Nazione Pisa 01-07

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PRIMO PIANO NERAZZURRI SUL BARATRO

LA NAZIONE MERCOLEDÌ 1 LUGLIO 2009 .

Tifosi ko Nessun comunicato ufficiale, dai tifosi nerazzurri, ma tanta amarezza e sconforto traparivano ieri dai messaggi lasciati dagli internauti nerazzurri sui numerosi siti internet che parlano del Pisa calcio e delle sue sfortunate vicende societarie

PISA AL «Ho detto Ciro Di Pietro si ritira di DAVID BRUSCHI

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DOPO L’ULTIMO FLOP IL FALLIMENTO E’ VICINO

Otto trattative andate in fumo Ora restano tre strade (strettissime) OTTO trattative naufragate nel nulla. Otto imprenditori interessati al Pisa Calcio che hanno pre- 2) RICAPITALIZZAZIONE. «Senza una ricapiso contatti con l’amministrazione comunale ma talizzazione immediata il Pisa rischia di diventare che, di fronte alle difficoltà economiche, si sono una società tecnicamente in stato fallimentare». ritirati in buon ordine. Uno dopo l’altro. Prenden- Le parole di Cesare Cava inquadrano con chiarezdo dal mucchio: Maurizio Mian, la cordata di za l’ordine del problema. La nostra seconda ipoteLamberto Piovanelli (che faceva capo ad una ban- si, allora, vede un intervento finanziario diretto di ca d’affari), l’immobiliarista Lucio Losole, il co- Luca Pomponi. Di fatto, il patron nerazzurro dostruttore Ciro Di Pietro, il procuratore Cremaschi- vrebbe versare nelle casse del Pisa «sostanze» in ni (che ha incontrato ieri l’avvocato Bottone), la grado di garantire la sopravvivenza del club. Alla Copra Coop, alcuni immobiliaristi di Milano, e al- luce degli ultimi comunicati ufficiali del Pisa Caltri contatti con imprenditori locali. E’ questa l’eca- cio, però, appare evidente che Pomponi non sia in grado di versare un euro. E’ bene pretombe per colpa della quale il Pisa cisare, infatti, che il sodalizio non è Calcio rischia di finire definitivaIL PARERE stato ancora venduto e quindi Pommente schiacciato. Dopo l’«addio» Cesare Cava: poni è e resta - ancora oggi - l’unico e di Ciro Di Pietro restano attuabili «Pomponi deve il solo proprietario del Pisa Calcio. appena tre soluzioni, tutte estrericapitalizzare Anche se si è reso disponibile a venme, per cercare di salvare il sodalizio nerazzurro e ripartire dalla C1. per evitare il peggio» dere la totalità delle azioni ad un euro, è ancora lui l’unico presidente, e Ecco l’ultimo «tris di carte» ancora giocabili, anche se solo teoricamente. Sinceramen- teoricamente potrebbe ancora intervenire per «salvare la baracca». te, siamo alla disperazione. 1) POOL DI PISANI. L’ipotesi era circolata e maturata prima dell’avvento del costruttore Ciro Di Pietro. Si parlava - e ora si torna a parlare - di un «pool» di imprenditori pisani pronti ad erogare per un «prestito ponte» che permetta di iscrivere la squadra e la renda a quel punto vendibile. Una soluzione che appare praticabile solo ad una condizione (difficilmente realizzabile): che qualcuno, già oggi, garantisca l’acquisto della società una volta effettuata l’iscrizione. La Copra e la cordata Cremaschini (procuratore di calcio) hanno sostanzialmente fatto sapere che - di fronte ad una eventuale iscrizione - potrebbero essere interessate all’acquisto del Pisa. Ma questo può davvero bastare?

3) MISTER «X». La terza via porta lontano dal Pisa e dal Pisa Calcio. Magari dalle parti di Perugia. Le otto strade fin qui «fallite» dimostrano, infatti, che l’unica speranza concreta è che «esca» esattamente come è successo con Losole o Di Pietro - l’ennesimo nome da Perugia in grado di togliere le castagne dal fuoco all’ultimo minuto ed evitare il fallimento della società. Conclusione: se Pisa aspetta un «deus ex machina» diverso da Covarelli e dalle sue conoscenze, le speranze al momento sono decisamente scarse. La partita, in questo momento, appare di difficile risoluzione: mai come oggi il destino della squadra è legato ad un filo di speranza flebile. Quasi inesistente S.B.

ASCIATE ogni speranza, voi che ci credevate: nemmeno Ciro Di Pietro vuole prendersi il Pisa calcio. «Mica posso pagare una Panda quanto pagherei una Ferrari», dice alla Nazione l’imprenditore napoletano. Una lapide tombale, e non se ne parli più. Per chi davvero abbia voglia di capire, una dichiarazione che racchiude in modo magistrale tutto il senso di un Gran Rifiuto che ha l’effetto di una doccia ghiacciata. Quasi mortale. L’abbiamo cercato per tutto il giorno, ieri, Ciro Di Pietro, telefonando alle varie sedi delle sue società. Introvabile. Finchè non è stato lui a richiamarci, componendo il numero che avevamo lasciato ad una della sue segretarie. Fulminante l’esordio del colloquio: «Sono Ciro Di Pietro e volevo darvi un annuncio: ritiro la mia disponibilità all’acquisto del Pisa calcio». Segue lungo silenzio, come chi sa di avere usato parole definitive. Ma come, Di Pietro? Con Pomponi sembravate a un passo dal chiudere l’affare, il colloquio col sindaco Filippeschi era andato bene, e ora lei salta fuori con questa novità?

alle condizioni poste da Pomponi sarebbe stato come comprare una Panda al prezzo di una Ferrari. E no, signori! Mi dispiace ma non posso starci». A frenarla sono stati anche i 2,7 milioni da tirare fuori subito per garantire l’iscrizione al campionato?

«Ma no, non tanto quelli. A frenarmi è stato tutto il resto. Questa era un’operazione che non sarebbe girata. In nessun modo». Andiamo sul concreto. Che impegno finanziario sarebbe stato necessario?

«Diciamo circa 10 milioni di euro da tirare fuori subito, fra iscrizione, debiti da saldare e costruzione della squadra. Dieci milioni di euro solo per mettere il piede dentro alla società e dire buongiorno. Oggi, mi capite bene, con dieci milioni di euro si fanno altre cose. Si comprano altre squadre». Concentriamoci sui debiti. A quanto ammontano?

«Basta leggere le carte per capire quanti sono. Per studiarli avevo dato mandato ad alcuni professionisti, che di solito effettuano restyling di squadre di calcio. Sono stati loro a fermarmi. Andare avanti sarebbe stato come affrontare un bagno di sangue».

«Io faccio l’imprenditore e per me i Lei queste cose a Pomponi le conti devono sempre quadrare. Per ha già dette? rispetto verso la passione dei vostri «Certo che gliele ho tifosi e verso il sindette. L’altra sera daco Filippeschi IL NODO (lunedì sera, ndr) che con me si è «Solo per partire eravamo a cena insiecomportato da perme, qui a Perugia, insona squisita - dopo e dire buongiorno sieme a Covarelli...». l’avvio della trattatiavrei dovuto va mi ero preso 48 metterci 10 milioni» Ah ecco, c’era anore di tempo per che Covarelli... fornire una risposta «Sì, eravamo noi tre. definitiva. Mi dispiace, ma alla fi- Volevo capire bene quello che ne, per capire cosa sia giusto fare Pomponi aveva nel manicone, comi è servito molto meno tempo». me diciamo noi a Napoli». E da cosa dipende questo «no» al Pisa calcio?

«Dipende dalla risposta che nel frattempo mi è arrivata dai consulenti ai quali avevo chiesto di studiare la situazione societaria. Non fatevi ingannare dai nostri tempi rapidi: i conti, nonostante siano passate poche ore, li abbiamo studiati bene. Ci sono stati addirittura tre gruppi di professionisti impegnati a studiare il club». E questi professionisti cosa le hanno detto?

«Che muovendomi da imprenditore non potevo ritenere quest’affare qualcosa di vantaggioso. Dire sì al Pisa, a questo Pisa, sarebbe stato come compiere una specie di azione garibaldina». Dunque, è stata la situazione finanziaria del club a far saltare la trattativa? «Diciamo che comprare la società

E’ stato Covarelli a presentarvi?

«Covarelli è una persona che conosco da un po’ di tempo. E’ stato lui a mettermi in contatto con Pomponi, con l’intenzione di farmi un bell’assist. E Pomponi, naturalmente, sarebbe stato ben contento di concludere l’affare. Ma alla fine non è stato possibile: i debiti vanno onorati». Dunque Covarelli è ancora legato al Pisa calcio...

«Non lo so, certo affettivamente lo è. Perché uno che il calcio ce l’ha in testa come lui, alla fine ce l’ha anche nel cuore. Covarelli è una brava persona e voleva dare una mano al Pisa». Ma questa mano non ci sarà...

«No, mi dispiace ma questa mano non ci sarà».


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LA CANNA DEL GAS no a un bagno di sangue» dall’affare: «Volevano vendermi una Panda al prezzo di una Ferrari» ULTIM’ORA

Filippeschi torna alla carica con la Copra di Molinaroli: «Riapriamo la trattativa»

IL GRAN RIFIUTO Il costruttore napoletano Ciro Di Pietro ieri al suo arrivo in città

di SAVERIO BARGAGNA

DOPO 351giorni di presidenza, meno di un anno solare, Pomponi se ne va. Cede la totalità delle azioni del Pisa Calcio al prezzo simbolico di un euro. Il comunicato ufficiale è «datato» martedì pomeriggio (ore 17.30) ma la decisione non è affatto un fulmine a ciel sereno: segue numerosi appelli della tifoseria ed è l’epilogo del lungo summit tenuto lunedì a Viareggio con il ragionier Saverio Magagnini. Il tutto è giustificato dal cambio di rotta del costruttore Ciro Di Pietro, che ha deciso di ritirarsi da ogni tipo trattativa.

QUESTO E’ UN ADDIO Luca Pomponi mette in vendita il Pisa dopo appena 351 giorni di presidenza nerazzurra

BANDIERA BIANCA. Che cosa significa che la società è in vendita ad un euro? In primo luogo che Pomponi alza definitivamente «bandiera bianca». E’ la resa totale, su tutti i fronti. Significa che la situazione è disperata e che l’attuale presidente nerazzurro non è più in grado di gestirla. E’ l’ultimo atto estremo, l’ultimo tentativo disperato di trovare qualcuno che si faccia avanti entro mercoledì 8 luglio. La città aveva detto: «Pomponi è l’unico

PISA non demorde e tenta il tutto per tutto. Ieri sera l’amministrazione comunale ha infatti ripreso i contatti con la Copra Coop di Guido Molinaroli. La «trattativa» con il colosso piacentino — che opera prevalentemente nel settore delle mense ma che ha interessi anche nel giardinaggio e nelle pulizie (con 4.500 dipendenti e sedi pure fuori continente) — si era interrotta di fronte alla richiesta di Pomponi di versare subito anche i soldi per l’iscrizione alla C1. L’amministrazione comunale però spera che ci siano ancora le condizioni per tornare ad aprire un tavolo di trattativa e ieri sera ha tentato un ulteriore contatto col diggì di Copra, Guido Molinaroli. Evidente, intanto, l’irritazione che da Palazzo Gambacorti trapela verso Pomponi: «La messa in vendita del club ad un euro - si dice in Comune - non conta niente se prima Pomponi non risolve la situazione debitoria del Pisa calcio».

LA RESA DEL PRESIDENTE

ta dai consulenti del gruppo Di Pietro.

Pomponi molla tutto Squadra in vendita a un euro (più debiti)

FIDEIUSSIONI. Pomponi chiede inoltre la restituzione - a tempo debito - delle fideiussioni (circa 2,4 milioni di euro) già presentate alla Lega Calcio. Si tratta di una richiesta - è bene sottolinearlo - del tutto legittima che non ostacolerà (questa no) l’eventuale (difficilissima) cessione del Pisa.

che ha il dovere di iscrivere la squadra». Con questa mossa Pomponi risponde definitivamente: «Io non posso farlo. Trovate voi un’altra soluzione». CONTI IN TASCA. Ma basta davvero solo un euro per comprare il Pisa Calcio? Magari. Ovviamente la situazione è assai complessa e molto più delicata. Pomponi «regalerà» la società solo a chi garantirà l’iscrizione al campionato di serie C1. Quindi — come detto e ridetto fino alla noia — sono necessari 2,7 milioni di euro da tirar fuori nel giro di una settimana. Ammesso che qualcuno abbia davvero intenzione di

farlo, si ritroverebbe comunque con una squadra con altri diversi milioni di debiti: quanti siano, nessuno lo dice ufficialmente. Poi ci sarebbero da investire circa 4 milioni per costruire una squadra mediamente competitiva, che uniti ai 2,7 dell’iscrizione significano quasi 7 milioni da mettere in preventivo come spese ineludibili. Alla fine ne viene fuori una cifra decisamente «fuori mercato», anche considerando il fatto che - mentre una media società di serie C1 vale circa 3 milioni di euro - questo Pisa, senza un reale parco giocatori, può valere dai 700 agli 800 mila euro, almeno stando alla stima effettua-

PROSSIME MOSSE. Alla resa di Pomponi dovrà seguire un atto concreto: il patron dovrà portare i bilanci in Comune rendendo pubblica e certa la situazione debitoria. A chiederlo esplicitamente - come tentativo estremo per tentare il salvataggio - è l’avvocato Andrea Bottone. «Questa operazione di trasparenza - spiega Bottone - è l’unico modo per cercare di avvicinare ancora qualcuno. Alla luce però del fallimento della trattativa con Di Pietro, e vista la situazione patrimoniale del Pisa calcio, la situazione appare davvero drammatica. Servirà un miracolo. Con il dottor Cesare Cava faremo di tutto per cercare ogni giorno di riuscire nell’impresa di salvare il Pisa».


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