Onda d'Urto Febbraio 2005

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ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno VII, n.3, Febbraio 2005 http://web.tiscali.it/liceoporporato/onda/onda_d'urto.htm — ins.resp. a.denanni

“L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI. NON SI VEDE BENE CHE COL CUORE” Antoine De Saint-Exupery

Indice: Appaio, quindi sono Non è bello ciò che è…. Don Milani a Barbiana Tutto è relativo

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Interiorità-esteriorità pag. 4-5 La Canalis nella vita… pag. 4 Meglio il Nobel o Miss It? pg.5 Quanti chili per essere? pag. 6 Nessuno mi guarda… pag. 6

La mia scuola è una sfilata pg.7 Sognare con la fiction pag. 8 Gioie e paranoie pag. 9 Dichiarazione Millennio pg.10 Nevè Shalom pag.11

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Con amore, i vs.alunni Splash Un campione tra noi Il Bhutan misura la Fil Test divertentissimo

pag. 12 pag. 13 pag. 15 pag. 15 pag.16

Cineforum d’istituto pag.18 Curriculum&Impiego pag. 19 A me gli occhi! pag. 20 Lettere alla redazione pg.20-1 Vto-Pubblicità pag.22


Appaio, quindi sono Siamo tutti “esposti”, affermava un opinionista qualche tempo fa. La nostra società ormai è fuori di noi. Lì si raccoglie credibilità e fiducia. Chi non si mette in mostra e non è irraggiato dalla luce della pubblicità non ha la forza di sollecitarci, di lui neppure ci accorgiamo, il suo richiamo non lo avvertiamo: “non esiste”. In una società consumistica dove le merci per essere prese in considerazione devono essere pubblicizzate, si è diffuso il costume che ci ha contagiato tutti per cui abbiamo la sensazione di esistere solo se ci mettiamo in mostra. Per esserci bisogna dunque apparire. E chi non ha nulla da mettere in mostra, non ha una merce, non un corpo, non un’abilità, non un messaggio, pur di apparire e uscire dall’anonimato mette in mostra la propria interiorità, il privato dove sono custoditi i sentimenti, i significati. Il fenomeno Lecciso è sotto gli occhi di tutti. A partire dalla lettera di Michele “Look e personalità” dello scorso numero di Onda abbiamo voluto aprire un dibattito sull’essere e sull’apparire. Quanto bisogna “apparire” (nel look, nei media, nell’atteggiarsi…) per essere considerato/a, stimato/a, guardato/a? Ancora: “Quanti chili per essere?” come dice l’articolo di pag. 5? Cioè, quanto conta oggi il corpo, la bellezza, la “carrozzeria” alla Jessica Rabbit per riuscire nella vita, nel lavoro, in amore? Conta più per i ragazzi o per le ragazze? Queste e altre domande sono alla base della copertina e degli articoli di apertura di questo numero di Onda d’urto. La Redazione P.S. Il Piccolo Principe afferma che “non si vede bene che col cuore”. Di fronte alla prospettiva di mettersi insieme con uno/a bello/a o con uno/a che vi rende felice, chi scegliereste?

La principessa e il rospo di Anthony De Mello

Un giorno una bella principessa decise di andare a passeggiare per la foresta e qui incontrò un rospo. Il rospo la salutò molto delicatamente. La principessa si spaventò al sentire un rospo parlare la lingua degli uomini. Ma questi la rassicurò: "Altezza Reale, in realtà io non sono un rospo. Sono un principe, ma una strega mi ha trasformato in un rospo". La principessa, che aveva un cuore generoso, gli chiese: "Posso far qualcosa per spezzare questo sortilegio?". Il rospo rispose: "Sì. La strega mi ha detto che se riuscissi a trovare una principessa che mi ami tanto da restare con me per tre giorni e tre notti, il sortilegio verrebbe spezzato e io tornerei ad essere un principe". La principessa in quel rospo poteva già vedere il principe. Portò con sé il rospo a palazzo. Tutti esclamavano: "Cosa è quella creatura ripugnante che ha portato con sé?". E lei rispondeva: "No, non è una creatura ripugnante, è un principe!". E teneva il rospo con sé giorno e notte, a tavola e seduto sul guanciale mentre dormiva. Dopo tre giorni e tre notti si svegliò e vide quel principe giovane e bello, che baciò la sua mano con gratitudine per aver rotto l'incantesimo e averlo trasformato nel principe che era.

«NON È BELLO CIÒ CHE È BELLO MA È BELLO CIÒ CHE PIACE!» E/O «IL MONDO È BELLO PERCHÉ È VARIO!» Come è sotto gli occhi di tutti (letteralmente), l’esteriorità gioca un ruolo se non decisivo comunque piuttosto consistente, all’interno della società in cui viviamo. Infatti l’aspetto fisico, pubblicizzato da televisione, riviste e concorsi di bellezza, assume un’importanza notevole nei rapporti sociali e di conseguenza anche nel rapporto con se stessi: è innegabile che soprattutto ragazzi e ragazzini, ma anche i più “maturi”, aspirino a tendere il più possibile verso gli stereotipi di “bello” tanto diffusi. Ciò non toglie che invece nella maggior parte dei casi, nella “vita reale”, una persona finisca per piacere per il proprio modo di fare, le proprie qualità caratteristiche, l’intelligenza, la simpatia o altre connotazioni particolari che in qualche modo colpiscono, nell’atteggiarsi o nel porsi di fronte alla gente. Tutto dipende da cosa si suscita negli altri! Ovviamente non credo ci sia una ricetta riconosciuta di quali sono i tipi di persona che piacciono o che non piacciono, anche se in effetti molte volte si può riconoscere che ha maggior successo una certa personalità

piuttosto che un’altra. Penso in ogni caso che le statistiche con cui giornalisti scandalistici e simili si divertono tanto non siano in grado di rispecchiare le reali preferenze individuali, proprio in quanto soggettive, e quindi inclassificabili e ingiustificabili. A questo punto credo che l’unico modo per poter sperare di stare bene con se stessi e con gli altri sia il solito, banale, ripetitivo, ma spesso non facile “sii te stesso!”, chiaramente cercando di venire incontro alle altre persone, ma pur sempre rimanendo un individuo autonomo che si piace per quello che è. So che posso sembrare ripetitiva, ma non vedo altra soluzione! Se fossimo veramente come ci dicono di dover essere, la nostra individualità e con essa il nostro fascino ne verrebbero gravemente danneggiati! Inoltre immagino che chiunque ammetta che non deve essere poi tanto divertente stare in compagnia di una persona “standard” che non risveglia in noi il minimo interesse: tanto varrebbe uscire con un manichino! Francesca 4AL 2


6.12.1954: don Milani è a Barbiana Cinquant’anni fa don Lorenzo Milani veniva nominato priore della Chiesa di Sant'Andrea di Barbiana: un luogo isolato e una parrocchia di poche anime, appositamente scelti per mettere a tacere un prete scomodo e controcorrente. Don Lorenzo Milani, un prete brillante, saliva in quest'angolo sperduto del mondo il 6 dicembre 1954. Nel cuore di don Lorenzo c'era angoscia e speranza: la sua vita ripartiva da zero. Il suo Vescovo l'aveva mandato qui perché non gli stava bene il suo modo di fare il prete. Il giorno dopo il suo arrivo, don Lorenzo aveva già raggruppato attorno a sé i pochi ragazzi delle famiglie contadine della zona e aveva cominciato a fare scuola. Aveva scelto la scuola come mezzo per essere fedele al vangelo e a questi bambini, e come via di riscatto sociale. Un modello di scuola, in un piccolo paese sperduto, che ha segnato la storia della scuola italiana. Il 28 dicembre 1954, ancora con l’angoscia nel cuore scriveva alla mamma, che amava tanto: « La grandezza di una vita non si misura sulla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt'altre cose. E neanche le possibilità di far del bene si misura sul numero dei parrocchiani ». Alcuni anni dopo dirà: « Non esiste un posto al mondo che io possa amare di più. È Dio che mi ha messo qui. Questa certezza è simbolo di una predilezione sconfinata di cui sono stato oggetto ». a.d.

Don Lorenzo Milani Lorenzo Milani nasce nel 1923. Viene ordinato prete nel 1949 a Firenze. Subito inizia la sua missione a Calenzano, comune operaio non distante dalla città. Il suo impegno è caratterizzato da grande disponibilità personale verso i parrocchiani. Lo stile e le convinzioni del prete Milani mutano man mano che cresce in lui l’evidenza che i parrocchiani di san Donato sono privati della libertà di credere, a causa dell’ignoranza nella quale vengono costretti. Contro questa ignoranza, e contro le ingiustizie della società che la impone, Milani comincia a lottare. Il principale strumento di questa sua missione sarà la scuola popolare. Occasione di studio per i giovani ma soprattutto di assiduo, vivo e critico dialogo che permette in loro la nascita di coscienza e giudizi personali. Nel dicembre del 1954 Don Milani viene nominato priore della chiesa di S.Andrea a Barbiana, una piccolissima parrocchia sul monte Giovi. La chiesa del '300 e la canonica, situate a 475 metri di altitudine, erano circondate da poche case e dal minuscolo cimitero. Per la curia fiorentina, isolare don Lorenzo Milani era la giusta punizione da dare a un sacerdote che non amava le processioni, le feste, che privilegiava i più poveri e più umili e che aveva creato una scuola dove erano ammessi gli operai comunisti. E fu così che don Lorenzo Milani giunse a Barbiana quel lunedì del 6 dicembre 1954: " un'esperienza così intima e sofferta che non è tutta traducibile in parole, qualcosa che parla alla coscienza prima ancora che all'intelligenza". Il giorno dopo il suo arrivo, aveva raggruppato i ragazzi delle famiglie attorno a sé e in una scuola. Li liberò subito dal-

la passività e li rese respon- Biografia sabili. In questa scelta si fonderannono la pedagogia e la pastorale, il prete e la scuola. Nel 1965 è portato in tribunale, accusato per apologia di reato, per la "lettera ai cappellani militari". La sua autodifesa, la "lettera ai giudici", sono tra le pagine più belle della sua letteratura. Dopo l'esperienza a san Donato capisce che non si può amare, concretamente, che un numero limitato di creature. Per pochi ragazzi, semianalfabeti, figli di pecorai e contadini oppure orfani, apre una scuola che inizia alle 8 del mattino e termina al buio. Una scuola che non conosce vacanze e che rifiuta le metodologie e le tecniche d'insegnamento nozionistico e trasmissivo. " Lettera a una professoressa " è il risultato di un anno di attività a Barbiana, con un maestro ormai nel pieno della sua maturità. Il maestro Milani trasforma il giornale in materia scolastica. Trasforma, in ricerca e produzione di materiale didattico, il lavoro d'équipe, da lui diretto, svolto con i ragazzi, gli abitanti e i numerosi visitatori. Una grande rivoluzione culturale, didattica e pedagogica che rifiuta l'indifferenza, la passività negativa e motiva fortemente l'allievo. Don Lorenzo Milani fu un uomo di grande fede e un educatore esigentissimo. L'esperienza di Barbiana, non è ripetibile, infatti più che una scuola, lui aveva creato una comunità. Povero tra i poveri, tenne gli occhi sgranati su una realtà, all'interno della quale, visse con coerenza feroce. Tutti i suoi scritti, nel periodo in cui abitò a Barbiana, nacquero per motivi pedagogici. Nel dicembre del '60 si manifestano i sintomi del linfogranuloma e della leucemia. Muore in casa della madre il 24 giugno 1967 all'età di 44 anni.

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TUTTO È RELATIVO La Teoria della Relatività compie cent’anni. L’Unesco ha dichiarato il 2005 Anno della Fisica "Un uomo va a spasso col suo cane: l’uomo va piano, il cane corre avanti e indietro e scodinzola continuamente. Alla fine della giornata quando l’uomo ha fatto qualche chilometro, il cane è più giovane del suo padrone e la coda del cane è più giovane del suo naso”. Così Albert Einstein scherzava con la Teoria che quest’anno festeggia il suo centesimo compleanno. Nel 1905 infatti Einstein pubblicò l’articolo che conteneva la Teoria della Relatività in cui dava uno scossone alla concezione di Spazio e Tempo. Una riga si contrae se si muove relativamente a un osservatore, diceva, un orologio in movimento scandisce i minuti più lentamente rispetto a un osservatore che sta fermo. In pratica se viaggiate in treno il vostro orologio scandisce i secondi più lentamente degli orologi che hanno al polso le persone ferme al passaggio a livello. Se andate con un’astronave ad Alpha Centauri a velocità vicine a quelle della luce, ritornando sulla Terra troverete i vostri amici trasformati in vecchietti con i capelli bianchi. Per loro sono trascorsi anni, per voi solo poche settimane.

Neverland - Un sogno per la vita Genere: Drammatico Regia: Mare Forster Con: Johnny Depp, Kate Winslet, Dustin Hoffman Uscita: 5 febbraio II conosciutissimo drammaturgo scozzese James M. Barrie è un genio letterario dei suoi tempi ma non ne può più dei soliti temi. Inaspettatamente, trova ispirazione durante una passeggiata che fa ogni giorno per i giardini di Kensington; lì incontra la famiglia LIewelyn Davies, quattro bambini orfani di padre e la loro bella madre. Nonostante la disapprovazione della nonna dei bambini e il risentimento di sua moglie, Barrie fa amicizia con la famiglia e trasforma i ragazzi nei "ragazzi perduti dell'isola che non c'è". Dalle avventure elettrizzanti dell'infanzia scaturisce il capolavoro di Barrie: Peter Pan. Al principio, la sua compagnia teatrale è scettica ma Barrie scioccherà gli attori facendoli provare con delle richieste mai sentite. Una tragica piega del destino, però, costringerà lo scrittore e le persone che ama a capire cosa davvero significa credere...Un film da non perdere che ha avuto successo. Jodie IA/L


“INTERIORITÀ-ESTERIORITÀ” - DIBATTITO - “INTERIORITÀ-ESTERIORITÀ”

La Canalis nella vita è come in TV? In redazione è sorto un dibattito: l’esteriorità, intesa come immagine che si pone davanti agli altri, è più importante oggi (specie in relazione all’interiorità) rispetto a quanto non fosse una volta? La domanda non è affatto semplice, e la questione stimola una riflessione più generale. Se infatti la risposta è sì, ecco che automaticamente si dà un implicito giudizio negativo sulla società odierna (o forse no?), magari rispetto ad altri periodi storici. Siete tutti invitati a inviarci qualunque pensiero abbiate in merito. Posso dire la mia? Credo che il mondo in cui viviamo sia, è vero, strettamente controllato dai media, che tentano sempre di più di avvicinarsi alla realtà. La vicinanza della tv alla gente rende facile per un individuo farsi vedere in un attimo sugli schermi di milioni di persone: ecco che quindi nascono figure come le veline, i presentatori o in generale gli showmen. Mi sembra ovvio che le immagini che queste figure trasmettono di sé non rispecchino quasi mai la realtà: non credo che la Canalis, tanto per non fare nomi, sia nella vita quello che sembra nelle interviste o durante i programmi, cioè una donna perennemente felice, senza un singolo difetto fisico, senza problemi. Insomma l’immagine che dà di sè è superficiale, se non falsa. In questo senso credo che l’apparenza e l’esteriorità contino più che un tempo, nel senso che è diventato più facile raggiungere una certa notorietà di massa senza avere particolari messaggi da trasmettere; ma penso anche che questo sia solo uno dei tanti aspetti della vita umana. La tv è qualcosa di

onnipresente nella vita dell’uomo occidentale moderno, ma è anche un elettrodomestico che si può spegnere per dare spazio ad altri ambiti. Essa trasmette spesso situazioni false passandole per vere, descrizioni che hanno la pretesa di approfondire i vari argomenti ma che li analizzano solo (appunto) esteriormente. Il rischio dei media moderni (decisamente più rapidi ed estesi che quelli antichi) è insomma quello di spacciare il nulla per il tutto. Ma “La vita in diretta” non è l’unico orizzonte dell’uomo, diciassettenne o novantenne che sia. Per fortuna i rapporti umani veri esistono ancora, così come la letteratura, la musica e il cinema. Essi sono veri e propri mezzi di trasmissione di idee, canali con cui si esprime chi veramente ha qualcosa da dire, pur senza rinunciare ad uno specifico modo di presentare sé e il proprio messaggio. E’ importante il modo in cui una persona, piuttosto che un cd, si presentano, ma esso non è l’unico criterio con cui quella persona o quel cd vengono giudicati. Quindi io non mi sento di dire che rispetto a un tempo la nostra società abbia subito un’involuzione, sulla via della superficialità e dell’abbandono di quelli che sono gli aspetti profondi della vita: ora come duecento anni fa, una persona vestita bene fa più colpo, ma nessuna coppia di amici sinceri si separerebbe per la trasandatezza di uno dei due; adesso come quando fu inventata la stampa, una bella copertina attrae più di una trascurata, ma non sarà mai sufficiente da sola a far leggere tutto il libro. Michele 2Acl

E se mettessi un calzino di Versace e l’altro a pois psichedelici? Il “look” è diventato il protagonista indiscusso della società. Basta guardare la televisione, che in fondo è un piccolo mondo in miniatura, e lo si troverà ovunque. Dalla pubblicità, dove imperversano vari tipi di abbigliamento, ai salotti dei talkshow, nei quali è uno dei principali argomenti di discussione; dalla presentatrice del TG che fa moda perché ha un particolare modello di occhiali, al tipo di collant che usano le veline; dagli attori, che promuovono lo stile del personaggio che interpretano, ai documentari, che spesso mostrano i diversi modi di vestire dei giovani… Non se ne può più! Se si vuole “essere normali” non è possibile che prima di uscire di casa si debba persino scrutare i propri calzini: se sono firmati, automaticamente sarai catalogato “cabinotto”, se invece sono a righe colorate, potresti sembrare un “punk”. Se, per caso, qualcuno un mattino decidesse di mettersi un calzino per tipo? Magari uno di Versace (sempre che esista) e l’altro a pois psichedelici… Lo si prenderebbe per matto? Molto probabilmente sì. Ma forse rappresenterebbe soltanto un modo per staccarsi dal gruppo e tirarsi fuori dalle categorie in cui molti vogliono farti entrare a forza… La gente ti osserva, ti scruta e in pochi secondi, guar-

dando un pezzo di stoffa che hai addosso, ti cataloga mentalmente e ti attacca addosso un’ etichetta (e prova a togliertela…!) Il modo di vestire, infatti, influenza spesso l’opinione di una persona: può non essere l’unico fattore, ma è quasi sicuro che aggiunge (o toglie) un certo numero di punti al risultato finale. Soprattutto fra noi ragazzi è molto frequente vedere gruppi di amici vestiti praticamente allo stesso modo. Forse perché “mimetizzarsi” usando uno stile comune ad altre persone sembra che possa aiutare a proteggersi dai giudizi più superficiali degli altri. Ma se è vero che l’unione fa la forza, in questo caso si può dire che crearsi un’identità propria sia forse l’unico modo effettivo per evitare errori di giudizio. Nella società moderna è risaputo che “si è ciò che si appare”, l’unico modo quindi per non essere giudicati male è davvero “apparire ciò che si è”. E’ quindi inutile nascondersi dietro ad un “look” che non ci appartiene… Insomma, essere se stessi, spontaneamente, forse è ancora una volta la strategia vincente. Giulia VA Gin 4


DIBATTITO - “INTERIORITÀ-ESTERIORITÀ” - DIBATTITO - “INTERIORITÀ...

Meglio il Nobel o Miss Italia? Sono tranquillamente stravaccata sul divano a guardare uno dei classici quiz televisivi quando... "Signori e signore, le Letterine!" No, non mi va, cambio canale. Tac."Ecco a voi le Ereditiere!"Ancora?! Tac. "Il balletto delle Schedine! "Ma basta! Tac. "Veline!" Cosa?! "Le gemelle Lecciso!" E no, quando è troppo è troppo. Mi sono stufata: spengo. E adesso mi chiedo: sono necessarie? Fanno veramente alzare gli ascolti? Ma soprattutto...Che soddisfazioni hanno queste ragazze nel diventare famose grazie alle loro gambe? Forse parlo solo per invidia...D'altronde so perfettamente dall"'alto" del mio metro e cinquantacinque scarso di non avere il fisico di una modella. Però tra vincere il Nobel e Miss Italia non avrei dubbi nel scegliere il primo! E' opinione comune che l'aspetto esteriore al giorno d'oggi sia considerato più importante di ciò che abbiamo dentro (e non mi riferisco a stomaco e intestino ). A quanto pare la nostra anima è meno interessante della misura del reggiseno e la nostra bravura sul lavoro è direttamente proporzionata ai centimetri di coscia che escono dalla gonna. Gli interventi di chirurgia plastica sono aumentati in un mo-

do che oserei definire quasi spaventoso e anche gli uomini si stanno adeguando alle richieste della società a colpi di fondotinta, matita e mascara. Uno dei buoni propositi più comuni per l'anno nuovo è iscriversi in palestra, quando non ci si butta a capofitto nell'ennesima dieta che si abbandonerà dopo poco. La televisione e la moda ci impongono in modo talmente forte e costante i loro standard che abbiamo perso, secondo me, la giusta percezione delle cose, Forse sono troppo ottimista, ma mi rifiuto di pensare che tutti ormai si basino solo sull'aspetto fisico per la vita di tutti i giorni e come mezzo per apparire. Anzi, sono convinta che non sia così. Non mi resta che sperare che leggendo questo articolo facciate almeno un sorriso, senza prenderlo troppo sul serio, magari ammettendo, nel profondo che è meglio ricordarsi di una persona per la sua simpatia piuttosto che per il suo fisico scolpito… Sara 2 BL

L’incoraggiamento del desiderio Ormai ci siamo abituati alla loro presenza; sono diventate una costante della nostra vita, uno sfondo che ciascuno di noi considera perfettamente naturale e mai fuori posto. Le pubblicità hanno invaso ormai da decenni (ma diffondendosi sempre più capillarmente nel corso degli anni) tv, radio, giornali e muri cittadini. Ma se ci si ferma a riflettere, le pubblicità si rivelano come un fenomeno curioso, a volte divertente, altre subdolo, in ogni caso più serio di quanto non ci si immagini. Esse sono strumenti chiave del sistema economico vigente ormai in pressoché tutto il mondo (anche se con caratteri talora molto diversi). Lo scopo evidente è quello di suscitare nella gente desiderio di acquisto, facendo sembrare speciali e unici articoli che spesso sono semplici beni di prima necessità, o banali oggetti di uso quotidiano. La nostra civiltà (scusate la parola grossa) poggia saldamente su questo “incoraggiamento del desiderio”, che alimenta l’acquisto e il consumo dei beni anche qualora ciò non sia strettamente necessario. C’è da chiedersi quanto questa spinta consumistica sia etica, e quanto le pubblicità convoglino il volere delle persone con tutti questi insistenti suggerimenti. Viviamo in un contesto di indubbia libertà sociale e politica e di notevole benessere economico, specialmente se si fa un paragone col

passato: diritto di voto, di espressione, all’istruzione ecc, nonché soldi in tasca (in media) sufficienti per garantirsi un discreto numero di comodità. Ma se il nostro corpo non è più legato, si può dire lo stesso della nostra mente? La nostra società ha sicuramente grandi meriti, ma non c’è dubbio che essa eserciti una certa pressione sulla gente; si tratta di una pressione sottile, velata, ma sempre presente, e tanto più pericolosa in quanto difficilmente individuabile. La percepiamo, ma non sempre riusciamo a prendere atto della sua presenza. Un vestito si compra perché anche gli altri nel gruppo ce l’hanno, la nostra macchina non sembra mai abbastanza bella rispetto a quella degli amici, e avanti di questo passo. In questo senso si nota quanto la pubblicità sia subdola: ti convince che sarai diverso con un determinato cellulare, o che nessuno ti prenderà mai in considerazione senza un paio di scarpe da centocinquanta euro. Essa non ci costringe in senso stretto: siamo arrivati ad un grado di consapevolezza che ci permette di ribellarci al primo sospetto di violenza esplicita (fisica o morale). Ma siamo in grado di spezzare la vera e propria ipnosi collettiva? Ma il dramma è che non è sufficiente spezzarla, perché lo stesso nostro benessere è legato a quest’ipnosi, e una crescita morale potrebbe corrispondere ad un decadimento economico. Questa è una contraddizione, per nulla innocente, con cui ciascuno deve fare i conti. Forse una maggior consapevolezza riguardo al problema sarebbe un primo passo verso la sua soluzione. Michele 2ACl 5


Quanti chili per "essere"? "Prima di amare, impara a camminare sulla neve senza lasciare traccia"

Una ragazza di spalle, seduta in una vasca da bagno. Accanto a lei un uomo, che con un dito conta le vertebre della sua schiena nuda… È la locandina di un film, ma è anche un’icona del nostro tempo. Un tempo in cui la ricerca dell’essenziale si abbatte sui corpi come una scure, un tempo confuso in cui della corporeità non rimane che un profilo stilizzato, segno labile che non delimita più i confini con il mondo. La bellezza come sottrazione di materia: il protagonista del film – un orafo ossessionato dall’idea di portare alla luce lo "spirito delle cose" – forgia il corpo della donna che ama convincendola a negarsi il cibo. Ne fa un altro oggetto della sua arte, perché quello che lui cerca è un’idea di donna – astratta e inquietante – che non esiste in nessuna declinazione reale, che si muova nel mondo come senza ombra… È solo un film, certo, ma getta una luce fredda su un problema reale. Un problema che non è tanto o solo quello dell’anoressia – che pure oggi è stata dichiarata una "patologia sociale" – quanto quello del corpo, nella sua accezione più ampia. L’altra sera, dopo cena, guardavo la televisione con i miei quando ci siamo imbattuti in quel nuovo programma (Bisturi mi pare che si chiami…), in cui i protagonisti dello "show" – sotto l’occhio impietoso delle telecamere – si sottopongono a operazioni di chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto fisico… Gente di ogni età, uomini e donne. Una moltitudine dolente e insoddisfatta del proprio corpo, incapace di vedere la bellezza dei propri "difetti", segni speciali che ci fanno unici fra gli altri corpi, a volte segni del tempo che passa ed è perciò sempre tempo vissuto, denso di ricordi… Ignorano, loro, il fascino segreto di quelle piccole rughe del viso che sono la traccia dei nostri passati sorrisi, così come ignorano il piacere estetico di un naso "particolare", che attira gli sguardi e distingue un viso tra mille… Forse il punto difficile da comprendere è che noi non abbiamo un corpo, noi siamo il nostro corpo. Un corpo che non è un oggetto e neppure un’idea, un corpo che appunto siamo noi stessi, luogo reale che media per noi fra l’intimità dell’io e l’esteriorità del mondo. Perché il corpo è sempre anche un modo di essere nel mondo, e allora probabilmente la lacerazione è proprio in questa

relazione tormentata. Chi scrive queste righe è una ragazza di venticinque anni, un metro e settanta per cinquanta chili. Pochini, lo so, ma – ringraziando Dio – senza nulla di patologico: c’è chi non prende facilmente peso, neppure cadendo in un barattolo di Nutella, e chi litiga con la bilancia nonostante le diete ferree. E tuttavia io so di dover fare attenzione, perché la linea d’ombra che separa sanità e malattia in queste cose può essere molto sottile…

Qualche anno fa, erano molto "trendy" delle magliette con scritte su delle frasi tratte da film e romanzi, le Parole di cotone si chiamavano. Io ne avevo una nera, che in piccole lettere azzurre recitava un antichissimo proverbio turco, molto poetico: "Prima di amare, impara a camminare sulla neve senza lasciare traccia". Un paradosso, perché nessuno può camminare sulla neve senza lasciare traccia, a meno che… non sia Nessuno. Elisa Storace

La posta del cuore

La stanza di Gioia Nessuno mi guarda, perché non sono un figo "Chiara, non so se avrò mai il coraggio di dirti un giorno che il mio cuore batte più forte di tutte le supernove dell'universo quando guardo i tuoi occhi. No, io non avrò mai il coraggio. È per me troppo difficile. In ogni caso a cosa servirebbe? Che cosa può sperare un ragazzo come me, uno che pesa almeno quindici chili in più, porta gli occhiali, è ipertimido, incapace di parlare e non proprio intelligente? Le ragazze dicono che la bellezza interiore conta molto più del resto, ma si dimenticano di precisare quanto". Tommaso

Caro Tommaso, hai deciso da solo di essere poco attraente e anche un po' sciocco; hai altresì deciso da solo che Chiara se ti incrociasse non ti degnerebbe di uno sguardo; ed in ultimo, ancora da solo, hai decìso che le ragazze dicono una cosa ma ne pensano un'altra. Straordinaria dimostrazione, la tua, di autosufficienza e libertà da condizionamenti. Continuando su questa strada, potresti anche decidere da solo di far dileguare questi quindici kg di troppo con una dieta attenta e controllata; magari, sempre da solo potresti decidere di affrontare l'operazione che riduce la miopia; ed infine, certo conservando sempre la tua autonomia potresti decidere di cominciare a leggere, a documentarti, a cercare nuovi interessi che possano diventare oggetto di eventuali colloqui, profondi e di spessore. Una volta fatto tutto questo, potresti finalmente cercare di incrociare l'orbita di questa giovane tanto attraente e soprattutto di entrare, come dire, nel suo campo visivo tanto che lei riesca finalmente ad incontrare il tuo sguardo, magari sorriderti e, finalmente parte attiva di questa relazione, possa decidere, questa volta lei assolutamente da sola, che il nuovo Tommaso tanto carino non le piace affatto rispetto a quel tipo tenero e un po' cicciottello che quando la incrociava per strada cambiava marciapiede. Eh già, Tommaso, questi sono i rischi che si corrono quando si ama da vicino invece che da lontano. Sorridi forte a Chiara, la prossima volta che la incontrerai. Guardala per bene e sorridi. È una questione di luce e di corrispondenze. Non solo di chili, di occhiali e di insicurezze. Gioia 6


Discussioni sul web

La mia scuola è una sfilata Ma è davvero cosi tanto importante avere certi vestiti piuttosto che altri ??? Una persona secondo voi vale meno se non esce di casa "marcata" ??? Forse sarò un'aliena per voi, ma io credevo che l'importante fosse quello che c'era dentro i vestiti... Non capisco come potete sentirvi non all’altezza senza abiti "di lusso", emarginate forse. Davvero non concepisco, e poi che palle tutti uguali, il bello di una persona è proprio quello di essere diversa, unica e particolare e non è certo omologandosi che ci si distingue. E poi un'altra cosa, se andate a scuola come uscite il sabato sera, non credo che poi la scuola sia cosi impegnativa, perché per quanto mi riguarda la mattina non ho proprio tempo per "conciarmi" se magari ho un compito o un interrogazione.

FORUM DI GIRLPOWER Inviato da: SANKA Titolo: riguardo al discorso delle pagg precedenti 08/04/2004 11:24:06 ciao io sono la causa del discorso nato tra farfalline e tutti gli altri. Si sono proprio io..sono quella che cercava i richmond a basso costo. Per prima cosa voglio ringraziare per le risposte, per seconda cosa volevo dire a farfallina che non ce l'ho con lei per quello che mi ha scritto lei ha solo espresso la sua opinione. farfallina leggendo le tue risposte agli insulti ho capito che nn pensavi quello che mi avevi scritto e che tu hai dei compiti da svolgere anke se sei piena di soldi e questo,fidati, è difficile da trovare nelle famiglie molto abbienti. poi volevo fare un kiarimento: non è vero che nn ho tanti soldi a casa. vado al collegio san carlo a milano, avete presente?! quello da cui deriva il termine "sancarlino"..non è che costi proprio poco. mia mamma nn mi vuole comprare i rich perchè lei, provenendo da una famiglia cn dei problemi economici, non concepisce il fatto di spendere 250 euro per un paio di jeans. l'ultima cosa: nn è vero che nelle scuole private basta pagare per essere promossi...bisogna studiare..tanto.ASPETTO VOSTRE NOTIZIE Inviato da: farfallina Titolo: Re: riguardo al discorso delle pagg precedenti 08/04/2004 12:54:40 cara sanka penso che io e te siamo finite sulla stessa strada senza via d'uscita...se come me frequenti una scuola privata sai sicuramente come si svolgono le cose in simili ambienti...di soldi ne hanno tanti tutti più o meno e nessuno vuole essere da me...le griffe si sprecano e chi non ha almeno un certo tot addosso è bollato come sfigato o poveraccio! lo so che funziona così, la mia scuola è una sfilata come sicuramente anche la tua.ragazzi e ragazze non rinuncerebbero mai a prada,richmond, etc. Mi fa piacere che tu non ce l'abbia con me, la mia è stata una tipica risposta del nostro "ambiente". Io, a differenza di te, ho la fortuna (o sfortuna?) di avere dei genitori che amano spendere soldi in vestiti firmati e che quindi non mi fanno troppe storie...quindi forse non comprendo bene il tuo problema...cmq penso che se proprio vuoi i rich non dovrebbe essere difficile procurarseli a meno...nella mia scuola ci sono tanti agganci per dire, quindi sicuramente li troverai anche nella tua...una mia cugina a roma dice che nella sua scuola ci sono i tipi che reperiscono robe firmate a prezzi bassi...però, a parte che o sono campionari o vengono da chissà dove, però è difficile trovare taglia e modello che interessa...cmq per quanto riguarda i compiti ne ho certamente più di altri che conosco, anche se però so che cmq mi trovo in una situa privilegiata...mi ha fatto piacere questo nuovo messaggio e se vuoi possiamo sentirci ancora...ciao

Inviato da: farfallina Titolo: x alice 17/04/2004 21:14:33 penso che i vestiti non siano per nessuno veramente una ragione di vita...non penso che nessuno ucciderebbe per un paio di richmind. io credo che occorra fare una distinzione tra interiorità ed esteriorità...tutti coloro che amano vestirsi firmato dalla testa ai piedi dimostrano il loro interesse per l'esteriorità, interesse che a volte raggiunge livelli maniacali. Eppurre non è escluso che questa persona non debba interessarsi ad un capo del tutto diverso, cioè l'interiorità. per quanto riguarda l'omologazione adolescenziale è una situazione certamente molto diffusa...in verità guardandomi un po’ in giro ho notato che siamo tutti un po’ uguali, indistintamente se siamo fighett con un abbigliamento griffato o meno...se noti purtroppo non sono solo i cosiddetti fighetti a portare lo stesso tipo di vestiario...ogni "gruppo" ha il suo stile...penso che questa mia osservazione sia innegabile… ultima cosa: io sinceramente non mi sognerei mai di andare a scuola come quando esco di sera...indubbiamente sono due situazioni differenti che richiedono due modi di vestirsi diversi http://www.girlpower.it/look/forum/beautycase/message.php? mess=1215&inth=6

Inviato da: Alice Titolo: Re: riguardo al discorso delle pagg precedenti 16/04/2004 20:57:00 E io che pensavo che i vestiti servissero per coprirsi!!! A pensarci bene lo scopo iniziale era proprio quello, e adesso sono diventati una ragione di vita. 7


Sognare con la fiction È innegabile come in quest’ultimi anni il fenomeno televisivo si sia diffuso in maniera spropositata: quasi due famiglie su due posseggono un televisore, i bambini crescono a “pane e cartoni animati”, gli uomini preferiscono guardare ”Novantesimo minuto” piuttosto che trascorrere una domenica pomeriggio in curva, le adolescenti vivono per gli idoli dei “reality show” e le signore aspettano con ansia che sia mezzogiorno per vedere quale piatto la Clerici proporrà loro per pranzo. Tuttavia in testa agli indici di gradimento rimangono le fiction. Queste ultime, trasmissioni televisive in genere di diverse puntate di natura melodrammatica e sentimentale solitamente a lieto fine, negli ultimi anni sono diventate numerosissime e, al contrario di quanto talvolta si pensa, non vengono seguite solo da casalinghe e teenager, ma sono apprezzate da un pubblico che comprende tutte le età e entrambi i sessi. Ma qual è la ragione di tanto apprezzamento? Sicuramente la continua tendenza a lasciare il telespettatore in sospeso, il classico “arrivederci alla prossima puntata” e la natura coinvolgente e entusiasmante delle storie incidono parecchio sulla scelta del pubblico. Tuttavia, facendo un’analisi più attenta, ci si può rendere conto di come, in realtà, i motivi che spingono le persone a seguire certi tipi di programmi siano altri. Molte volte, infatti, le vicende presentate nelle fiction sono talmente reali e conosciute che spingono lo spettatore a “immedesimarsi” in esse. Le persone tendono a rivedere se stesse in quella povera adolescente che non riesce a trovare un fidanzato, nel padre disperato a causa dell’indisciplina del figlio, piuttosto che nella moglie oppressa da un marito geloso. In questo modo si espande la tendenza a crearsi, all’interno della televisione, una “realtà virtuale” in cui si sogna, ci si innamora, ci si realizza nel lavoro e si sente tutta una serie di emozioni che la nostra “banale esistenza” non potrà mai offrirci. Tuttavia, non per Negli ultimi anni la MAGIA e tutto ciò che è legato ad questo bisogna pensare che ognuno di noi sia deluso essa ha avuto grande diffusione, soprattutto grazie a due della propria vita e abbia bisogno delle fiction per grandi scrittori, J.R.R. Tolkien e J.K. Rowling, che hanno provare sentimenti. Al contrario, la diffusa passione rispettivamente scritto la saga de “Il Signore degli Anelli” per questi programmi e il voler vivere in simbiosi con ed “Harry Potter”, da cui sono stati tratti i recenti film. i loro protagonisti indica solamente come alla gente Grazie a queste due opere e ai due film, i giovani (e non piaccia sognare che la loro vita sia una soap opera in solo) hanno riscoperto un genere letterario da tempo dicui, anche se dopo molte puntate, il lieto fine arriva menticato e demonizzato dalla maggior parte della gente. sempre. A chi non conoscesse questo genere bisogna innanzitutto Gioia V A/ginnasio dire che la trama è assolutamente fantastica, ricca di MAGIA e di fatti eccezionali, ma in alcuni casi tratta argomenti riconducibili all’Era moderna. Ma è finita qui???…….Noooooo!!! Esistono altri libri e film di questo genere letterario: “Eragon” di Christopher Paolini, libro che narra di un ragazzo e del suo drago; oppure “Il Viaggio dell’Unicorno”, film che parla dell’avventuroso viaggio di una famiglia nel magico mondo della magia e molti altri ancora…….. A proposito di MAGIA… il sesto libro di J.K. Rowling, intitolato “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, uscirà il 16 luglio 2005, non perdetelo!!! A nostro parere questo genere letterario è assolutamente strepitoso e.. MAGICO!!! Ele & Gio 1 A-L

Il magico e il fantastico

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Grandi gioie, sofferenze e paranoie Ti è mai capitato di alzarti un mattino, barcollare faticosamente in direzione del bagno, aprire la porta e sentirti paralizzato? Hai un crampo al piede? Hai un improvviso colpo di sonno? Oppure hai solo visto la tua immagine riflessa nello specchio…? …E la tua attenzione è attirata da un piccolo brufolo giallo, da due grandi sacche nere sotto gli occhi, da un petto piatto o da mostruosi capelli aggrovigliati? Oppure questa mattina hai notato qualcosa di diverso…il tuo viso riflesso nello specchio ti mette a disagio, ma senti di non poter distoglierne lo sguardo, sei ipnotizzato! Non hai le forze per affrontare la nuova giornata, un altro pesante giorno è iniziato e tu hai paura di non riuscire a portarlo a termine. Ti senti inutile e non ti senti all’altezza delle altre persone. Le paranoie, anche se palesemente possono essere considerate solo adolescenziali, stravolgono anche il mondo adulto. Sicuramente non come i ragazzi, vittime di se stessi, delle proprie prigioni interiori. Come la ragazza che il solo pensiero della bilancia fa rabbrividire, che cerca rifugio in diete estreme che potrebbero condurla all’anoressia o alla bulimia. Oppure come il ragazzo che si sente inutile e non ha fiducia in se stesso, che cerca riparo nella droga che lo porta a una straziante dipendenza. Forse non vi siete mai sentiti così, ma ognuno di noi, chi

più e chi meno, è prigioniero di alcune sue paranoie. L’adolescenza è fatta di grandi gioie, ma anche di grandi sofferenze e soprattutto di problemi paranoici, che naturalmente sono alterate dalla società odierna, dalla tv, da internet e dalla moda. La televisione ci invia modelli di sola esteriorità, esibizionisti e in apparenza perfetti. Ci insegna inconsciamente che se non sei come loro non sei nulla. Non sono più dei semplici miti, ora ci vengono imposti. Le paranoie sono create dalla nostra mente e dalle nostre esperienze, sono paure angoscianti e ripetitive. Dobbiamo essere assolutamente accettati dalla società e quindi da amici e conoscenti. Ci travestiamo, indossiamo una maschera per essere apprezzati, per essere uno dei tanti fantocci. Prima di tutto bisogna sapersi accettare, essere coscienti dei difetti e mostrarli agli altri. Tutti abbiamo passato, stiamo passando o passeremo per questa fase… basterà solo alzarsi l’indomani, barcollare faticosamente fino in bagno, aprire la porta, ipnotizzarsi davanti allo specchio e… scoppiare a ridere. Rory, Tina & Cerfy

Ore sette del mattino: la sveglia che suona e un'altra giornata che inizia col ripetersi inesorabile dei soliti gesti, dei soliti avvenimenti. Ma il tempo passa e la sveglia continua a suonare scandendo il succedersi dei giorni, delle settimane, degli anni e senza quasi rendercene conto siamo ormai cresciuti, non siamo più bambini e ci dobbiamo confrontare ogni giorno con nuove esperienze, facendo i conti con i nostri sentimenti, con le nostre sensazioni e le nostre paure. Spesso vogliamo fare i "duri", quelli che non hanno mai paura per niente, sprezzanti della vita, ma altrettanto spesso ci capita di fermarci a pensare sentendoci insicuri. A volte sarebbe tanto meglio non pensare così tanto, farsi tutti questi problemi mentali: si finisce per peggiorare la situazione. Ci si sente strani ed è brutto, perché per certi aspetti è peggio che star male per un vero motivo, perché almeno in quel caso puoi sperare che le cose migliorino, ma così? Può succedere di pensare che tutto sarà solo e sempre uguale: ci si sente bloccati dalla paura che la propria vita rimarrà sempre identica, facendo un giorno dopo l'altro sempre le stesse cose, vedendo le stesse persone, provando gli stessi sentimenti…da una parte si desidera ardentemente cambiare tutto quello che ci circonda, dall'altra non si è poi così sicuri di volerlo. 9 Tutto è contraddittorio. Oppure si possono provare mille altri timori: dalla fobia del restare soli al non sentirsi mai

adatti o all'altezza, alle paure per ciò che non riusciamo a spiegare razionalmente. Poi crescendo mutano anche i rapporti con le persone che ci circondano, e spesso ragazzi coi quali siamo cresciuti non ci appaiono più le stesse persone: è come se li guardassimo per la prima volta, scopriamo in loro difetti che mai prima di allora avevamo notato, mentre nuovi sentimenti si affacciano al nostro cuore. Ci chiediamo quindi, in monologhi interiori senza fine, se sono loro ad essere davvero cambiati oppure se siamo noi che ci porgiamo in maniera differente, e questo senza mai giungere ad una vera soluzione. E se si complicano i rapporti con gli amici, non parliamo di quelli con gli adulti (in special modo coi genitori), a partire da questioni banali come possono essere quelle riguardanti la scuola, per arrivare ad altri contrasti più seri. Perché tutti si aspettano mille cose da noi senza preoccuparsi veramente di quello che noi pensiamo, del fatto che noi preferiremmo comportarci in modo diverso? Perché non si fermano a pensare che anche noi possiamo avere idee, sentimenti? Ciò che facciamo sembra sempre dovuto: "è il tuo dovere", "mi sembra il minimo"…per noi non è così: quello che a loro "sembra il minimo" magari da parte nostra implica sforzo. Ma è così difficile da capire? E spesso è in questi casi che viene voglia di allontanarsi da tutto e da tutti, di prendere il primo treno che parte e andare all'avventura: scappare dalle etichette che ci hanno affibbiato le persone, ritrovarsi in un luogo dove nessuno ci conosce o sa chi siamo stati e quindi non si aspetta nulla da noi. Jodie & Elisa

Il succedersi dei giorni e delle settimane


La Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU che impegna tutti i popoli della terra

Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite Noi riteniamo che per le relazioni internazionali nel ventunesimo secolo vadano considerati essenziali determinati valori fondamentali. Questi valori comprendono: Libertà. Uomini e donne hanno il diritto di vivere le proprie esistenze e di crescere i propri figli in condizioni di dignità, liberi dalla fame e dal timore della violenza, dell’oppressione e dell’ingiustizia. Il governo democratico e partecipatorio fondato sulla volontà delle persone è quello che meglio garantisce il rispetto di questi diritti. Uguaglianza. A nessun individuo e a nessuna nazione dovrà essere negata la possibilità di trarre profitto dallo sviluppo. La parità di diritti fra donne e uomini dovrà essere garantita. Solidarietà. Le sfide globali dovranno essere gestite in un modo che ne distribuisca equamente i costi e i pesi, in conformità con i principi fondamentali dell’equità e della giustizia sociale. Quelli che soffrono o che traggono minori benefici meritano di essere aiutati da quelli che hanno ottenuto i maggiori vantaggi.

Noi non risparmieremo alcuno sforzo per liberare i nostri popoli dal flagello della guerra, sia essa all’interno o fra gli Stati, un flagello che ha reclamato più di 5 milioni di vite nello scorso decennio. Noi cercheremo inoltre di eliminare i pericoli rappresentati dalle armi di distruzione di massa. Noi decidiamo pertanto: Di consolidare il rispetto per le norme di legge negli affari internazionali e nazionali e, in particolare, di assicurare l’adesione degli Stati Membri alle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia, in conformità con lo Statuto delle Nazioni Unite, nei casi nei quali essi sono parte. Sviluppo ed eliminazione della povertà Noi non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini, dalla abietta e disumanizzante condizione della povertà estrema, alla quale sono attualmente soggetti oltre un miliardo di esseri umani. Noi ci impegniamo a rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ognuno e a liberare l’intero genere umano dalla necessità.

Tolleranza. Gli esseri umani debbono rispettarsi gli uni con gli altri, con tutte le loro differenza di opinioni, cultura e linguaggio. Le differenze all’interno delle società e fra esse non dovrebbero venire né temute, né represse, bensì essere tenute in gran conto, quale un prezioso capitale dell’umanità. Dovrebbe essere promossa attivamente una cultura della pace e del dialogo fra tutte le civilizzazioni. Rispetto per la natura. Dovrebbe essere dimostrata prudenza nella gestione di tutte le specie viventi e di tutte le risorse naturali, in conformità con i precetti dello sviluppo sostenibile. Soltanto in questo modo le incommensurabili ricchezze offerteci dalla natura potranno essere conservate e lasciate in eredità ai nostri discendenti. Gli attuali insostenibili modelli di produzione e di consumo debbono essere modificati nell’interesse del nostro benessere futuro e di quello dei nostri figli. Responsabilità condivisa. La responsabilità per la gestione dell’economia e dello sviluppo sociale mondiale, come pure delle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, deve essere condivisa fra le nazioni del pianeta e dovrebbe essere esercitata in maniera multilaterale. Nella sua qualità di organizzazione più universale e più rappresentativa del mondo, le Nazioni Unite dovrebbero giocare un ruolo fondamentale. Allo scopo di tradurre questi valori condivisi in azioni, abbiamo identificato alcuni obiettivi fondamentali ai quali assegniamo uno speciale significato. Pace, sicurezza e disarmo

Noi decidiamo inoltre: di dimezzare, entro l’anno 2015, la percentuale della popolazione mondiale il cui reddito è inferiore a un dollaro al giorno e la percentuale di persone che soffrono la fame e, entro la stessa data, di dimezzare la percentuale di persone che non sono in condizione di raggiungere o non possono permettersi di bere acqua potabile. Di garantire che, entro la medesima data, tutti i bambini del pianeta, siano essi maschi o femmine, siano in grado di completare il ciclo degli studi elementari e che alle bambine e ai bambini venga garantito un accesso paritario a tutti i livelli dell’istruzione. Entro la stessa data di aver ridotto di tre quarti rispetto ai tassi attuali la mortalità materna e di due terzi la mortalità infantile sotto i cinque anni. Di avere, per allora, fermato, e cominciato a invertire la diffusione dell’HIV/AIDS, il flagello della malaria e di altre importanti malattie che affliggono l’umanità. Di garantire un’assistenza speciale ai bambini resi orfani dall’HIV/AIDS. Di aver conseguito entro il 2020 un significativo miglioramento nelle esistenze di almeno 100 milioni di abitanti dei quartieri poveri, secondo quanto proposto con l’iniziativa "Città senza quartieri poveri". 10


SUPPLEMENTO D’ANIMA Dibattito sulla spiritualità (by Irene)

Educazione alla pace con l’esperienza di “Nevé Shalom”

Nevé Shalom/Wahat al-Salam Il 15 gennaio c’è stato l’incontro di alcune classi del Porporato con il prof. Bruno Segre, che ci ha parlato di Nevé Shalom/Wahat al-Salam (Oasi di pace), villaggio cooperativo nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi di cittadinanza israeliana. Nevé Shalom/Wahat al-Salam fu fondato nel 1972 su un terreno preso in affitto dal vicino monastero di Latrun. Nel 1977 vi si insediò la prima famiglia. Oggi le famiglie residenti sono 50 e i progetti di espansione prevedono la crescita dell’insediamento sino a 140 famiglie. La scuola elementare e materna è frequentata da più di 300 bambini, dei quali più del 90% provengono dai villaggi vicini sia arabi sia ebraici. La peculiarità del villaggio è la Scuola per la Pace (SFP). Tramite una varietà di corsi e seminari diretti oltre che a i bambini a molteplici strati sociali delle popolazioni ebraica e palestinese, la scuola per la pace opera per accrescere la consapevolezza del conflitto e migliorare - con l’esclusivo ricorso a metodi educativi - la comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei. Il villaggio di Nevé Shalom/Wahat al-Salam dimostra in modo tangibile che ebrei e palestinesi possono senz’altro coesistere quando danno vita, assieme, a una comunità basata sull’accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione. Gestito in modo democratico, il villaggio è di proprietà dei suoi stessi abitanti e non è affiliato ad alcun partito o movimento politico. a.d. "Dove la mente non conosce paura" di Rabindranath Tagore Dove la mente non conosce paura e la testa si tiene alta; dove il sapere è libero; dove il mondo non è ridotto in frammenti da anguste pareti domestiche; dove le parole sgorgano dalle profondità del vero; dove un instancabile impegno protende le braccia verso la perfezione; dove il limpido ruscello della ragione non s'è perduto nelle monotone deserte sabbie di stracche abitudini; dove la mente è da Te condotta a un pensare e a un agire sempre più vasti ... Sotto tal cielo di libertà, Padre mio, fa che il mio popolo si desti. Rabindranath Tagore nacque a Calcutta nel 1861 e morì a Santi Niketan, Bolpur, nel 1941.

Sei passi per affrontare bene il conflitto nelle relazioni personali Questi sei passi elencati non sono sei ricette, ma piuttosto sei atteggiamenti, sei mappe che possiamo utilizzare per addentrarci in questi territori e per costruire l'educazione alla pace. Sei mappe che ci permettono di essere più rigorosi nella gestione del conflitto. Queste mappe possono essere cambiate e ristrutturate, ma al momento rappresentano dei livelli di acquisizione ormai abbastanza assodati. Ricorda che il conflitto è un problema da gestire, e non una guerra da combattere. Detto così può sembrare un obiettivo fin troppo scontato, ma in realtà, specialmente in ambito educativo, succede spesso che gli educatori siano più propensi ad abolire il conflitto contrastando direttamente chi lo porta che non cercando di affrontare la situazione. È più facile per l'educatore, spesso e volentieri, annichilire il soggetto che porta il problema che non affrontare il problema stesso. Questo primo passo fornisce all'educatore l'occasione di cambiare la prospettiva, prendere atto dell'esistenza di una situazione critica e cercare di affrontarla. Conta fino a dieci prima di agire. Questo passo riguarda la dimensione temporale, la capacità di aspettare il momento giusto, prendere tempo, evitare le reazioni impulsive e compulsive. È un'indicazione di grande utilità tattica e strategica. Tutte le volte che si può evitare una reazione immediata si rafforza la possibilità che una provocazione possa essere trasformata in un'esperienza di apprendimento. Inoltre prendere tempo consente all'educatore di spostare il conflitto da una logica reattiva a una logica di comunicazione. Non fare muro contro muro. Questo ci ricorda il momento trasformativo del conflitto, la possibilità di elaborare la provocazione in senso non simmetrico, trovando una strada diversa da quella che la provocazione suggerisce. È un momento sdrammatizzante: quando c'è tensione il primo passo da fare è abbassare il livello della tensione stessa. Questo è un fenomeno che compare in ogni tipo di conflitti, anche in quelli familiari. Nella logica del muro contro muro, in cui gli antagonisti vogliono prevalere ad ogni costo, privilegiando le strategie di

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superiorità rispetto alle strategie di negoziazione. Rispetta i contenuti del conflitto. Questo punto è strettamente collegato al punto precedente e invita ad evitare le "risposte tangenziali", molto diffuse nella comunicazione conflittuale distorta. Quando non si riesce ad assumere il problema in quanto tale, ma si rimanda sempre a un quadro generale, a una situazione precedente, a un contesto di antipatia o simpatia personale, si ricorre a risposte tangenziali. In ambito educativo, il ragazzo o la ragazza che propone qualcosa che ha un forte contenuto perturbativo, se affrontato debitamente gli consente di sentirsi riconosciuto. La risposta tangenziale è invece umiliante. Evita il giudizio stigmatizzante; sperimenta la critica costruttiva. Ci sono due dimensioni nella gestione educativa del conflitto particolarmente importanti: la dimensione dell'ascolto e la dimensione del contenimento. Questa è la dimensione dell'ascolto. Il giudizio è il contrario dell'ascolto. Giudicare in senso stigmatizzante implica umiliare, ma allo stesso tempo è vero che in molte occasioni è necessario esprimere un consiglio, un'indicazione, un suggerimento, o anche un ordine. Come si può fare? Esistono strategie basate sulla "critica costruttiva", una modalità di porgere all'altro una serie di osservazioni senza suscitare un senso di minaccia, senza che l'altro si senta giudicato. Sappi dire di no, quando occorre. Il saper dire di no è una competenza essenziale in un contesto di crescita sui temi dell'educazione alla pace. Vuol dire staccare la spina, evitare un'adesione conformista a delle procedure che possono danneggiare. Saper dire di no vuol dire mantenere sempre la propria idea, il proprio punto di vista, conoscere il proprio valore. Dire di no significa assumersi una responsabilità adulta, il che non coincide con l'assumere un atteggiamento negativo continuo, sistematico, ma un atteggiamento opportuno nei contesti adeguati. Questo aiuta i ragazzi ad assumere lo stesso atteggiamento nel momento in cui si trovano in situazioni in cui dire di no potrà salvaguardarli anche personalmente Sintesi da: Daniele Novara, “L'alfabetizzazione al conflitto come educazione alla pace”. Il testo completo in www.comopace.org/lilliput/pace/Novaraconflitto-educazionePace.rtf


Un campione fra noi Marco Benigno, 4 C Soc, esperto “snowboardista” ci parla del “surf da neve” e ci dà qualche consiglio su come avvicinarsi allo sport del momento Quant’è che pratichi questa attività? E’ facile imparare? Ho cominciato sette anni fa. Andare con lo snowboard in genere è considerato più semplice che con gli sci. Non è molto difficile imparare, per lo meno a stare in piedi e a scendere in back (cioè con la schiena verso la montagna; l’opposto è il front, cioè con la schiena verso valle). E’ un po’ più complicato, soprattutto a livello psicologico, riuscire ad alternare back e front senza frenare o perdere l’equilibrio. Anche questo, comunque, si impara abbastanza presto. Hai partecipato a qualche gara? Sono arrivato primo al trofeo “Verso Torino 2006” dello scorso inverno, e ho partecipato a varie gare tra scuole del pinerolese. Cosa ti piace di più di questo sport? Quali sensazioni si provano (anche rispetto agli sci)? Sulla tavola si procede in maniera più lenta e rilassata, ogni curva diventa un’emozione fantastica a cui partecipa tutto il corpo. Con gli sci sotto i piedi si è portati ad una discesa più “nervosa”, segnata da curve molto frequenti. Lo snowboard permette un approccio con la pista molto diverso: ti godi ogni metro quadro di neve, soprattutto se è fresca. Ci si sente liberi e in pace con sè stessi. E’ uno sport rischioso? Bè, cosa non presenta rischi? Come in ogni cosa, bisogna essere un minimo prudenti e usare la testa. La prima volta che ho provato la tavola, arrivato a fine giornata ho voluto strafare e mi sono rotto i polsi in una brutta caduta (tranquillizzatevi: non succede sempre! ndr). Se uno riconosce i propri limiti e accetta di far le cose gradualmente, acquisterà in breve tempo una padronanza tale da rendere i rischi pressoché nulli. E’ necessaria una certa preparazione atletica, o quanto meno una discreta forza fisica? A livello amatoriale la preparazione atletica non è necessaria, anche se può aiutare a faticare di meno: specie le prime volte, lo snowboard può essere uno sport abbastanza stancante. Cosa pensi del problema della convivenza scisnowboard? Molti sciatori ritengono che le tavole rovinino le piste.. Si tratta di due diversi approcci con la montagna: 12

la tavola è più adatta alla neve fresca, gli sci alle piste più battute. Molti impianti ora offrono aree riservate agli snowboard, risolvendo così il problema, ma comunque non penso che la convivenza sci-tavola debba per forza essere conflittuale. Qual è l’equipaggiamento necessario? E’ molto costoso? Gli scarponi sono diversi da quelli che si usano per gli sci, ma a parte questo l’equipaggiamento è uguale: tuta e guanti impermeabili, ecc. Tavole e scarponi si possono in genere affittare sul posto, e le tariffe si aggirano intorno ai quindici euro per una giornata. Consigli questo sport a tutti? Certamente: può essere pienamente apprezzato sia da chi non è mai andato su una pista sia dagli sciatori più esperti. Michele 2 A Cl

TERROR SQUAD Il disco apre con le rime inconfondibili di Fat Joe che rappresentano l’andamento dell’intero album. Il primo singolo estratto da “True Story”dei Terror Squad è “Lean back” che è stata per più di un mese nei primi posti delle classifiche. Il singolo, come del resto l’intero disco,ha un ritmo trascinante nonostante non abbia un testo di particolare appeal e Fat Joe con Remy non siano due “belloni”. L’alchimia è infatti il flow e la presenza vocale di Joe,che rapisce dal primo ascolto. Ma a gettare benzina sul fuoco sarà il secondo singolo estratto, “Take me home”. Insomma “True Story” è un album semplice,diretto e innovativo allo stesso tempo. Proprio come deve esserlo l’Hip Hop rispettoso Fra&Fra 4AL


splash


Splash&controsplash STUPIDARIUM ARTISTICO

(A cura della prof. Tiziana Fornero)

(per la serie "quel che non so, l'invento") La taurochatapsia (n.d.r.: salto del toro nell'antica cultura cretese) è una gara "che i ragazzi e le ragazze fanno per passare dalla giovinezza all'adultismo" (Jessica, IV A Ginnasio) Cioè, o si è giovani o si è adulti: Sempre ammesso che questa seconda condizione non sia una malattia "A Creta ogni ragazzo e ragazza, per passare dall'adolescenza (??) all'età adulta, dovevano affrontare una sfida contro il toro e STACCARGLI un como, così in tal modo, il toro veniva sconfìtto e moriva" (Elisa C. IV A Gin)

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La notizia

Nel Bhutan si misura la Fil, la felicità interna lorda Il Bhutan è un paese è molto piccolo e molto lontano, situato alle pendici della catena dell'Himalaia. Ma ha una storia molto importante da raccontare. Il suo re ha appena deciso che il benessere del suo popolo andrà misurato in un modo del tutto diverso da come si fa da noi e nel resto del mondo. Il re del Bhutan ha deciso che per stabilire se il suo popolo è ricco, ma "ricco" per davvero, occorre misurare la felicità. Bella questa. E come si fa a misurare la felicità? Ci sono ricchi infelici e poveri felici. . . . Alt, facciamo un passo indietro. Per sapere se cresciamo o no, se stiamo diventando più ricchi o più poveri, in tutto il mondo si misura il cosiddetto Pil, ovvero il "prodotto interno lordo". In parole semplici, misuriamo i beni prodotti: quante automobili o lavatrici o scarpe escono dalle fabbriche, quanto grano producono i campi e quanta uva le vigne, anche quanti giornali vengono stampati e venduti: cose così. Se crescono siamo più ricchi. Se calano, più poveri. Il Pil deve crescere, ci dicono, altrimenti vuol dire che il paese non funziona. Il re del Bhutan, e con lui alcuni importanti studiosi di economia, psicologia e sociologia, sono convinti che il Pil non misuri tutto quel che c'è da misurare. Per esempio, se un bambino va all'asilo nido, i genitori pagano il servizio delle maestre e la cosa viene registrata dal Pil, perché c'è del denaro che si muove; se quel bambino invece sta con il suo nonno, e ci sta bene, niente Pil. Se andate al cinema, il Pil lo sa;

Quanti abitanti ha il Bhutan? 650.000, di cui la maggior parte sono bhutanesi, più una minoranza di indiani e nepalesi Quando è stato là? Nelle vacanze di Natale 2004 Com’è il Bhutan dal punto di vista sociale-politico-economico? Il Bhutan è un paese gioiello compreso tra l’India (circa 1 miliardo di persone), e la Cina (circa 1,5 miliardi di persone) Contrasta in modo evidente con i paesi confinanti: passare dall’India al Bhutan è come passare dall’inferno al non inferno! In India è presente molta miseria e sovrappopolazione, mentre in Bhutan no. Questo è dovuto a un fatto storico: il Bhutan è sempre rimasto uno stato indipendente, in mezzo alle montagne, che non ha suscitato quindi appetiti da parte di altre nazioni (non sono presenti strade che portino in Cina, in modo che questa non potesse occuparlo). Non ci sono università, infatti per studiare si è costretti ad andare in India, e neanche ferrovie: ci sono solo strade, peraltro ben tenute. Inoltre è uno stato-bonsai: è abitato da una popolazione pari ai 2/3 di quella di Torino ed è esteso quanto la Svizzera, perciò è facilmente gestibile. La forma di governo è una monarchia assoluta, illuminata, in cui il re, intelligente e aperto, è aiutato da una serie di tecnici per promuovere uno sviluppo controllato e positivo, che affronti le tematiche sociali. I permessi di entrata per i turisti sono in numero limitato, perché essi non travolgano l’equilibrio stabilito: secondo il “Kuensel”, unico giornale, settimanale,

se nelle stesse due ore fate una passeggiata avventurosa in un bel bosco, niente Pil: ma voi siete contenti ugualmente, anzi forse di più. Se vi regalano un libro, che magari non vi piace e non lo leggete, il Pil si alza; se prendete un libro in biblioteca, gratis, e lo divorate perché vi appassiona il Pil non se ne accorge. Se poi un incendio brucia il bosco e voi siete un po' infelici perché non potete più fare la passeggiata, e così andate al cinema, secondo il Pil voi siete strafelici: ma non è vero! Ecco perché il re del Bhutan ha detto: accanto al Pil mettiamo la Fil, felicità interna lorda. La Fil misura le vacanze, il tempo libero, se ci sono boschi e prati e bei laghetti: più boschi, prati e laghetti a disposizione dei cittadini, e la Fil cresce. Vi sembra una bella "invenzione"? Nove mesi fa circa trecento professori universitari e giornalisti si sono riuniti a Thimpu, la capitale del Bhutan, e hanno deciso di raccontare al mondo che il benessere della gente non dipende solo dalla quantità di merci che escono dalle fabbriche. Ad esempio, negli ultimi 60 anni il Pil degli U.SA è triplicato, ma gli americani si sentono un poco meno felici di allora. Ecco, se vi sembra una bella "invenzione", mandateci l'elenco delle cose con le quali, secondo voi, potremmo misurare in Italia la Fil. Aspettiamo la vostra Fil!!!

Ma sarà tutto vero?

trici per non danneggiarle. Il preside Salvai ci racconta il suo viaggio in Bhutan La luce elettrica però è sostibhutanese, nel 2004 sono stati concessi tuita da un sistema di pannelli solari che solo 9259 permessi (già 2000 più fornisce energia a tutte le case. Non so se dell’anno prima). Io credo di essere stato questo sia estendibile, ma è sicuramente fortunato a visitare il paese adesso, perbello e suggestivo. ché penso che lo sviluppo economico In Bhutan non ci sono mendicanti; per la porterà delle modificazioni. dignità del popolo, caratteristica della Il Bhutan è un paese diviso tra una tecno- cultura di montagna, sono persino presenlogia arretrata e una avanzatissima, gesti- ti cartelli che invitano a non dare niente ai te comunque in modo che non ci sia mi- bambini, perché non imparino a mendicaseria. Fino a 5 anni fa non c’era neanche re! Ovunque è diffuso il buddismo himala televisione, mentre adesso è stata intro- laiano. dotta anche la tv satellitare. Lei crede che si possa misurare la feliChe cosa l’ha colpita di questo paese? cità di un popolo? Mi hanno colpito molte componenti di No! Però si possono osservare alcuni inquesto Stato, prima di tutto il paesaggio dicatori di sviluppo. L’istruzione, in particostituito interamente da montagne, poi la colar modo, poiché insegna ai popoli a tipologia di architettura, molto curata e rendersi conto della propria situazione, e ricca di decorazioni. Si sono presi prov- la sanità. vedimenti urbanistici che dimostrano In Bhutan l’istruzione è obbligatoria per 7 un’alta civiltà: ad esempio le stalle, che anni e, come la sanità, è gratuita. In queerano al piano terra delle case, sono state sto paese non esistono alcune malattie spostate in un luogo separato dalle case presenti nel mondo occidentale, come la stesse. depressione. Non c’è neanche la fame. Un altro fatto da cui sono rimasto colpito La Fil è un metodo di misurazione del sono le condizioni degli indiani, che vivo- benessere che si può esportare in altri no in tende ai margini delle strade e sono Paesi? costrette a svolgere i lavori più degradan- No, assolutamente! È una bella battuta, ti, in particolare la riparazione delle stra- anche se non è riferita a quel paese, la cui de, a cui contribuiscono pure le donne che realtà è assolutamente imparagonabile spaccano le pietre per ottenere la ghiaia. alla società moderna. Ad esempio, in ogni Vi è una particolare attenzione agli aspetti famiglia c’è almeno un monaco. Questi ecologici. Un esempio ne è la pulizia de- sono mantenuti dallo Stato. Una cosa sigli scarichi, attraverso sistemi che permile succedeva in Italia 100 anni fa, mettono di ricavare biogas e riciclare quando almeno un membro della famiglia l’acqua. Un altro è una valle in cui le gru si mandava in seminario, anche per dargli dal collo nero, che normalmente si trova- una sistemazione economica. no in Tibet, vanno a15 svernare; qui non Francesca 4AL sono stati introdotti i tralicci dei fili elet-

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a) h b) q c) m Un treno fa mezzo viaggio a 30 km/h e l'altra metà a 60 km/h. Se tutto il viaggio è di 20 km, quanti minuti occorrono al treno per completare il viaggio? a) 40 b) 30 c) 60

2. Quale numero è tanto superiore a 10 quanto è inferiore alla metà del numero rispetto a cui 30 è inferiore di 10? a) 20 b) 10 c) 15 3. Le parole della seguente frase possono essere disposte in modo da formare una frase di senso compiuto:”Il bruciare può secco non legno”? a) vero b) falso 4. “adamantino" è l'opposto di a) arrendevole b) noioso c) testardo

"galla” sta a “gialla” come “palla” sta a..? a) falla b) pialla c) stalla

8.

Le calze hanno sempre..? a) cuciture b) aderenza c) peso

9.

Rossi ottiene una parte di profitti doppia di quanta ne ottengono i suoi tre soci. I tre soci si dividono in parte uguali i profitti. Qual è la frazione dell'intero profitto di Rossi? a) 2/5 b) 2/3 c) 1/4

10. 20 uomini possono scavare 40 buche in 60 giorni; in quanti giorni dieci uomini possono scavare venti buche? a) 20 b) 40 c) 60 Romina 3° A/L Curiosità: di chi sono i volti delle foto? Li riconoscete?

5. Supponiamo che il Milan sia in testa al campionato e la Roma sia al quinto posto, mentre il Bologna si trova a mezza strada fra di loro. Se la Sampdoria è davanti alla Roma e la Lazio si trova subito dopo il Bologna, quale squadra è al secondo posto? a) Lazio b) Milan c) Sampdoria 6.

7.

Qual è la lettera così lontana dalla prima lettera dell’alfabeto, come la seconda i lo è dalla prima i, nella parola “inarmonico” 16

Risposte:1-b;2-c;3-b;4-a;5-c;6-a;7-b;8-c;9-b;10-c.

1.

The forgotten Genere: Thriller Regia: Joseph Ruben Con: Julienne Moore, 6ary Sinise Uscita: 4 febbraio Telly, madre afflitta dalla scomparsa del figlio di otto anni, rimane scioccata quando il suo psichiatra le dice che si è creata otto anni di memoria su un figlio che lei non ha mai avuto. Solo quando incontra un altro paziente con un'esperienza simile alla sua, Telly fa di tutto per provare dell'esistenza di suo figlio e della sua sanità mentale. Questo film è già uscito all'estero e sembra che sia piaciuto... provare per credere! Jodie IA/L


TEST DI CULTURA GENERALE 1 In quale secolo è iniziata la costruzione del Duomo di Milano? XVI XIV XIII XV 2. Chi è il protagonista dell'Odissea? Achille Ulisse Enea Ettore 3. Quante sono le fasi lunari? 2 3 4 5

10. Quale di questi nomi manca del plurale? Pantalone Altoforno Muro Sete

4. In quale parte dell’Africa si trova l’Algeria? Nord-orientale Meridionale Nord-occidentale

1. XIV 2. Ulisse 3. 4 4. Nord-occidentale 5.Silvio Pellico 6. 1948 7. A misurare la pressione atmosferica 8. Leonardo 9. Virgilio 10. Sete.

Centrale

6. In quale anno è entrata in vigore la Costituzione italiana? 1945 1946 1948 1953 7. A cosa serve il barometro? A misurare l'umidità A stabilire l'intensità del vento A misurare l'altitudine A misurare la pressione atmosferica 8. Chi ha affrescato "Il Cenacolo"? Piero della Francesca Giotto Michelangelo Leonardo 9. L'autore dell'Eneide è: Dante Alighieri Ulisse Enea Virgilio

Risposte corrette:

5. Il libro "Le mie prigioni" è stato scritto da: Pietro Moroncelli Silvio Pellico Giuseppe Mazzini Giovanni Giacomo Casanova

L’ALTRA FACCIA DELL’ARTE E’ vero fare disegni e scritte sui muri è illegale, ma bisognerebbe fare una bella differenziazione tra lo sfigato che imbratta i muri solo per scrivere :<<Fra ti amo!>> e un Writer (più comunemente conosciuto come graffittaro,anche se il termine non è propriamente corretto) che fa delle vere e proprie opere d’arte! La missione del writer è proprio quella di comunicare tramite l’arte un qualcosa che non gli va, e la Street Art (l’arte di strada) si trasforma in una vera e propria forma di protesta sociale, specialmente incentrata sul consumismo. Il writer non utilizza solamente graffiti, ma tappezza lo spazio pubblico anche con adesivi, sticker (immagini tipiche di un writer fatto su carta adesiva o spesso fotocopiato), stencil (disegni realizzati utilizzando mascherine di cartone sulle quali si spruzza della vernice) e poster (disegno realizzato su carta con diverse tecniche e poi attaccato in giro); inoltre ogni writer ha il suo Tag, ovvero la sua firma, più o meno elaborata, che diventa un vero e proprio logo. Si attacca ogni spazio, ma i più seri evitano le “altre opere d’arte” e i palazzi storici, preferendo periferie, muri di fabbriche, case abbandonate. Una delle tecniche più amate è la Billboard Banditry, ovvero quelle azioni contro i cartelli pubblicitari ad esempio disegnando foruncoli e peli, o annerendo i denti a quei superfighi e superfighe delle pubblicità, per protestare contro il mito della bellezza perfetta; altra tecnica famosa in questo campo e quella dello Zombie, ottenuta dipingendo di bianco le pupille delle modelle. Le origini della Street Art risalgono agli inizi degli anni ‘ 70, ma ci vorranno 10 anni prima che questa nuova forma d’arte diventi conosciuta e inizi un momento di gloria; arriva dapprima in Europa e poi nel resto del mondo, Jessica 3D soc, segue a p. 18 17


RECENSIONE dei FILM di MARZO-APRILE 2005 Johnny Stecchino Una commedia divertente, interpretata benissimo da Benigni (che qui ha addirittura due ruoli): il timido Dante conosce a una festa Maria, bella donna palermitana che lo invita nella sua città per qualche giorno: presto si scoprirà che Maria in realtà è la moglie di un pentito siciliano, Johnny Stecchino, braccato e costretto a nascondersi dalle bande mafiose rivali. Il destino per Dante sembra segnato, ma il colpo di scena finale gli permetterà di tornarsene a casa del tutto indenne, e per giunta senza essersi reso conto di nulla. La trama e i dialoghi sono molto divertenti ed elaborati, e si basano sull’incomprensione e l’ingenuità di Dante, che viene proiettato in un mondo a lui completamente sconosciuto: allo stesso tempo è interessante la descrizione della società palermitana, permeata da mafia, ipocrisia e mentalità arcaica, ma allo stesso tempo più fresca e genuina di quella cui Dante è abituato. Benigni fa satira a trecentosessanta gradi, colpendo ministri e cardinali, ma fa atto di grande umiltà inserendo anche Dante (interpretato dallo stesso regista) nel gruppo dei “colpevoli”: il protagonista infatti fin dall’inizio tenta di truffare la previdenza sociale, spacciandosi per invalido. Al di là di queste riflessioni, comunque, “Johnny Stecchino” è un film secondo me geniale, che fa ridere giocando sui temi della corruzione e dell’ingenuità, ma anche grazie alle interpretazioni straordinarie di tutto il cast.

Full Metal Jacket Full Metal Jacket (cioè “pallottola blindata”), è un film di guerra, ma non solo sulla guerra. La storia in effetti è a prima vista piuttosto “bellica”: un gruppo di marines segue un addestramento difficile e disumano e viene poi spedito in Vietnam, a combattere una guerra nella quale non si riesce a trovare alcun significato. Le tematiche prendono spunto dal conflitto e dall’ambiente militare, ma vanno ben oltre: a mio modo di vedere, Full Metal Jacket è soprattutto un film sull’incapacità di rapportarsi col mondo, una critica nei confronti del “sistema” (in questo caso americano), che fa infrangere le speranze e i sogni delle generazioni più giovani, con la loro ingenuità ed inesperienza, contro una realtà troppo dura per essere affrontata di colpo. E’ una riflessione sulla mancanza di valori e sulle conseguenze che essa può portare: migliaia di giovani che imbracciano un mitra invogliati da un semplice senso

di curiosità, e che passano attraverso la guerra senza quasi prendere coscienza della propria situazione. I personaggi infatti non sono gli “antieroi” tipici dei film di guerra sul Vietnam: sono ridotti a poco più che macchiette, descritti più nei loro tratti banali che non in quelli più degni di nota, nel bene e nel male; sono parti di una macchina di cui non si riesce a capire il senso, se non quello di trasformare le persone in automi: saltano ostacoli, muoiono, uccidono e fanno sesso. Ma non pensano, e anche quei pochi che lo fanno alla fine sono ridotti a semplici killer, orgogliosi quando riescono a centrare un bersaglio: ed era proprio quello lo scopo del loro addestramento, come aveva dichiarato a voce alta il loro stesso istruttore. Un film estraniante, che lascia con l’amaro in bocca e ci fa riflettere sul dramma della guerra molto più che film più spettacolari. Agghiacciante, ad esempio, la scena finale: i marines, dopo aver perso numerosi compagni e aver crivellato di colpi un cecchino nemico, avanzano tra le macerie incendiate di Hue, cantando allegramente “La canzone di Topolino”. Una sequenza che colpisce come un pugno allo stomaco. Michele, 2ACl

CINEFORUM D’ISTITUTO Prosegue il Cineforum organizzato dal giornalino. La proiezione ha luogo nell'AULA AUDIOVISIVI, ogni secondo lunedì del mese dalle ore 13 alle 15,30 c. a. Qui di seguito i film ancora in programma : Full Metal Jacket (Stanley Kubrick) Vedi recensione a fianco (14.3.05) Johnny stecchino (Roberto Benigni) Tutta la comicità e l'estro di Benigni sono riassunti in questo film, in cui un timido guidatore di autobus si trova alle prese con un suo sosia, capo mafioso braccato dai suoi avversari (11.4.05) Bowling for Columbine (Michael Moore) Una serrata critica alla legazione delle armi negli USA, che prende spunto dal massacro avvenuto al Columbine. Un film molto intelligente, triste, ma allo stesso tempo agguerrito e ironico (9.5.05)

American Hi-Fi Che dire di questo gruppo americano, formatosi nel 2001? Non sono sicuramente i Pink Floyd, ma fanno secondo me buona musica. Si possono inserire nella nuova corrente punk-rock, caratterizzata soprattutto da altri gruppi statunitensi come i Box Car Racer ed i Sum 41, ma anche da formazioni più “navigate” ed esperte, come Blink 182 e Greenday. Le loro canzoni esprimono (come al solito) la rabbia e l’energia della giovinezza, ma mostrano anche insicurezze e paure: da questo punto di vista, non c’è dubbio che gli American Hi-Fi siano una band ancora molto “adolescenziale”, ma non considero questo un difetto; anzi, questa caratteristica permette loro di avvicinarsi molto ai giovani e di toccare da vicino le loro problematiche. Le loro canzoni non sono particolarmente ricercate o elaborate, ma sono tutte contraddistinte da una linea armonica chiara, decisa e perfettamente orecchiabile. Alcuni dei loro motivi più interessanti e conosciuti sono “The Art of Losing” (con cui hanno anche partecipato alla colonna sonora di American Pie 3) e “Flavor of the Weak”. Gli American Hi-Fi sono insomma un gruppo interessante, che sa essere esplosivo ma anche malinconico, cattivo ma sempre mostrando un volto umano, e di cui spero che si sentirà parlare sempre più, in futuro. Michele, 2A Cl L’ALTRA FACCIA DELL’ARTE

guere tra un’opera d’arte e un atto di vandalismo. e oggi esistono addirittura musei, mani- I writer però corrono il rischio di divenfestazioni e giornali dedicati ad essa. tare solo una moda, e il pericolo è che Sulla Street Art nascono molte polemi- altre persone possano seguirla pur non che, soprattutto perché c’è chi confonde capendo bene cosa facciano. Ovviai writer con i vandali che imbrattano mente non tutte sarebbero opere d’arte monumenti e palazzi storici, e poi c’è e questo causerebbe ulteriori cattive chi contesta il fatto che sia vera e pro- reazioni da parte dei cittadini e delle pria arte e chi li considera uno dei peg- forze dell’ordine. giori mali della vita cittadina, ma fortu- E voi cosa ne dite? natamente molte persone sanno distinJessica 3^D/S segue da p.17

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Curriculum & domande d’impiego Frasi di curriculum veri (così dice l’autore!) e di domande d’impiego tratte liberamente dal libro E. Consul, "La mia azienda sta stirando le cuoia 1000 curricula ridicula dell'italia che cerca lavoro" COME SI PRESENTANO • Capelluto puntuale • Non sono calvo e ho il fisic du rolex • Sono un tipo piuttosto longilineo.. • Mio padre è stato ufficiale della Guardia di Finanza, che salva più vite umane degli stessi medici e a rischio della propria... • Stato di famiglia: padre, madre, fratello inferiore. • Ho due bambini piccoli di 12 e 18 anni. • Il marito di una cugina di mio padre da parte di mio nonno paterno era ingegnere • Mi sono separato, poi divorziato, poi risposato poi ancora separato, adesso non ci casco più Alto: 1.83; pesante:60 kg. • Miei punti di forza: bicipite 40 cm in trazione, torace 140 cm, capacità inspiratoria 10 litri. • Ho sposato un'ereditiera che però non ha mai ereditato • Se prima eravamo in due, adesso col bambino siamo in tre • Di salute sto più che bene, e posso migliorare dopo quattro piccoli interventi chirurgici • Qui ora c'è la parte più appetitosa del mio curriculum... • Ritengo di essere di natura contabile... Come potete vedere il mio è un curriculum variopinto STUDI E QUALIFICHE Ai fini di un'assunzione a posteriori della mia laurea Ho fatto un corso di specializzazione alla Sordona Sono di padre-madre-lingua inglese L'italiano lo conosco bene ed è già di pochi, le lingue straniere sono scolastiche ma me la cavo con la mimica Lingue attive: anglo americano. Lingue passive: francese Non sono un pataccaro, anche se vendo orologi Non sono un markettaro, ma un uomo di vendita Nell'ultima battuta ho portato a casa 50 clienti

Sono depositario di cultura parauniversitaria e polifunzionale Ho partecipato ad un gioco quiz di Mike Bongiorno A otto anni prima di andare a scuola vendevo tutte le mattine un cestino di frutta. I miei clienti erano operai che con un pezzo di pane del giorno precedente ed il mio genuino prodotto potevano gustare un lauto pranzo. A 14 anni pur continuando a studiare ho avuto una qualifica commerciale superiore e infatti sono passato da venditore abusivo ad ambulante con banco mobile Come vedete sono un autodidattico Prima lavoravo sotto padrone, ma adesso faccio il freelunch ASPIRAZIONI Ve lo scrivo sotto voce, ho intenzione di cambiare Per la cronaca sono molto gettonato, cioè ho molte offerte Nonostante sia saldamente in sella al vertice aziendale... La mia escalation professionale è in discesa Opero soltanto per obiettivi ed aspiro ad una carriera piramidale Per tanti soldi, prestigio, e avere una segretaria bella e disponibile e con le tette grosse... Ci sono tre facce della medaglia che mi spingono ad andar via: la prima, la distanza. La seconda: i soldi. La terza: mia moglie che lavora nel mio ufficio e già la sopporto a casa. La crisi ci ha messo inginocchiati Sono pronta a partire dal primo gradino, ma, se posso essere sincera, me lo risparmierei volentieri Non sono abituato a mercanteggiare quando si parla di soldi Del colore dei soldi ne parle-

La ragazza della porta accanto Genere: commedia Regista: Luke Greenfield Con: Emile Hirsch e Elisha Cuthbert Nelle sale dal 3 dicembre Nella monotona vita di Matthew (Emile Hirsch), un liceale all’ultimo anno, arriva, come nuova vicina di casa, Danielle (Elisha Cuthbert) bella e intrigante. Per Mat è l’inizio di una nuova vita al fianco di una ragazza incredibile. È tutto molto bello fino a che un amico di Mat, Eli, gli mostra un video di cui Danielle è protagonista. Così Mat viene a conoscere il lato segreto di Danielle, che è una pornostar. Tutto ciò per lui è sconvolgente, ma pur di non perderla è disposto ad affacciarsi al mondo del cinema, popolato da produttori, star e starlette. In questo film, in cui la vita ortodossa e conformista di Mat è contrapposta a quella borderline di Danielle, ci sono tutti i presupposti perché ci siano molte scene esilaranti. Soprattutto la prima parte del film è piena di gag, che nella seconda parte diminuiscono, anche se ci sono comunque scene indimenticabili (come quella del ballo). Insomma, è una classica commedia teenager, ma con qualche spunto di riflessione (non è bello essere una pornostar!). Questo film, che ha riscosso più successo in Europa che in America, promette di essere molto divertente e non frivolo come si può pensare.Vi consiglio quindi di non perderlo! Gio’ 1 A\L

Un Senso Voglio trovare un senso a questa sera anche se questa sera un senso non ce l'ha Voglio trovare un senso a questa vita anche se questa vita un senso non ce l'ha Voglio trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l'ha Voglio trovare un senso a questa voglia anche se questa voglia un senso non ce l'ha Sai che cosa penso che se non ha un senso domani arriverà.... domani arriverà lo stesso Senti che bel vento non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà… Voglio trovare un senso a questa situazione anche se questa situazione un senso non ce l'ha Voglio trovare un senso a questa condizione anche se questa condizione un senso non ce l'ha Sai che cosa penso che se non ha un senso domani arriverà.... domani arriverà lo stesso Senti che bel vento non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà... Domani un altro giorno.... ormai è qua!

remo in un eventuale colloquio Riguardo allo stipendio vorrei definire il quorum Aspettativa economica: vanno bene soldi anche di piccolo taglio basta che non siano al di sotto dei 40 milioni lordi

Voglio trovare un senso a tante cose anche se tante cose un senso non ce l'ha. Vasco Rossi

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LETTERE ALLA REDAZIONE DIZIONARIO INGLESE-PIEMONTESE ( alcuni vocaboli sono stati inseriti per gentile concessione del prof.Secondo ) CHESS: gabinetto SEED-ANT: sui denti TRIP-US: pancione LEND-HEIGHT: egli è andato PUFF-ALL:intelligente COME-PEER: mi prenda! JEW-ZAP: Giuseppe BOOT-A-LEAN: persona rotondetta e di bassa statura PUFFY-KNEE: non del tutto terminato ITCH-UP: il deretano FEET: affitto CUE-ARCH: coperchio CNN: qui non c'è MAY-CHEAT: i miei figli SORE-CHEAT: suo figlio A-ZEAL: aceto SCHERZI DELLA NATURA -ossia la biologia vista dalla I ACl " Alcune di queste caratteristiche sono riscontrabili in certi animali, tra cui l'uomo ragno...." "Il becco della zanzara...." "...questo per ciò che riguarda la bocca, mentre relativamente alle chiappe dei pesci..." "Il muscolo avviluppato all'osso con il tubo digerente collegato alla bocca ..." (borsa di studio a chi indovina l'animale!!!!) HANNO DETTO - ma chissà cosa volevano dire...."La morte lo ha colto dal vivo" "Scarpe diem" "La classe, cara mia, non si sciacqua" "Ho il patè d'animo" "Sarò breve, anzi, telepatico" "Voglio protestare e scendere in piazza sui miei bisogni!" PROVERBIAMO! Errare humanum est, perseverare ovest. Errare è umano, perseverare è upiede. Tra il dire e il fare c'è di mezzo " e il ". In vino veritas, in scarpe adidas. Margherita 1 A cl

A me gli occhi! Di chi sono questi occhi? Li riconoscete? Sono di insegnanti e studenti del Porporato. 1

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Soluzione: n. 1 prof Denanni, n.2 Loris 3 Al; n.3 Mauro 4 Al, n.4 Aurora 1Cs n.5 prof. Boasso DICONO DI NOI

Onda d’urto

Leggetelo - è anche on line - e capirete perché «Onda d’urto», del Liceo «Porporato» di Pinerolo, può essere fonte di ispirazione per una scuola che voglia partire con un proprio giornale. La versione cartacea, di cui si tirano novecento copie (sono 4 i numeri realizzati ogni anno), naturalmente è anche più ricca di quella visibile nel Web. Oltre agli articoli e ai forum, infatti, «Onda d’urto» contiene anche alcune rubriche. «Sono la parte più “irriverente” e più legata alla vita della scuola», racconta una delle redattrici, Francesca Noardo, Quarta Linguistico. «C’è “Splash”, per esempio, dove i professori si ritrovano in caricatura. E un “Campione tra noi”, interviste ai nostri compagni più sportivi». La redazione, sostenuta dal professor Antonio Denanni, lavora ad ogni numero per circa due mesi. Sono gli studenti a decidere i contenuti. «Adesso abbiamo in cantiere un numero dedicato in prevalenza ai bambini. Bambini nel mondo - dice Francesca -, ma anche ragazzini della nostra zona, a partire dai risultati dell’Estate Ragazzi pinerolese». A volte gli articoli o le inchieste vengono - come si dice - «ripresi» dall’Eco del Chisone, lo storico giornale di Pinerolo. Perché? Lo si capisce dalla ricchezza del numero di ottobre, dedicato alla scuola italiana, alle sue contraddizioni e aspirazioni. Il preside Elio Salvai giudica «Onda d’urto», «una bella esperienza che negli anni è andata migliorando. Il merito è degli studenti, molto seri nel loro impegno, del professor Denanni e degli altri docenti che di volta in volta collaborano». Il professor Salvai svela anche un importante «dietro le quinte»: alcuni professori sono giornalisti dell’Eco del Chisone. E sanno quindi impostare certe scelte e certi titoli in maniera efficace. Nessuno pensi però a un giornale «addomesticato». Uno degli ultimi numeri è stato dedicato «al rapporto d’empatia che c’è o ci dovrebbe essere -o non c’è - tra insegnanti e studenti». Argomento pericoloso per tutti, non è vero? MondoScuola-La Stampa, 14 dicembre 2004 20


LETTERE ALLA REDAZIONE Ciao Chiara, volevo rispondere alla lettera apparsa sullo scorso numero del giornalino. Nonostante sia sinceramente dispiaciuto per quanto capitato al ragazzo vorrei invitarti a fare una riflessione: prova, come ho fatto io, a metterti nei panni di un’ipotetica persona che abbia appena perso un proprio caro per colpa di un tizio il cui hobby è “correre con la sua auto”; prova a immaginare questo e probabilmente capirai che, anche se alla fine ciò non è successo, in un altro momento avrebbe potuto spegnere la vita di una persona che probabilmente non amava affatto andare veloce, ma la cui “colpa” era semplicemente quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Purtroppo è vero che la voglia di andare veloci e di sfidare la sorte è un desiderio comune nei ragazzi; resta solo da sperare che casi come questo diventino sempre più rari, fino ad esaurirsi completamente… per il bene di tutti. Luca I B cl

From: Jessi<a.g-ll@medialab.sissa.it> To: "Liceo Porporato" <liceoporporato@tin.it> Sent: Friday, January 13, 2005 10:59 PM Subject: lo Tsunami

la bontà e la comprensibilità di Dio, dopo Auschwitz, e aveva concluso che Dio non è "onnipotente", perché al momento della creazione ha consegnato parte della sua potenLa strage dello Tsunami nel sud-est asiatico, za all'uomo. Del resto il Dio che ci ha rivein particolare la morte di tanti bambini inno- lato Gesù Cristo è forse onnipotente? Dio centi, mi ha fatto riflettere molto. Ha fatto Padre è intervenuto per sottrarre il Figlio vacillare anche la mia fede: sono una cattolica dalla morte in croce? No, Dio era a fianco praticante! Dov’era Dio in quei momenti? di suo Figlio e lo avvolgeva con la sua preNe ho parlato con il mio don, che mi ha pas- senza, come è a fianco di ogni uomo che sato un piccolo articolo tratto dalle lettere al soffre e lotta. Dio non è intervenuto perché quotidiano Avvenire che mi è sembrato illu- la storia è consegnata agli uomini. Non è minante e che voglio condividere con voi, vero il proverbio che dice "non cade foglia anche perché credo che altre persone come che Dio non voglia". Nella storia accade me abbiano vissuto lo stesso problema. anche ciò che Dio non vuole. Solo alla fine «Io penso che Dio non c'entri nulla con il della storia, l'Onnipotente riscatterà tutte le maremoto, come non c'entra con le malattie situazioni che qui sulla terra non possono incurabili e gli incidenti. Già Hans Jonas si essere considerate buone». Michele Varotti era chiesto come conciliare l'onnipotenza, “AMO” & “ODIO” (Prova anche tu)

ODIO

AMO 1. il fantasy 2. tiro con larco..ma non tocchiamo questo tasto, è meglio 3. la mia goccia nera di silenzio 4. il mio ciondolo a forma di luna, ricordo di un giorno importantissimo,donatomi dal mio lord... 5. il fuoco...e come ha già detto qualcuno..."la mia gola ardere e la mia mente spegnersi..."

Ciao, volevo rispondere alla tua lettera, perché appena l’ho letta ho trovato subito qualcosa di familiare, perché quella sensazione l’ho provata anch’io, prima dello Tsunami, quando è morto un ragazzo che conoscevo, appena due mesi fa. Ho visto una persona che, per gli stessi motivi, ha perso la fede. Si chiedeva: << Perché, se Dio esiste, non si è preso una persona che ormai era arrivata alla fine della sua vita, ma si è preso un ragazzo così giovane?>> Queste parole mi hanno ferito moltissimo e mi hanno fatto sorgere dei dubbi e anche la mia fede, come la tua, ha vacillato un po’; così anch’io come te ho deciso di parlarne con il mio Don, e in questo ho trovato grande consolazione perché ho capito che Dio non ci priva delle persone a cui vogliamo bene solo per farci soffrire, a volte Dio prende con se i migliori ma solo perché possano godere della sua presenza. Ho pregato molto per questo ragazzo, e ora sono convinta che sia lassù che ci protegge e guida e di certo ora vive meglio di prima. Certo rimane il dolore per noi che siamo rimasti, perché noi non riusciremo mai ad accettare completamente la morte, ma la fede, il credere che quella persona continui a vivere da qualche parte e meglio di prima, ci dà la forza per ritornare alla realtà e continuare a vivere e a lottare! Jessica 3^D/S

1. le persone patetiche ..ma estenderei questa mia avversione praticamente a tutti!!! 2. chi no n è in grado di gestire da solo la propria vita e le proprie scelte... 3. l'insicurezza, così a volte mi odio... 4. il rosso...tranne quello delle mie meches... 5. ...i vampiri..hihihi..cosa strrana ma nel fantasy li considero inutili..e non chiedetemi perché...hihihiii

LE 5 COSE CHE AMO E LE 5 COSE CHE ODIO DI PIU’ -AMO: -ODIO: 1)I libri 1)La guerra 2)Il rock 2)Le persone false 3)Orlando Bloom 3)Il pop 4)La pizza 4)La Nutella 5)Il Natale 5)Gli insetti -AMO: 1)Legolas 2)Il biondino del pullman 3)Il gelato 4)Le feste 5)L’amicizia

-ODIO: 1)La matematica 2)Le poesie 3)I carciofi 4)I ragazzi scemi 5)Le cimici

-AMO: 1)Il mio ragazzo 2)La cioccolata calda con panna 3)L’inverno 4)Il curling 5)I Blue

-ODIO: 1)Latino 2)La solitudine 3)La musica classica 4)Le bugie 5)I ragni

Fateci sapere le 5 cose che amate e le 5 che odiate. Le pubblicheremo!!! 21



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