La ricerca di un’ identitĂ
Le torri del modernismo milanese
Olga Spagnoletti
<<Credo che la fotografia, con il suo potere di fissazione del reale, permetta di evocare la storia, di usare la memoria come strumento attivo e sensibile per rimettere in circolo le energie trattenute o nascoste dietro le forme dell’apparenza. E se la fotografia alla fine non può certo cambiare il destino della città e non può tanto meno influenzare in modo determinante le scelte progettuali e politiche, ciò che sempre importa è la possibilità di poter creare una nuova sensibilità. Una sensibilità per poter interpretare il mondo, conformato, caotico e indecifrabile che ci sta dinnanzi. >> Gabriele Basilico, da Architettura, città e visioni: riflessioni sulla fotografia, Bruno Mondadori, 2007
La ricerca di un’ identità
Le torri del modernismo milanese
Gli anni della Milano moderna (1930-1960) determinano un profondo e contraddittorio mutamento nell’immagine della città. L’ Italia si trova prima a dover affrontare la ricostruzione di interi comparti di città a causa delle devastazioni della seconda guerra mondiale e poi, a partire dal 1953, il miracolo economico. Marco Biraghi descrive con grande maestria questo momento storico, aprendo la sua “Guida all’architettura di Milano, 1954-2014” con la citazione del lungo piano-sequenza che apre La Notte (1961) di Michelangelo Antonioni: <<i vetri del Grattacielo Pirelli ancora circondato di ascensori di cantiere rispecchiano una Milano lucida e tersa, fatta di edifici moderni dagli angoli netti; poco più là, intorno alla Stazione Garibaldi, sono ancora visibili le ferite della Seconda Guerra Mondiale; mentre più in lontananza, oltre la cerchia della circonvallazione esterna, si intuiscono le ciminiere fumanti delle fabbriche e i corpi massicci degli edifici industriali.>> Architetti e urbanisti si devono confrontare con la nascente architettura europea e mondiale, con la creazione di nuove tipologie, come quella del grattacielo, che in Italia si trova a dover fare i conti con una forte identità storica, con un contesto contro cui decidere di contrapporsi in maniera decisiva oppure con cui mimetizzarsi. Milano reagisce portando alta la bandiera del modernismo, come descritto da Piero Bottoni nella sua “Antologia di edifici moderni in Milano” (Editoriale Domus, Milano 1954), e non da intendersi come semplice sinonimo di nuovo, ma come precisa scelta estetica ed etica. È in questo contesto che nascono i due edifici destinati a simboleggiare la rinascita e lo slancio verso la “missione” moderna: la Torre Velasca e il Grattacielo Pirelli, che esprimono a pieno l’esigenza di confrontarsi con lo scenario internazionale, ma allo stesso tempo la volontà di “recitarvi una parte da protagonista e non da semplice comparsa” (Marco Biraghi, “Guida all’architettura di Milano, 1954-2014”, Ulrico Hoepli Editore ). Il grattacielo rappresenta quindi per Milano la rinnovata vitalità produttiva, il primo passo verso la costruzione della “nuova Milano capitalistica”: permette di ottenere un’ elevata rendita fondiaria e insieme è il media perfetto per il mito dell’ardimento tecnologico e immaginifico che esso incarna. Dunque vediamo la nascita di soluzioni profondamente diverse della stessa tipologia: la Torre Breda di Mattioni, con la sua indifferenza nei confronti di qualsiasi
specificità locale; la Sede dei Servizi tecnici comunali che incarna l’efficienza funzionale; la Torre Galfa che rispecchia la perfetta corrispondenza costruttiva con l’architettura statunitense; la Torre al Parco che, creata all’interno del tessuto urbano, tende a reinterpretare le tradizioni costruttive locali alla luce delle nuove esigenze della borghesia imprenditoriale. Insomma ogni torre racchiude in sé una storia fatta di ideali, di dibattiti e di una ricerca d’identità, caratterizzante un periodo storico di grandi cambiamenti per la società e per l’architettura. Un’identità che non veniva ricercata nella “moda” del momento, ma nelle radici storiche unite alla scoperta di nuove tecnologie costruttive.
Sono queste le motivazioni che mi hanno portato a scegliere come tema per la mio progetto fotografico “Le torri del modernismo milanese”. La ricerca fotografica e l’atto in sé di studiare l’inquadratura e scattare la fotografia, mi ha permesso di “prelevare campioni del mondo reale e metabolizzarli” (per usare un termine di Gabriele Basilico in “Architettura, città e visioni: riflessioni sulla fotografia”).
Il primo approccio alle torri. Inizialmente ho svolto un’ accurata ricerca bibliografica, consultando antologie, monografie e riviste d’epoca, al fine di capire quale fosse “l’ essenza” di ciascun edificio, catalogando tutte le immagini che riuscivo a recuperare, in modo da individuare le inquadrature migliori e più significative. Quindi, inizialmente, la mia concentrazione era tutta rivolta all’edificio in sé, piuttosto che al contesto in cui era inserito, ai dettagli tecnologici e formali, alla composizione delle facciate, alle sue dimensioni e proporzioni. Dopo aver effettuato un primo sopralluogo e quindi una prima serie di scatti, mi sono però resa conto che avevo nelle mani delle fotografie “vuote”, che non riuscivano a trasmettere in alcun modo quella poesia e quella drammaticità che tanto mi avevano affascinato.
Il secondo approccio alle torri. Ho intrapreso così una nuova ricerca, questa volta studiando i grandi fotografi delle realtà urbane, come Olivo Barbieri, Mimmo Jodice, Francesco Jodice, Luca Campigotto e concentrandomi principalmente su Gabriele Basilico. Basilico non si concentra su un singolo edificio, ma sulla “complessità urbana”, dedicando la sua dettagliata osservazione a degli insiemi e non a particolari isolati del loro contesto:
<<cerca di mettere in evidenza un punto nodale, un principio di articolazione o di organizzazione, o ancora di tensione. Da qui il suo interesse per gli incroci, per le facciate nel loro rapporto con la strada, per le architetture dei porti (banchine, gru, depositi, navi) nel loro rapporto con l’acqua.>> (Règis Durand, 1989, in Scenographie et completation de l’espace, in Art Press n. 135, Paris, pag. 48). L’articolazione fra ombra e luce, così importante nelle sue fotografie è da mettere in relazione con l’analisi architettonica e viene percepita come parte integrante dell’architettura, elementi di relazione e di senso. Spesso accade che sia proprio la poetica di Basilico a trasformare paesaggi all’apparenza banali, in quadri ricchi di tensione. Stefano Boeri afferma in Gabriele Basilico e Stefano Boeri, Sezioni del paesaggio italiano, Art, Udine 1997 e Scalo, Zurich 1998: <<ogni fotografia di Basilico contiene una sorta di doppio movimento: quello tendenzialmente inquieto e ondulatorio attorno ad uno spazio da decifrare e quello tendenzialmente sistematico, minuzioso e centripeto che stabilisce il punto di scatto. Il fatto è che i paesaggi urbani di Basilico conservano questa doppia spinta: sono immagini bidimensionali pure che però di continuo ci parlano del movimento dello sguardo tra i volumi tridimensionali dello spazio costruito.>> In particolare ho ricercato immagini che ritraessero le torri milanesi, imbattendomi in inquadrature fatte di scorci, volumi sovrapposti, ombre dure ed espressive, che ritraevano l’edificio nella sua complessità urbana appunto. Gli scatti a cui mi riferisco di trovano in “Cityscapes”, Baldini&Castoldi 1999, un libro composto da oltre trecento scatti, che pur non essendo riferibili a un solo luogo (sono state scattante in tutta Europa), si assomigliano. Attraverso le immagini si viaggia da un luogo all’altro, avendo come risultato: <<una città cosmopolita, un luogo globale somme di frammenti e di racconti separati. Un gioco di progettazione architettonica virtuale, dove i singoli mattoni, come le tessere di un mosaico infinito, si ricompongono dando forma a una architettura immaginaria.>> (Gabriele Basilico, Cityscapes). A seguito dello studio degli scatti di Gabriele Basilico ho effettuato un ulteriore sopralluogo, questa volta osservando le torri da diverse distanze e punti di vista, individuando di volta in volta angolazioni sempre più interessanti ed
Gabriele Basilico, Milano 1987
espressive, quanto più mi addentravo nel tessuto urbano. Ho cercato di studiare la luce e i giochi di ombra che creava, cercando per quanto possibile, di cogliere il momento migliore per scattare la fotografia. Sono arrivata dunque a selezionare 11 torri e 26 scatti di formato due terzi, cercando di andare a creare quel “racconto per immagini” così ben espresso dai lavori di Basilico. Ad ogni edificio non corrisponde lo stesso numero di foto, in quanto non tutti possono essere raccontati allo stesso modo; così la
Torre Rasini, per esempio, ha un solo scatto, mentre la Sede dei Servizi Tecnici Comunali ben sei. Inoltre non ho scelto l’ordine cronologico per costuire la successione delle immagini, ma un ordine dato dalla loro collocazione spaziale, andando quindi a creare una sorta di percorso architettonico, in cui spesso un edificio anticipa un altro oppure fa sentire la sua presenza nello scatto successivo. Per concludere vorrei citare le parole di Gabriele Basilico, che al meglio esprimono la fatica e la passione celate dietro al suo lavoro, e che mi sono state di grande ispirazione: <<L’esplorazione di una città comporta una serie di esperienze, di sentimenti e di pensieri, di angosce e di felicità, disseminati all’interno di un periodo abbastanza lungo di attesa. Attesa di un momento, di un tempo anche non breve nel quale la natura della città si rivela, diventa più accessibile. Il paziente lavoro del guardare deve portare a una soglia al di là della quale i caratteri urbani si rendono più visibili e decifrabili, ci raccontano storie di forme, di materie, di luci e di ombre, di vicino e di lontano.>> Gabriele Basilico, Cityscapes, Baldini&Castoldi, 1999.
11. Torre Galfa (1965-59) Via Gustavo Fara, 41
10. Edificio per uffici Pirelli (1956-60)
Sede dei servizi tecnici comunali (1955-66) .12
Piazza Duca d’ Aosta, 1
Via Giovanni Battista Pirelli, 39
6. Torre Vespa (1955-59)
9. Torre Breda (1950-1955)
Corso Sempione, 43
Via Vittor Pisani, 2
8. Torre Turati (1966-69) Via Filippo Turati,40
5. Torre Branca (1933) Parco Sempione Centro Svizzero (1947-1952) .7
1. Casa a torre Rasini (1933-34) Corso Venezia, 61
Piazza Cavour, 4
4. Torre al parco (1953-56) Via Revere, 2
2. Torre Snia Viscosa (1935-37) Corso Matteotti, 11
3. Torre Velasca (1951-58) Piazza Velasca, 5
Gabriele Basilico, Cityscapes, 134 Milano, 1996
La ricerca di unâ&#x20AC;&#x2122; identitĂ
Le torri del modernismo milanese
Casa a torre Rasini 1933-1934 Emilio Lancia, Gio Ponti
Torre Snia Viscosa 1935-1937 Alessandro Rimini, Guido Mettelr
Torre Snia Viscosa 1935-1937 Alessandro Rimini, Guido Mettelr
Torre Velasca 1951-1958 BBPR
Torre Turati 1966-1969 Giovanni e Lorenzo Muzio
Torre Breda 1966-1969 Luigi Mattioni, Eugenio ed Ermenegildo Soncini
Torre Breda 1966-1969 Luigi Mattioni, Eugenio ed Ermenegildo Soncini
Torre Breda 1966-1969 Luigi Mattioni, Eugenio ed Ermenegildo Soncini
Torre Velasca 1951-1958 BBPR
Torre Velasca 1951-1958 BBPR
Torre Velasca 1951-1958 BBPR
Torre al parco 1953-1956 Vico Magistretti con Franco Longoni
Torre Breda 1966-1969 Luigi Mattioni, Eugenio ed Ermenegildo Soncini
Edificio per uffici Pirelli, 1956-1960 Gio Ponti, A. Fornaroli,A. Rosselli, con P. Nervi, A. Danusso, G. Valtolina, E. Dallâ&#x20AC;&#x2122;Orto
Edificio per uffici Pirelli, 1956-1960 Gio Ponti, A. Fornaroli,A. Rosselli, con P. Nervi, A. Danusso, G. Valtolina, E. Dallâ&#x20AC;&#x2122;Orto
Torre Galfa 1956-59 Melchiorre Bega
Torre al parco 1953-1956 Vico Magistretti con Franco Longoni
Torre Branca 1933 Gio Ponti
Torre Vespa 1955-1959 Luigi Vietti
Centro Svizzero 1947-1952 Armin Meili, Giovanni Romano
Torre Galfa 1956-59 Melchiorre Bega
Sede serv. tecn. comunali 1955-1966 R. Bazzoni, L. Fratino, V. Gandolfi, A. Putelli
Sede serv. tecn. comunali 1955-1966 R. Bazzoni, L. Fratino, V. Gandolfi, A. Putelli
Sede serv. tecn. comunali 1955-1966 R. Bazzoni, L. Fratino, V. Gandolfi, A. Putelli
Sede serv. tecn. comunali 1955-1966 R. Bazzoni, L. Fratino, V. Gandolfi, A. Putelli
Sede serv. tecn. comunali 1955-1966 R. Bazzoni, L. Fratino, V. Gandolfi, A. Putelli
Bibliografia • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Guida all’architettura di Milano 1954-2014, a cura di Marco Biraghi, Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli, Ulrico Hoepli Editore, Milano 2013 “Milano alta” di Federico Ferrari, Fulvio Irace a cura di: Alessandro Sartori, Stefano Suriano, Barbara Palazzi.“Itinerari di architettura milanese: l’architettura moderna come descrizione della città” è un progetto dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano a cura della sua Fondazione L’inedito grattacielo di Milano, L. Mattioni, Scotti, Milano 1955 Il senso della storia, E.N. Rogers, Unicopli, 1999 Edificio a torre in Corso Sempione, in <<Vitrum>> 87, 1957 G. Morgan, Palazzo degli uffici tecnici del Comune di Milano, in <<L’architettura: cronache e storia>> 144, 1967 Una torre per abitazioni al Parco di Milano, in <<Casabella continuità>> 217, 1957 Il Grattacielo Pirelli, in <<Domus>> 348, 1954 Espressione dell’edificio Pirelli in costruzione a Milano, in <<Domus>> 316,1956 G.Ponti, Si fa coi pensieri, in <<Domus>> 379, 1961 La Facciata continua, in <<Casabella>> 516, 1985 A. Bassi, Il caso Pirelli, in <<Casabella>> 671, 1999 G.Ponti, Il grattacielo Pirelli a Milano, in <<Casabella>> 733, 2005 G. Samonà, Il grattacielo più discusso d’ Europa: la Torre Velasca a Milano, in <<L’architettura: cronache e storia>> 40, 1959 BBPR, Tre problemi di ambientamento: la torre Velasca a Milano, un edificio per uffici e appartamenti a Torino, Casa Lurani a Milano, in <<Casabella Continuità>> 232, 1959 G. A. Bernasconi, Cronache di architettura italiana: la torre Turati a Milano, in <<Casabella>>342, 1969 Palazzo degli uffici tecnici del Comune di Milano, in <<Architettura: cronache e storia>> 144, 1967 Cityscapes, Gabriele Basilico, a cura di Filippo Maggia. Baldini&Castoldi, 1999 Architettura, città e visioni: riflessioni sulla fotografia, Gabriele Basilico, Bruno Mondadori, 2007