I Valadier
di Alvar Gonzรกlez-Palacios RASSEGNA STAMPA
«Il Sole 24 Ore» • 30 giugno 2019
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«Art e Dossier» • ottobre 2019
Thierry Lentz (classe 1959), molto popolare in Francia, è fra i massimi esperti dell’epoca napoleonica e i suoi studi storici, a quanto ci risulta, non sono stati mai tradotti in Italia. Bene dunque ha fatto Luigi Mascilli Migliorini a pubblicare questo libro nella sua bella collana edita da Salerno, con una pecca non da poco, però: mancano le illustrazioni delle numerose opere citate, a partire proprio dal Cristo crocifisso, presente solo con un dettaglio sulla copertina. Ed è un peccato, perché il libro intreccia impressioni intime, personalissime dell’autore a una minuziosa indagine iconologica, iconografica, storica, su quest’opera e su molte altre di Velázquez, come pure sulle relazioni con decine e decine di composizioni di altri maestri. È un saggio che sta fra l’autobiografia colta, scritta con uno stile brillante e piacevole, e lo studio ricco di documentazione, citazioni, osservazioni (perfino sul numero dei chiodi e sulla tipologia della condanna a morte e dell’esecuzione) che colpiranno anche lo storico dell’arte più avveduto. Partendo da una domanda, che resta (saggiamente) senza risposta. Perché Velázquez all’improvviso dipinse questo capolavoro dopo aver già realizzato un’opera di analogo soggetto assai più modesta?
I VALADIER Alvar González-Palacios Officina Libraria, Milano 2019
384 pp., 142 tavv. colore € 39
Nella biblioteca di chi studia o semplicemente ama la storia degli arredi, del gusto e del collezionismo, e dei grandi artefici di oggetti preziosi e rari del passato, i libri di uno studioso di prim’ordine come Alvar González-Palacios occupano un posto di primo piano. Raffinato scrittore e critico, oltre che eccellente storico dell’arte e del gusto, González-Palacios ci ha abituato a leggere a scatola chiusa i suoi libri (e anche i suoi articoli nelle pagine culturali di importanti quotidiani e riviste). Quest’ultimo volume su Andrea, Luigi e Giuseppe Valadier, corona, fra le altre cose, le indagini di una vita (i conti, come lui ironizza, «risultano devastanti – cinquant’anni –»), ma certo saprà deliziarci ancora a lungo. La sua recente fatica ripercorre con impressionante messe di documenti (inventari, pagamenti, registri di modelli, lettere) le vicende degli argentieri Valadier: in primo luogo di Luigi (Roma 17261785), figlio dell’orafo francese Andrea, che si era stabilito a Roma. Da lui Luigi ereditò nel 1759 la professione, manifestando talento fuor del comune come orefice capace di
lavorare e forgiare i materiali preziosi più diversi: pietre colorate, metallo dorato, argento, bronzo e così via, coadiuvato da una schiera di talentuosi artigiani. Luigi fu anche geniale disegnatore e progettista di oggetti che oggi sono la gioia dei collezionisti più esigenti e di musei prestigiosi come Capodimonte, Louvre, Versailles, Ermitage, e molti altri. Salsiere, tazze, terrine, “cantinette”, serviti, scrittoi, candelabri, riproduzioni miniaturizzate di colonne, archi di trionfo e altri monumenti antichi, qui descritti e documentati. Spiccano i centri da tavola detti “deser” (dal francese “desservir”, sparecchiare). Inoltre i vasi di materiali preziosi, dalle forme più affascinanti, alcuni dei quali oggi al Museo Arqueológico Nacional di Madrid e anche alla Frick Collection di New York. Già nel 2016 la stessa istituzione newyorchese aveva comprato il Registro generale della bottega dei Valadier, studiato ampiamente da GonzálezPalacios che, lo scorso anno, sempre alla Frick, ha curato la grande mostra dedicata a Luigi Valadier, della quale questo libro costituisce una sorta di estrema analisi. Luigi morì suicida, gettandosi nel Tevere, per gli ingenti debiti accumulati. Gli succedette il figlio Giuseppe, che disegnò, fra l’altro, piazza del Popolo a Roma. Insomma, una famiglia di di artisti da non dimenticare. 81