vocina simpatica, inizierà a gemere dicendo, ad esempio: «Ahi, no, non voglio di nuovo bagnarmi. Toglimi dalla bocca per favore, voglio tornare all’aria aperta».

Se decide di applicare sul pollice uno di quei liquidi amari speciali contro il vizio di rosicchiarsi le unghie e succhiarsi il pollice, faccia in modo che non sembri una punizione. Parli prima con sua fi glia del preparato, affi nché la piccola realizzi che il gusto amaro non è una punizione bensì un ricordo. In linea di massima, contro il succhiamento del pollice è meglio intervenire con soluzioni giocose piuttosto che con punizioni, pressioni o minacce. Queste potrebbero addirittura sortire l’effetto contrario, dal momento che se il bambino si succhia il pollice per insicurezza le minacce lo renderebbero ancora più insicuro. Trova il link della piattaforma internet Pianeta genitori di Kathrin Buholzer con tante altre risposte a questioni educative su www.oekk.ch/magazine


Escursione in famiglia

ÖKK Magazine

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Un amore mostruoso TESTO & FOTO: Michael Krobath

Di recente, a colazione. «Sembra un dinosauro», dice Paul (3) e allunga verso l’alto entusiasta la sua fetta di pane e marmellata sbocconcellata. «Uno stegosauro», lo corregge Luis (7). Oggi i bimbi, sin dall’asilo, ne sanno molto di più dei loro genitori sui tempi remoti. E amano quei mostri così tanto che se li portano persino a letto, in formato peluche. Questa «dinosauromania» fa gioco al Museo dei dinosauri di Aathal, nella periferia di Zurigo, probabilmente l’unico museo in cui sono i bambini a volerci trascinare i genitori e non viceversa. L’ex fabbrica tessile ospita circa 200 pezzi di esposizione, tra cui autentici scheletri di dinosauro e ricostruzioni di dinosauri aerei e marini, dalla più grande tartaruga del mondo a un branchiosauro lungo 23 metri. L’esposizione è stata concepita in modo tale che la passione trionfasse in tutto e per tutto sul carattere pedagogico proprio dei musei. Non ci sono guardiani burberi, è sufficiente la mostruosità dei dinosauri. Nel seminterrato vengono proiettati film su sauri temibili e fuori, nel Dino Giardino, grandi e picci-

ni possono scavare alla ricerca di ossa, fare arrampicate e arrostire salsicce portate da casa. Per pedagoghi e psicologi, la «dinosauromania» resta un mistero. Hanno tentato di spiegare questa passione come fascino infantile per tutto ciò che ha segreti. In materia ne sa sicuramente di più Michael Crichton, autore bestseller della “bibbia” dei dinosauri Jurassic Park: «I bambini amano i dinosauri perché questi giganti rappresentano il potere incontrollabile di un’autorità onnipresente», afferma. «Sono genitori simbolici. E i bambini li amano come i genitori amano loro». Davvero simpatiche queste bestie. > www.sauriermuseum.ch

Ticket famiglia per il Museo dei dinosauri di Aathal a 29 anziché 49 franchi nel booklet ÖKK Club di marzo 2011. Lo ordini gratuitamente su www.oekk.ch/club


Un lavoro impegnativo: il controllo dei fili di ordito.


Ritratto cliente

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Tesori da pavimento Nella fabbrica di tappeti Ruckstuhl di Langenthal l’era della tessitura è iniziata più di 130 anni fa. I suoi telai danno alla luce veri e propri capolavori. TESTO: Christoph Kohler _ _ FOTO: Ruckstuhl AG

«Tutto si muove. L’immobilità non esiste». Così, 50 anni fa, l’artista svizzero Jean Tinguely iniziava il suo manifesto artistico. Nella fabbrica di tappeti Ruckstuhl di Langenthal avrebbe avuto di che gioire: tra macchine tessitrici roboanti, spolette strepitanti e aghi sibilanti sembra di stare agli albori della rivoluzione industriale. Cosa ne esce? Tappeti. Sì, tappeti che si aggiudicano un premio di design dopo l’altro, che vengono esposti da Milano a New York e che fanno bella mostra di sé nelle sedi commerciali e nei punti vendita di aziende come Mercedes, Novartis, Omega o Armani. E naturalmente a casa del capo stesso. «Calicut» è il nome del tappeto preferito di Peter Ruckstuhl, un tappeto in fibra di cocco realizzato con un vecchio telaio degli anni ’60. Le ore di lavoro che stanno dietro a un simile esemplare incidono sul prezzo: poco meno di 200 franchi per metro quadrato. Un tappeto che impreziosisce ogni ambiente, si abbina sia al classico che al postmoderno e si adatta persino alle condizioni climatiche: il cocco assorbe l’umidità dell’aria e la restituisce in caso di asciuttezza: un climatizzatore gratis, insomma. E dal momento che a Peter Ruckstuhl piace girare a piedi scalzi dentro casa, camminandoci sopra, il suo «Calicut» gli fa un bel massaggio rif lessologico ai piedi.

DA ZERBINO A TAPPETO DESIGN

300’000 sono i metri quadrati di tappeti e moquette – una superficie pari a 50 campi da calcio – che gli 80 dipendenti della Ruckstuhl AG producono ogni anno. Nel 2010 l’azienda ha realizzato un fatturato di 17 milioni di franchi. Da 130 anni la ditta è a conduzione familiare e anche i tre figli di Ruckstuhl vi lavorano in diverse posizioni. «Votati alla tradizione», dice Peter Ruckstuhl. Forse anche per questo gli stanno particolarmente a cuore i suoi tappeti in cocco. Perché è con il cocco che ha avuto inizio la sua avventura: nel 1881 suo bisnonno iniziò a

importare stuoie di cocco dallo Sri Lanka, che tesseva a Langenthal realizzando degli zerbini, non tappeti di design. Da allora l’azienda lavora diversi filati naturali: sisal, lino e lana di tosa, come nel caso di «Zand», il tappeto che Misir Billali mette in mostra nel proprio soggiorno. Come suo zio e altri parenti provenienti dal Kosovo, Billali lavora come tessitore da Ruckstuhl. Il lavoro, dice, è vario, ogni telaio, ogni filato è diverso dagli altri. E anche se come dipendente può aver ottenuto uno sconto generoso sul suo «Zand», la scelta di quel tappeto è stata per lui più una questione di orgoglio che di portafoglio.

UNA RETE DI DESIGNER DI GRANDE SUCCESSO

Nell’azienda di Ruckstuhl si parlano otto lingue. Per Peter Ruckstuhl l’apertura verso altre culture fa parte della tanto acclamata «Swissness», esattamente come la capacità innovativa e la consapevolezza della qualità. Il che potrebbe suscitare stupore: in fondo la «multiculturalità» non è esattamente una disposizione d’animo che ci si aspetterebbe di trovare tra le tipicità del Mittelland. Eppure a Langenthal e nei suoi dintorni sono numerose le piccole e medie aziende che sperimentano questa apertura con grande successo. Guardando oltre ai confini nazionali, queste aziende conquistano gradualmente le nicchie del mercato mondiale. Alcune di queste – come Girsberger Sitzmöbel, Glas Trösch e Ruckstuhl – circa 25 anni fa hanno fondato il «Designers Saturday». L’idea: invece di andare in giro per fiere a vendere i propri prodotti, far venire la gente nella piazza produttiva di Langenthal, tra strepiti, fragori e sibili. Lo scorso anno si sono contati ben 17’000 visitatori. Non c’è che dire: chapeau, Mittelland!

> La Ruckstuhl AG è cliente aziendale di ÖKK.


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