Dispersioni - rassegna stampa

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Dispersioni

di Andrea Canova RASSEGNA STAMPA


«La Voce di Mantova» • 15 settembre 2017


«Gazzetta di Mantova» • 25 ottobre 2017


«La Repubblica» • 25 ottobre 2017

VIII Lunedì 4 dicembre 2017

Il libro Perchè le chiese di oggi sono brutte

Il premio I finalisti dello Scerbanenco

“Perchè le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali”. Lo spiega Angelo Crespi nel libro “Costruito da dio” (Johan & Levi). Oggi alle 18,30 alla Mondadori Duomo con Luigi Mascheroni

Luca d’Andrea, Elena Mearini, Romano De Marco, Marcello Fois e Bruno Morchio si presentano alle 18,30 alla Fondazione Feltrinelli, viale Pasubio 5. Presentazione del vincitore del premio in serata alle 22 al cinema Anteo

La Camera degli Sposi Un particolare degli affreschi del Mantegna al Castello di San Giorgio di Mantova, celebrazione della famiglia Gonzaga

Il saggio

C U L T U R A

Mantova da Virgilio al tempo dei Gonzaga le radici antiche del Festivaletteratura ROBERTO CICALA

«M

antua me genuit» recita il distico in latino sulla tomba di Virgilio, in cui il cantore di Enea ricorda la sua nascita a Mantova. Ancora oggi, in dialetto, il nome della città è Màntua. Il passato ricco di scrittori e incontri libreschi sembra trovare un’eredità attuale nel Festivaletteratura. Le origini stanno in quella Cultura letteraria a Mantova tra Medio Evo e Umanesimo trattata in modo dotto e brillante da Andrea Canova, filologo dell’Università Cattolica che sul tema raccoglie varie Dispersioni, come intitola il volume di Officina Libraria alla ricerca di un «patrimonio a pericolo di disgregazione» tanto nella città

d’un tempo quanto «nell’odierna, molto confusa e cambiata». Ieri come oggi tutto, anche le manifestazioni culturali, possono essere ricondotte a scelte «eminentemente politiche»: così avviene con l’avvento della signoria che segna la storia mantovana fin dal 16 agosto 1328 in cui viene ferito a morte l’ultimo dei Bonacolsi da Luigi Gonzaga per impossessarsi della città. La sua famiglia regnerà per quasi quattro secoli fino al 1708 creando uno dei massimi centri d’arte con Leon Battista Alberti, Mantegna e Giulio Romano lasciando un’impronta indelebile nell’architettura del luogo. Anche la letteratura plasma gli spazi, non solo mentali, grazie all’ingresso in scena di Isabella d’Este, che

Il libro Dispersioni di Andrea Canova L’autore, filologo dell’Università Cattolica, racconta la “Cultura letteraria a Mantova tra Medio Evo e Rinascimento”. Il volume (272 pagine, 24,90 euro) è pubblicato dalla casa editrice milanese Officina Libraria

Maria Bellonci immagina scoprire «luoghi che celavano una magia occulta». Canova, esperto di romanzo cavalleresco e di Boiardo (suo l’Orlando innamorato nella Bur), seguendo l’invito dei maestri Billanovich e Frasso, esplora itinerari minori ma fa incontrare personaggi illustri come Petrarca. L’amicizia del cantore di Laura con i signori mantovani non si riduce agli scambi epistolari: sono molte le visite nelle stagioni successive. Ed ecco i suoi seguaci,

l’educatore Vittorino da Feltre (che schiaffeggia in pubblico Carlo Gonzaga per una bestemmia mentre giocava a palla), i funzionari di corte galvanizzati dalla nuova arte tipografica a caratteri mobili. Al lettore colto non sfugge la capacità bibliografica dell’autore di salvare piccoli frammenti di una «cultura diffusa» per ricostruire un grande mosaico rovinato dal tempo ma illuminato da gesti eclatanti. Come quando Francesco Gonzaga, in viaggio in Francia nel 1389, spedisce un messaggero a casa per chiedere soldi: vuole acquistare «molte belle cose» e tra queste libri e codici, citati nell’appendice del volume che dimostra la necessità di ripensare l’attuale «memoria selettiva concentrata su pochi giacimenti a ritorno economico sicuro, ma cui è stato ormai spremuto ogni incanto». È una delle provocazioni del libro che guarda dietro le architetture dei monumenti, come aveva fatto Ippolito Nievo confessando che «quell’ammasso di case torri cupole in mezzo all’acqua del Mincio fa pensare a Venezia» e aggiungendo che «il passato può sopra di me assai più del futuro». ©RIPRODUZIONE RISERVATA


«Alias», supplemento domenicale de «Il Manifesto» • 28 gennaio 2018


sono editi 162 documenti della chiesa di S. Giorgio in Braida datati tra il 1166 e il 1175; segue quello curato da Antonio Ciaralli•nel quale ne erano stati pubbli«Studi Medievali» 2018 cati 127 relativi agli anni 1151-1165. Da sottolineare le ampie e complesse note storiche introduttive ai singoli documenti, che informano su attori, destinatari, testimoni e contenuti, utilizzando la documentazione coeva e la letteratura specifica, sull’esempio e sulla scorta, spesso, delle note introduttive ai documenti del volume precedente dovuto a Ciaralli. Andrea Canova, Dispersioni. Cultura letteraria a Mantova tra medio evo e umanesimo, Milano, Officina Libraria, 2017, pp. 272, tavv. 8 a colori nel testo. – «La storia della cultura italiana tra medio evo e umanesimo è innanzitutto una storia di centri geografici, di uomini e di libri che operano e che si spostano tra città e corti diverse in uno scacchiere complesso e mutevole. Nell’Italia settentrionale una delle maglie più importanti di quella rete è costituita dalla città di Mantova e dalla corte dei Gonzaga che, saliti al potere nel 1328, la dominarono per tre secoli. Questo libro ricostruisce la prima fase della signoria gonzaghesca, spingendosi fino agli estremi del Quattrocento e spiega che cosa accade nel contesto letterario cittadino mentre in quello figurativo si alternano esperienze cruciali come quelle di Pisanello e di Andrea Mantegna. Le ricerche portano in luce protagonisti noti e meno noti: i primi seguaci di Petrarca, Vittorino da Feltre maestro umanista con i suoi allievi pronti a spargersi per l’Europa, versatili funzionari di corte lesti a capire i vantaggi della nuova arte tipografica, gentiluomini della bella società intenti ad appropriarsi delle ultime mode poetiche fiorentine, stampatori impazienti di approntare nuove edizioni di Dante e di Boccaccio. Nella sfera intellettuale dell’elite gonzaghesca pulsano e si amplificano le dinamiche più generali dell’epoca, ma Dispersioni non trascura nemmeno la cultura diffusa, le letture della borghesia esterna alla corte, proponendo una visione sociologicamente equilibrata che recupera i frammenti di un quadro lacerato dal tempo e discostandosi dai non pochi luoghi comuni accumulatisi nella bibliografia corrente. Alla narrazione dei fatti segue un’antologia di testi e documenti che espone i dettagli, vicende piccole e grandi, il giro vorticoso di persone e libri in città lungo gli anni, in un modo storicamente più vero, non oleografico e forse per questo più “sentimentale”». La mobilità sociale nel Medioevo italiano. 5. Roma e la Chiesa (secoli XII-XV), a cura di Cristina Carbonetti Vendittelli e Marco Vendittelli, Roma,Viella 2017, pp. 148 (I libri di Viella, 256). – «I contributi che compaiono nel volume evidenziano bene, anche attraverso l’analisi di alcuni percorsi individuali, come nella Roma dei secoli XII-XV molti esponenti del clero locale siano riusciti a giovarsi in varia misura dei vantaggi offerti loro dal ruolo di centralità che la città aveva assunto come sede della cristianità. Mettendo a frutto il capitale economico, culturale, sociale e simbolico del quale disponevano, essi compirono la propria ascesa sociale e la riverberarono sulle proprie famiglie, riuscendo in molti casi a garantire ai discendenti ruoli e status di alto livello per più generazioni. Lo stesso riuscirono a fare molti esponenti del clero provenienti


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