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Siamo fatti della stessa sostanza dell’olio: siamo natura nella natura
di Luigi Caricato
ssere bambini significa avere un futuro davanti. Significa trovarsi pronti a vivere un’infinità di esperienze, volontarie o necessitate dalla casualità, tutte ancora da definire e non del tutto delineate. Subentra volta per volta la meraviglia, la sorpresa, lo stupore, e anche lo sbalordimento, come pure entrano prepotenti in noi le prime paure, le ansie prima di ogni cosa, e anzitutto l’incertezza, i tentennamenti e le indecisioni verso ciò che non si conosce e si va sperimentando. Quella dell’infanzia è l’età in cui si vivono le prime emozioni rispetto a quanto è dentro e fuori di ciascuno, con tutte le implicazioni che ne conseguono, le incertezze, i dubbi, lo sbigottimento, ma soprattutto la felicità per le piccole cose, ma anche la rabbia, l’insoddisfazione, il fastidio. Si instaurano le prime relazioni con il mondo esterno, che tuttavia non si conosce a sufficienza. Si è un po’ tabula rasa: si assorbe tutto che ci circonda e si ascolta e si vede, impazienti di accogliere tutto, anche voracemente. Solo i genitori, e gli educatori a scuola, possono contribuire a far venire allo scoperto la più intima e inesplorata identità che è in fieri in ogni bambina o bambino. Quando si dice “io”, ci si sente al centro del mondo - e anche se non tutti reagiscono allo stesso modo, l’ego si fa comunque sentire, e scalcia impaziente e con irruenza anche nelle nature più miti e timide e taciturne. L’adulto che è in ciascun individuo, seppure sia ancora lontano da venire, vi alberga già dentro; e se dall’esterno qualcuno aiuta a far disvelare l’adulto nel bambino, allora, sì, proprio come un fiore egli sboccia e si fa notare in tutta la sua evidenza. Si coglie già la prima traccia di personalità, e in particolare si configura il temperamento del futuro adulto. A ben rifletterci, è qualcosa di inimmaginabile da capire, ma è un lento e progressivo processo di disvelamento di sé che ci consegna intatto e puro tutto lo stupore che avvertiamo nello scoprire di essere presenti al mondo e di dover far qualcosa e compiere ciascuno la propria parte. Siamo venuti al mondo, siamo nati, e da bambini ci ritroviamo catapultati nel mondo degli adulti e una volta adulti ci sforziamo sempre di non smarrire e perdere di vista il bambino che è ancora dentro di noi e che vuol restare tale, anche se nel frattempo ci si accorge di essere diventati sempre più grandi, fino poi a divenire anziani, pronti ad aprirci a un’altra nascita e a sperimentare l’imponderabile che viene dopo ogni ciclo che finisce e che reclama un nuovo inizio.
Il numero 15 di OOF International Magazine è dedicato ai bambini, anche se parla un linguaggio ibrido, un po’ rivolgendosi agli adulti, un po’ ai bambini, un po’ lasciando esprimere gli uni, un po’ gli altri. Senza dubbio un bambino - leggendo questo editoriale un po’ trasecola, non comprendendo il linguaggio, e forse nemmeno il senso stesso del messaggio, ma ciò che nota è che anche lui fa parte del mondo degli adulti, un mondo con cui interagisce e si relaziona.
Quel che preme far emergere qui, è che c’è una materia prima che ci accompagna fedelmente, in tutte le età e in tutte le epoche in cui l’uomo ha compreso di far parte di una civiltà. Questa materia prima, l’olio ricavato dalle olive, è così buona e salubre da farci desiderare di tornare bambini, come lo sono diventato io attraverso l’artista Stefania Morgante, la quale nel ritratto a corredo di questo editoriale, mi immagina immerso, felice, in una tazza colma d’olio, intento a rimirare il mondo. Noi siamo un corpo che ha bisogno di nutrirsi per vivere. Il nostro nutrimento deve essere sano, come lo è la spremuta di olive che assume il nome di olio.
Noi, in fondo, siamo fatti della stessa sostanza dell’olio: siamo natura nella natura.
by Luigi Caricato
Being a child means having a future ahead of you. It means being ready to face a wide range of experiences, some by choice, others necessitated by chance, all as yet unclear and perhaps only glimpsed. Wonder, surprise, amazement, and even astonishment await, and at the same time children will be beset by their first fears, with anxieties leading the way, and above all by uncertainty, hesitation and indecision regarding what is now unknown but will be experienced in the future. Childhood is when we come face to face with our first emotions, in relation to our inner selves and our surroundings, with all its implications, uncertainties, doubts, and bewilderment. We will feel above all happy about the little things, but will also experience anger, dissatisfaction, and annoyance. We establish our first relationships with the outside world, but we remain mainly ignorant of what it entails. We are in many ways a clean slate or a sponge: we soak up everything around us, listen and observe, impatient to devour whatever we can, sometimes voraciously. Only parents, and schoolteachers, can help bring out the most intimate, unexplored identity developing in every little girl or boy. When we say “I”, we feel as if we are at the centre of the world, and while we are not all the same, the ego still makes itself felt, impatiently and noisily thrashing out in even the mildest, most shy and taciturn among us. The adult in each individual, even though adulthood is still far off, dwells inside us even as children; and if the child is helped to reveal this adult side, then it will blossom like a flower and become evident. The first trace of personality can already be seen, and in particular the temperament of the future adult takes shape. Upon initial reflection, it may seem hard to understand, but this slow, ongoing process of self-disclosure endows us with a sense of unblemished, pure amazement, as we become aware of our presence in the world, as we begin to sense that everyone has a purpose and a part to play. We came into the world, were born, and as children found ourselves catapulted into the world of adults. Once adults, we strive not to lose sight of the child who is still inside us and who wants to stay there, even if in the meantime we realize that we have grown, and then become old, ready to accept another birth and to experience the imponderable that comes after each cycle that both ends and marks a new beginning.
Issue 15 of OOF International Magazine is dedicated to children, although it speaks a hybrid language, addressed in part to adults, and in part to children, while giving voice to both. Undoubtedly, a child reading this editorial would be somewhat startled, unable to understand the language used and perhaps not even the very meaning of the message, but what they would notice is that they too are part of the adult world, a world with which they interact and relate.
What we want to show in this issue is that there exists a raw material that has faithfully accompanied us, throughout our lives and the whole of history, ever since humans began to regard themselves as civilized. This raw material, the oil obtained from olives, is so good and healthy that it makes us wish we were children again, as I too have become thanks to the artist Stefania Morgante, who in the portrait accompanying this editorial imagines me happily immersed in a cup full of oil, intent on admiring the world. We are a body that needs nourishment to live. And that nourishment must be healthy, as is the pressed juice from olives that we call oil. After all, we are such stuff as oil is made of: we are nature within nature.