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Anche l’olio ha una sua grammatica visiva.
Giungere al decimo anno del contest “Forme dell’Olio” è un traguardo molto importante. Raggiunto un obiettivo di tale portata, ci induce a guardare indietro e a vedere cosa, nel corso di questo lungo periodo, sia cambiato. Il concorso ideato e promosso da Luigi Caricato attraverso Olio Officina è nato con lo scopo di incentivare le aziende olearie a investire sulla narrazione del prodotto e dello stesso settore in cui queste imprese operano. Narrare attraverso il packaging e il design dei contenitori e degli imballaggi è fondamentale. Con l’avvento delle “Forme dell’Olio” c’è stato un prima e un dopo, anche in ragione del fatto che il comparto oleario è sempre stato immobile, più conservatore che innovatore, non avendo mai portato con sé nuovi linguaggi, nuove forme, nuovi modi di interpretare l’olio extra vergine di oliva. Le “Forme dell’Olio” hanno contribuito a innescare un movimento di rinascita e di riqualificazione del settore, animandolo di nuove visioni.
Molte aziende hanno deciso di osare, investendo nel design, in modo da raccontare la propria realtà attraverso scelte distanti dai canoni consueti, e stimolando a loro volta anche gli stessi creativi a scommettere su una materia prima complessa come l’olio.
La giuria, come ogni anno, ha riunito gli esperti, tra docenti universitari, designer e architetti, ma anche giornalisti e osservatori e creatori di bellezza, in modo da poter valutare e contestualizzare al meglio le bottiglie e i singoli manufatti in gara.
Hanno fatto parte della giuria delle “Forme” 2023 Luigi Caricato, direttore di Olio Officina e ideatore del Premio, e con lui il presidente della giuria, il designer Mauro Olivieri, l’architetto e designer Alessia Cipolla, il creative director Antonio Mele, l’architetto e giornalista Sara Gecchelin, i graphic designer Michelangelo Petralito e Iolanda Rotiroti, la giornalista Marisa Fumagalli, la scrittrice Ilaria Santomanco, il sommelier (past president Ais) Antonello Maietta, nonché l’architetto e designer Fabrizio Bertero e l’architetto Manuelita Maggio.
La giuria, appunto, ma, come si sa, non è mai facile giudicare il lavoro di colleghi designer che hanno scelto di sviluppare un progetto in un determinato modo; non è facile valutare e giudicare migliori alcune scelte stilistiche rispetto ad altre, ma, in termini totalmente oggettivi, va chiarito che alcune proposte in gara hanno saputo esprimere un potenziale più vincente rispetto ad altri. Ciò tuttavia non significa che non vi sia ugualmente dietro alla progettazione un forte impegno, ma che andrebbero riviste alcune scelte cromatiche e grafiche, così da valorizzare in modo differente l’olio extra vergine di oliva, così da renderlo capace di raccontare una storia, immediatamente riconoscibile tra le tante bottiglie presenti sugli scaffali dei negozi o sui tavoli di un ristorante.
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Serve azzardare, servono nuovi colori, nonostante non verrebbero mai associati a un prodotto come l’olio. Le aziende spagnole tendono molto a combinare sfumature e fantasie difficilmente riconducibili all’extra vergine. Eppure, ogni volta che si presenta una bottiglia realizzata in Spagna, viene immediatamente associata alla sua nazionalità, in quanto queste scelte cromatiche e grafiche sono il riflesso dell’identità di una cultura ben precisa.
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Ci sono stati progetti che hanno messo d’accordo tutti i giudici. Bottiglia, etichetta, idea alla base parlano la stessa lingua e questa armonia di linguaggi arriva dritta a chiunque, non solo a chi osserva i lavori con un occhio critico.
Sono molte le grafiche dei contenitori e delle confezioni in gara che esprimono un impatto visivo capace di colpire il consumatore finale. Di altre, invece, si è premiato soprattutto l’investimento economico volto a ottenere un prodotto che non solo abbia una lavorazione particolare, ma che soddisfi nel contempo anche i requisiti dell’estetica, infatti, deve andare di pari passo con la funzionalità del prodotto.
Non può essere valutata esclusivamente la bellezza, ma deve essere collocata in rapporto con una serie di elementi, come la scelta del vetro o del materiale per proteggere l’extra vergine, la tipologia di tappo, se è o meno adatta agli standard di sicurezza e igienici, e la possibilità di maneggiare con facilità la bottiglia.
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Anche la forma è sempre un elemento divisivo, tra le aziende e i giurati, ma soprattutto tra i giurati stessi, ma ora vi spieghiamo perché.
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Delle bottiglie va compresa l’uniformità. La forma può essere sempre quella tradizionale, ma occorre vederla nel suo complesso, ha affermato il presidente della giuria Mauro Olivieri: va valutato lo sforzo e la conseguente interpretazione della storia aziendale, o di un progetto specifico. Ma non per tutti i giudici è così: non basta modificare gli elementi della grafica, cercando in questi l’innovazione. Ciò che serve davvero è dare un nuovo aspetto ai contenitori che accoglieranno l’olio extra vergine di oliva, che siano questi bottiglie in vetro, orci in ceramica, latte o bag in box, anche perché altrimenti si rimarrebbe statici, senza che vi siano impulsi concreti per restituire un nuovo volto a un prodotto dalla storia millenaria.
Serve azzardare, servono nuovi colori nonostante non verrebbero mai associati a un prodotto come l’olio. Le aziende spagnole tendono molto a combinare sfumature e fantasie difficilmente riconducibili all’extra vergine. Eppure, ogni volta che si presenta ai giudici una bottiglia realizzata in Spagna, viene immediatamente associata alla sua nazionalità, in quanto queste scelte cromatiche e grafiche sono il riflesso dell’identità di una cultura ben precisa.
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Tutto, però, deve essere fatto seguendo un senso e una contestualizzazione precisa: confusione e difficoltà nel cogliere il concept non vengono premiati, in quanto appaiono lavori privi di una struttura e una chiarezza mentale alla base dell’idea. Altre bottiglie, invece, ricordano contenitori che per via della grammatica visiva e dei codici a cui siamo abituati, delimitano delle aree settoriali rispetto ad altre.
E per quanto questo aspetto non sia un elemento a sfavore, che porta a una penalizzazione nella valutazione, rimane una scelta che non mette tutti d’accordo, ed è giusto così. D’altronde, una azienda deve interpretare il proprio prodotto nella migliore visione che ritiene più opportuna, anche se si opta per linguaggi distanti dal comparto oleario.
Questa scelta potrebbe portare a un grande vantaggio, che risiede nell’associare determinate caratteristiche a quella data realtà, imponendosi così nella memoria di chi acquista. Non solo il settore degli oli, anche il comparto degli aceti sta evolvendosi attraverso proposte che reinterpretano la tradizione. Il lavoro è ancora lungo, e gli impulsi stanno arrivando. Noi di Olio Officina siamo soddisfatti della risposta positiva da parte delle aziende acetiere e siamo convinti che anche questo concorso sarà in continua crescita.
Sicuramente c’è voglia di cambiare, si percepisce quel bisogno di restituire ai comparti produttivi dei nuovi elementi, necessari per renderli più moderni e per farli dialogare con il pubblico. In questo percorso, una figura chiave la occupano i designer cui si appoggiano le aziende, capaci di elaborare le richieste e di trasformarle in nuovi packaging, etichette, narrazioni e colori. Anche i lavori pervenuti per l’assegnazione del titolo di “Designer dell’anno” sono stati tanti, e ci sono apparsi anche belli, nuovi e interessanti.
Giuria — Premi
Presidente della giuria
Mauro Olivieri designer, docente di food design allo IED di Milano
Giurati
Fabrizio Bertero architetto
Luigi Caricato direttore di Olio Officina
Alessia Cipolla architetto e designer
Marisa Fumagalli giornalista del “Corriere della Sera”
Sara Gecchelin giornalista, rivista “Imbottigliamento”
Manuelita Maggio architetto e titolare agenzia di comunicazione
Antonello Maietta sommelier, past president Ais
Antonio Mele creative director, già docente Accademia di Comunicazione Milano
Michelangelo Petralito creative director, docente IED di Milano
Iolanda Rotiroti graphic designer e illustratrice, docente IED di Milano
Ilaria Santomanco giornalista e sommelier
Designer — dell’anno
Vincitore assoluto
IDEM DESIGN
Conversano (Ba), Italy
Finalisti
LILLALAB CREATIVE STUDIO DI FEDERICA GARRAMONE
Potenza (Pz), Italy
D’ANIELLO TRADIZIONI
Terlizzi (Ba), Italy
TONI TRAGLIA GRAPHIC DESIGN
Canonica d’Adda (Bg), Italy
La giuria, i vincitori e i protagonisti dell’edizione 2023