N. 3
Settembre 2010
Magazine
niente PRIMO PIANO: PAURA
Intermediari equivoci _ Circo Salto Natale _ Nino Niederreiter allo specchio
Non ascoltitis cronica Una malattia che da noi non esiste.
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Indice
Editoriale
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Paura? Niente panico!
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06 PRIMO PIANO
(niente) Paura _ Intervista con l’esperta 16 ÖKK
Club... bestiale! _ Concorso di scrittura _ Intermediari equivoci 30 FAMIGLIA
Ancora sugli Knie: Salto Natale 38 RITRATTO CLIENTE
Nino Niederreiter, giocatore professionista di hockey su ghiaccio
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«Il mio cuore batteva all’impazzata… ero in preda al panico!». Quando raccontiamo un’esperienza simile, qualche volta esageriamo. Ma se davvero il cuore aumenta il ritmo e si è davvero in preda al panico, la minaccia è quanto mai reale. Ha mai provato una sensazione del genere? La paura ha mai accelerato il battito del suo cuore? Le ha mai tolto il fiato? Statisticamente una persona su due viene colta almeno una volta nella vita dal panico e senza che esista un reale pericolo. Gli attacchi di panico si verificano spesso senza alcun avviso. Senza un fattore scatenante. Senza pietà. Senza alcun riguardo. Su questo numero, le testimonianze di alcuni colpiti e l’intervista con una ricercatrice che studia il fenomeno della paura. Affronteremo quindi l’argomento delle fobie, da cosa sono generate e come si possono gestire. L’importante è: non lasciare le persone sole con le loro paure. E ora qualcosa di personale. Sul margine superiore delle pagine di questa edizione scoprirà tanti cuoricini: niente paura (che banalità!), non la vogliamo «sistemare», ma solo ringraziarla di cuore. Siamo molto contenti degli attuali risultati del sondaggio condotto da Comparis e degli esiti delle ricerche indipendenti del nostro settore: i nostri clienti sono molto soddisfatti delle nostre prestazioni. Occupiamo un posto sul podio e per questo le siamo riconoscenti. Racconti le sue esperienze positive ai suoi amici, conoscenti e parenti. Raccomandi ÖKK e sorprenda una persona a lei cara con una confezione di squisito cioccolato. Peter Werder
IMPRESSUM ÖKK Magazin / ÖKK Magazine _ rivista trimestrale per gli assicurati ÖKK _ Anno 22 _ 3/2010 TIRATURA 84’000 EDITORE ÖKK _ Bahnhofstrasse 9 _ 7302 Landquart _ Tel. 058 456 10 10 _ magazine@oekk.ch CAPOREDATTORE Peter Werder RESPONSABILE COORDINAMENTO Manja Liesch REDAZIONE Brand Affairs AG _ Christoph Kohler _ Bernhard Widmer COLLABORAZIONE REDAZIONALE Fadrina Arpagaus _ Michael Krobath_ Virginia Nolan FOTO Gian Marco Castelberg _ Markus Forte DIREZIONE ARTISTICA Advico Young & Rubicam _ Sandra Hofacker TRADUZIONE E REVISIONE Luisiana Luzii _ Philip Stalder STAMPA gdz AG
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Appena sfornate
ÖKK Magazine
APPENA SCOPERTO _ _ Miliardi di cellule nervose, bilioni di collega-
menti: ecco, questo è il nostro cervello. Ma quali parti di questo organo complesso sono collegate fra loro e formano un «circuito»? Una domanda senza una risposta precisa. Sino ad ora: perché il neurobiologo Botond Roska dell’Istituto Friedrich-Miescher di Basilea è riuscito a rendere visibile il «circuito» nervoso del cervello di un topo. Rosko ha osservato i virus di vari colori durante il loro «peregrinare» all’interno del cervello dell’animale. Grazie alla scoperta della sequenza dei collegamenti, gli scienziati sperano di capire meglio le malattie neurologiche e, in futuro, di poterle anche curare. > www.oekk.ch/magazine
APPENA LETTO _ _ Se la nonna avesse scritto tutti i suoi piccoli rimedi…
come, ad esempio, eliminare le macchie dai pantaloni preferiti o far sparire dall’appartamento l’odore del pesce oppure evitare che il latte bolla e trabocchi dal pentolino. Forse alla nonna non mancava la volontà, ma semplicemente il tempo. Per fortuna ci ha pensato Erica Matile a trascrivere tutti i consigli della nonna. «Vom Fleck weg» è davvero la bibbia dei piccoli inconvenienti quotidiani dalla quale anche i più sperimentati professionisti dell’economia domestica possono apprendere qualcosa. Consultando questo libro potrà scoprire come far nuovamente spumeggiare lo champagne aperto da alcuni giorni o sbiancare in modo naturale i denti. > Erica Matile, «Vom Fleck weg». Salis Verlag Zurigo, 2009, 34.80 franchi. In palio a pagina 23.
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APPENA PROGETTATO _ _ Le popolazioni che si affacciano sul Pacifico del sud sono preoccupate per il surriscaldamento climatico. L’innalzamento del livello del mare minaccia infatti i loro spazi vitali, le loro isole. Il gruppo edile giapponese Shimizu ha però presentato un piano di salvataggio di dimensioni bibliche: delle isole artificiali galleggianti – delle arche di Noè del futuro – su ognuna delle quali dovranno vivere 50’000 persone. Al centro di queste isole circolari gli ingegneri hanno pensato di edificare una torre alta 1000 metri nella cui parte superiore gli abitanti dovrebbero vivere, lavorare e passare il loro tempo libero, alla piacevole temperatura di 26 gradi centrigradi. Nella parte centrale della torre è invece prevista una cosiddetta «fabbrica di piante» di 350 ettari per l’auto-approvvigionamento della popolazione. Il suolo dovrà invece essere adibito a giardini, boschi e impianti sportivi. Inizio dei lavori: fra il 2025 e il 2050… o forse mai? > www.oekk.ch/magazine
APPENA INVIATO _ _ E-mail, SMS e Facebook: la comunicazione digitale è onnipresente nel nostro quotidiano. Le lettere d’amore scritte a mano, gli inviti cartacei e le cartoline d’auguri inviate per posta acquistano così un valore maggiore. «Le pigeon voyageur», società con sede a Zurigo e diretta da 2 donne, offre un assortimento di cartoleria eccezionale, come la collezione «Costume National Suisse», una serie di biglietti di auguri (nove esemplari a una pagina oppure sei pieghevoli) e relative buste che raffigurano i costumi tradizionali svizzeri. La grafica è fresca e sobria, per nulla ironica o eccessivamente seria. I set sono venduti all’interno di una confezione avvolta da un nastro con i colori nazionali. I biglietti sono inoltre talmente belli che è quasi un peccato scrivere un messaggio e inviarli. > Su www.pigeon-voyageur.ch o in negozi selezionati a 42 franchi. In palio a pagina 23.
ATTACCHI DI PANICO Gli attacchi di panico sono crisi acute e intense. Possono durare da un paio di minuti fino a una mezz’ora circa. I colpiti provano paura di morire o sono assaliti dal terrore di perdere la ragione; il corpo reagisce con accelerazioni cardiache, iperventilazione, sudore o tremori. Gli attacchi di panico possono rappresentare episodi isolati. Se diventano frequenti si parla di disturbo da panico.
Primo piano
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(niente) Paura La paura ha molte facce e a volte nessuna. Ci tiene in vita e ci protegge oppure ci annichilisce e ci minaccia. È dentro di noi, attorno a noi. Senza paura, l’essere umano non sarebbe umano.
TESTO: Fadrina Arpagaus _ _ FOTO: Gian Marco Castelberg _ _ MODELLO: Philippe Graber
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La paura nasce dal niente. Ancor prima che Amanda Wild* riesca a capire quello che le sta capitando, prende il sopravvento il suo corpo: il cuore comincia a correre all’impazzata, la respirazione rallenta. Poi, ecco il tremito, la percezione si assottiglia come se vedesse tutto quello che la circonda attraverso un tunnel, la respirazione diventa affannosa. Fino a quando si fa strada in lei una sensazione che l’attanaglia e che spazza via tutte le altre: ora muoio. Questa è paura. Paura mortale. Arriva quando Amanda Wild non concede riposo a mente e corpo per un tempo piuttosto lungo. Gli esperti definiscono attacchi di panico queste reazioni fisiche estreme che si manifestano inaspettatamente e all’improvviso, senza che vi sia un pericolo reale. Le cose stanno diversamente per René von Gunten. Il cascatore professionista sta per gettarsi dall’elicottero, il rotore rimbomba, 60 metri più in basso riesce a intravedere il materasso gonfiabile. Il corpo e la mente dello stuntman gli trasmettono istintivamente una sola informazione: fermati. Qui e oggi io non salto. Questa paura, la paura di von Gunten, è tutta un’altra cosa rispetto a quella di Amanda Wild. È concreta, motivata, un allarme in una circostanza che presenta minacce. È una paura costruttiva, che salva la vita.
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do bungee jumping. È quando la paura diventa dittatrice indiscussa della nostra vita che ci fa ammalare. Alcuni attacchi di panico, come li ha vissuti Amanda Wild, non sono ancora patologicamente gravi. Una persona su due prova almeno una volta nella vita questa sensazione eccezionale. Ben diverso è il caso di Monika Peters*. Per la 64enne il panico è pane quotidiano, sa bene che deve farci i conti ogni giorno. Durante un viaggio in aereo, poco dopo la morte di suo marito, fu vittima del primo collasso: accelerazione cardiaca, capogiri e paura di morire. I medici le effettuarono un ECG ma non trovarono nulla. Tuttavia gli attacchi si moltiplicarono. Monika Peters non riusciva più a viaggiare in treno, si spaventava in auto e cominciava ad evitare situazioni in cui doveva pernottare da qualche parte da sola. La cosa peggiore: il tragitto per andare al lavoro. Ogni mattina si sedeva sul bus con il terrore che l’assalisse il panico. «La paura era come un fungo che cresce e infesta tutta la vita», dice ripensandoci. Per quasi 20 anni si è nascosta, sedativi alla mano, quando sentiva approssimarsi il momento critico. Fino a due anni fa, quando gli attacchi aumentarono tanto da diventare intollerabili. Monika Peters iniziò ad >
UNA VITA NEL PANICO
Un intero universo di fobie
Perché proviamo paura? Da un punto di vista della biologia evolutiva è chiaro: i nostri antenati sono sopravvissuti in un ambiente diverso, ostile alle forme di vita. La paura li aiutava a proteggerli dai pericoli. Oggi però non viviamo soltanto per sopravvivere. Nonostante la crisi finanziaria, l’Europa occidentale non è mai stata tanto sicura e pacifica. Siamo risparmiati da guerre e catastrofi naturali, la percentuale di criminalità è molto bassa e, se volessimo, potremmo investire metà del nostro salario mensile in assicurazioni. Tuttavia, la paura cammina al nostro fianco tutti i giorni, è una compagna fedele e silenziosa. Fa parte della nostra infanzia, prendeva forma nelle cantine buie o in terribili incubi. Appartiene alla nostra vita di adulti, si materializza quando pensiamo al nostro futuro. Può manifestarsi durante il nostro tempo libero o la nostra professione; con essa possiamo guadagnaci o divertirci: sulle montagne russe, al cinema, facen-
Non c’è niente di cui l’essere umano non possa aver paura. Nella psicologia sono riconosciute scientificamente circa 650 paure morbose (fobie). Particolarmente spaventoso risulta essere il mondo animale: la paura dei ragni, dei serpenti, dei topi, dei cani, dei cavalli o delle galline sono largamente diffuse. Anche le piante possono infondere terrore. Esiste la paura degli alberi, dell’aglio o dei funghi, ma anche dei colori, del vetro o della neve. Possiamo addirittura aver paura di alcune parti del nostro corpo, come dei capelli o della barba. Le paure mutano con i tempi che cambiano: le più moderne sono le fobie verso telefoni, soldi, bottoni o oggetti ottagonali. A volte anche i propri simili diventano oggetto di fobia: è famosa la paura per le belle donne (venustrafobia) o quella delle suocere (novercafobia). Se le si hanno tutte, si arriva alla panofobia: la paura di tutto.
SINDROME DA ANSIA SOCIALE Gli affetti da sindrome da ansia sociale sono vittima di pesanti stati di angoscia in situazioni in cui si sentono giudicati: manifestazioni pubbliche in cui devono conferire, aperitivi o relazioni con l’altro sesso. Temono di arrossire, sudare, ovvero di risultare spiacevoli. In casi estremi non lasciano più l’appartamento in cui vivono.
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aver paura dei gesti quotidiani più banali. «Non riuscivo nemmeno più a cucinare. Stavo davanti a una teglia per dolci e avevo paura a stendere la pasta». Al corso di cucito aveva il terrore di misurare la stoffa perché pensava: se non ce la faccio a tagliare 30 centimetri giusti di stoffa e magari saranno 31 succederà una catastrofe. Un giorno Monika Peters non seppe più come fare a vestirsi. Crollo totale.
TERAPIA COMPORTAMENTALE EFFICACE
Il successivo ricovero in clinica fu la sua salvezza. Con l’aiuto di medici e psicologi, imparò ad applicare tecniche di rilassamento e di respirazione e apprese quanto è importante affrontare con volontà ferrea la paura. Monika Peters iniziò ad andare a camminare nel bosco da sola, a trascorrere del tempo su treno e bus addizionando di volta in volta qualche minuto in più, esponendosi a quelle situazioni che più le facevano paura. I medici la chiamano terapia comportamentale cognitiva. Per Monika Peters queste cinque settimane nella clinica furono faticosissime. Ma alla fine ce l’ha fatta, ha imparato a reggere la paura. «In caso di nuovi attacchi di panico riesco a dirmi: non sto morendo. Il mio cuore non smette di battere. A un certo punto sono riuscita a scacciar via il fantasma della paura che avevo sulle spalle.» In realtà, il fantasma non è completamente sparito, a volte ricompare. «Se avessi riconosciuto prima la mia malattia, sarei potuta forse guarire completamente. Ma oggi almeno so come devo affrontare la paura.»
QUANDO SONO LE PERSONE A FAR PAURA
Si tratta di un grosso problema: l’inibizione dei fobici nell’accettare aiuto dai professionisti in materia. La sindrome ansiosa, spesso nascosta da sintomi fisici, non viene rilevata. Gli uomini sopportano meno l’idea di andare in terapia rispetto alle donne, le cui paure vengono socialmente più accettate (vedi intervista a pagina 12 – 14). Un uomo che affronta le proprie paure è Johann Michels*. Ancor prima di tendere la mano per salutare, il suo viso si colora di un rosso acceso. Si potrebbe pensare che sia timido, ma non è certamente solo questo. Il 39enne è affetto da sindrome da ansia sociale. A volte la sua paura
è così terribile che non riesce ad uscire dal suo appartamento nemmeno per scendere da basso in lavanderia. «Nella mia testa un’accozzaglia di pensieri: cosa vedono gli altri quando mi guardano? Ho un’andatura strana, divento rosso?». Per chi ha il terrore degli sguardi e delle aspettative delle altre persone, una normale vita sociale o lavorativa è impensabile. Johann Michels è disoccupato da sei anni e percepisce una rendita d’invalidità del 100 percento. La ricerca delle cause è riconducibile alla sua infanzia, la violenza da parte dei suoi genitori era all’ordine del giorno. A scuola Johann era un outsider, se la cavava a stento. «I miei genitori erano costretti a vergognarsi di me continuamente». Più tardi ha studiato etnologia, eppure la vita da studente che conduceva non piaceva ai genitori. Quando poi si innamorò di una donna di colore, la famiglia esplose. Invece la vita di sua sorella sembrava da
«Gusto del brivido» – perché le persone guardano i film dell’orrore Dal 1978 con «Halloween», la prima serie di film horror che rimpinguò le casse dei cinema, il protagonista Michael Myers si divide tra le diverse serie della saga. E continuerà a farlo, visto che il film in cui Myers torna ad affilare il coltello anche nel 2009, frutta un utile di 25 milioni di franchi. Più avvincente dell’intuibile trama dei film horror è capire come funzionano e perché riscuotono tanto successo. L’etologo britannico Daniel Nettle ritiene che l’orrore serva ad applicare e sperimentare strategie di superamento emotive – una sorta di esercizio preliminare per reali situazioni di pericolo che nel mondo civilizzato accadono molto raramente. Per questo il «gusto del brivido» descritto anche come «paura-come-se», diventa un’esperienza piacevole di una paura fittizia, la stessa in pratica che si può provare su montagne russe e in un film dell’orrore. Il prototipo del fan dell’orrore è maschio e giovane. Le donne preferiscono la tristezza. Per questo anche il professor Brinkmann de «La clinica nella Foresta Nera» ha ottenuto la fama di recidivo.
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manuale: seguiva le orme del padre nella sua ditta. Dal di fuori, i Michels davano continuamente l’immagine della famiglia in perfetta armonia. Ad un certo punto, studiare diventò per Johann insostenibile. «Non l’ho detto a nessuno, non parlavo con nessuno, avevo paura di mettermi a tremare e di risultare ridicolo». Riusciva ad uscire di casa solo dopo aver bevuto qualcosa. Fu bocciato agli esami finali e i commenti spietati di suo padre gli fecero mancare definitivamente la terra sotto i piedi. Oggi Johann Michels è ben lontano da una vita normale. «So di essere diverso, è stato sempre così. Con questa consapevolezza posso vivere, ma come potrò mai integrarmi con questa diversità?» La paura gli ha impedito sinora persino di provarci. Recentemente tuttavia sta frequentando un gruppo di auto-aiuto ed è in terapia. Lui stesso si è fissato un obiettivo: «Un giorno vorrei andare in Africa e fare l’assistente sociale». Sarebbe il suo ritorno tra la gente.
L’EDUCAZIONE INFLUISCE SUL COMPORTAMENTO ANSIOSO
Per Johann Michels la sua situazione famigliare ha contribuito alla malattia perché quando era bambino gli è stato impedito di sviluppare nelle relazioni con il prossimo una sana autostima. Oltre alla stima di se stessi, è importante anche apprendere strategie positive per il superamento di situazioni pericolose e per prevenire patologie legate alla paura. Il modo in cui i bambini apprendono dai loro genitori a comportarsi in circostanze minacciose influisce più avanti sulle loro relazioni con la paura. Uno studio dell’Università di Basilea ha dimostrato che mamme apprensive – soprattutto quelle affette da sindrome ansiosa – trasmettono la paura ai loro figli perché questi imparano a valutare le situazioni di ogni giorno solo in modo ansioso. Lo conferma anche Monika Peters: «Mia mamma ha sempre avuto paura di tutto». Quando per esempio le raccontai con entusiasmo di un viaggio a New York si mise subito le mani nei capelli urlando:«Per carità, New York! Sai tutto quello che potrebbe capitarti là?». Se invece i bambini imparano sin da subito a gestire in modo costruttivo piuttosto che ansioso i pericoli, riuscendo a sviluppare una sana autostima senza doversi confrontare continuamente con aspettative e sminuimento, sono protetti meglio dall’ansia patologica. Scopriranno
addirittura che dalla paura si può attingere una forza incredibile.
LA PAURA COME AMICO E SUPPORTO
Lo sanno bene le persone che, per motivi di lavoro, si confrontano ogni giorno con la paura. Per esempio, Martin Brüesch. È medico dirigente di pronto intervento di Schutz & Rettung Zürich e anestesista dirigente presso l’Ospedale universitario di Zurigo. Da 20 anni soccorre le vittime degli incidenti in autoambulanza. Non ha paura di trovarsi davanti a persone che stanno per morire? Non ha paura di non riuscire ad aiutarle? «Ogni volta, a ogni emergenza, scatta il desiderio di fuggire via, di andarsene così, semplicemente. Ma questa reazione ha un effetto positivo: quando arriva una chiamata alla centrale di pronto soccorso, il mio corpo comincia a secernere adrenalina. Divento subito incredibilmente concentrato. Questo sentimento di paura mi aiuta a focalizzare la mia attenzione completamente sul lavoro». Per Martin Brüesch la paura è un amico e un supporto. Un mondo senza paura sarebbe auspicabile? Una risposta a questa domanda l’ha data lo scrittore Elias Canetti: «Che pochezza sarebbe la vita senza provare paura. Una realtà dell’essere umano è la propensione ad abbandonarsi sempre alla paura. Nessuna delle paure si cancella ma i suoi nascondigli sono misteriosi. Rappresentano il segreto che mi fa desiderare di vivere per sempre». La paura – come la fortuna, la disperazione, la rabbia e la speranza – è uno di quei sentimenti che ci rende esseri umani. * Nomi fittizi, modificati dalla redazione.
> Informazioni: Angst- und Panikhilfe Schweiz Numero verde: 0848 801 109 www.aphs.ch, hotline@aphs.ch Zentrum für Angst- und Depressionsbehandlung Zürich Dufourstrasse 161, 8008 Zurigo, Tel. 044 386 66 00 www.zadz.ch
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Quando la paura fa ammalare e come correre ai ripari A colloquio con Ulrike Ehlert, professoressa di psicologia e psicoterapia clinica presso l’Università di Zurigo. INTERVISTA: Fadrina Arpagaus
Quando la paura diventa patologica?
Ogni sindrome ansiosa è accompagnata da atteggiamenti di fuga. Nel momento in cui la qualità della vita e l’autonomia risultano fortemente compromesse e ha luogo una reazione fisica spropositata, ecco che la paura diventa patologica. Il passaggio da una paura che può
o meno dipende da altri fattori, per esempio se la persona in questione ha appreso le strategie di superamento della paura, riuscendo a sviluppare una sana autostima. Molto perciò dipende dall’educazione ricevuta dai genitori e da eventuali esperienze traumatiche. Uno dei tormentoni più diffusi è che viviamo in un’epoca segnata dallo stress. Questo significa che abbiamo più paura rispetto al passato? Che relazione c’è tra paura e stress?
«La sindrome ansiosa risulta più frequente nelle donne che negli uomini» considerarsi normale ad una fobia non è tuttavia netto. Un esempio: per chiunque è poco gradevole ritrovarsi ad un aperitivo dove non si conosce nessuno e si finisce per rimanere in un angolo, mentre tutti gli altri s’intrattengono in chiacchiere. L’impulso a volersene andare è più che naturale. Ma se si avverte una sofferenza violenta e si comincia ad evitare circostanze simili fino a rinunciarvi del tutto, allora la paura può diventare patologica. Esistono persone più propense di altre ad essere soggette a sindrome ansiosa?
In realtà si è constatata una sorta di predisposizione genetica, una cosiddetta «vulnerabilità». Questo significa però unicamente che esiste una maggiore probabilità di ammalarsi di sindrome ansiosa: che poi questo succeda
Ovviamente livelli elevati di stress e una forte pressione psichica generano paura. Non credo tuttavia che oggi siamo più stressati di un tempo. Prendiamo ad esempio le donne di 150 anni fa, impegnatissime tra faccende, lavoro e prole. Non c’erano lavatrici, frigoriferi, non potevano ricorrere a un domestica, non avevano l’automobile e zero contraccettivi. La vita era, dal punto di vista fisico, incredibilmente faticosa! Oggi siamo esposti a meno stress fisico, di contro siamo bombardati da un eccesso di stimoli e informazioni. La sindrome ansiosa è sempre esistita, solo che la paura non veniva classificata quale patologia come si fa oggi. E dunque non veniva nemmeno curata. Gli attacchi di panico sono considerati quale disturbo psichico da appena 20 o 30 anni. Le donne provano paura in modo diverso dagli uomini? Questo è un aspetto su cui sono state effettuate numerose ricerche. La sindrome ansiosa risulta più frequente nelle donne che negli uomini. Uno dei motivi: i fattori ormonali. L’ormone sessuale femminile, l’estrogeno, ha effetto anche sull’elaborazione emozionale. Le donne, per motivi ormonali, riescono ad autoregolarsi meglio emotivamente, reagiscono con l’ansia piuttosto che con >
AGORAFOBIA L’agorafobia, dal greco «agora», è la «paura della piazza» e viene spesso confusa con la claustrofobia, la paura dei luoghi chiusi e ristretti. Gli agorafobici evitano luoghi in cui una fuga risulterebbe ostacolata o impossibile, quindi le folle, o meglio, treni, supermercati o ristoranti sovraffollati. L’agorafobia è aggravata dalla solitudine; si manifesta di frequente con attacchi di panico.
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l’aggressività e così ottengono di venire protette. Inoltre le donne, proprio per la loro predisposizione genetica,
«Nel momento in cui la qualità della vita risulta fortemente compromessa, ecco che la paura diventa patologica» sono più prudenti degli uomini e adottano atteggiamenti meno avventati. Va comunque detto che l’uomo e la donna vengono socialmente percepiti in modo diverso: le donne paurose sono accettate dalla società; gli uomini paurosi molto meno.
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la minaccia. Successivamente il terapista accompagna il paziente passo dopo passo attraverso tali situazioni, iniziando da quella più inoffensiva. Il paziente scopre lentamente che può sopportare la sua paura, che può farcela. Quante possibilità esistono di guarire un disturbo di ansia?
Molte, con una terapia comportamentale cognitiva. Per persone vittime esclusivamente di attacchi di panico, sono sufficienti dodici sedute e l’80 percento dei colpiti riesce a superare i disturbi di ansia. In base alle cause o al tipo di sindrome ansiosa sarà tuttavia necessario più tempo. Purtroppo, la maggioranza delle persone affette da sindrome ansiosa patologica non si fa curare, poiché non riesce a trovare la fiducia necessaria a tal fine e la volontà di gettare alle ortiche la propria chiusura. Altro fatto: le donne sono più propense a farsi curare rispetto agli uomini. Anche questo è un rif lesso condizionato della società: in molte cerchie continua a valere purtroppo il principio secondo cui un uomo non ha bisogno di nessuna cura.
La dott.ssa Ulrike Ehlert si occupa di ricerca nell’ambito delle patologie da stress e sindrome ansiosa.
Cosa fare se si soffre di sindrome ansiosa?
In caso di attacchi di panico si può imparare a tenere sotto controllo le reazioni fisiche con un training comportamentale. Questo funziona soprattutto attraverso la respirazione. Per tutte le altre fobie, il processo di una terapia comportamentale cognitiva è il medesimo: si rilevano tutte le situazioni che creano stati di ansia o di paura e le si classifica in base al grado della gravità del-
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Concorso di scrittura ÖKK – il testo vincitore
Quando la paura si mise alla ricerca del coraggio Un giorno la paura ascoltò un racconto sul coraggio e su quanto fosse audace, grandioso e intrepido. Tutti lo lodavano, lo osannavano e parlavano di lui. La paura, invece, non possedeva nessuna di queste qualità, al contrario. Per questo motivo, il giorno seguente si mise in cammino alla ricerca del coraggio. Attraversò prati e foreste e dopo un po’ di tempo giunse sulla riva di un ampio fiume. Il ponte sospeso che sovrastava il fiume era così lungo e la nebbia così fitta, che non si riusciva a scorgere nulla sull’altra sponda. La paura sapeva che per proseguire il suo viaggio e trovare il coraggio doveva necessariamente attraversare il fiume. Allora si fece forza e s’incamminò sul ponte. Nell’attraversarlo, la paura onorò degnamente il nome che portava, tremando a ogni passo, finché dopo un tempo che sembrò quasi interminabile, giunse sull’altra sponda. Sfinita e priva di forze, si sedette su un masso per calmarsi e riposarsi. Di lì a poco giunse passeggiando un vecchio. Fermatosi di fronte alla paura, la scrutò bene e le chiese se avesse appena attraversato il ponte. La paura fece cenno di sì, con stanchezza. Anche il vecchio fece cenno di sì, ma con un gesto pieno di approvazione: «Allora ti sei fatta coraggio», disse, e proseguì per la sua strada. Solo in quel momento la paura si rese conto di aver già terminato la sua ricerca e di aver trovato il coraggio. Il suo coraggio. Nicole Maumenée (38), Bettwil AG
ÖKK si congratula con la cliente Nicole Maumenée per aver vinto il concorso di scrittura ÖKK! Ringraziamo tutti i partecipanti per le bellissime storie che ci hanno spedito. È possibile leggere tutti i testi su www.oekk.ch/magazine
Nuovo concorso di scrittura: «Mai malati» «Mai malati» è il tema del prossimo concorso. Cosa aspet ta? Sprema bene le meningi e si metta subito a smanettare sulla tastiera. Spedisca il suo testo, al massimo 1500 caratteri, entro il 15 ottobre 2010 a manja.liesch@oekk.ch, indicando come oggetto «Concorso di scrittura». Il testo vincitore sarà pubblicato nel prossimo numero. Premio principale per l’autrice o l’autore del prossimo concorso di scrittura di ÖKK: 1 x quattro biglietti per il Circo Salto Natale di Rolf e Gregory Knie in 1a categoria, compresi parcheggio VIP, guardaroba, programma, coppa di spumante e souvenir. Tra tutti gli altri partecipanti, ÖKK estrarrà a sorte: 3 x due biglietti per il Circo Salto Natale di Rolf e Gregory Knie in 1a categoria.
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Il tigrotto spalanca gli occhi curiosi sul mondo che lo circonda.
Avventura
In dia
Un dio con la probo os sci cid de e? ?
Una terribile leggenda racconta com e Ganesha ottenne una testa di elefante. Sua madre, Parvati, moglie del dio Shiva, mentre si immergeva nel suo bagno nell'olio, creò un ragazzo dalla farina di grano di cui si era cosparsa il corpo e gli chiese di fare la guardia davanti alla porta di casa, raccomandando di non far entr are in casa nessuno. In quel frangente Shiva torn ò a casa e, trovando sulla porta uno sconosciuto che gli impediva di entrare, lo decapitò, non avendo la ben che minima idea di chi fosse. Quando seppe di aver ucciso il figlio di Parvati, per consolarla mandò le proprie schi ere celesti a trovare la testa di un’altra creatura, che fu quella di un elefante. Shiva promise a sua moglie: «Tuo figlio Ganesha sarà venerato ovunque».
Mand Mandala – le l immagini i i i dell’essenza del In India i mandala hanno una lunga tradizione e rivestono un ruolo importante nell'induismo e ancora di più nel buddismo. Hanno un grande valore spirituale e rituale, servono a meditare e pregare. In Tibet i monaci creano mandala spettacolari sulla sabbia, ci lavorano spesso per tutto il giorno, iorno, solo per poterli alla fine semplicemente ente cancellare: l’obiettivo è ill per percorso, tutto o è transitorio … I mandala possono ossono essere esse molti e vari: di forme astratte, atte, con disegni, ornamenorn oli, raffigurazioni raf afffi figurazioni di animali ti, lettere e simboli, o di Buddha.
Le forme originarie dei mandala sono la croce e la spirale.
Mandala da scaricare, stampare, colorare: www.free-mandala.co m
ra sempre Henri dà alla sua maest la pazienza rde pe lei rno del tu. Un gio ogli un compito: e lo punisce assegnand lte “lei”»! Il «A casa scriverai 50 vo segna il compito giorno dopo Henri con a gli chiede: alla maestra, che stupit scritto addiriti ha «Henri, come mai lo nto: «A h, solo pro lui tura 100 volte?». E perché sei tu!».
Barzellette: «N Nonna, per sb aglio ho tirato la mia freccett a nel tuo giar dino, posso riaverla ?» «Ma certo! Dov ’è che l’hai tirata?» «Ehm… sul tu o gatto».
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Quando nei bosc hi indiani l’essere umano e la tigre s’ incontrano, si gnifica una sola cosa : pericolo mor tale per entrambi.
Che gattone!
«La tigre stanotte è stata nella nostra capanna!». La prova: l’impronta lasciata sul terreno!
La tigre è un pericolo invisibile. Le sue strisce verticali l’aiutano a mimetizzarsi perfettamente tra rami e steli. E diversamente dal leone, che vive in grossi branchi, si muove cautamente elegante e solitaria nella giungla. Ogni tigre occupa il proprio territorio, delimita i suoi confini urinando e lasciando i suoi graffi sulla corteccia degli alberi. Solo nel periodo dell’accoppiamento cambia abitudini e la coppia si trasforma in due gattoni! Si strofinano le teste l’una con l’altra e fanno addirittura le fusa. La parentesi romantica dura appena tre giorni, poi maschi e femmine se ne tornano ognuno per la propria strada. Mamma tigre si occupa da sola dei suoi cuccioli che vengono alla luce circa quattro mesi dopo. Si stenta a credere, davanti allo spettacolo fornito dai dolci gattoni, che la tigre sia un pericoloso cacciatore. Caccia soprattutto grossi mammiferi come antilopi, cervi, cinghiali e bovini. Con un balzo di 6 metri salta addosso alla preda azzannandole la gola oppure spezzandole l’osso del collo con un morso vigoroso. Gli esseri umani non figurano tra le prede della tigre, che di regola se ne va indisturbata per la sua strada. Eppure può succedere che in India l'uomo rimanga vittima di questo animale, rischiano soprattutto tagliaboschi, pescatori o apicoltori.
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Il mistero della tigre
Chi vuol vedere i mansuet i felin i nel palazzo della tigre deve risolvere un rompicapo: la por ta del luogo sacro è sorvegliata da tre monaci sagg i e per varcarla è necessa rio decifra re il loro enig ma. I tre uom ini si chia mano Amar, Ines h e Uday. Amar dice: «Og nuno di noi nasconde un oggetto sotto la tonaca: uno una catena, l'alt ro un anello e il terzo un diamante. Dicci chi ha qua le ogg etto e puoi entrare nel tempio». Uday forn isce alcuni indizi: «Inesh ha la catena, Amar non ha la catena. Io non ho il diamante. Di queste tre frasi solo una corr ispo nde alla realtà, le altre sono informazion i false!». Inesh formula la domanda: «Cosa nasconde ognuno di noi?». Allora: quale monaco nasconde cos a?
䡺 per un anno, compresa la scatola da collezione 䡺 per CHF 109.50 anziché CHF 137.50 (un giornalino costa CHF 12.50) 䡺 per due anni, compresa la scatola da collezione 䡺 per CHF 199 anziché CHF 219 Nome e cognome Via NPA, località Telefono n.
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Il cruciverba della salute
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Orizzontali 3 Complesso d’inferiorità 6 Sogno angosciante 7 Ne soffrono quelli che non vanno in ascensore 10 Seguace di Freud 11 Stato della Chiesa 13 Rubò il cuore dei capi romani 15 Astro terrestre 18 Il terrore dei pollai 19 Luccica e ... fa spavento 20 Sostantivo contenente tutte le vocali 25 Si chiede ai concerti 27 Rapace diurno 28 Fiore che allontana le zanzare 29 Acqua 30 Vi si trova la famosa Piazza dei Miracoli 31 Ne soffre Arsenio Lupin
Congratulazioni ai vincitori dello scorso cruciverba della salute.
Verticali 1 Un lago del Sottoceneri 2 Il colonnato di Piazza San Pietro 4 Paura delle malattia 5 La dea della bellezza 8 Ansia 9 Contrazione muscolare ripetuta e incontrollata 12 Geloso per eccelenza 14 Una delle tre grazie greche 15 Vincitrice degli ultimi mondiali di calcio 16 Vagabondo notturno 17 Il piĂš grande pianeta conosciuto 21 Libro di saggezza cinese 22 La ÂŤcittĂ degli innamoratiÂť 23 Insetto e strumento investigativo 24 Celenterato 26 Messaggini telefonici
Invii la soluzione per posta elettronica all’indirizzo magazine@oekk.ch o per posta a ÖKK Magazine, Bahnhofstrasse 9, 7302 Landquart, parola chiave Cruciverba. Tra coloro che invieranno la soluzione estrarremo 2 x 2 set di carta da lettere Le pigeon voyageur (vedi pagina 5) e 3 x 1 libro autografato Vom Fleck weg (vedi pagina 4). Termine ultimo di invio è il 15 ottobre 2010.
Aziende
ÖKK Magazine
Consulto telefonico con il pediatra:
sotto la lente i problemi a scuola Da alcuni mesi i genitori che hanno dei dubbi in materia di salute hanno la possibilità di farsi consigliare dai pediatri Medgate. Grazie a un consulto telefonico, domande specifiche o di carattere generale concernenti la salute dei più piccoli trovano una risposta. Inoltre si approfondirà di volta in volta una problematica legata alla salute infantile. Nei prossimi tre mesi il tema scelto è «Problemi a scuola». I problemi che sorgono a scuola possono avere cause di natura genetica, medica, emotiva o sociale. Si manifestano con difficoltà di apprendimento, sensazione di affaticamento o sfruttamento oppure disadattamento. In casi di difficoltà scolastiche serie può accadere che suo figlio sviluppi un rifiuto verso la scuola. È importante che i problemi vengano subito rilevati, in modo da poterli risolvere tempestivamente. Se sospetta che il suo piccolo abbia problemi a scuola, si rivolga a un pediatra Medgate: le illustrerà con alcuni consigli la migliore via da seguire. Le linee telefoniche per questo o altri temi sanitari sono già state abilitate. > Medgate offre il consulto con il pediatra e la consulenza specifica sui temi di approfondimento trimestrali esclusivamente ai clienti ÖKK. Per poter discutere la propria situazione con uno specialista, i genitori devono fissare un appuntamento telefonando al numero 0844 655 655. Sarà il pediatra a richiamarli; in caso di problemi acuti, entro breve tempo.
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ÖKK PROTECT: l’assicurazione che protegge legalmente il paziente e offre assistenza giuridica sanitaria L’assicurazione di protezione giuridica di ÖKK offre sostegno ai pazienti in caso di errori medici, violazione dell’obbligo d’informazione e omissione di indagini. Entro l’inizio del 2011 ÖKK PROTECT sarà integrata con l’assistenza giuridica sanitaria. Saranno pertanto coperti anche: – La rivendicazione di diritti di risarcimento per danni corporali Esempio: l’incidente stradale. In tal caso si possono avanzare pretese di risarcimento per danni corporali presso l’assicuratore infortuni o l’assicurazione contro la responsabilità civile dei veicoli a motore. – Le controversie con assicurazioni sociali e private Esempio: controversie con l’assicurazione invalidità a causa di istanze di rendita respinte. ÖKK PROTECT resta conveniente: il premio ammonta a solo 2 franchi al mese. Ulteriori dettagli sono contenuti nelle Condizioni generali di assicurazione (CGA) che trova sulla nostra pagina web www.oekk.ch/cga
ÖKK su Facebook Visiti ÖKK su Facebook e diventi fan della nostra pagina. Su www.facebook.ch/ oekk l’aggiorneremo costantemente sulle novità circa eventi, campagne e concorsi. Risponderemo inoltre alle sue domande sulla sua assicurazione in modo semplice e rapido. L’aspettiamo!
Chi ama l’ambiente viene premiato Alcuni anni fa il Consiglio federale ha introdotto un’imposta ecologica composta delle tasse sul CO2 e sui COV. Il concetto chiave è semplice: il nostro impatto ambientale va ridotto a favore della nostra salute e di quella dell’ambiente. Le tasse ecologiche pertanto da un lato rincarano il consumo delle sostanze nocive per l’ambiente, dall’altro incentivano al risparmio. Il bello è che il denaro riscosso non rimane nelle casse dello Stato, la Confederazione restituirà l’anno prossimo complessivamente 384 milioni di franchi alla popolazione, ovvero 48.60 franchi a persona, accreditati sui premi di assicurazione malattie.
A proposito: la ridistribuzione è conforme al principio di causalità. Ciò significa che chi genera o emette meno sostanze inquinanti riceve complessivamente di più di quanto abbia pagato: stare attenti all’ambiente conviene doppiamente, no? > Ulteriori informazioni su www.bafu.admin.ch/co2-abgabe e www.bafu.admin.ch/voc
Aziende
ÖKK Magazine
Il nostro cuore batte per lei. E per chi batte il suo? Faccia conoscere l’accattivante fascino di ÖKK: addolcisca la giornata dei suoi amici, conoscenti e parenti con una sorpresa, una confezione del cioccolato più squisito. Un regalo che viene dal cuore, spedito a suo nome e offerto da noi: ora, su www.oekk.ch/cuore
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Sapere & salute
ÖKK Magazine
Attenti, intermediari equivoci! Spesso sentiamo dire dai nostri clienti di avere ricevuto una telefonata da qualcuno di ÖKK che voleva aiutarli a risparmiare sui premi. Chiedendo informazioni più precise, è venuto fuori che si tratta di intermediari equivoci privi di un contratto con ÖKK. Più che all’ottimizzazione dei premi questi individui sono interessati al proprio profitto. Gli assicurati come possono tutelarsi? Ecco alcuni consigli utili. TESTO: Iris Blättler, ÖKK
La signora S.* sta pranzando insieme alla famiglia, quando squilla il telefono. Per un attimo pensa di lasciarlo squillare, ma poi chissà, potrebbe essere successo qualcosa. Così alza il ricevitore e già «il signore di ÖKK » si presenta con voce affabile. «Ho intuito subito che qualcosa non andava» spiega oggi la signora S. Lei e il marito sono assicurati con ÖKK da ormai 20 anni e sono contenti delle prestazioni. Conoscono personalmente gli interlocutori della loro agenzia, tanto che con il responsabile dell’agenzia si danno del tu. Mai e poi mai si sognerebbero di cambiare la loro assicurazione. «Non riuscivo a capire che cosa volesse da me» racconta la signora S. ripensando alla telefonata. Pressata dalla situazione, passa il telefono al marito. Anche a lui lo sconosciuto si presenta come un collaboratore di ÖKK e lo martella per cercare di convincerlo. E non sta a sentire. «L’anno prossimo i premi aumenteranno del 20 percento», continua minaccioso. Il
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signor S. lo blocca: non vuole incontrarlo. «Ma lui voleva a tutti i costi fissare un appuntamento con me per presentarmi delle ottimizzazioni» riferisce il signor S. Alla fine si lascia strappare un appuntamento. Il giorno prima dell’appuntamento la signora S. si reca alla sua agenzia ÖKK per ritirare le polizze. Quando racconta dell’«uomo di ÖKK », l’assistente alla clientela ÖKK tende l’orecchio e la consulenza disonesta viene a galla. Per fortuna! La famiglia S. non ne vuole più sapere. Purtroppo il «giallo del mediatore» spesso va a finire in altro modo. Molte volte si cambia l’assicurazione, anche se la presunta soluzione migliore in realtà si rivela peggiore, oppure è un’assicurazione che «non volevamo affatto», come raccontano le persone coinvolte alle organizzazioni di tutela dei consumatori. Gli assicurati la pagano a caro prezzo: perdono le coperture assicurative oppure hanno integrazioni fasulle. Gli espedienti degli intermediari equivoci diventano sempre più sfrontati. «La donna al telefono non solo si è presentata come collaboratrice di ÖKK , ma parlava anche il dialetto di Prettigovia» racconta un’altra danneggiata alla sua agenzia di Klosters. Credeva di avere parlato con la sua consulente personale. «La barriera psicologica da superare è molto bassa quando qualcuno si presenta come collaboratore ÖKK e parla in un dialetto che è familiare» spiega Kurt Steck, responsabile dell’area Davos – Prettigovia presso ÖKK . I clienti coinvolti parlano di abuso di fiducia o di truffa. Quest’estate da Kurt Steck si sono già fatti vivi tantissimi clienti che hanno ricevuto telefonate da parte di intermediari. Presentarsi usando il nome di ÖKK è una strategia che ha grande probabilità di successo, dato che nel Cantone Grigioni una persona su due è assicurata con ÖKK .
Noi di ÖKK teniamo molto che i nostri clienti siano assicurati nel modo giusto. Per questo facciamo di tutto per adottare delle opportune misure contro questi intermediari poco seri. Il problema è che spesso abbiamo le mani legate. Molte volte questi intermediari si muovono in una zona d’ombra. Una intermediazione non è necessariamente illegale, ma certamente è illegale l’uso indebito del marchio ÖKK . Chi non è in possesso di un contratto con ÖKK non ha il permesso di presentarsi a nome di ÖKK . È difficile procedere contro tali intermediari equivoci. Ma come difendersi da intermediari poco seri? È l’assicurato stesso ad avere il ruolo principale. Rimanga critico e s’informi. Prenda sempre nota del nome e del numero di telefono della persona che ha chiamato. E se ha una brutta sensazione, si rivolga sempre alla sua agenzia ÖKK . PS: anche ÖKK lavora con intermediari; ma i nostri agenti possono dimostrare di essere tali e redigono sempre un verbale della consulenza svolta. * Nome noto alla redazione.
Attenti agli intermediari equivoci – Al telefono chieda sempre: chi parla? Da dove chiama? Per chi lavora? – Se ha una strana sensazione, rifiuti l’appuntamento. – Informi la sua agenzia ÖKK. – Se l’intermediario è a casa sua, faccia attenzione: redige il protocollo ufficiale? – L’intermediario può dimostrare chi è? Il biglietto da visita non basta! Sul documento di legittimazione deve esserci il nome della ditta per la quale lavora. – Non firmi niente prima di avere letto per bene le clausole scritte in piccolo; e ricordi: per le consulenze e per le offerte non è necessaria la sua firma. – Non firmi mai una disdetta di contratto prima di avere in mano una conferma di ammissione scritta del nuovo assicuratore.
Gregory Knie con il padre Rolf nei guai fino al collo. Per fortuna il coccodrillo è di pietra.
Famiglia
ÖKK Magazine
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Gregory Knie: direttore di circo quasi per caso Teatro, musica, varietà: nel circo d’inverno Salto Natale c’è un po’ di tutto. E c’è tutta l’anima di Gregory Knie, che insieme al padre Rolf dirige lo spettacolo coronato dal successo. A fine estate i preparativi procedono a pieno ritmo. TESTO: Virginia Nolan _ _ FOTO: Famiglia Knie
Gregory Knie pensa al Natale già in tarda estate. In fondo dirige insieme al padre il circo dell’avvento Salto Natale, che il prossimo inverno festeggerà l’ottava stagione. Vale a dire, dopo l’inverno si prepara un altro inverno: da gennaio padre e figlio sono già immersi nei preparativi. Allora il telefonino diventa un compagno indispensabile per Gregory Knie il quale, mentre prende una tazza di caffè, organizza il viaggio della mangiatrice di spade, ordina i costumi nuovi e, senza perdere il buonumore, chiede di pazientare e rimandare a più tardi ciò che può aspettare. Le prove vere e proprie durano solo tre settimane. Tre settimane durante le quali produttori di circo e artisti tramutano i bozzetti del programma in numeri armoniosi. Poi il 18 novembre a Kloten si alzerà il sipario su una prima (speriamo) magnifica. Fino ad allora Gregory Knie continuerà ad accumulare miglia di volo, anche più di certi uomini d’affari. Il giovane direttore di circo dà l’impressione di essere agile e sciolto come un insegnante di surf. E così appare anche nella vita di tutti i giorni.
CERCASI ARTISTI IN TUTTA EUROPA
Il successo di un circo dipende grandemente dai suoi artisti. Per questo uno dei compiti più importanti del trentaduenne direttore consiste nella ricerca di artisti, ricerca che lo porta a girare l’Europa in lungo e in largo. La sua missione: trovare i migliori. Il suo problema: frequentare i festival del circo a Monte Carlo, Parigi o Mosca rivaleggiando con produttori e agenzie di tutto il mondo per accaparrarsi le stelle della pista. Naturalmente la fama e il prestigio della dinastia circense Knie facilitano la ricerca di personale. Talvolta però la reputazione della famiglia può far sperare in retribuzioni che lasciano Gregory, un Knie della settima generazione, senza fiato. «Un buon artista» spiega, «mette insieme la giusta miscela di leggerezza e mentalità concentrata sulla prestazione.» Con gli acrobati russi e cinesi, abituati a un duro addestramento, talvolta manca la prima componente; invece i caratteristi locali a volte gli sembrano troppo disinvolti.
DA STUDENTE DI ECONOMIA A DIRETTORE DI CIRCO
Quando dieci anni orsono suo padre Rolf gli domandò se avesse voglia di fare delle cose insieme, Gregory Knie viveva negli Stati Uniti e non era granché interessato al circo. La sua ultima esibizione nel Circo nazionale svizzero risaliva a un decennio prima; aveva trascorso gran >
Gregory, Knie della settima generazione, non lo vuole «pietrificato».
parte della sua infanzia al di là della pista in Spagna e aveva appena conseguito la laurea in economia. Perciò rispose secco a suo padre: «Abbiamo già un circo!». Ma il pittore Rolf Knie aveva qualcos’altro in mente: uno spettacolo moderno che mettesse insieme le più svariate forme d’arte. Questo risvegliò anche nel figlio il desiderio imprenditoriale. «The Knee», come lo chiamavano i compagni d’università, fece i bagagli e lasciò gli Stati Uniti. Nel 2002 fu pronunciato «Su il sipario!» per la prima edizione di Salto Natale. Nel frattempo Rolf Knie aveva praticamente consegnato lo scettro al figlio Gregory. Quest’anno il circo d’inverno è dedicato al motto «Wunschwelt». 50 artisti popoleranno l’area di Kloten, e Gregory Knie, che non è mai riuscito ad abbandonare del tutto la vita da nomade, abiterà con loro. «La comunità è come un sacco pieno di pulci» scherza. Fare il casting degli arti-
sti? Proprio no. «Preferisco il kite surf» dice e aggiunge sogghignando: «Però forse una danzatrice del ventre potrebbe convincermi».
«Wunschwelt»: ÖKK sorteggia i biglietti! Salto Natale è cliente aziendale di ÖKK. Il circo d’inverno si esibisce a Kloten dal 18 novembre 2010 al 2 gennaio 2011. Per gli spettacoli del 21 novembre (ore 10 e 18), 2 dicembre (ore 10 e 20) e 4 dicembre (ore 15) i clienti ÖKK possono usufruire di offerte speciali (vedi anche ÖKK Club, pagg. 15 – 17): sconto del 20 percento (non cumulabile) sui biglietti dello show nelle categorie da 1 a 3 e sconto del 50 percento per i bambini (fino a 12 anni) per gli spettacoli delle ore 15 e 18. Chi desidera assistere gratuitamente a uno spettacolo di Salto Natale può tentare la fortuna con il concorso di scrittura a pagina 18. E affinché anche il palato abbia la sua parte, la famiglia Knie a novembre inaugurerà la nuova e più ampia tenda ristorante.
Famiglia
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Saltato giù dal rapido in corsa La star di Salto Natale 2010 è il comico Thomas Leuenberger. In 21 anni sulle scene ha formato insieme a un compagno il duo Flügzüg, l’aeroplano. Ora come Baldrian, valeriana, vuole rallentare il mondo e giura: «Me la prendo calma». INTERVISTA: Virginia Nolan
Signor Leuenberger, perché le piace andare adagio?
Sono un gaudente. Sarebbe bello se anche la società una volta o l’altra potesse scendere dal rapido e salire su un treno lento. Oggigiorno bisogna reagire all’istante ed essere sempre reperibili. Con tutto questo affaccendarsi, la vita ci passa accanto. È un peccato. «Chi vive con più calma, muore più tardi» è il mio motto. Con Salto Natale vuole «decelerare» il pubblico. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Accolgo gli spettatori in sedia a sdraio e con scene tranquillizzanti faccio loro rallentare il polso. Tra l’altro farò giochi di destrezza decelerati, abbassando il record mondiale di lentezza. Invece di giocolare con 12 palline, farò danzare 13 colonne. Molti oggetti volanti si libreranno nell’aria ondeggiando lentamente. Niente acrobazie, dopo tutto sono già nonno. Il mio spettacolo deve offrire al pubblico un momento di pausa. Ma per evitare che gli spettatori si addormentino, ho sempre pronte un paio di battute a effetto. Sarà una serata allegra, divertente, e addirittura terapeutica. Il primo show che si potrebbe pagare tramite cassa malati, per così dire. Pare che lei sia rimasto fedele al fascino degli oggetti volanti.
Sì, gli aeroplani mi sono sempre piaciuti, anche quelli veloci. Per Salto Natale ho costruito con le mie mani costosissimi oggetti volanti. Una costruzione già nota da Flügzüg è la mia serpe telecomandata Gisela che, sospesa sopra le teste del pubblico, lo ninna letteralmente.
Siamo sinceri, signor Leuenberger: le capita talvolta di essere stressato?
Se devo «correre»! Ma per evitare che accada, esco sempre di casa con dieci minuti di anticipo. Come ho detto: «Me la prendo calma».
Pianeta genitori
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È colpa dell’amico immaginario Sin da quando mio figlio (4) ha iniziato a parlare, gira con il suo amico immaginario «Balbu». Negli ultimi tempi però «Balbu» ne combina di tutti i colori, cioè tutto quello che a mio figlio non è permesso: imbrattare le pareti, rovesciare la schiuma da barba o il sapone a terra e così via. Finora mi sono limitata a raccomandare a mio figlio di stare più attento a «Balbu». Ma questa strategia sembra non funzionare. Non voglio tuttavia privarlo del suo «amico». Cosa devo fare? Signora R. di W.
BUHOLZER: Innanzi tutto, non preoccuparsi. Che i bambini abbiano un amico immaginario è normalissimo. Alcuni studi documentano addirittura che gli amici immaginari favoriscano l’evoluzione del linguaggio e le capacità narrative. Un tale amico aiuta inoltre molti bimbi a gestire meglio problematiche e conflitti sociali. Prima o poi, quando inizierà ad andare a scuola o anche prima, l’amico invisibile scomparirà, facendo spazio a sempre più amici «reali». È importante che non discuta con suo figlio e nemmeno che gli dica che questo suo amico non esiste: quando lo nomina, lo coinvolga tranquillamente nelle conversazioni di tutti i giorni, con simpatia e fantasia. In questo modo darà vita pure a situazioni esilaranti. Tuttavia deve prestare attenzione a che «Balbu» non diventi il personaggio dominante: se si accorge che la sua presenza è inopportuna, concordi con suo figlio momenti della giornata in cui «Balbu» c’è, e altri in cui non c’è. KATHRIN
Se suo figlio si rende autore di birichinate, ne parli con lui e «Balbu» insieme. Scriva delle regole da affiggere in un luogo visibile a entrambi e dica loro che tutti e due vi si devono attenere. È ben possibile che «Balbu» non sia ancora tanto abituato alle regole delle persone. Per convivere è tuttavia importante che impari a osservarle e alla svelta. Dica a suo figlio che lui è responsabile per «Balbu», che deve essere un buon esempio per il suo amico. Suo figlio vuole «sperimentare»? Non gli neghi questa possibilità. Magari gli faccia vedere un po’ di schiuma da barba e gli mostri come e dove può giocarci. La cosa importante è che «Balbu» non lo aiuti a rifuggire dalle conseguenze. Se le regole non vengono osservate, ci saranno delle ripercussioni. Nel qual caso, non discuta con suo figlio, nemmeno quando usa come scusa il suo «amico»: la cosa migliore è stabilire la stessa punizione per tutti e due.
Trova il link della piattaforma internet Pianeta genitori di Kathrin Buholzer con altre riposte su questioni educative su www.oekk.ch/magazine
La cifra
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176
cm sono alti – o meglio bassi – gli appenzellesi. Sono i più «piccoli» della Svizzera. Mancano loro 2,8 cm per poter guardar dritto negli occhi i basilesi, i «giganti» svizzeri. In linea di massima, gli uomini della Svizzera meridionale sono un pelino più bassi, mentre quelli più alti nascono nella Svizzera centrale e in quella settentrionale. Tutti gli svizzeri comunque hanno una cosa in comune: «crescono» con il tempo, oggi sono 10 cm più alti in media rispetto a 100 anni fa. Nel 1916 erano alti mediamente 169 cm, mentre ora 178 cm: quindi più alti dei francesi (177 cm), degli italiani (176 cm), dei giapponesi (172 cm) e degli indiani (165 cm). > Fonte: www.swissinfo.ch
Errori della medicina popolare
Le uova aumentano il tasso di colesterolo Molti fanno no con la mano se pensano a una ricca colazione inglese con tre uova. Ci si accontenta di un uovo per colazione ogni prima domenica del mese, a Pasqua si lasciano perdere le uova e al supermercato si sceglie di preferenza la pasta «senza uova». Motivo: la paura del colesterolo. Ma numerosi studi scientifici condotti di recente indicano che le uova non inf luiscono negativamente sul tasso di colesterolo dell’uomo. È vero che le uova contengono molto colesterolo e che troppo colesterolo rappresenta un pericolo per cuore e arterie, ma evidentemente il consumo di uova di gallina non ha alcuna inf luenza sul tasso di colesterolo. Da uno studio della Kansas State University è risultato che la lecitina contenuta nell’uovo inibisce l’assorbimento del colesterolo nell’intestino. Molti scienziati dell’alimentazione oggi concordano che le uova sono migliori di quel che si dice, e sono addirittura delle vere e proprie bombe nutritive. Le uova di gallina contengono non solo molte proteine e sostanze minerali ad alto valore nutritivo, ma anche tutte le vitamine, ad eccezione della vitamina C.
L’acido folico rende le uova preziose proprio per le gestanti, poiché fornisce un importante contributo alla formazione del cervello del feto. Luteina e zeaxantina stimolano la vista. La colina attiva le cellule grigie e aiuta a migliorare la memoria e la capacità di apprendimento. È vero che per queste sostanze nutritive, di per sé sane, decisiva è la biodisponibilità, cioè in quale misura la sostanza nutritiva è realmente assorbita e ha effetto nell’organismo. Ma tornando al tasso di colesterolo, c’è un altro modo per inf luire positivamente su di esso: rinunciando al fumo (nicotina), per esempio, o con molto movimento. Gli acidi grassi insaturi come gli omega 3 contribuiscono ad abbassare i valori di colesterolo e si possono gustare sotto forma di olio di oliva e di colza, margarina Becel, aringhe e salmone.
Escursione in famiglia
ÖKK Magazine
Escursioni all’aria aperta: un’importante scuola di vita TESTO & FOTO: Michael Krobath
Essere genitori spesso cela non poche difficoltà. Tra le questioni più annose c’è quella dello stimolo da dare alla propria prole. Se dopo la scuola si mettono i bambini davanti alla TV si è subito considerati genitori snaturati. Se invece li si manda a lezioni di cantonese, aikido o sassofono, si acquista fama di essere genitori troppo esigenti. Pertanto, in modo molto salomonico abbiamo scelto la terza via, da noi ritenuta la più adeguata promozione del talento della discendenza: raccontare tante storie e poi tutti fuori all’aria aperta. Il motivo ultimo delle fantasie educative della prole da parte dei genitori è l’acerrima concorrenza sul mercato del lavoro globale. Perché non cercare invece di avvicinare i pargoli senza forzarli all’ingegneria, settore in cui c’è grande carenza di manodopera qualificata? Il percorso sui ponti di San Gallo (St. Galler Brückenweg) è l’ideale, proprio perché inconfutabile testimonianza dell’architettura infrastrutturale svizzera. L’escursione di tre ore ci porta a visitare 18 ponti di varie epoche. Un’escursione autunnale ideale quando a determinate quote comincia già a cadere la prima neve. Partiamo dalla stazione di San Gallo Haggen e dopo aver superato rapidamente la periferia dell’agglomerato giungiamo ai margini del bosco, dinanzi alla spettacolare Haggenbrücke. Costruito nel 1937, 98 metri d’altezza e 355 di lunghezza, il ponte nel gergo popolare è chiamato anche «Ganggelibrogg» a causa delle
sue oscillazioni. Per fortuna il percorso non ci porta ad attraversarlo, bensì più in basso, verso una tranquilla gravina che funge da punto di conf luenza tra i fiumi Wattbach e Sitter, attraversato da due ponti in legno del secolo XVIII dall’aspetto molto artistico. Saliamo poi verso Störgel. Risulta subito evidente che ci troviamo su suolo appenzellese: a perdita d’occhio, pittoresche case coloniche decorano la bucolica zona collinare. Dopo aver attraversato la bella regione del Weidland scendiamo verso la centrale elettrica Kubel, dove si incontrano i fiumi Sitter e Urnäsch. Uno spettacolo maestoso: oltre ad altri due ponti di valore storico, l’elegante viadotto di 99 metri d’altezza della Südostbahn sovrasta la gola. Invece di recarci nell’osteria del posto, ci godiamo un bel picnic direttamente sulle pietre del letto del fiume, e quando l’acqua è più bassa ci divertiamo a costruire delle piccole dighe. Dopodiché lasciamo anticipatamente il percorso dei ponti e risaliamo al punto di partenza (Haggen). Sulla via del ritorno facciamo però una breve sosta al caseificio dimostrativo della vicina Stein. Di ritorno a casa chiedo a Luis (7): «Allora, cosa ti piacerebbe fare da grande?». «Hmm, il musicista. O lo spazzino…» > Su www.sg-wanderwege.ch o al numero 071 994 29 11 è possibile ordinare gratuitamente l’opuscolo «St. Galler Brückenweg».
Movimento & relax
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Time-out per la mamma «Baby-vacanze» per mamme con neonati. Questa l’interessante proposta di Andrea Büchi. La sua «MamaOase» consente alle donne di prendersi una pausa dagli stressanti ritmi quotidiani. TESTO: Virginia Nolan
Per nove mesi, i futuri genitori sognano con trepidazione il grande momento, e quando il loro bebè viene alla luce sono al settimo cielo. A casa, l’orologio batte al ritmo del neonato: la sua pappa e le sue cure scandiscono le brevi notti e i lunghi giorni. Che i primi mesi con un neonato siano faticosi lo ha sperimentato personalmente anche Andrea Büchi. Dopo la nascita del suo ultimo figlio, spesso si ritrovava allo stremo delle forze. Quando, alle prime ore del mattino, il bebè finalmente si addormentava, c’era la colazione da preparare per il fratellino. «Mio marito mi aiutava come poteva», ricorda Andrea, «ma ero comunque io che dovevo allattarli».
DA OASI PER MAMME A OASI PER GENITORI
Oggi, Andrea Büchi realizza il sogno di un paio d’ore di sonno per altre donne. Da un anno, l’intraprendente mamma propone «baby-vacanze»: per dieci weekend all’anno, un hotel wellness austriaco, situato nella foresta di Bregenz a pochi chilometri dal confine svizzero, si trasforma nella MamaOase, una vera e propria isola di relax per mamme e bebè. Le mamme hanno infatti la possibilità di lasciare il loro piccolo dalle 16:30 alle 10:30 a quattro assistenti professioniste, che si occupano dei piccoli ospiti nell’apposita «baby suite». Alcune sfruttano totalmente l’offerta, altre preferiscono sperimentarla prima solo per qualche ora. La MamaOase, concepita inizialmente per mamme, ha successo anche con i papà: tra gli ospiti sono infatti più numerose le coppie rispetto alle mamme «in vacanza» da sole.
IL PRIMO BABY HOTEL CON ASSISTENZA NOTTURNA
Andrea Büchi è dell’idea che la sua MamaOase colmi un vuoto di mercato. Gli hotel attrezzati per bebè offrono soprattutto assistenza durante il giorno. «La notte, per una mamma con neonato, è molto più faticosa», afferma Andrea. Il suo team sveglia le mamme allattanti solo quando il bebè ha fame. A tutto il resto – cambiare i pannolini, dare il succhiotto, cullare il bimbo per addormentarlo – pensano le assistenti. I fratellini e le sorelline dei bebè restano a casa, perché ciò che Büchi ha scelto di realizzare non è un hotel per bambini, bensì un rifugio di relax. «Per una volta, i genitori possono seguire il proprio ritmo, non quello definito da un programma di intrattenimento». > MamaOase è orientata ai primi mesi di vita del neonato, quindi i bimbi che vi soggiornano hanno un’età non superiore ai sei mesi. Il pacchetto completo di due o tre giorni, a scelta, costa rispettivamente 820 e 1’050 franchi per mamma e bimbo. I papà pagano 300 / 370 franchi. MamaOase offre spazio a un numero massimo di dieci bebè. Ulteriori informazioni su www.mamaoase.ch
La NHL non lo perde d’occhio: il cliente ÖKK Nino Niederreiter.
Ritratto cliente
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Come un uragano Gli americani lo chiamano «El Niño», il giovane talento del disco su ghiaccio Nino Niederreiter. Perché è praticamente ancora un bambino, ma sul ghiaccio è come un uragano. TESTO: Christoph Kohler _ _ FOTO: Markus Forte
Una carriera calcistica comincia spesso in giardino. Ma dove muovono i primi passi i giovani talenti dell’hockey su ghiaccio? Per la famiglia Niederreiter di Coira era una tradizione che durava tutto l’inverno: schiacciare la neve in giardino, innaffiarla e aspettare che si trasformasse in una pista di ghiaccio. In queste circostanze Nino Niederreiter ha imparato a pattinare all’età di quattro anni. Circa sei mesi dopo è seguita la prima lezione di hockey su ghiaccio e, dodici anni più tardi, è diventato campione svizzero con l’ HC Davos. Oggi, a 17 anni, è considerato il più grande talento dell’hockey svizzero di tutti i tempi e, in tutta modestia, può affermare: «La NHL è sempre stata il mio sogno, ma da bambino ho sempre creduto che i miei sogni si sarebbero avverati più tardi». TUTTO SOLO NEGLI STATI UNITI __ Molti hanno aggrottato la fronte quando l’anno scorso Nino ha lasciato Davos, a soli 16 anni, per raggiungere una lega giovanile americana. In primis i responsabili della squadra di hockey più titolata in Svizzera, l’ HC Davos, i quali avevano proprio l’intenzione di promuovere il ragazzo nella squadra titolare con un contratto da professionista, un onore per ogni junior. Nino dice no, però: «Se negli Stati Uniti dovessi fallire, potrei perlomeno dire di avere fatto un’esperienza in più». Ora si appresta a realizzare il proprio sogno: giocare nella NHL . Il 25 giugno 2010, i New York Islanders lo hanno scelto come quinta opzione nel primo turno di «draft». Per intenderci: agli occhi dei manager della migliore lega di hockey su ghiaccio del mondo, «El Niño» (come viene chiamato negli Stati Uniti, è considerato il quinto miglior giovane del mondo. Da allora il giovane di Coira è una piccola stella anche in Svizzera. A Davos, dove in estate si allena presso la sua vecchia squadra, l’HC Davos, non c’è luogo dove i conoscenti non lo salutino. Dal ristorante dell’HCD il cameriere gli urla «ciao Nino!»; dal parcheggio si leva invece un caldo «Allegra!», saluto che gli rivolge il padre della ex famiglia ospitante ai tempi di Davos, che adora
il carattere deciso di Nino e la sua «spensierata apertura mentale». TRAINING MENTALE IN UNO SPORT PER UOMINI __ Gli
esperti ritengono che oltre alla freschezza atletica e al talento, un «carattere forte» sia uno dei requisiti più importanti per fare carriera nella NHL , perché la pressione è enorme: solo dagli Islanders al momento ci sono almeno 50 giovani in «lista d’attesa» per debuttare nella NHL . Le cifre, poi, fanno girare la testa: una macchina da soldi come la NHL versa a un giovane come Nino, considerato al primo turno di «draft» il quinto miglior talento in circolazione, circa 3,1 milioni di dollari all’anno. L’incertezza poi è un fattore preponderante: ad oggi il giovane grigionese non sa ancora dove e con chi trascorrerà il suo 18° compleanno, l’8 settembre 2010. Presso la famiglia ospitante a Portland? O in tutta solitudine nel proprio appartamento di New York? Tutto ciò che sa Nino è che «saranno comunque altri a deciderlo». Fortuna che il ragazzo non ha solo un carattere forte, ma è anche aperto a ricevere aiuti. Fa affidamento a un’esperta di training mentale di Fläsch, che gli insegna a elaborare eventuali ricadute e a rigenerarsi rapidamente a livello mentale e fisico per la prossima partita. Training mentale, e in più da parte di una donna! Un fatto tutt’altro che comune in un ambiente rude come quello del disco su ghiaccio. Nel gruppo, giovani e più anziani si comportano sempre in modo molto sicuro di sé, afferma Nino. «Ma la sera, a letto, ti ritrovi solo con i tuoi pensieri.» E a proposito del tema principale di questa edizione: recentemente Nino è stato invitato a un importante torneo nordamericano per un concorso di penalty. Prende la rincorsa e davanti alla porta scaglia il guantone sinistro sul ghiaccio per poi farsi beffe dello sbalordito portiere con la mano destra. Il giovane ha coraggio! Il trucco di Nino durante il suo penalty al sito www.oekk.ch/magazine
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www.zoo.ch