n. 3
luglio / settembre 2023
Atti e Bollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria
ISSN 2611-2337 esce dal 1946 registrato nel 1949
A CATANIA IL 67° CONGRESSO DEGLI INGEGNERI
A GENOVA IL 63° SALONE NAUTICO
IN QUESTO NUMERO: ✔ Cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro ✔ Sicurezza: educazione civica ✔ Smart working ✔ IA - Intelligenza Artificiale
FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PER IL CONSULENTE TECNICO D’UFFICIO (CTU) Trimestrale di informazione a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova
L’EDITORIALE DI ANDREA CHIAISO
FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PER I CTU… ABBIAMO ANTICIPATO I TEMPI DEL DECRETO MINISTERIALE Agosto tranquillo, un lontano e infantile ricordo. Non è questo il caso, perché il 4 agosto 2023 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero della Giustizia n. 109 “Regolamento concernente l’individuazione di ulteriori categorie dell’albo dei consulenti tecnici di ufficio e dei settori di specializzazione di ciascuna categoria, l’individuazione dei requisiti per l’iscrizione all’albo, nonché la formazione, la tenuta e l’aggiornamento dell’elenco nazionale, ai sensi dell’articolo 13, quarto comma, delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, aggiunto, unitamente all’articolo 24-bis, rispettivamente dall’articolo 4, comma 2, lettere a) e g), del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, e richiamato dagli articoli 15 e 16 delle stesse disposizioni per l’attuazione, come novellati, dallo stesso articolo 4, comma 2, lettera b), nn. 1 e 3, lettera c), nn. 1 e 2 (23G00121) (GU Serie Generale n. 187 del 11-08-2023)”.
È partito a metà ottobre il corso di formazione “Progetto formativo per consulenti tecnici in ambito giudiziario” suddiviso in due moduli: il corso è finalizzato alla formazione di tecnici esperti di ausilio per magistrati e avvocati. Si rivolge, quindi, non solo a professionisti maturi che desiderano approfondire le proprie competenze e verificare l’approccio metodologico acquisito, ma anche a giovani ingegneri che intendono conoscere la disciplina dell’Ingegneria Forense che riguarda la tecnica al servizio del diritto. In pillole, il D.M. n. 109 del 4 agosto 2023 all’articolo 5 “Domande di iscrizione” comma 1, lettera d) prevede di indicare nella domanda di iscrizione: “gli eventuali specifici percorsi formativi volti ad acquisire adeguate competenze nell’ambito della conciliazione, nonché sul processo e sull’attività del consulente tecnico…”. Altresì, all’articolo 6, “Mantenimento dell’iscrizione e disposizioni in materia di vigilanza” comma 3, è indicato: “Con la domanda di conferma l’interessato rende dichiarazione sostitutiva con cui conferma, aggiorna o integra le informazioni previste dall’articolo 5, commi 1 e 2”.
Sono orgoglioso di aver anticipato i tempi: la commissione di Ingegneria Forense, che coordino, insieme all’ingegnere Franco Manica, ha da tempo avviato una collaborazione con il Tribunale di Genova e l’ordine degli avvocati, al fine di fornire una proposta formativa coordinata per l’aggiornamento e la formazione professionale del Consulente tecnico d’ufficio (CTU). Un professionista in ausilio all’attività giudiziaria, una modalità di operato e di deontologia che non si snoda unicamente nell’attività comune della professione ingegneristica, ma si confronta con l’ambito giudiziario. Serve un metodo e una formazione per svolgere appieno l’attività del CTU, da diversi punti di vista.
In altri termini, anche chi è già iscritto e presenterà la domanda di mantenimento, dovrà dare atto di avere adeguate competenze nell’ambito della conciliazione nonché sul processo e sull’attività del consulente tecnico. Il corso è un’occasione per poter interagire con docenti di alto valore e scambiare reciproche esperienze, nonché per potersi formare nell’ambito richiesto. All’interno del numero è riportato il programma dettagliato del corso, l’intervista e l’analisi critica del D.M. n. 109/2023 rivolta al consigliere nazionale del CNI, l’ingegnere Carla Cappiello: “La formazione continua non era adeguatamente presa in considerazione, la regolarità contributiva era un tema ancora troppo periferico e, infine, l’etica professionale spesso non riceveva la dovuta attenzione... il D.M. n. 109/2023 è un ottimo punto di partenza, ma la strada per l’eccellenza è ancora lunga e tortuosa”. di Andrea Chiaiso, coordinatore commissione di Ingegneria Forense
Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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SOMMARIO 3
L’EDITORIALE
Formazione e aggiornamento per i CTU… abbiamo anticipato i tempi del decreto ministeriale di Andrea Chiaiso
A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Periodico a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Presidente: Enrico Sterpi www.ordineingegneri.genova.it - PEC: ordine.genova@ingpec.eu Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXXIII Trimestrale - Proprietà: Ordine Ingegneri provincia di Genova
di Stefano Rolli
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A Catania il 67° Congresso degli ingegneri
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A Genova il 63° Salone nautico
L’EVENTO
di Mafalda Meduri di Mafalda Meduri FORMAZIONE
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Progetto formativo per consulenti tecnici in ambito giudiziario
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Cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro Costruiamo il cambiamento
IN PRIMO PIANO
di Ivan Tortarolo
Rappresentante legale: Enrico Sterpi
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Direzione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova email: rivistaingegneri@ordineingegneri.genova.it Direttore Responsabile: Sara Frumento
Il BIM nel nuovo codice contratti L’implementazione del Building information modeling in Italia e nelle Pubbliche Amministrazioni di Vittorio Baroni
Coordinamento redazionale: Mafalda Meduri Progetto editoriale: Sara Frumento e Mafalda Meduri Progetto grafico: Eliana Bellino e Mafalda Meduri
FOCUS
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Smart working Il punto di vista delle aziende
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IA - Intelligenza Artificiale
di Gaetano Di Chiara e Matteo Gentile
Impaginazione e disegni: Eliana Bellino Ricerca iconografica: Eliana Bellino e Mafalda Meduri
Valore aggiunto, anche per la piccola impresa di Alberto Cabri
Redazione: Alma Bellino Hanno collaborato: Vittorio Baroni, Alberto Cabri, Gianluigi Calzetta, Carla Cappiello, Andrea Chiaiso, Gaetano Di Chiara, Sara Frumento, Matteo Gentile, Gianluca Giagni, Franco Manica, Massimiliano Margarone, Mafalda Meduri, Tiziana Petrillo, Ivan Tortarolo
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Editore e Stampa: Microart Srl - Il Geko Edizioni - Recco www.ilgekoedizioni.com | info@ilgekoedizioni.com
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Questo numero è stato chiuso in redazione il 20/10/2023 Questo numero è scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e viene spedito in formato pdf a tutti i circa 7.000 iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova e agli altri Ordini provinciali Liguri per l’inoltro ai propri iscritti e ai propri contatti. Viene anche mandato agli Ordini tecnici liguri e nazionali, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria. Inoltre una apposita tiratura stampata su carta viene diffusa a vari soggetti e attraverso le attività formative interne e gli eventi organizzati o a cui l’Ordine di Genova partecipa. La riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei testi è consentita purché siano espressamente citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono dell’Ordine, di autori regolarmente retribuiti o di archivi, oppure sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.
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LA VIGNETTA DI ROLLI
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LE INTERVISTE
Carla Cappiello Un obiettivo: costruire una connessione tra l’ingegneria e la politica Tiziana Petrillo e Gianluca Giagni La cultura della sicurezza è prevenzione. Anche nelle scuole L’OPINIONE
Il gioco delle tre carte Eliminazione del progetto definitivo di Franco Manica
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NOTIZIE DALLE COMMISSIONI
Commissione di Ingegneria Forense di Andrea Chiaiso e Franco Manica ICT (Information and Communication Technologies) di Matteo Gentile e Massimiliano Margarone INARCASSA COMUNICA
Aggiornamenti & News utili
di Gianluigi Calzetta
ORDINE & FORMAZIONE
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Offerta formativa dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Genova
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Nomi e dati degli Ordini provinciali della Liguria
FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA
Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
La vignetta di rolli Stefano Rolli (1966) è giornalista professionista. Dal 1990 lavora al Secolo XIX e dal 2002 le sue vignette escono ogni giorno sulla prima pagina del quotidiano ligure. Collabora a Il Giornalone, l’inserto satirico domenicale fondato da Luca Bottura in edicola con La Stampa e Il Secolo XIX. Sposato, niente figli, moltissimi gatti, suona la ghironda e abita sull’Appennino, dove i lupi vivono di vento. www.facebook.com/rollipage
OTTIMO, ALLORA, E QUELLO COS’E`? IL MIO ONORARIO CIOE`, TIPO CHE LEI VUOLE ESSERE PAGATO PER IL SUO LAVORO?
VABBE`, POI CI METTIAMO D’ACCORDO...
BUFFO, NEVVERO?
SONO GIA` D’ACCORDO, L’HO SCRITTO IO...
COSI` GIOVANE E GIA` COSI` ATTACCATO AI SOLDI...
Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
EHHH... NON C’E` PIU` RELIGIONE
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L’EVENTO
A CATANIA IL 67° CONGRESSO DEGLI INGEGNERI METE. 100 ANNI E OLTRE 5 GIORNI DEDICATI AL DIBATTITO SU TEMI ATTUALI RELATIVI ALLA PROFESSIONE DELL’INGEGNERE di Mafalda Meduri
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L’edizione 67 del Congresso nazionale degli Ordini degli Ingegneri ha avuto il tema dell’equo compenso al centro del dibattito. Relazioni e confronti su tantissimi argomenti caldi tra cui nuovo Codice appalti, il Testo unico dell’edilizia, il rischio sismico e le evoluzioni tecnologiche al servizio della professione. Interventi anche dei ministri Salvini, Musumeci e Urso Si è chiuso a Catania il 67esimo Congresso degli Ordini degli Ingegneri d’Italia dal titolo “Mete. 100 anni e oltre” con la presentazione dei risultati dei delegati utili per avanzare riforme professionali, e con gli interventi dei giovani ingegneri che hanno lanciato nuove proposte sul futuro della professione. Un evento che non è stato solo cultura della prevenzione, politica strategica, approfondimento dei temi legati allo sviluppo, formazione, analisi delle competenze e sguardo sul futuro, ma anche e soprattutto promozione del territorio attraverso arte, storia e cultura. “Una città che ha avuto l’opportunità di raccontarsi” ha affermato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia etnea Mauro Scaccianoce, in apertura dei lavori. «Qui nel capoluogo etneo – ha sottolineato Scaccianoce – si ripete a distanza di 58 anni un momento cruciale per i professionisti. Questo 67esimo Congresso nazionale si svolge nella città di Catania grazie alla rete virtuosa tra istituzioni ed enti locali, che credono fermamente nel lavoro e nelle visioni degli ingegneri. Ringrazio il Consiglio nazionale uscente e il nuovo Consiglio per avere accolto con slancio questa esigenza: la voglia di raccontare e raccontarci, di ospitare un evento fondamentale per la categoria con l’obiettivo di scrivere un capitolo di questa lunga storia insieme. Il successo della categoria – ha continuato – passa necessariamente dal riconoscimento da parte dell’opinione pubblica della centralità dell’ingegnere nella società, a servizio, garanzia e tutela della collettività e del riconoscimento della centralità della qualità della progettazione nella realizzazione delle opere. Riferendosi all’equo compenso, Scaccianoce ha dichiarato che “è condizione necessaria per restituire dignità, decoro e valore alle prestazioni dei professionisti. Nella stessa direzione si muovono le Istituzioni europee. Questo obiettivo spinge gli ingegneri a dimostrare responsabilità e professionalità e il sistema ordinistico dovrà assumersi la responsabilità della determinazione, senza cadere negli errori del passato e soprattutto dovrà essere vigile sul controllo sulla qualità della progettazione”. “Con orgoglio, quest’anno celebriamo il centenario dell’istituzione dell’Albo professionale – ha detto durante il suo intervento Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI. In questo lungo periodo – ha detto Perrini – l’Ingegneria e la figura dell’ingegnere si sono affermati, senza tema di smentita, come un punto di riferimento della società italiana. In questo scenario, il Congresso nazionale rappresenta un importante momento di riflessione sui temi che coinvolgono la nostra categoria e ha lo scopo di definire, con il contributo di tutti i partecipanti, le linee di indirizzo e di intervento che il Consiglio nazionale degli Ingegneri intende perseguire nel breve e nel medio periodo. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
A CATANIA IL 67° CONGRESSO DEGLI INGEGNERI
“Mete” il 67° Cogresso degli Ingegneri a Catania - presso il centro congressi “Ciminiere”
La nostra finalità – ha concluso – è quella di incidere sulle scelte del legislatore, suggerendo idee e modalità di attuazione delle stesse al fine di favorire lo sviluppo del Paese in un momento di particolare complessità derivante dalle conseguenze dalla pandemia, dai cambiamenti climatici e dalla guerra in Ucraina, che ha clamorosamente innescato un fenomeno inflattivo a cui negli ultimi anni non eravamo più abituati”.
Il ministro Salvini su Testo unico dell’edilizia, Ponte sullo stretto e nuovo Piano casa Sono diversi e tutti di particolare rilevanza, i temi affrontati dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in videoconferenza durante il Congresso. “Nella mia veste istituzionale ho incontrato e ascoltato più ingegneri negli ultimi 10 mesi che nel resto della mia vita” ha detto Salvini, ringraziando i professionisti per il contributo nella definizione del Nuovo Codice appalti, compresa la segnalazione di criticità. “A fine anno faremo il punto della situazione ed eventualmente apporteremo modifiche per correggere le cose che non vanno”. Il ministro ha ribadito la necessità anche di lavorare al nuovo Testo unico dell’edilizia, attualmente in fase di stesura, così come di pensare a un nuovo condono edilizio, sottolineando la situazione in cui versano gli uffici tecnici dei comuni italiani, “inondati da richieste di regolarizzare milioni di piccole difformità. Dobbiamo superare questa situazione per dare un po’ di respiro, anche economico, ai comuni e restituire un po’ di serenità ai cittadini”. Naturalmente, specifica Salvini, tutto questo non riguarda zone caratterizzate da dissesto idrogeologico, dove l’unica soluzione possibile è la demolizione. Di rilievo anche il tema infrastrutture, sul quale Salvini ha ribadito la volontà di avviare i lavori per la realizzazione del ponte sullo Stretto entro l’estate 2024, fissando la fine dei lavori al 2032. Dichiarazioni che hanno sollevato alcune perplessità, in relazione ai tempi di affidamento dei lavori. Infine, spunti anche per un nuovo Piano casa, che coinvolga non soltanto l’edilizia popolare, ma anche altre categorie della popolazione. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
In alto, l’intervento di Mario Scaccianoce, Presidente dell’Ordine degli ingegneri di Catania In basso, l’intervento di Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
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L’EVENTO
“La prevenzione è quasi zero perché non c’è la predisposizione. Parte della politica pensa che ricostruire dopo una calamità paghi in termini di consenso più che fare prevenzione”.
In alto, l’intervento di Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare In basso, l’intervento di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy
L’invito del ministro ai professionisti è quindi volto alla realizzazione di un “disegno complessivo di nuovi quartieri e città che passi anche attraverso il contributo degli ingegneri”.
Rischio sismico e polizze contro le calamità: gli interventi dei ministri Musumeci e Urso Al congresso ha preso parte anche il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, che ha sottolineato la scarsa diffusione in Italia della cultura del rischio: “La prevenzione è quasi zero perché non c’è la predisposizione. Parte della politica pensa che ricostruire dopo una calamità paghi in termini di consenso più che fare prevenzione. Che fine ha fatto, ad esempio, il fascicolo del fabbricato, un’iniziativa tanto necessaria quanto elementare per conoscere lo stato dei nostri edifici? Quante dighe sono state costruite negli ultimi anni, allo scopo di non sprecare le acque, accumulandole? In tutti questi anni non è mancato il denaro. Basti pensare alle risorse distribuite dalla Cassa del Mezzogiorno. A mancare è stata la programmazione”. Musumeci ha poi ribadito l’impegno a lavorare, insieme agli ingegneri, a un Decreto Legge per la mitigazione del rischio sismico. E di calamità naturali ha parlato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha sottolineato l’incertezza che aleggia sulle assicurazioni per eventi catastrofali, “sul fatto che effettivamente le assicurazioni paghino le polizze nel caso si verifichino questi eventi. Nel disegno di legge sulle calamità abbiamo messo una norma che prevede che nel caso di eventi catastrofali, le assicurazioni devono corrispondere in tempo breve, poche settimane, almeno il 30% di quanto dovrebbe essere dovuto a coloro che si sono assicurati. Questa certezza è il primo passo per diffondere quella cultura delle assicurazioni. Un passo verso la cultura dell’assicurazione e della prevenzione”.
Obbligo di iscrizione per gli ingegneri che collaborano con la PA Durante i lavori, si è discusso anche dell’obbligo di iscrizione e formazione per tutti gli ingegneri che collaborano con la Pubblica amministrazione, per assicurare l’autorevolezza della professione e per garantire agli utenti risposte meno aleatorie, più certe, aggiornate e veloci. Si sono approfondite la difformità sulle condizioni contributive di chi pratica la professione e sull’efficacia del percorso di formazione universitaria, che potrebbe incidere molto di più sull’immediato esercizio dei giovani nel mondo del lavoro. È emersa la necessità di una maggiore aderenza al codice deontologico e di una tutela sanitaria più ampia per i professionisti. L’urgenza affiorata dai temi dei focus group ha puntato l’attenzione anche sull’indennizzo di paternità e sull’applicazione delle norme sulla parità di genere. Sono state proposte anche future specifiche certificazioni per gli ingegneri impegnati negli ambiti della sicurezza, innovazioni sull’implementazione di contratti di rete per i professionisti che lavorano in piccoli studi, con lo scopo di ridurre i costi di esercizio, favorire nuove sinergie e incentivi per startup e realtà più piccole.
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A C atania I l 67° C ongresso degli I ngegneri
Non è mancata l’attenzione verso gli aspetti tecnologici in continua evoluzione, che vedono gli ingegneri affiancati all’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale. “Abbiamo registrato una straordinaria partecipazione anche durante le sessioni formative e di confronto – ha continuato Scaccianoce, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania – questo ci inorgoglisce, abbiamo condiviso “mete” trasversali e un bagaglio di aggiornate conoscenze, innescando curiosità e potenziali sviluppi che possono evolvere nell’esercizio della professione di ognuno di noi. Ogni ordine d’Italia da oggi proseguirà la sfida della formazione con un percorso rigoroso, volto a erogare aggiornamenti di qualità per tutti gli ingegneri, liberi professionisti, dipendenti pubblici e privati. Bisogna adeguare il livello di preparazione, tenendo conto delle innovazioni tecnologiche e delle modifiche normative che corrono sempre più velocemente, badando al far sì che la formazione non si trasformi in un business ma conservi la vocazione a promuovere lo sviluppo delle competenze”.
Conclusioni e… appuntamento in Toscana “In chiusura dei lavori, desidero innanzitutto ringraziare il collega Mauro Scaccianoce e l’Ordine degli Ingegneri di Catania – ha detto Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio nazionale – oltre alle nostre strutture del CNI e della Fondazione CNI, per l’organizzazione impeccabile.
Ritengo che dal dibattito siano emersi i temi attualmente più importanti per la categoria come l’equo compenso, la rimodulazione dei bonus edilizi, l’iscrizione obbligatoria all’Albo per chi svolge la professione di ingegnere – ha continuato Perrini. Ringrazio, in modo particolare, gli ingegneri delegati che hanno partecipato attivamente ai lavori attraverso il confronto avvenuto all’interno dei focus group e che hanno offerto una serie di spunti fondamentali che entreranno in maniera organica nel nostro programma dell’immediato futuro”. Le proposte elaborate dai 200 delegati che hanno partecipato ai focus group sono state presentate poco prima della chiusura dei lavori e hanno preceduto il dibattito sulla mozione finale, costruita a partire dalle linee programmatiche annunciate dal Presidente Perrini nel corso della lettura della sua relazione. I punti più votati emersi dal focus group sono stati nell’ordine: l’iscrizione obbligatoria all’Albo per gli ingegneri della PA; la modifica del sistema universitario del 3+2; aumentare l’attrattività degli Ordini; sostenere gli Ordini medi e piccoli in tema di gestione, marketing e comunicazione; il passaggio dalla gestione separata dell’Inps a Inarcassa; le lauree abilitanti. La mozione finale è stata infine approvata con 1083 voti a favore, 57 contro e 27 astenuti. In chiusura è stata annunciata la 68esima edizione del Congresso, la cui organizzazione sarà a cura degli Ordini di Grosseto e Siena.
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Nella foto a partire da sinistra: Mario Scaccianoce, Presidente dell’Ordine degli ingegneri di Catania e Angelo Domenico Perrini, Presidente CNI
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L’EVENTO
A GENOVA IL 63° SALONE NAUTICO PRESENTAZIONE DEI NUOVI PROGETTI FORMATIVI DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DI GENOVA di Mafalda Meduri
L’Ordine degli Ingegneri di Genova è stato presente alla 63esima edizione del prestigioso appuntamento internazionale con un’attività intensa di seminari e la presentazione della Commissione Project Management e di due percorsi di formazione molto importanti. In merito, abbiamo raccolto i tratti salienti dell’intervento del Presidente Enrico Sterpi che ha introdotto i lavori
È stato davvero un grande successo, quello del Salone nautico internazionale numero 63. E c’eravamo anche noi dell’Ordine degli ingegneri di Genova con un programma organizzato ad hoc di workshop e seminari che nella Sala Tech-Mezzanino, Padiglione Blu di Jean Nouvel, hanno riscosso un lusinghiero interesse. Due i temi principali oggetto di discussione, “Il Project Managament: Proposte e visione verso il futuro” e “L’Ingegneria Forense e il mondo della nautica”. Inoltre, la partecipazione al Salone è stata anche l’occasione per presentare la Commissione Project Management, presieduta dall’ingegnere Giampiero Fabbri, e due importanti progetti formativi, illustrati dal presidente dell’Ordine Enrico Sterpi che ha introdotto i lavori. “Agosto ha segnato un passaggio fondamentale nella qualifica del consulente tecnico di ufficio per il tribunale – ha affermato Sterpi – e l’appuntamento del Salone ha rappresentato una bella opportunità per presentare le nostre proposte formative che partiranno nei prossimi mesi, una delle quali organizzata dagli ordini professionali genovesi degli architetti, degli avvocati e degli ingegneri”.
Il percorso formativo per i CTU Durante l’introduzione ai lavori, l’analisi di Sterpi ha affrontato il problema della lentezza della giustizia in ambito civile che è, soprattutto, una questione di numeri: molto alto quello dei contenziosi, molto basso quello di chi deve dirimerli. “La complessità e l’alto numero dei procedimenti pendenti rendono sempre più necessaria e preziosa la figura dei Consulenti tecnici d’ufficio: professionisti qualificati che mettono la propria esperienza al servizio dei Tribunali e assistono i giudici in particolari aspetti dei procedimenti, fornendo così un valido ausilio al corretto funzionamento della giustizia e contribuendo a snellire le procedure e accelerarne i tempi” ha aggiunto il presidente dell’Ordine. E per il presidente Sterpi, questa necessità è stato il motivo principale per cui si è deciso di avviare uno specifico percorso formativo per Consulenti tecnici in ambito giudiziario, un corso finalizzato a preparare adeguatamente ingegneri, architetti e avvocati a svolgere questo importante ruolo, fornendo una conoscenza specifica delle norme e delle tecniche procedurali da rispettare nell’esecuzione di una perizia. Le competenze tecniche non sono infatti sufficienti per svolgere adeguatamente questo compito: occorre anche una buona capacità di interagire con gli ambienti della magistratura e con le dinamiche proprie della Giustizia. “I Consulenti tecnici d’ufficio – ha sottolineato ancora Sterpi – sono chiamati a fornire perizie qualificate in numerosi ambiti: dagli espropri di terreni alle cause societarie, dalle controversie edilizie ai procedimenti per violazioni ambientali o per quanto riguarda la proprietà intellettuale e lo spionaggio industriale.
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A GENOVA IL 63° SALONE NAUTICO
E queste figure rivestono un ruolo chiave per il buon funzionamento della macchina giudiziaria: in molto casi, il loro apporto è fondamentale per il raggiungimento della verità processuale in modo più chiaro ed evitando inutili lungaggini”.
L’obiettivo del progetto per i Consulenti tecnici Il corso proposto dall’Ordine degli ingegneri di Genova – congiuntamente a quello di architetti e avvocati – si pone quindi l’obiettivo di qualificare la preparazione dei propri iscritti e migliorare l’efficienza della macchina giudiziaria, accelerandone i tempi e migliorando la gestione complessiva. “Ormai, per chi opera nell’ordinamento giudiziario, la complessità tecnologica della nostra società richiede la necessità di saper coniugare sempre più e sempre meglio le competenze giuridiche con quelle tecniche – ha dichiarato Sterpi – e la consulenza tecnica in ambito giudiziario pur costituendo disciplina poco affrontata nel campo delle specializzazioni tecniche e nei programmi didattici delle università, ha molteplici prospettive d’inserimento nel mondo del lavoro, affondando le proprie radici in un’attività molto diffusa nella pratica professionale. Ecco, quindi, che un percorso formativo specifico, che nasce dalla collaborazione tra Ordini professionali locali può rivelarsi un valido strumento per favorire una visione complessiva e uno scambio di idee che costituiscono i presupposti per una buona attività giurisdizionale. Questo corso – ha concluso – consentirà di allargare e qualificare la platea di Consulenti tecnici che saranno a disposizione dei Tribunali, per realizzare con maggiore competenza un ruolo che ritengo di elevata utilità per l’intera comunità. Espletare la funzione consulenziale in modo corretto, serio ed esaustivo consente ai giudici di esprimere un giudizio più puntuale e tempestivo, con evidenti benefici per tutte le parti coinvolte”. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
Nella foto partendo da sinistra: l’ing. Nicolò Odero, Project Manager l’ing. Giampiero Fabbri, Presidente della commissione Project Management e l’ing. Enrico Sterpi, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova
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La reale capacità del saper fare Il secondo percorso formativo ha per titolo “Project & construction management”. L’elaborazione e l’aggiornamento tempestivo dei piani relativi a progetti complessi, caratterizzati dall’insorgenza di turbative indotte da variazioni di scopo o di contesto nel corso del ciclo di vita, richiede competenze specialistiche non facilmente reperibili. L’offerta formativa corrente, a partire da quella dispensata in sede universitaria, è fortemente orientata all’accrescimento del “sapere”. Altri corsi specialistici nella materia del Project Management conducono al conseguimento di importanti certificazioni rilasciate anche dalle più note associazioni internazionali alle quali, spesso, non corrisponde una reale capacità professionale del “saper fare”. Gli obiettivi del corso cercano di colmare questa “lacuna” e dare un’impronta più utilitaristica e concreta, a forte connotazione realistica. Si parte dal focus sui benefici dell’applicazione della disciplina del
P&CM, per proseguire nella conoscenza delle difficoltà di ordine pratico normalmente incontrate nell’applicare tale disciplina. Non si prescinde dai fattori di successo e dalle soluzioni che bisogna adottare per superare le difficoltà. E dall’illustrazione di un modello operativo di P&CM realizzato e praticato in ambito internazionale sin dai primi anni 2000 da parte della società americana O’Brien & Kreitzberg (O’K) per la pianificazione e il controllo dei progetti di ogni settore e dimensione, evidenziando i problemi e le soluzioni adottate nelle diverse fasi del ciclo di vita dei progetti in esame. In buona sostanza, questo corso ha lo scopo di trasferire ai partecipanti le soluzioni operative da adottare per presidiare le principali variabili di un progetto (scopo, tempi e costi) con metodologie diverse in funzione delle singole fasi di sviluppo del medesimo – dallo studio di fattibilità alla consegna – in conformità alle normative vigenti.
EVENTI SUL TERRITORIO SUPERBONUS
L’incontro si è svolto presso il Centro Cultura, Formazione ed Attività Forensi dell’Ordine degli Avvocati di Genova sul tema dei Bonus e dei SuperBonus Edilizi. La tavola rotonda, organizzata da AssoMaster, ha preso in esame le attuali criticità analizzando i possibili scenari sotto il profilo giuridico. Oltre ai soggetti coinvolti nella filiera esecutiva (professionisti, impresari) hanno proattivamente preso parte alla discussione: gli Assessori avv. Mario Mascia e il dott. Marco Scajola e il coordinatore della rete Professioni Tecniche, l’ing. Armando Zambrano. In rappresentanza dell’Ordine degli Ingegneri, è intervenuto il vice-Presidente, l’ing. Silvio Rossi (nella foto a sinistra).
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Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
A G enova il 63° S alone nautico Il Salone dei record A chiusura del 63° Salone nautico riportiamo qui di seguito le dichiarazioni entusiastiche di Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica e I Saloni nautici, Marco Bucci, sindaco di Genova, e Luigi Attanasio, presidente della Camera di commercio del capoluogo ligure. “Si è chiuso con quasi 120mila visitatori, registrando un +13,9% rispetto al 2022. Questi sono i numeri di un Salone che continua a superarsi anno dopo anno e che, in questa edizione, è andato oltre le nostre stesse aspettative – ha dichiarato Saverio Cecchi, Presidente di Confindustria nautica e I Saloni nautici. Ringrazio la mia squadra che ha lavorato strenuamente a questo risultato e di cui sono fiero di essere il timoniere. Il nostro obiettivo è diventare la manifestazione numero uno di settore nel mondo. Stiamo lavorando per questo, anche grazie alla stretta collaborazione tra pubblico e privato per far sì che il nuovo Waterfront di Levante, progettato da Renzo Piano, sia il primo quartiere espositivo al mondo tagliato espressamente per la nautica da diporto. Siamo già al lavoro per la prossima edizione in programma dal 19 al 24 settembre 2024”. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal Sindaco di Genova, Marco Bucci, per il nuovo layout, i canali e l’Isola Blu completamente circondata dall’acqua. Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza dell’attività economica della nautica da diporto, che cresce ogni anno e ha un grande impatto economico e occupazionale sulla città. Inoltre, ha anticipato che l’anno prossimo sarà inaugurato il Waterfront di Levante, un nuovo quartiere che, insieme al Salone nautico, sta già creando sinergie e sfruttando grandi opportunità. Il presidente della Camera di commercio di Genova, Luigi Attanasio, ha ringraziato il presidente Cecchi per l’impegno e il lavoro svolto nel settore della nautica da diporto, evidenziando il sostegno della Camera di commercio a tutti gli eventi legati al Salone, compreso il Design Innovation Award che si è tenuto nel suggestivo Palazzo della Borsa. Il premio ha celebrato l’unione tra la bellezza delle magnifiche barche esposte e il Salone del mobile di Milano, i due eventi più importanti per la promozione del Made in Italy nel mondo.
Ospiti di prestigio Il 63° Salone Nautico Internazionale di Genova sarà ricordato come un evento di grande importanza, grazie alla partecipazione e all’attenzione senza precedenti delle autorità del Governo e delle Istituzioni. Presenti: il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro della Difesa, Guido Crosetto (in collegamento per il convegno inaugurale), il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e il presidente di Eni, Giuseppe Zafarana.
LA DIRETTIVA EUROPEA CASA GREEN: OPPORTUNITÀ O UTOPIA? Il convegno si è svolto nella cornice dell’Auditorium San Francesco di Chiavari ed è stato organizzato da Nazione Futura. Abbiamo raccolto le dichiarazioni dell’ing. Gian Ettore Borzone, rappresentante del circolo territoriale di Nazione Futura Chiavari Tigullio, che ha in programma anche altri temi di attualità: «è emerso chiaramente che questa Norma è molto pericolosa per tutti noi perché ci costringerà ad affrontare dei costi enormi, non facilmente finanziabili dal sistema creditizio, per ottenere inoltre risultati risibili in termini di riduzione delle emissioni di CO2 in ambiente (al massimo il 2,6% da qui al 2050) configurandosi come un attacco alla proprietà privata intesa anche come valore fondante della nostra Nazione. Questa Direttiva, nella sua struttura attuale, deve essere perciò bloccata a tutti i costi e dovrà essere riscritta traguardando obiettivi più facilmente raggiungibili nell’ottica di limitare i sacrifici che saranno imposti ai cittadini».
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PROGETTO FORMATIVO PER CONSULENTI TECNICI IN AMBITO GIUDIZIARIO E vento F ormativo T ipologia F ormativa
R esponsabile S cientifico M oderatori
Progetto formativo per consulenti tecnici in ambito giudiziario • Formazione in presenza • Formazione a distanza – webinar (Riservata unicamente agli iscritti appartenenti ad ordini extra regionali) Ing. Enrico Sterpi Ing. Andrea Chiaiso, Ing. Franco Manica
O biettivi del C orso
La filosofia del Corso è quella di fornire le informazioni necessarie per iniziare l’attività di CTU e per integrare le competenze di coloro che già svolgono questa attività. L’obiettivo principale è quello di avere un giusto equilibrio tra la teoria e la pratica, per tale motivo, oltre alle lezioni di carattere meramente teorico, sarà presentata un’ampia casistica di procedimenti civili e penali a cui seguiranno dibattiti su casi concreti. Il Corso intende fornire anche le competenze necessarie per accedere alla piattaforma digitale del sistema giudiziario italiano; in particolare, nel modulo n. 5 è prevista una descrizione dettagliata del processo di accesso mediante sistema SPID e dei requisiti necessari per l’ottenimento delle credenziali di accesso, nonché del Portale Informatico Giudiziario (Pda).
A chi è rivolto
Il Corso è finalizzato alla formazione di tecnici esperti di ausilio per Magistrati e Avvocati, sicché si rivolge non solo a professionisti maturi che desiderano approfondire le proprie competenze e verificare l’approccio metodologico acquisito, ma anche a giovani ingegneri che intendono conoscere la disciplina della “Ingegneria Forense” che riguarda la tecnica al servizio del diritto.
T ipologia A ccreditamento
Sovra territoriale (Riconoscimento CFP, soddisfatti i criteri stabiliti dalla normativa vigente, agli Ingegneri iscritti agli Ordini di tutta Italia)
CFP D urata A ttestato
26 26 ORE Attestato di Frequenza relativo alla formazione su tematiche tecnico-giuridiche e sull’attività del consulente tecnico conformemente a quanto previsto dal D.M. n. 109/2023 I nformazioni G enerali
S ede
N. P artecipanti M odalità di I scrizione Q uota di I scrizione C ontatti S egreteria
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Evento in presenza Sala Convegni – Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova Piazza delle Vittoria 11/10 – 16121 Genova Evento a distanza Evento FAD Covid – 19 OIGE - Piattaforma Zoom Minimo: 12 Massimo: 40 Il corso verrà attivato al raggiungimento del numero minimo di iscrizioni Si invita ad effettuare l’iscrizione attraverso il portale Formazione dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Euro 350,00 – La quota di iscrizione comprende il testo di riferimento Ufficio Formazione – 366/2029816 formazione@ordineingegneri.genova.it
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con il patrocinio di:
PROGRAMMA DEL CORSO 17 Ottobre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Saluti Iniziali Dott. Enrico Ravera, Presidente Tribunale di Genova Ing. Enrico Sterpi , Presidente Ordine Ingegneri di Genova Avv. Luigi Cocchi, Presidente Ordine Avvocati di Genova Avv. Luigi Cocchi, Avv. Stefano Savi, Avv. Carlo Iavicoli MODULO 1: Fondamenti I (3 ore) • L’ingegnere forense e le procedure giudiziarie • Natura, finalità, limiti e principi della consulenza tecnica: -- nella mediazione -- nei giudizi civili: di merito, ATP, cautelari, esecutivi -- nei giudizi penali -- nei giudizi amministrativi e arbitrali • Ruoli e funzioni del CTU e del CTP
19 Ottobre 2023 • dalle ore 16:00 alle ore 18:00 Dott.ssa Ada Lucca, Presidente III Sezione Tribunale Genova MODULO 2: Fondamenti II (2 ore) • Principi e doveri dei consulenti tecnici in ambito giudiziario • Norme di riferimento procedurali e linee guida • Gli albi dei consulenti tenuti nei Tribunali: requisiti per l’iscrizione • Nomina del CTU. I casi di incompatibilità e incompetenza. La ricusazione • Udienza di conferimento dell’incarico, il Giuramento e formulazione del quesito
24 Ottobre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Avv. Ivano Cavanna MODULO 3: Conoscenze Giuridiche Base per svolgimento dell’attività (3 ore) • Concetto di vizio, difetto, difformità, danno, nesso causale, danno emergente, lucro cessante • Criteri per la stima dei danni e del minor valore • Criteri per l’individuazione della responsabilità tecnica
26 Ottobre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 dott.ssa Maria Cristina Scarzella, Presidente II Sezione Tribunale Genova Ing. Fabrizio Vinardi MODULO 4: Iter procedimentale (3 ore) • Nomina e quesito • Attività preliminari e avvio delle operazioni peritali • Svolgimento delle operazioni peritali (verbali, comunicazioni alle parti, istanze al giudice) • Esperimento conciliativo • Schema di elaborato peritale del CTU, osservazioni dei CTP, relazione finale con valutazione delle osservazioni
31 Ottobre 2023 • dalle ore 16:00 alle ore 18:00 Ing. Andrea Chiaiso MODULO 5: Il PCT - Conoscenze Informatiche di Base (2 ore)
14 Novembre 2023 • dalle ore 16:00 alle ore 18:00 Dott. Paolo Gibelli, magistrato del Tribunale di Genova Avv. Stefano Betti MODULO 6: Responsabilità del consulente tecnico (2 ore) • Responsabilità civili e penali del CTU • Errori del CTU • Sostituzione del CTU
16 Novembre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Dott. Ranieri Miniati, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova Ing. Fabrizio Vinardi MODULO 7: Procedimento penale - la consulenza tecnica per il PM (3 ore) • Consulenza tecnica endoperitale ed extra peritale • Il consulente tecnico nelle indagini preliminari • Forma e schema della perizia penale • Ausiliario di Polizia Giudiziaria e consulente tecnico del PM • Indagini riservate per il Pubblico Ministero e accertamenti tecnici non ripetibili • Criteri per la quantificazione del compenso del PTU e del CT del PM e rituale richiesta di liquidazione
21 Novembre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Avv. Prof. Massimo Ceresa Gastaldo MODULO 8: Procedimento penale - la perizia per il Giudice (3 ore) • Consulenza tecnica nell’udienza preliminare • Dibattimento • Responsabilità del perito e del consulente tecnico nel processo penale
23 Novembre 2023 • dalle ore 16:00 alle ore 18:00 Dott. Mario Tuttobene, Presidente I e VI Sezione Tribunale Genova Ing. Andrea Chiaiso MODULO 9: Procedimento Cautelare (2 ore) • La descrizione giudiziaria inaudita altera parte nel diritto industriale • L’ausiliario dell’Ufficiale Giudiziario • Cenni ed esempi pratici
28 Novembre 2023 • dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Dott. Roberto Braccialini, Presidente VII Sezione Tribunale Genova Dott.ssa Maria Cristina Scarzella, Presidente II Sezione Tribunale Genova MODULO 10: Normative di riferimento per il compenso CTU e Perito (3 ore)
• Accesso SPID • Il Portale Informatico Giudiziario (Pda) • Requisiti e Strumenti necessari • Caso Pratico di Utilizzo
• Criteri per la quantificazione del compenso del CTU e rituale richiesta di liquidazione • Criteri per la quantificazione del compenso del PTU e del CT del PM e rituale richiesta di liquidazione • Procedure di presentazione e gestione della liquidazione (esempi pratici)
Test di valutazione competenze - Chiusura del Corso
Test di valutazione competenze - Chiusura del Corso
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IN PRIMO PIANO
CULTURA DELLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO COSTRUIAMO IL CAMBIAMENTO di Ivan Tortarolo, Coordinatore Commissione Sicurezza sui luoghi di lavoro
Articolo pubblicato sulla piattaforma web “Ingenio”
Le cronache recenti parlano ancora di morti bianche. Bisogna impegnarsi concretamente perché questo fenomeno sparisca completamente. Maggiori controlli e severità delle pene, da sole, potrebbero non bastare. Come ha sottolineato il Presidente Mattarella: “I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza” Ancora morti sul lavoro. La prima decade del mese di settembre 2023 è stata funestata da tragedie che devono spingerci a un momento di riflessione. Il dramma sui binari di Brandizzo, cinque vite stroncate, solo per citare l’episodio più battuto dalle agenzie di stampa. Una proposta è quella di provare a far leva sulle istituzioni proponendo, in maniera concreta e fattiva, l’introduzione della “sicurezza sul lavoro” nei programmi ministeriali di educazione civica. I nostri figli, nipoti e amici che iniziano la scuola saranno i cittadini e anche i lavoratori di domani. Costruire una “cultura” della sicurezza aiuterà le future generazioni a vivere meglio. Inasprire il quadro sanzionatorio, aumentare i “controlli” aumentare le procedure potrebbe non essere sufficiente. Non vedremmo risultati a breve termine e forse nemmeno a medio termine. Ma dobbiamo impegnarci affinché qualcosa possa cambiare e possa cambiare radicalmente. L’articolo 1 della nostra Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” segue poi l’articolo 4 con: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Diritto alla vita, “Lavorare non è morire”, principi fondanti della Repubblica, cultura. Un concetto spesso ribadito dal Presidente Sergio Mattarella: “Le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. [omissis] I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. A voi, ispettori tecnici, spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione. Faccio appello alle vostre intelligenze e al vostro impegno per contrastare una deriva che causa troppe vittime. Anche da voi e dalla vostra attività dipende la vita di madri, padri, figli, lavoratrici e lavoratori che, finito il proprio turno, hanno il diritto di poter tornare alle loro famiglie”. Solo parole? No, dietro ognuno dei concetti espressi dal Presidente vi è un mondo da esplorare dove ognuno di noi può, o forse deve, svolgere un ruolo. Ma ciò che vorrei cogliere di più, dalle parole di Mattarella, è questo passaggio: “I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro”.
Tre morti al giorno nel 2023 Il primo articolo della Costituzione parla chiaro. La nostra Repubblica è fondata sul lavoro. E ciò valorizza il progetto costituzionale dei diritti sociali, ove il singolo si avvantaggia del lavoro di tutti e offre all’intera collettività il proprio contributo. È quindi impensabile che il lavoro, elemento fondante di un paese civile, semini una media di tre morti al giorno.
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CULTURA DELLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO
In base alle statistiche pubblicate da INAIL, sebbene questi dati debbano essere correttamente valutati e soppesati, ci si accorge facilmente che il trend di questi infortuni, da oltre un decennio, resta pressoché stabile. Tutto ciò implica che, continuando sulla strada fin qui percorsa, potremo sperare di ridurre un po’ le morti sul lavoro o i gravi infortuni ma non ci si può aspettare, purtroppo, una drastica riduzione. E allora torna la domanda: che cosa possiamo fare? Aumentare il carico sanzionatorio? Aumentare le procedure? Appesantire il quadro normativo con nuove regole? Oppure, cercare di creare “cultura”? La sicurezza sul lavoro è un valore a 360 gradi che genera virtuosità, ben oltre i ruoli e le procedure. È un valore morale, etico, sociale e anche economico e di competitività nazionale e internazionale. Ma qui dovremmo chiederci: è il lavoro che causa le morti bianche? È la mancanza del rispetto delle leggi? O delle procedure? È una questione “culturale”? O è una concomitanza di diversi fattori interconnessi? Inoltre, non dobbiamo dimenticare che, al fianco delle tante, troppe, morti bianche ci sono anche gli infortuni, talvolta molto gravi e con invalidità permanenti, anch’essi inaccettabili in una società civile. Poche settimane fa, la stampa nazionale ha riportato ben otto morti sul lavoro in sole 24 ore: follia. Qui di seguito, riportiamo due casi d’infortunio: il primo, dettato da un mancato coordinamento nelle attività interferenziali, il secondo, per una mancata informazione. L’elemento che accomuna i due incidenti è la mancata informazione e il mancato coordinamento delle lavorazioni. A nno
Tab. 1 Casi d’infortunio denunciati a livello nazionale Nota: A partire dall’anno 2010 le denunce d’infortunio mortale pervenute all’INAIL comprendono anche quelle aventi definizione amministrativa negativa, a differenza delle denunce mortali ante 2010, che invece le escludevano Fonte: Denunce di infortunio a livello nazionale, per anno (2000 - 2016) – Gestione Industria e servizi
denunce n . casi
di cui mortali
2000
906.225
1.226
2001
920.649
1.369
2002
894.664
1.287
2003
880.242
1.305
2004
869.439
1.137
2005
844.957
1.124
2006
836.329
1.205
2007
825.893
1.089
2008
790.426
978
2009
705.210
905
2010
693.347
1.270
2011
647.755
1.177
2012
585.115
1.155
2013
536.880
1.022
2014
512.225
978
2015
493.383
1.102
2016
500.232
980
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IN PRIMO PIANO Quando
2006
2004
Dove
Capannone industriale destinato a realizzare trasformatori elettrici
Accesso al cantiere
Opera
Impianto di riscaldamento a soffitto
Costruzioni
T ipologia I nfortunio
Tab. 2 Analisi casi d’infortunio
Attività svolta su piattaforma aerea: X, dipendente di una seconda azienda esterna e prestato all’azienda di Y, era sul tetto per collaborare alla sistemazione dell’evacuatore fumi dell’impianto termico. Z lavorava da due anni nell’azienda appaltante con la mansione di magazziniere.
Morte: Operaio edile, stava aprendo il cancello del cantiere, non ancora correttamente installato dal fabbro. Durante l’apertura, il cancello è uscito dai binari travolgendolo e causandone il decesso per schiacciamento.
Y si rompe una gamba. X viene sbalzato dalla piattaforma, sbatte la testa contro un macchinario e muore. • Dovevamo installare l’evacuatore dei fumi della linea di riscalda-
mento e irraggiamento già in opera. X e Y si sono piazzati con la piattaforma in prossimità della zona dove doveva essere posizionato l’evacuatore e in particolare nella zona centrale del capannone. Preciso che nella zona di piazzamento della piattaforma vi erano dei bancali che erano stati rimossi pochi istanti prima con il muletto da un dipendente dell’azienda.
F asi
• Per poter spostare il nucleo, tuttora imbracato tramite funi d’ac-
ciaio, l’avevo sollevato di circa 70-80 centimetri dal livello del pavimento. Mi trovavo nella zona retrostante tenendo con la mano destra la pulsantiera del carroponte e verificavo che il nucleo non urtasse contro il materiale accatastato sul lato destro del capannone. Improvvisamente il carroponte urtava la piattaforma aerea e la faceva precipitare a terra.
L’operaio doveva accedere al cantiere per svolgere le lavorazioni di sua competenza. Era stato informato della posizione della chiave per aprire il cancello che delimitava l’area di cantiere. Non era stato informato o non vi era segnaletica che indicasse che il cancello non era completamente installato.
• Mentre X iniziava ad allargare il foro con la pinza a becco usata
È mancata una comunicazione diretta tra il manovratore dell’azienda appaltante, che doveva eseguire lo spostamento dei nuclei di trasformatori, e gli operatori della ditta appaltatrice. In particolare, bastava un accordo verbale affinché fossero sospese per breve tempo le operazioni di realizzazione dell’impianto termico e nel momento dello spostamento del carroponte, la piattaforma fosse abbassata a un livello tale da permettere l’avanzamento dell’attrezzatura di sollevamento sulle vie di corsa.
L’operaio doveva essere informato che per aprire il cancello, bisognava usare la chiave riposta in un luogo nascosto. Se la chiave fosse stata custodita dall’installatore fino a opera correttamente installata.
Pertanto, lo scambio di informazioni previste dall’art. 7 D.Lgs. n. 626/1994 ora “Documento unico di valutazione dei rischi interferenti” (Duvri), e contemplato nel documento stipulato tra azienda appaltante e appaltatrice, è risultato inefficace. • Sfasamento spaziale delle lavorazioni.
zioni
R accomanda -
C osa è mancato ?
come martello e il cacciavite usato come scalpello, il carroponte urtava la piattaforma facendoci precipitare a terra. Ricordo che nella caduta io sono rimasto incastrato con la gamba sinistra nel parapetto della stessa piattaforma.
• Segnalazione a terra da parte di altro lavoratore che indicasse
all’addetto al carroponte il limite massimo di spostamento in modo da eliminare la collisione con la piattaforma.
Custodia della chiave da parte dell’addetto all’installazione e relativa cartellonistica di avviso
(*) casi estrapolati e rielaborati da www.dors.it/storiedinfortunio
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C ultura della sicurezza sui luoghi di lavoro La lettera: Storie di infortunio Carissimi colleghi, il tema della Salute e della Sicurezza sui luoghi di lavoro coinvolge tutti noi. Siamo professionisti tecnici, operiamo a contatto con cantieri, industrie, attività di ogni tipo e a ogni livello. Chi più direttamente chi in maniera indiretta, abbiamo a che fare con questo tema, tolto il fatto che ciascuno di noi è, sarà o è stato un lavoratore. Spesso si legge di tragedie sul lavoro, troppo spesso. Gli infortuni mortali in Italia, uno dei paesi del G7, si aggirano sui mille casi all’anno. Una tragedia senza fine. Circa tre persone al giorno: inaccettabile. Senza contare poi gli infortuni non mortali ma che lasciano troppo spesso invalidità permanenti – in questo caso i numeri crescono vertiginosamente. È chiaro che qualcosa dobbiamo fare, da qualche parte dobbiamo iniziare. Negli stati di estrazione anglosassone è in uso il sistema di esaminare casi realmente accaduti da cui trarre un insegnamento. Cosa non ha funzionato? Cosa doveva essere fatto? Come migliorare? In questo, da molti anni, il Servizio di epidemiologia della regione Piemonte e i Servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spresal) delle ASL del Piemonte e della Lombardia hanno attivato un portale nel quale si trovano, fra le altre cose, disamine di casi di infortuni con esito mortale o con invalidità permanenti rilevanti. Si è deciso di dar corso a questa rubrica con la quale condividere a ogni pubblicazione, la disamina di un incidente al fine di apprendere da quanto accaduto nozioni utili ed evitare che quella tipologia di incidente possa nuovamente verificarsi. Un sentito ringraziamento al Centro di documentazione per la promozione della salute realizzato dal Servizio di epidemiologia della regione Piemonte e dai Servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spresal) delle ASL del Piemonte e della Lombardia per aver messo a disposizione queste informazioni che, seppur nella loro tragicità, possono essere un validissimo aiuto. In Tab. 2 sono riportati due primi esempi di incidente sul luogo di lavoro. https://www.storiedinfortunio.dors.it Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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IN PRIMO PIANO
Proposta operativa della Commissione “Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” di Genova Partiremo dal basso, dalla commissione Sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Ordine degli Ingegneri di Genova. Per fare la raccolta di tutto il lavoro già svolto per le scuole, anche a livello di Consiglio nazionale degli Ingegneri e da vari ordini locali, per creare un movimento di sensibilizzazione che dovrà necessariamente essere multidisciplinare, che possa spingere il Governo a introdurre istituzionalmente la Salute e la Sicurezza sui luoghi di lavoro nei programmi ministeriali di educazione civica, perché proprio di educazione civica si tratta. I bambini, i nostri figli, nipoti e amici, studenti di oggi, saranno i cittadini e i lavoratori di domani. “Ritengo, infatti e fermamente, che una strada possa essere la scuola” afferma Ivan Tortarolo. “Esistono già importantissimi momenti di incontro, seminari, concorsi, tante cose a favore delle scuole e degli studenti. A tali iniziative va un grande plauso e un profondo apprezzamento per chi si impegna in compiti così delicati. Ma si tratta di interventi che non sono organici.
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La nostra categoria può farsi parte attiva per proporre alle istituzioni elementi concreti per inserire i valori della Sicurezza e della Salute sui luoghi di lavoro nell’educazione civica, a partire dalla prima elementare” continua Tortarolo. “Dal punto di vista normativo abbiamo il Testo unico, il D.Lgs. n. 81/2008 e tutte le leggi e norme ad esso collegate. In questo sono stati fatti passi da gigante, senza dubbio, ma sicuramente possiamo migliorare. Ora, il punto è: come possiamo migliorare? Inasprendo le sanzioni? Aumentando le procedure? Aumentando la formazione? Inasprendo i controlli? Non sono dell’idea che questa sia la strada. Il quadro sanzionatorio appare delineato, congruo ed equo così come quello procedurale. Duvri, Durc, Pos, Permessi di lavoro, formazione obbligatoria, responsabilità penali in capo a datori di lavoro, preposti, Rspp, Aspp, e quant’altro – conclude Tortarolo – delineano un profilo normativo che può essere considerato sicuramente al passo coi tempi”. I risultati non saranno immediati. Si potranno vedere solo dopo qualche decennio ma, finalmente, la speranza di ridurre gli incidenti sul lavoro, potrebbe diventare realtà. Potrebbe esserci una vera svolta. Coltiviamo questa speranza…
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C ultura della sicurezza sui luoghi di lavoro Che sia materia scolastica L’introduzione dell’insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie di secondo grado. Ecco cosa prevede il disegno di legge Lo ribadiamo perché ne siamo convinti. Per azzerare – o comunque ridurre sensibilmente le morti bianche – è fondamentale creare i presupposti per una cultura della sicurezza. Questa sorta di “educazione” non può prescindere dalla scuola. E per l’ingresso a scuola, c’è già un disegno di legge, che all’articolo 1 prevede l’insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, ed enuclea le finalità perseguite, connesse alla necessità di contribuire a formare cittadini coscienti e consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore e del datore di lavoro, in modo che divengano cittadini responsabili e attivi nel rispetto delle regole. Nell’articolo 2, si individuano le scuole destinatarie dell’insegnamento, secondarie di primo e secondo grado, e le finalità che mirano a far acquisire le conoscenze dei diritti costituzionali e delle principali normative che regolano il lavoro, anche con particolare riferimento al diritto del lavoratore ad avere un lavoro sicuro sotto i profili della salute, dell’igiene e del benessere nell’ambiente di lavoro, nella prospettiva della prevenzione e della gestione integrata dei rischi professionali. Le scuole – è scritto ancora nell’articolo 2 – dovranno introdurre nel curricolo di istituto l’insegnamento di questa disciplina e potranno individuare, per ciascun anno di corso, il relativo orario, che non potrà però essere inferiore a 33 ore annue. Oltre ai programmi ancora da definirsi, come accennato dall’articolo 3, l’articolo 4 prevede iniziative sulla formazione e sull’aggiornamento dei docenti referenti per l’insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro. L’insegnamento sarà affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche. A definire le linee guida – stabilisce sempre l’articolo 4 – sarà il ministro dell’Istruzione e del Merito, di concerto con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
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IN PRIMO PIANO
IL BIM NEL NUOVO CODICE CONTRATTI L’IMPLEMENTAZIONE DEL BUILDING INFORMATION MODELING IN ITALIA E NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI di Vittorio Baroni, ingegnere
Un percorso che parte dalla Direttiva 2014/24/UE e arriva al definitivo e finale ingresso dei sistemi di modellazione nella Normativa italiana con il nuovo codice dei contratti D.Lgs. n. 36/2023, ma l’iter non è ancora concluso
La ricerca di maggiore trasparenza nelle procedure di gara di appalti pubblici di lavori con contenuti progettuali completi, al fine di avere affidamenti più rapidi e una riduzione dei rischi derivanti da una conoscenza approssimativa dei costi, hanno portato a valutare l’introduzione di strumenti informativi elettronici standardizzati negli appalti pubblici. Pertanto, il 28 marzo 2014 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea la Direttiva 2014/24/UE, adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio il 26 febbraio 2014, abrogando e sostituendo la precedente Direttiva 2004/18/UE. L’art. 22 della Direttiva 2014/24/UE descrive i criteri da applicarsi alle comunicazioni in tema di partecipazione ad appalti pubblici, focalizzando l’attenzione sull’uso di strumenti elettronici e individuando altre modalità come residuali o circostanziate. Più specificatamente, il comma 4 recita che “per gli appalti pubblici di lavori e i concorsi di progettazione, gli Stati membri possono richiedere l’uso di strumenti elettronici specifici, quali gli strumenti di simulazione elettronica per le informazioni edilizie o strumenti analoghi”.
Il recepimento della Direttiva UE Il disposto della citata direttiva doveva essere recepito dagli Stati membri, attraverso strumenti legislativi a carattere amministrativo e regolamentare, entro il 18 aprile 2016, giorno in cui era stato emanato il Codice dei contratti pubblici D.Lgs. n. 50/2016. Il D.Lgs. n. 50/2016 aveva abrogato il precedente Codice dei contratti pubblici n. 163 del 12 aprile 2006 e aveva recepito novità e aggiornamenti normativi, tra cui la già citata Direttiva e, più precisamente, all’articolo 23 erano descritti i livelli della progettazione e al comma 1, lettera h), era prevista “la razionalizzazione delle attività di progettazione e delle connesse verifiche attraverso il progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture”. Al medesimo articolo, comma 13, veniva invece definito il 31 luglio 2016 come termine ultimo per l’emanazione di un decreto che avrebbe definito le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà dei metodi di modellazione informativa presso le stazioni appaltanti, le amministrazioni concedenti e gli operatori economici. L’ottemperanza alla Direttiva europea allo scadere del tempo massimo, con l’emanazione del D.Lgs. n. 50/2016, è stata seguita da un costante allungamento dei tempi in termini di implementazione della norma e, infatti, l’atteso decreto sulle modalità di ingresso del BIM nel panorama italiano ha tardato a essere emanato fino al 1° dicembre 2017 con il Decreto MIT n. 560.
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IL BIM NEL NUOVO CODICE CONTRATTI
Modellazione informativa: la prima definizione legislativa Nel Decreto MIT n. 560 è importante riprendere l’art. 2, comma 1, lettera 0a) e a), modificato dal successivo D.M. n. 312 del 02/08/2021, che dava la prima definizione di cosa era inteso come modellazione informativa: “modello informativo, insieme di contenitori di informazione strutturata, semistrutturata e non strutturata - ambiente di condivisione dei dati, un ambiente digitale di raccolta organizzata e condivisione di dati relativi ad un’opera, gestiti attraverso specifici flussi di lavori e strutturati in informazioni relative a modelli informativi ed elaborati digitali prevalentemente riconducibili ad essi, corredato da flussi di lavoro a supporto delle decisioni, basato su un’infrastruttura informatica la cui condivisione è regolata da precisi sistemi di sicurezza per l’accesso, di tracciabilità e successione storica delle variazioni apportate ai contenuti informativi, di conservazione del tempo e relativa accessibilità del patrimonio informativo contenuto, di definizione delle responsabilità nell’elaborazione dei contenuti informativi e di tutela della proprietà individuale”. Un focus importante all’interno del Decreto MIT n. 560/2017 è altresì contenuto all’articolo 4, che esplicita la necessità di massimizzare l’interoperabilità, con formati aperti non proprietari, e la condivisione dei dati contenuti nelle piattaforme e nei singoli procedimenti. Infine, all’art. 6, vengono esplicitati e definiti i tempi di introduzione obbligatoria dei metodi e strumenti elettronici di modellazione. Vista la necessità di una maggiore diffusione e capillarità della modellazione informativa nel tessuto produttivo, nel sistema delle imprese di costruzione e nelle società di progettazione, è stato ritenuto opportuno incentivare l’uso degli strumenti di modellazione informativa con il Decreto n. 312 del 02/08/2021. Esso ha introdotto dei criteri premiali per i soggetti che avessero utilizzato strumenti informativi di modellazione per la presentazione di progetti, utili anche in fase di eventuali varianti, consentendo un’immediata conoscenza delle modifiche tecnico-economiche, e per monitorare il cronoprogramma e l’avanzamento delle lavorazioni. Il definitivo e finale ingresso dei sistemi di modellazione nella normativa italiana si è avuto con il nuovo codice dei contratti D.Lgs. n. 36/2023 che, all’art. 43, definisce le modalità di applicazione dei modelli informativi nei contratti pubblici, facendo esplicito riferimento alle successive scadenze individuate dal Decreto n. 312 del 02/08/2021 e all’Allegato I.9 del nuovo Codice. Lavori complessi > 100 MLN euro
2019
2020
Lavori complessi > 50 MLN euro
Lavori complessi > 15 MLN euro
2021
2022
Qualsiasi opera ≥ soglia di cui all’art. 35 del D.Lgs. n. 50/2016
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Fig. 1 Implementazione del BIM nel panorama italiano *Per “lavori complessi” e “qualsiasi opera” si intendono nuove opere o interventi di manutenzione straordinaria e/o ordinaria su opere già realizzate con strumenti di modellazione informativa. L’impiego di tali strumenti non è invece previsto per interventi di manutenzione straordinaria e/o ordinaria
Qualsiasi opera ≥ 1 MLN euro
2023
2025
Qualsiasi opera Qualunque importo
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IN PRIMO PIANO Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012
Norme tecniche europee di recepimento obbligatorio
Norme tecniche internazionali di recepimento volontario
Norme tecniche nazionali valevoli negli ambiti non coperti dalle UNI EN e UNI ISO
UNI EN/UNI EN ISO
UNI ISO
UNI
UNI EN ISO 19650
UNI 11337
Fig. 2 Schema apparato normativo comunitario standard
Uno sguardo sul panorama europeo
I processi di modellazione informativa di un immobile, previsti dall’Allegato I.9 del D.Lgs. n. 36/2023, riguardano la realizzazione, la manutenzione e la gestione dell’intero ciclo di vita del cespite immobiliare o infrastrutturale, fino alla sua dismissione. Tale sistema, pertanto, riguarda ogni aspetto e ogni momento storico di una costruzione, al fine di averne una gestione e una conoscenza organica e costante nel tempo. Per evitare una frammentarietà e una molteplicità dei sistemi informativi adottati dalle stazioni appaltanti, l’Allegato I.9, art. 1, commi 6 e 7, ha definito le Normative di riferimento per la redazione dei documenti di gara, a partire dal capitolato informativo, individuando le Norme pubblicate in Italia con le codifiche UNI EN ISO, UNI ISO e UNI. Le Norme tecniche italiane sulla modellazione informativa, di recepimento della Normativa europea, sono la UNI EN ISO 19650 e la UNI 11337. La prima ha avuto numerosi aggiornamenti ed è complementare alla seconda sul territorio italiano. Di fondamentale importanza è la differenza tra le Norme sopra indicate, che hanno valenza tecnica derivante da una concertazione tra i soggetti dei diversi settori coinvolti, e le Norme tecniche con valore di provvedimento legislativo che hanno diversa genesi, declinazione e cogenza nell’applicazione. Insieme alle Norme sopra indicate, troviamo a supporto anche le Norme ISO Tab. 1 Le Norme italiane sul BIM di 16739, ISO 29481 e ISO 12006 che completano e integrano gli elementi presenti derivazione comunitaria nelle due Norme cardine già citate. Norma
Declaratoria
Contenuti principali
Organizzazione e digitalizzazione delle informazioni relative all’edilizia e alle opeUNI EN Indicazioni di massima per la gestione delle informazioni. re di ingegneria civile, incluso il Building ISO 19650 Applicabile all’intero ciclo di vita di un immobile o di una comInformation Modeling (BIM) - Gestione in(6 parti) messa di qualsiasi dimensione e complessità. formativa mediante il Building Information Modeling Gestione digitale del processo informativo nel settore delle Edilizia e opere di ingegneria civile - GeUNI 11337 costruzioni. La norma è applicabile a qualsiasi prodotto (edistione digitale dei processi informativi del(10 parti) ficio, infrastruttura), e a qualsiasi processo (ideazione, prole costruzioni duzione, esercizio). L’IFC rappresenta uno standard internazionale aperto per Industry Foundation Classes (IFC) per la ISO 16739 i dati BIM che sono scambiati e condivisi tra applicazioni condivisione dei dati nei settori dell’edili(11 parti) software. L’IFC specifica uno schema di dati e una struttura zia e della gestione delle strutture del formato di scambio file. Definisce un metodo che collega i processi di costruzione con Building information models - Manuale di ISO 29481 le specifiche richieste da essi. Facilita l’interoperabilità tra le consegna delle informazioni - Metodo e (3 parti) applicazioni software utilizzate durante tutte le fasi del ciclo formato di vita delle opere di costruzione. Indicazioni di massima per lo sviluppo di sistemi di classifiISO 12006 Organizzazione dell’informazione delle co- cazione di ambienti costruiti. Consiglia un insieme di titoli di (2 parti) struzioni tabelle di classificazione per una serie di classi di oggetti informativi in base a viste specifiche.
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I l BIM nel nuovo codice contratti Il capitolato informativo Capitolato generale e speciale di appalto o il bando di partecipazione sono i documenti che definiscono i criteri per la partecipazione e determinano la selezione di un vincitore di una specifica gara d’appalto. Il nuovo corpus normativo sopra descritto ha definito un nuovo strumento di partecipazione e accesso a procedimenti di gare di appalto, nella nostra fattispecie, di costruzioni, ovvero il capitolato informativo. L’art. 7 del Decreto MIT n. 560 del 1° dicembre 2017, ai commi 1 e 2, introduce, per sommi capi, i primi elementi che il capitolato informativo prevede di includere: • requisiti informativi strategici generali e specifici; • tutti gli elementi utili all’individuazione dei requisiti di produzione, di gestione, di trasmissione ed archiviazione dei contenuti informativi. Tali caratteristiche rendevano il documento simile, per alcuni aspetti, al tradizionale capitolato speciale d’appalto, tuttavia il D.M. n. 312 del 2 agosto 2021 ha maggiormente delineato e caratterizzato il capitolato informativo (Ci) che deve essere redatto da un BIM manager in accordo con il Rup. Il Ci, al paragrafo 3.2 della UNI 11337-5, è definito come “Esplicitazione delle esigenze e dei requisiti informativi richieste dal committente agli affidatari” e costituisce il documento principale a base gara per la cosiddetta offerta di Gestione Informativa (oGI), che il vincitore della graduatoria trasformerà in piano di Gestione Informativa (pGI) ovvero nella descrizione definitiva dell’articolazione della gestione informativa del processo con valore contrattuale. Sempre nella sezione 5, sono anche definite tre nuove figure che costituiscono l’ossatura del progetto programmato, progettato ed eseguito in modellazione informativa: • BIM manager: incaricato del controllo e della supervisione di tutto il processo di progettazione integrata e redige il Ci; • BIM specialist: subordinato al BIM manager e/o al BIM coordinator e si occupa della vera e propria modellazione informativa nel suo settore di competenza, operando su modelli interoperabili da parte degli altri BIM specialist; • BIM coordinator: subordinato al BIM manager, è nominato sulla singola commessa caratterizzata dalla multidisciplinarietà e coordina i BIM specialist.
Pubbliche Amministrazioni e Building information modeling Tutto quanto è stato descritto è la buona norma applicativa dei dispositivi di legge e ha come obiettivo l’implementazione del BIM nelle PA di tutta Italia, entro le scadenze prefissate, al fine di raggiungere il livello di accuratezza, richiesta dall’Unione Europea, nelle gare di appalti pubblici e nella gestione del patrimonio immobiliare. Da un lato si ha un corpus normativo che definisce documenti e processi che, seppur con la difficoltà derivante da un passaggio molto lento a una digitalizzazione delle stazioni appaltanti, sia dal punto di vista strutturale, sia di conoscenze informatiche all’interno del personale, ha certamente la possibilità di essere assorbito da parte delle PA, attraverso la costituzione di nuovi modelli e iter. Dall’altro, tuttavia, si ha la comparsa di nuove figure professionali e di una gestione, anche, trasversale dei processi, che dovrà raccordarsi con le attuali strutture gerarchiche derivanti dalla sovrapposizione della struttura organizzativa dell’apparato con le figure previste dal Codice dei contratti. Il rapporto tra le nuove figure (BIM manager, BIM coordinator, BIM specialist) e quelle previgenti, che pur continueranno a essere presenti (Rup, Dl, Do), dovranno trovare un punto di incontro formale che, a oggi, non sembrerebbe totalmente delineato. Se il primo aspetto sarà una sfida che le PA riusciranno abbastanza agevolmente a vincere attraverso processi di formazione del personale e di naturale ricambio generazionale, il secondo aspetto sarà una grande prova per tutte le PA, poiché andrà a modificare l’architettura stessa del settore dei lavori pubblici, modificando ruoli, competenze e responsabilità che, non soltanto si tradurrà in una variazione dei flussi gerarchici, ma dovrà essere fatta propria anche dalle persone che danno vita e corpo a una PA con un grande sforzo di comprensione e consapevolezza. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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FOCUS
SMART WORKING IL PUNTO DI VISTA DELLE AZIENDE di Gaetano Di Chiara e Matteo Gentile, ingegneri
Abbiamo affrontato il tema con Alessandra Giorgi, titolare dell’azienda genovese SPX Lab che utilizza questo modello organizzativo da prima della pandemia quando gioco forza ha avuto un grandissimo e velocissimo sviluppo Il Covid 19 ha cambiato le nostre vite. Uno degli effetti dirompenti ha riguardato il mondo del lavoro. Con il lockdown, aziende e lavoratori sono stati costretti a cercare un nuovo equilibrio che non lasciasse naufragare la produzione. Diciamo che ha rappresentato un vero e proprio banco di prova per le modalità di Smart working e di Lavoro da remoto, ma contrariamente a quanto si possa pensare ci sono aziende che utilizzano queste modalità da tempi non sospetti: è il caso, ad esempio della genovese SPX Lab Srl. Così, abbiamo affrontato il tema dello Smart working con la titolare dell’azienda, Alessandra Giorgi, che è anche la CTO (Chief Technology Officer) ovvero quella figura professionale che si occupa dell’identificazione e della conoscenza delle principali novità tecnologiche da integrare a produzione e processi aziendali.
Lavoro da remoto e Smart working Prima di iniziare la nostra chiacchierata con la dottoressa Giorgi, però, è doveroso delimitare il confine tra lavoro da remoto e Smart working, troppo spesso usati come sinonimi l’uno dell’altro e viceversa. Quando si parla di lavoro da remoto si intende quella forma di flessibilità di luogo – concordata con la propria organizzazione – che consente di lavorare da posti diversi dalla sede di lavoro abituale. Solitamente per una parte del tempo lavorativo. Lo Smart working è invece un vero e proprio modello organizzativo, fondato sulla restituzione ai lavoratori di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.
Dottoressa Giorgi, da quando lo Smart working è protagonista nella vostra azienda? Lo Smart working ha sempre fatto parte della nostra cultura aziendale. SPX Lab è nata nel 2010 e già da allora abbiamo preso in considerazione questa opportunità organizzativa per consentire a tutti i dipendenti un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata. Il nostro team è composto da giovani professionisti del settore e abbiamo sempre pensato fosse importante creare questo tipo di flessibilità. Entrando nel merito, a ogni dipendente è assegnato un pc portatile, indipendentemente dalla mansione che svolge, in modo da non essere legato a una postazione fisica. Utilizziamo sistemi in cloud per la condivisione e il versionamento del software e della documentazione. Così, seppur a distanza (fisica) rimaniamo costantemente in contatto con i colleghi, in orario di lavoro, attraverso sistemi di messaggistica immediata e call. Ma soprattutto, e per noi è l’aspetto più importante, abbiamo impostato l’azienda su passione e obiettivi, cercando il più possibile di rendere le persone autonome nell’organizzare il proprio lavoro. Una grande opportunità di crescita professionale.
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SMART WORKING
Alessandra Giorgi, titolare dell’azienda genovese SPX Lab
Smart working e disciplina normativa di riferimento Il riferimento normativo in materia resta la Legge n.81 del 22 Maggio 2017 – entrata in vigore il 14 giugno dello stesso anno –, che oltre a definire il “Lavoro Agile” all’articolo 18, chiarisce modalità e responsabilità reciproche tra dipendente e datore di lavoro, ivi incluse le tutele in caso di infortuni e malattie professionali. In questa legge, si pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come, ad esempio, pc portatili, tablet e smartphone). Viene peraltro ribadito che ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. Prima del 2017, lo Smart working era demandato a specifici accordi tra azienda e dipendenti, promosso dalle società stesse ove ritenuto di mutuo beneficio, preceduto solitamente da periodi pilota, e con frequenza perlopiù limitata a un giorno a settimana. Nei casi in cui questo si è concretizzato, è stato richiesto uno specifico accordo individuale firmato da entrambe le parti. Il tutto senza alcuna normativa nazionale generale di riferimento.
SMART WORKING
Durante l’emergenza lockdown, sono stati emanati una serie di provvedimenti – ben 10 tra febbraio 2020 e maggio 2022 – per semplificare l’accesso allo Smart working e diffonderne al massimo l’utilizzo. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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FOCUS
In sintesi, a oggi, lo Smart working è regolato – tanto nel settore privato quanto nel pubblico – da adesione su base volontaria, e attraverso un accordo individuale scritto (con obbligo a partire dall’1 gennaio 2023, e con diritto di recesso), tra datore di lavoro e lavoratore, dove si chiariscono termini, durata, modalità, luoghi, strumenti da usare e criteri per la formazione, oltre al diritto alla disconnessione. Vengono introdotte anche tutele per le donne, i lavoratori fragili e i disabili (per queste ultime due categorie, lo Smart working è un diritto, o almeno lo è stato fino all’ormai trascorso 30 giugno 2023).
L’adozione dello Smart working: quali i benefici e quali i risultati? La possibilità di sfruttare lo Smart working è sempre stata accolta favorevolmente dai nostri dipendenti perché, come già sottolineato, permette di conciliare meglio esigenze personali e lavorative. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita e abbassare il livello di stress se insorge una necessità improvvisa. Inoltre, sprona ciascuno a crescere anche sul piano organizzativo per riuscire a terminare il lavoro rispettando le tempistiche assegnate. Dal punto di vista aziendale, la possibilità di lavorare da remoto ha portato a un miglioramento della produttività, a una maggiore responsabilizzazione dei lavoratori e a una migliore organizzazione degli spazi fisici. Il lavoratore trae beneficio dal fatto di vedere ridotti i tempi di spostamento, soprattutto per chi viene da fuori città, potendo sfruttare le ore risparmiate per dedicarsi ad altro. È fondamentale, inoltre, per agevolare alcune dinamiche familiari, come ad esempio la cura dei figli, o dei genitori anziani. Ciò non inficia in alcun modo il senso del gruppo e del lavoro in team, esistono comunque dei momenti di contatto e condivisione con i colleghi, per rafforzare i legami personali, far crescere la stima reciproca e diminuire il rischio di isolamento.
Quali sono i principali aspetti di sicurezza, soprattutto informatica, che bisogna considerare? Siamo da sempre molto attenti e vigili sul tema della sicurezza. Sia nel caso in cui i servizi e le risorse siano gestite all’interno dell’azienda, sia che essi siano ospitati sul Web, diventa fondamentale implementare un sistema di gestione e verifica dell’identità digitale per impedire la violazione dell’account aziendale. Con alcuni clienti, per i quali la trasmissione dei dati risulta maggiormente sensibile, utilizziamo sistemi di VPN per garantire una protezione dei dati ancor più forte e sicura.
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S mart working : il punto di vista delle aziende
6.580.000
-23% +5% 5.350.000
5.060.000
1.850.000 +1000%
1.480.000
1.320.000 1.500.000 1.180.000
1.230.000
890.000
920.000
2.110.000
1.670.000
1.720.000
Marzo 2020
Settembre 2020
Post Emergenza
1.130.000
570.000
2019
Grandi aziende
PMI
I numeri dello Smart working Lo sviluppo della nuova modalità lavorativa nel nostro Paese Il Covid 19 ha rappresentato il motore propulsivo per lo Smart working. Come hanno testimoniato in maniera inequivocabile le stime dell’ILO (International Labour Organization), nei primi mesi di pandemia, a livello mondiale, i lavoratori in modalità Smart sono passati dal 2,9 del 2019 al 20% del 2020. Anche nel Bel Paese, l’incremento è risultato sorprendente, sebbene alle nostre latitudini l’utilizzo delle nuove modalità lavorative – rispetto agli altri paesi europei – si sia affermato sempre molto lentamente.
Micro imprese
PA
Fig. 1 Evoluzione del numero dei lavoratori da remoto in Italia negli ultimi anni durante il periodo di emergenza Covid e post emergenza (Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano)
Il dato di partenza parla di un 2019, quindi periodo ante pandemia, assai lusinghiero in termini relativi con ben 570mila lavoratori impegnati in Smart working, nella stragrande maggioranza dipendenti di grandi imprese. E nella Pubblica amministrazione i numeri si fanno ancor più interessanti se raffrontati al 2018 con progetti strutturati di Smart working che passano dall’8 al 16%, e l’attivazione di iniziative informali al contro l’1%. Nel 2020, i lavoratori “agili” diventano 6,58 milioni, ovvero un terzo di tutti i lavoratori dipendenti, con la Pubblica amministrazione a guidare questa speciale classifica con il 58% seguita a “un’incollatura” dalle grandi imprese, al 54%, e, più distanziate, da piccole e medie imprese al 14%. A dispetto di un ottimo livello normativo, però, in Italia si presume che i ritardi nella digitalizzazione abbiano rappresentato una difficoltà oggettiva per i lavoratori nell’improvviso passaggio dal lavoro “tradizionale” a quello in modalità Smart. Allo stato attuale, i dati di Ricerca dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano hanno stimato un lieve aumento nel 2023 rispetto al 2022, ma si cammina a due velocità visto che nelle grandi imprese lo Smart working è al 61,6%, 31,4 per le medie, 10,9 per le piccole e solo il 4,4 per le microimprese. Dati che testimoniano come lo Smart working sia un affair principalmente per grandi e medie imprese, mentre abbia assunto le fattezze di una meteora per piccole e micro-attività imprenditoriali. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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FOCUS
IA - INTELLIGENZA ARTIFICIALE VALORE AGGIUNTO, ANCHE PER LA PICCOLA IMPRESA di Alberto Cabri, ingegnere elettronico
Oggi l’AI rappresenta una tecnologia pervasiva, sia dal punto di vista mediatico sia da quello dello sviluppo industriale, in quanto rende disponibile un’ampia varietà di soluzioni software per la valorizzazione dei dati, che ormai tutte le aziende minimamente digitalizzate raccolgono quotidianamente L’interesse principale dei media è focalizzato sulle tecnologie più dirompenti e attualmente l’Intelligenza Artificiale rientra tra quelle tecnologie cosiddette disruptive ovvero capaci di innovazioni in grado di rivoluzionare un settore industriale o un mercato ridefinendone i confini a discapito delle grandi aziende consolidate e preesistenti. Queste tecnologie sono legate ai modelli generativi, quali ChatGPT o BARD, che catalizzano l’attenzione con abilità fino a ieri impensabili, ma lontane da una vera utilità per il tessuto produttivo tradizionale e, attualmente, sono più assimilabili industrialmente a un non banale esercizio tecnologico o ludico (basti pensare a Dall-e, un sistema basato su Intelligenza Artificiale in grado di generare immagini ad alta qualità da descrizione in linguaggio naturale). Questo non significa privare tali tecnologie della loro importanza nello sviluppo dell’AI ma semplicemente osservare che sono ancora soluzioni di nicchia, altamente sperimentali e difficili da inserire nella catena del valore di un’azienda di prodotti e servizi qual è la maggior parte delle mini e micro aziende che compongono la nostra economia.
L’Intelligenza Artificiale tra teoria e pratica La definizione fornita dal Parlamento Europeo è che “l’Intelligenza Artificiale è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività”. La genericità è ovviamente dovuta al fatto che al suo interno si ricomprendono molteplici livelli di abilità che, seppur ancora molto lontani da una vera intelligenza umana, consentono ai sistemi di interagire tramite sensori con l’ambiente in cui sono inseriti, risolvere problemi specifici e adattare il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti. Ma siamo ancora noi umani che dobbiamo trasformare i dati per renderli fruibili da un sistema digitale, scegliere i modelli di apprendimento adatti al problema da risolvere e calibrare opportunamente i parametri di addestramento e di configurazione degli algoritmi selezionati. Per fare un esempio pratico, se dovessimo realizzare un sistema in grado di valutare quanto un bicchiere abbia le caratteristiche per poter essere venduto, avremmo bisogno di un esperto del dominio che ci fornisca esempi di prodotti di qualità accettabile e di prodotti fallati da scartare: i sistemi di AI non sono in grado di capire da soli se un prodotto sia accettabile o meno fino a quando un processo di apprendimento non costruisce un modello adeguato al problema. Peraltro, la potenza di tali algoritmi sta nella capacità di riconoscere, nei dati, delle relazioni che non possono essere rilevate da noi umani a causa della dimensione dei dati stessi: finché dobbiamo analizzare qualche decina o centinaia di eventi, il compito è relativamente oneroso ma quando si passa a milioni di eventi le cose cambiano drasticamente ed è proprio qui che si esprimono le potenzialità dell’AI. Entrando nello specifico, se consideriamo il dato come un insieme di caratteristiche descrittive di diverso tipo, gli algoritmi di AI si possono suddividere nelle seguenti tre categorie.
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IA - INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Clustering. Algoritmi che hanno il compito di partizionare i dati creando raggruppamenti “omogenei” sulla base di una valutazione di similarità associata a una funzione di costo, ma ignorando eventuali etichette caratterizzanti. Ad esempio, analizzare le caratteristiche dei clienti per finalità di marketing. Classificazione. Utilizzano le etichette caratterizzanti di ogni singolo dato per addestrare un modello in grado di predire l’etichetta (classe) di ogni nuovo dato. Ad esempio, identificare se un messaggio email ricevuto è spam oppure no. Regressione. Consentono la predizione di un valore numerico in linea con gli esempi analizzati durante la fase di costruzione del modello. Ad esempio, sulla base delle temperature misurate durante il mese, prevedere la temperatura del giorno successivo. Grazie alla disponibilità di elevata potenza di calcolo, alla diffusione dell’Internet of Things (IoT) e dell’Edge Computing (per approfondire vedi box Interconnessioni e raccolta dati “di valore”), molte aziende, anche piccole, raccolgono enormi quantità di dati dai loro processi produttivi, ma non riescono a capitalizzare tali informazioni per un miglioramento o efficientamento della produzione e per una conseguente riduzione dei costi. Molto spesso la causa è da ricercare nella mancanza di una cultura digitale nei responsabili aziendali o si pensa erroneamente che l’accesso all’AI abbia costi non sostenibili, ad esempio, da un’azienda a conduzione familiare.
Interconnessioni e raccolta dati “di valore” Internet of Things o Internet delle Cose, è l’estensione di internet a oggetti intelligenti, tra loro interconnessi, in grado di raccogliere e condividere i dati per fornire nuovi servizi agli utenti. Quando l’elaborazione dei dati per estrarre informazioni di valore avviene in prossimità del punto di raccolta si parla di Edge Computing. I vantaggi in questo caso sono notevoli in quanto non è più necessario trasferire enormi quantità di dati in rete per l’elaborazione remota, ma si possono inviare solamente le informazioni di valore, riducendo in modo significativo il traffico di rete ed eliminando in molti casi anche le criticità legate alla normativa sulla privacy. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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FOCUS Le competenze del professionista Livello Utente
Livello API
Componenti di AI
Algoritmi
Livello Matematico
Fig. 1 Schema illustrativo dei livelli di complessità di una soluzione di AI
Per comprendere la complessità del business della piccola azienda e ritagliare una soluzione che possa dare impulsi positivi alla produttività, è necessario coinvolgere professionisti in grado di assolvere a questo compito. Perché la definizione di una soluzione di AI può richiedere competenze specialistiche che si possono articolare su cinque livelli di complessità: • Utente Sono applicazioni complete che consentono di fruire dell’Intelligenza Artificiale senza conoscerne i dettagli implementativi (ad esempio, gli assistenti digitali); • Api (Application Programming Interface) Supporto funzionale ai programmatori per l’integrazione dell’AI nelle applicazioni (ad esempio, librerie preconfezionate per la manutenzione predittiva da integrare nella propria soluzione software); • Componenti di AI Fornisce i moduli elementari per la costruzione di applicazioni di applicazioni di AI (ad esempio, Tensorflow, Scikit-learn); • Algoritmico Implementazione degli algoritmi di AI nei moduli elementari che saranno utilizzati al livello superiore (ad esempio, k-Nearest Neighbors, Reti Neurali, Support Vector Machine); • Matematico Dove il professionista è in grado di sviluppare nuovi algoritmi teorici per la soluzione di problemi specifici. Il professionista di Intelligenza Artificiale ha quindi maturato un background di competenze tecnologiche e operative costituito da conoscenze avanzate di tipo analitico, matematico, statistico, informatico e possiede conoscenza approfondita degli algoritmi specifici di apprendimento automatico e di AI, fondamentali per la realizzazione di soluzioni efficaci ed efficienti. Essendo l’AI una tecnologia orizzontale, ovvero applicabile a molteplici settori industriali, l’eterogeneità delle applicazioni che il professionista può essere chiamato a realizzare richiede anche la capacità di adattarsi rapidamente a nuovi contesti operativi e comprenderne gli aspetti funzionali alla soluzione del problema. L’AI è in grado di portare molti vantaggi alle aziende – in quanto possiede il potenziale per rivoluzionare il modo in cui operano –, ma è importante ricordare che si tratta di una tecnologia, richiede una forte verticalizzazione sul problema o la classe di problemi da risolvere, con limiti e sfide da affrontare, e una decisa connotazione sperimentale che talvolta sconfina nella Ricerca.
Quali benefici posso trarre dall’Intelligenza Artificiale? La risposta a questa domanda non è banale perché è profondamente dipendente dalla tipologia di attività che si prende in considerazione. L’AI consente di svolgere accuratamente compiti altamente ripetitivi, elaborare rapidamente enormi quantità di dati e inferire relazioni implicite nei dati che l’essere umano non sarebbe in grado neppure di immaginare. I campi di applicazione sono molteplici: dal supporto alla diagnosi e al trattamento delle malattie in medicina, all’incremento dell’efficienza dei processi produttivi e della logistica, dalla sicurezza fisica e informatica alla ricerca di nuove terapie geniche. La valutazione sull’opportunità o meno di investire in queste tecnologie deve essere fatta insieme al professionista, fornendo anche gli elementi economici che consentano una valutazione realistica del ritorno di investimento (Roi) e del relativo break-even. Ma soprattutto, si deve tenere in considerazione che non si tratta di un’operazione “tutto o niente”: si può, anzi si deve, valutare un inserimento progressivo dell’AI che parta dall’acquisizione delle misure di processo mediante opportuni sensori, definisca quali algoritmi sono più adatti per il miglioramento dei Kpi (Key Performance Indicator) e stabilisca delle priorità verso le soluzioni che possono portare un beneficio più tangibile su un breve orizzonte temporale. L’introduzione dell’AI in azienda è un investimento che richiede molto spesso lo sviluppo di uno studio sperimentale di fattibilità, che può assumere la connotazione di un progetto di ricerca con risultati difficili da quantificare ex-ante, volto a definire obiettivi raggiungibili e a valutare oggettivamente quali siano le tecniche più adatte al problema specifico.
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IA - I ntelligenza artificiale Essendo soluzioni basate su quantità e qualità dei dati raccolti, non può esistere una soluzione preconfezionata che vada bene per tutti, bensì è necessario costruire dei modelli personalizzati, adatti allo specifico contesto industriale di applicazione attraverso una stretta sinergia tra il professionista e l’esperto di dominio applicativo. Una strategia adeguata può consentire anche alle mini e micro imprese di effettuare investimenti misurati e responsabili per migliorare i propri processi produttivi elevando la qualità del prodotto e/o la propria capacità produttiva.
Alcuni esempi di applicazione dell’AI Un problema molto sentito dalle aziende è legato alle strategie di manutenzione dei sistemi produttivi. Si può fare manutenzione correttiva, ovvero intervenire solo a fronte di un guasto, ma si corre il rischio di prolungati fermi macchina con relativo blocco della produzione. Si può adottare una strategia di manutenzione preventiva, pianificando interventi regolari per mantenere in esercizio i sistemi, ma anche in questo caso si sostengono costi periodici non necessariamente giustificati da un potenziale guasto. L’Intelligenza Artificiale, mediante il monitoraggio attivo dei sistemi produttivi, consente di rilevare eventuali anomalie per intervenire e risolvere i potenziali problemi solo quando il rischio di un fermo macchina sia concreto, eliminando i costi ricorrenti di manutenzione programmata e minimizzando il rischio di inattività. Nel processo di approvvigionamento – supply chain – è invece importante ottimizzare la gestione del magazzino bilanciando opportunamente gli articoli tra Make-to-stock (Mts) e Make-to-order (Mto): analizzando lo storico con l’AI, è possibile effettuare una classificazione, basata sulle regole implicite adottate precedentemente, che consenta di ridurre le immobilizzazioni di capitale tra ricambi e articoli di produzione senza penalizzare i flussi produttivi dell’azienda e il servizio clienti.
Tiriamo le somme Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica che in parte solleva preoccupazioni, come già avvenne per le rivoluzioni del passato, sul rischio di perdere posti di lavoro non più necessari per svolgere compiti in carico all’AI, e che d’altro canto consentirà lo sviluppo di una nuova generazione di prodotti e servizi, anche in settori presidiati da grandi aziende come l’economia circolare, l’agricoltura, la sanità, la moda e il turismo, e il miglioramento dei processi produttivi in essere, della qualità dei prodotti e dei servizi offerti dalle aziende. Uno studio del Parlamento Europeo stima un aumento della produttività del lavoro derivante dall’introduzione dell’Intelligenza Artificiale tra l’11 e il 37% entro il 2035 e una riduzione dei gas serra dall’1,5 al 4% entro il 2030. Sono sicuramente numeri importanti che prospettano effetti positivi per l’economia aziendale in termini di ricavi, di sostenibilità e di risparmio energetico. Sarà inevitabilmente necessario cercare di prevedere gli impatti dell’AI sulle nostre aziende e operare una riqualificazione preventiva del personale che potrà assumere ruoli più di controllo che di manodopera e dovrà comunque essere in grado di analizzare le predizioni, le classificazioni e tutti i risultati che le nuove tecnologie forniranno per garantire il buon funzionamento dei sistemi e che la produzione sia sempre in linea con gli obiettivi aziendali. Le nuove esigenze determinate dall’introduzione dell’AI in modo pervasivo porteranno, come è già successo in passato con l’avvento dell’informatica, alla nascita di nuovi profili professionali, a oggi difficili da immaginare, e consentiranno al lavoratore di concentrarsi su compiti più qualificanti e creativi. Peraltro, sarà sempre indispensabile la presenza attiva del lavoratore in quanto non è possibile pensare di demandare la responsabilità di tutte le scelte agli algoritmi, deresponsabilizzando gli esseri umani: allo stato attuale, considero ancora l’AI un valido supporto decisionale in molti ambiti applicativi, che deve fornire preferibilmente scelte spiegabili e controllabili, e comunque mediate da aspetti etici e normativi che solo gli esseri umani sono in grado di valutare. Gli esempi riportati in questa breve trattazione, sono solo alcune delle possibili applicazioni dell’AI che, a regime, possono incrementare sensibilmente il margine operativo dell’azienda e diventare un vantaggio competitivo significativo in futuro. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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LE INTERVISTE
CARLA CAPPIELLO UN OBIETTIVO: COSTRUIRE UNA CONNESSIONE TRA L’INGEGNERIA E LA POLITICA
a cura di Sara Frumento e Mafalda Meduri La già Presidente dell’ordine degli ingegneri di Roma, Carla Cappiello, consigliera del CNI ci parla dell’importanza di un dialogo costruttivo tra ordine professionale e amministrazione statale, e dell’evoluzione matura di questa relazione dopo il D.M. n. 109/2023
Da più di vent’anni, l’ingegnera Carla Cappiello ha unito l’impegno nella rappresentanza della categoria all’attività professionale. Dopo essere stata consigliere con la carica di vicepresidente e consigliere segretario, negli ultimi nove anni è stata Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, il più grande ordine d’Italia e d’Europa con i suoi circa 23mila iscritti. «L’esperienza accumulata – ci ha raccontato la Cappiello – ha arricchito in modo significativo il mio bagaglio professionale e personale. Ho avuto l’opportunità di affrontare una vasta gamma di sfide, dal coordinamento di iniziative formative e informative fino alla gestione di relazioni interistituzionali su temi altamente complessi. Queste esperienze mi hanno permesso di sviluppare competenze trasversali come la capacità di dialogare efficacemente con diversi stakeholder, dalla politica ai cittadini, passando per l’universo accademico e industriale».
Qual è la tua mission all’interno del CNI? Al Consiglio nazionale ho la delega specifica ai rapporti con la politica. La mia mission è quella di far sì che la voce degli ingegneri italiani sia sempre più rilevante nelle discussioni che modellano il futuro del nostro Paese. Questo perché credo che gli ingegneri abbiano un ruolo chiave da svolgere non solo nell’innovazione tecnologica, ma anche nella definizione delle politiche pubbliche, particolarmente in un’epoca contrassegnata da rapidi cambiamenti e sfide globali. Ecco perché, nel mio ruolo attuale, mi impegno a creare ponti tra il mondo dell’ingegneria e quello della politica, facilitando un dialogo costruttivo che possa portare a soluzioni concrete e sostenibili per le sfide che la nostra società sta affrontando. Il mio obiettivo è utilizzare la profonda conoscenza del settore e la mia rete di contatti per influenzare positivamente le decisioni politiche, sempre nel rispetto dell’etica professionale e dell’interesse pubblico.
Ingegneria e politica, un binomio davvero interessante da sviluppare… Questo fil rouge di connessione tra ingegneria e politica si estende anche a tutte le altre deleghe che mi sono state affidate: ingegneria forense, ingegneria dell’informazione, ingegneria biomedica e terzo settore. Sono ambiti diversi, ma che condividono un unico, fondamentale obiettivo: identificare le aree che possono essere migliorate e agire per migliorarle.
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CARLA CAPPIELLO
Carla Cappiello, Consigliere del CNI
Nell’ingegneria forense, per esempio, il focus è sulla riforma della consulenza tecnica. Questo richiede un dialogo continuo con il sistema giuridico, per assicurare che le valutazioni tecniche siano sempre più precise e affidabili. Per quanto riguarda l’ingegneria dell’informazione, il tema è particolarmente caldo, data l’importanza crescente della digitalizzazione e della cybersecurity. Collaborare con istituzioni e aziende è essenziale per sviluppare standard e protocolli che garantiscano la sicurezza dei dati e la privacy degli utenti. Nel campo dell’ingegneria biomedica, la sfida è quella di far convergere competenze mediche e ingegneristiche per sviluppare soluzioni innovative in ambito sanitario, un tema che ha assunto un’importanza ancora maggiore in tempi di pandemia. Infine, nel terzo settore, l’obiettivo è applicare l’approccio ingegneristico per migliorare l’efficienza e l’efficacia delle organizzazioni no-profit, spesso attraverso l’uso di tecnologie avanzate o metodi di gestione più snelli. In tutti questi ambiti, il dialogo con istituzioni, aziende e cittadinanza è fondamentale. Si tratta di creare un circolo virtuoso in cui la competenza tecnica si unisce alla capacità di comprendere e interpretare le esigenze della società, per trasformarle in soluzioni pratiche e sostenibili. Ecco cosa intendo quando parlo di mettere la mia esperienza al servizio della comunità nazionale degli ingegneri: è un impegno che va ben oltre la pura e semplice rappresentanza, ed entra nel territorio del cambiamento attivo e del miglioramento continuo. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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LE INTERVISTE ll panorama in cui si inserisce il D.M. n. 06/08/2023: cosa mancava? Cosa disciplina? Cosa c’è ancora da fare e quale il contributo del gruppo di lavoro del CNI? La promulgazione del D.M. n. 109/2023 è una tappa cruciale che indica un’evoluzione matura nella relazione tra il mondo dell’ingegneria e il sistema giuridico italiano. Era un passo atteso e necessario. Infatti, se guardiamo al panorama preesistente, possiamo individuare alcune mancanze significative: la formazione continua non era adeguatamente presa in considerazione, la regolarità contributiva era un tema ancora troppo periferico e, infine, l’etica professionale spesso non riceveva la dovuta attenzione. Il decreto ha colmato queste lacune in maniera significativa. Per esempio, ha introdotto nuovi requisiti per l’esercizio della consulenza tecnica di ufficio, richiamando l’importanza della formazione e dell’etica. E questa è una vittoria non soltanto per la nostra categoria professionale, ma per la società nel suo complesso, perché contribuisce a elevare il livello di competenza e di responsabilità in un settore che incide direttamente sulla vita delle persone. Parlo di “vittoria” perché il decreto ha accolto diverse delle riflessioni e proposte che abbiamo avanzato al ministero della Giustizia, in tal senso è doveroso ringraziare l’intero gruppo di lavoro dell’Ingegneria forense istituito presso il CNI, che ho l’onore di coordinare, che ha svolto un articolato ed importante lavoro. Tuttavia, il lavoro non è finito. E qui entra di nuovo in gioco il contributo del gruppo di lavoro del CNI. Noi riteniamo che il decreto possa essere ulteriormente perfezionato. Ad esempio, la questione della formazione potrebbe essere affrontata con più dettaglio, specificando non soltanto la necessità di aggiornamento costante, ma anche gli ambiti tematici e le modalità. In sintesi, il D.M. n. 109/2023 è un ottimo punto di partenza, ma la strada per l’eccellenza è ancora lunga e tortuosa. E il CNI si impegnerà a percorrerla, con l’obiettivo di rappresentare al meglio gli interessi della nostra categoria professionale, sempre alla luce dell’interesse pubblico.
La formazione del CTU e il ruolo degli ordini professionali: quali le specificità delle competenze? Nella complessità dei procedimenti giudiziari, la specificità delle competenze del CTU è fondamentale. Non si tratta soltanto di possedere un elevato livello di conoscenza tecnica nel proprio campo, ma anche di avere una padronanza delle dinamiche giuridiche e procedurali che governano la fase della consulenza. Dall’analisi di documenti alla preparazione di perizie, dalla collaborazione con gli organi giuridici alla testimonianza in aula, le responsabilità di un CTU sono molteplici e richiedono una formazione ampia e multidisciplinare. Un errore in questa fase può incidere negativamente e in modo significativo sull’intero processo, con conseguenze dirette sulla vita delle persone coinvolte. Gli ordini professionali hanno la responsabilità e l’opportunità di agire come catalizzatori in questo processo di elevazione delle competenze. Essi potrebbero e dovrebbero essere il motore di una formazione continua, strutturata e mirata. È importante, infatti, prevedere la partecipazione del professionista abilitato a corsi, seminari o eventi formativi di aggiornamento con specifica valenza in ambito forense, su base biennale o triennale. In questo quadro, delle linee guida chiare emanate dal ministero della Giustizia, magari in collaborazione con i Consigli nazionali (sul modello di quanto già accade per la formazione dei professionisti antincendio), potrebbero fornire un solido punto di partenza per gli Ordini territoriali.
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CARLA CAPPIELLO Il gruppo di lavoro del CNI sta già lavorando su queste questioni, interagendo con gli stakeholder rilevanti per fare in modo che la formazione dei CTU sia quanto più completa e specifica possibile. Stiamo esaminando modelli internazionali di buona pratica e studiamo come adattarli al contesto italiano, considerando anche le peculiarità delle varie discipline ingegneristiche. In conclusione, la formazione del CTU è una questione troppo importante per essere trascurata. È una responsabilità collettiva che richiede l’ingaggio attivo di tutti gli attori coinvolti, e in questo gli ordini professionali giocano un ruolo chiave. E come sempre, nel contesto di un sistema giuridico in continua evoluzione, l’adeguamento e l’aggiornamento sono non solo desiderabili, ma necessari.
Il corrispettivo del CTU e l’aggiornamento delle tariffe, quanto sono importanti questi due fattori? L’aggiornamento delle tariffe è un tema tanto spinoso quanto fondamentale nel contesto della consulenza tecnica d’ufficio. È evidente che se vogliamo avere CTU preparati, competenti e all’altezza delle complesse sfide poste dai casi forensi moderni, è necessario riconoscere adeguatamente il loro impegno sia in termini di tempo che di competenze. Partiamo da un dato di fatto: le tariffe per i CTU, stabilite dal D.P.R. n. 115/2012, non vengono aggiornate dal 1999. Siamo in una situazione paradossale in cui da un lato si richiede sempre più specializzazione e preparazione ai consulenti, mentre dall’altro lato le tariffe rimangono ferme, erodendo il reale valore della prestazione a causa dell’inflazione. Questa stasi tariffaria non solo rende meno attraente la professione per potenziali consulenti di alto livello, ma mette anche a rischio la qualità delle perizie tecniche. Un sistema che non remunera adeguatamente i propri professionisti è un sistema che chiude le porte all’eccellenza, o peggio, le apre a possibili compromessi etici.
Come si sta muovendo il CNI per combattere questa stasi tariffaria? Come CNI, stiamo “spingendo” per un aggiornamento che tenga conto non solo dell’inflazione ma anche della crescente complessità e specializzazione che il ruolo di CTU richiede oggi. Il lavoro di un consulente tecnico non è solo una questione di ore spese, ma anche della qualità e della precisione che può fare la differenza in un processo legale. In particolare, riteniamo che il sistema tariffario dovrebbe essere più flessibile, in grado di adattarsi alla specificità e alla complessità del caso in questione. Non tutti i casi richiedono lo stesso grado di specializzazione e impegno, e il sistema tariffario dovrebbe riflettere questa variabilità. Questo, naturalmente, richiede un dialogo costruttivo con il ministero della Giustizia e con tutti gli altri stakeholder coinvolti. E il gruppo di lavoro CNI è pienamente impegnato in questo dialogo, con l’obiettivo di trovare una soluzione che bilanci equamente le esigenze di tutti: professionisti, sistema giuridico e, certo non da ultimo, i cittadini che si affidano a questo sistema per la risoluzione delle loro controversie. In breve, è giunto il momento di una revisione strutturale delle tariffe per i CTU. Una revisione che non solo tenga conto dell’inflazione, ma che rifletta anche il valore reale, in termini di competenze e responsabilità, del lavoro svolto dai consulenti tecnici d’ufficio. È una questione di giustizia, nel senso più ampio del termine. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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LE INTERVISTE
TIZIANA PETRILLO E GIANLUCA GIAGNI LA CULTURA DELLA SICUREZZA È PREVENZIONE. ANCHE NELLE SCUOLE
a cura della Redazione Abbiamo incontrato l’ingegnere Gianluca Giagni, coordinatore del Gtt1, gruppo di lavoro nato per la sicurezza nelle scuole, e l’ingegnera Tiziana Petrillo, consigliera nazionale del CNI e delegata per l’area Sicurezza e Prevenzione Incendi
La realtà che ci circonda è piena di insidie, dal punto di vista della sicurezza, e il progetto scuole, ormai adottato da ben 44 ordini territoriali, punta a fare dei più piccoli i portatori di un’idea moderna della sicurezza. Safety e Security sono argomenti molto presenti nelle regole che disciplinano il lavoro come anche la vita privata; non solo, ma la percezione della sicurezza o meglio della necessità di mettersi al sicuro e di tutelare gli altri non riguardano solo gli addetti ai lavori. L’ingegnere Gianluca Giagni è il coordinatore del Gtt1, il gruppo temporaneo tematico che già da tempo si occupa del tema della sicurezza nelle scuole.
La sicurezza già tra i banchi di scuola La sicurezza è certamente un tema centrale non solo nel mondo dell’ingegneria e dei lavori pubblici ma in molti altri settori, dalla sanità al mondo scolastico e, in generale, nel mondo del lavoro. Questo argomento, che ha appassionato Gianluca Giagni, ingegnere di professione, scrittore per passione, divenendo il suo pane quotidiano dal punto di vista professionale, è sempre più una questione centrale nella professione e nelle professioni che con questo tema hanno un’attinenza specifica, ma anche nella cultura diffusa. “La sicurezza a partire già dai banchi di scuola” è un progetto che il Consiglio nazionale degli Ingegneri sta presentando in tutta Italia, rivolto alle scuole medie per sensibilizzare corpo docente e alunni sul tema della sicurezza. Un impegno preso per favorire una cultura diffusa che riponga attenzione nelle nostre quotidianità a tutti gli aspetti coinvolti. Gianluca Giagni componente del Comitato tecnico-scientifico di coordinamento del progetto, ha illustrato l’iniziativa sottolineando che “la chiave di volta del successo dell’iniziativa è stata rivolgersi direttamente ai docenti perché l’obiettivo non è impartire una serie di nozioni agli alunni, pur nella consapevolezza della loro importanza, ma sensibilizzarli nell’attenzione a tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza nelle loro vite”.
Spiegaci obiettivo e importanza del programma mirato ai ragazzi in età scolare… L’obiettivo primario del programma è stato quello di diffondere tra i giovani la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro a partire dalle materie curriculari. E ciò per accrescere la consapevolezza dell’importanza del binomio health&safety, salute e sicurezza, facendo nascere, sin dalle scuole medie inferiori, la conoscenza del rischio, del pericolo e sviluppando la percezione corretta di quello che ci circonda, non solo a scuola, ma nella vita di tutti i giorni.
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TIZIANA PETRILLO E GIANLUCA GIAGNI
La trattazione dei concetti di salute e sicurezza nelle scuole non va più relegata a un ruolo sporadico e marginale, bensì a un’attività trasversale di didattica programmata. Costruire una cultura della sicurezza e del rispetto dell’ambiente fin dalla giovane età è infatti un valido strumento di prevenzione dei rischi nel futuro. Si pensa che la sicurezza sia una questione legata solo alla tecnica e alle professioni ma vi è una questione di “sicurezza” in tutto quello che facciamo ogni giorno, senza preoccuparci del modo in cui lo facciamo: per abitudine soprattutto o per esperienza. C’è una proporzione diretta tra il lasso di tempo durante il quale si svolge un’attività e la modalità che diventa sempre più naturale o distratta, senza preoccuparsene. Da qui l’etimologia di un termine che già da solo dice tutto: sicurezza, dal latino sine cura, senza preoccupazione.
Nella foto: Premiazione del 22 settembre 2023 della classe 2F presso l’Istituto Massimo d’Azeglio - Molassana (GE) Progetto “La sicurezza a partire dai banchi di scuola”
Quando e come nasce il progetto delle scuole? Il progetto è nato nel 2019, noi abbiamo iniziato facendo formazione con i docenti delle prime classi delle scuole medie inferiori. E forse questa è stata la formula vincente perché, in precedenza, fino ai primi anni 90, tutti i progetti eseguiti nella scuola vedevano l’ingegnere, il medico o il professionista di turno parlare con le classi. Il nuovo approccio, al contrario, vede noi professionisti fare formazione ai docenti per cercare di scoprire e risvegliare in loro quelli che sono gli aspetti della sicurezza presenti in qualsiasi materia scolastica. Ad esempio, mentre si guarda un dipinto oppure si esegue un esercizio ginnico o una prova fisica, ma anche la postura di un musicista, con tutte le patologie legate alla cattiva posizione nell’utilizzo di determinati strumenti. Terminata questa fase, poi, sono gli insegnanti stessi a entrare in classe e inserire all’interno delle proprie materie le nozioni di sicurezza. Provocando così, pian piano, la scoperta delle fonti di rischio intorno a noi, condizione basilare per l’apprendimento. D’altronde, quando nel 2020 abbiamo avuto la pandemia in tutte quante le scuole italiane, tutti i progetti si sono fermati, ma il nostro no, è andato avanti perché camminava con la didattica a distanza. Un successo di eccellente integrazione con quello che è il normale andamento delle lezioni. “L’obiettivo del mio mandato è iniziato nel continuare il lavoro fatto da chi mi ha preceduto, ma con un’innovazione legata a quanto si muove nel panorama italiano negli ambiti di mia competenza”. In carica da oltre 10 mesi come consigliera del CNI, l’ingegnera Tiziana Petrillo, è delegata per l’Area Sicurezza e Prevenzione Incendi e Certing. La consigliera è certa che “la capillarità̀ del nostro sistema ordinistico è un’opportunità unica di confronto e di comunicazione che ci aiuterà a mantenere forte il contatto con il territorio per conoscere e tenere presente tanto le esigenze e le aspettative degli ingegneri, quanto quelle di tutto il Paese”. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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Gianluca Giagni ingegnere, coordinatore del Gtt1 Componente GdL Sicurezza del CNI e coordinatore GTT1 “la sicurezza a partire dai banchi di scuola” del CNI, Consigliere Tesoriere dell’ordine degli ingegneri di Bari Docente universitario (Università degli studi di Brescia / Politecnico delle Marche) Scrittore ed autore della collana libri “Sine Cura” / Pericolosamente sicuri (Edizioni Vivere In) e del libro “Badao, ogni parola è un perché”
Parlaci degli obiettivi del tuo mandato… La nostra categoria professionale insieme alla società contemporanea sono profondamente cambiate negli ultimi anni. Ho costituito e riformato il GdL Sicurezza e Prevenzione Incendi portando novità e confermando anche quanto già fatto da chi mi ha preceduto, cercando di raccogliere pure le esigenze degli ordini su tutto il territorio nazionale. Questa la composizione del nuovo Gdl Sicurezza e prevenzione incendi composto dai seguenti colleghi: Andrea Galli, Gianluca Giagni, Fulvio Giani, Rita Grunspan, Antonio Leonardi, Paolo Mocellin, Antonio Manzella, Salvatore Risoli, Maurizio Sacchetti, Elisabetta Scaglia e Federico Serri. La giusta combinazione tra competenze e specializzazioni che può offrire un valido supporto per i prossimi quattro anni al CNI. Ho attivato quattro nuovi gruppi temporanei tematici (Gtt) per affrontare temi specifici e dare risposte concrete alle necessità che ci sono nel panorama nazionale in tema di sicurezza e prevenzione incendi, e precisamente: • Gtt2 - Tecnologia e innovazione per la sicurezza • Gtt3 - Formazione • Gtt4 - Linee guida per la valutazione rischio incendio con mini-codice • Gtt5 - La documentazione di cantiere Questi gruppi si affiancano al Gtt1 nato per il progetto delle scuole, che oramai va avanti in automatico e in modo sistematico, ogni anno, ampliando sempre di più la sua diffusione sul territorio nazionale attraverso l’adesione di diversi ordini professionali, grazie all’entusiasmo di tutto il team e del coordinatore Gianluca Giagni.
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TIZIANA PETRILLO E GIANLUCA GIAGNI Il progetto della sicurezza sui banchi di scuola si sta portando avanti… e perché investire proprio nelle scuole secondarie di primo grado? Il progetto delle scuole è senza dubbio un lavoro che ho ereditato e ho intenzione di portare avanti con tutte le mie forze. Ritengo che sia proprio attraverso la cultura della sicurezza che si possa fare prevenzione, partendo dalla scuola. L’alternanza scuola-lavoro è un tentativo troppo tardivo, a mio giudizio, per spiegare la sicurezza. La materia deve essere insegnata aumentando la sensibilità in diverse sfere, non solo quelle scientifiche ma nelle cose di tutti i giorni. Le scuole secondarie di primo grado sono state un primo passo che si sta completando con un lavoro del Gtt1 che vede anche un percorso formativo per le terze classi. Ma senza dubbio si potrebbe partire ancora prima. Va capito come e in quale modo, ma ritengo che lo stesso approccio, modificato nelle forme, possa essere ripercorso anche alle scuole primarie. Il gruppo lavorerà proprio in questa direzione.
Un nuovo manifesto di coinvolgimento Abbiamo certamente sviluppato e promosso anche quest’anno il progetto e a brevissimo partirà la richiesta di adesione a cui parteciperanno nuovi ordini. Abbiamo richieste ogni giorno perché c’è molto interesse ed entusiasmo intorno a questo progetto, perché non solo è nobile l’obiettivo finale ma abbiamo dimostrato nel tempo, testimoniato da statistiche e numeri, come questo approccio si integri perfettamente con i programmi curricolari e con il regolare andamento delle lezioni.
Il progetto dal 2019 a oggi. Diamo qualche numero…
Tiziana Petrillo ingegnera, consigliera nazionale del CNI e delegata per l’area Sicurezza e Prevenzione Incendi
Nel 2019 siamo partiti con la 10 ordini 10 città e nel frattempo ci sono state altre edizioni. Quest’anno possiamo dire che abbiamo 44 ordini, 250 docenti coinvolti e 1.300 alunni quindi capiamo le potenzialità di questo progetto, ma soprattutto di come viene accolto, compreso e portato avanti da tutti. Personalmente, devo ringraziare anche i referenti, Gianluca Giagni e tutti gli altri colleghi che si prodigano per insegnare e trasferire, in una sorta di processo osmotico, molti aspetti della sicurezza agli insegnanti che a loro volta lo trasmetteranno agli alunni. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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L’OPINIONE
IL GIOCO DELLE TRE CARTE ELIMINAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO
Eliminazione del progetto definitivo: siamo proprio sicuri che il legislatore, avendo eliminato il secondo livello di progettazione, perseguiva l’obiettivo di ridurre i tempi di progettazione dell’intervento e conseguentemente i tempi di realizzazione dell’opera? Oppure è stata una scelta gattopardesca “Perché tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi” come scriveva Tomasi di Lampedusa… (I parte)
di Franco Manica, ingegnere e coordinatore della Commissione di Ingegneria Forense
Ritengo di poter affermare, a ragion veduta, che una delle maggiori criticità che condiziona il settore dei Lavori Pubblici nel nostro Paese, sia l’eccessivo tempo che intercorre tra l’emergere dell’esigenza o del bisogno della collettività e la realizzazione dell’opera; questa criticità rappresenta uno dei numerosi iceberg presenti nel suggestivo arcipelago del settore. Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici – D.Lgs. n. 36/2023 – ha l’obiettivo, tra gli altri, di ridurre i tempi di attuazione delle opere attraverso la “semplificazione”, termine abusato a tal punto da stravolgerne l’originario significato di riduzione della complessità. Il Codice è entrato in vigore il 1° aprile 2023, le disposizioni del Codice e dei suoi Allegati sono efficaci dal 1° luglio 2023, mentre quelle inerenti alla digitalizzazione saranno vigenti dal 1° gennaio 2024. Come noto, il D.Lgs. n. 36/2023 è composto da 5 libri per complessivi 229 articoli, inoltre sono stati inseriti ex novo 38 Allegati volutamente dettagliati; infatti, il Codice e i relativi Allegati sono compendiati in ben 545 pagine, tutte da leggere, approfondire e metabolizzare per una corretta applicazione del nuovo corpus legislativo. In estrema sintesi, i 5 libri sono così suddivisi: • LIBRO I dei principi, della digitalizzazione, della programmazione e della progettazione; • LIBRO II dell’appalto; • LIBRO III dell’appalto nei settori speciali; • LIBRO IV delle concessioni e del partenariato pubblico-privato; • LIBRO V del contenzioso e dell’autorità nazionale anticorruzione; disposizioni finali e transitorie. Il Codice disciplina sia le grandi opere che le piccole, le grandi infrastrutture oppure l’eliminazione di incrocio a raso con rotatoria per migliorare la viabilità stradale, etc. Con il presente articolo intendo circoscrivere l’attenzione sulla parte del Codice che disciplina la programmazione e la progettazione delle opere da realizzare; in particolare, limito l’esposizione alla – I Parte, Allegato I.7, Sezione I – che definisce la macroarea della programmazione, con brevissimi cenni alla nuova progettazione per chiarire “il gioco delle tre carte”.
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IL GIOCO DELLE TRE CARTE IL RACCONTO
È noto, agli addetti ai lavori, che i precedenti Codici, che sono stati emanati negli ultimi 30 anni, declinavano lo sviluppo della prima fase “la programmazione” su due livelli: i) studio di fattibilità, ii) disposizioni preliminari alla progettazione e quadri economici, mentre articolavano la seconda fase “la progettazione” su tre successivi approfondimenti tecnici: i) progetto preliminare, ii) progetto definitivo, iii) progetto esecutivo. Il nuovo Codice ha eliminato il “progetto definitivo” come si evince dalla lettura testuale dell’art. 41, “la progettazione in materia di lavori pubblici si articola in due livelli di successivi approfondimenti tecnici: a) progetto di fattibilità tecnica economica – P.F.T.E.; b) progetto esecutivo”. Ictu oculi si potrebbe evincere che il legislatore, eliminando il progetto definitivo, avrebbe introdotto una semplificazione tecnico-amministrativa con il mero obiettivo di ridurre i tempi della progettazione. Siamo proprio sicuri che il legislatore, avendo eliminato il secondo livello di progettazione, perseguiva l’obiettivo di ridurre i tempi di progettazione dell’intervento e conseguentemente i tempi di realizzazione dell’opera?
Il gioco delle tre carte La risposta alla domanda è, secondo il mio parere, suffragato da alcune considerazioni che avrò modo di esplicitare, assolutamente no. Per vero, l’art. 4 dell’Allegato I.7, Sezione I (artt. da 41 a 44, Codice Contratti) recita: “Livelli della progettazione di lavori pubblici: comma 1. “Ai sensi dell’art. 41 del codice, la progettazione in materia di lavori pubblici si articola secondo due livelli di successivi approfondimenti tecnici in: • Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica – P.F.T.E. • Progetto Esecutivo – P.E. comma 2. I livelli di cui al comma uno costituiscono una suddivisione di contenuti progettuali che sono sviluppati progressivamente nell’ambito di un processo unitario senza soluzione di continuità, etc. …” A ben vedere, la rimodulazione della fase progettuale a due livelli, nel solco della semplificazione, è puramente virtuale e non sostanziale, nel senso che le attività delle due macroaree prefissate dai rispettivi decreti legislativi, ovvero D.Lgs. n. 50/2016 e D.Lgs. n. 36/2023 sono sostanzialmente congruenti, ma non uguali. Al riguardo il Codice pone particolare attenzione alla fase della programmazione privilegiando quest’ultima per perseguire l’obiettivo primario del nuovo corpus legislativo, il mantra diventa: le opere devono essere eseguite nel rispetto dei tempi prefissati e mantenendo l’equilibrio economico posto a base di gara. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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L’OPINIONE D.Lgs. n. 36/2023 Allegato I.7 Sezione I Art. 14
Studio di Fattibilità
Art. 1
Quadro esigenziale - Q.E.
Art. 2 Disposizioni preliminari alla progettazione Quadri economici
Documento di fattibilità delle alternative progettuali - DOC.F.A.P.
Art. 3
Documento di indirizzo della progettazione - D.I.P.
Artt. 17-23
Progetto Preliminare
Art. 6-21
Progetto di Fattibilità tecnico economica P.F.T.E.
Artt. 24-32
Progetto Definitivo
Artt. 15 e 16
I FASE
PROGRAMMAZIONE
D.Lgs. n. 50/2016 D.P.R. n. 207/2010
Sezione II Artt. 33-43
Progetto Esecutivo
Fig. 1 I Codici Appalti a confronto: i diversi livelli di progettazione
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II FASE
PROGETTAZIONE
Sezione II
Art. 22-33 Progetto Esecutivo P.E.
Il Legislatore ha operato in modo sistemico, con oculatezza e lungimiranza, nel riordinare la complessa materia; non basta, si è spinto oltre riservando da un lato una maggior attenzione alla fase della programmazione, viene richiesto, ai sensi dell’art. 2 il documento di fattibilità delle alternative progettuali – DOC.F.A.P. – e dall’altro, imponendo con gradualità alle stazioni appaltanti di migrare verso la digitalizzazione, disciplina innovativa e pervasiva che consentirà alla P.A. di proiettarsi verso il futuro per diventare vero competitor con i portatori di interesse. Intendo sostenere quanto sopra affermato, in modo razionale e oggettivo; a tal fine suggerisco di: i) esaminare le macroaree programmazione e progettazione stabilite dal D.Lgs. n. 36/2023, Allegato I.7, ii) confrontare gli aspetti fattuali con quelli delle corrispondenti macroaree del D.Lgs. n. 50/2016, iii) verificare che le attività stabilite nelle rispettive normative sono congruenti, ma non uguali (vedasi Sezione I e Sezione II, Allegato I.7). Il nuovo Codice dedica alla programmazione tre distinte attività, anziché due come stabilito nella precedente normativa, per contro, riserva alla progettazione solo due fasi, avendo soppresso la progettazione definitiva, depotenziando a prima vista la fase progettuale. Per vero, il primo livello della progettazione ovvero “progetto preliminare” è stato anticipato nella fase della programmazione ed assume una diversa formulazione: “Documento di fattibilità delle alternative progettuali” - DOC.F.A.P.; il secondo livello “progetto definitivo” viene rimodulato: “Progetto di fattibilità tecnico economica” - P.F.T.E. e di fatto costituisce il primo livello nel nuovo Codice; infine il terzo livello “progetto esecutivo” diventa di conseguenza il secondo livello nel nuovo Codice e mantiene il medesimo nome. Per facilitare la lettura di quanto esposto, è stato redatto un quadro sinottico riferito ai rispettivi decreti legislativi e cioè: D.Lgs. n. 50/2016 e D.Lgs. n. 36/2023 unitamente ai pertinenti decreti attuativi (vedi Fig. 1). Con l’entrata in vigore del Codice dei Contratti Pubblici assisteremo a una significativa trasformazione della progettazione complessiva delle opere. Il punto nodale della progettazione delle opere viene in parte anticipato alla fase della programmazione anziché attendere la seconda fase. Non v’è dubbio, che questa trasformazione, meglio questa diversa impostazione normata dal legislatore, assume rilievo fondamentale; tuttavia, potrà essere depotenziata in conseguenza di come verranno attuate le modifiche e gli adempimenti tecnico-operativi. Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
Il gioco delle tre carte: eliminazione del progetto definitivo Non si può escludere a priori il rischio di un evidente peggioramento se la fase della programmazione, per intenderci del DOC.F.A.P., sarà svilita e prodotta con risorse umane non adeguate e tempi irrealistici, in altri termini con contenuti simili a quelli del vecchio, meglio, del superato modello previsto dal D.Lgs. n. 50/2016. In questa ipotesi, purtroppo, la norma consentirà di appaltare progetti inadeguati che potranno subire in fase di esecuzione sospensioni riserve e contenziosi con allungamento dei tempi di esecuzione dell’opera. Per contro, se correttamente applicato, il nuovo criterio potrà approdare a maggiori informazioni che consentiranno scelte progettuali approfondite e comparate tra loro sia nelle stime di costo che nei tempi di esecuzione dell’opera. È di tutta evidenza che, per raggiungere questo obiettivo, i nuovi DOC.F.A.P. richiederanno e tempi più lunghi, per essere predisposti, e oneri maggiori, rispetto alla precedente previsione di legge. Questo è il prezzo da pagare che le S.A. dovranno affrontare, non per adempiere meramente ad un obbligo normativo, ma consapevoli che la fase della programmazione dell’opera è il punto fondamentale per perseguire con piena contezza “gli obiettivi e i bisogni della collettività” al fine di realizzare l’opera nei tempi stabiliti ed entro i limiti di spesa prefissati. Ovviamente aumenteranno, nella fase della programmazione, gli oneri delle S.A. le quali si assumeranno il gravoso onere di approfondire con discernimento i dati di base necessari per la redazione del DOC.F.A.P., a titolo esemplificativo, indagini di campo, di territorio, ambientali, archeologiche etc. Di conseguenza sarà necessario assegnare tempi congruenti e altresì definire costi altrettanto congruenti, tutto ciò, alfine della completezza dei contenuti della fase della progettazione. In particolare, il DOC.F.A.P., ove richiesto dalla S.A., prende in considerazione ed analizza tutte le soluzioni possibili, inclusa l’ipotesi di non realizzare l’intervento, al fine di consentire un effettivo confronto comparato tra le diverse alternative. Da ultimo, segnalo che il nuovo Codice stabilisce che la S.A., con propria determinazione, approva il DOC.F.A.P., atto tecnico-amministrativo che consentirà alla S.A. di procedere alla fase della progettazione sia interna che esterna ove ne ricorrono le condizioni. Alla stregua delle già indicate considerazioni, confermo che la fase della programmazione e della progettazione normate nei D.Lgs. più volte richiamati, sono congruenti, ma non equipollenti. Il Legislatore, come chiaramente si evince nel nuovo Codice, privilegia la fase della programmazione, luogo delle possibili soluzioni nessuna esclusa, prima di accedere alla fase della progettazione articolata su due livelli “al fine di assicurare la coerenza della progettazione ai diversi livelli di elaborazione e la rispondenza al quadro esigenziale - Q.E. e al documento di indirizzo alla progettazione - D.I.P.” Brevemente, la Fig. 1 evidenzia 5 step per gli adempimenti relativi alla fase della programmazione e della progettazione statuiti dal D.Lgs. n. 50/2016, analogamente il D.Lgs. n. 36/2023 stabilisce 5 step per le analoghe macroaree. Pertanto, è confermata, per un verso la congruità formale degli adempimenti, per l’altro verso il legislatore ha ritenuto di potenziare e privilegiare la fase della programmazione rispetto a quella del D.Lgs. n. 50/2016; da ultimo la fase della progettazione nel nuovo Codice si articola su due livelli anziché tre. In conclusione, il progetto preliminare non è stato eleminato, anzi è stato anticipato nella programmazione e profondamente ampliato – DOC.F.A.P. –, mentre il progetto definitivo migra nel “Progetto di fattibilità tecnico economica – P.F.T.E. –“e costituisce il primo livello della progettazione articolata su due livelli. Siamo sulla buona strada …nihil sub sole novum (continua) Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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NOTIZIE DALLE COMMISSIONI COMMISSIONE DI INGEGNERIA FORENSE a cura di Andrea Chiaiso Franco Manica
I nsediamento
1a riunione 17 gennaio 2023
C omposizione
Referente Consiglio: Andrea Chiaiso. Coordinatore Commissione: Franco Manica. Iscritti alla Commissione: 38 iscritti.
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O biettivi
La Commissione I.F. ha l’obiettivo di istituire un tavolo permanente tra gli ingegneri dell’Ordine di Genova, per favorire il confronto delle diverse esperienze interdisciplinari e trasversali maturate, al fine di applicare i principi e le conoscenze scientifiche dell’ingegneria alla soluzione dei problemi tecnici in ambito giudiziario. La Commissione I.F. è rivolta ai colleghi che operano o intendono operare nel ruolo di CTU o CTP nelle diverse articolazioni dell’ingegneria, civile, industriale, ambientale, informatica, elettronica declinate nelle diverse specializzazioni.
P roposte
1 Organizzare seminari specifici per: • CTU o CTP nelle procedure giudiziarie civili, penali e amministrative. • Consulenza tecnica in ambito assicurativo, estimativo, informatico, sicurezza, biomedicale, direttiva macchine. 2 Confronto tra i componenti della Commissione I.F. sulle esperienze maturate al fine di approfondire argomenti riguardanti le consulenze giudiziarie, stragiudiziali e conciliazione da affidare ai colleghi di provata competenza industriale, civile, ambientale, informatica, biomedicale, brevetti direttiva macchine etc. declinate nelle diverse specializzazioni.
P rocessi ordinistici
A La Commissione I.F. propone ai colleghi uno specifico progetto formativo per CTU e CTP in ambito giudiziario (corso base generale 26H) per approfondire le proprie competenze e verificare l’approccio metodologico acquisito a partire dal 17/10/2023 articolato su due sessioni ciascuna di 5 moduli. B I settori di attività della Commissione I.F. dell’Ordine di Genova riguardano: 1) il contenzioso giudiziale (azione dei CTU, dei CTP e dei Periti); 2) il contenzioso stragiudiziale (mediazione finalizzata alla conciliazione, arbitrati, arbitraggi, accordi bonari P.A., C.C.T., etc.); 3) i contratti e gli appalti pubblici e privati (spesso fonte di liti e sospensione dei lavori); 4) la responsabilità professionale (civile, penale, amministrativa e deontologica); 5) le attività peritali economico estimative.
T emi
1 Predisposizione del Codice Etico-Deontologico del CTU e CTP, con il contributo di un componente esterno esperto di diritto, da sottoporre alle valutazioni del Consiglio dell’Ordine per la superiore approvazione. 2 Best Practice per CTU o CTP. 3 Redazione dell’elenco delle specializzazioni degli ingeneri e periti per macro-voci e relative sotto classificazioni.
Q uando si riunisce ?
Il terzo martedì di ogni mese alle ore 18,00, esclusi i mesi di luglio e agosto, per complessivi 10 incontri nell’anno 2023.
Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
NOTIZIE DALLE COMMISSIONI ICT (INFORMATION AND COMMUNICATION TECHNOLOGIES) a cura di Matteo Gentile Massimiliano Margarone
I nsediamento
11 gennaio 2023
C omposizione
Coordinatore: Ing. Massimiliano Margarone. Referente per il Consiglio: Ing. Matteo Gentile. A seguire: ingg. Mirco Bianco, Eliana Brizzolara, Alberto Cabri, Angelo Carpi, Alessandro Cerasoli, Gaetano Di Chiara, Rodolfo di Muro, Roberto Ferreri, Alberto Massari, Daniele Occhipinti, Dario Oteri, Stefano Pischiutta, Raffaele Rialdi, Michele Sant, Cristina Ulivi, Fabio Vacchino, Damiano Verda.
O biettivi
1 Studiare ed approfondire specifiche tematiche attinenti all’Ingegneria dell’Informazione. 2 Promuovere la figura dell’Ingegneria dell’Informazione verso gli stakeholder pubblici e privati e la società civile e riconoscere con riserva di legge le attività dell’Ingegneria dell’Informazione. 3 Promuovere la professione dell’Ingegneria dell’Informazione presso scuole e università. 4 Realizzare seminari ed eventi riguardanti il mondo dell’ingegneria dell’informazione. 5 Prendere parte attivamente al coordinamento con gli Ordini degli Ingegneri delle Province Italiane, partecipando alle iniziative promosse dal C3i (Comitato Italiano Ingegneria dell’Informazione), il cui scopo è quello di promuovere e valorizzare la figura e il ruolo professionale degli ingegneri dell’Informazione, nonché di favorire il coordinamento delle attività svolte dagli Ordini degli ingegneri territoriali. Nel Comitato sono attivi alcuni Gruppi di Lavoro su Sanità Digitale, Industria 4.0 – Innovation Manager e Trasformazione Digitale, Cyber Security, Cloud Nazionale, Appalti Pubblici in ambito ICT, PNRR e Certificazione delle Competenze.
P roposte
1 La Commissione promuove la diffusione della cultura digitale e del processo di digitalizzazione del Paese e delle PA. 2 Le proposte di attività scaturite dalla Commissione sono in linea con i sopracitati obiettivi e comprendono la preparazione di un seminario incentrato principalmente sulle sfide della tecnologia digitale per una società sostenibile. A seguito del seminario è prevista la preparazione di uno o più articoli sui temi trattati nel seminario. 3 Un’altra proposta riguarda la revisione della procedura di inserimento nell’elenco tipologico degli Ingegneri dell’Informazione già presente all’interno del nostro Ordine.
T emi
Composta da professionisti e lavoratori dipendenti in diversi ambiti dell’Ingegneria dell’Informazione, le competenze complessive della Commissione spaziano su vari settori, dall’informatica, alle telecomunicazioni, ai sistemi informativi, al settore sanitario, alla cyber security e alla bioingegneria, permettendo di coprire varie professionalità, dall’industria, ai servizi, nonché alla libera professione.
Q uando si riunisce ?
Mensile, possibilmente in presenza, al fine di costituire un rapporto più arricchente, includendo tuttavia la possibilità di collegamento da remoto.
Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
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COMUNICA a cura di Gianluigi Calzetta, delegato degli ingegneri di Genova CND
Dichiarazione 2022 È in linea su iOL la dichiarazione relativa all’anno 2022, che deve essere presentata, da iscritti, non iscritti e società, in via telematica, entro il 31 ottobre p.v. Si ricorda che la richiesta di rateazione del conguaglio annuale può essere inoltrata da tutti gli associati, anche non regolari, scegliendo l’opzione dedicata nella dichiarazione, o tramite l’apposita funzione entro il 30 novembre. Disponibili l’help on line e l’assistenza telefonica Dich. al numero 02.91.97.97.00, con scelta del tasto 4 tra le opzioni proposte.
Under 35: limite di reddito per la contribuzione ridotta 2023 Il Consiglio di Amministrazione di Inarcassa ha determinato in Euro 31.704,00 il limite di reddito prodotto nell’anno 2023 per il riconoscimento del diritto alla contribuzione ridotta di cui godono gli iscritti under 35. La riduzione contributiva spetta ai giovani per i primi 5 anni di iscrizione e fino all’età massima di 35 anni, con forti diminuzioni: versano 1/3 dei contributi minimi e l’aliquota per il calcolo del conguaglio del contributo soggettivo è dimezzata. L’agevolazione non è applicata solo se il reddito professionale dichiarato è uguale o superiore al reddito medio dichiarato dagli iscritti a Inarcassa nel biennio precedente l’anno oggetto di agevolazione (art. 4.4 RGP), pari per il 2023 al valore suddetto.
Deroga contributo minimo soggettivo [art. 4 c. 3 Regolamento Generale Previdenza] La norma prevede la possibilità di derogare all’obbligo della contribuzione minima soggettiva per un massimo di 5 anni – anche non continuativi – nell’arco della vita lavorativa, per chi produce redditi inferiori al valore corrispondente al contributo minimo soggettivo.
La tassazione della pensione erogata da Inarcassa Le pensioni sono assoggettate a ritenute fiscali a titolo di IRPEF, addizionali regionali e comunali, effettuate da Inarcassa quale sostituto di imposta in corrispondenza del pagamento di ciascun rateo di pensione. Le ritenute sono calcolate in base al reddito e alla situazione dei carichi familiari dichiarati dall’interessato. Per calcolare l’importo della pensione netta rispetto all’importo lordo del trattamento, bisogna applicare la seguente formula: Pensione netta = Pensione lorda – IRPEF lorda – Addizionali regionali – Addizionali comunali + Detrazioni spettanti
Pensioni • Le prestazioni previdenziali • Regolamento generale di previdenza La pensione Inarcassa è costituita da due quote: una relativa ai periodi maturati fino al 2012, calcolata con il metodo pro-rata retributivo, e una contributiva, per le anzianità maturate a partire dal 1° gennaio 2013, che sarà quindi l’unico metodo di calcolo applicato per chi si iscrive oggi. La rivalutazione dei contributi avviene in base alla variazione media quinquennale del monte redditi degli iscritti alla Cassa, con un valore minimo dell’1,5%, e la possibilità di una rivalutazione aggiuntiva grazie al rendimento del patrimonio. La normativa vigente prevede inoltre diverse possibilità di valorizzazione delle anzianità contributive maturate presso Inarcassa e altri Enti di previdenza obbligatoria al fine di ottenere un unico trattamento pensionistico. Per approfondimenti vedere il sito ufficiale di Inarcassa:
• Dichiarazione 2022
• Contributi ridotti per i
giovani iscritti
• Deroga contributo minimo
soggettivo
• La tassazione della pensione
erogata da Inarcassa
• Pensioni – Le prestazioni
previdenziali – Regolamento generale di previdenza
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Ordine degli Ingegneri di Genova / luglio-settembre 2023 / n° 3
O rdine F ormazione
Formazione e aggiornamento • Portale on-line dedicato • Sedi: Genova e Riviera di Levante (Chiavari) • Formazione in presenza, a distanza e in modalità mista • Corsi monotematici (per ogni indirizzo di laurea) e multidisciplinari
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FROIL - FEDERAZIONE REGIONALE ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA piazza della Vittoria, 11/4 - 16121 Genova
Presidente
tel. 010.593840 / 010.593978
Consiglieri
fax 010.5536129
Giovanni Rolando
GENOVA
Sara Frumento • Enrico Sterpi • Ivan Tortarolo
IMPERIA
Giovanni Rolando • Stefàna Rossi
LA SPEZIA
Daniele Guerrieri • Pietro Franchetti Rosada
SAVONA
Franca Briano • Paolo Taramasso
piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 - Genova
Presidente
Enrico Sterpi
tel. 010.593840 / 010.593978
Segretario
Georgia Cesarone
fax 010.5536129
Tesoriere
Sara Frumento
C.F. 80039470101
Vicepresidenti
Greta Gualco • Silvio Rossi
www.ordineingegneri.genova.it
Consiglieri
Vittorio Bruzzo • Gianluigi Calzetta • Andrea Chiaiso • Stefano Francia • Riccardo Genova • Matteo Gentile • Felice Lombardo • Chiara Servetto • Amalia Tedeschi • Ivan Tortarolo
via della Repubblica, 11 - 18038 - Sanremo (Imperia)
Presidente
Stefàna Rossi
tel. e fax 0184.530799
Segretario
Giuseppe Cervoni
C.F. 81001410083
Tesoriere
Tommaso Buschiazzo
www.ordineingegneriimperia.it
Vicepresidente
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info@ordineingegneriimperia.it
Consiglieri
Fabiano Boeri • Monica Peirano • Giovanni Rolando • Marco Savini • Stefano Scala
Presidente
Pietro Franchetti Rosada
Segretario
Massimo Laspina
Tesoriere
Daniele Guerrieri
Vicepresidente
Nicola Brizzi
Consiglieri
Veronica Barbieri • Eleonora Buzzolino • Andrea Cecchi • Paolo Ferrari • Manuela Lusardi • Sonia Parodi • Iunior Michele Taddei
Presidente
Franca Briano
Segretario
Ingrid Bonino
Tesoriere
Laura Maria Binaghi
Consiglieri
Angelo Astigiano • Nicola Berlen • Giorgio Franzoni • Federico Mazzetta • Elena Muscarella • Monica Penna • Paolo Domenico Taramasso • Luciano Vicinanza
info@federazioneingegneri.liguria.it PEC federazione.liguria@ingpec.eu
ORDINE DEGLI INGEGNERI DI GENOVA
PEC ordine.genova@ingpec.eu
ORDINE DEGLI INGEGNERI DI IMPERIA
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ORDINE DEGLI INGEGNERI DI LA SPEZIA via Vittorio Veneto, 19 - 19124 - La Spezia tel. e fax 0187.732768 C.F. 80017220114 www.ordineingegnerilaspezia.it segreteria@ordineingsp.com PEC ordine.laspezia@ingpec.eu
ORDINE DEGLI INGEGNERI DI SAVONA corso Italia, 8/11 - 17100 - Savona tel. 019.822678 fax 019.822696 C.F. 80003460096 www.ordineingegnerisavona.it ingegneri.savona@ordineingegnerisavona.it PEC ordine.savona@ingpec.eu
ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Genova
Imperia
La Spezia
Savona
Liguria
Sezione A
4.543
465
698
1.029
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122
28
32
76
258
TOTALE
4.665
493
730
1.105
6.993
di cui donne
784
76
117
186
1.163
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Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. In L. 27/02/04) Art. 1, Comma 1 MP-NO / Trimestrale - GENOVA ANNO LXXIV - N. 3/2023