N. 2
Maggio 2009
Magazine
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disturb politica
prin ncipi attivi i messaggii ivi dolore
allarmismo
dico so opportare il dolore
ricetta iustificativo per il rim mbors
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dia agnosi tele ematica
TEMA: COMUNICAZIONE
Parlare di cancro _ Il colloquio medico-paziente _ La salute costa
no ocebo
malattie
au utosservazione
Route Express Lines In viaggio sulle più belle linee di AutoPostale
scoprire Meraviglie in vista: scoprite la Svizzera dal suo lato più spettacolare! Le Route Express Lines si inerpicano per i più bei passi alpini dalle cime innevate e attraversano idilliche valli con i loro deliziosi paesi. Mettetevi comodi e ammirate! Giro dei quattro passi
Romantic Route Express
Meiringen – Grimsel – Novena – San Gottardo – Susten – Meiringen
Andermatt – Meiringen – Grosse Scheidegg – Grindelwald
Palm Express
Historic Route Express
St. Moritz – Lugano
Flüelen – Altdorf – Passo del Klausen – Linthal
Engadin – Meran Route Express
Panorama Route Express
(Davos –) Zernez – Müstair – Glorenza (IT) – Malles (IT)
Schüpfheim – Sörenberg – Strada panoramica – Giswil
Julier Route Express
Napoleon Route Express
Coira – Lenzerheide – Passo dello Julier – St. Moritz
Domodossola (IT) – Passo del Sempione – Briga – Saas-Fee
Ticino Route Express
San Bernardino Route Express
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Coira – San Bernardino – Bellinzona
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Indice
Editoriale
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Placebo e nocebo TEMA:
Comunicazione
24
06 TEMA
Comunicare una diagnosi di cancro _ Come dovrebbero parlare i medici 16 ÖKK
Forum CEO di ÖKK _ Ospedale cantonale dei Grigioni
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03
19 SPICK
Vitamina C formato tascabile 26 SALUTE
Perché aumentano i costi 38 RITRATTO CLIENTI
Il silenzio dei Niederhauser
«Su, caro piccolo Peter, prendi un cucchiaio di questo, ti sentirai subito meglio.» Quante volte anche lei, da piccolo, se l’è sentito dire? Oppure è lei da brava mamma o da bravo papà a dirlo ai suoi figli, mentre cerca di propinare loro un rimedio semplice contro il mal di pancia? Tante volte basta anche solo un po’ di miele… Sa perché? Perché i bambini ci credono. Funziona anche il contrario: «Peter, da bravo, smetti di mangiare la pasta cruda, ti fa venire il mal di pancia.» In entrambi i casi, la convinzione che un qualcosa sia benefico o nocivo fa più del suo reale effetto. Il primo caso viene definito effetto placebo, il secondo effetto nocebo. Ma una cosa hanno in comune: la comunicazione. Efficace non è tanto il processo che avviene sul piano fisico o chimico, peraltro misurabile, bensì la comunicazione. Questo non succede solo durante l’infanzia. Osservi le dimensioni e i colori delle pillole e noterà che non sono stati scelti a caso: devono supportare l’effetto. Una compressa di grandi dimensioni non contiene per forza più principi attivi. Anche questo è comunicazione. La prossima volta che dovrà spiegare al medico dove le fa male e quando si manifesta il disturbo, faccia attenzione: molto è comunicazione. Da bambini ci fidavamo dei nostri genitori, oggi ci mettiamo nelle mani dei medici. «Caro signor Werder, prenda una di queste pillole: si sentirà subito meglio.» Peter Werder
IMPRESSUM ÖKK Magazin / ÖKK Magazine _ rivista trimestrale per gli assicurati ÖKK _ Anno 21 _ 2/2009 TIRATURA 84’000 EDITORE ÖKK _ Bahnhofstrasse 9 _ 7302 Landquart _ Tel. 058 456 10 10 _ magazine@oekk.ch CAPOREDATTORE Peter Werder REDAZIONE Brand Affairs AG _ Bernhard Widmer _ Christoph Kohler COLLABORAZIONE REDAZIONALE Fadrina Arpagaus _ Michael Krobath _ Shima Wyss-Yazdani FOTO Gian Marco Castelberg _ Flurina Rothenberger DIREZIONE ARTISTICA Advico Young & Rubicam _ Sandra Hofacker TRADUZIONE E REVISIONE Luisiana Luzii _ Philip Stalder STAMPA gdz AG
Appena sfornate
ÖKK Magazine
APPENA INNAMORATO (SENZA PAROLE) _ _ Dappertutto, nel mese
di maggio, sboccia l’amore. Anche il poeta tedesco Heinrich Heine (1797–1856) non è riuscito a sfuggirvi: «Nel meraviglioso mese di maggio/ quando tutti gli uccelli cantavano/ allora ho confessato a lei/ il mio struggimento e il mio desiderio.» Se la lei in questione fosse stata non udente, non avrebbe sentito il canto degli uccelli e a malapena avrebbe capito la dichiarazione del poeta. Ma per fortuna l’amore non può fallire, anche se mancano le parole. Una bella testimonianza la trova a pagina 38. Un videoclip su www.oekk.ch/magazine, realizzato in esclusiva dalla Federazione svizzera dei sordi per ÖKK Magazine, mostra come i non udenti dichiarano il loro amore o anche come dicono: «Se te ne vai, mi si spezza il cuore.»
«I love you» nel linguaggio mimico americano: molto amato anche dai giovani non udenti in Svizzera.
APPENA LETTO _ _ «Quando gli uomini parlano con le donne, il loro
sguardo cade inevitabilmente sul seno. A me, guardano le cicatrici». Questo è quanto riporta una giovane donna nel suo libro «schaut mich ruhig an» [guardami pure]. Ustioni o scottature della pelle rappresentano un’impronta indelebile che cambia la vita. Nel volume illustrato, bambini e giovani sopravvissuti a incendi raccontano la loro disgrazia, dimostrando tuttavia come, nonostante le bruciature, si sforzino di condurre una vita normale. Il libro presenta immagini che entrano nella pelle: perché dietro quelle cicatrici ci sono persone. > «schaut mich ruhig an», Rüffer & Rub Sachbuchverlag 2008, 48 franchi.
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APPENA SCOPERTO _ _ Vivere a lungo è un fatto ereditario! Ricercatori della
Boston University hanno scoperto che i figli di genitori longevi sono in media più sani dei loro coetanei con genitori che vivono fino a una età considerata statisticamente nella norma. Lo studio è stato condotto su 400 soggetti, età media 72 anni, i cui genitori avevano compiuto almeno 100 anni. Il confronto è stato fornito da 200 coetanei con genitori non longevi. La probabilità di infarto del miocardio tra i figli dei centenari era del 78 % più bassa. Patologie come il diabete o infarti cerebrali si verificavano più raramente. In complesso, la probabilità di morire nei 3,5 anni durante i quali si è svolta la ricerca era dell’ 81 % più bassa. Non si è registrata tuttavia alcuna differenza nel rilevare malattie come cancro, aritmie cardiache, demenza senile o depressione. «Lunga vita» (cinese)
crede che il fasciatoio non serva più una volta tolti di mezzo i pannolini, non conosce i cuscini fasciatoio della ditta EMPFI: questi, infatti, crescono assieme ai bimbi. Quando non servono più per cambiare i pannolini al piccolo, i fasciatoi EMPFI diventano comodi pouf per stare seduti o su cui raggomitolarsi per gioco. La piccola impresa famigliare svizzera produce i cuscini à la carte, i clienti possono scegliere il colore preferito. Il rivestimento è traspirante e può essere lavato a 60 gradi. Naturalmente anche gli adulti possono usarli per sedersi grazie all’estrema stabilità della forma. EMPFI ha il cuscino adatto per ogni esigenza, dal pouf da meditazione al rotolo per gli esercizi di pilates, al guanciale anatomico Royal Rest. APPENA FASCIATO
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ÂŤSarei contento se non mi venisse chiesto cento volte come sto.Âť Eric Baumann, malato di cancro.
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Il giorno del suo 34° compleanno il giornalista Eric Baumann riceve la sconvolgente diagnosi di tumore al cervello. Questa esperienza testimonia quanto una terribile malattia come il cancro rappresenti una vera e propria sfida anche a livello di comunicazione. TESTO: Eric Baumann _ _ FOTO: Gian Marco Castelberg
Parlare di cancro Era una sera di dicembre di quattro anni fa. Mi raggiunse un numero considerevole di medici. Camici bianchi, volti tetri. Ero al pronto soccorso dell’ospedale universitario di Zurigo, a seguito di mal di testa e disturbi della vista. Quella sera in realtà avevo in programma a mezzanotte di festeggiare con i miei amici il mio 34° compleanno. «C’è un’ombra nella sua testa» mi disse uno dei medici, indicandomela sulla radiografia. «Potrebbe essere un’infezione. Forse tubercolosi. Ma non si può escludere un tumore cerebrale.» Ho avuto la sensazione di trovarmi in un incubo. Ma ero sveglio. E la mia ragazza quasi mi stritolava la mano per lo spavento. TROPPO PER IL MEDICO, TROPPO PER IL PAZIENTE __
Quella sera i medici al mio cospetto sembravano molto tesi. Non ero certo l’unico paziente del pronto soccorso, molti turisti svizzeri feriti dallo tsunami erano stati aerotrasportati d’urgenza. Io avevo però bisogno di parole di incoraggiamento, quella notizia devastante era troppo per me, mi sentivo indifeso e preso poco sul serio dal
personale. Rimasi davvero stupito quando, due anni più tardi, una mia lontana parente mi raccontò ciò che il suo nuovo medico di famiglia le aveva riferito come la più sconvolgente esperienza della sua carriera: quando lavorava all’ospedale universitario, al pronto soccorso aveva dovuto dire a una coppia relativamente giovane che l’uomo probabilmente era affetto da tumore cerebrale. Evidentemente momenti tanto difficili sono uno stress eccessivo non solo per i pazienti. Il giorno dopo, sono stato infilato nel tubo della tomografia a risonanza magnetica. Un assistente mi mostrò le immagini: «È sicuramente tumore cerebrale» concluse. Probabilmente i dottori avevano già capito la sera prima che non si trattava semplicemente di un’infezione. Forse non volevano propinarmi la diagnosi peggiore come l’unica possibile. Meglio così, è stato sufficientemente scioccante. Nel giro di quattro giorni mi avrebbero operato, mi disse il medico. Io volevo sapere cosa mi sarebbe successo dopo. «Deve rinunciare all’idea che noi possia>
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mo guarirla. Ma cercheremo di farle trascorrere quel che resta della sua vita senza dolori.» Un pugno allo stomaco. L’idea che la morte bussasse così presto – e proprio nel giorno del mio compleanno – non mi era mai passata per la mente. SEMPLICEMENTE DIFFICILE: «COME STAI???» __ Sul
display del mio telefono cellulare vidi una dozzina di chiamate perse e numerosi SMS. «Cosa è successo???» e «Come stai???». Subito si era sparsa la voce che non stavo bene. Il fatto che tutti erano così interessati a me, mi fece piacere. Ma subito spensi il telefonino. Solo il pensiero di rispondere a tutte queste domande mi faceva a pezzi. Meglio staccare la spina, nonostante il mio disperato bisogno di conforto. Prima dell’operazione mi avevano avvertito: per non irritare le ferite, dopo l’intervento non mi sarei potuto lavare i capelli per tre settimane. Con una pelata sarebbe stato più semplice, pensai. Quindi chiesi a un’infermiera se potevo rasarmi i capelli. «Non se ne parla nemmeno! Con la lametta potrebbe ferire il cuoio capelluto e prendersi un’infezione prima dell’operazione.» – «Gli assistenti non potrebbero rasarmi tutta la testa anziché solo una parte?» – «Come le viene in mente? Qui non siamo mica dal parrucchiere!» Il collega del turno di notte fu molto più comprensivo: nonostante l’ammonimento, si procurò un rasoio. Dopo l’intervento, il primo assistente mi spiegò che ero affetto dalla forma più aggressiva di tumore cerebrale, il glioblastoma multiforme: diffonde le sue cellule così rapidamente che persino nel miglior decorso non è possibile estirparlo tutto. Volevo sapere quanto ancora mi restava da vivere. Glissò una risposta concreta, ma la sua diplomazia mi mise comunque al tappeto: «Se sarà ancora qui tra cinque anni, potrà considerarsi fortunato». Successivamente ebbi modo di scoprire che aveva formulato la notizia con molto tatto: purtroppo la maggior parte dei pazienti affetti da glioblastoma muore nel giro di pochi mesi.
PSICOLOGIA DELLE PAROLE: «ESCRESCENZA» INVECE DI «CANCRO» __ Posso immaginare che per i medici sia
difficile trovare le parole giuste con pazienti minacciati da morte incombente. Faccio un esempio: mi accorsi che il personale medico non parlava mai di «cancro», la maggior parte delle volte la mia malattia veniva definita «escrescenza». Nessuno spazio all’immaginazione: il tessuto cancerogeno guadagnava spazio nella mia testa. Ma quella definizione suonava tecnica e mi proiettava l’immagine chiara e spiacevole di quello che stava effettivamente accadendo dentro la mia calotta cranica: le cellule parassite aumentavano sostituendo il tessuto sano. Quando mi dimisero dall’ospedale, la settimana successiva, gli amici mi invitarono a cena. In genere mi piace ascoltare gli altri e fare domande. Quella volta invece raccontai per filo e per segno, un ritmo incessante, in una sorta di monologo, quello che avevo vissuto. All’inizio si respirava comunque una bella atmosfera, ho persino brindato con i miei amici alla riuscita dell’operazione e alla mia libertà ritrovata. Tra l’insalata e gli spaghetti diedi però la notizia che una guarigione era improbabile. Tutti tacquero di colpo. Solo uno disse piano: «Non può essere che il cancro sia più forte di te!». Un oncologo che avevo consultato per un secondo parere, aveva quanto meno relativizzato l’importanza delle statistiche a cui spesso i pazienti fanno riferimento per una stima. «Il 50 percento dei casi è sotto questo valore, l’altro cinquanta percento è sopra.» Si poteva continuare a sperare dunque. Lo specialista aggiunse però molto chiaramente: «Per i pazienti il caso peggiore non si verifica con una probabilità del 6,3 o del 57,4 percento, ma dello zero o del 100 percento. O succede o non succede». COSA DICONO I COLLEGHI? __ Quando l’anno dopo ri-
cominciai a lavorare a tempo parziale, nel giornalino dei collaboratori feci pubblicare una lettera aperta. «Vi sarei grato se non mi chiedeste cento volte come sto, come
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mi sento e come procede la chemioterapia. Che tali domande siano espressione di partecipazione mi è chiaro. Non voglio nemmeno che il tumore sia trasformato in tabù in modo artificioso. Ma è facile capire che, avendo parlato tanto della mia malattia, preferirei affrontare qualsiasi altro argomento, importante o banale che sia.» La mia richiesta non riuscì comunque ad abbattere tutte le incertezze. Quando incontravo i colleghi nei corridoi, salutandomi dicevano: «Che gioia rivederti!». E poi ecco che la conversazione diventava difficile. Alcuni cercavano disperatamente di eludere il delicato tema; altri, nonostante il mio messaggio, mi parlavano esplicitamente del tumore. A seconda di come mi sentivo, affrontavo la conversazione. O la interrompevo. Quasi tutti volevano sapere se sentivo dolore. Dopo l’operazione, fortunatamente, non più. Per chi è sano, il dolore fisico rappresenta sicuramente l’unico aspetto che può rendere concreta agli occhi di terzi una simile sventura. Ognuno di noi ha sicuramente provato almeno una volta nella vita un dolore fisico, per cui è più facile avere un’idea se si manifesta qualche disturbo. Senza dubbio il dolore fisico è l’aspetto più percepibile, concreto della malattia. Ma non è l’unica componente. Avrei parlato più volentieri di come vivevo il rapporto con la minaccia di una morte incombente o di come si può ancora avere gioia di vivere quando non si è più efficienti. Quando ora mi chiedono come sto, la maggior parte delle volte dico che sto bene. Per lo meno, il confronto con la fine mi ha reso più paziente. E ora riesco davvero a godermi quel che resta della mia vita.
Il 16 aprile 2009 Eric Baumann è stato ospite della trasmissione televisiva svizzera «Aeschbacher». Chi desidera vedere il suo toccante intervento trova il link su www.oekk.ch/magazine
«Un’estate ancora» Eric Baumann ha scritto un libro su come si vive con una diagnosi di tumore cerebrale: «Einen Sommer noch» [Un’estate ancora]. È un documento commovente che dà coraggio agli ammalati e fa riscoprire ai sani il valore della vita. > Eric Baumann. «Einen Sommer noch». Lübbe Verlagsgruppe 2008, 30 franchi.
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DOTTORE, HO LA SENSAZIONE CHE NESSUNO MI PRENDA SUL SERIO.
Cuore caldo e mente fredda
LEI SCHERZA!
Dopo una degenza in ospedale, se gli svizzeri sono scontenti per la maggiore parte dei casi dipende dalla comunicazione. Nell’intervista con ÖKK, il Prof. Dott. Wolf Langewitz, medico e trainer di comunicazione, definisce quel che più conta nel colloquio tra medico e paziente. INTERVISTA: Christoph Kohler
Prof. Langewitz, a livello professionale medici e specialisti in Svizzera rappresentano il non plus ultra. Le loro competenze nell’ambito della comunicazione possono essere considerate alla stessa stregua?
È difficile stabilirlo perché mancano veri e propri criteri di paragone e di valutazione. La comunicazione non è un frigorifero che può essere regolato o confrontato in base al rendimento energetico. Siamo però a conoscenza che il 25 percento dei pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere svizzere, quando viene dimesso, non
si esime dal denunciare carenze. E queste, otto volte su dieci, hanno a che fare con la comunicazione. Molti medici dedicano troppo poco tempo al colloquio con i pazienti, altri a malapena danno loro la possibilità di esprimersi e altri ancora non si sforzano abbastanza di spiegare la situazione in modo che gli ammalati possano capirla. Cosa significa essere capaci di comunicare in ambito medico?
Il colloquio tra medico e paziente rappresenta uno scambio: si tratta
di fornire e ottenere informazioni, e quindi di instaurare un rapporto imperniato sulla fiducia reciproca. Quindi la capacità di comunicare rappresenta un aspetto fondamentale nella professione di medico?
Certo, perché il rapporto tra medico e paziente inizia raramente con un bernoccolo o un braccio rotto: è più frequente che si cominci con un colloquio in cui il paziente parla dei suoi disturbi, forse sintomi di una malattia. Solo successivamente il pazien-
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te sarà sottoposto alla classica visita medica, alla radioscopia, alla radiografia o alla risonanza magnetica. Dato che la comunicazione rappresenta un tassello tanto importante, sarà insegnata nelle università svizzere?
Sì, oggi per fortuna i corsi di comunicazione sono proposti in tutte le università, a Basilea sono persino obbligatori. Cosa differenzia il colloquio tra medico e paziente dal colloquio privato?
C’è una certa disparità di forze: il patiens, «il sofferente» in latino, è la parte debole che si rivolge a una persona da cui si aspetta di essere aiutato, il medico. Questi è lo specialista, quindi un’autorità in materia, mentre il paziente è un profano. Internet tut-
DOTTORE, COSA MI CONSIGLIA PER I MIEI DENTI GIALLI?
tavia con i suoi tanti forum, le pagine informative e Wikipedia, va un po’ a ridurre tale disparità. Sono soprattutto i pazienti più giovani a fare riferimento a tale strumento, risultando pertanto molto più informati rispetto al passato.
Il fatto che un paziente ne sappia già parecchio sulla propria malattia in che modo può influire sul colloquio medico-paziente e sulla cura successiva?
Pazienti in genere molto bene informati vogliono decidere assieme al medico su cosa deve vertere il consulto e cosa succede poi. E manifestano tranquillamente il loro scetticismo o dissenso se non vogliono seguire una determinata cura. Si direbbero colloqui lunghi e faticosi. Costa meno il paziente informato o quello che si fida ciecamente del medico?
Il paziente non informato, «sottomesso» al volere del medico, dovrebbe teoricamente costare meno, anche solo per il fatto che i colloqui con questa tipologia di pazienti sono più
UNA CRAVATTA MARRONE.
brevi. In realtà succede il contrario: il paziente che nel colloquio dice sempre sì e amen, poi fa tutto l’opposto perché ha capito poco o nulla di ciò che è meglio per lui. Secondo diversi sondaggi, molti pazienti riescono a capire veramente dal 30 al 50 percento di quanto il medico gli comunica. Pertanto si può supporre che alla fin fine il paziente meglio informato costa meno e guarisce più in fretta.
E questo lascerebbe anche supporre che internet, oggi la più grande fonte di informazioni mediche, sia una benedizione?
Internet è una benedizione qualora i pazienti riescano ad informarsi così bene da riuscire poi a porre domande finalizzate. Tuttavia internet ci mette poco a trasformarsi in una maledizione se, proprio perché le informazioni sono sovrabbondanti, non si riesce a filtrarle in base a ciò che è importante per il paziente. Succede in questo caso che il paziente nel dettaglio può saperne più del medico, perché internet supera di gran lunga tutte le conoscenze di un solo essere umano. Ma a cosa serve? Internet scuote certamente il monopolio di informazioni del medico, ma non fornisce indicazioni ponderate: a questo punto dunque l’intervento del medico che rimette ordine nel calderone durante il colloquio con il paziente e propone la cura più adatta risulta essere ancor più necessario. Il colloquio è componente importante della diagnosi. Ma quali sono le informazioni che contano davvero?
I pazienti spesso tentano di descrivere dettagliatamente ciò che nemmeno loro riescono a percepire con esattezza. Questo è spesso determinato dal fatto che i medici pongono domande molto precise. Sarebbe molto meglio se il paziente dicesse francamente di non saper rispondere all’una o all’altra domanda. D’altro canto, i pazienti spesso non amano raccontare il loro privato: in esso potrebbero esserci preziose informazioni per il medico, perché spesso malattia e vita privata sono strettamente correlate.
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Ha detto che la comunicazione è il primo anello della relazione tra medico e paziente. E quanto è importante la comunicazione successivamente, per la guarigione del paziente?
Ogni farmaco e ogni cura hanno, accanto a quello chimico, anche un effetto placebo, la cui efficacia dipende dalla fiducia riposta nel medico prescrivente. E poi: il successo di una cura dipende spesso, in caso di patologie croniche, dalla volontà del paziente a cambiare le proprie abitudini. I pazienti sono più propensi a seguire le cure prescritte dal loro medico se lo capiscono e si fidano di lui. I casi di emergenza rappresentano un’eccezione in tal senso. Se è necessario un intervento tempestivo, la comunicazione passa in secondo piano. In quel caso però il paziente è ben disposto a fidarsi ciecamente del > medico.
Il Prof. Dr. Wolf Langewitz è nato nel 1951 a Oldenburg i. O. in Germania. Ha studiato medicina a Friburgo in Brisgovia. Formatosi come internista, si è poi specializzato come psicoterapista. Già durante il suo tirocinio di medico, si accorse di come i pazienti si rapportassero in maniera differente alla malattia e di quanto importanti erano in tale occasione i contatti personali e la fiducia tra medico e paziente. Ha orientato dunque i suoi interessi all’interazione tra mente e corpo nella medicina, la psicosomatica. Langewitz lavora dal 1990 presso l’ospedale universitario di Basilea, dove dirige dal 1998 il reparto di psicosomatica.
MI DISPIACE, NON TROVO NULLA CHE NON VADA IN LEI. DEV’ESSERE L’ALCOL.
ALLORA TORNO QUANDO È SOBRIO.
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Lei non è solo medico ma anche trainer di comunicazione per i medici. Come riesce a migliorare la capacità comunicativa dei medici?
Inizialmente cerco di sensibilizzare i corsisti su potenzialità e debolezze della loro comunicazione. Quindi si insegnano tecniche utili su come svolgere al meglio il colloquio in un determinato lasso di tempo o introdurre consapevolmente delle pause, per dare la possibilità al paziente di
DOTTORE, OGNI VOLTA CHE BEVO CAFFÈ HO UNA FITTA ALL’OCCHIO SINISTRO.
riflettere. Nella maggior parte dei casi bastano tre secondi. Molto importante è anche parlare delle sensazioni. Perché? I medici non sono considerati tanto più professionali quanto meno si lasciano coinvolgere dal paziente, mantenendo invece una certa distanza?
Questione delicata questa. Da una parte il medico deve – se ne è ca-
HA PROVATO A TOGLIERE IL CUCCHIAINO?
pace – mostrare e manifestare di essere toccato dalle cattive notizie. La compassione è importante perché i pazienti, quando apprendono una notizia sconvolgente, non rimangono volentieri abbandonati a loro stessi, la presenza di un sostegno è un bisogno primitivo. D’altro canto, ci si aspetta dal medico che sia in grado di mantenere una certa freddezza e sappia cosa si deve fare. Cuore caldo e mente fredda: queste, le due caratteristiche necessarie per essere un medico modello anche nell’ambito della comunicazione. Il colloquio medico-paziente ideale?
Un colloquio al cui termine medico e paziente siano soddisfatti ed entrambe le parti abbiano raggiunto ciò che si erano prefisse.
Malati davanti al computer Ogni persona presenta di tanto in tanto sintomi che si manifestano anche in malattie gravi. Formicolio alle dita? Potrebbe essere il primo segno di sclerosi multipla. Mal di testa e rigidità nucale? Questo fa pensare a una meningite. Tuttavia le malattie gravi, fortunatamente, sono rare. Ma ci sono persone che non si fidano dell’improbabilità di malattie rare testimoniata dalle statistiche. Al contrario: tramutano regolarmente la scoperta di sintomi in grande paura. Parliamo degli ipocondriaci. A differenza dei pazienti «normali», gli ipocondriaci non vanno dal medico impreparati. Quello che a dire il vero sarebbe compito del medico, loro se la fanno da soli: la diagnosi dei sintomi. Fra tutte le malattie che potrebbero capitare, è come se a loro venissero sempre e solo le peggiori. Gli ipocondriaci esistono dalla notte dei tempi. Già nel 1673 il drammaturgo francese Molière descrisse alla perfezione un «malato immaginario», nella sua omonima commedia. Ma con l’avvento di internet, ecco che sorgono possibilità totalmente nuove di fare autodiagnosi. Se una volta un ipocondriaco doveva sfogliare un dizionario clinico dopo l’altro per trovare la descrizione della
malattia che – secondo lui – sarebbe stata la causa del suo futuro decesso, l’Argante del XXI secolo non deve far altro che inserire in Google alcune parole chiave che descrivono i suoi sintomi per sapere in un batter d’occhio quanto male sta effettivamente. Ma dopo una diagnosi «fai da te» del genere, sono pochi gli ipocondriaci che spengono il computer e vanno semplicemente a letto. Per la maggior parte di loro inizia una lunga notte di consultazioni di innumerevoli siti web e forum internet dedicati alla «loro» malattia. Per classificare questi nuovi malati immaginari, lo psichiatra statunitense Brian Fallon ha coniato un nuovo termine: cybercondriaco. Ma sfortunatamente le dosi talvolta impressionanti di termini scientifici che i cybercondriaci ingurgitano durante le loro navigazioni in internet non riescono a calmarli. Anzi! Siccome non sono del mestiere e non riescono né ad interpretare le informazioni in un contesto generale, né tantomeno a ponderarne la rilevanza, con l’aumentare delle conoscenze aumentano le loro fobie.
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In medicina la parola è d’oro Per curare i propri pazienti, i medici dispongono di un impressionante arsenale di apparecchiature e farmaci. Eppure, tutti i progressi della tecnologia medica e dell’industria farmaceutica possono produrre i loro effetti benefici solo se pazienti, medici e personale infermieristico parlano apertamente tra loro, non tralasciando nessun dettaglio. In medicina, la comunicazione ha un’importanza triplice. In primo luogo è fondamentale per lo scambio delle informazioni; quindi è necessaria per prendere assieme importanti decisioni; terzo, è indispensabile per instaurare rapporti di fiducia. L’esposizione seguente offre una sintesi di circostanze in cui la cura in corso dipende dalla comunicazione. TESTO: Bernhard Widmer
IL COLLOQUIO TRA MEDICI «DOVE FA MALE?»
Chi accusa dei disturbi si reca dal medico. Il dottore provvederà a rivolgere al paziente delle domande, nel migliore dei casi, dettagliate e mirate. Questo primo colloquio si chiama anamnesi (dal greco anamnesis, ricordo) e serve a chiarire gli antefatti dei disturbi accusati al momento. Certamente si possono affrontare anche argomenti relativi a circostanze non legate propriamente al passato. L’anamnesi è la prima fase della diagnostica e rappresenta non raramente una componente determinante. Durante questo colloquio il paziente dovrebbe avere anche la possibilità di esprimere le sue sensazioni e le sue paure. Solo se il medico le prende sul serio, può instaurarsi un rapporto basato sulla fiducia.
In caso di malattie più complesse, di norma più di un medico viene coinvolto nella cura. La qualità della collaborazione tra i diversi medici dipende in modo decisivo dalla qualità della loro comunicazione. È evidente che le tensioni interpersonali possono compromettere sensibilmente il flusso di informazioni e la definizione di pareri differenti. Negli ospedali la cultura aziendale, che tiene conto anche delle relazioni reciproche dei medici, è pertanto fondamentale per la qualità dell’assistenza.
STABILIRE GLI OBIETTIVI DELLA CURA E LA TERAPIA
Dopo aver effettuato l’anamnesi e sottoposto il paziente a visita, il medico formula la sua diagnosi. Dovrà quindi comunicarla al paziente in modo chiaro, poiché solo un paziente che comprende appieno la propria situazione può fissare assieme al medico gli obiettivi della cura e decidere per la forma terapeutica successiva.
DIALOGANDO CON IL PERSONALE INFERMIERISTICO
La rapidità con cui un paziente riesce a guarire non viene determinata solo dall’assistenza medica: è importante infatti che lui si senta bene anche a livello psichico. Tale benessere a sua volta dipende in grandissima parte dai rapporti di fiducia interpersonali intrecciati dal paziente. I contatti più frequenti nel corso di una degenza ospedaliera sono quelli con il personale infermieristico. Dialogando tutti i giorni con assistenti e infermiere su temi che non devono avere per forza la malattia come oggetto, il paziente avverte un senso di protezione e compassione. Determinante è anche la comunicazione non verbale: un bel sorriso al mattino può talvolta essere più efficace del miglior farmaco in circolazione.
Aziende
ÖKK Magazine
Il suo parere ci interessa FANTASTICI PREMI IN PALIO!
Da quasi un anno e mezzo la rivista ÖKK si presenta con un nuovo look e nuovi contenuti. Stimata cliente e stimato cliente, su base trimestrale cerchiamo di tenerla informata sui temi attuali in ambito sanitario e intrattenerla con interessanti soggetti di discussione. Pertanto, per una volta le chiediamo in modo molto diretto: le piace ÖKK Magazine? Ci faccia sapere cosa ne pensa per aiutarci a soddisfare le sue richieste e a far crescere qualitativamente sempre più la nostra rivista. Basta cliccare sul questionario su www.oekk.ch/questionario. Le bastano cinque minuti. Non vediamo l’ora di ricevere numerosi pareri! A proposito: se compilerà il questionario su www.oekk.ch/questionario parteciperà all’estrazione di un buono viaggi del valore di 200 franchi o di uno dei tre libri in palio, «Einen Sommer noch» di Eric Baumann (vedi pagina 9).
Lilibiggs Kinderkonzerte L’attesa è finalmente terminata: l’estate è alle porte! E con sé porta anche i Lilibiggs Kinderkonzerte. Per l’undicesima volta ormai, i concerti fanno il giro della Svizzera illuminando gli occhi dei più piccini e regalando loro tanti sorrisi. Andrew Bond e Linard Bardill sono di nuovo pronti ad appassionare il loro giovane pubblico, il quale dovrà solo pensare a battere le mani e ballare. Anche altri grandi artisti come Christian Schenker, Stärneföifi e Bruno Hächler saranno della partita. ÖKK promuove i concerti e accompagna la tournée con giochi e divertimenti. Visiti la tenda ÖKK , regaleremo ai suoi figli una bella sorpresa. Inoltre, detto tra noi, quando alla sera i figli si addormentano esausti e senza strillare abbiamo regalato un sorriso anche ai cari genitori, no?! Trova le date della tournée su www.oekk.ch/kinderkonzerte. La pagina web le offre anche la possibilità di vincere i biglietti per i diversi spettacoli.
La band Stärneföifi.
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Utile di esercizio 2008: situazione finanziaria solida nonostante la perdita Nonostante il contesto difficile, ÖKK può guardare a un utile di esercizio 2008 relativamente buono. I costi notevolmente lievitati nel sistema sanitario, l’aumento delle prestazioni e la crisi dei mercati finanziari si ripercuotono sul risultato annuale. Tuttavia ÖKK l’anno scorso è riuscita ad acquisire nuovi clienti molto sopra la media. Al 1° gennaio 2009 figurano tra gli assicurati ÖKK circa 160’000 persone private e 12’000 aziende e istituzioni pubbliche in tutta la Svizzera. Con una crescita netta pari a 5’300 clienti privati in più, ÖKK si pone in testa rispetto ai suoi concorrenti. Aumenta anche il numero dei clienti aziendali: nel 2008 ben 830 hanno scelto ÖKK . L’assicuratore malattie e infortuni rimane così leader di mercato nel Cantone dei Grigioni e continua ad estendere la sua rete di agenzie: attualmente ÖKK è rappresentata in tutta la Svizzera con 41 agenzie.
OSSERVATE LE DIRETTIVE DI LEGGE __ Dalla metà del
2008 anche ÖKK , nonostante un’oculata strategia degli investimenti, risente degli andamenti negativi nei mercati finanziari. Tuttavia, ancor più che dalla crisi di questi ultimi l’intero settore è gravato dall’aumento delle prestazioni assicurative, pari quasi al 6 percento nell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Tale andamento non era previsto in questa misura e nel 2008 ha pesato negativamente anche per ÖKK . ÖKK chiude il rendiconto annuale consolidato con una perdita pari a 20,5 milioni di franchi, da imputare per una metà all’aumento delle prestazioni e per l’altra metà alle perdite negli investimenti. Cionondimeno sia le riserve e accantonamenti LAMal sia gli accantonamenti LAINF sono conformi alle direttive in materia di vigilanza. Grazie a una pianificazione lungimirante e sostenibile, ÖKK dispone ancora di una situazione finanziaria solida ed è preparata per il futuro.
Forum CEO di ÖKK: Ponga le sue domande e partecipi alla discussione Crisi finanziaria e accesi dibattiti in materia di politica sanitaria: è proprio in momenti come questi che ci si pongono interrogativi più che legittimi. Spesso tuttavia le nostre domande rimangono senza risposta. Ma non presso ÖKK ! Nel nuovo Forum CEO su www.oekk.ch, ha la possibilità di discutere delle tematiche più attuali direttamente con Stefan Schena, Presidente della Direzione. Contributi e risposte alle sue domande saranno pubblicati in tempi brevi sulla nostra pagina web. Saremo ben lieti di poter affrontare con lei dibattiti interessanti. Ha anche lei domande da rivolgere a Stefan Schena? Allora visiti il Forum ÖKK su www.oekk.ch/forum, dove potrà inserire domande o contributi.
Partner
ÖKK Magazine
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Ospedale cantonale dei Grigioni Collaborazione migliorata grazie alla partnership Quando due organizzazioni collaborano spesso fianco a fianco, per entrambe vale la pena siglare un contratto di partnership. Proprio quanto hanno deciso di fare l’Ospedale cantonale dei Grigioni e ÖKK . Il contratto semplifica la gestione dei processi e migliora il flusso delle informazioni a livello generale. Ciò non favorisce solo le due parti contrattuali in ragione del notevole sgravio amministrativo, ma anche e soprattutto i pazienti assicurati da ÖKK . La partnership tra l’Ospedale cantonale dei Grigioni e ÖKK prevede inoltre la programmazione di una definizione congiunta della catena terapeutica, a partire dal ricovero in ospedale fino alla degenza in una clinica di riabilitazione. Da un lato, si tratta di determinare sempre il miglior approccio terapeutico possibile per i pazienti. Ciò è possibile esclusivamente se tutti i pazienti sono a conoscenza delle terapie offerte grazie ad un impeccabile flusso di informazioni.
Dall’altra parte, la collaborazione mira a rendere il più efficiente possibile l’intero processo terapeutico per i pazienti, cercando di evitare inutili tempi di attesa. Questo obiettivo presuppone in primo luogo che le cartelle dei pazienti giungano sempre tempestivamente a chi di dovere. Quando questo non avviene, si creano impasse in cui il paziente è tenuto a rispondere più volte alle stesse domande. Oppure si verificano casi in cui analisi di laboratorio e radiografie vengono effettuate due volte, i cui risultati non sono però disponibili nel momento in cui servono davvero. Il ripetere due volte analisi o visite non è solo seccante, ma anche costoso. Se in futuro potranno essere eliminati i processi superflui grazie al contratto di partnership, ciò si rifletterà positivamente anche sui costi delle prestazioni.
Certamente! Dall’acciaio si possono ricavare ad esempio chiodi, padelle o componenti per auto. Quindi: pulire i barattoli, schiacciarli e portarli nei luoghi di raccolta. Consiglio: Puoi differenziare l’alluminio dalla lamiera stagnata se hai una calamita, solo la lamiera stagnata è magnetica.
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50%
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Dal vecchio al nuovo
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… è meglio ch e riciclare! Anc or più ecologic riciclaggio é: p o del rodurre men o rifiuti poss Preferire vuot ibili! i a rendere, ac quistare alimen confezione, st tari senza ampare il min or numero di mail…
BOT T IG L
IE PE T Dove portare i giocatto li vecchi? Una playstation rotta no n va gettata nel secchio della spaz zatura! Così come la macchinina telecomandata e tutti gli altri gio cattoli e apparecchi elettronici, devi riportarli ai rivenditori. Pe r alcuni ci sono anche appositi centri di raccolta per rifiuti ele ttronici.
Batterie scariche: buttarle semplicemente via?
Mai! Batterie (e anche accumulatori) contengono sostanze velenose e non vanno gettate nella spazzatura. Puoi depositarle in tutti i negozi
che vendono batterie. Alcune sostanze possono essere addirittura recuperate.
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Si possono riciclare anche le scatole di conserva?
Recycling a portata di tasca
Hai bisogno di: - 1 cartone per bibite vuo to - set per fiss are i automatici {lo bottoncini trovi nei negozi fai da te} - forbici, spill atrice e mar tello
Riciclare è facile! Puoi trasformare il cartone di una bibita in un simpatico portamonete.
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Sciacqua per bene il cartone e lascialo asciugare.
Appiattiscilo in modo da ottenere una superficie piana e simmetrica, per questo le parti laterali vanno piegate perfettamente a metà. Fondo e coperchio non ti servono: tagliali via lungo la scanalatura.
Taglia il cartone sia a destra che a sinistra lungo le due scanalature per una lunghezza di circa un terzo della confezione.
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A questo punto da una parte del cartone sono rimaste due linguette, la più bella sarà il coperchio del tuo portamonete. L’altra la puoi tagliar via.
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Piega le parti laterali nella scanalatura di mezzo verso l’interno.
4 Er cartoo un n sucche per frutt i di a! Piega l’intera superficie esattamente a metà, come nella foto.
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Pinza assieme entrambe le tasche interne con una spillatrice.
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La linguetta diventerà il coperchio del tuo portamonete: piegala verso il basso e se è troppo lunga tagliane un pezzo.
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Ora manca solo la chiusura. Per questo hai bisogno di un set per bottoni automatici, di quelli che trovi per pochi soldi nei negozi fai da te oppure nel reparto taglia e cuci dei grandi magazzini. Per attaccare le due parti del bottone segui le istruzioni sull’imballaggio del set. Fissa la parte superiore del bottone (maschio) a metà del coperchio. Quindi piega il coperchio sul portamonete e segna il punto corrispondente per fissare l’altra parte del bottone (femmina).
eare un Puoi cr e nuove i cos sacco d e vecchie: da quell n po’ di basta u ai già !H fantasia andaci M ? a e un’id o! una fot
Barzelletta del lettore
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Dal vecchio al nuovo? Ecco cosa aiuta a risparmiare materie prime ed energia, perché non consumare è molto meglio che riciclare. Allora: hai una matita blu e con questa puoi scrivere anche rosso. Come si fa?
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Data
Firma
Come termina il proverbio?
Comp il ora e a il taglian d via in posta o !
Gallina vecchia… A B C D
Nome e cognome Via NPA, località
Cosa vedi?
… fa l’uovo. … vola meglio. … fa buon brodo. … fa coccodè.
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delle molte esperienze accumulate nel corso della vita. Un altro aspetto positivo del «vecchio» che sostiene e indirizza il «nuovo».
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Il cruciverba della salute
ÖKK Magazine
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Congratulazioni ai vincitori dello scorso cruciverba della salute. La soluzione era «GENEALOGIA».
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Orizzontali Velocità di sedimentazione del sangue Veicolo soccorso adibito al trasporto di malati e feriti Lo è la pecora Dolly Codice ad intermittenza che fa uso di punti e linee Psicosi caratterizzata da delirio cronico Ha sempre paura di ammalarsi Hanno difficoltà ad apprendere le tabelline Stimola il sistema circolatorio sfruttando l’acqua di mare Sportivo Composizione recitata da un solo attore Sede dell’organo dell’equilibrio Tecnica innovativa di chirurgia odontoiatrica Può essere matematica, del sangue, di testo...
Verticali Disse «Non si può non comunicare» Il numero delle vertebre cervicali Ultrasuoni Più rigoroso del vegetariano La CR svizzera Cura i disturbi della voce L’arte del dire Sindrome che si manifesta con tic Malattia Ghiandola al centro del cervello Gruppo sanguigno donatore universale Identificare una malattia Masse di tessuto linfatico presenti nel cavo orale, situate dietro la lingua 22 Verterbe che sostengono il collo 23 Molecola pigmentaria 1 3 5 6 7 8 10 12 13 14 16 17 19
Invii la soluzione per e-mail all’indirizzo magazine@oekk.ch o per posta a ÖKK Magazine, Bahnhofstrasse 9, 7302 Landquart con la parola di riferimento «Cruciverba». Con un po’ di fortuna potrà vincere un rotolo multiuso EMPFI del valore di 320 franchi (vedi pagina 5) o un ingresso per tutta la famiglia al nuovo centro del Parco Nazionale Svizzero, oltre ad una guida interattiva per il parco con cartina del valore di 40 franchi (vedi pagina 37). Termine ultimo di invio: 15 luglio 2009.
Club
ÖKK Magazine
Svizzera, paradiso balneare Un tuffo ed è tutta un’altra cosa: manca il respiro e si avverte un formicolio in tutto il corpo. L’acqua fredda di maggio... Oppure preferisce l’acqua gradevolmente calda delle terme svizzere? Nel nuovo ÖKK Club troverà sicuramente qualcosa di suo gusto, anche se non entrerà nell’acqua, ma andrà in barca o in canoa sull’acqua.
Città, lago, fiume IL PANORAMA BALNEARE DI ZURIGO
Foto: Sportamt
Summer in the City! A fare di Zurigo una città estiva sono anche le sue 24 piscine all’aperto e coperte. Al lido di Tiefenbrunnen, con superscivolo nel lago, tre galleggianti, trampolino e grande prato per lo sport e il gioco, si possono trascorrere senza problemi tutte le vacanze estive; anche nelle piscine di Allenmoos, Auhof e Seebach le famiglie non si annoiano di certo. Affascinante e adatto ai bambini è lo stabilimento balneare di Untere Letten, direttamente sul fiume, con una vasca per non nuotatori e una per sguazzare, mentre i nuotatori provetti possono spingersi nelle acque verde smeraldo del Limmat. Un’autentica perla dei Mari del Sud è il lido di Mythenquai sul lago, con la spiaggia di sabbia vera. Il meridione comincia al di qua delle Alpi! > www.sportamt.ch > www.badi-info.ch
Acque selvagge SWISS RAFT ADVENTURES
È a prova d’acqua? I fiumi impetuosi e le gole dei Grigioni e del Ticino non aspettano altro che di essere conquistati in canoa o in gommone. Che sia praticando rafting sul Reno anteriore o pagaiando tranquillamente sul Ticino seduti in una canoa a due posti, le proposte di Swiss Rafting Adventures faranno battere forte i cuori degli avventurosi e di quelli che vogliono diventarlo. Le escursioni però non sono pericolose, anche le famiglia con bambini dai sette anni in su possono approfittare di offerte speciali. Basta fare un bel respiro profondo, al resto pensano gli istruttori qualificati. > www.swissraftadventures.ch
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Paracelso vive! TERME TAMINA
Olà della nave! GITA IN BATTELLO NELL’OBERLAND BERNESE
Sul colore del Lago di Brienz si è già discusso parecchio: è blu, grigio o turchese? La cosa migliore è giudicare da sé. Meglio ancora se in occasione di una gita in battello tra Thun e Brienz. Anche se una volta a bordo si corre il rischio di perdere di vista l’acqua, rimanendo rapiti dall’incantevole paesaggio circostante, con le cime dei monti innevate. Ma passeggiando sul lungolago tra Spiez e Faulensee o peregrinando sulla Pilgerweg tra Merligen e Interlaken, ecco che i laghi catturano di nuovo la nostra attenzione. Allora, di che colore è il lago?
Le Terme Tamina di Bad Ragaz sono nuove fiammanti, eppure hanno una storia quasi cinquecentenaria. Già all’inizio del XVI secolo il medico Paracelso usava per le sue arti mediche le acque benefiche della selvaggia gola della Tamina, dove si trova la sorgente di acqua calda più importante d’Europa. Dal 1840 l’acqua fu canalizzata per 4,5 chilometri fino a Bad Ragaz, dove nel 1871 fu aperta la prima piscina di acqua termale esistente in Europa. Quasi un secolo e mezzo dopo, il luogo di cura attira clienti da tutto il mondo con i suoi bagni termali e saune rinnovati all’insegna del lusso e della modernità, e con l’acqua minerale sorgiva ancora purissima come agli albori dell’umanità. > www.taminatherme.ch
> www.bls.ch
Tempio artistico dell’acqua BERNAQUA
Tensione o distensione? Nelle Terme Bernaqua presso il centro commerciale Westside di Berna la scelta non è facile. Il parco acquatico e termale di 2000 m 2 progettato dal famoso architetto Daniel Libeskind, con 18 piscine all’aperto e coperte, a prima vista si presenta come un’opera d’arte. Chi vuole dedicarsi alla contemplazione di forme e colori insoliti e cerca al contempo distensione, può scegliere tra piscina fluviale, piscina con idromassaggio, vasca con acqua salina, grotta di vapore, bagno romano-irlandese e trattamenti termali. Chi invece preferisce una scarica di adrenalina, si divertirà un mondo sugli acquascivoli coperti più lunghi che ci siano in Svizzera, o lasciandosi trascinare dalle rapide del canyon. Per divertirsi fi no a quando il fisico sente di nuovo il bisogno di un po’ di relax. > www.bernaqua.ch
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Sapere & salute
ÖKK Magazine
Le ragioni del costante aumento dei costi della salute Entro il 2010, i premi di tutte le assicurazioni malattia svizzere subiranno notevoli aumenti. Le ragioni sono da ricondurre al fatto che i costi della salute coperti dall’assicurazione di base LAMal hanno nuovamente subito una forte impennata. Quali sono i motivi del costante aumento dei costi della sanità? TESTO: Bernhard Widmer
Tra il 1998 e il 2008 i costi complessivi dell’assicurazione di base (Assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie AOMS) sono lievitati da 13,9 miliardi a 22 miliardi di franchi, ciò che corrisponde ad un incremento quasi del 60 %. Si tratta di una crescita media annuale di circa il 4,7 percento. In Svizzera, l’aumento dei costi dell’assicurazione malattia è quindi di gran lunga superiore della media del tasso d’inf lazione. Nel corso degli ultimi dieci anni, sono soprattutto le spese ospedaliere (soprattutto a livello ambulatoriale), i servizi assistenziali (case di cura e Spitex) e i farmaci ad aver contribuito in forte misura alla crescita dei costi.
SVARIATI FATTORI DI COSTO __ Quali sono quindi i principali fattori responsabili di questa crescita esponenziale dei costi? Per semplificare notevolmente il quadro operiamo la seguente suddivisione in tre fattori di costo: – Fattore di costo «buono» che non si vuole inf luenzare – Fattore di costo «neutrale» che non si può inf luenzare – Fattore di costo «cattivo» che andrebbe inf luenzato >
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I GENERATORI DI COSTI PIÙ SIGNIFICATIVI NELL’ASSICURAZIONE DI BASE (LAMAL) 2008 % 25
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Barometro delle prestazioni Le spese legate alle prestazioni nell’assicurazione di base devono poter essere coperte dai premi riscossi: non è permesso alcun utile per l’assicurazione malattie. Il nostro barometro delle prestazioni mostra l’evoluzione delle uscite per le prestazioni e i premi presso ÖKK e l’intera branca nel corso degli ultimi tre anni. www.oekk.ch/baromentroprestazioni
Sapere & salute
ÖKK Magazine
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I fattori di costo «buoni» derivano dall’inarrestabile progresso della medicina, della tecnica medica e della farmacologia. Essi determinano un aumento degli anni che trascorreremo in salute in rapporto alla maggiore aspettativa di vita. Dall’altra parte, rendono in generale più sopportabile la malattia. Secondo gli esperti, il progresso medico è la causa principale di questa tendenza di crescita esponenziale dei nostri costi della salute. Tra i costi «neutrali» annoveriamo in particolare lo sviluppo demografico, ovvero l’invecchiamento della popolazione, che determina un costante aumento della domanda di servizi geriatrico-assistenziali. Questo genere di domanda è ulteriormente amplificata dal progresso della medicina. Ai fattori di costo «neutrali» non o parzialmente inf luenzabili appartiene anche il comportamento sanitario della popolazione. È infatti dimostrato che il bilancio dei costi sanitari di una popolazione di non fumatori che praticano sport è più favorevole.
MEDICINALI MEDICO 7%
CASA DI CURA 8%
PRESTAZIONI NON NECESSARIE, PREZZI TROPPO ELEVATI __ I fattori di costi «cattivi» sono suddivisibili in
produzione» è da ricondurre da una parte agli assicurati, che a prescindere dalla partecipazione ai costi non vengono incentivati ad evitare di richiedere determinate prestazioni. Infatti, è l’assicurazione a farsi carico di questi costi. Basti pensare ad analisi inutili o a eccessivi soggiorni ospedalieri. Dall’altra parte, i fornitori hanno tutto l’interesse a mettere sul mercato questo genere di prestazioni, perché in fin dei conti ci guadagnano: gli ospedali, ad esempio, cercano di sfruttare appieno la loro produttività per ammortizzare i costi della loro costosa infrastruttura. 2. I prezzi di beni e servizi medici sono in parte troppo cari. Per gran parte, i prezzi della sanità svizzera non sottostanno ad una politica dei prezzi determinata dal libero mercato, ma vengono stabiliti comunemente tra fornitori, assicurazioni e autorità. Ciò consente una certa regolamentazione e un calmieramento dei prezzi. L’esempio più recente è la riduzione delle tariffe degli studi medici. D’altro canto però, questo sistema impedisce che gli aumenti della produttività – comuni anche nel settore medico – abbiano come effetto una riduzione dei prezzi.
due categorie: 1. Servizi e prestazioni che dal punto di vista medico sono superf lui. Questo genere di «sovrap-
CIFRE: Ufficio federale di statistica, santésuisse
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L’assicurazione di base (LAMal) in cifre
RESTO 9%
Il secondo sistema sanitario più costoso del mondo La salute è un bene prezioso. Prezioso e costoso: secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica (UFS), nel 2007 i costi complessivi del settore sanitario hanno toccato quota 55,3 miliardi di franchi, ovvero 7’280 franchi pro capite. Questa cifra colloca la Svizzera al secondo posto a livello mondiale, dietro agli Stati Uniti. I costi dell’assicurazione di base obbligatoria (LAMal) hanno determinato circa il 40 percento dei costi totali, ovvero 21,4 miliardi di franchi. I costi restanti sono da ascrivere principalmente alle assicurazioni private (LCA), all’assicurazione contro gli infortuni (LAINF), all’AVS/AI, allo Stato e alle economie domestiche private, che acquistano e pagano direttamente e personalmente le prestazioni mediche ricevute. Ripartizione dei costi principali dell’assicurazione di base In termini di costi complessivi dell’assicurazione di base, la parte del leone la fanno gli ospedali, i medici, i farmaci e le cure (cfr. diagramma). In rapporto, i costi di amministrazione degli assicuratori rappresentano solo una minima parte della spesa totale, ovvero circa il 5 percento. Ciò significa che un buon 95 percento dei costi dell’assicurazione di base ricade su beni e prestazioni mediche. Chi paga per le prestazioni dell’assicurazione di base? Sono i cittadini svizzeri a finanziare le prestazioni coperte dall’assicurazione di base nei seguenti tre diversi modi: in qualità di assicurati paghiamo i premi dell’assicurazione, da pazienti partecipiamo ai costi (franchigia e partecipazione individuale), e come cittadini paghiamo le imposte. Nel 2007, il 45 percento dei costi è stato coperto dai premi, il 15 percento dalle partecipazioni ai costi e il 40 percento dalle finanze statali. Tramite le imposte viene anche finanziata circa la metà dei costi dei ricoveri ospedalieri, oltre alla riduzione del premio per gli assicurati a reddito modesto. Sempre nel 2007, Confederazione e Cantoni hanno finanziato riduzioni di premio per una cifra totale pari a 3,4 miliardi di franchi. Circa il 30 percento del totale degli assicurati e il 39 percento delle economie domestiche hanno beneficiato di questi sussidi.
Ă– K K C LU B
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Pianeta genitori
ÖKK Magazine
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Capricci nel vestirsi Si tratta di mia figlia (5). Dovrebbe ormai riuscire a vestirsi da sola. Invece strilla e strepita. Tanto che sono costretta a un certo punto a correre in suo aiuto per non far tardi. Cosa posso fare? Signora C. di Z.
KATHRIN BUHOLZER: Per prima cosa, cambierei qualcosa nei ritmi. Sua figlia potrebbe ad esempio vestirsi prima di colazione oppure scegliere un determinato luogo per farlo. Fintanto però che saprà che la mamma accorrerà in suo aiuto se cincischia abbastanza a lungo, non si sforzerà mai per far tutto da sola. Dica chiaramente a sua figlia cosa si aspetta da lei: «Voglio che in futuro ti vesta da sola». Se la bimba dovesse avere delle difficoltà oggettive, la aiuti ma non faccia le cose al posto suo: motivi e incoraggi sua figlia, cerchi di essere creativa! Sparpagliare gli indumenti dalla sua stanzetta al salotto trasforma il vestirsi in un gioco e guida sua figlia nel posto giusto: al tavolo della colazione. A volte bisogna premere il tasto «velocità» per farla sbrigare, provi anche a «cambiare la batteria» quando preme l’immaginario tasto sul suo nasino. Per motivarla maggiormente potrebbe creare un poster a punti. Formuli il tutto in modo positivo e dica chiaramente a sua figlia cosa si aspetta da lei. Il poster può essere realizzato in modo fantasioso e simpatico: può rappresentare una fattoria, uno zoo o un castello. Ogni volta che sua figlia riesce a vestirsi da sola può incollarci un adesivo: ad esempio sulle finestre del castello, oppure sui recinti dello zoo. Per molti bambini questa è una ricompensa più che sufficiente. O può premiarla leggendole una fiaba in più, portandola in piscina oppure preparando assieme a lei un dolce. Importante è stabilire chiaramente il risultato per cui lei riceverà qualcosa in cambio. Fissi un obiettivo facile e le dia una piccola ricompensa la prima volta che sua figlia si veste da sola. Dopo tre adesivi ci sarà un premio più consistente e dopo una settimana, la ricompensa «grande». Non tolga gli adesivi e non la sgridi se non è riuscita a
vestirsi tutta da sola. Quando tutto funzionerà, potrà piano piano diminuire le ricompense. Se tutto questo non dovesse servire, faccia provare a sua figlia le conseguenze del suo comportamento: basterà non aspettarla per la colazione o farla uscire così, in pigiama. Allora avvertirà imbarazzo. Non si metta a discutere e cerchi di rimanere sempre calma e tranquilla.
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Famiglia
ÖKK Magazine
Preparati finanziariamente alle emergenze Per risparmiare sul premio dell’assicurazione malattie, molti assicurati optano per una franchigia elevata. Tuttavia, per i casi più seri, la franchigia elevata può avere conseguenze non indifferenti sul bilancio, soprattutto per le famiglie. Pertanto, vale la pena prendere le dovute contromisure per simili situazioni. TESTO: Saverio Cerra *
La mamma di Sara si è infortunata durante le vacanze di Natale ed è stata ricoverata in ospedale: deve sottoporsi a un intervento alla spalla. Dopo una settimana può già tornare a casa, ma all’inizio del nuovo anno sorgono complicazioni. Deve nuovamente andare sotto i ferri e, successivamente, sottoporsi a numerose sedute di fisioterapia nel corso delle settimane seguenti. Amici di famiglia offrono subito il loro aiuto: Sara e suo fratello Pascal, che frequentano la scuola elementare, possono da subito pranzare da loro durante la pausa di mezzogiorno. Non ci sono problemi fino a quando entrambi i figli non si prendono una forte influenza. Il padre li porta dal medico, che prescrive loro antibiotici e tanto riposo. Il padre di Sara è messo a dura prova: lavora a tempo pieno e deve far fronte in contemporanea alle faccende domestiche e star dietro a sua moglie, senza dimenticare i due figli ammalati. Quel che è troppo è troppo! La famiglia decide quindi di seguire il consiglio del medico di famiglia e ricorre ad un aiuto domestico. PREMI PIÙ BASSI, RISCHI PIÙ ELEVATI __ Questo racconto è soltanto frut-
to della fantasia. Di primo acchito
può sembrare una situazione esagerata e, come si suol dire, non serve a nulla fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Ciononostante, una simile concatenazione di eventi negativi non è assolutamente inverosimile. Nel nostro esempio, la famiglia pratica molto sport e, in generale, tutti i membri della stessa si sentono in salute. Sulla base di queste premesse, i genitori hanno scelto il modello con la franchigia massima: 2500 franchi. Ciò consente loro di risparmiare parecchio denaro sui premi e utilizzarlo così per altri scopi. Improvvisamente però, nel giro di poche settimane, la famiglia è tenuta a far fronte a parecchie spese. Facciamo qualche calcolo: per l’infortunio della madre va pagata due volte l’intera somma della franchigia, dal momento che la sua cura durerà due anni civili. A questo importo si aggiunge il dieci percento di partecipazione individuale, al massimo tuttavia 700 franchi per anno civile. Nel nostro esempio si tratta di due volte i 2500 franchi di franchigia più la partecipazione individuale (sempre moltiplicata per due) di circa 250 franchi. Il calcolo totale è presto fatto: circa 6000 franchi. A ciò si aggiungono i costi non assicurati dell’aiuto do-
mestico, le spese di trasporto della madre e i costi legati alla malattia degli altri membri della famiglia. Pertanto, chi decide di scegliere la franchigia massima deve essere consapevole che rischia anche di più. Nel caso di una famiglia appunto, i genitori devono essere coscienti del fatto che rispondono anche per i propri figli. Il nostro esempio dimostra inoltre quanto possa essere salata la partecipazione ai costi nei casi più gravi. Mano sul cuore: in quanti mettiamo in preventivo costi della salute in modo da avere ancora a disposizione liquidità sufficiente nel caso si verificasse una situazione estrema come quella descritta sopra? Se, in caso di franchigia elevata, non si riesce a pagare la fattura sanitaria, le conseguenze sono a dir poco spiacevoli: sebbene l’assicurazione venga incontro agli assicurati nella misura del possibile, prima o poi le soluzioni si esauriscono e scendono in campo gli avvocati. ASSICURARE I RISCHI __ Optando per la franchigia massima si può effettivamente risparmiare parecchio denaro. Una famiglia di quattro persone riesce a risparmiare fino al 40 percento rispetto ad una famiglia
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ESEMPIO IN CIFRE:
con lo stesso numero di componenti e franchigia minima. Tuttavia, il denaro messo da parte si esaurisce in un batter d’occhio se, come nell’esempio, le circostanze si fanno serie. Pertanto, alle famiglie – ma anche ai singoli – assicurate con franchigia elevata si consiglia di avere da parte sempre liquidità a sufficienza per qualsiasi evenienza. A questo scopo, l’apertura di un «conto di emergenza» può essere una buona soluzione. Un saldo di circa 5000 – 6000 franchi è già sufficiente per sopperire a buona parte dei costi derivanti da una situazione straordinaria. Per esempio, ogni mese si potrebbe versare su questo conto l’importo pari al risparmio ottenuto grazie alla franchigia più elevata rispetto alla franchigia minima di 300 franchi. Dopo circa due anni, il saldo del conto è già sufficiente per offrire le dovute garanzie. Se poi il denaro risparmiato non viene utilizzato per coprire eventuali costi della salute, allora può costituire un ottimo pretesto per farsi una bella vacanza sulle nevi. * Saverio Cerra è Responsabile Clienti privati presso ÖKK .
Famiglia di quattro persone, due adulti e due figli (fino a 18 anni), assicurati con l’assicurazione obbligatoria di base senza complementare PREMIO MENSILE (IN CHF) Adulti
Franchigia ordinaria (300)* 253.00 272.00
Franchigia massima (2500) 149.30 160.50
Senza infortunio Con infortunio
Franchigia ordinaria (0.00) 63.30 68.00
Franchigia massima (600) 37.40 40.20
La famiglia del nostro esempio: Un genitore senza infortunio Un genitore con infortunio Due figli ** Totale
Franchigia ordinaria 253.00 272.00 136.00 661.00
Franchigia massima 149.30 160.50 80.40 390.20
Senza infortunio Con infortunio Figli **
RISPARMIO / CONSIGLI Con la franchigia massima, la nostra famiglia presa a modello riesce a risparmiare 270.80 franchi al mese. Cifra che corrisponde a circa un 40 % al mese. Versando questo importo su un conto separato, nel giro di pochi anni si è praticamente tutelati conto le situazioni di emergenza. Per la copertura dei derivanti oneri supplementari, alla famiglia basta stipulare un’assicurazione complementare che includa le spese di trasporto e l’aiuto domestico. * I prezzi riportati fanno riferimento a un’assicurazione obbligatoria di base ÖKK, San Gallo. ** Per i bambini, la franchigia più comune è quella ordinaria.
Il suo consulente ÖKK l’aiuterà volentieri a scegliere la franchigia più adatta al suo caso. Troverà l’agenzia a lei più vicina su www.oekk.ch/consulenza
La cifra
ÖKK Magazine
71,4 %
Chi va a fare la spesa? Chi stira le camicie? Chi va fuori a buttare la spazzatura? La risposta è sempre la stessa, identica a quella di qualche decennio fa, anche in Svizzera: le donne. Ad avere la responsabilità dei lavori domestici in un ménage di coppia, con o senza figli, è il 71,4 percento delle esponenti del gentil sesso. Solo il 3,4 percento dei signori uomini si assume la responsabilità di provvedere ai lavori di casa, mentre il 22,1 percento cerca di dividersi i compiti con le proprie compagne. Nelle famiglie con bambini di età inferiore a 14 anni, la responsabilità dei lavori domestici grava sulle spalle delle donne per oltre l’80 percento. Un po’ meno affaccendate risultano essere le donne nelle coppie senza figli: 62,1 percento. I numeri comunque parlano chiaro: gli svizzeri sono ancora ben lontani da un’equa ripartizione dei compiti per ciò che riguarda le faccende di casa. > Fonte: Ufficio federale di statistica, www.statistik.admin.ch
Errori della medicina popolare
Le gomme da masticare ingoiate rimangono nello stomaco per sette anni Le gomme da masticare dividono i cuori: i bimbi adorano quella massa appiccicosa mentre gli insegnanti sono un tantino irritati dal rumoroso ruminare durante l’orario scolastico; senza contare i genitori, preoccupati per la costipazione dei figli. Per togliere il vizio di masticare gomme americane ai loro pupilli, gli adulti ricorrono a ogni genere di storia assurda: le gomme ingoiate rimarrebbero incollate alle pareti gastriche per ben sette anni. In realtà, lo stomaco è molto resistente e produce acidi chimici talmente potenti che è praticamente impossibile per qualsiasi gomma da masticare rimanere appiccicata alle sue pareti. L’acido gastrico è talmente potente che il suo valore pH può quasi essere paragonato a quello dell’acido muriatico; inoltre, innumerevoli enzimi della digestione concorrono al dissolvimento delle sostanze ingerite. Molte componenti della gomma da masticare non sono comunque digeribili e attraversano l’intestino rapidamente, cosicché gli ammassi inghiottiti lasciano il corpo al più tardi dopo un paio di giorni.
Per causare un blocco allo stomaco si dovrebbe masticare qualcosa come due chilogrammi di gomma: un tale affaticamento delle mascelle risulta improbabile per chiunque, anche durante l’ora più noiosa a scuola! Attenzione solo a non eccedere nel masticare gomma americana, perché potrebbe formare un tappo nell’intestino crasso. Va detto però che la gomma da masticare aumenta il flusso sanguigno al cervello e di conseguenza anche la capacità di concentrazione e di memoria, come confermato da un nuovo studio della Northumbria University, Gran Bretagna. Pertanto se gli insegnanti continueranno a raccontare aneddoti ripugnanti, che dovrebbero servire da deterrente, anziché considerare anche gli aspetti positivi del «ruminare», otterranno solo questo: gomme appiccicate sotto i banchi di scuola che rimangono lì, disgustosamente, magari per sette anni.
Alimentazione
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In vacanza con leggerezza TESTO: Shima Wyss-Yazdani * FOTO: Flurina Rothenberger * Shima Wyss-Yazdani è una nutrizionista diplomata all’Istituto Tecnico Superiore
Tutti gli anni è lo stesso: non vediamo l’ora di partire per una vacanza in luoghi caldi, in Svizzera o direttamente al mare, via, per far rifornimento di sole e sfuggire al caos quotidiano. Per alcuni però, le vacanze sono sinonimo di agguato… alla linea! Ma attenzione: non esistono solo vacanze all’insegna dell’all inclusive! Con un po’ di movimento e saporite specialità del luogo ospite, il ritorno può riservare piacevoli sorprese. Si sa, in vacanza i nostri ritmi vengono rivoluzionati. Si va più tardi a letto, si dorme più a lungo, si mangia di più spiluccando spesso qua e là anche lontano dai pasti: è così che funziona quando abbiamo tempo a disposizione. Per combattere i prevedibili chili di troppo e godersi i più che meritati giorni di riposo, ecco qualche trucco: bere molta acqua, in giorni molto caldi fino a 2,5 litri al giorno (preferibilmente bevande tiepide o calde) e lasciarsi conquistare dalle ricche e fresche varietà di frutta regionali, facendo così anche il pieno di vitamine. La frutta è pure un ottimo spuntino tra un pasto e l’altro. Abbinata allo yogurt naturale può essere un goloso risveglio al mattino, per colazioni fresche e fatte in casa. I cibi grassi necessitano di più tempo per essere digeriti e rendono pigri. Un’alternativa leggera sono le insalate condite con le erbe più disparate. Da non perdere gli inconfondibili mercatini del posto che offrono tutto quel che serve: cibi freschi, convenienti e buoni. Anche il pesce: orata o spigola non fa differenza, il pesce è facilmente digeribile, ha poche calorie e molte sostanze indispensabili all’organismo.
Prodotti regionali e di stagione, ecco la parola d’ordine! Buoni e digeribili, questi cibi deliziosi renderanno la tavola ricca di colore e di gusto. Ecco una ricetta veloce per le prossime vacanze al mare: ROTOLINI DI PESCE ALLE VERDURE per 4 persone
4 8 –12
spiedini di metallo filetti di pesce fresco della regione (ca. 400 g) (variante svizzera, filetto di pesce persico) foglioline di basilico e melissa cetronella pomodorini ciliegino, minimo 10 a filetto zucchine, lavate e tritate in piccoli pezzi cipolla piccola, sbucciata
4 per filetto 100 g 100 g 100 g olio d’oliva sale e pepe foglio di alluminio
Adagiare i filetti aperti, asciugarli e poi aromatizzarli cospargendovi su ognuno le foglie delle erbe fresche. Quindi rotolarli e formare delle lumachine. Bucarli con un coltello appuntito e infilarli sullo spiedo alternandoli alle verdure. Spruzzarli con qualche goccia d’olio d’oliva. Grigliare i filetti di pesce per 3-5 minuti sul foglio di alluminio unto. Ci si può abbinare una maionese fatta in casa o della salsa al curry. Come contorno pane, riso o patate. Buon appetito!
Escursione in famiglia
ÖKK Magazine
Ma perché mai, signor Hitzfeld? TESTO & FOTO: Michael Krobath
Recentemente Luis mi ha chiesto per la prima volta il permesso di unirsi alla squadra di calcio locale. «No» gli ho risposto senza mezzi termini. In fin dei conti io ho passato metà della mia vita sui campi di battaglia del calcio amatoriale e intendo risparmiargli questo supplizio. Inoltre, non sopportavo l’idea di poter diventare uno di quei padri scalmanati a bordo campo che inveiscono contro arbitro, avversari e, magari, anche contro il proprio figlio. «Sei troppo giovane» è stata la mia motivazione ufficiale. Il mio obiettivo non troppo dichiarato era di spingerlo verso uno sport più «civilizzato». Il luogo ideale per provare a praticare attività sportive per tutta la famiglia è il grande centro sportivo Milandia, al Greifensee. Palestra per l’arrampicata, tennis, minigolf, golf o footing; qui Luis ha solo l’imbarazzo della scelta, mentre per il fratellino Paul c’è un eccezionale servizio di custodia per i bambini più piccoli. Minigolf? Venti minuti. Arrampicata? Dieci minuti. Tennis? Dieci minuti. Footing? Alla prima curva Luis svicola immediatamente per tornare ai blocchi di partenza: accanto alla pista finlandese, infatti, si trovano i campi da calcio. E così, proprio come facciamo di solito, per un’oretta ci siamo messi a dare quattro calci al pallone.
Due giorni dopo mi è però toccato subire le conseguenze dirette del mio rifiuto nel momento in cui Luis ha fatto la spia con mia moglie: «Mamma, non sai quanto mi piacerebbe far parte della squadra di calcio, ma papà non è d’accordo». Dovevo trovare in fretta nuove scuse. Immediatamente, mi è tornata in mente un’intervista al selezionatore della nazionale svizzera, Ottmar Hitzfeld. Un uomo molto lungimirante e anche un insegnante molto preparato. «Signor Hitzfeld, pensa sia responsabile oggigiorno iscrivere il proprio figlio di sei anni ad una squadra di calcio?» La risposta ha avuto lo stesso tono di un sermone: il calcio significa imparare a vivere in società e a perdere e sviluppare lo spirito di gruppo. Scoraggiato e demoralizzato, ho preso la via di casa. Aspettando che il destino facesse il suo corso. > www.milandia.ch
Su www.oekk.ch/giteconsigliate trova ogni settimana consigli sempre nuovi per gite ed escursioni, tratti dal libro «Kids – 1001 Ausfl üge für die ganze Familie» [Bambini: 1001 gite per tutta la famiglia].
Movimento & relax
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Ospiti di Madre Natura Un secolo fa, alcuni pionieri ambientali fondarono Pro Natura, con lo scopo di creare in Engadina una riserva naturale per flora e fauna. Oggi, il Parco Nazionale Svizzero è un luogo di riposo non solo per gli animali, ma anche per gli esseri umani. TESTO: Christoph Kohler
Un leggero colpo d’ali gli basta per volteggiare in cielo per minuti. Il suo habitat è ad un passo dalle nuvole, dal quale ammira tutti noi, giù sulla terra, con i nostri pantaloni alla zuava e i nostri scarponcini. Se dovesse scendere, con la sua gigantesca apertura alare sarebbe addirittura più grande del più alto essere umano. Non è però lo scopo del gipeto, l’avvoltoio barbuto, né allo zoo e né tantomeno qui, nell’angolo più selvaggio della svizzera: nel Parco Nazionale Svizzero. I GIPETI, LE VERE STAR DEL PARCO __ Oltre ad essere
molto rari in Svizzera, i gipeti sono le vere star del Parco Nazionale Svizzero. Nel 1991, dopo 100 anni d’assenza, una colonia di gipeti è stata reintrodotta in Engadina, in una zona al di sotto del Passo del Forno. Per il parco sono «molto allettanti», sostiene Hans Lozza, responsabile della comunicazione del Parco Nazionale Svizzero. Necrofagi, gli «avvoltoi degli agnelli», come solitamente sono chiamati, volteggiano ad un’altezza inferiore a quella delle aquile reali. E sono anche meno timidi delle aquile: non di rado la loro curiosità li spinge ad avvicinarsi talmente agli escursionisti sul Margunet da far loro prendere «un colpo». UNO SPAVENTO CHE FA BENE __ Ma questo piccolo spavento, proprio come l’emozione suscitata dall’avvistamento di un branco di stambecchi, non è tutto sommato una forma primordiale di quello che oggigiorno siamo soliti definire pedagogia dell’esperienza? Nel Parco Nazionale Svizzero, esperienze del genere sono in ogni caso garantite! Ciononostante, prima di tuffarsi nella natura si consiglia di far «provviste mentali per il viaggio»
(Consigliere federale Moritz Leuenberger) a Zernez, nel nuovo centro del Parco Nazionale, dove l’architetto grigionese Valerio Olgiati ha realizzato un’opera estremamente lineare e chiara. All’interno, invece, i corridoi simili a labirinti confondono totalmente il visitatore: l’obiettivo è quello di fargli perdere un bel po’ di tutta quella sicurezza che ha in se stesso, di smorzare il suo ego di fronte alle meraviglie della natura. Fuori, nel bel mezzo della natura, ci pensano poi le guide interattive digitali ad orientare l’escursionista sul sentiero. Grazie a queste guide funzionanti via satellite, è possibile avere informazioni su f lora e fauna. In tutto, il parco offre 80 chilometri di sentieri. Uno dei più incantevoli attraversa l’incontaminata Val Cluozza, vallata dal fascino romantico nonché parte più antica del Parco Nazionale Svizzero. Qui, soprattutto di sera, le possibilità di vedere stambecchi, camosci o cervi nobili sul pendio sud-occidentale della catena montuosa della Terza sono molto buone. L’importante è non abbandonare mai i sentieri, la priorità va concessa agli animali. L’uomo altro non è che un ospite. E in quanto tale, la sera è invitato a rientrare e pernottare nella vicina Chamanna Cluozza, a 1882 metri d’altitudine. Perché il giorno dopo, l’aspettano nuove meravigliose viste naturali del parco. > www.nationalpark.ch Risolva il cruciverba ÖKK alla pagina 23 e con un po’ di fortuna vincerà un ingresso per tutta la famiglia al nuovo centro del Parco Nazionale Svizzero, oltre ad una guida interattiva del valore di 40 franchi. A proposito: il Parco Nazionale Svizzero è cliente di ÖKK!
Ritratto cliente
ÖKK Magazine
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Il grande silenzio Quando si suona alla porta dei Niederhauser, s’illumina tutta la casa. Per fortuna, perché l’intera famiglia è non udente. TESTO: Christoph Kohler _ _ FOTO: Flurina Rothenberger
Circa 15 anni fa, Adrian Niederhauser una sera in discoteca si è messo le mani sul cuore… nel vero senso della parola: si avvicinò alla bella Margrith, a cui pensava ininterrottamente da orami tantissimo tempo, si batté il petto con l’indice destro, per un breve, intimo momento si premette le mani sul cuore e infine puntò l’indice verso la giovane donna. Fu così che le dichiarò per la prima volta il suo amore, con il bel linguaggio dei sordi. Sfioro con le dita, afferro, indico: io, il mio cuore, tu. Ti amo. Sono ormai sposati da sei anni e da tre hanno una figlia. Adrian e Margrith sono nati, come la piccola Celina, non udenti perché la sordità è nel loro patrimonio genetico da generazioni. A decidere se il gene della sordità si manifesti o meno è ogni volta il caso. Entrambi i genitori di Adrian, infatti, sentono benissimo, come sua sorella. Solo suo zio è sordo. A casa di Margrith, sei dei suoi fratelli sentono mentre tre sono sordi. LA FELICITÀ NON DIPENDE DALLE ORECCHIE __ Adrian,
di Berna, e Margrith, originaria dell’Emmental, erano a conoscenza del rischio di mettere al mondo – un mondo rumoroso - un figlio sordo. Tuttavia chi è pieno di gioia di vivere come loro due, sa bene che la felicità non dipende dalle orecchie. Mamma Margrith se ne accorse quasi subito, appena dopo il parto: mentre il neonato della sua compagna di stanza si metteva sempre a urlare appena Celina piangeva, la piccola non reagiva minimamente agli strilli dell’altro bambino. La sua supposizione fu confermata dopo tre mesi da un esame dell’udito: Celina abitava come i suoi genitori nel regno del silenzio. Celina può tuttavia approfittare del progresso della tecnica in ambito medico. Mentre i genitori riescono a percepire solo rumori con gli apparecchi acustici comuni, a Celina è stato inserito da un anno un impianto cocleare, una protesi acustica ad alta complessità, capace di convertire le onde sonore in segnali digitali che il nervo acustico invia al cervello. I segnali sono quindi percepiti
dal cervello come suoni, toni e rumori. In un primo momento, questi provocarono in Celina ansia e spavento: doveva ancora imparare ad associare i rumori alle cose. Celina, proprio perché sente meglio dei suoi genitori, risulta anche più agevolata nell’apprendimento della lingua. È divertente osservarla mentre comunica, perché lei «parla» tre lingue, mescolandole tutte. Ecco che distende le sue tre piccole dita e forma con l’indice e il pollice un semicerchio, nel linguaggio dei segni significa che deve andare al bagno. Poi indica il tavolo su cui si trovano delle bucce di frutta e dice «mela», nel comune linguaggio parlato. E improvvisamente si tappa il naso con due dita, perché nel suo libro illustrato ha appena scoperto un maiale: il linguaggio mimico. COMUNICAZIONE VISIVA __ I non udenti vivono in un mondo fatto di immagini. L’installatore di impianti di distribuzione Adrian Niederhauser, alle 6 del mattino non viene svegliato dalla voce di un conduttore radiofonico ma da un lampeggiante stroboscopico, che si accende nell’appartamento dei Niederhauser anche quando suonano alla porta o quando Celina nella sua stanza si mette a piangere. Senza segnali ottici, la comunicazione per i non udenti è difficile. Un solo esempio: l’annuncio di un cambio di binario… È già successo un paio di volte che il treno partisse senza i Niederhauser. Per Adrian, la cosa non è poi così grave: ne approfitta per togliersi l’apparecchio acustico e schiacciare un pisolino. Nella quiete più totale.
Su www.oekk.ch/magazine può scoprire grazie a dei videoclip, come i non udenti dichiarano il loro amore e come si dicono: «Se te ne vai, mi si spezza il cuore». I videoclip sono stati realizzati dalla Federazione Svizzera dei sordi (www.sgb-fss.ch), in esclusiva per questo numero di ÖKK Magazine.
Chi non sente guarda con pi첫 attenzione. La famiglia Niederhauser di Jenaz GR .
Al cinema dal 16 ottobre! VINCI 50 BIGLIETTI PER 2 PERSONE E VIVI L’AVVENTURA AL CINEMA! Compila la cedola, ritagliala e spediscila per posta al seguente indirizzo: ÖKK, Marketingkommunikation, Bahnhofstrasse 9, 7302 Landquart Nome: Via: NPA Località: Termine d’invio: 14 giugno 2009. I vincitori saranno avvisati per iscritto. Sono escluse le vie legali. I biglietti sono validi per tutti i cinema in Svizzera.
www.up-themovie.ch
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