catalogo
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MUSEO NAZIONALE 150 opere d’arte della storia d’Italia a cura di Monica D’Onofrio
704 pp. • cartonato con sovraccoperta 16,5 5 24 cm • oltre 300 ill. a colori 39,00 €
in collaborazione con
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n Italia non esiste un unico Museo Nazionale. La nostra storia e la nostra arte sono policentriche: ogni regione ha un museo importante, ogni museo un’opera memorabile. Da questa riflessione è nata l’idea del programma radiofonico Museo Nazionale di Rai Radio3, nella quale hanno tro150 opere d’arte vato collocazione, in modo virtuale e della storia d’Italia narrativo, 150 opere d’arte capaci di raccontare la storia d’Italia. Gli interventi radiofonici, rivisti per la dal programma di Rai Radio3 a cura di Monica D’Onofrio pubblicazione, sono confluiti in questo volume: divisi in 23 “sale tematiche”, le 150 opere vengono raccontati da altrettanti storici dell’arte, critici, direttori di musei, in un gioco che coniuga la curiosità e la passione con l’impegno a conoscere e difendere il grande patrimonio del nostro paese. Dai Bronzi di Riace al David di Michelangelo, dalla Maestà di Giotto al Concetto spaziale di Lucio Fontana, passando per la Flagellazione del Caravaggio e Novecento di Maurizio Cattelan, un itinerario tra archeologia, arte e storia, dall’antichità ai giorni nostri, ci accompagna alla scoperta dei capolavori (celebri o meno conosciuti) della penisola.
MUSEO
NAZIONALE
Sala
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La via del successo: fortuna, disgrazia e alterne vicende di uomini e opere CORONA FERREA DI MONZA PONTORMO MOSAICO DI ALESSANDRO AMEDEO MODIGLIANI GIAMBATTISTA TIEPOLO
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N O V ITÀ
Un libro per un restauro Il sisma del 2016 ha distrutto la Madonna con il Bambino della chiesa di Santa Maria Assunta a Tossicia (Teramo), una scultura in terracotta dorata e dipinta del XV secolo. Attraverso un’innovativa forma di crowdfunding i lettori di questo libro contribuiranno al suo restauro: curatrice e autori del volume rinunceranno generosamente ai proventi del diritto d’autore che l’editore devolverà a sostegno dell’operazione. L’opera verrà restaurata dalla Scuola di Alta Formazione e Studio dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma e, dotata di un supporto antisismico, sarà restituita alla comunità, al culto, e al patrimonio artistico nazionale.
Elasticità di Umberto Boccioni
1912 olio su tela cm 100 × 100 Milano, Museo del Novecento
raccontato da Ester Coen
È un dipinto dalle proporzioni perfette, basato sulla costruzione di un quadrato di assoluta regolarità. Rappresenta un cavallo sormontato da un cavaliere mentre attraversa le strade di una città. La composizione è frammentata, ma da lontano l’insieme si ricompone, e all’improvviso la sagoma del destriero prende forma. Il cavallo ha toni rosacei e rossi, mentre il cavaliere indossa neri stivali e un abbigliamento dai toni giallo ocra. Una splendida e puntuale descrizione di Roberto Longhi, contemporanea alla data del dipinto, esposto per la prima volta nel 1913 a Roma e poi nelle mostre organizzate in diverse città d’Europa mette in luce l’importanza dell’opera e ne descrive le particolarità stilistiche in una moderna chiave interpretativa: «è attraverso queste ricerche delle direzioni essenziali della materia che si giunge a quella Elasticità (cavallo cavaliere e paesaggio) che è, sia detto a gran voce, un capolavoro e dove si afferma quello che era inevitabile: il predominio delle curve vive. […] Dalle froge ai garretti una sorgente di energia inesausta affiora dal rabesco molleggiante che procede tagliante affilato, falciando lo spazio. Ogni curva si comprime all’estremo e non si spezza, ogni cerchio si riduce all’ultimo ellisse di cui è dato il punto della resistenza massima: l’afelio. Ma ogni cosa: la polvere gialla serpenta ondulando come polvere pirica che sta per vampare; i campi e le case roteanti lontano saettano i loro solchi, il loro vertiginoso accoltellarsi verso la figura del primo piano, in una prospettiva mirabilmente inversa poiché la convergenza è sul dinanzi che transita fulmineo; il cielo vela i suoi avvallamenti di fumo radente che salendo s’appiana; il colore prezioso stilla denso, carminioso e scuro verso il contorno lineare e digrada saturando in breve ogni lama isolata di forma. Cromatismo puro qui, che facendo combaciare valori di tono e valori di tinta, ottiene risultati simili a quelli che Carrà e più Soffici ricercano con un cromatismo marginale, allato del tono assoluto». Il soggetto si compenetra mirabilmente con l’ambiente, per usare gli stessi termini di Boccioni, in un gioco di forze direzionali che proiettano la forma in primo piano. Un’unica visione di figura e ambiente che, anche per le
idee che stavano affermandosi in quegli anni – in particolare per le teorie di Einstein sulla relatività, solo oggi comprovate dalla misurazione delle onde gravitazionali – rivela una corrispondenza nel rapporto tra moto assoluto e moto relativo, composti e ricongiunti da Boccioni in una pura immagine di velocità. Boccioni è a Parigi nel 1911: incontra i cubisti e gli artisti di quella generazione, conosce Duchamp. Tornerà in seguito a Parigi nel febbraio del 1912 insieme alla compagine quasi al completo del gruppo futurista formatosi da poco. La grande mostra degli italiani si svolge in uno dei luoghi più famosi dell’arte a Parigi, la Galerie Bernheim-Jeune, dove questi si presentano al pubblico contrapponendosi con veemenza alla visione del cubismo. Si oppongono prima di tutto a un’idea di staticità, alla pittura analitica, alla scomposizione dell’immagine in cui l’oggetto domina la rappresentazione secondo la logica di una visione fenomenologica. Questo stile scompositivo e il senso innovativo di una prospettiva che diventa analisi a quattro dimensioni spinge i futuristi a criticare il senso troppo introspettivo dei francesi rispetto al soggetto indagato. Ai futuristi interessa il coinvolgimento all’interno di una visione più ampia, dove i fenomeni della natura e l’esperienza del cosmo sono correlati tra loro in una dimensione più universale, e dove l’oggetto è soltanto una delle coordinate del sistema. Non in funzione di una comprensione dell’universo quanto piuttosto dello studio di un fenomeno che partecipi alla più ampia realtà di questo. Tra la fine del 1910 e gli inizi del 1911, prima di dipingere Elasticità, Boccioni aveva già intrapreso una strada complessa nel tentativo di estremizzare la sua pittura in senso moderno, attraverso un’opera che gli era sembrata titanica per concezione ed esecuzione, per dimensioni come per l’idea stessa di dipingere qualcosa di diverso da quanto finora realizzato in arte. Quest’opera doveva figurare l’espressione del dinamismo universale e dell’essenza stessa del movimento teorizzata nei manifesti del futurismo, documenti programmatici che vedevano riunite le firme di Boccioni, Carrà, Balla, Severini e Russolo già dal
febbraio del 1910. I manifesti asserivano con grande chiarezza il tentativo di distruggere quanto appartenuto alla dimensione artistica precedente, alla visione accademica dei secoli passati sopravvissuti nella tecnica e nell’iconografia della pittura dell’Ottocento italiano. Dichiaravano con toni battaglieri di voler penetrare altre verità, nuove rivelazioni, interpretazioni del cosmo in accordo con la scienza dell’epoca nel tentativo di individuare i parametri della contemporaneità. A questi manifesti seguirà quindi la realizzazione del dipinto che ora si trova al Museum of Modern Art di New York [1]. La magnifica immagine de La città sale ritrae un grande cavallo di colore rosso, quasi una palla di fuoco proiettata nel centro della rappresentazione, un cavallo che faticosamente trascina gli operai intenti alla costruzione di abitazioni e nuovi quartieri della
città di Milano che si sta velocemente industrializzando. Per capire anche quale sia l’attenzione, la foga e la passione con cui Boccioni lavora basterebbe citare alcune frasi rivolte a un importante critico d’arte, allora direttore di Ca’ Pesaro a Venezia, Nino Barbantini. Boccioni così si esprime: «Le dirò che ne il quadro Il lavoro [questo doveva essere il primo titolo dell’opera] il solo difetto è una leggera insistenza di particolari veristici in un’opera che è una completa visione mentale sbocciata dalla realtà. Dunque non è la mia tendenza simbolica che vada condannata, ma è l’opera particolare che può cadere. Anche in questo però non esito a dire che un quadro di simili dimensioni, animato da un’intenzione così pura quale è quella di innalzare alla vita moderna un nuovo altare vibrante di dinamica, altrettanto puro ed esaltatore di quelli che furono
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Sacra Famiglia (Tondo Doni) di Michelangelo Buonarroti raccontato da Antonio Natali
Giusto per un museo ideale o virtuale si potrebbe ipotizzare la concessione del prestito del Tondo Doni, che – come credo, o almeno spero, ognuno sappia – è nel novero delle opere imprestabili: all’estero per legge (c’è una legge che vieta l’uscita dal territorio nazionale di quelle opere che siano qualificanti di un museo, di una biblioteca, di una galleria) e in Italia per decenza. È una delle opere più celebri della Galleria degli Uffizi; e si tratta dell’unico Michelangelo sicuro dipinto su tavola: quelli che sono alla National Gallery di Londra non li reputo di Michelangelo, anche se la più parte della letteratura critica li considera ora di sua mano. È un capo d’opera non soltanto poetico, ma anche storico, giacché, collocandosi ai primi del Cinquecento si pone come uno degli incunaboli, uno dei testi fondanti, di quella che Giorgio Vasari chiama la «maniera moderna». Il Tondo Doni, coi riferimenti all’antico che propone – addirittura citati letteralmente o comunque analogicamente – rivela l’interesse spiccato per la scultura ellenistica, per quella scultura antica cioè segnata da patetismo e languori. Il Tondo si configura alla fine come una specie di florilegio di quei marmi che Vasari, qualche decina d’anni dopo, avrebbe evocato nel proemio alla terza parte delle sue Vite, come testi antichi capaci non solo d’affascinare ma addirittura di condizionare l’andamento dell’arte moderna (il biografo aretino la chiama «moderna» perché era quella della stagione sua). Vasari riferisce dell’incapacità dei grandi pittori venuti prima (fra i quali, per esempio, Botticelli, per dire un nome che serva a capire quale fosse il tenore di questi artisti) di far compiere all’arte quello scatto che riuscirono invece a concretare quelli venuti dopo «nel veder cavar fuora di terra certe anticaglie, citate da Plinio de le più famose»; e ne fa un elenco: il Laocoonte, l’Ercole, il Torso del Belvedere, la Venere, la Cleopatra, l’Apollo del Belvedere… Tutte sculture che sono informate a un forte patetismo,«con certi atti che non in tutto si storcono, ma si vanno in certe parti movendo», figure che sono percorse proprio da fremiti di languore, con occhi arrovesciati all’indietro, bocche dischiuse, teste inclinate. Posture di
1507 tempera su tavola diametro cm 120 Firenze, Galleria degli Uffizi
cui nel Tondo Doni si trova memoria struggente; quasi che Vasari, scrivendo il suo proemio, avesse guardato proprio a questa tavola di Michelangelo. È vero, come dice lo stesso Vasari, che fu Leonardo a dare avvio alla maniera moderna. Guardando le opere del Vinci, il biografo capisce – da storico acuto qual era – che Leonardo arriva prima d’ogni altro a questi esiti. Quando si legga quello che Vasari scrive riguardo al Vinci, non bisogna tener conto di lui ai primi anni del Cinquecento (per intenderci, ai tempi della Battaglia di Anghiari); bisogna bensì avere in mente il Leonardo sul 1480-1481, il Leonardo che sta partendo per Milano e lascia a Firenze due opere incompiute: l’Adorazione dei Magi per San Donato a Scopeto e il San Gerolamo della Pinacoteca Vaticana. In tutt’e due le opere c’è infatti un’anticipazione di quell’attenzione appassionata alle sculture ellenistiche. L’Adorazione dei Magi di Leonardo è un concentrato di posture, attitudini e atteggiamenti fortemente segnati dal patetismo ellenistico: Leonardo con un anticipo d’una ventina d’anni assume una disposizione cui gli altri perverranno a cavallo fra Quattro e Cinquecento. La sua precocità resta forse incompresa perché lui parte da Firenze e va a Milano senza portare a perfezione quelle due tavole, che pertanto non finirono in luoghi pubblici come invece avrebbero dovuto. È all’inizio del Cinquecento che queste nuove istanze vengono recepite; ed è il tempo in cui si colloca il Tondo Doni. Proviamo a descriverlo, giacché già dalla semplice descrizione si potrà cogliere la necessità di porsi al cospetto d’un testo figurativo così come si fa davanti a un componimento poetico; da cui diverge solo perché un’opera d’arte s’esprime in figura invece che in parola. All’interno d’una cornice intagliata ch’è una specie di castone dorato dove spiccano teste clipeate – a mio giudizio, esse pure, al pari della parte decorata con motivi per lo più fitomorfi, concepite da Michelangelo quantunque scolpite da altri –, si colloca come una gemma la cromia vibrante e struggente d’una Sacra Famiglia tutta particolare. Non c’è la solita Vergine inginocchiata che
contempla, in atto di venerazione, il bimbo sdraiato sull’erba, magari sopra un lenzuolino bianco: qui c’è un gruppo di tre figure – come fosse uno di quelli scolpiti in età ellenistica – con una Vergine che se ne sta seduta puntando le gambe alla sua sinistra e volge il capo, in atteggiamento languido, verso il Bimbo che le scavalca la spalla; lei lo guarda tenendo il braccio destro sul ginocchio di san Giuseppe ch’è dietro e con le gambe larghe l’accoglie come dentro una nicchia; e le passa il figlio, che si tiene ai capelli della mamma nello sforzo di valicarne il braccio. Lui pure in attitudine languida; e parimenti languido, ancorché possente, è Giuseppe. È una visione quasi grandangolare, perché la postura di Giuseppe lascia indovinare che se si alzasse in piedi sarebbe un gigante. Roberto Longhi – grande storico dell’arte, ma assolutamente
disinteressato ai problemi iconologici che qualsiasi dipinto invece pone – definì questa Sacra Famiglia «divina famiglia di giocolieri»; ch’è una delle sue poetiche intuizioni lessicali, folgoranti come un verso di Montale; ma, risultandogli estranei i contenuti delle opere, non si chiese quale fosse l’esercizio che quella famiglia di giocolieri compie. Non reputo affatto irrilevante il quesito, perché la postura di tutt’e tre gli attori non trovo abbia precedenti. Dunque la domanda ha un senso: qual è la ragione della loro gestualità? Il gesto qualificante è ovviamente il passaggio del figlio: un figlio che passa dal padre alla madre. E, siccome niente in un dipinto antico è casuale, si tratta d’un segno che va interpretato. Il sospetto che penso dovrebbe subito venire è quello d’una connessione con una nascita: non rimane che vagliare il resto della composizione.
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Senza titolo (Triplo Igloo) di Mario Merz raccontato da Adriana Polveroni
L’opera di cui vi parlo è una semisfera trasparente che ne contiene altre due, una calotta con dentro un’altra calotta. È un Igloo, anzi tre Igloo concentrici di Mario Merz, in collezione del MAXXI, il Museo delle Arti del XXI secolo di Roma. Questo Igloo è stato realizzato nel 2002 presso la galleria Tucci Russo di Torre Pellice, vicino Torino, una delle gallerie di riferimento di Mario Merz, e il progetto è datato 1984, autenticato dall’artista, nato a Milano nel 1925. L’Igloo si chiama Senza titolo, e rappresenta l’esempio di una tipologia di opere che Merz comincia a realizzare a partire dal 1968, periodo particolarmente caldo dal punto di vista politico – Merz è a Torino in quegli anni – e non a caso in un Igloo compare una scritta che allude alla guerra del Vietnam: «Se il nemico si concentra perde terreno, se si disperde perde forza». Questa è la prima delle citazioni di Merz – abbastanza fulminante, come molte altre presenti nei suoi scritti – che sintetizzano un pensiero forte, ma spesso di non facile decodificazione. Il 1968 segna un momento decisivo anche dal punto di vista artistico: sono, infatti, gli anni dell’Arte povera, di cui Merz è uno dei protagonisti, movimento presentato un anno prima alla galleria La Bertesca di Genova da un allora giovanissimo curatore, Germano Celant. Il primo Igloo risale proprio al 1968, ma di Igloo Merz continuerà a farne per tutta la sua vita, usando materiali diversi, mischiando fra di loro metallo, fango, sabbia, rame, cera, pietre, asfalto, juta e adattandoli di volta in volta alle esigenze espositive. Spesso questi Igloo non erano neanche definiti al momento dell’esposizione, venivano adattati relativamente agli spazi dei musei o gallerie. Perché scegliere quest’opera? Forse perché l’Igloo rivela con maggiore nitidezza il pensiero complesso di Mario Merz. Prima di tutto sintetizza i vari linguaggi artistici che Merz ha praticato in tutta la sua vita: la scultura, la pittura e l’installazione – di cui l’artista è stato tra i primi a sviluppare il linguaggio – e poi Igloo contiene anche un riferimento evidente all’architettura. Ma che cos’è l’Igloo per Merz? È una casa, sebbene sui generis,
1984 (progetto) 2002 (realizzazione) installazione in vetro, ferro, creta, neon azzurro, dimensioni esterne cm 300 × 600 Roma, MAXXI
una casa precaria, “poverista”, ma soprattutto è una dimora nomade, che si può costruire e ricostruire, smontare, spostare e portare con sé, se non proprio materialmente almeno simbolicamente. L’Igloo, infatti, è anche una forma simbolica che accompagna l’intero percorso dell’artista. Occorre fare una precisazione: Merz non era un artista di molte parole; ciò nondimeno, aveva una scrittura felice, sebbene molto densa; ha scritto moltissimo e sull’Igloo in particolare si è pronunciato diverse volte: «Il piccolo building, signore dello spazio, atomo dello spazio, sopporta se stesso nello spazio, crea all’interno di se stesso, da se stesso, per via di essere misura dello spazio antropologico e crea l’esterno da se stesso, crea lo spazio esterno con il fatto di essere misura di uno spazio interno». Siamo quasi di fronte a un’epifania linguistica, ma soprattutto visiva, che dobbiamo prendere come una specie di racconto per immagini di un’idea satura di significati. E vorrei sottolineare come da questo brano si colga un movimento quasi a spirale, parole che ritornano su se stesse, parole che – più che descrivere – disegnano un circolo, una spirale. E la spirale è un elemento fondativo della poetica di Merz. Poi l’artista conclude il brano con «Igloo = casa». Dunque, l’Igloo è una casa mobile, e in realtà tutta l’opera di Merz è attraversata da un’idea di flusso, dalla mobilità come flusso, movimento energetico che pervade e struttura la sua attività artistica. Una profonda energia che unisce in un unico percorso, fortemente ancorato alla natura – perché tutto il lavoro di Merz parte dalla natura – ma che al tempo stesso è un percorso immaginifico. «L’lgloo – dice Merz in un altro dei suoi scritti – è mondo e piccola casa» e, in quanto «mondo e piccola casa», esprime il rapporto che l’artista stringe tra il riferimento al dato, al vissuto, a qualcosa di molto concreto quindi, e al tutto. Vorrei introdurre qui altri riferimenti a proposito di questa concretezza: pensiamo all’uso del neon, che Merz inizia a fare già nel 1967. I primi neon erano quelli trovati nei negozi, incontrati lungo un percorso abituale dell’artista.
O pensiamo anche ai giornali, i grandi pacchi di giornali legati che compaiono in molte sue opere: sono sempre quelli del giorno stesso, al massimo del giorno prima. C’è, in breve, un ancoraggio al reale, una concretezza esplicita, che però deve agganciarsi alla grande energia del cosmo. Quindi, l’Igloo è uno spazio personale, intimo quasi, ma al tempo stesso è uno spazio cosmologico. Ed è la sua stessa forma sferica a suggerirlo, perché in qualche modo allude alla volta celeste. C’è un altro elemento da considerare: realizzare una simile struttura sferica segna lo staccarsi definitivo dell’opera dalla bidimensionalità. Sancisce, quindi, l’emancipazione dell’artista dalla bidimensionalità del quadro, vale a dire da un modo molto convenzionale, ma non più praticabile di fare l’arte. E l’Igloo esprime anche un pensiero sulla continuità del tempo, unendo il presente dell’opera stessa a un tempo arcaico, passato, quando la grotta, che ha una forma sferica che ricorda l’Igloo, era una dimora. Stiamo parlando dell’Igloo del MAXXI di Roma, ma certe osservazioni si adattano anche ad altri Igloo presenti in altri musei. Penso, per esempio, all’Igloo del Castello di Rivoli, museo d’arte contemporanea vicino a Torino, un’opera dal
nome piuttosto enigmatico: Architettura fondata dal tempo, architettura sfondata dal tempo; qui un grande Igloo è attraversato – sfondato – da una altrettanto grande tela raffigurante un animale preistorico: il significato che possiamo decodificare è che l’architettura fondata dal tempo della civiltà – quindi dalla costruzione, da un manufatto umano – è costantemente messa in questione – “sfondata”, in questo senso – dal tempo della natura rappresentato dall’animale. Visto che abbiamo parlato di Torino, aggiungiamo che Merz la sceglie per due motivi: perché è la città di sua moglie Marisa, conosciuta dall’artista in giovane età e a sua volta, di lì a poco, aggregata al movimento dell’Arte povera; e poi perché Torino è l’epicentro proprio dell’Arte povera. Torniamo al nostro Igloo di Roma: se lo guardiamo da vicino, si è attratti dalla sua imponente sfericità, quindi dal disegno che per Merz era anche l’inizio della pratica artistica. Un altro suo testo titolato Voglio subito fare un disegno rivela quanto il disegno abbia un che di seminale nel suo lavoro. La sfera, però, ci riporta alla forma della volta celeste, ma questa volta celeste è sgrammaticata, cioè gli elementi che compongono gli Igloo – in questo caso i vetri – non sono mai curvi,
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N O V I TÀ
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IL LIBRO DEL TÈ Okakura Kakuzō tradotto e commentato da Gian Carlo Calza
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l libro del tè (1906) di Okakura Kakuzō è divenuto negli anni un classico dell’incontro tra Oriente e Occidente. Nonostante il titolo, il libro non va conOkakura Kakuzō IL siderato un manuale sul tè. È piuttosto LIBRO un inno alla cultura, all’estetica, allo DEL TÈ spirito del tè quale simbolo, paradigma, Gian Carlo Calza vessillo dell’anima orientale. Questa nuova edizione è tradotta e curata da Gian Carlo Calza, il maggiore specialista di arte e cultura asiatica del nostro paese. È impreziosita da un ricco apparato di note e da un consistente saggio in postfazione, dove l’esistenza di Okakura è letta alla luce della sua missione interculturale e dello sviluppo della spiritualità universale attraverso l’estetica e la pratica del tè come stile di vita. Okakura visse in Giappone in un periodo di grandi idealità e di radicali trasformazioni individuali e sociali, tra lo sbigottimento per la forza dell’Occidente e l’ansia d’imitazione. Scrisse Il libro del tè al culmine degli opposti movimenti dell’occidentalizzazione del suo paese e della diffusione in Occidente dello spirito orientale, con la sua arte e i suoi valori religioso-filosofici. tradotto e commentato da
200 pp. • cartonato con dorso in tela ISBN 978-88-3367-057-7 12 5 19 cm • 7 ill. 22,90 € 9
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Disponibile anche in francese e inglese
SOMMARIO 9
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Capitolo primo
Capitolo quinto
LA COPPA DELL’UMANITÀ
APPREZZARE L’ARTE
Il tè nobilitato in Tèismo, una religione dell’estetismo, l’adorazione della bellezza in mezzo ai fatti della vita quotidiana — Il Tèismo si sviluppò tra aristocratici e popolo — L’incomprensione reciproca tra il Nuovo e il Vecchio Mondo — Il culto del tè in Occidente — Primi documenti sul tè nella letteratura europea — La versione taoista della battaglia tra Spirito e Materia — La moderna lotta per la ricchezza e il potere
La «comunione simpatetica» degli spiriti, necessaria per apprezzare l’arte — L’intesa segreta tra il maestro e noi stessi — Il valore della suggestione — L’arte ha valore solo per quello che riesce a dirci — Gran parte dell’attuale apparente entusiasmo per l’arte non si fonda su un sentimento vero — La confusione fra archeologia e arte — Distruggiamo l’arte quando distruggiamo la bellezza nella vita
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Capitolo sesto
Capitolo secondo
LE SCUOLE DEL TÈ
Le tre fasi dell’evoluzione del tè — Il tè bollito, il tè frullato e il tè infuso rappresentativi delle dinastie cinesi Tang, Song e Ming — Lu Yu primo apostolo del tè — Gli ideali del tè delle tre dinastie — Per i cinesi di oggi il tè è una bevanda deliziosa, non un ideale — Il tè in Giappone è una religione dell’arte della vita 49
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FIORI
I fiori sono i nostri amici fedeli — Il maestro dei fiori — Lo spreco di fiori nelle società occidentali — L’arte della floricoltura in Oriente — I maestri del tè e il Culto dei fiori — L’arte della composizione dei fiori — L’adorazione del fiore di per sé — Maestri dei fiori — I due rami principali delle scuole di composizione floreale, la formalista e la naturalista 139
Capitolo terzo
Capitolo settimo
TAOISMO E ZEN
MAESTRI DEL TÈ
Il legame tra zen e tè — Il taoismo, e il suo successore, lo zen, rappresentano la corrente individualista della mentalità cinese meridionale — Il taoismo accetta il mondano e cerca di trovare bellezza in questo mondo di sventura e preoccupazione — Lo zen enfatizza gli insegnamenti del taoismo — Si può raggiungere la suprema realizzazione di sé attraverso la meditazione consacrata — Lo zen, come il taoismo, è culto del Relativo — L’ideale del Tèismo discende dalla concezione zen della grandezza insita nei più piccoli eventi della vita — Il taoismo ha fornito la base per gli ideali estetici, lo zen li ha resi pratici 71 Capitolo quarto
LA STANZA DEL TÈ
La stanza del tè non pretende di essere che una semplice capanna — Semplicità e purezza della stanza del tè — Simbolismo nella costruzione della stanza del tè — Il sistema della sua decorazione — Un santuario dalle vessazioni del mondo esterno
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Gian Carlo Calza, già professore di Storia dell’arte dell’Asia orientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore di The International Hokusai Research Centre, è promotore e coordinatore di congressi internazionali, e curatore di alcune delle più importanti mostre d’arte orientale, tra cui Hokusai il vecchio pazzo per la pittura (1999); Ukiyoe. Il mondo fluttuante (2004); Giappone. Potere e splendore 1568/1868 (2009). Tra i suoi testi: Genji. Il principe splendente (Electa, 2008); Utamaro e il quartiere del piacere (Electa, 2009); Il canto del guanciale e altre storie (Phaidon, 2010); E tu di che segno sei? (Archinto, 2013).
N O V ITÀ - A S I A
Il vero apprezzamento dell’arte è possibile solo a chi ne faccia uno strumento di influenza per la vita — Contributi portati dai maestri del tè all’arte — Loro influenza per la condotta della vita — L’ultimo tè di Rikyū
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OKAKURA: UNA VITA IN STILE di Gian Carlo Calza 191 Ringraziamenti e considerazioni
Okakura Kakuzō (1862-1913) fu un ricercatore e saggista giapponese. Operò tutta la vita per far fronte all’occidentalizzazione del suo paese, diffondendo coi suoi scritti la cultura asiatica e la conoscenza dell’arte tradizionale del Giappone in patria, negli Stati Uniti e in Europa. Tra i suoi libri scritti in inglese, Gli ideali dell’Oriente (1903), Il risveglio del Giappone (1904). Visse molti anni negli Stati Uniti, dove fu consulente del Boston Museum of Fine Arts.
Adina Hoffman e Peter Cole
Vincitore del Sophie Brody Award 2012 dell’Associazione delle Biblioteche Americane
Una storia affascinante, che prende avvio sul finire dell’Ottocento, tra Cambridge e l’Egitto, con due vedove scozzesi e un lettore in studi talmudici di origini rumene. Una storia che arriva ai giorni nostri, tra ritrovamenti insperati, rivalità tra grandi università, e avventure degne di Indiana Jones per acquisire un tesoro di cultura religiosa, letteraria e materiale. La scoperta di alcuni versi della perduta versione originale ebraica del Siracide provenienti dalla Geniza (magazzino dove vengono depositati libri e scritti non più utilizzabili) della sinagoga di Ben Ezra a Fustat dà l’avvio a una spasmodica corsa all’acquisto dei frammenti cartacei attraverso i più incredibili mediatori: disertori che si fingono conti, rabbini ashkenaziti di Gerusalemme, le grandi famiglie ebraiche del Cairo, le autorità egiziane e britanniche… e non manca un naufragio, a minacciare quanto recuperato (sulla stessa nave viaggiavano anche i papiri di Ossirinco!). Oltre 190 mila frammenti, scritti in una varietà di lingue che va dal giudeo-arabo all’aramaico, offrono un incredibile spaccato della storia e della cultura ebraica, del Mediterraneo e delle reti commerciali che dalla capitale fatimide arrivano fino all’India e alla Russia, a Sumatra e in Spagna. Tre generazioni di studiosi, dalle esistenze esaltanti, curiose, a volte tragiche, hanno ordinato e studiato questa messe di documenti restituendoci la poesia giudeo-spagnola, testi eretici e lettere di Maimonide, oltre a un vivace spaccato della vita quotidiana, tra contratti matrimoniali e amuleti magici, ricette e petizioni alle autorità, e componendo il ritratto di una società antica, vivace e aperta, colta e cosmopolita. Adina Hoffman è saggista e biografa, esperta di culture mediorientali. Tra i suoi libri Till We Have Built Jerusalem e la recente biografia dello scrittore e sceneggiatore Ben Hecht. Con i suoi lavori ha vinto il Quarterly-Wingate Award del Regno Unito e il Windham-Campbell Literature Prize.
Peter Cole, docente alla Yale University, traduttore dall’ebraico e dall’arabo, è «uno dei più vitali poeti della sua generazione» (Harold Bloom). Ha vinto numerosi premi, tra cui il National Jewish Book Award per la poesia e il MacArthur Award e il PEN Translation Prize for Poetry. www.officinalibraria.net
cimitero libri
ORIZZONTI
traduzione di Maria Giulia Castagnone
«Vivace e alto allo stesso tempo» The New York Times Book Review
Il cimitero dei libri
La Geniza del Cairo: un mondo perduto e ritrovato
U
na storia affascinante, che Adina Hoffman e Peter Cole prende avvio sul finire dell’Ottocento, tra Cambridge e l’EIl «Un libro meraviglioso» The Times Literary Supplement gitto, con due vedove scozzesi e un dei lettore in studi talmudici di origini La Geniza del Cairo: rumene. Una storia che arriva ai un mondo perduto e ritrovato giorni nostri, tra ritrovamenti insperati, rivalità tra grandi università, e avventure degne di Indiana Jones per acquisire un tesoro di cultura religiosa, letteraria e materiale. La scoperta di alcuni versi della perduta versione originale ebraica del Siracide provenienti dalla Geniza (magazzino dove vengono depositati libri e scritti non più utilizzabili) della sinagoga di Ben Ezra a Fustat dà l’avvio a una spasmodica corsa all’acquisto dei frammenti cartacei attraverso i più incredibili mediatori: disertori che si fingono conti, rabbini ashkenaziti di Gerusalemme, le grandi famiglie ebraiche del Cairo, le autorità egiziane e britanniche… e non manca un naufragio, a minacciare quanto recuperato (sulla stessa nave viaggiavano anche i papiri di Ossirinco!). Oltre 190 mila frammenti, scritti in una varietà di lingue che va dal giudeo-arabo all’aramaico, offrono un incredibile spaccato della storia e della cultura ebraica, del Mediterraneo e delle reti commerciali che dalla capitale fatimide arrivano fino all’India e alla Russia, a Sumatra e in Spagna. Tre generazioni di studiosi, dalle esistenze esaltanti, curiose, a volte tragiche, hanno ordinato e studiato questa messe di documenti restituendoci la poesia giudeo-spagnola, testi eretici e lettere di Maimonide, oltre a un vivace spaccato della vita quotidiana, tra contratti matrimoniali e amuleti magici, ricette e petizioni alle autorità, componendo il ritratto di una società antica, vivace e aperta, colta e cosmopolita. «Magnificamente scritto, colto e vivido, questo è un tesoro che non dovrebbe essere nascosto…» San Francisco Chronicle
Hoffman e Cole
IL CIMITERO DEI LIBRI
ISBN 978-88-3367-048-5
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19,50 = C
256 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-048-5 15 5 21 cm • 60 ill. b/n 19,50 € 9
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COLLANA «ORIZZONTI»
Vincitore Premio Sophie Brody 2012 dell’Associazione delle Biblioteche Americane
«Magnificamente scritto, colto e vivido, questo è un tesoro che non dovrebbe essere nascosto…»
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ORIZZONTI
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Adina Hoffman è saggista e biografa, esperta di culture mediorientali. Tra i suoi libri Till We Have Built Jerusalem e la recente biografia dello scrittore e sceneggiatore Ben Hecht. Con i suoi lavori ha vinto il Quarterly-Wingate Award del Regno Unito e il Windham-Campbell Literature Prize.
Peter Cole, docente alla Yale University, traduttore dall’ebraico e dall’arabo, è «uno dei più vitali poeti della sua generazione» (Harold Bloom). Ha vinto numerosi premi, tra cui il National Jewish Book Award per la poesia e il MacArthur Award e il PEN Translation Prize for Poetry.
«Vivace e alto allo stesso tempo»
«Un libro meraviglioso»
O R I Z Z O N T I - N O V I TÀ
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Incontri con l’Islam nella Toscana del Seicento Cesare Santus
208 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-061-4 12 5 19 cm • 10 figg. b/n 19,00 € 788833
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Sommario 1. Il porto dei mercanti 2. Il Bagno degli schiavi 3. Magia islamica in terra cristiana 4. Schiavitù illegittime e identità incerte 5. Un microcosmo di violenza 6. Lingue, interpreti, libri
19,00 = C
ISBN 978-88-3367-061-4
COLLANA «STORIE»
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Il «turco» a Livorno
S T O R I E
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ella Toscana del Seicento, l’inCesare Santus contro con uomini di fede islamica era un’esperienza molto più comune di quanto non si possa oggi supporre. A Livorno, in particolare, i numeroIncontri con l’Islam si schiavi «turchi» costretti a vogare nella Toscana sulle galere del granduca e a costrudel Seicento ire mura e fortezze erano alloggiati in una struttura apposita: il Bagno (che giunse a contenerne fino a quattromila). Gli abitanti di questo microcosmo carcerario non erano tuttavia isolati dal mondo, ma intrattenevano relazioni lecite ed illecite con l’esterno. Il «turco», pur rimanendo il nemico dall’aura terrificante che dominava di là dal mare, si rivelava però anche come il facchino che portava l’acqua al mattino, il gestore di una bottega di barbiere, o lo stregone a cui ricorrere per risolvere i consueti mali d’amore.
Nella Toscana del Seicento, l’incontro con uomini di fede islamica era un’esperienza molto più comune di quanto non si possa oggi supporre. A Livorno, in particolare, i numerosi schiavi «turchi» costretti a vogare sulle galere del granduca erano alloggiati in una struttura apposita: il Bagno. Gli abitanti di questo microcosmo carcerario non erano tuttavia isolati dal mondo, ma intrattenevano relazioni lecite ed illecite con l’esterno. Il «turco», pur rimanendo il nemico dall’aura terrificante che dominava di là dal mare, si rivelava anche come il facchino che portava l’acqua al mattino, il gestore di una bottega di barbiere, o lo stregone a cui ricorrere per risolvere i consueti mali d’amore.
Santus | Il «turco» a Livorno
IL «TURCO» A LIVORNO
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S T O R I E
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Cesare Santus ha conseguito il dottorato in Storia moderna nel 2015 (Scuola Normale Superiore di Pisa – École Pratique des Hautes Études, Parigi). È autore di numerosi saggi sulla presenza degli orientali nell’Italia di età moderna e sulle comunità cristiane dell’Impero ottomano, tra cui Trasgressioni necessarie. Communicatio in sacris, coesistenza e conflitti tra le comunità cristiane orientali (Levante e Impero ottomano, XVII-XVIII secolo) (2019).
Il Levante in Italia. Note conclusive
La collana «Storie» dà voce a ricerche fresche e la restituisce a classici forse un po’ dimenticati ma ancora capaci di orientare la comprensione dei rapporti tra passato e presente. La semplicità del suo nome nasconde perciò una scommessa: contro gli steccati cronologici e disciplinari che frammentano oggi gli studi e quelli, apparentemente insormontabili, che dividono gli storici dal loro pubblico, i libri di questa collana si riconoscono per la loro capacità di sconfinare in territori che sembrano tra loro lontani, sorprendendo il lettore, ma cercando allo stesso tempo di appassionarlo. «Storie», insomma: al plurale e senza aggettivi.
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nella storia dell’arte italiana Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg
160 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-062-1 12 5 19 cm • 48 tavv. b/n 18,00 € 788833
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DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE Luciano Canfora
LA GERMANIA DI TACITO DA ENGELS AL NAZISMO 978-88-3367-072-0
19,00 = C
ISBN 978-88-3367-072-0
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Storie 1. Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg,
La Germania di Tacito da Engels al nazismo
Centro e periferia nella storia dell’arte italiana 2. Cesare Santus, Il «turco» a Livorno. Incontri con l’Islam nella Toscana del Seicento 3. Luciano Canfora, La Germania di Tacito da Engels al nazismo
Di prossima pubblicazione Marco Mascolo e Francesco Torchiani, Roberto Longhi. Percorsi tra le due guerre Giuseppe Marcocci, Matrimoni omosessuali a Roma nel Cinquecento Francesco Benigno, Rivoluzioni. Tra storia e storiografia Francesca Trivellato, Microstoria e storia globale Chiara Frugoni, Le immagini come fonte storica
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Luciano Canfora Luciano Canfora | La Germania di Tacito
Tacito consente di capire la coscienza nazionale ora prende in esame la ultura tedesca tra il 1871 on propositi e orizzonti sta in apertura a questa arte loro, alcune frange o alla Germania tacitiana accomunare tali sforzi era il comune rifiuto di n varie forme nel corso uo dell’impero francese anche questa reazione», assumere connotazioni come accadde appunto ani” da parte delle SS di cciatore del manoscritto
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Marco M. Mascolo e Francesco Torchiani
ROBERTO LONGHI. PERCORSI TRA LE DUE GUERRE 978-88-3367-080-5 Marco M. Mascolo e Francesco Torchiani
Roberto Longhi Percorsi tra le due guerre
S T O R I E
18,00 = C
ISBN 978-88-3367-062-1
COLLANA «STORIE»
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Centro e periferia
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astelnuovo e Ginzburg rilegEnrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg gono la storia dell’arte italiana mettendo in discussione uno dei dogmi su cui si era basata per secoli. Tale dogma identificava il centro (o i centri) come luogo della nella storia creazione artistica, mentre dava alla dell’arte periferia il significato riduttivo e italiana negativo di semplice lontananza dal centro. Contro questa identificazione tra periferia e ritardo artistico, questo libro racconta la relazione tra «centro» e «periferia» in maniera meno gerarchica (evitando di parlare di una semplice diffusione dei modelli artistici dal primo verso la seconda), ma anche meno pacifica. Spesso infatti, anche quando sembra adeguarsi alle indicazioni del centro, la periferia – o, meglio, le periferie – lo fanno in maniera creativa o comunque a prezzo di resistenze, da conoscere e comprendere. Quello che oggi è un libro era in origine uscito come capitolo della Storia dell’arte italiana Einaudi. Era il 1979, e l’urgenza del dibattito politico a margine del quale il saggio fu scritto è ben percepibile in alcuni passaggi, come questo: «In un’età di imperialismi e di subimperialismi, in cui anche le bottiglie di Coca-Cola si configurano come segno tangibile di vincoli non solo culturali, il problema della dominazione simbolica, delle sue forme, delle possibilità e dei modi di contrastarla, ci tocca inevitabilmente da vicino». A quarant’anni esatti di distanza, l’attualità di queste parole non si è affievolita. Al contrario: se alla fine degli anni settanta tale giudizio valeva per un’Italia che assisteva alla definitiva perdita della complessità di fronte all’omologazione culturale, alle migrazioni interne e all’inurbamento di massa, oggi, nell’età della globalizzazione, la «dominazione simbolica» si è estesa su scala mondiale. Questo libro non è utile solo agli storici dell’arte per capire come si sia evoluta la carta geografica della produzione artistica italiana, ma a chiunque sia interessato a capire come i modelli estetici estendano la loro influenza sulla società ed, eventualmente, come ribaltare questo stato di cose.
«In un’età di imperialismi e di subimperialismi, in cui anche le bottiglie di Coca-Cola si configurano come segno tangibile di vincoli non solo culturali, il problema della dominazione simbolica, delle sue forme, delle possibilità e dei modi di contrastarla, ci tocca inevitabilmente da vicino». A quarant’anni esatti di distanza dalla prima pubblicazione di questo testo nella Storia dell’arte italiana Einaudi, l’attualità di queste parole non si è affievolita. Al contrario: se alla fine degli anni Settanta tale giudizio valeva per un’Italia che assisteva alla definitiva perdita della complessità di fronte all’omologazione culturale, alle migrazioni interne e all’inurbamento di massa, oggi, nell’età della globalizzazione, la «dominazione simbolica» si è estesa su scala mondiale. Motivo per cui ripubblicare questo saggio in forma di libro è utile sia agli storici dell’arte per capire come è evoluta la carta geografica della produzione artistica italiana, che a chiunque sia interessato a comprendere come dei modelli estetici estendano la loro presa sulla società ed, eventualmente, come ribaltare quello stato di cose. Il libro rilegge la storia dell’arte italiana mettendo in discussione uno dei dogmi su cui si era basata per secoli: l’identificazione del centro (o dei centri) come luogo della creazione artistica, e della periferia come luogo di ricezione tardiva. Contro questa visione semplicistica, il libro racconta i rapporti tra «centro» e «periferia» in maniera meno gerarchica (evitando di parlare di una mera diffusione dei modelli artistici dal primo verso la seconda), ma anche meno pacifica. Spesso infatti, anche quando sembrano adeguarsi alle indicazioni del centro, le periferie lo fanno in maniera creativa o comunque a prezzo di resistenze da conoscere e comprendere.
Castelnuovo e Ginzburg | Centro e periferia
CENTRO E PERIFERIA
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Enrico Castelnuovo è stato uno storico dell’arte, docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa, membro dell’Accademia dei Lincei e socio dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Accademia di San Luca e dell’Accademia del Disegno di Firenze. Tra le sue pubblicazioni più note: Un pittore italiano alla corte di Avignone (1962; nuova ed. 1991); Arte, industria, rivoluzioni. Temi di storia sociale dell’arte (1985; nuova ed. 2007). Carlo Ginzburg è uno storico italiano. Ha insegnato Storia moderna a Bologna, negli Stati Uniti (Yale, Princeton), a Londra (Warburg Institut) e Parigi (Ecole Pratique des Hautes Etudes) ed è professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Collabora a numerose riviste di studi storici («Annales», «Quaderni storici»). Ha pubblicato I benandanti (1966), Il formaggio e i vermi (1976), Indagini su Piero (1981), Miti emblemi spie (1986), Occhiacci di legno (1998), Rapporti di forza (2001), Il filo e le tracce (2006) e Paura reverenza terrore (2015).
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Mejes de Gherdëina Bauernhöfe in Gröden
Masi della Val Gardena
La memoria de na cuntreda
La memoria di un paesaggio
Das Gedächtnis einer Landschaft
Wolfgang von Klebelsberg Paulina Moroder Václav Šedý
Bauernhöfe in Gröden Masi della Val Gardena
La memoria di un paesaggio
I
masi della Val Gardena rappresentano un antico patrimonio architettonico risalente in alcuni casi al XIII secolo che possiede, oltre al suo valore storico documentario, una grande ricchezza di caratteristiche costruttive ed estetiche. Tuttavia, questi masi sono sempre più minacciati dalla demolizione dovuta all’incisiva e profonda trasformazione economica sociale del territorio e alla difficoltà di adattamento di tali strutture storiche alle nuove esigenze. La perdita di questo patrimonio architettonico rappresenterebbe per la valle l’irreversibile impoverimento di una parte della sua cultura materiale. Il recente interesse per la maggiore conservazione dei masi ha fatto nascere l’esigenza di fissarne nuove immagini. Lo stretto legame fra la forma architettonica e la sua interpretazione in fotografia apre la strada a una riconsiderazione dei valori estetici e culturali in generale e offre, tramite un immediato approccio estetico-visivo ed emotivo, una considerazione più analitica dei singoli elementi costruttivi. Le evocative fotografie in bianco e nero di Václav Šedý si configurano nel catalogo e nella mostra itinerante come un atlante fotografico in rappresentanza della cultura architettonica e territoriale contadina che ha segnato per secoli la vita della valle. Mejes de Gherdëina
MASI DELLA VAL GARDENA
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€ 48,00
ISBN 978-88-3367-050-8
Wolfgang von Klebelsberg, Paulina Moroder, Václav Šedý Con testi di Alberto Grimoldi, Josef Nössing, Annibale Salsa Fotografie di Václav Šedý
256 pp. • cartonato con sovraccoperta 32 5 20,5 cm • 160 ill. in tricromia, 75 ill. b/n trilingue: ladino/tedesco/italiano ISBN 978-88-3367-050-8 48,00 €
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[46-48] 104 MËUNE [46-48] 104 MËUNE
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Niu Guozheng a cura di Monica Dematté
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www.officinalibraria.net ISBN 978-88-3367-049-2
45,00 = C
Storie di detenzione in Cina
iu Guozheng è nato e vissuto nella regione dello Henan, la più popolosa della Cina, ma a lungo esclusa dallo sviluppo economico delle città costiere. Spinto da un NIU GUOZHENG GIOCARSI grande e autentico afflato LA VITA egualitario e da un profondo senso della giustizia, Niu Guozheng per più di trent’anni ha scelto di testimoniare realtà “impresentabili” del suo paese, certo dell’importanza e del valore della memoria. Impiegato dal 1980 nei ranghi della Pubblica Sicurezza a Pingdingshan, il capoluogo di una zona mineraria molto attiva, si è dedicato a registrare le vicende umane all’interno di alcuni istituti di custodia per accertamento (in cinese shoushensuo), dismessi nel 1997, nei quali erano detenute le persone in attesa di giudizio per reati lievi, oppure condannate a pene fino a un anno), ritenendo che il trattamento riservato ai detenuti non facesse onore al suo paese. La sua attività di poliziotto munito di macchina fotografica, accettato o tollerato dai colleghi e dai detenuti, è durata quasi dieci anni, e deriva dalla convinzione che solo la conoscenza dei fatti può portare alla soluzione dei problemi. Le immagini di Niu Guozheng, crude e sconvolgenti in alcuni casi, teneramente poetiche in altri, denotano un occhio che affianca all’intento documentario una qualità estetica molto accentuata che ci rimanda ai classici della fotografia. Il suo anacronismo, dovuto all’isolamento del suo paese in quegli anni, ci fa meglio capire la realtà di un’epoca appena trascorsa che sembra ormai molto lontana. NIU GUOZHENG GIOCARSI LA VITA
GIOCARSI LA VITA
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176 pp. • cartonato con sovraccoperta 29 5 19,2 cm • 86 ill. tricromia, 10 ill. b/n trilingue: italiano/cinese/inglese ISBN 978-88-3367-049-2 45,00 €
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F O T O G R A F I A - N O V I TÀ
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a cura di Melinda Takeuchi e Adriana Proser
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MOSTRA New York, Asia Society Museum da febbraio 2020
PICASSO La scultura a cura di Anna Coliva e Diana Widmaier-Picasso 256 pp. • cartonato • 22,2 5 28 cm 202 ill. a colori • 45,00 €
N O V I TÀ - M O STR E
ISBN 978-88-3367-083-6
PRINTED IN ITALY
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u durante il suo viaggio a Roma e a Napoli nel 1917, insieme a Jean Cocteau e a Igor Stravinskij, che Picasso ebbe modo di confrontarsi per la prima volta in situ con la scultura dell’antichità romana, con il Rinascimento ma anche con le pitture murali pompeiane. Una visita alla Galleria Borghese gli permise di studiare le sculture di Bernini, che ritrovò anche in San Pietro in Vaticano, dove scoprì inoltre il Michelangelo della Cappella Sistina. Vide i dipinti di Raffaello a Firenze e riconobbe Caravaggio come il maestro della mise en scène. La prima mostra dedicata alla scultura di Picasso a Roma è pensata come un viaggio attraverso i secoli, seguendo il filo cronologico dell’interpretazione plastica delle forme e dei diversi temi – storie e miti, corpi e figure, oggetti e frammenti. Sono presentati capolavori del grande maestro spagnolo, fotografie di atelier inedite e video che raccontano il contesto in cui le sculture sono nate. Il catalogo raccoglie nuove riflessioni derivate dalle consonanze visive e concettuali generate dal dialogo proposto dalla mostra, illustrando ed esaminando le numerose opere esposte, alcune delle quali mai viste prima. Questa mostra fa parte del programma «Picasso-Méditerranée», manifestazione culturale internazionale che si tiene dal 2017 al 2019. Più di settanta istituzioni hanno immaginato insieme un programma attorno all’opera «ostinatamente mediterranea» di Pablo Picasso. Un’iniziativa del Musée national Picasso-Paris, questo percorso tra le creazioni dell’artista e nei luoghi che l’hanno ispirato offre un’inedita esperienza culturale, augurandosi di rafforzare i legami tra tutte le rive.
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ASIA SOCIETY OFFICINA LIBRARIA
Japanese Works from the John C. Weber Collection and Mr. and Mrs. John D. Rockefeller 3rd Collection
ASIA SOCIETY OFFICINA LIBRARIA
208 pp. • cartonato con ISBN 978-88-3367-083-6 5 30,5 cm sovraccoperta • 23 94 ill. a colori • inglese • 55,00 €
Impermanence is a pervasive subject in Japanese thought and art. Through masterpieces of calligraphy, painting, sculpture, ceramics, lacquers, and textiles drawn from two of America’s greatest Japanese art collections, this catalogue is the first of its kind to examine Japan’s unique and nuanced references to transience. Contributions from noted scholars explore the role of impermanence in religion, literature, artifacts, and popular culture through objects spanning from the Jōmon period to the twentieth century. From images that depict the cycle of the four seasons and red negoro lacquer worn so it reveals the black lacquer beneath, to the gentle sadness evoked in the words of wistful poems, this catalogue demonstrates that much of Japan’s greatest art alludes directly or indirectly to the transient nature of life.
www.officinalibraria.net
ISBN 978-88-3367-029-4
€ 39.00
Japanese Works from the John C. Weber Collection and Mr. and Mrs. John D. Rockefeller 3rd Collection
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a spettacolare mostra copre un vastissimo arco temporale, dal THE ART OF periodo Jōmon finale (ca. 1000IMPERMANENCE 300 a.C.) al secolo scorso. Esplora il ruolo della caducità nella cultura giapponese attraverso opere d’arte, oggetti di culto, letteratura e cultura popolare e di come questo concetto sia ancora rilevante nel Giappone contemporaneo. La prima sezione, «Riscoprire mondi perduti», riunisce sculture, ceramiche e amuleti delle prime civiltà giapponesi: i periodi Jōmon, Yayoi, e Kofun. «Buddismo: perpetua impermanenza» illustra l’idea che la transitorietà è una dottrina cardine di tutte le scuole buddiste. «Tè: la coreografia della caducità» analizza la cerimonia del tè (chanoyu), che enfatizza le qualità wabi e sabi della vecchiaia, che vengono richiamate attraverso oggetti in ceramica e in lacca volutamente imperfetti utilizzati nelle riunioni contemplative. La sezione finale del catalogo, «Trasformare l’impermanenza in arte», consiste in una serie di manufatti, dagli splendidi esempi di calligrafia ai paraventi, dalle celebri stampe ai delicati tessuti di «elegante sensibilità alla natura delle cose» (mono no aware).
THE ART OF IMPERMANENCE
THE ART OF IMPERMANENCE
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VALADIER Splendore nella Roma del Settecento a cura di Geraldine Leardi con saggi di Anna Coliva, Francesco Leone, Marina Minozzi, Chiara Teolato, Teresa Vale
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sponente più illustre e dotato di una famiglia di argentieri proveniente dalla Francia, Luigi Valadier (1726-1785) lavorò per buona parte del Settecento per i papi, i principi e le più aristocratiche e ricche famiglie romane sinché la sua fama raggiunse tutta l’Europa, ricevendo rilevanti committenze da Francia, Inghilterra, Portogallo, Russia, Svezia e Spagna. La sua inarrivabile tecnica nel lavorare l’argento e il bronzo lo portò a sviluppare un gusto e uno stile – partendo da un rigoglioso e decorativo barocco di impronta soprattutto francese, rocaille o rococò, che si sviluppò poi in un linguaggio più contenuto e sofisticato, culminato nel neoclassicismo – assolutamente all’avanguardia, che ne ampliò la dimensione artistica da quella di grande artefice di arredi sorprendenti a realizzatore di imprese più ambiziose e monumentali. I suoi lavori rendevano omaggio al grande insegnamento di Giovanni Battista Piranesi, alla devozione verso i monumenti della Roma antica e le venerate statue dell’antichità, ricomposte in creazioni solenni come i centrotavola (desers) concepiti quali veri e propri monumenti da tavola, candelabri, altari, gioielli, arredi da mensa. Per far emergere l’importanza determinante che Valadier ebbe nella cultura figurativa del Settecento europeo la mostra dà ampio spazio anche alle sue imprese più ambiziose e monumentali, sacre e profane, riunendo sia i bronzi di grandi dimensioni sia le sculture religiose che di Roma rappresentano il volto cristiano. Nessun luogo meglio della Galleria Borghese può assolvere l’impegnativo compito di celebrare Valadier, poiché egli fu una figura emblematica per l’aspetto che la villa andava assumendo nella seconda metà del Settecento grazie al rinnovamento voluto dal principe Marcantonio Borghese. ISBN 978-88-3367-063-8
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376 pp. • cartonato con dorso in tela ISBN 978-88-3367-063-8 22,8 5 28 cm • 297 ill. a colori, 9 in b/n 48,00 € 9
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il volume è disponibile anche in inglese
MOSTRA Roma, Galleria Borghese 30 ottobre 2019 – 2 febbraio 2020
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INCISORI TEDESCHI DEL CINQUECENTO Luca Baroni
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incisione moderna nacque nella Germania del XVI secolo. Ben prima di raggiungere un’unità politica e territoriale, gli INCISORI artisti di lingua tedesca svilupparoTEDESCHI del no un efficiente sistema di produCinquecento zione e diffusione delle stampa che Luca Baroni lo elevò da mezzo di moltiplicazione a basso costo delle immagini a linguaggio artistico indipendente. Ciò avvenne principalmente grazie agli sforzi di una delle massime menti del Rinascimento, quella di Albrecht Dürer: ma le sue intuizioni furono replicate, sviluppate e consolidate da una formidabile schiera di maestri incisori. Primo studio comprensivo in lingua italiana sull’argomento, il libro raccoglie le biografie, una bibliografia di riferimento e un’antologia di opere rappresentative di oltre sessanta artisti compresi tra l’ultimo decennio del Quattrocento e la fine del secolo successivo, da Schongauer ai Piccoli Maestri di Norimberga, da Cranach a Altdorfer, passando per figure meno note e confronti con l’Italia, la Francia la Svizzera e le Fiandre. Completa il testo una selezione di saggi che approfondiscono il mondo dell’incisione tedesca nelle sue molteplici sfaccettature storiche, tecniche e di espressione visiva. A
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MOSTRA Gradara (PU), Palazzo Rubini Vesin 29 novembre 2019 – 16 febbraio 2020
a cura di Alessia Alberti, Roberta Carpani e Roberta Ferro 272 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-036-2 20 5 27 cm • 180 ill. b/n 34,00 € 9
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«… sui due lati del titolo della Porta dell’Onore, stanno due araldi con due trombe che chiamano tutti a raccolta e annunciano la maestà, l’onore, la nobile origine, la potenza, la parentela, le alleanze e le imprese onorevoli di questa Porta dell’Onore…»
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ISBN 978-88-3367-036-2
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LE FINZIONI DEL POTERE
L’Arco Trionfale di Albrecht Dürer per Massimiliano I d’Asburgo tra Milano e l’Impero
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a Biblioteca Braidense di Milano conserva fra i suoi tesori un’incisione sorprendente, ideata per impressionare le corti europee del primo Cinquecento e che tutt’ora riLE FINZIONI esce a colpire il nostro immaginario DEL POTERE L’Arco Trionfale per le sue dimensioni e per la forza di Albrecht Dürer per Massimiliano I d’Asburgo tra Milano dell’impatto visivo. Alla realizzazioe l’Impero ne di questa magnifica incisione, alta e larga oltre tre metri, parteciparono alcuni dei migliori artisti e dei più aggiornati intellettuali attivi fra l’area tedesca e austriaca, coinvolti dal mecenatismo dell’imperatore Massimiliano I. Il più noto di essi è Albrecht Dürer. Per il suo fitto intreccio di parola e immagine, di testo e simbolo, L’Arco Trionfale, noto anche come Porta dell’Onore, è un oggetto culturale complesso. Il catalogo della mostra che l’ha esposto al pubblico, in nove saggi e oltre cinquanta schede, dà spazio alle culture visive, architettoniche, pittorica, grafiche e simboliche coinvolte: la costruzione letteraria della figura di un imperatore; le dinamiche della storia politica europea del primo Cinquecento; la riflessione sulle strategie comunicative nel Rinascimento; la cultura festiva e delle forme della rappresentazione. L’Arco Trionfale di Albrecht Dürer per Massimiliano I d’Asburgo tra Milano e l’Impero
LE FINZIONI DEL POTERE
€ 34.00
176 pp. • cartonato ISBN 978-88-3367-074-4 24 5 28 cm • 400 ill. b/n 39,00 €
UNE ANTIQUITÉ MODERNE a cura di Jean-Luc Martinez e Elisabeth Le Breton 288 pp. • brossura 24 5 30 cm • 150 ill. a colori e in bicromia ISBN 978-88-3367-077-5 bilingue: francese e italiano 39,00 € 9
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VASARI PER BINDO ALTOVITI Il Cristo portacroce Barbara Agosti, Michela Corso, Carlo Falciani 56 pp. • brossura con alette 21 5 28,6 cm • 32 ill. a colori ISBN 978-88-3367-033-1 bilingue: italiano e inglese 18,00 € 9
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urante l’antichità classica, i romani realizzarono le prime raccolte di modelli di arte greca da copiare. La copia avveniva tramite calchi in gesso, modesti quanto preziosi portavoce dei valori morali e politici che ambivano far propri. Nell’epoca moderna, in Francia, la ricerca degli stessi valori portò a una nuova appropriazione dell’antichità, e si costituì un analogo repertorio destinato alla sala delle Antichità del re, nel palazzo del Louvre, e all’Accademia reale di pittura e scultura. Da oltre quindici anni il Louvre lavora al restauro, alla riscoperta e alla riabilitazione dei quasi millecinquecento pezzi della gipsoteca del museo. Da circa dieci anni l’Accademia di Francia si muove in parallelo, per restituire alla collezione di modelli in gesso il proprio valore. Parenti per natura, le due istituzioni hanno unito le forze e, dal 2014, hanno dato vita a un partenariato a sostegno di ricerche e studi, i cui risultati consentono oggi di restaurare la memoria di quel patrimonio nell’ambito di questa mostra. I saggi e il generoso apparato di immagini raccontano la storia della creatività francese tra XVII e XX secolo, attraverso la storia della trasmissione dei modelli.
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l Cristo portacroce recentemente riscoperto da Carlo Falciani e che qui si presenta nacque dall’intensa amicizia stretta da Giorgio Vasari con Bindo Altoviti (1491-1557), influente banchiere e raffinato collezionista d’arte. Il dipinto fu eseguito a Roma nel 1553, subito prima che Vasari passasse al servizio di Cosimo de’ Medici per trasformarsi definitivamente in artista di corte del duca. È la testimonianza, a un altissimo livello per Bindo Altoviti di qualità, della produzione del pitfor tore e storiografo aretino nell’Urbe di papa Giulio III e insieme delle sperimentazioni della sua maniera, caratterizzata da una vorace rielaborazione di modelli moderni e contemporanei.
Vasari
Il Cristo portacroce The Christ Carrying the Cross
MOSTRA Roma, Villa Medici, Accademia di Francia 7 novembre 2019 – 1 marzo 2020
M O S T R E - N O V I TÀ
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GIROLAMO DA CARPI pittore e disegnatore ferrarese 1501-1556 Alessandra Pattanaro
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irolamo Sellari (Ferrara 1501-1556) è due anni più giovane di Giulio RomaGIROLAMO DA CARPI pittore e disegnatore ferrarese no, di due più anziano di Parmigianino, 1501-1556 coetaneo di Perino del Vaga. I suoi modelli compositivi sono Raffaello, Giulio Romano, Parmigianino, Peruzzi, Polidoro da Caravaggio e, ovviamente, l’Antico. Alle spalle di tutto è la formazione ferrarese presso la corte degli Este alla quale Girolamo ha accesso tramite il padre Tommaso, decoratore, corniciaio, scenografo; con lui Girolamo, giovane apprendista, ha accesso allo studio dei marmi e al camerino di Alfonso d’Este nella sua progressione, prima di trasferirsi a Bologna alla metà degli anni Venti. Nella città pontificia, come attesta Giorgio Vasari, esegue molti ritratti, un genere in cui diventa specialista e che agevolerà il suo rientro alla corte estense all’avvento del nuovo duca Ercole II (1534), presso la quale sarà attivo anche come architetto fino alla morte (1556), salvo una lunga parentesi romana in cui servì il cardinale Ippolito II d’Este e, brevemente, papa Giulio III (1550-1553). In questo libro, a più di 40 anni dalla monografia di Amalia Mezzetti, si presentano, per la prima volta strettamente interrelate, in forma monografica, l’opera pittorica e grafica. Costituisce una novità lo stesso catalogo dei disegni sciolti del maestro, riferibili a tutta la carriera del pittore, e irrinunciabile integrazione del corpus del già noto Taccuino Romano. Alessandra Pattanaro
45,00 €
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ISBN 978-88-3367-066-9
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320 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-066-9 21 5 28 cm • 280 ill. a colori 45,00 € 9
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Linguaggi, rappresentazioni, scambi
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na raccolta di saggi sul tema del paesaggio veneto e della sua importanza nella Il paesaggio veneto più vasta dimensione del Rinascimennel Rinascimento to europeo. Il tema ha alle spalle una lunga europeo tradizione di studi, ed è qui ripercorso nei suoi snodi emblematici, con una novità di metodo che tiene conto di aspetti storici, storico-artistici, letterari ed economici. Dalla riflessione sull’eredità del mondo antico e dal recupero rinascimentale del termine «paesaggio», il fenomeno eminentemente veneziano della riscoperta della natura e della sua rappresentazione precede la codificazione come genere, che avverrà soltanto a fine Cinquecento. All’inizio del secolo i protagonisti sono Giorgione, Tiziano giovane e Giulio Campagnola, coi loro interlocutori letterati Pietro Bembo, Jacopo Sannazaro e Andrea Navagero. Negli anni centrali del Cinquecento, a seguito della riconversione produttiva della terraferma, il paesaggio veneto muta significativamente, per l’introduzione di nuove colture e tecniche agricole, e per la reinvenzione della villa ad opera di Andrea Palladio e dei pittori che collaborano alla decorazione. Al tempo stesso le reti mercantili e le nuove vie di traffico instauratesi tra Venezia e l’Europa generano flussi di opere d’arte e di informazioni sugli artefici che alimentano la fama del paesaggio veneto oltralpe, in particolare nella formulazione di Tiziano. Il volume raccoglie una serie di saggi sul fondamentale tema del paesaggio veneto e della sua importanza nella più vasta dimensione del Rinascimento europeo, indagati attraverso approcci disciplinari diversi. Un tema che ha alle spalle una lunga tradizione di studi, e che è qui ripercorso nei suoi snodi emblematici, con una novità di approccio che tiene conto di aspetti storici, storico-artistici, letterari ed economici. A partire dalla riflessione sull’eredità del mondo antico e di qui sul recupero rinascimentale del termine paesaggio, i testi affrontano il fenomeno eminentemente veneziano della riscoperta della natura, e della sua rappresentazione, prima ancora della codificazione come genere che avverrà soltanto a fine Cinquecento. Sono protagonisti in questa parte del libro Giorgione, Tiziano giovane e Giulio Campagnola e i loro interlocutori in campo letterario: Pietro Bembo, Jacopo Sannazaro e Andrea Navagero. Negli anni centrali del secolo, a seguito della riconversione produttiva della terraferma, il paesaggio veneto muta significativamente aspetto, sia per l’introduzione di nuove colture e tecniche agricole, sia per la reinvenzione della villa ad opera di Andrea Palladio e dei pittori che collaborano alla decorazione. Al tempo stesso le reti mercantili e le nuove vie di traffico instauratesi tra Venezia e l’Europa generano flussi di opere d’arte e di informazioni sugli artefici che alimentano la fama del paesaggio veneto oltralpe, in particolare nella formulazione della pittura di Tiziano.
I curatori Andrea Caracausi, storico moderno, Marsel Grosso, assegnista di ricerca e Vittoria Romani, storica dell’arte moderna, lavorano presso l’Università di Padova e sono stati impegnati nel progetto di ricerca strategico European and Venetian Renaissance – EveRe, di cui questo libro raccoglie alcuni risultati.
a cura di Andrea Caracausi, Marsel Grosso e Vittoria Romani 228 pp. • brossura 17 5 24 cm • 80 tavv. a colori 30,00 €
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www.officinalibraria.net ISBN 88-99765-23-1
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Il paesaggio veneto nel Rinascimento europeo
IL PAESAGGIO VENETO NEL RINASCIMENTO EUROPEO
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Alessandro Ballarin 614 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-064-5 17 5 24 cm • 500 ill. a colori e b/n 45,00 € 9
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Alessandro Ballarin ha insegnato Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Padova. È uno dei massimi esperti di pittura veneta del Cinquecento, curatore di mostre internazionali e autore di oltre venti volumi su Jacopo Bassano, Dosso Dossi, Tintoretto, Tiziano, Leonardo, Romanino, il camerino delle pitture di Alfonso I d’Este. Nel 2018 è uscito il suo Giorgione e l’umanesimo veneziano in sette tomi.
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PORDENONE MA ANCHE CORREGGIO E MICHELANGELO
ma anche Correggio e Michelangelo
uesto saggio, scritto nel 1989, è rimasto a lungo in una scatola d’archivio. Ripreso in mano nel 2018, è stato aggiornato e approfondito. È dedicato a Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (1483/84-1539), uno dei protagonisti della pittura in Valpadana della prima metà del Cinquecento. Formatosi in Friuli, influenzato poi da Giorgione, il suo PORDENONE MA ANCHE CORREGGIO stile diverrà più ampio e drammatico dopo un E MICHELANGELO soggiorno romano. Si confronta con Correggio e Parmigianino, e con Tiziano rinnova l’impianto compositivo delle pale d’altare. La storia di Pordenone, seguita dal 1511 fino alla morte, alla corte ferrarese di Ercole II nel 1539, ne esce profondamente modificata nella sua fisionomia, rispetto alle due monografie di riferimento. si riscoprono la foga e l’intelligenza con cui egli si è rapportato ai grandi avvenimenti figurativi del suo tempo, in particolare a Tiziano, a Correggio, a Michelangelo; e nel seguire fino in fondo le circostanze di questi confronti, succede che gli sviluppi dell’indagine si propongano di chiarire alcuni punti nevralgici della storia stessa di quei tre autori. La ricostruzione degli anni Trenta veneziani, dopo Piacenza e Genova, risistema la produzione di quel momento, che però alla fine, grazie a una novità rimasta in archivio per quarantacinque anni, sfuma nella scoperta di un’inedita stagione ferrarese ancora piena di incognite. A lessAndro BAllArin
PORDENONE
Dal chiostro d
A lessAndro BAllArin
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in copertina:
Pordenone, Studio per i due putti c (particolare), c. 1528, Oxford, Un gesso rosso, mm 154 x 99 il foglio
Arti figurative a Bergamo nel Rinascimento (e oltre)
Il libro è costituito da dieci saggi che indagano altrettanti argomenti artistici legati a una Terra di confine: prendono spunto da opere, artisti e testimonianze conservate a Bergamo, la città più occidentale della Serenissima. I pittori studiati sono riletti criticamente a partire da un’aggiunta al catalo go, da una nuova interpretazione delle fonti o del loro percorso stilistico. Bernardo Zenale, Lorenzo Lotto, Giovanni Cariani e Giovanni Battista Moroni sono alcuni dei principali protagonisti di questa storia. Uno dei fili rossi della ricerca indaga la sopravvivenza e il riuso di modelli figurativi da parte di botteghe familiari di pittori (i Marinoni e i Santacroce). L’interesse per la storia della critica e l’esercizio della connoisseurship sono i motori che alimentano la costruzione delle indagini. Nella parte finale si affacciano due classici della materia: Giovanni Morelli e Roberto Longhi (visto attraverso gli occhi del giovane Alessandro Conti).
Simone Facchinetti insegna Storia dell’Arte Moderna all’Università del Salento. Collabora con Alias-D de «il manifesto» e con «il Giornale dell’Arte». Ha pubblicato Senza Misericordia (assieme a Chiara Frugoni) per i tipi di Einaudi e Storie e segreti dal mercato dell’arte per Il Mulino. Ha cocurato mostre alla Royal Academy of Arts di Londra e alla Frick Collection di New York.
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FRONTIERE Culture figurative ad Aosta e nell’arco alpino occidentale 1490-1540 Stefano De Bosio 304 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-053-9 17 5 24 cm • 80 tavv. colori 35,00 € 9
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Vincitore Premio Giovanni Testori 2018 per la Critica d’Arte
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ISBN 978-88-3367-067-6
28,00 = C
192 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-067-6 17 5 24 cm • 96 ill. a colori 28,00 €
Simone Facchinetti
Terra di confine
Simone Facchinetti
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l libro è costituito da dieci saggi che indagano altrettanti argomenti artistici legati a una Terra di confine Arti figurative Terra di confine: prendono spunto da opea Bergamo nel Rinascimento re, artisti e testimonianze conservate a Berga(e oltre) mo, la città più occidentale della Serenissima. I pittori studiati – attivi nel corso del XV e XVI secolo – sono riletti criticamente, a partire da un’aggiunta al catalogo, una nuova interpretazione delle fonti o del loro percorso stilistico. Quello che emerge è un quadro sfaccettato costituito, in prevalenza, da due poli di attrazione figurativa: Venezia, la capitale, e lo Stato confinante, Milano. Uno dei fili rossi della ricerca indaga la sopravvivenza e il riuso di modelli figurativi da parte di botteghe familiari di artisti (i Marinoni e i Santacroce). L’interesse per la storia della critica e l’esercizio della connoisseurship sono i due motori che alimentano la costruzione delle indagini. Nella parte finale si affacciano due classici della storia della critica: Giovanni Morelli e Roberto Longhi (visto attraverso gli occhi del giovane Alessandro Conti). Simone Facchinetti
TERRA DI CONFINE
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arco alpino occidentale tra Quattro e Cinquecento è stato un’area di vivace FRONTIERE circolazione di persone, manufatti e idee. culture figurative ad aosta e nell ’ arco alpino occidentale Anche grazie alla sua posizione di confine tra 1490-1540 Italia, Francia e Svizzera, questa regione si è imposta tra i laboratori di metodo della storia dell’arte italiana del secondo Novecento. Ma come affrontare lo studio del locale oggi, in un’epoca variamente percorsa da rivendicazioni identitarie, istanze europee e spinte globaliste? Indagando su nuove basi alcune delle più significative testimonianze figurative della Valle d’Aosta – la decorazione polimaterica della facciata e le vetrate della cattedrale e della collegiata aostane, gli affreschi del castello Challant di Issogne – questo libro mette in risalto le specificità del contesto valdostano insieme ai suoi rapporti molteplici con altri centri dell’arco alpino occidentale e della pianura padana, da Lione a Ginevra, da Chambéry a Casale Monferrato. Oltre a contribuire alla ricostruzione dello spazio culturale alpino nella sua complessità, questo studio intende riflettere sull’impatto e sull’attualità degli schemi interpretativi e delle metafore – spaziali e non – adottati dalla storia dell’arte nel suo operare e fare storia. stefano de bosio
1. Miniatore attivo a Bourges intorno al 1480, Gilles de Rome, Le gouvernement du prince, Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, ms. 5062, f. 83.
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GHIBERTI TEORICO Natura, arte e coscienza storica nel Quattrocento a cura di Fabian Jonietz, Wolf-Dietrich Löhr e Alessandro Nova 360 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-076-8 20 5 25 cm • 150 ill. b/n, 24 tavv. a colori 39,00 € 9
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PALINSESTI Michelangelo e la carta Mauro Mussolin 208 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-082-9 20 5 25 cm • 125 ill. b/n, 16 figg. a colori 28,00 € 9
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orenzo Ghiberti fu attivo negli anni cruciali del passaggio tra la tradizione GHIBERTI artistica medievale e il periodo storico TEORICO che oggi chiamiamo «Rinascimento». LegNatura, arte e coscienza storica nel Quattrocento gendo le riflessioni teoriche contenute nei suoi Commentarii, si comprende quanto la rivalutazione dell’antichità classica, i nuovi sviluppi scientifici e un’osservazione più attenta della natura contribuissero a mutare drasticamente sia i modi di produzione, che la ricezione delle opere d’arte. Ghiberti non si limitò a trasmettere queste conoscenze a chi frequentava la sua bottega fiorentina (tra cui molti degli artisti più promettenti della nuova generazione), ma fu anche il primo artista moderno dotato di una coscienza storico-critica. Per la prima volta dall’antichità classica, compare un resoconto storico sulle arti: i Commentarii, un testo attento sia ai mutamenti stilistici come al succedersi delle diverse generazioni di artisti. Il volume indaga la genesi e il contenuto teorico dei Commentarii in relazione alle coeve pratiche artistiche e alla ricezione del pensiero di Ghiberti. Così facendo, porta all’attenzione del lettore problemi e domande centrali per comprendere la trasformazione delle arti nel Quattrocento e il conseguente emergere della coscienza intellettuale dell’artista moderno.
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iegati o strappati, riscritti o riciclati, i fogli Mauro Mussolin possiedono una materialità sulla quale si registrano fedelmente le manipolazioni subite nel tempo. Tale è la natura dei palinMichelangelo sesti e nessun artista al pari di Michelangelo la carta sembra essere stato così determinato nello strutturare il proprio corpus cartaceo come un’immensa opera-palinsesto. Michelangelo è frugale nell’utilizzo della carta e ossessivo nella custodia dei fogli, conservandoli per decenni o riciclandoli senza indugio, riscrivendo e ridisegnando su di essi, fino a destinarli al fuoco in due momenti cruciali della sua vita. Appunta sulle pagine le immagini istantanee di un dialogo con un ignoto interlocutore, corregge la mano dell’assistente, schizza e motteggia scherzando con amici e garzoni, cancella, riscrive, strappa, ripiega e ridisegna. Questo libro costituisce una prima organica elaborazione sull’argomento e indaga il complesso e stratificato archivio della memoria artistica di Michelangelo quale specchio per osservare il fluido scaturire dei pensieri e lo scorrere articolato della mano. Il libro, frutto di un pluriennale lavoro di indagine condotto nelle principali collezioni italiane e straniere di documenti michelangioleschi, ne presenta i risultati, in gran parte inediti. Un ricco apparato di illustrazioni permette di visualizzare gli argomenti con l’ausilio di ricostruzioni e immagini realizzate con tecnologie digitali.
Palinsesti
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con la collaborazione di Francesco Ceretti e una nota storica di Giambattista Ceruti
Michele Mascarini, Asino (da Genovesino), 2016, olio, bitume, plastica, lacca rossa su tela, 270 × 50 cm, collezione privata.
56 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-035-5 20 5 27 cm • 55 ill. a colori 18,00 € 9
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genovesino e P iacenza
ge no ve si no
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GENOVESINO e Piacenza a cura di Francesco Frangi, Valerio Guazzoni, Marco Tanzi Piacenza, Palazzo Galli 4 marzo – 10 giugno 2018
Sulla traccia della recente esposizione cremonese, questa mostra si propone di accrescere le conoscenze su Luigi Miradori detto il Genovesino (Genova?, 1605 circa – Cremona, 1656) illuminando gli anni farnesiani, quando – tra il 1632 e il 1636 – il pittore risiede a Piacenza; ponendo l’accento anche sulle successive relazioni che mantiene con la città. È un lustro di crisi per Piacenza, uscita stremata dalla peste del 1630: sono ormai chiusi i grandi cantieri pittorici degli anni Venti che avevano visto la presenza nel Duomo di Morazzone e Guercino, mentre in Piazza Grande si è conclusa la spettacolare impresa dei monumenti equestri di Ranuccio e di Alessandro Farnese, opera di Francesco Mochi. A Piacenza Genovesino vivacchia, si lega al conterraneo letterato Bernardo Morando, che gli fa da mentore, ma probabilmente non riesce a garantirne il successo. Nel 1635 infatti il pittore supplica la duchessa Margherita de’ Medici di poter abbandonare i territori farnesiani perché è «in necessità con la sua povera famigliola» e le «faccende di detta sua arte» sono «mancate». Non gli resta dunque che «andare in altre parti» a cercare quella fortuna che comincerà ad arridergli solo dopo il definitivo approdo a Cremona, avvenuto entro il 1636. Da quel momento, paradossalmente, andrà crescendo anche la sua fama a Piacenza: negli anni Quaranta infatti Genovesino eseguirà diverse opere per le famiglie più in vista dell’aristocrazia piacentina. È poi documentata negli inventari delle principali raccolte cittadine la presenza di svariati dipinti da cavalletto, tra i quali numerose nature morte, un genere ancora tutto da riscoprire. Nella circostanza, oltre a quelle già note, sono riemerse tre importanti tele eseguite nel 1643 per alti esponenti della vita politica farnesiana. Rispetto alla mostra di Cremona, inoltre, risulta privilegiato il rapporto del Miradori con il mondo della grafica, grazie all’esposizione di alcune stampe da cui il pittore trae ispirazione per le sue composizioni; ma anche dall’unico disegno sicuramente attribuibile al Genovesino.
e Piacenza
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In quarta di copertina
ISBN 978-88-3367-035-5
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Marco Tanzi
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uando già era stata inaugurata la moge stra cremonese su Luigi Miradori detto no il Genovesino (1605-1610 ca. – 1656) ve si sono emersi sul mercato antiquario parigino no due dipinti fondamentali per il percorso artià Paris stico del pittore; i tempi di restauro delle tele sono coincisi con l’altra mostra di Piacenza: tutto ciò ha fatto sì che nei due cataloghi si sia solo potuto accennare a questi nuovi dipinti di Genovesino. Di pari passo, il restauro dei due Santi vescovi già in San Marcellino a Cremona ha consentito un ulteriore affondo sull’apparato eretto nel 1653 nella chiesa dei gesuiti per l’arrivo da Colonia di una reliquia di San Bassano, vescovo cremonese dimenticato dalla modernità. A queste opere si sono aggiunte altre segnalazioni di importanti dipinti di Genovesino in mano privata, tra i quali un’inusuale rappresentazione della Disputa tra San Francesco Saverio e Fucarandono al cospetto del re del Bungo, tela che, per la rarità della messa in scena, non poteva non accendere curiosità e fantasie, aprendo un nuovo fronte di ricerca sull’illustrazione devota dell’evangelizzazione gesuitica del Giappone e sulla percezione un po’ confusa dell’Estremo Oriente da parte dei pittori europei. genovesino à Paris
GENOVESINO À PARIS
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GENOVESINO E PIACENZA vedi p. 36
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È attraverso l’esperienza di Cola dell’Amatrice detto il Filotesio (Amatrice, 1480 circa-Ascoli Piceno, ante 1553) e del suo pervicace e alterno rapporto con Roma che meglio si può intendere la dialettica tra centro e periferie vissuta da un’intera generazione di artisti di confine, all’opera nelle propaggini appenniniche tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Pittori di professione, ma in realtà zingari e girovaghi attivi lungo i litorali adriatici o nelle valli pedemontane, avevano varcato prima di lui le porte di Ascoli e dell’Aquila, e Cola stesso ne aveva visti a decine di piccoli maestri assiepati alle pendici delle asperrime creste d’Abruzzo, d’Umbria e della Marca: la pittura di luce camerte, gli iperrealismi adriatici, i “forastieri”, gli “oltremontani”, i “lombardi”. Tante forme e diversi idiomi minori coesistevano su tali strade (crocevia economici prima che culturali): in astratto, Cola potrebbe quasi essere la lente con cui decifrare i modi e i tempi di diffusione dei principali linguaggi artistici in quelle terre. Insomma, viaggiò. Intese a suo modo Raffaello e Bramante a Roma, lavorò non solo in Ascoli e all’Aquila, ma anche a Subiaco, Farfa, Perugia, Città di Castello, Norcia e Amatrice, luoghi dove portò la sua “rustica maniera”. I risultati delle indagini comprese in questo libro prendono le mosse dalle fonti e dalla letteratura artistica che ha trattato del personaggio, da Vasari fino ai giorni nostri: si tratta di informazioni inedite, di approfondimenti sulla geografia artistica dei luoghi coinvolti, di affondi iconografici e di riflessioni di metodo, che restituiscono un profilo critico, biografico e professionale di Cola dell’Amatrice del tutto rinnovato.
Luca Pezzuto è docente a contratto di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi dell’Aquila e collabora al Padre Resta Project dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Autore e curatore di diversi saggi e contributi scientifici, tra cui Giovanni da Capestrano. Iconografia di un predicatore osservante dalle origini alla canonizzazione, 1456-1690 (Roma 2016) e La Roma di Raffaele Riario tra XV e XVI secolo. Cultura antiquaria e cantieri decorativi (Roma 2017), è membro del comitato scientifico e di redazione di collane e riviste specialistiche.
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Studi su Matteo di Capua Principe di Conca
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atteo di Capua, conte di Palena e seArti e lettere a Napoli condo Principe di Conca, Grande tra Cinque e Seicento: studi su Matteo di Capua Ammiraglio del Regno di Napoli principe di Conca (1568-1607), fu il più munifico patrono delle arti e delle lettere a Napoli tra Cinque e Seicento. Al suo servizio furono l’anziano Torquato Tasso e il giovane Giovan Battista Marino, insieme ad uno stuolo di artisti, letterati, artigiani, scienziati e uomini di cultura. Le sue collezioni di opere d’arte, ricchissime di opere attribuite a Raffaello, Tiziano, Andrea del Sarto, sono tra le più importanti a Napoli: esaltate dalle fonti coeve, assursero a ruolo di protagonista nelle Vite di Bernardo De Dominici. A dispetto del fatto che già alla fine dell’Ottocento se ne conoscessero gli inventari, la loro consistenza e la loro storia reale non erano mai state indagate. La vicenda del principe, della sua famiglia, della sua corte, delle sue residenze di Conca, Caiazzo, Napoli e Vico Equense, delle sue collezioni, era allo stesso tempo famosa e ignota. La ricchissima documentazione ritrovata e i saggi contenuti nel volume, in cui si confrontano storici della società, dell’architettura, delle arti antiche e moderne, della letteratura, della musica e del libro, permettono di indagarne per la prima volta la breve storia, la formazione, la consistenza, la dispersione, il ruolo come punto di incontro tra le arti, le scienze e le lettere. ISBN 88-99765-23-1
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a cura di Andrea Zezza 464 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-065-2 17 5 24 cm • 48 tavv. a colori 39,00 € 9
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N O V ITÀ - S A G G I
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Arti e lettere a Napoli tra Cinque e Seicento
ARTI E LETTERE A NAPOLI TRA CINQUE E SEICENTO
GENOVESINO à Paris
La riemersione, sul mercato antiq fondamentali per il percorso artis il Genovesino quando la mostra d «Ala Ponzone», 6 ottobre 2017 – 6 aperta e coincidendo quella di Pia marzo – 10 giugno 2018) con i te grandi tele, ha fatto sì che nei cata accennare, senza la possibilità di a le vicende. Di pari passo, il restau ai Santi Marcellino e Pietro di Cr ulteriore affondo da parte di Giam eretto nel 1653 nella chiesa dei ge di una reliquia di San Bassano, ve dalla modernità. Mentre la nuova impresa andava c arrivavano altre segnalazioni di im in mano privata, tra i quali anche della Disputa tra San Francesco Sa del re del Bungo (o, absit iniuria ver per la rarità della messa in scena, n curiosità, anche maliziose – non si non forse in una canzone di Battia protagonista un’accolita di bonzi s fronte di ricerca sull’illustrazione d gesuitica del Giappone e sulla per dell’Estremo Oriente da parte dei Si voleva evitare, quindi, che le nu studio rimanessero confinati nel li o relegati in un articolo di rivista: nell’onda lunga che avrebbe potut del 2017-2018 per altri restauri e Genovesino. Così ci si è impegnat un altro libretto, con la stessa grafi due cataloghi, oltre che con la med più smilzo ed essenziale, naturalm l’impressione di nascere da una co poi, riflette scherzosamente la coin quasi in contemporanea, di due op Eiffel: ovviamente, anche se non s fu mai à Paris.
a cura di Andrea Bacchi, Alessandro Nova e Lucia Simonato 368 pp. • brossura • 17 5 24 cm 16 tavv.ISBN a colori, 180 ill. bn 88-99765-22-4 38,00 €
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LIVRE À DESSINER DE P. DE VALENCIENNES a cura di Juliette Trey 2 VOLUMI IN COFANETTO • 28 5 10,3 cm I. 96 pp. • cartonato • 96 tavv. col. II. 188 pp. • brossura • 122 ill. col. ISBN: 978-8833670324 lingua: francese 50,00 €
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c ar ne t s e t al b ums Dessins du musée du Louvre
Opere, geografia, temi della scultura in Italia nella seconda metà del Seicento
a cura di Andrea Bacchi, Alessandro Nova e Lucia Simonato
Gli atti del convegno internazionale Gli allievi di Algardi, organizzato nel 2015 dal Kunsthistorisches Institut di Firenze e la Scuola Normale Superiore di Pisa, affrontano, in alcuni punti nodali, il tema della diffusione e della fortuna del linguaggio dello scultore bolognese Alessandro Algardi (1598-1654) non solo a Roma, dove lavorò fino alla fine della sua vita, ma anche nei principali centri artistici della penisola. Il punto di partenza è la produzione dei «giovani» di Algardi (Ercole Ferrata, Domenico Guidi e Girolamo Lucenti), con approfondimenti su singole opere e una riflessione su alcuni aspetti centrali della loro ricezione. Si prosegue poi con l’assimilazione del linguaggio algardiano fuori dalla città pontificia, prendendo in considerazione opere realizzate da suoi allievi a Napoli, Genova, Bologna, Siena e Firenze. La circolazione dei modelli del maestro in Italia nel medio e tardo Seicento permetterà di misurare le qualità dell’insegnamento algardiano anche alla luce delle declinazioni locali. Infine, si utilizzeranno alcuni punti di osservazione privilegiati, quali il rapporto con l’Antico, il dialogo tra pittura e scultura, le evoluzioni del rilievo tardo barocco, la fortuna nella guidistica.
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gli allievi di algardi
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Opere, geografia, temi della scultura in Italia nella seconda metà del Seicento
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li atti del convegno internazionale Gli allievi di Algardi, organizzato dal Kunst gli allievi di algardi historisches Institut di Firenze e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, affrontano il tema della diffusione e della fortuna del linguaggio dello scultore bolognese Alessandro Algardi (1598-1654) non solo a Roma, dove lavorò fino alla fine della sua vita, ma anche nei principali centri artistici della penisola. Il punto di partenza è la produzione dei «gioOpere, geografia, temi vani» di Algardi (Ercole Ferrata, Domenico della scultura in Italia nella seconda metà del Seicento Guidi e Girolamo Lucenti), con approfondimenti su singole opere e una riflessione sugli aspetti centrali della loro ricezione. Si prosegue poi con l’assimilazione del linguaggio algardiano fuori da Roma, prendendo in considerazione opere realizzate da suoi allievi a Napoli, Genova, Bologna, Siena e Firenze. La circolazione dei modelli del maestro in Italia nel medio e tardo Seicento permette di misurare la qualità dell’insegnamento dell’Algardi anche alla luce delle declinazioni locali e secondo alcuni punti di osservazione privilegiati, quali il rapporto con l’Antico, il dialogo tra pittura e scultura, le evoluzioni del rilievo tardo barocco, la fortuna nella guidistica. gli allievi di algardi
GLI ALLIEVI DI ALGARDI
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el 1778, il giovane paesaggista di Tolosa Pierre Henri de Valenciennes è a Roma, dove frequenta numerosi artisti stranieri venuti come lui a studiare, a contatto con i monumenti della Roma antica, le opere dei maestri del periodo moderno e la luce dei paesaggi italiani. Tra gli altri, Jacques Louis David ha un’influenza decisiva sul lavoro di Valenciennes, che sviluppa presto un tratto grafico personalissimo. Contrariamente alla maggior parte dei giovani artisti, non si occupa praticamente mai delle copie dall’antico o dai grandi maestri, preferendo disegnare delle vedute di Roma, che lui stesso definisce «quel mélange di antico e di moderno, quell’insieme di irregolarità e di simmetria, d’incoerenza e di armonia, di follia e di ragione». I 96 fogli del Livre à dessiner de P. De Valenciennes ci conducono così, tra una sfumatura d’inchiostro nera, una grigia e una ruggine, dal porto di Ripa Grande alla basilica di San Giovanni in Laterano, dal Ponte Molle al Vaticano, fiancheggiando le rive del Tevere o percorrendo i diversi quartieri della città. Valenciennes traccia anche, sulle pagine del carnet, i panorami di una città immaginaria, che modifica talvolta per creare delle composizioni di volumi, volte a semplificare, combinare o spostare le architetture e i paesaggi.
S A G G I - C A R N E T S D U L O U V R E - N O V I TÀ
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Patrizio Aiello
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ilano, 21 aprile 1951. A Palazzo Reale si inaugura la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi. Nel giro di tre mesi, CARAVAGGIO 1951 più di quattrocentomila persone si mettono in fila per ammirare un numero di dipinti del Caravaggio mai più riunito in un unico ambiente. È un successo «eccezionale, incredibile» anche per Roberto Longhi, commissario tecnico della mostra. Un successo dato dalla straordinarietà del pittore, certo, ma forse anche da un allestimento esemplare, rimasto finora sostanzialmente ignoto. Grazie al rinvenimento di una campagna fotografica condotta tra le sale di Palazzo Reale nella primavera del 1951, nelle pagine di questo libro si sono ripercorsi, sala dopo sala, i passi dei visitatori – che fossero Anacleto il gasista o la signorina Snob. Si riesce così a risalire alla genesi della mostra, a ricostruire i suoi ambienti e definire le personalità in campo, i rispettivi ruoli e gli inevitabili scontri. Fernanda Wittgens, Costantino Baroni, Gian Alberto Dell’Acqua, Antonio Greppi, Achille Marazza, Giulio Andreotti e persino Giovanni Battista Montini, sono alcuni dei personaggi che si incrociano in questa vicenda, ricca di conseguenze per gli studi caravaggeschi e modello per l’industria delle mostre a venire. Nella stessa collana
Giovanni Agosti Un amore di Giovanni Bellini (esaurito)
Carlo Alberto Chiesa «Un mestiere semplice». Ricordi di un libraio antiquario (esaurito)
prefazione di Giovanni Agosti postfazione di Jacopo Stoppa
PATRIZIO AIELLO
PATRIZIO AIELLO · CARAVAGGIO 1951
CARAVAGGIO 1951
Dante Isella La Milano dei Navigli. Passeggiata letteraria (seconda edizione)
Di prossima pubblicazione
Julius von Schlosser Storia ed estetica del busto di cera
224 pp. • brossura con alette 12 5 19 cm • 16 tavv. bn • 20,00 €
MILANO
OFFICINA LIBRARIA
COLLANA «sine titulo»
STORIA ED ESTETICA DEL BUSTO DI CERA Julius von Schlosser a cura di Andrea Daninos traduzione di Davide Tortorella
9 788833 670096
T
ra il dicembre del 1909 e il gennaio successivo, sulle pagine della «Neue Freie Presse» apparve in due articoli un STORIA ED ESTETICA saggio di Julius von Schlosser: Storia ed estetiDEL BUSTO DI CERA ca del busto di cera. Anticipava, come in sintesi, gli esiti di una ricerca che durava da tempo. Ma che le circostanze chiedevano di svelare prima del previsto. Bode aveva acquistato per i musei di Berlino un busto di Flora in cera, attribuito a Leonardo; e subito era divampata la disputa sulla sua autenticità, dilagando sulla stampa di tutta Europa. Schlosser si accorse che si stava scivolando via dall’ambito critico, per invischiarsi con rivendicazioni personali o nazionalistiche. Volle dire la sua: senza esprimersi sull’autenticità, ma riportando sul piano storico artistico la discussione, e rianimandola con le primizie della propria ricerca. Poi, nel 1911 sarebbe uscita la Storia del ritratto in cera. La notorietà dell’opera maggiore avrebbe sepolto il primo testo, mai ripubblicato, e tutti i biografi di Schlosser ne avrebbero perso la memoria. Eppure, alle ragioni della Storia del ritratto in cera, e al metodo del grande studioso, adesso può aggiungere molto la riscoperta di questa urgenza, scientifica e insieme etica, di calare le novità dello studio laddove più accesa fosse la disputa (nelle pagine di un quotidiano): attraverso questo testo finalmente ritrovato. Nella stessa collana
JULIUS VON SCHLOSSER · STORIA ED ESTETICA DEL BUSTO DI CERA
9 788833 670096
20,00 = C
MMXIX
Giovanni Agosti Un amore di Giovanni Bellini (esaurito)
Carlo Alberto Chiesa «Un mestiere semplice». Ricordi di un libraio antiquario (esaurito)
Dante Isella La Milano dei navigli. Passeggiata letteraria (seconda edizione)
Patrizio Aiello Caravaggio 1951
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DANTE ISELLA · LA MILANO DEI NAVIGLI
DANTE ISELLA
LA MILANO DEI NAVIGLI Passeggiata letteraria
670348
Questa Passeggiata letteraria, originariamente composta da Dante Isella nel 1987 e qui ripresentata con un nuovo corredo iconografico, segue – dopo un prologo a Porta Ticinese con l’approdo in città del Naviglio grande – il tracciato della fossa interna a partire dal Ponte delle Gabelle, giù giù per San Marco, Fatebenefratelli, Via Senato… fino a ricongiungersi al punto di partenza. A tratti, in mezzo alla selva delle parentesi, dei due punti e dei punti e virgola, si ha l’impressione che la Passeggiata sia scritta avendo nella memoria gli addensamenti, persino gli ingorghi, delle informazioni storiche che emergono dalle note dell’Adalgisa o dalle pagine di Verso la Certosa (una delle raccolte di Gadda preferite da Isella). Nella bibliografia di routine sui Navigli – un genere specifico dell’editoria milanese che non conosce soste – le testimonianze letterarie naturalmente non mancano: a partire da Bonvesin da la Riva per arrivare al Carlo Porta dell’obbligo. Ma qui diventano il sale del testo, che risulta perciò una visita, fuori tempo massimo e dopo l’orario di chiusura, a una tradizione letteraria, e civile, compiuta dal suo massimo interprete novecentesco.
Dante Isella
MILANO
OFFICINA LIBRARIA MMXVII
12,00 = C
788899 765620
LA MILANO DEI NAVIGLI vedi p. 38
ISBN 88-99765-62-0
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N O V I TÀ - S I N E TI TU L O
JULIUS VON SCHLOSSER
a cura di Andrea Daninos
MILANO
OFFICINA LIBRARIA MMXIX
14,00 = C
ISBN 978-88-3367-034-8
96 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-034-8 12 5 19 cm • 2 ill. b/n 14,00 €
Milano, 21 aprile 1951 ale s’inaugura la Most gio e dei caravaggeschi. mesi sono più di qu le persone che si mett vedere un numero m di opere del «gran lo quanti ne hanno seg Commissario tecnico ne è Roberto Longhi. quasi incontrastato, a mostra, basata in larg none messo a punto n studi sul Caravaggio e Le pagine di questo li da a mostra finita – passi dei visitatori, c una campagna fotogr coeve; restituiscono la opere, e ricostruiscon gli arredi, le suppelle di capirne le ragioni gioco erudito ma nel che anche quella «fu v Fernanda Wittgens, C roni, Gian Alberto D tonio Greppi, Achille lio Andreotti e persin calli e Giovanni Bat futuri Giovanni XXI sono alcuni dei person crociano in questa vi conseguenze per gli st schi ma anche punto e modello per l’indu stre a venire.
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Tra il dicembre del 19 successivo, sulle pagin Freie Presse» apparve li un saggio di Julius Storia ed estetica del Anticipava, come in s di una ricerca che dur Ma che le circostanze svelare prima del prev va acquistato per i m un busto di Flora in a Leonardo; e subito la disputa sulla sua au gando sulla stampa di Schlosser si accorse ch lando via dall’ambito vischiarsi con rivendic li o nazionalistiche. Vo senza esprimersi sull’a riportando sul piano s la discussione, e rianim primizie della propria 1911 sarebbe uscita la St in cera. La notorietà d giore avrebbe sepolto mai ripubblicato, e tu Schlosser ne avrebber moria. Eppure, alle ra ria del ritratto in cera, e grande studioso, adess gere molto la riscopert genza, scientifica e in calare le novità dello più accesa fosse la disp ne di un quotidiano): sto testo finalmente rit
I VALADIER Andrea, Luigi, Giuseppe Alvar González-Palacios
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Alvar González-Palacios è nato a Cuba nel 1936. Dopo lunghi viaggi fra Stati Uniti ed Europa si trasferì a Firenze dove fu allievo di Roberto Longhi. Tra i suoi libri, che costituiscono il più importante contributo alla storia delle arti decorative italiane: Il Tempio del Gusto (1984 e 1986), Il Gusto dei Principi (1993), Arredi e Ornamenti alla corte di Roma (2004). Gli studi su Luigi Valadier, iniziati nel 1977, sono proseguiti nel catalogo della mostra Luigi Valadier au Louvre ou l’Antiquité exaltée (1994); ampliata in quella all’Accademia di Francia di Villa Medici, L’oro di Valadier. Un genio nella Roma del Settecento. Presso la Frick Collection di New York, si è tenuta la mostra Luigi Valadier. Splendor in Eighteenth Century Rome (2018-2019), accompagnata dalla traduzione inglese di questo lavoro.
Alvar González-Palacios
I Valadier
368 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-045-4 17 5 24 cm • 150 ill. a colori e b/n 39,00 €
S
critto direttamente in italiano da Alvar González-Palacios e tradotto in ingleI Valadier se per la lussuosa edizione della Frick Collection del 2018, questo libro accompagnava la mostra curata dall’autore e da Xavier F. Salomon. È la prima monografia su Luigi Valadier, il più famoso argentiere, fonditore di bronzi, disegnatore e ornatista del Settecento in Italia, celebre in tutta Europa. Fra i suoi clienti spiccavano vari regnanti, principi e pontefici: Gustavo III di Svezia, Pio VI, il Conte del Nord, l’erede al trono di Russia, l’Elettore Palatino. A Roma, le più grandi famiglie papali (Chigi, Odescalchi, Borghese, Rezzonico) furono sue protettrici. Luigi Valadier era a capo di una bottega che contava poco meno di cento lavoranti; ma nonostante la gloria, si trovò talmente indebitato per la mostruosa morosità dei suoi ricchissimi committenti che finì col togliersi la vita, nel settembre del 1785. Nel volume vengono esaminate tutte le sue opere note, molte delle quali inedite – come due importanti argenti del padre Andrea. E si scopre infine anche il suolo che ebbe il figlio di Luigi, Giuseppe, nella direzione della bottega. Giuseppe era architetto di fama, ma intervenne saltuariamente nella progettazione di opere preziose. Tutti questi oggetti sono illustrati anche dai disegni provenienti dai fondi grafici della bottega, custoditi in vari musei e collezioni private. La monografia si compone di undici capitoli, e da una cronologia dell’attività di Luigi Valadier, del padre francese Andrea, e del figlio Giuseppe, a partire dalla nascita di Andrea in Francia nel 1694 fino alla morte di Pio VI nell’esilio a Valance nel 1799. La lista ragionata dei modelli di figura è desunta dal Registro generale compilato nella bottega di Giuseppe Valadier nel 1810. Altre cinque appendici danno notizia di documenti d’archivio e testimonianze, recuperate da pubblicazioni dell’epoca, seguite dalla bibliografia e dall’indice dei nomi. 332
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Opus sacrum Opus sacrum
VII.8 Luigi VII.8 Valadier, Luigi Valadier, San Benedetto, San Benedetto, argento,argento, bronzo dorato, bronzo cm 112 × 33 × 38. dorato, cm 112 × 33 × 38. Monreale, Monreale, cattedrale cattedrale di Santadi Maria SantaNuova Maria Nuova VII.9 Luigi VII.9 Valadier, Luigi Valadier, Santa Rosalia, Santa Rosalia, argento,argento, bronzo dorato, bronzo cm 107 × 33 × 38. dorato, cm 107 × 33 × 38. Monreale, Monreale, cattedrale cattedrale di Santadi Maria SantaNuova Maria Nuova
Opus sacrum Opus sacrum
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VII.10 Luigi VII.10 Valadier, Luigi Valadier, San Luigi, San argento, Luigi, argento, bronzo dorato, bronzo cm 122 × 33 × 38. dorato, cm 122 × 33 × 38. Monreale, Monreale, cattedrale cattedrale di Santadi Maria SantaNuova Maria Nuova VII.11 Luigi VII.11 Valadier, Luigi Valadier, San Castrense, San Castrense, argento,argento, bronzo dorato, bronzo cm 114 × 33 × 38. dorato, cm 114 × 33 × 38. Monreale, Monreale, cattedrale cattedrale di Santadi Maria SantaNuova Maria Nuova
S A G G I - N O V I TÀ
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256 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-038-6 17 5 24 cm • 48 ill. a colori 30,00 € 9
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LA VITA DI GIOVANNI MORELLI nell’Italia del Risorgimento Jaynie Anderson 360 pp. • cartonato ISBN 978-88-3367-068-3 17 5 24 cm • 63 tavv. a colori e 50 ill. b/n 35,00 € 9
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COLLANA «BiO»
La prima biografia completa di Morelli, l’uomo che ha cambiato il nostro modo di vedere l’arte.
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N O V ITÀ - P E R S O N A G G I
Stefano Bruzzese, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano, si occupa principalmente di critica d’arte, pittura e scultura rinascimentali. È coautore di Lo specchio di Castiglione Olona. Il palazzo del cardinale Branda e il suo contesto (Varese 2009), autore di saggi su riviste specializzate e volumi miscellanei e ha curato l’edizione delle Lettere a Guido Cagnola dal 1892 al 1954 (Brescia 2012).
claudio gulli
www.officinalibraria.com
35,00 €
Claudio Gulli
Il libro presenta la prima edizione critica, commentata e corredata da un ricco apparato di lettere e documenti inediti, del manoscritto delle Memorie per servire alla Storia de’ Pittori, Scultori e Architetti milanesi, composto dall’erudito varesino Antonio Francesco Albuzzi (1738-1802) negli anni Settanta del Settecento. Si tratta del primo tentativo di ricostruire le vicende delle antiche scuole artistiche lombarde, e soprattutto di Milano, ancora sprovvista di una propria storiografia al contrario di altre maggiori città d’Italia, a partire dalla pubblicazione delle Vite di Vasari. Tale importante lavoro, voluto e sostenuto dall’illuminato governo di Maria Teresa d’Austria, ricadde su un personaggio altrimenti ignoto: l’ultimo rampollo di una famiglia di piccola nobiltà originaria della Valtravaglia, che un tempo abitava a Varese la Villa Albuzzi del Pero. Le Memorie di Albuzzi rappresentano un testo innovativo dal punto di vista metodologico, e ben rappresentano il combinarsi di erudizione antiquaria e aspirazioni universali dell’epoca. La periodizzazione prevista avrebbe dovuto raggiungere, a partire dal primo Trecento, le ultime generazioni di artisti attivi a Milano attorno alla metà del Settecento, viventi esclusi, ma i rivolgimenti politici e la mancanza di fondi costrinsero l’autore ad arrestarsi alla fine del Cinquecento. Il manoscritto in più volumi, conservato nella biblioteca della Fabbrica del Duomo di Milano, è composto da un’introduzione di carattere storico, seguita da medaglioni biografici in ordine cronologico accompagnati dalla trascrizione di un’ingente quantità di documenti, frutto del primo scavo negli archivi soprattutto milanesi. Le biografie sarebbero dovute andare a stampa precedute dal ritratto inciso dell’artista, cavato da opere preesistenti, alcune non più reperibili. La presente edizione critica è preceduta da un saggio di Giovanni Agosti e da un corposo apparato introduttivo del curatore del volume, che cerca di fare un po’ di luce sulla figura del varesino Antonio Francesco Albuzzi, sulle vicende e sulla fortuna critica della sua fatica incompiuta.
LA COLLEZIONE CHIARAMONTE BORDONARO
Nella Palermo di fine Ottocento
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el panorama del collezionismo siciliano il senatore Gabriele Chiaramonte Bordonaro (1835-1914) è una figura d’eccezione. Rampollo di una delle famiglie più ricche dell’isola, la cui cultura e il cui gusto si formano fra Roma, Firenze e le capitali europee. Il libro, da leggere come un romanzo, indaga il percorso culturale del collezionistaamatore, capace di raccogliere quattromila opeLA COLLEZIONE CHIARAMONTE re e oltre quattrocento dipinti alcuni dei quali BORDONARO oggi attribuiti a Giotto, Botticelli e Van Dyck. nella PALERMO di fine ottocento Alcune fotografie, eseguite da Alinari nel 1897, ritraggono la villa Bordonaro in seguito all’ampliamento commissionato all’architetto Ernesto Basile: un museo privato, diventato punto di riferimento per gli studiosi di passaggio a Palermo nei primi del Novecento. Gli scambi con Bernard Berenson, Adolph Goldschmidt, Gustavo Frizzoni, Hermann Voss, Adolfo Venturi, e tanti altri, spingono Bordonaro ad aggiornare i suoi inventari e a studiare gli artisti emersi dagli studi dei conoscitori. La vita di Bordonaro, documentabile attraverso ricevute d’acquisto, fotografie d’epoca, appunti sulle opere, lettere e interventi parlamentari, attraversa l’Italia di Garibaldi e quella di Crispi. Senatore della Destra storica, interviene anche nel dibattito sulla tutela, da «proprietario» deluso dalla politica nazionale e difensore dei suoi interessi. claudio g u l l i
LA COLLEZIONE CHIARAMONTE BORDONARO
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rima di Giovanni Morelli (1816-1891) l’attribuzione di un dipinto a un artista o Giovanni MORELLI a una scuola si fondava sulla tradizione o su un’impressione generale, quando non addirittura sull’istinto. La sua formazione medica lo indusse a osservare da vicino i particolari anatomici e a esaminare con rigore scientifico le opere dei grandi maestri rinascimentali. Combinando il vaglio attento, l’analisi e il confronto di dettagli per lo più trascurati da collezionisti, critici ed esperti museali, il metodo morelliano divenne la base della moderna connoisseurship. Fiero patriota italiano di origini svizzere protestanti, Morelli prese parte al Risorgimento rischiando la vita nelle guerre d’Indipendenza. Servì per quattro mandati come deputato nel Parlamento del Regno di Sardegna e in quello dell’Italia unita, per poi essere nominato, nel 1873, senatore a vita. In un’epoca in cui tante grandi raccolte della Penisola erano preda di collezionisti e musei stranieri, si fece promotore di misure legislative, tra le prime al mondo, volte alla tutela delle opere d’arte. La vita di Morelli fu segnata da profonde amicizie e relazioni sentimentali con grandi donne: Clementina Frizzoni, Laura Acton, Vittoria, figlia della regina d’Inghilterra e principessa ereditaria, poi imperatrice, di Germania. Per lascito testamentario, la collezione di Morelli è oggi all’Accademia Carrara di Bergamo. Jaynie Anderson
nell’Italia del Risorgimento
La vita di
LONGHI E RAGGHIANTI. QUEL CHE RESTA DI UN DIALOGO Lettere 1935-1953 Emanuele Pellegrini 144 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-037-9 15 5 21 cm • 6 ill. b/n 18,00 € 9
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WART ARSLAN e lo studio della Storia dell’arte tra metodo e ricerca
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l convegno organizzato in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Wart ARSLAN Wart Arslan (1942-1968), primo docente ordinario di Storia dell’arte dell’Università di Pavia, ha offerto l’opportunità di rileggere in prospettiva la sua figura professionale e umana, e di riflettere sul significato e sull’attualità della sua lezione, della sua eredità scientifica e culturale. I saggi raccolti nel volume illustrano l’impegno di Arslan tra indagini sul campo e didattica. A partire dall’inizio degli anni Quaranta, con il suo trasferimento a Pavia, avviò pionieristiche ricerche sul patrimonio storico-artistico locale e più in generale lombardo, mettendo a frutto il metodo di ricognizione, osservazione e catalogazione appreso alla scuola di Adolfo Venturi a Roma. Si deve al suo infaticabile impegno l’individuazione di alcune lacune esistenti nel panorama degli studi sull’arte lombarda, in particolare sull’architettura medievale e sulle arti figurative e architettoniche settecentesche, nella loro particolare declinazione locale, per le quali egli coniò la fortunata definizione di «barocchetto lombardo». All’esplorazione del territorio, all’identificazione di maestranze artistiche fino ad allora ignorate e alla lettura stilistica delle opere egli avviò i suoi allievi e aprì strade alla ricerca italiana ed europea. La figura professionale e umana di un maestro. L’attualità e il significato di una lezione e di una grande eredità scientifica e culturale.
e lo studio della Storia dell’arte tra metodo e ricerca
Nel 1942 Wart Arslan (1899-1968) divenne il primo docente ordinario di Storia dell’arte dell’Università di Pavia. Qui avviò pionieristiche indagini sul patrimonio storico-artistico locale e più in generale lombardo, mettendo a frutto, sul campo e nella didattica, il metodo di ricognizione, osservazione e catalogazione appreso a Roma, alla scuola di Adolfo Venturi, e maturato poi negli anni. L’infaticabile impegno di Arslan individuò vistose lacune negli studi sull’arte lombarda, in particolare sull’architettura altomedievale e medievale e sull’architettura e le arti figurative del Settecento nella loro particolare declinazione locale (che fu lui a chiamare «barocchetto lombardo»). Intorno a questi temi Arslan promosse a Pavia convegni internazionali, aprendo a un confronto ampio le novità emerse dalle ricerche locali. All’esplorazione del territorio, all’identificazione di maestranze artistiche fino ad allora ignorate e alla lettura stilistica delle opere egli avviò i suoi allievi, e la ricerca italiana ed europea.
Monica Visioli è ricercatrice di Storia dell’arte moderna all’Università di Pavia. La sua
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COLLANA «BiO» La figura professionale e umana di un maestro. L’attualità e il significato di una lezione e di una grande eredità scientifica e culturale.
attività di ricerca è rivolta alla storia della città, dell’architettura e delle arti figurative in Lombardia tra Quattro e Cinquecento. Ha curato con Valeria Leoni l’edizione di fonti per lo studio della storia dell’arte: Artisti, committenti, opere e luoghi. Arte e architettura a Cremona negli atti dei notai (1440-1468) (2012) e gli atti dei Seminari di Letteratura artistica: La biografia d’artista tra arte e letteratura (2015) e Scritti autobiografici di artisti tra Quattro e Cinquecento (2017).
www.officinalibraria.net ISBN 978-88-3367-075-1
35,00 = C
288ISBN pp. • brossura • 17 5 24 cm 978-88-3367-075-1 100 figg. b/n • 16 tavv. a colori 35,00 €
Wart ARSLAN
a cura di Monica Visioli
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ra i massimi storici dell’arte del Novecento italiano ed europeo, Roberto Longhi (18901970) e Carlo Ludovico Ragghianti (19101987) hanno segnato in modo deciso la storia culturale del secolo. L’analisi ravvicinata del loro rapporto, basato su stima reciproca ma spesso rotto da polemiche, offre la possibilità di leggere in controluce uno spaccato non solo della critica d’arte del Novecento, ma anche dei rapporti interni alle più vive forze intellettuali che ne animano la storia. L’asse attorno a cui ruota il libro è una lunga lettera che Ragghianti inviò a Paola Barocchi nel 1986, in cui ripercorreva il suo rapporto con Longhi, allegando proprio selezionati passi dal carteggio. Basata su documentazione epistolare per la gran parte inedita, questa ricostruzione del rapporto tra i due studiosi consente di ripercorrere alcuni passaggi del complesso divenire degli studi storico-artistici in Italia tra gli anni Trenta e Settanta, dalla codirezione della rivista «La Critica d’Arte» al magistero di Benedetto Croce, dal coinvolgimento in iniziative editoriali (ad esempio con la casa editrice Einaudi), all’organizzazione di mostre e altre manifestazioni culturali, sino al dramma dell’alluvione di Firenze nel 1966. A far da sfondo, un diverso modo di concepire il ruolo dell’intellettuale rispetto agli orizzonti politici e alla società civile.
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Architettura e città nella Marca pontificia 1450-1750 a cura di Maurizio Ricci
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ur avendo dato i natali a grandi L’INCOSTANTE PROVINCIA maestri (Bramante, Raffaello), e ARCHITETTURA E CITTÀ sebbene importanti architetti vi NELLA MARCA PONTIFICIA 1450-1750 abbiano lasciato tracce non indifferenti del loro passaggio (Francesco di Giorgio Martini, Gerolamo Genga, Antonio da Sangallo il Giovane, Pellegrino Tibaldi, Luigi Vanvitelli), le Marche sono state spesso considerate, per ragioni storiche e geografiche, una realtà periferica negli studi di storia dell’arte e dell’architettura. Il presente volume, esito di una ricerca collettiva cui hanno preso parte studiosi italiani e anglosassoni, indaga momenti salienti della produzione architettonica nelle Marche, cercando di evidenziare soprattutto episodi in cui emerge il confronto tra architetti, maestranze forestiere ed artefici locali, come pure l’importazione di modelli esterni, senza trascurare il ruolo dei committenti. Più che tracciare un impossibile affresco complessivo, i saggi che compongono il volume cercano di far luce su singole realtà urbane (Ancona, Ascoli, Camerino, Fano, Osimo) in un momento particolarmente significativo della loro storia. Pur avendo dato i natali a grandi maestri (Bramante, Raffaello), e sebbene importanti architetti vi abbiano lasciato tracce non indifferenti del loro passaggio (Francesco di Giorgio Martini, Gerolamo Genga, Antonio da Sangallo il Giovane, Pellegrino Tibaldi, Luigi Vanvitelli), le Marche sono state spesso considerate, per ragioni storiche e geografiche, una realtà periferica negli studi di storia dell’arte e dell’architettura. Il presente volume, esito di una ricerca collettiva cui hanno preso parte studiosi italiani e anglosassoni, indaga momenti salienti della produzione architettonica nelle Marche, cercando di evidenziare soprattutto episodi in cui emerge il confronto tra architetti, maestranze forestiere ed artefici locali, come pure l’importazione di modelli esterni, senza trascurare il ruolo non secondario dei committenti. Più che tracciare un impossibile affresco complessivo, i saggi che compongono il volume cercano di far luce su singole realtà urbane (Ancona, Ascoli, Camerino, Fano, Osimo) in un momento particolarmente significativo della loro storia.
L’INCOSTANTE PROVINCIA
L’INCOSTANTE PROVINCIA
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CHAPELS IN ROMAN CHURCHES OF THE CINQUECENTO AND SEICENTO Form, Function, Meaning a cura di Chiara Franceschini, Steven Ostrow e Patrizia Tosini 272 pp. • brossura con alette 21 5 28 cm. • 124 ill. a colori lingua inglese 40,00 €
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N O V I TÀ - L U O G H I
29,90 €
www.officinalibraria.net
208 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-069-0 20 5 25 cm • 140 ill. b/n 29,90 €
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in dal primo Rinascimento le cappelle delle chiese di Roma furono decorate con ricchi corredi. Ma fu nel Cinquecento e nel Seicento che le cappelle diventarono gli spazi dove le grandi CHAPELS IN ROMAN CHURCHES famiglie patrizie e l’alta borghesia romana of the CinqueCento and SeiCento poterono dimostrare il proprio prestigio sociale. Nella ricchezza degli apparati Form, Function, Meaning trionfò l’autorappresentazione di compagnie, casate e grandi uomini. Spesso le cappelle venivano concepite come parti di un sistema più complesso, allargato alla navata e alle altre cappelle, in un dialogo tra le arti e i committenti dei diversi ambienti. La «voce» individuale di ogni cappella (i suoi fini e significati) rispondeva in questo modo al più vasto «discorso» corale delle arti all’interno della chiesa, con esiti sempre più articolati e spettacolari negli anni del Barocco. Il volume indaga questo fenomeno nell’esame di diversi casi tra XVI e XVII secolo: la cappella Caetani in Santa Pudenziana e quella del cardinal Salviati dei Santi Andrea e Gregorio al Celio; le sculture di Alessandro Algardi per la sacrestia di Santa Maria in Vallicella e quelle di Virgilio Spada per la cappella di famiglia in San Girolamo della Carità; la cappella di san Francesco Saverio al Gesù e la cappella Cybo in Santa Maria del Popolo.
304 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-051-5 16,5 5 24 cm • 150 ill. b/n, 50 ill. a colori 35,00 € 9
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COLLANA
Archivio del Moderno Accademia di architettura Università della Svizzera italiana
LEE AND ME An Intimate Portrait of Lee Krasner Ruth Appelhof 208 pp. • cartonato 17 5 24 cm • 80 ill. col., 10 ill. b/n ISBN 978-88-3367-016-4 Lingua: inglese 29,00 € 9
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COLLANA «BiO»
Architettura e design
a cura di Luciano Crespi, Letizia Tedeschi e Annalisa Viati Navone
Il volume propone una lettura critica dell’opera e del pensiero di Marco Zanuso, tra i protagonisti dell’architettura e del design italiani del Novecento. Fin dagli anni della sua formazione Zanuso coniuga un’intensa attività professionale negli ambiti dell’architettura e del design, condotta a stretto contatto con i settori più innovativi dell’industria italiana, con un’attiva partecipazione al dibattito architettonico del dopoguerra come membro del CIAM, del Movimento di Studi dell’Architettura, dell’ADI e dell’INU. Nella sua veste prima di capo-redattore della rivista “Domus” (1946-1948) poi di redattore di “Casabella-Continuità” (1953-1956), partecipa al dibattito architettonico di quegli anni introducendo temi dei quali sarà uno dei più brillanti interpreti nel corso degli anni successivi: dall’urgenza della ricostruzione alle potenzialità della prefabbricazione edilizia, dalla conoscenza dei processi produttivi industriali al rapporto tra architettura e design, dalla sperimentazione sui nuovi materiali alla collaborazione dell’architettura con le arti, dal ruolo dell’architetto nella società industriale alla “progettazione integrata”. Ai moltissimi progetti di design diventati icone del Novecento – dai mobili Arflex e Gavina, agli apparecchi
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25,90 €
Architettura e design
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l volume propone una lettura critica dell’opera e del pensiero di Marco Marco Zanuso, tra i protagonisti dell’architetZanuso tura e del design italiani del Novecento. Fin dagli anni della sua formazione Zanuso coniuga un’intensa attività profesArchitettura e design sionale negli ambiti dell’architettura e del design, condotta a stretto contatto con i settori più innovativi dell’industria italiana, con un’attiva partecipazione al dibattito architettonico del dopoguerra come membro del CIAM, del Movimento di Studi dell’Architettura, dell’ADI e dell’INU. Nella sua veste prima di capo-redattore della rivista «Domus» (1946-1948) poi di redattore di «Casabella-Continuità» (1953-1956), partecipa al dibattito architettonico di quegli anni introducendo temi dei quali sarà uno dei più brillanti interpreti nel corso degli anni successivi: dall’urgenza della ricostruzione alle potenzialità della prefabbricazione edilizia, dalla conoscenza dei processi produttivi industriali al rapporto tra architettura e design, dalla sperimentazione sui nuovi materiali alla collaborazione dell’architettura con le arti, dal ruolo dell’architetto nella società industriale alla “progettazione integrata”. Marco Zanuso
MARCO ZANUSO
Archivio del Moderno Accademia di architettura Università della Svizzera italiana
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ibelle, scandalosa, provocatrice, coraggiosa: sono alcune delle parole utilizzaLEE AND ME te per descrivere l’artista espressionista astratta americana Lee Krasner (1908-1984), protagonista di questo libro il cui punto di partenza per Ruth Appelhof è stata l’estate che le due donne passarono insieme a Long Island nel 1974. Conosciuta per lo più dal grande pubblico per essere stata la moglie di Jackson Pollock, Lee Krasner è vista dagli «iniziati al mondo dell’arte» come l’autrice di un’opera maggiore che ha influenzato l’evoluzione dell’arte contemporanea, e in particolare la produzione artistica femminile del XX e XXI secolo. Nel ruolo allo stesso tempo di ricercatrice e di amica, Ruth Appelhof esamina l’opera di Lee Krasner sotto la luce dell’esperienza, intellettuale ed emozionale, delle settimane passate a dialogare spontaneamente con lei. Esplora inoltre, attraverso numerose interviste ai protagonisti del mondo artistico newyorkese di quegli anni, le relazioni dell’artista con amici, personalità del mondo dell’arte, artisti e altri «forestieri» ammessi nel suo personale santuario. Questi ricordi aprono una finestra sulla vita privata della Krasner, particolare e intensa, così come sulla sua produzione artistica innovatrice, dispiegatasi nel corso di più di sei decenni di attività. Ruth Appelhof
An Intimate Portrait of Lee Krasner
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240 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-052-2 16,5 5 24 cm • 120 ill. a colori 17,50 € 9
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Disponibile anche in inglese (978-88-3367-054-6)
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IOO CAPOL AVORI
www.officinalibraria.net ISBN 88-99765-19-4
9,90 €
a cura di Yuri Primarosa prefazione di Flaminia Gennari Santori
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e Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini e Corsini, situate nel cuore di Roma e ospitate in palazzi di grande pregio architettonico, custodiscono opere di eccezionale valore che coprono un arco cronologico che va dal Duecento al Settecento. Pagina dopo pagina, attraverso i capolavori di molti tra i più grandi artisti italiani (Beato Angelico, Raffaello, Piero di Cosimo, Bronzino, Lotto, Tintoretto, Pietro da Cortona, Palazzo Barberini Caravaggio, Bernini, Reni, Guercino, Batoni, Galleria Corsini Canaletto) si segue lo sviluppo dell’arte del nostro paese. Basti pensare alla Fornarina di Raffaello o alla Giuditta e Oloferne di Caravaggio. Non mancano i grandi maestri stranieri: Hans Holbein, El Greco, Rubens, Poussin, Mengs, Fragonard, Boucher. L’importanza dei due edifici e del formarsi delle loro collezioni in capo a due delle più illustri famiglie centro italiane, i Barberini e i Corsini, così strettamente legate alla storia del pontificato, sono trattate in un breve saggio introduttivo. Oltre alle 100 schede, sono descritti elementi di particolare rilievo che fanno parte dell’arredo dei palazzi, ad esempio la scala elicoidale di Borromini e il soffitto affrescato da Pietro da Cortona con il Trionfo della Divina Provvidenza. Grazie all’accurata campagna fotografica intrapresa dalla Bibliotheca Hertziana e in seguito ai numerosi restauri degli ultimi anni, sarà possibile ammirare i dipinti e le sculture, riprodotti a piena pagina. Le schede che accompagnano le immagini guidano il lettore alla comprensione dello stile e dell’iconografia di ogni pezzo, nonché forniscono notizie biografiche, storiche e stilistiche sugli autori. Palazzo Barberini Galleria Corsini
100 CAPOLAVORI DELLE GALLERIE NAZIONALI BARBERINI E CORSINI
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I O O CA P O L AVO R I
RAFFAELLO PITTORE E ARCHITETTO A ROMA Guida a cura di Francesco Benelli e Silvia Ginzburg 96 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-081-2 20 5 25 cm • 52 ill. a colori 18,00 € 9
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n occasione del cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1520) Raffaello si propone un testo agile e informato pittore per scoprire dipinti e architetture eseguiti e architetto a Roma dall’arrivo nell’Urbe nel 1508 alla a Roma morte nel 1520. Le schede aggiornate ed essenziali scheitinerari de esplicative illustrano l’ampio ventaglio della produzione matura del Raffaello pittore, dagli affreschi alle pale d’altare ai ritratti eseguiti per Roma o oggi lì conservati, e permettono di individuare e di comprendere le tracce dell’attività del Raffaello architetto. Si svolge attraverso le opere il racconto dell’appassionante stagione romana dell’artista, impegnato nel continuo rinnovamento del proprio linguaggio di pittore nel dialogo travolgente con Michelangelo, nella gara con Sebastiano del Piombo, nel nuovo impegno come caposcuola alla guida di una grande bottega, e si segue il definirsi proprio a Roma dei suoi interessi di architetto, nella sfida costituita dal confronto con i resti degli edifici antichi, in uno scambio costante con gli umanisti, suoi ferventi interlocutori, committenti, sostenitori. Il testo non trascura di segnalare le opere non accessibili legate all’operato del Sanzio, quali, in Vaticano, le Logge o l’Appartamento del cardinal Bibbiena, o quelle che da architetto egli non poté realizzare ma di cui ci restano suoi progetti, o che vennero distrutte (Palazzo Branconio dell’Aquila), e dedica un’attenzione speciale, per la forza del suo rapporto con il presente, alla lettera a Leone X scritta da Raffaello e da Baldassarre Castiglione, riconosciuta come primo documento di una consapevole riflessione sull’urgenza della conservazione dell’architettura e dell’arte del passato alla quale oggi più di allora siamo chiamati a rispondere.
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Guida a cura di Marianna Cogni introduzione di Giovanni Agosti
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guida
i lemuri 11
i lemuri
www.officinalibraria.net ISBN 88-99765-81-1
€ 14,00
80 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-99765-81-1 15 5 21 cm • 80 ill. a colori 14,00 €
a villa, nota anche per i suoi giardini, V ILL A C I C O G N A sorge nel paese di Bisuschio, a nord di MOZ ZON I Varese, non lontano dal lago di Lugano e dalla Svizzera. Le origini dell’edificio risalgono al XV secolo, quando sul luogo sorgeva un modesto casino di caccia di proprietà della famiglia Mozzoni. Nel 1476 i fratelli Agostino e Antonio ospitarono il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza per una battuta di caccia, durante la quale uno dei fratelli salvò il duca dall’attacco di un enorme orso: come ricompensa la famiglia ottenne ampi privilegi ed esenzioni. L’edificio assunse le forme attuali nella prima metà del XVI secolo, quando divenne una residenza suburbana vera e propria, secondo la riscoperta tipologia classica della villa. La villa è interamente affrescata sia all’interno che all’esterno. Il committente degli affreschi è il colto Ascanio Mozzoni, umanista e poeta, che affidò la realizzazione delle pitture ad una bottega lombarda influenzata dall’operato dei fratelli Campi e dai modi di Perin del Vaga. Di molte scene è ora stata identificata la fonte iconografica in incisioni tratte dalle opere dei grandi maestri, da Raffaello a Michelangelo. Molte le sorprese, tra cui una delle prime rappresentazioni pittoriche note dei personaggi della Commedia dell’Arte. VILLA CICOGNA MOZZONI
VILLA CICOGNA MOZZONI
mappa all’interno
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COLLANA «I lemuri»
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Novembre 1479: un’alleanza dinastica, due nobili rampolli, un regale matrimonio, un triste e rapido epilogo. Queste pagine ricostruiscono la storia del magnifico bassorilievo oggi in collezione Acton (Villa La Pietra, Firenze), commissionato per celebrare le nozze tra Antonio Basso Della Rovere, nipote di papa Sisto IV, e Caterina SUB UMBRA TUA Marzano d’Aragona, nipote del re Ferdinando The Armorial Relief for Antonio Basso I di Napoli. Le rappresentazioni araldiche dei Della Rovere d’Aragona tre stemmi non lasciano dubbi sull’identificazione di personaggi ed eventi e ci portano a ritrovare l’originaria collocazione dell’opera, nata come sovrapporta del portale principale del palazzo Basso Della Rovere in piazza della Maddalena a Savona. In un serrato confronto con Roma, questo studio mette in luce alcuni inediti passaggi sulle origini della famiglia Della Rovere e riconsegna a Savona il suo ruolo di protagonista politico, culturale, e artistico nell’Italia del secondo Quattrocento. A C T O N
C O L L E C T I O N 1
S E R I E S
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C O L L E C T I O N
The Armorial Relief for Antonio Basso Della Rovere d’Aragona
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A C T O N
SUB UMBRA TUA
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aliquam augue. Aliquam viverra risus sem, sed dignissim
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iquidelit repe etureptatem corehenihil minimin veliquat
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ommolup tatibus atque num dolupta tibus.
Ovidenime pratum es aut eaquis et porpos est aut reic
te cus doloris non eniae doluptaturia audit eici blaut
Mauro Mussolin
ratemquis porepro vidustias illaccu
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Mauro Mussolin
TITOLI DELLA COLLANA
Mauro Mussolin, Sub umbra tua: The Armorial Relief for Antonio Basso Della Rovere d’Aragona
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Alessandra Giannotti, Devotion at Home
in Renaissance Florence: Small Terracotta Sculptures in the Acton Collection
Fernando Loffredo, Algardi and the Reliquary of Saint Crispin: From Clay Model to Silver Bust in the Baroque Workshop
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COLLANA «Acton Collection Series»
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N O V I TÀ - G U I D E - S A G G I
19,90=C
96 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-078-2 16,5 5 21 cm • 54 ill. a colori INGLESE • 18,00 €
A C T O N
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S E R I E S
112 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-079-9 15 5 21 cm • 70 ill. a colori 18,00 € 9
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50 CAPOLAVORI GALLERIA D’ARTE MODERNA MILANO a cura di Omar Cucciniello, Alessandro Oldani, Paola Zatti
AVORI
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uesta selezione di 50 straordinari caGalleria polavori della Galleria d’Arte Moderna d’Arte di Milano ripercorre i principali moviModerna Milano menti artistici dell’Ottocento e del primo Novecento: dal Neoclassicismo al Romanticismo, dalla Scapigliatura, al Realismo, al Divisionismo. Pagina dopo pagina, le agili ma dettagliate schede, redatte dai conservatori del museo, guidano il lettore alla comprensione dello stile e dell’iconografia di ogni pezzo e forniscono notizie biografiche, storiche e stilistiche sugli autori. Le opere, tutte riprodotte a colori grazie una recente campagna fotografica, si susseguono presentando i più grandi artisti italiani (Appiani, Balla, Boccioni, Boldini, Canova, De Nittis, Hayez, Modigliani, Pelizza da Volpedo, Piccio, Previati, Medardo Rosso, Segantini, Sironi) e stranieri (Gauguin, Manet, Picasso, Rodin, Van Gogh) in una sequenza ininterrotta di eccezionale valore. Il piccolo formato e il prezzo contenuto del volume ne fanno un perfetto viatico per i visitatori del museo, ma anche un’ottima introduzione per chiunque desideri avvicinarsi all’arte dell’Ottocento e del Novecento. 50 capolavori
a cura di Ilaria Ciseri
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Museo Nazionale del Bargello
Galleria d’Arte Moderna Milano
Un’introduzione
li avori, capolavori di un mondo lontano e raffinato, fanno parte delle cosiddette «arti minori», nonostante la loro altissima rilevanza storico artistica estesa dall’antichità al Rinascimento. Ecco finalmente la guida che fornisce tutti gli strumenti per avvicinarsi a conoscere questa arte così preziosa e regale, illustrata con splendide fotografie degli esemplari più significativi conservati presso il Museo Nazionale del Bargello, come la celebre Imperatrice un’introduzione Ariadne o il Flabellum di Tournus. La varietà dei manufatti eburnei è entusiasmante. Una molteplicità di tipologie (pedine e scacchi, valve di specchi, pastorali…), generi stilistici ed iconografici ripropongono secoli di storia con immagini di sovranità, di devozione e di vita cortese. Le sezioni illustrano, in maniera chiara e godibile, l’evoluzione di questa arte, a partire dagli avori etruschi e romani, passando per gli avori del Basso Impero (IV-VI secolo), gli avori bizantini, alto medioevali, carolingi e romanici, fino agli avori gotici e rinascimentali e a quelli orientali.
50 capolavori
AVORI
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9 ISBN 7 8 8978-88-3367-078-2 833 670416
disponibile anche in inglese 9
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ISBN 88-99765-19-4
9,90 €
112 pp. • brossura con alette ISBN 978-88-3367-041-6 12,5 5 19 cm • 50 ill. a colori 10,00 €
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The act of eating is a basic human need. Yet, in all societies, quotidian choices regarding food and its consumption reveal some of the most deeply-rooted of shared cultural conventions. Food goes beyond issues relating to biological needs and nutrition or production and commerce; it also engages with social and cultural criteria that determine what dishes are prepared on what occasions, and unveils the politics of the table via the rituals appropriate to different meals. This book approaches the history of food in Late Medieval and Renaissance Italy through an interdisciplinary prism of sources ranging from epistolary correspondence, literature (both high and low), medical and dietary treatises, cosmographic theory and iconographic evidence. Using a variety of analytical methods and theoretical approaches, it moves food firmly into the arena of Late Medieval and Renaissance history, providing an essential key to deciphering the material and metaphorical complexity of this period in Italian and European history.
Allen J. Grieco is Senior Research Associate Emeritus at Villa I Tatti (The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies), and co-editor in chief of the journal Food & History (Brepols).
28,00 €
ISBN 978-88-3367-039-3
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ISBN 978-88-3367-039-3
328 pp. • brossura • 16,5 5 24 cm 35 tavv. a colori • 28,00 € 9
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COLORING TOUR ha disegni da colorare su ogni pagina: ma non è un semplice libro da colorare. COLORING TOUR indica i principali monumenti e luoghi da visitare: ma non è una semplice guida. COLORING TOUR è un nuovo concetto di libro da viaggio, per scoprire o conoscere meglio le più belle città italiane personalizzando la propria visita e conservandone un souvenir indimenticabile: un carnet da colorare, dialogando con gli originali disegni realizzati da giovani illustratori di Mimaster Officine buena vista, e una guida bilingue, italiano e inglese, da leggere, scoprendo i punti di maggior interesse della città e seguendo i divertenti suggerimenti di attività proposte. 64 pagine per 30 monumenti, edifici, vedute delle città, con didascalie bilingui italiano/inglese perfette per il turista italiano o straniero, arricchite da curiosità, attività e suggerimenti su imperdibili cose da fare. E in più la mappa-sommario dei landmarks illustrati: per orientarsi e colorare ciò che si è visitato! Meglio di un selfie! Better than a selfie! Più interattivo di uno smartphone! More interactive than a smartphone!
«COLORING TOUR» è un nuovo concetto di libro da viaggio: un carnet da colorare, dialogando con gli originali disegni di Giuseppe Di Lernia, e una guida da leggere, per scoprire curiosità e notizie sulle più belle città d’Italia.
“COLORING TOUR” is a new guidebook concept: one you can color, dialoguing with original drawings by Giuseppe Di Lernia. But it’s also a guidebook you can read to discover information and trivia about Italy’s most beautiful cities.
COLORA IL TUO VIAGGIO
COLOR YOUR TRIP
www.officinalibraria.net ISBN 88-99765-76-7
8,90 €
Giuseppe Di Lernia
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Silvia Stecher 788899 765019
VENEZIA & VENETO ISBN 88-99765-76-7
Giuseppe Di Lernia 9
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in collaborazione con
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COLOR YOUR TRIP
www.officinalibraria.com ISBN 88-99765-46-0
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Meglio di un Selfie! Better than a Selfie! Più interattivo di uno smartphone! More interactive than a smartphone!
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COLORA IL TUO VIAGGIO
COLOR YOUR TOUR
www.officinalibraria.com ISBN 88-99765-01-9
64 pp. • brossura • 22 5 16,5 cm 8,90 €
N O V ITÀ - S A G G I - C O L O R I N G TO U R
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ROMA
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“COLORING TOUR” is a new guidebook concept: one you can color, dialoguing with original drawings by Giuseppe Di Lernia. But it’s also a guidebook you can read to discover information and trivia about Italy’s most beautiful cities.
COLORA IL TUO VIAGGIO
Coloring Tour
ROMAISBN 88-99765-01-9
Meglio di un selfie! Better than a selfie! Più interattivo di uno smartphone! More interactive than a smartphone!
«COLORING TOUR» è un nuovo concetto di libro da viaggio: un carnet da colorare, dialogando con gli originali disegni di Giuseppe Di Lernia, e una guida da leggere, per scoprire curiosità e notizie sulle più belle città d’Italia.
FIRENZE
Giuseppe Di Lernia e Daniele Morganti
788899 765767
Coloring Tour
ISBN 88-99765-00-2 MILANO
9
8,90 €
788899 765460
8,90 €
9
VENEZIA & VENETO
ISBN 88-99765-46-0 FIRENZE
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Coloring Tour
COLORING TOUR
FOOD, SOCIAL POLITICS AND THE ORDER OF NATURE IN RENAISSANCE ITALY
Allen J. Grieco
L’
atto di mangiare, bisogno fondamentale dell’uomo, può rivelare molto del contesto quotidiano di ogni società: non si tratta semplicemente di come ci si nutre, ma anche di cosa viene prodotto localmente, cosa viene acquistato altrove, come viene preparato il cibo, e i rituali che ne accompaAllen J. Grieco gnano la consumazione. FOOD, SOCIAL POLITICS Questo è un saggio di storia culturale del cibo AND THE ORDER OF NATURE IN RENAISSANCE ITALY in Italia tra Tardo Medio Evo e Rinascimento, presentato attraverso una variegata serie di fonti che confermano l’importanza e la complessità dell’alimentazione nei diversi contesti socio-politici della penisola. Il volume è diviso in tre sezioni: la prima introduce ai tipi di cibo consumati durante il Medio Evo e il Rinascimento, focalizzandosi sulle ricette e sulla varietà dei pasti serviti sulle tavole delle diverse classi sociali e in vari contesti culturali. La seconda è dedicata al tema delle differenze sociali, indagando quanto e come le teorie dietistiche possano aver rafforzato e in alcuni casi legittimato il sistema di classe. Infine, attraverso fonti letterarie e visive, vengono analizzate alcune specifiche pietanze mettendo in luce la ricchezza di significati simbolici ed evocativi che esse possono assumere. Allen J. Grieco
FOOD, SOCIAL POLITICS AND THE ORDER OF NATURE IN RENAISSANCE ITALY
Coloring Tour
Prefazione di Pierre Rosenberg
Pierre Rosenberg, che ha celebrato i felini del Louvre nel Gatto nell’arte del 1987, rende qui omaggio con la sua prefazione ai «gatti di carta» di una delle più grandi biblioteche al mondo.
28,00 ¤
208 pp. • cartonato • 16,5 5 24 cm 144 ill. a colori • 25 €
Sotto la penna di Michèle Saquin, conservatrice alla Biblioteca nazionale di Francia, scopriamo che i «gatti di biblioteca» passeggiano a centiania sulle pagine dei libri, si rincorrono sui margini dei manoscritti medievali, si accucciano tra l’Adamo ed Eva di Dürer o fanno capolino dalla miniatura dell’arca di Noè. Selvatici o domestici che siano finiscono tutti nelle classificazioni di naturalisti come Buffon, che li detesta, o glorificati nei trattati di Paradis de Montcrif e Champfleury, che li adorano. Candidi o lascivi posano per Callot, Hiroshige, Utamaro, Steinlen o Manet, Bonnard, Dufy, Picasso. Incarnano ogni sorta di ambiguità semantica grazie a Boucher, Toulouse-Lautrec, Foujita o Jules Chéret, e i loro «begli occhi in cui l’agata si mescola al metallo», celebrati da Baudelaire, si fissano per l’eternità nell’obiettivo dei fotografi. Sorridenti secondo Grandville, o con gli stivali per Gustave Doré, spesso caustici e quasi mai innocenti, i gatti popolano le favole: da Esopo ai cantastorie persiani, da La Fontaine a Collodi, fino a guadagnarsi un posto nel panteon delle muse, condividendo l’intimità di poeti e scrittori come Montaigne, Hoffmann, Carroll, Hugo, Lear, Colette, Eliot, Kipling, Neruda…
Gatti di biblioteca
Michèle Sacquin
S
otto la penna di Michèle Sacquin, conservatrice alla Bibliothèque nationale de France, scopriamo che i «gatti di biblioteca» passeggiano a centinaia sulle pagine dei libri, si rincorrono sui margini dei manoscritti medievali, si accucciano tra l’Adamo ed Eva di Dürer o fanno capolino dalla miniatura Michèle Sacquin dell’arca di Noè. Selvatici o domestici che siano finiscono tutti nelle classificazioni di naturalisti come Buffon, che li detesta, o glorificati nei trattati di Moncrif e Champfleury, che li adorano. Candidi o lascivi posano per Callot, Hiroshige, Utamaro, Steinlen o Manet, Bonnard, Dufy, Picasso. Incarnano ogni sorta di ambiguità semantica grazie a Boucher, Toulouse-Lautrec, Foujita o Jules Chéret, e i loro «occhi belli misti d’agata e metallo», celebrati da Baudelaire, si fissano per l’eternità nell’obiettivo dei fotografi. Sorridenti secondo Grandville, o con gli stivali per Gustave Doré, spesso caustici e quasi mai innocenti, i gatti popolano le favole: da Esopo ai cantastorie persiani, da La Fontaine a Collodi, fino a guadagnarsi un posto nel panteon delle muse, condividendo l’intimità di poeti e scrittori come Montaigne, Hoffmann, Carroll, Hugo, Lear, Colette, Eliot, Kipling, Neruda… Michèle Sacquin
GATTI DI BIBLIOTECA
a cura di Claudie Gastine e Francesca Simone 144 pp. • cartonato • 22,5 5 16,5 cm 120 tavv. a colori • 17,90 €
Gatti di Parigi
Lila De Nobili
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in dal XIX secolo, quando Steinlein crea il famoso poster per il cabaret Le Chat Lila De Nobili noir, i gatti di Parigi sono stati celebrati da pittori, scrittori e ardi Parigi tisti in genere. Tra questi, riveste un ruolo importante la pittrice, costumista e scenografa Lila De Nobili (19162002), che nel 1945 si trasferisce a Parigi, nel sesto arrondissement, per non lasciarlo più. Lila disegna e dipinge scenografie per la Scala di Milano, l’Opéra di Parigi, il Covent Garden di Londra e molti altri teatri. Chiamata dai più importanti registi e direttori, disegna costumi di scena per personalità del calibro di Maria Callas, Edith Piaf, Audrey Hepburn e Ingrid Bergman. Dopo i moti del maggio 1968, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura, collaborando a diverse decorazioni murali con l’architetto Renzo Mongiardino, e adotta il suo primo gatto, Ulisse, che vive con lei nell’appartamento di rue de Verneuil. La famiglia felina cresce in fretta e Lila non si stanca mai di ritrarla, in schizzi, disegni, bozzetti e acquerelli. Negli ultimi anni della sua vita, Lila regala la maggior parte di questi lavori, di grande profondità e delicatezza, ad un’amica gattofila, ed oggi questa straordinaria collezione è diventata un libro. Lila De Nobili
GATTI DI PARIGI E D’ALTROVE
bibliote ca
Gatti
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17,90 €
disponibile anche in inglese
Gattidi
G AT T I - N O V I TÀ
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nfatti nell’ultima stagione i consolida la sua posizione l coordinamento del grande Vecchio, la fabbrica degli angelo appena scomparso, e dell’assolutismo granducale otto il nome di fondazione memorabile definizione di
Università di Pavia e alla Scuola iversità di Roma “Tor Vergata”. ologia cristiana nel Seicento (Jaca nardo da Vinci (Rizzoli 2002), cultura artistica del Cinquecento
le postille di
PAdRe ReSTA alle VITe del
andrea zezza
BERNARDO
DE DOMINICI
Andrea Zezza è professore associato di Storia dell’arte moderna presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Si occupa prevalentemente di storia dell’arte nell’Italia meridionale tra Cinquecento e Settecento. Con Fiorella Sricchia Santoro ha curato l’edizione commentata delle Vite de’ pittori, scultori e architetti napoletani (Napoli 2003-2014). Tra i suoi scritti ricordiamo la monografia Marco Pino. L’opera completa (Napoli 2003).
BAGLIONe
e le vite degli ARTISTI NAPOLETANI
geniale imbroglione o conoscitore rigoroso?
a cura di
barbara agosti francesco grisolia maria rosa pizzoni
www.officinalibraria.com 16,00 €
18,00 €
www.officinalibraria.com ISBN 88-99765-39-2
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GIORGIO VASARI LUOGHI E TEMPI DELLE VITE Barbara Agosti 176 pp. • brossura • 17 5 24 cm 54 tavv. col. e bn • 19,90 € isbn 978-88-97737-19-3, 2a ed.
788899 765392
LE POSTILLE DI PADRE RESTA ALLE VITE DEL BAGLIONE
BERNARDO DE DOMINICI E LE VITE DEGLI ARTISTI NAPOLETANI
a cura di Barbara Agosti, Francesco Grisolia, Maria Rosa Pizzoni
GENIALE IMBROGLIONE O CONOSCITORE RIGOROSO?
160 pp. • brossura • 17 5 24 cm 4 ill. bn • 18,00 € isbn 978-88-97737-98-8
Andrea Zezza 112 pp. • brossura • 17 5 24 cm • 14 ill. bn 16,00 € • isbn 978-88-99765-39-2
antonio francesco albuzzi
MeMorIe
per servire alla
Francesco Caglioti è professore di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Andrea De Marchi è professore di Storia dell’arte medievale all’Università degli Studi di Firenze; Alessandro Nova è direttore del Kunsthistorisches Institut di Firenze.
STorIA
de’ pittori, scultori e architetti milanesi
I CONOSCITORI
TEDESCHI
tra otto e novecento I CONOSCITORI TEDESCHI
Questo volume raccoglie gli atti di un convegno organizzato nell’ottobre 2013 dal Kunsthistorisches Institut di Firenze, e dedicato alla memoria di due grandi conoscitori, Luciano Bellosi e Miklós Boskovits. La galleria di ritratti che vi si offre mette in luce, attraverso i singoli casi, l’originalità e l’evoluzione di un metodo, e quindi la sua attualità. Intere generazioni di studiosi tedeschi si sono cimentate, in modi via via diversi, coi problemi dell’attribuzione, della costruzione dei corpora d’autore, delle seriazioni cronologiche, della distinzione della copia dall’originale, dell’individuazione dei nessi formativi fra allievi e discepoli… L’avvio di una riflessione sul lavoro di questi studiosi riporta alla luce situazioni e ambienti cruciali in cui la storia dell’arte si strutturò nella sua autonomia disciplinare. Vengono discussi i primordi della vicenda, nel primo Ottocento, con le Italienische Forschungen di Carl Friedrich von Rumohr, e con i viaggi e gli scritti di Johann Anton Ramboux, di Johann David Passavant e di Gustav Friedrich Waagen. Si affronta quindi l’intreccio tra la pratica dell’esperto, il mercato artistico e la costituzione dei grandi musei europei, dove domina la figura di Wilhelm von Bode. Scorrono poi le generazioni del Novecento, che conobbero pure la diaspora verso l’Inghilterra e gli Stati Uniti, dove transitarono o si affermarono conoscitori di origine tedesca come Adolph Goldschmidt, Richard Offner, Wilhelm R. Valentiner e Wilhelm Suida.
a cura di
francesco caglioti andrea de marchi a l e s s a n d r o n o va
edizione critica a cura di
stefano bruzzese
39,00 €
www.officinalibraria.net ISBN 88-97737-80-3
9
MEMORIE PER SERVIRE ALLA STORIA DE’ PITTORI, SCULTORI E ARCHITETTI MILANESI
LA DONNA CHE AMAVA I COLORI
Antonio Francesco Albuzzi ed. critica a cura di Stefano Bruzzese
192 pp. • brossura 17 5 24 cm • 19,90 € isbn 978-88-99765-70-5
a cura di Francesco Caglioti, Andrea De Marchi e Alessandro Nova 432 pp. • brossura • 17 5 24 cm 16 tavv. a colori, 64 ill. bn • 39,00 € isbn 978-88-97737-80-3
marco tanzi
ARCiGoTiCiSSiMo
BEMBo
In this study Rab Hatfield provides a thorough, no-nonsense analysis of Leonardo da Vinci’s Mona Lisa or La Gioconda. The book begins with a consideration of the generally known sources and documents and a careful look at the painting as we know it now. There follow discussions of rarely examined laboratory photographs and of a recently discovered annotation by Ser Agostino Vespucci in a book he owned of letters by Cicero, from which we learn that Leonardo left a portrait of “Lisa del Giocondo” unfinished no later than October 1503. The book concludes with a hitherto unknown letter written in 1515 by Filippo Strozzi to Lorenzo de’ Medici, Captain General of the Florentine Armies and soon to become Duke of Urbino, describing some supposed advances these two men made to Mon(n)a Lisa. The laboratory photographs and newly discovered sources make it clear that the Mona Lisa has probably been reworked twice, that it in fact depicts Mon(n)a Lisa del Giocondo, and that it would be better if we spoke of it as La Gioconda rather than the Mona Lisa. Rab Hatfield was born in 1937 in New York City. He received his higher education at Harvard and the University of Munich. From 1966 to 1971 he taught at Yale and from 1971 to 2012 at Syracuse University in Florence. A three-time Fellow of Villa I Tatti, he has also been a Member of the Institute for Advanced Study at Princeton. His recent books are The Wealth of Michelangelo (2002); Finding Leonardo: The Case for Recovering the Battle of Anghiari (2007); and Botticelli and Herbert Horne, of which he was the editor and to which he contributed an essay on Botticelli’s Primavera (2009). He is also the author of a recent essay on Michelangelo’s fortifications that appeared in Michelangelo e il linguaggio dei disegni di architettura, edited by Golo Maurer and Alessandro Nova (2012). Now retired, Professor Hatfield lives outside of Florence.
rab hatfield
THE THREE MONA LISAS
Marco Tanzi, nato a Cremona nel 1956, insegna Storia dell’arte, da più di tre lustri ormai, all’Università del Salento. Si occupa prevalentemente della cultura figurativa del Quattrocento e del Cinquecento in Valpadana, sulla quale ha scritto saggi e curato mostre.
What do we really know about Leonardo da Vinci’s Mona Lisa or La Gioconda? Why is it known by two different names? Does it show the likeness of a real person? If so, do we really know who she is and why Leonardo should have painted her?
rab hatfield
Bonifacio Bembo, cremonese, è il principale pittore tardogotico del ducato di Milano, riscoperto da Roberto Longhi nel 1928 in un saggio memorabile apparso sulla rivista «Pinacotheca». Attento alle suggestioni dei grandi maestri del gotico internazionale di passaggio in Lombardia – Gentile da Fabriano, Masolino, Pisanello –, è titolare di una bottega affermatissima nella quale operano anche diversi fratelli, impegnati in svariate commissioni tra pittura e «arti congeneri»: miniature, tarocchi, decorazione di tavolette da soffitto e di cassoni nuziali. L’attività del Bembo, sempre per committenti di alto rango, si svolge tra le principali residenze della corte (Milano, Pavia, Vigevano e Cremona) e altri centri di non secondario interesse nella geografia artistica del Quattrocento padano (Reggio Emilia, Caravaggio, Brescia), ma di queste imprese, emblematiche della «civiltà degli ori lombardi» evocata dalle pagine longhiane, quasi tutto è perduto. Nella città natale i lavori più importanti di Bonifacio, spesso malintesi dalla critica, sono per la chiesa di Sant’Agostino, in un momento di particolare fervore culturale del convento eremitano, e per il Duomo, dove dipinge la pala per l’altare maggiore.
ARCiGoTiCiSSiMo BEMBo
cultura letteraria a mantova tra medio evo e umanesimo
tra medio evo e umanesimo
CULTURA LETTERARIA A MANTOVA
DISPERSIONI
I CONOSCITORI TEDESCHI TRA OTTO E NOVECENTO
a cura di Giovanni Mazzaferro
marco ta n z i
andrea canova
788897 737803
MARY P. MERRIFIELD: LETTERE DALL’ITALIA
480 pp. • brossura • 17 5 24 cm• 32 tavv. bn 35,00 € • isbn 978-88-97737-12-4
andrea c a n ova
the
THREE
MONA LISAS
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e documenti che espone i persone e libri in città n oleografico e forse per
ogia italiana e Letteratura nti di viaggio nell’età delle attrocento e il rapporto tra critiche e commentate della (Padova, Antenore, 1999), cari, 2001) e dell’Orlando 2011).
Maria Rosa Pizzoni è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. I suoi interessi riguardano principalmente la storia del collezionismo dei disegni a Roma nell’età moderna. Tra le sue varie pubblicazioni dedicate alla personalità del Resta, si ricorda il commento a Le postille di padre Sebastiano Resta ai due esemplari delle Vite di Giorgio Vasari nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Biblioteca Apostolica Vaticana 2015).
LUOGHI E TEMPI DELLE VITE
MeMorIe Per SerVIre ALLA STorIA
simo è innanzitutto una ano e che si spostano tra evole. Nell’Italia settenè costituita dalla città di nel 1328, la dominarono della signoria gonzaghepiega che cosa accade nel o si alternano esperienze a. Le ricerche portano in rarca, Vittorino da Feltre r l’Europa, versatili funipografica, gentiluomini mode poetiche fiorentine, Dante e di Boccaccio. sano e si amplificano le n trascura nemmeno la corte, proponendo una ammenti di un quadro hi comuni accumulatisi
GIORGIO VASARI
de’ pittori, scultori e architetti milanesi
o, si occupa Lo specchio di 009), autore lle Lettere a
Francesco Grisolia è ricercatore presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. La sua attività scientifica è incentrata sulla storia della grafica tosco-romana e napoletana dal Cinque al Settecento e sul collezionismo dei disegni, temi ai quali ha dedicato numerosi contributi. Ha in corso la ricostruzione complessiva dei volumi di disegni appartenuti a padre Resta.
barbara agosti
antonio francesco albuzzi
da un ricemorie per o dall’eruettanta del lle antiche sta di una artire dalla sostenuto ersonaggio tà originai del Pero. unto di viantiquaria be dovuto isti attivi a nti politici nquecento. abbrica del co, seguita rascrizione archivi socedute dal reperibili. nni Agosti he cerca di uzzi, sulle
Barbara Agosti è professore associato di Storia della critica d’arte presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Collezionismo e archeologia cristiana nel Seicento (Jaca Book 1996), la raccolta di Scritti artistici e tecnici di Leonardo (Rizzoli 2002), e la monografia Paolo Giovio. Uno storico lombardo nella cultura artistica del Cinquecento (Olschki 2008). Per i tipi di Officina Libraria ha pubblicato Giorgio Vasari. Luoghi e tempi delle Vite (2013, seconda edizione 2016).
Bernardo De Dominici (Napoli, 1683-1759) è tra le personalità più controverse della storiografia artistica italiana. Modesto pittore di paesaggi, mercante di disegni e aspirante letterato, pubblicò dopo una lunga elaborazione, tre tomi di Vite de’ pittori, scultori e architetti napoletani (1742-1745). Concepita nel momento di maggior successo della scuola napoletana di pittura, tra i clamori dei successi internazionali di Luca Giordano, Paolo De Matteis, Francesco Solimena, l’opera è il primo e il più ambizioso tentativo di costruire una storia dell’arte napoletana. Nonostante qualche perplessità suscitata già al tempo della prima pubblicazione, le Vite costituiscono da allora un punto di riferimento essenziale per chiunque sia interessato alla storia dell’arte nell’Italia meridionale. Costruite attraverso un uso estremamente disinvolto delle fonti, con largo ricorso a manoscritti ignoti e più che sospetti, le Vite non passarono il severo vaglio critico degli studiosi del secondo Ottocento, che dimostrarono l’inaffidabilità di larga parte del testo, soprattutto delle parti relative al Medioevo e al primo Rinascimento, e bollarono il loro autore come «Il falsario» (così si intitolava un saggio di Benedetto Croce sul nostro autore). Nel corso del Novecento, a cominciare dai primi studi di Roberto Longhi, l’opera è stata largamente riabilitata, soprattutto per le sue parti sei e settecentesche. Il libro, elaborato al termine di un lungo lavoro di edizione e commento dell’opera, condotto dall’autore in collaborazione con Fiorella Sricchia Santoro e con altri studiosi, offre per la prima volta un’approfondita analisi della storia dell’opera, del contesto in cui fu concepita, dei metodi utilizzati dal biografo, della sua altalenante fortuna e del ruolo che ancora oggi può e deve svolgere per la conoscenza e la comprensione dell’arte napoletana.
BERNARDO DE DOMINICI
GIORGIO VASARI
prima edizione dell’opera, uo percorso, profondamente onderà la rielaborazione del 68, ormai del tutto allineata
Le POSTILLe dI PAdRe ReSTA
Il volume raccoglie le annotazioni apposte da Sebastiano Resta (1635-1714), vulcanico conoscitore e collezionista di disegni, a tre diverse copie delle Vite degli artisti di Giovanni Baglione (1642), libro fondamentale per la conoscenza dell’arte romana dei suoi tempi poiché pieno di informazioni di prima mano. Baglione era infatti un pittore che molto lavorò nella Roma di primo Seicento e conobbe tutti i protagonisti di quell’epoca d’oro, basti ricordare Caravaggio. Le vivaci e fitte postille di Resta, milanese di origine ma lungamente attivo a Roma nella congregazione dei padri dell’Oratorio della Chiesa Nuova, sono una miniera di indicazioni sulla storia della pittura italiana dal tardo Cinquecento al Seicento e contengono innumerevoli notizie sulla circolazione di disegni di maestri antichi e contemporanei. La comprensione di queste sue note di lettura è agevolata dall’apparato di commento e dai tre saggi dei curatori.
nei molti diversi contesti zia, Napoli, Firenze e tanti a dei viaggi, i rapporti con come i Medici o i Farnese, ), gli amici, il mondo degli o, Andrea Alciato, Annibal fare luce sulla maturazione , sulla sua impostazione e
andrea zezza
barbara agosti
550, sono la pietra fondativa iamo, nei suoi strumenti e
DISPERSIONI
ARCIGOTICISSIMO BEMBO
THE THREE MONA LISAS
CULTURA LETTERARIA A MANTOVA TRA MEDIO EVO E UMANESIMO
BONIFACIO IN SANT’AGOSTINO E IN DUOMO A CREMONA
Rab Hatfield
Andrea Canova
Marco Tanzi
160 pp. • brossura • 17 5 24 cm 32 tavv. a colori • 24,90 € isbn 978-88-97737-18-6
150 pp. • brossura • 17 5 24 cm 28 tavv. col. • 19,90 € isbn 978-88-97737-04-9, 2a ed.
32
C ATA L O G O
248 pp. • cartonato • 17 5 24 cm 82 tavv. col. • 30,00 € • eng isbn 978-88-97737-39-1
COLLANA ORO / SAGGI
Michela Corso ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università degli studi Roma Tre con una tesi su Jacopino del Conte e il contesto artistico romano nel Cinquecento (2014). Dopo aver ottenuto alcune borse di studio, ha pubblicato diversi contributi sulla cultura pittorica e grafica di età manierista. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Alessia Ulisse si è formata all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, e attualmente sta svolgendo il Dottorato di ricerca presso l’Università di Padova con un progetto incentrato su Girolamo Siciolante da Sermoneta e l’organizzazione della bottega di Perino del Vaga. Su questi argomenti ha in preparazione alcune pubblicazioni.
L’AUTUNNO della
MANIERA studi sulla pittura del tardo cinquecento a roma
24,90 €
www.officinalibraria.net ISBN 88-99765-84-2
a cura di
9
michel a corso alessia ulisse
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UN SEMINARIO SUL MANIERISMO IN LOMBARDIA a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa
una vita
Michelangelo. Una vita nasce da questo ciclo di lezioni, promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano e tenuto nell’aula magna dell’Università Statale di Milano tra l’ottobre 2013 e il maggio 2014, di cui raccoglie le diciotto puntate sulla vita dell’artista.
i lemuri
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MICHELANGELO
STUDI SULLA PITTURA DEL TARDO CINQUECENTO A ROMA
UNA VITA a cura di Patrizio Aiello
andrea daninos
UNA RIVOLUzIONe
DI CeRA francesco orso
e i «cabinets de figures» in francia
avere
«Mai l’arte figurativa si è tanto adoperata per ricreare l’immagine speculare della realtà, mai ha preso così alla lettera la storia di Narciso.» Julius von Schlosser, 1911
uNa bella
avere uNa bella cera
cera
le figure in cera a venezia e in italia
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UNA RIVOLUzIONe DI CeRA
Andrea Daninos si dedica da anni allo studio della ceroplastica e sul tema ha pubblicato vari articoli. Nel 2009 ha tenuto un corso di specializzazione all’Università Statale di Milano sulla storia della scultura in cera. Vive e lavora a Milano. Per Officina Libraria ha curato l’edizione ampliata e commentata di Julius von Schlosser, Storia del ritratto in cera. Un saggio (2011), e il catalogo della mostra Avere una bella cera. Le figure in cera a Venezia e in Italia (2012).
336 pp. • brossura • 15 5 21 cm 90 ill. bn • 15,00 € isbn 978-88-97737-38-4
192 pp. • brossura • 17 5 24 cm 80 ill. a colori e bn • 24,90 € isbn 978-88-99765-84-2
andrea deninos
Il libro racconta per la prima volta la storia delle esposizioni di figure in cera a grandezza naturale nella Francia rivoluzionaria, all’origine dei moderni musei delle cere. Attraverso le biografie dei principali protagonisti viene esplorato un fenomeno che godette di grande popolarità per più di due secoli. L’autore si sofferma brevemente su Antoine Benoist, celebre ai tempi di Luigi XIV, per dedicarsi poi alla vita e alle opere di Philippe Curtius – padre della futura Madame Tussaud – che operò a Parigi negli anni della Rivoluzione vivendone alcuni momenti chiave in prima persona: erano suoi, ad esempio, i busti in cera del ministro Necker e del duca d’Orléans portati in trionfo dalla folla il 12 luglio 1789 negli scontri alle Tuileries che diedero il via ai moti rivoluzionari. Viene poi riportata alla luce la figura dello scultore piemontese Francesco Orso, attivo nella seconda metà del Settecento e unico tra i piemontesi a realizzare ritratti in cera policroma, di impressionante realismo. Trasferitosi a Parigi dal 1785 e mutato il nome in Orsy, aprirà un’esposizione di figure in cera che sarà anch’essa toccata degli eventi rivoluzionari. Il volume presenta infine il catalogo completo delle opere di Francesco Orso e una ricca appendice documentaria con numerosi inediti provenienti dagli archivi francesi e italiani.
una vita
L’AUTUNNO DELLA MANIERA a cura di Michela Corso e Alessia Ulisse
240 pp. • brossura • 17 5 24 cm 40 ill. bn, 16 tavv. a colori • 29,90 € isbn 978-88-99765-54-5
michelangelo
g i o va n n i a g o s t i j a c o p o s t o p pa
i lemuri 1
michelangelo
a cura di
L’eccezionalità di Michelangelo (1475-1564) è già percepita dai suoi contemporanei: Ludovico Ariosto lo definisce, nell’Orlando Furioso, «Michel, più che mortale, Angel divino». Proprio per questo statuto particolare, intorno a Michelangelo si conserva una documentazione enormemente ampia, relativa alla sua lunghissima vita, pubblica e privata. Di lui restano centinaia di lettere, libri di conti, contratti, registrazioni di chi lo ha incontrato, poesie e così via. Sulla base di questo materiale è possibile seguire passo passo l’esistenza dell’artista, nelle sue accidentalità umane ma anche nei momenti di un’irripetibile avventura espressiva, di straordinaria tensione morale. Da qui l’idea di un ciclo di lezioni non costituito da una catena di conferenze sulle opere dell’artista ma da una sequenza di puntate che attraversino, sul filo della cronologia, la vita di Michelangelo grazie a una partitura di testi e di immagini, così da avvincere lo spettatore. Le lezioni saranno infatti accompagnate da letture di voci coeve (di Michelangelo e dei suoi contemporanei, amici e nemici). E si potrà seguire, talvolta giorno dopo giorno, il procedere, faticoso ed esaltante, dell’artista, nei suoi rapporti con i committenti (i grandi papi del Rinascimento, per esempio) o nelle sue vicende esistenziali più intime (come l’amore per Tommaso de’ Cavalieri).
€ 15.00
in LOMBARDIA
L’AUTUNNO DELLA MANIERA
Attraverso alcuni contributi monografici, il volume racconta una stagione ancora poco esplorata della pittura romana, stretta tra lo splendore del pontificato di Paolo III Farnese e i rigori della Controriforma. Agli artisti coinvolti, più o meno celebri, e di differente provenienza (Francesco Salviati, Leonardo Grazia da Pistoia, Jacopino del Conte, Giulio Mazzoni, Girolamo Siciolante da Sermoneta, Pompeo Cesura, Lorenzo Sabatini, Antonio Lafréry e Cristoforo Roncalli), spettò il compito di tramandare alla seconda metà del secolo l’intreccio tra la persistente tradizione raffaellesca e il mondo creativo del vecchio Michelangelo, spingendo le risorse formali della cultura manierista fino alle estreme conseguenze e creando così le premesse per l’avvento del naturalismo.
MANIERISMO
un seminario sul
19,90 €
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STORIA DEL RITRATTO IN CERA
UNA RIVOLUZIONE DI CERA
AVERE UNA BELLA CERA
Julius von Schlosser ed. ampliata e annotata da Andrea Daninos
FRANCESCO ORSO E I «CABINETS DE FIGURES» IN FRANCIA
LE FIGURE IN CERA A VENEZIA E IN ITALIA
320 pp. • cartonato • 17 5 24 cm 15 tavv. in bicromia, 53 ill. bn, 57 ill. col. 39,00 € isbn 978-88-89854-66-2
Andrea Daninos
160 pp. • cartonato • 17 5 24 cm 64 tavv. col., 25 ill. bn • 19,00 € isbn 978-88-89854-82-2
Cola dell’Amatrice pittore
Artisti e committenti lucchesi del Seicento a Roma
Luca Pezzuto è docente a contratto di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi dell’Aquila e collabora al Padre Resta Project dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Autore e curatore di diversi saggi e contributi scientifici, tra cui Giovanni da Capestrano. Iconografia di un predicatore osservante dalle origini alla canonizzazione, 1456-1690 (Roma 2016) e La Roma di Raffaele Riario tra XV e XVI secolo. Cultura antiquaria e cantieri decorativi (Roma 2017), è membro del comitato scientifico e di redazione di collane e riviste specialistiche.
Luca Pezzuto
Cola dell’Amatrice
È attraverso l’esperienza di Cola dell’Amatrice detto il Filotesio (Amatrice, 1480 circa-Ascoli Piceno, ante 1553) e del suo pervicace e alterno rapporto con Roma che meglio si può intendere la dialettica tra centro e periferie vissuta da un’intera generazione di artisti di confine, all’opera nelle propaggini appenniniche tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Pittori di professione, ma in realtà zingari e girovaghi attivi lungo i litorali adriatici o nelle valli pedemontane, avevano varcato prima di lui le porte di Ascoli e dell’Aquila, e Cola stesso ne aveva visti a decine di piccoli maestri assiepati alle pendici delle asperrime creste d’Abruzzo, d’Umbria e della Marca: la pittura di luce camerte, gli iperrealismi adriatici, i “forastieri”, gli “oltremontani”, i “lombardi”. Tante forme e diversi idiomi minori coesistevano su tali strade (crocevia economici prima che culturali): in astratto, Cola potrebbe quasi essere la lente con cui decifrare i modi e i tempi di diffusione dei principali linguaggi artistici in quelle terre. Insomma, viaggiò. Intese a suo modo Raffaello e Bramante a Roma, lavorò non solo in Ascoli e all’Aquila, ma anche a Subiaco, Farfa, Perugia, Città di Castello, Norcia e Amatrice, luoghi dove portò la sua “rustica maniera”. I risultati delle indagini comprese in questo libro prendono le mosse dalle fonti e dalla letteratura artistica che ha trattato del personaggio, da Vasari fino ai giorni nostri: si tratta di informazioni inedite, di approfondimenti sulla geografia artistica dei luoghi coinvolti, di affondi iconografici e di riflessioni di metodo, che restituiscono un profilo critico, biografico e professionale di Cola dell’Amatrice del tutto rinnovato.
a cura di Andrea Daninos
160 pp. • cartonato • 17 5 24 cm 24 tavv. col., 26 ill. bn • 19,90 € isbn 978-88-97737-75-9
Luca Pezzuto
Mattia Vinco
Cassoni
Pittura profana del Rinascimento a Verona
Artisti e committenti lucchesi del Seicento a Roma
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l’arte moderna all’Uni-
Angeleri, Alessandro a Giani, Elisa Maggio, ori.
un seminario sul MANIERISMO IN LOMBARDIA
rando – per conto è il 2014. L’espoaffronta la cultura un gruppo di allievi, ndi di una moderna ndimenti, deragliaquando in Lombarmpo. Su per giù tra da fuori e sembrano o sfondo arrivano a imo tra tutti l’Incodella Serenissima e magini, dalla Bassa al ne Carlo Borromeo Milano.
ISBN 88-99765-23-1
9
788899 765231
ARTISTI E COMMITTENTI LUCCHESI DEL SEICENTO A ROMA
CASSONI
COLA DELL’AMATRICE PITTORE
PITTURA PROFANA DEL RINASCIMENTO A VERONA
I GIORNI DI ROMA, GLI ANNI DELL’APPENNINO
Mattia Vinco
Luca Pezzuto
a cura di Stefan Albl, Sybille Ebert Schifferer, Michele Nicolaci
512 pp. • brossura • 17 5 24 cm 330 ill. a colori • 39,00 € isbn 978-88-3367-001-0
212 pp. • brossura • 17 5 24 cm 80 ill. a colori e bn • 22,90 € isbn 978-88-99765-23-1
256 pp. • brossura con alette 17 5 24 cm • 165 ill. bn, 24 tavv. a colori 34,00 € • isbn 978-88-3367-000-3
COLLANA ORO / SAGGI
C ATA L O G O
33
BOSSI E GOETHE
BOSSI E GOETHE affinità elettive nel segno di Leonardo
affinità elettive nel segno di Leonardo
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ISBN 88-99765-13-2
788899 765132
10/03/17 17:03
DAVANTI AL NATURALE
PER DILETTO E PER PROFITTO
BOSSI E GOETHE
CONTRIBUTI SUL MOVIMENTO CARAVAGGESCO A NAPOLI
I RONDININI, LE ARTI E L’EUROPA
AFFINITÀ ELETTIVE NEL SEGNO DI LEONARDO
Cristiano Giometti e Loredana Lorizzo
a cura di Fernando Mazzocca, Francesca Tasso e Omar Cucciniello
a cura di Francesca de Luca e Gianni Papi
304 pp. • brossura • 17 5 24 cm 80 ill. col. • 35,00 € isbn 978-88-3367-017-1
144 pp. • cartonato in plancia 17 5 24 cm • 77 ill. col. e bn • 19,90 € isbn 978-88-99765-34-7
Revision, Revival, and Return
edited by dans le Paris Lina Bolzoni and Alina Payne de la Belle Époque
Picardie Jules Verne et à Muséologie et Histoire de re.
on the Italian Renaissance and its ties to nineteenth-century modernity, as seen both from within (by Italians) and from without (by foreigners, expatriates, travelers, scholars etc). The essays seek out the connections between the Italian Renaissance and the nineteenth-century present, comparing different visions and interpretations and bringing out the characteristic features of the phenomenon: from the reformulation of Italian history in popular culture to the interest in the strong personalities of literature, from artistic ambitions to recreate Renaissance architectural works to the fascination with Giotto and fifteenth-century Florence. Lina Bolzoni is professor of Italian Literature at Scuola Normale Superiore. At the Scuola Normale Superiore she is a founding director of the Centre for Data Processing of Texts and Images in Literary Tradition. Alina Payne is Alexander P. Misheff Professor of History of Art and Architecture at Harvard University and Paul E. Geier Director of Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies in Florence.
Cover Image: Visitor of the Lantern of St Peter in Rome, c. 1924 (Alinari Archives-Anderson Archive, Florence)
GUSTAVE DREYFUS COLLECTIONNEUR ET MÉCÈNE DANS LE PARIS DE LA BELLE ÉPOQUE
Revision, Revival, and Return edited by Lina Bolzoni and Alina Payne
Quando l’uomo col volgere dei millenni si renderà cosciente dell’importanza che potrà assumere un suo segno, una traccia, un suo gesto, allora un grande miracolo si compirà: l’uomo rimarrà nel tempo, e così la sua storia, i suoi sogni, e gioie e paure.
THE ITALIAN RENAISSANCE IN THE 19TH CENTURY Revision, Revival, and Return
COLLECTIONNEUR ET MÉCÈNE
GUSTAVE DREYFUS
This volume examines the Italian Renaissance revival as a Pan-European phenomenon of critique, commentary and re-shaping of a nineteenth-century present perceived as deeply problematic. Sweeping the humanistic disciplines—history, literature, music, art, architecture, collecting—this phenomenon located between historical nostalgia and critique of the contemporary world marked the oeuvre of as diverse a group of figures as Jean August Dominique Ingres and E.M. Forster, Heinrich Geymüller and Adolf von Hildebrand, Jules Michelet and Jacob Burckhardt, H.H. Richardson and Rainer Maria Rilke, Giosuè Carducci and Francesco De Sanctis. Though some perceived it as a “Golden Age”, a model for the present, some cast it as a negative example, contrasting the resurgence of the arts with the decadence of society and the loss of an ethical and political conscience thus revealing that the triumphalist model had its detractors and that the reaction to the Renaissance was more complex than it may at first appear. Through a series of essay by a group of international scholars the volume recovers some of the multi-dimensionality of the reaction to, transformation of and commentary
THE ITALIAN RENAISSANCE IN THE 19TH CENTURY
Gualtiero Nativi, Nello Bini, Marcello Guasti, Dalla natura all’arte, 1970
MARCELLO
G I O V A N N I
G U A S T I MICHELUCCI
MONUMENTO AI TR E CAR AB I N I E R I E IL
www.officinalibraria.net ISBN 978-88-3367-047-8
€ 10.00
COLLECTIONNEUR ET MÉCÈNE
200 pp. • cartonato in plancia 17 5 24 cm • 52 ill. a colori e bn • 24,00 € isbn 978-88-99765-13-2
MARCELLO GUASTI, GIOVANNI MICHELUCCI E IL MONUMENTO AI T R E C A R A B I N I E R I
THE ITALIAN RENAISSANCE
Alice Silvia Legé
GUSTAVE DREYFUSIN THE 19TH CENTURY
I Tatti Research Series 1
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THE ITALIAN RENAISSANCE IN THE 19TH CENTURY
MARCELLO GUASTI, GIOVANNI MICHELUCCI E IL MONUMENTO AI TRE CARABINIERI
REVISION, REVIVAL, AND RETURN
STUDI IN MARGINE ALLA MOSTRA DI FIESOLE
Alice Legé
a cura di Lina Bolzoni e Alina Payne
192 pp. • brossura • 17 5 24 cm 52 ill. bn • 22,90 € isbn 978-88-3367-010-2 • fra
554 pp. • brossura • 17 5 24 cm 108 ill. a colori e bn • 39,00 € isbn 978-88-99765-49-1 • ita + eng
a cura di Mirella Branca e Jonathan K. Nelson
nei cantieri italiani della seconda metà del Cinquecento
GIULIANO DA SANGALLO
Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze, 1484 – Terni, 1546) fu protagonista indiscusso della scena architettonica romana durante il pontificato di Paolo III Farnese, accreditato come abilissimo costruttore a capo di una strutturata «setta» di collaboratori di cantiere, specie da Giorgio Vasari, che anche per questi aspetti lo rappresentò come antitetico a Michelangelo, segnandone irrimediabilmente la fortuna. In effetti già dopo l’ascesa al trono di Leone X, forte della sua formazione fiorentina presso gli zii Giuliano e Antonio il Vecchio e dell’assimilazione dell’esempio organizzativo della bottega di Raffaello, Sangallo si attribuì spesso il ruolo di regista dei cantieri decorativi dei propri edifici, cooptando pittori e scultori e intrecciando con loro competenze e idee, pur nella chiara divisione dei compiti posta sotto il suo controllo. La perdita, specie nelle fabbriche religiose ma non solo, della gran parte dei corredi decorativi originali ha reso fino ad oggi estremamente arduo valorizzare questa fondamentale componente della produzione di Antonio, imponendo una rinnovata lettura delle fonti e ricostruzioni non condizionate da approcci storiografici parziali o sbrigativi. Il volume raccoglie, in quattordici saggi inediti, i frutti delle più recenti ricerche su questo tema liminare tra storia dell’architettura e storia dell’arte, condotte da specialisti di reputazione internazionale affiancati da studiosi più giovani e presentate durante la Giornata di studi Antonio da Sangallo il Giovane. Architettura e decorazione da Leone X a Paolo III (Roma, Fondazione Marco Besso, 21 giugno 2017).
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Archivio del Moderno Accademia di architettura Università della Svizzera italiana
ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE
nei cantieri italiani della seconda metà del Cinquecento
Pratiche architettoniche a confronto
Giuliano da Sangallo è uno dei maggiori architetti del primo Rinascimento. Erede di Brunelleschi e Alberti, a lui si deve l’introduzione di temi che saranno fondamentali per la grande stagione dei Bramante, Raffaello, Michelangelo, Palladio. Realizzò la prima villa umanistica per Lorenzo il Magnifico nelle campagne fiorentine a Poggio a Caiano, dove usò per primo il frontone tipico dei templi antichi sulla facciata di un edificio civile, un motivo che segnerà l’architettura classicista nei secoli successivi. Il suo oratorio di Santa Maria delle Carceri a Prato rimane un esempio chiave della chiesa rinascimentale a pianta centrale. Fiorentino per nascita e formazione, fu il capostipite di una dinastia di architetti e costruttori che, con il nipote Antonio da Sangallo il Giovane, sarà determinante nella costruzione della basilica di San Pietro e di palazzi quali il palazzo Farnese a Roma. A questa figura centrale della storia dell’architettura il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut hanno dedicato un importante seminario di studio a Firenze e Vicenza: gli esiti sono raccolti in questo volume. I saggi, basati su nuove ricerche, riflettono ogni aspetto della multiforme carriera di Giuliano – progettista, scultore, legnaiolo, modellista, architetto, ingegnere di fortificazioni, rilevatore, disegnatore e studioso di antichità – e tutti i luoghi in cui lavorò: Roma, Savona, Pisa, Napoli, Loreto, Prato e naturalmente la sua città natale, Firenze.
GIULIANO DA SANGALLO
Pratiche architettoniche a confronto
48 pp. • brossura • 16,5 x 24 cm •35 ill. a colori 10,00 € • isbn 978-88-3367-047-8
ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE
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Alice Silvia Legé
aliennes, tout comme ouvent dans les plus National Gallery de elles sont arrivées par s pièces de première no da Fiesole, le Saint centaine de médailles du Louvre, à la suite
Le due città di Milano e Weimar sono unite, all’inizio dell’Ottocento, da un’amicizia intellettuale che nasce dall’interesse di Goethe e del suo mecenate, il granduca Carl August di Sassonia Weimar Eisenach, per il Cenacolo di Leonardo. Il pittore Giuseppe Bossi, su incarico di Eugène de Beauharnais, a partire dal 1807 lavora per realizzare una copia del celebre dipinto: da questo impegno nasce un cartone dell’intera composizione oggi conservato a San Pietroburgo, un dipinto che riproduce l’originale di Leonardo, perduto durante la Seconda guerra mondiale e, infine, la pubblicazione, nel 1811, di un volume dal titolo Del Cenacolo di Leonardo da Vinci Libri quattro, tanto apprezzato da Goethe da spingerlo a scrivere un saggio sul Cenacolo di Leonardo. I lucidi che Bossi trae dalle tre più importanti copie d’epoca del dipinto, da cui derivano i fogli conservati nella Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano, sono acquisiti da Carl August in occasione del suo soggiorno milanese del 1817, dopo la morte del pittore, grazie alla mediazione di Gaetano Cattaneo, amico fraterno di Bossi, e sono oggi conservati nelle raccolte artistiche di Weimar. E questi stessi lucidi sono serviti per la realizzazione di una copia a mosaico del Cenacolo nella Minoritenkirche, la chiesa nazionale degli italiani, di Vienna.
Contributi sul movimento caravaggesco a Napoli
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reyfus (1837-1914) a , qui étaient exposées s nombreux visiteurs siderio da Settignano ellini et à Botticelli, et aquettes : la collection mportantes d’Europe,
rnable dans le milieu a marquise Arconatihilde Bonaparte, les tistes comme Auguste entait Adolfo Venturi binets du Louvre, où conservateurs réputés and voyageur, Dreyfus oute occasion lui était que lui prodiguaient
❦ BOSSI E GOETHE affinità elettive nel segno di Leonardo a cura di Fernando Mazzocca, Francesca Tasso e Omar Cucciniello
Contributi sul movimento caravaggesco a Napoli
tudiosi, specialisti co a Napoli. ti dipinti di Carlo di un committente rolamini; a Ribema volta focalizza, ngere; si prosegue osa, alias Giusepdel XVII secolo), ggiorni napoletani thias Stom (1600 ettivamente sull’il mercato dell’arte era e di Artemisia
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PRATICHE ARCHITETTONICHE A CONFRONTO
GIULIANO DA SANGALLO
ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE
NEI CANTIERI ITALIANI DELLA SECONDA METÀ DEL CINQUECENTO
a cura di Amedeo Belluzzi, Caroline Elam e Francesco Paolo Fiore
ARCHITETTURA E DECORAZIONE DA LEONE X A PAOLO III
a cura di Maria Felicia Nicoletti e Paola Carla Verde
368 pp. • brossura con alette 20 5 25 cm • 64 tavv. in tricromia, 297 ill. bn • 45,00 € • isbn 978-88-99765-20-0
a cura di Maria Beltramini e Cristina Conti
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192 pp. • brossura con alette • 20 5 25 cm 120 ill. bn • 29,90 € • isbn 978-88-3367-012-6
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ALTRO RINASCIMENTO
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Il Rinascimento nelle terre ticinesi
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PROTAGONISTA DEL BAROCCHETTO LOMBARDO
a cura di Marina Cogotti, Vincenzo Farinella e Monica Preti
a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa
Silvia Colombo e Marina Dell’Omo
336 pp. • brossura • 22 5 24 cm 103 tavv. col., 143 ill. bn • 35,00 € isbn 978-88-99765-05-7
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216 pp. • brossura con alette • 23 5 29 cm 37 tavv. col. • 156 ill. b/n • 48,00 € isbn 978-88-89854-020
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Guido Reni, i Barberini e i Corsini
Mediterraneo in chiaroscuro
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Stefano Pierguidi
Guido Reni, i Barberini e i Corsini Storia e fortuna di un capolavoro
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ISBN 88-99765-73-6
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MEDITERRANEO IN CHIAROSCURO
GUIDO RENI, I BARBERINI, I CORSINI
BERNINI
RIBERA, STOMER E MATTIA PRETI DA MALTA A ROMA
STORIA E FORTUNA DI UN CAPOLAVORO a cura di Stefano Pierguidi
a cura di Andrea Bacchi e Anna Coliva
96 pp. • brossura • 16,5 5 24 cm 50 ill. a colori • 18,00 € isbn 978-88-3367-015-7
440 pp. • brossura • 24 5 28 cm 210 ill. a colori • 45,00 € isbn 978-88-99765-73-6
a cura di Alessandro Cosma e Sandro Debono 56 pp. • brossura con alette 16,5 5 24 cm • 24 ill. a colori • 10,00 € isbn 978-88-99765-41-5 GENOVESINO e Piacenza
Tiepolo
a cura di Francesco Frangi, Valerio Guazzoni, Marco Tanzi Piacenza, Palazzo Galli 4 marzo – 10 giugno 2018
Sulla traccia della recente esposizione cremonese, questa mostra si propone di accrescere le conoscenze su Luigi Miradori detto il Genovesino (Genova?, 1605 circa – Cremona, 1656) illuminando gli anni farnesiani, quando – tra il 1632 e il 1636 – il pittore risiede a Piacenza; ponendo l’accento anche sulle successive relazioni che mantiene con la città. È un lustro di crisi per Piacenza, uscita stremata dalla peste del 1630: sono ormai chiusi i grandi cantieri pittorici degli anni Venti che avevano visto la presenza nel Duomo di Morazzone e Guercino, mentre in Piazza Grande si è conclusa la spettacolare impresa dei monumenti equestri di Ranuccio e di Alessandro Farnese, opera di Francesco Mochi. A Piacenza Genovesino vivacchia, si lega al conterraneo letterato Bernardo Morando, che gli fa da mentore, ma probabilmente non riesce a garantirne il successo. Nel 1635 infatti il pittore supplica la duchessa Margherita de’ Medici di poter abbandonare i territori farnesiani perché è «in necessità con la sua povera famigliola» e le «faccende di detta sua arte» sono «mancate». Non gli resta dunque che «andare in altre parti» a cercare quella fortuna che comincerà ad arridergli solo dopo il definitivo approdo a Cremona, avvenuto entro il 1636. Da quel momento, paradossalmente, andrà crescendo anche la sua fama a Piacenza: negli anni Quaranta infatti Genovesino eseguirà diverse opere per le famiglie più in vista dell’aristocrazia piacentina. È poi documentata negli inventari delle principali raccolte cittadine la presenza di svariati dipinti da cavalletto, tra i quali numerose nature morte, un genere ancora tutto da riscoprire. Nella circostanza, oltre a quelle già note, sono riemerse tre importanti tele eseguite nel 1643 per alti esponenti della vita politica farnesiana. Rispetto alla mostra di Cremona, inoltre, risulta privilegiato il rapporto del Miradori con il mondo della grafica, grazie all’esposizione di alcune stampe da cui il pittore trae ispirazione per le sue composizioni; ma anche dall’unico disegno sicuramente attribuibile al Genovesino.
e Piacenza
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genovesino e P iacenza
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PIERRE SUBLEYRAS E L’ABATE MINIATORE FELICE RAMELLI
a cura di Francesco Frangi, Valerio Guazzoni e Marco Tanzi
CE
Le donne cambiano. Le donne-oggetto […] illogiche, inconsistenti, irresponsabili […] avvertono gli uomini che […] esse stanno per acquistare […] un metacentro astratto, inconquistabile […] la coscienza di un libero «Io» immortale che non si dà a nulla e a nessuno
Ritratto di signora
Le futuriste 1912-1944
Le futuriste
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Ritratto di signora
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Carlo Ludovico Ragghianti
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Alessandro Morandotti e Gelsomina Spione
La gran vita mondana che sfila a Parigi sino alla viglia della Prima guerra mondiale diventa un suo harem privato e obbediente, un mondo speciale ammesso alla manifestazione e mediazione del suo genio, con un esclusivismo nella concessione di patenti che quasi fa impallidire le offerte a D’Annunzio e quelle al giovane Gordon Craig.
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GENOVESINO E PIACENZA
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L’ELICA E LA LUCE
SCULTURA A MILANO 1815-1915
RITRATTO DI SIGNORA
LE FUTURISTE 1912-1944
a cura di Omar Cucciniello, Alessandro Oldani e Paola Zatti
a cura di Omar Cucciniello e Alessandro Oldani
a cura di Chiara Gatti e Raffaella Resch
304 pp. • brossura con alette 23 5 27 cm • 147 ill. a colori • 34,00 € isbn 978-88-99765-37-8
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ACCADEMIA CARRARA BERGAMO
ACCADEMIA CARRARA BERGAMO DIPINTI ITALIANI DEL TRECENTO E DEL QUATTROCENTO catalogo completo
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Il volume illustra in centodieci schede tutti i dipinti antichi italiani dell’Accademia Carrara, databili tra il 1300 e il 1500. Divise in tre aree – toscana e centroitaliana, lombarda, veneta – queste opere permettono di seguire lo sviluppo della nostra tradizione figurativa per due secoli, tra straordinari capolavori e pitture meno note. Tra gli artisti più celebri ci sono Baldovinetti e Botticelli, Foppa e Bergognone, Mantegna e Bellini, Crivelli e Carpaccio; ma attorno a loro molti altri rendono affascinante un itinerario che è anche una riscoperta della linea di collezionismo e di connoisseurship di alta qualità che ha creato questa pinacoteca, dal lascito di Giacomo Carrara, a quelli di Guglielmo Lochis, di Giovanni Morelli e di altri appassionati. Molte le nuove attribuzioni proposte rispetto ai cataloghi precedenti – ormai datati – e tra queste la riscoperta di un dipinto di Andrea Mantegna.
ISBN 88-99765-68-2
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THE BERNARD AND MARY BERENSON COLLECTION OF EUROPEAN PAINTINGS AT I TATTI
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I MESI DEL BRAMANTINO
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Le « Livre de croquis de Gabriel de Saint-Aubin »
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c ar n e t s e t al b u m s
Dessins du musée du Louvre
Carnet de dessins faits à Rome 1692-1699
De Jacopo Bellini à Eugène Delacroix, six cents carnets d’artistes et albums de collectionneurs, conservés au musée du Louvre, permettent de mieux comprendre le processus créatif des maîtres qui les ont exécutés et d’apprécier le goût des amateurs qui se sont attachés à les constituer. Ces œuvres précieuses et fragiles demeurent pour la plupart méconnues. Certaines d’entre elles, reproduites pour la première fois dans leurs dimensions d’origine, accompagnées d’une étude inédite, invitent désormais le public le plus large possible au plaisir de la découverte.
Dessins du musée du Louvre
De Jacopo Bellini à Eugène Delacroix, six cents carnets d’artistes et albums de collectionneurs, conservés au musée du Louvre, permettent de mieux comprendre le processus créatif des maîtres qui les ont exécutés et d’apprécier le goût des amateurs qui se sont attachés à les constituer. Ces œuvres précieuses et fragiles demeurent pour la plupart méconnues. Certaines d’entre elles, reproduites pour la première fois dans leurs dimensions d’origine, accompagnées d’une étude inédite, invitent désormais le public le plus large possible au plaisir de la découverte. Acquis par le musée du Louvre en 1972, le carnet de dessins de Gilles Marie Oppenord (1672-1742), l’un des dessinateurs et des architectes les plus talentueux du xviiie siècle, n’a été que très ponctuellement étudié. Pour la première fois, il fait l’objet d’une publication en fac-similé dans son intégralité. Ce précieux volume, l’un des rares carnets de travail préservés de l’artiste, foisonne de dessins, relevés d’architecture, études d’après les ornements, copies d’après l’estampe, et souligne l’intérêt de l’artiste pour les édifices du xviie siècle. Il constitue un remarquable recueil de formes et d’idées dans lequel le maître puisa tout au long de sa carrière.
Gilles Marie Oppenord
Le « Livre de croquis de Gabriel de Saint-Aubin »
Gilles Marie Oppenord
diffusion : 3d – daudin
2 volumes ne pouvant être vendus séparément i. « fac-similé » du carnet ii. étude par Xavier Salmon
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Gilles Marie Oppenord
Connu sous le titre de « Carnet Groult », du nom de son propriétaire au début du xxe siècle, le livre de croquis de Gabriel de Saint-Aubin (1724-1780) est un des joyaux des collections du musée du Louvre. Acquis en 1941, il n’avait jusqu’à ce jour jamais été intégralement reproduit et n’avait donné lieu à aucune étude exhaustive. Tout le génie du merveilleux dessinateur que fut Saint-Aubin marque pourtant chacune des pages de ce petit ouvrage, véritable invitation à redécouvrir le Paris du xviiie siècle et ses figures demeurées plus ou moins familières.
Xavier Salmon
c ar n e t s e t al b u m s
Dessins du musée du Louvre
Dessins du musée du Louvre
Dessins du musée du Louvre
c ar ne t s e t al b um s
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c ar n e t s e t al b ums Dessins du musée du Louvre
Le « Livre de croquis de Gabriel de Saint-Aubin »
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Carnet de dessins faits à Rome 1692-1699
ISBN 88-99765-38-5
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Jean-Gérald Castex Peter Fuhring
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2 volumes ne pouvant être vendus séparément i. « fac-similé » du carnet ii. étude par Jean-Gérald Castex et Peter Fuhring
diffusion : 3d – daudin ISBN 88-99765-79-8
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LIVRE DE CROQUIS DE GABRIEL DE SAINT-AUBIN. PEINTRE 1760-1778
«Carnets et albums. Dessins du musée du Louvre», 2 Laura Angelucci e Dominique Cordellier
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2 volumi in cofanetto • 19,7 5 30,9 cm • 29,00 € I. 48 pp. • cartonato • 32 tavv. col. II. 32 pp. • brossura • 24 ill. col. isbn 978-88-97737-86-5 • fra
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Assembly of the Exalted presents over forty pieces—sculptures, paintings, musical instruments, and ritual objects—from Il modo d’essere specifico delle città è la varietà: un alveare ronzante di the remarkable collectioninofuno Alice ambizioni, idee e imprese che si confrontano spazio circoscritto, dove S. Kandell. works, datingIn effetti, il miracolo permanente ogni abitante si affretta versoThe il suo traguardo. the late 13th centuryperché ciò che le persone della vita urbana èfrom la convivenza. Ma proprio vogliono e fanno in tantoinclude vario, il great rapporto tra luogo e persona è, to una the città earlyè20th, inevitabilmente, unico come una and storiaemblematic d’amore. [...] masterpieces
THe TIbeTan bUDDHIST SHRIne Room The alice S. Kandell collection at the arthur m. Sackler Gallery, Smithsonian Institution
Nella stessa collana Giovanni Agosti Un amore di Giovanni Bellini (esaurito) Carlo Alberto Chiesa «Un mestiere semplice». Ricordi di un libraio antiquario Di prossima pubblicazione
THIS IS CHICAGO
examples of Tibetan Buddhist art. Questo libro di meravigliose fotografie mi è gradito per molte ragioni, sia per la They are presented here nuda bellezza delle immagini, sia per i profondi contrasti che rivelano nella città as the constituents of a Tibetan che conosco. Buddhist shrine. Shrines, Dall’introduzione di Scott Turow both modest and grand, are the primary sites of Tibetan Buddhist practice, whether reciting scriptures, performing rituals, saying prayers, or engaging in meditation. The initial essays thus focus on the evolution of shrines, describing their special role in Tibet, and how the pieces in the Kandell Collection came to be assembled and displayed Luigi Bortoluzzi si occupa immagini dagli anni ’70. indishrines at institutions across Dopo gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma si trasferisce a Milano. ultimately Due le aree d’attività: laAmerica, prima riguarda la creazione dijoining ritratti fotografici femminili per collezionisti privati. La seconda è rivolta invece un pubblico vasto: per esempio con i due libri realizzati con Gribaudo (Musi di thea collection of the Arthur camion e Autos de Cuba), le mostre «Paesaggio Urbano Europeo» (Roma, Venezia) e «Riviste Immaginarie» Sackler«Belluno Gallery. Illustrated (Modena), o l’interventoM. site-specific Estiva Orientale: fotografie del dopo Guerra Fredda». with vivid photography, forty short essays, each centered on Sito web: lbtz-bortoluzzi-photography.webnode.it a single work or set of objects, describe the pieces in terms of their importance Questo volume è pubblicato anniversario gemellaggio di Chicago con Milano (1973–2018). for nel the45°practice ofdel Buddhism, highlighting the many essential functions of Tibetan Buddhist art within the space of a shrine.
Luigi Bortoluzzi
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GILLES MARIE OPPENORD, CARNET DES DESSINS FAITS À ROME, 1692-1699
DANTE ISELLA · LA MILANO DEI NAVIGLI
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L’ALBUM DES « DISEGNI DI ANTONIO POLLAIUOLO »
Alessandro Ballarin Tiziano Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi La favola dei fratelli Mantegazza
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LA MILANO DEI NAVIGLI Passeggiata letteraria
MILANO
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ISBN: 88-3367-020-1
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D o n a l D S. lo p e z , J R .
788899 765620
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ISBN 88-99765-62-0
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Questa Passeggiata letteraria, originariamente composta da Dante Isella nel 1987 e qui ripresentata con un nuovo corredo iconografico, segue – dopo un prologo a Porta Ticinese con l’approdo in città del Naviglio grande – il tracciato della fossa interna a partire dal Ponte delle Gabelle, giù giù per San Marco, Fatebenefratelli, Via Senato… fino a ricongiungersi al punto di partenza. A tratti, in mezzo alla selva delle parentesi, dei due punti e dei punti e virgola, si ha l’impressione che la Passeggiata sia scritta avendo nella memoria gli addensamenti, persino gli ingorghi, delle informazioni storiche che emergono dalle note dell’Adalgisa o dalle pagine di Verso la Certosa (una delle raccolte di Gadda preferite da Isella). Nella bibliografia di routine sui Navigli – un genere specifico dell’editoria milanese che non conosce soste – le testimonianze letterarie naturalmente non mancano: a partire da Bonvesin da la Riva per arrivare al Carlo Porta dell’obbligo. Ma qui diventano il sale del testo, che risulta perciò una visita, fuori tempo massimo e dopo l’orario di chiusura, a una tradizione letteraria, e civile, compiuta dal suo massimo interprete novecentesco.
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R e b ecc a b lo o m
ASSEMBLY OF THE EXALTED
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LA MILANO DEI NAVIGLI
THE TIBETAN BUDDHIST SHRINE ROOM FROM THE ALICE S. KANDELL COLLECTION
Luigi Bortoluzzi
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144 pp. • cartonato in plancia 19,5 5 29 cm • 100 tavv. bn • 16 tavv. col. • 30,00 € isbn 978-88-3367-020-1
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Donald S. Lopez Jr. e Rebecca Bloom 224 pp. • cartonato con sovraccoperta 22 5 29,7 cm • 77 ill. col. • 55,00 € isbn 978-88-3367-018-8 • eng
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ARTE? NON MI FACCIA RIDERE! a cura di Francesco Botter e Chiara Gatti 240 pp. • brossura • 15 5 14 cm 110 ill. bn • 9,90 € isbn 978-88-99765-67-5
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IN CUCINA CON IL PROTOCOLLO AUTOIMMUNE 80 ricette prive di allergeni, semplici e gustose Morena Benazzi Introduzione di Andrea Luchi 240ISBN pp. • brossura 978-88-3367-084-3 16,5 5 24 cm • 16 tavv. a colori 25,00 € 9
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Ricette per una vita sana secondo natura Morena Benazzi
autoimmune
M dall’autrice e blogger di
armoniapaleo.it
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a nuova edizione del primo libro della blogger di cucina paleo più seguita in Itaper una vita sana secondo natura lia, con 90 tra ricette le sue più apprezzate e appetitose ricette tratte da www.armoniapaleo.it Ricette semplici ma creative, adatte a tutti: a chi vuole perdere peso, a chi ha intolleranze o allergie a cereali e latticini, e a chi semplicemente vuole ritrovare l’armonia con la natura 3 2 e la propria fisiologia. Questo libro non è solo un punto di riferimento per chi segue la dieta Paleo, ma è adatto a ricette per una vita sana secondo natura tutti coloro che vogliono raggiungere una nuova consapevolezza del corpo e ritrovare la forza psicofisica per iniziare con entusiasmo le giornate e finirle con buonumore, scoprendo un’alimentazione sana e al contempo soddisfacente, ricca di sapori vari, con tante ricette deliziose dedicate a chi desidera cucinare i propri piatti in modo creativo e gustoso, a chi ama le verdure, la carne, il pesce, le uova e la frutta, senza nessun impiego di cereali, né latticini, né legumi. Un’alimentazione in armonia con la propria natura è un’alimentazione in armonia con la Natura.
D Morena Benazzi
Armonia Paleo con un’introduzione di fabrizio rapuzzi Dalla blogger di cucina paleo più seguita in Italia, il primo libro che raccoglie 90 tra le sue più apprezzate e appetitose ricette, tratte da www.armoniapaleo.it
Ricette paleo semplici ma creative, adatte a tutti: a chi vuole perdere peso, a chi ha intolleranze o allergie a cereali e latticini, e a chi semplicemente vuole riscoprire il gusto del “cibo vero”, non raffinato da trattamenti industriali, ritrovando l’armonia con la natura e la propria fisiologia, come spiega nell’introduzione Fabrizio Rapuzzi, medico dello sport. Un libro di riferimento per chi segue la Dieta Paleo, perfetto anche per tutti coloro che vogliono raggiungere una nuova consapevolezza del corpo e ottenere l’energia psicofisica per iniziare le giornate con entusiasmo e finirle di buonumore, scoprendo insieme uno stile di vita sostenibile e un’alimentazione sana, con tante ricette deliziose per colazione, pranzo e cena. Piatti a base di carne, pesce, uova, con tante verdure, e preparazioni sfiziose di zuppe e “primi” alternativi, tutti privi di cereali, latticini e legumi, senza tralasciare dolci con ingredienti insoliti, per stuzzicare e stupire i curiosi di nuovi e antichi sapori fin dalle splendide immagini dei piatti, preparati e fotografati da Morena Benazzi. Il libro comprende anche indicazioni per organizzare la dispensa in modo sano, risparmiando negli acquisti e seguendo le stagioni, con suggerimenti di menù. Perché un’alimentazione in armonia con la propria natura è un’alimentazione in armonia con la Natura.
Sommario
240 pp. • brossura ISBN 978-88-3367-055-3 14,7 5 20,9 cm • 95 tavv. a colori 18,00 € 9
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) ) ) ) )
origini della nostra fisiologia di Fabrizio Rapuzzi Il mio incontro con la Paleo la dieta paleo in breve Guida alla spesa: come risparmiare negli acquisti e organizzare la dispensa Gli utensili da cucina lista degli ingredienti
) colazione salata e dolce ) calendario della staglionalità ) pollame e carne di verdura, frutta e pesce ) frattaglie in italia ) pesce ) Menù paleo: ) uova 7 giorni per 4 stagioni ) “primi piatti” di verdure e uova ) indice degli ingredienti ) contorni, insalate, salse e condimenti ) prodotti da forno salati ) frutta e dolci ISBN 978-88-3367-055-3
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18,00 €
) Ab ovo: la dieta paleo e le
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Morena Benazzi
ricette per una vita sana secondo natura
Introduzione di Fabrizio Rapuzzi
Morena Benazzi
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e, per motivi di salute, siete costretti a in cucina con il cambiare le vostre abitudini alimentari, rinunciando così a molti ingredienti, non deprimetevi: con questo libro scoprirete 80 ricette prive di allergeni, semplici e gustose che ci sono tanti cibi nutrienti e gustosi, e altrettante ricette facili e veloci, per prepararvi piatti saporiti e sani! Qui troverete una spiegazione chiara e semplice sulle cause delle malattie autoimmuni, prima fra tutte l’aumentata permeabilità intestinale provocata da alimenti proinfiammatori come glutine, lattosio, caseina e soia. Sarete poi guidati nella conoscenza degli alimenti da evitare temporaneamente, durante la fase di eliminazione del Protocollo Autoimmune, e nella scoperta dei cibi ricchi invece di nutrienti e probiotici che favoriscono la salute dell’intestino che è alla base della salute dell’intero organismo. Nella seconda parte del volume, con 80 deliziose ricette del tutto prive di allergeni – cioè senza cereali, legumi, latticini, uova, semi, frutta secca e solanacee – corredate da appetitose foto a colori di ispirazione, potrete sbizzarrirvi nella preparazione di porridge, zuppe e brodi, arrosti, burger, yogurt, verdure fermentate, crude o cotte e perfino dolci per le occasioni speciali, senza correre il rischio di fastidiosi effetti collaterali, ma anzi guarendo mangiando, e mangiando bene.
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di caccia Papà Lupo fiutava il sentiero alla ricerca di una preda. Si muoveva senza fare rumore. c’era qualcosa All’improvviso, sentì che cespuglio. un sotto là, che si nascondeva, Avvicinò il muso, guardò... Vide un animaletto rosa
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Shaun Micallef è un comico, uno scritto un attore, un produt re, tore, un autore e un anDo. In ex bambin BertR genereNt ini lo si trova in Sa trasmissioni televis ive australwww.officinalibraria.net iane come Thank God You’re Here, Talkin’ ‘Bout Your Genera tion e Mad as Hell. Ha scritto sulla terra, Tra tutti i tipi di Mostri che brulicano tre libri per adulti: Smithereens, Preinc l’Uomo è la specie più diffusa. arnate e The President’s Desk. Storie dalla foresta strana è il suo primo libro per bambin i (e meno il primo e più nota tradott Ce n’è un’altra, tuttavia, o inastrusa. Italia).
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un cenno della nonna, presi le piccole scale che portavano alla soffitta e aprii la porta. Mi tremavano le mani. Sapevo che la soffitta era tutta piena di lettere che si fingevano morte ma – lo so bene, io – sarebbe bastato passarci sopra gli occhi per farle saltellare piene di vita. Esitante, entrai e aprii la finestra. La soffitta odorava di soffitta chiusa e tutto era pieno di polvere. La luce, quando entrò, riempì la biblioteca di puntini bianchi. Era una polvere che stava per diventare adolescente, una polvere di dodici anni, aveva la mia stessa età. Tutti i libri erano sistemati perfettamente sugli scaffali, fermi a seguirmi, a guardarmi dai loro dorsi. Ricambiai lo sguardo – socchiudendo gli occhi – senza cadere nell’imboscata di nessuno di quei titoli. Vicino alla finestra c’era la poltrona che usava mio padre e sopra c’era un libro.
SHAUN Mi callef
Afonso Cruz (1971) è uno dei maggiori autori portoghesi contemporanei. Illustratore, regista di film d’animazione e musicista, vive con la sua famiglia in campagna, dove produce birra I libri che divorarono mio padre, vincitore del premio Maria Rosa Colaço, è il suo primo romanzo per ragazzi (e non solo) tradotto in Italia.
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Un’innocente princip essa vaga per la foresta ritrovandosi dall’appetito vorace intrappolata tra un lupo e una casetta di zucchero che custodisce un segreto. Nel mentre, un pescatore dispera to conclude un pessimo accordo con una scimmia assetat a di potere E, nel maligna-men tre, un sarto minusc . malandrino fa una olo e promessa a cui neanche la più magica delle piante di fagioli magici potrà aiutarlo a sottrar si. In questo indisci plinato arazzo di racconti, l’autore satirico Shaun Micallef disfa le trame delle favole tradizionali e vi intesse con destrezza avventure dei person nuove e avvincenti aggi Illustrata dal premia preferiti. to artista Jonathan Bentle y, questa trilogi a sovversivamente poco seria catture rà i genitori quanto i bambini, e perfino gli indign ati favolisti.
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bambino de a ciascun maestra chie e fare da grande: A scuola la ro vorrebb erina, quale lavo ore, la ball e ziotto, il dott part
il poli «Aspetta che ti acchiappi…» la maggior supereroe… le idee chiare! ringhia la Volpe, digrignando le zanne. il già rlo ancora… di loro ha «Tra un secondo sei mio!» bra non sape Giulietta sem «Sono tuo… un corno!» risponde Solo il Topolino, ridendosela sotto i baffi. «Qui dentro le cose si possono soltanto prendere inC= prestito. 14,00 Questo non è mica un terreno di caccia: è una biblioteca!» «Una PIPPOLO…PIPPOLO-che?» domanda la Volpe. «Una BIBLIOteca!» ribatte il Topolino. Una storia ricca di ironia e saggezza sul luogo di scoperte per eccellenza, la biblioteca, e la magia dell’istruzione, che può trasformare un famelico mangiatore di pennuti in un vorace lettore!
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Mi sono alzato e sono andato a fare colazione, avevo proprio una fame da …»