Una rivoluzione di cera

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andrea daninos

Andrea Daninos si dedica da anni allo studio della ceroplastica e sul tema ha pubblicato vari articoli. Nel 2009 ha tenuto un corso di specializzazione all’Università Statale di Milano sulla storia della scultura in cera. Vive e lavora a Milano. Per Officina Libraria ha curato l’edizione ampliata e commentata di Julius von Schlosser, Storia del ritratto in cera. Un saggio (2011), e il catalogo della mostra Avere una bella cera. Le figure in cera a Venezia e in Italia (2012).

19,90 €

www.officinalibraria.com

UNA RIVOLUZIONE DI CERA

Il libro racconta per la prima volta la storia delle esposizioni di figure in cera a grandezza naturale nella Francia rivoluzionaria, all’origine dei moderni musei delle cere. Attraverso le biografie dei principali protagonisti viene esplorato un fenomeno che godette di grande popolarità per più di due secoli. L’autore si sofferma brevemente su Antoine Benoist, celebre ai tempi di Luigi XIV, per dedicarsi poi alla vita e alle opere di Philippe Curtius – padre della futura Madame Tussaud – che operò a Parigi negli anni della Rivoluzione vivendone alcuni momenti chiave in prima persona: erano suoi, ad esempio, i busti in cera del ministro Necker e del duca d’Orléans portati in trionfo dalla folla il 12 luglio 1789 negli scontri alle Tuileries che diedero il via ai moti rivoluzionari. Viene poi riportata alla luce la figura dello scultore piemontese Francesco Orso, attivo nella seconda metà del Settecento e unico tra i piemontesi a realizzare ritratti in cera policroma, di impressionante realismo. Trasferitosi a Parigi dal 1785 e mutato il nome in Orsy, aprirà un’esposizione di figure in cera che sarà anch’essa toccata degli eventi rivoluzionari. Il volume presenta infine il catalogo completo delle opere di Francesco Orso e una ricca appendice documentaria con numerosi inediti provenienti dagli archivi francesi e italiani.

andrea daninos

UNA RIVOLUZIONE

DI CERA francesco orso

e i «cabinets de figures» in francia



una rivoluzione di cera


In copertina Jean-Baptiste Lesueur, Gli inizi della Rivoluzione francese a Parigi, particolare, ultimo quarto del XVIII secolo, Parigi, Musée Carnavalet

Progetto grafico e impaginazione Paola Gallerani Redazione Michèle Fantoli Fotolito Eurofotolit, Cernusco sul Naviglio (Milano) Stampa Monotipia Cremonese, Cremona Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. isbn: 978-88-97737-75-9 © Officina Libraria, Milano, 2016 www.officinalibraria.com Printed in Italy


andrea daninos

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UNA RIVOLUZIONE

DI CER A

FRANCESCO ORSO

e i «cabinets de figures» in francia

con 24 tavole a colori, 26 figure, il catalogo completo delle opere di francesco orso e un’appendice documentaria



SOMMARIO 7 INTRODUZIONE 9 Capitolo primo LE ESPOSIZIONI DI FIGURE IN CERA IN FRANCIA Le origini Antoine Benoist e il Cercle royal 17 Capitolo secondo PHILIPPE CURTIUS Philippe Curtius e i «cabinets de figures» parigini Dei «bons criminels en cire» Una rivoluzione di cera 48 Capitolo terzo FRANCESCO ORSO/FRANÇOIS ORSY Le figure in cera in Italia nel Settecento Francesco Orso. Uno scultore piemontese a Parigi 72 TAVOLE 95 CATALOGO DELLE OPERE DI FRANCESCO ORSO 109 DOCUMENTI 144 bibliografia 155 indice dei nomi



INTRODUZIONE

«Vu Mme Tussaud : inénarrable» Paul Verlaine, Lettera da Londra a Edmond Lepelletier, 10 novembre 1872

adame Tussaud’s è oggi un’attrazione globale che richiama milioni di visitatori sia nella sua sede storica di Londra che nelle venti sedi presenti nei vari continenti. Il fascino antico delle figure in cera resiste tuttora senza essere scalfito dalle infinite e più contemporanee suggestioni visive alle quali si può oggi accedere grazie alle nuove tecnologie. All’origine di quella che è ai nostri giorni una multinazionale dell’intrattenimento, vi è una donna dotata di grande talento e abilità imprenditoriale, Marie Tussaud, che nei primi anni dell’Ottocento diede vita all’esposizione di cere londinese. Ma per meglio comprendere le ragioni di questo ininterrotto successo, si dovrà rivolgere lo sguardo alla Francia della seconda metà del Settecento, dove un «industrioso tedesco», come all’epoca venne definito, Philippe Curtius, aveva creato a Parigi con grande favore del pubblico un’esposizione di figure in cera che sarà al centro degli eventi principali della Rivoluzione, e dove quella che quasi certamente era sua figlia, la futura Madame Tussaud, apprenderà i primi rudimenti dell’arte di modellare la cera. Ma Curtius, sebbene il più noto, non era il solo a presentare a pagamento figure in cera e un’altra esposizione attirava i flâneurs che percorrevano le arcate del Palais-Royal: quella di François Orsy. «Il ne faut sans doute pas retenir le nom d’Orsy ou Orsi qu’on trouve dans les dictionnaires […] ce nom est une mauvaise lecture pour Curtius». Così scriveva alcuni anni fa uno studioso peraltro avveduto come Jean Adhémar (1978, p. 213 nota), riunendo in una sola persona Orsy e il più noto Curtius. Ma Orsy non solo è esistito, ma ha vissuto in prima persona a Parigi gli anni cruciali della Rivoluzione francese, aprendo al Palais-Royal un’esposizione di figure in cera, l’unica in grado di rivaleggiare con quella di Curtius. Dietro il suo nome si cela uno scultore piemontese, Francesco Orso, la cui figura, sinora poco nota o del tutto ignorata, merita di essere riscoperta anche in ragione della sua unicità. Orso è infatti l’unico scultore che in Piemonte si sia dedicato alla realizzazione di ritratti in cera a grandezza naturale, un genere raro nel resto d’Italia, ma totalmente assente in quella regione. Dalla Torino sabauda Orso giunge a Parigi nel 1785 e vi risiederà stabilmente sino al 1799, anno della morte: un arco di tempo che lo vedrà condividere con il suo rivale 7


introduzione

Curtius successi e pericoli. Anche in questo è un caso pressoché unico tra gli scultori italiani, fatta eccezione per il bresciano Gaetano Merchi (Brescia, 1747-Agen, 1823), che operò nella capitale francese dal 1777 al 1795, lasciandola poi per Madrid, mentre il torinese Carlo Michele Lavy vi soggiornerà dal 1783 per pochi anni per seguire i corsi di scultura all’Académie, così come il carrarese Pietro Finelli (si veda Hubert 1964, pp. 3-5). Nel ripercorrere, come ho voluto fare in queste pagine, la storia delle esposizioni di figure in cera in Francia riportando alla luce la vita e le opere dei suoi protagonisti, emerge un mondo dove il confine tra arte e spettacolo è assai sottile, per non dire inesistente, e dove gli eventi drammatici della Rivoluzione francese troveranno un ideale palcoscenico. Desidero ringraziare Stefano Manavella, che mi ha generosamente consentito di pubblicare un’opera inedita di Orso da lui ritrovata. Mi sono inoltre potuto avvalere della sua collaborazione nello spoglio e nella trascrizione di numerosi documenti conservati nell’Archivio di Stato di Torino. La mia riconoscenza va a Marco Jellinek e Paola Gallerani, che ancora interpretano nel modo più nobile il difficile mestiere di editore. Con loro ringrazio Michèle Fantoli, alla quale si deve la paziente revisione del testo, e Giovanni Agosti, come sempre prodigo di consigli. Un ringraziamento particolare a Carlo Cavalleri per avere generosamente sostenuto questa pubblicazione. Un grazie infine a Olga Amagliani, Andrea Baldinotti, Silvia Banterle, don Attilio Barbera parroco di San Pietro, Candelo, Ezio e Nadia Benappi, Laura Casalis, Giulia Cogoli, Renata Colorni, Marco Del Re, Véronique Despine-Faure, Serena D’Italia, Daniela Ferretti, don Gaetano Finetto abate di Fruttuaria, Franca Gambarotta, Federica Giaroli, Johanna Hecht, Yasmine Helfer, Claudine Lebrun, Alfredo Lupi, Isabelle Maeght, Angelo Nardi, Vittorio Natale, Barbara Nepote, Marco Notario e l’Associazione Amici di Fruttuaria, Christian Omodeo, Walter Padovani, Edoardo Pepino, Tania Pistone, Franco Maria Ricci, Susanna Rizzi, Francesca Ruento, Serena Solla, Gian Enzo Sperone, Elisabetta Stumpo, Monica Tomiato.

8


Tav. 1. Antoine Benoist, Jørgen di Danimarca, 1699, Copenhagen, Rosenborg Slot 73


Tav. 14. Francesco Orso, Vittoria di Savoia-Soissons, 1780 circa, Agliè, Castello 86


Tav. 15. Francesco Orso, Vittorio Amedeo III di Savoia, 1780 circa, Milano, collezione privata 87


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Andrea Daninos si dedica da anni allo studio della ceroplastica e sul tema ha pubblicato vari articoli. Nel 2009 ha tenuto un corso di specializzazione all’Università Statale di Milano sulla storia della scultura in cera. Vive e lavora a Milano. Per Officina Libraria ha curato l’edizione ampliata e commentata di Julius von Schlosser, Storia del ritratto in cera. Un saggio (2011), e il catalogo della mostra Avere una bella cera. Le figure in cera a Venezia e in Italia (2012).

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UNA RIVOLUZIONE DI CERA

Il libro racconta per la prima volta la storia delle esposizioni di figure in cera a grandezza naturale nella Francia rivoluzionaria, all’origine dei moderni musei delle cere. Attraverso le biografie dei principali protagonisti viene esplorato un fenomeno che godette di grande popolarità per più di due secoli. L’autore si sofferma brevemente su Antoine Benoist, celebre ai tempi di Luigi XIV, per dedicarsi poi alla vita e alle opere di Philippe Curtius – padre della futura Madame Tussaud – che operò a Parigi negli anni della Rivoluzione vivendone alcuni momenti chiave in prima persona: erano suoi, ad esempio, i busti in cera del ministro Necker e del duca d’Orléans portati in trionfo dalla folla il 12 luglio 1789 negli scontri alle Tuileries che diedero il via ai moti rivoluzionari. Viene poi riportata alla luce la figura dello scultore piemontese Francesco Orso, attivo nella seconda metà del Settecento e unico tra i piemontesi a realizzare ritratti in cera policroma, di impressionante realismo. Trasferitosi a Parigi dal 1785 e mutato il nome in Orsy, aprirà un’esposizione di figure in cera che sarà anch’essa toccata degli eventi rivoluzionari. Il volume presenta infine il catalogo completo delle opere di Francesco Orso e una ricca appendice documentaria con numerosi inediti provenienti dagli archivi francesi e italiani.

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DI CERA francesco orso

e i «cabinets de figures» in francia


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