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PROTAGONISTA A HOLLYWOOD COME A SEBRING

FERRARI 275 GTB/4 NART SPYDER: LA PREFERITA DALLE DONNE di Andrea Cittadini

Ci sono auto con una storia particolare e la stella del nostro articolo è una di queste. A suo agio sia sul set di Hollywood - tra le mani di Faye Dunaway, partner di Steve McQueen nel film “Il caso Thomas Crown” - sia in pista, nella 12 Ore di Sebring. Dove ha ottenuto un 2° posto di categoria nel 1967, sempre con due donne al volante. La Ferrari 275GTB/4 NART Spyder, numero di telaio 09437 GT, è stata la prima di 10 vetture originali in serie limitata, due delle quali con telaio in alluminio. Questa mini-serie di 10 pezzi fu voluta da Luigi Chinetti, all’epoca mitico distributore Ferrari in USA e creatore del NART, il North American Racing Team. Nato a Milano, Chinetti iniziò la sua carriera in Alfa Romeo, dividendosi tra il ruolo di pilota e quello commerciale. Vinse a Le Mans con la 8C nel ’32 e ’34 e poi aprì la concessionaria di Parigi. Emigrò in America nel ’40 e ne prese la cittadinanza sei anni dopo. Appena Ferrari - che aveva conosciuto in Alfa - presentò nel 1948 la 166MM Barchetta, gli fece vendere immediatamente il primo esemplare, e ne guidò lui stesso uno per trionfare ancora nelle 24 Ore di Le Mans e di Spa nel 1949. L’ultima Ferrari a conquistare Le Mans nel 1965, la 275 LM di Rindt-Gregory, fu schierata dalla scuderia NART, così come la Ferrari 158 F.1 di John Surtees quando si aggiudicò il mondiale nel ’64, correndo le ultime due prove con la livrea bianca e blu, i colori delle vetture USA. Infatti Enzo Ferrari in polemica con la federazione internazionale per la mancata omologazione di una vettura, aveva restituito la sua licenza di costruttore ed era quindi impossibilitato a partecipare direttamente a gare ufficiali. La 275 GTB/4 venne introdotta al Salone di Parigi 1966, esteticamente uguale alla precedente 275 GTB, ma con soluzioni meccaniche mutuate dai prototipi da corsa 275 e 330 P2, come il motore a quattro alberi a camme in testa, 6 carburatori, lubrificazione a secco, per una potenza di 300 CV a 8.000 giri/minuto e una velocità massima di 267 km/h. Il motore era un V12 da 3.285 cc in alluminio, cambio a 5 marce con schema transaxle, sospensioni indipendenti. Chinetti chiese che fosse realizzata pure la versione Spyder. Ferrari rifiutò, perché era stata presentata a Parigi anche la 330 GTS. Chinetti non si perse d’animo e domandò allora a Sergio Scaglietti, carrozziere di Enzo Ferrari, di realizzare questa vettura. Anche per Scaglietti la conoscenza con Ferrari risaliva agli anni dell’Alfa Romeo e quando si mise in proprio e iniziò a restaurare vetture del Cavallino, “il Drake” ne ri-

FERRARI 275GTB4

Fonti ufficiali narrano che la ricevette sul set mentre stava girando Bullit, nel ‘68 a San Francisco. Poi quella Ferrari 275GTB4 fu venduta da Steve McQueen, e le varie proprietà successive ne modificarono le forme trasfomandola in auto scoperta. L’attuale proprietario giustamente l’ha voluta ripristinare come da originale e si è avvalso di Ferrari Classiche per restaurare e certificare la vettura, rimodellando a mano i pannelli d’acciaio del tetto. Quest’auto non ha nulla a che vedere con la 275GTB/4 NART SPYDER blu che McQueen personalizzò direttamente. Si tratta di un altro esemplare.

© Ferrari

mase impressionato e volle legarlo a sé. Scaglietti contribuì alla realizzazione di molti modelli importanti per Ferrari, come ad esempio la 250 GTO. Ferrari autorizzò Scaglietti a esaudire Chinetti, e il progetto partì. Scaglietti non aveva una formazione ingegneristica o da progettista e lavorava a occhio, personalizzando i modelli disegnati da Pininfarina. La 275 GTB/4 telaio n. 09437 GT in alluminio fu la prima ad essere realizzata e fù spedita in USA, dipinta di giallo, per correre la 12 Ore di Sebring affidata all’equipaggio femminile formato da Denise McLuggage, e Pinkie Rollo, due delle prime donne pilota in USA. La McLuggage è stata anche una delle prime donne giornaliste a occuparsi di motori. Ha 85 anni e vive a Santa Fé. Anche la Rollo è tuttora vivente. L’unica modifica estetica per la gara fu l’adozione del rollbar, e la vettura concluse la competizione al 17° posto assoluto e al 2° di classe. Quell’edizione della corsa si intitolava “12 Hours of Endurance For The Alitalia Airlines Trophy”, quando la nostra compagnia di bandiera investiva nelle corse e contava qualcosa a livello mondiale… L’anno seguente l’auto venne dipinta di rosso, apparve sulla copertina di “Road &Track” e nel film “Il caso Thomas Crown” con Steve McQueen e Faye Dunaway, affidata a quest’ultima: infatti nel film è la sua auto personale. McQueen non la guidò sul set, ma ne rimase talmente impressionato da comprarsene una poco dopo, di colore blu scuro che lui modificò e personalizzò in maniera egregia rendendola ancora più bella e sportiva. Visto il successo mediatico del modello, Chinetti ne fece costruire altre nove, con l’obiettivo di arrivare a 25 esemplari. Invece gli ordini non arrivarono e Chinetti spesso dovette venderle a prezzo scontato, meno di una 275 GTB/4 coupé. Come spesso accade, auto di scarso successo commerciale poi diventano icone per collezionisti, e spuntano quotazioni milionarie. La vettura in questione è tornata gialla dopo un “pit-stop” presso Ferrari Classiche a Maranello, e fa parte di una collezione privata in USA.

© Chip Riegel

© Chip Riegel

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