Quaderno n. 1
Rassegna bibliografica della letteratura nazionale e internazionale sulle linee guida e le strategie di intervento nell’area della prevenzione delle tossicodipendenze
Quaderni delle Prevenzione
Rassegna bibliografica della letteratura nazionale e internazionale sulle linee guida e le strategie di intervento nell’area della prevenzione delle tossicodipendenze
Progetto Inter-regionale
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Realizzazione a titolo sperimentale di una Rete Sociale nell’Area delle Dipendenze Progetto Finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Nazionale per le Politiche Antidroga nell’ambito del Fondo Nazionale Lotta alla Droga (ex L. 45/99)
Febbraio 2006
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Presentazione La Rassegna Bibliografia che proponiamo in questo Quaderno è frutto di un lavoro di ricerca e di selezione – curato nei primi mesi del 2006 dal Gruppo di Coordinamento del Progetto Religo della ASL Città di Milano – realizzato secondo due criteri principali: 1. di appropriatezza in relazione ai modelli teorici maggiormente utilizzati nell’area della prevenzione delle tossicodipendenze (approccio informativo e di comunità, “life skill”, educazione tra pari, “mentoring” e riduzione del danno). Le conoscenze su tali modelli e sulle modalità di realizzazione, sono state approfondite considerando vari ambiti di implementazione, tra cui la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, il tempo libero e i gruppi sportivi. 2. di autorevolezza della fonte. In questo senso abbiamo privilegiato documenti editi da riviste scientifiche di riconosciuto livello. In particolare per l’approfondimento che riguarda le linee guida internazionali sono state utilizzate alcune indicazioni proposte nel sito dello Studio Cevas (http://www.cevas.it). I riferimenti bibliografici sono suddivisi secondo l’ambito d’implementazione dell’approccio (es. scuola, famiglia, ecc); nella sezione “miscellanea” si trovano quegli articoli che non sono riconducibili ad un unico ambito. Gli articoli sono catalogati in ordine alfabetico secondo l’autore. Sono poi citati il titolo, la fonte, l’anno di pubblicazione e gli articoli in lingua inglese sono accompagnati da una abstract. E’ stato inoltre indicato dove è possibile reperire l’articolo (es.siti internet, biblioteche, riviste on line). In particolare gli articoli contrassegnati dal simbolo sono reperibili tramite la banca dati del Sistema Bibliotecario Biomedico promossa dalla Regione Lombardia (http://www.sbbl.it) .Si tratta di una biblioteca virtuale, istituita nel 1994, a disposizione dei soggetti pubblici e privati accreditati nel settore sanitario e sistema salute. Si può accedere alla banca dati rivolgendosi ai referenti presenti in ogni ASL della Regione Lombardia (ad eccezione dell’ASL di Sondrio per la quale non è stato ancora individuato) che vi forniranno una password. Per ogni informazione o chiarimento e per la segnalazione di eventuali ulteriori indicazioni di interesse, è possibile contattare direttamente il Coordinamento Tecnico del Progetto Religo della ASL Città di Milano (tel. 0285784817, email religocoord@asl.milano.it).
La bibliografia è aggiornata al dicembre 2005.
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INDICE Linee guida internazionali
p. 4
Approccio di comunitĂ
p. 8
Approccio informativo
p.24
Life skill
p.28
Mentoring
p.39
Educazione tra pari
p.46
Riduzione del danno
p.51
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LINEE GUIDA INTERNAZIONALI
AA.VV Science-Based Practices In Substance Abuse Prevention: A Guide Centre for Substance Abuse Prevention 1998 Abstract Il report raccoglie i risultati di una ricerca effettuata del Center for Substance Abuse Prevention, un organismo federale degli Stati Uniti. La ricerca ha visto la selezione e l’analisi di una serie di progetti che sono stati implementati negli Stati Uniti al fine di estrapolare i principi preveventivi utili per progettare interventi efficaci. Il primo capitolo presenta i criteri con i quali sono stati selezionati i progetti. Nel secondo capitolo vengono presentati i progetti selezionati suddivisi per: fattori protettivi e di rischio, attività/strategie d’intervento, principi e fonti citate. Viene inoltre specificato se si tratta di un intervento di prevenzione universale, selettiva o indicata. Il terzo capitolo descrive i principi generali derivati dall’analisi dei progetti e sono organizzati per i sei domini di vita (individuale, pari, famiglia, scuola, società, comunità) e poi organizzati contro le sei strategie di prevenzione che il CSAP ha individuato da una preliminare analisi.. Il quarto capitolo presenta una guida per un uso ottimale delle informazioni contenute nel documento Reperibile tramite: http://www.whitehousedrugpolicy.gov/prevent/pdf/science.pdf Chinman M., Imm P., Wandersman A Getting to outcome. Promoting Accountability Through Methods and Tools for Planning, Implementation, and Evaluation Rand Corporation 2004 Abstract Il manuale è stato pubblicato dalla Rand Corporation, un’ associazione no profit, sponsorizzato dal Government's Centers for Disease Control and Prevention. L’obiettivo di questo lavoro è quello di aiutare chi si occupa di prevenire e ridurre i rischio legati all’uso di sostanze, a migliorare la qualità dei programmi. I particolare si vuole sviluppare l’”accountability”, ossia la capacità di dimostrare agli stakeholders che un programma è efficace per raggiungere determinati obiettivi risultati. Il manuale è organizzato intorno a dieci domande, ad ognuna delle quali è dedicato un capitolo: 1. quali sono i bisogni e le condizioni della comunità? 2. quali sono gli obiettivi e la popolazione target? 3. quali modelli di evidenze di base e di programmi efficaci possono essere utili per raggiungere gli obiettivi? 4. quali caratteristiche deve avere un programma per essere considerato appropriato? 5. quali capacità organizzative sono necessarie per implementare il programma? 6. qual’ è il disegno del vostro programma? 7. come potrà essere valutata la qualità dell’implementazione del programma? 8. come può essere fatta la valutazione degli effetti del programma? 5
9. come può essere continuamente migliorata la qualità delle strategie implementate? 10. se il programma è di successo, come può essere prolungato? All’interno di ogni capitolo vengono date informazioni, strategie, strumenti per rispondere in modo efficace ai quesiti e migliorare quindi la pianificazione, l’implementazione e la valutazione dei programmi. Reperibile tramite http://www.rand.org/publications/TR/TR101/TR101.app.pdf
European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction Relazione annuale sull'evoluzione del fenomeno della droga nell'Unione Europea ed in Norvegia 2005
Reperibile tramite:http://annualreport.emcdda.eu.int/it/home-it.html European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction Report On Selective Prevention In The European Union And Norway-Selective Prevention: First Overview On The European Situation 2003 Abstract Il report approfondisce il tema della prevenzione selettiva (mirata ai soggetti e contesti che manifestano fattori di rischio che potrebbero rispetto all’uso di sostanze) e presenta una serie di progetti rilevati nei diversi stati dell’Unione Europea, in Norvegia e in Slovenia. I progetti sono stati suddivisi nelle seguenti aree: programmi alternativi per giovani che abbandonano precocemente la scuola, interventi di counselling con gruppi “vulnerabili nelle scuole” , interventi con giovani che hanno avuto problemi con la giustizia, interventi realizzati al di fuori dell’ambito scolastico, interventi che offrono alternative al tempo libero Una parte viene dedicata alla presentazione di alcuni strumenti per effettuare l’analisi dei bisogni in modo efficace individuando i quartieri, le famiglie e i gruppi a rischio. Nell’ultima parte vengono date, per ogni stato, alcune indicazioni specifiche per migliorare gli interventi di prevenzione selettiva. Reperibile tramite: http://www.emcdda.eu.int/index.cfm?fuseaction=public.Content&nNodeID=1569&sLanguageISO=EN National Institute of Drug Abuse Preventing Drug Abuse Among Children And Adolescents. A Research-Based Guide for Parents, Educators, and Community Leaders 2003 Abstract Il report è pubblicato dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) con l’obiettivo di divulgare le evidenze scientifiche emerse dalle ricerche effettuate nell’ambito della prevenzione con genitori, educatori e community leaders. Nell’introduzione sono presentati 15 principi di prevenzione basati sui risultati delle ricerche domande come applicarli nei programmi di prevenzione. Nel primo capitolo vengono approfonditi approfonditi i fattori di rischio e i fattori protettivi. Nel secondo capitolo viene trattato come pianificare un programma di intervento nella comunità. Nel terzo capitolo vengono date indicazioni operative su come applicare i principi preventivi nei programmi.
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Nel quarto capitolo vengono presentati esempi di progetti, di prevenzione selettiva, universale e indicata, implementati. Per ogni progetto, oltre ad una descrizione approfondita, vengono indicati i riferimenti (telefonici, mail)per reperire ulteriori informazioni o per eventuali contatti. Inoltre, all’interno di ogni capitolo viene presentato un “Community Action Box” (una raccolta di strumenti da utilizzare nella pratica) destinato ai genitori, educatori, e community leaders. Infine la parte Selected Resources presenta un elenco di Web-sites, mentre la parte Selected References include libri e articoli aggiornati che offrono maggiori informazioni sulla ricerca nel campo della prevenzione. Reperibile tramite:http://www.nida.nih.gov/Prevention/Prevopen.html Organizzazione Mondiale della Sanità Prevention of Psychoactive Substance Use -A Selected Review of What Works in the Area of Prevention 2002 Abstract Questo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consiste in una review di progetti nell’area della prevenzione delle sostanze psicoattive al fine di stabilire le evidenze d’efficacia in questo ambito. La ricerca ha visto l’analisi di circa 1300 studi e pubblicazioni sulla prevenzione, la review si propone di riassumere e restituire le evidenze di efficacia degli interventi di prevenzione in 5 aree: • • • • •
la regolamentazione della disponibilità fisica ed economica dell’alcol, la regolamentazione della disponibilità fisica ed economica delle sostanze psicoattive, le strategie di prevenzione che utilizzano i mass media, le iniziative basate su una strategia di sviluppo di comunità, l’uso di strategie educative all’interno delle scuole.
Inoltre nel capitolo finale vengono sintetizzati le indicazioni operative elaborate dall’analisi dei casi utili alla progettazione degli interventi (ad esempio a che età risultano essere più efficaci, a quali target indirizzarli…), ai contenuti e alle metodologie (utilizzo della peer education o delle life skills…), al ruolo degli insegnanti, alla diffusione degli interventi ed infine alla valutazione degli stessi. Reperibile tramite http://whqlibdoc.who.int/publications/9241590424.pdf
Substance Abuse and Mental Health Services Administration 2002 Science- based prevention programs and principles Abstract Il report ha come obiettivo quello di presentare alcune line guida che possano aiutare i police maker nel loro lavoro. Questo lavoro raccoglie le conoscenze acquisite in cinque sezioni che sono: • la presentazione della strategia del SAMHSA: le conoscenze sui fattori di rischio e protettivi, la classificazione in prevenzione universale, selettiva e indicata, la presentazione del registro nazionale dei programmi efficaci (criteri di selezione, come è organizzato il database); • la sintesi dei criteri, della metodologia e i risultati della ricerca; • il sistema di diffusione di informazioni e il sistema di monitoraggio dei programmi di prevenzione; 7
• questioni, progressi e indicazioni emerse nel corso degli anni sul tema della prevenzione; • la lista dei SAMHSA programmi modello, dei programmi efficaci e dei programmi promettenti. I programmi vengono descritti in modo approfondito secondo i risultati di efficaci, i benefici, la metodologia e le valutazioni. Per ogni programma vengono inoltre date tutte le informazioni (indirizzi internet, mail, recapiti telefonici)per ottenere ulteriori informazioni. Reperibile tramite http://www.modelprograms.samhsa.gov/template.cfm?page=default
Hunt N. A review of the evidence-base for harm reduction approaches to drug use United Nations Office on Drugs and Crime Abstract Il report illustra le evidenze di efficacia nell’approccio della riduzione del danno. Descrive i differenti significati del termine e sintetizza alcuni principi chiave che, sulla base dei risultati ottenuti dall’implementazione, migliorano l’efficacia degli interventi. Inoltre esplicita e approfondisce i nodi critici della riduzione del danno e propone una descrizione delle varie strategie che la caratterizzano (informazione come la distribuzione di siringhe e aghi sterili, trattamento metadonico, pill-testing, politiche di depenalizzazione). Reperibile tramite http://www.forward-thinking-on-drugs.org/review2.html
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APPROCCIO DI COMUNITA’
FAMIGLIA
Sanders M. R., Community-based parenting and family support interventions and the prevention of drug abuse Addictive Behaviors, 2000, Vol. 25, No. 6, pp. 929–942 Abstract Gli interventi di educazione alla genitorialità e di sostegno familiare e la prevenzione dell’abuso di droga. Questo articolo presenta un modello di azione preventiva, che permette di sviluppare in modo completo e a diversi livelli, le strategie di educazione alla genitorialità ( “parenting” ) e di supporto familiare, utili per ridurre i fattori di rischio legati al contesto familiare e associati all’abuso di droga nei giovani. Se gli interventi di educazione alla genitorialità sono concepiti per avere un impatto significativo sulle pratiche genitoriali disfunzionali a livello della popolazione generale, occorre un approccio ecologico a supporto dell’intervento sul ruolo genitoriale. Un approccio di questo tipo deve essere indirizzato ai contesti sociali che permettono di facilitare l’accesso dei genitori agli interventi di educazione alla genitorialità basati sui programmi con rilevanza scientifica. In questo articolo troviamo utili spunti di riflessione su questo tipo di approccio dal modello “Triple PPositive Parenting” come esempio di programma che permette di illustrare le caratteristiche distintive delle strategie di lavoro su diversi livelli di popolazione. Il concetto centrale sottointeso dal sistema “Triple-p” comprende la promozione della capacità auto – regolatoria della funzione genitoriale (senso di adeguatezza, senso di efficacia, capacità di gestione, capacità organizzativa personale, capacità di risolvere i problemi) attraverso la costruzione di un programma di educazione alla genitorialità adeguato, intenso e ampiamente accessibile nella comunità attraverso modalità diverse e modificabili (individuale, di gruppo, telefonico, diretto da operatori e autodiretto). Il sistema comprende un continuum stratificato di programmi di educazione alla genitorialità che hanno livelli crescenti, partendo da interventi che vanno da un livello medio di diffusione a un livello ampio, a interventi sui comportamenti familiari rivolti in maniera selettiva alle famiglie ad alto rischio, come quelle nelle quali i problemi del ruolo genitoriale sono aggravati da altri fattori, che includono conflitti coniugali, disturbi dell’umore dei genitori, perdita del supporto sociale. In questo articolo vengono inoltre discussi i fondamenti scientifici del sistema di intervento e le possibili direzioni per le ricerche future. Reperibile tramite:
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SCUOLA Adelman, H. S., Taylor L. Creating School and Community Partnerships for Substance Abuse Prevention Programs The Journal of Primary Prevention, 2003, Vol. 23, No. 3 Abstract Creare collaborazione tra scuola e comunità per la prevenzione dell’abuso di sostanze L’articolo passa in rassegna le dimensioni e le sfaccettature del problema dell’abuso di sostanze, esplora una visione tradizionale dell’etiologia, e riassume gli approcci alla prevenzione sottolineando gli approcci che si sono dimostrati esemplari e promettenti, e gli standard per la ricerca e la realizzazione degli interventi. Gli autori sottolineano l’importanza di indirizzare la complessità del problema attraverso la creazione di un approccio comprensivo, multisfaccettato per ridurre l’abuso di sostanze. E’ presentato un esempio di una struttura d’ intervento efficace al fine di tracciare insieme le risorse della scuola, della famiglia e della comunità. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Dowrick P. W., Leukefeld C. G.,. Stodden R.A Substance Abuse Early Prevention Programs for Young Children With School Difficulties The Journal of Primary Prevention, 2004, Vol. 25, No. 3, Abstract Programmi di prevenzione precoce dell’abuso di sostanze per giovani ragazzi con difficoltà scolastiche All’inizio di ogni lista che elenca i fattori che contribuiscono all’abuso di sostanze e le sue conseguenze sui bambini, compare il “fallimento scolastico”. Ci sono molte documentazioni circa alcuni tipi di disabilità in relazione con o l’abuso di droga o le difficoltà scolastiche, ma non di entrambi contemporaneamente. Questo articolo si focalizza su tre aree: 1. abuso di sostanze; 2. difficoltà correlate alla scuola; 3. disabilità dei ragazzi. Lo studio si focalizza sui ragazzi pre-adolescenti. Gli autori rivedono e aggiornano i precedenti risultati per identificare gli elementi chiave relativi ai fattori individuali, familiari, scolastici e di comunità. Descrivono inoltre i tentativi di programmazione che si sono indirizzarsi su questi elementi chiave e su rilevanti fattori di rischio e protettivi. Alcuni programmi basati (o preparati) a scuola mostrano possibili risultati preventivi efficaci a breve termine. Rispetto ad alcuni fattori di rischio o protettivi, gli interventi che si sono dimostrati maggiormente efficaci sono quelli precoci e comprensivi. L’articolo si conclude con alcune raccomandazioni operative e le linee guida. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista 10
Michaud P.A INTERNATIONAL SYMPOSIUM Prevention and Health Promotion in School and Community Settings: A Commentary on the International Perspective Journal of adolescent health 2003, Vol.33, pp.219–225 Abstract Prevenzione e promozione della salute in ambito scolastico e di comunità: un commento alle prospettive internazionali Questo articolo sottolinea i concetti base utilizzati nel campo della prevenzione e della promozione della salute degli adolescenti, ponendo enfasi su alcuni temi, quali: la partecipazione dei giovani, il processo di valutazione, e l’analisi dei comportamenti maggiormente diffusi tra i giovani, con lo scopo di valutare l’impatto delle attività preventive e l’influenza delle norme e dei valori sulla società circostante. L’articolo descrive alcuni interventi rivolti alla promozione della salute nelle scuole, al fine di sottolineare l’utilità degli approcci di intervento e di valutazione che vanno oltre la tradizionale misurazione quantitativa di efficienza ed efficacia dei programmi. Reperibile tramite: St. Pierre T. L. Strategies for Community/School Collaborations to Prevent Youth Substance Abuse The Journal of Primary Prevention, 2001, Vol. 21, No. 3,
Abstract Strategie per la collaborazione tra scuola e comunità nella prevenzione dell’abuso di sostanze tra i giovani All’interno delle comunità degli Stati Uniti, sono state sviluppate collaborazioni tra le organizzazioni basate sulla comunità (CBOs) e le scuole per pianificare e implementare approcci unificati per prevenire l’abuso di sostanze tra i giovani. Questo articolo descrive gli obiettivi e le strategie che sono stati sperimentati da 11 diversi gruppi di “CBOs” al fine di sviluppare e mantenere relazioni collaborative tra queste organizzazioni e le scuole. Le strategie raccomandate per un’effettiva collaborazione tra “CBOs” e le scuole sono descritte attraverso 4 categorie: 1. stabilire la collaborazione; 2. mantenere la cooperazione con le scuole durante l’implemantazione del programma; 3. indirizzare l’evoluzione degli aspetti culturali; 4. formalizzare e stabilizzare il programma di collaborazione. E’ enfatizzata la necessità di indirizzare gli sforzi della prevenzione di comunità nei contesti specifici di ciascuna di esse. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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MISCELLANEA AA.VV Breaking new frontiers: outcome evaluations of community-based program Evaluation and Program Planning, 2000, No.23, pp.337±339 Abstract Abbattere le nuove frontiere: valutazione dei risultati dei programmi basati sulla comunità. Negli ultimi 10 anni sono state perseguite dal Governo Federale degli Stati Uniti e del settore privato migliaia di collaborazioni e patnership, per sostenere la prevenzione dell’abuso di sostanze nella comunità. Il “programma di patnership Coalizione di Comunità” (CCP) rappresenta la seconda generazione di programmi per la Prevenzione basati sulla comunità sponsorizzato dal SAMHSA-CSAP per la prevenzione dell’abuso di sostanze. Questo articolo, riassume gli insegnamenti ottenuti dalla valutazione locale e nazionale del CCP. La valutazione di questo programma è compito difficile e presenta molte sfide concettuali, metodologie e tecniche. Reperibile tramite: sito a pagamento Aguirre-Molina M., Corman D. M. Community-based prevention approaches for the prevention of alcohol, tobacco, and other drug use. Ann& Rev. Public Health, 1996, Vol.17, pp.337-58
Abstract L’approccio basato sulla comunità per la prevenzione dell’uso di alcol, tabacco e altre droghe. Questo articolo riassume ciò che si conosce circa l’approccio basato sulla comunità per la prevenzione dell’uso Alcol, Tabacco e altre Droghe (ATOD) e in che modo le attuali prassi nel campo riflettono questo approccio. La prima parte del capitolo fornisce un breve sommario degli eventi accaduti precocemente in questo secolo, nel momento in cui l’approccio basato sulla comunità divenne fondamentale per occuparsi dei problemi legati all’alcol e alla salute pubblica. La seconda parte contiene un esame generale delle attuali ricerche e delle evidenze scientifiche che ottengono consensi, così i risultati di un programma di prevenzione basato sulla comunità per la prevenzione dei problemi legati all’uso di ATOD. La terza parte passa in rassegna la letteratura sui programmi esistenti per valutare quanto essi includano gli elementi ritenuti salienti e si servano di interventi considerati fondamentali per realizzare un programma efficace di prevenzione basato sulla comunità. Nell’ultima parte si discutono alcune delle difficoltà che si affrontano, durante la ricerca e la pratica, quando si sviluppano iniziative di prevenzione in ambienti ad alto rischio. 12
Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Blitz M. W. A. C. Brindging the gap between science and practice in drug abuse prevention through needs assessment and strategic community planning Journal of community psychology, 2000,Vol. 28, No. 3, 241–255
Abstract Colmare il dislivello tra la scienza e la pratica nella prevenzione dell’abuso di sostanze attraverso la valutazione e la pianificazione strategiche all’interno della comunità A dispetto dell’incremento delle conoscenze sui fattori che predicono l’abuso di sostanze e degli interventi che risultano efficaci nel prevenire l’uso di alcol, tabacco e droghe tra gli adolescenti, resta alta in maniera allarmante la prevalenza dell’uso di sostanze tra gli adolescenti americani. Il governo USA nel 1999 ha speso 2.45 miliardi di $ per la prevenzione dell’uso di sostanze, la ricerca e i servizi, ma nonostante tale investimento economico si sono ottenuti solo modesti risultati significativi nella riduzione dell’uso di sostanze. E’ stato stimato che l’uso di sostanze costa alla società americana più di 250 miliardi di $ all’anno, e questo costo sta crescendo. L’obiettivo politico maggiormente pressante, consiste nel riuscire ad impiegare le nuove conoscenze scientifiche che spiegano l’efficacia dei programmi di prevenzione, nell’ambito pratico della programmazione/implementazione di tali programmi, affinché possano risultare efficaci nel ridurre la prevalenza dell’uso di sostanze. L’ articolo esamina le recenti conquiste scientifiche nel campo della prevenzione, e discute sulle modalità con le quali queste scoperte si possano applicare per sviluppare strategie e sistemi di prevenzione nella comunità. Saranno presi in esame il metodo per stimare i bisogni dei servizi di prevenzione dell’abuso di droghe tra la popolazione di bambini e adolescenti, e l’utilità di questo metodo per guidare le strategie che le comunità adottano per pianificare la prevenzione. All’interno sono discusse le strategie e i sistemi di prevenzione adottati dalla comunità e costruiti su interventi basati sulle evidenze scientifiche e sui predittori dell’uso di droghe che si osservano tra i giovani all’interno della comunità, spiegando i risultati di riduzione della prevalenza dell’uso di sostanze e dei relativi problemi. Sono discusse le strategie per supportare i piani di prevenzione realizzati all’interno della comunità basati su interventi preventivi definiti dalle evidenze scientifiche.
Reperibile tramite:
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Chavis D.M,. Pretty G. M.H Sense of community: advances in measurement and application Journal of community psychology, 1999, Vol. 27, No. 6, 635–642
Abstract Il senso di comunità: i progressi nelle applicazioni e nelle valutazioni. L’ articolo riassume i progressi teorici e metodologici degli studi e delle applicazioni del SOC (senso di comunità), Da questa rassegna emergono quattro tematiche: 1. Continua ad esserci una ricerca di misure addizionali a dispetto della popolarità dell’indice di senso di comunità; 2. Ricerche attuali hanno cominciato a studiare l’entità dell’influenza esercitata dal SOC sull’individuo e sul gruppo; 3. La ricerca continua a trovare un’ importante e complessa relazione tra il vicinato (ad esempio la comunità residenziale) e il SoC, e questo appare in contrasto con la proliferazione delle comunità che invece non sono basate sul luogo fisico; 4. La ricerca ha investigato la relazione tra SoC e la storia, l’attaccamento, e l’identità. Il SoC può essere utilizzato come un catalizzatore per la giustizia nella comunità e per il cambiamento di alcune iniziative nazionali e locali. Reperibile tramite: Eilberta K. W., Lafronza V. Working together for community health—a model and case studies Evaluation and Program Planning, 2005, No.28, pp.185–199 Abstract Lavorare insieme per la salute della comunità-uno studio del modello e dei casi Questo articolo presenta i risultati di una ricerca incentrata sullo sviluppo delle modalità di collaborazione e di lavoro integrato tra organizzazioni che si occupano di promuovere la salute nella comunità. Il modello si basa sulle teorie dei sistemi e delle istituzioni, e sulla letteratura rilevante in tema di salute pubblica, per studiare la collaborazione come una delle questioni organizzative. Il modello è stato confrontato con la metodologia utilizzata in due esperienze locali, e revisionato in base ai rimandi espressi dai partecipanti della ricerca, negli aspetti coerenti con la letteratura sul tema. Lo studio di questi due casi descrive la scelta di adottare una forma di collaborazione diversa dalla partnership. Viene dimostrata l’importanza di unire le ricerche sul sistema pubblico della salute, con lo sviluppo della letteratura in tema di organizzazione e amministrazione, per studiare: la collaborazione tra organizzazioni, il bisogno di flessibilità nello sviluppo di un modello che consenta di indirizzare la collaborazione tra organizzazioni e il bisogno di coinvolgere i poteri locali per raggiungere il massimo beneficio. I suggerimenti includono un’altra ricerca che consente di scendere nel dettaglio rispetto ad alcuni elementi del modello e la presentazione dei risultati di un lavoro di partnership tra professionisti, ricercatori e agenzie amministrative, al fine di utilizzare il modello nelle sperimentazioni di collaborazione tra organizzazioni e nella valutazione dei risultati. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista 14
Furlong M. J., Casas J. M., Corral C., Gordon M. Changes in substance use patterns associated with the development of a community partnership project Evaluation and Program Planning, 1991, Vol. 20, No. 3, pp. 299-305
Abstract Cambiamenti nei pattern di uso di sostanze associati allo sviluppo di un progetto di associazione (partnership) all’interno della comunità. Questo studio esamina i cambiamenti nell’uso di sostanze avvenuti all’interno di una contea in cui era attivo un Centro di Associazione di Comunità per la Prevenzione Dell’Abuso di Sostanze. Il progetto ha coinvolto una commissione politica organizzata per influenzare la politica locale e per sostenere l’incremento della prevenzione e dei programmi di intervento per i giovani. L’indagine sull’uso di droghe fu somministrata in California all’inizio (1991) e alla conclusione (1995) del progetto ai ragazzi del settimo, nono e undicesimo grado scolastico, in tutta l’area della contea. I risultati mostrano che i ragazzi della contea riportano un uso inferiore di alcol nel 1995 rispetto al 1991, il che era un obiettivo specifico del progetto di associazione. L’uso di marijuana e di inalanti invece aumentano. Questi risultati sono stati analizzati rispetto al coinvolgimento dei ragazzi nelle attività del progetto di prevenzione dell’abuso di sostanze. Ciò suggerisce che i programmi di prevenzione dell’abuso di sostanze devono essere attentamente calibrati rispetto alle esigenze dei vari gruppi di giovani per ottenere la massima efficacia. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista D. Hallfors, R. A. Van Dorn Review article Strengthening the Role of Two Key Institutions in the Prevention of Adolescent Substance Abuse Journal of adolescent health, 2002, Vol.30, pp.17–28 Abstract Consolidare il ruolo delle istituzioni chiave (scuola e servizi sanitari di base) nella prevenzione dell’abuso di sostanze tra gli adolescenti Gli autori sostengono che gli attuali approcci preventivi dell’abuso di sostanze potrebbero essere migliorati se si lavorasse per fornire alle istituzioni che si occupano dei bambini e dei giovani, gli strumenti utili a implementare in maniera efficace gli interventi preventivi. Il ruolo che tali istituzioni dovrebbero svolgere, riguarda l’identificazione dei ragazzi definiti a rischio e il rendere loro disponibili e/o indirizzarli verso i servizi che si occupano specificamente di prevenzione. I due servizi selezionati per essere analizzati in questo studio, comprendono i servizi scolastici e i sevizi sanitari di base. L’articolo descrive anche quali sono le difficoltà che le suddette istituzioni affrontano nello svolgere la loro attività preventiva dell’uso di sostanze da parte dei bambini e dei giovani. Reperibile tramite:
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Hanlon T. E., Bateman R. W., Simon B. D., O’Grady K. E., Carswell S. B. An Early Community-Based Intervention for the Prevention of Substance Abuse and Other Delinquent Behavior Journal of Youth and Adolescence, 2002, Vol. 31, No. 6, pp. 459–471 Abstract Un intervento precoce basato sulla comunità per la prevenzione dell’abuso di sostanze e di altri comportamenti delinquenziali. Questo articolo confronta l’efficacia di due tipologie di interventi utilizzati per il trattamento dei ragazzi che vivono in zone urbane e che sono a rischio rispetto all’adozione di uno stile di vita deviante: 1. Un intervento precoce di prevenzione basato su una “strategia di riduzione del danno”; 2. Un approccio “standard” Lo studio confronta i dati che costituiscono la situazione iniziale (base-line) con i dati emersi a distanza di 1 anno (follow-up) che sono stati ricavati dalle informazioni fornite da 404 giovani che prendevano parte a 2 progetti “Youth Bureaus” (agenzie per i giovani) basati sulla comunità, implementati nella città di Baltimora e che offrivano servizio di consulenza per i ragazzi che abitavano in quelle zone e che erano stati segnalati per i loro comportamenti delinquenziali o altri comportamenti problematici. Nello studio, una delle “agenzie” fu utilizzata come intervento clinico sperimentale e l’ altra come “controllo” o intervento standard. I risultati misurati riguardavano l’abuso di sostanze, l’attività sessuale, i contatti con le Autorità che si occupano dei giovani e le attività delinquenziali inclusi i comportamenti violenti. L’ analisi rivela differenze significative che dimostrano la maggiore efficacia dell’intervento sperimentale nella prevenzione delle attività delinquenziali. Vengono discussi anche la relazione tra i fattori di rischio/protettivi e i risultati. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Hawkins J. D., Catalano R. F., Arthur M. W. Promoting science-based prevention in communities Addictive Behaviors, 2002, Vol.27, pp.951–976 Abstract Promuovere la prevenzione all’interno della comunità in base alle evidenze scientifiche Negli ultimi dieci anni, la scienza della prevenzione si è affermata come disciplina nata dall’integrazione delle conoscenze derivanti dalle ricerche e dagli studi sulle fasi dell’età evolutiva, dall’epidemiologia di comunità, e dalla sperimentazione di interventi di prevenzione. Essa sostiene che conseguenze negative per la salute come l’abuso di alcol o la dipendenza, possono essere prevenuti riducendo o eliminando i fattori di rischio e sviluppando i fattori protettivi negli individui e nel loro ambiente, nel corso dello sviluppo. Durante lo stesso decennio negli USA, con il supporto federale e delle fondazioni, sono stati realizzati in maniera estesa e completa interventi basati sull’approccio di comunità per prevenire problemi di salute e comportamentali. Malgrado lo sviluppo delle conoscenze scientifiche sull’efficacia di tali interventi molte comunità continuano ad investire in strategie preventive che hanno limitate prove di efficacia. Dalla ricerca sulla prevenzione è emerso come sia prioritario trasferire le conoscenze scientifiche in materia di prevenzione al sistema che si occupa di fare prevenzione nella comunità. Un sistema d’intervento “le Comunità che Curano” (CTC) rappresenta una strategia testata sul campo per attivare la comunità e fornisce gli strumenti che aiutano la comunità ad utilizzare i dati locali sui fattori di rischio e protezione, per 16
identificare i fattori di alto rischio e i bassi fattori di protezione, al fine di individuare le aree geografiche dove il livello di rischio è elevato e il livello di protezione è basso. Questo articolo descrive i presupposti di base e l’utilizzo del sistema CTC e i risultati forniti dalle valutazioni sull’applicazione del sistema Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Hays S. P., Hays C.E., Mulhall P.F. Community Risk and Protective Factors and Adolescent Substance Use The Journal of Primary Prevention, 2003, Vol. 24, No. 2
Abstract Fattori di rischio e protettivi nella comunità e uso di sostanze da parte degli adolescenti. Questo articolo indaga l’impatto che alcune caratteristiche del contesto della comunità hanno sulle caratteristiche personali di studenti dell’ottavo grado rispetto all’uso di ATOD (Alcol, Tabacco e altre Droghe). Lo studio, parte da una lettura critica delle passate ricerche e si basa sulle misure obiettive delle caratteristiche contestuali della comunità e sui dati riportati dai soggetti stessi e raccolti attraverso l’indagine individuale sull’uso di sostanze. Dall’analisi svolta in 40 comuni nello stato dell’Illinois, sono testati i risultati di 3 modelli multivariati dell’uso da parte dei giovani del tabacco, dell’alcol e di altre droghe. I risultati indicano che la disorganizzazione della comunità è un importante fattore di rischio per l’uso di alcool, tabacco e droghe, mentre il supporto familiare è un importante fattore protettivo. Contrariamente alle aspettative, la maggiore ristrettezza economica decrementa, piuttosto che incrementare, l’uso di sostanze. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Holder H.D., Saltz R. F.; Grube J.W., Treno A. J., Reynolds R.L., Voas R. B., Gruenewald P. J. Summing up: lessons from a comprehensive community prevention trial Addiction, 1997, Vol. 92, Supplemento 2, S293-S301
Abstract Istruzioni ricavate da un approfondito esperimento di prevenzione di comunità. Questo articolo presenta le evidenze e gli insegnamenti ricavati da un approfondito esperimento di prevenzione di comunità che ha coinvolto 3 situazioni sperimentali di comunità realizzate negli USA al fine di ridurre i danni derivanti dall’utilizzo di alcol. L’articolo fornisce raccomandazioni utili per successive sperimentazioni di programmi di prevenzione nella comunità. L’efficacia dell’esperimento è stata dimostrata grazie alcuni risultati: a) 78 casi in meno di incidenti in auto come risultato del programma “Drinking and Driving Component alone” (riduzione approssimativa del 10%); b) una significativa riduzione della vendita ai minorenni di alcol;
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c) incremento dell’implementazione di una politica del bere consapevole attraverso un servizio svolto dai bar e ristoranti; d) incremento dell’adozione di ordinanze locali e regolamenti per ridurre la concentrazione di negozi che vendono alcol. Reperibile tramite:
Kaplan S. A., Garrett K. E. The use of logic models by community-based initiatives Evaluation and Program Planning,2005, Vol.28, pp.167–172 Abstract L’utilizzo dei “modelli logici” come processo iniziale dell’intervento di comunità Molti programmi riconosciuti attualmente richiedono nella fase iniziale dell’intervento di comunità l’utilizzo dei “modelli logici” come strumento nel processo applicativo e per facilitare il monitoraggio e la valutazione del programma. Questo articolo esamina 3 programmi simili al fine di comprendere i benefici e le sfide connesse all’utilizzo di un modello logico, per aiutare a costruire il consenso e promuovere la collaborazione con la coalizione della comunità, potenziando la progettazione dell’intervento e facilitando la comunicazione interna ed esterna. L’articolo si conclude con i suggerimenti utili su come utilizzare al meglio lo sviluppo del “modello logico” per avviare l’intervento di comunità. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Klein J. D., Sesselberg T. S., Gawronski B., Handwerker L., Gestein F., Schettine A. Improving Adolescent Preventive Services Through State, Managed Care, and Community Partnerships Journal of adolescent health 2003, Vol.32S, pp.91–97 (Supplemento) Abstract Incrementare I servizi preventivi per gli adolescenti attraverso la collaborazione tra Stato, i servizi che si occupano della cura e la comunità Lo scopo di questo studio sperimentale condotto a New York, è migliorare la qualità dei servizi di cura rivolti agli adolescenti attraverso tre specifici interventi, nonché valutare l’entità di tale supposto miglioramento. Gli adolescenti ai quali era indirizzato l’intervento comprendono sia coloro i quali usufruiscono di copertura assicurativa, sia coloro che invece usufruiscono dell’assistenza medica che viene garantita alle fasce di popolazione svantaggiata . Le attività promosse all’interno dei servizi sono le seguenti: - Sessioni di educazione continua che prevedono momenti educativi tenuti da medici e/o infermieri, come pure la descrizione agli adolescenti dei servizi a loro rivolti disponibili sul territorio; - Utilizzo del metodo educativo “academic detailing” utile a guidare il personale medico a prendere delle decisioni rispetto alle modalità con cui organizzare i servizi di prevenzione/cura, e per migliorare il rapporto costo/efficacia dei servizi di cura. Tale metodo si propone anche di incrementare l’utilizzo dei servizi di counseling e screening da parte degli adolescenti, e di somministrare dei questionari per la raccolta dei dati; 18
- Creare una associazione tra le comunità per accrescere il sostegno da parte dei genitori e migliorare l’offerta dei servizi di prevenzione rivolti agli adolescenti. L’intervento è stato valutato comparando i grafici relativi ai dati raccolti negli anni 2000 e 2001 relativi all’uso di tabacco, di sostanze, al numero di screening effettuati rispetto all’ HIV tra gli adolescenti, e al numero di attività di counseling fornite loro dai servizi. Tale intervento si è dimostrato efficace nel migliorare la qualità dei servizi di prevenzione offerti agli adolescenti, soprattutto rispetto alla popolazione svantaggiata di New York per la quale si è misurato un aumento delle attività di screening/counseling rispetto all’uso di tabacco e di altre sostanze e all’ HIV. E’ inoltre emerso che il metodo educativo “academic detailing” può fungere da valido supporto per la promozione di interventi preventivi attraverso il miglioramento del servizio clinico di prima cura. Reperibile tramite: Marines M., Roehlkepartain E. C., Benson P. L. Unleashing the Power of Community to Strengthen the Weil-Being of Children, Youth, and Families: An asset-Building Approach Child Welfare League of America 2005 Abstract Liberare il potere della comunità per potenziare il benessere di bambini, giovani e famiglie: un approccio costruttore di vantaggi. L’istituto Search da più di dieci anni pone enfasi sugli elementi per lo sviluppo positivo dell’uomo e sull’approccio di comunità per costruire vantaggio e per dare un significativo contributo al benessere dei bambini. La struttura di sviluppo delle attività dell’Istituto identifica una serie di esperienze correlate, relazioni, abilità, e valori che sono associati alla riduzione di comportamenti ad alto rischio e all’incremento di comportamenti che producono benessere. Il suo lavoro di costruzione di comunità enfatizza le relazioni umane e lo sviluppo delle infrastrutture per bambini, giovani e famiglie necessarie per la loro salute e il benessere. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Mc Leroy K., Burdine J., Sumaya C., Norton B., Kegler M. Community-based intervention American Journal of Pubblic Health, April 2003, vol 93, no. 4 Abstract Interventi basati sull’approccio di comunità Gli autori in questo editoriale sull’approccio di comunità, prendono in esame e riassumono gli studi che sono stati svolti in tale ambito dal 1980 ad oggi, e tracciano conclusioni utili a rendere maggiormente efficaci gli interventi di prevenzione implementati all’interno della comunità, al fine di migliorare lo stato di salute della popolazione americana. Dall’analisi di alcuni programmi per ridurre il rischio di trasmissione dell’HIV/AIDS, gli autori hanno delineato alcune caratteristiche che possono rendere maggiormente efficaci le strategie di prevenzione. Reperibile tramite:
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Merzel C., D’Afflitti J. Reconsidering Community-Based Health Promotion: Promise, Performance, and Potenzial. American Journal of Pubblic Health,2003, n.4/ vol 93
Abstract Riesaminare la promozione della salute basata sulla comunità: speranze, risultati e potenziali La salute pubblica contemporanea pone enfasi sull’approccio basato sulla comunità per promuovere la salute e prevenire il malessere. Le prove sperimentali ricavate dagli ultimi 20 anni di ricerca indicano che molti programmi basati sulla comunità hanno ottenuto solo un modesto impatto, ad eccezione di quelli che si occupano di prevenire la diffusione dell’HIV. Per meglio comprendere le ragioni di questi risultati, è stato condotto un sistematico resoconto di 32 programmi di prevenzione basati sulla comunità. Le motivazioni degli scarsi risultati sono le difficoltà metodologiche rispetto allo studio della progettazione e valutazione, l’orientamento al momento prevalente dei programmi di prevenzione, l’entità dei risultati piccola rispetto alle aspettative, la limitazione degli interventi, il limitato impiego delle teorie. L’efficacia dei programmi rivolti alla prevenzione dell’HIV appare essere correlata in parte all’estensione della ricerca formativa, e in parte all’enfasi posta sul cambiamento delle norme sociali. Reperibile tramite:
Morley E., Rossman S. B. Helping at-risk youth: lessons from community-Based The Urban Institute 1997 Abstract Aiutare i ragazzi a rischio: contributi da un’iniziativa basata sulla comunità Questo manuale è concepito per sostenere le comunità già impegnate o che hanno intenzione di sviluppare iniziative focalizzate sui ragazzi a rischio. Molte delle informazioni contenute sono ricavate dalla valutazione del Programma “Comunità a Scuola” (CIS) e dell’iniziativa “Futuro Sicuro” all’interno delle quali gli autori hanno giocato un ruolo fondamentale, sviluppati in 21 paesi degli Stati Uniti. Nel manuale vengono trattati i seguenti temi: 1. l’integrazione tra i servizi e case management 2. sviluppo del coinvolgimento dei genitori nei progetti di prevenzione 3. utilizzo di volontari come tutor o mentori 4. la ricerca di fondi e marketing 5. monitoraggio dei risultati del progetto. Reperibile tramite: http://www.urban.org/UploadedPDF/helpyouth.pdf
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National Institute on drug abuse Community based on drug abuse 2003 Abstract L’approccio basato sulla comunità del NIDA. Il manuale,dell’Istituto Nazionale che si occupa dell’Abuso di Droga (NIDA), presenta un modello basato sulla comunità, scientificamente testato, per ridurre il rischio di contrarre l’HIV e le altre malattie che si trasmettono attraverso il sangue tra coloro che utilizzano le droghe. Dal 1985, il NIDA ha condotto ricerche sulle modalità più efficaci per ridurre i rischi di trasmissione dell’HIV/AIDS tra coloro che utilizzano droga e i loro partner. I risultati ottenuti da 30 studi riportano come la strategia basata sulla comunità sia efficace per raggiungere la popolazione che utilizza le droghe e incoraggiare in loro un cambiamento comportamentale. Il modello dell’approccio basato sulla comunità del NIDA, descritto in questo manuale, deriva da più di 15 anni di ricerca condotti dal NIDA. Il modello è stato implementato e studiato in 52 comunità con più di 60.000 soggetti che utilizzavano droga e con molti dei loro partner sessuali. Il manuale contiene informazioni che possono aiutare i pianificatori che operano nelle comunità, i politici, i programmatori, e coloro che forniscono i servizi, sviluppano e implementano i programmi per prevenire l’espansione dell’HIV e delle malattie che si trasmettono attraverso il sangue. Nello specifico, il manuale fornisce: I principi derivati dalla ricerca sulla prevenzione dell’HIV per coloro che utilizzano droghe e per la popolazione non in trattamento rispetto alla droga; Informazioni provenienti dal background nel quale sono stati sviluppati i programmi di prevenzione basati sulla comunità, comprendendo chi vi lavora, perché lavora, dove e per chi lavora; La discussione sul ruolo e le caratteristiche personali che devono possedere coloro che lavorano nei programmi basati sul modello di comunità. Istruzioni passo dopo passo su come condurre le sessioni di intervento basate sulla comunità e le sessioni di consulenza per la riduzione del rischio per soggetti utilizzatori fuori dal trattamento e i loro partner sessuali; Informazioni utili a coloro che gestiscono il programma, rispetto a coloro che stabiliscono le strategie per implementare programmi di prevenzione locali e di prevenzione del rischio dell’ HIV/AIDS basati sul modello di comunità, stabilendo il campo e fornendo il training e la supervisione allo staff; Schede contenenti suggerimenti da utilizzare o adattare durante sessioni di consulenza educative e di riduzione del rischio. Reperibile tramite: http://www.drugabuse.gov/CBOM/Index.html
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Pentz A. Institutionalizing community-based prevention through policy change Journal of community psychology, 2000, Vol. 28, No. 3, pp.257–270
Abstract Istituzionalizzazione dell’approccio basato sulla comunità attraverso il cambiamento della linea politica. Questo articolo riassume i modelli dell’approccio di comunità che si sono dimostrati efficaci nel diminuire l’uso di droghe tra i giovani, il contributo dell’organizzazione di interventi di comunità per favorire il cambiamento di strategie politiche e infine il ruolo del cambiamento politico per il mantenimento - o l’istituzione - dei risultati preventivi nella comunità. Sono considerati due tipi di cambiamenti politici: quelli che richiedono l’attuazione e quelli relativi alle regolamentazioni applicabili. Le politiche di attuazione sono quelle che tendono a istituire e rendere stabili i programmi di prevenzione, solitamente attraverso l’incremento dei fondi, esigendo l’applicazione di parametri standard e creando formali organizzazioni no-profit che realizzano i programmi. Le politiche di regolamentazione includono tutte le leggi formali, i regolamenti e le ordinanze che puntano direttamente alla riduzione dell’uso di droga, per esempio la regolamentazione che rinforza il monitoraggio delle zone drug-free. I risultati degli studi suggeriscono che le politiche di regolamentazione possono mostrare effetti immediati sull’uso giovanile di alcol e tabacco. Le politiche programmatiche hanno il maggiore potenziale per gli effetti preventivi a lungo termine. L’organizzazione di interventi di comunità sembra stimolare cambiamenti in entrambe queste tipologie di politiche. Ciò che resta ancora da stabilire è se il cambiamento delle strategie politiche porti come conseguenza un contribuito sull’efficacia a lungo termine degli interventi di prevenzione nella comunità. Le recenti ricerche hanno identificato alcuni ostacoli rispetto all’istituzione della prevenzione nella comunità che includono: Il fatto che i leader della comunità possano percepire una mancanza di potere per continuare il lavoro di prevenzione; La preparazione insufficiente dei leader della comunità che ostacola l’adozione di programmi scientificamente provati; L’idea di continuare a utilizzare degli approcci inefficaci perché alcuni costi sono ormai stati preventivati e approvati. Una percezione diffusa che gli approcci anti-proibizionisti basati sulle evidenze scientifiche non funzioneranno perché ciascuna comunità ha dei bisogni peculiari. Inoltre i risultati suggeriscono che per cambiare l’ indirizzo politico è necessario un impegno dei leaders che va dai 2 ai 3 anni, e una norma sociale di sostegno alla prevenzione. Nonostante questi ostacoli, dai casi di prevenzione di comunità esaminati, sono emersi diversi fattori che potrebbero facilitare il trasferimento dei concetti basati sulle evidenze scientifiche dalla teoria alla pratica. L’identificazione di “paladini” locali della prevenzione, lo sviluppo di risorse locali per sostenere la prevenzione, i rimandi rispetto ai risultati di programmi preventivi e l’uso strategico dei mass-media come supporto, sono strategie consigliate per riuscire a indurre il cambiamento politico locale e fare in modo che la prevenzione venga istituita nella comunità. Reperibile tramite: 22
Saxe L., Reber E., Hallfors D., Kadushin C., Jones D., Rindskopf D. Think globally, act locally: assessing the impact of the community-based substance abuse prevention Evaluation and Program Planning, 1997, Vol. 20, No. 3, pp. 357-366, Abstract Pensare globalmente, agire localmente: stimare l’impatto della prevenzione dell’abuso di sostanze basata sulla comunità La devoluzione dei programmi nazionali al livello locale ha dato vita a sfide particolari rispetto alla valutazione delle modalità con le quali le politiche sono implementate nelle comunità locali. L’ articolo descrive la valutazione del programma “Robert Wood Johnson Foundation’s Fighting Back”, con un complesso resoconto del programma preventivo dell’abuso di sostanze basato sulla comunità e applicato in molteplici aree. La valutazione, segue l’asserzione “pensa globalmente e agisci localmente” ed è concepita per fornire informazioni utili a comprendere la reazione della comunità ai problemi correlati all’alcol e alla droga, mentre simultaneamente valuta i risultati dei programmi stessi. L’utilizzo del metodo multiplo di raccolta dei dati include una stima su larga scala e alcuni indicatori sociali, insieme a studi qualitativi sulle comunità, che consente una collocazione sul territorio delle evidenze derivanti dal progetto. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Skutlea A., Iversena E., Berganb T. A community-based prevention program in western Norway Organisation and progression model Addictive Behaviors, 2002, 27, pp.977–988 Abstract Un programma di prevenzione basato sull’ intervento di comunità nella Norvegia occidentale. Un modello di organizzazione e il suo approccio metodologico. Questo articolo presenta il metodo, l’organizzazione e le principali scoperte riguardanti un progetto di prevenzione all’uso di sostanze, realizzato in 5 comuni della Norvegia occidentale e basato sull’intervento di comunità. Questo progetto è stato organizzato a livello centrale con un comitato direttivo e con un leader principale di progetto del “Dipartimento per la salute e il benessere sociale” di ogni contea. Localmente la modalità di organizzazione differisce, come ci si aspetta da un modello di intervento di comunità. La strategia “dall’alto verso il basso” e dal “basso verso l’alto” può essere applicata sia se è la comunità locale che organizza il suo impegno, sia se dipende dalla relazione tra l’organizzazione centrale del progetto e le singole comunità locali partecipanti. Nell’articolo viene argomentato come sia utile per il successo di un programma di comunità, il raggiungimento di un buon mix tra le strategie dall’”alto al basso” e “dal basso all’alto”. Nell’ambito del progetto “Hordaland” i fattori di successo per ottenere questo “mix” sono stati: il fatto che le amministrazioni comunali hanno richiesto la partecipazione; la disponibilità di fondi; un luogo dedicato agli incontri tra l’amministrazione centrale e locale del progetto; la posizione dei coordinatori locali; la possibilità di collegare il lavoro portato avanti dal progetto con altri programmi esistenti nel territorio;il basso livello di burocrazia. Reperibile tramite: 23
South N. Situating Community Initiatives Responding to Drugs, Alcohol and the Threatening ‘Other’: commentary and UK examples Drugs: education, prevention and policy, 2004, Vol. 11, No. 3, pp. 207–211 Abstract Le iniziative all’interno della comunità che rispondono ai problemi legati all’uso di droghe, alcol e altre sostanze pericolose: commenti e descrizione di un’esperienza nel Regno Unito In questo articolo gli autori descrivono gli attuali e molteplici sviluppi nell’ambito delle attività di controllo e sorveglianza formale e informale dirette verso coloro che utilizzano e vendono droghe: senzatetto, ragazzi problematici, micro-criminalità e tutti coloro che vengono etichettati come membri della classe disagiata. Questi sono i soggetti e i target di interventi motivati da diverse ragioni e da diversi gradi di legittimità legale e normativa. Rispetto a questi interventi emergono frequentemente una serie di temi: 1. queste popolazioni problematiche generano paura, ansia e/o indignazione nei cittadini e questo può avere effetto sui gruppi che esercitano pressione e sulle attività politiche e dei vigilanti; 2. questi target attirano l’attenzione dei leader politici, della Giustizia penale, e delle agenzie di trattamento e cura e di coloro i quali si pensa che “debbano fare qualcosa”: in realtà queste persone hanno bisogno di assistenza per le risolvere le proprie difficoltà, deterrenti che scoraggino l’uso di droghe e comportamenti criminali, di modificare il proprio stile di vita verso uno stile maggiormente positivo. Sono persone che sono uscite dalla rete dei percorsi di trattamento, cura e controllo e devono essere riportate nel sistema o espulse al di là dell’accessibilità e cure del sistema o, infine mandate lontane dalle nostre comunità. Nei diversi modi con cui si possono affrontare queste questioni Garland ha suggerito 2 approcci criminologici che sottendono la cultura del controllo che producono tensione nelle scelte politiche, nelle azioni politiche e nell’opinione pubblica circa la comprensione e le risposte appropriate per il problema della devianza. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Stevenson J. F., Mitchell R. E. Community-Level Collaboration for Substance Abuse Prevention The Journal of Primary Prevention, 2003, Vol. 23, No. 3 Abstract Il livello di collaborazione della comunità per la prevenzione dell’abuso di sostanze. Questo articolo passa in rassegna la letteratura che si occupa della collaborazione della comunità allargata nell’ambito dei programmi di prevenzione dell’abuso di sostanze. Gli autori identificano le tre strategie principali attraverso cui la collaborazione all’interno della comunità produce i suoi effetti preventivi: 1)costruire la capacità della comunità, 2) incrementare l’integrazione dei servizi 3)influenzare il cambiamento politico. Nell’articolo sono inoltre discusse le teorie alternative che spiegano gli effetti preventivi della collaborazione della comunità, gli strumenti di misurazione, i risultati e le conclusioni ricavati da studi sugli interventi di collaborazione all’interno della comunità per la prevenzione. La validità delle prove empiriche rispetto all’impatto della collaborazione della comunità sui risultati di abuso di sostanze, cambia rispetto alla strategia presa in esame, e sostiene maggiormente la strategia che si basa sul cambiamento della linea politica. 24
L’articolo propone conclusioni riguardo al “quando” e al “come” questo approccio può essere efficace, nonché a quello che può essere utile per i passaggi successivi. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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APPROCCIO INFORMATIVO
SCUOLA
Longshorea D., Ghosh-Dastidara T.B., Ellickson P. L.
RTICLE IN PRESS National Youth Anti-Drug Media Campaign and school-based drug prevention: Evidence for a synergistic effect in ALERT Plus Addictive Behaviors (2005) xxx–xxx(in pubblicazione) Abstract Campagna nazionale antidroga e prevenzione delle droghe a scuola : evidenze da un effetto sinergico in alert Plus Questa analisi esamina il possibile effetto sinergico dell’esposizione alla Campagna nazionale antidroga dei media e un intervento di prevenzione alle droghe, a scuola, con gli studenti del nono grado partecipanti ad un’esperimento randomizzato di Alert plus. In totale alla sperimentazione hanno partecipato 45 high schools e le loro middle school corrispondenti sono state assegnate random alle condizioni del Progetto Alert (basic prevention curriculum trasmesso nel 7° e 8° grado), alle condizioni del Progetto Alert Plus o a un gruppo di controllo. L’uso di marijuana nell’ultimo mese è significamene diminuito tra gli studenti dell’Alert plus che riportano almeno un’esposizione settimanale ai messaggi antidroga dei media. La campagna nazionale anti-droga dei media ha permesso di ridurre l’uso di marijuana tra i giovani che simultaneamente hanno ricevuto un intervento preventivo a scuola. Reperibile tramite:
E. Nava Strategie di educazione alla salute nel setting scolastico Punto Omega n°5/6 Reperibile tramite: http://www.trentinosalute.net/context_biblioteca.jsp?area=44&ID_LINK=102&page=10
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Orlando M., L. Ellickson P., McCaffrey D. F., Longshore D. L. Mediation Analysis of a School-Based Drug Prevention Program: Effects of Project ALERT Prevention Science, 2005, Vol. 6, No. 1
Abstract Analisi dei mediatori in un programma di prevenzione scolastico: effetti del Progetto Alert Questo studio analizza i mediatori che influenzano i consumi di alcool e tabacco in una ricerca longitudinale, per esaminare il meccanismo attraverso cui un programma di prevenzione scolastico basato sull’influenza sociale (Alert) può avere effetti oltre un mese sull’uso e abuso di sigarette e alcool. I partecipanti sono stati 4277 studenti delle middle school del South Dakota (2554 gruppo sperimentale e 1723 gruppo di controllo) dei quali si è misurato all’inizio e oltre un anno dopo l’uso di sigarette e di abuso d’alcool, così come indicano le variabili designate dal curriculum del Progetto Alert relative alle sigarette e alcool (ad es. auto-efficacia, credenze positive e negative circa l’uso,influenza dei pari). I risultati sul fumo mostrano che tutte le variabili ipotizzate sono mediatori significativi negli effetti di Alert sulle intenzioni di fumare e sull’uso di sigarette oltre un mese e l’influenza dei pari, sembra essere la variabile maggiormente significativa. I risultati sull’abuso di alcool dimostrano invece come le credenze positive circa le conseguenze negative del bere possano essere un importante mediatore nell’abuso di alcool. I due risultati, uniti, indicano una strategia per migliorare i programmi attraverso l’impatto sull’influenza dei pari rispetto all’uso di alcool e droghe Reperibile tramite: .
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MISCELLANEA
Curzel V Information & communication technology nella comunicazione per la salute, Punto Omega 1991, n°1,Telemedicina in Trentino Reperibile tramite: http://www.trentinosalute.net/contenuti_sorelle.jsp?ID_LINK=99&area=44&page=18
Curzel V. Promozione della salute e marketing sociale Punto Omega 2001 n°5/6 Reperibile tramite: http://www.trentinosalute.net/contenuti_sorelle.jsp?ID_LINK=102&area=44&page=7
Hastings G., Stead M. Using the media in drugs prevention Central Drugs Prevention Unit Home Office 1999 Abstract Usare i mass-media nella prevenzione delle droghe Questo report ha come obiettivo quello di fornire indicazioni per utilizzare i mass-media nell’ambito della prevenzione alle droghe, in modo efficace. Vengono date indicazioni di buone prassi rispetto alla formulazione di obiettivi, al ruolo dell’ascolto, ai costi, al target, al monitoraggio e alla valutazione e la combinazione con altri approcci. Quest’ultima, in particolare, viene consigliata quando l’obiettivo è la modifica dei comportamenti per rendere efficace l’intervento. Nell’ultima parte del report viene trattato il tema del marketing sociale, sia a livello teorico che a livello pratico. Reperibile tramite: http://www.nationalarchives.gov
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Hornik R., Maklan D., Cadell D., Barmada C. H., Jacobsohn L.,.Henderson V.R, Romantan A., Niederdeppe J., Orwin R., Sridharan S., Chu A., Morin C., Taylor K., Steele D., Evaluation of the National Youth Anti-Drug Media Campaign: 2003 Report of Findings NIDA 2003 Abstract La valutazione della campagna nazionale anti droga rivolta ai giovani Il report di valutazione è relativo al periodo 1999/2003 del progetto The National Youth Anti-Drug Media Campaign e ha come obiettivo quello di misurare gli effetti dei messaggi trasmessi dai media all’interno del progetto sui genitori e sui figli. Il report descrive le campagne dei media, una raccolta che presenta la logica utilizzata e l’approccio della valutazione, i dati statistici del cambiamento nei comportamenti d’abuso sui giovani e sui genitori. Reperibile tramite: http://www.nida.nih.gov.pdf
Ranieri F. Persuadere per prevenire: tecniche di comunicazione nelle campagne di prevenzione Reperibile tramite: http://www.cedostar.it
The Cochrane Database of Systematic Reviews Ovido 2005 Efficacia degli interventi di prevenzione primaria dell’uso di sostanze illecite realizzati nelle scuole: i risultati della revisione Cochrane Reperibile tramite: http://gateway.ut.ovid.com
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LIFE SKILL
SCUOLA Botvin G. J. Preventing drug abuse in schools: social and competence enhancement approaches targeting individual-level etiologic factors Addictive Behaviors, 2000, Vol. 25, No. 6, pp. 887–897 Abstract La prevenzione dell’abuso di sostanze a scuola: approcci per lo sviluppo sociale e delle competenze che si prefiggono come obiettivo il livello dei fattori eziologici. L’abuso di droghe continua ad essere un importante problema di salute pubblica. Sebbene ci sia stato un considerevole progresso nell’identificazione degli approcci preventivi efficaci, c’è una discrepanza tra ciò che la ricerca ha mostrato essere efficace e i metodi generalmente usati nella maggior parte delle scuole. Gli approcci preventivi investono soprattutto su un target costituito dai ragazzi che si trovano nel periodo iniziale dell’adolescenza. Questi interventi insegnano abilità di resistenza alla droga o forniscono solo una struttura normativa, oppure questa in combinazione con le abilità generali, personali e sociali. Studi di valutazione hanno testato che questi approcci possono ridurre significativamente l’uso di tabacco alcol e marijuana negli adolescenti. Mentre alcuni studi mostrano che questi effetti possono decrescere col tempo, le sessioni di rinforzo, si sono dimostrate capaci di mantenere e in alcuni casi incrementare gli effetti preventivi. Il risultato di studi di valutazione su larga scala mostrano che è possibile produrre una riduzione nell’uso di droghe che si protrae fino alla fine della “high school”. Risultati disponibili suggeriscono che questi approcci possono essere efficaci quando vengono insegnati da differenti tipi di insegnanti a differenti popolazioni. L’articolo fornisce una breve rassegna di approcci preventivi nella scuola indirizzati al livello individuale sui fattori eziologici, supporta la loro efficacia e propone una discussione sui meccanismi potenziali di mediazione Reperibile tramite:
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Botvin G. J., Griffin K.W., Diaz T., Scheier L. M., Williams C., Epstein J.A. Preventing illicit drug use in adolescents: long-term follow-up data from a randomized control trialof a school population Addictive Behaviors, 2000,Vol. 25, No. 5, pp. 769–774 Abstract Prevenire l’uso illecito della droga negli adolescenti: un follow-up a lungo termine dei dati di un esperimento di controllo randomizzato in una popolazione scolastica I dati di una ricerca nazionale indicano che l’uso di droghe illecite è costantemente cresciuto negli adolescenti americani dal 1992. Questo incremento sottolinea il bisogno di identificare approcci preventivi efficaci capaci di ridurre l’uso di droghe sia lecite che illecite. Il presente studio esamina un follow-up a lungo termine dei dati di un esperimento di prevenzione di controllo randomizzato, per determinare l’estensione con cui i partecipanti ad un programma preventivo cognitivo-comportamentale e life skill training sono indotti ad usare meno le droghe rispetto al gruppo di controllo. I dati sono stati raccolti per corrispondenza da 447 individui contattati dopo la fine del 12° grado scolastico, 6.5 anni dopo in pre-test iniziale. I risultati indicano che gli studenti che hanno ricevuto il programma preventivo (Life Skill Training) durante la Junior High School, riportano un minor uso di droghe illecite rispetto al gruppo di controllo. Questi risultati sono supportati anche dall’ipotesi che l’uso di droghe illecite può essere prevenuto attraverso il decremento dell’uso di sostanze “gateway” (ovvero sostanze il cui utilizzo favorirebbe e/o condurrebbe all’utilizzo di altre droghe) come alcol e tabacco. Reperibile tramite: Botvin G. J., Griffin K.W, Diaz T., Scheier L.M, Williams C., Epstein J.A Effectiveness of culturally-focused and generic skills training approaches to alcohool and drug abuse prevention among minority youths Addictive Behavior, 2000, Vol. 25, No. 6, pp. 887–897
Abstract L’ efficacia dell’approccio basato sul “Life Skills Training” e di quello basato sulla cultura rispetto all’uso di alcol e droghe tra gli adolescenti svantaggiati. Gli autori hanno testato l’efficacia di 2 programmi di prevenzione all’ abuso di alcol e droghe, attivati tra studenti (N=639) socialmente svantaggiati frequentanti il settimo grado di sei scuole pubbliche di New York. Le scuole sono state assegnate in modo randomizzato a ricevere a) un generico approccio preventivo basato sul “Life Skill Training”; b) un approccio preventivo focalizzato sulle influenze culturali; c) un intervento che si basava sulle sole informazioni. I risultati indicano che gli studenti che presero parte ad entrambi gli approcci preventivi, mostrarono in seguito una minore intenzione di bere birra o vino rispetto agli studenti del gruppo di controllo. L’approccio basato sul “Life Skill Training” si è anche mostrato potenzialmente utile nel ridurre l’intenzione di bere super alcolici e usare droghe illecite. Entrambi i programmi di prevenzione hanno influenzato diverse variabili intermedie che agiscono in maniera consistente in direzione del non uso. Lo studio fornisce un supporto preliminare per i due approcci rispetto alla loro azione preventiva dell’uso di alcol e droghe nei giovani svantaggiati di New York . Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista 31
Botvin G. J., Griffin K. W., Diaz T., Ifill-Williams M. Drug Abuse Prevention Among Minority Adolescents: Posttest and One-Year Follow-Up of a School-Based Preventive Intervention Prevention Science, 2001,Vol. 2, No. 1 Abstract Prevenzione dell’uso di sostanze tra adolescenti appartenenti a minoranze etniche: post-test e un anno di follow-up di un intervento preventivo a scuola La maggior parte delle ricerche sulla prevenzione delle droghe sono state condotte prevalentemente su popolazioni di adolescenti bianchi appartenenti alla classe media. Il presente studio ha valutato un intervento di prevenzione delle sostanze a scuola in un campione di studenti appartenenti a minoranze (N=3621) in 29 scuole di New York. Il programma di prevenzione insegnava abilità di rifiuto delle droghe, norme anti-droga, abilità di gestione personale e abilità sociali generali nel tentativo di fornire agli studenti competenze e informazioni utili per resistere all’offerta di droga, per ridurre le motivazioni all’uso e per abbassare la vulnerabilità ad usare droghe dovuta all’influenza sociale. I risultati indicano che i soggetti che hanno ricevuto il programma (N=2144) hanno ridotto l’uso di tabacco, di alcolici, episodi di ubriachezza, uso di inalanti e poli-abuso rispetto al gruppo di controllo (N=1477). Il programma ha avuto anche effetti positivi diretti su alcune variabili cognitive, di personalità e di atteggiamento che si ritengono essere coinvolte nell’uso di sostanze in età adolescenziale. Alcune analisi statistiche hanno mostrato che gli effetti della prevenzione all’uso di alcune sostanze erano in parte mediati dalla predisposizione al rischio, dalle intenzioni comportamentali e dalle aspettative circa le norme dei pari rispetto all’uso di sostanze. I risultati di questo studio mostrano anche che il progetto,originariamente pensato per le popolazioni di adolescenti bianchi appartenenti alle classi medie, è efficace anche in un campione appartenente a minoranze economicamente e socialmente svantaggiate. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Cuijpers P. Effective ingredients of school-based drug prevention programs. A systematic review Addictive Behaviors,2002, n.27, pp.1009–1023 Abstract Gli ingredienti efficaci di un programma di prevenzione all’uso di droghe a scuola: una rassegna sistematica. La prevenzione della droga a scuola è una delle priorità in molti Stati occidentali e parecchi studi hanno mostrato che i programmi di prevenzione hanno la potenzialità di ridurre l’uso di sostanze in adolescenza. Comunque molti programmi di prevenzione non sono efficaci e non ci sono criteri generali disponibili per decidere quali sono efficaci. In questa raccolta della letteratura, viene esaminata l’attuale conoscenza scientifica sulle caratteristiche che determinano l’efficacia dei programmi di prevenzione all’uso di droga. Sono presi in considerazione tre generi di studi: meta-analisi (tre studi), studi che esaminano l’influenza delle variabili intermedie (sei studi) e studi che confrontano direttamente i programmi di prevenzione con o senza caratteristiche specifiche (quattro studi con sessioni booster, dodici programmi gestiti da adulti versus pari e cinque programmi che prevedono interventi di comunità affiancati alle attività scolastiche). Sono stati formulati sette criteri di qualità evidence-based: - gli effetti di un programma devono essere dimostrati; - i metodi di insegnamento interattivi sono preferibili; - il “modello di influenza sociale” è il migliore a disposizione; - l’attenzione va posta alle norme, all’impegno e all’intenzione a non usare; 32
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l’integrazione di interventi di comunità potenzia gli effetti; l’uso dei peer leader è preferibile; l’utilizzo delle le life skills rinforza gli effetti dei programmi.
Reperibile tramite: Epstein J. A., Griffin K. W., Botvin G.J. Positive Impact of Competence Skills and Psychological Wellness in Protecting Inner-City Adolescents From Alcohol Use Prevention Science, 2002, Vol. 3, No. 2 Abstract Impatto positivo delle abilità e competenze e del benessere psicologico come fattori di protezione degli adolescenti che vivono nella zona centrale della città, rispetto all’uso di alcol. Le ricerche hanno mostrato che i programmi di prevenzione che sviluppano le competenze e le abilità sono efficaci nel ridurre l’uso di alcol e altri problemi comportamentali. Tuttavia scarse sono le conoscenze circa i meccanismi attraverso cui il possesso di molte competenze aiuta i ragazzi ad evitare conseguenze negative. Questo studio esamina se specifiche competenze siano associate ad un incremento nel benessere psicologico che influenza a sua volta il decremento dell’uso di alcol. Nello specifico 1459 studenti frequentanti classi “middle” e “high” di alcune scuole di New York, parteciparono ad una indagine che includeva la misurazione delle competenze (prendere decisioni, auto-efficacia), del benessere psicologico e dell’uso di alcol. Gli studenti permisero di raccogliere dati inizialmente per fornire una “base line” , e poi a distanza di 1 e 2 anni in follow-up. Gli studiosi raccolsero i dati dei questionari seguendo un protocollo standardizzato che prevedeva una somministrazione in classe della durata di 40 minuti. Sulla base di un modello di equazione strutturale longitudinale, gli adolescenti con ampie competenze riportarono un maggior benessere psicologico, associato a un uso inferiore di alcol. Questi dati sottolineano la potenzialità dei programmi di prevenzione dell’uso di alcol che sono indirizzati allo sviluppo delle competenze e del benessere psicologico. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Flay B. R. Approaches to substance use prevention utilizing school curriculum plus social environment change Addictive Behaviors, 2000, Vol. 25, No. 6, pp. 861–885
Abstract Approcci di prevenzione all’uso di sostanze attraverso interventi sviluppati all’interno del percorso scolastico e sul cambiamento dell’ambiente sociale. Centinaia di studi hanno verificato l’efficacia dei programmi di prevenzione all’uso di sostanze sviluppati all’interno del percorso scolastico (school curriculum-based). Nel corso degli anni, alcuni ricercatori hanno anche verificato l’efficacia dei programmi che prevedono oltre agli interventi “school curriculum-based”, anche aspetti legati all’ambiente scolastico, alla famiglia e alla comunità. 33
Lo scopo di questa rassegna è quello di stimare quanto l’aggiunta di questi elementi ai programmi “school curriculum-based” abbia migliorato la loro efficacia nella prevenzione del consumo di sostanze. Reperibile tramite:
Griffin K. W., Botvin G.J., Scheier L. M., Epstein J. A., Doyle M. M. Personal Competence Skills, Distress, and Well-Being as Determinants of Substance Use in a Predominantly Minority Urban Adolescent Sample Prevention Science, 2002, Vol. 3, No. 1 Abstract Abilità e competenze personali, disagio e benessere come fattori determinanti nell’uso di sostanze in un campione di adolescenti urbani prevalentemente svantaggiati. Diversi studi pregressi hanno investigato la relazione tra il disagio psicologico e l’uso di sostanze tra i giovani. Tuttavia ricerche minori hanno indagato il potenziale ruolo protettivo del benessere psicologico rispetto all’uso di sostanze da parte degli adolescenti, e il grado con il quale le competenze e abilità personali possono promuovere il benessere. Il presente studio esamina le competenze e abilità personali, il benessere e il disagio psicologico e l’uso di sostanze negli adolescenti lungo un periodo di 3 anni in un campione di adolescenti urbani prevalentemente svantaggiati (N=1104), frequentanti 13 Junior High School nella città di New York. Il modello di equazione strutturale indica che il possesso di competenze e abilità personali permette un minore disagio e un maggior benessere nel tempo. Sebbene il benessere psicologico sia stato associato al conseguente minor uso di sostanze, il disagio non è però predittivo di un successivo uso di esse. I risultati indicano che le competenze e le abilità promuovono la resistenza al precoce uso di sostanze in parte attraverso l’accrescimento del benessere, e suggerisce che i programmi di prevenzione nelle scuole dovrebbero includere lo sviluppo delle competenze per promuovere la resilienza. Reperibile tramite: Tena L., St. Pierre Strategies for Community/School Collaborations to Prevent Youth Substance Abuse The Journal of Primary Prevention, 2001, Vol. 21, No. 3 Abstract Strategie per la collaborazione tra scuola e comunità nella prevenzione dell’abuso di sostanze tra i giovani All’interno delle comunità degli Stati Uniti, sono state sviluppate collaborazioni tra le organizzazioni di comunità (CBOs) e le scuole, al fine di pianificare e sviluppare approcci unitari, per prevenire l’abuso di sostanze tra i giovani. Questo articolo descrive le sfide e le strategie realizzabili riportate da 11 diversi gruppi di CBOs, per sviluppare e mantenere relazioni collaborative con le scuole. Le strategie raccomandate dal CBOs per un’effettiva collaborazione tra CBOs e scuole sono descritte attraverso 4 categorie: 1.stabilire la collaborazione; 2.mantenere la cooperazione con le scuole durante lo sviluppo del programma; 3.indirizzare la questione culturale; 34
4.formalizzare il programma di collaborazione. Viene enfatizzato il bisogno di indirizzare gli sforzi della prevenzione di comunità nei contesti specifici di ciascuna di esse. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Schaps E., Solomon D. The Role of the School’s Social Environment in Preventing Student Drug Use The Journal of Primary Prevention, 2003, Vol. 23, No. 3, Abstract Il ruolo dell’ambiente sociale scolastico nella prevenzione dell’uso di droghe tra gli studenti. In questo articolo sono riassunti alcuni studi e alcuni interventi che prendono in considerazione i fattori dell’ambiente scolastico associati all’uso di droghe tra gli studenti e utili per la prevenzione. I maggiori fattori che sembrano influenzare la possibilità di ridurre il consumo, che emergono dalla letteratura sono: il supporto scolastico, il senso di appartenenza all’istituzione e le opportunità offerte agli studenti di interagire e esercitare l’influenza sul sistema scolastico. Questi fattori vengono presi in considerazione negli interventi studiati sebbene le strategie utilizzate da ogni progetto siano differenti. Una conclusione comune sembra essere quella che definisce in che modo il supporto ambientale incrementi il legame degli studenti con la scuola e attraverso di esso sviluppi anche le loro inclinazioni a conformarsi ai valori e alle norme della scuola Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista Sharp R. N., Mclaughlin R. J., Mcclanahan K. K. Psychology in School-based Prevention, Early Intervention, Treatment and Abstinence Maintenance Some Responses to Marijuana Use in the Schools School Psychology International,1999, Vol. 20(1): 87–103. Abstract La psicologia negli interventi di prevenzione mantenimento dell’astinenza.
a scuola, intervento precoce,
trattamento e
Questo articolo indica i fattori da prendere in considerazione quando si pianifica un intervento di prevenzione, di trattamento e di mantenimento dell’astinenza, in particolar modo per l’abuso di marijuana, nelle scuole. Questo articolo presenta la letteratura che tratta il tema dell’efficacia delle campagne antidroga sull’uso di sostanze, lo spettro degli interventi sulla salute e la loro progettazione possibile nelle scuole. Fornisce esempi di programmi e esamina il ruolo degli psicologi per incidere, attraverso la prevenzione a scuola sull’uso, sull’intervento precoce, sul trattamento e il mantenimento dell’astinenza dalla marijuana. Molti degli interventi di prevenzione a scuola sono generici, hanno come tema la “droga”. Pochi programmi sono indirizzati alla marijuana, molti all’uso di alcool e altre droghe. Noi abbiamo lavorato in specifico sull’uso di marijuana, quando è stato possibile. Reperibile tramite: http://www.sagepub.com/
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Vicary J. R, Henry K. L., Bechtel L. J., Swisher J. D., Smith E. A., Wylie R., Hopkins A. M. Life Skills Training Effects for High and Low Risk Rural Junior High School Females . The Journal of Primary Prevention, 2004,Vol. 25, No. 4 Abstract Gli effetti del Life Skills Training su ragazze ad alto e basso rischio frequentanti la scuola “middle school” in una zona rurale. Lo studio valuta gli effetti del “Life Skill Training” sulle ragazze frequentanti, in una zona rurale, la scuola “middle high” e classificate ad alto/basso rischio rispetto all’iniziazione o all’incremento dell’uso delle sostanze. All’interno dello spettro dei fattori di rischio vengono valutati: lo status socio economico, le relazioni e le funzioni familiari, la salute psicologica, le performance accademiche. Il programma non agisce direttamente sulle variabili di rischio, cercando invece di incrementare i fattori protettivi dei partecipanti. L’effetto più incisivo del training è stato riscontrato rispetto al gruppo ad alto rischio, con effetti di trattamento rispetto all’uso di sostanze, alle competenze e alle abilità protettive riscontrabili anche a distanza di due anni. I primi effetti per i soggetti a basso rischio furono invece persi alla fine del secondo anno di implementazione degli interventi. I risultati sottolineano il bisogno di scegliere i programmi di prevenzione, e di agire sulle competenze e le abilità protettive che riducono i fattori di rischio che caratterizzano la popolazione target. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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FAMIGLIA
Lochman J. E., Van den Steenhoven A. Family-Based Approaches to Substance Abuse Prevention The Journal of Primary Prevention, 2002, Vol. 23, No. 1,
Abstract Gli approcci di intervento sulla famiglia per la prevenzione dell’abuso di sostanze. In questo articolo, viene approfondito il tema dell’uso di sostanze da parte di bambini e adolescenti. Vengono analizzati la co-presenza di comportamenti antisociali diversi, incluso l’abuso di sostanze, negli adolescenti, e i fattori causali che contribuiscono alla precoce iniziazione all’uso e abuso di sostanze,. L’enfasi è posta sulle caratteristiche familiari e genitoriali, sulle competenze sociali dei bambini, che vengono associate all’uso di sostanze e che sono potenzialmente il target degli interventi preventivi basati sulle famiglie. Gli interventi preventivi sulle famiglie sono classificati sia come interventi primariamente diretti alle abilità delle famiglie e dei genitori, sia come terapie rivolte alle famiglie e metodi di supporto alle famiglie svolto presso la loro abitazione. Una distinzione è stata anche fatta tra i programmi preventivi selettivi o universali e gli interventi preventivi che sono diretti ad individui ad alto rischio che hanno già mostrato precoci indicatori che predicono l’uso di sostanze. La ricerca sugli interventi è stata condotta sugli ultimi 30 anni; all’interno di queste aree sono riassunte e sistematizzate le scoperte che indicano gli effetti rilevanti degli interventi sui problemi comportamentali dei bambini, e un potenziale processo di mediazione ricondotto ai comportamenti dei genitori e agli aspetti del funzionamento della famiglia. Sono inoltre descritti in maniera approfondita studi recenti caratterizzati da una rigida pianificazione. L’articolo si conclude con una discussione sulla carenze degli attuali interventi di ricerca, sugli ostacoli incontrati nella implementazione e valutazione dei programmi di prevenzione sulle famiglie e sulle implicazioni per i futuri interventi di prevenzione e di ricerca e per le politiche sociali relative agli interveti preventivi sulle famiglie. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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Spoth R. L., Redmond C., Trudeau L., Shin C. Longitudinal Substance Initiation Outcomes for a Universal Preventive Intervention Combining Family and School Programs Psychology of Addictive Behaviors Copyright 2002 by the Educational Publishing Foundation 2002, Vol. 16, No. 2, pp.129–134 Abstract I risultati di uno studio longitudinale sull’iniziazione all’uso di sostanze utili per un intervento universale preventivo che include un programma a scuola e in famiglia L’articolo si occupa di presentare la valutazione degli effetti di un intervento preventivo sull’iniziazione all’ uso di sostanze. Questo programma di prevenzione combina una formazione sulle competenze, per la famiglia e la scuola. Trentasei scuole sono state assegnate in modo randomizzato a 1 o 3 condizioni: a) il Life skills training per le classi e il Strenghening Families Program per i genitori e i figli b) solo LST c)un gruppo di controllo. I risultati sono stati esaminati un anno dopo l’intervento di post-test, ed è stato utilizzato un indice di iniziazione all’uso di sostanze che misura l’uso nell’arco della vita di alcol, tabacco e marijuana e la percentuale di ogni sostanza. La percentuale di riduzione relativa all’alcool è del 30% per l’intervento combinato e del 4.1% per quello solo di Ls Reperibile tramite: Springer J. F., Sale E., Hermann J., Sambrano S., Kasim R., Nistler M. Characteristics of Effective Substance Abuse Prevention Programs for High-Risk Youth The Journal of Primary Prevention, 2004,Vol. 25, No. 2, Abstract Caratteristiche di un efficace programma di prevenzione dell’abuso di sostanze indirizzato a ragazzi ad alto rischio. Gli ultimi due decenni hanno visto un rapido sviluppo dei programmi di prevenzione all’abuso di sostanze. Molti tentativi di valutare questi programmi, si sono limitati allo studio di singoli programmi e quasi tutti gli studi riguardano diversi programmi di prevenzione che includono programmi scolastici. Nel 1995 il “Center for Substance Abuse Prevention” (CSAP), con il “Substance Abuse and Mental Health Administration” (SAMHSA), fondò il CSAP ovvero un progetto di valutazione trasversale dei programmi rivolti ai giovani ad alto rischio che in 5 anni valutò 46 programmi che coinvolsero 10.500 giovani considerati a rischio di uso di sostanze. Questo articolo riporta le scoperte emerse da questa valutazione, focalizzandosi sulle caratteristiche dei programmi che consentono di spiegare la riduzione in 30 giorni dell’uso di sostanze tra i partecipanti al programma. È emerso che i programmi sono più efficaci nel ridurre l’uso di sostanze se propongono contenuti che intensificano lo sviluppo delle abilità di vita, enfatizzano il lavoro di gruppo, le capacità comunicative interpersonali, sviluppo della capacità introspettiva focalizzata sulla riflessione inter-personale, e se sono basati su un chiaro, articolato e coerente programma teorico oltre a prevedere intensi contatti con i giovani. I programmi che utilizzano queste componenti positive producono consistenti e durature riduzioni dell’uso di sostanze. Queste scoperte costituiscono una base solida per l’adozione di programmi con caratteristiche positive e per lo sviluppo di futuri programmi di prevenzione per i giovani a rischio. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista 38
MISCELLANEA
Bertini M, Braibanti P, Gagliardi MP I programmi di 'Life Skills Education" (LSE) nel quadro della moderna psicologia della salute Peer Education IRRE Lombardia
Reperibile tramite: http://www.irre.lombardia.it/peereducation/art1.html
Botvin G. J., Griffin K. W Life Skills Training: Empirical Findings and Future Directions The Journal of Primary Prevention, 2004, Vol. 25, No. 2 . Abstract Life Skills Training: risultati empirici e direzioni future Alcool, tabacco e altre droghe rappresentano questioni importanti che iniziano tipicamente durante l’adolescenza. Negli ultimi vent’anni un sostanziale progresso è stato fatto nella costruzione di programmi preventivi efficaci per i giovani. Il life skills training è un programma efficace di prevenzione primaria per adolescenti, che indirizza l’intervento sui fattori di rischio e protettivi connessi con l’inizio dell’uso e insegna le abilità relative alla capacità di resistere alla pressione sociale e allo sviluppo delle competenze sociali e personali. Questo articolo offre una descrizione del programma, attraverso una presentazione degli elementi caratterizzanti, del metodo e dei materiali. Sono raccolti i risultati di vent’anni di ricerche valutative, includendo i risultati di una piccola serie di studi sull’ efficacia e esperimenti su larga scala con una varietà di popolazione adolescenziale. Questi studi hanno dimostrato risultati positivi per la salute grazie all’utilizzo dei programmi LST con effetti preventivi sul fumo, sull’alcool e marijuana come sull’uso di diverse droghe illecite, fino alla fine delle high school. Ulteriori ricerche dovranno indagare i meccanismi attraverso i quali il programma di life skills può essere efficace e come diffondere i risultati delle ricerche nelle scuole. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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Scheier L. M. Etiologic Studies of Adolescent Drug Use:A Compendium of Data Resources and Their Implications for Prevention The Journal of Primary Prevention, 2001,Vol. 22, No. 2,
Abstract Studi eziologici sull’uso delle droghe da parte degli adolescenti: un compendio di dati e delle loro implicazioni per la prevenzione. Sono stati esaminati gli studi eziologici che valutano 5 principali dimensioni di rischio. Le 5 dimensioni riflettono aspetti del rischio centrali per molte linee di approccio preventive e comprendono: l’influenza dei pari, i processi familiari (genitoriali), le aspettative (motivazioni cognitive), le abilità sociali, le strategie di auto-controllo, i fattori di personalità. Ciascuna dimensione è esaminata tenendo conto delle più diffuse concezioni teoriche, degli studi che aiutano a chiarire i meccanismi associati al rischio, e delle maggiori scoperte. La sesta area riguarda gli studi su giovani appartenenti a diverse etnie e i meccanismi di rischio specifici di ciascuna etnia sono discusse in un contesto di accrescimento delle precedenti scoperte empiriche. La sessione finale sottolinea due questioni importanti: 1) Il bisogno di un modello che permetta di comprendere lo sviluppo della vulnerabilità; 2) l’utilizzo di informazioni che derivano da una lunga tradizione di studi eziologici, per aumentare l’efficacia della prevenzione dell’abuso di sostanze. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Swisher J. D., Smith E. A., Vicary J. R., Bechtel L. J., Hopkins M. A Cost-Effectiveness Comparison of Two Approaches to Life Skills Training Journal of Alcohol & Drug Education, 2004, vol 48,
Abstract Un confronto tra costi e benefici di due approcci di Life Skills Training. Questo studio confronta i costi e l’efficacia di un “Life Skills Training” (LST) e un curriculum di “InfusedLST” (I-LST) e un gruppo di controlllo a scuola. Maschi e femmine del settimo grado scolastico frequentanti 9 scuole rurali (3 per ciascuna condizione sperimentale) sono state seguite per 2 anni. Il modello di analisi “path” è stato usato per testare i principali effetti e utilizzato separatamente per maschi e femmine. Dopo 1 anno effetti significativi sono stati osservati solo nelle ragazze rispetto all’uso di alcol, marijuana e inalanti nella condizione del LST, e solo per le ragazze rispetto all’uso di tabacco, alcol e marijuana nel I-LST. Dopo 2 anni solo l’I-LST si mostrò efficace per le ragazze rispetto al fumo di tabacco. I costi dei programmi includono l’attuale dispendio per il training e i materiali, così come i costi stimati per le ore di lavoro degli insegnanti nel progetto. Entrambi i programmi furono quasi ugualmente efficaci dopo 1 anno, ma il LST è risultato più valido rispetto ai costi. Sebbene l’I-LST abbia un costo maggiore, è stato l’unico approccio con risultati positivi al secondo anno e perciò il migliore rispetto ai costi/efficacia. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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MENTORING SCUOLA
Guerraand N.G., Williams K. R. Implementation of school-based wellness Psychology in the Schools, 2003, Vol. 40(5), Abstract Creazione dei “centri per il benessere”a scuola Questo articolo descrive la progettazione, l’implementazione e la valutazione dei Centri per il benessere attivati dalle Scuole unificate del Riverside in California come parte del programma Safe School /Healthy Student Iniziative fondato dal Substance Abuse and Mental Health Service Administration (SAMHSA). L’ articolo descrive come è stata costruita la progettazione e l’impianto valutativo partendo dalle premesse teoriche, e presenta l’attuale sviluppo, includendo i risultati e i cambiamenti. Il programma è stato creato per promuovere lo sviluppo positivo e il benessere tra gli studenti, sia aiutandoli a farsi promotori della propria salute in prima persona, sia col supporto degli insegnanti referenti per la salute, che si occupano dell’amministrazione di casi, dei gruppi di supporto, e sia attraverso altre attività come programmi doposcuola, mentoring, tutoring, e training per le famiglie. Un sforzo è stato fatto per promuovere benessere a tutti i livelli scolastici attraverso campagne di salute, informazione, politiche e procedure compatibili progettate per sviluppare la salute. Le osservazioni sono basate sull’analisi qualitativa che è stata una parte della valutazione. Per scendere più in dettaglio nella valutazione si è esaminato l’impatto del programma in una scuola e sulle attività degli studenti, focalizzate sui risultati accademici e comportamentali. Nell’articolo sono inclusi i commenti degli studenti che mettono in evidenza come il centro benessere sia più di una promessa per la prevenzione della violenza e della salute mentale nella scuola. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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MISCELLANEA
AA.VV Creating Safe and Drug-Free Schools: An Action Guide Educational government office – 09/1996 Abstract Creare scuole sane e senza droga: una guida per attivare programmi di intervento L’articolo, del dipartimento di educazione americano, raccoglie una serie di indicazioni operative per la costruzione di programmi di mentoring efficaci. (analisi dei bisogni, obiettivi, valutazione, ecc).Vengono inoltre date indicazioni su programmi risultati efficaci, ricerche e valutazioni effettuate sul tema. Reperibile tramite: http://www.ed.gov/offices/OSDFS/actguid/mentor.html
AA.VV. Designing an effective training program for your mentors California Mentoring Initiative Office Department of Alcohol and Drug Programs The EMT Group 2001
Abstract Il manuale è redatto dal EMT Group for fondato California Mentoring Initiative Office, Department of Alcohol and Drug Programs con l’obiettivo di fornire strumenti per migliorare l’efficacia degli interventi di mentoring. La qualità delle abilità del mentore, infatti, determinano il successo di un programma di mentoring. Questo manuale propone un programma formativo per sviluppare le competenze del mentore in modo che possa essere più efficace nelle sue azioni. In particolare il training si suddivide in lezioni e include esercitazioni, tecniche, relative ai seguenti temi: • L’apprendimento degli adulti • Progettare un programma di mentoring • Comprendere le caratteristiche del periodo adolescenziale • Sviluppare le abilità critiche del mentoring • Costruire relazioni efficaci con i giovani Reperibile tramite: http://www.emt.org/userfiles/DesigningAnEffectiveMentorTraining.PDF
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AA.VV Elements of effective practise National Mentoring partnership 2003
Abstract Elementi di pratiche efficaci Questo report, del National Mentoring Patnership, presenta le linee- guida per progettare un intervento di mentoring. Le linee guida, basate su solide ricerche, sono suddivise in quattro parti: Program Design e Planning dove vengono date delle indicazioni teoriche per costruire un progetto efficace, Program management e Program Operation per organizzare e sviluppare gli elementi del programma, Program Evaluation per costruire un impianto di valutazione per verificare l’efficacia del programma. Reperibile tramite: http://www.mentoring.org
Bennetts C. Mentoring youth: trend and tradition British Journal of Guidance & Counselling, 2003, Vol. 31, No. 1 Abstract Giovani mentori: tendenze e tradizioni L’obiettivo di questo articolo è quello di promuovere il dibattito circa il passaggio dal mentoring tradizionale, informale, a quello contemporaneo, intenzionale, e domandarsi come i risultati della ricerca possano aiutare a migliorare la strategia del mentoring. L’articolo riflette anche su come si potrebbero utilizzare i risultati delle ricerche per creare uno schema formale di mentoring. L’articolo prende in esame l’indagine su come costruire la migliore relazione di mentoring e offre un modello per capire questo tipo di alleanza. L’articolo presenta i programmi governativi attuali, indicazioni e suggerimenti per costruire un programma di mentoring per i giovani. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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DuBois D. L., Silverthorn N., Natural Mentoring Relationships and Adolescent Health:Evidence From a National Study American Journal of Public Health, 2005, Vol 95, No. 3
La relazione naturale di mentoring e la salute dell’adolescenza: evidenze da uno studio nazionale. Obiettivi: analizzare uno studio rappresentativo nazionale per esaminare l’impatto della relazione di mentoring informale sulla salute nella tarda-adolescenza e nei giovani adulti. Metodo: Utilizzo del WAVE III del National Longitudinal study of Adolescent Health . Risultati: I partecipanti che hanno avuto una relazione di mentoring hanno risultati più favorevoli: successo nell’ educazione /lavoro (high school completate, frequenza college, lavoro più di 10 ore la settimana), hanno ridotti problemi comportamentali (membri di bande, ferire altri in risse, predisposizione al rischio) , benessere psicologico ( stima di sè accresciuta,vita soddisfacente) e salute (livello di attività fisica, controllo nascite). In qualsiasi modo, gli effetti dell’esposizione ai fattori di rischio individuali e ambientali generalmente sono più incisivi degli effetti dei fattori protettivi associati al mentoring. Conclusioni: Questi risultati suggeriscono un generale e sfaccettato impatto della relazione di mentoring sulla salute dell’adolescente. La relazione di mentoring da sola non è sufficiente per rispondere ai bisogni dei giovani a rischio e dovrebbe essere incorporata in un intervento più complesso Reperibile presso: sito a pagamento della rivista
Espiritu R. C., Sale E. W., Sprinter U. F., Bellamy N.D. Structuring a multi-site evaluation for youth mentoring programs to prevent teen alcohol and drug use Journal of drug education, 2004, Vol. 34(2) 197-212
Abstract Strutturare una valutazione su diversi contesti dei programmi di mentoring per giovani, per prevenire l’abuso di alcool e droghe. Nonostante la rapida crescita della popolarità dei programmi di mentoring, come metodo per la prevenzione dell’abuso di alcool e droghe e dei problemi ad esso associati, esiste solo un limitato consenso della ricerca sulla completa efficacia e sul nucleo fondamentale dei principi e dei termini che definiscono l’efficacia degli interventi di mentoring. Per ampliare le conoscenze scientifiche riguardo a questo importante approccio preventivo, il Center for Substance Abuse Prevention ha progettato e predisposto un accordo di collaborazione, che ha coinvolto sette programmi di mentoring. I programmi sono stati progettati in modo da poter avere una rigorosa valutazione dei risultati e permettere un confronto sui diversi approcci, per diffondere e organizzare gli interventi di mentoring per adolescenti ad alto rischio di abuso di sostanze. Le linee guida dell’ accordo di collaborazione hanno predisposto i parametri e le possibili scelte operative, chiarendo aspetti fondamentali dati da precedenti ricerche sugli interventi preventivi di mentoring. L’ accordo di collaborazione include in modo quasi sperimentale una valutazione longitudinale sui diversi contesti, e offre degli spunti basati sulle evidenze scientifiche, per migliorare l’efficacia delle strategie preventive di mentoring Reperibile tramite: 44
Goetz KM, Krohn FB The goetz plan: a practical smoking cessation program for college students College student journal, 2005, Vol. 39 Issue 2, p260
Abstract Il progetto Goetz: un programma per smettere di fumare rivolto agli studenti del college. Il fumo rappresenta un problema per la salute che interessa la società odierna. Gli studenti del college rappresentano una porzione consistente di fumatori ai quali può essere data che ha proprio questo obiettivo. Il progetto è stato proposto a due college. Le sessioni hanno trattato gli effetti del fumo sulla salute e includono una parte sul peer counseling. Gli studenti che hanno, con successo, smesso di fumare, faranno da mentori ad altri studenti, che se alla fine del semestre saranno riusciti a smettere di fumare diventeranno mentori a loro volta. Molti studenti hanno difficoltà a smettere di fumare: inserire questo programma in un corso del college può aiutare gli studenti fumatori nel tentativo di smettere di fumare. un’opportunità unica per smettere di fumare, attraverso un programma Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Jackson M. L., Boyd A. M. An effective model for rapid skills acquisition through a simulation-based integrated learning environment Journal educational computing research, 2004, Vol. 30(1 & 2) 1-21, Abstract Un modello efficace per acquisire rapidamente le competenze con un apprendimento integrato basato su simulazioni Quest’articolo discute l’efficacia di una teoria basata sull’apprendimento integrato ILE: un training che sviluppa le abilità necessarie per accedere al mondo del lavoro. La metodologia consiste nel proporre, al computer, simulazioni costruite in un setting di lavoro che presenta tutte le caratteristiche e la storia di un contesto reale. Un istruttore monitora i progressi di chi impara e la padronanza d’ abilità senza interrompere l’apprendimento. Questo studio valuta la performance nel training di 206 allievi e traccia lo sviluppo di chi apprende durante un periodo di 90 giorni. I risultati indicano che il 67% di chi apprende o ottiene un impiego o continua il training, il15% riceve un’offerta o cambia lavoro per un salario più alto. La media salariale cresce di $1.06 all’ora. Il successo di ILE valida l’applicazione di simulazioni multimediali per l’educazione. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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Johnson W. B. A Framework for Conceptualizing Competence to Mentor Ethics & behavior, 2003,13(2), 127–151
Abstract Una struttura per concettualizzare le competenze del mentor Sebbene all’interno dell’università vi sia un incremento della richiesta di persone che svolgano l’attività di mentoring agli studenti, e sebbene le istituzioni universitarie siano sempre più propense a considerare utile l’ingaggio di membri occupati in attività di mentoring indirizzata alla promozione, non esiste attualmente un approccio comune utile per concettualizzare e valutare le competenze che deve possedere il mentore. Questo articolo propone un modello triangolare sulle competenze del mentore che può fare da struttura preliminare per concettualizzare aspetti specifici connessi al ruolo del mentore. Il modello triangolare include le virtù e le abilità intellettuali/emotive del mentore, così come le abilità e le conoscenze che è invece possibile sviluppare tramite percorsi formativi e grazie all’ esperienza. L’articolo si conclude con una discussione sulle implicazioni di questo modello rispetto al suo impiego all’interno dell’ università, alla formazione e alla sua valutazione. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Tierney J. P., Grossman J. B., Resch N. L. Making a difference: an impact study of big brother e big sister Public/private Ventures 2000 Il report è prodotto dalla public/Private Venture un’ organizzazione no profit che ha come obiettivo quello di accrescere l’efficacia delle politiche sociali, dei programmi e delle iniziative fatte nella comunità, relative in particolar modo a giovani e adulti e individuare divulgare pratiche efficaci. Questo report raccoglie i risultati sull’efficacia del progetto di mentoring “Big brother and big sister” attuato negli Stati Uniti nel 1992/93. Viene descritto in modo approfondito le caratteristiche del progetto, del target (10-16 anni), le evidenze di efficacia della strategia e le implicazioni politiche incontrate nell’applicazione del progetto. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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Zimmerman M. A., Bingenheimer J. B., Notaro P. C. Natural Mentors and Adolescent Resiliency:A Study With Urban Youth American Journal of Community Psychology, 2002, Vol. 30, No. 2, April
I “mentori spontanei“ e la capacità di resilienza degli adolescenti: uno studio con i giovani delle città I “mentori spontanei””- quegli adulti significativi che appartengono al contesto di vita, come fratelli e sorelle maggiori, insegnanti, vicini di casa- possono giocare un ruolo importante nella vita degli adolescenti, rispetto ai fattori di rischio e di protezione. In questo articolo viene presentata una ricerca svolta nella città di Midwestern, in cui furono intervistati 770 adolescenti. Il 52% degli intervistati ha avuto un “mentore spontaneo. Quelli che hanno avuto un “mentore spontaneo” hanno sviluppato un minor piacere a fumare marijuana o non hanno sviluppato comportamenti delinquenziali e hanno un atteggiamento maggiormente positivo nei confronti della scuola. I “mentori spontanei” non hanno invece un effetto rilevante sulla diminuzione dell’ansia e della depressione. Utilizzando la teoria della resilienza, si scopre che il ruolo dei “mentori spontanei” sembra avere effetti compensatori ma non effetti protettivi sui problemi comportamentali, mentre hanno entrambi gli effetti, compensatori e di protezione, rispetto all’atteggiamento verso la scuola. Gli effetti diretti e indiretti (mediati) sono stati esplorati per i problemi di salute e gli atteggiamenti scolastici. Questo articolo sostiene l’importanza del ruolo potenziale dei “mentori spontanei” e suggerisce gli elementi da prendere in considerazione nelle ricerche future. Reperibile tramite:
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EDUCAZIONE TRA PARI SCUOLA AA.VV Peer to peer effective college learning Change May/June 2004 Abstract L’articolo del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism si focalizza sull’importanza che il pari può avere nel ridurre il consumo di alcol tra i coetanei. Viene sostenuto che il peer educator non solo conosce lo stesso linguaggio dei coetanei, ma ha anche la possibilità rielaborare con i compagni domande e informazioni riguardo il tema della salute in diversi momenti della vita quotidiana. L’articolo propone una serie di dati e approfondisce le caratteristiche che deve avere un progetto per risultare efficace. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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MISCELLANEA Denscombe M. Peer Group Pressure, Young People and Smoking: newdevelopments and policy implications Drugs: education, prevention and policy, 2001, Vol. 8, No. 1 Abstract La pressione del gruppo dei pari, giovani e fumo: nuovi sviluppi e implicazioni politiche. La pressione del gruppo dei pari è largamente considerata come un fattore determinante nelle sperimentazioni precoci dei giovani col tabacco e altre sostanze e nella decisione di continuare a fumare. Infatti, la convinzione che prevale tra i professionisti della salute e i politici è che i giovani si conformano al loro gruppo dei pari. Negli anni recenti i programmi di educazione alla salute si sono basati su questa ipotesi e si sono focalizzati sullo sviluppo della capacità dei giovani di resistere alla pressione del gruppo dei pari e di rinforzare la loro sicurezza a dire “No”. Ricerche sui ragazzi di 15-16 anni nel Midlands, Inghilterra, hanno aumentato i dubbi circa il valore della tesi della pressione del gruppo dei pari nell’ esperienza contemporanea dei giovani. Nelle discussioni e nelle interviste dei focus group, i giovani hanno largamente scartato l’idea che essi siano vittime della pressione dei pari. Ci sono tre motivi dello scarto: Il primo, nella prospettiva dei giovani, il concetto di pressione si scontra con quella di autonomia individuale e di auto-determinazione, dimensioni valutate alte. Secondo, nella loro opinione il concetto di pressione dei pari ritrae a torto i giovani come vittime. Terzo, il concetto di pressione dei pari non tiene conto della molteplicità del gruppo dei pari e della flessibilità della loro composizione. I risultati suggeriscono che, all’alba del nuovo millennio, il concetto di pressione del gruppo dei pari abbia bisogno di essere riconsiderato alla luce di due nuovi aspetti: la crescente etereogeneità delle esperienze di relazioni nel gruppo dei pari; la crescente enfasi sull’individualismo e la propria identità. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
Kahr C., Peer group education: manipolazione o partecipazione? Una raccolta di esperienze europee che utilizzano la PGE nella prevenzione delle dipendenze Landschaftsverband Westfalen, Lippe 1999 Reperibile tramite: http://www.irre.lombardia.it/peereducation/trad1.html (prima parte traduzione in italiano IRRE Lombardia); http://www.irre.lombardia.it/peereducation/trad4.html (seconda parte traduzione in italiano IRRE Lombardia);
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Klein, Aydt N., Sondag, Ann K. Understanding volunteer peer health educators' motivations: applying social learning theory Journal of American College Health, 1994, no.11, Vol. 43, Abstract Capire le motivazioni dei peer educator volontari: applicare la teoria dell’apprendimento sociale Sono stati condotti dei focus group con gli studenti, che sono impegnati come peer educator, per indagare quali sono le motivazioni individuali che spingono i ragazzi a diventare volontari in un programma di educazione alla salute. Nello specifico è stato chiesto ai partecipanti di analizzare la loro esperienza , le loro aspettative e le loro motivazioni a partecipare a questi programmi. Sono stati utilizzati dei costrutti presi dalla teoria dell’apprendimento sociale per classificare e contribuire alla comprensione delle risposte. Molti partecipanti hanno riportato esperienze con membri della famiglia e amici, con problemi di alcolismo o altre malattie, come fattori che hanno influenzato la loro scelta di diventare “mentori”. Le aspettative dei ragazzi sul programma variano enormemente e non indicano un collegamento forte con la decisione di diventare volontari. Le motivazioni dei peer educator per diventare volontari sono: di tipo altruistico, come cercare di aiutare gli altri e di beneficio personale come cercare un lavoro, o trarre informazioni utili per la gestione della propria salute. Questo studio indica che gli elementi quali: le esperienze passate, la fiducia nell’efficacia dei programmi di educazione alla salute tra pari e un rinforzo positivo a far parte di una associazione, influenza la decisione di diventare volontario. Nell’articolo sono presentate le indicazioni per coordinare un programma di educazione tra pari, poiché questo tipo di programma risulta essere quello nel quale vengono utilizzati la maggior parte di volontari. Reperibile tramite: Parkin S., Mckeganey N. The Rise and Rise of Peer Education Approaches Drugs: education, prevention and policy, 2000, Vol. 7, No. 3 Abstract L’aumento e lo sviluppo dell’approccio della peer education Negli ultimi dieci anni c’è stato un aumento del numero di progetti basati sull’ approccio della peer education utilizzata in risposta a un’ampia gamma di problemi. La proliferazione di progetti di peer education non ha però una corrispondenza nel numero di evidenze scientifiche disponibili,che sono un numero limitato, né sull’efficacia di questo approccio. Questo articolo presenta una breve storia delle tecniche di peer education e propone alcune diverse definizioni per tentare di caratterizzare i progetti di peer education. Inoltre raccoglie le evidenze di efficacia dei progetti di peer education in termini di impatto sui peer educator stessi e dei loro sforzi educativi sul target group. L’ articolo descrive i risultati di questo lavoro e sottolinea la necessità di sviluppare un modello di valutazione di progetti peer education, il quale, rispettando la natura di tale strategia, possa anche identificare l’efficacia della peer education nel breve, medio e lungo termine. Reperibile tramite: sito a pagamento della rivista
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Shiner M. Defining peer education Journal of Adolescence, 1999, no.22, pp. 555-566
Reperibile tramite: http://www.irre.lombardia.it/peereducation/trad3.html (traduzione in italiano dell’IRRE Lombardia) Svenson G.Linee guida europee per la peer education fra giovani coetanei mirata alla prevenzione dell'HIV 2003 Reperibile tramite: http://www.europeer.lu.se/files/italian72.pdf Walker SA, Avis M Ragioni comuni per cui la peer education fallisce Journal of Adolescence,1999, no. 22, pp.573-577 Reperibile tramite : http://www.irre.lombardia.it/peereducation/trad2.html (traduzione italiana IRRE Lombardia) Urberg K. A. , Luo Q., Pilgrim C., Degirmencioglu S. M. A two-stage model of peer influence in adolescent substance use:individual and relationshipspecific differences in susceptibility to influence Addictive Behaviors, 2003, no.28, pp. 1243–1256 Abstract Un modello a due fasi per lo studio dell’ influenzamento tra pari nell’uso di sostanze in adolescenza:le differenze individuali e nella relazione specifica, che predispongono all’influenzamento In questo articolo viene proposto un modello a due fasi per lo studio dell’ influenzamento tra pari. Il modello è servito come struttura per esaminare le differenze individuali e gli aspetti presenti nella relazione specifica che predispongono all’influenzamento. Le due fasi sono 1) l’acquisizione di un contesto di pari e 2) il conformarsi al comportamento dei pari. I dati provenienti da quattro studi longitudinali sono stati utilizzati per valutare 1) la selezione iniziale dei pari che utilizzano sigarette o alcool e 2 ) l’ influenzamento tra pari. I fattori relativi alla relazione e le variabili indicate come fattori di rischio per l’uso di sostanze sono state ipotizzate come fattori che aumentano la predisposizione a subire l’influenzamento da parte dei pari. I risultati indicano che gli adolescenti, che non danno valore al successo scolastico o a trascorrere il tempo con i genitori (fattori di rischio), sono più inclini a scegliere amici che fumano sigarette più di quello che loro stessi fanno. Gli adolescenti che scelgono amici che bevono di più di loro, hanno uguali fattori di rischio. Invece gli adolescenti con fattori di rischio bassi è più probabile che acquisiscano un contesto d’amicizie dove può succedere di bere, piuttosto di un giro di amicizie in cui ci sono adolescenti con alti fattori di rischio. Rispetto al secondo punto del modello preso in esame, risulta che solo un’alta accettazione da parte dei pari e un forte legame di amicizia, siano gli elementi che inducono a far conformare il comportamento dell’ uso di sostanze a quello degli amici. 51
Reperibile tramite:
LIBRI Boda G. Life skills e peer education . Strategie per l’efficacia personale e collettiva Roma Carrocci, 1989 Croce M, Gemmi, Peer education. Adolescenti protagonisti nella prevenzione, Milano, Franco Angeli, 2003 Giori F. Adolescenza a rischio. Il gruppo classe come risorsa per la prevenzione Milano Franco Angeli 1998 Pellai A, Tamborini B. L’adolescenza: le sfide del diventare grande Milano McGraw 2003 Pellai A, Rinaldin V, Tamborini B Educazione tra pari. Manuale teorico-pratico di Empowerment peer education. Trento Erickson 2002
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RIDUZIONE DEL DANNO
SCUOLA Hamilton G., Cross D., Resnicow K., Hall M. A school-based harm minimization smoking intervention trial: outcome results Addiction, 2005, 100, pp.689–700 Abstract Un’intervento scolastico sperimentale di riduzione dei danni derivanti dal fumo: i risultati Obiettivi: determinare l’impatto di un’ intervento scolastico sperimentale di riduzione del danno derivanti dal fumo comparato con il tradizionale approccio basato sull’astinenza. Progetto, setting e partecipanti: l’intervento sperimentale è stato condotto a Perth in Australia in 30 high school governative dal 1999 al 2000. Sono stati reclutati più di 400 studenti. Le scuole sono state assegnate in modo casuale o all’intervento di riduzione dei danni derivanti dal fumo o a un programma basato sull’astinenza. Intervento: l’ intervento di riduzione dei danni del fumo comprende otto lezioni della durata di un un’ora per due anni, supporto per mantenere l’astinenza dalle infermiere della scuola e la promozione di leggi e decreti che sostengano i programmi. L’intervento compara inoltre le scuole che utilizzano il programma basato sull’astinenza e le politiche implementate. Misure: l’ uso di sigarette è stato classificato su due livelli: fumo regolare (4 o più giorni nella settimana precedente) e 30 giorni di astinenza nel mese precedente. Risultati: nell’immediato post test dopo aver stimato le differenze iniziali e creato un gruppo con stessa tipologia di scuola, status socio- economico, genere e presenza di fumatori in famiglia, si è riscontrato che gli studenti che hanno partecipato all’intervento fumano meno regolarmente [ OR=0.51, 95% intervallo di confidenza (CI)=0.36,0.71] o hanno fumato meno nei 30 giorni precedenti (O=0.69, 95% CI=0.53, 0.91) Conclusioni: l’intervento di riduzione del fumo negli adolescenti appare avere più effetto di quello basato sull’astinenza per ridurre il fumo regolare.
Reperibile tramite:
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MISCELLANEA
Cohen P. D.A, Ph.D., Kaal H. L., Ph.D The Irrelevance of Drug Policy Patterns and careers of experienced cannabis use in the populations of Amsterdam, San Francisco and Bremen CEDRO / UVA 2001 Abstract Questo rapporto ha come obiettivo quello di confrontare l’utilizzo di canapa (nell’ultimo anno, nell’ultimo mese, nella vita) in tre città: Amsterdam, San Francisco e Brema. In particolare si vogliono confrontare contesti nei quali è applicata una politica sulla canapa criminalizzante, con la politica di Amsterdam di tipo antiproibizionista, per analizzare l’influenza che una politica può avere sul consumo di canapa. Nel report viene descritta la ricerca: i concetti su cui si base, la storia, gli obiettivi, la metodologia e una descrizione delle caratteristiche locali specifiche che differiscono da Amsterdam, San Francisco e Brema. Reperibile tramite: http://www.cedro-uva.org
Hunt N. A review of the evidence-base for harm reduction approaches to drug use United Nations Office on Drugs and Crime
Il report illustra le evidenze di efficacia nell’approccio della riduzione del danno. Descrive i differenti significati del termine e sintetizza alcuni principi chiave che, sulla base dei risultati ottenuti dall’implementazione, migliorano l’efficacia degli interventi. Inoltre esplicita e approfondisce i nodi critici della riduzione del danno e propone una descrizione delle varie strategie che la caratterizzano (informazione come la distribuzione di siringhe e aghi sterili, trattamento metadonico, pill-testing, politiche di depenalizzazione). Reperibile tramite http://www.forward-thinking-on-drugs.org/review2-print.html
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Marlatt G. A., Witkiewitz K. Harm reduction approaches to alcohol use:Health promotion, prevention, and treatment Addictive Behaviors, 2002,no. 27, pp.867–886 Abstract L’approccio della riduzione del danno nell’uso d’alcool: promozione della salute, prevenzione e trattamento. L’approccio della riduzione del danno nell’uso dell’ alcool ha resistito a una storia controversa nella ricerca letteraria e nei media. Anche se diversi studi hanno dimostrato che è possibile bere in modo controllato e che il trattamento basato sulla moderazione può essere preferito all’approccio basato solo sull’astinenza, la visione del trattamento dell’alcool nel pubblico e nelle istituzioni è ancora caratterizzato da tolleranza zero. L’articolo, dopo le descrizioni dell’ approccio di tolleranza zero e i benefici del bere moderato, descrive approcci di prevenzione e intervento, in accordo con una filosofia di riduzione del danno. L’articolo ha raccolto una gamma di approcci preventivi sul tema dell’alcool: un programma di prevenzione universale per giovani adolescenti, programmi selettivi e indicati per studenti dl college, un approccio basato sull’ auto- aiuto, prevenzione e interventi nei servizi di cura primaria, trattamento farmacologico, approccio psicosociale con obiettivi moderati. In generale, gli studi empirici hanno dimostrato che l’approccio di riduzione del danno ai problemi d’alcool sono, come efficacia, almeno pari agli approcci orientati all’astinenza del consumo d’alcool. Basandoci su questi risultati, abbiamo discusso l’importanza di individualizzare la prevenzione e gli interventi sull’alcool per favorire le preferenze e i bisogni delle popolazione target. Nel riconoscere la natura multisfaccettatta dei cambiamenti nei comportamenti, lo sforzo della riduzione del danno è quella di accompagnare la persona nella direzione di un cambiamento positivo nei comportamenti, sia che il cambiamento si sviluppi in astinenza, bere moderato o riduzione dei danni relativi all’uso di alcool. Nell’articolo sono discussi anche i limiti della riduzione del danno e le indicazioni per le ricerche future. Reperibile tramite: Midford R., Acres J., Lenton S., Loxley W., Boots K. Cops, drugs and the community: establishing consultative harm reduction structures in two Western Australian locations International Journal of Drug Policy,2002, no.13, pp. 185-/192 Abstract Poliziotti, droga e comunità: una struttura di riduzione del danno implementata in due luoghi nell’Australia dell’Ovest In Australia è stato implementato un progetto politico che incorpora quattro sperimentazioni parallele per testare un nuovo modello di legge sulle droghe illecite. Il progetto si è basato sullo sviluppo di un modello di intervento della polizia nella comunità attivato nel Regno Unito e ha visto la creazione di una struttura di consultazione per la comunità comprendente un Progetto orientato al Drug Action Team (DAT) e supportata ad orientare il Drug Reference Group. Due delle sperimentazioni sono state svolte nell’Australia dell’Ovest: una in Geraldon, una piccola città regionale, l’altra in Marrabooka, una regione metropolitana vicino a Perth. Il progetto ufficiale ha incontrato diverse sfide e ha sviluppato altrettante strategie per superarle. Uno dei problemi più importanti è stato il numero di sostituzioni dei membri del DAT e il conseguente fluttuare del livello di entusiasmo e ingaggio.
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Viene inoltre illustrato come la composizione del DAT ha avuto un impatto sulla metodologia adottata. In questo articolo viene, inoltre, discusso come il progetto ufficiale si è occupato di questi problemi, nello svilupparsi del modello Dat /DRG, e come le due sperimentazioni incorporano la riduzione del danno nelle azioni della polizia.sulle droghe illecite. Reperibile tramite: Moore G., McCarthy P., MacNeela P., MacGabhann L., Philbin M., Proudfoot D. A Review of Harm Reduction Approaches in Ireland and Evidence from The International Literature Stationery Office, Dublin National Advisory Committee on Drugs2003
Abstract Questo report, del National Advisory Commitee on Drugs di Dublino, presenta una raccolta della letteratura internazionale riguardante l’approccio della riduzione del danno. Presenta i principi, le metodologie, le strategie indicate dalla letteratura e i progetti implementati. Una parte del report è dedicata alla descrizione della realtà irlandese. Reperibile tramite: http://www.nacd.ie/publications/prevention_hr.html Riley D. The Harm Reduction Model:Pragmatic Approaches to Drug Use from the Area between Intolerance and Neglect Canadian Centre on Substance Abuse 1993 Abstract Il modello di riduzione del danno: gli approcci pragmatici all’ uso di droghe dall’area tra intolleranza e negligenza. L’articolo del Canadian Centre on Substance Abuse canadese descrive la situazione canadese rispetto all’implementazione dell’approccio della riduzione del danno secondo il modello Mersey. Questa strategia di intervento è stata implementata nel Merseyside in Inghilterra e consiste in un intervento comprensivo che oltre allo scambio di siringhe prevede altre azioni (es. counselling, servizi domiciliari) e che ha ridotto il numero di casi da Hiv e i crimini. Oltre a proporre una breve analisi storica vengono analizzati le strategie utilizzate (prevenzione dell’abuso di alcool, trattamento metadonico, ecc). Reperibile tramite:http://www.ccsa.ca/docs/harmred.htm
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