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Petra March AMICO MIO IRRESISTIBILE


Proprietà letteraria riservata 2006 © Petra Bagnardi 2014 © Mamma Editori ISBN 1° edizione agosto 2014 (cartacea) ISBN 2° edizione agosto 2014 (digitale) Titolo originale dell’opera A VEIL OF GLASS AND RAIN www.facebook.com/AuthorPetraMarch Traduzione di Mollie Miles per Mamma Editori Consuenza per l’immagine di copertina Caffeina Design Finito di comporre per supporto digitale e stampa nel mese di agosto 2014 presso le officine grafiche di Mamma Editori Mamma Editori Strada Lupazzano 57 43024 Neviano degli Arduini (Parma) Telefono 0521846325 www.mammaeditori.it www.òphiere.it


Dedica

A mio nonno, che mi amava incondizionatamente. A Roma, la mia casa.


Prologo

La prima volta che vidi Eagan fu attraverso un velo di vetro e gocce di pioggia. Avevo nove anni e lui quattordici. Eravamo dai miei genitori, pioveva e stavo giocando da sola all’esterno. Indossavo un impermeabile giallo ed erano gialli anche gli stivali. Eagan, i suoi genitori e i miei erano in cucina intenti a parlare, ridere e probabilmente stavano preparando il tè. Potevo vederli attraverso la finestra. Il nostro giardino era chiazzato da piccole e grandi pozzanghere. Ci saltavo intorno fingendo che fossero buchi neri che rischiavano di risucchiarmi se solo avessi sfiorato la loro superficie con la punta dei piedi. Quando mi fermai e guardai su notai Eagan che mi osservava attraverso la finestra. Mostrava un sorriso lieve, appena accennato. Io ricambiai incerta e ricominciai a giocare. Dopo poco mi raggiunse all’esterno. Reggeva un ombrello di colore viola cupo. Lo fissai senza muovermi dal bordo di una pozzanghera molto profonda. Lui rimase dal lato opposto e per pochi secondi ci valutammo. Notai che teneva i piedi troppo vicini all’acqua e avrei voluto avvertirlo del pericolo dei buchi neri ma mi vergognai. Era alto come un gigante. Il suo sorriso era gentile e odorava di buono... «Profumi di biscotti,» gli dissi. 5


Ridacchiò e il suono mi trasmise una sensazione di calore. «Mia madre ha una fissa per il cinnamomo, lo metterebbe ovunque. Ritiene che perfino i fazzoletti siano più soffici se sanno di cannella, per non parlare del sapone...» spiegò. «Non dovresti stare così vicino all’acqua, è pericoloso,» mi decisi a informarlo. Lui contemplò con espressione seria la pozzanghera scura che ci separava e risollevò lo sguardo su di me: «Ho letto da qualche parte che se salti in una pozzanghera, le correnti possono trasportarti in un altro mondo.» Immediatamente l’acqua nera divenne meno spaventosa e più interessante. «Se ci salto dentro e mi perdo in quell’altro mondo mi correrai dietro per riportarmi qui?» gli chiesi. Sorrise. «Naturalmente.»

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...Fisso il mio riflesso sull’acqua che si confonde e sfuma nella profondità della pozzanghera. Subito dopo i contorni della mia immagine tornano a definirsi; non ho piÚ undici anni ma sedici...


(...) Lo trovai fuori dall’auditorium alla fine del concerto. Indossavo un leggero abito giallo e stringevo la maniglia della custodia che proteggeva la chitarra azzurra. Si offrì di portarla per me ma scossi la testa perché doveva già sopportare il peso del suo zaino enorme. Una parte di me era contenta che non avesse potuto ascoltarmi suonare. Il brano che avevo scelto era la versione acustica del mio pezzo rock preferito e l’adattamento era terribilmente romantico: esprimeva perfettamente come mi sentivo riguardo a Eagan. Dopo la performance tutti i miei professori e gli altri studenti avevano ammesso di non avermi mai udito suonare con tanta passione. Non ero certa di volere che Eagan scoprisse quella parte della mia anima. Ci abbracciammo con cautela. Notai i suoi occhi arrossati e stanchi ma anche che era abbronzato e odorava di buono come sempre. Naturalmente non rivelai i miei sentimenti. Era una luminosa giornata estiva e andammo al parco dove ci sedemmo senza parlare molto e dopo un po’ Eagan si sdraiò sul tappeto d’erba e si addormentò. Restai a guardarlo riposare per qualche minuto poi mi distesi accanto a lui. Misi il mio corpo molto vicino al suo, tanto da poterne sentire il calore attraverso il cotone dei vestiti. Il suo volto bellissimo era girato verso di me e le labbra erano leggermente schiuse. Scintille dorate gli costella73


vano la barba non rasata e i capelli biondo scuro. Posai una mano sul suo braccio e l’altra sul petto muscoloso, poi mi chinai verso di lui tenendo gli occhi aperti. Lasciai che la bocca indugiasse e respirasse il suo stesso respiro poi, finalmente, gli sussurrai un bacio sulle labbra. Aspettai, ma lui non si mosse. Così chiusi gli occhi e, una volta ancora, gli sfiorai le labbra con le mie. Divenni avida. Premetti con la lingua sulla bocca schiusa e accarezzai la sua: una, due volte, e poi ancora, finché non gemetti e uno spasimo improvviso mi assalì tra le gambe. Mi aggrappai con le dita alla sua maglietta sudata e continuai a baciarlo finché non emise nel sonno un mugolio basso e prolungato. «Ti amo,» gli mormorai contro le labbra. Mi allontanai da lui e mi costrinsi ad alzarmi. Afferrai la custodia della chitarra e me ne andai. Sul bus, continuai a leccarmi le labbra; mi gustavo il suo sapore, il sale del suo sudore e una punta di cannella. Avevo baciato solamente due ragazzi prima di Eagan; uno era un compagno delle scuole medie, l’altro frequentava le mie stesse lezioni di piano ma non mi era piaciuto. Il bacio di Eagan, invece, anche se lui non lo aveva veramente ricambiato, mi aveva reso fremente ed eccitata. Dopo l’estate ci allontanammo. Non ero capace di affrontarlo. Non potevo essere ancora la sua amica; quella purezza si era ormai corrotta: lo desideravo troppo ed evitarlo fu la scelta più facile.

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Durante gli anni successivi baciai e dormii con diversi ragazzi. Cercavo disperatamente di cancellare dalle labbra il sapore di Eagan e di togliermi dalla pelle il suo profumo. Non funzionò. Quando compii diciotto anni, i miei genitori organizzarono una grande festa. Vennero Bea e Arthur e anche Eagan. Fu accompagnato da Felia e dal fratello maggiore di lei Neal: i fratelli di David. L’assenza di David creava un vuoto e in più temevo che Eagan fosse distaccato e angosciato, invece mi arrivò come sempre la sua dolce attenzione. Scherzò e rise. Il suo sorriso era genuino mentre il mio era un po’ forzato. Anche dopo due anni trascorsi nella lontananza reciproca il mio corpo rispondeva al suo. I capezzoli erano costantemente induriti e il cuore pulsava dolorosamente. La festa fu una tortura. Eagan mi chiese dei miei piani dopo il diploma e gli dissi che volevo andare a Roma per studiare cinema. Mi prese la mano e poi, si sporse verso di me. «Ti inseguirò, gattina.» Allora non volli credergli ma il mio corpo lo fece perché non fui più capace di gioire del tocco di nessun altro ragazzo. La mia pelle sospirava solamente in attesa della promessa, del sapore e del profumo di Eagan.

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