Titolo originale dell’opera Obras completas (y otros cuentos) © 1959 by Augusto Monterroso Traduzione di Helen Carosi © Omero Editore, Roma 2013. Tutti i diritti riservati. www.omero.it Isbn: 978-88-96450-15-4 Impaginazione e grafica di Luigi Annibaldi
OPERE COMPLETE E ALTRI RACCONTI Augusto Monterroso Traduzione di Helen Carosi
Mister Taylor
Meno strana, anche se senza dubbio più esemplare – disse a quel punto l’altro – è la storia di Mr. Percy Taylor, cacciatore di teste nella foresta amazzonica. Si sa che nel 1937 lasciò Boston nel Massachusetts, dove aveva ingentilito così in profondità il suo animo da restare senza un centesimo. Nel 1944 venne avvistato per la prima volta nell’America del Sud, nella regione dell’Amazonas, dove viveva con gli indigeni di una tribù il cui nome non ha bisogno di essere ricordato. Per via delle sue occhiaie e del suo aspetto scheletrico venne presto chiamato «il gringo povero» e i bambini della scuola lo additavano e gli tiravano sassi quando passava con la sua barba brillante sotto il sole dorato dei tropici. Però Mr. Taylor non si rattristava per la sua umile condizione, perché nel primo volume delle Opere Complete di William G. Knight aveva letto che, se non si prova invidia per i ricchi, la povertà non disonora. In poche settimane i nativi si abituarono a lui e ai suoi abiti stravaganti. Inoltre, siccome aveva gli occhi azzurri e un vago accento straniero, il Presidente e il Ministro degli Esteri lo trattavano con singolare rispetto, preoccupati di provocare qualche 5
incidente diplomatico. Era così povero e sventurato che un giorno si inoltrò nella foresta alla ricerca di erbe da mangiare. Aveva camminato già per qualche metro senza avere il coraggio di guardarsi intorno, quando per puro caso vide attraverso la boscaglia due occhi indigeni che lo fissavano. Un lungo brivido percorse la schiena molto sensibile di Mr. Taylor. Però Mr. Taylor affrontò intrepido il pericolo e continuò a camminare fischiettando come se nulla fosse. Con un balzo improvviso (ma non abbastanza da potersi definire felino) il nativo gli si mise davanti ed esclamò: – Buy head? Money, money. Anche se l’inglese parlato dall’uomo non poteva essere peggiore, Mr. Taylor alquanto indispettito riuscì a capire che l’indigeno gli voleva vendere la testa di un uomo, curiosamente rimpicciolita, che stringeva in mano. Non è necessario dire che Mr. Taylor non poteva permettersela; ma poiché finse di non capire, l’indio si sentì talmente in colpa di non parlare bene l’inglese che gliela regalò chiedendogli scusa. Mr. Taylor tornò alla sua capanna pieno di gioia. Quella notte, steso supino sulla misera stuoia di palme che gli faceva da letto, interrotto soltanto dal ronzio delle mosche accaldate che gli svolazzavano intorno facendo oscenamente l’amore, osservò a lungo lo strano oggetto di cui era venuto in possesso. Ciò che gli dava maggiore soddisfazione estetica era contare, uno per uno, i peli della barba e dei baffi e guardare dritto in quegli occhietti quasi ironici che sembravano essere grati di tanta deferenza. 6
Uomo di grande cultura, Mr. Taylor aveva l’abitudine di abbandonarsi alla contemplazione, ma questa volta si stancò subito delle sue riflessioni filosofiche e decise di regalare la testa a un suo zio, Mr. Rolston, residente a New York, che fin dalla più tenera età aveva sviluppato una forte inclinazione verso le manifestazioni culturali dei popoli ispano-americani. Pochi giorni dopo lo zio gli chiese – fatta qualche domanda sullo stato della sua salute alla quale sembrava tenere molto – se gentilmente gli potesse fare omaggio di altre cinque teste. Mr. Taylor accondiscese volentieri al capriccio dello zio – non si sa in quale modo – e a giro di posta rispose: «Mi ha fatto piacere soddisfare i tuoi desideri». Molto riconoscente, Mr. Rolston gliene ordinò altre dieci. Mr. Taylor si sentì «lusingato di poterlo servire». Ma quando dopo un mese questo gliene chiese altre venti, Mr. Taylor, uomo rude e barbuto ma di raffinata sensibilità artistica, ebbe il presentimento che il fratello di sua madre ci stesse speculando sopra. Ebbene, se lo volete sapere, era proprio così. Con tutta franchezza, Mr. Rolston glielo fece capire in una lettera appassionata il cui linguaggio risolutamente commerciale fece vibrare come non mai le corde del sensibile spirito di Mr. Taylor. Successivamente, si accordarono per dare inizio a una società in cui Mr. Taylor si impegnava a procurare e spedire le teste umane rimpicciolite su scala industriale, mentre Mr. Rolston le avrebbe vendute al miglior prezzo possibile nel suo paese. Nei primi giorni ci furono un po’ di difficoltà con alcune persone del posto. Ma Mr. Taylor, che a Boston aveva ottenuto ottimi voti con un saggio su Joseph Henry Silliman, rivelò le proprie 7
doti politiche e ottenne dalle autorità non solo il permesso necessario per esportare, ma addirittura una concessione esclusiva per novantanove anni. Non ci mise molto a convincere il guerriero Esecutivo e gli stregoni Legislativi del fatto che quell’iniziativa patriottica avrebbe arricchito la comunità in poco tempo e che presto tutti gli aborigeni assetati avrebbero avuto la possibilità di bere (ogni qual volta avessero fatto una pausa nella raccolta delle teste) di bere una bibita bella fresca la cui formula magica avrebbe procurato lui stesso. Quando i membri della Camera, dopo un breve ma luminoso sforzo intellettuale, si resero conto di questi vantaggi, sentirono ardere il loro amore per la patria, e in tre giorni promulgarono un decreto, esigendo al popolo di accelerare la produzione di teste rimpicciolite. Qualche mese dopo, nel paese di Mr. Taylor le teste raggiunsero quella popolarità che tutti ricordiamo. All’inizio erano un privilegio per le famiglie più abbienti; ma la democrazia è la democrazia e, nessuno lo può negare, tempo qualche settimana poterono acquistarle perfino i maestri di scuola. Una casa senza la sua testa, non era considerata una vera casa. Presto fu il turno dei collezionisti, e con loro, le contraddizioni: possedere diciassette teste cominciò a essere considerato di cattivo gusto; risultava invece distinto averne undici. Divennero così popolari che quelli davvero raffinati cominciarono a perdere interesse e ormai ne acquistavano una solo eccezionalmente, soprattutto se aveva qualche particolare che la distinguesse dalle altre. Ce n’era una molto strana, con dei baffi prussiani, che in vita era appartenuta a un generale piuttosto 8
affermato, che fu regalata all’Istituto Danfeller, che a sua volta donò senza pensarci, tre milioni e mezzo di dollari per incentivare lo sviluppo di quella manifestazione culturale così eccitante dei popoli ispano-americani. Nel frattempo la tribù era progredita così tanto da aver realizzato persino un piccolo marciapiede intorno alla Camera dei Deputati. I membri del Congresso passeggiavano la domenica e il giorno dell’Indipendenza su questo allegro marciapiede, schiarendosi la gola e mostrando i loro piumaggi, ridendo tra sé e sé ma con un aspetto molto serio, sulle biciclette regalate dalla Compagnia. Però, che vi credete? Non sempre tutto è così facile. Quando meno se lo aspettavano si presentò la prima scarsità di teste. Cominciò allora la più allegra delle feste. I semplici decessi naturali erano ormai insufficienti. Il Ministro della Salute Pubblica ebbe un attacco di sincerità e in una notte oscura, con la luce spenta, dopo averle accarezzato per un po’ il seno come se niente fosse, confessò a sua moglie che si considerava incapace di alzare la mortalità a un livello gradito agli interessi della Compagnia, allora lei gli disse di non preoccuparsi, che certamente tutto si sarebbe sistemato e che era meglio dormirci su. Per compensare questa incapacità amministrativa, fu indispensabile prendere provvedimenti eroici e si stabilì allora la pena di morte in maniera rigorosa. Gli uomini di legge si consultarono ed elevarono alla categoria di delitto punibile con la forca o la fucilazione, a seconda della gravità, l’infrazione più insignificante. 9
Anche semplici equivoci furono considerati fatti delittuosi. Un esempio: se durante una conversazione banale, qualcuno per sbaglio diceva «Fa molto caldo» e successivamente si poteva dimostrare con il termometro alla mano che il caldo non era poi così tanto, doveva pagare una piccola imposta e poi essere fucilato; la testa era destinata alla Compagnia, mentre, è giusto dirlo, il busto e le estremità ai parenti afflitti. La legislazione riguardo le malattie fece immediatamente scalpore e il Corpo Diplomatico e le Cancellerie delle potenze amiche non fecero altro che parlarne. In base a questa memorabile legislazione, i malati gravi avevano a disposizione ventiquattro ore per sistemare le loro carte e poi morire; ma se nel frattempo erano fortunati e riuscivano a contagiare la famiglia, ottenevano tante proroghe di un mese quanti erano i familiari contaminati. Le vittime di malattie lievi e i semplici indisposti meritavano il disprezzo della patria e per strada tutti potevano sputargli in faccia. Per la prima volta nella storia fu riconosciuta l’importanza dei medici (alcuni candidati al premio Nobel) che non curavano nessuno. Morire era diventato prova del più esaltato patriottismo, non solo a livello nazionale, ma addirittura a un altro ben più glorioso, quello internazionale. Con il vigore che raggiunsero altre industrie sussidiate (prima di tutto quella delle bare, che fiorì grazie all’assistenza tecnica della Compagnia) il paese entrò, come si suol dire, in un periodo di grande auge economico. E questo si poteva comprovare nel nuovo marciapiede fiorito, dove passeggiavano, avvolte dalla malinconia dei dorati pomeriggi autunnali, le mogli dei deputati, 10
le cui graziose testoline dicevano di sĂŹ, sĂŹ sĂŹ, che tutto andava bene quando qualche giornalista sollecito, dal lato opposto, le salutava sorridente togliendosi il cappello...
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Indice
Mister Taylor Una su tre Sinfonia compiuta La First Lady L’eclissi Anche Diogene Il Dinosauro Leopoldo (le sue opere) Il concerto Il Centenario Non voglio ingannarvi Vacca Opere Complete
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Opere complete e altri racconti Augusto Monterroso C’è chi la perfezione non la raggiunge mai e c’è chi, come Augusto Monterroso, la raggiunge in una sola riga: “Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì”. Dal cilindro di Monterroso esce un commerciante di teste d’uomo, o un concerto, dove tutti applaudono per non scontentare la concertista. Nel mondo di Monterroso un cane può diventare la vittima dell’incomunicabilità tra padre e figlio. È un libro che quando lo tieni tra le mani il tuo cervello ti ringrazia per la creatività che gli concedi. La pensava così anche Italo Calvino. Vorrei mettere insieme una collezione di racconti di una sola frase, o d’una sola riga, se possibile. Ma finora non ne ho trovato nessuno che superi quello di Monterroso: «Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí.» Italo Calvino, Lezioni Americane, Garzanti 1992 Racconto perfetto. Con un potere di persuasione impareggiabile, per concisione, capacità di impressionare, colore, forza di suggestione e finezza esaustiva. Mario Vargas Llosa, Lettere a un aspirante romanziere, Einaudi 1998
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