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E venti
Dieci anni vissuti rapidamente per Diplomacy
apide trasformazioni stanno caratterizzando la Governance mondiale, la politica e le relazioni internazionali, con il risultato di stimolare nuove inquietudini in termini globali e di mettere in discussione le certezze date per assodate. Da questo quadro non mancano le problematiche legate alla sicurezza dei trasporti, alla questione dei visti che alcuni Paesi ancora richiedono - sempre più co mplessi e costosi - e in ultima analisi la libertà di viaggiare per motivi di turismo. Si tratta di problemi di non facile soluzione che rimandano alle principali questioni relative ai temi della politica internazionale, oggi in continua trasformazione, che vede nuovi protagoR
nisti prendere la scena e rinascenti richiami ai nazionalismi che determinano irrigidimenti e chiusure delle frontiere e degli scambi commerciali e turistici. Da dieci anni, alla fine di ottobre a questi temi viene organizzato a Roma il Festival della Diplomazia che prova a fare chiarezza e a promuovre rilessioni sui chiaroscuri di una transizione verso il futuro in cui permangono molti dubbi, che possono essere dissolti solo con l’analisi e la comprensione dei nuovi fattori che ci stanno conducendo verso un mondo ancora all e prese con il problema dello sviluppo sostenibile e della parabola della crescita. In altre parole, è finito l’ottimismo con c ui pensavamo che il mondo sarebbe di
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ventato di anno in anno migliore, con meno diseguaglianze e povertà, con un più alto ed equlibrato uso delle risorse, più in salute e senza guerre. Oggi sappiamo che non è così, che i cambiamenti climatici contribuiscono alla desertificazione e alle migrazioni di massa, le catastrofi naturali sono sempre più imputabili all’uomo, così come le catastrofi naturali a partire dalle inondazioni alle conse guenz e di una cementificazione selvaggia che non resiste agli attacchi di terremoti, uragani e tornadi. A cosa può servire un Festival in cui si parla e discute soltanto, in che modo il raccontare questi grandi e drammatici temi, può aiutare a risolvere i problemi che ci si stagliano davanti? Inutile negarlo, le soluzioni possono arrivare solo dagli accordi fra le grandi Nazioni, sui temi ambiental i, politici, culturali e commerciali. Ma informarsi, capire, dibattere non ha mai fatto male, anzi bisogna riscoprire il gusto del sapere del chiedere dell’incalzare la politica, troppo spesso distratta e poco attenta ai problemi del futuro, del lavoro che cambia o che non c’è, di una demografia sempre più penalizzante per i paesi occidentali, delle giovani generazioni costrette a emigrare, dell’inqu inamento e dei rifiuti. Un Festival serve a portare all’attenzione di molti quei temi che rischierebbero di rimanere nelle stanze della politica, della finanza, dei poteri forti. Riflettere sull’arte della diplomazia significa affidare le proprie speranze alle organizzazioni internazionali, al multilateralismo, al dialogo fra i popoli contro la guerra, militare, ibrida o commerciale. Fra i concetti chi ave che il Festival della Diplomazia 2019 approfondirà ci sono le parole TRANSIZIONE e TRASFORMAZIONE, attraverso convegni e dibattiti che aiuteranno il pubblico a orientarsi in questa fase di passaggio che ancora non permette una chiara decodifica di quale sarà il nuovo equilibrio dei poteri. In oltre 80 seminari e convegni si proverà a m ettere in luce come l’attuale situazione sia legata ad alcune nost algie per il pas-
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sato ma guardi inevitabilmente alle prospettive ed incertezze del futuro. Nel titolo del Festival viene evocata la figura di Giano, il dio con due volti che poteva guardare passato e futuro, ma che era anche protettore degli inizi e dei passaggi. Le macroaree che fungeranno da contenitore tanto a livello di programma che di comunicazione sono tre. Oltre alla crisi della governance globale e alla p arabola della crescita, molta attenzione verrà data alla cosiddetta la dittatura degli algoritmi, un modo crudo per segnalare che oltre ai numerosi benefici che la tecnologia, in particolare la rete, i blockchain e gli algoritmi, potranno garantirci: dalle comunicazioni alla medicina, queste stesse tecnologie rischiano di rendere l’uomo sempre meno libero e schiavo di strumenti che non potrà c ontrollare, sempre più potenti e invasivi. Si tratta di una apocalittica chiave di lettura delle novità introdotte dalla tecnologia, capace di semplificare la quotidianità delle nostre vite, ma anche di minare molte certezze in ambiti che spaziano dalla finanza all’automazione del lavoro, passando per le sfide sulla comunicazione mobile che tante conseguenze sta avendo sulla geopolitica. Il pensiero va alla privacy, ai controlli più o meno palesi, ai diritti umani, alla sicurezza, alla giustizia e, in ultima analisi, alla libertà. Il X Festival della Diplomazia si svolge a Roma dal 17 al 25 ottobre, in diverse location della città, numerose ambasciate, Istituti di ricerca politica, università. La gran parte degli incontri è a entrata libera, tutti sono gratuiti, per i partecipanti vengono rilasci ati attestati di frequenza. Per saperne di più ed esaminare il programma: www.festivaldelladiplomazia.it
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