DELLA MAGNA GRÆCIA
I SANTI
Protopresbitero Basilio Koutsouras
È nato il 6 luglio 1979 a Terpnì provicina di Serres (Grecia) da Atanasio ed Elena. Nel 1997 studia a Firenze presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia dell'Arte medievale, seguendo lezioni anche presso il Dipartimento di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna. Contemporaneamente, affresca, secondo i dettami dell'arte bizantina, diverse chiese ortodosse e cattoliche (San Demetrio di Bologna, Ingresso al Tempio della Madre di Dio di Rimini, Santa Marina della Neve ad Urbino). Sua Eminenza Gennadios, Metropolita Ortodosso d'Italia, lo tonsura poi lettore. Dal 2001 al 2004 ha dipinto la chiesa del nuovo monastero ortodosso dei santi Elia e Filarete a Seminara in Calabria. Qui, per la prima volta, è venuto a contattocon la plurisecolare tradizione italogreca, la civiltà e i Santi del Sud Italia, glorificando Dio per aver condotto i suoi passi in queste regioni, rendendolo degno di conoscere da vicino queste terre benedette della Romanità. Inoltre, durante il suo breve soggiorno in Calabria,conosce gli abitanti grecofoni degli sperduti paesini dell'Aspromonte dove prende parte alle funzioni liturgiche dentro le grotte dove i Santi Italogreci vissero, tra le rovine dei monasteri come anche nelle chiese bizantine della zona. Avvertendo sin da allora il bisogno di far conoscere anche ad altri questi testori Protopresbitero Basilio Koutsouras dell'Agiografia Ortodossa, inizia a raccogliere informazioni riguardanti la loro vita dai libri, dai manoscritti ma anche dalla tradizione orale locale. Nello stesso tempo, inizia ad interessarsi allo studio delle particolarità liturgiche italogreche attraverso lo studio dei typikà. Significativa per lui la conoscenza con il monaco Aghiorita padre Cosmàs, di beata memoria, che a quel tempo abitava nel monastero di san Giovanni Theristì, con padre Nilo, con padre Gennadio e con altri padri della regione che gli trasmettono le conoscenze ma anche l'amore per la Magna Græcia. Si laurea presso l'Accademia Superiore Ecclesiastica di Salonicco con la tesi "I Santi Ortodossi del Sud Italia". Nel 2005 è ordinato diacono e nel 2007 presbitero da Sua Eminenza Teologo, Metropolita di Serres e Nigrita. Oggi serve nella parrocchia di san Giorgio di Nigrita. Nel 2017 riceve il titolo di Protopresbitero e nel 2020 l'incarico di padre spirituale. Sposato con Costantina CONTIENE Vogiatzì, con la quale ha due figli: Angelo e Atanasio. AUDIOLIBR La presente opera è dedicata a S.S. Bartolomeo I in occasione del XXX anniversario della sua elezione sul trono della Grande Chiesa di Cristo di Costantinopoli. Nel 2021 coincide anche il XX anniversario della storica e particolare visita di S.S. Bartolomeo in Magna Græcia come anche il XXX anniversario della fondazione della Metropoli d'Italia. Infine, l'opera èdedicata a Sua Eminenza il Metropolita Teologo, con sentimenti di filiale gratitudine, in segno di riconoscenza per il suo amore paterno che lo ha reso degno di tanti doni.
I SANTI
DELLA MAGNA GRÆCIA
E RO
I S A NT I
È nato il 6 luglio 1979 a Terpnì provicina di Serres (Grecia) da Atanasio ed Elena. Nel 1997 studia a Firenze presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia dell'Arte medievale, seguendo lezioni anche presso il Dipartimento di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna. Contemporaneamente, affresca, secondo i dettami dell'arte bizantina, diverse chiese ortodosse e cattoliche (San Demetrio di Bologna, Ingresso al Tempio della Audiolibro E-Libro Madre di Dio di Rimini, Santa Marina della Neve ad Urbino). Sua Eminenza Gennadios, Metropolita Ortodosso d'Italia, lo tonsura poi lettore. Dal 2001 al 2004 ha dipinto la chiesa del nuovo monastero ortodosso dei santi Elia e Filarete a Seminara in Calabria. Qui, per la prima volta, è venuto a contattocon la plurisecolare tradizione italogreca, la civiltà e i Santi del Sud Italia, glorificando Dio per aver condotto i suoi passi in queste regioni, rendendolo degno di conoscere da vicino queste terre benedette della Romanità. Inoltre, durante suo breve Scansiona il ilcodice QR soggiorno in Calabria,conosce gli abitanti grecofoni sperduti per leggere ed ascoltare degli on line paesini dell'Aspromonte dove prende parte alle funzioni liturgiche dentro le grotte dove i Santi Italogreci vissero, tra le rovine dei monasteri come anche nelle chiese bizantine della zona. artistica: Apostolos C Vavylis AvvertendoRealizzazione sin da allora il bisogno di far conoscere Narrazione: Ieromonaco Benedetto Colucci anche ad altri questi testori dell'Agiografia Ortodossa, originale in greco: Protopresbitero Basilio Koutsouras inizia Testo a raccogliere informazioni riguardanti la loro vita dai libri,Traduzione dai manoscritti anche dalla tradizione dal greco:ma Ieromonaco Benedetto Colucci orale locale. Nello tempo,Studio iniziaS_recordings ad interessarsi Registrazione, editingstesso & mastering: Volos, Grècia allo studioCOPYRIGHT: delle particolarità liturgiche italogreche RETE MEDIATICA ORTODOSSA attraverso lo studio dei typikà. Significativa per lui la conoscenza con il monaco Aghiorita padre Cosmàs, di Informazioni: +30 6978 55 09 08 vivlos.net@gmail.com beata memoria, che a quel tempo abitava nel monastero di san Giovanni Theristì, con padre Nilo, con padre
DELLA MAGNA GRÆCIA
I S A NT I DELLA MAGNA GRÆCIA Protopresbitero Basilio Koutsouras
Editore: RETE MEDIATICA ORTODOSSA Scrittore: Protopresbitero Basilio Koutsouras Traduzione dal greco: Ieromonaco Benedetto Colucci Revisione dei testi: Daniele Macris, Professore Ordinario di latino e greco Fotografie: Rete, di pubblico dominio Fotografie della visita del Patriarca Ecumenico 2001: Ugo Franco Realizzazione della copertina: Apostolos C Vavylis Impaginazione-cura artistica: Irini Papadopoulou Stampa-rilegatura: LYHNIA s.p.a Τ: +302103410436 www.lyhnia.com COPYRIGHT: RETE MEDIATICA ORTODOSSA Protopresbitero Basilio Koutsouras ISBN: 978-618-85757-1-4
In copertina, la Magna Græcia, un uccello marino e la fotografia della famosa Cattolica di Stilo in Calabria (IX-X sec.), esempio unico dell’architettura bizantina in Sud Italia, con cinque cupole e splendidi affreschi. È dedicata alla Dormizione della Madre di Dio. Sul rovescio della copertina del libro, sfuocato, il tempio greco di Agrigento. Stesa, ai piedi del tempio, la statua bronzea di Icaro, opera dell’artista Igor Mitoraj. Entrambe le opere testimoniano l’ininterrotta presenza della civiltà e dello spirito greco ma costituiscono altresì ombre del passato ombre del passato, avendo ceduto il passo alla promessa, il passo alla promessa salvifica del Vangelo di Gesù Cristo, del Vangelo, di Gesù Cristo. Il simbolo ΜΕΓΑΛΗ ΕΛΛΑΣ-MAGNA GRÆCIA, è costituito dal ciclo ininterrotto dell’esistenza, dalla vite e dall’olivo l’uva e l’oliva (prodotti tipici della regione), l’antico Cristogramma (XR) e il meandro dell’antica Grecia, simbolo per eccellenza dell’Ellenismo.
...mare di Luce...anima Ellenica...mattutino Bizantino
www.magna-graecia.net
Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I durante il suo pellegrinaggio in Magna Græcia nella primavera del 2001.
Sacro Monastero di San Giovanni Theristis, Bivongi (RC) XI secolo.
Venezia, San Giorgio dei Greci e la Scuola Flanginiana, XVII-XVIII sec.
San Giorgio dei Greci e l’Istituto Greco di Studi Bizantini e Post-Bizantini di Venezia, 2021.
I
l 22 marzo 2011, Sua Santità il nostro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, durante la sua storica e singolare visita-pellegrinaggio in Magna Græcia, nella sua omelia,tenuta in lingua italiana, nella Cattedrale di Reggio Calabria fece la seguente affermazione: “Venendo in questa terra santificata, osserviamo con commozione che essa non è solo madre e nutrice di molti santi, mane custodisce vivo il culto. Ricordiamo soprattutto i nostri comuni santi come san Costantino di Reggio e di tutta la Calabria. Lui, insieme a Teodoro di Tauriana, Teotimo di Crotone, Stefano di Ipponio (Vibo Valentia), Cristoforo di Santa Domenica (Gerace), Sergio di Nicotera e Teodoro di Tropea, nel VII Concilio Ecumenico, si distinsero come i più instancabili difensori del ripristino del culto delle Sacre Icone e della Fede Ortodossa”. Durante i cinque giorni del suo pellegrinaggio, Sua Santità visitò grotte, pregò tra le rovine di eremi millenari, benedisse monasteri appena restaurati, donati alla Sacra Metropoli d’Italia dalla gentilezza e dall’amore delle autorità politiche locali. Ovunque venne accolto con entusiasmo da parte delle popolazioni locali che in lui videro il Patriarca dei Romei. Le centinaia di Santi della Magna Græcia, terra tormentata e culla di santi, costituiscono un comune punto di riferimento per la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Romano-Cattolica nel cammino del dialogo della riconciliazione, dell’amore, della pace e dell’unità.
-9-
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Con grande soddisfazione, dunque, la Sacra Metropoli d’Italia saluta e benedice l’edizione del presente libro con il titolo: “I Santi della Magna Græcia”, complimentandosi con tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione. Questo libro presenta quelle sante personalità che la Magna Græcia ha rivelato nel corso della sua storia plurisecolare, rendendoli , da sconosciuti ai più, noti ad un pubblico più vasto. I numerosi Santi, questi astri luminosissimi del cielo spirituale della Chiesa, sono ciò che di più prezioso e di luminoso ha da offrire la bimillenaria presenza cristiana nel Mezzogiorno d’Italia, così come si è formata dopo il suo incontro con la civiltà greca che lì fioriva da secoli. La folla di questi Santi svela la Magna Græcia quale culla e luogo di santificazione e di salvezza per innumerevoli anime che, dall’epoca apostolica, seguirono il messaggio di salvezza del nostro Signore e Dio Gesù Cristo, vivendo e testimoniando la nuova vita in Cristo, sia con il martirio del sangue che con quello della coscienza. Apostoli, Martiri, Pontefici, Asceti, Esicasti e Monaci, amanti dell’esichìa del deserto, valorosi confessori della fede, costituiscono il capitolo più importante della secolare eredità spirituale non solo della Sacra Metropoli d’Italia, ma anche della Chiesa intera. Il Sud Italia, irrigato dal sangue dei martiri e dal sudore degli asceti, continua sino ad oggi a presentare questa immensa, secolare, spirituale tradizione sia agli Italiani che ai pii pellegrini che visitano queste terre santificate Esprimiamo, pertanto, i nostri ringraziamenti sia all’autore che ai curatori per la realizzazione di quest’opera importante e singolare. La lettura delle vite dei Santi, infatti, edifica, consola, rafforza il popolo di Dio nei difficili giorni di miseria spirituale nei quali viviamo.
- 10 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Ci auguriamo, perciò, che l’esempio e le virtù dei Santi Italogreci presentati in queste pagine rafforzino la vita spirituale dei lettori e che, con l’aiuto della loro intercessione, riusciamo a divenire tutti compartecipanti e comunicanti della divina comunione che loro già godono nei cieli. Venezia, Campo dei Greci, 1° novembre 2021 Con la benedizione paterna Il Metropolita
d’Italia Policarpo Esarca dell’Europa Meridionale
- 11 -
ΕΛΛΗΝΙΚΟ ΙΝΣΤΙΤΟΥΤΟ ΒΥΖΑΝΤΙΝΩΝ ΚΑΙ ΜΕΤΑΒΥΖΑΝΤΙΝΩΝ ΣΠΟΥΔΩΝ ΒΕΝΕΤΙΑΣ ISTITUTO ELLENICO DI STUDI BIZANTINI E POSTBIZANTINI DI VENEZIA Castello 3412 - VENEZIA - Tel. 0415226581 - www.istitutoellenico.org - E-mail: info@istitutoellenico.org
I
legami tra Grecia e Italia sono molto forti. Affondano, infatti, le loro radici nella nascita delle antiche colonie greche in Magna Græcia e continuano sino ad oggi. Successivamente, con la diffusione del Cristianesimo nel Paese, i Greci costituirono un importante elemento di consolidamento e rafforzamento del messaggio di Cristo. Incontriamo una pleiade di pontefici greci, in particolare sino al secolo VIII, i quali diedero la loro bella testimonianza di fede e introdussero nella liturgia romana una serie di usi e tradizioni liturgiche della Chiesa d’Oriente. Inoltre, durante il periodo bizantino, il Mezzogiorno d’Italia e la Sicilia furono sottoposte sotto la giurisdizione del Patriarcato Ecumenico, venendo quindi organizzate ecclesiasticamente con la fondazione di metropoli e diocesi. Nello stesso tempo, vennero costruiti monasteri, chiese, eremi e asceteri -si stima circa 2.500- nei quali monaci e chierici greci diedero la loro testimonianza di fede sino alle zone più remote. Emerse, quindi, un numeroso gruppo di santi e martiri, in particolare durante le conquiste e gli attacchi arabi, noti con il nome di Italogreci. Gli Italiani del Meridione mantengono ancora viva la loro memoria e custodiscono i luoghi del loro culto. Nonostante molti di essi siano noti nel mondo Ortodosso, tuttavia, ad oggi non esisteva un lavoro di studio sistematico che li comprendesse nella loro totalità.
- 12 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Viene a colmare tale mancanza l’opera di padre Basilio, un chierico operoso, che ha dedicato la sua vita allo studio dell’Ellenismo e dell’Ortodossia in Magna Græcia. Il suo libro presenta non solo le vite dei Santi Italogreci , ma anche di tutti quelli che, a prescindere dalla nazionalità, sono stati in relazione coi monasteri italogreci. Si tratta di un lavoro singolare, non solo di semplice catalogazione, poiché contemporaneamente rivela i forti legami dei santi con il loro luogo natale, evidenzia la loro lotta spirituale e la loro continua testimonianza di fede e mette in risalto i continui rapporti tra le due Chiese, d’Oriente e d’Occidente, registra, poi, la continua presenza dell’Ellenismo e della fede ortodossa nella penisola italiana e, infine, presenta le comuni tradizioni religiose culturale che possono costituire una guida per l’unione della Chiesa ai giorni nostri. Pertanto, padre Basilio merita i più fervidi complimenti; da lui attendiamo in futuro altre opere contenenti tutte quelle informazioni della ricca presenza dell’Ellenismo e della fede ortodossa in Italia.
Venezia, 12 novembre 2021 Prof. Vasileios Koukousas
Presidente dell’Istituto
- 13 -
SU UN LITORALE ITALICO Kimo di Menedoro, un giovane italiota, trascorre la sua vita nelle dissipazioni, come fanno di solito qui nella Magna Grecia, i giovani allevati in mezzo alle ricchezze. Ma oltremodo oggi, contro l’indole sua, è pensieroso e triste. Vicino al litorale, con gran malinconia guarda dove le navi scaricano il bottino fatto in Peloponneso. Prede elleniche: il bottino di Corinto. Oggi sicuramente il giovane italiota sente che non è lecito sente che non c’è posto per le dissipazioni e per il desiderio. POSIDONIATI La lingua ellenica i Posidoniati dimenticarono vivendo tanti secoli mescolati a Tirreni, Latini e altri stranieri. Rimase loro dell’antica patria solo una festa greca, con cerimonie belle, con le lire e gli zufoli, le gare e le corone. E usavano alla fine della festa raccontare le antiche consuetudini e ripetere ancora i nomi greci, comprensibili ormai soltanto a pochi. Quella festa finiva sempre nella tristezza. Perché si ricordavano che anch’essi erano Greci Greci d’Italia un tempo, e come adesso erano decaduti, com’erano cambiati, ridotti a vivere e parlare come barbari e sradicati –ahimè!- dall’ellenismo. (Poesie di C.Kavafis). Dentro l’afflizione dell’infinita mediocrità, che da tutte le parti ci soffoca, mi consola il fatto che da qualche parte, in qualche stanzetta, alcuni testardi combattono con tenacia nel neutralizzare il logorio. Premio Nobel per la Letteratura 1979. (Odysseas Elytis).
Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo...un tempo per demolire e un tempo per costruire... un tempo per tacere e un tempo per parlare...un tempo per la guerra e un tempo per la pace...Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: «Temi DIO e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo» (Ecclesiaste 3, 1-8; 12,13)
I
l presente libro si occupa della storia della Magna Græcia e dei Santi ortodossi che in essa diedero la loro testimonianza di fede e si addormentarono. In questa terra meravigliosa dell’Italia Meridionale, in un luogo bagnato dalla luce e dai colori, accarezzato dalla brezza del Mediterraneo, si sarebbero incontrate, per buona sorte, la Grecità con l’Ortodossia e la Santità. Qui venne fondata dagli antichi greci una seconda patria, un importante centro politico e religioso, faro di fulgida cultura per più di mille anni, che, ancora oggi, costituisce un‘ oasi per il mondo contemporaneo fatto di intrighi, di violenza, d’imposizione, di autoreferenza e di molteplici contraddizioni. Il Cristianesimo penetrò gradualmente in questo luogo attraverso la generosità e l’abnegazione dei primi apostoli e delle schiere numerose di martiri che successero, riservando una sorpresa: lì, i Cristiani,in mezzo alle crudeli condizioni delle persecuzioni romane, contennero l’odio e la malvagità dei pagani con il totale dono di loro stessi a Dio. Lì i monaci eremiti persuasero tutti che la proposta di vita che essi incarnavano con il digiuno e la preghiera, dentro ai monasteri, alle laure, alle grotte della Puglia, della Calabria e della Sicilia, era singolare, irripetibile e interessava tutto il genere umano. Lo stupore e la meraviglia suscitati costituirono il calcio d’inizio che portò ad una fiumana di gente. Ad essi ricorrevano, fedeli e non credenti, ben disposti e malintenzionati, altri con sincera conoscenza di sé, altri per curiosità a travasare “l’acqua di vita” e conoscere così l’unica via attraverso la quale l’uomo si trasferisce in una vita “diversa”.
- 15 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Così, la Grecità Ortodossa fiorì, addolcendo la barbarie e divenne colonna del successivo sistema politico europeo. Tuttavia, il traviamento era dietro l’angolo. Il graduale allontanamento dalla verità del Vangelo, l’adulterazione dell’esperienza di vita dei primi Cristiani, la mondanizzazione della Chiesa che si rivestì di forza mondana, insieme alle ambizioni personali e agli intrighi di uomini ecclesiastici e politici, portò allo Scisma tra Oriente e Occidente. Questo allontanamento si rafforzò lungo i secoli con conseguenze paralizzanti per l’unità del mondo cristiano. Per fortuna, Dio, che tutto dispone, ha voluto che agli inizi del XXI secolo si trovassero ai vertici delle due Chiese, antichissime e importantissime sotto tutti i punti di vista, Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e Sua Santità Papa Francesco. La loro simultanea presenza pare essere un segno divino! Mai, d’altronde, nella burrascosa storia dei rapporti tra Oriente e Occidente, non esistette una così grande attesa di un avvicinamento sincero, di un dialogo essenziale e, perché no, di un comune tentativo di ritorno alle radici e tradizioni della Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Con la prima visita di Sua Santità Bartolomeo in Magna Græcia nel 2001, dove si annunciò chiaramente la necessità di una rinascita dei pellegrinaggi e della salvaguardia dell’eredità culturale grecoortodossa, rinacque una speranza. Il ritorno del Patriarca in questi luoghi santi, nel 2019, con la visita ai paesi arbëreshe rinnovò ulteriormente questa speranza. È proprio questo il fine di questo libro. Frutto di una ricerca singolare dello scrittore e di un faticoso tentativo di molti che sono accomunati dal sogno della salvaguardia di questa preziosissima eredità di fede e di cultura di un’epoca che, sebbene disti centinaia di anni, tuttavia commuove ancora. Non sono un teologo, ma un semplice fedele, profondamente innamorato con la parola viva di Dio, e credo che le salde fondamenta che possono e sosterranno i nostri comuni passi verso ...il passato del nostro futuro... siano la Sacra scrittura e i Padri della Chiesa, i nostri comuni Santi, che con la loro vita e la loro morte ci rivelano la strada della verità. Sale, pertanto, dal profondo del cuore la nostra preghiera all’unico vero Dio, il Salvatore Nostro Gesù Cristo, affinché per intercessione - 16 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
della Sua Santissima Madre la sempre vergine Maria e dei Santi, sia benedetta la rinascita della Grecità Ortodossa nelle terre santificate della Magna Græcia. Questa rinascita beneficherà in molteplici modi entrambi i popoli, facendo scomparire i sospetti e i dubbi di secoli, allontanando i malsani nazionalismi e coltivando una profondo umanesimo basato su Cristo, chiamando tutti all’unità. Nei giorni, durante i quali riflettevo su cosa potessi scrivere in qualità di curatore/coordinatore della presente edizione, è stata annunciata un’importante scoperta archeologica nel mare di Otranto. Gli studiosi, infatti, hanno parlato: “di una totale capovolgimento delle conoscenze odierne circa i rapporti tra la Madre Patria e le colonie magnogreche, dal momento che i reperti trovati quasi integri, a 780 metri di profondità, spostano il tempo dei rapporti economici tra le due parti ancora più indietro, al VII secolo a.C.” “È venuto di nuovo il tempo, ho pensato”, interpretando l’evento come un segno. Siamo sicuri che con la grazia di Dio e la benedizione paterna di Sua Santità il nostro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, Patriarca dei Romei e con l’aiuto e il sostegno di Sua Eminenza Policarpo, Metropolita d’Italia, le campane suoneranno nuovamente per chiamare tutti i fedeli alla festa “della sacra memoria di tutti gli uomini e donne che nel corso dei secoli hanno rispleso in Magna Græcia...” Seminara, Calabria, 28 ottobre 2012. Festa della Santa Protezione della Santissima Theotokos nella Vlacherne. Il miserabile servo
Apostolos Cr. Vavylis (lettore Raffaele) Segretario generale - 17 -
Dintorni di Amalfi, eremo bizantino della Santa Trinità, XII sec.
Taormina, eremo della Madonna della Rocca.
PROLOGO
P
er circa 2.500 anni, nel Mezzogiorno d’Italia, fiorì la civiltà greca, in seguito, greco-cristiana-bizantina. Per tale motivo, nel Sud Italia, in Calabria e in Sicilia, ogni aspetto della vita spirituale e culturale era strettamente connesso con il modus vivendi e cogitandi greco. Le radici apostoliche, il rito liturgico ortodosso-orientale del culto, l’arte bizantina, il monachesimo italogreco e la lingua rendevano queste zone del Meridione d’Italia una parte viva dell’Ellenismo e dell’Impero Romano d’Oriente, comunemente noto come Impero Bizantino. Si spiega così il nome di Magna Græcia, Megàli Ellàda, dato sin dall’antichità a queste regioni. Uno dei frutti più importanti di questa civiltà greco-cristiana sono i Santi che questa terra greca ha prodotto ininterrottamente nel corso dei secoli. Santi noti e venerati in tutta l’ecumene cristiana, ma anche Santi dimenticati e scordati da tutti...tranne che da Dio. Mi ritengo benedetto da Dio, perché ha guidato i miei passi in queste regioni, mi ha reso degno di conoscere da vicino queste terre santificate della grecità e di venerare questi santi uomini che vissero sui monti Aspromonte ed Etna. Infatti, dal 2001 sino al 2004, in seguito - 19 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
all’invito di padre Nilo Vatopedinos, ebbi l’onore di affrescare la chiesa del rifondato monastero dei santi Elia e Filarete a Seminara in Calabria, in un periodo in cui qualcosa sembrava rinascere e rivedere la luce, soprattutto dopo la storica visita di Sua Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo in Magna Græcia, nella primavera del 2001. Infatti, a me, ignaro neogreco, si aprì improvvisamente il sipario di un mondo sì lontano ma familiare. Mi si offrì l’occasione di conoscere la secolare tradizione italogreca, la civiltà e i Santi del Sud Italia. Ebbi l’occasione di prender parte alle celebrazioni nelle grotte dove i Santi Italogreci vissero, nelle rovine dei monasteri così come nelle chiese bizantine della zona. Già dal tempo del mio soggiorno in Sud Italia, cercando di conoscere qualcosa su questi Santi a me sconosciuti e dei quali ero stato chiamato a dipingere le icone, iniziai a raccogliere informazioni sulla loro vita dai libri e dalle loro vite così come anche dalla tradizione orale del posto. Al tempo stesso, nacque dentro di me il bisogno di far conoscere anche ad altri questi tesori dimenticati della spiritualità ortodossa. Inoltre, iniziai ad interessarmi allo studio della liturgia e delle regole monastiche del monachesimo italogreco. Mi imbattei con la natura selvaggia e maestosa, conobbi i «sopravvissuti» ellenofoni dei paesi sperduti di Bova, Roghudi, Vounì, Condofuri, Amendolea e Gallicianò. Li sentii salutarmi in greco e cantare i loro canti con il loro particolare idioma, che affonda le sue radici nell’epoca di Omero. Significativa fu per me la conoscenza con il monaco aghiorita Cosmà di beata memoria che all’epoca viveva al monastero di San
- 20 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Giovanni il Mietitore Theristìs in Calabria. Questi, così come i padri Nilo e Gennadio ed altri storici della regione, mi trasmisero il sapere, ma anche il loro amore per la Magna Græcia. Considero, altresì, una speciale benedizione la mia conoscenza con il reverendissimo archimandrita p. Alessio Mandanikiotis, che sempre mi ha incoraggiato a dedicarmi all’edizione di questo Sinassario, sfruttando, in questo modo, tutto il materiale che con il suo aiuto ho raccolto. Grazie al suo costante e prezioso aiuto, durante la stesura del libro, ho cercato di presentare brevemente e, quanto più possibile, in maniera completa, le vite dei Santi della Magna Grecia. Questo Sinassario viene dedicato con gratitudine e devozione filiale al nostro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, in occasione del trentesimo anniversario della sua elezione al Trono Ecumenico di Costantinopoli e del ventesimo dal suo storico “pellegrinaggio” nella terra santificata del Sud Italia. Una visita che, con l’entusiasmo e la commozione che ha suscitato, è sembrata aver ridato vita e speranza ai rimanenti abitanti grecofoni, riportando sulla scena la storia secolare e le radici spirituali del Sud Italia. A questo punto vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in diversi modi per la realizzazione di quest’opera. Prima di tutti, dal profondo del cuore, il mio vescovo, Sua Eminenza Teologo, Metropolita di Serres e Nigrita (Grecia), con la cui benedizione e preghiera, mi sono dedicato alla stesura della presente opera. Particolari ringraziamenti vanno alla reverendissima Madre Stefania, emerita Abbadessa del Sacro monastero dei santi Elia e Filarete - 21 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
di Seminara, per la sua ospitalità simile a quella di Abramo e il suo prezioso incoraggiamento. Ringrazio Apostolos Vavylis, prezioso collaboratore nella realizzazione di quest’opera, segretario generale della Rete Ortodossa di Comunicazione, che si è assunto il compito di curare e realizzare l’edizione. Gli sarò per sempre grato per la sua costante, preziosa e discreta presenza a fianco a me. Infine, ringrazio il mio compagno di cammino nei nostri viaggi spirituali e immaginari oltre lo Ionio, padre Benedetto Colucci, l’Idruntino. Protopresbitero Basilio Koutsouras
Nigrita, 17 Agosto 2021 Festa del nostro santo padre Elia il Siceliota
- 22 -
INTRODUZIONE La Magna Græcia
per 2800 anni faro dell’Ellenismo e dell’Ortodossia per l’Ecumene. Lo spirito ellenico, nutrimento dei Santi della Magna Græcia.
L
a presenza del monachesimo greco nel Mezzogiorno d’Italia molto spesso è stata considerata e viene considerata tuttora, in maniera erronea, come un evento isolato, senza alcun rapporto con la storia locale, come qualcosa di spuntato improvvisamente dal nulla. Sembrerà assurdo, ma in Italia, molti libri storici, anche universitari, limitano il monachesimo “bizantino” della Magna Græcia a un’ondata di profughi provenienti dalle zone orientali dell’Impero Bizantino a seguito delle persecuzioni iconoclaste. La storia, invece, ci insegna che nulla avviene per caso e che tutti gli eventi storici sono tra loro collegati. Perciò, al fine di comprendere il fenomeno del monachesimo e dei Santi Italogreci, dobbiamo viaggiare molto indietro nel tempo, prima della nascita di nostro Signore secondo la carne, cioè al tempo dell’antica e gloriosa Magna Græcia, al periodo delle colonie greche. Poiché, è proprio qui, nella civiltà dell’antica Grecia, che si trovano la radici del monachesimo e dei Santi del Sud Italia. - 23 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Essi, infatti, nacquero e si formarono dentro questo ambiente culturale, cioè in una società con identità e coscienza culturale greca, in monasteri dove si leggevano e si ricopiavano le opere dei loro antenati: Aristotele, Omero, Platone, Aristofane, Esopo e così via. Nella sua opera “De situ Japigiæ” l’ultimo dotto greco del Salento, Antonio de Ferraris il Galateo (1444-1517 d.C.), scrive: “Io non mi vergogno delle mie origini: sono greco e di ciò mi glorio. Mio padre studiò le lettere greche e latine, mio nonno ed i miei antenati furono sacerdoti greci, quindi non ignorarono la cultura greca, la Sacra Scrittura e la Teologia e furono famosi non per le imprese militari, vale a dire per la violenza, per stragi e saccheggi, ma per la dirittura morale e l’integrità della loro vita”. La presenza greca nel Sud Italia inizia nel secolo VIII a.C. quando i Greci iniziarono a fondare colonie nel Mediterraneo occidentale, in particolare nel Sud Italia e in Sicilia. Questi villaggi ben presto diventarono centri importanti da tutti i punti di vista: culturale, economico e militare, rinomati per arte, scienze, filosofia e educazione. Fu proprio a motivo di tale splendore che il Sud Italia venne ribattezzato con il nome di “Magna Græcia» e gli abitanti greci di essa iniziarono a definirsi “Italioti” e “Sicelioti”, già dal VI secolo a.C. Dalla Magna Græcia la cultura greca si diffuse prima nell’antica Roma e, dopo, in tutta Europa, dal momento che l’Umanesimo così come il Rinascimento iniziarono proprio dal Sud Italia dove, durante tutto il Medioevo e, a differenza del resto d’Europa, la lingua greca non cessò mai di essere parlata e la cultura classica non fu mai dimenticata.
- 24 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
- 25 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
PÆSTUM, Poseidonia (colonia di Sibari). Zona archeologica.
Secondo Strabone, scrittore della più importane geografia antica, la Magna Græcia, fu abitata dai Greci già dall’epoca della guerra di Troia. Calcide, la metropoli della prima colonia in Italia, fondò nel 734 a.C. in Sicilia la sua prima colonia: Naxos, situata sulla costa orientale dell’isola e, sotto alla quale, vicino all’ingresso meridionale dello stretto di Messina, furono fondate più tardi le città di Lentini e Catania. Nel 734 a.C. i Corinzi fondarono, sempre sulla costa orientale dell’isola, però molto più a sud di Naxos, Siracusa, che più tardi sarebbe divenuta la più potente colonia greca. Inoltre, molto presto, furono fondate a sud altre nuove città: nel 664 a.C. Acrai, nel 644 a.C. Casmene e nel 599 a.C. Camarina. I Megaresi intorno al 729 a.C. fondarono Ibla nella parte meridionale dell’isola, mentre,più tardi, nel 630 a.C., gli Iblei Megaresi fondarono nella zona sud-occidentale Selinunte. I Calcidesi, più o meno nello stesso periodo, sebbene non si sappia esattamente quando, insieme ai Cimei e altri Eubei, - 26 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
conquistarono Zancle che sarà ribattezzata in Messina, e sulla costa settentrionale, furono fondate Imera e Mylai. Dai Trezeni sulla costa orientale del Sud Italia fu fondata Sibari che fondò sulla costa occidentale opposta Poseidonia (Pæstum). Inoltre, nel 720 a.C., i Calcidesi e i Messeni fondarono Reggio sullo stretto di Messina. Nel 710 gli Achei, più a Sud di Sibari, fondarono Crotone che più tardi fondò altre città, tra le quali spicca Caulonia, situata più a sud. Nel 707 a.C. gli Spartiati fondarono Taranto. Più o meno nella stessa epoca, gli Achei - 27 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
I Bronzi di Riace (V sec. a.C.). Rinvenuti sulle spiagge di Riace.
fondarono, tra Taranto e Sibari, Metaponto. Nel 690 a.C. i coloni provenienti da Rodi e Creta fondarono Gela che, nel 582 a.C., fondò Agrigento, una delle città più importanti insieme a Siracusa. Nel 683 a.C. i Locresi della Grecia fondarono Locri Epizefiri, patria del legislatore Zaleuco, le cui leggi scritte, scritte intorno al 664 a.C., sono considerate tra le più antiche della Grecia, addirittura quarant’anni più antiche rispetto a quelle di Dracone di Atene.
- 28 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
La massiva colonizzazione greca, dunque, nel Sud Italia e in Sicilia avvenne in soli 50 anni dal 735 al 683 a.C. Il Sud Italia era abitato in una grande percentuale da Siculi, Itali, Morgeti e Caoni, tribù che rientravano nel gruppo più grande degli Enotri, appartenenti al ramo pelasgico del gruppo Indoeuropeo. Dunque, anche gli abitanti indigeni del Sud Italia e di Crotone. Capo Colonna. gran parte della Sicilia erano imparentati imparentanti con i coloni. Ciò favorì maggiormente l’assimilazione dei primi da parte dei secondi poiché, come ben si sa, i Greci non si limitavano a fondare solo città ma favorivano l’ellenizzazione degli indigeni attraverso la diffusione della lingua, della religione, dei costumi, dei modi di vivere e dei sistemi politici. Quando diciamo che i Greci ellenizzarono le regioni non intendiamo dire che lo fecero imponendosi in maniera assolutistica, con la violenza, senza prendere nulla in cambio. È indiscutibile che anche gli indigeni esercitarono influenza sui coloni e ciò fu favorito dal fatto che molti coloni emigravano senza donne e sposavano donne locali. Per questo, i Greci delle colonie non erano del tutto simili ai Greci della Madrepatria. Essi infatti adottarono abitudini, parole, credenze, miti della gente locale, a punto tale da differire - 29 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
molto dai Greci della Grecia. La facilità di tale fusione, per la familiarità di entrambe le parti, contribuì allo splendore delle colonie italiche e siceliote. Per questo, nel VI secolo a.C., i Greci del Sud Italia, consapevolmente orgogliosi della loro preminenza, chiameranno il Sud Italia “Magna Græcia”.
La continuità dell’Ellenismo in Magna Græcia Infatti, sino al VI secolo a.C., le colonie ioniche in Asia Minore e le città greche del Sud Italia erano incomparabilmente più ricche, più grandi e più sviluppate, anche in campo nautico, rispetto alle città della Madrepatria. In poche parole, la periferia era più forte del centro. L’ellenizzazione del Sud Italia e della Sicilia fu così totale, mise radici così profonde a punto tale che nemmeno i Romani riuscirono a soppiantarla, né tantomeno i Longobardi, gli Arabi e i Normanni. Basti pensare che, sino al XIV-XV secolo, i documenti pubblici venivano redatti in greco e, sino ad oggi, usanze, abitudini, lingua, toponimi sono greci così come testimonia un altro dotto grecofono del Salento, lo zollinese Domenicano Tondi (1885-1965): “Greci siamo, ma da tremila anni in Italia stiamo… greco parliamo, ma non perché siamo stranieri, ma perché siamo la più vecchia gente del luogo1”. Anche la seguente dichiarazione di Luigi Pirandello,rilasciata nel 1934 in un’intervista a Kostas Ouranis, esprime in maniera molto chiara questa autocoscienza greca che tutt’ora vive negli animi degli abitanti del Sud Italia: 1. Domenicano Tondi, Glossa. La lingua greca del Salento, Ed. Cretesi, 1935.
- 30 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
“Porto la Grecia dentro di me.Il suo spirito è consolazione e faro per la mia anima. Provengo dalla Sicilia, vale a dire dalla Magna Græcia, e tutt’ora c’è tanto di Grecia in Sicilia. Il metro, l’armonia, il ritmo vivono ancora...d’altronde anch’io sono di origine greca. Si, si, è proprio così, non stupitevi. Il mio cognome «Piranghelos» «Pirandello» non è altro che una sua deformazione fonetica «Pirangelo, Pirandello»”.
Luigi Pirandello davanti al Tempio della Concordia presso Agrigento, 1928.
- 31 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Gli inizi del Cristianesimo in Magna Græcia La presenza del Cristianesimo e dei Santi in Magna Græcia risale fin all’epoca apostolica, con il passaggio da Siracusa2 e da Reggio Calabria3dell’Apostolo delle Genti san Paolo e quello degli apostoli Pietro e Marco dalla Puglia, sempre secondo la tradizione. Nel Meridione d’Italia, infatti, l’annuncio evangelico mise salde radici attraverso la predicazione dei Padri Apostolici che furono ordinati dagli stessi apostoli protocorifei: Marciano di Siracusa, Berillo di Catania, Pancrazio di Taormina, Stefano di Reggio etc. Seguirono poi i difficili anni delle persecuzioni durante i quali una moltitudine di gloriosi martiri rafforzò ulteriormente e irrigò con il proprio sangue il giovane albero della Fede in Cristo. Tra questi spiccano le figure eroiche dei santi Euplo, il Diacono, Vito, Alfio, Filadelfo, Cirino e soprattutto le figure delle sante donne Agata e Lucia, che sono venerate in tutto il mondo cristiano.
Comparsa, sviluppo e organizzazione della vita monastica Con la fine delle persecuzioni, assistiamo al passaggio di testimone della vita in Cristo dai martiri ai monaci che cercano di imitare in terra la vita degli angeli. Iniziatore della vita monastica in Sud Italia viene considerato sant’Ilarione il Grande, discepolo di sant’Antonio il Grande, che visse in ascesi per 2. Atti 28, 12 3. Atti 28, 13
- 32 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
un periodo di tempo in Sicilia. Inoltre, in questa fase iniziale, abbiamo le comunità di carattere monastico di Cassiodoro in Calabria e di santa Melania e di Rufino di Aquileia in Sicilia. Nel percorso storico del monachesimo italogreco sono state vissute tutte le forme della vita ascetica note anche in Oriente (Egitto, Sira, Palestina, Cappadocia etc.). Infatti, oltre alla vita cenobitica. coesisteva la vita eremitica, quale ulteriore testimonianza eroica della vita cristiana e unione più stretta con Dio. Lo testimonia la stessa agiografia italogreca nella quale incontriamo santi reclusi, anacoreti, speleoti, stranieri per Dio, esicasti o, molto spesso, santi che, durante la loro vita monastica, vissero alternatamente tutti questi tipi di vita insieme a quella cenobitica. Nonostante ciò, la vita anacoretica-esicasta rimase sempre il modello spirituale più alto per i Santi Italogreci, unito al farsi stranieri e anacoreti per Dio di luogo in luogo, sull’esempio di Cristo e del patriarca Abramo. Numerosi furono i monaci che scelsero la così detta “via regale o via di mezzo” vivendo in piccole comunità monastiche costituite da due o tre persone, evitando così, non solo i pericoli del deserto e della completa solitudine, ma anche le distrazioni dei grandi cenobi. Nel periodo qui analizzato, i cenobi erano, nella maggior parte dei casi, di piccole dimensioni, costituiti da una piccola chiesa intorno alla quale vi erano piccole capanne di fortuna o piccole celle. Questo è il motivo per cui, nella maggior parte dei casi, non si è salvato nulla se non sporadiche rovine o per lo più i toponimi, testimoni dell’esistenza di un monastero in quel determinato luogo. Non va tralasciato il fatto che l’esistenza di grandi centri monastici comparirà solo dopo il secolo XI.
- 33 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
I Santi Italogreci suddividevano il loro tempo tra preghiera, studio della parola di Dio e lavoro. I monaci analfabeti o poco istruiti si dedicavano ai lavoro manuali, campestri, di allevamento, mentre, quelli istruiti ricopiavano manoscritti, dediti alla calligrafia e alla composizione di inni. Senza dubbio, non mancavano i muratori, pescatori, sarti, pittori e artigiani. Alcuni monasteri, quelli più economicamente sviluppati, possedevano anche operai laici o addirittura interi paesi, muli e boschi. Diversi, inoltre, erano i monasteri che possedevano istituti di beneficenza come il lebbrosario di Catona e l’ospizio di Scilla. I monasteri furono quinti centri di sviluppo e diffusione della cultura e delle lettere, vere e proprie culle di salvaguardia della cultura secolare e cristiana. Nelle vite di molti Santi, infatti, incontriamo monaci sapientissimi (Nilo il Giovane, Luca il Grammatico, Cipriano di Calamizzi, Bartolomeo di Rossano, Bartolomeo di Simeri) come anche monaci abili ed eccelsi calligrafi (Elia lo Speleota, Nilo il Calabro etc.). Celebri erano anche gli Scriptoria: san Nicola di Calamizzi a Reggio, santi Elia e Filarete a Seminara, san Bartolomeo di Trigona, il Patirion a Rossano, San Nicola di Casole presso Otranto, S. Salvatore di Messina. Oggi, migliaia sono i manoscritti italogreci custoditi presso le maggiori biblioteche di tutto il mondo4. Trattasi di Vangeli, Salteri, Sacramentari, Minei, omelie, opere patristiche, scritti ed opere di autori antichi così come opere di medicina, matematica, retorica, poemi omerici e poesie. Un altro campo nel quale eccelsero i monaci italogreci fu quello dell’innografia. Degni successori di Romano il Melode e Giovanni Damasceno furono Marco di Otranto, Teodoro e 4. Secondo alcuni esperti di paleografia, il 60 % dei manoscritti greci, custoditi nelle diverse biblioteche d'Europa, provengono dal Sud Italia.
- 34 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Metodio di Siracusa, Giuseppe l’Innografo, Nilo e Bartolomeo dalla Calabria, Cosma il Supplicante e molti altri. Sulla base di quanto analizzato, si può affermare senza ombra di dubbio che i monasteri italogreci del Sud Italia in nulla furono differenti -per quanto concerne le caratteristiche, la vita e le attività- dai monasteri di Costantinopoli, dell’Asia Minore, della Palestina e della Grecia. Perciò, il monachesimo italogreco è vanto del monachesimo ortodosso orientale del quale costituisce, indiscutibilmente, una parte inscindibile.
Caratteristiche e particolarità dell’Agiografia del Sud Italia e della Sicilia Oltre alla presenza di santi martiri dell’epoca dei tre primi secoli del Cristianesimo, la successiva grande fioritura del monachesimo nel Sud Italia ebbe come naturale conseguenza la comparsa di un gran numero di santi, principalmente fondatori di monasteri, monaci e asceti. Fra loro, solo alcuni sono ovunque noti, essendo state inserite fortuitamente le loro memorie e le loro vite nei Sinassari e nelle raccolte Agiografiche della Chiesa Ortodossa. Alcuni di essi, soprattutto quelli vissuti nel periodo romano e bizantino, appartengono alla comune tradizione della Chiesa Indivisa e perciò passati nei Sinassari Ortodossi e Romano-cattolici. Altri, invece, quelli vissuti all’epoca della conquista normanna5, a causa delle particolari vicende storiche e del loro culto esclusivamente locale, si trovano o solamente nella tradizione agiografica ortodossa o esclusivamente in quella romano-cattolica, a causa dell’ignoranza della loro esistenza da parte di una delle due realtà. 5. Dal 1071 in poi.
- 35 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Purtroppo, però, molti sono i Santi che sono assenti da qualsiasi raccolta agiografica e la cui esistenza è nota solo nella tradizione orale del posto o in qualche manoscritto che ne testimonia l’esistenza. Il principale fattore che ha portato a ciò è dovuto al fatto che le due Confessioni si sono approcciate in maniera errata e superficiale a queste figure di santità. Da una parte, i Latini consideravano gli Italogreci eretici e scismatici, dal momento che essi furono senza ombra di dubbio membri convinti della Chiesa Ortodossa d’Oriente, che sentirono madre spirituale la Chiesa di Costantinopoli. Durante tutto il periodo della latinizzazione, ma soprattutto dopo il Concilio di Trento (1545-1563), i Romano-Cattolici provarono in tutti modi a far cadere nell’oblio il culto dei Santi greci. Le loro feste furono sostituite con quelle di santi latini, furono fatte scomparire reliquie e icone così come ogni testimonianza della loro esistenza. Protagonisti principali e menti organizzatrici di tale campagna furono i vescovi latini insieme al loro clero. Dall’altra parte, gli Ortodossi consideravano questi santi “uniati” poiché vivevano in zone dove si era oramai consolidata la giurisdizione della Chiesa d’Occidente. Tale supposizione è tuttavia ingiusta e senza fondamento storico, dal momento che questi santi non accolsero mai le innovazioni latine anzi, mettendo molte volte a repentaglio la loro stessa vita6,rimasero fedeli ai dogmi e alle tradizioni della Chiesa Ortodossa. Abbiamo sì casi di Santi che collaborarono e mantennero rapporti con i conquistatori normanni, i quali molte volte aiutarono la costruzione di qualche monastero, nel tentativo di imitare gli imperatori e nobili bizantini, grandi benefattori dei monasteri. Oppure casi di Santi Italogreci che continuarono a 6. Molti furono i Santi che rischiarono di finire sul rogo con l'accusa di eresia (san Luca il Grammatico, Bartolomeo di Simeri, Giovanni di Matera).
- 36 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
recarsi in pellegrinaggio a Roma alle tombe degli Apostoli. Ma ciò, in nessun caso, equivale ad un compromesso in tema di fede. Pertanto, nel presente Sinassario sono stati inseriti quei Santi che, nonostante siano vissuti dopo lo Scisma del 1054, in quell’epoca di passaggio tra due mondi completamente differenti dal punto di vista sia culturale che spirituale, tuttavia appartennero alla tradizione e all’eredità spirituale, liturgica, ascetica della Chiesa greco-ortodossa. Inoltre, non va ignorato il fatto che i Cristiani di quell’epoca consideravano lo scisma del 1054 una semplice e temporanea diatriba tra Roma e Costantinopoli, come tante accadevano all’epoca, che si sarebbe risolta in breve tempo. Pertanto, inizialmente, lo scisma non influenzò le vite dei semplici fedeli delle due Confessioni né, tantomeno, i rapporti degli altri Patriarcati con quello di Roma7, almeno sino alla traumatiche esperienze delle Crociate, intorno al XIII secolo, in seguito alle quali lo scisma divenne definitivo e incolmabile8. Oggi, della ricca tradizione agiografica dell’Italia Meridionale si salvano poche vite, in particolare di santi calabresi, e siciliani. Fonti di preziosissime informazioni rimangono le diverse regole dei monasteri e i Menologi dei monasteri e delle chiese cattedrali. In essi si trovano trascritti la maggior parte dei santi locali venerati in Sud Italia. Inoltre, sebbene le vite di molti santi italogreci, originariamente scritte in greco,siano andate perdute, tuttavia, si salvano le traduzioni latine del XVI secolo che, di solito, si trovano 7. Il Patriarcato di Alessandria, ad esempio, continuò ad avere rapporti con Roma sino alla fine del secolo XIII, mandando addirittura rappresentante al Concilio Lateranense del 1215 (Hefele – Leclercq, Histoire de Conciles, v. 2 p. 1318). 8. Si rimanda alla celebre opera del grande bizantinista Steven Runciman, "The EasternSchism".
- 37 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
nella celebre collezione agiologica Acta Sanctorum o in edizioni autonome. Di altri santi si salvano solo i nomi, annotati in margine ai libri liturgici usati dagli Ortodossi del luogo, altri sono noti per gli encomi, altri peri toponimi, altri vivono nella memoria indelebile del popolo. Secondo K. Krumbacher9, filologo e bizantinista: “Le vite dei Santi Italogreci costituiscono un gruppo a sé stante della tradizione agiografica bizantina”. Infine, oggi, si assiste ad un tentativo di salvataggio e di promozione della memoria di questi santi, sia attraverso la pubblicazione delle loro vite sia attraverso il tentativo di far rivivere il loro culto e la loro memoria proprio nelle zone dove un tempo essi vissero.
9. K. Krumbacher, Storia della letteratura bizantina, vol. I, p. 198 (opera in greco).
- 38 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Il periodo bizantino (553-827 d.C.)
Il periodo bizantino in Magna Græcia inizia con la fine delle guerre gotiche (533-553 d.C.) durante le quali l’imperatore Giustiniano con il generale Narsete liberò gran parte della Penisola Italiana dai vari popoli barbari come Longobardi, Vandali, Goti, Unni , che per lungo tempo avevano vessato gli abitanti dell’Impero. Così la Magna Græcia passò ad appartenere amministrativamente all’Impero Romano d’Oriente, seguendo quindi il cammino dell’intera Grecità. Seguì, infatti, un periodo di grande fioritura delle lettere, delle arti, del commercio come anche una continua presenza in Magna Græcia di figure importanti (militari, commercianti, governatori, personalità ecclesiastiche) dell’alta società costantinopolitana. È il periodo durante il quale sul trono del Patriarcato dell’Antica Roma si succedono pontefici italogreci come Agatone, Leone II, Sergio I, Zaccaria, Stefano III e diversi papi greci provenienti dalle diverse zone dell’Impero. - 39 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Inoltre, a causa della presenza della nuova religione l’Islam e di altre eresie cristologiche sviluppatesi in Palestina e in Africa Settentrionale, molti monaci ortodossi si videro costretti a cercare salvezza in Sicilia, in Calabria e in Puglia, dove, più tardi, si rifugeranno i monaci perseguitati dagli iconoclasti. Basti pensare che solo nell’anno 733, si registrò a Bari l’arrivo di 1000 monaci! Addirittura, gli storici sostengono che durante l’iconoclastia migliaia di monaci e chierici ortodossi trovarono rifugio nel Sud Italia, portando con loro icone, reliquie e manoscritti. Ciò ebbe come naturale conseguenza una peculiare fioritura del monachesimo e della cultura bizantina in tutta la Magna Græcia, così come ci testimoniano le regole monastiche (typikà) a noi giunte, i testi liturgici, i manoscritti e le rovine dei monasteri e degli eremi. Ancora oggi, in molte zone del Sud Italia, si venerano molte icone che, secondo la tradizione, furono trasportate da Costantinopoli da monaci greci. Il caso più noto e caratteristico è quello della Madonna d’Itria o Odigitria, protettrice della Sicilia, che viene rappresentata mentre viene trasportata dentro una teca di legno sostenuta sulle spalle di due monaci greci. Infine, denotativi della loro provenienza sono anche i titoli di alcune icone che ornano le chiese del Mezzogiorno d’Italia: Madonna Greca, Madonna di Romania, Madonna di Constantinopoli, Madonna del Patirion. Importantissimo fu poi l’evento di portata storica del passaggio della giurisdizione ecclesiastica del Sud Italia da Roma al Patriarcato di Costantinopoli, nell’anno 732-733 ad opera dell’imperatore iconoclasta Leone III come ripicca per l’ortodossia della Chiesa di Roma circa il culto delle Sacre Icone. Da allora, i già preesistenti legami con Costantinopoli si consolidarono e si rafforzarono per molti secoli. Una particolare caratteristica di questo periodo è appunto il grande numero di - 40 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
vescovi greci del Sud Italia che furono padri sinodali nel 787 al VII Concilio Ecumenico di Nicea in difesa delle Sacre Icone. Il periodo bizantino della storia del Sud Italia si concluse nel IX secolo, quando la regione fu conquistata gradualmente dagli Arabi, lasciando tuttavia forti tracce e un’indelebile influenza in tutti i campi quello socioeconomico, dell’arte, nella vita ecclesiastica e monastica e, in genere, nella cultura e nella vita quotidiana degli uomini.
La conquista araba (sec. IX-XII) La grande fioritura della civiltà bizantina iniziata nel VI secolo nel Sud Italia come naturale continuazione di quella greco antica, fu interrotta bruscamente nel IX secolo, a causa dei continui attacchi arabi che si abbatterono in quell’epoca in quasi tutto il Mediterraneo, nonostante i tentativi bizantini di respingerli. Già nel 740 la piccola isola di Pantelleria fu completamente conquistata, mentre, Siracusa fu costretta a pagare un riscatto in cambio della libertà. Nell’anno 813 gli Arabi conquistarono e saccheggiarono Reggio Calabria, mentre, nell’827, passarono in Sicilia -dalle coste africane- conquistando gradualmente l’Isola, facendo scomparire città, paesi e monasteri, disseminando ovunque il terrore. Palermo cadde nell’ 831, Messina nell’ 843, Enna nell’ 859, Siracusa nell’ 878. Nell’anno 902 Ibrahim II saccheggiò Cosenza e nel 918 conquistò Reggio Calabria. Nel 982, nella battaglia di Stilo in Calabria, le forze arabe vinsero l’esercito del re tedesco Ottone II costringendolo alla fuga. Tra l’847 e l’871 a Bari vi fu un emirato musulmano, nel territorio urbano e suburbano della città di Bari. Esso, malgrado la sua esiguità, fu il più rilevante insediamento islamico nella Penisola - 41 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
italiana. Ricordiamo, all’incirca nello stesso periodo, emirati a Tropea, Amantea e S. Severina in Calabria. L’unica zona che resistette a lungo fu la zona montuosa della Sicilia orientale che attese a lungo e invano l’aiuto dei Bizantini. Nel 902 furono conquistate e saccheggiate Taorminae Demenna e, infine, nel 965 cade per ultima l’inconquistata Rometta, vicino Messina. Così, per ben due secoli, l’Italia Meridionale soffrì il pesante giogo e il terrore dei crudeli figli di Agar. Invano nel 1038 il generale Giorgio Maniace cercò di allontanarli dalla Sicilia. Ben presto, infatti, fu costretto a far ritorno a Costantinopoli portando in salvo nella Capitale molte reliquie di santi siciliani (Agata, Lucia ed altri). Tuttavia, in quest’epoca comparvero molti figure di santi vescovi, chierici, monaci e laici che diedero la loro bella testimonianza di fede, non accettando la conversione all’Islam e affrontando con eroismo le bestiali torture dei musulmani. - 42 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Molti furono i monaci ma anche i laici che si videro costretti a rifugiarsi dalla Sicilia in Calabria, nel Nord Italia ma anche in Grecia, contribuendo così ad una nuova fioritura del monachesimo e in genere della vita spirituale e sociale di quelle zone. Furono fondati o rifondati celebri centri monastici come il Mercurion, il Latiniano, Massafra, Matera o la zone delle Saline e dell’Aspromonte. Si distinsero, inoltre, molte figure di santi italogreci, molti dei quali passarono anche in Grecia (Fantino, Elia il Giovane, Elia lo Speleota, Arsenio di Reggio ed altri). Questi santi, in quegli anni oscuri del dominio arabo,svolsero un’importante opera sociale e filantropica, sostenendo e rafforzando la fede del popolo provato, istruendo i giovani nei monasteri, insegnano la fedeltà alle tradizioni dei Padri e rafforzando il morale della popolazione. Ma, siccome nemmeno in Calabria vi era sicurezza, molti monaci si diressero nel Centro Italia, a Roma e persino in Germania10 dove fondarono monasteri greci, che divennero poi faro della civiltà greco-cristiana nell’Occidente medioevale. Purtroppo, la provata Magna Græcia, indebolita dalla violenza della conquista araba, non tardò a cadere, nel XI secolo,nelle mani dei conquistatori vichinghi, i Normanni. Iniziò, così, il conto alla rovescia per l’Ellenismo del Sud Italia.
10. Il santo calabrese Gregorio di Cassano insieme a dodici monaci fondò ad Aachen il monastero greco dei santi Apollinare e Nicola che rimase ortodosso sino all'anno 1220 quando passò in mano ai monaci benedettini.
- 43 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
La conquista normanna (1071-XIII secolo) Già dal X secolo, i Tedeschi con a capo il re Ottone I (936-973) tentarono di espandere il loro dominio sulla Penisola Italiana. La stessa politica sarà portata avanti da suo figlio Ottone II che conquisterà la Puglia bizantina,rimanendo tuttavia sconfitto nell’anno 982 dai Musulmani presso Stilo in Calabria. Tuttavia, il pericolo dal Nord non cesserà nemmeno durante il regno di Ottone III (983-1002). Inoltre, durante il secolo XI, compariranno sulla scena i Normanni “gli uomini del Nord”, popoli di guerrieri rozzi e indomiti. Essi, il 23 agosto 1059, nel sinodo di Melfi, promisero al papa di Roma di conquistare per suo conto le regioni del Meridione d’Italia e di sottomettere le popolazioni ortodosse alla Chiesa di Roma. Tuttavia, non va dimenticato che lo Scisma del 1054 non comportò grandi cambiamenti nella vita ecclesiastica della Magna Græcia. Nel 1071, con la caduta di Bari, ultimo bastione dei Bizantini, fu portata a compimento la conquista del Meridione d’Italia da - 44 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
parte dei Normanni. Si venne, così, a creare il Regno delle Due Sicilie. Nel 1071, i Normanni, con a capo Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero, dopo aver liberato l’intera Sicilia dagli Arabi, entrarono trionfanti a Palermo, che scelsero come sede del Regno. Trovarono anche il vescovo della città, il greco Nicodemo, che si era rifugiato sulle montagne e lo rimisero sulla cattedra episcopale. Gli Italogreci si trovarono nella dolorosa condizione di obbedire al potere dei Latini Normanni e di appartenere ecclesiasticamente alla giurisdizione del Papa. Tuttavia, all’inizio, i Normanni non esercitarono particolari pressioni sugli Italogreci in materia di fede e di lingua, anzi, cercarono di mostrarsi amichevoli al fine di consolidare il potere. Ci furono addirittura fondazioni di importanti monasteri italogreci proprio ad opera dei Normanni come San Nicola di Casole presso Otranto e del Santissimo Salvatore a Messina11. Ma, la politica ecclesiastica dei conquistatori, in particolare di Ruggero I fu quella di sostituire gradualmente tutti i vescovi italogreci con vescovi latini e di fondare nuove diocesi e monasteri latini al fine di staccare la popolazione greca dal filiale attaccamento alla Chiesa di Costantinopoli. Diversa fu, invece, la situazione per i monasteri greci, a motivo della benevolenza mostrata dai Normanni nei loro confronti, come ad esempio Ruggero I, il quale fondò e restaurò più di venti monasteri, concedendo persino privilegi e indipendenza 11. Il monastero del Santissimo Salvatore di Messina fu completato nell'anno 1132 divenendo uno dei monasteri più importanti del Sud Italia. Era la sede dell'Archimandritato che aveva il controllo di cinquanta monasteri italogreci di Sicilia e Calabria. Dal 1180 i monaci possedevano un lebbrosario presso Catona con il titolo "di san Lazzaro". Nel 1540 Carlo V al fine di costruire il porto di Messina distrusse il vecchio monastero e lo ricostruì all'estremità del porto, vicino al torrente Annunziata). Con il tremendo terremoto del 1908 fu raso al suolo e il titolo dell'Archimandrita venne inserito nel titolo del vescovo romano-cattolico di Messina. I 177 codici greci sono conservati nella Biblioteca regionale universitaria di Messina.
- 45 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
dai vescovi latini. La stessa politica seguì anche Ruggero II (1112-1154), fondando e restaurando più di trenta monasteri greci. Tuttavia, la fioritura di questi monasteri e la continuità della tradizione orientale non piacquero alla Chiesa Latina che cercò, per questo, di prendere misure per la latinizzazione degli Italogreci. Iniziarono, così, le pressioni e le persecuzioni, l’Uniatismo12 fu usato come mezzo di sottomissione degli Italogreci al potere papale. Oltre all’Uniatismo, un altro pesante mezzo fu quello della Santa Inquisizione. Già dal 1268 Carlo d’Angiò nominò quattro frati domenicani “Grandi Inquisitori”, incaricati di prendere in esame anche i casi degli Ortodossi come quello del celebre monastero del Santissimo Salvatore di Messina che fu esaminato nel 1269. Anche la stessa Santa Sede non tardò ad occuparsi in prima persona di questo problema. Infatti, nell’anno 1289, papa Nicola IV fondò ufficialmente la Santa Inquisizione per il Sud Italia col compito di occuparsi dei diversi eretici, tra i quali rientravano gli Ortodossi in quanto non riconoscevano il Filioque, gli azzimi e il primato papale. Nel Concilio di Melfi del 1284 furono presi duri provvedimenti contro gli “scismatici greci” al fine di provvedere o al loro totale assorbimento o al loro isolamento. Fu così decisa l’aggiunta del “Filioque”in tutti i libri liturgici degli Ortodossi, il divieto per qualcuno di divenire chierico ortodosso anche se entrambi i genitori fossero greci, il divieto per i chierici ortodossi di celebrare in chiesa latine e il controllo annuale da parte di vescovi latini circa l’osservanza e l’attuazione di tali norme.
12. Secondo il protopresbitero padre Giorgio Metallinòs, l'Uniatismo è “un modello politico e religioso, creato dalla classe dirigente della Chiesa Cattolica, per l'occidentalizzazione dell'Oriente non latino per giungere alla sua sottomissione spirituale e politica al potere papale”.
- 46 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Con il passare degli anni i provvedimenti dei Latini divennero sempre più austeri sino a giungere l’apice nell’epoca di papa Clemente V (1305-1317) dove si registrò un aumento degli Ortodossi vittime della Santa Inquisizione. Iniziò, così, un’epoca buia per l’Ellenismo e l’Ortodossia nel Meridione d’Italia e una lotta impari di sopravvivenza del monachesimo italogreco che era oramai divenuto“illegale”, diminuendo sempre di più sino a scomparire. Nello stesso tempo, dall’altra parte, iniziò la penetrazione di nuovi ordini monastici (Certosini, Cistercensi, Olivetani, Carmelitani, Agostiniani, Francescani, Domenicani, Minimi etc.). Questi ordini alterarono la genuina tradizione ortodossa monastica, introducendo nuove forme e nuovi ideali di monachesimo. Per gli Ortodossi fu fondato il nuovo ordine dei “Basiliani13” tutt’ora esistente nella Chiesa Romano-Cattolica con massimo rappresentante il celebre monastero di Grottaferrata vicino Roma. Nonostante ciò, questo periodo fu nel campo dell’arte bizantina un periodo di particolare splendore per il fatto che i Re Normanni cercano di imitare la grandezza della corte bizantina. Esempi di tale fioritura sono Cefalù, Monreale, molte chiese di Palermo(Martorana, Cappella Palatina, etc.), Messina, con i monumentali mosaici realizzati da artisti provenienti da Costantinopoli. Inoltre, colti monaci greci, provenienti distinsero nelle lettere e nella conoscenza, Rinascimento europeo. Vale la pena citare celebre umanista il monaco greco Barlaam
dal Sud Italia si sino all’inizio del a questo punto il il Calabro che,per
13. Il termine “Basiliani” o “Ordine di San Basilio”(fondato nel 1579) attribuito al monachesimo italogreco è un'invenzione tardiva di scrittori latini. La Tradizione d'Oriente, infatti, non conosce ordini monastici diversi con diverse tradizioni e fini di vita.
- 47 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
la sua vasta erudizione, fu nominato Professore dell’università di Costantinopoli al tempo di Andronico III Paleologo carica che mantenne sino al suo scontro con san Gregorio Palamas, oppure l’erudito greco, il calabrese Leonzio Pilato maestro di greco antico di Petrarca e di Boccaccio, il quale tradusse i poemi omerici in latino, rendendoli così noti in tutta Europa.
La decadenza (XIII-XVI secolo) Con la dominazione angioina prima e aragonese poi, il clima per gli Italogreci divenne sempre più asfissiante. Il clero latino era oramai apertamente ostile e opprimente di fronte ai “greci eretici e scismatici”, soprattutto dopo il Concilio di FerraraFirenze. Gli Italogreci si sentivano sempre di più isolati, messi all’angolo e abbandonati da Costantinopoli che iniziava il suo calvario senza quindi poter offrire aiuto ai suoi figli oltre lo Ionio. Il clero greco, non avendo più vescovi ortodossi, né tantomeno la possibilità di acquisire la formazione e l’istruzione necessarie, iniziò il suo decadimento sino a scomparire. Un colpo durissimo fu, nel 1480, la distruzione da parte dei Turchi del monastero di Casole presso Otranto e della sua preziosissima biblioteca, polmone spirituale del Sud Italia. Il cardinale greco Bessarione, archimandrita del S. Salvatore di Messina(1456-1465), tentò di salvare quanti più manoscritti possibili da tutti i monasteri italogreci oramai in decadenza, portandoli a Roma e in altre biblioteche del Nord. Il 29 marzo 1480 un monaco athonita, il greco Atanasio Calceopulos, vescovo di Gerace, con un atto ufficiale nella Cattedrale dell’Assunta presso Gerace, pose fine per sempre al rito greco passando a - 48 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
quello latino. Era Mercoledì Santo...giorno del tradimento di Giuda. Nel 1539, per ordine dell’Imperatore Carlo V, fu raso al suolo il celebre monastero del Santissimo Salvatore di Messina, sede dell’archimandrita greco, per costruire al suo posto una fortezza. Il 20 gennaio 1573 ci fu l’ultima liturgia greca a Bova, città tutt’oggi grecofona dell’Aspromonte. Promotore di questa latinizzazione forzata fu un altro vescovo greco, Giulio Stavrianos, di Cipro. Nella Domenica di Pentecoste del 1579 nel monastero italogreco dei santi Elia e Filarete di Seminara, con la bolla papale Benedictus Dominus di papa Gregorio XIII viene fondato l’ordine basiliano, sull’esempio dell’ordine benedettino di santa Giustina di Padova! Fu la fine del glorioso monachesimo italogreco. Oramai, a parte l’uso della lingua greca nelle celebrazioni e la barba lunga, nulla più ricordava il genuino, ascetico, esicasta, puro monachesimo ortodosso italogreco. Con la decadenza e la scomparsa della civiltà greco ortodossa nella regione caddero nell’oblio tutti quegli elementi e valori della vita spirituale, liturgica, ascetica e artistica, così fondamentali per tutta la civiltà europea, come anche per l’identità e il senso di vita degli odierni italiani.
- 49 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
- 50 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
La Puglia Bizantina
La Calabria Bizantina
La Sicilia Bizantina
- 51 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
La Grecità nel Mezzogiorno d’Italia dopo la caduta di Costantinopoli: i paesi Arbëreshe. In seguito alla caduta di Costantinopoli nel 1453, tutto in Magna Græcia sembrava oramai perduto sia per la Grecità che per l’Ortodossia. Tuttavia, gli eventi storici, così come si svilupparono dopo i momenti drammatici, favorirono e rianimarono in qualche modo l’elemento greco-ortodosso di queste zone. Infatti, la conquista ottomana dei grandi centri dell’Oriente portò alla fuga in Occidente di molti eruditi ed artisti greci. Essi, con la loro presenza, contribuirono agli studi greci, facendo da trait d’union tra l’Occidente europeo e la cultura greca e ponendo così le basi del Rinascimento. Insieme ad essi, fuggirono anche le classi più povere nel tentativo di continuare la loro vita nelle differenti comunità greche d’Italia (Venezia, Ancona, Napoli, Trieste, Brindisi, Lecce, Roma, Messina etc.). Nello stesso tempo, anche nel Sud Italia, abbiamo la presenza di profughi greci tra cui uomini colti che contribuirono al rinnovamento delle comunità italogreche oramai indebolite. Ad esempio, era archimandrita di Messina il cardinale Bessarione1, grande umanista, noto come “Cardinale Niceno” il quale assunse il titolo di Abate Commendatario del Santissimo Salvatore di Messina e in seguito di Grottaferrata presso Roma. Fu lui a redigere la regola dei Monaci Basiliani del Sud Italia. Inoltre, sempre nella stessa città, gli eruditi Andronico Galisioto (1461-1467) e Costantino Lascaris (1466-1501) insegnarono lingua greca, fondando scuole, veri centri di irradiazione dello
1. Al cardinale Bessarione si deve il salvataggio di molti manoscritti italogreci, oggi custoditi a Roma, Venezia e altre biblioteche d'Europa.
- 52 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
spirito greco2. Il grande desiderio dei Romei sottomessi di sfuggire alle pene della schiavitù rafforzò sempre più l’ondata di profughi verso l’Italia. Così, non solo uomini dell’alta società ma anche gente del popolo, guerrieri, contadini, commercianti insieme alle rispettive famiglie trovarono rifugio sulle montagne del Sud Italia fondando nuovi paesi e comunità3. Soprattutto dopo la morte di Giorgio Castriota Scanderbeg (1468), migliaia di Arvaniti ma anche di Romei grecofoni dall’Epiro, dall’Albania, dalla Morea, da Creta giunsero in Puglia, Sicilia e Calabria4. Qui si fusero con le popolazioni italogreche, rafforzandole così non solo demograficamente, ma anche culturalmente nella loro lotta di resistenza alla latinizzazione5. Gradualmente, però, la maggior parte dei profughi grecofoni abbandonò i paesi di montagna per stabilirsi nelle grandi città come Palermo, Messina, Napoli dove la presenza dei Greci era storica. Ciò comportò l’omogeneità linguistica dei paesi albanesi con la prevalenza della lingua albanese. La presenza di queste popolazioni greco-albanesi rafforzò, forse per l’ultima volta, la presenza greco-ortodossa nel Sud Italia. Queste comunità greco-albanesi sopravvivono tutt’ora e ammontano a quarantamila abitanti circa. La maggior parte di questi paesi sono “di rito greco”, conservando ancora il rito e la lingua liturgica della Chiesa d’Oriente. 2. Apostolos Vakalopoulos, Storia del Neoellenismo, vol. 1, ed. Stamoulis, p. 376. (opera in greco Ἀπόστολου Βακαλόπουλου, Ἱστορία τοῦ Νέου Ἑλληνισμοῦ, τόμος Α΄, Ἐκδόσεις Σταμούλη 2003, σελ. 376 κ.ἑ.). 3. Nel 1487, al tempo di Ferdinando I, nel Regno di Napoli, servivano nell'esercito 5000 soldati greco-albanesi. 4. Onofrio Buccola, La colonia greco – albanese di Mezzojuso, origine – vicende e progresso, Palermo 1909, pp. 11-14 e 31. 5. P. P. Rodotà, Dell΄ origine, progresso e stato presente del Rito Greco in Italia, Roma 1763, vol. III, pp. 60-61
- 53 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Infatti, nonostante l’opposizione e la continua pressione da parte del clero latino, essi sono riusciti a conservare la loro identità culturale e religiosa. È davvero commovente questa loro lotta, spesso sanguinosa, per mantenere la loro identità greco-ortodossa, per rimanere uniti alla loro Madre Chiesa, il Patriarcato di Costantinopoli. Infine, solo nel 1919 e nel 1938, furono fondate rispettivamente le due eparchie di Lungro in Calabria e di Piana dei Greci in Sicilia (ribattezzata nel 1940 in Piana degli Albanesi per ordine di Mussolini). Di particolare importanza è stata nel settembre del 2019 la visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Sua Santità Bartolomeo I nei paesi albanesi di Calabria. Una visita che ha rinnovato e ha rafforzato i rapporti e i legami degli abitanti con le loro radici spirituali e con la Madre Chiesa di Costantinopoli. Sino ad oggi, nella canzoni tradizionali, questi Romei emigrati pensano con nostalgia all’Oriente, con la celebre canzone Moj Bukura Moré (Mia bella Morea) che costituisce, diremmo, il loro inno nazionale. Le influenze della lingua e della cultura italiana, senza dubbio, hanno influenzato pesantemente tale popolazione senza tuttavia alterare gli usi, i costumi, la lingua e la particolare identità di queste popolazioni che continuano a vivere in Magna Græcia.
- 54 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
- 55 -
Madonna Deomene. Mosaico bizantino custodito nel Museo Ecclesiastico di Palermo.
SETTEMBRE
1 SETTEMBRE L’1 di settembre, memoria dei santi martiri Evodio, e Callista, fratelli secondo la carne. La loro
Ermogene
memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Secondo alcuni antichi martirologi, editi da Ottavio Gaetani1, questi tre martiri erano originari di Siracusa. Di seguito dal sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita2 riportiamo il commento circa il loro martirio: «Questi Santi erano fratelli secondo la carne. Greci, vissero al tempo della predicazione apostolica, credettero a Cristo e rinacquero attraverso il Santo Battesimo. In quanto Cristiani furono portati dinanzi al governatore locale. Dinanzi ad esso mostrarono la nobiltà e il coraggio delle loro anime, confessando Cristo. Per questo furono condannati alla morte per spada. In questo modo conclusero la via del martirio, entrando incoronati nel Regno dei Cieli». 1. Ottaviano Gaetani (1566-1620), erudito gesuita e storico. Viene considerato il padre della agiografia in Sicilia. La sua opera principale è Vitæ Sanctorum Siculorum. 2. San Nicodemo Aghiorita, Sinassario dei dodici mesi dell'anno (in lingua greca). Tomo primo. Edizioni Domos, 2005.
- 57 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
I santi Evodio, Ermogene e Callista
Apolitìkion3 tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime. 3. Nella liturgia bizantina l’apolitikion (canto conclusivo, da ἀπολύω, congedo) è un piccolo inno in onore di un Santo che si canta appunto al termine del vespro, all’inizio del mattutino e nella Divina Liturgia. Essendo delle composizioni piuttosto brevi e di facile memorizzazione, e anche perché caratterizzavano con poche parole tutto il senso d’una festa, finirono con l’essere ripetute più volte nel corso della giornata (di solito, dal Vespro alla successiva Ora IX); i comuni fedeli ne conoscono molti a memoria. Tanto che, per esempio, l’apolitikion originariamente composto per sant’Antonio è stato “adottato” per qualsiasi santo monaco, o quello composto per san Nicola viene usato per la memoria di qualsiasi santo vescovo. N.d.T.
- 58 -
SETTEMBR E
2 SETTEMBRE
Il 2 di settembre, commemorazione della Santissima Madre di Dio della Montagna (Madonna di Polsi). Si tratta
di una festa mariana locale che risale all’epoca bizantina.
Già dall’epoca bizantina, nel luogo dove si trova l’attuale santuario, esisteva un asceterio bizantino. Con il passare del tempo, però, fu abbandonato, cadendo, così, in rovina. Nell’ XI secolo, un pastore di nome Italo, nel tentativo di ritrovare un bue smarrito, trovò una croce metallica ed ebbe in visione la Madre di Dio la quale gli chiese di costruire in quel luogo una chiesa in suo onore. La richiesta della Madonna fu esaudita e il monastero fu rifondato. Tale monastero fu greco sino al XV secolo. Ogni anno, nel giorno della festa della Madonna, migliaia di Calabresi e Siciliani accorrono al Santuario, il quale per la sua particolare posizione geografica, situato in una valle, tra le aspre e scoscese pendici dell’Aspromonte, rese aride dal sole cocente, ricorda a tutti il glorioso passato ascetico del monachesimo italo-greco che lì fiorì e prosperò per secoli. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn4 di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
4. Λειτουργικόν σύν Θεῷ Ἁγίῳ, Κατά τήν τάξιν τοῦ τυπικοῦ τῆς πανσέπτου Μονῆς τῆς Κρυπτοφέρρης, Ναί µήν καί ἔθος τῶν Ἰταλογραικῶν Μοναζόντων τοῦ Μεγάλου Πατρός ἡµῶν Βασιλείου. Ρώµη, 1683.
- 59 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Aspromonte (Calabria), monastero della Madonna della Montagna.
Il monastero di Santo Stefano di Melìa, dove visse santa Rosalia (vd. 4 settembre).
- 60 -
SETTEMBR E
4 SETTEMBRE Il 4 di settembre, memoria del nostro santo padre Giuseppe, fondatore del Santo Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto. La sua memoria è riportata nel Typikon di san
Nicola di Casole. (Taur. Gr. C III 17).
Sfortunatamente ci sono giunte poche informazioni riguardanti i primi abati5 del monastero italogreco di san Nicola di Casole ad Otranto nel Salento, i quali venivano venerati localmente e tra i quali vi è, appunto, san Giuseppe, il fondatore. Egli fondò, o Icona contemporanea dei Santi Abati di meglio, rifondò il monastero Casole, nell’eremo della Candelora, a Santa Lucia del Mela (Messina). tra il 1098-1099 coll’aiuto del principe normanno Boemondo. 6 Si addormentò in pace nel 1124. Gli succedettero nel ruolo di abate i santi Vittore (+18 settembre 1152), Nicola - il quale redasse il celebre Tipikon7 del Monastero di Casole8- (+27 novembre 1174), Ilario (30 marzo 1201), Callinico (+28 gennaio 1195) e Nicodemo (22 novembre 1220). Tutti e quattro erano venerati nel loro monastero che fu distrutto dai Turchi nel 1480. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi 5. Abate in greco ο ηγούμενος. N.d.T. 6. Cioè, morì; ma questo verbo, di sapore evangelico (cfr. Gv 11, 11-13), viene usato nella Chiesa Ortodossa per indicare la morte.N.d.T. 7. Per Typikon si intende la Regola del monastero. N.d.T. 8. Typikon di Casole, Manoscritto C III 17, Biblioteca Nazionale dell'Università di Torino.
- 61 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giuseppe, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 4 di settembre, memoria della nostra santa madre
Rosalia di Palermo. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Septembris, II, Venezia 1756, pp. 278-414.
Molto probabilmente, a primo acchito, il nome latino di questa santa siciliana suonerà strano alle orecchie di un lettore ortodosso più avvezzo a santi con nomi di origine greca. Ma vediamo più da vicino la sua storia. Santa Rosalia, di origini normanne, visse nell’epoca della conquista normanna della Sicilia cioè nel XII secolo. Tale periodo fu caratterizzato da una fioritura religiosa in seguito alla cacciata dalla Sicilia degli Arabi occupanti, proprio per mano dei Normanni. La Santa, quindi, nacque e visse in Santa Rosalia di Palermo. questa fase transitoria, tra due mondi completamente diversi sia spiritualmente che culturalmente: quello della tradizione ed eredità culturale, liturgica e ascetica greco-bizantina da una parte e quello della realtà sociopolitica normanna, dall’altra. La Santa discendeva da una nobile famiglia; suo padre Sinibaldo era un barone normanno, uomo di fiducia del Re di Sicilia. Fu proprio il padre a darle il nome normanno di «Rosalind», che in latino divenne Rosa-lia (rosa e giglio). Delusa dai tragici eventi e dalle agitazioni della sua epoca e desiderando la vita dell’ascesi e dell’esichìa9, si ritirò nel 9. Lasciamo questo termine tecnico così come è ormai noto anche in Occidente, tanto
- 62 -
SETTEMBR E
monastero femminile greco dedicato alla Madonna di Palermo, conosciuto come Martorana, dove fu tonsurata monaca secondo la tradizione e il cerimoniale della Chiesa d’Oriente. Lì, secondo alcuni studiosi, mantenne il suo nome secolare forse in onore della santa martire Oreozìli (26 luglio) o, più probabilmente, della santa martire Ierusalìm anch’essa commemorata il 4 settembre. Entrambi i nomi, infatti, fonicamente sono simili al nome di Rosalia. In seguito, desiderando di vivere in maggiore esichìa e nel nascondimento, si ritirò nella proprietà di famiglia nella zona Quisquina, al confine dell’odierne province di Palermo e Agrigento, vicino al monastero di san Stefano di Melia. Tuttavia, il suo desiderio per la vita eremitica ed esicasta non si spense. Anzi, aumento sempre di più. Perciò, decise di stabilirsi nel selvaggio e inaccessibile monte Pellegrino, un poco fuori da Palermo. Lì visse una vita davvero angelica, fatta di grande ascesi e di ininterrotta preghiera10, lontana da tutto e da tutti. Trovò rifugio in una grande grotta al cui ingresso vi era una cappella dedicata a san Nicola dove ogni tanto celebravano preti greci dalla vicina Palermo. Dalle loro mani la Santa si comunicava ai Santi e Tremendi Misteri11. Si addormentò in pace il 4 settembre 1170. più che non ha un corrispondente in italiano. Da un lato, indica propriamente una scelta di vita, come quella del deserto, materialmente lontana da tumulto, traffici e agitazioni distraenti; dall’altro indica uno stato interiore (spesso ricercato anche mediante scelte esterne di semplificazione, solitudine, silenzio) che è tranquillità interiore, quiete, silenzio dei pensieri in ordine a una continua attenzione del cuore a Dio. L'esichìa espressa nella pace, quiete, solitudine e silenzio interiore, che viene raggiunta attraverso la solitudine e il silenzio esteriore, si presenta tuttavia come un mezzo eccellente per raggiungere il fine dell'unione con Dio nella contemplazione, attraverso la preghiera o l'orazione ininterrotta. N.d.T. 10. Termine che ricorre spesso nei testi monastici ortodossi in quanto tutti i monaci come anche i laici si esercitano a raggiungere la preghiera ininterrotta, secondo l’insegnamento di san Paolo (1 Ts 5, 17), mezzo per raggiungere il fine della vita cristiana: l’unione con Dio. La forma di preghiera ininterrotta più celebre è la preghiera del cuore ma vi sono anche forme di preghiera continua basate sulla ripetizione continua di versetti dei salmi. N.d.T. 11. Termine della liturgia bizantina per indicare la Santa Eucarestia. N.d.T.
- 63 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Da allora, il ricordo di questa grande figura di santità iniziò a cadere in oblio sino al XVII secolo quando il suo culto rifiorì dopo un miracolo della Santa. Nel 1624, infatti, si abbatté su Palermo una tremenda epidemia di peste. Allora, la Santa apparve in sogno ad un malata e ad un cacciatore, mostrando loro la strada per arrivare alla grotta nella quale riposavano le sue sante reliquie e chiese loro che esse fossero portate in Santa Rosalia mentre città solennemente con una processione. prega nella grotta. Opera Cosa che avvenne. In tutti i luoghi in cui dell’autore. passavano le reliquie, gli ammalati guarivano e, per miracolo, la città fu completamente libera dalla peste in soli pochi giorni. Da quel momento, a Palermo, la processione con le reliquie della Santa si ripete ogni anno. Santa Rosalia fu inserita nel Martirologio Romano nel 1630 da Papa Urbano VII e fu proclamata patrona di Palermo; purtroppo, rimane tutt’ora sconosciuta proprio per la Chiesa Ortodossa, nel cui seno la Santa visse e crebbe spiritualmente sino a santificarsi12. Apolitìkion tono IV. Avendo amato Cristo, il tuo Sposo, e avendo prontamente preparato la tua lampada, risplendesti per le virtù, o celebratissima. Perciò con lui sei entrata nella sala delle nozze dalle cui mani hai ricevuto la corona della vittoria. Da tutti i pericoli libera noi che celebriamo, o Rosalia, la tua memoria. 12. Un chiaro indizio dell'identità spirituale della Santa è l'epigrafe greca ritrovata nel ex monastero greco di Palermo, dove, su un reliquiario contenente frammento della Santa Croce, probabilmente appartenuto alla Santa, si legge: "Io sorella Rosalia Sinibaldi offro questo (Santo) Legno del mio Signore al monastero che ho sempre seguito". «Ἐγώ ἀδελφή Ρωσαλία Σινηβάλδη βάνω ετούτο τό Ξύλο τοῦ εδικού μου Ἀφέντος εἰς τό μοναστήρι τό ὁποῖον παντοτινά τό ακολούθησα»
- 64 -
SETTEMBR E
5 SETTEMBRE
Il 5 di settembre, memoria del nostro padre Giovanni il Buono da Siponto. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS.
Iunii, IV, Venezia 1743, p. 40 e seg
In Dalmazia, sulle coste dell’odierna Croazia, visse nel XII secolo, il beato Giovanni il Buono, nativo di Siponto in Puglia. Ricevette l’abito della professione monastica nel monastero italo-greco della Madonna di Monte Pulsano in Puglia dalle mani della sua guida spirituale13, san Giovanni da Matera (20 giugno). Con il permesso e la benedizione della sua guida spirituale partì per le coste della Dalmazia, situate di fronte; lì costruì il monastero dell’Arcangelo Michele sull’isola di Mljet.
Il monastero italo-greco della Madonna di Monte Pulsano in Puglia. 13. Gheronda (Γέροντας) = significa letteralmente “anziano”. È il titolo con il quale nella Chiesa Ortodossa viene chiamato il padre e la guida spirituale di ogni monaco. Si tratta di monaci progrediti nella vita spirituale. N.d.T.
- 65 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Dopo la sua beata dormizione, le sue reliquie furono trasferite nel monastero della sua professione, sul monte Pulsano, dove vennero deposte sotto all’Altare della chiesa principale dove tutt’ora si trovano. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giovanni, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 66 -
SETTEMBR E
6 SETTEMBRE
Il 6 di settembre, memoria del nostro santo padre Fausto, abate del sacro monastero di santa Lucia di Siracusa. La
sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Septembris, II, Venezia 1756, pp. 686-687.
Tutto quello che sappiamo su san Fausto proviene dal bios di san Zosimo, vescovo di Siracusa. Visse tra il VI e il VII secolo ed era abate del monastero di santa Lucia, dove erano custodite le reliquie e il sepolcro della Santa. Suo discepolo fu san Zosimo il quale lo successe nella carica di abate del Monastero e in seguito fu ordinato vescovo della città. San Fausto si commemora il 6 settembre, senza purtroppo godere nella sua patria del dovuto onore. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santo Fausto, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 67 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
8 SETTEMBRE
L’8 di settembre, memoria del nostro padre tra i santi, Sergio I, papa di Roma, originario di Palermo. La sua
memoria è riportata nell’opera Acta SS. Septembris, III, Parigi 1868, pp. 425-445.
La sua famiglia era originaria di Antiochia; in seguito, si stabilì a Palermo dove diede alla luce Sergio. Fu eletto papa di Roma il 15 dicembre 687.Come pontefice si contraddistinse per la sua ardente attività apostolica, specialmente nell’Europa settentrionale dove il Cristianesimo ancora non era giunto tra le tribù barbare. Il 10 aprile 689, battezzò Cædwalla, il re del Wessex. Inoltre, ordinò vescovo San Sergio, papa. di Frisia, san Villibrordo, missionario e apostolo di queste regioni. A causa della sua opposizione alla politica ecclesiastica dell’imperatore Giustiniano II, per ordine dello stesso, fu arrestato per essere portato a Costantinopoli. Tuttavia, a Ravenna e a Pentapoli, i soldati che nutrivano grande rispetto e riverenza verso il santo pontefice, costrinsero il protospatario imperiale a non eseguire l’ordine di cattura. Il papa Sergio, greco, non solo nelle origini ma anche nella formazione culturale, importò a Roma molti elementi della ricchezza liturgica della tradizione orientale. Fu durante il suo - 68 -
SETTEMBR E
papato, infatti, che a Roma fu introdotta la festa della Natività della Vergine, a quel tempo del tutto sconosciuta. Si addormentò l’8 settembre 701 e gli successe sul trono papale Giovanni VI. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Sergio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 69 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
10 SETTEMBRE
Il 10 di settembre, memoria del santo martire Sostene di Calcedonia, venerato in Calabria e Sicilia. La sua memoria è
riportata nell’opera Acta SS. Septembris, II, Venezia 1761, p. 488.
San Sostene serviva nell’esercito romano all’epoca dell’imperatore Massimiano, persecutore dei Cristiani. Fu presente al martirio di sant’Eufemia, grande martire. In seguito ai miracoli di cui fu testimone e colpito dal coraggio della giovane santa, si convertì al Cristianesimo, confessando pubblicamente la sua fede. Per questo, Prisco, eparca di Bitinia, lo sottopose a durissime punizioni e infine lo condannò al rogo insieme ad un altro martire di nome Vittore. Le reliquie dei due santi furono trasportate a Piacenza insieme a frammenti delle reliquie di sant’Eufemia. Nella provincia di Cosenza esiste il paese San Sosti, così chiamato per la presenza delle sacre reliquie del Santo, lì trasportate da monaci greci. San Sostene è anche venerato a Roccella Jonica (Reggio Calabria), a San Sostene (Catanzaro) come anche in Sicilia nel paese Mili San Pietro, comune di Messina, dove c’è un eremo a lui dedicato. Litografia di San Sostene.
- 70 -
SETTEMBR E
Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha ricevuto da te, nostro Dio, la corona dell’incorruttibilità; con la tua forza infatti ha abbattuto i tiranni e ha anche spezzato le impotenti audacie dei demoni. Per le sue preghiere, o Cristo Dio, salva le anime nostre.
Il 10 di settembre, memoria della santa gloriosa Sofia di Sortino in Sicilia, vergine e martire. Il suo Bios ci è
stato tramandato solo in latino da Ottavio Gaetani, sulla base, però, di manoscritti greci, oggi persi, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. Ι, pp. 111-114.
Secondo la tradizione locale di Sortino, santa Sofia nacque a Bisanzio, in seguito Costantinopoli, alla fine del II secolo dopo Cristo. Perse prematuramente la madre ma trovò consolazione nella neonata fede cristiana che abbracciò e della quale divenne zelante predicatrice. Suo padre, Costanzo, convinto adoratore degli idoli, adirato per la conversione della figlia, la rinchiuse in una prigione, sottoponendola a tremendi supplizi al fine di farla rinnegare Cristo. Dopo dodici anni di dura prigionia, le apparve Cristo che, incoraggiandola, la liberò in maniera prodigiosa dalla prigione. Finalmente libera, Sofia, insieme ad un piccolo gruppo di cristiani trovò rifugio in Sicilia, nella regione di Siracusa. Lì, tra le montagne, vivevano in ascesi e preghiera, nascosti dai soldati che si erano messi sulle loro tracce in seguito alla denuncia del padre della santa. Tuttavia, essendosi diffusa la fama dei miracoli di questi santi, molti abitanti del luogo si recavano presso di loro per essere guariti e per essere istruiti nella fede di Cristo predicata da Sofia e dai suoi compagni. La fama giunse, però, anche alle orecchie del padre Costanzo che nel frattempo non aveva smesso di cercarla. - 71 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Santa Sofia di Sicilia, martire.
La Santa decise allora di ritornare a Bisanzio per non mettere in pericolo i cristiani della regione, ma anche per confessare nuovamente la sua fede di fronte a suo padre e ai suoi concittadini. Lì fu nuovamente sottoposta a dure pene dalle quali, con l’aiuto della grazia divina, usciva sempre sana e salva. Infine, fu decapitata nel 214, ricevendo in questo modo la triplice corona della verginità, dell’ascesi e del martirio. Il suo corpo fu dato alle fiamme. I resti che sopravvissero al fuoco furono nascosti dai cristiani in un posto sicuro. Durante l’epoca delle Crociate, sempre secondo la tradizione locale, furono trasportate inizialmente a Siracusa e in seguito a Sortino, città della quale è patrona. La tradizione, inoltre, riferisce che il padre della santa, in seguito al martirio della figlia, si convertì, distribuì tutti i suoi possedimenti ai poveri e visse in penitenza come eremita in Sicilia proprio nella grotta dove visse la figlia, invocando incessantemente la sua intercessione. - 72 -
SETTEMBR E
Dopo molti anni, santa Sofia apparve al padre assicurandogli il perdono sia da parte sua che di Cristo. In seguito a questa rivelazione, Costanzo costruì una chiesa in onore della figlia nel suo eremo, a Sortino. Sino ad oggi molti ricorrono all’intercessione della Santa e guariscono bevendo dalla sua fonte sacra. Il culto della Santa era vivo fin dall’epoca bizantina, conobbe un affievolimento in seguito all’occupazione araba a causa della quale molte informazioni biografiche andarono perse per sempre. Sappiamo, invece, che era venerata anche dai musulmani. Con la cacciata degli Arabi dalla Sicilia da parte del generale Maniace e con la conquista normanna dell’isola, il culto della santa conobbe grande fioritura e a Sortino fu costruita una splendida chiesa in suo onore. Ancora oggi a Sortino viene festeggiata con tutti gli onori. Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Sofia, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
- 73 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
11 SETTEMBRE
L’11 di settembre, memoria del nostro santo padre Elia lo Speleota. Il suo Bios, scritto dal suo discepolo Ciriaco, si trova nei
manoscritti Mess. Gr. 29 (pp. 190-204), Mess. Gr. 30 (p. 29-49) e in molti altri manoscritti greci.
San Elia lo Speleota costituisce una delle più importanti figure della tradizione agiografia dell’Italia Meridionale essendo il padre spirituale di molti santi che vissero in ascesi nella sua grotta a Melicuccà in Calabria. Nato tra l’860 e l’865 a Reggio Calabria, città greca. I suoi genitori erano Pietro e Leontò, nobili e benestanti. Da piccolo perse l’uso della mano in seguito a un incidente. Un giorno, mentre si trovava in chiesa, ebbe la visione di un monaco il quale lo redarguì per le vesti di lusso che indossava come anche per la vita mondana che conduceva. Da allora abbandonò il vano mondo fugace, dandosi all’ascesi e all’esichìa. Così, Sant’Elia lo Speleota. Icona contemporanea, opera insieme ad un amico, dell’autore. - 74 -
SETTEMBR E
fuggì nella vicina Sicilia per aver la possibilità di dedicarsi totalmente alla vita in Cristo. Lì vissero in ascesi nella cappella di san Aussenzio, sulle montagne di Taormina. Tuttavia, l’amico non resistette a lungo alla durezza dell’ascesi e per questo ritornò nel mondo. Elia decise allora La grotta di sant’Elia lo Speleota presso di recarsi a Roma per Melicuccà (Calabria). venerare le tombe dei Santi Apostoli. Qui conobbe il monaco Ignazio che lo iniziò ancora più intensamente alla vita monastica. Infine, dopo un certo periodo di tempo, ritornò nella sua patria, a Reggio, dove chiese di diventare discepolo del santo asceta Arsenio il quale viveva nell’esichìa, nell’asceterio di santa Lucia, fuori dalla città. Arsenio accolse il suo nuovo discepolo rivestendolo dell’abito della santa conversione. Dopo molte pene e tentazioni dei demoni, i due asceti, prevedendo in spirito l’attacco degli Arabi nella loro regione, scapparono in Grecia. Rimasero a Patrasso ben otto anni, in una torre fuori dalla città dove scacciarono i demoni divenendo, per questo, rinomati in tutta la regione per la santità e la fama dei miracoli che compivano. Più tardi, passato il pericolo degli arabi, i due asceti calabresi desiderarono ritornare nella loro amata Calabria. Ma il vescovo della città si oppose, volendo tenerli a Patrasso. A tal fine calunniò Elia, spargendo la voce che egli avesse rubato sacre suppellettili. Il santo accettò le calunnie in silenzio. Alle calunnie seguì la prigione. Più tardi, il vescovo si pentì e permise ai santi di far ritorno nella loro patria.
- 75 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Nel 904 san Arsenio si addormentò, lasciando a Elia come testamento spirituale la cura e la guida della comunità del piccolo ascetario di san Eustrazio nella regione di Armo vicino Reggio, da poco costituitasi. Elia, però, ardeva dal desiderio di vivere in solitudine per arrivare più in fretta alla perfezione. Decise, allora, di lasciare l’eremo di san Eustrazio per stabilirsi un poco più a nord, nella regione delle Saline, in una grotta dove vivevano due altri monaci eremiti: Cosma e Vitalio. Un giorno vide in visione uno sciame di api che gli volavano intorno e il cui ronzio produceva una dolce melodia. Le raccolse in un vaso e le depose in un giardino paradisiaco. Con questa visione realizzò che era Sant’Elia lo Speleota. Statua del XIX volontà di Dio che egli iniziasse sec, custodita a Melicuccà. ad accogliere discepoli. Ben presto il numero dei discepoli divenne così grande che una grande grotta fu trasformata nella chiesa del nuovo monastero che dedicarono ai santi Pietro e Paolo. In questo monastero il Santo insegnava ai discepoli la vita dell’ascesi e i modi in cui essi potevano vincere le trappole dei demoni. Folle di fedeli si riversavano ai piedi del santo per essere beneficiati e guariti. Il Santo, però, nella sua grande umiltà attribuiva i miracoli compiuti alla fede degli uomini. - 76 -
SETTEMBR E
Quando fu oramai anziano, la sua preghiera divenne ininterrotta e fiumi di lacrime scendevano dai suoi occhi. Trascorreva tutta la notte in preghiera cantando inni, mentre, di giorno, ricopiava manoscritti. Giunto oramai alla veneranda età di novantasei anni, dei quali settanta vissuti da monaco, si ammalò a causa delle fatiche ascetiche. Si ritirò perciò in una piccola grotta, dove predisse la sua morte ai discepoli lì radunati e, dopo averli benedetti, si addormentò l’11 settembre 960. Fu proprio uno dei suoi discepoli a scrivere il bios. Molti secoli dopo, il 2 agosto 1747, il sacro corpo del santo fu trasferito al paese di Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo offre a sant’Elia il Nuovo il monastero di Melicuccà dove è custodito Melicuccà. Affresco, opera dell’autore, tutt’oggi. Il monastero di san nella cappella del monastero. Elia rimase per secoli il centro monastico più importante nell’intera regione, dove passarono e si istruirono molti e grandi santi italogreci. Nel XVI secolo il decadimento del monastero è già evidente; sappiamo, infatti, che vivevano solo cinque monaci «basiliani14», mentre nel XVIII 14. Il cosiddetto Ordine Basiliano è un tentativo dell’occidente di inquadrare giuridicamente una realtà monastica che aveva ben poche affinità con le altre presenze. Fu infatti Gregorio XIII nel 1579 a riunire le comunità d’ispirazione italo-greca sotto l’ombrello di un “ordo Sanctii Basilii”. Ma San Basilio non aveva mai scritto alcuna regola monastica. Del resto, i monaci d’Oriente, ortodossi, copti, armeni non hanno mai avuto un “ordine”, anche se riconoscono in San Basilio un grande Padre della Chiesa. N.d.T.
- 77 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
secolo il monastero era oramai abbandonato. La speranza però non è tramontata del tutto...il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, durante la sua storica visita in Magna Græcia il 22 marzo 2001, ha visitato la grotta del santo e ha benedetto il nuovo monastero ortodosso dedicato a sant’Elia lo Speleota. Si tratta di un ex casello ferroviario situato molto vicino alla grotta del Santo dove si è insediato è insediato padre Nilo di Vatopedi con una piccola comunità per continuare la tradizione monastica del posto. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Elia, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 78 -
SETTEMBR E
12 SETTEMBRE
Il 12 di settembre, memoria del santo glorioso ieromartire15 Serapione, vescovo di Catania. La sua memoria ci è stata tramandata
in latino da Ottavio Gaetani, sulla base, però, di manoscritti greci, oggi persi, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. ΙI, pp. 33.
San Serapione, ieromartire, fu vescovo di Catania nel IV secolo d.C. Fu martirizzato un mese dopo il martirio di san Euplo, diacono (11 agosto) il 12 agosto 304 insieme ad altri tredici cristiani, irrigando così con il proprio sangue l’albero della Chiesa di Sicilia. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Serapione. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. Il 12 di settembre, memoria del santo ieromartire
Autonomo, vescovo d’Italia. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Sant’ Autonomo fu vescovo di una località sconosciuta dell’Italia dove si distinse per lo zelo della sua fede. In seguito alla persecuzione di Diocleziano si rifugiò in Bitinia, eleggendo a centro della sua attività una località chiamata Sorea. Lì si 15. Uno ieromartire (in greco: Ὁ Ἱερομάρτυρας, in latino: sanctus martyr) è nel cristianesimo ortodosso un martire che ha ricevuto il sacramento dell'ordinazione. Uno ieromartire può essere un qualunque vescovo, sacerdote o diacono ucciso per la sua fede in Gesù Cristo. N.d.T.
- 79 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Il martirio di sant’Autonomo, dal Minologio di Basilio II.
stabilì presso un cristiano di nome Cornelio continuando la predicazione evangelica. Poi si trasferì in Licaonia e in Isauria dove continuò la sua opera. Prima di partire ordinò Cornelio diacono. Dopo un certo periodo fece ritorno a Sorea dove, avendo visto il grande lavoro compiuto da Cornelio -molti, infatti, avevano abbracciato la Fede Cristiana- lo ordinò sacerdote. Dopo aver visitato molte regioni del Ponto Eusino ritornò nuovamente per ordinarlo vescovo. L’apostolato di Autonomo infastidì i pagani che lo uccisero a colpi di pietre mentre celebrava nel 313 d.C. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Autonomo. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. - 80 -
SETTEMBR E
15 SETTEMBRE Il 15 di settembre, memoria del nostro santo padre Giordano, abate del Sacro Monastero del Monte Pulsano in Puglia. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Septembris,
II, Venezia 1756, pp. 649-650. Inoltre, si trova anche nel Martirologio Pulsanese (ms.VIII) del secolo XII, oggi custodito nella Biblioteca Nazionale di Napoli.
San Giordano fu discepolo e compagno d’ascesi di san Giovanni di Matera (20 giugno) al quale successe nella carica di abate nel monastero italogreco della Madonna di Monte Pulsano in Puglia.
San Giordano di Pulsano. Opera del XVIII sec.
- 81 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Nacque a Monteverde, in Campania, da una nobile famiglia aristocratica. Ancora bambino fu mandato dai genitori a Benevento per essere istruito da uno zio. Dopo, in seguito ad una malattia, decise di abbandonare gli studi per fuggire dallo zio che lo maltrattava. Conobbe così san Giovanni di Matera che da Capua faceva ritorno in Puglia, divenendo suo discepolo. San Giovanni lo rivestì dell’abito monastico, iniziandolo alla vita monastica. Giordano divenne in breve tempo il discepolo più amato. Per questo, quando nel 1139 san Giovanni si addormentò, i monaci scelsero come successore Giordano. Avendo governato con sapienza e santità la comunità, secondo lo spirito dei Padri, il Santo si addormentò il 15 settembre 1145 e subito venne venerato come santo. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giordano, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 82 -
SETTEMBR E
17 SETTEMBRE
Il 17 di settembre, memoria di santa Lucia e di san Geminiano, suo figlio spirituale. La sua memoria è riportata nella
maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Secondo i sinassari, santa Lucia fu una ricca donna romana vissuta all’epoca degli imperatori Diocleziano (284-304 d.C.) e Massimiano (286-305 d.C.). All’età di 75 anni, dopo trentasei anni di vedovanza, fu denunciata come cristiana all’imperatore Diocleziano da suo figlio Eutropio che era pagano. La Santa fu arrestata e gettata in prigione dove fu sottoposta a tremendi supplizi dai quali uscì indenne grazie all’intervento della Grazia Divina. Geminiano, vedendo il coraggio della santa donna, credette a Cristo e, insieme a Lucia, si presentò dinanzi all’imperatore, confessando Cristo. Lucia, allora, adottò Geminiano e lo battezzò. In seguito, liberati prodigiosamente dall’intervento di angeli, si rifugiarono in Sicilia a Taormina. Ma siccome anche lì le persecuzioni contro i cristiani si facevano sempre più intense, Lucia si nascose nei monti di Mendola, nel sud della Sicilia, dove visse in esichìa addormentandosi in pace. San Geminiano fu, invece, arrestato e decapitato. Ancora oggi a Taormina si possono trovare tracce del passaggio I santi Lucia e Geminiano vengono e del culto dei santi. Alcune trasportati miracolosamente a Taormina. reliquie sono custodite nella - 83 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
chiesa di santa Lucia della Tinda a Roma. Inoltre, nel paese di Santa Lucia di Mendola (antica città greca di Mendìla) la Santa viene venerata come protettrice; nello stesso paese si trova la grotta dove la Santa visse gli ultimi anni della sua vita e I santi Lucia e Geminiano. Minologio di Basilio II. la fonte sacra. Infine, secondo una tradizione, insieme ai santi Lucia e Geminiano furono martirizzati a Mendola settantanove cristiani. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
La grotta dove si rifugiò santa Lucia, presso Mendìla. Oggi si chiama Santa Lucia di Mendola.
- 84 -
SETTEMBR E
18 SETTEMBRE Il 18 di settembre, memoria del nostro santo padre Vittore, secondo abate del Santo Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto. La sua memoria è riportata nel Typikon di San Nicola di
Casole (Taur. Gr. C III 17).
La grande tradizione della santità italogreca in Salento fu portata avanti da Vittore, degno successore di Giuseppe (4 settembre), primo abate e fondatore del monastero italogreco di san Nicola di Casole ad Otranto. Guidò il monastero tra il 1124 e il 18 settembre 1152, giorno nel quale si addormentò, dopo aver vissuto «una vita simile a quella degli angeli16» come è annotato in un libro liturgico del Monastero. Nel 1198 avvenne la ricognizione delle reliquie che furono esposte alla pubblica venerazione dei monaci e dei pellegrini del Sacro Monastero. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Vittore, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 18 di Settembre, memoria di San Teodosio Stankevich,
Confessore.
Feodosiy Filippovich Stankevich nacque l’11 gennaio 1872 nel villaggio Cherlinkove, Yuzvinskaya volost, distretto di Vinnitsa, provincia di Podolsk, nella famiglia di un salmista. Iniziò i suoi studi in una scuola ecclesiastica, in cui suo padre, Philip 16. Typikon di Casole, Manoscritto C III 17, Biblioteca Nazionale dell'Università di Torino Foglio 182v, (II) (3).
- 85 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Efimovich, era un insegnante e fondatore. All’età di dieci entrò in una scuola religiosa nella città di Shargorod, nel distretto di Mogilev, e poi studiò al seminario teologico di Podolsk, dove si laureò nel 1893.Nell’agosto 1894 il vescovo Dimitri di Podolsk e Bratslav ordinò Feodosio sacerdote per la chiesa di Arcangelo Michele nel villaggio di Zavadovka, distretto di Kamenets-Podolsk, provincia di Podolsk. Padre Teodosio rimase presto vedovo, sua figlia morì in tenera età. A quel tempo ieromonaci e sacerdoti vedovi furono inviati a servire nella marina. In agosto 1901, p. Teodosio, su sua richiesta personale, fu nominato sacerdote di bordo sulla corazzata dello squadrone del Pacifico «Sisoy il Grande».È stato ferito, ha ricevuto una commozione cerebrale con danni ai nervi uditivi e ottici. Dopo la fine della guerra russo-giapponese fu trasferito sull’incrociatore “Bogatyr”. In dicembre 1908 partecipò nell’operazione di salvataggio delle vittime terremotate in Sicilia e Calabria. 1918-1919 dopo la pubblicazione del Decreto sulla separazione della Chiesa dallo Stato, lavorò come impiegato presso la sede della Difesa Navale, e dopo la partenza delle truppe rosse, riprese le sue attività spirituali: curò i feriti negli ospedali, celebrò nella chiesa di San Nicola a Sevastopol. Nel marzo 1924 fu invitato dal consiglio parrocchiale della chiesa di San Mitrofano a servire e adempiere i doveri di rettore della chiesa. Il 14 giugno 1927 p. Teodosio è stato preso in custodia. Iniziano gli interrogatori dell’arrestato e dei testimoni. Il 12 novembre 1927, un concilio - 86 -
SETTEMBR E
speciale presso il Collegio OGPU decise: «Stankevich Teodosio Filippovich dovrebbe essere rilasciato dalla custodia, privandolo del diritto di vivere a Mosca, Leningrado, Kiev, Kharkov, Odessa, Rostov-sul-Don e Crimea per un periodo di tre anni». Il sacerdote viene inviato a Melitopol. In agosto 1929 la comunità del villaggio di Semyonovka invitò p. Teodosio per servire nella chiesa di Arcangelo Michele. Il 15 novembre 1937 il sacerdote fu nuovamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Melitopol. Il sessantenne sacerdote, praticamente sordo, fu rilasciato solo alla fine del dicembre 1937, essendo stato trattenuto in carcere per più di un anno e investigatori non avevano mai ottenuto da lui nemmeno una confessione. I testimoni interrogati, inoltre, non fornirono le prove “necessarie” per l’indagine. In settembre 1941 un’assemblea generale dei parrocchiani della chiesa di Sant’Alessio, metropolita di Mosca, in villaggio di Kruch, p. Teodosio viene eletto rettore della chiesa. Qui servì quasi fino alla sua morte nel 1950. In una riunione del Santo Sinodo della Chiesa Ucraina Ortodossa del 25 agosto 2012 è stata presa la decisione di canonizzare l’arciprete Teodosio Stankevich tra i santi della diocesi di Zaporozhye.
- 87 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
19 SETTEMBRE Il 19 di settembre, memora del nostro santo padre teoforo 17 Ciriaco di Buonvicino in Calabria e di Maria, sua sorella. La sua memoria è riportata da P. Menniti nella sua opera «Catalogo
dei Santi Basiliani», pubblicata a Roma nel 1710 e da P.Rodotà nella sua celebre opera «Dell’origine, progresso e stato presente del rito greco in Italia», Roma 1758-1760 nel vol.II pp. 103-105.
Questo grande asceta italogreco nacque a Buonvicino (Bombaci in greco bizantino) piccolo paese di montagna in provincia di Cosenza. Molto presto scelse la vita eremitica ed esicasta in una grotta vicino al suo paese. Più tardi, temendo di illudersi18 a causa della vita solitaria, si trasferì nella cenobio italogreco della Madonna dei Padri a Tripidoro San Ciriaco di Buonvicino. Affresco, opera dove per le sue virtù i dell’autore, nell’eremo della Candelora, Sicilia. monaci lo scelsero come 17. Termine greco che significa «colui che porta Dio». Nella Chiesa Ortodossa questo termine è applicato ai Santi che, come la Madre di Dio, hanno generato spiritualmente dentro di sé Dio. N.d.T. 18. Termine tecnico che incontriamo nei testi monastici sia occidentali che orientali. Tutti i Padri, infatti, sono concordi nel vedere nella vita eremitica un pericolo spirituale se prima non si è passati attraverso la vita comunitaria. Infatti, la vita eremitica si confà a uomini progrediti nella santità e nell’esperienza spirituale acquisite vivendo in comunità sotto la guida e l’obbedienza di un santo anziano. N.d.T.
- 88 -
SETTEMBR E
abate. Molti furono coloro che gli chiedevano di divenire suoi discepoli e di ricevere dalle sue mani l’abito angelico; persino sua sorella, Maria, seguì l’esempio del fratello, fondando un monastero femminile vicino Buonvicino del quale ancora oggi si intravedono le rovine con tracce di affreschi bizantini. La fama di santità e dei miracoli di san Ciriaco giunse sino a Costantinopoli dove fu convocato dall’imperatore Michele IV il Paflagone per guarire la figlia, da tempo malata. Dopo la miracolosa guarigione ad opera di san Ciriaco, il Santo fece ritorno nella sua amata Calabria portando con sé molti doni imperiali. L’imperatore, inoltre, concesse al monastero di san Ciriaco molti privilegi. Fu nel monastero che il Santo si addormentò in pace il 19 settembre 1030. Fu sepolto nella chiesa del monastero che in seguito prese il suo nome. Nel XVII secolo avvenne la ricognizione delle reliquie che furono ritrovate in una teca insieme ad epigrafi in greco, quasi del tutto distrutte dall’umidità. Oggi vengono custodite nella chiesa parrocchiale di Buonvicino, paese del quale è il patrono. Ancora oggi i festeggiamenti in suo onore durano tre giorni con la partecipazione di tutto il paese che ancora oggi ama il suo santo concittadino, sentendolo vicino in ogni momento. La processione, che vede la partecipazione di tutto il paese, parte la mattina presto dalla chiesa parrocchiale per giungere sino alla grotta del santo. Al Santo viene attribuito il miracolo del 17 settembre 2006, giorno dedicato alla festa del santo, quando un enorme masso si staccò dalla cima dello sperone roccioso e cadde in piazza Vittoria, nel paese di Buonvicino, senza procurare alcun danno a persone o automobili. Apolitìkion del Santo tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti - 89 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Ciriaco, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Maria, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 19 di settembre, memoria dei santi Nicandro, Gregorio, Pietro, Demetrio ed Elisabetta presso Messina. La loro memoria
è riporta nell’opera Acta SS. Septembris, VI, Anversa 1757, pp. 83-92.
Questi santi italogreci vissero vita anacoretica ed esicasta sui monti Peloritani, catena montuosa della Sicilia nordorientale, nella città metropolitana di Messina. In questi monti fiorì un tempo il monachesimo bizantino. Più tardi, nel 1093, vicino l’asceterio dei santi un monaco di nome Biagio costruì il monastero di san Nicandro. Informazioni sui santi attingiamo da un encomio per la loro festa, composto, forse, da un dotto monaco del monastero di San Salvatore di Messina dove è riportato che i Santi vissero in ascesi in grotte vicino o in asceteri della provincia di Messina e dopo la loro beata dormizione furono sepolti in una tomba comune, in una grotta della regione. Probabilmente i santi vissero un poco prima della conquista araba di Sicilia. Nel 1611, le reliquie dei Santi, che emanavamo miron19, furono trasferite nel celebre monastero italogreco di San Salvatore di Messina dove si continuò a venerarle e dove operarono molti miracoli. 19. I santi mirobliti (dal greco μυροβλύτης, formato da μύρον e da bluvzw) sono santi il cui corpo, prima o dopo la morte, emana una fragranza, o lascia colare olio profumato. N.d.T.
- 90 -
SETTEMBR E
L’eremo dei santi Nicandro e compagni, a Messina in Sicilia.
Tuttavia, la graduale latinizzazione della Chiesa locale insieme alla diminuzione della presenza greca portò alla quasi totale dimenticanza di questi santi. Ci fu una rinascita del culto in seguito all’apparizione in sogno dello stesso san Nicandro ad un membro di una nobile famiglia di Messina che aveva un possedimento proprio vicino al monastero. Purtroppo, oggi, il clero cattolico come anche i fedeli di Messina ignorano l’esistenza di questi santi. Le reliquie sicuramente sono andate perse. Esiste un ricordo sbiadito in un toponimo a nord di Messina «San Licandro», ove recentemente sono state individuate rovine di un eremo. Apolitìkion tono IV. O Dio dei nostri padri, che sempre agisci con noi secondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua misericordia, ma per le loro preghiere dirigi la nostra vita nella pace.
- 91 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
20 SETTEMBRE
Il 20 di settembre, memoria del nostro santo padre Costantino di Bova in Calabria. La sua memoria è tramandata
nella tradizione orale di Bova ed è stata trascritta da G.Fiore, nella sua opera «Calabria Illustrata» (1743).
Di un considerevole numero di santi ortodossi del Sud Italia sono scomparsi, purtroppo, ogni traccia e ogni ricordo. Di loro si è salvato sporadicamente solo qualche nome rintracciabile nei manoscritti. Mentre, in altri casi, il loro ricordo è sopravvissuto solo nella tradizione orale sopravvivendo alla censura della latinizzazione. San Costantino era un asceta italogreco vissuto nel X secolo nella città, tutt’ora grecofona,di Bova sull’Aspromonte. Viveva da solo nei boschi e nelle valli, in ininterrotta preghiera e dura ascesi, aiutando e sostenendo tutti i fedeli che a lui ricorrevano per trarne consolazione e beneficio spirituale. Nella zona dell’Aspromonte veniva venerato localmente il 20 settembre. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Costantino, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. - 92 -
SETTEMBR E
21 SETTEMBRE
Il 21 di settembre, memoria del nostro santo padre Tommaso di Terreti in Calabria. La sua memoria, insieme ad
alcuni inni dell’XI secolo, è riportata nel manoscritto cod. 855 (E, g, l) di Grottaferrata e nel manoscritto Mess. Gr. 86 del 1280.
San Tommaso di Terreti, originario di Reggio Calabria, fu abate del monastero della Santissima Madre di Dio nella zona di Terreti presso Reggio Calabria, dove prosperò per secoli la vita anacoretica grazie anche alla presenza di tante grotte. Il celebre monastero fu ricostruito nel 1103 dai Normanni. La chiesa era una basilica a tre navate, con cupola e splendidi mosaici pavimentali. Nel 1908 andò distrutto dal tristemente noto terremoto di Messina. Fu completamente raso al suolo nel 1915,poiché dichiarato del tutto inagibile. San Tommaso, avendo guidato il monastero con l’esempio delle sue sante virtù piuttosto che con le parole, si addormentò in pace il 5 luglio dell’anno 1000 e subito fu venerato come santo. Dopo il XVIII secolo la sua memoria si perse del tutto insieme a quella di tanti altri santi ortodossi della Magna Græcia. Oggi gli abitanti di Terreti, insieme ad alcuni della vicina Reggio hanno ripreso a venerare il Santo. Nel Martirologio Romano la sua memoria è collocata al 5 luglio, mentre negli antichi sinassari italogreci è riportata al 21 settembre. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Tommaso, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 93 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
23 SETTEMBRE Il 23 di settembre, memoria dei santi martiri Andrea, Giovanni, Pietro e Antonio, nativi di Siracusa e resi perfetti20 in Africa. La loro memoria è riporta nella maggior parte dei
Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Il bios di questi neo-martiri della conquista araba della Sicilia è contenuto nei sinassari greci al 23 settembre. Il 21 maggio 878, all’epoca dell’imperatore Basilio I il Macedone, Ibrahim II, emiro d’Africa, conquistò Siracusa. Tra i prigionieri vi era Giovanni, insieme ai suoi due figli Pietro
I santi martiri di Siracusa 20. Τελειωθέντων, termine tecnico dell’agiografia bizantina usato per indicare la morte vista per i santi come il completamento del cammino di santità. N.d.T.
- 94 -
SETTEMBR E
ed Antonio, e Andrea. I due figli, ancora giovani, ricevettero un’educazione araba. Si distinsero così tanto per le capacità e le virtù che, una volta maggiorenni, furono nominati generali della corte di Ibrahim. Quando però si seppe che i due siciliani continuavano a vivere da cristiani, furono denunciati ad Ibrahim, il quale, adirato, ordinò di farli torturare. Dopo tremendi tormenti, i due consegnarono le loro anime nelle mani del Signore. In seguito, Ibrahim massacrò il padre dei due santi sopra i cadaveri dei figli. I resti dei tre furono dati poi alle fiamme. La stessa sorte toccò ad Andrea, il quale dopo anni di durissima prigionia, nel dies natalis dei suoi compatrioti, fu trafitto molte volte dalla lancia di Ibrahim per poi essere infine decapitato. Apolitìkion. Tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 95 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
26 SETTEMBRE
Il 26 di settembre, memoria del nostro padre Nilo di Rossano, il giovane. Il bios greco del Santo si è salvato nel manoscritto
Criptense B, II (430), risalente al XII secolo. La sua memoria si ritrova in molti altri manoscritti greci e libri antichi.
È tra i santi calabresi più celebri, non solo a motivo del suo legame con il celebre monastero di Grottaferrata, nei pressi di Roma, ma anche perché il suo bios costituisce uno dei capolavori dell’agiografia italogreca. Nicola, questo il nome secolare del santo, nacque a Rossano nel 909 d.C. secondogenito di una nobile e ricca famiglia bizantina, si formò alla scuola della Cattedrale di Rossano, dove ricevette l’educazione secolare e religiosa. Sin da tenera età serviva in chiesa e, una volta cresciuto, ricevette l’ordine minore di cantore e di lettore. Molto presto Nicola sposò una bella ragazza, di umili origini, dalla quale ebbe una figlia. Oramai trentenne decise di abbandonare il mondo e di seguire la vita monastica nel famoso centro monastico del monte Mercurion, tra Calabria e Basilicata. Lì si affidò alla guida spirituale di grandi asceti come i santi Zaccaria, l’Angelico, Giovanni il Grande e Fantino il Nuovo. San Nilo il Calabro. - 96 -
SETTEMBR E
Per un breve arco di tempo si rifugiò nel monastero di san Nazario per scampare al governatore di Rossano e alla sua famiglia che non concordavano con la sua scelta. Lì, ricevette l’abito monastico e il nome di Nilo. Si distinse ben presto per lo La grotta dell’Angelo o di san Nilo. zelo e l’ascesi. Il suo lavoro consisteva nel Eremo di Orsomarso sul Monte Pollino. manuale21 X sec. ricopiare manoscritti. Desideroso di maggiore esichìa, ritornato per un po’ al Mercurion, dopo aver ricevuto la benedizione dei Padri22, visse da eremita nella grotta dell’Arcangelo Michele esercitandosi nel digiuno, nella veglia, nella preghiera e nello studio. Qui rimase per 10 anni (942952) accogliendo i suoi primi discepoli: san Stefano, Giorgio e Proclo. A causa delle continue invasioni dei Saraceni che si abbattevano su quella regione fu costretto a rifugiarsi insieme ai suoi discepoli in una proprietà di famiglia vicino Rossano dove esisteva una chiesa del santo martire Adriano (l’attuale San Demetrio Corone). La proprietà fu quindi convertita in un monastero. 21. Per il monaco il lavoro, sia esso manuale sia intellettuale, è partecipazione all’attività creatrice di Dio. "L’ozio è nemico dell’anima e perciò i fratelli in determinate ore devono essere occupati in lavori manuali" dice la Regola di san Benedetto. E ancora: "è proprio allora che essi sono veramente monaci, quando vivono del lavoro delle proprie mani, come fecero i nostri padri e gli apostoli". Il lavoro nel monastero ha, perciò, uno scopo ascetico e non economico, poiché è partecipazione alla missione che Dio ha dato all’uomo di essere artefice del mondo. N.d.T. 22. Nel monachesimo tutto deve essere fatto con la benedizione (il permesso) dell’abate sull’esempio di Cristo che in tutto si fece obbediente al Padre sino alla morte in croce.
- 97 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Molto presto la comunità crebbe sino a raggiungere il numero di dodici monaci; dopo venticinque anni di permanenza a San Adriano arrivò addirittura a sessanta. Avendo ricevuto da Dio i carismi della profezia, delle guarigioni e delle lacrime, la sua fama crebbe a tal punto da giungere sino a Costantinopoli, I santi Nilo il Calabro con i suoi santi capitale dell’Impero Romano discepoli: Bartolomeo di Rossano, Giorgio d’Oriente. A questo punto il di Rossano, Stefano, Proclo di Bisignano e Teodora di Rossano. Opera dell’autore. bios riferisce che in questa fase della sua vita san Nilo -grazie alle conoscenze e alla sapienzaera molto ricercato da eminenti personalità civili e militari della sua epoca che cercavano i suoi consigli e la sua mediazione nei vari problemi. Fu proprio grazie al suo intervento che la città di Rossano venne risparmiata dalla rappresaglia dell’imperatore in seguito ad una rivolta popolare contro il prefetto locale. Come abate il santo impose ai suoi monaci le regole austere dell’ascesi, basati sull’umiltà, sull’amore, sull’obbedienza e sul distacco dai beni terreni come testimonia questo fatto: un giorno san Nilo diede ai monaci un ordine bizzarro: distruggere la bella e rigogliosa vigna del monastero. I monaci obbedirono prontamente, senza indugio. Secondo il biografo, l’eco di questo fatto giunse sino al famoso centro L’eremo di san Nilo nei pressi del monastico del Monte Athos. monastero di sant’Adriano, nel paese di Spinto dal bisogno di San Demetrio Corone in Calabria (XI evitare le folle di fedeli che da sec.). - 98 -
SETTEMBR E
lui si recavano per vederlo e per ricevere la sua benedizione ma anche da una visione tremenda tramite la quale previde la conquista e la distruzione della sua amata Calabria da parte degli Arabi, insieme alla maggior parte dei suoi discepoli, abbandonò la sua patria per dirigersi verso nord, a Capua,nelle regioni latine dove era del tutto sconosciuto. Si stabilì quindi al monastero di Vallelucio, donatogli dai monaci benedettini di Montecassino ove rimase insieme ai suoi discepoli per circa quattordici anni, vivendo in armonia con i monaci benedettini, indipendentemente dalle differenze di rito e di usanze. D’altronde mancava ancora mezzo secolo allo scisma definitivo della Chiesa Romana da quella Orientale. Il biografo descrive la grande ammirazione che nutrivano i monaci latini verso san Nilo, i consigli paterni che egli offriva loro; inoltre, viene narrata la veglia notturna che fu celebrata in occasione della festa di san Benedetto nella chiesa del monastero di Montecassino durante la quale vennero cantati inni in greco composti dallo stesso Nilo. Dopo la morte del pio abate Aligerno, il suo successore Mansone introdusse nella vita del monastero stili di vita mondani e rilassati. San Nilo, allora, temendo per la salute spirituale dei suoi monaci abbandonò insieme a loro il monastero di Vallelucio per stabilirsi nella regione di Serpieri vicino la città di Gaeta, San Nilo il Calabro orante dinanzi al luogo solitario e inospitale. Crocefisso. - 99 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Lì si incontrò con il giovane imperatore Ottone III, il quale gli offrì doni e onori ,che Nilo rifiutò categoricamente. Appoggiando la sua mano sul petto dell’imperatore lo redarguì dicendo: «Non chiedo null’altro dalla Vostra Grandezza se non una cosa: prenditi cura della tua anima». Poco dopo, Ottone morì, all’età di appena ventidue anni. Nel 1004 Nilo lascia Serpieri insieme ad alcuni discepoli alla volta di Roma dove fu Anello di san Nilo. ospitato nel monastero greco di sant’Agata Museo ecclesiastico di Rossano Calabro (XIII sul Tuscolano. sec.). Nel frattempo, da Serpieri, giunsero anche i restanti fratelli. Si diede perciò inizio alla costruzione del monastero della Madre di Dio di Grottaferrata,che san Nilo non fece in tempo a vedere finita. Infatti, il 26 settembre 1004, all’età di 95 anni Nilo consegnò la sua santa anima nelle mani del Signore per riposarsi da tutte
L’incontro di san Nicolo con Ottone III.
- 100 -
SETTEMBR E
le fatiche della sua vita difficile. Si dice che il bios e l’ufficiatura fu composta dal discepolo e fondatore del Monastero, san Bartolomeo il giovane; nulla si sa, invece, del luogo di sepoltura di san Nilo. Oggi il monastero di Grottaferrata è l’ultimo rimasto dei tanti monasteri italogreci, i quali erano diffusi sia nel Sud Italia che nella stessa Roma. Oggi i monaci sono cattolici di rito greco, appartenenti all’ordine dei Monaci Basiliani creato nel 1579 con la Bolla Apostolica: «Benedictus Dominus» di papa Gregorio XIII al fine di unire insieme tutti i monasteri greci del Meridione d’Italia. Apolitìkion di san Nilo, dal Liturghikòn di Grottaferrata,23 tono IV Possedendo la mitezza di Mosè e di Davide, di Fineas e di Elia lo zelo, di Abramo la fede, ora insieme a loro danzi esultante, o Nilo, vanto dei monaci, per noi supplica il Signore. Kondakion24 tono II Abbandonando la vana fatica del mondo te nei sei andato verso le altezze dell’impassibilità, seguendo le orme di colui che desideravi, arrivando così alla vetta delle virtù, o Nilo, decoro dei monaci, supplica per noi il Signore.
23. Op. cit. 24. Κοντάκιον: originariamente il bastoncello intorno al quale si avvolgeva la pergamena con il componimento, è una composizione strofica a carattere musicale tipica della letteratura bizantina che aveva come tema una predica e può quindi considerarsi un'omelia di carattere lirico-drammatico accompagnato dalla melodia. Oggi indica un piccolo inno letto dopo la sesta ode del canone del mattutino.
- 101 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Nello stesso giorno, memoria del nostro santo padre Stefano di Rossano, discepolo di san Nilo. Informazioni sul
Santo attingiamo dal Bios di san Nilo, nel manoscritto Criptense B, II (430), risalente al XII secolo.
Nacque a Rossano in Calabria in una famiglia di contadini intorno al 925. Sono poche e sporadiche le informazioni che possediamo circa la sua vita e che attingiamo perlopiù dalla vita di san Nilo. Fu il primo discepolo di san Nilo, esempio di umiltà e di perfetta obbedienza al suo padre spirituale. Stefano seguì san Nilo durante tutta la sua vita monastica arrivando a Serpieri vicino Gaeta dove si addormentò nell’anno 1001. Fu lo stesso san Nilo ad ordinare la costruzione di una tomba doppia affinché, una volta morto, potesse essere sepolto affianco al suo discepolo. Oggi di questa tomba si è persa ogni traccia come anche del monastero dove san Stefano visse con san Nilo quasi per dieci Manoscritto, opera di san Nilo. anni. La memoria di - 102 -
SETTEMBR E
santo Stefano è fissata per il 26 settembre insieme a quella del suo padre spirituale, san Nilo il Calabro.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Stefano, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 103 -
Icona della Madonna di Andria XII sec.
OTTOBRE
1 OTTOBRE Il 5 di ottobre, memoria del nostro padre tra i santi Luca, 1 in Calabria. Per approfondimenti rimandiamo
vescovo di Bova
a «BIBLIOTHECA SANCTORUM», VIII, pp. 223-225, Città Nuova Ed., Roma 1988.
San Luca ricoprì la carica di vescovo di Bova tra i secoli XIXII, avendo sotto la sua cura pastorale gli ortodossi di quasi tutta la regione dell’Aspromonte, di Reggio e di Nicotera, a causa dell’occupazione latina della Calabria che comportò la cacciata della maggior parte dei vescovi ortodossi. Fu attivo per più di quarantacinque anni, sostenendo gli ortodossi in quell’epoca così difficile a causa della sempre più pressante latinizzazione, annunciando la Parola Divina finanche alla Sicilia. Si addormentò in pace il 5 ottobre tra il 1125-1136. Le sue reliquie si trovavano nella cattedrale di Bova almeno sino al 1345. Di lui possediamo tre encicliche indirizzate al clero e ai laici, un’omelia e un testamento spirituale. 1. La città di Bova è tutt'oggi ellenofona. Il rito greco sopravvisse sino al 1572 quando il vescovo cipriota Giulio Stavrianòs impose con la forza quello latino. Il 23 marzo 2001, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli S.S. Bartolomeo si è recato in visita a Bova Marina, scalo marittimo di Bova, dove ha sede l'istituto provinciale di Studi degli Ellenofoni di Calabria. Qui gli è stata riservata un'accoglienza con tutti gli onori di un capo di Stato da parte dei Greci di Calabria.
- 105 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Alcuni storici identificano san Luca, vescovo di Bova con san Luca il Grammatico (10 dicembre), in quanto vissero nella stessa epoca ed ebbero la stessa attività spirituale in Calabria. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Luca. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
San Luca, vescovo di Bova. Icona contemporanea nella chiesa ortodossa della Madonna di Grecìa a Gallicianò, paese grecofono di Calabria. Opera dello scrittore.
- 106 -
OTTOBRE
8 OTTOBRE L’8 di ottobre, memoria del nostro santo padre Ambrogio
di Stilo in Calabria. Informazioni sul Santo attingiamo dal Bios di
san Giovanni Theristìs nel manoscritto greco: Suppl. Gr. 106, custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi e nel manoscritto II, E, 11, della Biblioteca Nazionale di Palermo.
I santi asceti Ambrogio e Nicola vissero in ascesi in una grotta della laura2 del monte Consolino, vicino a Stilo in Calabria. Furono le guide spirituali di san Giovanni Theristìs3 dai quali ricevette l’abito monastico e fu iniziato alla vita angelica4. Infatti, dopo il battesimo, ricevuto in età adulta, il giovane Giovanni, ascoltando la vita di san Giovanni Battista, fu ricolmato dal desiderio ardente di condurre la vita eremitica;
La grotta dei santi Ambrogio e Nicola presso Stilo
I santi calabresi Giovanni Theristìs, Ambrogio e Nicola.
2. Laura (o lavra) Organizzazione monastica bizantina. Distinta dall’eremo (dove il monaco vive solo) e dal cenobio (dove vive in comunità), consisteva in un gruppo più o meno grande di celle monastiche, ognuna separata dalle altre, ma con una chiesa in comune e con un sacerdote che amministrava i sacramenti e, spesso, ma non sempre, guidava i monaci nella vita spirituale. N.d.T. 3. In greco significa: “il mietitore”. N.d.T. 4. Termine per indicare la vita monastica. N.d.T.
- 107 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
perciò, supplicò Giovanni, vescovo di Stilo, affinché gli mostrasse una zona deserta dove potesse salvare la sua anima. Allora, gli mostrò un antichissimo monastero con una valle boscosa, tra i fiumi Assi e Stilaro. Giovanni recatosi in quel posto trovò due santi monaci, Nicola ed Ambrogio, Il monastero di san Giovanni di Theristìs. che lì vivevano in ascesi. I due, all’inizio, non acconsentirono ad accettarlo come discepolo, credendo che il nobile giovane non avrebbe resisto alla durezza della vita ascetica; lo lasciarono, quindi, fuori dalla porta del monastero fino a che, ammirando la sua fermezza e la sua insistenza, lo accolsero. Infatti, molto presto, il giovane fu iniziato alla vita monastica arrivando presto a grandi vette di santità. I due venerabili anziani Ambrogio e Nicola si addormentarono in pace e furono venerati come santi dai monaci italogreci del monastero di san Giovanni di Theristì. Molti secoli dopo, quando gli ultimi monaci abbandonarono il monastero per trasferirsi in città a Stilo, presero con loro le reliquie di san Giovanni e dei suoi maestri Nicola ed Ambrogio dove ancora oggi riposano nel nuovo monastero di san Giovanni il Theristì, appartenente all’ordine basiliano. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Giovanni. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. - 108 -
OTTOBRE
NELLA DOMENICA DOPO L’11 OTTOBRE Nella domenica dopo l’11 ottobre facciamo memoria dei
santi e beati Padri riuniti per la seconda volta a Nicea,
al tempo dei pii imperatori, amanti di Cristo, Costantino ed Irene, contro coloro che empiamente, sconsideratamente e con ignoranza accusavano d’idolatria la Chiesa di Dio e distruggevano le sante e venerabili Icone. Al settimo Concilio Ecumenico, riunito a Nicea, presero parte molti vescovi o rappresentati di essi provenienti dal Sud Italia. Dai cataloghi del Concilio, infatti, attingiamo i seguenti nomi: Stefano di Siracusa, Costantino di Reggio, Teodoro di Catania, Giovanni di Taormina, Gaudioso di Messina, Teodoro di Palermo, Stefano di Vibo Valentia, Costantino di Lentini, Giovanni di Triocala (oggi Caltabellotta), Teodoro di Tauriana, Cristoforo di Santa Domenica (oggi Gerace), Basilio di Lipari, Teotimo di Crotone, Costantino di Carini, Teofane di Lilibeo, Teodoro di Tropea, Sergio di Nicotera, Leone di Bari, Melchidesech di Gallipoli e Sergio di Bisceglie. Apolitìkion dei Padri tono plagale IV. Tu sei più che glorioso o Cristo Dio nostro perché hai stabilito come astri nella terra i padri nostri e per mezzo loro ci hai guidati tutti alla vera fede: o tu che sei pieno di ogni compassione, gloria a te.
- 109 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Per le preghiere dei nostri santi Padri, o Dio, abbi misericordia di noi. Amin.
I Padri del VII Concilio Ecumenico.
- 110 -
OTTOBRE
13 OTTOBRE Il 13 di ottobre, memoria del nostro santo padre Luca, abate del Sacro Monastero dei santi Elia ed Anastasio a Carbone in Basilicata (1005). La sua memoria è
primo
riportata nell’opera Acta SS. Octobris, VI, Parigi 1869, pp. 332-342.
Le poche informazioni che possediamo su questo santo provengono da un piccolo testo scritto da uno dei suoi successori anch’esso di nome Luca, quinto abate del monastero nel 1050. Il Santo, nato in una località imprecisata5 della Calabria, culla di santi, sin da subito sentì il desiderio per la vita monastica. Ricevette l’abito monastico da san Saba di Collesano (Sicilia) e, insieme a suo fratello Biagio, fondarono intorno al 971 il celebre monastero dei santi Elia ed Anastasio presso Carbone (anticamente: Carvùnio) in provincia di Potenza. Quando san Saba si addormentò nel Signore, san Luca, per la sua fama di santità, fu scelto come archimandrita6 dei diversi asceteri e monasteri della regione del Latiniano. Dopo la beata dormizione di san Luca, intorno al 1005, la carica di abate del monastero passò a suo fratello Biagio. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura 5. L’identificazione di Tauriana come patria del santo è tardiva. 6. archimandrita s. m. [dal lat. tardo archimandrita, gr. ἀρχιμανδρίτης, comp. di ἀρχι (v. archi-) e μάνδρα «recinto» quindi «monastero»]. In origine, il superiore di un monastero greco, poi (sec. 6°) di una federazione di monasteri. N.d.T.
- 111 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 13 di ottobre, memoria del nostro santo padre Luca di Demenna in Sicilia (984) (Si festeggia anche il 5 febbraio).
La sua memoria è riportata nel manoscritto Codice di Grottaferrata 516, (B, b, XVII), pp. 1-7.
Nato a Demenna agli inizi del X secolo, ancor giovane divenne monaco in quella che fu una vera e propria fucina di santi: il celebre monastero di San Filippo il Cacciaspiriti presso Agira. Per scampare alla violenza dei Saraceni, così come fecero tanti santi siciliani, monaci e laici, anch’egli scappò, rifugiandosi nella vicina Calabria ponendosi sotto l’obbedienza di sant’Elia lo Speleota a Melicuccà. Presto, però, i Saraceni arrivarono anche in quella regione. Il Santo, allora, si diresse verso nord nella famosa regione monastica del monte Mercurion, per continuare lì la vita esicasta ed ascetica, lontano dagli affanni del mondo, dove fondò una laura dedicata all’apostolo Pietro per accogliere i discepoli che si facevano via via sempre più numerosi, nella regione Noa (odierna Noepoli). Qui visse per quasi sette anni. Desiderando, però, una sempre maggiore esichìa, trovò un luogo adatto ad Agromonte, vicino il fiume Agri, dove riparò la chiesa di san Giuliano e quella della Madonna di Armento. Quando i Saraceni, con a capo Abu al-Qasimi, attaccarono quella regione, il Santo fece qualcosa di insolito per un monaco: a cavallo, guidò i monaci nel campo di battaglia per difendere la sacralità di quel luogo. Vicino al Santo giunse dalla Sicilia persino la sorella, Caterina, accompagnata dai figli, la quale abbracciò la vita monastica.
- 112 -
OTTOBRE
Dopo una malattia di tre anni, san Luca rese lo spirito il 13 ottobre 984. Fu sepolto dai suoi discepoli nella chiesa del monastero. La sua memoria ricorre anche il 5 febbraio, forse in ricordo di una ricognizione delle reliquie. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 13 di ottobre, memoria del nostro santo padre Niceta
il Patrizio, Stratega del Tema di Sicilia, il Confessore. La
sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Niceta nacque a Paflagonia in Asia Minore nel 761. È conosciuto anche come Niceta Monomaco e, con ogni probabilità, era membro della famiglia dei Monomaco, imparentata con l’imperatrice Teodora. I suoi genitori, forse di nome Gregorio ed Anna, provvidero alla sua educazione nella sua patria. Da bambino fu reso eunuco per poter essere accettato al servizio del Palazzo Imperiale e avanzare così nella carriera dell’amministrazione pubblica. Nel 778, all’età di 17 anni, si trasferì a Costantinopoli dove entrò a servizio dell’augusta Teodora, in seguito imperatrice (780-790 e 797-802). Per le sue ottime abilità avanzò presto di grado. Nel 787, non si sa bene in quale veste, prese parte al VII Concilio Ecumenico. Poco dopo gli fu conferito il titolo di Patrizio e fu nominato Stratega di Sicilia dove innalzò una chiesa in onore di santa Eufemia. - 113 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Nel 797, in qualità di Stratega di Sicilia, mandò una lettera a Carlo Magno. Continuò a ricoprire la carica di stratega sino al 799. Dopo il ritorno a Costantinopoli espresse il desiderio di abbandonare la mondanità per divenire monaco. Tuttavia, gli imperatori Niceforo I (802-811) e Stauracio non gli consentirono di dimettersi dall’amministrazione imperiale. Nella primavera dell’807 fu designato dall’imperatore capo della flotta in Dalmazia in operazioni contro i Veneziani. All’età di 50 anni, verso la fine dell’811, con il consenso dell’imperatore Michele I Rangabe (811-813), Niceta fu tonsurato monaco, a condizione che non abbandonasse Costantinopoli, nel monastero della Madre di Dio Chrisonikis vicino la Porta d’Oro. Nel 815, con l’inizio della seconda fase dell’iconoclastia, san Niceta si rifugiò in un sobborgo della Capitale dove fu però rintracciato dagli uomini dell’imperatore Leone V l’Armeno (813-820) che lo accusarono di possedere un icona di Cristo. Niceta si rifiutò di consegnare l’icona. Durante il regno di Michele II (820-829), quando si attenuarono i dissidi religiosi, rimase nello stesso sobborgo. Con la salita al trono di Teofilo (829-842), quando ripresero nuovamente e in maniera più intensa le pressioni e le persecuzioni contro gli iconoduli, Niceta si rifiutò di collaborare con il patriarca di Costantinopoli, l’iconoclasta Antonio (821-837) e fu costretto perciò all’esilio; intorno agli inizi dell’830 si rifugiò a sud di Nicomedia in una località chiamata Erìvolon. Tra l’830 e l’833 vagò in Bitinia cercando di scampare alle persecuzioni. Visitò due volte Erìvolon e Pantìchion, sulla costa asiatica del Bosforo; andò poi nella vicina Rufinianès per rifugiarsi poi a Catavòlu, nordovest di Chio. Da lì per evitare di incontrare l’imperatore Teofilo, giunto per una campagna contro gli Arabi, l’estate del 833 si insediò nel sobborgo di Ζulupàs. Infine, si stabilì a Katisìa sulle coste del Ponto Eusino dove visse finalmente in esichìa. - 114 -
OTTOBRE
A Katisìa insieme al monaco Niceta, suo nipote, costruì un monastero dedicato all’Arcangelo Michele in un terreno comprato da lui stesso. Qui si addormentò in pace il 6 ottobre dello stesso anno. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Niceta, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
Affresco di san Niceta il Confessore nel Monastero Gračanica in Kossovo. (XIV sec.).
- 115 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
14 OTTOBRE Il 14 di ottobre, memoria del santo martire Eustrazio il
presbitero, da Lentini. La loro memoria si basa sui manoscritti
greci riguardanti le vite dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 121.
Di origine ebraica, era figlio di san Donato (13 novembre) che si chiamava Samuele ed era capo della sinagoga a Lentini. Samuele credette a Cristo e dopo un miracolo dei santi Alfio, Filadelfio e Cirino, che lo guarirono dalla lebbra, fu battezzato insieme ad altri ebrei, molti dei quali furono martiri di Cristo (9 aprile). San Donato fu ordinato sacerdote insieme ai figli Eustrazio e Carìtone. San Eustrazio si addormentò in pace o secondo altri fu martirizzato nel 303. San Carìtone, invece, si addormentò in pace il 6 giugno del 331.
- 116 -
OTTOBRE
15 OTTOBRE Il 15 di ottobre, memoria del nostro padre tra i santi Sabino,
vescovo di Catania. La sua memoria, basata sui manoscritti greci contenenti la vita di san Leone di Catania, è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 3.
Tra i vescovi di Catania più venerati nel passato, san Sabino visse nell’VIII sec. Fu predecessore di san Leone il taumaturgo, dalla cui vita attingiamo le poche informazioni circa la sua santa vita. Venne ordinato vescovo per le sue virtù, divenendo l’undicesimo vescovo di Catania. Amante della vita esicasta e non sopportando le distrazioni dell’amministrazione della diocesi, decise un giorno di ritirarsi in un monastero sulle pendici dell’Etna per dedicarsi completamente alla preghiera e all’ascesi. In questa scelta fu seguito da alcuni suoi discepoli desiderosi di imitarlo nella vita esicasta. Così, ben presto, l’asceterio divenne un cenobio. Non sappiamo di preciso l’esatta collocazione del monastero. Alcuni storici ipotizzano nella zona boscosa che oggi si chiama Zafferana Etnea7. Lì il santo, avendo vissuto santamente, coltivando le virtù evangeliche e istruendo i suoi discepoli, si addormentò in pace il 15 ottobre 760.
7. Antico villaggio immerso nella pace e nella tranquillità del bosco dell’Etna. Un luogo davvero ideale per condurre la vita ascetica.
- 117 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Sabino. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 118 -
OTTOBRE
21 OTTOBRE Il 21 di ottobre, memoria del nostro santo padre Ilarione
il Grande, primo eremita in Magna Græcia. La sua memoria
è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Questo santo, simile agli angeli, padre spirituale di tutti i santi monaci Italogreci, nacque a Tabata, paese della Palestina, nel 290 d.C., da genitori pagani, come una rosa dalle spine. Si formò in una delle più celebri università di Alessandria d’Egitto dove, il suo desiderio di conoscere la verità rimase, tuttavia, insoddisfatto, finché non conobbe il Cristianesimo e accolse, con grande gioia, dentro la sua anima le verità della nuova fede. Ricevuto il battesimo all’età di 15 anni e volendo soddisfare il suo bisogno interiore per una lotta più intensa, lontano dalle cure mondane, andò via nel deserto. Lì divenne monaco dalle mani di sant’Antonio il Grande, il quale gli insegnò le regole della vita ascetica e lo mandò indietro in patria. Quando morirono i suoi genitori, donò tutta la grande proprietà ai poveri e, per San Ilarione. Opera calabrese. Esempio di come la memoria del passaggio di questo ben trentasette anni, visse santo in Magna Græcia sia ancora viva. dentro una grotta, mangiando - 119 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
soltanto alla sera qualche fico secco ed erbe selvatiche, dopo un certo periodo iniziò a mangiare un po’ di pane mentre, verso la fine della sua vita, legumi, olio e verdura. La sua cella era così stretta da assomigliare di più a una tomba. Tanti erano i miracoli, le guarigioni, le liberazioni dei posseduti che il Santo compiva con la grazia di Dio. Una volta, di notte, vennero alcuni ladri per fargli del male. Dio accecò i ladri. Quando fu alba, il Santo parlò con loro e allora compresero che egli non temeva né la rapina né tantomeno la morte. Volentieri confessarono le loro cattive intenzioni, chiesero perdono e ritrovarono la vista. All’età di 63 anni scese in Egitto per visitare il monastero di sant’Antonio il Grande e, in seguito, si recò in Sicilia nella zona di Cava Ispica dove visse in una grotta e dove guarì dalla vessazione diabolica un generale della guardia imperiale. Ecco come descrive lo storico ecclesiastico Sozomeno nella sua Storia Ecclesiastica8 la vita di san Ilarione in Sicilia: “Ilarione monaco, ricercato dai Gazei, fuggì in Sicilia dove viveva raccogliendo legna nei monti deserti portandola giù sulle spalle sino alla città per venderla e così visse ogni giorno per guadagnarsi il pane quotidiano, dopo dopo che si seppe chi fosse veramente e che aveva guarito dai demoni una eminente personalità”. Potremmo dire, dunque, che san Ilarione è colui che ha introdotto la vita monastica nel La grotta di sant’Ilarione in Sicilia. 8. SOZOMENUS HISTORIA ECCLESIASTICA 155 5, 10, 1-2
- 120 -
OTTOBRE
Sud Italia, nella quale, da allora, continuò a fiorire la tradizione monastica orientale per ben otto secoli. Da lì proseguì per Cipro. Durante il tragitto, per miracolo, impedì ai pirati di avvicinare la nave. Quando arrivò a Pafo, distrutta da un grande terremoto, si stabilì tra le rovine della città e dopo continuò la vita ascetica tanto amata in un monte alto e inaccessibile, fuori dall’odierno paese Episcopì, vicino ad un tempio pagano. Scacciò molti demoni dalla regione e guarì tanti malati. All’età di 80 anni, il santo asceta taumaturgo, si ammalò. Avendo chiamato a fianco a se i suoi figli spirituali, consigliando loro di rimanere fedeli a Cristo sino alla morte, gli benedisse e lasciò quindi la sua anima purissima volare nei cieli (371 d.C.) Il suo discepolo Esichio, che viveva con il santo, prese le sue reliquie e le portò in Palestina al monastero di Maiumà. Apolitìkion tono I. Illuminando la tua mente con il fulgore della continenza, risplendesti per i raggi dei tuoi miracoli, Ilarione, padre nostro, e sei divenuto astro grandioso e fulgida colonna di fede, illuminando con la tua vita divina coloro che a te ricorrono. Gloria a Colui che ti ha dato forza, gloria a Colui che ti ha incoronato, gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni. Kondakion tono III. Come astro senza tramonto del sole spirituale, oggi riuniti, ti celebriamo con inni; sei rifulso per quanti sono nelle tenebre dell’ignoranza sollevando alle divine altezze, o Ilarione, tutti quelli che a te acclamano: Salve, padre, fondamento degli asceti.
- 121 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 21 di ottobre, memoria dei santi martiri di Messina Gerosina (Gerasina) con i figli Adriano, Aurea, Babila, Giuliana e Vittoria. Per maggiori approfondimenti rimandiamo all’opera:
BIBLIOTHECA SANCTORUM, VI, p. 201, Città Nuova Ed., Roma 1988.
Appartenente secondo la tradizione ad una famiglia di stirpe regale originaria di Messina, fu martirizzata insieme ai figli e alla loro parente sant’Orsola, nel 453 in Germania, per mano degli Unni. Le loro reliquie si custodivano a Treviri mentre la testa Bruxelles. In seguito, furono trasferite ad Assisi e infine a Messina. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone La santa martire Gerasina di Messina con i suoi figli. dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 122 -
OTTOBRE
25 OTTOBRE Il 25 di ottobre, memoria del nostro santo padre Nichio
o Gioannichio dell’isola di Chalki nel Dodecaneso, abate
del Santo Monastero di san Paolo della Foresta a Pontecorvo nel Lazio. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Octobris, IX,
Parigi-Roma 1870, pp. 704-712.
Purtroppo, poco conosciamo di questo santo greco che visse in Italia centrale. Si sa che san Nichio (probabilmente il suo nome era Gioannichio) nacque a Chalki vicino Rodi, nella seconda metà del X secolo. Dopo la morte dei suoi genitori si trasferì in Italia dove ricevette la tonsura monastica nel monastero di san Benedetto a Montecassino. Non sopportando la mentalità occidentale e gli usi latini decise di vivere come eremita a San Nicola di Ciconia, mantenendo però la sua dipendenza dal monastero di Montecassino. In seguito, fondò un monastero greco vicino al bosco di Pontecorvo, donatogli dal conte Guido. Perciò, il monastero prese il nome di «San Paolo della Foresta» ed era destinato ai soli monaci Greco-Ortodossi. Nella regola il Santo vietò categoricamente l’ingresso dei monaci latini. Leggiamo infatti: «Ipsum monasterium de vestris Graecis Monachis sit modo, et usque in sempiternum;quicum queexinde hanc regulam quod dicit uratticam in latinam convertere voluerit, maledictus et excomunicatus fiat a Deo Patre Omnipotente». Si addormentò in pace il 25 ottobre di un anno incerto agli inizi dell’XI secolo.
- 123 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Gli abati che lo successero furono: Clemente (1030-1051), Arsenio (1059-1065), Saba (1067) e Giona (1071) tutti si definiscono «ex Graecorum genere». Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Gioannichio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 124 -
OTTOBRE
29 OTTOBRE Il 29 di ottobre, memoria del nostro santo padre e
confessore Stefano il Nuovo, protettore di Salìce a Messina.
La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa. Gli altri elementi, invece, provengono dalla tradizione orale del posto.
Nacque a Costantinopoli nel 715 e morì nella stessa città il 28 novembre 768. Viene considerato il martire più glorioso della persecuzione iconoclasta. A Salìce il suo culto si diffuse in seguito alla fondazione di un monastero italo-greco del quale oggi si sono perse le tracce e la cui esistenza è documentata in un manoscritto del 1342. Con il passare del tempo san Stefano fu identificato con un monaco che, secondo la tradizione locale, visse nel monastero e fu ucciso a colpi di pietra dagli iconoclasti per poi essere poi sepolto nel monastero. L’esistenza di questo monaco, tuttavia, è avvolta dal mistero poiché non esistono fonti o scritti che ne testimonino l’esistenza. I due santi, di conseguenza, vengono fusi dalla tradizione orale della Sicilia. È chiaro, tuttavia, che parliamo di due figure ben distinte. La Chiesa celebra la memoria di san Stefano il Nuovo il 28 novembre, giorno del martirio. A Salìce viene festeggiato il 29 ottobre, nel giorno in cui, secondo la tradizione, avvenne il martirio del locale san Stefano di Salìce. Le prime fonti storiche di Salìce riportano al 1134 quando il re normanno Ruggero II fa dono di alcuni feudi, comprendenti anche il terreno del monastero di Salìce, al monastero greco di San Salvatore di Messina. Salìce come gli altri paesi circostanti era sede di monaci greci (fino al 2005, Salìce, Gesso, Orto Liuzzo, - 125 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Rodia erano incorporati nella XIII circoscrizione di Messina detta appunto “dei Basiliani”). Si ritiene che vicino all’odierna zona chiamata Badia esistesse un monastero greco dedicato a San Stefano il Nuovo dipendente direttamente dall’Archimandrita del Monastero di San Salvatore di Messina. A quell’epoca Archimandrita era san Luca, al quale Ruggero affidò il terreno del monastero con l’intento di creare un paese di abitanti greci che avrebbero lavorato e vissuto intorno al monastero. Così, a poco a poco, gli abitanti del monastero di san Stefano crearono questa tradizione orale dell’esistenza del locale san Stefano. Apolitìkion tono IV. Essendoti allenato sul monte, hai distrutto, o beatissimo, con l’arma della Croce le schiere degli empi; nuovamente poi ti sei apprestato con coraggio alla lotta uccidendo Copronimo con la spada della Fede. Per entrambe le lotte sei stato perciò coronato da Dio, o celebratissimo osiomartire9 Stefano.
9. Monaco e martire. N.d.T.
- 126 -
OTTOBRE
30 OTTOBRE Il 30 di ottobre, memoria del santo ieromartire Marciano,
vescovo di Siracusa, discepolo dell’Apostolo Pietro. La sua
memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Marciano insieme a san Pancrazio, vescovo di Taormina, costituisce il principio e il fondamento della Chiesa di Sicilia e in generale della Magna Græcia. Riportiamo di seguito una breve nota dal Sinassario della Chiesa di Costantinopoli:
Affresco bizantino di san Marciano presso Monreale.
- 127 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
“Costui, proveniente dall’Oriente, divenne discepolo dell’apostolo Pietro. Dopo l’ascensione del Signore, dopo essere stato eletto da Pietro, corifeo degli Apostoli, venne ordinato vescovo e mandato in Occidente, in Italia, a Siracusa. Una volta giunto, trovando tutti prigionieri nell’oscurità dell’ignoranza, con molte lotte e sudori, distruggendo con le sue preghiere i templi degli idoli e costruendo chiese, riporto tutti alla verità, rendendogli figli della luce attraverso il santo battesimo, meravigliandoli con molti segni e prodigi. Quando però gli Ebrei per invidia non poterono sopportare la sua presenza lo uccisero di morte violenta e così Marciano portò a compimento la sua testimonianza”10. Secondo la tradizione, il suo corpo venne sepolto nella cripta dedicata al Santo, a Siracusa, sopra la quale, in epoca bizantina , venne costruita l’omonima basilica. La storia ecclesiastica locale ci informa che il corpo del santo glorioso ieromartire rimase nella cripta per ben otto secoli sino alla conquista araba della città nell’ 878. Altre fonti, invece, riportano che già durante il primo assedio della città nell’ 827-828, i Siracusani per sicurezza trasferirono le reliquie nella basilica di san Teodoro a Patrasso. Come da Patrasso finirono poi a Gaeta rimane un mistero. Nemmeno le fonti a disposizione ci aiutano a comprendere. Sempre secondo la tradizione, i commercianti di Gaeta che intrattenevano rapporti commerciali con l’Oriente comprarono a Patrasso le reliquie. Gli abitanti di Gaeta, entusiasti per la presenza delle reliquie nella città, lo proclamarono loro patrono, dal momento che il culto di san Erasmo arrivò lì solo intorno al X secolo. Oggi le reliquie di san Marciano riposano nella cattedrale dei santi Erasmo e Marciano e della Madonna Assunta nella cripta «succorpo». 10. Συναξάριον τῆς Eκκλησίας τῆς Kωνσταντινουπόλεως, H. Delehaye Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanum, 1902,
- 128 -
OTTOBRE
Tuttavia, alcune reliquie sono rimaste a Siracusa. Nella cattedrale si conservava infatti il braccio che in seguito, nel XII secolo,fu donato dall’allora vescovo di Siracusa, l’inglese Richard Palmer, al tesoro della cattedrale della vicina Messina. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Marciano. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 129 -
Affresco bizantino della Madonna nella cripta del Crocefisso ad Ugento (Salento). XIII sec.
NOVEMBRE
1 NOVEMBRE L’1 di novembre, memoria del santo e glorioso martire
Cesario di Terracina, il diacono (commemorato anche il 7 ottobre). La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei
Sinassari della Chiesa Ortodossa.
La memoria di questo santo è riportata nel Martirologio Geronimiano al 1° novembre e al 21 aprile. Nel Martirologio Romano, invece, è commemorato al 1° novembre giorno del suo martirio. L’indicazione del 1° novembre come dies natalis del santo è riportata anche nel calendario marmoreo di Napoli. Infine, nel Sinassario Costantinopolitano è commemorato il 7 ottobre. San Nicodemo l’Aghiorita nel suo sinassario1 riporta queste informazioni: “Nel 268, quando a Roma regnava l’imperatore Claudio il quale uccise la stessa madre per il fatto che cristiana, oramai non vi erano più non vi era più scampo né pietà per i Cristiani. Venne, allora, a Terracina dall’Africa il beato Cesario il quale vedendo gli empi sacrifici dei pagani, sputò sopra di essi e li calpestò. Venne perciò arrestato e gettato in prigione. Dopo tre giorni, trascorsi completamente a digiuno, fu condotto davanti al governatore. Fu legato con le mani 1. San Nicodemo Aghiorita, Sinassario dei dodici mesi dell'anno (in lingua greca). Edizioni Domos, 2005.
- 131 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
San Cesario. Mosaico bizantino di Monreale.
dietro la schiena, attaccato al carro del governatore e trascinato dai soldati. Giunti al tempio di Apollo, il Santo si raccolse in preghiera e il tempio crollò completamente, colpendo il capo dei sacerdoti insieme a molti altri. Vedendo questo miracolo il console Leonzio cadde ai piedi del santo e credette a Cristo, si battezzò e lo confessò come unico e vero Dio dinanzi a tutti. Venne, poi, Giuliano, sacerdote dei Cristiani e lo comunicò ai Tremendi Misteri. Rese quindi l’anima a Dio poiché questo aveva chiesto a Dio, di morire subito. Il governatore Lussurio, vedendo la rapida morte di Leonzio, fece arrestare il presbitero - 132 -
N OV EMB R E
Giuliano e il diacono Cesario e ordinò che fossero rinchiusi in sacchi di cuoio e gettati in mare. I Santi gli risposero: “Lussurio noi saremo gettati in mare. Tu invece sarai morso da un serpente morendo di una morte cattiva e dolorosa”. Cosa che avvenne. Eusebio e Felice, due sacerdoti cristiani, in seguito ad una visione divina furono mandati sulla spiaggia dove recuperarono i corpi dei santi mandati a riva dalla Divina Provvidenza. Lussurio, gonfio dal veleno del serpente e oramai in agonia, vedendo questo miracolo, morì atrocemente tra grida e lamenti. Quando i due presbiteri ebbero seppellito i corpi dei santi vicino la città, furono arresati dal figlio di Leonzio il console, decapitati e gettati nel fiume. Allora il presbitero Quarto avvisato da un angelo, originario di Capua, prese i loro resti e li seppellì”. I sinassari greci riguardati san Cesario furono composti da un gruppo di monaci greci che vivevano a Roma tra l’VIII e il IX secolo dove avevano fondato un monastero dedicato a san Cesario sul Colle Palatino. I testi agiografici e innologici sono divisi in sei codici: tre codici della Biblioteca Apostolica Vaticana, il Vat gr. 2 (XI sec.),il Criptense olims Vat gr. 1608 (XI sec.), il Vat gr. 2302 (1220-1222), opera del monaco copista Giovanni di Rossano. Il codice Criptense (Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, D.A.III (XI sec.), un altro della Biblioteca Ambrosiana di Milano (D 92 sup. X sec) e uno di Messina (Biblioteca Provinciale Universitaria S. Salv. XIII sec). Molto probabilmente il bios greco arrivò a Costantinopoli attraverso san Biagio di Amorio il quale -dall’860- dimorò per diciotto anni al monastero romano di san Cesario sul Colle Palatino. Il culto del Santo fu portato a Grottaferrata dai monaci italogreci i quali veneravano il santo e possedevano la reliquia del dente. San Bartolomeo il Giovane (981-1055), discepolo e successore di san Nicola il Calabro, compose un’ufficiatura in onore di san Cesario. - 133 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Nell’IX secolo, come già scritto in precedenza, fu fondato il monastero greco di san Cesario sul Colle Palatino. In questo monastero era custodito il corpo del Santo sino alla distruzione del monastero nel XIII secolo quando fu trasportato nella basilica della Santa Croce di Roma dove ancora oggi è custodito sotto l’altare. Nel 1191, lo ieromonaco2 Gerasimo trasportò da Roma alcuni frammenti di reliquie dei martiri Cesario e Giuliano insieme alla reliquia di santa Eugenia al monastero italogreco del Patir a Rossano i Calabria. Purtroppo, le reliquie andarono perse nel 1809 con l’occupazione del monastero da parte dei Francesi. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha ricevuto da te, nostro Dio, la corona dell’incorruttibilità; con la tua forza infatti ha abbattuto i tiranni e ha anche spezzato le impotenti audacie dei demoni. Per le sue preghiere, o Cristo Dio, salva le anime nostre.
L’1 di novembre, memoria dei santi martiri in monte supra Megaram di Lentini. La loro memoria si basa sui manoscritti
greci riguardanti le vite dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 33.
Questi Santi martiri furono martirizzati nell’anno 238 a Lentini in Sicilia nella stessa epoca che furono martirizzati i santi Alfio, Filadelfo e Cirino (10 maggio).
2. Monaco e sacerdote.
- 134 -
N OV EMB R E
Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 135 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
3 NOVEMBRE Il 3 di novembre, memoria del santo glorioso ieromartire
Libertino, primo vescovo di Agrigento. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Novembris, I, Parigi 1887, pp. 601-611.
La tradizione così come è riportata da storici e scrittori siciliani, in particolare agrigentini, sino al XVIII secolo, ci riferisce che il santo ieromartire Libertino fu mandato dal santo apostolo Pietro ad Agrigento per annunciare la Buona Novella. Quello che possiamo affermare con una certa sicurezza è che san Libertino fu primo vescovo di Agrigento, vissuto nei primi secoli dell’era cristiana, annunciando la luce del Vangelo e confermando il suo annuncio con il suo stesso sangue. Secondo la tradizione, introdotta poi nell’ufficiatura latina del Santo al 3 novembre, l’annuncio di san Libertino fu così efficace da far preoccupare i capi pagani i quali decisero di metterlo a tacere, all’inizio con minacce e intimidazioni per poi passare alla fine alla violenza. Sempre secondo la tradizione locale, il santo martire fu martirizzato con san Pellegrino, vescovo di Triocala e i corpi dati alle fiamme. Secondo altre tradizioni fu martirizzato per lapidazione o ucciso Martirio di san Libertino, vescovo di Agrigento. con la spada. - 136 -
N OV EMB R E
Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Libertino. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 137 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
4 NOVEMBRE Il 4 di novembre, memoria del nostro santo padre Gregorio
di Cassano in Calabria. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Novembris, II, Bruxelles 1894, pp. 463-466.
Nato a Cassano intorno al 920 da Licastro e Giovanna o Anna, è tra le personalità più importanti e colte del monachesimo italogreco, in contatto con i più grandi rappresentanti della vita culturale e religiosa dell’Europa del X secolo. Dopo la morte del padre, la sua nobile discendenza spinse la madre a organizzare per il figlio un matrimonio con una ragazza benestante. Il giovane Gregorio, respinto il disegno della madre, si rifugiò di nascosto a Cassano presso Davide, vescovo greco di Cassano dove divenne chierico della città. Nel 951 venne ordinato sacerdote e, dopo un anno, entrò nel monastero di Sant’Andrea di Cerchiara (oggi Madonna delle Armi), del quale assunse la carica di abate nel 960 dopo la dormizione dell’abate Pacomio. Visse con grande ascesi, duro lavoro nei campi del monastero, veglie di ore intere e preghiera ininterrotta. Si distinse per i tanti miracoli, in particolare per il carisma dello scacciare i demoni. Intorno al 986, gli Arabi conquistarono il monastero di Sant’Andrea e torturano il santo per farsi consegnare i tesori del monastero. Quando compresero che non aveva nulla da dare, lo lasciarono libero. In seguito, per evitare gli onori, visto che la sua fama era giunta sino a Costantinopoli -dove il Catapano di Bari progettava di portarlo-si rifugiò a Roma dove visse in ascesi presso un piccolo asceterio dedicato alla Trasfigurazione. Le domeniche frequentava il monastero greco dei santi Bonifacio e Alessio a Roma. Qui conobbe importanti personalità della sua epoca e incontrò persino l’imperatrice Teofano, greca, moglie dell’imperatore tedesco Ottone II. Il Santo la accompagnò in - 138 -
N OV EMB R E
qualità di padre spirituale sino in Germania intorno al 997-998 dove a Burtscheid fondò il monastero greco dei santi Apollinare e Nicola. Il monastero divenne ben presto centro di diffusione della cultura greca nella regione. Si addormentò il 4 novembre 1002 (secondo altri nel 999), la sua opera venne portata avanti da discepoli che lo avevano seguito sin dal Sud Italia. Il monastero fu di rito greco sino al 1220 quando passò ai Certosini. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Gregorio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 139 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
5 NOVEMBRE Il 5 di novembre, memoria di santa Trofimena di Sicilia,
vergine e martire. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Novembris, III, Bruxelles 1910, p.5.
La storia di questa santa siciliana di nome Trofimena (in Sicilia viene chiamata Febronia) è molto confusa e dubbia. Secondo la tradizione locale, soffrì il martirio per Cristo in giovane età (dodici-tredici anni) dalle mani dello stesso padre, adirato per il suo rifiuto di sposare un giovane pagano scelto da lui come sposo. Il corpo della martire fu adagiato in una cassa e gettato in mare. Le correnti portarono il corpo sulla spiaggia di Minori presso Salerno. Purtroppo, non esiste concordanza tra i vari studiosi sull’epoca esatta e sui particolari del martirio. La patria della Santa è Patti, l’antica Epactì, mentre, secondo altri, è Tindari, antica città greca. Le due località, infatti, sono greche. Molti secoli dopo, probabilmente intorno al 640, la cassa venne trovata per caso sulla spiaggia di Minori da una lavandaia e fu trasportata da due vitelle bianche che da allora divennero il simbolo della santa nel posto dove oggi sorge l’imponente basilica. Sulle reliquie di santa Trofimena esistono elementi storici intorno all’ 838-839, epoca in cui le reliquie furono trafugate dal principe longobardo Siccardo di Benevento. Dopo questi avvenimenti, per paura di un altro furto, il corpo fu nascosto sotto l’altare della chiesa. Furono ritrovante la notte del 27 novembre 1793 e poste nell’attuale cripta della basilica dove si trovano sino ad oggi. Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con - 140 -
N OV EMB R E
te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Trofimena, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
Il 5 di novembre, memoria del santo apostolo Patroba, discepolo dell’Apostolo Paolo e primo vescovo di Pozzuoli.
La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Patroba. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 141 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
6 NOVEMBRE Il 6 di novembre, memoria del nostro santo padre Luca
di Taormina. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e dei Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Nato a Taormina, a soli 18 anni divenne monaco in un monastero sull’Etna. A causa delle invasioni arabe si rifugiò in Grecia, a Corinto, dove si addormentò. Festeggia il 6 novembre ed è tra i pochi santi della Magna Græcia ad essere introdotto nei sinassari greci. San Nicodemo scrive di lui nel suo Sinassario3: “Il beato Luca era originario della città di Taormina. All’età di diciotto anni, frequentava con zelo le chiese di Dio non solo per ascoltare la parola di Dio ma soprattutto per metterla in pratica. Siccome i suoi genitori volevano farlo sposare, si alza di nascosto di notte e si rifugia in un posto inaccessibile dove viveva con le bestie. Dopo aver trascorso quaranta giorni a digiuno, viene fatto degno di una visita angelica. Quindi, si reca in un monastero e veste l’abito monastico. Da allora in poi viveva una vita di dura ascesi. Passò diciotto mesi durante i quali mangiava ogni tre-quattro giorni, solo pane e beveva solo acqua e senza nessun comodità o riposo. Da lì si recò all’Etna insieme ad un altro monaco nutrendosi di sole erbe di montagna. Dormiva poco, aveva una sola veste e andava scalzo. Aveva come regola di non uscire mai dalla cella se prima non avesse letto il salterio. Dopo, leggeva l’ora terza, poi si dava al lavoro manuale sino all’ora sesta dopo la quale mangiava un poco per poi completare la restante ufficiatura. Avendo lottato in questo modo fu reso degno di ricevere grandissima grazia da Dio e di interpretare passi difficili delle Sacre Scritture a tal punto che alcuni si chiedevano: «Quando mai ha studiato? Dopo di che, spinto da una visione divina,si spostò in un altro luogo dove raccolse dodici discepoli che istruiva ed aiutava. Si recò anche a Costantinopoli, visitò tante santi monaci a cui rivelava i suoi pensieri4; infine, si stabilì in 3. Op. cit. 4. La tradizione monastica orientale, collocandosi nella strada aperta dalla Scrittura, ha spesso paragonato l’ascesi ad una lotta, ad un combattimento contro i nemici dell’anima. Questa guerra è universale ed è presentata dagli autori in modi diversi: a volte l’anima è descritta come una specie di campo chiuso dove vizi e virtù si danno combattimento, altre volte è l’uomo stesso che
- 142 -
N OV EMB R E
un paese vicino Corinto dove, dopo sette mesi, riposò in pace. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
entra in lotta e cerca di abbattere le forze avverse. Questa lotta è soprattutto contro i pensieri: «Tutto il combattimento dell’uomo avviene nei pensieri -dice lo Pseudo-Macario- e consiste nell’eliminare la materia dei pensieri cattivi». Così Origene, prendendo spunto da Matteo (cap.15) dice: «La sorgente e il principio di ogni peccato sono i pensieri cattivi ». Secondo i Padri, infatti, il peccato inizia dai pensieri cattivi ispirati dal diavolo o provenienti dalle nostre passioni; se noi accettiamo il pensiero, lo trasformiamo in azione e quindi in peccato. L’antidoto, quindi, secondo i Padri è di rivelare (εξαγόρευση των λογισμών) al proprio abate o al proprio padre spirituale tutti i pensieri cattivi che si affollano nella mente del monaco al fine di esserne liberati. Il rivelare i pensieri non è una confessione dei peccati, o almeno non è questo il suo primo e unico scopo, ma è appunto un mettere a nudo i pensieri, per sapere se sono buoni o cattivi. Essa si presenta come una pratica assolutamente necessaria come afferma lo stesso Antonio: «Se può, il monaco deve confidare agli anziani tutti i passi che fa, tutte le gocce d’acqua che beve nella sua cella». A riguardo della sincerità che deve caratterizzare il colloquio Abbà Teone dice: «Niente rallegra tanto i demoni ed è così nocivo per i discepoli come quando nascondono i loro pensieri ai padri spirituali». Un altro padre diceva ancora: «Se ti turbano i pensieri impuri, non nasconderli ma dilli subito al tuo padre spirituale e rimproverali. Quanto più uno nasconde i suoi pensieri, tanto più essi si moltiplicano e prendono vigore. Come un serpente che esce dalla sua tana subito fugge, così anche il pensiero malvagio non appena è manifestato subito si dilegua. Chi manifesta i suoi pensieri viene subito guarito, chi li nasconde invece è malato di orgoglio». Inoltre, sempre secondo i Padri, è buona cosa manifestare anche i pensieri che all’apparenza possono sembrare buoni propositi al fine di evitare il rischio di ingannarsi spiritualmente e perdersi. Tale necessità, secondo Doroteo, è dovuta al fatto che, essendo noi appassionati, non dobbiamo assolutamente fidarci del nostro cuore, dal momento che una regola contorta rende contorto anche chi è retto; perciò, non bisogna seguire il proprio giudizio. N.d.T.
- 143 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
8 NOVEMBRE L’8 di novembre, memoria della nostra santa madre
Eufrosina , la Giovane. Bios di Santa Eufrosina, la Giovane: AA 5
SS Nov. III, 861-877. Encomio di santa Eufrosina, ed. Fr. HALKIN, «Éloge de Ste Euphrosynela Jeune par Constantin Acropolite», Byz. 57 (1987), 56-65.
Nata nel Peloponneso da ricchi e illustri genitori (suo padre era, infatti, stratego del Peloponneso), dopo molti anni senza prole. Insieme alla famiglia si trasferì in Calabria. In età molto giovane fu consacrata dagli stessi genitori in un monastero femminile calabrese per tenere fede al voto fatto a Dio per chiedere la grazia di un figlio. Lì, Eufrosina conobbe la vita monastica, si istruì e, sin da subito, mostrò un amore ardente per il Signore. I genitori, avendo compreso la sincera vocazione della figlia per la vita monastica, decisero di mandarla a Costantinopoli dove avrebbe potuto ritirarsi in uno dei grandi monasteri della Città Imperiale. Provvidero a tutte le cose necessarie per il viaggio, le diedero una sufficiente quantità di denaro e la mandarono presso lo zio paterno, Agelasto. Lì visse per un certo periodo di tempo sin quando lo zio decise di farla sposare contro la sua volontà. Perciò, quando fu notte, Eufrosina, senza pensare nemmeno un istante all’eredità o al buon nome della famiglia, si travestì da uomo e, senza che nessuno se ne accorgesse, si rifugiò nella casa abbandonata del mugnaio vicino la casa dello zio.
5. Bios di santa Eufrosina, AASS Nov. III, 861-877. Ἐγκώμιο Εὐφροσύνης τῆς Νέας. Ed. Fr. HALKIN, «Éloge de Ste Euphrosyne la Jeune par Constantin Acropolite», Byz. 57 (1987), 56-65.
- 144 -
N OV EMB R E
L’apprensione dello zio, dovuta anche alla responsabilità che sentiva di fronte ai genitori, fu grande come anche i tentativi di ritrovarla insieme ad amici e servi. La Santa rimase lì nascosta per mesi interi senza essere scoperta nessuno. Passato un certo periodo di tempo, il mugnaio vide in sonno una visione nella quale gli veniva mostrato dove cercare Eufrosina. La stessa visione si ripeté la notte successiva. Il giorno dopo ne parlò con la moglie. La terza notte accadde la stessa cosa. La moglie allora gli rivelò che in seguito alla seconda visione era andata a cercare in zona e aveva trovato la capanna di Eufrosina. Allora, alzato sia notte fonda, corse insieme alla moglie al posto indicatogli dalla stessa. La Santa fuggì verso il porto dove si imbarcò su una nave diretta in Oriente. Quando la nave era quasi giunta alla baia la giovane ragazza, travestita da uomo e conosciuta come Giovanni, iniziò il suo peregrinare nei monasteri della regione. Per trent’anni visse in ascesi in un monastero e in una grotta dell’Asia Minore, vicino a un santo anziano. Intorno al 903 ritornò a Costantinopoli, senza comunicare con la famiglia che non aveva mai smesso di cercarla, si stabilì nel monastero della Fonte Vivificante (oggi Baluklì). Qui incontrò l’imperatore Leone VI, il Saggio, il quale, avendo sentito parlare della sua grande ascesi, volle conoscerla per chiedere la sua intercessione presso Dio per impetrare il perdono per il suo quarto matrimonio che aveva scandalizzato tutta la Chiesa. La Santa, ammirando il sincero pentimento, gli predisse la nascita del suo discendente. Da quel momento divenne punto di riferimento per l’Augusta Zoe ma anche per tutti gli abitanti della Capitale colpiti dai suoi carismi. Ricercando di nuovo la solitudine mandò il suo aiutante, l’eunuco Nicola, a trovare un luogo adatto. - 145 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Trovò una grotta sotto la chiesa della Santissima Trinità dove si stabilì insieme a molte monache che l’avevano seguita. Qui accolse l’imperatore Romano I Lecapeno. Si addormentò all’età di 69 anni al Monastero della Santa Protezione dove si era rifugiata in seguito all’invasione degli Sciti. Era l’8 novembre tra il 921-923. La sua vita fu composta da Niceforo Callisto Xanthopoulos Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Eufrosina, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 146 -
N OV EMB R E
10 NOVEMBRE Il 10 di novembre, memoria della santa gloriosa Ninfa di
Palermo, vergine e martire. La sua memoria è riportata nell’opera Acta SS. Novembris, IV, Bruxelles 1925, pp. 327-329, 373-383.
Secondo un manoscritto del XII secolo, Ninfa era figlia di Aureliano, eparca di Palermo, all’epoca dell’imperatore Costantino, il Grande. L’incontro e la conoscenza con san Mamiliano, vescovo di Palermo (16 giugno) furono decisivi per la sua conversione al Cristianesimo. Quando il padre ne fu informato, tentò in tutti i modi di allontanarla dalla nuova religione; ordinò, inoltre, di far arrestare e torturare Mamiliano
Santa Ninfa di Palermo.
- 147 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
insieme con Ninfa e ad altri duecento cristiani. Tuttavia, ogni tentativo di far rinnegare loro la fede fu vano. Un angelo li liberò dalla prigione e li guidò sulla spiaggia dove trovarono una barca che stava per salpare. Così san Mamiliano, insieme al suo gregge, partì verso nord. Sbarcarono all’isola del Giglio. Qui vissero dediti alla preghiera e all’esichìa. Il loro desiderio di venerare le tombe dei santi corifei apostoli Pietro e Paolo lì guidò sino a Roma, dove san Mamiliano si addormentò in pace, avendo oramai soddisfatto il suo desiderio. Ninfa e gli altri cristiani provvidero alla sepoltura. Esattamente un anno dopo, il 10 novembre, dopo molte persecuzioni e tribolazioni, si addormentò anche santa Ninfa e fu sepolta affianco al suo padre spirituale, il vescovo Mamiliano. Le prime testimonianza su di lei risalgono al tempo di papa Leone IV (847-855) in un manoscritto dove si fa menzione di una chiesa «della beata martire Ninfa» nella città di Porto vicino Roma. Nel 1113le reliquie furono trasportate nelle chiese romane di san Trifone a Piazza Fiammetta, di san Crisogono (1123) e alla cattedrale di Palestrina (1116). Sino al 1593 la testa della santa si venerava a Roma nella chiesa di Santa Marita a Monticelli dove apparve per la prima volta nel 1098 durante il papato di Urbano II. Il culto della Santa si diffuse in tutto il Sud Italia; il 5 settembre 1593 il reliquiario d’argento contenente il teschio, per interessamento del conte Olivares, ritornò a Palermo dove fu accolto solennemente dal Senato per poi essere deposto sotto l’altare della cattedrale dove si venerava almeno dal 1483. È patrona di Palermo insieme alle sante Rosalia, Agata, Oliva e Cristina. Da Palermo il culto si diffuse in tutta la Sicilia a tal punto che una città in provincia di Trapani porta il nome di questa Sposa6 di Cristo. 6. In greco “Ninfa” significa appunto “sposa”. N.d.T.
- 148 -
N OV EMB R E
Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Ninfa, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
- 149 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
11 NOVEMBRE L’11 di novembre, memoria del nostro santo padre
Bartolomeo il Giovane, abate di Grottaferrata. Il bios greco del Santo si custodisce nel manoscritto Criptense B, II (431).
Di lui possediamo un Bios in greco, scritto qualche anno dopo la sua morte, attribuito a Luca, settimo abate del monastero. Bartolomeo il Giovane nacque a Rossano Calabro nel 981 da una nobile famiglia; ricevette perciò un’elevata formazione, mostrando molto presto le sue capacità intellettuali. All’età di sette anni fu affidato dai genitori al monastero di san Giovanni il Calibita7 nei pressi di Rossano. Quando raggiunse l’età di dodici anni, attratto dalla fama del suo compatriota san Nilo San Bartolomeo il Nuovo. Opera il Giovane, andò in Campania, a dell’autore presso l’Eremo della Vallelucio dove in quel periodo Candelora in Sicilia il Santo dimorava. Nonostante la grande differenza di età, Bartolomeo divenne il discepolo più obbediente di san Nilo che lo guidò sulla strada della perfezione monastica e della santità. Da allora, seguiva fedelmente il suo padre spirituale e, dopo la sua dormizione nel 1004, assunse la guida spirituale e, in seguito, fu eletto abate della comunità. Per umiltà, sull’esempio 7. Oggi Caloveto in Calabria. Ancora oggi san Giovanni il Calibita è venerato come patrono.
- 150 -
N OV EMB R E
del suo maestro, non volle mai accettare il titolo di abate; infatti, la prima volta che fu eletto si rifiutò di accettare. Tuttavia, qualche anno dopo, si arrese alle suppliche incessanti dei suoi confratelli e, alla soglie dei trent’anni, divenne il terzo abate del monastero di Grottaferrata. Continuò la costruzione e l’abbellimento della chiesa che fu consacrata il 17 dicembre 1024. Durante la cerimonia furono cantati inni scritti per l’occasione dallo stesso Santo. Compose la celebre regola del monastero di Grottaferrata (Typikòn). È uno dei più eccellenti innografi dell’XI secolo. Per secoli è stato considerato lo scrittore del Bios e dell’ufficiatura di San Nilo, uno dei capolavori della agiografia italogreca. Si addormentò al settantacinquesimo anno di età, l’11 novembre del 1055 e fu sepolto affianco al suo padre spirituale Nilo nella cosiddetta Cappella dei fondatori. Dopo il 1300 di entrambe le reliquie si sono perse le tracce. Apolitìkion tono II. Possedendo di Giuseppe la purezza e la continenza, di Davide la mitezza, o Padre, essendoti esercitato nella vita dei padri, con loro ora danzi felice, Bartolomeo padre nostro. Prega per noi il Signore. Altro Tono II. Guidato dalla stessa Vergine, hai portato a compimento una vita veramente pura, come un tempo Elia, come un altro Battista e come Giovanni, figlio del tuono, amante di Cristo, o grande Bartolomeo, con loro supplica il Signore.
- 151 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Altro Tono II. Come un raggio di sole da Rossano hai brillato giungendo sino ai Romani, mandato dall’immagine non fatta da mani d’uomo della Madre di Dio, come predicatore di salvezza, correggendo e salvando coloro che a te ricorrono. Supplica per noi il Signore. Kondakion Luminoso come il sole, eletto da Dio, sei divenuto grande pastore di un gregge eletto da Dio, guidando l’insieme delle tue pecore verso i pascoli eterni e le fonti dei tuoi insegnamenti vivificanti, o Bartolomeo saggio.
- 152 -
N OV EMB R E
13 NOVEMBRE Il 13 di novembre, sinassi della Sacra e Taumaturgica
Icona della Madonna di Siponto in Puglia. Si tratta di una festa mariana locale che risale all’epoca bizantina.
Secondo la tradizione questa Sacra Icona taumaturgica della Madonna di Siponto fu trasporta da Costantinopoli a Siponto da san Lorenzo Maiorano (7 febbraio). Apolitìkion, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo. Il 13 di novembre, memoria di san Donato di Lentini,
presbitero. La loro memoria si basa sui manoscritti greci riguardanti
le vite dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 33.
Di origine ebraica, san Donato prima della conversione si chiamava Samuele ed era il capo della sinagoga locale. Credette a Cristo dopo un miracolo dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino i quali lo guarirono dalla lebbra e si battezzò insieme ad altri 752 ebrei, molti dei quali furono martirizzati per Cristo (9 aprile). San Donato fu poi ordinato presbitero insieme ai figli, Eustrazio e Carìtone. Si addormentò nel 278.
- 153 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Icona bizantina della Madonna di Siponto.
- 154 -
N OV EMB R E
14 NOVEMBRE Il 14 di novembre, memoria del nostro santo padre Fantino
il Nuovo, addormentatosi a Salonicco. Il Bios del Santo fu scritto da qualche suo discepolo ed è contenuto nel codice Mosq. 478 di Mosca. La sua memoria è riportata anche nel Sinassario di Costantinopoli.
Il Bios di questo Santo è stato scritto da un suo discepolo e si trova nel codice Mosq. 478, proveniente dal monastero di Kutlumusi sul Monte Athos. Secondo il Bios, dunque, san Fantino nacque in Calabria agli inizi del X secolo da Giorgio e Vrièni. All’età di otto anni fu condotto dal padre a Melicuccà dal grande santo, l’asceta Elia lo Speleota che lo tonsurò monaco con le sue stesse mani. Qui visse in perfetta obbedienza per vent’anni, passando attraverso tante mansioni difficili e completando, nel frattempo, la sua formazione enciclopedica. Dopo la beata dormizione di sant’Elia, Fantino fuggì nel deserto vivendo nudo per diciott’anni, in dura ascesi e in interrotta preghiera. La sua vita fu un continuo martirio, una continua violenza evangelica. Era impregnato da una follia in Cristo a causa della quale era frainteso e non compreso persino dai suoi stessi figli spirituali. In questa fase della sua vita, San Fantino. Icona contemporanea. Collezione privata. Opera dell’autore. fondò molti monasteri e riuscì a - 155 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
portare alla vita monastica i suoi genitori, i suoi fratelli Luca e Cosma e la sorella Caterina. La sua vita fu alternata tra anacoresi e permanenza in qualche monastero a ricopiare manoscritti. Sempre in questo periodo, ebbe una visione rivelatrice che confidò a san Nilo, nella quale previde la scomparsa del monachesimo in quella regione e la sua fuga in Grecia. Dopo questa visione, infatti, all’età di 66 anni, dove aver preso con sé i due discepoli Vitalio e Niceforo il nudo (5 luglio) fuggì nel Peloponneso. Da Corinto si recò ad Atene, dove fece tappa alla Chiesa della Madonna sull’Acropoli, poi a Lárissa dove rimase per un certo tempo vicino alla chiesa di san Achillio a Lárissa. Infine, giunse a Salonicco dove rimase per otto anni presso la chiesa di san Minàs. Lungo tutti gli otto anni risplendette per i miracoli e la santità di vita. Nonostante il suo comportamento «eccentrico», si mostrò porto di salvezza, guaritore di tutte le malattie, rifugio per poveri e indifesi, spada a doppio taglio contro gli uomini ingiusti e potenti del luogo. Un giorno incontrò per caso Atanasio del Monte Athos e Paulo di Xiropotamo mentre andavano all’Athos. Più tardi il suo discepolo, san Niceforo, divenne discepolo di sant’Atanasio l’Athonita e dopo la sua morte il suo corpo emanò miron. San Fantino era amico di san Fozio il Tessale, fondatore del monastero di Akapnio che gli fu vicino negli ultimi istanti di vita. A 73 anni si riposò dalle fatiche addormentandosi nel Signore 14 novembre 974. Fu subito venerato come santo. A Salonicco fu subito dipinta la sua icona e venne costruita una chiesa in suo onore sul monte Chortiatis dove ancora oggi -non si sa precisamente dove- sono sepolte le sue reliquie. Di recente, in Grecia, il monastero femminile di Ormilia ha ripubblicato le vite dei santi Nilo il Calabro e Fantino il Nuovo. - 156 -
N OV EMB R E
Apolitìkion tono I. Della Calabria grande vanto, per i monaci grande sole e protettore di Salonicco, ti sei rivelato o Padre, sapiente in Dio. Prendendo sin da piccolo la croce sulle spalle, o Fantino, tu hai cercato Dio e andando lontano sei stato ricolmato di carismi soprannaturali. Gloria a Cristo che ti ha coronato, gloria a Cristo che in te ha compiuto prodigi, gloria a Cristo che a noi ti ha donato come intercessore e protettore. Kondakion tono III. Sin dal ventre di tua madre, o Santo, sei stato consacrato al Signore e Lui come un altro Battista hai lodato ancor prima di nascere. Poi, abbandonando genitori e amici, sei divenuto astro che ha illuminato molti nella tua grande ascesi e nei tuoi miracoli, Fantino santissimo.
- 157 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
19 NOVEMBRE Il 19 di novembre, memoria del nostro santo padre Simone
il Calabro, taumaturgo. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Informazioni sulla vita di questo santo, vissuto all’epoca degli incursioni arabe nel Sud Italia, attingiamo dal Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita: «Costui era monaco calabrese di un monastero grande e celebre; un giorno, alcuni monaci furono catturati lungo la spiaggia da pirati arabi e condotti in Africa; Simone allora si recò in Africa per liberare i suoi fratelli prigionieri; cercandoli, commosso, domandava di loro; si avvicinò, allora, un Agareno per schiaffeggiarlo ma la sua mano si paralizzò subito. La stessa cosa si ripeté con il secondo Agareno. Allora gli altri Agareni lo presero e lo condussero dinanzi al governatore locale al quale raccontarono tutto l’accaduto. Il governatore fu preso da grande spavento e supplicò il santo di guarire con le sue preghiere le mani dei suoi soldati. Il Santo acconsentì. Allora, il governatore ordinò che tutti i monaci fossero liberati. Durante il viaggio di ritorno il Santo trasformò l’acqua del mare in acqua potabile davanti allo stupore di tutti. Dopo aver compiuto altri miracoli, si addormentò in pace. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Simone, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 158 -
N OV EMB R E
20 NOVEMBRE Il 20 di novembre, memoria del nostro santo padre
Gregorio il Decapolita. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Gregorio, che con il suo passaggio segnò la vita monastica e spirituale del Sud Italia, nacque verso la fine dell’VIII secolo in una delle città della Decapoli d’Isauria. Sin da piccolo abbracciò la vita monastica che seguì con grande forza d’animo durante il periodo turbolento dell’iconoclastia. Dopo molto girovagare, nel tentativo di cercare la tanto desiderata esichìa, sbarcò a Reggio Calabria. Arrivato a Roma, rimase tre mesi sconosciuto tra gli sconosciuti. Subito,però, si diffuse presto la sua fama dopo aver liberato un posseduto. Fuggì, per questo, a Siracusa dove visse rinchiuso in una torre isolata,dove compiva molti miracoli. San Gregorio benedisse con la sua presenza anche il Salento passando da Otranto. Da Otranto, infatti, si imbarcò per ritornare a Salonicco. Fu proprio a Salonicco che si conobbe con il siracusano san Giuseppe l’Innografo (3 aprile) convincendolo ad abitare assieme. Da quel momento in San Gregorio il Decapolita. Affresco poi accettò anche altri discepoli della chiesa del Protaton. Monte e compì molti miracoli. Verso Athos. - 159 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
la fine della sua vita fu colpito da una grave malattia. Dopo aver trascorso un breve periodo al monte Olimpo in Bitinia, fece ritorno a Costantinopoli dove si stabilì insieme con san Giuseppe nella chiesa di sant’Antipa. Fu qui che si addormentò nel Signore nell’842, poco prima del ristabilimento definitivo dell’Ortodossia. Il suo corpo si conserva dal 1490 nel monastero di Bistrița in Romania. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Gregorio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 20 di novembre, memoria del nostro santo padre Cipriano di Calamizzi. Il Bios greco si trova nel codice n. 522 (ff.
219-22) del Monastero del Sinai.
Nato a Reggio Calabria tra il 1110 e il 1120. Dal padre medico imparò l’arte medica e, ancora giovane, ricevette l’abito monastico nel monastero greco del Santissimo Salvatore nella zona di Calanna, fuori Reggio. Dopo aver vissuto per un lungo periodo di tempo come discepolo della comunità, preso dall’ardente desiderio dell’esichìa, si stabilì in una proprietà della sua famiglia presso Pavigliana sulle colline a sud-est di Reggio, dove esisteva una piccola chiesa di Santa Venera. Qui trascorse vent’anni, vivendo completamente da solo, impegnato nella preghiera e nella coltivazione delle virtù. Nonostante ciò, la fama della sua santità si diffuse in tutta la regione; molti, infatti, accorrevano da lui per essere guariti da malattie sia fisiche che spirituali. Inoltre, esercitava gratuitamente - 160 -
N OV EMB R E
l’arte medica chiedendo ai pazienti di dare i soldi in elemosina ai poveri. Ben presto il luogo che un tempo era deserto e inabitato, divenne affollato di uomini, laici e monaci, che desideravano vivere a fianco al loro padre spirituale. Lì, visse in grande ascesi sino alla sua elezione ad abate del monastero di san Nicola di Calamizzi presso Reggio Calabria. In qualità di abate restaurò la chiesa, costruì nuove celle, il refettorio e il campanile. Arricchì il monastero con sacre suppellettili, icone e libri. Si adoperò anche per i possedimenti terrenti del monastero e delle sue dipendenze. La sua attività non si fermava mai. Di giorno lavorava e guariva, la notte invece era dedicata completamene alla preghiera e allo studio. Per umiltà mandava i malati da lui miracoli dinanzi all’icona del patrono del monastero san Nicola, attribuendo a quest’ultimo la guarigione. L’eco della sua santità e dei suoi miracoli superò i confini della Calabria e della Sicilia. Un giorno, mentre si recava ad una dipendenza del monastero, cadde dal carro rimanendo disabile e allettato. Si addormentò il 20 novembre 1190 e fu sepolto nella chiesa del monastero. Il suo San Cipriano di Reggio. Bios fu scritto subito - 161 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dopo la morte e il 1240 fu ricopiato dal monaco Lorenzo di Calamizzi in un codice che si trova oggi al monastero del Sinai (n.522 ff.219-22). Il monastero di san Nicola di Calamizzi soffrì molto a casa dei Latini-Normanni sino al 1562, quando fu distrutto del tutto in seguito a un terremoto. Nel 1807 fu soppresso dai Latini. Era situato dove oggi si trova la stazione ferroviaria di Reggio Calabria. Nel museo cittadino si conservano alcune colonne. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Cipriano, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 162 -
N OV EMB R E
21 NOVEMBRE Il 21 di novembre, memoria del nostro santo padre Luca Mercurion in Calabria, fratello di san Fantino il Nuovo. La sua memoria è riportata nel Codice Cryptensis B, α, IV, alla
del
prima pagina.
Nel periodo in cui viveva in ascesi sul monte Mercurion san Fantino preparò due ascetari, uno per la madre e la sorella, l’altro per suo padre e i suoi fratelli. Il primo fratello, Cosma, era già discepolo di san Elia lo Speleota. San Luca del quale oggi ricorre la memoria, fu posto da san Fantino come economo dei monaci, in modo tale di essere libero e dedicarsi senza distrazioni alla vita esicasta. San Luca seguì più tardi san Nilo il Calabro nel suo peregrinare nel Cilento e nel monastero di Vallelucio, dove fu posto come abate dallo stesso san Nilo. Si addormentò beatamente nel 991 e fu sepolto nel nartece della chiesa dedicata all’Arcangelo Michele. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 21 di novembre, memoria dei santi Ampelio e Gaio di Messina, martiri. La loro memoria è stata riportata da O. Gaetani,
nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum,vol. I, p. 122.
- 163 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Questi Martiri, originari di Messina, sopportarono con costanza il martirio per Cristo all’epoca di Diocleziano il 20 novembre 304. I loro corpi, secondo la tradizione, si trovano nella chiesa del monastero di san Francesco. Secondo i Bollandisti, san Ampelio potrebbe identificarsi con san Appelico commemorato nel Martirologio Geronimiano. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 164 -
N OV EMB R E
22 NOVEMBRE Il 22 di novembre, memoria del nostro santo padre
Nicodemo, abate del Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto. La sua memoria è riportata nel Typikon di San Nicola
di Casole (Taur. Gr. C III 17).
San Nicodemo fu il sesto abate del celebre monastero italogreco di san Nicola di Casole, dal 1201 al 22 novembre 1220, quando si addormentò in pace. Il suo successore, il dotto abate Nettario8, lo descrive come uomo vittorioso sul diavolo, ricco di virtù, straordinario predicatore e dedito al raccoglimento. I Santi Abati di Casole costituiscono gli ultimi splendori del monachesimo in Sud Italia, non solo per la loro vita santa, ma anche per la loro fedeltà alla tradizione dei Santi Padri, allo studio e alla salvaguardia della cultura greco-cristiana. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Nicodemo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
8. Op. cit.
- 165 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
23 NOVEMBRE Il 23 di novembre, memoria del nostro santo tra i padri,
Gregorio, vescovo di Agrigento. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Dal Sinassario di san Nicodemo9 riportiamo di seguito lo straordinario bios di questo grande padre della Chiesa: “Costui visse al tempo di Giustiniano II, il Rinotmeto, nell’anno 685. Originario di Agrigento, figlio di Carìtone e Teodota, uomini pii, ricchi di virtù e di beni. Quando il Santo raggiunse l’età di otto anni, i genitori lo iniziarono allo studio degli studi sacri nei quali si distinse presto per la grande abilità e sveltezza a tal punto da essere ammirato da tutti. Compiuti diciott’anni, divenne San Gregorio di Agrigento. chierico. Fu tonsurato lettore da san Affresco nella chiesa di San Potamione di Agrigento; era, infatti, Nicola Orfanos a Salonicco (Grecia). molto bravo nella lettura oltre ad avere una bella voce. Una notte, mentre il Santo dormiva vicino al letto dell’Arcidiacono Damiano, udì la voce di un angelo che lo chiamava tre volte come il Profeta Samuele dicendogli: “Gregorio, la tua preghiera è stata esaudita10. Dai! Alzati in fretta e cammina”. 9. Op. Cit. 10. Di visitare i Luoghi Santi. N.d.T.
- 166 -
N OV EMB R E
Gregorio, allora, senza indugiare uscì e si recò a Cartagine. Lì fu mandato da Dio presso il monaco Marco, pieno dello spirito divino; col quale rimase quattro anni. Con Marco andò, poi, ad Antiochia dove fu ammirato enormemente. In seguito, guidato da una visione divina, andò a Gerusalemme dove fu ordinato diacono dall’Arcivescovo Macario. Da lì a Costantinopoli dal patriarca Giorgio. In quel periodo si teneva a Costantinopoli un concilio contro gli eretici monoteliti Sergio, Pirro e Paolo i quali furono redarguiti sapientemente dal divino Gregorio per la loro follia. Divenne, per questo, così famoso da essere noto persino all’Imperatore. Da Costantinopoli ritornò a Roma dove fu ordinato vescovo compiendo miracoli, onorando degnamente il suo pontificato. Allora Sabino, Crescentino e i loro seguaci per invidia si scagliarono contro di lui e lo calunniarono al Papa di Roma che credette alle accuse, facendo incarcerare il Santo per due anni. Fu l’Imperatore ad ordinare la scarcerazione e la convocazione di un processo per stabilire la verità. Accaddero, allora, quei divini portenti del legni e dei carboni che glorificarono il glorioso servo di Dio. Il volti degli accusatori furono avvolti da una nube nera e divennero neri; sino ad oggi i loro discendenti hanno il La venerabile reliquia del capo di san Gregorio di Agrigento. Si custodisce volto nero. Invece, la ragazza nella chiesa parrocchiale di Dafnospilià che aveva accusato il Santo di (Karditsa, Grecia). adulterio fu tormentata da un - 167 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
demone ma fu guarita dal Santo. Gregorio, infine, fece ritorno in patria dove fu accolto con grandi onori. Visse ancora molti anni sino ad età avanzata poi si addormentò nel Signore”. Apolitìkion tono I. O Gregorio ancora in fasce vegliavi11 per osservare fedelmente i precetti di Colui che su tutti regna, o Padre, venendo, così, ricolmato di doni celesti, come pastore dei fedeli sempre vigile. Per questo nei giardini sempre verdi guida coloro che a te gridano: Gloria a Cristo che ti ha glorificato! Gloria a Cristo che ti ha incoronato! Gloria a Cristo che per mezzo tutti opera guarigioni! Kondakion tono III. Come un grande sole che splende per i miracoli, tu illumini tutta la Chiesa di Dio; hai salvato con le tue preghiere molti uomini e hai scacciato gli eretici dal tuo gregge. Per questo ti onoriamo, o padre teoforo, sapiente Gregorio.
11. Gregorio in greco significa vigile, colui che veglia. N.d.T.
- 168 -
N OV EMB R E
24 NOVEMBRE Il 24 di novembre, memoria del nostro padre tra i santi,
Ermogene, vescovo di Agrigento. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Dipinto di sant’Ermogene di Agrigento.
Secondo gli storici san Ermogene fu l’ultimo vescovo greco di Agrigento, prima della conquista araba della Sicilia. Tenendo conto che i Saraceni conquistarono Agrigento nell’828, allora, san Ermogene dovrebbe aver vissuto l’entrata dei conquistatori nella sua città. Si addormentò nel Signore il 24 novembre. Il Sinassario di Costantinopoli riporta la stessa data.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Ermogene. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Il 24 del mese di novembre, memoria del nostro santo padre Giorgio di Rossano, discepolo di san Nilo il Giovane.
Informazioni sul Santo attingiamo dal Bios di san Nilo, nel manoscritto Criptense B, II (430) del XII secolo.
- 169 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Le notizie che possediamo a suo riguardo provengono dal bios del suo compatriota, san Nilo il Calabro, del quale Giorgio fu un fedele e sincero discepolo e seguace. Nel Bios leggiamo che una volta, nel periodo in cui si trovavano al Mercurion, san Nilo mandò santo Stefano a Rossano per comprare pergamene. Al ritorno, Stefano si presentò con Giorgio, all’epoca già anziano, che desiderava farsi monaco sotto la guida di Nilo. San Nilo cercò di mandarlo al cenobio di Castellano dove le condizioni di vita erano più adatte all’età di Giorgio. Tuttavia, Giorgio fu così insistente da convincere il Santo a prenderlo con sé nella San Giorgio di Rossano. Opera dell’autore in una cappella di Bisignano grotta, accogliendolo così tra i in Calabria. suoi discepoli. Giorgio, in breve tempo, si mostrò un monaco perfetto, distinto per l’ascesi, l’obbedienza, il taglio della propria volontà e la mentalità da martire. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Giorgio, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. - 170 -
N OV EMB R E
Il 24 di novembre, memoria del trasporto delle sacre reliquie del nostro santo tra i padri Flaviano, patriarca di Costantinopoli, a Giulianova in Abruzzo. Trattasi di una festa
locale.
Secondo la tradizione locale, le sacre reliquie, per desiderio dell’imperatrice Galla Placida, lasciarono Costantinopoli per essere mandate a Ravenna. Durante il viaggio in mare, forse in seguito ad una tempesta, la nave fece scalo a Castrum Novum Piceni (oggi Giulianova) che da quel momento prese il nome di Castel San Flaviano. In seguito, fu costruito un grande tempio dedicato al grande patriarca confessore dove furono deposte le sue reliquie. Oggi riposano nella cattedrale di Giulianova. Da secoli è il protettore della città adriatica dove viene festeggiato con grande solennità il 24 novembre, giorno dell’arrivo delle reliquie. Apolitìkion tono IV. Santo pastore della Città Imperiale e venerabile sacerdote del Re dei Cieli ti sei rivelato con la tua vita, o sapiente Flaviano. Hai difeso le due nature del Logos, abbattendo l’eresia di Nestorio e di Eutiche. Perciò hai sofferto molte pene ma ora gioisci nei cieli rallegrandoti con Cristo. Kondakion tono plagale IV. Divina copia di Cristo, grande pastore e grande difensore delle Sue due nature, ti sei rivelato, o veramente beato, confessando la sua divinità e la sua umanità. Per questo sei stato annoverato nei cori degli Angeli, o Flaviano, dove preghi per i tuoi figli.
- 171 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
27 NOVEMBRE Il 27 di novembre, memoria del nostro santo padre Nicola,
terzo abate del Monastero di San Nicola di Casole presso
Otranto. La sua memoria è riportata nel Typikon del Monastero di San
Nicola di Casole (Taur. Gr. CIII 17).
Al santo abate Nicola si deve l’organizzazione del celebre scriptorium del monastero, il cui lavoro ha salvato e ha consegnato alla storia preziosissimi testi della cultura greca e latina e della civiltà greco-cristiana. Inoltre, san Nicola è il compositore del celebre typikon12 del Monastero,dal quale si scorge la ricca tradizione ascetica e liturgica del Monastero,che fu un vero e proprio faro del monachesimo nella regione. Si addormentò in pace nel 1174. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Nicola, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
12. Op.cit. (La Regola del Monastero). N.d.T.
- 172 -
N OV EMB R E
28 NOVEMBRE Il 28 di novembre, memoria della nostra santa madre
Teodora di Rossano. Viene menzionata nel Bios di San Nilo, nel manoscritto Criptense B, II (430), del XII secolo.
Nacque a Rossano intorno al 900 da Eusebio e Rosalia (Oreozìli?), di nobile discendenza. All’età di appena 15 anni, divenne monaca nel monastero femminile del monte Arenario, del quale successivamente divenne badessa. La Santa era legata spiritualmente a san Nilo il Calabro sin da quando era bambino. Infatti, quando san Nilo divenne monaco e abate, chiese a Teodora e alla sua comunità di lasciare il monte Arenario - a causa delle minacce dei Saraceni- e le assegnò il monastero di
Il monastero di santa Anastasia a Rossano dove santa Teodora fu abadessa.
- 173 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
santa Anastasia da poco restaurato dal giudice Eufrasio. Ben presto questo monastero divenne uno dei centri monastici più importanti della città di Rossano. San Nilo affidò a Teodora la madre e la sorella del suo amato discepolo, santo Stefano, che da Teodora ricevettero l’abito angelico dalle sue mani. San Teodora visse una vita di austera ascesi, coltivando le virtù monastiche. Si addormentò il 28 novembre del 980. Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Teodora, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 174 -
N OV EMB R E
Affresco bizantino della Madonna nella cripta di san Giovanni, Licata (Sicilia). XII-XIII sec.
- 175 -
Icona della Madonna del Carmelo presso Bagnara Calabra.
DICEMBRE
5 DICEMBRE
Il 5 di dicembre, memoria di san Pelino da Durazzo, vescovo di Brindisi, ieromartire e confessore. Per
approfondimenti rimandiamo all’opera BIBLIOTHECA SANCTORUM, X, p. 450-452, Città Nuova Ed., Roma 1988.
Oppositore della eresia monotelita diffusasi a Bisanzio, prima durante l’imperatore Eraclio I e poi con Costante II (648), si rifugiò a Brindisi insieme ai discepoli Gorgonio, Sebastio e Ciprio. Lo scontro tra Roma e Costantinopoli si acuì al punto che il pontefice, santo e confessore, Martino I scomunicò il patriarca Sergio e gli eretici, ma venne arrestato, deportato a Costantinopoli e infine esiliato a Cherson (Crimea) dove si addormentò nel 655. A Brindisi, l’intransigenza e la lealtà di Pelino all’Ortodossia, nel frattempo associato nell’episcopato dal vescovo Procolo, lo portarono su di rottura nei Il martirio di san Pelino, vescovo di posizioni Brindisi. confronti della corte di - 177 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Costantinopoli. Alla morte del vescovo Procolo, Pelino venne consacrato vescovo di Brindisi, ma funzionari dell’Impero Bizantino per ordine dell’Imperatore lo deportarono a Corfinio, dove venne condannato a morte ed ucciso assieme ai suoi discepoli il 5 dicembre, probabilmente dell’anno 662. Per secoli fu venerato come patrono di Brindisi insieme a san Leucio di Alessandria. Nel 1771 nella cattedrale di Brindisi gli fu consacrato un altare. Inoltre, è protettore della diocesi Romano-Cattolica di Sulmona-Valva mentre, a Corfinio, vi è una basilica nel luogo del suo martirio. Da notare che erroneamente viene posto dal Martirologio Romano al IV secolo all’epoca di Giuliano l’Apostata. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Pelino. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 178 -
DIC EMB R E
10 DICEMBRE Il 10 di dicembre, memoria del nostro santo padre Luca il
Grammatico, vescovo di Isola . Il bios greco del Santo è custodito 1
nel manoscritto Mess.Gr. 29, dell’anno 1308.
Questo grande pontefice, confessore della Fede Ortodossa nel Sud Italia, nacque a Melicuccà in Calabria da Ursino e Maria tra il 1035-1040. A quell’epoca, i Normanni, avendo ormai conquistato tutto il Mezzogiorno, avevano iniziato l’opera di latinizzazione degli italogreci. Divenne monaco in età abbastanza giovane nel celebre monastero di san Elia lo Speleota (11 settembre) vicino al suo paese; si istruì presso Nicola, vescovo della vicina città di Oppido. Per la sua grande virtù e per la profonda conoscenza delle Sacre Scritture venne ordinato vescovo d’Isola intorno al 1092. Ben presto si distinse per l’intensa attività apostolica non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, nell’epoca difficile della persecuzione della Chiesa Ortodossa da parte degli occupanti Latini. Predicava la Parola di Dio, ordinava sacerdoti, San Luca il Grammatico. celebrava ovunque, 1. Isola Capo Rizzuto
- 179 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
compieva molti miracoli per sostenere i fedeli ortodossi. Cercò di andare a Costantinopoli, forse per chiedere aiuto per i fedeli messi a dura prova, ma non ci riuscì. Durante una discussione con i Latini circa gli azzimi eucaristici, il Santo condannò le innovazioni latine. Per questo, i Latini, adirati, cercarono di bruciarlo vivo dentro la capanna nella quale stava celebrando insieme conun bambino. La capanna si bruciò interamente, mentre, il Santo e il bambino uscirono completamente sani e salvi, svergognando i Latini e dimostrando così la verità della Fede Ortodossa. San Luca fu un monaco che amò profondamente la vita monastica. Fondò, infatti, il monastero di san Nicola sul Monte Viterito e ogni anno, l’11 settembre, giorno della festa di sant’Elia lo Speleota si recava alla grotta del Santo per vegliare tutta la notte e per celebrare la Santa Liturgia. Quando fu informato da Dio che era oramai imminente la sua dipartita chiamò tutti i vescovi vicini, il clero e il popolo per dare loro gli ultimi consigli e chiedere di rimanere fedeli alla Fede Ortodossa. Dopo averli benedetti, consegnò la sua beata anima di missionario il 10 dicembre 1114. Dopo la sua dormizione accaddero molti miracoli a coloro che accorrevano con fede alla tomba e per questo fu subito venerato come santo. Esistono alcune opere innografiche che vengono attribuite al Santo così come alcune lettere indirizzate ai fedeli. Il clero latino si adoperò per far scomparire la memoria del Santo persino nella sua patria Melicuccà, Ancora oggi viene ignorata dai Calabresi l’esistenza di questa figura storica della Calabria Bizantina. Purtroppo, anche noi greci moderni ignoriamo questa grande figura del monachesimo italogreco. San Luca fu davvero un grande confessore se solo si pensa che salì sul rogo della Santa Inquisizione! Precursore di san Cosma - 180 -
DIC EMB R E
d’Etolia,visitò tutto il Sud Italia per svegliare le coscienze degli Italogreci, cittadini del Sud Italia, un tempo terra dell’Impero Romano d’Oriente, oramai in mano agli invasori Normanni, in pericolo di perdere la fede e l’identità. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Luca. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Il 10 di dicembre, memoria del nostro padre tra i santi Atanasio il Siceliota, vescovo di Methoni (Grecia). Si salva
«Discorso funebre su sant’Atanasio, vescovo di Methoni», opera di san Pietro, vescovo di Argos. PG. 104, 1366-1380.
San Atanasio nacque a Catania molto probabilmente tra gli anni 814-818. Intorno all’827, a causa delle incursioni arabe, emigrò con la famiglia a Patrasso nel Peloponneso. Sebbene ancora in tenera età, Atanasio, desideroso di consacrare la sua vita a Cristo, chiese e divenne monaco in uno dei monasteri della regione. Con zelo e coraggio si gettò nelle lotte monastiche e ascetiche, coltivando tutte le virtù monastiche. Il Metropolita di Patrasso vedendo il grande progresso spirituale di Atanasio, lo nominò abate del monastero, nonostante i suoi continui rifiuti. L’alto compito di abate non solo non fermò la sua vita ascetica e virtuosa, ma al contrario dimostrò che si può servire la Chiesa anche con un’alta carica la Chiesa con un alto grado; per questo, lo stesso Metropolita lo consacrò vescovo di Methoni, diocesi suffraganea della Metropoli di Patrasso.
- 181 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Da vescovo, Atanasio si adoperò con ammirabile zelo per venire incontro a tutti i bisogni materiali e spirituali del suo gregge, pur essendo l’esempio perfetto della povertà evangelica come anche di tutte le altre virtù cristiane. Quando fu vicina l’ora della dipartita chiamò tutti i discepoli consigliando loro di esercitarsi nella virtù dell’amore e del continuo ricordo della Seconda Parusia del Signore. Dopo la sua dormizione (880 d.C.), la sua tomba divenne fonte di miracoli alla quale tanta gente accorreva per essere guarita. Apolitìkion tono IV. Di Nicodemo, Metropolita di Patrasso. Amando Cristo Signore, o sacro Atanasio, lo hai adorato di continuo nella tua vita e al mondo ha insegnato a coltivare l’amore Lui con una chiamata alla santità; hai vissuto mostrandoti a tutti a Sua immagine. Supplicalo per noi con le tue intercessioni. Apolitìkion tono plagale I. Lodiamo tutti con inni Atanasio, il protettore di Methoni e sempre vigile custode, l’amante della virtù e della santità; egli, infatti, fu fatto degno di divenire vescovo dei fedeli e della grazia dei miracoli. Ora supplica il Signore di illuminarci e di avere misericordia di noi. Kondakion tono II. Come un astro sei sorto o Pontefice dalla tua culla, ricolmo della luce divina; sei, infatti, divenuto luce per tutti, illuminandoli con gli insegnamenti delle tue opere, tu pienezza dei fedeli, grande ornamento di Methoni.
- 182 -
DIC EMB R E
Il 10 di dicembre, memoria dei santi gloriosi martiri Mercurio e compagni, da Lentini. La loro memoria si basa sui
manoscritti greci con le vite dei santi Alfio, Filadelfo, Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 46.
San Mercurio era centurione dell’esercito romano all’epoca dell’imperatore Decio. Originario della città di Tauriana2 in Calabria, era in servizio presso Lentini in Sicilia, dove confessò la sua fede cristiana durante il martirio dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino. Per questo fu martirizzato insieme agli altri suoi compatrioti. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro Cristo Dio, salva le nostre anime.
2. Oggi Palmi-Gioia Tauro.
- 183 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
13 DICEMBRE Il 13 di dicembre, memoria della santa gloriosa martire
Lucia di Siracusa, vergine. Sinassario della Chiesa di Costantinopoli, H. Delehaye (ed.), Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanum, 1902.
Nella storia della Chiesa Siciliana risplendono i nomi delle gloriose martiri Lucia ed Agata, vanto di tutta la Sicilia, le quali hanno scritto con il loro sangue pagine gloriose del Cristianesimo del Sud Italia. Nel Sinassario della Chiesa di Costantinopoli3 è scritto: “Costei era di Siracusa, promessa sposa ad un uomo; Ancor bambina, perdette il padre, rimanendo sotto la custodia della madre Eutichia. Eutichia soffriva da molti anni un flusso di sangue, così ostinato, che aveva fatto ingenti spese per consultare medici, senza ricavarne nessun giovamento. Decisero allora di recarsi a Catania al sepolcro di Agata per implorare la guarigione. Mentre stavano in preghiera, Lucia fu presa da una visione e vide, in mezzo a schiere di angeli, sant’Agata che rivolta a lei , le diceva: “Lucia sorella mia, vergine di Dio, perché domandi a me quello che tu stessa puoi concedere ? La tua fede ha giovato a tua madre, ed ecco che è divenuta sana. Tu ti sei consacrata a Dio nella verginità e perciò come per me la città di Catania viene ricolma di grazie del cielo, così per te lo sarà la città di Siracusa”. Ritornata a Siracusa, Lucia per ringraziare il Signore per la guarigione della madre, decide di dare tutta la sua dote ai poveri e di consacrarsi, così come era nel suo cuore, a Dio. E avendo cominciato a vendere le sue sostanze e a fare la distribuzione ai poveri, ne pervenne la notizia alle orecchie di un giovane, che desiderava la mano di Lucia: il 3. Συναξάριον τῆς Eκκλησίας τῆς Kωνσταντινουπόλεως, H. Delehaye (ed.), Synaxarium Ecclesia e Constantinopolitanum, 1902.
- 184 -
DIC EMB R E
Madonna in trono con la santa martire e vergine Lucia nella cripta di santa Lucia a Melfi in Basilicata.
quale, vedendosi deluso nelle sue speranze, per vile vendetta la denunzio come cristiana, al prefetto di Siracusa, Pascasio. Egli, confuso e adirato, ordinò che trascinasse la Santa Vergine in un postribolo, radunando, per maggior vergogna, tutto il popolo. Per grazia di Dio, la Santa si conservò pura e nessuno poteva spostarla nemmeno di un centimetro. Pascasio diventò maggiormente furibondo e ordinò che si accendesse un gran fuoco attorno a lei affinché la vergine fosse al più presto. Vano tentativo anche questo! Le fiamme ardevano ma non toccavano la santa martire, la quale, sorridente alla letizia degli angeli, canta inni al Signore. La uccisero infine decapitandola”. Nel 1039 il comandante bizantino Giorgio Maniace trasportò le sue reliquie insieme con quelle di sant’Agata a Costantinopoli. - 185 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Il corpo fu rubato dai Veneziani durante la Quarta Crociata del 1204. Da allora riposano a Venezia. Tropario della Santa, dal Liturghikòn di Grottaferrata Festeggiamo, o fedeli tutti, le lotte di Lucia, poiché ha svergognato Pascasio e ora con la divina Agata danza insieme agli angeli e al contempo esse pregano il Signore per la nostra salvezza. Il 13 di dicembre, memoria del nostro padre tra i santi
Nicola, vescovo di Oppido, il Nuovo Taumaturgo. La sua memoria si salva in un manoscritto del Santissimo Salvatore di Messina.
Di questo santo vescovo si salvano solamente il nome e il titolo «Nuovo Taumaturgo» in un manoscritto del monastero italogreco del San Salvatore di Messina. La sua memoria veniva celebrata il 13 dicembre. Secondo gli studiosi, fu vescovo di Oppido, in Calabria, nell’XI secolo, all’epoca della conquista normanna e della persecuzione degli Ortodossi del Meridione d’Italia. Probabilmente il clero latino cercò di cancellarne la memoria proprio per la sua attività pastorale a difesa e a sostegno della Fede Ortodossa durante i difficili anni della latinizzazione. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Nicola. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 186 -
DIC EMB R E
16 DICEMBRE Il 16 di dicembre, memoria del nostro santo padre Macario
di Collesano. Il bios greco del Santo è contenuto nel manoscritto Vat.
Gr. 2027 proveniente dal Monastero dei santi Elia e Anastasio di Carbone.
San Macario e la sua famiglia (tutti santi) vissero nel X secolo a Collesano in Sicilia, nell’epoca difficile delle invasioni saracene. San Cristoforo era marito di santa Calì, i loro figli, anch’essi santi, si chiamavano Saba e Macario. Il primo ad abbracciare la vita monastica fu san Cristoforo nel monastero di san Filippo il Cacciaspiriti ad Agira, sulle pendici dell’Etna, dalle mani dell’abate Niceforo che gli diede la benedizione di vivere come anacoreta vicino alla cappella di san Michele nella zona di Ctisma. Lì andarono a vivere insieme a lui anche i figli, dal momento che la loro madre era diventata monaca in un monastero femminile, della zona. La fama della loro vita angelica come anche il progresso nella vita spirituale attrasse molti compatrioti che desideravano vivere sotto la loro direzione spirituale. A causa delle invasioni barbariche, seguendo la strada di molti santi Dipinto di san Macario di Collesano. siciliani, questa famiglia - 187 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
di santi si rifugiò nella vicina Calabria. Lì, nel celebre monte Mercurion, vero e proprio monte santo per l’intensa presenza monastica, trovarono un posto adatto e confacente all’esichìa dove costruirono una chiesa dedicata al loro patrono san Michele Arcangelo. In seguito, si rifugiarono a Castellion dove fondarono il monastero di san Lorenzo del quale Macario divenne abate; Saba scelse invece la vita anacoretica nei monti vicini. Qui i Santi compirono molti miracoli per i fedeli della regione, sostenendo la loro fede nei difficili anni delle invasioni arabe. Quando la situazione si calmò, i Santi si recarono a Roma per venerare le reliquie dei Santi Apostoli e Martiri. Una volta tornati, fondarono il monastero di santo Stefano a Laino nella Calabria Settentrionale, dove si addormentò prima san Cristoforo il 17 dicembre del 990 e ,dopo poco, anche santa Calì. San Saba fu costretto a recarsi a Roma altre due volte per intercedere presso l’imperatore Ottone III per la liberazione dei figli del principe di Salerno e del Patrizio di Amalfi. Lì, nel monastero greco di san Cesario presso Roma, consegnò nelle mani del Signore la sua anima beata il 6 febbraio tra il 990 e il 995. Al funerale presero parte una grande folla di fedeli come anche l’imperatrice Teofano; molte guarigioni accaddero ai fedeli che baciavano le sue reliquie. Macario, l’ultimo germoglio della sua famiglia, gli successe nella carica di abate e nella direzione spirituale dei monaci sino alla beata dormizione avvenuta il 16 dicembre 1005. La sua vita (BHG 1611) fu composta dal Patriarca di Gerusalemme Oreste, il quale li aveva conosciuti durante la sua permanenza in Sicilia.
- 188 -
DIC EMB R E
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Macario, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 16 di dicembre, la Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madonna della Madìa presso Monopoli in Puglia. Trattasi di una festa mariana locale.
Secondo la tradizione, il 16 dicembre 1117, la Sacra Icona bizantina della Madre di Dio Odigitria arrivò miracolosamente sulla spiaggia di Monopoli a bordo di una zattera. L’icona, sempre secondo la tradizione, proveniva da Costantinopoli. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
- 189 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
17 DICEMBRE Il 17 di dicembre, memoria dei santi Cristoforo e Calì e
dei loro figli Saba e Macario, di Collesano. Il bios greco dei
Santi è contenuto nel manoscritto Vat. Gr. 2027 proveniente dal Monastero dei santi Elia e Anastasio di Carbone.
(vedi la vita precedente di san Macario) Apolitìkion tono IV. O Dio dei nostri padri, che sempre agisci con noi secondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua misericordia, ma per le loro preghiere dirigi la nostra vita nella pace.
- 190 -
DIC EMB R E
26 DICEMBRE Il 26 di dicembre, memoria del nostro santo padre Efrem
di Rossano. Il bios greco dei Santi è contenuto nel manoscritto Vat.
Gr. 2027 proveniente dal Monastero dei santi Elia e Anastasio di Carbone.
L’anacoreta Efrem visse nel VI secolo sui monti sopra Rossano dove, un giorno, incontrò casualmente un cacciatore al quale il Santo predisse che sarebbe diventato imperatore, cosa che avvenne. Si tratta dell’imperatore Maurizio il quale salì al trono nel 582 d.C. In segno di gratitudine, l’imperatore Maurizio mandò tecnici e architetti e finanziò la costruzione di una chiesa a Rossano dedicata alla Madre Dio,sopra una colonna sulla quale era apparsa in maniera straordinaria l’icona della Madonna “non fatta da mani d’uomo” la quale fu chiamata dai fedeli appunto Madonna Achiropita. La tradizione riferisce che l’icona si annerì nel 1460 quando nella città fece ingresso il primo vescovo latino Matteo Saraceni che costruì il primo monastero francescano, cacciando tutto il clero greco. San Efrem visse da asceta durante tutta la sua vita e, quando si addormentò, fu sepolto nella chiesa della Madonna Achiropita dove veniva festeggiato nello Sant’Efrem di Rossano. - 191 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
stesso giorno dell’icona della Madonna il 26 dicembre. Anche oggi il nome Achiropita è usato a Rossano. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Efrem. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. Lo stesso giorno, Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona Achiropita della Santissima Sovrana nostra Madre di Dio e sempre Vergine Maria presso Rossano. Sulla storia di
quest’icona rimandiamo alla vita precedente di san Efrem di Rossano.
(Vedi la precedente vita di san Efrem). Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo. La sacra e taumaturgica icona della Madonna Achiropita a Rossano Calabro.
- 192 -
DIC EMB R E
Il 26 di dicembre, memoria del nostro santo padre Stefano di Paternò. Per maggiori approfondimenti si consulti
l’opera: BIBLIOTHECA SANCTORUM, XII, p. 15, Città Nuova Ed., Roma 1969.
Santo Stefano fu abate del monastero italogreco di Santa Maria della Scala presso Paternò in Sicilia. Il nome Paternò, infatti, è corruzione della parola greca «dei Padri» (ton Patéron). Il monastero fu ortodosso sino al 1363 Tutto quello che rimane del monastero greco- quando fu preso dai ortodosso della Madonna della Scala a Paternò Monaci Benedettini. Il in Sicilia. Santo fu padre spirituale del re normanno Guglielmo II il Buono (1171-1189) il quale -in seguito alle calunnie su conto del santo da parte di alcuni chierici latini- ordinò che gli fosse tagliata la mano destra. Allora, l’indifeso Stefano, sull’esempio di san Giovanni Damasceno, si rifugiò con la preghiera presso la Madre di Dio che lo guarì, dimostrando, così, la sua innocenza. Avendo compiuto molti miracoli, si addormentò nel Signore e fu sepolto nel suo monastero. La sua memoria ricorre il 26 dicembre. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Stefano, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. - 193 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Il 26 di dicembre, memoria del nostro padre tra i santi Dionigi, papa di Roma, originario di Sibari in Calabria.
Per maggiori approfondimenti si consulti l’opera: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IV, pp.631-633, Città Nuova Ed., Roma 1964.
Papa Dionigi fu vescovo di Roma dal 22 luglio 259 sino alla sua morte nel 268. È il primo papa a non essere iscritto nel catalogo dei papi con l’appellativo di martire. La tradizione riferisce che nacque a Sibari in Magna Græcia. La sua elezione avvenne nel 259, un anno dopo il martirio del suo predecessore Sisto II. Infatti, a causa della furia persecutrice, il trono papale era rimasto vacante per circa un anno. Quando, però, le persecuzioni iniziarono a scemare, il calabrese Dionigi divenne papa di Roma. L’uomo che ordinò le persecuzioni contro i Cristiani, l’imperatore Valeriano, venne catturato e ucciso dal re persiano Sapore I. Il suo successore Gallieno emanò un editto con il quale venivano interrotte tutte le persecuzioni religiose e la Chiesa godette di una breve libertà. Da pontefice Dionigi aiutò economicamente, con ingenti somme, la ricostruzione delle chiese della Cappadocia distrutte dai Goti. Si addormentò il 26 dicembre 268 e lo successe Felice I. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Dionigi. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. Il 26 di dicembre, memoria del nostro padre tra i santi
Zosimo, papa di Roma, il Calabrese. Per maggiori approfondimenti - 194 -
DIC EMB R E
si consulti l’opera: BIBLIOTHECA SANCTORUM, XII, p. 1493, Città Nuova Ed., Roma 1969.
Anch’egli di origine calabrese, forse originario di Mesoraca successe sul trono di Roma a papa Innocenzo I nel 417. Lottò principalmente contro l’eresia del Pelagianesimo. Si addormentò nel 418 e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo. La sua memoria ricorre al 26 dicembre. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Zosima. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
I due papi calabresi Dionigi e Zosimo.
- 195 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
30 DICEMBRE Il 30 di dicembre, memoria del nostro santo padre
Lorenzo di Frazzanò in Sicilia. Il Bios greco del Santo si trovava
in un manoscritto custodito insieme alla reliquie ma andò perso nell’anno 1753. Tuttavia, la sua memoria è stata custodita e tramandata in latino da O.Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, pp. 172-176.
San Lorenzo è uno dei santi più importanti e più rappresentativi del monachesimo bizantino siceliota. Nacque a Frazzanò, nel nord della Sicilia, nella prima metà del XII secolo. Rimase ben presto orfano e divenne monaco nel monastero di san Michele a Ctisma per poi passare al monastero di san Filippo ad Agira. Desiderando la vita dell’esichìa, visse come eremita prima sull’Etna e dopo nel monastero di san Filippo a Fragalà dove costruì una cappella dedicata al santo martire Filadelfo. Per la fama di santità di grande taumaturgo, fu chiamato dai fedeli di Reggio Calabria per liberarli con le sue preghiere da un epidemia mortale che aveva colpito la regione. La sacra reliquia del capo di san Lorenzo di Frazzanò. Passò quindi in Calabria dove restaurò la chiesa della Santa Trinità vicino Reggio. Rimase per un breve periodo di tempo nel monastero di Santa Domenica da dove fu chiamato a festeggiare la Pasqua insieme ai monaci - 196 -
DIC EMB R E
eremiti dell’Aspromonte. Ritornò, infine, nel suo paese in Sicilia dove costruì una chiesa dedicata alla Santa Trinità, conosciuta anche come chiesa di Tutti i Santi. Qui rimase per il restante tempo della sua vita. Si addormentò il 30 dicembre 1161 (?). Le sue sacre reliquie sono custodite ancora oggi nella chiesa parrocchiale del paese di Frazzanò, in provincia di Messina, dove è venerato come protettore del paese. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Lorenzo, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 197 -
Chiesa della Madonna di Rossano Calabro. Affresco di san Giovanni Crisostomo che regge un rotolo con un’epigrafe greca.
GENNAIO 2 GENNAIO
Il 2 di gennaio, memoria del nostro santo padre Silvestro di Troina in Sicilia. Esiste l’ufficiatura greca e il bios del Santo,
pubblicata a Roma nel 1626, con il titolo: “Ufficiatura del nostro santo padre Silvestro il Nuovo, patrono della città di Troina”.
Nato tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo nell’odierna Troina, nella Sicilia centrale, divenne monaco nel locale monastero italogreco dell’Arcangelo Michele che a quell’epoca costituiva uno dei più importanti monasteri italogreci della Sicilia. Secondo la tradizione locale, il Santo si distingueva per la virtù della carità e dell’amore verso i poveri. Inoltre, sempre nella tradizione locale, viene riportato il miracoloso viaggio di solo un’ora dal monastero a Catania per venerare sant’Agata nel giorno della sua festa nonostante la distanza sia di 70km. Come tutti i Santi Italogreci, il Santo si recò in pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli a Roma, dove Reliquiario di san Silvestro di Troina (1757). papa Adriano IV, colpito - 199 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dalla sua santità, lo ordinò presbitero nel 1155. Il Bios, tuttavia, ci riferisce che il Santo non celebrò mai. Forse, riteneva, invalida l’ordinazione ricevuta dalle mani di un papa scismatico. Al ritorno il Santo passò da Palermo dove guarì il figlio del Re di Sicilia Guglielmo I. Ritornato a Troina, viene eletto abate del monastero. Subito, però, desiderando maggiore esichìa si rifugiò nel vicino eremo di san Bartolomeo. Qui si addormentò il 2 gennaio di un anno imprecisato tra il 1164 e il 1172. Il ricordo della ricognizione delle reliquie si celebra il 2 maggio. San Silvestro di Troina. Ufficiatura del Santo ad uso del Monastero di Grottaferrata presso Roma.
Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Silvestro, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 200 -
GEN N AIO
3 GENNAIO Il 3 di gennaio, memoria del nostro padre tra i santi
Luciano, vescovo di Lentini. La memoria si basa su manoscritti greci ed è stata tramandata e trascritta in greco da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p.170.
Visse nel V secolo e fu il nono vescovo di Lentini. Fu il successore del vescovo eretico Crescente, al quale il Santo si oppose strenuamente per il suo tentativo di allontanare le reliquie dei martiri dalla Cattedrale. Inoltre, mise in risalto il culto dei santi locali i martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, grazie alle preghiere dei quali liberò dalla peste la città duramente provata. Visse una vita santa compiendo molti miracoli durante i ventisette anni di episcopato. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Luciano. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Il 3 di gennaio, memoria di san Antero o Antiro, papa di Roma, il Calabro. Per maggiori approfondimenti rimandiamo
all’opera: BIBLIOTHECA SANCTORUM, II, p. 51, Città Nuova Ed., Roma 1962.
Secondo la tradizione della Chiesa Occidentale, san Antero proveniva da una famiglia greca della Calabria, probabilmente originario di Strongoli. Fu Pontefice dal 21 novembre 235 sino - 201 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
alla sua morte nel 236. Secondo alcuni studiosi il nome originario Anteros fu trasformato in Antiros per evitare il rimando all’ “eros” di provenienza pagana. Esiste la tradizione del suo martirio avvenuto all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore Massimino il Trace, anche se ci sono pochissime testimonianze a riguardo. Probabilmente, invece, morì serenamente durante le persecuzioni. Fu sepolto nella cripta papale del cimitero di papa Callisto I presso Roma.
Sant’Antero, papa di Roma.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Antiro. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 202 -
GEN N AIO
4 GENNAIO Il 4 di gennaio, san Teoctisto, abate di Caccamo in Sicilia.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Teoctisto è uno dei pochi santi italogreci ad essere stati iscritti nei sinassari greci e slavi con intera ufficiatura. Viene riportato il 4 gennaio come abate di Caccamo in Sicilia. Della sua vita non conosciamo nulla, se non che era abate del monastero di san Nicola a Caccamo. Secondo Ferrari visse prima della conquista araba della Sicilia e si addormentò intorno all’800. Ancora oggi esistono le rovine del monastero di san Nicola De’ Nemori sul monte Euraco presso Caccamo. Sino ad oggi i locali chiamato il monte Eurako come Monte di San Calurieddu (dal greco kalogeros: monaco. N.d.T.). Ciò testimonia che la memoria del popolo spesso è eterna come quella San Teoctisto di Caccamo.
- 203 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il monastero di San Nicola de’ Nemori al Monte Eurako, in territorio di Caccamo dove visse santamente san Teoctisto di Caccamo.
di Dio. E’ anche protettore del villaggio di Cumia Inferiore, presso Messina, che ne rivendica i natali a Caccamo. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Teoctisto, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 204 -
GEN N AIO
10 GENNAIO Il 10 di gennaio, memoria delle sante donne vergini Tecla
e Giustina di Lentini. La memoria si basa sui manoscritti greci con le vite dei santi Alfio, Filadelfo, Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 88.
Le sante Tecla e Giustina nacquero, vissero e morirono a Lentini in provincia di Siracusa. Erano cugine, discendenti di una famiglia nobile e benestante. Isidora, madre di Tecla, era una fervente cristiana, che subì il martirio per Cristo. La figlia, sull’esempio della madre, si consacrò completamente a Dio e alla cura e protezione dei Cristiani perseguitati. Tuttavia, una malattia la paralizzò e la relegò nel letto per sei anni interi. Nel frattempo, a Lentini, si presentarono dinanzi all’eparca Tertullo i tre giovani cristiani Alfio, Filadelfo e Cirino. Alessandro, servo di Tertullo, informò Tecla, sua parente, e le raccontò la forza divina che dimorava in questi tre fratelli. Tecla chiese, allora, di poterli incontrare per ricevere la Le sante Tecla e Giustina di Lentini. loro benedizione. - 205 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
L’incontro avvenne in gran segreto e, grazie alle preghiere dei tre fratelli, ottenne la guarigione. In segno di gratitudine si impegnò a visitarli di nascosto in prigione, portando loro cibo e consolazione spirituale, curando le ferite causate dalle continue torture e, infine dopo la loro morte, seppellendoli in una grotta che era di sua proprietà. In questo servizio Tecla era accompagnata dalla cugina Giustina, la quale era cieca da un occhio e fu guarita dai martiri. Quando le persecuzioni finirono, le due cugine pensarono di costruire due chiese: una sulla tomba dei santi martiri fratelli e l’altra in onore della Madonna, nel tentativo di ravvivare la vita spirituale della comunità cristiana di Lentini provata dalle persecuzioni. Tecla chiese consiglio al vescovo di Roma, perché nominasse un vescovo per la città. Fu designato vescovo di Lentini il suo parente, Alessandro, che nel frattempo aveva abbracciato la fede cristiana. Così, la Chiesa di Lentini poté continuare oramai organizzata il suo cammino, aiutata dalle preghiere dei Santi Martiri. Le due sante, avendo vissuto in pace, resero la loro anime vergini nelle mani dello Sposo Celeste Giustina nel 262 e Tecla nel 264.
- 206 -
GEN N AIO
11 GENNAIO L’11 di gennaio, memoria del nostro santo padre Senatore
di Missanello in Basilicata. Pochissimi elementi riguardanti il
Santo ci sono stati tramandati dagli storici: M. Gallina, «Potere e società a Bisanzio», Einaudi, Torino 1995, e Luigi Branco, «Ricordi Bizantini in un dialetto di Basilicata - Sant’ Arcangelo», Arti Grafiche AGESA Moliterno (PZ), 1985.
San Senatore nacque in Sicilia nella metà del IX secolo (anche se alcune fonti lo definiscono Calabrese). I primi anni della sua vita monastica li trascorse come anacoreta nel Monte Mercurion della Calabria; di seguito, si stabilì nel monastero di san Elia nel paese di Missanello, fondato da san Vitale di Castronuovo dove visse in ascesi, lottando sino alla sua beata dormizione e lì, ancora oggi, riposano le sue reliquie. Si salva una bolla papale
Le rovine della chiesa bizantina di san Senatore a Missanello in Basilicata (XI sec.)
- 207 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
di papa Eugenio III (1145-1153) nella quale si fa riferimento a san Senatore e al suo monastero. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Senatore. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
L’11 di gennaio, memoria di san Leucio, primo vescovo di Brindisi. La memoria è trascritta nell’opera Acta SS. Ianuarii, I,
Venezia 1734, pp. 667-673.
San Leucio nacque ad Alessandria in Egitto e molto presto iniziò a frequentare i monaci di un monastero dedicato a san Ermete. In seguito ad una visione, decise di andare in Puglia e nel Salento, dove iniziò la sua attività di missionario che si protrasse per molti anni, combattendo l’idolatria e le varie eresie che agitavano la comunità cristiana. Compì molti miracoli con i quali confermava la sua predicazione e costruì una chiesa dedicata alla Madre di Dio e a san Giovanni Battista. Si addormentò l’11 gennaio non si sa di quale anno. In alcune agiografie San Leucio di Brindisi. viene descritto - 208 -
GEN N AIO
come ieromartire, ma la cosa più probabile è che si addormentò in pace, a causa di qualche malattia. Alcuni studiosi lo collocano al tempo di Teodosio I (379-385), altri, invece, all’epoca di Teodosio II (408-450). Il culto si diffuse preso in tutto il Sud come anche nel Centro Italia e arrivò sino a Roma dove nel VI secolo esisteva un monastero che portava il suo nome. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Leucio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. L’11 di gennaio, la Sinassi della Sacra Taumaturgica Icona della Madre di Dio Achiropita, chiamata anche Madonna dei Greci a Taormina. Trattasi di una festa mariana locale
Secondo la tradizione locale di Taormina, l’icona Achiropita della Madonna fu donata a san Pancrazio, primo vescovo di Taormina, dagli stessi angeli. L’icona si salvò dalle incursioni saracene del X secolo e fu trovata in un pozzo. Nel 1693 la città di Taormina le attribuì il miracoloso salvataggio dal tremendo terremoto. Oggi l’icona è custodita nella Cattedrale della città dove «la Madonna dei Greci» come caratteristicamente è chiamata, ricorda a tutti i pellegrini il glorioso passato greco e bizantino della città e di tutta la Sicilia. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande - 209 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
La sacra icona della Madonna Achiropita, chiamata anche «Madonna dei Greci», a Taormina in Sicilia.
- 210 -
GEN N AIO
12 GENNAIO Il 12 di gennaio, memoria di san Ilarione di Canale in
Calabria e dei suoi compagni. Per maggiori approfondimenti rimandiamo all’opera: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IX, pp. 920921, Città Nuova Ed., Roma 1967.
Il nostro santo padre Ilarione fu probabilmente abate del Monastero di san Martino di Canale (provincia di Cosenza). A causa delle continue incursioni arabe che affliggevano le regione, fu costretto a fuggire a nord, sulle montagne dell’Abruzzo, insieme ad altri ventinove monaci calabresi dove fondò un monastero. Si addormentò dopo qualche anno, il 12 gennaio intorno all’anno 1000. Lo successe in qualità di abate il suo discepolo Nicola detto «il Greco» appellativo con il quale è
Il monastero di san Martino, a Canale, vicino Cosenza. Risalente al IX sec. Il monastero rimase italogreco sino al 1198 quando fu preso da monaci latini.
- 211 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
conosciuto tutt’oggi. Anch’egli si distinse per l’austera ascesi e la sua vita spirituale. Viene commemorato il 13 gennaio e il 9 agosto. Molti altri discepoli di san Ilarione vengono venerati ancora oggi in Abruzzo in diverse zone di montagna dove vissero la vita esicasta, secondo le tradizioni e il typikon del monachesimo italogreco. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Ilarione, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Apolitìkion tono IV. O Dio dei nostri padri, che sempre agisci con noisecondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua misericordia, ma per le loro preghiere dirigi la nostra vita nella pace. Il 12 di gennaio, memoria di san Massimo, vescovo di Taormina, discepolo di san Pancrazio, ieromartire, che fu ordinato dal santo apostolo Pietro. La memoria è stata trascritta
e tramandata in latino da O. Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 17.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Massimo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. - 212 -
GEN N AIO
13 GENNAIO Il 13 di gennaio, memoria del nostro santo padre Nicola Greco. Per maggiori approfondimenti rimandiamo all’opera:
il
BIBLIOTHECA SANCTORUM, IX, pp. 920-921, Città Nuova Ed., Roma 1967.
Le incursioni saracene del X secolo arrivarono a minacciare la sopravvivenza delle comunità monastiche italogreche del Meridione d’Italia. Nel 977, sotto la guida dell’archimandrita Ilarione (vedi memoria precedente), un gruppo di ventinove monaci dei monasteri di San Martino di Giove, presso la località Canale del comune di Pietrafitta , lasciò la Calabria per cercare rifugio nel Centro Italia nel Sannio, dove la situazione era più tranquilla e così potevano dedicarsi all’ascesi e alla preghiera. Molti monaci preferirono ritirarsi a vita anacoretica sui monti del Molise; l’archimandrita Ilarione e sette dei suoi discepoli, tra cui Nicola, si stabilirono in Abruzzo.
Le reliquie di san Nicola il Greco.
- 213 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Secondo la tradizione orale, l’abate san Ilarione non scelse alcun successore. Per questo, dopo la sua dormizione, i monaci non riuscirono a eleggere un suo successore: stabilirono quindi di porre ciascuno la propria ciotola sulla riva del fiume Aventino e di attendere che un pesce entrasse in una di esse; il proprietario di quella scodella sarebbe stato il nuovo archimandrita. La scelta ricadde su Nicola chiamato dagli abitanti con l’appellativo “il Greco” , il quale guidò i monaci con prudenza, discernimento e sapienza nella vera vita in Cristo. Questi consegnò la sua anima a Dio all’età di 100 anni nel monastero greco di Prata, probabilmente il 13 gennaio di un anno del pontificato di papa Sergio IV (1009-1012). Il 9 agosto 1343, le sacre reliquie di san Nicola furono trasferite da Prata a Guardiagrele dove riposano tutt’oggi. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Nicola, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 13 di gennaio, memoria del nostro santo padre Falco di Palena, il Calabro. Rimandiamo alle opere: D. L. Raschella,
Saggio storico sul monachismo italo-greco in Calabria, Messina 1925 e G. Marafioti, Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601.
Falco, nato a Taverna in Calabria verso la metà del decimo secolo, secondo la tradizione dall’antica e nobile famiglia dei Poerio. Ben presto abbandonò il mondo per diventare monaco presso il vicino monastero italogreco di Santa Maria di Pesaca. Il Santo - 214 -
GEN N AIO
apparteneva alla comunità di monaci italogreci che nel 977, per mettersi al riparo dalle incursioni dei pirati saraceni, lasciò il monastero di Santa Maria di Pesaca, presso Albi in provincia di Catanzaro, e si trasferì nel Sannio seguendo l’archimandrita Ilarione. La comunità trovò rifugio nella rocca di Prata, presso Casoli. Morti Ilarione e il suo Le reliquie di san Falco il Calabro. successore Nicola, i membri superstiti della fraternità abbandonarono la vita comune e si ritirarono a vita eremitica in vari centri dell’Abruzzo: Falco si stabilì nei pressi di Palena, dove morì in odore di santità, compiendo molti miracoli per gli abitanti della regione, Un carisma particolare gli venne donato da Dio: quello contro le ossessioni diaboliche. La tradizione locale tramanda ben 52 liberazioni demoniache di malati per opera taumaturgica del Santo. Le sue reliquie ancora oggi sono custodita nella parrocchia di Palena, paese di quale è il patrono. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Falco, nostro padre teòforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. - 215 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
14 GENNAIO Il 14 di gennaio, memoria del santo glorioso martire
Potito, martirizzato nel Sud Italia. Per maggiori approfondimenti rimandiamo all’opera: Acta SS. Ianuarii, I, Anversa 1643, pp. 753-766.
Dal suo bios, scritto nel IX secolo, sappiamo che il Santo Martire era originario di Serdica (odierna Sofia in Bulgaria), figlio di una ricca famiglia. Alla giovanissima età di 13 anni abbracciò la fede in Cristo. In seguito alla sua conversione, ricevette molte pressioni da parte del padre pagano come anche
Il santo martire Potito.
- 216 -
GEN N AIO
attacchi demoniaci che cercavano di farlo ritornare alla fede paterna. Ricevette da Dio il carisma di compiere miracoli; uno dei suoi primi miracoli fu la guarigione di una matrona dalla lebbra. Secondo la tradizione, liberò con la sua preghiera la figlia indemoniata di Antonino Pio (138-161). L’imperatore, tuttavia, ordinò di farlo torturare e in seguito decapitare, ottenendo così la corona del martirio. Alcuni manoscritti medievali riferiscono, in maniera erronea, che la patria del santo fosse la Sardegna (a causa della somiglianza con il nome Serdica). Inoltre, esiste la tradizione, secondo la quale il Santo subì il martirio in Puglia o in qualche zona del Sud Italia dove ancora oggi sono vivi il culto e la memoria. Le reliquie di san Potito furono poi trasferite in Sardegna che ne reclamava la discendenza. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha ricevuto da te, nostro Dio, la corona dell’incorruttibilità; con la tua forza infatti ha abbattuto i tiranni e ha anche spezzato le impotenti audacie dei demoni. Per le sue preghiere, o Cristo Dio, salva le anime nostre.
- 217 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
15 GENNAIO Il 15 di gennaio, memoria del nostro santo padre teoforo
Arsenio di Reggio Calabria, compagno di ascesi di san Elia lo Speleota. Informazioni sul Santo attingiamo dal Bios di sant’Elia lo
Spleota, dai manoscritti Mess. Gr. 29 (pp. 190-204), Mess. Gr. 30 (pp. 29-49) e molti altri manoscritti greci.
Le informazioni riguardanti la vita di sant’ Arsenio le attingiamo dal bios di sant’ Elia lo Speleota (11 settembre) il quale fu suo discepolo e compagno d’ascesi. San Arsenio nacque in Calabria agli inizi del IX secolo e all’età di 15 anni abbracciò la vita monastica nell’epoca d’oro del monachesimo italogreco nel Meridione d’Italia. Per le sue molte virtù e per la purezza di vita, Sant’Arsenio di Reggio. Affresco, opera dell’autore, fu ordinato sacerdote; presso l’eremo della Candelora in Sicilia. viveva in esichìa nel piccolo asceterio di Santa Lucia di Pindino, dove tonsurò monaco il giovane Elia da Reggio, con il quale avrebbe trascorso il resto dell’esistenza. Dopo molte pene e tentazioni dei demoni, i due asceti, prevedendo in spirito l’attacco degli Arabi alla loro regione, dopo aver vissuto per breve tempo presso l’eremo di sant’Eustrazio - 218 -
GEN N AIO
di Armo, scapparono in Grecia. Rimasero a Patrasso ben otto anni, in una torre fuori dalla città dove scacciarono i demoni divenendo, per questo, rinomati in tutta la regione per la santità e la fama dei miracoli che compivano. Più tardi, passato il pericolo degli Arabi, i due asceti calabresi desiderarono ritornare nella loro amata Calabria. Ma il vescovo della città si oppose, volendo tenerli a Patrasso. A tal fine calunniò Elia, spargendo la voce che egli avesse rubato sacre suppellettili. Il santo accettò le calunnie in silenzio. Alle calunnie seguì la prigione. Più tardi, il vescovo si pentì e permise ai santi di far ritorno nella loro patria. Sant’ Arsenio possedeva anche il carisma del discernimento, essendo capace di leggere lo stato spirituale di quanti si comunicavano indegnamente, consigliando loro di prepararsi adeguatamente: “Il grande Arsenio illuminato da Dio, essendo sacerdote, mentre celebrava vedeva i volti di coloro che si accostavano alla mistica mensa dei divini misteri, alcuni erano luminosi e risplendevano, altri scuri e neri come pentole bruciate”. Un’altra volta, sempre durante la Liturgia, quando Arsenio stava per pronunciare il nome di un mercante morto, per tre volte gli apparve un angelo che con una mano gli teneva la veste e con l’altra gli chiudeva la bocca. Il Santo capì allora che nessun suffragio avrebbe potuto salvare l’anima di quell’infelice, morto senza pentimento. Il Santo, inoltre, era solito dire ai cristiani che i piccoli peccati sono come la paglia e facilmente vengono perdonati, invece, i peccati gravi sono come il ferro e piombo e difficilmente l’uomo si libera da essi: “I peccati che sono leggeri come erba e stoppia facilmente si cancellano attraverso l’intercessione del sacerdote presso Dio, al contrario, quelli pesanti come ferro e piombo vale a direla fornicazione, gli omicidi, le rapine e gli odi con molta difficoltà vengono perdonati”.
- 219 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Degno di nota è il modo in cui sant’ Arsenio celebrava la Divina Mistagogia (la Santa Messa N.d.T.) come ci testimonia sant’ Elia il Siceliota che ebbe la fortuna di assistervi: “Testimoniava di lui il grande Elia che lo vide celebrare l’incruento sacrificio avvolto da un fuoco spirituale e da questo fuoco prendeva il corpo e il sangue di Nostro Signore Gesù Cristo e che durante tutta la celebrazione della Divina Liturgia egli contemplava lo Spirito Santo come un fuoco scendere sull’altare e circondarlo, per cui non cessava di versare lacrime”. Il 15 gennaio 904 sant’ Arsenio, sentendo vicina la sua fine, si congedò da sant’ Elia lo Speleota dicendogli: “Credo che Dio, al quale mi sono consacrato sin dalla mia giovinezza, o fratello, ti abbia scritto nel libro della vita. Io invece, mediocre e ignobile, che da quando avevo quindici anni ho preso sulle mie spalle il giogo di Cristo, non so se abbia compiaciuto il Signore con la mia vita. Ma se troverò grazia dinanzi alla sua bontà, non mi separerò mai da te né in questo secolo né nell’altro”.
La grotta di sant’Arsenio di Reggio nel paese di Armo in Calabria.
- 220 -
GEN N AIO
Poco tempo dopo, ammalatosi gravemente, Arsenio morì, ed Elia ne depose le spoglie nel tempio del Santo martire Eustrazio. In seguito, Sant’ Elia testimoniò come il suo antico maestro gli apparisse continuamente esortandolo e incoraggiandolo in ogni difficoltà e tribolazione e come, dopo alcuni anni, giunti i Saraceni fino alla chiesa di Sant’Eustrazio e visto il sepolcro, credettero che vi fosse celato un tesoro. Scoperchiata la tomba, trovarono il corpo del Santo intatto, magnificamente composto nelle vesti sacerdotali; per spregio decisero allora di bruciarlo, ma ogni loro tentativo si risolse in un fallimento. Impressionati dal prodigio fuggirono. Sant’Elia, uscito dal castello, rese onore al corpo di S. Arsenio e lo seppellì nuovamente. Ancora oggi si conservano la grotta e l’eremo del grande Arsenio vicino al paese di Armo, poco fuori da Reggio Calabria, accessibile ai pii pellegrini. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Arsenio. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 221 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
17 GENNAIO Il 17 di gennaio, memoria del nostro santo padre Basilio
Scamardì in Calabria. Per maggiori approfondimenti rimandiamo
alle opere: Vita del protopatriarca s. Basilio Magno, dottore di s. Chiesa, et arcivescovo di Cesarea di Cappadocia. Descritta dal padre maestro d. Apollinare Agresta. Μessina 1681, p. 412. Inoltre, La Calabria sacra e profana opera del secolo decimosettimo del sacerdote Domenico Martire cosentino: Biografia degli uomini illustri nati, od in qualsivoglia modo venuti a dimorare, o di passaggio, in Calabria, Vol. 1, D. Migliacci, 1877, p.195.
San Basilio, uno degli ultimi santi italogreci, nacque a Montepaone in Calabria e divenne monaco a Spatola (vicino l’attuale Serra San Bruno). Purtroppo, abbiamo a disposizione pochi elementi riguardanti la sua vita. Fu egumeno (abate) del Monastero di San Basilio il Grande nell’XI secolo. Quello che fu il monastero italogreco un agriturismo...
L’ex monastero italogreco di san Basilio il Grande presso Torre di Ruggiero in Calabria (X sec.).
di San Basilio il Grande oggi è
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Basilio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. - 222 -
GEN N AIO
19 GENNAIO Il 19 di gennaio, memoria del nostro santo padre tra i
santi Bassiano di Siracusa, primo vescovo di Laus Pompeia
(oggi Lodi Vecchio). La sua memoria è riportata nell’opera: Acta SS.
Ianuarii, I, Venezia 1734, pp. 221-226.
Nacque a Siracusa genitori pagani , dai quali fu mandato a Roma per gli studi superiori. Lì il giovane Bassano conobbe il cristianesimo, si battezzò e, per non far ritorno in patria, si rifugiò a Ravenna. Nel 374, per la santità di vita e per la sua fede ortodossa (in un’epoca in cui l’eresia ariana tormentava il Centro e il Nord Italia) fu ordinato vescovo della città Laus Pompeia, oggi Lodi Vecchio in Lombardia. Nel 381 prese parte al Sinodo di Aquileia e, nel 387 costruì la basilica dei Santi Apostoli, consacrata da san Ambrogio di Milano. Nel 390 prese parte al Concilio, convocato a Milano da san Ambrogio contro San Bassiano di Gioviniano. Infine, nel 397 partecipò al Siracusa. funerale di san Ambrogio. Si addormentò l’8 febbraio 409 e fu sepolto nella basilica dei Santi Apostoli. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Bassiano. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 223 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
21 GENNAIO Il 21 di gennaio, memoria del nostro santo padre Zaccaria
l’Angelico che visse in ascesi sul monte Mercurion in
Calabria (X secolo). Informazioni sul Santo attingiamo dal bios di san
Nilo, nel manoscritto Criptense B, II (430), del XII secolo. Inoltre, la sua memoria è riportata dallo storico G. Marafioti, nella sua opera, Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601.
Questo Santo calabrese visse nel X secolo sul monte Mercurion in Calabria. Fu il padre spirituale e guida nella vita ascetica dei santi Nilo il Calabro e Fantino il Nuovo. Per la sua grande ascesi, per la sua preghiera ininterrotta e per la sua vita simile a quella degli angeli, fu chiamato dai contemporanei «Angelico». Il monte Mercurion tra il X e l’XI secolo fu una vera e propria Tebaide, dal momento che costituiva uno dei centri monastici più importanti del Sud Italia e della Sicilia. Grandi figure ascetiche che passarono da lì, oltre a quelli sopraccennati, sono san Nicodemo l’Umile, Luca di Demenna, Cristoforo, Calì, Saba e Macario di Sicilia e altri. Dopo la conquista normanna, la regione cadde in decadenza spirituale e i monaci greci rimasti furono posti sotto il controllo dei monasteri latini. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Zaccaria. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 224 -
GEN N AIO
Il 21 di gennaio, memoria del nostro santo padre Zosimo, vescovo di Siracusa. La sua memoria è riportata nella maggior parte
dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa. Informazioni attingiamo anche da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, pp. 180-226.
Del bios greco oggi si salva sono la traduzione latina del Santo (BHL, II, p.1302, n.9026), dalla quale sappiamo che il Santo nacque nella seconda metà del VI secolo. All’età di appena 7 anni, entrò nel monastero italogreco di Santa Lucia, del quale era abate san Fausto, al quale successe lo stesso Zosimo. Nel 648 fu eletto vescovo di Siracusa e governò la Chiesa locale sino al 662 d.C. anno in cui si addormentò nel Signore. Il Bios ci narra del grande amore che nutriva il Santo per i poveri, della sua vita angelica, del suo diverbio con la comunità ebraica della città come anche del suo amore per la Madre di Dio, in onore della quale costruì una chiesa grandiosa. Fu venerato come santo subito dopo la morte che avvenne il 30 marzo (giorno della sua festa secondo il calendario latino). Mentre nella Chiesa Ortodossa la sua memoria ricorre il 21 gennaio. Delle sue reliquie si salva solamente il braccio che è custodito nella cattedrale della città. Riportiamo di seguito la vita così com’è riportata da san Nicodemo l’Aghiorita nel suo Sinassario1: “Questo Santo era originario della Sicilia, figlio di genitori pii, fedeli e benestanti che possedevano una proprietà vicino al monastero di santa Lucia. Dopo la nascita del Santo, non appena fu svezzato, dagli stessi genitori fu dato in dono insieme alla proprietà familiare al monastero di santa Lucia. Da allora, il Santo, consacrato a Dio fin prima del suo concepimento, fu allevato nel monastero. Fu lo stesso abate ad allevarlo nella 1. Ἁγίου Νικοδήµου ἁγιορείτου, Συναξαριστής τῶν δώδεκα µηνῶν τοῦ ἐνιαυτοῦ. Tomo II. Edizioni Δόμος, 2005.
- 225 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
legge del Signore insegnandogli diligentemente tutti i canoni e le tradizioni della Chiesa. Zosimo, per natura molto dotato e diligente, ben presto acquistò tutte le virtù. Svolgeva ogni mansione con zelo e cura, possedeva mitezza e umiltà, si arricchì di obbedienza e purezza. Per questo, gli fu affidata la cura e la custodia delle reliquie di santa Lucia. Una volta il Santo, essendo ancora in tenera età, fu vinto dal desiderio di vedere i genitori. I genitori appena lo videro lo redarguirono dicendogli: “Figlio torna indietro, devi rimanere lì dove ti sei consacrato”. Essendo ritornato nel monastero, la notte gli apparve la stessa santa Lucia che uscendo dal reliquiario lo sgridò minacciandolo di schiaffeggiarlo. Allora, apparve a difenderlo un’altra donna, gloriosissima, vestita di porfira regale (forse era la Madonna). Allora Lucia si vergognò e lo schiaffeggiò leggermente, dicendogli di non lasciare mai più il monastero. Il Santo mantenne, in seguito, la promessa. Inoltre, una volta, una donna di origine nobile, però oscena e impura, siccome fu duramente picchiata dal marito, si rifugiò nel monastero di santa Lucia sia per trovare consolazione che per essere guarita dalle ferite. Quando fu notte la Santa urlò svegliando il Santo dicendogli: “Caccia questa donna impura fuori dal monastero” indicandola con il dito. Allora san Zosimo con molta paura si alzò e disse ai servi della donna: “Portate via la donna da qui”.Ma appena i servi si avvicinarono alla barella la trovarono morta. Quando morì l’abate del monastero, allora, tutti i fratelli si recarono dal vescovo della città Giovanni per chiedergli un altro degno successore. Lasciarono al monastero solamente Zosimo. Il vescovo chiese: “Avete qualche altro fratello nel monastero?” Loro dissero: “No, nessun’altro, solo uno che è rimasto a custodire il monastero”.
- 226 -
GEN N AIO
Il vescovo rispose: “Io so che lui è degno di diventare abate”. Allora, lo fece chiamare, lo benedisse subito e lo consegnò ai fratelli dicendo: “Ecco, fratelli, colui che da Dio è stato stabilito vostro priore e abate”. Dopo un po’ lo ordinò sacerdote. Pascolò il suo gregge per quarant’anni, in tutta mitezza e bontà, con amore pura e con straordinaria compassione. Quando, poi, morì il vescovo di Siracusa, per volontà di Dio e desiderio di tutti i Cristiani, Zosimo fu eletto vescovo di Siracusa dal papa di Roma Teodoro. Governò per tredici anni in modo santo e gradito a Dio. Compì molti miracoli e visse in ascesi, poi, se ne andò al Signore. Molti malati furono guariti sia prima che dopo la sepoltura. Gli indemoniati furono liberati, i ciechi riacquistarono la vista. Un uomo aveva la moglie emorroissa alla quale donò un frammento dei vesti del santo. Subito si fermò il flusso del sangue”. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Zosimo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 227 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
22 GENNAIO Il 22 di gennaio, memoria di san Teodoro, abate di
Avena in Calabria. Per maggiori informazioni rimandiamo all’opera:
BIBLIOTHECA SANCTORUM, VII, pp. 1304-1305, Città Nuova Ed., Roma 1966.
San Teodoro visse nel’IX secolo e fu il successore nella carica di abate di san Leoluca di Corleone, fondatore dello stesso monastero. Alcuni storici identificano il monastero di Avena con quello dei santi Cristoforo e Teodoro di Mormanno, dove ancora oggi esiste la cappella di san Luca. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Teodoro, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Avena in Calabria.
- 228 -
GEN N AIO
23 GENNAIO Il 23 di gennaio, memoria del nostro padre tra i santi
Amasio, il Greco, vescovo di Teano in Campania. La sua
memoria è riportata in Acta SS. Ianuarii, II, Venezia 1734, pp. 484-485.
Di origine greca, sant’ Amasio, si rifugiò a Roma cacciato dalle persecuzioni dell’imperatore Costanzo (forse insieme a sant’ Atanasio il Grande). Lì ricevette la benedizione di papa Giulio I di predicare la Fede Ortodossa nella regione della Campania. Dopo aver subito molte persecuzioni dagli ariani, fu ordinato vescovo di Teano. Qui si addormentò in pace nel 356. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha Sant’Amasio, vescovo di Teano. mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Amasio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 229 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
24 GENNAIO Il 24 del mese di gennaio, memoria dei santi martiri
Babila e dei suoi discepoli, Agapio e Timoteo, martiri
in Sicilia. La loro memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e
Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Babila, originario dell’Oriente, nacque da nobili genitori, amanti di Dio, nella grandiosa città di Antiochia. Crebbe nell’istruzione e nella saggezza del Signore e negli studi sacri, tutte cose che avvicinano velocemente l’uomo a Dio. Amò sin da giovane il Signore, odiò, invece, il mondo. Morti i genitori, distribuì tutte le ricchezze ai poveri, alle vedove e agli orfani. Libero così da ogni ansia e cura della vita terrena, salì sulle montagne e visse in esichìa insieme a due discepoli, Agapio e
San Babila martire, vescovo di Teano.
- 230 -
GEN N AIO
Timoteo. Diventò anche sacerdote, onorando con la sua vita il sacerdozio. In seguitò partì per Roma. Siccome i sanguinari pagani studiavano di denunciarlo alle autorità, lasciò Roma per recarsi in Sicilia insieme con i suoi due discepoli; qui passò molto tempo, portando molti infedeli alla conoscenza di Dio tramite la grazia dello Spirito Santo che dimorava in lui. Ma, siccome, come dice il Vangelo, una città sul monte non può rimanere nascosta, nemmeno il Santo poté passare inosservato. Fu quindi arrestato insieme ai suoi discepoli. Con grande franchezza confessarono Cristo vero Dio. Per questo, prima furono picchiati violentemente a tal punto che le loro carni divennero rosse per il sangue, poi, furono sottoposti a molte torture disumane sia per far spaventare tutte le città della Sicilia sia per soddisfare la sua rabbia che nutriva contro i Santi. I Santi, al contrario, più soffrivano e più si rafforzavano, sperando e mirando sempre di più ai beni eterni. Il giorno successivo, i Santi furono uccisi di spada e il loro corpi gettati nel fuoco. Ma la fiamma non riuscì a distruggere le loro reliquie che furono prese da alcuni Cristiani che le seppellirono con tutti gli onori in Sicilia.
- 231 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
25 GENNAIO Il 25 di gennaio, memoria del santo glorioso martire
Artema, che lottò presso Pozzuoli. La memoria è riportata in Acta SS. Ianuarii, II, Venezia 1734, pp.616-617.
Il santo martire Artema visse nel III secolo. Discendeva da una famiglia ricca e nobile che gli offri un’educazione di alto livello. Per questo, i suoi compagni di studi, gelosi per i suoi successi, lo denunciarono al governatore come cristiano che faceva proselitismo nella scuola. Artema venne condotto, con l’accusa di proselitismo, davanti al prefetto di Pozzuoli che lo condannò ad essere ucciso dai suoi stessi compagni a colpi di stilo, lo strumento che utilizzavano per scrivere sulle tavolette cerate Il santo martire Artema. offrendogli così la corona gloriosa e immarcescibile del martirio. I Puteolani seppellirono di notte il corpo martoriato di Artema in un luogo detto Campana, distante da Pozzuoli tre miglia. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha ricevuto da te, nostro Dio, la corona dell’incorruttibilità; con la tua forza infatti ha abbattuto i tiranni e ha anche spezzato le impotenti audacie dei demoni. Per le sue preghiere, o Cristo Dio, salva le anime nostre. - 232 -
GEN N AIO
28 GENNAIO Il
28 di gennaio, memoria del nostro santo padre
Callinico, abate del Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto. La memoria è riportata nel Typikon di San Nicola di
Casole (Taur. Gr. C III 17).
San Callinico fu quarto abate dello storico monastero italogreco di san Nicola di Casole nel Salento. La sua intronizzazione avvenne nel 1174. Governò il monastero con grande santità, ma anche severità, sino alla sua dormizione nel gennaio del 1195. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Callinico, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 28 di gennaio, memoria della nostra santa madre Caterina di Demenna in Sicilia. Per maggiori informazioni sulla
memoria: Cosimo Damiano Fonseca e Antonio Lerra, Il monastero di S. Elia di Carbone e il suo territorio dal Medioevo all’ età moderna, Congedo, 1996.
Santa Caterina nacque agli inizi del X secolo a Demenna, in Sicilia. I suoi genitori, Giovanni e Tedibia, erano esponenti del patriziato di Demenna, centro fortificato di Val Demone, regione nordorientale della Sicilia. Essi avevano un altro figlio, san Luca di Armento, celebre per santità di vita. La Santa, rimasta vedova, prese i suoi due figli Teodoro e Antonio e - 233 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
seguì il fratello che viveva in ascesi presso Armento, nel nord della Calabria. Lì divenne monaca insieme con i suoi figli. San Luca fondò, per questo, un monastero femminile dedicato alla Madonna a Chiaromonte dove stabilì come badessa Caterina, che venne venerata come santa ancor prima della sua beata dormizione. Apolitìkion tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Caterina, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 234 -
GEN N AIO
29 GENNAIO Il 29 di gennaio, memoria del nostro padre tra i santi
Potamione, vescovo di Agrigento in Sicilia. La memoria è
riportata da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol I, p. 173
San Potamione visse al tempo dell’imperatore Giustiniano, nel VI secolo. Viene citato dal monaco Leone il Metafraste nel bios di san Gregorio di Agrigento. Il vescovo Potamione dopo aver battezzato san Gregorio, ne assunse la direzione spirituale e lo tonsurò chierico in giovane età. Si addormentò in pace. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Potamione. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
San Potamione di Agrigento.
- 235 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
30 GENNAIO Il 30 di gennaio, memoria di san Pellegrino di Triocala
in Sicilia. La memoria è riportata da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol I, p. 35.
Il santo ieromartire Pellegrino fu il primo vescovo di Triocala(oggi Caltabellotta) in Sicilia. La più antica testimonianza che abbiamo si trova nell’encomio di san Marciano, vescovo di Siracusa, risalente al VII sec. Qui è riportato che san Pellegrino fu discepolo di san Marciano e subì il martirio sul monte Crotalo assieme al vescovo Libertino di Agrigento, all’epoca degli imperatori Valeriano (253-260) e Gallieno (253-268) o poco dopo. Secondo lo stesso encomio, Pellegrino scrisse un racconto della passione di Marciano, suo maestro. Nel «Martyrium sancti Libertini episcopi Agrigentini et sancti Peregrini» si racconta che san Pellegrino, originario dell’Africa e contemporaneo di Marciano, era ospite del monastero chiamato Triginta sul monte Crotalo (o Crotaleo), quando fu tradito da un monaco di nome Pelagio e consegnato al locale persecutore dei cristiani, di nome Silvano, che lo mise a morte, assieme al vescovo Libertino, all’epoca degli imperatori Valeriano e Gallieno. Condannato al rogo, il suo corpo non subì corruzione e fu sepolto nel luogo stesso del martirio, il monte Crotalo, da una cristiana di nome Donnina. In un altro documento, redatto in latino, si racconta che Pellegrino, originario della Grecia, fu chiamato a Roma dall’apostolo Pietro, che in seguito lo inviò in Sicilia. Nell’isola il santo giunse a Caltabellotta, la cui popolazione era terrorizzata da un drago che si nutriva di giovani vittime; implorato da una madre, il cui figlio era destinato al sacrificio, Pellegrino riuscì a sconfiggere la bestia salvando il ragazzo e liberando la - 236 -
GEN N AIO
città. Finì i suoi giorni vivendo nello stesso antro in cui aveva trovato rifugio il drago. Dopo la sua morte, continuò ad operare miracoli, sanando molti infermi. Infine, la tradizione orale locale tramanda che il Santo era originario dell’isola di Leucade nel Mar Ionio. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Pellegrino. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
Il santo martire Pellegrino mentre uccide il drago.
- 237 -
Mosaico della Madonna, risalente al XIII secolo, situato all’ingresso principale della Cattedrale di Palermo.
FEBBRAIO
1 FEBBRAIO L’1 di febbraio, memoria del nostro santo padre Pietro di
Buscemi in Sicilia.
La memoria di questo anacoreta siciliano si conserva solamente in un’epigrafe dentro la grotta, dove visse in ascesi nella zona «Grotte di san Pietro» a Buscemi (Palazzolo Acreide) in provincia di Siracusa. Più tardi, conosciamo l’esistenza, intorno al 1192, di una schiti1 bizantina del Santo Spirito, costruita intorno alla
Icona bizantina nella grotta di san Pietro in Sicilia. 1. Una schiti è costituita da un gruppo di eremiti che, seguendo una regola monastica che permette loro di poter meditare in solitudine, sono tuttavia
- 239 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
La grotta di san Pietro in Sicilia.
grotta del Santo. La memoria di san Pietro veniva festeggiata il 1° febbraio come testimonia l’epigrafe latina: [...]MEMORIE PETRI PRIMO DIE MENSE FEBRAIO / DEPOSITUS MCLX... ANNO.... DNI Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Pietro, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. supportati da un'organizzazione che provvede ai loro bisogni materiali e spirituali. Costituendo un ponte tra il cenobio (il cenobium, ovvero una comunità di monaci che vivevano assieme) e l'eremitismo, all'inizio della cristianità la schiti era uno dei modelli di vita monastica più diffusi. Nei primi secoli dopo Cristo gli uomini e le donne che aspiravano a divenire eremiti o anacoreti dovevano infatti essere prima inviati ad una schiti che li preparasse alla completa solitudine. N.d.T.
- 240 -
FEBBRAIO
2 FEBBRAIO Il 2 di febbraio, memoria di san Rodippo, vescovo di
Lentini. La memoria si basa sui manoscritti greci con le vite dei
santi Alfio, Filadelfo, Cirino ed è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 146.
Dati sulla vita di san Rodippo attingiamo dal bios dei santi martiri di Alfio, Filadelfo e Cirino di Lentini. Fratello della santa martire Epifania, molto presto fu ordinato diacono. Divenne vescovo della città dopo la dormizione del vescovo Alessandro e governò la sua diocesi per diciassette anni sino alla sua dormizione avvenuta il 2 febbraio 312. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Rodippo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 241 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
5 FEBBRAIO
Il 5 di febbraio, memoria della santa gloriosa Agata di Catania, vergine e martire.
Sulla vita della più gloriosa tra le martiri siciliane riportiamo ciò che scrive il Sinassario della Chiesa di Costantinopoli2: “Costei era originaria di Palermo, bella nel corpo, nobile per la purezza e l’incorruttibilità dell’anima. Al tempo dell’imperatore Decio, venne prima condotta dinanzi al governatore e poi consegnata ad Afrodisia nel tentativo di smuoverla dalla sua fede in Cristo. Ma siccome la Santa era irremovibile, anzi, desiderava la morte col martirio, venne picchiata selvaggiamente e le vennero tagliate le mammelle. Le apparve allora in carcere l’apostolo del Signore Pietro che la guarì. Venne poi trascinata su cocci taglienti e bruciata sul fuoco. Infine, per le molte ferite, morì in carcere consegnando a Dio la sua anima. La sua memoria viene celebrata presso il suo martyrion nella chiesa di Triconco”. Anche se nel breve estratto viene Sant’Agata. Mosaico bizantino a Monreale. indicata Palermo come patria di origine, oggi, è oramai accertata la sua origine catanese. Le sue reliquie furono trasportate Costantinopoli da Giorgio Maniace per ritornare successivamente a Catania. Un encomio in suo onore 2. Op. cit.
- 242 -
FEBBRAIO
è stato scritto da san Metodio, patriarca di Costantinopoli, di origini siciliane. Inno della Santa, tratto dalla tradizione innografica del Sud Italia3. Con il seno reciso, hai lottato coraggiosamente, Agata, sposa di Dio; ti sei mostrata invincibile nello stadio, svergognando così il tiranno. Perciò libera Catania, che sempre celebra le tue lotte,dalle afflizioni terrene e dalla minaccia del fuoco dell’Etna e prega ora per noi Cristo Dio, o sempre beata.
Il 5 di febbraio, memoria del nostro santo padre Giovanni di Fragalà. La sua memoria è stata trascritta e tramandata in latino
da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 42.
San Giovanni veniva festeggiato il 5 febbraio nel monastero di San Filippo d’Agira presso Fragalà. L’unica informazione su di lui è quella che ci tramanda lo storico Gaetani nella traduzione latina del suo Kondakion in greco, andato, invece, perduto. In esso il Santo viene lodato “come fiamma della Sicilia, medico degli ammalati, celebre per i miracoli”, inoltre, viene riferito che la sua tomba costitutiva un centro di Il monastero di san Filippo a Fragalà. grande pellegrinaggio per 3. Typikon di Bova. Codex Barberinianus Gr.371 (ff.53-163)
- 243 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
i fedeli della sua epoca. All’inizio della sua vita monastica visse per molti anni come eremita e per questo divenne noto con l’appellativo di Giovanni «il Nuovo Esicasta». Gaetani suppone che il Santo sia vissuto prima della conquista araba cioè intorno all’VIII secolo. Oggi purtroppo non si salvano né la tomba né le reliquie. Rimangono solo le rovine del suo monastero. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Giovanni. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. Il 5 di febbraio, memoria del nostro santo padre Luca di Demenna di Sicilia, che visse in ascesi presso Armento in Lucania. La memoria si trova nel codice manoscritto di Grottaferrata 516
(B, b, XVII), pp. 1-7.
Nacque intorno al X secolo a Demenna, in Sicilia, e ancora giovane vestì l’abito angelico nel monastero di San Filippo d’Agira. Come altri monaci suoi contemporanei, fuggì dalla furia dei Saraceni per rifugiarsi nella vicina Calabria, dove si sottomise all’obbedienza di sant’Elia lo Speleota a Melicuccà. Ben presto, però, i Saraceni arrivarono anche in quella regione. Il Santo, allora, fuggì ancora più a nord, nella regione monastica del monte Mercurion. Lì edificò una lavra per i suoi discepoli, presso Noepoli dove visse più o meno per sette anni. Desiderando, però, maggiore esichìa, trovò una località sul monte Agromonte, vicino al fiume Agri, dove ricostruì la chiesa del santo martire - 244 -
FEBBRAIO
Giuliano e quella della Madonna di Armento. Il monastero del Santo divenne più tardi il celebre monastero dei Santi Elia ed Anastasio di Carbone, del quale molti manoscritti adornano molte biblioteche europee. Il Santo si addormentò santamente il 5 febbraio 955 e fu sepolto dai suoi discepoli nella chiesa del monastero. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 5 di febbraio, memoria del nostro santo padre Saba di Collesano, il Nuovo. Il Bios greco del Santo si trova nel manoscritto
Vat. Gr. 2027 del monastero dei santi Elia e Anastasio di Carbone.
San Saba nacque nella prima metà del X secolo in Sicilia,in una famiglia che abbracciò la vita monastica, i cui membri sono tutti venerati come santi. Fu tonsurato monaco nel monastero di San Filippo d’Agira dove anche suo padre e suo fratello, Cristoforo e Macario, si erano fatti monaci. Nei pressi del monastero viveva da monaca anche la madre, santa Calì. Nel 941, quando ci fu l’invasione saracena della Sicilia, allora, tutta la famiglia si rifugiò in Calabria dove fondò il monastero dei Santi Arcangeli sul monte Mercurion, del quale divenne abate. Ma anche da lì fu costretto ad andar via a causa dei Saraceni che nel 952 erano arrivati anche in Calabria. Si stabilì, perciò, nella regione del Latiniano vicino il fiume Sinni dove fondò, - 245 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
insieme alla famiglia, il monastero di san Lorenzo. Dopo la dormizione di suo padre, il Santo assunse la guida del monastero. Cinque giorni della settimana li trascorreva vita solitaria sulla montagna e per questo era aiutato nella guida del monastero dal fratello Macario. Nel 982 si recò in pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli a Roma e in seguito fondò il monastero di san Niceta presso Lagonegro. Cercando maggiore esichìa si ritirò nelle montagne vicino Salerno vivendo da solo dentro una grotta. Tuttavia, la fama di Santità si diffuse in tutta Italia a tal punto da essere soprannominato come Saba il Nuovo. Grazie all’intercessione di san Saba, Ottone II e la moglie Teofano liberarono il figlio del principe di Salerno tenuto in ostaggio. Proprio a Roma dove si era recato a intercedere per il principe, e precisamente nel monastero greco di San Cesario, il Santo rese lo spirito nel 995 (secondo altri nel 990-991). Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Saba, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 5 di febbraio, la Sinassi della Sacra Icona della Santissima Madre di Dio detta la Siciliana presso Divnogorsk in Russia. Trattasi di una festa mariana russa.
La sacra icona taumaturgica della Madre di Dio detta “la Siciliana” si custodisce nel monastero della Dormizione della Madre di Dio presso Divnogorsk in Russia. Questo titolo si - 246 -
FEBBRAIO
deve alla sua provenienza; infatti, secondo la tradizione, due monaci greci, Giovanni e Senofonte, la portarono dalle montagne della Sicilia, probabilmente verso la fine del XV secolo (forse fuggendo dalla latinizzazione). I due monaci fondarono un monastero vicino il fiume Don e vissero fino al completamento della costruzione nelle grotte di calce della colline vicine. L’Icona della Madonna Siciliana ha compiuto molti La Madonna «la Siciliana». miracoli e si venera in modo particolare dal 1831 quando fermò un’epidemia di colera che affliggeva la regione. Apolitìkion della Madonna, Grottaferrata. Tono IV.
dal
Liturghikòn
di
Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
- 247 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
7 FEBBRAIO Il 7 di febbraio, memoria del nostro padre tra i santi
Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto. La memoria si trova in Acta SS. Februarii, II, Venezia 1735, pp. 56-63.
Nel 491 una delegazione di cittadini di Siponto si recò a Costantinopoli per chiedere l’elezione di un nuovo vescovo, dopo la dormizione del vescovo Felice. Allora, l’imperatore Zenone propose come nuovo vescovo il suo parente Lorenzo che si distingueva per la sua grande fede. Lorenzo fu ordinato vescovo a Roma da papa Gelasio per poi fare ingresso nella sua diocesi. Il nome di san Lorenzo si collega con l’apparizione dell’Arcangelo Michele sul Monte Gargano. Il vescovo, temendo un inganno diabolico, non diede importanza alla prima apparizione dell’Arcangelo. Tuttavia, due anni dopo, l’Arcangelo apparve nuovamente al Santo vescovo incoraggiandolo durante l’invasione barbarica di Odoacre. Infatti, durante la battaglia, iniziarono a cadere sui barbari pietre e sabbia, costringendoli così alla fuga. San Lorenzo, allora, in segno L’apparizione dell’Arcangelo Michele a di riconoscenza organizzò una san Lorenzo di Siponto. - 248 -
FEBBRAIO
L’apparizione dell’Arcangelo Michele a san Lorenzo di Siponto. (Dal portale di bronzo della chiesa, opera bizantina del 1076).
La Madonna di Siponto.
processione sino alla grotta dove era apparso l’Arcangelo dedicandola al suo culto. L’Arcangelo apparve una terza volta dicendo a san Lorenzo che non era necessaria la cerimonia di consacrazione per la grotta poiché la grotta era stata consacrata dallo stesso Arcangelo con la sua presenza. Era il 29 settembre 493. Da allora la grotta dell’Arcangelo Michele è ad oggi un centro di grande pellegrinaggio per tutti gli abitanti del Sud Italia e molti santi sono passati di lì. A san Lorenzo è legata anche l’icona taumaturgica della Madonna di Siponto, portata da Costantinopoli dallo stesso Santo. Oggi è venerata a Manfredonia. San Lorenzo si addormentò santamente nel 545 all’età di 105 anni. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Lorenzo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 249 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
9 FEBBRAIO
Il 9 di febbraio, memoria dei santi Marcello (o Marciano) vescovo di Sicilia e Pancrazio, vescovo di Taormina.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
La memoria di san Marciano o Marcello, vescovo di Siracusa, viene riportata nei sinassari bizantini in tre date differenti: 30 febbraio, 31 ottobre e 9 febbraio, insieme ad un altro astro spirituale della Sicilia, san Pancrazio, vescovo di Taormina, del quale la memoria principale si celebra il 9 luglio.
I santi Marciano di Siracusa, Pancrazio di Taormina e Filagrio di Cipro. Minologio di Basilio II.
- 250 -
FEBBRAIO
Apolitìkion tono IV. O Dio dei nostri padri, che sempre agisci con noi secondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua misericordia, ma per le loro preghiere dirigi la nostra vita nella pace. Exapostilarion4 di san Pancrazio. Tono III. Pietro, pietra della fede, ti ha posto come fondamento stabile e base della Chiesa, o Martire. Con lui custodisci, o Padre, il tuo gregge sicuro dai figli di Agar.
Il 9 di febbraio, memoria del nostro santo padre Sabino, vescovo di Canosa in Puglia. La memoria è riportata in Acta SS.
Februarii, II, Anversa 1668, p. 323.
San Sabino visse tra il V e il VI secolo e fu vescovo di Canosa, celebre per virtù e per miracoli. Nel 531 prese parte ad un concilio convocato a Roma, mentre, nel 535 lo troviamo a Costantinopoli ad un concilio convocato dall’imperatore Giustiniano. Come ci riferisce il papa san Gregorio Magno nella sua opera «I Dialoghi», san Sabino aveva uno stretto legame spirituale con san Benedetto da Norcia, dal quale si recava spesso per chiedere consigli spirituali. Si addormentò dopo 52 anni di vescovado. Era il 9 febbraio 566. Le sue reliquie sono custodite a Bari nella Cattedrale, città della quale è il patrono insieme a san Nicola. 4. Exapostilarion è un inno o un gruppo di inni cantati nelle Chiese Ortodossa a conclusione del Canone verso la fine di Mattutino. L'Exapostilarion è cantato dopo la Piccola Litania che segue la Nona Ode del Canone. N.d.T.
- 251 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Sabino. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
San Sabino, vescovo di Canosa.
- 252 -
FEBBRAIO
13 FEBBRAIO
Il 13 di febbraio, memoria dei santi martiri Atanasio e Alessandro, padre e figlio, di Siracusa, che furono crocifissi.
Per approfondimenti sulla loro memoria si rimanda a: BIBLIOTHECA SANCTORUM, I, p. 805, Città Nuova Ed.,Roma 1961.
Non sappiamo nulla di questi due martiri siracusani dei primi secoli del Cristianesimo, se non i loro nomi e il modo in cui furono martirizzati, imitando così la Passione di Nostro Signore. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 253 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
14 FEBBRAIO Il 14 di febbraio, memoria dei santi ieromartiri Modestino, vescovo, Fiorentino, presbitero e Flaviano, diacono, originari di Antiochia e martiri in Magna Græcia.
Per approfondimenti sulla loro memoria si rimanda a: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IX, pp. 521-523, Città Nuova Ed., Roma 1967.
Questi santi gloriosi ieromartiri vengono venerati particolarmente a Locri in Calabria ma anche in altre zone del Sud Italia irrorata dal loro sangue. Secondo la tradizione e alcuni manoscritti del XII secolo, san Modestino nativo di Antiochia, dove nacque nel 245 e dove fu
I santi Modestino, Fiorentino e Flaviano.
- 254 -
FEBBRAIO
ordinato vescovo nel 302. Essendo stato arrestato, e dopo aver trascorso molto tempo in carcere, fu liberato miracolosamente insieme ai due altri compagni per rifugiarsi a Locri in Calabria. Qui furono nuovamente arrestati e condotti a Sibari. Dopo essere stati liberati nuovamente per intervento dell’Arcangelo Michele e aver lottato per la fede, furono infine martirizzati con ferri roventi nella zona di Pretorio di Mercogliano in Campania nel 311. Le loro reliquie venivano venerate con particolare fede da cristiani e compivano molti miracoli. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 255 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
15 FEBBRAIO Il 15 di febbraio, memoria del santo apostolo Onesimo.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Nel Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita leggiamo: “San Onesimo era servo dell’apostolo Filemone, secondo Teodoreto di Cirro, ed era originario di Colosse alla cui comunità san Paolo scrisse una lettera.
Il santo apostolo Onesimo.
- 256 -
FEBBRAIO
Così come si evince dalla lettera di Paolo a Filemone, Onesimo, avendo rubato soldi dalla casa del padrone, fuggì a Roma, dove invonytò Paolo, all’epoca in carcere. Paolo catechizzò Onesimo alla fede in Cristo e lo battezzò. Ben presto Onesimo avanzò nella virtù. Ma, siccome Paolo riteneva che non fosse giusto che Filemone si dispiacesse per il furto e la fuga del suo servo, rimandò indietro Filemone insieme alla lettera offrendosi di restituire quanto rubato e chiedendo il perdono e la liberazione per lo schiavo Filemone accolse Onesimo insieme alla lettera di Paolo, si rallegrò, e rispedì indietro Onesimo a Paolo affinché divenisse suo aiutante. Dopo il martirio di Paolo, anche Onesimo venne arrestato e condotto dinanzi a Tertullo, eparca di Roma, che lo spedì come condannato a morte a Pozzuoli. Fu lo stesso Tertullo ad accompagnarlo al martirio e vedendo che Onesimo era irremovibile nella fede in Cristo ordinò che prima fosse picchiato selvaggiamente con mazze e poi che gli fossero spezzate le ossa. Così il beato apostolo lasciò questa vita fallace per entrare in quella eterna”. Apolitìkion tono III. Santo apostolo Onesimo prega il misericordioso Dio perché conceda alle anime nostre il perdono d’ogni colpa.
- 257 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
18 FEBBRAIO
Il 18 di febbraio, memoria del nostro santo padre Antonio di Demenna. La memoria è riportata in Acta SS. Octobris, VI,
Parigi 1869, pp. 332-342.
Sant’ Antonio era originario di Demenna in Sicilia, figlio di santa Caterina e nipote di san Luca. Abbracciò la vita monastica insieme alla madre rimasta vedova e al fratello Teodoro, seguendo san Luca ad Armento in Basilicata, dove si stabilirono. Antonio fu nominato da san Luca economo del monastero. Si addormentò in pace, venerato da tutti per la sua grande santità. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Antonio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 258 -
FEBBRAIO
19 FEBBRAIO Il 19 di febbraio, memoria del nostro santo padre Proclo
di Bisignano in Calabria. Informazioni sul Santo attingiamo dal
Bios di san Nilo, contenuto nel manoscritto Criptense II (430) del XII secolo.
San Proclo di Bisignano. Icona contemporanea che si trova nella patria del santo. Opera dell’autore.
Dalla vita di san Nilo il Calabro attingiamo informazioni sulla vita di questo santo che nacque a Bisignano in Calabria alla fine del IX secolo. Possedeva una profonda formazione sia che teologica che enciclopedica. Ancor prima di diventare monaco, digiunava ogni giorno sino al tramonto e la sera girava tutte le chiese della città per leggere il salterio e fare infinite prostrazioni. Fu il terzo discepolo di san Nilo che lo designò abate del monastero di san Adriano a Rossano. Si addormentò in pace nel 975 e fu subito venerato come santo. Nel 978-979 un invasione di Agareni distrusse il monastero di san Adriano insieme alla tomba. La sua memoria ricorre il 19 febbraio nella sua patria, Bisignano, ma anche il 27 giugno.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Proclo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. - 259 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
20 FEBBRAIO Il 20 di febbraio, memoria del nostro santo padre Leone,
vescovo di Catania. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Nicodemo l’Aghiorita scrive di questo grande pontefice della Chiesa di Sicilia nel suo Sinassario: “Questo Santo visse all’epoca dell’imperatore Leone il Saggio nell’anno 886, originario di Ravenna, figlio di nobili genitori, di profonda fede. Per la sua purezza di vita, superò tutti i gradi del sacerdozio, divenendo lettore, ipodiacono, diacono e presbitero. Infine, per volontà di Dio, divenne vescovo della metropoli di Catania, città della celebre isola di Sicilia nella quale si trova la montagna dell’Etna da cui, ancora oggi, escono fiamme e fuoco. Il Santo, dunque, leone di nome e di fatto, pieno di virtù e di zelo, risplendette in quei luoghi come una stella. Si prendeva, infatti, cura delle anime, era protettore delle vedove, consolava i poveri, scacciava la tenebra dell’errore e con la sua preghiera distrusse una statua di una divinità pagana. Fu lui a far costruire, sotto la sua personale supervisione, una grandissima chiesa in onore della vittoriosa martire siciliana Lucia
Affresco di san Leone di Catania nella chiesa della Trasfigurazione a Placotì in Tesprozia (Grecia).
- 260 -
FEBBRAIO
con splendide decorazioni e infine bruciò il mostruoso mago Eliodoro. Siccome quest’ultimo non cessava di dar fastidio ai cristiani del luogo, compiendo finti e fantasiosi miracoli, si rivolse infine contro la Chiesa di Cristo. Allora san Leone prese quel mostro e lo avvolse con la sua stola sacerdotale. Poi, diede ordine che si preparasse un grande rogo nel centro della città dove il Santo svergognò tutte le magie fatte da quel folle, mostrando a tutti l’arte demoniaca di quell’ingannatore. Entrarono poi dentro il rogo e non uscirono finché Eliodoro non fu completamente ridotto in cenere. Questo miracolo meravigliò tutti poiché non solo il Santo rimase completamente illeso ma persino i suoi paramenti rimasero intatti. La fama di questo miracolo si sparse in tutto il mondo sino alle orecchie degli imperatori Leone il Saggio e suo figlio Costantino che diedero ordine di portarlo a Costantinopoli. Essi si gettarono ai piedi del Santo e lo supplicarono di intercedere presso Dio. Questo Santo fu grande non solo in vita ma, anzi, dopo la morte e sepoltura, compie ancor più miracoli”. Secondo la tradizione il Santo prima di diventare vescovo di Catania, visse come monaco sulle montagne sopra Reggio Calabria guidato da san Cirillo, vescovo di Reggio, dal quale fu ordinato arcidiacono. Inoltre, sappiamo che dopo la sua dormizione fu sepolto nella chiesa di santa Lucia dove iniziò ad emanare myron. Le reliquie furono portate a Costantinopoli da Giorgio Maniace insieme a quelle di sant’Agata per salvarle dai Saraceni. Oggi si trovano a Roma nella chiesa di san Martino ai Monti sotto l’altare, lì trasportate da monaci greci. Altre reliquie sono a Catania (un braccio nella chiesa di san Nicola all’Arena) e in altri posti della Sicilia dove il Santo viene venerato. La parrocchia ortodossa di Catania è dedicata a san Leone ed è stata concessa dalla Chiesa Cattolica a quella Ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Il 24 marzo 2001 il Patriarca Bartolomeo vi si è recato in visita, ha parlato con i tanti studenti greci e ha donato loro la sua benedizione patriarcale. - 261 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono I. (dell’archimandrita Efrem del Monte Olimpo). O beatissimo pontefice, ti sei rivelato guida dei sacerdoti, maestro di fede e taumaturgo. Infatti, con la luce dei costumi celesti ti sei arricchito della forza del Santo Spirito, guarisci i malati e le anime, o Leone, che a te ricorrono. Gloria a Cristo che ti ha glorificato, gloria a Cristo che ti ha incoronato, gloria a Cristo che per mezzo tuo opera guarigioni per tutti.
Il 20 di febbraio, memoria del nostro padre tra i santi Agatone papa di Roma, nativo di Palermo. La memoria è
riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Notizie su questo santo pontefice attingiamo notizie dal Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita: “Il nostro padre tra i santi, il taumaturgo Agatone, era originario di Palermo. Nacque nel 650 da genitori pii e fedeli i quali, con tanto impegno e fatica, insegnarono al loro figlio le Sacre Scritture. Il giovane fu così tanto ispirato da esse a tal punto che, quando morirono i genitori, raccolse tutte le ricchezze e nell’arco di un solo giorno le distribuì ai poveri. Subito dopo si recò in monastero e divenne monaco. Serviva Dio incessantemente, giorno e notte, e pregava per il mondo. Giunse a un tal livello di virtù che ottenne da Dio il dono delle guarigioni. Siccome, poi, la virtù non si può nascondere, divenne anche Papa di Roma. Avendo santamente onorato il suo pontificato, se ne andò verso il Signore. Durante il suo pontificato, nel 680, fu convocato il Santo Sesto Concilio Ecumenico contro i Monoteliti. Rappresentati papali erano i presbiteri di Teodoro e Sergio insieme al diacono Giovanni”.
- 262 -
FEBBRAIO
La parrocchia greco-ortodossa di san Leone di Catania presso Catania.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Agatone. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
San Agatone, papa di Roma, originario di Palermo.
- 263 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
21 FEBBRAIO Il 21 di febbraio, memoria dei santi 79 martiri in Sicilia,
ai tempi di Diocleziano. La memoria è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol.I.
Purtroppo, non possediamo altre informazioni su questi gloriosi martiri che irrorano con il loro sangue la terra di Trinacria. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime. Il 21 di febbraio, memoria dei santi martiri Claudio, Sabino
e Massimo di Palermo, martiri ai tempi di Diocleziano. La memoria è stata trascritta e tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol.I.
Pochissimi elementi possediamo per questi martiri palermitani come riporta lo storico P. Gaetani nella sua rinomata opera «Vitæ Sanctorum Siculorum». Probabilmente il monastero di san Massimo, costruito dal papa san Gregorio Magno, era dedicato a uno di questi martiri (San Massimo in Lucusiano). In alcuni manoscritti del XII secolo, la loro memoria viene posta al 26 aprile; mentre nel Martirologio Siculo al 21 febbraio è riportato: «In Sicilia SS. Claudii, Sabini et Maximi Martyrum sub - 264 -
FEBBRAIO
Imperatoribus Diocletiano et Maximiano». La loro memoria veniva celebrata a Palermo sino al 1957. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
San Giovanni Battista nel mosaico bizantino della Cappella Palatina di Palermo.
- 265 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
22 FEBBRAIO Il 22 di febbraio, memoria del santo ieromartire Telesforo
il Calabro, papa di Roma. La memoria è riportata in Acta SS. Ianuarii, I, Anversa 1643, p. 236.
Molti Italogreci divennero Pontefici di Roma durante i primi anni della Chiesa. Tra di loro risplende san Telesforo del quale oggi la Chiesa celebra la memoria. San Telesforo era originario della Magna Græcia. La tradizione, infatti, riporta che egli fosse originario della culla dei santi: della Calabria e, specificamente, di Terranova, vicino Sibari. Inoltre, la tradizione locale racconta che il Santo, prima di andare a Roma, visse alcuni anni come anacoreta. Arrivò a Roma agli inizi del II secolo. Venne eletto vescovo di Roma nel 125, succedendo a papa Sisto I. Come Vescovo di Roma combatté le diverse eresie degli Gnostici e introdusse nella liturgia latina molti usi orientali. Fu martirizzato nel 136. Del suo glorioso martirio ci parla san Ireneo di Lione nella sua nota opera “Adversus haereses” e Eusebio nella “Storia Ecclesiastica”. Si sostiene che san Telesforo abbia stabilito il digiuno prima di Pasqua come adeguata preparazione spirituale per la grande festa della Chiesa. Inoltre, alcuni gli attribuiscono la composizione della Grande Dossologia.
- 266 -
FEBBRAIO
Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Telesforo. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
San Telesforo, papa di Roma, ieromartire.
- 267 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
23 FEBBRAIO Il 23 di febbraio, memoria del nostro santo padre Giovanni
il Theristìs (mietitore), il Calabro. Il bios greco è contenuto nei
manoscritti Suppl. Gr. 106 (pp. 140-147), della Biblioteca Nazionale di Parigi e II, E, 11 (pp. 185-193), della Biblioteca Nazionale di Palermo.
I suoi genitori erano nobili della zona di Stilo in Calabria. Durante un invasione saracena il padre rimase ucciso mentre la madre, Callisti, incinta del Santo, venne condotta come prigioniera a Palermo. Viveva in un harem di un eminente musulmano della zona dove Giovanni nacque e crebbe secondo i costumi musulmani ma nella fede cristiana poiché, sin da quando era piccolo, la madre segretamente gli parlava di Cristo. Poi, compiuti 14 anni, gli rivelò la loro vera patria, la Calabria, e lo incoraggiò a fuggire lì per San Giovanni Theristìs. essere battezzato cristiano. Allora, la pia Callisti, avendo baciato il Santo e regalatogli la Santa Croce che custodiva di nascosto quale unica consolazione nella dura prigionia, lo fece fuggire. Giovanni, per intervento divino, scampò ai Saraceni che si erano messi sulle sue tracce e sbarcò sulla costa di Stilo, in Calabria, dove venne battezzato dal vescovo ortodosso Giovanni che gli diede il suo nome.
- 268 -
FEBBRAIO
Giovanni si recava sistematicamente in chiesa, venerava la Santa Croce e chiedeva spiegazioni per le sacre icone che vedeva. Vedendo l’affresco di san Giovanni Battista chiese: “Chi è questo vestito con pelle di cammello?”, gli risposero: “È san Giovanni Battista, il profeta che visse L’asceterio e la fonte sacra di san Giovanni nel deserto e si cibava di cime Theristì a Bivongi in Calabria. di piante e miele selvatico. È colui che battezzò nostro Signore al Giordano. Imitalo poiché porti il suo nome!”. Ascoltando la vita del Venerabile Precursore, Giovanni veniva sempre di più ricolmato di divino desiderio e supplicava il vescovo di mostrargli un posto deserto dove avrebbe potuto salvare la sua anima. Gli mostrò, allora, un monastero antichissimo in una vallata boscosa, tra l’Assi e lo Stilaro. Il Santo vi andò e vi trovò due monaci Ambrogio e Nicola i quali all’inizio non vollero accoglierlo, lasciandolo fuori la porta del monastero. Ma, essendo rimasti fortemente colpiti dalla sua insistenza e fermezza,decisero di accoglierlo nella vita angelica. A Roviano, dalla parte di Monasterace, viveva un benefattore del monastero il quale ogni anno, dopo la mietitura, donava grano al monastero. Nel mese di giugno, Giovanni andò a trovarlo, prendendo con sé un po’ di pane e una piccola brocca di vino. Quando passò dai campi, i contadini si fecero burla di lui ma il mite Giovanni si avvicinò e diede loro da mangiare e da bere. Tutti mangiarono e bevvero ma né il pane si finì né la piccola brocca di vino si svuotò. Quando il Santo se ne rese conto cadde in ginocchio e ringraziava Dio. Improvvisamente, però, - 269 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
il cielo divenne nero, nonostante fosse mezzogiorno, e un forte vento si abbatté sul campo. Tutti i mietitori corsero al riparo. Solo Giovanni rimase in preghiera. Quando la pioggia fu cessata, i mietitori tornarono e, con grande sorpresa, trovano tutto il grano mietuto, sistemato e asciutto. Da allora iniziarono a chiamarlo con l’appellativo di Giovanni il Il monastero greco-ortodosso di san Mietitore. San Giovanni predisse la Giovanni Theristì. sua dormizione e le sue reliquie divennero fonte di miracoli e guarigioni per tutti. Per questo motivo persino gli invasori Latini costruirono, insieme al pio popolo Ortodosso, una meravigliosa chiesa. Da allora, però, iniziò anche la latinizzazione della regione e gli ultimi monaci abbandonarono il monastero per trasferirsi in città a Stilo portando con loro le reliquie di san Giovanni e dei suoi maestri, gli asceti Ambrogio e Nicola dove si trovano ancora oggi. La storia non ci ha tramandato la data esatta della morte del Santo. La tradizione pone la sua memoria al 23 febbraio o il 24 nel giorno della festa del ritrovamento del Sacro Capo di san Giovanni Battista, della cui vita e ascesi il Nostro si fece imitatore. Più tardi, i Normanni concessero molti privilegi al monastero ed ingrandirono la chiesa che tutt’oggi è in piedi ed ospita un monastero ortodosso. Nel 1994 il monaco Aghiorita5 padre Cosmàs si stabilì per la prima volta tra le rovine del monastero 5. Monaco del Monte Athos in Grecia. In greco il Monte Athos è conosciuto come Aghion Oros (Sacra Montagna) essendo una repubblica monastica abitata da soli monaci uomini. N.d.T.
- 270 -
FEBBRAIO
di san Giovanni Theristìs e visse in ascesi per circa 11 anni. Vale la pena ricordare alcune delle sue parole: “Appena giunsi qui tra le rovine del monastero fui incantato dalla solitudine... desideravo che si sentissero Padre Cosmàs, l’aghiorita, di beata memoria. nuovamente i nostri canti, la lingua greca...Ricordo con nostalgia i primi anni nel monastero, quando la chiesa non aveva il tetto e faceva il nido l’assiolo…ho preferito il ruolo del sacrestano non quello del missionario. Qui vissero molti santi…”. Il 21 marzo 2001 Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo in occasione del suo pellegrinaggio nella Magna Græcia ha visitato il monastero di san Giovanni il Mietitore donando la sua benedizione ai padri che lì vivevano in ascesi. Apolitìkion, forse tono II. Hai abbandonato la splendida isola dei Siciliani e sei giunto nella felice terra paterna, la santa Calabria, spinto dai consigli della fedele madre. Giovanni, padre nostro, prega per noi il Signore. Kathisma6 dall’ufficio del Mattutino Nelle tende celesti la tua anima pura e immacolata danza con gli angeli, o beato, e con tutti i santi; in terra, invece, l’urna delle tue reliquie compie portenti per coloro che con fede vi ricorrono. Hai ricevuto da Colui che assegna le corone gloria degna dei tuoi dolori e la giusta ricompensa, Giovanni beato, prega Cristo Dio di donare a noi il perdono delle colpe. 6. Inno del mattutino.
- 271 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
27 FEBBRAIO Il 27 di febbraio, memoria del nostro santo padre Luca,
archimandrita del Sanitissimo Salvatore di Messina. Sulla
sua memoria rimandiamo alle opere: BIBLIOTHECA SANCTORUM, II, pp. 891-895, Città Nuova Ed., Roma 1989. Inoltre, Maria Bianca Foti, Il Monastero del S. mo Salvatore in Lingua Phari. Proposte scrittorie e coscienza culturale. Messina 1989.
Nacque a Rossano in Calabria, culla di Santi, nella seconda metà del XI secolo. Abbracciò la vita monastica sotto la guida di san Bartolomeo il Nuovo, nel monastero della Madonna Odigitria, noto come «Monastero dei Padri» (Patirion), vicino Rossano. Nel 1125, due monaci benedettini del monastero di Sant’Angelo presso Mileto denunciarono san Bartolomeo al
San Luca di Messina. Opera dell’autore presso l’Eremo della Candelora in Sicilia.
- 272 -
FEBBRAIO
conte normanno Ruggero II accusando falsamente di essersi appropriato delle offerte del monastero per arricchire i propri parenti. Fu così costretto a recarsi a Messina per il processo al termine del quale fu condannato al rogo. Durante l’accusa, il Santo non si difese assolutamente, chiese solo di poter celebrare l’ultima volta la Santa Liturgia. Durante la consacrazione tutti i presenti videro una colonna di fuoco coprire il santo e salire sino al cielo, dimostrando così la sua innocenza. In quel luogo fu fatto costruire da Ruggero il monastero del Santissimo Salvatore, presso il quale san Bartolomeo rimase sino al 1128 per organizzare la vita interna del monastero e la regola monastica. Dopo aver stabilito nel monastero dodici monaci provenienti dal Patirion, lasciò come abate san Luca. San Luca viene considerato il fondatore del monastero del Santissimo Salvatore al quale i Normanni fecero dono di una grande proprietà e molti privilegi, rendendolo autonomo da qualsiasi autorità ecclesiastica locale. Nel 1134 il Santo prese il titolo di Archimandrita, cioè del responsabile amministrativo e spirituale di tutti monasteri italogreci della Sicilia e della Calabria. San Luca è anche il redattore del celebre Typikon (Regola) del Monastero del
Il sarcofago di san Luca di Messina.
- 273 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Santissimo Salvatore di Messina, opera importantissima per la conoscenza della vita liturgica e spirituale del monachesimo nel Sud Italia. Dopo aver vissuto santamente, governando con saggezza e prudenza, si addormentò il 27 febbraio 1149. Il sarcofago di marmo che conteneva le sue reliquie si trova oggi presso il museo Regionale Peloritano di Messina. Gli ultimi edifici del Monastero crollarono definitivamente durante il grande terremoto del 1908. La rinascita liturgica e spirituale che il Santo cercò di introdurre nella vita cenobitica dei monasteri della sua epoca costituisce il canto del cigno della tradizione monastica italogreca che da allora iniziò il suo periodo di declino dentro l’ambiente oramai latino che prevaleva in tutto il Sud Italia. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 274 -
FEBBRAIO
Croce bizantina contenente il Santo Legno, proveniente dal monastero greco di san Giovanni a Piro (Salerno). Oggi si custodisce nel Museo Ecclesiastico di Gaeta.
- 275 -
Icona della Madonna di Alemanna venerata a Gela.
MARZO
1 MARZO L’1 di marzo, memoria del nostro santo padre Leoluca di
Corleone. La sua memoria è stata trascritta e tramandata da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p.80. Inoltre, in Acta SS. Martii, I, Venezia 1735, pp. 97-102.
San Leoluca nacque agli inizi del IX secolo a Corleone, in Sicilia, da una famiglia con ricchi possedimenti. Rimasto ben presto orfano, dopo aver distribuito ai poveri la proprietà di famiglia, abbracciò la vita monastica in quello che fu una vera fucina di santi: il monastero di san Filippo d’Agira. Con la tonsura il suo nome cambiò da Leone in Luca. Fu costretto a rifugiarsi nella vicina in Calabria per salvarsi dagli San Leoluca di Corleone. Affresco nel monastero invasori arabi e, dopo greco-ortodosso di Seminara in Calabria. Opera aver visitato Roma per dell’autore. venerare le tombe dei - 277 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
San Leoluca di Corleone. Affresco contemporaneo, opera dell’autore, situato in Sicilia.
Santi Apostoli, scelse inizialmente la vita eremitica,vagando tra i boschi e tra le montagne dell’Aspromonte. Poi si stabilì nel monastero di San Sozonte vicino Castrovillari dove rimase per sei anni vicino all’abate san Cristoforo. Di seguito, si spostò più a nord, al monte Mercurion, dove fondò un monastero e vi rimase per sette anni. A causa delle invasioni arabe che si erano spinte sino a lì, cercò rifugio a Vena (oggi paese Avena) nelle montagne di Mormanno, dove costruì un monastero in cui visse una decina di anni. Lì, oltre all’intensa vita ascetica, si diede anche all’aiuto nel sociale. Si prendeva cura con tutte le sue forze degli abitanti della zona e dei soldati tedeschi dell’imperatore Ottone I e
- 278 -
MARZO
Ottone II, negli anni 968-982, durante i quali combattevano contro gli Arabi come alleati dei Bizantini. Quando comprese che la sua fine si stava avvicinando, dopo 80 anni di intensa ascesi, stabilì come abate il monaco Teodoro e dopo aver dato gli ultimi consigli spirituali ai suoi figli, si addormentò centenario il 1° marzo 990. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 279 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
2 MARZO Il 2 di marzo, memoria di santa Eutalia di Lentini, vergine
e martire. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Santa Eutalia visse nel IV secolo a Lentini in Sicilia. Sua madre si chiamava anch’essa Eutalia, affetta da perdite di sangue dalle quali non riusciva a guarire. Un giorno, dopo un’intensa preghiera, vide in sogno i santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino (10 maggio) i quali le dissero che, se avesse creduto a Cristo e si fosse battezzata, sarebbe stata guarita e salvata. Svegliatasi credette alle parole dei Santi Martiri; Insieme alla figlia credette a Cristo e si battezzò. Sermiliano, però, figlio di Santa Eutalia. Eutalia madre, pagano fanatico, stravolto dall’ira cercò di soffocare la madre che si salvò solo per intervento di una serva. La sorella Eutalia coraggiosamente redarguì il fratello il quale la picchiò violentemente per poi consegnarla a un servo perché la violentasse. Non fece, però, in tempo ad avvicinarsi che ad un tratto, per intervento divino, divenne cieco. Sermiliano appena vide questa scena, invece di convertirsi, come un altro Caino, la sgozzò. Così la Santa ricevette la corona incorruttibile del martirio nell’anno 257. - 280 -
MARZO
Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Eutalia, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
Il 2 di marzo, memoria del nostro santo padre Luca Casali. La sua memoria è riportata in Acta SS. Martii, I, Anversa
1668, pp. 151-152. Si consulti inoltre, Ottavio Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p.183.
Il bios greco, oggi andato perso, fu composto da un certo monaco di nome Bonus. Dalle copie latine, però, sappiamo che san Luca nacque a Nicosia1 in Sicilia e all’età di 12 anni divenne monaco nel celebre monastero di san Filippo d’Agira. Per le sue molte virtù fu ordinato sacerdote e, per un certo periodo, nonostante fosse contrario, assunse la carica di abate. Quando più tardi perse la vista, iniziò a predicare nelle zone circostanti, annunciando la parola di Dio e fortificando spiritualmente i fedeli. Un giorno, alcuni monaci decisero di fargli uno scherzo: lo misero a predicare dinanzi ad un cumulo di pietre dicendogli di trovarsi dinanzi ad una folla di fedeli. Ma, miracolo! Quando il Santo ebbe terminata la predica, le pietre risposero: 1. Nicosia viene identificata con l'antica Ègghion (Έγγυον). Il nome attuale dimostra l'origine greca della città; probabilmente l'etimologia è "Della vittoria casa" (Nikis Ikos). Un'ulteriore ipotesi è che il nome derivi sempre dalla traduzione greca di "Città della vittoria" (Poli tis Nikis). Nicosia fu fondata dall'Impero Bizantino nel VI secolo e in seguito fu ingrandita dagli Arabi.
- 281 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
«Amen!» dando una bella lezione agli empi monaci. San Luca si addormentò il 2 marzo all’età di 92 anni. Per la sua grande fama di santità, il suo corpo fu messo nella stessa teca delle reliquie di san Filippo il Cacciaspiriti. Nel 1596 furono trovate insieme a quelle di san Filippo e di san Eusebio e una parte fu trasportata nel suo paese natale Nicosia. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Luca, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
San Luca Casali.
- 282 -
MARZO
3 MARZO Il 3 di marzo, memoria di sant’Artellaide, vergine,
originaria di Costantinopoli, addormentatasi in pace a Benevento nel 567. La sua memoria è riporta in Acta SS. Martii, I,
Venezia 1735, pp. 263-264. Inoltre anche in M. De Vipera, Catalogus Sanctorum Ecclesiae Beneventanae, Napoli 1635.
Sant’Artellaide nacque in una nobile famiglia di Costantinopoli. Volendo sfuggire al matrimonio con un cortigiano dell’imperatore Giustiniano per consacrare la sua verginità a Cristo, fuggì insieme a tre serve in Italia Meridionale, all’epoca, territorio bizantino. Durante il viaggio, rischiò di cadere nelle mani di alcuni briganti, ma si salvò per intervento divino. Sbarcò a Siponto in Puglia e venerò la grotta dell’Arcangelo Michele sul Monte Gargano. Poi si rifugiò da un suo zio di nome Narsete, generale dell’esercito bizantino, il quale la guidò a Benevento. Lì la Santa visse nell’esichìa nella chiesa di san Luca, compiendo molti miracoli con la sua preghiera. Dopo una breve malattia e avendo comunicato al Corpo e al Sangue di Cristo, la Santa si addormentò il 3 marzo del 567 all’età di appena 16 anni, giunta a grandi vette di santità. Nella chiesa di san Luca si custodiva l’icona taumaturgica della Madre di Dio che secondo la tradizione la Santa aveva portato da Costantinopoli. Le sue reliquie sono custodite in un sarcofago marmoreo nella cattedrale di Benevento.
- 283 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono IV. Avendo amato Cristo, il tuo Sposo, e avendo prontamente preparato la tua lampada, risplendesti per le virtù, o celebratissima. Perciò con lui sei entrata nella sala delle nozze dalle cui mani hai ricevuto la corona della vittoria. Da tutti i pericoli libera noi che celebriamo, o Artellaide, la tua memoria.
- 284 -
MARZO
5 MARZO Il 5 di marzo, memoria del nostro santo padre Orante
il Calabro a Ortucchio in Abruzzo. Per approfondimenti si
consultino le opere: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IX, pp. 920-921, Città Nuova Ed., Roma 1967. Inoltre, D. L. Raschella, Saggio storico sul monachismo italo-greco in Calabria, Messina 1925 e G. Marafioti, Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601.
Il vero nome di questo santo calabrese non ci è purtroppo noto. Gli abitanti del paese nel quale il Santo si addormentò, vedendo che il Santo si trovava in continua preghiera, lo chiamarono appunto «Orante».Fa parte del gruppo di monaci italogreci della Calabria che agli inizi dell’XI secolo, lasciarono la loro patria per rifugiarsi più a nord, nel centro Italia, cercando maggiore sicurezza dalle continue invasioni saracene. La tradizione narra che quando furono giunti vicino il lago Fucino in Abruzzo, il Santo fu preso da una violenta febbre e trovò rifugiò in una chiesa della Madonna presso Ortucchio. Qui, dopo un po’, consegnò la sua anima al Signore mentre le campane iniziarono a suonare da sole. Era il 5 marzo 1031. La tomba del Santo si trova nella chiesa della Madonna che da allora prese il nome del Santo il quale, ancora oggi, è venerato dai fedeli. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Orante, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. - 285 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 5 di marzo, memoria del nostro santo padre Clemente di Siracusa. La memoria è riportata in Acta SS. Martii, I, Venezia
1735, pp. 263-264. Inoltre in Ottavio Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 411.
Visse tra il VII e il IX secolo. Sappiamo solamente che fu abate del monastero di santa Lucia a Siracusa. Fu sepolto insieme al vescovo Eutichio e il suo corpo fu poi trasportato dal generale bizantino Giorgio Maniace, insieme con molte altre reliquie di santi, a Costantinopoli per metterle al sicuro dai Saraceni che a quel tempo stavano devastando la Sicilia. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Clemente, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
San Clemente di Siracusa. Opera dell’autore nell’eremo della Candelora in Sicilia.
- 286 -
MARZO
9 MARZO Il 9 di marzo, memoria del nostro santo padre Vitale di
Castronovo in Sicilia. La memoria e la traduzione latina del bios greco, oramai perso, si trova in Acta SS. Martii, II, Venezia 1735, pp. 26-34.
Questa grande figura ascetica del Sud Italia nacque a Castronovo, in Sicilia, da Sergio e Crisonichi. Divenne monaco nel celebre monastero di San Filippo, alle pendici dell’Etna, dove rimase una cinquantina d’anni. Un giorno decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma, come erano soliti fare quasi tutti i Santi Italogreci. Al ritorno, si fermò in Calabria, nella zona montuosa di Santa Severina, dove per due anni visse da eremita. Di seguito, ritornò in Sicilia e visse da monaco per dodici anni in un monastero vicino a quello di San Filippo d’Agira. Successivamente, desiderando maggiore esichìa, ritornò in Calabria dove scelse una forma di ascesi, diffusa tra i Santi Italogreci, quella del 2 San Vitale di Castronuovo. Opera vagare . Girava, infatti, tutto contemporanea dell’autore nell’Eremo nudo da una regione all’altra. Ortodosso della Candelora in Sicilia. 2. Ebrei 11, 38.
- 287 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Sulle montagne di Liparachi incontrò un austero asceta, sant’ Antonio, il quale gli diede molti consigli spirituali sulla vita spirituale. Lo incontriamo poi sulle rive dello Ionio a Petra Roseti, ai confini con la Basilica, dove riuscì a trasformare in monastero una grotta di briganti. Successivamente proseguì le sue peregrinazioni nelle zone montuose del Mercurion e del Latinianon, fondando nuovi asceteri e rafforzando con i suoi consigli, ispirati da Dio, i monaci in quegli anni difficili. Visitò le zone di Agri, San Quirico, San Angelo a Raparo, Monte San Giuliano, il monastero dei santi Elia e Anastasio a Carbone e Missanello, dove fondò un monastero dedicato a sant’Elia. Per sfuggire alle folle che lo circondavano, si ritirò in una grotta a Torri, dove visse completamente solo con le bestie e dove miracolosamente fece scaturire una fonte di acqua pura, da allora considerata acqua sacra. In questa grotta accolse la visita del suo compatriota san Luca di Demenna. Poi, insieme a due altri eremiti, Ilario di Galaso e Leonzio di Petra, visitò il Catapano di Bari, Basilio. Quello, ammirando la sua santità, gli donò molte sacre suppellettili e icone che il Santo portò al monastero dei Santi Adriano e Natalia (presso l’attuale San Demetrio Corone) che ricostruì dopo la distruzione araba. Proprio in un attacco di Arabi il Santo fu arrestato e torturato. Riuscì però a liberarsi e ritornò a Torri dove accolse come discepolo il nipote Elia, venuto dalla Sicilia; insieme andarono a Rapolla dove fondarono un monastero. Fu qui che finalmente il Santo trovò riposo dalle fatiche ascetiche, consegnando la sua anima a Dio il 9 marzo 993. Una trentina d’anni dopo la sua dormizione, il suo corpo fu trasportato dal nipote Elia nel monastero che lo stesso aveva fondato a Guardia Perticara. Dopo un po’, il vescovo Giovanni trasportò le reliquie a Torri per maggiore sicurezza. Furono poi trasportate ad Armento e infine a Tricarico, santificando il Sud Italia con il loro passaggio. Il bios fu scritto in greco da un - 288 -
MARZO
monaco che conobbe il Santo mentre era ancora in vita, circa 50 anni dopo la sua dormizione. In latino fu tradotto nel 1194. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Vitale, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 289 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
10 MARZO Il 10 di marzo, Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona
della Madre di Dio «dei Miracoli» di Andria in Puglia. Trattasi di una festa mariana locale.
Il 10 marzo 1576 nella lavra greca di santa Margherita ad Andria fu scoperto, in maniera prodigiosa, l’affresco bizantino della Madre di Dio che da allora compie molti miracoli e ricorda a tutti il glorioso passato bizantino della regione. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, L’icona bizantina della Madonna dando forza ai tuoi servi, quale Dio dei Miracoli ad Andria in Puglia. filantropo.
- 290 -
MARZO
12 MARZO Il 12 di marzo, memoria del nostro santo padre Nicodemo
l’Umile. Il bios greco del Santo si salva nel manoscritto Mess. Gr. 30. ff. 245-50.
San Nicodemo nacque nei primi anni del X secolo da pii genitori, Teofane e Pandia, a Ypsicron3 nella regione delle Saline in Calabria. Ricevette la prima formazione da Galactione, sacerdote del paese. Molto presto divenne discepolo del santo anziano Anania, nel monastero di San Fantino il Cavallaro a Tauriana dove vestì l’abito monastico. Quando raggiunse la maturità della vita spirituale, desiderando maggiore esichìa, si spostò sul monte Kellarano vicino Mammola, dove, a causa dei numerosissimi discepoli che accorrevano a lui, desiderosi di essere guidati nella vita monastica,fu costretto a fondare una lavra dedicata all’Arcangelo Michelangelo. Molto presto, però, furono costretti a fuggire in monasteri più sicuri, per il timore dei Saraceni che razziavano la regione. San Nicodemo si distinse per la San Nicodemo l’Umile. Opera sua austera vita ascetica, la dell’autore nell’Eremo della Candelora preghiera ininterrotta, la veglia, in Sicilia. 3. Potrebbe infatti venir identificato con Ypsicron, attuale Cirò (KR).Tale toponimo risulta pure in Sicilia.
- 291 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
le continue prostrazioni e le penitenze che si imponeva. Abitava nella grotta, scalzo, vestito solo con pelli di pecore. Il suo cibo consisteva in sole castagne bollite il cui brodo beveva al posto dell’acqua. Per cinquant’anni non gustò pane o cibo La grotta di san Nicodemo l’Umile a Kellarana in Calabria. cucinato. Se talvolta qualcuno gli donava del pesce, il Santo lo lasciava per molto tempo esposto al sole e dopo, quando era oramai diventato duro come il legno, lo mangiava. Continua e crudele era poi la guerra dei demoni che cercavano di turbarlo e di scoraggiarlo. Molti erano i miracoli che il Santo compiva, scacciando i demoni e guarendo i malati. Lo stesso Santo si salvò miracolosamente dalla puntura velenosa di uno scorpione e dagli stessi Saraceni che lo avevano rapito. San Nicodemo si addormentò santamente il 25 marzo 990 all’età di 90 anni, 70 dei quali trascorsi in ascesi. La sua tomba divenne preso nota per i molti miracoli che compiva e i Normanni costruirono una grande chiesa insieme ad un monastero, ai quali concessero molti privilegi. Nel 1580, le sacre reliquie del Santo furono trasportate nella chiesa di Mammola, paese che lo venera come patrono. Il bios greco è contenuto nel manoscritto cod. Mess.Gr.30.ff.245-50. Apolitìkion di san Nicodemo di Mammola, dal Typikon di Bova. (Codex Barberinianus gr. 371). Tono II. - 292 -
MARZO
Sei salito sul monte Kellarano portando sulle tue spalle la croce, o Padre, e hai sconfitto il nemico con le tue lotte ascetiche, divenendo compagno degli angeli, o taumaturgo Nicodemo; per questo, prega per noi il Signore. Il 12 di marzo, memoria del nostro santo padre Teodoro
di Demenna. La memoria è riportata in Acta SS. Octobris, VI, Parigi 1869, pp. 332-342.
Nelle vite dei Santi Italogreci incontriamo intere famiglie che si santificarono seguendo la vita angelica del monachesimo. San Teodoro nacque a Demenna in Sicilia, figlio di santa Caterina e nipote di san Luca. Insieme alla madre, rimasta vedova, e al fratello sant’ Antonio seguirono lo zio san Luca ad Armento in Basilicata dove si stabilirono. Abbracciarono tutti la vita monastica. Sono tutti venerati come santi per la loro grande I santi Teodoro ed Antonio di ascesi e santità. Demenna in Sicilia.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Teodoro, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 293 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
15 MARZO Il 15 di marzo, memoria del nostro santo padre Zaccaria,
papa di Roma, il Calabro. La memoria è riportata in Acta SS. Martii, II, Venezia 1735, pp. 406-411.
Papa Zaccaria nacque in Calabria da una famiglia greca e fu diacono di papa Gregorio III. Fu l’ultimo papa greco a salire sul trono dell’antica Roma4 (741-752). Tradusse in greco l’opera «Dialoghi» di papa Gregorio Magno, si oppose fermamente alla politica iconoclasta dell’imperatore Leone III Isaurico e si attivò con zelo per l’opera evangelizzatrice tra i Franchi, aiutato da san Bonifacio. Si addormentò il 15 marzo 752. San Zaccaria, papa di Roma.
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Zaccaria. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
4. Per distinguerla dalla Nuova Roma, Costantinopoli, così come volle l’imperatore san Costantino il Grande che la fondò nei pressi dell’antico villaggio di Bisanzio. Per questo, il Patriarca Ecumenico di ha il titolo di Patriarca della Nuova Roma. N.d.T.
- 294 -
MARZO
21 MARZO Il 21 di marzo, memoria del nostro santo padre Berillo,
primo vescovo di Catania. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
La fede cristiana in Magna Græcia risale ai primi tempi apostolici. San Berillo era originario di Antiochia in Siria, discepolo dell’Apostolo Pietro. Lo seguì nel suo viaggio in Occidente, ordinandolo in seguito vescovo di Catania. Qui Berillo pascolò nel miglior modo il suo gregge e portò molti alla fede cristiana. Inoltre, fu reso degno di compiere miracoli. Infatti, a Catania, esisteva una fonte di acqua amara. Il Santo con la sua preghiera rese dolce l’acqua. Allora, un pagano convinto, vedendo il miracolo, si convertì a Cristo e insieme a lui molti San Berillo di Catania. altri. San Berillo si addormentò in pace, in età avanzata. Il suo corpo fu sepolto a Catania tra grandi onori. Iniziò ad emanare miron e a compiere miracoli e guarigioni per quanti con fede a lui accorrevano. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Berillo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. - 295 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Kathisma del Santo, dal canone di Giuseppe l’Innografo. Tono I. Brillando della luce della Santa Trinità, hai illuminato popoli, o pontefice di mente divina, hai fugato la tenebra dell’ignoranza con l’aiuto della grazia. Per questo, con fede celebriamo la tua dormizione apportatrice di luce e, con gioia nel cuore, ti inneggiamo, o Berillo.
Il 21 di marzo, memoria del nostro santo padre Giacomo, vescovo di Catania, il Confessore. La memoria è riportata nella
maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa ma anche in Ottavio Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 32.
San Giacomo, vescovo di Catania, visse all’epoca dell’iconoclastia, sopportando molte persecuzioni e privazioni per la sua difesa del culto delle Sacre Icone. Si addormentò in esilio. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Giacomo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. San Giacomo di Catania.
- 296 -
MARZO
23 MARZO Il 23 di marzo, memoria del santo martire Nicone e dei
suoi discepoli, 199 martiri, a Taormina. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Nicone, nacque tra il II e il III secolo, a Napoli, all’epoca del governatore Quinziano, da padre pagano e madre cristiana che lo crebbe secondo i dogmi cristiani. A giovane età divenne militare e, molto presto, si distinse per il coraggio e la disciplina. La sua anima, tuttavia, desiderava la vita dell’ascesi e della totale consacrazione a Cristo. Perciò recatosi a Chio ricevette il Santo Battesimo e si dedicò alla vita ascetica e allo studio delle Sacre Scritture. Il vescovo del luogo vedendo i suoi carismi lo ordinò presbitero e, dopo un po’ di tempo, lo nominò abate di 190 fratelli per far loro da guida e maestro. Ben presto la comunità divenne nota a tutti per la santità. Tuttavia, dopo la morte dei genitori di Nicone, il Santo e la sua comunità, insieme ad altri nove fratelli giunti dopo, formarono una fraternità Il martirio di san Nicone e dei suoi discepoli. spirituale e si stabilirono sulle montagne intorno - 297 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
a Taormina. Presto, però, furono perseguitati dal governatore locale, si rifiutarono di sacrificare agli idoli e furono per questo incarcerati e sottoposti a terribili tormenti. Infine, furono uccisi. La tradizione locale individua il luogo del martirio nella località Scimandra (Simandra), nelle zona Castelmola. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 298 -
MARZO
24 MARZO Il 24 di marzo, memoria del nostro padre tra i santi,
Severo, vescovo di Catania. La memoria è stata trascritta e riportata
in latino da Ottavio Gaetani nell’opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 32.
San Severo fu uno degli ultimi vescovi greci di Catania. Il periodo del suo episcopato viene collocato tra l’802 e l’816 al tempo dell’imperatore Niceforo. Governò la chiesa con grande prudenza e saggezza, distinguendosi per la santità di vita. Innalzò a Catania un tempio in onore della Madonna Odigitria nel quale veniva venerata l’icona taumaturgica di Santa Maria dell’ Elemosina. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Severo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. Il 24 di marzo, memoria del nostro padre tra i santi
Everio, vescovo di Catania. La memoria è stata trascritta e riportata
in latino da Ottavio Gaetani nell’opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 39.
Dopo aver pascolato con santità il gregge di Catania, poco dopo il martirio di sant’Agata, si addormentò in pace nel 262.
- 299 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
San Everio di Catania. Statua della Cattedrale della città.
- 300 -
MARZO
26 MARZO Il 26 di marzo, memoria dei santi sette fanciulli, a Palagonia in Sicilia, nell’anno 253. La
martirizzati
memoria è stata trascritta e riportata in latino da Ottavio Gaetani nell’opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 64.
Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 301 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
28 MARZO Il 28 di marzo, memoria del nostro santo padre Conone
(o Cono) di Naso. La memoria è riportata nell’opera Acta SS. Martii, ΙΙI, Venezia 1736, pp. 733-735. Inoltre, rimandiamo a Ottavio Gaetani, Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, pp. 200-201.
San Conone rappresenta il canto del cigno del monachesimo italogreco. Nacque a Naso in Sicilia durante il regno di Ruggero II (1130-1154). Purtroppo, conosciamo solo la traduzione latina del bios greco, andato perduto nel XVI secolo. Il Santo abbracciò la vita angelica del monachesimo nel monastero italogreco di san Basilio a Naso; in seguito, si trasferì al vicino monastero di san Filippo di Fragalà dove venne ordinato presbitero, legandosi spiritualmente ai santi Silvestro di Troina e Lorenzo di Fragalà. Desiderando maggiore esichìa, si ritirò, con la benedizione del
San Conone di Naso. Opera dell’autore nell’Eremo della Candelora in Sicilia.
- 302 -
MARZO
suo abate, in una grotta vicino al monastero, nella zona di Rocca d’Almo dove visse come eremita. Dopo essersi recato in pellegrinaggio in Terra Santa, ritornò in Sicilia per vivere come eremita in preghiera ininterrotta e con dura ascesi (indossava il cilicio) presso una chiesetta- grotta abbandonata dell’Arcangelo Michele. La tradizione orale locale gli attribuisce un grande numero di miracoli. Il Santo si addormentò nella sua grotta, il 29 marzo 1236, in quell’anno era Venerdì Santo. La tradizione racconta come nel momento in cui spirò, le campane di Naso iniziarono da sole a suonare a festa. Gli abitanti accorsero, allora, al santo eremita per chiedere la spiegazione di questo prodigio, ma lo trovarono in ginocchio oramai morto avvolto da una grande luce e da un intenso profumo. Inizialmente fu sepolto dentro la grotta dell’Arcangelo Michele e successivamente fu trasporto a Naso. Il culto di san Cono era molto diffuso tra i monaci italogreci della Sicilia e della Calabria. L’uso del suo nome continua ad essere esteso nei Nebrodi. Cronologicamente parlando è, forse, l’ultimo santo italogreco conosciuto del Sud Italia, prima della completa latinizzazione. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Conone, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 303 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
30 MARZO Il 30 di marzo, memoria del nostro santo padre Ilarione, del Sacro Monastero di san Nicola di Casole, addormentatosi in pace nel 1201. La sua memoria è riportata nel
abate
Typikon del Monastero di San Nicola di Casole (Taur. Gr. C III 17).
Tra gli ultimi Santi Italogreci noti vi è sant’ Ilarione, quinto abate di san Nicola di Casole presso Otranto nel Salento. Governò il monastero dal 1195 al 30 marzo 1201. Le sue reliquie, per il grande culto già attribuitogli in vita, furono esposte alla pubblica venerazione il 7 maggio 1249. Di questo grande e celebre monastero, con la famosa biblioteca, oggi rimangono solo rovine in una masseria privata... Sant’Ilarione di Casole.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Ilarione, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 304 -
MARZO
Il 30 di marzo, memoria del nostro santo padre Clino, abate del Sacro Monastero di san Pietro della Foresta ad Esperia nel Lazio. La memoria è riportata in Acta SS. Martii, ΙΙI,
Venezia 1736, p. 843.
Di origine greca, san Clino venne in Italia dove divenne monaco a Pontecorvo, al monastero greco di San Pietro della Foresta del quale divenne abate. Si distinse per ascesi e per i miracoli. Ancora oggi si conserva la sua firma in greco in una donazione al suo monastero, nel 1030. Si addormentò all’età di 77 anni nel 1052 e fu subito venerato come santo dagli abitanti della vicina città di Esperia (Rocca Guglielmo) della quale è il patrono. Successivamente il Le rovine del monastero greco di monastero greco-ortodosso passò San Pietro della Foresta ad Esperia nelle mani dei Benedettini della nel Lazio. vicina Montecassino. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Clino, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 305 -
Crocifissione. Icona post-bizantina della metà del XV secolo custodita nel Museo Ecclesiastico di Rossano.
APRILE
3 APRILE
Il 3 di aprile, memoria del nostro santo padre Giuseppe l’Innografo, di Siracusa. La memoria è riportata nella maggior
parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Tra i più insigni poeti liturgici della Chiesa, questo grande santo siciliano ha ricevuto per eccellenza il titolo di «Innografo» per aver composto centinaia di poesie liturgiche in onore dei santi e delle grandi feste dell’anno ecclesiastico. Nacque a Siracusa nell’816 da pii genitori, Plotino ed Agata. Nell’827, in seguito alla morte dei suoi genitori, per sfuggire alle incursioni degli Arabi, si rifugiò nel Peloponneso. Nell’831, all’età di appena 15 anni, si trasferisce a Salonicco, precisamente al monastero Latòmu dove si consacrò alla vita monastica sotto la guida spirituale di san Gregorio Decapolita. Dopo nove anni di permanenza nella città di Salonicco, culla di santi, nell’840, si trasferisce San Giuseppe l’Innografo. Affresco nel a san Gregorio monastero greco-ortodosso dei santi Elia insieme e Filarete l’Ortolano a Seminara in a Costantinopoli dove si Calabria. Opera dell’autore. stabilirono nel monastero del - 307 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Santo Ieromartire Antipa. Nell’841 Giuseppe viene mandato a Roma, presso papa Gregorio IV, per chiedere aiuto nella lotta contro gli iconoclasti. Non riuscì, però, a portare a termine la sua missione, poiché cadde nelle mani dei pirati arabi che lo condussero prigioniero a Creta. Qui rimase in prigione per molto tempo e fu liberato solo per l’intervento miracoloso di san Nicola di Mira. Essendo ritornato a Costantinopoli, visse per alcuni anni come eremita nella chiesa di san Antipa, poi, per circa cinque anni, nella chiesa di san Giovanni Crisostomo. Infine, nell’850 fondò un suo monastero del quale divenne abate. In questo monastero trasportò le reliquie di san Gregorio Decapolita, del suo compagno d’ascesi san Giovanni e quelle del santo apostolo Bartolomeo. Dopo la cacciata dal trono patriarcale di sant’ Ignazio, il 23 novembre 858, fu mandato in esilio da Cesare Barda a Cherson in Crimea, dove rimase sino all’867, anno in cui san Ignazio risalì al trono patriarcale. Ritornato a Costantinopoli, venne nominato Skevofilax1 di Santa Sofia dall’imperatore Basilio I (812-886), incarico che mantenne anche durante il patriarcato di san Fozio il Grande. Avendo vissuto santamente si addormentò in pace il 3 aprile 886. Grandissimo è il contributo di questo santo siciliano allo sviluppo dell’innografia bizantina dal momento che a lui si deve il compimento dell’Octoeco2 come anche l’arricchimento dei Minei3 con decine di canoni e inni in onore di molti santi e 1. Monaco incaricato della custodia dei vasi sacri e delle reliquie. Corrisponde più o meno all’attuale sacrista. N.d.T. 2. Parola greca che letteralmente significa: “Otto toni” poiché si basa su un ciclo di otto toni; ogni settimana ha, infatti, il suo tono. L’octòecos, dunque, è un libro liturgico contenente le officiature delle domeniche del periodo dalla fine del pentikostarion(Tempo Ordinario) all'inizio del triodion (Quaresima). L’unione dell’octòecos e del paraklitikì viene talvolta denominata grande oktòecos. N.d.T. 3. Libro liturgico contenente giorno per giorno indicazione dei santi e degli avvenimenti commemorati, con una breve biografia o narrazione storica, e i testi liturgici propri. In volumi mensili ha inizio con il mese di settembre. N.d.T.
- 308 -
APRIL E
feste dell’anno liturgico. Tra le opere più belle spicca il canone dell’inno Acatisto con i bellissimi e unici aggettivi che onorano la Madre di Dio. Apolitìkion tono III. Lo strumento a dodici corde del Verbo, la lira intonatissima della grazia, Giuseppe l’Innografo, lodiamo degnamente poiché egli ha inneggiato tutto il coro dei Santi con poemi dolci come il miele, mosso dallo Spirito Santo. Con loro supplica senza sosta il Signore perché ci sia dato il perdono delle colpe. Il 3 di aprile, memoria del nostro santo padre Attalo di Taormina. La memoria è stata trascritta e riportata in latino da Ottavio
Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 32.
Di sant’ Attalo sappiamo solamente che fu abate di un monastero bizantino vicino Taormina nel IX secolo, prima della conquista araba, «Sanctus Attalus, Abbas monasterij positi apud Tauromenium Siciliae, cuius natale solemnizatur III Nonas Aprilis4» Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Attalo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
4. Dagli annali dei Benedettini del 1483.
- 309 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
5 APRILE Il 5 di aprile, memoria del santo martire Onorio in Sicilia.
La memoria è riportata in Acta Sanctorum, Aprilis, vol. I, Parigi 1866, p. 394.
Purtroppo, gli avvenimenti storici che hanno sconvolto la Sicilia, soprattutto nell’epoca della dominazione araba, non hanno permesso alla storia di tramandarci alcuna informazione su questo santo martire. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 310 -
APRIL E
6 APRILE Il 6 di aprile (o il 9 secondo altre fonti), memoria dei
santi monaci e martiri, Filarete ed Elia, martirizzati dai Saraceni a Palermo nel IX secolo. Informazioni sui Santi esistevano
in un manoscritto greco custodito nel monastero di san Bartolomeo di Trigone che però è andato perso. Tuttavia, si salva la traduzione latina fatta da Ottavio Gaetani, nell’opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 42. Si consultino, inoltre, Acta Sanctorum, Aprilis, vol. I, Anversa 1675, p. 753.
Questi due martiri furono monaci in un monastero greco a Palermo,durante l’epoca difficile della conquista araba. In seguito alla pressioni ricevute, per sfuggire all’islamizzazione forzata, decisero di fuggire di nascosto per trovare un altro luogo adatto alla vita monastica. Purtroppo, furono scoperti ed arrestati dai barbari conquistatori; dopo tremendi tormenti, inflitti in pubblico per spaventare i restanti cristiani, furono giustiziati senza tuttavia aver rinnegato Cristo. Alcuni storici collocano il loro glorioso martirio nell’anno 831, subito dopo la caduta della città nelle mani degli Arabi; altri, invece, lo collocano un po’ più tardi, nel 906, quando si verificò un riaccendersi della violenza araba contro i cristiani. Lo stesso anno fu martirizzato a Palermo il monaco Argentio. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 311 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
8 APRILE L’8 di aprile, memoria del nostro santo padre Filarete
l’Ortolano, a Seminara in Calabria. Il bios greco si trova neli Codici. Mess. Gr. 29 (ff 3-14), Neapol. II, A, 26 e Palerm. II, E, 11, (f 409). La sua ufficiatura si trova nel Vat. Gr. 1538 (ff 264-265).
Il magnifico bios di san Filarete fu scritto dal monaco Nilo poco dopo la sua dormizione. Il Santo nacque a Palermo nel 1020 da genitori calabresi i quali si erano rifugiati in Sicilia per sfuggire ai Saraceni. Sebbene vivesse in ambiente musulmano, il giovane Filippo (così si chiamava prima della tonsura) mantenne la sua fede cristiana. Nel 1038, in seguito alla temporanea vittoria dell’esercito bizantino, guidato dal generale Giorgio Maniace, contro gli Arabi, Filippo e i suoi genitori fecero ritorno in Calabria e si stabilirono presso Sinopoli. All’età di 25 anni, San Filarete l’Ortolano mentre prega immerso nelle acque gelide. Affresco sentendo il suo cuore ardere nel monastero greco-ortodosso dei santi d’amore divino, il Santo, dopo Elia e Filarete l’Ortolano a Seminara aver ricevuto la benedizione dei in Calabria. Opera dell’autore. suoi genitori, iniziò la sua vita monastica presso il monastero imperiale di sant’Elia il Nuovo nella terra delle Saline. Fu qui che il Santo indossò l’abito monastico che tanto desiderava dalle mani dell’abate Oreste, che gli diede il nome di Filarete. Gli fu assegnato il compito di coltivare l’orto del monastero; per questo, da allora, divenne noto con il titolo di «Ortolano». - 312 -
APRIL E
Trascorse tutta la sua vita in povertà, dentro l’esichìa assoluta, in umiltà e in dura ascesi. Visse nel massimo nascondimento in una capanna vicino l’orto e vestiva di un vestito intessuto con la paglia. Dormiva su un letto di rami e come cuscino aveva una pietra. Oltre al compito dell’orto, aveva anche quello della cura dei cavalli e degli animali del monastero. Viveva perciò vicino ai pastori della regione che aiutava in ogni modo, distribuendo le verdure che coltiva ma anche guidandoli nella San Filarete l’Ortolano.Affresco nel vista spirituale. Al monastero si monastero greco-ortodosso dei santi recava solamente per partecipare Elia e Filarete l’Ortolano a Seminara alla Divina Liturgia durante la in Calabria. Opera dell’autore. quale rimaneva nascosto in un angolo della chiesa e, dopo aver presto il pane necessario per la settimana, che molte volte dimenticavano di dargli, ritornava al suo eremo. Spesso per poter pregare ininterrottamente passava le sere immerso in un torrente, affinché l’acqua gelata scacciasse il sonno. Si addormentò nella piena solitudine, dimenticato da tutti anche dai monaci, all’età di 50 anni, l’8 aprile 1070, provato dalle penitenze e dai digiuni. Fu poi sepolto nel cimitero del monastero. Sarebbe stato presto del tutto dimenticato, se non fosse stato per un miracolo grazie al quale i monaci compresero -finalmente- la sua grande santità. Due anni dopo la sua morte, infatti, una donna cieca si recò alla tomba del fondatore del monastero sant’ Elia il Nuovo per chiedere la grazia della guarigione. Le apparve, però, sant’Elia ordinandole di recarsi alla tomba di san Filarete. La donna obbedì e, appena - 313 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
giunse alla tomba, fu guarita. Da allora, i monaci iniziarono a venerare insieme a sant’Elia anche san Filarete che da quel momento in poi non cessa di compiere miracoli per coloro che accorrono al suo aiuto. Il monastero, che successivamente al miracolo prese il nome di «Monastero dei santi Elia e Filarete», fu distrutto da un terribile terremoto nel 1693 e non fu più ricostruito. Nel XVIII secolo, dopo la completa distruzione del Monastero , le reliquie dei Santi furono trasportate nella vicina Seminara, dove sono custodite nella Reliquiario della testa di chiesa della Madonna dei Poveri. Mentre, san Filarete l’Ortolano. Custodito nella città di un braccio di san Filarete si trova nella Seminara. sua patria, Palermo, dal 14 gennaio 1703, dove viene venerato come uno dei protettori della città. Apolitìkion tono I. (scritto dall’archimandrita Efrèm del Monte Olimpo). Gloria di Seminara, difensori degli Ortodossi e taumaturgici teofori vi siete rivelati o Santi, Elia, imitatore degli angeli e tu Filarete, illuminatore dei monaci. Per questo, venerando sempre le vostre lotte, gridiamo: Gloria a Cristo che vi ha incoronati, gloria a Cristo che vi ha magnificati, gloria a Cristo che per mezzo vostro opera guarigioni per tutti.
- 314 -
APRIL E
9 APRILE Il 9 di aprile, memoria dei santi martiri che dal giudaismo
si convertirono a Cristo e furono martirizzati a Palagonia in Sicilia. La memoria, basata su manoscritti greci, è trascritta da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 64.
Questi santi martiri credettero a Cristo in seguito al martirio e ai miracoli dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino. Furono resi perfetti con il martirio a Palagonia in Sicilia nell’anno 253. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 315 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
17 APRILE Il 17 di aprile, memoria delle sante martiri Isidora e
Neofita di Lentini in Sicilia. La memoria, basata su manoscritti greci, è trascritta da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 43.
Sant’ Isidora era la madre di santa Tecla (10 gennaio), mentre santa Neofita era la madre di san Neofito, vescovo di Lentini. Furono martirizzate nell’anno 236 o nel 238 dopo molti tormenti. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per le loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 316 -
APRIL E
25 APRILE
Il 25 di aprile, memoria del nostro santo padre Gerasimo di Valletuccio in Calabria. La sua memoria, proveniente dal
monastero di Vallettuccio, è trascritta nel codice CLXXXVI (Senat. II, 25) di Lipsia, mentre, un canone a tre odi, è contenuto nel codice Mess. Gr.86, presso Messina.
Pochi elementi storici ci sono giunti su san Gerasimo, a causa della totale latinizzazione con la conseguente scomparsa dell’identità italogreca della regione dove egli visse e condusse la sua ascesi. Alcune informazioni, però, si sono salvate nella tradizione orale e nel Codice Lipsiense CLXXXVI, scritto da un certo Basilio, monaco da Reggio Calabria. Sulla base di questi elementi sappiamo che san Gerasimo nacque a San Lorenzo, paese nei pressi di Reggio Calabria, e visse in ascesi, in preghiera ininterrotta e in esichìa in una grotta dell’Aspromonte. Per la sua fama di santità, si raccolsero intorno a lui molti discepoli; per questo, il Santo fondò il monastero dell’Arcangelo Michele vicino Motta San Giovanni, il quale divenne conosciuto come Monastero di Sant’Angelo di Valletuccio. Avendo vissuto il restante tempo della sua vita governando con saggezza e sapienza il suo monastero, rese la sua anima a Dio il 25 aprile 1180, venerato come santo da tutti gli abitanti della regione. A causa della coincidenza della sua memoria con quella di san Marco Evangelista, la sua memoria è stata spostata al Affresco di san Gerasimo di 14 maggio, mentre, nel XVI secolo Vallettuccio, situato nel paese grecofono di Gallicianò in Calabria. è stata nuovamente spostata al 14 giugno. Nel 1603 il clero latino Opera dell’autore. - 317 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
la spostò al 5 marzo. Questo continuo spostamento ha creato la confusione circa l’identità del Santo, sostenendo che non sia originario della Calabria ma sia in realtà san Gerasimo il Giordanita che festeggia lo stesso giorno e a poco a poco il Santo calabrese è stato dimenticato. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Gerasimo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 25 di aprile, memoria del nostro padre Lorenzo di Dasà5 in Calabria. La sua memoria è stata trascritta e tramandata
nel XVI secolo dal monaco calabrese lo storico Domenico Martire nella sua opera «La Calabria sacra e profana».
Di questo santo calabrese non conosciamo nulla se non che visse nel X secolo e fondò un monastero a Dasà nella zona di Vibo Valentia. Il Santo inizialmente era venerato anche dai conquistatori Normanni ,come si evince dalle tante donazioni e privilegi concessi al suo monastero. Successivamente fu tu tutto dimenticato: il Santo, il Monastero, la Civiltà Italogreca del Sud Italia. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Lorenzo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. 5. In origine si chiamava con il nome greco Dasià. Il suo nome significa "zona boscosa", zona alberata, e deriva dal greco dàsos, δάσος, ossia "foresta".
- 318 -
APRIL E
30 APRILE Il 30 di aprile, la Sinassi della Sacra Taumaturgica Icona
della Madre di Dio di Capocolonna di Crotone. Si tratta di una festa mariana locale.
Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo benedice con l’icona della Madonna di Capo Colonna, durante la sua storica visita in Magna Græcia nel 2001.
L’icona della Madonna Galaktotrofùsa6, secondo la tradizione opera del santo apostolo ed evangelista Luca, fu portata in Calabria da san Dionigi l’Areopagita. Custodi dell’icona erano i monaci greci sino al 1519, anno in cui i Turchi distrussero il loro monastero cercando di bruciarlo. Da allora è custodita a Crotone. Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ha venerato la Sacra Icona durante la sua visita storica in Magna Græcia il 20 marzo 2001.
Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn7 di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo. 6. Termine greco che significa: “Colei che allatta”. N.d.T. 7. Λειτουργικόν σύν Θεῶ Ἁγίῳ, Κατά τήν τάξιν τοῦ τυπικοῦ τῆς πανσέπτου Μονῆς τῆς Κρυπτοφέρρης, Ναΐμήν καί ἔθος τῶν Ίταλογραικών Μοναζόντων τοῦ Μεγάλου πατρός ἡμῶν Βασιλείου. Roma, 1683.
- 319 -
Madonna della Neve. Barletta (Bari). XIV sec.
MAGGIO
1 MAGGIO L’ 1 di maggio, memoria del nostro santo padre Giorgio
di Valletuccio in Calabria. La sua memoria, proveniente dal
monastero di Vallettuccio, è trascritta nel codice CLXXXVI (Senat. II, 25) di Lipsia.
Secondo quanto sappiamo, il Santo nacque nel paese di San Lorenzo oppure a Valletuccio vicino Reggio Calabria. Divenne monaco e visse santamente nel Monastero di San Giorgio di Valletuccio. La ricognizione delle reliquie avvenne il 1° maggio del 1182 che, da allora, viene considerato il giorno della sua memoria. Purtroppo, una grande alluvione intorno al 1300, aggravata anche dalla latinizzazione, ha cancellato ogni traccia sul Santo e sul suo monastero. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giorgio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 321 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
2 MAGGIO Il 2 di maggio, memoria della ricognizione delle sacre
reliquie del nostro Silvestro di Troina in Sicilia. Rimandiamo alla sua memoria principale (2 gennaio).
(Vedi la sua vita nel giorno della sua memoria principale al 2 gennaio) Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Silvestro, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 322 -
MAGGIO
4 MAGGIO Il 4 di maggio, memoria del nostro santo padre Niceforo
il Solitario. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Notizie su questo Santo esicasta, vissuto alla fine del XIII secolo, attingiamo da san Gregorio Palamas del quale Niceforo fu maestro e guida nella preghiera esicasta. Originario del Sud Italia, da famiglia di fede latina oppure latinizzata, il Santo abbracciò la Fede Ortodossa e si rifugiò al Monte Athos dove divenne monaco. Dopo il concilio unionista di Lione nel 1274, Niceforo si schierò dalla parte di coloro che erano contrari all’Uniatismo, difendendo la Fede Ortodossa. Per tal motivo, fu mandato al confino dall’imperatore Michele Paleologo (12611282). In esilio, il Santo conobbe san Teolipto di Filadelfìas il quale lo iniziò più intensa mentealla preghiera esicasta. Nel 1282, al tempo di Andronico II Paleologo, san Niceforo riuscì
San Niceforo dell’Athos. Affresco nel monastero greco-ortodosso dei santi Elia e Filarete l’Ortolano a Seminara in Calabria. Opera dell’autore.
- 323 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
finalmente a ritornare nel profondo deserto dell’Athos dove visse l’esicasmo, insegnando, al tempo stesso, questo metodo di preghiera a coloro che accorrevano a lui. La sua opera più importante, nella quale descrive il metodo psicosomatico della preghiera esicasta, si intitola “Sulla vigilanza e custodia del cuore”. Tale opera è contenuta nell’illustre raccolta: “la Filocalia dei Padri niptici1”. Questo metodo fu mal compreso da Barlaam il Calabro che lo condannò. Al contrario fu difeso da san Gregorio Palamas che chiarì i fraintendimenti e mostrò la grandissima utilità di tale metodo per coloro che desiderano arrivare alla preghiera continua del cuore. San Niceforo, questo grande santo italogreco, maestro illustre dell’esicasmo, si addormentò nel Signore tra il 1295 e il 1300. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Niceforo. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
1. Niptici: in greco significa “sobri” da “Nìpsis-νῆψις” SOBRIETÀ. È una specie di digiuno spirituale che consiste nel custodire, vigilando, l’intelletto, la mente e il cuore non alterati ed eccitati dalle passioni e dalle distrazioni per permettere all’uomo di permanere nella preghiera (cfr. 1 Pt. 4, 7). È l’atteggiamento proprio del cristiano che deve sempre «rimanere nel Cristo» (cfr. Gv. 13, 4 ecc.) con tutte le proprie facoltà, e costituisce da sé tutto il programma della vita monastica: nella tradizione bizantina i santi monaci maestri di preghiera sono chiamati appunto νηπτικοί (niptici).N.d.T.
- 324 -
MAGGIO
5 MAGGIO Il 5 di maggio, memoria di san Leone d’Africo. La memoria
è trascritta nel Typikon di Bova (Codex Barberinianus gr. 371). Si
consultino inoltre: Acta Sanctorum, Maii, vol. II, Venezia 1738, pp.4849.
Questo astro luminosissimo, come viene chiamato in un antico inno italogreco, nacque ad Africo in Calabria e visse la vita esicasta sull’Aspromonte. Per guadagnarsi da vivere raccoglieva resina dagli alberi e carboni e il sovrappiù lo donava ai poveri. Insieme ad alcuni discepoli fondò il monastero dell’Annunciazione vicino ad Africo, dove divenne abate. La tradizione orale tramanda che il Santo era solito visitare la vicina Sicilia, in particolare la zona di Messina e di Rometta, dove si ricorda un suo eremo. Si addormentò il 5 maggio di un anno dell’ XI secolo. Ancora oggi è il Santo protettore della città grecofona di Bova, dove si trovano le sue sacre reliquie, e di tutto l’Aspromonte San Leone d’Africo. Affresco nella chiesa ortodossa dove viene festeggiato di Gallicianò, paese grecofono della Calabria. Ope- il 5 di maggio. ra dell’autore.
- 325 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Tropario del Santo, dal Typikon di Bova. Codex Barberinianus gr. 371. Tono II. Sei sorto sulle montagne di Africo come stella luminosissima, padre Leone, hai sopportato le difficoltà nel gelo e hai sconfitto le orde dei demoni, concedendo forza a tutti coloro che ne hanno bisogno e che con fede a La chiesa di san Leone d’Africo. te accorrono, o beato.
Reliquiario di san Leone, a Bova, in Calabria.
- 326 -
MAGGIO
7 MAGGIO Il 7 di maggio, memoria del santo martire Acacio (Agazio),
le cui reliquie sono custodite a Squillace in Calabria.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Il culto di molti santi militari bizantini nel Sud Italia fu importato da soldati degli imperatori dell’Impero Bizantino. In particolare, gli imperatori Giustiniano, Niceforo Foca e la dinastia Macedone cercarono a tutti i costi di mantenere i territori del
San Acacio, protettore di Squillace, in un’edicola votiva.
- 327 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Sud Italia. Altre reliquie di Santi, invece, furono trasportate in maniera miracolosa, come descrivono i Sinassari della Chiesa Ortodossa. Uno di questi casi è quello di sant’Acacio (Agazio) il cui culto è tutt’oggi presente a Squillace (antica città greca Skylletion). Nel Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita leggiamo: “Questo Santo era originario della Cappadocia, ai tempi dell’imperatore Massimiano, nell’anno 289. Presentatosi dinanzi a Firmo, governatore di Cappadocia, confessò il nome di Cristo. Fu quindi sottoposto a tremende torture e mandato da un altro governatore, di nome Bibiano. Questi lo fece condurre a Bisanzio insieme ad altri Cristiani, lo gettò in prigione dove angeli guarirono le sue ferite. Infine, fu condotto dinanzi al governatore Falciano il quale ordinò che fosse decapitato”. Mentre al 25 agosto, sempre lo stesso san Nicodemo l’Aghiorita, descrivendo nel suo Sinassario la ricognizione delle reliquie del santo apostolo Bartolomeo e il miracoloso trasporto di esse all’isola di Lipari, fa riferimento anche a sant’Acacio (Agazio) scrive: “I pagani, servi del diavolo, vedendo questi miracoli e queste guarigioni, scatenarono tutta la loro ira sull’urna contenente le reliquie del Santo Apostolo Bartolomeo e la gettarono in mare insieme ad altro quattro urne che contenevano rispettivamente le reliquie di Papiano, Luciano, Gregorio ed Acacio. Ciò fu permesso da Dio sia per santificare il mare al loro passaggio che per benedire i luoghi nei quali giunsero queste reliquie. San Bartolomeo dal Mar Nero, attraversando lo stretto di Dardanelli, arrivò nel Mar Egeo. Dal Mar Egeo arrivò nel Mar Adriatico. Lasciandosi alla sinistra la celebre e grande isola di Sicilia, accompagnato dalle altre quattro urne dei martiri, arrivò a Lipari. Come sono ammirabili le tue opere, Signore! E quale parola potrà mai bastare a inneggiare le tue meraviglie? I quattro martiri accompagnarono il Santo Apostolo Bartolomeo come guardie di un re sino al posto in cui egli volle. Dopo, tornarono indietro e andarono - 328 -
MAGGIO
nel posto disegnato per ciascuno di essi dalla Divina Provvidenza. Il martire Papiano nella città di Milazzo, il martire Luciano a Messina, il martire Gregorio a Stalettì in Calabria e san Acacio a Squillace”. Da allora, sant’Acacio (Agazio) rimane vivo nella fede e nella devozione dei Calabresi, in particolare degli abitanti di Squillace dove è considerato patrono della città che lo festeggia il 7 maggio. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 329 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
8 MAGGIO L’8 di maggio, memoria del miracolo dell’Arcangelo
Michele sul Monte Gargano. La memoria del miracolo è contenuta in molti minei e libri liturgici italogreci come, ad esempio, nell’Orologion di Grottaferrata del 1772, p. 527.
L’8 maggio 490, un pastore, cercando un toro che si era perso, fu condotto in una grotta del Monte Gargano dove fu fatto degno di vedere l’Arcangelo Michele. Alcuni giorni dopo, l’Arcangelo apparve anche al vescovo locale, san Lorenzo Maiorano (7 febbraio) il quale, in seguito, dedicò la grotta al culto dell’Arcangelo. Da allora, questo luogo sacro è divenuto, nel corso dei secoli, mèta di pellegrinaggio anche per tanti Santi Italogreci provenienti da tutto il Sud e dal Centro Italia. Apolitìkion tono IV. Archistratega supremo dei celesti eserciti, noi indegni ti supplichiamo: con le tue preghiere sii per noi baluardo; custodisci al riparo delle ali della tua gloria immateriale noi che ci prostriamo e con insistenza gridiamo: Liberaci dai pericoli, tu che sei generale delle superne schiere.
L’8 di novembre, Sinassi dell’icona taumaturgica della Madonna di Sterpeto a Barletta. Trattasi di una festa mariana
locale.
Com’è noto, durante il periodo iconoclasta, molti monaci dall’Oriente si rifugiarono in Italia per scampare alle persecuzioni iconoclaste, portando con sé sacre icone e reliquie, molte delle quali sono giunte sino ai giorni nostri e sono venerate con - 330 -
MAGGIO
grande devozione dagli abitanti delle regioni dove sono custodite. Questo è accaduto nel caso della Madonna di Sterpeto, portata da alcuni monaci greci in Puglia, nella regione Stirpibus refertus, oggi Sterpeto, vicino Barletta. Qui fu fondato il monastero dedicato alla Madonna, che, nel XIII secolo, passò in mano ai monaci Benedettini. Nel XVII secolo, l’icona bizantina, che nel frattempo era andata perduta, fu ritrovata miracolosamente tra gli sterpi, da una donna sordomuta che appena Icona taumaturgica della Madonna di Ster- baciò l’icona fu guarita. peto. Da allora, l’icona della Madonna è tanto amata dai Barlettani e testimonia il glorioso passato bizantino di queste regioni della Magna Græcia.
Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo. - 331 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
9 MAGGIO Il 9 di maggio, la ricognizione delle reliquie del nostro
santo padre Nicola, quando furono trasporte da Mira a
Bari (1087 d.C.). La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei
e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Così commenta san Nicodemo l’Aghiorita questo avvenimento: “All’epoca dell’imperatore Alessio Comneno e del patriarca di Costantinopoli Nicola, nell’anno 1081, avvenne un attacco degli Ismailiti contro i Cristiani, cittadini Romani dell’Impero Romano d’Oriente. Questi barbari scorrazzarono ovunque, in varie città e luoghi, facendo schiavi tra i Cristiani e uccidendone molti, sia uomini che donne, rendendo deserte città e castelli. Anche Mira di Licia, dove si trovavano le reliquie del grande taumaturgo Nicola, rimase deserta. Solo la Chiesa della città non fu toccata. Per questo Dio permise che le reliquie di san Nicola fossero trasportate nella grande città di Bari, in Italia. Affinché le reliquie del Santo non rimanessero senza gli onori e i tributi dovuti ma anche perché l’Occidente potesse godere dei suoi miracoli, non essendo ancora caduto nell’eresia e negli errori, ma essendo Ortodosso, unito alla Chiesa d’Oriente”. Apolitìkion del trasporto delle reliquie di san Nicola, dal typikon di Bova. Codex (Barberinianus gr.371). Tono II. Per volontà divina hai lasciato Mira per venire a Bari, dove fu deposto il tuo santissimo corpo; per questo, noi tutti ti supplichiamo, o taumaturgo Nicola, prega per noi il Signore.
- 332 -
MAGGIO
10 MAGGIO Il 10 di maggio, memoria dei santi martiri fratelli Alfio,
Cirino e Filadelfo, di Vaste in Puglia. La memoria è riportata
nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa. Il Bios per esteso è contenuto nella Bibliotheca Hagiographica Graeca, vol.Ι, pp. 1920, come anche nel manoscritto Vat. Gr. 1591, custodito a Grottaferrata.
Le informazioni riguardanti questi santi martiri provengono da un bios del X secolo, scritto da un monaco greco di nome Basilio, originario di Lentini. Tale manoscritto era custodito nel monastero di Grottaferrata. Oggi si trova in Vaticano. Secondo il bios, dunque, questi tre fratelli era originari di Vaste nel Salento, figli del principe Vitale e Benedetta, due patrizi di fede cristiana. Furono istruiti nel Cristianesimo e battezzati da un certo Onesimo, divenendo anch’essi annunciatori di Cristo. Furono, perciò, denunciati al prefetto Nigellione e condotti a Roma insieme ad altri cristiani. Successivamente furono trasportati a Pozzuoli dal Prefetto Diomede, famoso per la rapidità delle sue sentenze, il quale, dopo un interrogatorio, condannò a morte Onesimo, Erasmo ed altri quattordici cristiani; i tre fratelli, invece, furono mandati in Sicilia, a Taormina da Tertullo, giovane patrizio romano e preside dell’isola. Tertullo li spedì a Lentini, dove li fece sottoporre a I santi Alfio, Filadelfo e Cirino. - 333 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
tremendi tormenti. Molti furono quelli che credettero a Cristo e furono martirizzati per i numerosi eventi miracolosi accaduti durante gli interrogatori e le torture. Tra quelli che credettero vi fu il capitano Mercurio e venti suoi soldati. Infine, sant’ Alfio fu decapitato dopo che il taglio della lingua, san Filadelfio bruciato vivo su una brace, mentre Cirino fu gettato in una caldaia di pece bollente. I loro resti furono raccolti e poi sepolti con onori da due sante donne, Tecla e Giustina, le quali si consacrarono completamente al culto dei Santi Martiri. Di seguito riportiamo il riferimento ai Santi così come riportato nel Menologio di Basilio II:
Il monastero dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino. San Fratello in Sicilia (XI secolo).
- 334 -
MAGGIO
“Alfio, Filadelfo e Cirino, martiri di Cristo, erano originari dell’Italia, nobili e ricchi, figli del principe Vitale. Essendo stati istruiti nella Fede e battezzati da un cristiano di nome Onesimo, divennero annunciatori di Cristo. A quel tempo, un editto dell’Imperatore ordinò che i Cristiani fossero uccisi. Furono perciò anch’essi arrestati e mandati a Roma insieme ad Onesimo, Erasmo ed altri quattordici cristiani. Furono consegnati poi a Diomede di Pozzuoli. San Onesimo fu ucciso con un grande masso sul petto, mentre, Erasmo e gli altri quattordici cristiani decapitati. I tre fratelli furono uccisi in Sicilia2”. Apolitìkion dei Santi, dal typikon di Bova. Codex (Barberinianus gr.371). O uomini, lodiamo con amore i tre adoratori e pari in numero della Trinità che sputarono sull’editto di Tertullo e sconfissero l’ateo Licinio, affinché, per le loro suppliche, otteniamo dal Signore il perdono delle colpe. Il 10 di maggio, memoria di san Cataldo, vescovo e
taumaturgo. La memoria è riportata in Acta Sanctorum, Maii, vol. II, Parigi 1866, pp. 568-577.
San Cataldo era irlandese e visse nel VII secolo. Fu abate del monastero di Lismore, in seguito, divenne vescovo di Rachau. Durante un pellegrinaggio in Terra Santa si ammalò e morì a Taranto. Nel 1094 durante la ricostruzione della Cattedrale della Città, distrutta dagli Arabi, fu ritrovato il suo corpo che iniziò a compiere molti miracoli e guarigioni. Ben presto, la tradizione locale, non conoscendo ulteriori informazioni sul Santo, creò un leggenda secondo la quale Cataldo fu il primo vescovo di Taranto, lì mandato dal santo apostolo Pietro. Il culto si diffuse in tutto il Meridione d’Italia così come testimoniano i mosaici 2. PG 117, 447.
- 335 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
bizantini di Palermo, gli affreschi in molte cripte, i toponimi e l’inno della tradizione innografica della Calabria italogreca, di seguito riportato: Apolitìkion del Santo, dal typikon di Bova. Codex (Barberinianus gr.371). Tono II. Come luce risplendi sulla città dei Tarantini e la tua urna trabocca di guarigioni, coloro che hanno bisogno con amore ad essa ricorrono e subito è concesso loro il vigore; dall’urna delle tue reliquie, infatti, sgorga ogni tipo di miracoli, o Cataldo.
San Cataldo. Mosaico bizantino in Sicilia.
- 336 -
MAGGIO
12 MAGGIO Il 12 di maggio, memoria di san Filippo il Cacciaspiriti,
ad Agira in Sicilia, e del suo compagno d’ascesi Eusebio.
La sua memoria si trova in Acta Sanctorum, Maii, vol. III, Venezia 1738, pp. 26-36. Il bios greco è stato edito da Francesco Paolo Rizzo, nell’opera «Sicilia Cristiana dal I al V secolo», vol. II, Roma 2006, pp. 88-105.
Informazioni su san Filippo il Cacciaspiriti attingiamo da un bios scritto nell’VIII secolo da un certo Eusebio, monaco di Agira in Sicilia. Filippo nacque in Tracia all’epoca dell’imperatore Arcadio (395-408) da un grande possidente terriero, di origine siriana,
San Filippo il Cacciaspiriti. Opera dell’autore. Eremo della Candelora in Sicilia.
- 337 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
e da madre romana. I genitori lo concepirono in tarda età, dopo aver perso tre figli, annegati in una disgrazia. San Filippo avanzò presto nello studio delle Sacre Scritture e, all’età di 21 anni, fu ordinato diacono. Desideroso, poi, di visitare la patria della madre, andò a Roma insieme al monaco Eusebio, dove, in maniera miracolosa, imparò la lingua latina e fu ordinato presbitero dal Papa. In seguito all’ordinazione, il Papa mandò san Filippo in Sicilia in qualità di missionario, per evangelizzare gli abitanti. Lì san Filippo con l’invocazione del nome di Cristo e dell’apostolo Pietro scacciò i demoni che abitavano l’isola, infestando in modo particolare l’Etna, e compì molti altri miracoli. Guarì più di quattrocento uomini indemoniati e da allora fu conosciuto come Filippo il Cacciaspiriti. Costruì poi molte chiese e guarì molti, guidando così gli abitanti dalle superstizioni alla luce della Fede Cristiana. Si addormentò in pace all’età di 63 anni. Sopra alla sua tomba fu costruita una chiesa e un monastero greco a lui dedicato che divenne uno dei centri più noti del monachesimo italogreco. Anche a Messina, ove dimorò per qualche tempo, attorno alla sua grotta, fu costruito un grande monastero, oggi in rovina. Lo stesso giorno si fa memoria anche di sant’ Eusebio, compagno di ascesi e biografo di san Filippo, le cui reliquie riposano insieme a quelle del Santo. Apolitìkion del Santo, dal typikon di Bova. Codex (Barberinianus gr.371). Tono II. Il monte di Agira risplende di luce e illumina i cuori dei fedeli; voi che avete bisogno e siete malati accorrete e subito troverete forza; trabocca di miracoli, infatti, l’urna di Filippo per quanti ad essa accorrono con amore.
- 338 -
MAGGIO
Il 12 di maggio, memoria del nostro santo padre Leone il Calabro, presso Methoni in Grecia. Di questo santo si è occupata
Enrica Follieri, nella sua opera «Santi di Metone, Atanasio vescovo, Leone taumaturgo, Byzantiori 41», 1971.
San Leone di Methoni nacque in Calabria. Sin da piccolo visse un’intensa vita spirituale, dedicando tutta la sua esistenza a Dio. Trascorreva asceticamente la sua vita: “indossando una sola veste, scalzo, digiunando e vegliando”, divenendo così tempio dello Spirito Santo e provocando l’ammirazione di tutti. Durante un pellegrinaggio ai Luoghi Santi, provato dalla dura ascesi, si ammalò e morì sulla nave vicino le coste di Methoni nel Peloponneso, a quell’epoca, tappa obbligatoria per i pellegrinaggi in Terra Santa. I marinai seppellirono il corpo del santo sulla spiaggia di Methoni. Un anno dopo, nel 1135, il Santo apparve al vescovo di Methoni Nicola, dotto teologo, il quale procedette alla ricognizione delle reliquie San Leone di Methoni. Affresco nel monastero greco-ortodosso dei santi Elia e Filare- che subito iniziarono a te l’Ortolano a Seminara in Calabria. Opera compiere miracoli. dell’autore.
- 339 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
La memoria del Santo nel corso del tempo andò persa e dopo 400 anni, nel 2011, il Metropolita di Messinias, Crisostomo III, ha ripristinato la sua memoria al 12 maggio. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Leone, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 12 maggio, memoria della santa martire Epifania, di Lentini in Sicilia. La memoria, basata su manoscritti greci, è stata
tramandata da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 73.
Santa Epifania credette a Cristo durante il martirio dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino. Morì martire dopo che le fu tagliato il seno, nell’anno 253. Le sue reliquie furono sepolte insieme a quelle dei tre fratelli martiri. Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Epifania, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
- 340 -
MAGGIO
14 MAGGIO Il 14 di maggio, memoria dei santi martiri Vittore e
Corona, di Messina in Sicilia. La sua memoria è riportata in
Acta Sanctorum, Maii, vol. III, Venezia 1738, pp. 266-68 e in Vitae Sanctorum Siculorum di Ottavio Gaetani, vol. I, p. 40.
Il santo martire Vittore, visse nel II secolo d.C., e serviva nell’esercito romano. Siccome si rifiutò di sacrificare agli idoli fu condannato al rogo, dal quale tuttavia uscì sano e salvo. Poi, gli fecero bere un veleno, gli tagliarono le mani, lo scuoiarono vivo ma, nonostante ciò, il Santo rimaneva irremovibile nella sua fede a Cristo e usciva sempre indenne. Allora, Corona, la moglie di un altro soldato, credette a Cristo e confessò la sua fede. La arrestarono subito e la condannarono alla morte per decapitazione insieme a san Vittore. Era l’anno 164. Molto probabilmente questi due Santi sono da identificare con i santi Vittore e Stefanida (in greco significa appunto Corona) che festeggiano l’11 novembre nei sinassari bizantini insieme con san Mena. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 341 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
18 MAGGIO Il 18 di maggio, memoria del nostro santo padre Teodosio,
vescovo di Siracusa. La memoria è stata trascritta e riportata in latino da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 3.
San Teodosio fu vescovo di Siracusa dal 676 al 700. Prese parte al Concilio Quinisesto del 692 , come testimonia la sua firma negli atti del Sinodo. Prese parte anche al Sinodo del 680 a Roma, sotto il pontificato di papa Agatone, dove fu condannata l’eresia del Monotelismo. Dopo aver innalzato a Siracusa una chiesa in onore della Madonna delle Vlacherne, in memoria della chiesa da lui visitata a Costantinopoli, il Santo si addormentò nel maggio del 700. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Teodosio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 342 -
MAGGIO
24 MAGGIO Il 24 di maggio, memoria dei santi martiri Evaristo e
Benigno di Siracusa. La memoria è stata trascritta e riportata in
latino da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 42.
Purtroppo, non abbiamo informazioni riguardanti questi santi martiri se non che furono martirizzati a Siracusa il 24 maggio 204. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 343 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
25 MAGGIO Il 25 di maggio, memoria del nostro santo padre Jeiunio
(Giovanni) il Digiunatore di Gerace in Calabria. Informazioni sul Santo ci sono state tramandate dallo storico G. Marafioti, nell’opera Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601, p. 108.
Il nostro santo padre Jeiunio nacque nel X secolo a Gerace di Calabria e scelse la vita eremitica vicino al monastero di San Filippo, poco fuori dalla sua città. Nello stesso periodo vivevano in ascesi nella zona circostante anche san Antonio (23 agosto) e san Nicodemo l’Umile (12 marzo). Il vero nome del Santo era Giovanni ma, per via del suo digiuno austero e continuo, divenne noto con il nome di Jeiunio che in latino significa appunto «digiuno». Si addormentò in pace nell’anno 1000. Oggi la sua memoria è quasi del tutto dimenticata; si salva, tuttavia, la grotta dove visse in ascesi nella zona che gli abitanti di Gerace chiamano Sant’Iunio. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Giovanni, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 344 -
MAGGIO
San Jeiunio di Gerace. Icona contemporanea.
- 345 -
Madonna della Lettera. Chiesa della Madonna dei Polsi, Aspromonte in Calabria (1715).
GIUGNO 1 GIUGNO
Il 1° di giugno, memoria del nostro santo padre Simeone il Pentaglosso, il Sinaita. La sua memoria è riportata in Acta
Sanctorum, Iunii, vol. I, Parigi-Roma 1847, p. 89-104 e in Vitae Sanctorum Siculorum di Ottavio Gaetani, vol. II, pp.101-107.
Questo Santo siciliano nacque a Siracusa nel 987. Presto, però, si rifugiò insieme alla famiglia a Costantinopoli dove ricevette l’educazione ecclesiastica e secolare. Desiderando dedicare la sua vita a Dio, dopo un pellegrinaggio ai Luoghi Santi, divenne monaco nel monastero di santa Caterina al Sinai. Qui venne ordinato diacono e, siccome era poliglotta (conosceva, infatti, cinque lingue), fu mandato dall’abate del monastero in Occidente per occuparsi di faccende riguardanti il monastero tra cui una grande donazione del conte di Poitiers Guglielmo IV. Così, il Santo viaggiò ad Antiochia, a Belgrado, a Roma, sino a Verdun e a Treviri. Lì, San Simeone il Pentaglosso, il Sinaita. desiderando la vita esicasta, - 347 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
visse per cinque anni chiuso in una cella sopra le mura romane della città, sino alla sua beata dormizione nel 1035. Oggi a Treviri, oltre alla tomba del Santo, è custodito il velo monastico e un sacramentario manoscritto in greco. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Simeone, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
La tomba di san Simeone a Treviri.
- 348 -
GIUGN O
2 GIUGNO Il 2 di giugno, memoria di san Nicola il Pellegrino, il
“Kyrie eleison”, a Trani in Puglia. La sua memoria si trova in Acta Sanctorum, Iunii, vol. I, Venezia 1738, pp. 235-260.
Questo Santo “folle in Cristo” nacque intorno al 1075 a Steiri in Beozia (Grecia) da genitori, poveri pastori. Sin da piccolo, pascolando le pecore, amò l’esichìa e la preghiera ininterrotta, invocando continuamente Dio con la preghiera “Kyrie eleison”, arrivando così ad alti livelli di contemplazione delle realtà celesti. Tutti i suoi compaesani lo consideravano fuori di senno e lo prendevano in giro. La madre del Santo, disperata per il comportamento del figlio, lo cacciò da casa non appena ebbe compiuto 18 anni. Nicola, allora, si rifugiò in una grotta, dove con l’invocazione di Cristo cacciò l’orsa che lì aveva la sua tana. Passava le giornate cibandosi di verdure selvatiche, pregando in continuazione con le mani alzate gridando «Kyrie eleison». Un giorno, gli apparve un venerabile anziano, nudo, ricoperto solo dai suoi capelli bianchi e dalla sua lunga barba, il quale gli diede molti consigli San Nicola il Pellegrino. Opera dell’autore presso spirituali e indicazioni. l’Eremo Ortodosso della Candelor a in Sicilia. La madre, nel tentativo - 349 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
di correggerlo, credendo che fosse indemoniato, lo condusse al vicino monastero di san Luca, dove san Nicola continuò la sua difficile ascesi di “folle in Cristo”, sopportando con pazienza la dura e crudele condotta dei monaci. Molte volte, infatti, lo legavano con catene e lo chiudevano nella grotta del monastero, tuttavia il Santo si liberava miracolosamente e si faceva trovare vicino la chiesa o sopra la cupola del monastero, gridando sempre “Kyrie eleison”.I monaci, disperati, lo presero e lo gettarono in mare ma un delfino lo portò a riva, sano e salvo. Nel 1092, da Lepanto (Grecia), si imbarca per andar via. Ma anche qui i problemi non si fermarono. Siccome anche sulla nave il Santo gridava continuamente “Kyrie eleison”, i marinai, esasperati, lo gettarono in mare. Fu salvato da una “Signora Celeste” e venne trasportato ad Otranto nel Salento. Anche qui il Santo continuò la sua vita strana. Impugnando una croce, girava tutto il giorno, gridando “Kyrie eleison” e “Convertitevi” seguito da tanti bambini che si divertivano con lui gridando “Kyrie eleison”. Gli abitanti del posto, che già dal 1073 erano stati conquistati dai Latini Normanni, comprendendo la santità di Nicola, si rifugiarono presso lui, chiedendo il suo aiuto: “Sappiamo, padre, che tutto ciò che tu chiedi il Signore te lo concede. Per questo , abbi compassione di noi, intercedi per noi presso il Signore, affinché per le tue preghiere siamo San Nicola il Pellegrino in un’antica icona presso Trani in liberati dalla continua schiavitù dei Puglia. - 350 -
GIUGN O
barbari e i nostri parenti prigionieri possano essere da te beneficiati ottenendo libertà”. A Lecce, il vescovo Teodoro, arrabbiato perché il Santo lo svegliava la notte gridando “Kyrie eleison” sotto l’episcopato, ordinò che fosse picchiato. Nicola continuò il suo pellegrinaggio compiendo molti miracoli e liberando molti uomini dalle influenze demoniache ma anche sopportando molte persecuzioni, trattamenti ingiusti e insulti da parte di chi non comprendevano il suo comportamento. Arrivò sino a Taranto dove anche lì fu incatenato catene e picchiato dal vescovo latino Alberto. Pieno di ferite, lasciò Taranto il 20 maggio 1094 e giunse a Trani, cantando inni e gridando “Kyrie eleison” e “Convertitevi”. Anche a Trani venne circondato da bambini ai quali il Santo regalava ciliegie e frutta, insegnando loro a pregare continuamente “Kyrie eleison”. Bisanzio, il vescovo di Trani, appreso dell’arrivo di Nicola, lo fece convocare per chiedergli il motivo di questo suo strano comportamento. San Nicola gli rispose: “Signore, tu che conosci così bene la Parola del Vangelo in nessun modo nulla ti rimane nascosto, sai bene che il nostro Signore Gesù Cristo ha invitato i suoi discepoli dicendo: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso, prenda la sua Croce e mi segua» (Mc 8, 34). Ai suoi stessi discepoli disse pure: «Se non cambiate e non divenite come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli» (Mt 18, 4). Siccome Antico affresco di san ho compreso le sue parole, non mi sono Nicola il Pellegrino. vergognato di alzare, anche dentro di me Salento, Puglia. e con le mie mani, il grande segno della - 351 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Croce e di camminare come bambino, senza oppormi all’ironia degli uomini”. Il vescovo ammirò la sua semplicità e la sua fede, riconoscendo in lui un uomo illuminato da Dio; gli consentì perciò di rimanere in città. Il 23 maggio, il Santo, a causa dei tanti maltrattamenti ricevuti, si ammalò e fu ospitato a casa di un certo Sabino, dove, alcuni giorni dopo, il 2 giugno 1094, consegnò la sua anima al Signore “circondato da una luce celeste indescrivibile e inspiegabile”, all’età di appena 18-19 anni. Tantissimi fedeli iniziarono subito a pregare sulla sua tomba nella chiesa di Santa Maria de Russis dove avvennero molti miracoli. Nel 1098 fu composto il Bios da un certo Adelferio, basato sulle testimonianza di un monaco greco Bartolomeo che accompagnò il Santo nel suo viaggio. Nel 1099 il vescovo Bisanzio canonizza san Nicola. Le sue reliquie si trovano ancora oggi nella cripta della cattedrale di Trani, città della quale è il patrono. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Nicola, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 2 di giugno, memoria di san Comizio di Catania, martire.
Per approfondimenti rimandiamo a: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IV, p. 133, Città Nuova Ed., Roma 1964.
Il santo martire di Cristo Comizio fu un pastore originario di Catania. Credette a Cristo e per questo fu denunciato e arrestato dal governatore paganoil quale ordinò che il Santo fosse - 352 -
GIUGN O
picchiato, che gli fosse versato olio bollente eche fosse gettato nella calce. Siccome il Santo non ne voleva proprio sapere di offrire sacrifici agli idoli, allora, il governatore ordinò ulteriori torture. Gettarono il Santo in un calderone con piombo fuso, gli bruciarono i fianchi con fiaccole e lo gettarono in una fornace San Comizio di Catania. accesa. Il Santo, però, usciva dai tormenti sempre indenne, perciòil governatore ordinò che fosse decapitato. Il presbitero Donato, che aveva iniziato Comizio alla fede cristiana, seppellì il corpo del martire. San Comizio oggi è del tutto dimenticato a Catania, la sua patria. Un san Comizio viene venerato il 2 giugno a Penne in Abruzzo e gli studiosi ritengono che sia il Comizio di Catania, il cui culto, per ragioni sconosciute, è giunto sino all’Abruzzo. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 353 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
3 GIUGNO Il 3 di giugno, Sinassi della Madonna della Lettera, a
Messina in Sicilia. Trattasi di una festa locale mariana.
Patrona e protettrice della città di Messina è la Madonna della Lettera, la cui sinassi viene festeggiata con grande devozione, ogni anno, il 3 giugno. Si tratta di un’antica icona bizantina della Madonna Gorgoepikos (in greco: Colei che subito ascolta). L’icona originale, di Giovanni Moschos (1667), non è giunta sino a noi. Esistono, invece, molte copie in tutta la Sicilia come anche in Calabria. La devota tradizione tramanda che la stessa Madre Dio, quando era ancora in vita, mandò una lettera ai Messinesi, che avevano creduto a Cristo tramite l’annuncio di Paolo, benedicendoli e promettendo loro perpetua protezione sulla città. Questa lettera della Santissima Madre Dio, insieme ad una ciocca di capelli della Vergine, era custodita insieme all’icona della Gorgoepikos. Per questo motivo, l’icona della Madonna divenne conosciuta come Madonna della Lettera. Molti storici ritengono che la storia della lettera sia stata un’invenzione del dotto greco Costantino Lascari La Madonna della Lettera patrona di (+1501) il quale , dopo la Messina. caduta di Costantinopoli nel - 354 -
GIUGN O
1453, si era rifugiato verso il 1465 a Messina, città di forte identità greca: qui infatti Lascari divenne maestro di lingua e grammatica greca. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
Icona contemporanea della Madonna della Lettera, sul modello dell’antica icona. Opera dell’autore.
- 355 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
4 GIUGNO Il 4 di giugno, memoria dei santi quattordici martiri in
Sicilia. Si consulti l’edizione critica del Martirologio Geronimiano
di Giovanni Battista de Rossi e Louis Duchesne, Martyrologium Hieronymianum, in Acta Sanctorum Novembris, vol. II, parte I, Bruxelles 1894.
Il 4 di giugno, nel Martirologio Romano, è riportata la memoria di quattordici martiri: «Expergensio, Christo, Italo, Filippo, Rustulo, Cama, Iulia, Saturnino, Eiagono, Momna, Fortuno, Crescentia, Iocundiano e Notkero» con l’unico riferimento al luogo del martirio: la Sicilia. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 356 -
GIUGN O
5 GIUGNO Il 5 di giugno, memoria di san Gregorio, vescovo di
Lilibeo, pontefice e martire. La memoria è stata tramandata da
Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 123.
Informazioni sull’esistenza e le vita di questo santo vescovo della Chiesa di Lilibeo (odierna Marsala) attingiamo dal bios di san Gregorio, vescovo di Agrigento, scritto nel VII secolo, da Leonzio, abate del monastero di san Saba presso Roma. Nel bios, infatti, si fa riferimento alla prigione nella quale san Gregorio fu incarcerato e dove, in seguito, ricevette il martirio dal tiranno Tircano. Su san Gregorio di Lilibeo non sappiamo altro. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Gregorio. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
Il 5 di giugno, memoria del nostro santo padre Pietro Spanò, il Calabro (XI secolo). Si consulti per approfondimento:
BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. X, p. 865, Città Nuova Ed., Roma 1982.
Non si conosce il luogo in cui venne alla luce questo Santo calabrese. Molti luoghi in Calabria ne rivendicano i natali (Arena, Ciano in diocesi di Mileto e Torre Spatola, zona di - 357 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Squillace). La sua vita si colloca cronologicamente parlando tra XI e XI secolo. Sappiamo che il Santo giunse ad alte vette di virtù, compiendo molti miracoli con l’invocazione del nome di Cristo, non solo ai suoi compatrioti ma persino ai conquistatori Normanni. Guarì, infatti, il conte di Arena Giovanni Conclubet, il quale, per riconoscenza, gli donò tutto ciò che era necessario per la costruzione del monastero presso Ciano. Avendo vissuto santamente, il Santo si addormentò forse il 15 gennaio 1105 così come riporta lo storico Menniti e fu sepolto nel suo monastero, dove la memoria era commemorata il 5 giugno. Secondo una testimonianza del 1691, nel monastero a quell’epoca esisteva ancora un’icona del Santo e un manoscritto greco, tutto quello che rimaneva della ricca biblioteca del monastero. Oggi nella Biblioteca Vaticana si custodisce il Vat. Gr. 2048 del 1126 che un tempo appartenne all’abate del monastero di Ciano Gerasimo; altri manoscritti sono, invece, custoditi a Grottaferrata e alla Biblioteca Ambrosiana. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Pietro, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 358 -
GIUGN O
7 GIUGNO Il 7 di giugno, memoria delle sante donne Aesia e Susanna,
discepole di san Pancrazio, vescovo di Taormina. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Purtroppo, i Sinassari bizantini che ne riportano la memoria non forniscono ulteriori informazioni a riguardo di queste due sante siciliana dell’epoca apostolica. Nel bios di san Pancrazio si fa riferimento al martirio di due vergini, senza però menzionare i loro nomi. Forse si tratta proprio di queste due donne, Aesia e Susanna, che festeggiano oggi. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessioni, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 359 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
10 GIUGNO Il 10 di giugno, memoria della santa gloriosa martire
Oliva di Palermo. La memoria è riprotata in Acta Sanctorum, Iunii, vol. II, Venezia 1742, pp. 295-299.
Sulla base di quanto riportato nel Sinassario, Oliva nacque intorno al 448 da una nobile famiglia siciliana, secondo la tradizione, nella zona Loggia di Palermo. Nel 454, Genserico, re dei Vandali, conquistò la Sicilia occupando Palermo e uccidendo
Icona del XIII secolo proveniente da Palermo. Nella parte inferiore è raffigurata santa Oliva, mentre, nella parte superiore, i santi Elia, Venera e Rosalia.
- 360 -
GIUGN O
molti cristiani. All’età di solo 13 anni, santa Oliva iniziò a visitare i cristiani tenuti prigionieri, confortandoli e incoraggiandoli a rimanere saldi nelle Fede. I Vandali rimasero meravigliati dalla sua forza d’animo e, vedendo che nulla poteva indebolire la sua fede, la mandarono a Tunisi dal governatore,coll’intento di scoraggiarla. Anche a Tunisi, la Santa compì molti miracoli, convertendo molti dal paganesimo alla Fede Cristiana. Il governatore, allora, ordinò che fosse portata in luogo selvaggio e deserto, abitato solo da fiere, con la certezza che sarebbe morta o di fame o divorata dalle belve che, invece, vissero pacificamente a fianco a lei. Un giorno, alcuni uomini di Tunisi che si erano messi sulle sue tracce, impressionati dalla sua bellezza, cercarono
Santa Oliva di Palermo.
- 361 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
di violentarla ma la Santa li convertì con la Parola di Dio e la sua preghiera e alla fine ricevettero il Santo Battesimo. Il governatore, informato di tutto ciò, la fece nuovamente arrestare con la speranza di piegare il morale ma, vedendo la sua fermezza, ordinò altre torture. La picchiarono, la denudarono e la gettarono in un calderone con olio bollente, ma invano, poiché la Santa usciva sempre indenne. Fu infine decapitata il 10 giugno 463, all’età di 15 anni, e la sua anima vergine volò in cielo sotto le sembianze di una colomba. I suoi resti furono Litografia del martirio di santa Oliva. trasportati a Palermo, sua patria, per essere sepolti. Ancora oggi sant’ Oliva è considerata compatrona di Palermo. A Tunisi, esiste tuttora la moschea che porta il suo nome, poiché costruita su un’antica chiesa dedicata proprio alla Santa. I musulmani la venerano e tra di loro è diffusa la tradizione che quando sarà ritrovato il suo corpo l’Islam scomparirà definitivamente. Apolitìkion tono IV. Avendo amato Cristo, il tuo Sposo, e avendo prontamente preparato la tua lampada, risplendesti per le virtù, o celebratissima. Perciò con lui sei entrata nella sala delle nozze dalle cui mani hai ricevuto la corona della vittoria. Da tutti i pericoli libera noi che celebriamo, o Oliva, la tua memoria. - 362 -
GIUGN O
Il 10 di giugno, ricordo del martirio dell’arcivescovo di Ocrida Macario a Roma.
In seguito alla caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi, l’ondata di Cristiani greci e albanofoni rifugiatisi nel Centro e nel Sud dell’Italia, fece sorgere la necessità della cura pastorale di tali fedeli appartenenti alla Chiesa Ortodossa. La stessa necessità esisteva, altresì, nei territori orientali sotto il dominio veneziano, dove era vietata la presenza di vescovi ortodossi. Tutti questi fedeli desideravano di vivere spiritualmente ed ecclesiasticamente sotto il patriarcato di Costantinopoli, che sentivano loro Madre. Questo , però, non piaceva al clero latino desideroso di assorbire, perlomeno giuridicamente, i fedeli ortodossi di queste regioni. Questo ruolo difficile, di unione cioè con la Chiesa di Costantinopoli, lo assunsero gli Arcivescovi di Ocrida che si succedettero. San Macario, arcivescovo di Ocrida, fu arrestato dalla Santa Inquisizione con l’accusa di aver ordinato di nascosto chierici ortodossi per poi mandarli in Italia, donando loro il Sacro Miron per celebrare i battesimi degli Ortodossi. Fu condotto nel carcere di Tor di Quinto a Roma dove venne torturato rimanendo però saldo nella confessione di Fede e senza dare informazione alcuna ai torturatori. Fu, perciò, impiccato ad un ponte e il corpo arso, la notte del 10 giugno 1562. I verbali dell’interrogatorio custodiscono ancora oggi la confessione di fede di questo coraggioso vescovo dinanzi alla confraternita di San Giovanni Decollato: «Rev.mo Maccario arcivescovo di Macedonia Adì 10 di giugnio 1562 Essendo costituito in carcere in Torre di Nona Maccario monacho greco arcivescovo di Macedonia et condennato a morte per via di - 363 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
iustitia per eretico pertinace, et sempre stette in quella sua maledetta ostinatione et mai si volse confessare ne lassar memo ria alcuna. Al fine fu menato in Ponte e li fu appiccato e poi abrusciato. Presenti si trovorno la notte li sottoscritti. Confortatori Messer Lucantonio Orlandi Messer Giambattista Perini Messer RafaelloBenozzi Messer Vincenzo Cenciolini Messer PagoloGuarnacci Per Giambattista delli Albizi proveditore – Antonio Strambi scrivano».
- 364 -
GIUGN O
12 GIUGNO Il 12 di giugno, memoria di san Filippo il Nuovo, diacono,
di Palermo. Acta Sanctorum, Maii, vol. III, Venezia 1738, pp. 26-
36. Il Bios greco è stato edito da Francesco Paolo Rizzo, nella sua opera «Sicilia Cristiana dal I al V secolo», vol. II, Roma 2006, pp. 88-105.
Tra i tanti santi fioriti nella terra benedetta di Palermo vi è san Filippo, il diacono, chiamato “il Nuovo” per distinguerlo da san Filippo il Cacciaspiriti (12 maggio) con il quale è legato da uno stretto legame. Infatti, le informazioni che lo riguardano ci giungono dal bios di san Filippo il Cacciaspiriti. I genitori, che appartenevano alla nobile e ricca famiglia dei Settimi di Palermo, non potevano avere figli. Allora, il padre, sentendo degli innumerevoli miracoli compiuti da san Filippo il Cacciaspiriti presso Agira, decise di recarsi lì per incontrarlo e di chiedere la sua intercessione. San Filippo lo benedisse e gli ordinò di tornare a Palermo. In seguito all’incontro, la moglie ebbe in sogno la visione di san Filippo che gli chiedeva di dare il proprio nome al bambino che San Filippo il Diacono, di Palermo. presto avrebbero generato. - 365 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
In effetti, tutto andò come profetizzato dal Santo e, quando il piccolo Filippo raggiunse l’età di 8 anni, fu condotto dal padre presso Agira per ricevere la benedizione di san Filippo. Il Santo benedisse il bambino e gli chiese di lavorare da missionario nella sua terra, dandogli come benedizione una veste e un asciugamano con i quali compì molti miracoli. Alcuni anni dopo, il giovane Filippo fu ordinato diacono, distribuì ai poveri tutta la proprietà ereditata dai genitori e si diede all’annuncio del Vangelo, vivendo una vita santa. Poco tempo dopo la dormizione di san Filippo il Cacciaspiriti, san Filippo, il diacono andò ad Agira dove si addormentò in pace, anni dopo, nello stesso giorno in cui si addormentò il suo padre spirituale. Gli abitanti di Agira collocarono, allora, le sue reliquie insieme a quelle del suo maestro. Inoltre, affinché le due memorie non si confondessero, stabilirono che la sua memoria si celebrasse il 12 giugno, cioè, esattamente un mese dopo la memoria di san Filippo il Cacciaspiriti. Dal XIV secolo, il culto e la memoria si diffusero anche nella sua patria a Palermo dove esiste una cappella a lui dedicata nella chiesa di San Salvatore. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Filippo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 12 di giugno, memoria dei santi Archileone di Paternò e Onofrio di Sutera. Su questi santi approfondimenti si trovano in
BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. III, pp. 696-699, Città Nuova Ed., Roma 1962. - 366 -
GIUGN O
Scarse sono le informazioni giunteci a riguardo di questi due santi asceti e la maggior parte di esse proviene dalla tradizione orale. Gli storici collocano questi due Santi tra il VI e il VII secolo, in un’epoca della quale niente di scritto e nessun’altra fonte si è salvato a causa della conquista araba della Sicilia. Sant’Archileone, di origine greca, venne in Sicilia così come molti altri Santi (Calogero, Filippo il Caccispiritietc) predicando il Vangelo, operando guarigioni, scacciando con la preghiera i demoni. Visse per un periodo di tempo a Sutera insieme a sant’Onofrio; di seguito, si stabilì da solo dentro una grotta, dedicandosi alla preghiera ininterrotta e all’ascesi. La sua memoria ricorre il 12 giugno, mentre san Onofrio viene festeggiato con grande solennità la prima domenica di agosto. Apolitìkion tono IV. O Dio dei nostri padri, che sempre agisci con noi secondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua misericordia, ma per le loro preghiere dirigi la nostra vita nella pace.
Il 12 di giugno, Sinassi della Sacra e Taumaturgica icona della Madre di Dio di Montalto a Messina in Sicilia. Trattasi
di una festa mariana locale.
Secondo la tradizione, nella chiesa della Madonna di Montalto che sovrasta Messina, la Madonna apparve nel 1282, scacciando i nemici che assediavano la città durante i Vespri Siciliani. Nella chiesa è custodita l’icona bizantina della Madonna in trono, testimone del passato bizantino di Messina.
- 367 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
Calcografia dell’icona bizantina della Madonna di Montalto.
- 368 -
GIUGN O
13 GIUGNO Il 13 di giugno, memoria della nostra santa madre Orsola
di Pentedattilo di Calabria (XII-XIII sec.). La memoria è stata trascritta nel XVII secolo dallo storico Domenico Martire nella sua opera 1
«La Calabria sacra e profana».
Questa santa donna asceta, originaria di Pentedattilo in Calabria, visse tra il XII e il XIII secolo, all’epoca della conquista normanna del Sud Italia. Il suo nome, di origine latina, fa supporre l’origine normanna o franca della sua famiglia2. Orsola, desiderando vivere completamente dedicata a Dio, abbracciò il monachesimo italo-greco che ancora fioriva in quell’epoca nella regione, arrivando ad alte vette di santità, a tal punto da essere venerata come Santa il 13 giugno. Un poco fuori dal paese di Pentedattilo esisteva un monastero femminile dedicato alla Presentazione del Signore al Tempio che, in seguito, nel XVI secolo, fu trasformato in un monastero domenicano. Probabilmente la Santa apparteneva Pentedattilo. Paese grecofono della a questo monastero. Calabria, oramai fantasma. Apolitìkion tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Orsola, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. 1. Πενταδάττυλο, Pentedàttilo in greco di Calabria. Posto a 250 metri s.l.m. Pentedattilo sorge arroccato sulla rupe del Monte Calvario, dalla caratteristica forma che ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da cui deriva il nome del borgo in lingua greca πέντα-δάκτυλος (traslitterato pènta-dàktylos), cioè "cinque dita". 2. Come nel caso di santa Rosalia.
- 369 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
14 GIUGNO Il 14 di giugno, memoria del nostro padre tra i santi arcivescovo di Costantinopoli, originario di Siracusa. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari
Metodio,
della Chiesa Ortodossa.
Si tratta di uno dei Santi Italogreci più importanti in quanto ha lasciato il segno nell’epoca in cui visse, periodo di drammatici scontri tra iconofili e iconoclasti. Nacque nel 789 da una ricca e nobile famiglia originaria di Siracusa. Molto presto, nel 810, si trasferì a Costantinopoli dove ricevette un’ottima educazione sia secolare che religiosa. Desiderando di dedicarsi completamente alla preghiera e all’ascesi, divenne monaco nel San Metodio, patriarca di Costantinopoli. monastero di Cenolacco in Bitinia. All’età di 25 anni, fu ordinato diacono dal patriarca san Niceforo, futuro confessore della Fede Ortodossa. Quando scoppiò la persecuzione contro le Sacre Icone, per opera dell’imperatore Leone l’Armeno, san Metodio era già abate del Monastero Cenolacco e del Monastero Eligmon, da lui stesso fondato. - 370 -
GIUGN O
Nell’815, a seguito dell’ingiusta deposizione del patriarca san Niceforo, san Metodio si rifugiò a Roma presso papa Pasquale I, chiedendo il suo aiuto nella lotta per il culto delle Sacre Icone. A Roma, Metodio fu ordinato presbitero e qui rimase sino all’821, lottando per la fede ortodossa con tale zelo da suscitare l’ammirazione di san Teodoro lo Studita, che lo ringraziò per quanto stava offrendo alla Chiesa di Cristo. Nell’821, con la salita al trono imperiale di Michele il Balbuziente, Metodio ritornò a Costantinopoli, dove l’Imperatore, dopo averlo fatto torturare, lo fece rinchiudere in un’orrenda prigione dove rimase per quasi nove anni. Nemmeno con Teofilo, successore di Michele, si fermarono per il Santo le torture e le persecuzioni, anzi, si fecero ancora più dure. Fu picchiato e torturato così duramente da non potere tenere più chiuse le mascelle oramai fratturate. Fu così costretto a tenerle legate con le estremità del suo velo monastico. Fu poi chiuso in una tomba, sull’isola di Antigoni3, per sette anni. Lì ebbe come compagni di cella due malfattori, uno dei quali morì e il cadavere fu lasciato decomporsi nella cella. I santi confessori, i fratelli Teodoro e Teofane i Segnati, ammirando le lotte del Santo per la Fede, gli spedirono di nascosto questi versi giambici: “Al morto vivente e al morto vivificante che abita sulla terra ma già sta in cielo, i Segnati scrivono, prigionieri al prigioniero”. Il Santo, commosso, rispose con questi versi: “Α coloro che sono stati chiamati ad essere scritti nel Libro della Vita e che sui loro volti sono segnati con temperanza, risponde a loro il sepolto vivo quale compagno di prigionia”. Dentro la stessa prigione fu rinchiuso san Eutimio, vescovo di Sardi, che lì trascorse gli ultimi giorni della sua vita insieme a san Metodio che, in seguito, scrisse la sua vita. Dopo la morte di Teofilo e la salita al trono imperiale di Michele III e 3. Oggi Burgazada in Turchia, fa parte delle Isole dei Principi.
- 371 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
di sua madre santa Teodora l’Augusta, il Santo, sfinito per le persecuzioni subite, riuscì finalmente a tornare al Monastero di Eligmon dove si dedicò alla preghiera, alla calligrafia, ricopiando sette salteri nel periodo della Grande Quaresima dell’anno 842, e alla difesa teologica del culto delle sacre icone. Il 4 marzo 843, su indicazione di san Gioannichio dell’Olimpo e dell’imperatrice santa Teodora, fu deposto il patriarca iconoclasta Giovanni VII il Grammatico; san Metodio fu, così, eletto patriarca di Costantinopoli. Subito il Santo, insieme a tanti altri santi confessori, pose definitivamente fine all’iconoclastia con il ripristino trionfale e commovente delle Sante Icone nella Basilica di Santa Sofia nella prima domenica di Quaresima, da allora detta «Domenica dell’Ortodossia» (11 marzo 843). Con il Concilio da lui convocato, furono deposti vescovi e membri del clero iconoclasti (ai quali, però, fu riservata compassione senza procedere a persecuzioni), furono richiamati dall’esilio i santi confessori e furono portate a Costantinopoli le reliquie di san Niceforo il Confessore, di san Teodoro lo Studita e di suo fratello, san Giuseppe, arcivescovo di Tessalonica. Inoltre, affidò a san Lazzaro il pittore il compito di ridipingere l’icona di Cristo alla Porta di Bronzo, distrutta dagli iconoclasti. Non va, infine, tralasciata l’importante opera scrittoria di san Metodio che comprende opere teologiche, agiografiche ed encomi. All’età di soli 58 anni, stanco e sfinito dai dolori e da un tumore, questo grande santo italogreco, stella della Chiesa Ortodossa, consegnò la sua beata anima nelle mani di Dio il 14 giugno 847. Fu sepolto nella Basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli. Il bios fu composto da un altro siciliano, Gregorio Asbestas, arcivescovo di Siracusa. Apolitìkion tono plagale I. Esponendo il metodo della Fede, hai vigorosamente dissolto le invenzioni degli eretici, padre Metodio, fondamento degli - 372 -
GIUGN O
Ortodossi. Hai restituito al culto l’icona di Cristo, quale sommo sacerdote, e ora e per sempre supplichi affinché sia donata la misericordia alle anime nostre.
Il 14 di giugno, memoria del nostro padre tra i santi Marciano il Greco, vescovo di Frigento in Campania. La
sua memoria si trova in Acta Sanctorum, Iulii, vol. III, Venezia 1747, pp. 653-656.
Nacque in Grecia da ricchi genitori nel V secolo d.C. Alla morte dei genitori distribuì tutta la proprietà ai poveri e, per
San Marciano, vescovo di Frigento.
- 373 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
evitare l’ammirazione e la lode degli uomini, partì per l’Italia. Desiderando la vita dell’esichìa visse da eremita a Frigento ma, anche lì, viene scoperto dai fedeli, attratti dalle sue virtù, dai miracoli e dalla dolcezza dei suoi insegnamenti. Tra i fedeli che a lui accorrevano vi era anche Lorenzo, eletto vescovo di Canosa in Puglia, il quale invitò il Santo a recarsi a Roma per la sua ordinazione episcopale da parte di san Leone. Il Papa, in seguito ad una rivelazione divina, ordinò non solo Lorenzo, ma anche san Marciano, stabilendolo come vescovo di Frigento. Il Santo pascolò il gregge affidatogli in maniera gradita a Dio, compiendo molti miracoli, che continuarono anche dopo la sua dormizione. Le sue reliquie furono poi trasportate a Benevento. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Marciano. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 374 -
GIUGN O
15 GIUGNO Il 15 di giugno, memoria del santo glorioso martire Vito e
dei suoi compagni, Modesto e Crescenza. I seguenti manoscritti
italogreci contengono il bios dei Santi:Ambros. Gr. 259 (D 92 sup.), ff. 228v-233 (XI sec.); Messan. Gr. 29, ff. 89v-92 (anno I308); Ottobon. Gr. I, ff. 282-287 (XI sec.); Vat. Gr. 866, ff. 356v-359v (XI-XII sec.). Inoltre, Acta Sanctorum, Iunii, vol. II, Venezia 1742, pp. 1013-1042.
Tra i santi martiri della Magna Græcia, si contraddistingue in modo del tutto particolare, il fanciullo e martire Vito, nato in Sicilia, a Mazara del Vallo, da illustri genitori pagani. Presto, però, rimase orfano della madre e venne affidato alle cure della nutrice Crescenza e del maestro Modesto, entrambi cristiani che iniziarono anche il piccolo Vito alla vita in Cristo. Il padre di Vito fu stravolto I santi martiri Vito, Modesto dall’ira quando seppe che suo e Crescenza. Icona russa. figlio era oramai un Cristiano; fu lui stesso, infatti, a denunciarlo all’eparca Valeriano il quale lo arrestò, lo torturò e lo gettò in prigione. Tuttavia, in modo del tutto miracoloso, un Angelo del Signore lo liberò e lo trasferì insieme a Modesto e Crescenza in Lucania. Lì, i tre Santi vissero vita esicasta, nascosti dai loro persecutori. Nel frattempo, con la loro preghiera guarivano i malati e convertivano molti pagani al Cristianesimo. La loro fama si diffuse ben presto in tutta la regione; per questo, Diocleziano diede ordine di portarli a Roma - 375 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dove, nonostante Vito avesse liberato il figlio dell’Imperatore dal demonio che lo possedeva da molto tempo, furono interrogati e imprigionati. Nonostante le torture - furono, infatti immersi nell’olio bollente e gettati con i leoni- la grazia di Dio li conservò sempre indenni. Dopo di ciò, legarono i Martiri a delle colonne e iniziarono a scuoiarli con pettini di ferro. San Vito, allora, invocò Dio gridando: “Dio ci salvi dal tuo potere, o imperatore!”. Subito avvenne un grande terremoto e molti pagani Affresco di san Vito nella cripta dell’ persero la vita sotto le macerie. Arcangelo. San Pancrazio Salentino Un Angelo liberò di nuovo i (Lecce). Martiri riportandoli in Basilicata dove consegnarono a Dio le loro anime. San Vito aveva solo 12 anni (o secondo altri, 15). Dopo il loro martirio, una ricca donna pia trasportò le loro reliquie a Polignano a Mare in Puglia da dove si sparsero in tutto il mondo, compiendo innumerevoli miracoli e guarigioni, principalmente a coloro che soffrono di encefalite, epilessia, di chorea minor (conosciuta come «ballo di san Vito»), idrofobia, insonnia e di malattie oculari. Inoltre, viene considerato patrono dei sordomuti e dei ballerini. Protegge anche dal morso dei cani rabbiosi che per questo motivo sono entrati a far parte dell’iconografia del Santo. Non deve essere tralasciato, infine, il rapporto che esiste tra il Santo siciliano e i popoli slavi. Il suo culto, infatti, era molto diffuso tra i popoli da poco convertiti al Cristianesimo. Già intorno al X secolo, l’annuncio di Cristo si era diffuso tra gli Slavi - 376 -
GIUGN O
del Nord (Cechi, Polacchi) e tra quelli del Sud (Serbi, Bulgari e Croati) ,grazie soprattutto all’opera missionaria dei santi Cirillo e Metodio e dei loro numerosi discepoli. I missionari cristiani si erano imbattuti con una divinità pagana molto diffusa tra gli Slavi del Sud: Svantovit o Svetovit, che cercarono di sostituire con il culto del santo martire Vito (in croato Sveti Vid). A Praga, infatti, la Cattedrale è dedicata a san Vito, mentre, per il popolo serbo il giorno di san Vito è un anniversario nazionale molto importante, ben radicato nella tradizione. Nel giorno della sua festa (Видовдан), nel 1389, i Serbi Ortodossi si sacrificarono in Kossovo guidati dal santo principe Lazar Hrebeljanović, nella battaglia della Piana dei Merli, nota anche come battaglia del Cossovo, per impedire l’espansione islamica nei Balcani. Apolitìkion di san Vito, dal Typikon di Bova. (Codex Barberinianus gr. 371). Tono III. Siano sempre lodati come si deve i tre lottatori di Cristo: Vito, Modesto e Crescenza, poiché per Cristo hanno lottato secondo le regole, sconfiggendo i tiranni, e sono stati per questo coronati. Ora intercedono presso il Signore per coloro che con fede celebrano la loro sacra lotta. Il 15 di giugno memoria del santo martire Teodulo e i suoi compagni, Canziano, Candido, Crisogono, Arteone, Quinziano, Proto, Nivito e Canzianilla presso Tauriana. La
loro memoria, proveniente da manoscritti greci andati persi, è stata salvata da Gualtieri Paolo nella sua opera Glorioso Trionfo, over Legendario di SS. Martiri di Calabria, dove anco si tratta di alcuni Huomini Illustri, i quali esposero la vita in servigio di Dio, e di più dell’ origine de’ Frati Capuccini, e loro progressi in Calabria, Napoli 1630, p. 113.
- 377 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Su questi Santi Martiri di Tauriana non possediamo informazioni sufficienti se non un’ annotazione in un manoscritto greco proveniente del Monastero italogreco di sant’Elia lo Speleota a Melicuccà, in Calabria. Tale annotazione oggi si salva solo nella traduzione latina: «Martyrium Sanctorum novem de Tauriana Theoduli, Candidi, Cantiani, Prothi, Chrysogoni, Artheonis, Quintiani, Niviti, & Cantiamillae, Celebratum, fuit in territorio, quod hodie est Despoti». Probabilmente si tratta di martiri dei primi secoli del Cristianesimo, la cui memoria è andata perduta dopo la distruzione dell’antica città di Tauriana (oggi Palmi) per mano dei Saraceni nel 951 d.C. La loro memoria veniva venerata dai monaci greci sino alla completa latinizzazione della regione, quando, andò persa l’ultima annotazione nei manoscritti greci. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 378 -
GIUGN O
16 GIUGNO Il 16 di giugno, memoria della ricognizione delle sacre
reliquie di san Mamiliano, vescovo di Palermo. La memoria
è stata trascritta e riportata in latino da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 139.
Questo Santo Vescovo nacque a Palermo, della quale, per le sue molte virtù, divenne poi vescovo. Nel 440 d.C., con l’arrivo dei Vandali, di fede ariana, il Santo fu arrestato dal loro re Genserico e mandato in esilio a Cartagine. Qui con altri cristiani prigionieri il Santo visse in ascesi, continuando la sua opera pastorale. Battezzò, secondo la tradizione, santa Ninfa (10 novembre) e radunò intorno a sé molti discepoli dei quali la tradizione ci riporta i nomi (Eustochio, Proculo, Gobuldeo, Lustro, Vindemio, Teodosio, Aurelio, Rustico). Una volta liberati, san Mamiliano e
La reliquia della venerabile testa di san Mamiliano, vescovo di Palermo.
- 379 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
i suoi discepoli si rifugiarono prima in Sardegna e poi nell’isola di Montecristo, dove vissero la vita esicasta dentro una grotta della zona. La tradizione racconta, inoltre, che il Santo sterminò miracolosamente un drago che viveva nell’isola e fece scaturire con la sua preghiera una sorgente d’acqua pura. Si addormentò in pace il 15 settembre del 460 e una colonna di fumo s’innalzò dall’isola sino al cielo. A Palermo il Santo viene commemorato il 16 giugno, giorno della ricognizione delle sue reliquie. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Mamiliano. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 380 -
GIUGN O
17 GIUGNO Il 17 di giugno, memoria del nostro padre tra i santi
Imerio, il Calabro, vescovo di Amelia. La sua memoria è
riportata in Acta Sanctorum, Iunii, vol. III, Venezia 1743, pp. 371-377.
Secondo la biografia, sant’ Imerio si colloca tra il IV e il VI secolo. Visse da anacoreta in Calabria poi, per i suoi molti carismi, divenne vescovo di Amelia in Umbria, dove si addormentò in pace. Nel X secolo le sue reliquie furono trasferite dal vescovo Liutprando a Cremona, dove operarono molti miracoli a coloro che con fede ad esse accorrevano , invocando il suo nome. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Imerio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
San Imerio il Calabro.
- 381 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
18 GIUGNO Il 18 di giugno, memoria del nostro santo padre Calogero
e dei suoi compagni Gregorio e Demetrio. BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. III, pp. 696-699, Città Nuova Ed., Roma 1962. L’ufficiatura greca dei Santi (IX sec.), si trova nel manoscritto II E 9, ff. 185 r-198r, nella Biblioteca Centrale della Regione Siciliana a Palermo.
Si tratta, forse, di un antico asceta anonimo, rimasto nella memoria dei fedeli con il nome generale di “calogero” (in greco significa appunto monaco). Il suo culto è abbastanza diffuso in tutta la Sicilia, in particolare nella parte occidentale dell’isola ed è uno santi italogreci più amati. Molte città e zone ne reclamano le origini come Sciacca, il monte Cronio (dove esiste una grotta con la sua fonte sacra), Termini Imerese, Naro, Salemi, Lentini, Palermo, Agrigento, Licata, Aragona e Canicattì. Gli abitanti di queste zone festeggiano san Calogero il 18 giugno con grandi festeggiamenti, con molti usi e costumi locali e colorite tradizioni popolari. Narra la tradizione che questi Santi giunsero da Calcedonia (questo sta forse a indicare la loro - 382 -
San Calogero. Affresco contemporaneo, opera dell’autore, nell’Eremo della Candelora a Santa Lucia del Mela in Sicilia.
GIUGN O
fedeltà al IV Concilio Ecumenico), elemento che i dotti Gesuiti del XVI secolo lessero in maniera errata come Cartagine4, colri sultato di considerare e di rappresentare questi santi con carnagione scura. I dati certi, quelli più antichi, provengono da un canone innografico in loro onore, composto nel IX secolo dal monaco greco Sergio del Monastero del Monte Cronio. Dal canone sappiamo che vennero dalla Tracia in Sicilia per scampare alle persecuzioni dei monofisiti. Sbarcarono, quindi, a Lilibeo, nella zona occidentale della Sicilia, e vagarono per molti luoghi, predicando e compiendo molti miracoli e guarigioni. Il vescovo Gregorio con il diacono Demetrio trovò ben presto il martirio, forse San Calogero. per mano dei Vandali o dei Goti, che a quell’epoca infestavano la Sicilia. San Calogero, allora, si nascose nelle grotte del monte Cronio dove esistevano calde sorgenti sacre che il Santo liberò dal culto e dai sacrifici pagani che lì ancora si compivano. Con la sua preghiera e la vita ascetica, scacciò i demoni, consacrò quel luogo al culto del vero Dio e riunì intorno a sé molti monaci che desideravano imitarlo nelle virtù e di essere da lui istruiti. Il monastero del monte Cronio fu per molti anni sede episcopale di Triocala (Caltabellotta) e fu da lì che il culto del Santo si 4. In greco i nomi delle due località sono molto simili: ΧαλκηδόναΚαρχηδόνα. N.d.T.
- 383 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
diffuse in tutta l’isola. Esistono molte altre tradizioni, senza fondamento storico, come quella che narra che il Santo visse all’epoca apostolica e fu mandato in Sicilia dal santo apostolo Pietro per predicare il Vangelo. Molti storici ritengono, però, che il Santo si sia rifugiato in Sicilia scappando dal Nord Africa per mettersi in salvo dalle sanguinose persecuzioni dei Vandali. Le tradizioni orali sono numerose e raccontano molti particolari della vita e dei miracoli di san Calogero. Ad esempio, si narra che nella sua vecchiaia, non potendo più raccogliere verdure selvatiche l’unico suo cibo, beveva latte da una cerva. Durante le incursioni arabe in Sicilia, le sue reliquie furono portate al sicuro nel celebre monastero di san Filippo di Fragalà, nel nord dell’Isola. Oggi la maggior parte di esse è custodita nel paese di Frazzanò. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Calogero, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 384 -
GIUGN O
20 GIUGNO Il 20 di giugno, memoria del nostro santo padre teoforo
Giovanni di Matera, fondatore del Monastero della Madre di Dio di Pulsano in Puglia. BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. VI, pp. 825-828, Città Nuova Ed., Roma 1966.
San Giovanni nacque a Matera nell’anno 1070. Ferito sin da tenera età dal divino amore, si rifugiò nel monastero greco di san Pietro, nelle isole Cheradi5 nel Mare di Taranto. Lì ricevette la difficile mansione di pastore, vivendo una vita di privazioni e sacrifici. Desiderando una maggiore vita ascetica, partì inizialmente per la Calabria e poi per la Sicilia, vivendo una vita da eremita, passando la notte immerso in acque
San Giovanni di Matera. 5. Tucidide fu il primo a tramandare il nome delle Cheradi (dal greco Choiràdes (Χοιράδες) che significa promontorio (o corna). N.d.T.
- 385 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
ghiacciate e sopportando gli attacchi dei demoni. In seguito ad una visione divina, tornò nella sua patria, nella città di Ginosa dove continuò la rigida ascesi e l’assoluto silenzio per due anni e mezzo. Sciolto il silenzio, iniziò a predicare la vera Fede e la conversione, suscitando l’ammirazione e la conversione di molti uomini, persino tra i Latini. Allora, il conte normanno Roberto di Chiaromonte, irato per il suo operato, lo denunciò come eretico al vescovo latino con la falsa accusa di nascondere un tesoro. Il Santo fu quindi arrestato, interrogato e imprigionato. Lo condannarono al rogo ma fu liberato miracolosamente e fuggì a Capua e, in seguito, sulle montagne dell’Irpinia dove si incontrò con l’eremita latino Guglielmo di Vercelli. Intorno al 1127-1128 continuò la sua opera annunciatrice a Bari, un tempo sede del Catepanato bizantino e a quel tempo sede degli occupanti Normanni. Molto presto il suo predicare ortodosso provocò le reazioni del clero latino, che lo accusò al vescovo latino di eresia e di blasfemia. Nel processo che seguì, fu assolto, grazie all’intervento del principe Grimoaldo Alfaranite, ma il Santo preferì abbandonare lo stesso Bari per ritirarsi sul Gargano, vicino al Santuario dell’Arcangelo Michele. Dopo l’apparizione della Madonna e dell’Arcangelo Michele, nel 1129, si stabilì insieme con altri sei monaci nella vicina zona rocciosa del colle di Pulsano, dove fondò un monastero dedicato alla Madonna. Nell’arco di soli sei mesi, si radunarono intorno a lui cinquanta discepoli, desiderosi di ricevere l’abito monastico dalle sue mani per rimanere a fianco a lui. Molti di essi vissero santamente e dopo la morte furono venerati come santi (Giovanni il Buono, Gioele e Giordano). A causa del continuo aggiungersi di altri monaci, san Giovanni fondò altre dipendenze monastiche, sia maschili che femminili, rette secondo i valori e le regole del monachesimo ortodosso. Dipendenze del monastero di Pulsano furono fondate persino sulle coste della vicina Dalmazia e nel Centro Italia. Molti furono i monaci che ,desiderando una vita - 386 -
GIUGN O
maggiormente esicasta, vissero come eremiti nelle grotte intorno a Pulsano, trasformando la zona in una nuova Tebaide del Sud Italia. Infine, sfinito per le difficolta, l’ascesi e i digiuni, dopo aver compiuto molti miracoli, consegnò la sua anima a Dio, il 20 gennaio 1139. Negli anni che seguirono, il suo monastero, poiché si trovava in una zona dominata dai latini normanni, fu trasformato in un’abbazia benedettina. L’ultimo abate italogreco di cui si ha notizia fu Antonio nel 1379. Nel 1830 il monastero fu abbandonato, mentre, le reliquie di san Giovanni furono trasportate a Matera dove riposano in un altare laterale Cattedrale. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giovanni, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 387 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
21 GIUGNO Il 21 di giugno, memoria dei santi gloriosi martiri Marzia
e Rufino di Siracusa. La memoria è stata trascritta e riportata in latino da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 123.
Purtroppo, ci sono noti solo i nomi di questi santi martiri così come sono riportati nel Martirologio Romano. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 388 -
GIUGN O
22 GIUGNO Il 22 di giugno, memoria del nostro santo padre Basilio,
abate del monastero di Pantelleria. La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Del monastero bizantino di Pantelleria, oggi si salva solo una traduzione slava del Typikon6 (la Regola), scritto dal primo abate del monastero, il presbitero Giovanni7. Suo successore nella carica di Abate fu san Basilio, il quale si distinse per la sua vita ascetica, le virtù e i miracoli. Governò il monastero in un’epoca difficile, a causa degli attacchi arabi che culminarono con la conquista araba della Sicilia (827). Nell’isola di Pantelleria fu confinato dagli iconoclasti san Eutimio, vescovo di Sardi, intorno agli anni 803-806 d.C. Non sappiamo, però, se a quell’epoca san Basilio fosse ancora in vita. Ci sono giunti due canoni in onore dei due santi ma senza particolari informazioni biografiche.
L’isola di Pantelleria. 6. Ivan Dujcev, Il Tipico del monastero di S. Giovanni nell'isola di Pantelleria. Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata anno 1956, numero 4. 7. Festeggia il 3 agosto.
- 389 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Basilio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 22 di giugno, memoria del nostro padre tra i santi Gregorio I, vescovo di Agrigento. La memoria, basata su
manoscritti greci, è stata tramandata da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 87.
Dalla vita della santa martire Agrippina sappiamo che, quando il corpo della martire fu trasportato in Sicilia, venne accolto da Gregorio, vescovo di Agrigento. Il Santo, secondo la tradizione, era presente a Roma durante il martirio della Santa incoraggiandola con i suoi consigli. Quando ritornò in Sicilia, venne a sapere che tre vergini, consacrate a Dio, Bassa, sorella di Agrippina, Paola e Agatonica San Gregorio mentre venera le reliquie di santa Agrippina, martire. avevano trasportato a - 390 -
GIUGN O
Mineo presso Catania il corpo della Martire. Subito, insieme al suo arcidiacono, corsero a venerare il corpo della Santa che emanava profumo. Dopo aver celebrato la Divina Liturgia e aver comunicato le tre vergini, predisse loro il prossimo martirio che avvenne appunto tre mesi dopo. La memoria del Santo Vescovo, che si addormentò in pace intorno al 262, viene commemorata un giorno prima di santa Agrippina, il 22 giugno. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Gregorio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Santa Agrippina. Decorazione da un manoscritto latino che si trova nel Mineo di Sicilia.
- 391 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
23 GIUGNO Il 23 di giugno, memoria della santa martire Agrippina.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Sant’ Agrippina, vergine e martire, nacque a Roma il 243, da genitori cristiani, nobili e ricchi. Subì il martirio il 23 giugno 258, all’età di soli 15 anni, al tempo dell’imperatore Valeriano. Ecco come san Nicodemo l’Aghiorita descrive nel suo Sinassario il suo martirio: “Questa Santa, nativa della gloriosa città di Roma, sin dalla sua fanciullezza si consacrò a Dio. Avendo scacciato il fetore delle passioni, profumava i cuori dei fedeli come un giardino in fiore e una rosa profumatissima. Aveva, infatti, adornato la sua anima con la verginità e la purezza, sposandosi spiritualmente con Cristo, per il quale sopportò coraggiosamente e virilmente il martirio. Per amore, infatti, di Cristo, suo Sposo, consegnò sé stessa ai tormenti e al martirio. Colpita sulla bocca, sconfisse le intellegibili ossa dell’empietà; denudata, mise in ridicolo la nudità del nemico diavolo; legata e contorta, pose fine all’inganno dei pagani. Infine, avendo sopportato tutti questi tormenti, consegnò questa «E, quando gli Agareni cercarono di assalire il castello, dove si venerabilissima le sua anima nelle trovavano le sue reliquie, furono mani di Dio, ricevendo la corona subito messi in fuga». - 392 -
GIUGN O
immarcescibili del martirio. Bassa, Paola e Agatonica poi presero di nascosto il corpo della Martire e, dopo un lungo viaggio, per mari e per monti, arrivarono in Sicilia dove lo deposero. Subito l’Isola fu liberata dall’inganno dell’idolatria e dai demoni. E, quando gli Agareni cercarono di assalire il castello, dove si trovavano le sue reliquie, furono subito messi in fuga. Da allora sino ad oggi, i lebbrosi che si avvicinano alle sue reliquie vengono guariti così come anche tutti coloro che sono Il trasporto delle reliquie di santa ammalati ritrovano la salute per Agrippina dal Mineo di Sicilia. la sua intercessione”. In effetti, le sacre reliquie della Santa sono custodite a Mineo in Sicilia ,dove viene onorata con grande devozione quale patrona e protettrice. Il suo culto è diffuso anche in altre città della Sicilia come Ferla, Scicli, Nicosia, Enna e Palermo. Dal Vespro della Santa, Tono IV. Dopo la tua lotta a Roma, Cristo nostro Dio ti dona alla Sicilia come preziosissimo tesoro; là giunta, martire celebrata, con la tua presenza scacci la maligna turba dei demoni; perciò ti diciamo beata e festeggiamo oggi la tua santa lotta, o Agrippina, grande lottatrice.
- 393 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
25 GIUGNO Il 25 di giugno, memoria della santa martire Febronia.
La memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della
Chiesa Ortodossa. Riguardo all’esistenza della Santa siciliana si consulti: BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. V, pp. 507-508, Città Nuova Ed., Roma 1964.
Nella parte settentrionale della Sicilia, vicino alle rovine dell’antica colonia greca Τύνδαρις-Týndaris, si trova l’antica città di Epactì (oggi Patti) dove sono custodite le reliquie miracolose di una santa martire di nome Febronia. La tradizione riporta che la Santa, originaria di Patti, visse nel IV secolo e subì il martiro dalle mani del padre, fervente pagano. Sino ad oggi, si salva, nella zona di Gioiosa Marea, la fonte sacra «Acqua Santa» nella quale, secondo la tradizione, la Santa venne battezzata dal vescovo Agatone. Inoltre, nella zona Mongiove, si custodisce ancora oggi la grotta dove la Santa si nascose per salvarsi dall’ira di suo padre. Fu comunque scoperta e uccisa; il suo corpo, poi, fu gettato in mare e trasportato miracolosamente nella città di Minori, presso Salerno. Nel XVI secolo, lo storico gesuita Gaetani, sulla base di antichi manoscritti greci, oggi andati persi, identificò santa Febronia Santa Febronia sopra le rovine di con la santa martire Trofimena Tindari in Sicilia. - 394 -
GIUGN O
che viene venerata a Minori. In effetti, la tradizione su santa Trofimena assomiglia molto alla vita di santa Febronia; Pare che, in un secondo momento, parte delle reliquie Santa furono trasportate a Minori. Gli storici non sono ancora sicuri se la Febronia siciliana sia da identificarsi con santa Febronia di Nisibis, il cui culto fu introdotto nella regione da monaci greci venuti dall’Oriente, durante il periodo Il martirio di santa Febronia iconoclasta, oppure se si tratti di di Patti. una santa locale. Le reliquie di santa Febronia di Nisibis sono custodite a Trani in Puglia. Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Febronia, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
Martirio di santa Febronia. Eremo bizantino della Santa a Palagonia di Catania.
- 395 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
26 GIUGNO Il 26 di giugno, memoria della santa gloriosa neomartire di Gala (X secolo). Informazioni sull’esistenza della
Venera
Santa ci sono fornite da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 84. Inoltre, rimandiamo all’opera di V. Raciti Romeo, Santa Venera vergine emartire nella storia e nel culto dei popoli, Acireale, 1905 come anche a La Fonte di Venere nella Piana di Milazzo, di Α. Saya Barresi, Bologna 1987, pp. 53-54.
Informazioni per santa Venera di Gala ci sono giunte solo attraverso la tradizione orale del luogo dove è venerata con grande devozione. La Santa visse nell’epoca oscura
Il luogo del martirio di santa Venera di Gala (+920).
- 396 -
GIUGN O
dell’occupazione araba della Sicilia ed era figlia di un rinnegato cristiano. Tuttavia, venne istruita nella fede cristiana dalla madre, si battezzò, desiderando di dedicare la sua vita a Cristo. Dopo la morte del padre, i suoi fratelli, desiderosi di convertirla all’Islam, combinarono un matrimonio con un ricco musulmano della regione. La Santa, però, si oppose fermamente e, per non essere costretta a rinnegare lo Sposo della sua anima, fuggì di nascosto di casa. Trovò un rifugio temporaneo in una grotta nascosta dentro ad una fitta vegetazione dove esisteva una cappella dedicata alla sua protettrice, santa Venera, la martire. Fu, però, scoperta dai suoi fratelli che, stravolti dall’ira, la massacrarono, e, così, entrò nel glorioso coro dei Santi Martiri di Cristo. Siccome la Santa si rifugiò nella grotta-chiesa della sua protettrice santa Venera, spesso gli storici locali l’hanno identificata con l’omonima santa Venera che festeggia il 26 luglio. Tuttavia, la tradizione locale e alcuni storici del XVI secolo assicurano che si tratta di una Santa locale che subì il martirio verso il 920-926 d.C. La grotta dove avvenne il martirio costituisce ancora oggi mèta di pellegrinaggio per tutti i fedeli della regione che la venerano con particolare devozione. Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Venera, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
- 397 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
27 GIUGNO
Il 27 di giugno, memoria del nostro santo padre Proclo di Bisignano in Calabria. Informazioni sul Santo attingiamo dal Bios
di san Nilo, manoscritto Criptense B, II (430) del XII secolo.
(Vedi il Bios al 19 febbraio) Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Proclo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 27 di giugno, memoria di sant’ Agatone, vescovo di Lipari. BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. I, pp. 344-345, Città
Nuova Ed., Roma 1961.
La presenza del Cristianesimo nell’isola vulcanica di Lipari è accertata sin dai primi secoli; mentre, la presenza di Agatone viene collocata intorno al III-IV secolo. Secondo la tradizione, il Santo Vescovo fu colui che, nel 264 accolse sulla spiaggia dell’isola le reliquie del santo apostolo Bartolomeo, lì giunte miracolosamente. Questo evento è festeggiato dalla Chiesa Ortodossa il 25 agosto. La figura di sant’ Agatone compare anche nel bios bizantino dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino. Nel bios, infatti, leggiamo che Agatone per sfuggire ai suoi persecutori si rifugiò a Lentini, in Sicilia, dove visse nascosto dentro una grotta insieme ad un certo Alessandro, - 398 -
GIUGN O
ex persecutore di cristiani. Infine, secondo alcuni storici, sant’ Agatone si addormentò nel 313 all’età di 90 anni. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Agatone. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
L’isola di Lipari.
- 399 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
28 GIUGNO Il 28 di giugno, memoria del santo martire Papino. La
memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Tra i santi martiri bizantini venerati nel Mezzogiorno d’Italia vi è anche san Papino, il cui culto è presente a Milazzo (antica Mylae, Μυλαί in greco antico). Nel Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita leggiamo questo:
San Papino, martire.
- 400 -
GIUGN O
“Questo martire visse al tempo degli imperatori Diocleziano e Massimiano nell’anno 301.Credente in Cristo, discendeva -infatti- da una famiglia cristiana, si fece annunciatore agli altri della vera Fede. Fu perciò arrestato e condotto davanti al governatore locale che lo invitò a sacrificare agli dèi. Ma siccome rimase irremovibile, ammonendo il governatore, fu sottoposto a svariate torture. Lo legarono e lo tirarono dalle quattro estremità del corpo, picchiandolo per molte ore. Lo immersero, poi, in un calderone ripieno di olio e di aceto. Qui successe qualcosa di straordinario: il Santo, infatti, rimase per sette giorni dentro le fiamme senza subire alcun danno. A seguito di questo miracolo, molti pagani credettero a Cristo. Avendolo, poi, estratto dal calderone lo fecero strisciare nudo sui triboli metallici. In seguito, lo legarono a dei cavalli indomiti che lo trascinarono su luoghi aspri e impervi provocandogli molte fratture. Lo appesero a testa in giù con una pesante pietra attaccata al collo. Dopo tre giorni, tagliarono la corda, facendolo cadere rovinosamente a terra. Lo ricoprirono di carboni ardenti e di pietre. Apparve, quindi, un Angelo del Signore che lo liberò e lo guarì. Perciò, i torturatori e molti altri si convertirono e furono per questo decapitati ricevendo così la corona del martirio. Infine, anche il Santo fu decapitato entrando vittorioso in Cielo”. Lo stesso san Nicodemo, sempre nel suo Sinassario, al 25 agosto, descrivendo il trasporto delle reliquie del santo apostolo Bartolomeo e il loro miracoloso arrivo nell’isola di Lipari, riporta le seguenti parole riguardo a san Papino: “I pagani, servi del diavolo, vedendo questi miracoli e queste guarigioni, scatenarono tutta la loro ira sull’urna contenente le reliquie del Santo Apostolo Bartolomeo e la gettarono in mare insieme ad altro quattro urne che contenevano rispettivamente le reliquie di Papiano, Luciano, Gregorio ed Agazio. Ciò fu permesso da Dio sia per santificare il mare al loro passaggio - 401 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
che per benedire i luoghi nei quali giunsero queste reliquie. San Bartolomeo dal Mar Nero, attraversando lo stretto di Dardanelli, arrivò nel Mar Egeo. Dal Mar Egeo arrivò nel Mar Adriatico. Lasciandosi alla sinistra la celebre e grande isola di Sicilia, accompagnato dalle altre quattro urne dei martiri, arrivò a Lipari. Come sono ammirabili le tue opere, Signore! E quale parola potrà mai bastare a inneggiare le tue meraviglie? I quattro martiri accompagnarono il Santo Apostolo Bartolomeo come guardie di un re sino al posto in cui egli volle. Dopo, tornarono indietro e andarono nel posto disegnato per ciascuno di essi dalla Divina Provvidenza. Il martire Papino nella città di Milazzo, il martire Luciano a Messina, il martire Gregorio a Stalettì in Calabria e san Agazio a Squillace”. Oggi, a Milazzo, il Santo viene venerato come protettore e patrono della città ogni 17 giugno. Un tempo, sulla spiaggia, esisteva una cappella nel luogo dove sbarcarono le sue reliquie. Nel 1618 questa cappella fu sostituita da un’altra chiesa sempre dedicata a san Papino. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 402 -
GIUGN O
30 GIUGNO Il 30 di giugno, la Sinassi della Sacra e Taumaturgica
Icona della Madre di Dio dei Martiri a Molfetta in Puglia. Si tratta di una festa mariana locale.
Secondo la tradizione locale, che la venera con particolare devozione, anche quest’icona giunse in Puglia dal mare. Gli storici ipotizzano che siano stati i Crociati a portarla dall’Oriente nel 1188. Da allora non ha cessato di compiere miracoli per coloro con fede accorrono ad essa. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia Icona della Madonna dei Martiri a Mol- nel monastero della tua fetta. purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
- 403 -
Affresco bizantino della Madre di Dio (X-XI secolo) nella chiesa paleocristiana di Casaranello (prov. di Lecce).
LUGLIO
3 LUGLIO Il 3 di luglio, memoria del nostro padre tra i santi Cirillo,
vescovo di Reggio Calabria. BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. VII, pp. 1223-1225, Città Nuova Ed., Roma 1988.
Come leggiamo nel Bios di san Leone di Catania, che fu suo discepolo, san Cirillo fu vescovo di Reggio Calabria al tempo dell’iconoclastia. Prima di essere eletto vescovo, viveva da asceta nelle grotte nella zona di Terreti, oggi conosciute tra gli abitanti di Reggio con il nome di «Santa Penitenza». Inoltre, sino al XV secolo, esisteva in questa zona un forte intitolato al Santo. Divenne vescovo in un’epoca difficile e di grandi cambiamenti, quella dell’iconoclastia; infatti, in quel periodo il Sud Italia passò dalla giurisdizione San Cirillo, vescovo di Reggio. (Opera dell’au- ecclesiastica romana a tore, presso il monastero di Seminara). quella di Costantinopoli1. 1. La prima fase dell'iconoclastia iniziò tra il 726-730, quando l'imperatore Leone III Isauro emanò un decreto con il quale vietava il culto delle icone.
- 405 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Possediamo pochi elementi sulla sua vita provenienti dal bios del suo discepolo, san Leone di Catania. Governò la Chiesa di Reggio Calabria intorno al 710-740 d.C. e si distinse per la santità, l’ascesi e per le molte virtù che lo adornavano. Fu padre spirituale di san Leone, vescovo di Catania, che ordinò suo arcidiacono e, in seguito, presbitero. Quando san Sabino, vescovo di Catania si addormentò (15 ottobre), i Catanesi si rivolsero a san Cirillo, noto per la sua santità ed ortodossia, ed egli mandò il suo discepolo, san Leone, come degno successore sul trono vescovile. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Cirillo. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Il 3 di luglio, memoria del nostro padre tra i santi Leone II, papa di Roma, originario di Messina (683 d.C.). La sua
memoria è stata tramandata in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 2.
San Leone II era originario di Messina e suo padre si chiamava Paolo. Nella sua giovinezza ricevette un’elevata formazione negli studi classici e nel canto sacro. Il 17 agosto 682 succedette sul trono papale Agatone. Dalle sue epistole, a noi giunte, si evince la grande cultura e la raffinata erudizione come anche il La Chiesa di Roma si oppose strenuamente alla politica imperiale. Di conseguenza, Leone tolse dalla giurisdizione del Papa la Chiesa dell'Illirico come anche il Sud Italia e la Sicilia, sottoponendole alla giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli.
- 406 -
LUGLIO
suo pensare patristico. Celebrava con grande solennità le sacre funzioni e la Divina Liturgia per far gustare ai fedeli un po’ della grandezza divina nell’ora del sacro culto. Si addormentò il 3 luglio 683, appena un anno dopo la sua elezione. A Messina, alcuni toponimi ricordano agli abitanti il loro San Leone II, papa di Roma. glorioso concittadino. Qui vale la pena ricordare che agli inizi del VII secolo, a Roma, si formò una grande e importante comunità di cristiani proveniente dall’Oriente e da diversi luoghi del Mediterraneo in cui venivano chiamati “Greci”. Numerose erano, inoltre, le chiese romane e i monasteri che seguivano il rito orientale (Santa Maria Antiqua, Santa Maria in Cosmedin, San Giorgio al Velabro, San Cesario al colle Palatino, San Alessio sull’Aventino, San Giovanni a Porta Latina, San Teodoro al foro romano, Santa Anastasia, San Saba etc.). Inoltre, in quest’epoca si succedettero sul trono della Chiesa Romana diversi papi greci (Bonifacio III, Teodoro I, Giovanni V, Giovanni VI, Giovanni VII, Sisinio e Costantino) e molti altri originari della Magna Græcia: Agatone, Sergio I, Leone II, Conone, Zaccaria, Stefano III). Grazie a questi papi greci, la Chiesa della Roma più antica si arricchì di molte feste del Signore e della Madre di Dio che già si festeggiavano in Oriente, ma che in Occidente erano ancora sconosciute (Annunciazione, Candelora, Dormizione della Madre di Dio, Esaltazione della Santa Croce etc.).
- 407 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Leone. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
Il 3 di luglio, memoria del nostro padre tra i santi Cresto, vescovo di Siracusa. La sua memoria è stata tramandata in latino da
Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. I, p. 19.
Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, san Costantino, dopo l’editto di Milano, mandò una lettera a Cresto, vescovo di Siracusa, per chiamarlo al concilio di Arles del 314. Questa è l’unica testimonianza storica riguardante il Santo siciliano che oggi festeggiamo. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Cresto. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 408 -
LUGLIO
5 LUGLIO Il 5 di luglio, memoria del nostro santo padre Atanasio
l’Athonita e del suo discepolo calabro, Niceforo il Nudo e Mirovlita. Per quanto riguarda il Santo, consulta le informazioni che si
salvano nel Bios di san Fantino il Nuovo, Codice Mosq. 478 di Mosca. Inoltre, riferimenti al Santo troviamo anche nel Bios di sant’Atanasio l’Athonita: Anaclecta Bollandiana 1906, vol. XXV, p.57; Guida storica al Sacro Monastero della Grande Lavra, dell’abate emerito Callistratos Lavriotis, Ed. Karavia, Atene 1976. Opera originale in greco: Προηγουμένου Καλλιστράτου Λαυριώτου, Ἱστορικὸν Προσκυνητάριον τῆς Ἱερᾶς Μονῆς Μεγίστης Λαύρας. Ἐκδόσεις Ἀ. Καραβία, Ἀθῆναι 1976.
Tra i primi santi del Monte Athos, in Grecia, ancor prima della dormizione di sant’Atanasio l’Athonita, un posto di rilievo occupa la figura del santo calabrese Niceforo il Nudo e Mirovlita. Si tratta di una personalità monastica molto interessante che unisce il monte Mercurion della Calabria con il Monte Athos in Grecia, due palestre monastiche per eccellenza. San Niceforo il Nudo. Affresco, opera Informazioni sul Santo dell’autore, presso l’Eremo della Candeattingiamo dalle vite di lora a Santa Lucia del Mela. san Fantino il Nuovo e di sant’Atanasio l’Athonita. La vita ascetica di san Niceforo ebbe inizio in Calabria, vicino a grandi personalità monastiche dell’epoca (Nilo il Calabro, - 409 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Fantino il Nuovo, Zaccaria l’Angelico, Giovanni del Mercurion etc). Fu uno dei due discepoli di san Fantino che nel 965 lo seguirono in Grecia, arrivando sino a Tessalonica, dove si stabilirono. Desiderando maggiore esichìa e sentendo parlare delle fama di sant’Atanasio l’Athonita che all’epoca, stava costruendo la Grande Lavra, divenne suo discepolo. Leggiamo nel Bios di sant’Atanasio: “Si avvicinarono a sant’Atanasio per ricevere una regola e un esempio di vita non solo monaci principianti ma anche venerabili Anziani, non solo del Monte Athos, ma da diversi popoli, da Roma, dall’Italia, dalla Calabria, dalla Georgia, dall’Armenia, ricchi e poveri, nobili e umili, Abati e Vescovi, tutti accorrevano e a lui si sottomettevano. Persino eremiti e anacoreti in cilicio si avvicinavano a lui per fare obbedienza, uno di essi fu un certo Niceforo, il beatissimo, che risplendette dalla Calabria». Prosegue il Bios descrivendo l’accoglienza di Niceforo da parte di sant’Atanasio: “Il Padre lo accolse e, inizialmente, non gli impedì di vivere secondo la sua ascesi abituale, indossava, infatti, solo un abito di peli e mangiava crusca bagnata una volta al giorno; in seguito, passato un po’ di tempo lo introdusse nel cenobio, secondo le regole della vita comunitaria, santificandosi a tal punto che, dopo la morte, le sue ossa trasudavano miron”. Inoltre, il secondo biografo di sant’Atanasio specifica che Atanasio ordinò a Niceforo di togliersi il lenzuolo con il quale nascondeva la sua nudità e di uniformarsi del tutto alle regole della vita comunitaria. Da queste testimonianze dirette, provenienti dal bios di sant’Atanasio,si evince la dura ascesi di questo eremita calabro sia nel vestirsi che nel mangiare. Infatti, come risulta da altre vite di Santi Italogreci, essi erano soliti girare nudi, dediti a duri digiuni e senza una fissa dimora. Seguendo la vita comunitaria, l’ex eremita Niceforo giunse, tramite l’obbedienza, ad alte vette di santità e di virtù, a tal punto che dopo la sua beata dormizione, le sue reliquie iniziarono ad emanare - 410 -
LUGLIO
miron2. Il secondo biografo riferisce che quando sant’Atanasio diede ordine che si procedesse al trasferimento dei resti di san Niceforo in una tomba nuova, le ossa iniziarono a trasudare un liquido profumatissimo, entrando così a far parte dei Santi mirovliti. Siccome san Niceforo non gode di una memoria liturgica propria, abbiamo collocato la sua memoria insieme a quella del suo padre spirituale, sant’Atanasio l’Athonita. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Niceforo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 5 di luglio, memoria del santo glorioso ieromartire
Stefano di Nicea, primo vescovo di Reggio Calabria e di san Socrate. Il bios greco del Santo si trova nel Codice B, b, XVII di
Grottaferrata. Per la bibliografia consulta: BIBLIOTHECA SANCTORUM, vol. XII., pp. 4-6, Città Nuova Ed., Roma 1969.
Come leggiamo negli Atti degli Apostoli ai versi 28, 13, l’Apostolo delle Genti Paolo insieme all’evangelista Luca nel viaggio verso Roma fece sosta anche a Reggio Calabria: “e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio”. Secondo la tradizione, san Paolo colse l’occasione per annunciare il Vangelo alle folle che si erano radunate per la festa di Artemide nella zona Calamizzi lì dove oggi è situata la stazione ferroviaria. Gli 2. Ἱστορικὸν Προσκυνητάριον τῆς Ἱερᾶς Μονῆς Μεγίστης Λαύρας, Προηγουµένου Καλλιστράτου Λαυριώτου. ἘκδόσειςἈ. Καραβία, Σόλωνος 78, Atene 1976, p. 176.
- 411 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
abitanti di Reggio gli permisero di predicare, stabilendo come limite di tempo una candela posta una colonna del tempio; tuttavia, consumatasi la 3 candela, la colonna continuò a bruciare. Questo miracolo consentì a Paolo di continuare ad annunciare ai Reggini l’economia salvifica di Cristo. Molti furono, infatti, coloro che credettero a Cristo chiedendo il battesimo a tal punto che Paolo si vide costretto a lasciare come primo vescovo il suo discepolo I santi Stefano di Nicea e Socrate. Stefano di Nicea. Santo Stefano, dopo aver dato salde basi alla Chiesa di Reggio per ben diciassette anni, infine, la irrigò con il suo sangue, subendo il martirio di spada, al tempo della persecuzione iniziata dal governatore locale Gerace. Al Martyrion, costruito poco fuori Reggio, sulla sua tomba, venivano venerate anche le sante Perpetua, Felicita e San Stefano viene ordinato vescovo dall’Apostolo Paolo a Reggio Calabria.
3. Ancora oggi la colonna è custodita nella Cattedrale di Reggio.
- 412 -
LUGLIO
Agnese. Insieme a santo Stefano, la tradizione locale agiografica colloca anche san Socrate che, in seguito, divenne noto come san Suera (a causa della difficoltà degli studiosi latini di leggere correttamente i manoscritti greci). Molti eruditi odierni sostengono che la provenienza di santo Stefano da Nicea dichiari la sua fede ortodossa al dogma di Nicea sia del Primo Concilio Ecumenico che al Settimo che stabilì l’ortodossia del culto delle Sacre Icone. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Stefano. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, San Stefano di Nicea. Statua nel padre e pontefice Socrate. Intercedi piazzale del Duomo di Reggio Ca- presso il Cristo Dio, per la salvezza labria. delle anime nostre. - 413 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 5 di luglio, memoria dei santi martiri Agatone e Trifina in Sicilia.
Vedi l’edizione critica del Martirologio Geronimiano di Giovanni Battista de Rossi e Louis Duchesne. Martyrologium Hieronymianum, in Acta Sanctorum Novembris, vol. II, Parte prima, Bruxelles 1894.
Nel Martirologio Geronimiano, al 5 luglio, è riportata la memoria di questi due martiri siciliani, senza riferire ulteriori informazioni. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
Il 5 di luglio, memoria della santa martire Febronia di Patti in Sicilia. (vedi 25 giugno)
Apolitìkion tono IV. La tua agnella, o Gesù, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto; sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Accogli dunque come sacrificio senza macchia, colei che piena di desiderio è stata immolata per te, e per intercessione di Febronia, tu che sei misericordioso, salva le anime nostre.
- 414 -
LUGLIO
6 LUGLIO Il 6 di luglio, memoria della santa gloriosa vergine e
martire Lucia, del santo martire Rezio, il vicario e di altri 24 martiri, martirizzati per spada in Campania. La loro
memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Su questo gruppo di Santi martiri in Campania attingiamo informazioni dal Sinassario di san Nicodemo l’Aghiorita: “Questa Lucia è diversa dalla Lucia di Sicilia festeggiata il 13 dicembre. Questa Santa, dunque, fu arrestata dal vicario Rezio e, costretta a sacrificare agli idoli e a rinnegare Cristo, rimase irremovibile e, anzi, convertì lo stesso vicario alla fede di Cristo. Per questo motivo ebbe grande considerazione di lei e le trovò un luogo tranquillo in cui abitare,
Il martirio di santa Lucia dal Menologio di Basilio II.
- 415 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dove la santa si dedicò al digiuno ed alla preghiera. Presto Lucia tentò di convincere Rezio ad abbandonare il suo incarico di vicario e diventare, con lei, martire di Cristo in Campania. Rezio fu convinto e partì con essa, lasciandosi dietro moglie, figli, ricchezze ed ogni gloria terrena e temporale. Lì furono entrambi arrestati e invocando Cristo dinanzi al governatore lo confessarono come vero Dio. Furono perciò subito decapitati. Insieme a loro furono decapiti molti altri. Quel giorno, insieme ad essi, furono decapitati altri santi martiri, inclusi i santi Anatolio, Antonino, Licias, Neade, Serino, Diodoro, Dione, Apollonio, Apamo, Pappiano, Cozio, Orono, Papico, Satiro, Vittore ed altri nove”. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 416 -
LUGLIO
7 LUGLIO Il 7 di luglio, memoria di santa Domenica, vergine e
martire. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Santa Ciriaca subì il martirio a Nicomedia, ma è molto venerata e amata in tutto il Sud Italia, dove è conosciuta come santa Domenica. A ciò contribuì molto il trasporto delle sue reliquie a Tropea in Calabria dove è considerata protettrice e patrona. Inoltre, il suo culto è diffuso anche in altre zone come a Fiumefreddo di Cosenza, a Reggio Calabria, dove esisteva un monastero bizantino a lei dedicato nella zona di Gallico come anche a Gerace, che all’epoca si chiamava Affresco bizantino di santa appunto Santa Ciriaca. Domenica in Puglia (XI sec.).
Apolitìkion tono IV. Con tutta l’anima hai amato Cristo, Signore dei Signori e Re e con gioia hai lottato e da lui sei stata glorificata come vergine e martire; ora per coloro che ti onorano fai scaturire la grazia delle guarigioni e per tutti chiedi il perdono delle colpe. Il 7 di luglio, memoria del santo martire Peregrino e dei suo compagni: Luciano, Pompeio, Esichio, Pappias, Saturnino e Germano. La loro memoria è riportata nella maggior parte
dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa. - 417 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
“Questi Santi erano originari dell’Italia e vissero al tempo dell’imperatore Traiano, nell’anno 98. Siccome a quel tempo infuriava la persecuzione contro i Cristiani, i Santi si imbarcarono su una nave e si diressero a Durazzo. Le rovine del monastero di santa Domenica di Vedendo san Asteio, Gallico presso Reggio Calabria (X sec.). il vescovo di Durazzo, crocifisso, cosparso di miele e punto da api e vespe per la fede di Cristo, lo dissero beato; furono, per questo, arrestati dai soldati. Siccome confessarono che anch’essi erano Cristiani, allora, per ordine del governatore Agricola, furono gettati nel mare Adriatico ricevendo così la corona del martirio. Le loro reliquie furono restituite dal mare su una spiaggia. Passati 70 anni, le reliquie furono rivelate al vescovo di Alessandria, il quale le prese e le seppellì con onore, costruendo anche una piccola chiesa in loro onore4”. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
4. Ἁγίου Νικοδήµου ἁγιορείτου, Συναξαριστής τῶν δώδεκα µηνῶν τοῦ ἐνιαυτοῦ. Τόµος Γ΄. Ἐκδόσεις Δόµος, 2005.
- 418 -
LUGLIO
8 LUGLIO L’ 8 di luglio, memoria dei santi Bramano, Spero,
Corneliano con altri 60 martiri a Taormina ai tempi di
Diocleziano. La loro memoria è riportata da Ottavio Gaetani, nella sua
opera Vitæ Sanctorum Siculorum, vol. I, p.123.
Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 419 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
9 LUGLIO
Il 9 di luglio, memoria del santo ieromartire Pancrazio, vescovo di Taormina. La sua memoria è riportata nella maggior
parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Il Bios per esteso di san Pancrazio costituisce una delle opere più importanti dell’agiografia riguardante la Sicilia e la diffusione del Cristianesimo in essa sin dall’epoca apostolica. Qui ci limitiamo a riportare un breve testo di san Nicodemo l’Aghiorita: “Questo san Pancrazio, originario di Antiochia, visse all’epoca del Signore e dei Santi Apostoli. Ricevette, infatti, il Santo Battesimo a Gerusalemme insieme ai suoi genitori. Una volta morti i genitori, il Santo abbandonò tutte le cose di questo mondo e si recò agli estremi del Mar Nero. Lì entrato in una grotta, viveva nell’esichìa, dedicandosi a solamente a sé stesso e a Dio. Al tempo in cui l’Apostolo Pietro vagava insegnando di città in città, incontrò il Santo nelle zone del
Il martirio di san Pancrazio.
- 420 -
LUGLIO
Mar Nero e, avendolo preso con sé, andò ad Antiochia e da Antiochia in Cilicia. Lì si incontrarono con l’Apostolo Paolo. Allora, il corifeo Pietro insieme a Paolo ordinò Crescente, vescovo di Galazia, Marciano, vescovo di Siracusa e san Pancrazio, vescovo di Taormina. Subito san Pancrazio si imbarcò su una nave i cui nocchieri erano Licaonide e Romolo e si diresse alla volta della diocesi di Taormina. Siccome compiva molti miracoli, attrasse molti pagani alla fede di Cristo, tra i quali i primi furono appunto i due nocchieri. Il Santo abbatté tutti gli idoli, di Falcone e di Lissone e di altri demoni. Vedendo tutto ciò, il governatore Bonifacio credette a Cristo e in un arco di tempo di soli trenta giorni costruì una chiesa. San Pancrazio allora compì altri miracoli, guarendo ogni malattia e male. Per questo, ogni giorno, folle di pagani si battezzavano. Solamente i discepoli dell’eretico Montano rimasero nel loro errore e appena ne ebbero l’occasione uccisero questo Pontefice di Cristo che tanto odiavano, avendo come complice un certo generale di nome Artagalo. Senza volerlo, dunque, lo mandarono lì dove il Santo tanto desiderava, dall’amato Signore, per ricevere da lui le corone della lotta”.
La chiesa di san Pancrazio a Taormina.
- 421 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il Santo è venerato con particolare devozione a Taormina, dove esiste un’antica chiesa a lui dedicata dove, sino al 902, anno della caduta della città nelle mani degli Arabi, si custodivano le sue reliquie. Oggi esse si trovano a Roma nell’omonima chiesa. Apolitìkion di san Pancrazio, dal Typikon di Bova. (Codex Barberinianus gr. 371). Tono II. Illuminato dallo stesso Signore e seguendo Pietro il predicatore, sei mandato a Taormina e tramite te la Sicilia è illuminata, ieromartire Pancrazio. Per questo supplica per noi il Signore.
Il 9 di luglio, memoria del santo martire Feliciano di Palermo. Vedi l’edizione critica del Martirologio Geronimiano di Giovanni
Battista de Rossi e Louis Duchesne. Martyrologium Hieronymianum, in Acta Sanctorum Novembris, vol. II, Parte prima, Bruxelles 1894.
Il santo martire Feliciano subì il martirio nel 304 a Palermo. Dopo averlo arrestato, lo legarono ad una colonna e contro di lui incitarono feroci leoni i quali, appena si avvicinarono, si calmarono senza fargli alcun male. Infine, fu ucciso con la spada. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 422 -
LUGLIO
15 LUGLIO
Il 15 di luglio, memoria del ritrovamento delle reliquie della nostra santa madre Rosalia di Palermo. La sua memoria
è riportata in Acta SS. Septembris, II, Venezia 1756, pp. 278-414.
Santa Rosalia di Palermo.
Santa Rosalia, di origine normanna, divenne monaca in un monastero greco-ortodosso di Palermo; in seguito, si ritirò in solitudine in una grotta sul Monte Pellegrino fuori dalla città, dove esisteva una cappella greca di san Nicola. Si addormentò in pace il 4 settembre del 1170. Il 15 luglio 1624 le sue sacre reliquie furono ritrovate miracolosamente dentro la grotta dove la Santa visse in ascesi e subito l’epidemia di peste che affliggeva la città si fermò. Maggiori informazioni si trovano al 4 settembre, memoria principale della Santa.
Apolitìkion tono IV. Avendo amato Cristo, il tuo Sposo, e avendo prontamente preparato la tua lampada, risplendesti per le virtù, o celebratissima. Perciò con lui sei entrata nella sala delle nozze dalle cui mani hai ricevuto la corona della vittoria. Da tutti i pericoli libera noi che celebriamo, o Rosalia, la tua memoria.
- 423 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 15 di luglio, memoria della santa martire Dominata e dei suoi figli Cassiodoro, Senatore e Viatore, in Calabria.
Informazioni su i manoscritti italogreci contenenti il bios consulta Ad Typica Graecorumac Praesertim Ad Typicum Cryptoferratense S. Bartholomaei Abbatis Animadversiones, Theodori Toscani Hieromonachi, Roma 1864, p. 104.
Secondo il martirologio greco dei Santi (contenente molti anacronismi ed esagerazioni), santa Dominata fu una patrizia romana di fede cristiana, moglie dell’eparca della Sardegna. In seguito alla morte del marito, insieme ai suoi tre figli si diresse a Cesarea, dove furono battezzati dal vescovo Eusebio. Durante una guerra con Cartagine, il figlio Senatore insieme ai fratelli e a un numeroso esercito, conquistò la città, convertendo molti abitanti al Cristianesimo. L’imperatore Antonino essendo stato informato dell’azione dei Santi, mandò a Cartagine un nuovo
Il martirio di santa Dominata e dei suoi figli.
- 424 -
LUGLIO
eparca che li fece arrestare e sottoporre a tremendi tormenti. Dopo aver fatto decapitare sessantatré cristiani, ordinò di gettare in mare i restanti. Questi, però, in maniera del tutto miracolosa, si salvarono sull’isola di Lipari e da lì si diressero in Calabria. In Calabria furono nuovamente arrestati dal governatore locale il quale diede ordine che Dominata, i suoi figli e ad altri quaranta cristiani appena battezzati, fossero tutti decapitati. Si salvò solo il servo Florenzio che trovò rifugio presso Alessandro, vescovo di Taormina, al quale narrò la fine gloriosa dei restanti Santi. Alessandro, allora, si recò in Calabria, dove raccolse i santi resti dei quaranta martiri, trasportandoli a Taormina. Invece, le reliquie dei santi martiri Domina e dei suoi figli Cassiodoro, Senatore e Viatore furono nascoste per quindici anni in casa del presbitero Epifanio. Successivamente, dopo la fine delle persecuzioni, furono poste in una chiesa costruita sul luogo del martirio. Il servo Florenzio, dopo aver vissuto dodici anni in Calabria, andò a Roma, dove divenne monaco e scrisse il Bios dei Santi. Apolitìkion dei Santi, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Noi tutti che con amore celebriamo la vostra gloriosa memoria, Senatore beato, Viatore gloriosissimo e venerabile Cassiodoro, con la madre Dominata, liberate da necessità, pericoli e amare malattie, per le vostre sante intercessioni, o gloriosi Martiri.
- 425 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
17 LUGLIO
Il 17 di luglio, memoria del nostro santo padre Giovanni il Grande, abate nel Mercurion in Calabria. Informazioni sul
Santo attingiamo dal Bios di san Nilo il Calabro, nel manoscritto Criptense B, II (430), del XII secolo.
San Giovanni, chiamato il Grande per la sua austera vita di ascesi, fu un eremita nella zona montuosa del Mercurion in Calabria, intorno al X secolo. Informazioni su di lui attingiamo dal Bios di san Nilo il Calabro, che iniziò la sua vita monastica proprio accanto a lui. San Nilo lo venerava e lo onorava come un nuovo Giovanni Battista, a tal punto che baciava persino le orme dei suoi passi. San Giovanni veniva chiamato dai suoi contemporanei anche col titolo di “Nuovo Teologo” per la sua profonda conoscenza che possedeva delle opere di san Gregorio il Teologo. Dopo aver vissuto in esichìa, in ascesi e in preghiera continua, si addormentò in pace intorno al 950-960. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giovanni, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 426 -
LUGLIO
20 LUGLIO
Il 20 di luglio, memoria della nostra santa madre Marina di Messina. Il Bios greco della Santa proviene dal manoscritto del
1307-1308 del monaco Daniele da Messina Cod. 29 ff. 112v-115, custodito nella Biblioteca Universitaria di Messina.
Santa Marina nacque nel 1062 a Scanio, paese oggi scomparso, in provincia di Messina dalla famiglia dei Pandariti. Sin da piccola ricevette un’educazione cristiana, amava le sacre funzioni della Chiesa e si teneva lontana dalle vanità di questo mondo. Passava la maggior parte del tempo chiusa dentro un giardino, dedita alla preghiera e aiutando i bisognosi. Ben presto si rivelò la potenza della sua preghiera poiché, ancora giovane, liberò una delle sue amiche posseduta dal demonio. Grande era in lei il desiderio di visitare e venerare i Luoghi Santi della Terra Santa. Rifiutò qualunque proposta di matrimonio ed essendo stata tonsurata monaca dalle mani di un monaco, visse la vita esicasta dentro una cella. Per i molti miracoli da lei compiuti, tra cui molte guarigioni, iniziò ad essere venerata come santa dalla gente. Perciò, indossati abiti maschili, Santa Marina. Affresco dell’Eremo Ortodosso della Candelora presso si imbarcò alla volta della Terra Santa Lucia del Mela. Opera Santa e a tutti si presentava dell’autore. come monaco Marino. Dopo - 427 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
molte avventure, sbarcò a Tripoli in Siria, dove rimase una settimana vicino al vescovo della città che le predisse che avrebbe visitato due volte Gerusalemme, ma che avrebbe terminato la sua esistenza nella propria patria. Dopo aver venerato il Santo Sepolcro, si ritirò per tre anni in un monastero maschile nel deserto del Giordano. Ritornò in Sicilia,dove fu informata della morte dei suoi genitori,poi ritornò nuovamente nel monastero in Palestina dove visse altri cinque anni. Aseguito di una visione, decise di far ritorno in patria dove, sei mesi dopo, consegnò la sua anima nelle mani di Dio. La sua tomba divenne méta di pellegrinaggi per gli abitanti della zona che la veneravano come santa invocando le sue intercessioni. È venerata il 20 di luglio (ma anche in altre date) in molte zone del Messinese: Patti, Castanea, Cumia, S. Marina Salinae altrove. Il suo Bios è stato composto intorno al 1307-1308 da un monaco greco di nome Daniele del Monastero del Santissimo Salvatore di Messina. La Santa non compare nei sinassari né greci né romano-cattolici5. Apolitìkion tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Marina, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 20 di Luglio (2 di Agosto con il nuovo calendario),
memoria del santo Ieromartire Ioann Steblin-Kamensky
5. Spesso è confusa con santa Marina, chiamata Marino, il cui Bios è stato composto da Simone Metafraste.
- 428 -
LUGLIO
Il 2 agosto (20 luglio con il vecchio calendario) si celebra la memoria del santo martire Ioann SteblinKamensky (1887- 1930). La vita di san Ioann è legata anche all’Italia in particolare alla città di Messina perché giovanissimo, da guardiamarina dell’incrociatore della Marina Russa “Bogaatyr”, nel 1908 prese parte alle operazioni di soccorso alle vittime del catastrofico terremoto che il 28 dicembre colpì lo Stretto. San Ioann scrisse con i tutti i suoi compagni una pagina di solidarietà ed eroismo che è rimasta impressa per sempre nella memoria dei messinesi. Nel 1911 ricevette una medaglia d’argento dal governo italiano per gli aiuti prestati in Sicilia e in Calabria. Nel 1920 abbandonò la carriera militare e si preparò al sacerdozio. Venne ordinato nel 1923 ed assegnato come parroco alla chiesa della Santa Trinità a San Pietroburgo. Padre Ioann venne arrestato il 2 febbraio 1924. Era un periodo in cui gli innovatori stavano ritornando numerosi in seno alla Chiesa Madre. Il partito comunista, accortosi che il suo tentativo di scardinare la Chiesa ortodossa attraverso gli innovatori andava fallendo, ricorse a metodi meno tortuosi: assieme a padre Ioann arrestano solo a Leningrado 40 sacerdoti. Padre Ioann in particolare venne accusato di raccogliere persone nel proprio - 429 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
appartamento per svolgere propaganda religiosa. Questo fu sufficiente perché il 26 settembre 1924 venisse condannato a tre anni di lager nelle isole Solovki. Allo scadere della pena padre Ioann viene liberato, ma con l’obbligo di restare confinato per tre anni nella città di Voronez dove giunse nel novembre del 1927. Qui gli venne assegnata la parrocchia di S. Aleksij. Padre Ioann non perse tempo, il suo zelo missionario attirò la simpatia dei credenti e la rabbia dei comunisti. La compagna contro di lui iniziò presto, prima sui giornali, poi nelle assemblee di partito, poi la chiesa venne chiusa. Il 4 marzo 1929 padre Ioann è chiamato all’ordine da un delegato del partito. Lui non desiste dalla sua missione e viene nuovamente arrestato. Il 16 agosto 1929 padre Ioann venne condannato a tre anni di lager alle Solovki. Nel 1930, una disposizione di Tuckov, capo del sesto dipartamento raccomandava di essere più energici nell’eliminazione del clero. Il 23 aprile 1930 padre Ioann venne riportato nella prigione di Voronez. Accusato di propaganda antisovietica alle ore 22 del 20 luglio/2 agosto 1930 venne fucilato. Preghiamo il Signore! Dio santo, che riposi tra i santi, reggitor dell’universo che governi il creato e i destini degli uomini con gli abissi dei tuoi imperscrutabili giudizi, provvidente Signore dell’universo, Redentore del genere umano, Salvatore delle nostre anime, amico degli uomini che – nell’immane catastrofe provocata dalle forze della natura alla nostra amata città, nel temibile sisma del 1908, in cui anche la nostra piccola ma eletta, millenaria comunità di cristiani credenti ortodossi perì per la generale distruzione e vi perse le più sacre e preziose memorie lasciateci nei secoli passati dai nostri padri in eredità, sacri simboli che esprimono la fede trasmessa dagli Apostoli – disponesti che - 430 -
LUGLIO
tra i primi soccorritori, venuti da lontano, provvidenzialmente ci fosse, quale buon samaritano, anche il tuo futuro servo e martire, il santo ieromartire Ioann (Steblin-Kamensky), concedi al tuo popolo credente, che lo sente singolare patrono ed efficace intercessore e protettore, di sperimentarne la potente preghiera presso il trono glorioso della tua eccelsa maestà. Poiché tu sei Dio buono ed amico degli uomini, o Cristo Dio, e noi rendiamo gloria a te, insieme con l’eterno tuo Padre, e col santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. (Preghiera composta dal Archimandrita Alessio Mandanikiota)
- 431 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
24 LUGLIO
Il 24 di luglio, memoria di san Fantino il Vecchio6, il Cavallaro e Taumaturgo, in Calabria. Il Bios greco del Santo si
trova nel codice Vat. Gr. 2110. Nei codici Mess. Gr. 29 e Vat. Gr. 1989 si trova l’Encomio del Santo.
Un po’ più a nord di Reggio Calabria, sulla costa del Mar Tirreno, si trovava l’antica città di Tauriana o Taureana (Ταυρανία in greco) fondata da abitanti dello Ionio, che fu uno dei primi centri cristiani della Calabria così come dimostrato da scavi archeologici in cimiteri risalenti al IV-V secolo d.C. Intorno al VI-VII secolo d.C. Tauriana fu sede vescovile con un’intensa vita spirituale e una presenza monastica. San Fantino, uno dei santi calabresi più antichi, visse tra la seconda metà del III secolo Icona contemporanea di san Fantino, e la prima metà del IV secolo, opera dell’iconografo italiano Ivan epoca in cui regnava ancora Polverari. il paganesimo. Il Bios del Santo fu scritto intorno all’VIII-IX secolo dal vescovo Pietro, in forma di encomio. Si trova nel codice Messinese 29 e nel 6. Si chiamava "il Vecchio" per distinguerlo dall'altro santo calabrese Fantino che visse nel X secolo e fu per questo chiamato "il Nuovo".
- 432 -
LUGLIO
Vaticano gr. 1989 con il seguente titolo: “Discorso di Pietro vescovo occidentale sulla vita e i miracoli del glorioso servo di Dio san Fantino”. Dal suo Bios ci sono note poche informazioni storiche e il vescovo Pietro riporta ciò che ha tramandato la tradizione orale dei suoi antenati. San Fantino era il servo di un certo Balsamio che gli aveva affidato il compito di portare al pascolo i suoi cavalli. Così, il Santo Icona contemporanea di san Fantino nel poté vivere nell’esichìa, monastero greco-ortodosso dei sant’Elia e dedicando il suo tempo alla Filarete presso Seminara. Opera dell’autore. preghiera. Non dimenticava, però, l’amore verso il prossimo. Con l’aiuto dei cavalli del suo padrone, mieteva e raccoglieva i covoni dei poveri contadini. Alcuni, però, riferirono il fatto a Balsamio , il quale subito corse per coglierlo in flagrante e punirlo severamente. Tuttavia, giunto sul posto, rimase a bocca aperta: lo vide, infatti, mentre guidava velocemente i cavalli dentro il fiume Metauro7 come se camminasse su terra ferma, dopo aver separato in due le acque con il colpo del suo frustino. Balsamio subito lo venerò, riconoscendolo come vero servo di Dio altissimo. A questo punto, il vescovo Pietro loda il Santo e lo paragona agli antichi Profeti, Mosè, Elia, Eliseo, i quali compirono molti miracoli. Come e quando il Santo morì non ci è 7. Fiume fuori da Tauriana che in epoca bizantina si chiamava Petracii, oggi Petrace.
- 433 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
noto. Il vescovo Pietro suppone che per gli innumerevoli miracoli da lui compiuti abbia subito il martirio , ma questo non è provato storicamente. Sulla sua tomba fu costruita una chiesa e il Santo era noto per i molti miracoli che compiva con le sue reliquie. Di seguito, il vescovo Pietro narra una serie di diciannove miracoli, di alcuni dei quali fu testimone oculare. Il Santo, di solito, appariva ai malati come un giovane con i capelli neri, bello di aspetto, indossando San Fantino attraversa miracolosamente un mantello e sandali con il fiume. fasce rosse, impugnando una verga sulla quale era scritto: “Sorgi, Signore, ad aiutarci per la gloria del Tuo nome”. Dal racconto dei miracoli sappiamo che, di fianco alla chiesa, si era formato un monastero femminile, le cui monache celebravano le funzioni e mantenevano sempre accesa la lampada alla tomba. Tali monache erano, inoltre, le principali testimoni della maggior parte dei miracoli e della strana luce che compariva sopra la tomba nell’ora delle funzioni. La sua memoria veniva celebrata il 24 luglio; esiste anche un canone8 di san Giuseppe l’Innografo scritto in suo onore. In Calabria, nell’epoca bizantina, esistevano almeno due altri monasteri femminili dedicati al Santo. L’ultima testimonianza storica sulle reliquie del Santo è quella dei pellegrini Marcello Terracina e Paolo di Cosenza che il 28 aprile 1551 scrivono: «...accesimus ad abbatiam sancti Fantini de Seminara, ubi invenimus corpus sancti 8. Si trova nel codice Vat. Gr. 2110 e in altri manoscritti di Grottaferrata.
- 434 -
LUGLIO
Fantini sed ecclesiam destructam a Mauris vel Turcis..9.». Così come riferiscono i pellegrini, la Chiesa fu distrutta da qualche attacco dei Turchi (probabilmente Saraceni o Arabi) e non fu più ricostruita. Oggi esiste, ricostruita, la cripta del Santo e la tomba oramai vuota, vicino alla quale scorre ancora la fonte santa che, insieme con resti di affreschi bizantini, offreal devoto pellegrino un’indimenticabile esperienza spirituale.
Stendardo di san Fantino il Vecchio. Venezia (1790). 9. A. Guillou, Le' Liber Visitationis' d' Athanase Chalkéopoulos, Città del Vaticano, 1960.
- 435 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
La cripta e la basilica bizantina di san Fantino a Tauriana in Calabria.
Apolitìkion del Santo dal Liturghikòn di Grottaferrata. Avendo attraverso il Giordano come su terra ferma, il discendente di Abramo salvò il popolo, allo stesso modo anche tu, o uomo di mente divina, hai passato il Metauro insieme a Balsamio e ai cavalli, Fantino, padre nostro beato, supplica perciò il Signore per noi. Lo stesso giorno, il ricordo del miracolo operato a Tauriana
dalla Santissima Madre di Dio e da san Fantino. Trattasi di una festa locale che viene celebrata ogni anno a Palmi e risale ai tempi bizantini.
- 436 -
LUGLIO
Il 24 luglio, insieme a san Fantino, gli abitanti di Tauriana e della vicina Palmi festeggiano una festa locale mariana chiamata “Maria Santissima dell’Alto Mare” che affonda le sue radici nell’epoca bizantina. Infatti, nella biografia bizantina di san Fantino (IX secolo) viene descritto il seguente miracolo che assomiglia al miracolo del 626 a Costantinopoli festeggiato dalla Chiesa il Sabato dell’Inno Akathistos. Un anno, durante i festeggiamenti del Santo, gli abitanti videro con terrore l’avvicinarsi di una flotta saracena, pronta all’attacco. Allora, uomini e soldati corsero a prepararsi per la difesa, mentre, il resto degli abitanti corse alla tomba del Santo, supplicandolo di proteggerli da questa tremenda minaccia. Ad un tratto, una grande tempesta marina si abbatté sulle navi, affondandole. I pochi Saraceni superstiti che riuscirono a giungere a riva raccontarono di aver visto sopra ad uno scoglio una donna vestita di porpora insieme ad un giovane con i capelli al vento e con in mano un tizzone
La processione della Madonna dell’Altomare a Tauriana.
- 437 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
fumigante che, ad un cenno della donna, lanciò in mare lo stesso tizzone facendo scoppiare una tempesta. La gente riconobbe in quella donna la Madonna e nel giovane la figura di san Fantino. Ogni anno, gli abitanti festeggiano questo prodigio con una processione in mare nel punto del miracolo. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
Il 24 di luglio, memoria dei santi martiri Stratonico, Cleonico e Talaleo di Lentini. La loro memoria si basa sui
manoscritti greci con le vite dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino ed è stata salvata e trascritta in latino da Ottavio Gaetani nella sua opera Vitæ Sanctorum Siculorum, vol. I, p.75.
Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 438 -
LUGLIO
26 LUGLIO
Il 26 di luglio, memoria della santa gloriosa Venera o Parasceve, vergine e martire, la Vittoriosa. Sul culto della
Santa nel Sud Italia, si consultino le opere V. Raciti Romeo, Santa Venera vergine e martire nella storia e nel culto dei popoli, Acireale 1905; Ignazio Cannavò, Santa Venera Veneranda Parasceve, tra storicità e storicizzazione, Conarte Edizioni, Acireale 2003.
Nel Bios di santa Venera, del quale la versione più antica è quella di Giovanni di Eubea10 (VII-VIII sec.) leggiamo che essa nacque nei dintorni di Roma nella prima metà del II sec. d.C. I suoi genitori Agatone e Politìa la ebbero in seguito a molte preghiere nel giorno di venerdì da qui l’origine del suo nome. Dopo la morte dei suoi genitori, Venera distribuì la sua proprietà e iniziò a peregrinare annunciando Cristo in diverse città, probabilmente della penisola italiana, ma il Bios non ne riporta i nomi. A causa Santa Venera, affresco del XIdella sua attività, fu arrestata molte XIII secolo. Cripta di san volte, torturata e infine decapitata Nicola, Mottola (Taranto). al tempo dell’imperatore Antonino Pio (138-161). Anche se rimangono sconosciute le zone d’Italia nelle quale annunciò il Vangelo e subì il martirio subì il martirio, tuttavia, costituisce un elemento di grande interesse la grande diffusione 10. Halkin, François La Passion de Sainte Parasceve par Jean d' Eubee (1966).
- 439 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
del suo culto nel Meridione d’Italia, in particolare in Sicilia dove è venerata con il nome di Venera, Veneranda o Venerina. In Sicilia, la città di Acireale11 da tempi antichi la considera patrona della città, custodisce gran parte delle sue reliquie nella cattedrale della città e mantiene viva la tradizione che essa abbia predicato, compiuto miracoli e subito infine il martirio nelle terme12 romane. Queste terme si trovano poco fuori dalla città, dove già dall’XI secolo esisteva la chiesa di Santa Venera al Pozzo. Molto vicino ad Acireale, a Taormina, si custodiscono le reliquie dei Martiri di Santa Venera che la tradizione attribuisce ai martiri che furono martirizzati dopo aver creduto alla sua 11. Il nome della città deriva dalla mitologia greca, in cui vi era posto per un personaggio chiamato Aci. Questi era un pastore di cui si innamorò la ninfa Galatea, di cui a sua volta era innamorato il ciclope Polifemo che schiacciò il rivale sotto un masso. Dal sangue del pastore nacque un fiume chiamato Akis dai greci, prevalentemente sotterraneo. Il nome della città ha subito dunque una lenta evoluzione: diventò Jachium sotto i bizantini, Al Yag con gli arabi e quindi Aci d'Aquila (o Aquilia) con gli spagnoli. Nel XIV secolo la città si stabilì nel territorio attuale (prima sorgeva nei pressi del castello di Aci, oggi Aci Castello) con il nome di Aquilia Vetere prima, e di Aquilia Nuova in seguito. Il nome Acireale fu attribuito alla città, secondo la tradizione, da Filippo IV di Spagna solo nel 1642. Si narra che Acireale e le altre Aci trassero la propria origine da Xiphonia, una misteriosa città greca oggi del tutto scomparsa. I poeti Virgilio e Ovidio fecero risalire il mito della fondazione alla storia d'amore tra Galatea e Aci, ucciso per gelosia dal ciclope Polifemo. In epoca romana nello stesso territorio nacque una città chiamata Akis, e che storicamente partecipò alle guerre puniche. Nel Medioevo il borgo si consolidò attorno al castello di Aci e solo nel Trecento una decina di nuclei familiari si spostarono più a nord, dove nacque Aquilia (Aci d'Aquila) o Aquilia Nuova, primo punto stabile dell'odierna città. 12. La città era nota sin dai tempi antichi per le sue acque terapeutiche. Secondo la tradizione già gli antichi greci avevano edificato delle terme denominate forse Xiphonie, che poi vennero ampliate dai Romani (al riguardo si trovano cenni sia nel de Aetna di Cornelio Severo che nel Giardino di Esculapio di Filippo da Tessalonica). Lo sfruttamento proseguì con i Bizantini e sino all'invasione araba. Gli edifici vennero probabilmente abbandonati dopo il terremoto del 1169. I resti del complesso oggi sono visitabili nell'area archeologica di Santa Venera al Pozzo.
- 440 -
LUGLIO
predicazione. Il culto della Santa è abbastanza diffuso in tutta la Sicilia così come testimoniano paesi, villaggi, chiese e luoghi che portano il suo nome. A Catania, da tempi antichi, esiste una chiesa a lei dedicata. Ad Avola è la patrona, a Siracusa esiste una cappella-grotta con il suo nome. Nella zona Grotte, così come in tutta la zona di Agrigento, è viva la tradizione del suo passaggio. Chiese e toponimi si trovano, inoltre, in provincia di Messina, a Itala, a Trappitello, a Gala, a Palermo, strettamente collegati con la presenza del monachesimo italogreco fiorito in quella regione. Anche in Calabria sono numerose le zone in Santa Venera. Affresco del cui è venerata, in particolare la città XIII-XV sec. presso la di Gerace, così come anche in Puglia, chiesa della Madonna De Itri, con centro principale Lecce che la Nociglia (Lecce). onora insieme a santa Irene. Più a nord, ricordo del suo passaggio e del suo martirio custodiscono le città Sezze nel Lazio, dove la tradizione locale ne rivendica i natali, Ascoli Piceno e Pesaro. Tenendo in conto tutti questi elementi, potremmo avanzare un’ipotesi circa la provenienza e il culto di questa Santa così tanto cara al popolo di Dio. Il fatto che la sua memoria manchi dalle antiche fonti agiografiche e sinassari della Grecia (come, ad esempio, dal Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae del X secolo) potrebbe farci dedurre che il suo culto sia passato in Grecia, in Oriente e nei Balcani grazie ai monaci italogreci del Sud Italia. In effetti, nel IX secolo, ma anche in epoche più antiche, molti monaci provenienti dal Sud Italia, cercando di sfuggire ai Saraceni e agli Arabi, si rifugiarono in Grecia. Per - 441 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
esempio, oltre agli esempi più noti di Elia il Siceliota, Elia lo Speleota, Arsenio di Reggio, Fantino il Nuovo, Giuseppe l’Innografo, Metodio patriarca di Costantinopoli, Niceforo il Mirovlita, abbiamo anche il caso del monaco siciliano san Nicola che si rifugiò proprio nell’isola di Eubea, sul monte Neotacho (oggi Scotìni), dove è venerato il 23 agosto. Le reliquie dei Santi Martiri di Degno di nota è il fatto che Taormina. Furono trovate nella chiesa il Bios più antico della Santa di santa Venera a Trappitello. Ora sono provenga proprio da Eubea, custodite nella Metropoli di Taormina. scritto dal presbitero Giovanni nell’VIII secolo. Una parte del teschio della Santa è custodito oggi nel monastero Machrimàllis di Eubea ed è patrona della città di Calcide in Eubea, dove le è dedicata un’antica basilica. Tra i canoni più antichi in suo onore è quello scritto dal monaco siciliano san Giuseppe l’Innografo (IX secolo).Sempre dalla Sicilia proviene il manoscritto greco Messanensis 29 del 1308, scritto dal monaco Daniele del Monastero di San Salvatore di Messina che, sebbene non sia tra i più antichi, tuttavia contiene il suo martirio per esteso. È evidente che il suo passaggio ha lasciato il segno in tutta la Magna Græcia;inoltre, la grande venerazione verso la sua persona costituisce un ulteriore anello che la lega con madre Grecia. Apolitìkion tono I. Rendendo la tua sollecitudine adeguata al nome che degnamente porti, hai ereditato quale dimora la fede che ha il tuo stesso nome, o vittoriosa Parasceve: per questo effondi guarigioni e intercedi per le anime nostre. - 442 -
LUGLIO
27 LUGLIO
Il 27 di luglio, memoria dei santi martiri Mauro, Sergio e Pantaleone in Puglia. La loro memoria è riportata in Acta SS.
Iulii, VI, Venezia 1749, pp. 352-374.
Secondo la tradizione locale di Bisceglie in Puglia, san Mauro era originario di Betlemme, nato nel primo secolo e discepolo dei Santi Apostoli. Nel 51 d.C. fu ordinato vescovo dall’apostolo Pietro che lo mandò in Puglia per annunciare il Vangelo tra i Gentili. Un giorno, mentre stava predicando, lo ascoltarono due importanti funzionari dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.): Sergio, governatore della città e Pantaleone, ufficiale delle guardie. Colpiti dalle parole del vescovo, entrambi si
I santi martiri Mauro, Sergio e Pantaleone in Puglia.
- 443 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
convertirono e vennero battezzati, divenendo i suoi più intimi collaboratori. Nel frattempo, il proconsole romano di Venosa, avvertito della conversione dei suoi funzionari, ordinò l’arresto del vescovo e di Sergio e Pantaleone; una volta che essi rifiutarono di abiurare sacrificando agli idoli, vennero gettati in una tetra prigione dove rimasero per dieci anni. Il 27 luglio 117, il proconsole li condannò a morte: Mauro venne decapitato, Sergio fu scarnificato e poi trafitto da una spada, mentre Pantaleone venne crocifisso e finito anch’esso con una pugnalata. Dopo la loro morte, i corpi vennero gettati in pasto alle fiere le quali, benché affamate, rifiutarono di divorarli. Fu una cristiana del posto, Tecla, parente di san Sergio, a raccoglierli amorevolmente e a seppellirli a Sagina. Questo villaggio, in seguito, venne abbandonato a causa delle continue invasioni Saracene e così anche il sepolcro dei Santi venne dimenticato. Dopo una visione, però, le reliquie dei Santi tornarono alla luce e l’11 marzo 1167 furono trasferite a Bisceglie. La tradizione narra che le reliquie di san Mauro furono trovate bianche come la neve, quelle di san Sergio, invece, trasudavano miron e risplendevano come oro, infine, quelle di san Pantaleone erano rosse come il fuoco. Compirono molti miracoli e guarigioni per coloro che ad esse accorrevano con fede. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 444 -
LUGLIO
31 LUGLIO
Il 31 di luglio, memoria dei santi martiri Fanzio e Deodata (Teodota). Per la loro memoria, così com’è tramandata dalla tradizione
di san Fantino il Vecchio, si consulti: Acta SS. Iulii, V, Venezia 1748, σελ. 547-569.
Secondo la tradizione questi Santi erano originari di Mòtuca odierna Modica in Sicilia ed erano i genitori di san Fantino il Cavallaro (24 luglio). Furono martirizzati con la spada nel 303 a Siracusa ai tempi di Diocleziano. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
Il martirio dei santi martiri Fanzio e Deodata (Teodota).
- 445 -
Dettaglio dall’affresco bizantino della Dormizione della Vergine. Monastero italogreco di Santa Maria di Cerrate. XI sec. Squinzano (Lecce).
AGOSTO
1 AGOSTO L’1 di agosto, memoria del santo glorioso ieromartire Procopio, vescovo di Taormina e dei suoi compagni di martirio. La sua memoria si conserva ed è stata trascritta da Ottavio
Gaetani, nella sua opera Vitæ Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 60.
Imitando il suo predecessore , il santo ieromartire Pancrazio, primo vescovo di questa città, san Procopio fu fatto degno di terminare la sua esistenza terrena con il martirio. Fu l’ultimo vescovo italogreco di questa gloriosa e storica città della Sicilia. Dopo un’eroica resistenza durata anni, nel 902, la città cadde nelle mani degli Arabi e subì un sacco , al quale seguì un tremendo massacro. Il Santo fu il primo che diede l’esempio dinanzi al suo gregge, rifiutandosi di rinnegare la San Procopio ieromartire, vescovo di Taormina. Affresco dell’Eremo Ortodosso della Candelora presso Santa Lucia del Mela. Opera dell’autore.
- 447 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
sua fede; fu, infatti, torturato nel peggiore dei modi, fu poi scuoiato vivo dal terribile e sanguinario Ibrahim che infine gli strappò il cuore con le sue stesse mani il 1° agosto 902. Sulla sua tomba furono in seguito decapitati tutti gli abitanti che non si convertirono all’Islam. Da allora, l’antichissima città di Taormina non riuscì più a ritrovare il suo antico splendore, divenendo , nei secoli successivi, un centro senza particolare importanza. Apolitìkion tono IV. Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione; perciò, dispensando nell’ortodossia la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, sacro martire Procopio. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 448 -
AGOST O
3 AGOSTO
Il 3 di agosto, memoria del nostro santo padre e confessore Giovanni, abate del Monastero di Pantelleria. La sua memoria
è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
Intorno all’VIII secolo, sul colle di San Marco, acropoli dell’isola di Pantelleria, san Giovanni fondò un monastero dedicato a san Giovanni Battista. Probabilmente era originario dell’Egitto ed è colui che scrisse la celebre Regola (Tipikòn1) del Monastero, oggi custodita in Russia, che ha influenzato il monachesimo nelle regioni slave. Fu confessore e difensore delle Sacre Icone. Trovò forse il martirio per mano dei Saraceni. Festeggia il 3 agosto. Suo successore nella carica di abate fu san Basilio (22 giugno) il quale si distinse per l’ascesi, le virtù e i miracoli. Governò il monastero in un’epoca difficile per i
Rovine del monastero di Pantelleria dove vissero i santi Giovanni, Basilio ed Eutimio, vescovo di Sardi. 1. Ivan Dujcev, Il Tipico del monastero di S. Giovanni nell' isola di Pantelleria. Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, anno 1956, n. 4.
- 449 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
continui attacchi arabi che culminarono con l’intera conquista dell’Isola nell’827. Intorno agli anni 803-806, fu confinato dagli iconoclasti sull’isola di Pantelleria san Eutimio, vescovo di Sardi. Oggi possediamo due canoni in onore di questi due santi uomini che, tuttavia, non offrono informazioni storiche di particolare importanza. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Giovanni, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 3 di agosto, memoria del nostro santo padre Antonio il Romano, di Novgorod. Il suo Bios è stato pubblicato nel 1858
in Pravoslavnyj Sobesednik, pp. 5-6, 157-171 e 310-324. Per maggiori informazioni, inoltre, si consulti Bibliotheca Sanctorum Orientalium, vol. I, pp. 212-219, Città Nuova Ed., Roma 1998.
Informazioni su sant’Antonio il Romano attingiamo dalla “Cronaca di Novgorod”, dal testo “Duchovnajagramota” una sorta di testamento spirituale del Santo e dalla tradizione orale di Novgorod che affonda le sue radici sino al XVI secolo. Secondo queste fonti, Antonio nacque a Roma nel 1067 da ricchi e pii genitori di fede ortodossa. All’età di 17 anni, desiderando la vita monastica, si recò nel Sud Italia dove divenne monaco in uno dei tanti monasteri italogreci che ancora fiorivano a quel tempo nella regione. Per vent’anni visse come eremita in assoluto silenzio e preghiera, recandosi al monastero solamente una volta all’anno, a Pasqua. A causa di una persecuzione degli Ortodossi da parte dei conquistatori Normanni, si rifugiò, - 450 -
AGOST O
poi, su uno scoglio vicino al mare dove visse per un anno, imitando gli antichi Stiliti2. Il 5 settembre 1106, durante una paurosa burrasca, lo scoglio si staccò dalla costa e cadde in mare. Il Santo, però, invece di affogare e morire, si trovò a viaggiare -in maniera del tutto miracolosa- proprio sullo scoglio. Dopo aver attraversato il Mediterraneo su questo scoglio-barca, percorse l’Oceano Atlantico e il Mar Baltico, entrò nel fiume Neva, attraversò il lago Ladoga e, risalendo il fiume Valkov, giunse a Novgorod, glorificando Dio che lo aveva San Antonio il Romano. guidato in terra ortodossa. Dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo san Niceta, avendo come interprete un mercante che conosceva sia il greco che il latino, fondò il monastero della Natività della Madre di Dio esattamente nel punto dove lo scoglio lo aveva miracolosamente condotto; qui rimaste abate sino alla sua beata dormizione il 3 agosto 1147. Il suo Bios fu scritto dal monaco Nifon, nel XVI 2. “Στύλος” (Stylos), parola greca che significa: colonna. I monaci stiliti furono quei monaci cristiani anacoreti che vissero nel Vicino Oriente a partire dal V secolo. Avevano la particolarità di trascorrere la propria vita di preghiera e penitenza su una piattaforma posta in cima a una colonna, rimanendoci per molti anni, spesso sino alla morte. Santi stiliti noti furono: Simeone Stilita il Vecchio (V secolo), ritenuto il padre di questa forma di ascetismo, Daniele lo Stilita (V secolo) e Simeone Stilita il Giovane (VI secolo). Lo stilita era assistito dai suoi confratelli che, una volta al giorno, provvedevano a rifornirlo di cibo, sempre molto frugale, e di acqua. N.d.T.
- 451 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
secolo, sulla base di un testo più breve scritto dal monaco Andrea, successore di sant’Antonio nella carica di abate. Qui ancora si custodisce una pietra che, secondo la tradizione, è quella su cui viaggiò il Santo. Si custodiscono, inoltre, altri oggetti personali del Santo, alcuni di provenienza occidentale. La maggioranza degli studiosi e dei ricercatori negano la veridicità storica di questo Bios ma non è del tutto infondato che un monaco del Sud Italia si scappato dalla sua patria per sfuggire alle pressioni dei conquistatori latini per rifugiarsi in terra ortodossa, intorno al secolo XI-XII. La memoria di sant’Antonio si commemora il 3 agosto e dal secolo XVII in poi è riportata in tutti i Minei e Sinassari russi. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Antonio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito. Il 3 di agosto, Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona
della Madre di Dio della Scala a Messina. Si tratta di una festa mariana locale.
Il culto dell’icona della Madonna della Scala pare risalga all’anno 1168 quando una nave mercantile proveniente dall’Oriente attraccò al porto di Messina. Oltre alle merci, i marinai trasportavano anche un’icona della Madonna raffigurata mentre regge una scala. Dopo aver scaricato tutte le merci, oramai pronti per salpare, i marinai si resero conto che la nave non si muoveva. Interpetrando questo accaduto come uno segno della stessa Madre di Dio affidarono la Sacra Icona - 452 -
AGOST O
al vescovo di Messina. Da allora, l’icona è venerata non solo a Messina ma anche in altre città della Sicilia. Dal 2016 l’icona taumaturgica con la manta in argento è stata trasportata nella chiesa messinese di Maria Ss. Annunziata dei Catalani. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo.
Icona della Madonna della Scala. Messina.
- 453 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
4 AGOSTO
Il 4 di agosto, memoria di san Onofrio e di santa Maria, sua sorella, di Cao in Calabria. Il suo Bios si trova nel manoscritto
516 (B, b, XVIII), ff. 10-12 del Monastero di Grottaferrata ed è stato edito Acta SS. Iunii, VI, Venezia 1745, p. 118.
San Onofrio nacque a Cao in Calabria. Dopo aver rinnegato le cose di questo mondo, abbracciò la vita monastica, vivendo nell’ascesi in una grotta nella zona scoscesa di Cao. Il suo esempio fu seguito dalla sorella del Santo, Elena, che, imitando il fratello, si stabilì in una grotta vicina. Secondo la tradizione locale, la Santa subì il martirio per mano dei Saraceni nell’anno 992. San Onofrio, invece, si addormentò santamente in pace tre anni dopo, nel 995, vicino alla zonadi Panaia3, oggi frazione di Spilinga. Subito il popolo lo venerò come santo per i numerosi miracoli che avevano luogo sulla sua tomba. Su di essa venne poi fondato un monastero greco intorno al quale si creò il paese che ancora oggi porta il suo nome4. Con la discesa dei Normanni, i monaci italogreci furono cacciati e sostituiti con padri Agostiniani. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Onofrio, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti 3. Dal greco “Παναγία” (Panaghìa), titolo mariano traducibile con “la Santissima”. N.d.T. 4. Belforte o Chaos vicino Vibo Valentia. Era chiamato con la parola greca “Χάος” (Chaos) in quanto nella zona è presente un pendio, simile a un burrone. - 454 -
AGOST O
ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Elena, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 455 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
5 AGOSTO
Il 5 di agosto, memoria di san Paride l’Ateniese, primo vescovo di Teano in Campania (+346). La sua memoria è
riportata Acta SS. Augusti, vol. II, Venezia 1751, pp. 73-78.
San Paride, giovane presbitero di origine ateniese, giunse a Napoli con un gruppo di commercianti e da lì si diresse nelle zone interne della Campania per predicare il Vangelo di Cristo ai pagani. Una volta, trovandosi a Teano, si imbatté in una grandissima e splendida processione. Spinto dalla curiosità, domandò alla gente del posto il motivo di tale evento. Gli spiegarono che in quella città la principale divinità venerata era un serpente al quale, ogni giorno, le vergini delle famiglie nobili offrivano doni e cibo. Il Santo, allora, spiegò l’insensatezza di questa loro azione e decise perciò di organizzare una gara col serpente al fine di sradicare il paganesimo che teneva il popolo imprigionato nella paura e nelle tenebre dell’ignoranza. Non appena il serpente uscì dalla tana, il Santo gli schiacciò la testa con il suo pastorale, lo legò con una corda e lo condusse sino al vicino fiume Savone dove lo gettò. I cittadini, irati per questo “sacrilegio”, lo legarono e lo gettarono in pasto ai leoni. Ma, quando videro che i leoni si inginocchiavano davanti a lui, si convertirono al Cristianesimo, si battezzarono ed elessero Paride come primo vescovo.Così questo santo greco viene considerato il primo vescovo e patrono della Affresco raffigurante la Madonna città di Teano, dove si addormentò in trono tra i santi Giovanni Battista e Paride l’Ateniese. nell’anno 346. - 456 -
AGOST O
Il suo corpo è custodito nella cattedrale della città e la sua memoria è festeggiata ogni 5 agosto. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Paride. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre. Il 5 di agosto, la Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madonna Odigitria, venerata con il titolo di “Madonna del Castello” a Lentini. Si tratta di una festa mariana
locale.
Secondo la tradizionequesta sacra icona taumaturgica fu trovata miracolosamente sulle coste della Sicilia, vicino Catania, e fu poi trasportata a Lentini dove ancora oggi viene venerata come compatrona. Gli storici d’arte collocano l’icona al XIII secolo. Apolitìkion della Madonna, dal Liturghikòn di Grottaferrata. Tono IV. Benedetto sei tu, o Cristo Dio nostro, poiché hai reso grande la tua misericordia nel monastero della tua purissima Madre, per le sue suppliche, infatti, hai liberato col tuo braccio potente il tuo gregge dal timore delle tribolazioni, dando forza ai tuoi servi, quale Dio filantropo. Icona della Madonna di Castello a Lentini.
- 457 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
6 AGOSTO
Il 6 di agosto, memoria del nostro santo padre Clemente, fondatore del Monastero di San Salvatore a Placa in Sicilia.
Il suo Bios è riportato in latino da Ottavio Gaetani, sulla base di manoscritti greci non più esistenti, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, pp. 131-132.
San Clemente o “Cremete”, come è conosciuto tra gli abitanti della zona, fu il secondo fondatore e abate del Monastero del Salvatore a Placa di Francavilla. Visse nel secolo XI, assistendo quindi al passaggio di potere dagli Arabi ai Normanni (10611072). Durante l’epoca del dominio arabo, quando quasi tutti i monaci si erano rifugiati in Calabria, Clemente visse da eremita nascosto tra le rovine di un antico monastero italogreco del Salvatore. Nel 1092, in seguito alla cacciata degli Arabi, ottenne il permesso di ricostruire il monastero. La tradizione narra che, quando il Santo seppe che da lì sarebbe passato il celebre re normanno Ruggero, vittorioso sugli Arabi, uscì ad incontrarlo , accompagnato da un gregge di animali selvatici. Ruggero rimase così colpito dalla grande santità di Clemente e dal fatto che persino gli animali selvatici gli ubbidivano, che gli concesse non solo il permesso, ma anche mezzi e denaro per la Reliquiario della sacra testa di ricostruzione del monastero. Subito san Clemente di Placa. - 458 -
AGOST O
il monastero fu ricostruito e intorno al Santo si radunarono molti monaci. Sempre secondo la tradizione, alcuni monaci, infastiditi dalle severe regole e, perciò, disobbedienti, cercarono di ucciderlo gettandolo dall’alta roccia sulla quale il monastero era costruito. Clemente, però, con l’aiuto di Dio, non subì alcun danno. Risalì di nuovo al monastero portando sulle spalle un fascio di legna, perdonando i monaci oramai pentiti. Visse santamente il resto della vita, in grande umiltà e dura ascesi e, prima di consegnare la sua anima, chiese di essere sepolto davanti alla porta della chiesa per essere calpestato da chiunque entrava. Vicino alla tomba scaturì una fonte sacra miracolosa che guariva tutti coloro che invocavano l’intercessione del Santo. La sua memoria ricorre il 6 agosto, giorno in cui festeggiava il suo monastero. Oggi si custodisce un reliquiario con la sua sacra testa sulla quale esisteva un’epigrafe greca che gli studiosi latini lessero in maniera erronea “Cremete” invece di «Clemente». Da qui lo sdoppiamento del nome. Negli ultimi anni, gli abitanti del posto cercano di far rivivere il culto verso san Clemente.
La tomba di san Clemente di Placa.
- 459 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Le rovine del monastero italogreco di san Salvatore di Placa a Francavilla di Sicilia. Il monastero fu fondato da san Clemente che i Latini chiamano san Cremete.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Clemente, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 460 -
AGOST O
9 AGOSTO Il 9 di agosto, memoria del nostro santo padre Nicola di
Stilo in Calabria. Informazioni sul Santo attingiamo dal Bios di San
Giovanni il Mietitore dai manoscritti greci: Suppl. Gr. 106 della Biblioteca Nazionale di Parigi e II, E, 11 della Biblioteca Nazionale di Palermo.
Poche informazioni ci sono giunte su questo santo eremita, che visse sul monte Consolino, sopra al paese bizantino di Stilo, insieme al suo compagno d’ascesi san Ambrogio. Questi due santi furono i primi padri spirituali e guide nella vita monastica di un altro grande santo calabrese: san Giovanni Theristìs, il Mietitore. San Nicola visse tutta la sua vita dentro ad una grotta, in continua preghiera, e si addormentò il 9 agosto del 1050. Oggi le sue reliquie riposano nel nuovo Monastero di san Giovanni il Mietitore a Stilo di Calabria. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Nicola, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
Il 9 di agosto, memoria del nostro santo padre Falco il
Calabro, di Palena. Su questo santo si consultino: D. L. Raschellà, Saggio storico sul monachismo italo-greco in Calabria, Messina 1925 e G. Marafioti, Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601.
- 461 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
(Si veda il suo Bios il 13 gennaio, giorno, memoria principale del Santo) Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Falco. Intercedi presso Cristo Dio per San Falco di Palena libera una la salvezza delle anime nostre. ragazza posseduta. Il 9 di agosto, memoria della ricognizione delle reliquie
del nostro santo padre Nicola il Greco. (Si veda il suo Biosil 13 gennaio, giorno, memoria principale del Santo).
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Nicola, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 462 -
AGOST O
10 AGOSTO
Il 10 di questo mese, memoria della ricognizione delle sacre reliquie del nostro santo padre Lorenzo di Frazzanò.
(Si veda la sua vita il 30 dicembre, memoria principale del Santo)
Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Lorenzo, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 463 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
11 AGOSTO
L’11 di agosto, memoria del santo e grande martire Euplo il diacono, di Catania. La sua memoria è riportata nella maggior
parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
La gloriosa città di Catania è principalmente nota per aver dato i natali a sant’Agata, vergine e martire. Tuttavia, molti sono i Santi che vissero e subirono il martirio per Cristo in questa città che riposa, sempre all’erta, all’ombra dell’Etna. Uno di essi è il santo martire Euplo il diacono, vissuto all’epoca degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Secondo la testimonianza e gli atti del processo a noi giunti, San Euplo di Catania. Euplo si autodenunciò dinanzi al procuratore Calvisiano dicendo: “Voglio morire! Sono infatti un Cristiano5”. Così, avendo confessato la sua fede in Cristo, dopo essere stato torturato, fu infine decapitato nell’anno 304. Al suo collo, in segno di scherno, vennero appese una copia del Vangelo con la quale il Santo si era presentato dinanzi a Calvisiano. I Cristiani 5. Fr. de Cavalieri, Note Agiografiche 7, [Studi e testi 49], Roma 1928.
- 464 -
AGOST O
presero il suo corpo e lo seppellirono con grande devozione insieme ad unguenti: “Di notte, uomini devoti presero i sacri resti del santo e vittorioso martire Euplo e li seppellirono in un luogo adatto, sul quale fu poi costruito il suo martyrion e dove avvengono, con la grazia di Cristo, molte guarigioni”. Da allora, è considerato compatrono di Catania e patrono delle città di Francavilla e Trevico, in Sicilia. San Euplo insieme ad altri martiri catanesi.
Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 465 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
12 AGOSTO Il 12 di agosto, memoria dei santi gloriosi martiri di Catania.
Si consulti l’edizione critica del Martirologio Geronimianio di Giovanni
Battista de Rossi e Louis Duchesne, Martyrologium Hieronymianum, in Acta Sanctorum Novembris, tomo II, parte prima, Bruxelles 1894.
Il tributo di sangue pagato dalla prima comunità cristiana di Catania fu molto grande. Oltre ai noti Agata ed Euplo, numerosi furono i martiri che irrorarono con il loro sangue l’albero delle
I santi martiri catanesi.
- 466 -
AGOST O
fede. Veneria e Nerizia, due vergini, i santi Floro, Pancrazio e Fortunato subirono il martirio insieme a san Euplo. Un mese dopo, il 12 settembre 304, il santo ieromartire Serapione fu martirizzato insieme a tredici altri cristiani di Catania, tra i quali i santi Magno e Secondino. Esattamente un anno dopo, il 12 agosto, subirono il martirio per Cristo i Santi Agnese, Donata, Nominata, Rogata, Sinfoniano, Ammonio, Amone, Cotta, Seguende, Secondo, Caledonio, Evelpisto, Esuperanzio e Seminione. L’elenco dei loro nomi è tratto dal Martyrologium Hieronymianum. Apolitìkion tono IV. I tuoi martiri, Signore, con le loro lotte hanno conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per loro intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 467 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
15 AGOSTO Il 15 di agosto, memoria del nostro santo padre Macario
il Romano, asceta a Novgorod. Si consulti anche la Bibliotheca
Sanctorum Orientalium, tomo II, pp. 381-384, Città Nuova Ed., Roma 1999.
San Marciano nacque a Roma sul finire del XV secolo. I suoi facoltosi genitori gli assicurarono una formazione eccellente, allevandolo secondo i principi della loro religione.Il Santo, adornato di molti talenti naturali e intellettuali, prometteva un futuro brillante. Tuttavia, le sua ricerca spirituale non trovava piena soddisfazione nella teologia occidentale e nella religiosità latina. Dopo un’intensa preghiera, abbandonò tutto supplicando Dio di guidare i suoi passi verso la salvezza. Così, dopo molte sofferenze e avventure, giunse, coperto di stracci, nella lontana Russia, a Novgorod lì dove pochi mesi prima aveva trovato rifugio spirituale un altro romano, sant’ Antonio (3 agosto). Le bellissime chiese russe, i monasteri pieni di spiritualità, l’austera vita ascetica lo impressionarono moltissimo. Abbracciò con tutto il cuore la fede ortodossa e ringraziò Dio che lo aveva guidato in questo paese dove oramai avrebbe potuto trovare la verità e la tradizione dei Santi Padri della Chiesa. Desiderando,poi, consacrarsi totalmente all’adorazione del vero Dio cercò un monastero dove abbracciare la vita monastica. Fu accolto come novizio nel monastero della Santa Trinità di Svir dal grande santo esicasta Alessandro di Svir. Dopo alcuni anni, fu tonsurato monaco con il nome di Macario; ricercando maggiore esichìa, si ritirò in una palude isolata vicino al fiume Leznov. Qui visse per molti anni in assoluto isolamento, vegliando, digiunando, dedito alla preghiera ininterrotta. Una notte di tempesta, - 468 -
AGOST O
bussarono alla porta della sua capanna alcuni cacciatori che si erano persi. Il Santo gli accolse con molto amore. I cacciatori rimasero impressionati dalla sua semplicità e dalla santità del suo volto che risplendeva di grazia divina. Gli dissero che solo grazie alle sue preghiere avevano trovato la sua cella, lì, in mezzo alle paludi, altrimenti si sarebbero persi in quel luogo inospitale. Da allora, migliaia di persone iniziarono a visitarlo nel deserto della palude per ricevere consolazione, guarigione dell’anima e del corpo. Lo amarono così tanto a tal punto che costruirono piccole celle intorno alla sua capanna. Così si formò il primo nucleo del Monastero della Dormizione della Madre di Dio di Novgorod. San Macario di Novgorod, il Romano, si addormentò nell’anno 1560 continuando sino ad oggi a compiere miracoli per tutti coloro che con fede si accostano alla sue reliquie incorrotte. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Macario, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 469 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
17 AGOSTO
Il 17 di agosto, memoria del nostro santo padre Elia il Nuovo, il Siciliano. I manoscritti originali del Bios sono: Messina,
Biblioteca Universitaria, cod. 29, ff. 190r-204v, e Napoli, Biblioteca Nazionale, cod. II, A. A. 26, cc. 251r-282v.
Il Bios di sant’Elia il Nuovo è uno dei capolavori della agiografia italogreca ed è per questo che è stato definito, non a torto, “l’Odissea spirituale”. In effetti, il Bios è di particolare importanza, poiché ci offre un dettagliato spaccato storico e sociale dell’epoca. Il biografo è un monaco anonimo, probabilmente discepolo e contemporaneo del Santo. Sant’Elia nacque in Sicilia, ad Enna, intorno all’anno 823, e al battesimo ricevette il nome di Giovanni. Quando i Saraceni invasero la sua patria, il piccolo Giovanni fu fatto prigioniero ma già da allora si manifestò il suo carisma profetico. Fu poi
Sant’Elia il Siceliota. Affresco nel monastero del Santo presso Seminara. Opera dell’autore.
- 470 -
AGOST O
fatto prigioniero una seconda volta dagli Arabi e venduto come schiavo nell’Africa Settentrionale. Quando fu finalmente libero, dopo molte disavventure, si rifugiò in Palestina dove fu tonsurato monaco dal patriarca di Gerusalemme Elia (878907) che gli diede il suo nome. Avendo poi venerato i Luoghi Santi, si stabilì nel monastero di Santa Caterina sul Sinai dove visse in ascesi per tre anni. Da lì, continuò il suo pellegrinaggio sino ad Alessandria, poi in Persia ed infine ad Antiochia, dove ricevette da Dio l’informazione che sarebbe dovuto ritornare nel Sud Italia, tornò quindi in Africa Settentrionale e da lì fece ritorno in Sicilia, dove si incontrò per l’ultima volta con sua madre. Visitando Taormina, conobbe il suo discepolo Daniele: il Santo lo tonsuròe da allora divenne il suo fedele inseparabile discepolo sino alla sua dormizione. A Taormina, Elia profetizzò la distruzione della città per mano degli Arabi. Elia e Daniele si rifugiarono nel Peloponneso, a Sparta, nell’Epiro e a Corfù, ovunque compiendo miracoli e profetizzando. Da Corfù, come riferisce il Bios: “Navigando, sbarcarono in Calabria e giunsero nel luogo cheera stato profetizzato a Elia quando si trovava ad Antiochia, nella zona delle Saline, lì iniziarono la palestra ascetica6”. Così, tra gli anni 880-884, il Santo si trovò in Calabria dove fondò il celebre monastero delle Saline7, un poco fuori dalla città di Seminara, una zona monastica della Calabria con molte palestre ascetiche e monasteri. Tuttavia, il pericolo dei Saraceni lo costrinse ancora una volta a rifugiarsi nel Peloponneso, a Patrasso e da lì nuovamente in Calabria, sull’Aspromonte, nella zona di Santa Cristina. Desiderando venerare le tombe degli Apostoli, si recò a Roma, dove fu accolto da papa Stefano V. Intorno al 900-901, tornò in Calabria, nelle Saline, nel monastero da lui fondato. La 6. G. Rossi Taibbi, Vita di Sant’ Elia il Giovane, Istituto Siciliano di studi Bizantini e Neoellenici. Palermo 1962, σ. 44 § 30. 7. Vallis Salinarum (Valle delle Saline).
- 471 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il Sacro Monastero Imperiale dei santi Elia il Nuovo e Filarete l’Ortolano a Seminara, nella zona della Saline. Calabria.
fama di santità e dei miracoli era giunta sino a Costantinopoli. Oramai in età avanza, ricevette l’invito da parte dell’imperatore Leone VI il Saggio di recarsi a Costantinopoli. Questo incontro, però, non si realizzò mai, poiché, giunto a Salonicco, il Santo si ammalò e consegnò la sua anima il 17 agosto 903. Il suo corpo fu sepolto provvisoriamente nella chiesa di san Giorgio (vicino la Rotonda) e dopo dieci mesi, con il consenso dell’imperatore, il discepolo Daniele lo riportò in Calabria, nel suo monastero, che da allora prese il suo nome. La sua memoria rimase vive nel monastero, sino alla totale distruzione nel XVIII secolo. Il monastero imperiale di sant’Elia, di cui l’imperatore Leone il Saggio fu grande benefattore, fu uno
- 472 -
AGOST O
dei centri monastici più importanti del monachesimo italogreco e d’irradiazione della cultura greco-cristiana. Intorno al 1072, nel monastero, si addormentò san Filarete l’Ortolano (8 aprile) e da allora il monastero prese il nome di entrambi i Santi. Il 22 marzo 2001, Sua Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I benedisse e pose la prima pietra della nuova chiesa del monastero su un terreno del vecchio monastero donato dal dott. Santo Gioffrè. Oggi il monastero è tra i pochi monasteri italogreci ad essere rinati grazie agli sforzi di Sua Eminenza Gennadio, Metropolita Ortodosso d’Italia, di beata memoria, il quale inaugurò ufficialmente il monastero il 30 ottobre 2005, ma anche di padre Nilo Vatopedinos. Così, la presenza ortodossa monastica è tornata di nuovo a risplendere in questa zona della Calabria, santificata dal passaggio di così tanti santi Ortodossi. Il Monastero è stato servito per quindici anni dalla badessa madre Stefania, originaria del Montenegro, mandata in Calabria dal suo padre spirituale il metropolita del Montenegro Amfilochio Radovich. Apolitìkion tono IV (dell’archimandrita Efrem del Monte Olimpo) Imitando nella carne la vita degli angeli, sei apparso cittadino del deserto e profeta nella grazia, Elia, decoro della Sicilia e meraviglioso germoglio di Enna, per questo, venerando la tua memoria apportatrice di luce, gridiamo: Gloria a Cristo che ti ha glorificato, gloria a Cristo che ti ha incoronato, gloria a Cristo che per mezzo tuo opera guarigioni per tutti.
- 473 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 17 di agosto, memoria del nostro santo padre Nicola Politi, il Siciliano. Il suo Bios è stato scritto in latino, sulla base
di manoscritti greci non più esistenti, da Ottavio Gaetani, nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol. II, p. 180.
Sulla vita di questo santo eremita simile agli angeli possediamo poche informazioni, provenienti da un Bios latino del XVI secolo che si basa su manoscritti greci andati persi. Da questo Bios veniamo a sapere che il Santo nacque nell’anno 1117 ad Adrano, vicino Catania, al tempo del re normanno Roggero. All’età di 17 anni, desiderando dedicarsi alla vita ascetica ed evitare così il matrimonio organizzato dai suoi genitori, fuggì di nascosto da casa, vivendo per tre anni in una grotta isolata dell’Etna; più tardi, si trasferì sui monti della Sicilia nord-occidentale dove visse in maggiore ascesi, in grande abnegazione per trent’anni. Il Santo viveva tutta la settimana recluso nella grotta,
L’antico apolitìkion del Santo.
- 474 -
AGOST O
dedito all’esichìa, alla preghiera ininterrotta e facendo molte prostrazioni, solo il sabato e la domenica usciva per scendere al vicino monastero italogreco della Madonna del Rogato per confessarsi e comunicarsi. In questo monastero fece la piccola professione monastica8. Mangiava solo erbe selvatiche, e qualche volta un’aquila gli portava una metà di pane per poter avere le forze di continuare la sua ascesi. La tradizione racconta, inoltre, che quando il Santo si incontrò con san Lorenzo di Frazzanò per scambiarsi consigli spirituali, l’aquila, allora, portò un pane intero. San Nicola possedeva il dono della chiaroveggenza, quello delle lacrime e di compiere miracoli. Si addormentò in pace, mentre pregava, il 17 agosto 1167.Alcune ore dopo, un pastore trovò il suo corpo senza vita ancora in ginocchio, con il libro delle preghiere aperto tra le mani. Il corpo fu quindi trasportato nel Monastero del Rogato. Durante il tragitto le campane del vicino 8. Oggi nella Chiesa Ortodossa, ci sono due professioni monastiche: la piccola e la grande. Nella prima professione l’abate impone al monaco lo schima (o piccolo abito): è un quadrato di stoffa con la figura della croce e altri simboli sacri, che si porta sulla persona sotto la veste. In seguito, il monaco tocca il libro del vangelo, riceve il libro delle regole monastiche, e gli viene praticato il rito della tonsura. Segue la consegna degli abiti monastici, cioè del rason, del mandìas, un largo manto nero per i monaci e viola con linee bianche per i vescovi, un velo nero che copre lo skufos, chiamato epanokalimafchion. Tale velo nel clero secolare è proprio solo dei vescovi e dei dignitari (archimandriti), i quali, anche senza vivere in un monastero, rimangono celibi e fanno la professione monastica. Alla fine, gli viene consegnata una candela accesa e una croce di legno, che il monaco avrà sempre con sé. Il secondo grado è quello del “grande abito” (megàloschima). Solo dopo molti anni di vita monastica esemplare il monaco può accedere al grado di megalòschimos. Il rito, alquanto solenne, comprende ancora la tonsura e la consegna degli abiti monastici, da ultimo l’abito caratteristico di questo terzo grado, il “grande abito”, chiamato anche analavòs. È una specie di scapolare che scende sul davanti come una stola, ornato con una croce e con i simboli della Passione (spugna, lancia e iscrizioni varie. Presso i russi esso è completato da un cappuccio ornato di croci. Lo si porta sempre sopra gli altri abiti monastici, ma solo in determinate occasioni. N.d.T.
- 475 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
paese di Alcara iniziarono a suonare festosamenteda sole e avvennero molti miracoli. Il culto del Santo conobbe una grande fioritura dopo il 1503, anno in cui il Santo compì un grande miracolo quando fece piovere dopo un periodo di grande siccità. Oggi le sue reliquie, rimaste incorrotte per 336 anni, si trovano ad Alcara Li Fusi,sui monti Nebrodi. La sua testa, invece, si trova al suo paese San Nicola Politi. Affresco nell’Eremo natale, Adrano. Alle pendici della Candelora presso Santa Lucia del dell’Etna si trova ancora “la Mela. Opera dell’autore. grotta di San Nicola” dove il Santo si dedicò all’ascesi. Si salva anche una parte dello scapolare monastico (in greco: microschima) e alcune pagine del manoscritto greco usato dal Santo per la preghiera. Il titolo “Politi”, che in greco significa “Cittadino”, proviene dal tropario con il quale veniva venerato, il tropario che la Chiesa Ortodossa utilizza per i Santi monaci e che recita appunto: “Cittadino del deserto, angelo in un corpo...”. Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Nicola, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
- 476 -
AGOST O
18 AGOSTO Il 18 di agosto, memoria del nostro santo padre Franco
l’Anacoreta, di Calabria. Informazioni sulla sua vita ci sono tramandate da V. Ciarlanti, nella sua opera Memorie istoriche del Sannio, Campobasso 1883.
Franco è uno dei monaci italogreci che si rifugiarono in Abruzzo, sul finire del X secolo, per sfuggire alle invasioni saracene. Questo gruppo di monaci italogreci sotto la guida dell’abate Ilarione si stabilì nella regione e visse per molti anni in vita comunitaria. Di seguito, si divisero, cercando ognuno il posto adatto per una maggiore ascesi ed esichìa, tra i burroni e nelle grotte degli Appennini. San Franco9, il cui vero nome non ci è noto, è venerato come compatrono di Francavilla a Mare, ridente città della costa adriatica della provincia di Chieti. Le informazioni su questo gruppo dei Santi sono di natura popolare, provenienti dalla tradizione orale, molto spesso senza fondamento San Franco l’Anacoreta. storico-agiografico. Su 9. Franco vuol dire “sincero, fedele”.
- 477 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
questo gruppo di monaci italogreci che si chiamavano tra di loro “fratello” e che si addormentarono in pace e in odore di santità, nacque la storia, diffusa in Abruzzo, dei “santi sette fratelli” che vissero da anacoreti sulle montagne della regione. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Franco. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 478 -
AGOST O
19 AGOSTO Il 19 di agosto, memoria del nostro santo padre Bartolomeo Nuovo, fondatore del Sacro Monastero della Nuova Odigitria, chiamato «dei Padri» presso Rossano in Calabria.
il
Il Bios greco del Santo è stato pubblicato da G. Giovanelli, con il titolo «La Vita di San Bartolomeo di Semeri», in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, prima serie, VI (1935), nn. 8, 9, 10, 11-12, VII, nn. 1-2, 4, 6.
San Bartolomeo nacque nel 1050 a Simeri, provincia di Catanzaro, da Giorgio ed Elena. Al battesimo gli fu assegnato il nome di Basilio. Ancora giovane, fu tonsurato monaco dal monaco Cirillo, che gli diede il nome di Bartolomeo. Desiderando maggiore esichìa, si ritirò sulle montagne della Sila, dove, per molti anni, visse in assoluto isolamento, dedito all’ascesi e alla preghiera continua. Fu però scoperto da alcuni cacciatori; così, tanta gente iniziò a recarsi da lui in cerca di una guida spirituale. In seguito ad un’apparizione della Madonna, decise di spostarsi a Rossano per fondare un monastero nel quale si stabilì la comunità che si era creata intorno a lui. Il monastero, costruito con gli San Bartolomeo il Nuovo. Icona aiuti del conte Ruggero I e contemporanea dell’iconografo Ivan di sua moglie Adelaide, fu Polverari.
- 479 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
dedicato alla Madonna Odegitria e divenne poi noto come “il Monastero dei Padri” (Patirion). In questo periodo, per servire alle necessità spirituali dei confratelli, Bartolomeo venne ordinato presbitero dal vescovo di Ghinecosàstro (odierno Belcastro) Policronio. Inoltre, nel Monastero dei Padri funzionavano anche uno scriptorium e una biblioteca , nei quali venivano ricopiate opere degli antichi scrittori greci e latini come anche opere dei Santi Padri della Chiesa. Siccome il vescovo di Rossano non vedeva di buon occhio lo crescita del monastero e desiderava porlo sotto il suo controllo, il Santo ricorse a papa Pasquale II che lo pose sotto la diretta dipendenza della Santa Sede concedendo lo Stavropighio10. In seguito, san Bartolomeo si recò a Costantinopoli per provvedere al rifornimento di suppellettili sacre: paramenti, icone, calici, pissidi etc. Lì venne accolto con onori e devozione dall’imperatore Alessio I Comneno (1081-1118) e dalla moglie Irene. Dopo aver raccolto ingenti offerte e doni per il Monastero, così come una copia dell’icona taumaturgica della Madonna Odigitria custodita a Costantinopoli, ricevette l’invito, daparte del dignitario Basilio Calimeri, di recarsi al Monte Athos per provvedere al ripristino dell’ordine e della disciplina nel monastero di san Basilio , del quale il dignitario era il fondatore. Bartolomeo riuscì a riportare la genuina vita monastica e, da allora, il monastero divenne noto come “Il monastero del Calabro”. Portata a compimento la missione, Bartolomeo fece ritorno in Calabria. Ma la sua fama di santità provocò l’invidia del clero latino. Così, nel 1125, due monaci benedettini di sant’Angelo di Mileto lo accusarono al conte Ruggero II di eresia e di aver usato le offerte ricevute dal Conte per arricchire i propri parenti. Il Santo fu così costretto a recarsi a Messina, dove Ruggero 10. Con una traduzione letterale, “stavropighio” in greco significa “incastonare la croce”. Questo stato significa che il monastero è sotto la dipendenza diretta del patriarca. N.d.T.
- 480 -
AGOST O
aveva sede, per essere sottoposto a giudizio. Fu condannato alla morte per rogo, dal momento che non si difese. Chiese solamente come ultima grazia quella di celebrare per l’ultima volta la Divina Liturgia. Durante la consacrazione, tutti Il monastero dei Padri presso Rossano Calabro. i presenti videro una colonna di fuoco che lo ricopriva salendo sino al cielo, dimostrando, in questo modo, la sua innocenza. In quel punto fu costruito da Ruggero il celebre monastero italogreco del Santissimo Salvatore nel quale il Santo rimase sino all’anno 1128 per organizzare la vita interna della comunità. Dopo aver stabilito dodici monaci calabresi con abate e primo archimandrita il suo discepolo san Luca (27 febbraio), Bartolomeo fece ritorno nel Monastero dei Padri dove si addormentò in pace il 19 agosto 1130. La sua memoria con il passare del tempo cadde in oblio a causa della latinizzazione forzata. Oggi, questa grande personalità del monachesimo italogreco è quasi del tutto sconosciuta tra gli odierni calabresi. Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Bartolomeo, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 481 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
20 AGOSTO Il 20 di agosto, memoria di sant’Argenzio di Palermo,
monaco e martire per mano dei Saraceni, nell’anno 906
d.C. Per approfondimenti: Daniele Castrizio, Manuale di numismatica
medievale, 2005, p. 62.
Con la violenta conquista islamica e il conseguente dominio arabo che durò due secoli, in Sicilia, l’albero della fede cristiana continuò ad essere irrigato dal sangue di cristiani neomartiri. Il monaco e martire Argenzio subì il martirio vicino a Cannizzaro di Palermo durante una violenta persecuzione dei Cristiani ad opera del Cadè dell’Africa. Le chiese e i monasteri furono rasi al suolo, sacerdoti e monaci furono incarcerati e sottoposti a tremendi tormenti, la cattedrale della città fu trasformata in una moschea. Tutto sembrava oramai spegnersi all’ombra della Mezzaluna. Questi eventi portarono schiere di monaci siciliani a rifugiarsi nella vicina Calabria o addirittura in Grecia per poter continuare a vivere senza turbamenti la loro vita monastica. Apolitìkion tono IV. Il tuo martire, Signore, con la sua lotta ha conseguito le corone dell’incorruttibilità da te, nostro Dio; partecipe della tua forza ha sconfitto i persecutori e infranto l’audacia impotente dei demoni; per la sua intercessione, Cristo Dio, salva le nostre anime.
- 482 -
AGOST O
23 AGOSTO Il 23 di agosto, memoria di san Nicola il Siceliota, presso
Eubea. La sua memoria è riportata nella maggior parte dei Minei e Sinassari della Chiesa Ortodossa.
San Nicola nacque in Sicilia. Non ci sono però noti gli anni della sua nascita e morte. Probabilmente visse all’epoca della conquista araba della Sicilia. Come molti altri monaci siciliani, per sfuggire alle violenze arabe, si rifugiò sull’isola di Eubea in Grecia sul monte Neòtacho (oggi Scotinì). Fondò il monastero di san Nicola dove compì innumerevoli miracoli e fece scaturire una fonte di acqua taumaturgica. Tuttavia, la minaccia degli Arabi lo seguì sino ad Eubea. In un attacco fu fatto prigioniero e imbarcato insieme ad altri cristiani. Durante il tragitto furono prossimi alla morte sia a causa delle avverse condizioni del mare che per la mancanza di acqua potabile. San Nicolacon la sua preghiera calmò il mare e mutò l’acqua salata in acqua dolce. Gli Arabi, allora, colpiti da questi miracoli, liberarono tutti. San Nicola visse una vita di dura ascesi e si addormentò il 23 agosto che da allora è il giorno della sua memoria. Con il passare del tempo, la sua tomba e il monastero caddero nell’oblio ma furono riscoperti in seguito ad un miracolo. Il monastero fu ricostruito nel 1853 e lì si custodiscono le sue reliquie. Apolitìkion tono I. Hai vissuto come un angelo sul monte Neòtacho e con la tua vita ascetica, o teoforo Nicola, illumini con la luce delle sante virtù tutta Eubea; per questo, onoriamo tutti la tua sacra memoria gridando: gloria a Cristo che ti ha dato forza, gloria - 483 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
a Cristo che ti ha coronato, gloria a Cristo che per mezzo tuo opera guarigioni per tutti.
Il 23 di agosto, memoria del nostro santo padre Antonio
di Gerace in Calabria. Sulla memoria del Santo si consultino le
seguenti opere: G. Marafioti, Croniche e antichità di Calabria, Padova1601, p. 108 e D. Romeo, De septem S. Custodibus et Praesulibus Urbis Neapolis, Napoli 1570, p. 404.
Poche informazioni esistono su sant’Antonio il Calabro ,che visse tra il X-XI nel monastero di san Filippo di Agira, a Gerace, in Calabria. Il suo Bios non ci è noto. Sicuramente visse con grande ascesi e in preghiera, dopo aver compiuto molti miracoli. Viene onorato localmente il 23 agosto con la processione della statua contenente un frammento delle reliquie. Sant’Antonio di Gerace.
Apolitìkion tono plagale IV. In te, padre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o san Antonio, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
- 484 -
AGOST O
24 AGOSTO
Il 24 di agosto, memoria dei santi gloriosi confessori Gregorio, Teodoro e Leone, di Sicilia. La loro memoria è
riportata in Acta SS. Augusti, vol. IV, Venezia 1752, pp.768-772.
Secondo i due sinassari latini del secolo XIV, questi Santi erano originari dell’Oriente e servivano come soldati nell’esercito romano, si distinguevano per le loro molte virtù e la loro profonda fede in Dio. All’epoca dell’imperatore l’eretico Costanzo, per scampare alla tremenda eresia di Ario, i Santi abbandonarono la Sicilia dove vi trovavano (e della quale forse erano originari) e sbarcarono a Cefalonia. Lì cercarono un luogo adatto per dedicarsi all’ascesi e alla preghiera; si stabilirono, perciò, nella valle di Sami, di fronte ad Itaca, dove trovarono, tra gli alberi bassi e i cespugli, le rovine di una chiesa semidistrutta. Qui vissero in ascesi, dediti alla preghiera ininterrotta, sino alla fine della loro vita. In seguito, molti anni dopo la loro beata dormizione, i tre Santi apparvero in sogno a Michele, un ricco notabile dell’isolache soffriva di una forma di lebbra. Quando Michele si svegliò, non sapeva i nomi dei tre santi né tantomeno il luogo della loro sepoltura. Tuttavia, incontrò un cacciatore di cinghiali che gli raccontò che, inseguendo un cinghiale, era entrato in una fitta boscaglia dove vide - 485 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
tra corpi insepolti e incorrotti che emanavano un profumo celeste. Allora, Michele si ricordò del sogno e si diresse subito a quel luogo. Dopo aver venerato con devozione i corpi, immersi in una luce abbagliante, fu subito guarito dalla lebbra. Su quel luogo fu poi eretto, con i soldi dello stesso Michele, un monastero in onore dei tre santi con il titolo di “Monastero dei tre Santi apparsi”. Le reliquie furono trasportate dai Veneziani a Venezia dove vennero riposte nella bellissima chiesa del profeta Zaccaria dentro un sepolcro di marmo. Dopo il ritrovamento delle reliquiee la ricognizione scientifica che ne ha certificato l’identificazione, nel 2009, il cardinale di Venezia ha donato alla Metropoli di Cefalonia un piccolo frammento di tutti e tre i Santi. Apolitìkion tono III. Il Signore ha fatto risplendere di gloria e incorruttibilità i fedeli soldati, la milizia che ha scacciato l’eresia e che ha reso ricca l’isola di Cefalonia con la grazia delle loro sacre reliquie. Perciò, tutti, onoriamo i tre apparsi, i forti difensori di Cristo: Gregorio, Teodoro e Leone.
- 486 -
AGOST O
25 AGOSTO
Il 25 di agosto, memoria della nostra santa madre Patrizia di Costantinopoli, compatrona di Napoli (+685). La sua
memoria è riportata nelle seguenti opere: Acta SS. Augusti, vol. V, ParigiRoma 1868, p. 199-225 e Α. Caracciolo, De sacris Ecclesiae Neapolitanae monumentis, Napoli 1645, pp. 332-341.
Santa Patrizia, discendente dell’imperatore san Costantino, nacque a Costantinopoli. Sin da giovane, aveva promesso a sé stessa di consacrarsi a Dio e, per rimanere fedele a questa promessa, fu costretta ad abbandonare Costantinopoli, dove il suo parente, l’imperatore Costantino II (668-685) voleva costringerla a sposarsi. Insieme alla sua nutrice Aglaia e alle sue serve si rifugiò a Roma, dove tutte presero il velo delle vergini, che all’epoca corrispondeva all’odierna tonsura monastica. Alla morte del padre, Patrizia fece momentaneamente ritorno a Costantinopoli dove rinunciò a tutti i diritti di eredità, distribuì la proprietà ai poveri e partì per la Terra Santa. Una terribile tempesta, Santa Patrizia di Costantinopoli però, guidò la nave sulle coste rappresentata insieme alla Madonna di Napoli, all’isola di Castel e ai santi Andrea Apostolo e Maria dell’Ovo. Lì visse in esichìa Maddalena, Napoli. XVI secolo. e si addormentò dopo una - 487 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
breve malattia. Una visione celeste rivelò la sua santità e per questo il suo funerale fu celebrato solennemente, alla presenza del vescovo, del duca della città e di molti uomini. I buoi che trasportavano il carro funebre si fermarono improvvisamente dinanzi al monastero dei padri greci, dedicato ai santi Nicandro e Marciano, nella zona di Caponapoli, nel luogo che la stessa santa aveva profetizzato come il luogo della sua sepoltura. Così le reliquie, accompagnate dalle sue consorelle, rimasero in questo monastero greco. Alcuni anni dopo, i padri greci si trasferirono nel monastero di san Sebastiano, mentre, il monastero dei santi Nicandro e Marciano rimase alle monache che, in seguito, passarono al rito latino, inserendosi nell’ordine di san Benedetto. Per diversi motivi storici e politici, nel 1864, le reliquie furono trasferite nel monastero di san Gregorio Armeno. A Napoli la Santa gode di una particolare devozione per i molti miracoli che avvengono per la sua intercessione. Per questo è considerata una delle compatrone della città insieme a san Gennaro. Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Patrizia, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 25 di agosto, memoria del nostro santo padre Jeiunio (Giovanni) il Digiunatore di Gerace in Calabria. Rimandiamo
alla memoria principale il 25 maggio.
- 488 -
AGOST O
Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Giovanni, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
I santi Nicodemo di Mammola, Antonio e Jeiunio di Gerace. Affresco nell’Eremo Ortodosso della Candelora presso Santa Lucia del Mela. Opera dell’autore.
- 489 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
Il 25 di agosto, memoria del nostro santo padre Giovanni l’Eremita, presso Rossello in Abruzzo. La sua memoria è
riportata da Ferrai nelle sue opere Catalogus Sanctorum Italiae (p. 541) e Catalogus Generalis Sanctorum (p. 336). Si consulti anche Acta SS. Augusti, vol. V, Venezia 1754, p. 140.
Come abbiamo già visto precedentemente, un grande gruppo di Santi Italogreci, originari della Calabria, è veneratotutt’oggi in diverse zone montuose dell’Abruzzo, dove i Santi emigrarono per sfuggire alla violenza dei Saraceni. San Giovanni di Rossello visse da eremita lungo il fiume Verde (o Venere) vicino Rossello in provincia di Chieti. Le sue reliquie furono poi trasportate nella vicina città di Fossacesia dove è tutt’ora venerato. Apolitìkion tono plagale IV. Con lo scorrere delle tue lacrime hai reso fertile la sterilità del deserto, e con gemiti dal profondo hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra per i prodigi, o santo nostro padre Giovanni. Intercedi presso Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
- 490 -
AGOST O
26 AGOSTO
Il 26 di agosto, memoria del nostro santo padre Elia, vescovo di Siracusa. La sua memoria ci viene tramandata da
Ottavio Gaetani nella sua opera Vitae Sanctorum Siculorum, vol.I, p. 232, trascrivendola in latino.
Sant’ Elia fu il successore di san Zosimo. Si addormentò in pace, nell’anno 664, dopo aver pascolato con grande santità il suo gregge. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Elia. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 491 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
28 AGOSTO
Il 28 di agosto, memoria di san Rinaldo il Calabro, a Fallascoso in Abruzzo. La sua memoria è tramandata da V.
Ciarlanti, nella sua opera Memorie istoriche del Sannio, Campobasso 1883. Si consulti anche: D. L. Raschellà, Saggio storico sul monachismo italogreco in Calabria, Messina 1925 e G. Marafioti, Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601. Per maggiori approfondimenti rimandiamo: BIBLIOTHECA SANCTORUM, IX, pp. 920-921, Città Nuova Ed., Roma 1967.
Sebbene il nome sia di origine germanica11, san Rinaldo appartiene al gruppo di monaci italogreci che dalla Calabria si rifugiarono in Abruzzo per sfuggire alle violenze dei Saraceni. Qui il Santo si stabilì sino alla fine dei suoi giorni, vivendo in santità nell’eremo di Fallascoso (vicino al paese di Torricella Peligna). La grotta del Santo calabro, situata sul ciglio di un ripido burrone, costituisce ancora oggi mèta di pellegrinaggio. San Rinaldo. 11. Forse, gli abitanti latini di queste zone nelle quali i Santi vivevano, incontrando difficoltà nel pronunciare questi nomi greci oppure non conoscendo i nomi, li chiamavano con nomi di origine occidentale.
- 492 -
AGOST O
Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Rinaldo, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
La grotta dove visse san Rinaldo.
- 493 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
30 AGOSTO
Il 30 di agosto, memoria del nostro santo padre Fantino il Nuovo, addormentatosi a Salonicco. Rimandiamo alla memoria
principale il 14 novembre.
Apolitìkion tono I. Cittadino del deserto, angelo in un corpo, e taumaturgo ti sei mostrato, o Fantino, nostro padre teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi; guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti. Kondakiontono III. Sin dal ventre di tua madre, o Santo, sei stato consacrato al Signore e Lui come un altro Battista hai lodato ancor prima di nascere. Poi, abbandonando genitori e amici, sei divenuto astro che ha illuminato molti nella tua grande ascesi e nei tuoi miracoli, Fantino santissimo. Megalinario Rampollo della Calabria, o Fantino, con la grazia di Dio ti sei rivelato taumaturgo e
- 494 -
San Fantino il Nuovo.
AGOST O
con la tua ascesi hai santificato tutta la Grecia. Infine, ti sei addormentato a Salonicco. Il 30 di agosto, memoria della nostra santa madre Vrièni,
madre di san Fantino il Nuovo, addormentatosi a Salonicco. Sulla madre di san Fantino attingiamo informazioni dal bios del figlio: “San Fantino, allora, subito costruì alcuni monasteri, uno per la madre e la sorella in un luogo lontano e separato e un altro
San Vrièni, madre di san Fantino.
- 495 -
I SAN TI DELLA MAG N A G R Æ C IA
per il padre e i fratelli, Luca e Cosma. E avendoli tonsurati monaci, dopo che avevano confessato i loro peccati con calde lacrime, impose sopra alle loro spalle il leggerissimo giogo di Cristo, iniziando ad allenarli nelle lotte spirituali contro i demoni invisibili. E si poteva vedere coloro che un tempo erano padre e fratelli, trasformati per lo Spirito Santo in figli. Erano infatti trasformati ma di una buona trasformazione e con la vita ascetica erano diventati angeli nella carne. Passarono così tanto tempo nella continenza da essere terribili per gli stessi demoni12”. Apolitìkion della Santa tono plagale IV. In te, madre, è stata perfettamente custodita l’immagine di Dio perché tu, prendendo la croce, hai seguito Cristo, e coi fatti hai insegnato a trascurare la carne, perché passa, e a darsi cura dell’anima, realtà immortale. Per questo, o santa Vrièni, insieme agli angeli esulta il tuo spirito.
Il 30 di agosto, memoria del nostro padre tra i santi Teodosio, vescovo di Oria in Puglia. Informazioni sul Santo
attingiamo da Girolamo Marciano di Severano, dalla sua opera Descrizione, origini, e successi della provincia d’ Otranto, Napoli 1855.
Nell’ultimo quarto del IX secolo, un grande vescovo, Teodosio, sedeva sul trono vescovale di Oria in Puglia. Secondo la tradizione locale, fu discepolo di alcuni monaci anacoreti provenienti dall’Oriente e passò molti anni della sua giovinezza alla Corte di Costantinopoli. Quando venne eletto vescovo, Teodosio si distinse per la sua opera pastorale, convocando un sinodo locale nell’anno 881. Si adoperò inoltre per il 12. Dalla vita in greco di san Fantino, pubblicata in greco dal monastero femminile dell’Annunciazione Βίος καί Πολιτεία τοῦ Ὁσίου Φαντίνου τοῦ Νέου, ἐκδόσεις Ἱ.Μ. Εὐαγγελισµοῦ Θεοτόκου Ὀρµυλίας, 1996
- 496 -
AGOST O
mantenimento della pace tra Bizantini e Longobardi e della convivenza pacifica tra i Latini e i Greci della sua provincia episcopale. Portò a compimento con successo una missione diplomatica a Costantinopoli per conto di papa Stefano V dal quale, nel 886, ricevette in segno di gratitudine le reliquie dei santi martiri Crisante e Daria. Accolse anche le reliquie di san Barsanofio il Grande giunte in Puglia da monaci provenienti dalla Palestina e le collocò in una grotta rupestre, vicino la porta della cittàdove si salva l’epigrafe: «+Theodosius episcopus corpus sci Barsanophi i condidit et dicabit». Più tardi, le reliquie di san Barsanofio furono trasportate nella cattedrale di Oria dove sono custodite tutt’ora. Apolitìkion tono IV. Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza, così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, padre e pontefice Teodosio. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre.
- 497 -
La Madonna di Romania. Cattedrale di Tropea, Calabria.
EPILOGO
Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,furono un vanto ai loro tempi. I popoli parlano della loro sapienza, la Chiesa ne proclama le lodi. (Siracide 44, 1-7-15).
I
l Sinassario della Magna Græcia si pone l’obiettivo di rivelare un aspetto in qualche modo nascosto dell’agiografia ortodossa. Attraverso le sue pagine, infatti, si è cercato, per quanto possibile, di far conoscere la vita, le opere e il cammino luminoso di Santi, sconosciuti ai più. Tali Santi sono venerati solo localmente o, addirittura, sonocompletamente dimenticati, dal momento che la loro memoria è caduta in oblio a causa di secoli di conquiste e dominazioni: Arabi, Normanni, Spagnoli ed altri eventi storici. Attraverso lo studio delle loro vite, da noi esposte solo brevemente, si comprende il grande fascino e la forte influenza che questi Santi hanno esercitato sui fedeli nel corso dei secoli sino ad oggi. Oggi la loro importanza accresce maggiormente,in particolare in Occidente,dove la tradizione patristica ortodossa, così come la sua spiritualità divengono sempre più ricercate. Per questo, la Magna Græcia, che nel passato è stata fucina di tale spiritualità di alto spessore, simile a quella dei centri monastici d’Oriente, può e deve ritornare ad essere un faro
- 499 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
dell’Ortodossia in Occidente, coadiuvata anche dalla presenza degli odierni Greci. Infatti, nel Sud Italia vivono numerosi Ortodossi, studenti greci, Greci con le loro famiglie, e immigrati economici dai Balcani e dalla Russia, che organizzano le loro parrocchie e cercano di vivere come membri attivi della Chiesa Ortodossa. Di particolare interesse è il commovente pellegrinaggio di “pellegrini” greci in queste terre santificate. Essi, conoscendo l’Ellenismo di queste regioni, con emozione portano in Grecia tutto ciò che hanno visto e vissuto. Altri eventi importanti che hanno dato impulso all’Ortodossia, in particolare al monachesimo della Calabria e della Sicilia, sono stati la donazione dei Sacri Monasteri di san Giovanni Theristì a Stilo in Calabria, dell’Annunciazione a Mandanici in Sicilia e la rifondazione del Sacro Monastero dei Santi Elia il Nuovo e Filarete l’Ortolano a Seminara sempre in Calabria alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli Se questi monasteri saranno riabitati come si deve, con l’aiuto della gente filortodossa del posto, ritorneranno ad essere, nelle zone in cui si trovano, alveari spirituali, custodi della spiritualità ortodossa e della cultura e civiltà bizantina. Oggi, infatti, la presenza ortodossa in terra italiana diventa sempre più nota e più diffusa grazie agli sforzi della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e anche del clero e dei fedeli che servono le comunità locali. Infine, pietra miliare di questa nuova pagina della presenza ortodossa è stata la visita nel Sud Italia e in Sicilia di S.S. il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I nel 2001. L’accoglienza e il soggiorno di Sua Santità in queste regionisono stati straordinari, commoventi, segnati da calorosa - 500 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
accoglienza, si sono rafforzati gli animi e la fede degli Ortodossi locali, che hanno toccato con mano il sostegno della Madre Chiesa di Costantinopoli. Oggi, vicino alle rovine e ai resti degli affreschi dei monasteri, dove i Santi commemorati in questa opera vissero e compirono miracoli, vengono dipinte nuove icone, viene offerto di nuovo l’incenso del culto ortodosso e gli inni bizantini risuonano nuovamente tra le mura semidistrutte di queste antiche chiese bizantine.
Apolitìkion di tutti i Santi, uomini e donne, che hanno rispleso in Magna Græcia (del lettore Raffaele) Tono I: I Santi Italogreci, gli angeli nella carne, i confessori e le sante, i pontefici e i martiri, veneriamo con inni e canti, imitando le loro vite, tutta la folla dei fedeli d’Italia, gridi concordemente: gloria a Colui che vi ha incoronati, gloria a Colui che vi ha santificati, gloria a Colui che vi ha rivelato come nostri protettori nei pericoli.
- 501 -
C ATA L O G O D E I S A N T I I N O R D I N E A L FA B E T I C O
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
A Acacio, martire (7/5) Adriano, martire da Messina (21/10) Aesia di Taormina (7/5) Agapio, martire in Sicilia (24/1) Agata, vergine e martire (5/2) Agatone, martire in Sicilia (5/7) Agatone, papa di Roma (20/02) Agatone, vescovo di Lipari (27/6) Agrippina, martire (23/6) Alessandro, martire di Siracusa (13/2) Alfio, martire (10/05) Amasio, vescovo di Teano (23/1) Ambrogio di Stilo (8/10) Ampelio, martire (21/11) Andrea, martire di Siracusa (23/9) Antonio di Demenna (18/2) Antonio di Gerace (23/8) Antonio, il Romano (3/8) Archileone di Paternò (12/6) Argenzio, osiomartire (20/8) Arsenio di Reggio (15/1) Artellaide di Benevento (3/3) Artema, martire in Campania (25/1) Arteone, martire a Tauriana (15/6) Atanasio, martire da Siracusa (13/2) Atanasio, vescovo di Methoni (10/12) Attalo (3/4) Aurea, martire di Messina (21/10) Autonomo, ieromartire (12/9)
- 505 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
B Babila, martire di Messina (12/10) Babila, martire in Sicilia (24/1) Bartolomeo di Simeri (19/8) Bartolomeo il Nuovo (11/11) Basilio il Calabro (17/1) Basilio, vescovo di Lipari (domenica dopo l’11/10) Basilio, vescovo di Pantelleria (22/6) Bassiano di Siracusa (19/1) Benigno, martire (24/5) Berillo, vescovo di Catania (21/3) Bramano, martire (8/7) C Calì di Collesano (17/12) Callinico di Casole (28/1) Callista, martire (1/9) Calogero (18/6) Candido, martire a Tauriana (15/6) Canzianilla, martire a Tauriana (15/6) Canziano, martire a Tauriana (15/6) Cassiodoro, martire in Calabria (15/7) Cataldo, taumaturgo (10/05) Caterina di Demenna (28/1) Cesario, martire di Terracina (1/11) Cipriano di Calamizzi (20/11) Ciriaco di Buonvicino (19/9) Cirillo, vescovo di Reggio (3/7) Cirino, martire (10/5) Claudio, martire di Palermo (21/2) Clemente di Placa (6/8) - 506 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Clemente di Siracusa (5/3) Cleonico, martire (24/7) Clino (30/3) Comizio, martire (2/6) Conone di Naso (28/3) Corneliano, martire (8/7) Corona, martire (14/5) Costantino di Bova (20/9) Costantino, vescovo di Carini (domenica dopo l’11/10) Costantino, vescovo di Lentini (domenica dopo l’11/10) Costantino, vescovo di Reggio (domenica dopo l’11/10) Crescenza, martire (15/6) Cresto, vescovo di Siracusa (3/7) Crisogono, martire a Tauriana (15/6) Cristoforo di Collesano (17/12) Cristoforo, vescovo di Santa Domenica (domenica dopo l’11/10) D Demetrio di Messina (19/9) Demetrio, ieromartire in Sicilia (18/6) Deodata, martire (31/7) Dionigi, papa di Roma (26/12) Domenica, martire (7/7) Dominata, martire in Calabria (15/7) Donato, presbitero (13/11) E Efrem di Rossano (26/12) Elena di Calabria (4/8) Elia il Siceliota (17/8) Elia lo Speleota (11/9) - 507 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Elia, osiomartire di Palermo (6/4) Elia, vescovo di Siracusa (26/8) Elisabetta di Messina (19/9) Epifania, martire (12/5) Ermogene, martire (1/9) Ermogene, vescovo di Agrigento (24/11) Esichio, martire di Durazzo (7/7) Eufrosina la Giovane (8/11) Euplo, diacono (11/8) Eusebio (12/5) Eustrazio, presbitero (14/10) Eutalia, martire (2/3) Evaristo, martire (24/5) Evodio, martire (1/9) F Falco (13/1-9/8) Fantino il Cavallaro (24/7) Fantino il Nuovo (14/11 - 30/8) Fanzio, martire (31/7) Fausto (6/9) Febronia, martire (25/6 - 5/7) Feliciano, martire (9/7) Filadelfo, martire (10/5) Filarete, l’Ortolano (8/4) Filarete, osiomartire di Palermo (6/4) Filippo il Cacciaspiriti (12/5) Filippo, il Nuovo (12/6) Fiorentino, il Presbitero (14/2) Flaviano, patriarca di Costantinopoli (24/11) Flaviano il Diacono (14/2) - 508 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Franco (18/8) G Gaio, martire (21/11) Gaudioso, vescovo di Messina (domenica dopo l’11/10) Geminiano, martire (17/9) Gerasima, martire di Messina (21/10) Gerasimo di Vallettuccio (25/4) Germano, martire a Durazzo (7/7) Giacomo, vescovo di Catania (21/3) Giordano (15/9) Giorgio di Rossano (24/11) Giorgio di Vallettuccio (1/5) Giovanni del Mercurion (17/7) Giovanni di Fragalà (5/2) Giovanni di Matera (20/6) Giovanni di Pantelleria (3/8) Giovanni il Buono (5/9) Giovanni il Theristìs (23-24/2) Giovanni, l’eremita (25/8) Giovanni, martire di Siracusa (23/9) Giovanni, vescovo di Taormina (domenica dopo l’11/10) Giovanni, vescovo di Triocala (domenica dopo l’11/10) Giuliana, martire di Messina (21/10) Giuseppe di Casole (4/9) Giuseppe l’Innografo (3/4) Giustina di Lentini (10/1) Gregorio Decapolita (20/11) Gregorio di Cassano (4/11) Gregorio di Messina (19/9) Gregorio I, vescovo di Agrigento (22/6) - 509 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Gregorio il Confessore (24/8) Gregorio, ieromartire in Sicilia (18/6) Gregorio, vescovo di Agrigento (23/11) Gregorio, vescovo di Lilibeo (5/6) I Ilarione di Canale (12/1) Ilarione di Casole (30/3) Ilarione il Grande (21/10) Imerio, vescovo di Amelia (17/6) Ioann Steblin-Kamensky, ieromartire (20/7) Isidora, martire (17/4) Ieiunio (25/5-25/8) L Leoluca (1/3) Leone d’Africo (5/5) Leone di Methoni (12/5) Leone II, papa di Roma (3/7) Leone il Confessore (24/8) Leone, vescovo di Bari (domenica dopo l’11/10) Leone, vescovo di Catania (20/02) Leucio, vescovo di Brindisi (11/1) Libertino, ieromartire (3/11) Lorenzo di Dasà (25/4) Lorenzo di Frazzanò (26/12-10/8) Lorenzo Maiorano (7/2) Luca Casale (2/3) Luca del Mercurion (21/11) Luca di Armento (5/2) Luca di Carbone (13/10) - 510 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Luca di Demenna (13/10) Luca di Taormina (6/11) Luca il Grammatico (10/12) Luca, archimandrita (27/2) Luca, vescovo di Bova (5/10) Lucia, martire di Taormina (17/9) Lucia, martire e vergine di Siracusa (13/12) Lucia, martire in Campania e compagni (6/7) Luciano, martire di Durazzo (7/7) Luciano, vescovo di Lentini (3/1) M Macario di Collesano (16/12) Macario, il Romano (15/8) Mamiliano, vescovo di Palermo (16/6) Marciano, arcivescovo di Ocrida (10/6) Marciano, vescovo di Siracusa (30/10-9/2) Marciano, vescovo in Campania (14/6) Maria di Buonvicino (19/9) Marina di Messina (20/7) Martiri 14 in Sicilia (4/6) Martiri 79 a Mendola (17/9) Martiri 79 in Sicilia (21/2) Martiri 90 a Taormina (8/7) Martiri di Catania (12/8) Martiri di Palagonia (9/4) Martiri in monte supraMegaram (1/11) Martiri, sette fanciulli, a Palagonia (26/3) Marzia, martire di Siracusa (21/6) Massimo, martire di Palermo (21/2) Massimo, vescovo di Taormina (12/1) - 511 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Mauro, martire in Puglia (27/7) Melchisedech, vescovo di Gallipoli (domenica dopo l’11/10) Mercurio, martire e compagni (10/12) Metodio di Costantinopoli (14/6) Michele, Arcangelo (8/5) Modestino, ieromartire (14/2) Modesto, martire (15/6) N Neofita, martire (17/4) Nicandro di Messina (19/9) Niceforo il Nudo (5/7) Niceforo il Solitario (4/5) Niceta il Patrizio (13/10) Nichio di Chalki (25/10) Nicodemo di Casole (22/11) Nicodemo l’umile (12/3) Nicola di Casole (27/11) Nicola di Stilo (9/8) Nicola il Greco (13/1-9/8) Nicola il Siceliota (23/8) Nicola Politi (17/8) Nicola, il «Kyrie eleison» (2/6) Nicola, vescovo di Myra (9/5) Nicola, vescovo di Oppido (13/12) Nicone di Taormina e compagni (23/3) Nilo, il Nuovo (26/9) Ninfa, martire di Palermo (10/11) Nivito, martire a Tauriana (15/6)
- 512 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
O Oliva, martire (10/6) Onesimo, apostolo (15/2) Onofrio di Calabria (4/8) Onofrio di Sutera (12/6) Onorio, martire (5/4) Orante (5/3) Orsola di Pentedattilo (13/6) P Padri del VII Concilio Ecumenico (domenica dopo l’11/10) Pancrazio, vescovo di Taormina (9/7-9/2) Pantaleone, martire in Puglia (27/7) Papino, martire (28/6) Pappias, martire (7/7) Paride l’Ateniese (5/8) Patrizia di Napoli (25/8) Patroba, vescovo di Pozzuoli (5/11) Pelino, ieromartire (5/12) Pellegrino di Triocala (30/1) Peregrino, martire di Durazzo (7/7) Pietro di Messina (19/9) Pietro di Sicilia (1/2) Pietro, Spanòs (5/6) Pompeio, martire di Durazzo (7/7) Potamione, vescovo di Agrigento (29/1) Potito, martire (14/1) Proclo, di Bisignano (19/2 - 27/6) Procopio, vescovo di Taormina (1/8) Proto, martire di Tauriana (15/6) - 513 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Q Quinziano, martire a Tauriana (15/6) R Rinaldo (28/8) Rodippo, vescovo di Lentini (2/2) Rosalia (4/9-15/7) Rufino di Siracusa (21/6) S Saba di Collesano (17/12-5/2) Sabino di Canosa (9/2) Sabino di Catania (15/10) Sabino di Palermo, martire (21/2) Saturnino, martire di Durazzo (7/7) Senatore (11/1) Senatore, martire in Calabria (15/7) Serapione, vescovo di Catania (12/9) Sergio, martire in Puglia (27/7) Sergio, papa di Roma (8/9) Sergio, vescovo di Bisceglie (domenica dopo l’11/10) Sergio, vescovo di Nicotera (domenica dopo l’11/10) Severo, vescovo di Catania (24/3) Severo, vescovo di Catania (24/3) Silvestro di Troina (2/1-2/5) Simeone, il Pentaglosso (1/6) Simone il Calabro (19/11) Socrate, vescovo di Reggio (5/7) Sofia, martire (10/9) Sostene, martire (10/9) - 514 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Spero, martire (8/7) Stefano di Nicea (5/7) Stefano di Paternò (26/12) Stefano di Rosanno (26/9) Stefano, il Nuovo (29/10) Stefano, vescovo di Siracusa (domenica dopo l’11/10) Stefano, vescovo di Vibo Valenzia (domenica dopo l’11/10) Stratonico, martire (24/7) Susanna di Taormina (7/6) T Talaleo, martire (24/7) Tecla di Lentini (10/1) Telesforo, papa di Roma (22/2) Teoctisto di Caccamo (4/1) Teodora di Rossano (28/11) Teodoro di Avena (22/1) Teodoro di Demenna (12/3) Teodoro, il Confessore (24/8) Teodoro, vescovo di Catania (domenica dopo l’11/10) Teodoro, vescovo di Palermo (domenica dopo l’11/10) Teodoro, vescovo di Tauriana (domenica dopo l’11/10) Teodoro, vescovo di Tropea (domenica dopo l’11/10) Teodosio Stankevich, confessore (18/9) Teodosio, vescovo di Oria (30/8) Teodosio, vescovo di Siracusa (18/5) Teodulo, martire a Tauriana (15/6) Teofane, vescovo di Lilibeo (domenica dopo l’11/10) Teotimo, vescovo di Crotone (domenica dopo l’11/10) Timoteo, martire in Sicilia (24/1) Tommaso di Terreti (21/9) - 515 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Trifina, martire in Sicilia (5/7) Trofimena, martire (5/11) V Venera, di Gala (26/6) Venera, martire (26/7) Viatore, martire in Calabria (15/7) Vitale di Castronuovo (9/3) Vito, martire (15/6) Vittore di Casole (18/9) Vittore, martire (14/5) Vittoria, martire di Messina (21/10) Vrièni, madre di san Fantino (30/8) Z Zaccaria l’Angelico (21/1) Zaccaria, papa di Roma (15/3) Zosimo, vescovo di Siracusa (21/1) Zosimo, papa di Roma (26/12)
- 516 -
Il Patriarca Ecumenico
Bartolomeo
in Magna Græcia 19-24 marzo 2001
I L PAT R I A R C A E C U M E N I C O BARTOLOMEO IN MAGNA GRӔCIA (CALABRIA E SICILIA)
S
Breve cronaca
i è trattato non di una semplice visita o viaggio, ma di un vero e proprio pellegrinaggio nella terra santa della Magna Græcia, commenterà in seguito il Patriarca, riferendosi alla sua visita in queste zone. La Magna Græcia, nutrita dalla cultura dell’antica Grecia e di Bisanzio, irrigata dalla fede ortodossa, conserva ancora vivi questi elementi, anche se sono trascorsi molti secoli tra diverse dominazioni e tentativi di alterazione. Non furono mai dimenticati i poeti e i filosofi come Eschilo, Erodoto, Pitagora, Pindaro e Platone. Le vie siciliane sono ad essi intitolati. Inoltre, sono venerati i Santi della tradizione comune, come i santi Elia il Siceliota, Elia lo Speleota, Filareto, Nilo, Bartolomeo, Giovanni Theristis etc. Ovunque è presente la civiltà greca come anche la spiritualità orientale. I paesi grecofoni del Salento e della Calabria, con la lingua, i canti, i balli, gli usi e i costumi, ricordano la Grecia e
- 519 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
uniscono Oriente ed Occidente. La speranza che questa tradizione non si perda è stata rianimata con lo stabilirsi in Calabria di due monaci di Vatopedi. Padre Cosma e padre Nilo lavorano instancabilmente per riportare alla luce tutto ciò che era caduto per secoli nell’oblio e nell’oscurità. Riscoprono chiese bizantine, monasteri in rovina, laure, asceteri e cercano in ogni modo possibile di restaurarli per donarli nuovamente al culto della Chiesa. Per questo Calabria e Sicilia, per secoli sotto la giurisdizione del Patriarcato Ecumenico, hanno accolto con tripudio e a braccia aperte il Patriarca Ecumenico. La calorosa accoglienza, le bandiere con l’aquila bicefala, gli stendardi, i manifesti etc. hanno rivelato i sentimenti di un mondo che per secoli aspettava il “proprio uomo”. Lo stesso da parte della stampa che ogni giorno ha dedicato articoli sulla visita. “Il Quotidiano” ha scritto: “Da ieri Bartolomeo I in Calabria. Ecco il Patriarca dopo 1.000 anni”. In un altro articolo titola: “Il ritorno del Patriarca” e riporta la sua dichiarazione: “Avevamo un conto non pagato da secoli”. “Il domani di Catanzaro” scrive: “La Calabria accoglie la Chiesa d’Oriente”. “La Gazzetta del Sud” titola: “Il Patriarca Bartolomeo accompagnato dal presidente Chiaravalloti diviene ponte con l’Oriente”. Con analoghi sentimenti ha avuto inizio il pellegrinaggio del Patriarca e del suo seguito. Il seguito era composto dai Metropoliti Evanghelos di Perge, Massimo di Enos, Apostolos di Moschonisi, il grande arcidiacono Tarasio, il giornalista N. Maghinas, il Capo usciere e l’autore di questa cronaca. Il 19 marzo, lunedì, il seguito patriarcale è partito da - 520 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Costantinopoli alla volta di Catanzaro, capoluogo calabro. All’aeroporto di Lamezia Terme il Patriarca è stato accolto dal Metropolita d’Italia Gennadio, dagli ambasciatori greci d’Italia e del Vaticano, dal vescovo latino e da numeroso clero di entrambe le Chiese. A Catanzaro vi è stata un’accoglienza cordiale da parte del governatore calabrese, del sindaco e dell’arcivescovo cattolico. Molto calorosa è stata anche l’accoglienza del popolo, tra applausi ed entusiasmo. Alla fine, presso il Palazzo del Governo si sono tenuti i discorsi di benvenuto, quello del Patriarca e lo scambio di doni. Il 20 marzo, martedì, ci siamo trovati più a nord, a Santa Severina, vicino Crotone. La città di Santa Severina anticamente fu una diocesi ortodossa. La città, vestita a festa con le bandiere, gli scolari con le bandierine, il popolo con gli stendardi, la banda del paese hanno accolto il Patriarca e il suo seguito. A capo della delegazione il vescovo locale, il sindaco ed altre autorità. Nei discorsi di benvenuto sono stati messi in risalto i legami che uniscono Calabresi con Bisanzio e il Patriarcato Ecumenico. D’altronde, questo è testimoniato dal battistero bizantino risalente al secolo VIII, con iscrizioni greche, dalla chiesa di santa Filomena e dal castello, dentro al quale si trovano le rovine di un monastero con piccole tracce consunte di affreschi bizantini e le ossa, probabilmente di monaci, dato che sono state trovate croci pettorali. A Santa Severina il Patriarca ha inaugurato l’Istituto di Studi Bizantini della Calabria intitolato allo stesso Patriarca. Abbiamo visitato anche la Cattedrale dove viene custodita la mano di santa Anastasia la Romana. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il seguito patriarcale è - 521 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
partito alla volta di Gerace, una delle diocesi della Calabria Ortodossa. Nella piazza del paese era stato allestito il palco per l’accoglienza del Patriarca e i balconi circostanti erano stati addobbati con bandiere locali e bandiere bizantine. Nella Cattedrale della città, una grandissima basilica, con elementi antichi, la più grande della Calabria, così come ci è stato riferito, sono custodite le sacre reliquie dei santi Pantaleone e Venera. Commovente, inoltre, è stato il cammino verso la chiesetta ortodossa di San Giovannello. Tutti quanti abbiamo cantato il tropario del Santo, poi “A Te, invicibile stratega” ed altri inni del tempo quaresimale. Il seguito patriarcale è stato sempre accompagnato dal coro bizantino “I maestri dell’arte bizantina” sotto la guida del sig. Grigorios Stathis, professore dell’Università di Atene. Nella tarda serata siamo arrivati a Stilo. Lì, tra le varie autorità che hanno accolto il Patriarca, vi era il sottosegretario dei Lavori Pubblici del governo italiano che, secondo quanto riferitoci dai nostri monaci, offre un aiuto importante nella donazione e nel restauro di molti monumenti bizantini. Come noi stessi abbiamo osservato, anche gli Italiani comprendono l’importanza di un tale sforzo, che non ha fini di proselitismo,ma , come più volte sottolineato dal Patriarca nei suoi discorsi, mira alla rinascita di una tradizione che viene vissuta dagli stessi abitanti di queste regioni. D’altronde, sia in Calabria come anche in Sicilia, si sono stabiliti e vivono molti greci, tra cui molti studenti. Il 21 marzo, mercoledì, nella Cattedrale della città il vescovo locale ha fatto dono al Patriarca di un frammento delle reliquie di san Giovanni Theristì per portarlo al suo omonimo
- 522 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
monastero. A Stilo ci è stata offerta l’occasione di visitare la celebre chiesa bizantina della Madonna “Cattolica” dove ogni anno i nostri monaci, con la partecipazione di molti Ortodossi, celebrano la Divina Liturgia di Pasqua Condofuri, paese grecofono. con il Vespro dell’amore. Alla (23/3/2001) fine, portano in processione l’icona dell’Anastasis per le vie della città, accompagnati da una folla di gente, Ortodossi ma anche Cattolici. Di seguito, siamo partiti alla volta di Bivongi, paese che dista pochi chilometri dal monastero di san Giovanni Theristì. Anche qui il Patriarca con il seguito è stato accolto dalle autorità e dal popolo con gioia e amore. La scuola del paese non ha tenuto le lezioni e gli scolari disposti a destra e a sinistra delle strade hanno accolto il Patriarca sventolando bandierine. Sui muri erano affissi manifesti: “Benvenuto Santità”. Finalmente siamo arrivati al monastero ortodosso, costruito in un luogo meraviglioso, di grande bellezza naturale. È bizantino, con elementi normanni, e da lontano, appare come un piccolo oggetto artistico con l’alta cupola davvero particolare. Per fortuna, i lavori di restauro non si fermano, poiché persino le celle dei monaci sono in rovina. All’ingresso del monastero il Patriarca è stato accolto da padre Cosma, che ricevette il frammento della reliquia di san Giovanni Theristì. Nella piccola chiesa il Patriarca, indossata la stola, l’omoforion e il mandias, - 523 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
ha celebrato la dossologia di ringraziamento, benedicendo i lavori ancora in corso. Il discorso di padre Cosma, dal contenuto teologico e dal tono colto, è stato letto in greco, così come quello Condofuri, foto ricordo. di risposta del Patriarca. Il Patriarca ha fatto dono al monastero di un calice d’argento e di altre suppellettili liturgiche. È stata una manifestazione davvero commovente e, nel piccolo rinfresco che è seguito,siamo stati informati sul lavoro svolto dai Padri del monastero, lavoro spirituale ma anche di editoria. Il pomeriggio abbiamo visitato la Grotta della Madonna, sul Monte Stella. Si tratta di una laura ortodossa dedicata alla Dormizione della Madonna. Ogni anno i monaci celebrano la veglia e, come ci hanno riferito, si raduna molta gente. Nella stessa zona esisteva anche una seconda laura, dedicata alla Trasfigurazione, come anche altre residenze monastiche. La Grotta della Dormizione era la loro chiesa principale. Nella stessa sera, siamo giunti a Vibo Valentia, molto bella, ad occidente della Penisola, verso il Mar Tirreno. La cerimonia d’accoglienza si è tenuta nel Municipio, un edificio stupendo con straordinari affreschi sul soffitto. Poi, alcuni chilometri fuori dall’abitato, ci è stata fatta visitare la chiesa bizantina di san Luca, patrono della zona. Il 22 marzo, giovedì, abbiamo proseguito il cammino alla volta di Seminara. Qui il Patriarca ha celebrato la benedizione e la posa della prima pietra della chiesa che sarà costruita in - 524 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
onore dei santi Elia il Nuovo e Filarete l’Ortolano, sul terreno donato dal dott. Santo Gioffrè. Alcuni chilometri più in giù, a Melicuccà, si sono tenute due manifestazioni importanti. Prima, la benedizione del nuovo monastero ortodosso, dedicato a sant’Elia lo Speleota. Si tratta di un vecchio casello ferroviario, donato perché diventi monastero ortodosso. I lavori Condofuri, accoglienza del Patriarca. di restauro progrediscono molto velocemente e qui si stabilirà padre Nilo con 3-4 monaci. Subito dopo, abbiamo visitato la grotta di sant’Elia lo Speleota, dove ancora oggi scorre la fonte sacra. Anticamente era un monastero; qui visse in ascesi anche il discepolo di Elia, san Luca. Siamo giunti poi a Reggio, altra antica metropoli ortodossa, dove siamo stati accolti nel Seminario della città. Abbiamo visitato l’imponente cattedrale e l’importante museo archeologico della città dove, tra i tanti reperti importanti, vi sono i celebri “Bronzi di Riace”, opera del V secolo a.C. Il 23 marzo, venerdì, ci siamo diretti alla volta dei paesi grecofoni della Calabria. Prima tappa il paese di Condofuri. All’ingresso del paese, il Patriarca è stato accolto dagli abitanti con le autorità, dagli scolari dai paesi vicini con mazzi di fiori, bandiere e con uno striscione con scritto in greco: “Alunni e maestri delle scuole di - 525 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Condofuri e Roghudi danno il benvenuto a Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I”. Da Condofuri siamo saliti a Gallicianò, importante paese grecofono. La via in cui siamo passati sarà ribattezzata “via Bartolomeo I”, essendo stata asfaltata appunto per l’occasione. Questo paese ci Gallicianò, piazza ricorda il classico paese greco di montagna. intitolata al Patriarca. Le viuzze avevano scritte greche come: via Alessandro Magno, Pitagora, Madonna della Grecìa etc. Nella piazza, dove si è tenuta la cerimonia d’accoglienza, su una lapide vi era scritto: «PLATIA PATRIARCHI KONSTANTINUPOLI». Qui gli abitanti hanno ballato e cantato nel dialetto grecanico. Mèta successiva la chiesa ortodossa intitolata alla “Madonna di Grecìa”. Di recente costruzione, con caratteri bizantini, addobbata con bandiere bizantine e greche, ha accolto gli inni liturgici cantati dal Patriarca e dal seguito. Desiderio dei monaci che ci accompagnavano come anche
Gallicianò, canzoni grecaniche.
Gallicianò, si canta grecanico alla presenza del Patriarca.
- 526 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
degli abitanti è la fondazione di un monastero femminile per servire i bisogni liturgici di circa quindici famiglie grecaniche, di fede ortodossa, e contribuire alla salvaguardia della lingua. Il paese è gemellato con il comune di Bova Marina: gli scolari danno il Alimos, per questo una piazza benvenuto al Patriarca. porta il nome del comune. Con commozione abbiamo lasciato Gallicianò per scendere a Bova Marina, paese grecofono. A Bova Marina è ospitato l’Istituto Regionaledi Studi Ellenofoni di Calabria. Nel cortile dell’Istituto, il Patriarca è stato accolto dai professori, dalle autorità e dagli studenti che sventolavano bandiere greche e italiane. Nell’aula magna si sono tenuti i discorsi di benvenuto letti dai professori in lingua grecanica,come anche poesie, poi, alcune ragazze in abiti tradizionali hanno cantato lecanzoni del posto. L’atmosfera è stata davvero calorosa e commovente, grazie ai discorsi di benvenuto, alle parole del Patriarca, allo scambio di doni ealle foto ricordo. Alla fine, con un elicottero ci siamo spostati in Sicilia, a Mandanici, vicino al quale si trova il monastero ortodosso dell’Annunciazione. Mandanici: ufficiatura delle benedizione Si tratta di una costruzione dell’acqua. - 527 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
bizantina, in corso di restauro, dove sarà ospitato l’Istituto di studi greco-ortodossi della Magna Græcia. Nel cortile del monastero, dopo la benedizione, il Patriarca ha celebrato la quarta stazione dell’Inno Akathistos, il canone Gallicianò, vista dall’alto.(23/3/2001). invece è stato cantato dal coro bizantino “Maestri”. Il luogo era idilliaco e tutta l’atmosfera di grande devozione. Con la macchina siamo poi giunti ad Acireale, alle porte di Catania. In un hotel era stato organizzato il IV Convegno delle Chiese di Sicilia. Il convegno si trovava al quarto giorno. La sala congressi strapiena. Infatti, appena giunti,ci siamo trovati dinanzi a una folla di gente che ha accolto il patriarca: 2.000 partecipanti, tre cardinali e tutti i vescovi siciliani. Nei discorsi del cardinale Cassidy e del Patriarca si è sottolineata la necessità della continuazione del dialogo teologico tra le due Chiese come anche di un cammino di unità nel terzo millennio appena iniziato. Il primo millennio, secondo il Patriarca, nonostante i problemi,ha conservato l’unità delle due Chiese. Il secondo millennio è stato, purtroppo, il periodo della divisione. L’augurio di tutti è che il terzo millennio porti all’unità e alla riconciliazione che tutti desideriamo e per le quali preghiamo. Gli applausi sono durati alcuni minuti. Il 24 marzo, sabato, ultimo giorno del viaggio, abbiamo fatto visitaal governatore e al sindaco di Catania, alla cattedrale, alla cripta di sant’Agata e alla chiesa ortodossa di san Leone. San - 528 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Leone fu vescovo di Catania (IX secolo). La chiesa, situata nel centro della città, donata alla Metropoli d’Italia, è abbastanza grande, con edifici adiacenti. Essa diverrà centro d’incontro di molti nostri studenti che studiano in città, non solo per il culto, ma anche per altri eventi. Dopo Lo Gheronda Kosmas [Foto di Danilo Franco] la dossologia, il Patriarca ha parlato agli studenti, incoraggiandoli nei loro studi che si svolgono lontani dalla patria. Infine, ha donato loro la sua benedizione per il successo negli studi. Dopo mezzogiorno, l’elicottero ci ha trasferiti a Palermo insieme al cardinale della città. Dopo una breve funzione nel vescovado e nella cattedrale, siamo partiti alla volta dell’aeroporto, dove un aereo privato ci aspettava per il ritorno a Costantinopoli. Così, la sera di sabato 24 marzo, vigilia dell’Annunciazione, siamo tornati nella Città (Costantinopoli N.d.T.) con sentimenti di ottimismo per l’opera che si svolge in Magna Græcia. Questi sentimenti divengono ancora più intensise si pensa alla reazione positiva delle autorità ecclesiastiche e politiche italiane. Il Patriarca con il suo perfetto italiano ha incantato gli ascoltatori e ha anche incoraggiato quanti si affaticano per la custodia di una tradizione plurisecolare in queste regioni, un tempo territorio del Patriarcato Ecumenico.
- 529 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Ci auguriamo che anche negli altri pellegrinaggi, come quello del maggio 2011 in Cappadocia, il Patriarca dei Romei abbia gli stessi successi per la gloria della nostra Chiesa Ortodossa e dell’Ellenismo di tutto il mondo. Panaghiotis S. Martinis Dottore in Teologia, ex-provveditore agli studi. Arconte Ieromnemone della Grande Chiesa di Cristo.
La campana suona di nuovo nei Monasteri e nelle Chiese della Magna Graecia dopo secoli di silenzio. Monaco Cosmas Lavreotis-Magnogreco, sia eterna la sua memoria!
- 530 -
O M E L I A D I S . S . I L PAT R I A R C A ECUMENICO BARTOLOMEO NEL DUOMO DI REGGIO CALABRIA IL 22 MARZO 2001
Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I durante il suo pellegrinaggio in Magna Græcia nella primavera del 2001.
Eccellentissimo Arcivescovo-Metropolita di Reggio Calabria e Bova, Signor Vittorio Mondello, Eminentissimo Metropolita d’Italia, diletto fratello in Cristo, Signor Gennadios, Venerati fratelli nell’episcopato, Sacro clero e pio popolo reggino, Figli amati in Cristo, “costeggiando siamo giunti a Reggio” (At 28, 13). Scolpite sulla facciata della vostra Cattedrale, le parole dell’apostolo ed evangelista Luca, ci ricordano la venuta dell’apostolo Paolo insieme ai suoi compagni di viaggio, e il suo trasferimento in catene a Roma. L’episodio ci riporta all’Età protocristiana durante la quale, in condizioni molto difficili, è stata seminata tra le Genti la Parola di Dio. E’ noto - come riferisce lo stesso San Luca negli Atti degli Apostoli - che l’apostolo Paolo, quando arrivò a Roma, convocò i più in vista tra i Giudei ed ‘’espose loro accuratamente il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù in base alla legge di Mosè e ai profeti, dal mattino alla sera. Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non volevano credere’’ (At 28, 23-25). La fede di alcuni e l’incredulità degli altri sono due aspetti contrapposti tra loro, sebbene credenti e non credenti avessero ascoltato la stessa parola pronunciata dalle stesse labbra. - 533 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Il fenomeno della diversa ricezione del messaggio cristiano continua, da allora in ogni epoca, e manifesta che lo stato spirituale di chi ascolta e non la defferenza della predicazione apostolica, è la causa delle diverse percezioni per quanto riguarda la retta dottrina cristiana. Di certo, la verità su Cristo è una e unica: essa è incentrata nella stessa e unica persona di Cristo e costituisce la Verità incarnata, come Egli stesso ha detto: ‘’Io sono la Via, la Verità e la Vita’’ (Gv 14, 6). Di conseguenza, l’unico sicuro modo di appropriazione della verità di Cristo è l’identificazione di ciascuno con Cristo. L’ideale, dunque, sarebbe che l’unità di fede di tutti noi per quabto riguarda quest’unica persona di Cristo nasca automaticamente dalla nostra comune esperienza di identificazione di ognuno di noi con Cristo, senza ragionamenti mentali. Purtroppo, ogni uomo disegna su Cristo la propria percezione che si differenzia, poco o molto, dalla percezione su Cristo degli altri, secondo il proprio grado di appropriazione dello Spirito di Cristo; vale a dire, secondo il proprio grado di identificazione con Lui. Da ciò derivano controversie a proposito di quale percezione su Cristo sia la giusta o la più retta e le connesse divisioni e discordie tra i membri della Chiesa di Cristo. Posti davanti alla scelta di quale sia la vera tra queste diverse definizioni, il critero più sicuro è il connesso discernimento dei santi, cioè di quelli che sono uniti a Cristo, perchè il loro discernimento non è semplicemente umano, (‘’in discorsi persuasivi di sapienza umana’’, I Cor 2, 4), ma è un discernimento nello Spirito Santo (‘’nella manifestazione dello Spirito e della Potenza’’, I Cor 2, 5). - 534 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Venuti in questa sacra terra, constatiamo con commozione che essa non è soltanto madre e nutrice di tanti santi, ma ne conserva viva la devozione. Ricordiamo in primo luogo i nostri comuni santi, come San Costantino di Reggio e di tutta la Calabria. Egli, insieme a Teodoro di Tauriana, Teotimo di Crotone, Stefano di Ipponio (Vibo Valentia), Cristoforo di Santa Ciriaca (Gerace), Sergio di Nicotera e Teodoro di Tropea, al Santo Settimo Concilio Ecumenico si distinse tra i più strenui difensori del ristabilimento delle sacre icone e della fede ortodossa. Ricordiamo inoltre il vescovo di Reggio Leone che nell’879, al santo ed ecumenico ‘’ottavo’’ Concilio, alzò la voce nella Grande Chiesa in difesa del santo Patriarca Fozio, nostro grande predecessore. Ricordiamo infine la tragica figura del Metropolita Basilio di Reggio e di tutta la Calabria, costretto all’esilio. Oltre questi santi strettamente locali, esiste ancora una moltitudine di santi, nella più vasta regione della ‘’Magna Grecia’’, come i santi Elia il Nuovo, Giovanni il Theristis, Leone di Catania, Pancrazio di Taormina, il Patriarca Ecumenico Metodio di Siracusa, Filippo di Agira, Lucia e Agata, Gregorio di Agrigento, l’Innografo Giuseppe di Siracusa, Atanasio di Catania vescovo di Metone nel Peloponneso, Nicodemo di Mammola, e molti altri. Tutti questi che sono uniti a Cristo, costituiscono una guida forte e sicura sul nostro cammino. La storia di questa città e regione ci insegna la necessità del reciproco rispetto e della comprensione fraterna, come primo passo verso l’unità. In Calabria la necessità d’unione delle Chiese d’Oriente e d’Occidente è sentita più fortemente che in altri luoghi. Il secondo Millennio ci ricorda le divisioni religiose che hanno turbato le coscienze dei cristiani, Cattolici, Ortodossi ed - 535 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Evangelici di questa regione. Il primo Millennio mette davanti a noi l’unità dei Cristiani e delle Chiese di quel periodo, come una realtà alla quale dobbiamo tornare. Palese esempio di questa unità e della base sulla quale essa sarà raggiunta, sono i santi, e specialemnte gli asceti di questa terra che, come pellegrini, si recarono nell’Antica Roma, presso le tombe dei Protocorifei Apostoli Pietro e Paolo; a Patrasso, presso la tomba dell’apostolo Andrea; a Thessalonica, presso la tomba del grande martire Demetrio; a Costantinopoli, presso le tombe di tanti santi e martiri e ai santuari della Madre di Dio; in Terra Santa, santificata dalla presenza terrestre del DioUomo, il Signore nostro Gesù Cristo; ad Alessandria, presso la tomba dell’apostolo ed evangelista Marco, per ritornare in seguito in questa regione della loro ascesi, avendo vissuto l’esperienza meravigliosa e indicibile che la Santa Chiesa di Cristo era universalmente una e indivisa. Negli ultimi anni la Divina Provvidenza ha portato greci ed altri ortodossi in questa città e nella sua provincia, dove non ha mai cessato di risuonare la bella e antica lingua greca. Studenti greci frequentano la dinamica Università di reggio e, insieme con gli ortodossi residenti, hanno costituito in questa città ospitale una parrocchia ortodossa, posta sotto la protezione del vostro concittadino Sant’Elia lo Speleota, del quale abbiamo questa amttina venerato a Melicuccà i luoghi di ascesi, e della Madre di Dio, detta ‘’Madonna della Consolazione’’, patrona di questa città. La benevola disposizione delle locali autorità civili e religiose nei loro confronti e nei confronti delle loro esigenze di culto, che si manifesta con la concessione di chiese, monasteri ed altre facilitazioni, testimonia l’amore, il sentimento - 536 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
di parentela e il desiderio di unità. Esprimiano per tutto ciò la nostra profonda soddisfazione e i nostri ringraziamenti. Straordinaria è in questi ultimi anni la crescente presenza di pellegrini ortodossi venuti per visitare i ruderi, le grotte e i luoghi che profumano dall’odore dei santi asceti di questa comune gloria delle nostre Chiese sorelle. Ascoltando i racconti dei pellegrini dei sacri luoghi ascetici della Calabria bizantina, alcuni dei quali sono stati concessi alla neo-fondata Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del nostro Patriarcato Ecumenico, abbiamo desiderato anche Noi di dissetarci a questa comune, antica fonte dei nostri Padri, per invocare, all’inizio del terzo Millennio, le intercessioni degli indimenticabili eroi della fede che hanno dato tutto a Cristo Salvatore, per la restaurazione dell’unità dei Cristiani e specialmente delle nostre Chiese. Crediamo che le inevitabili difficoltà che si presentano nei dialoghi ufficiali di vertice, non devono impedire i contatti fraterni di base. Addirittura possono contribuire al superamento di alcuni ostacoli e al migliore avvicinamento delle Chiese. Eccellentissimo Fratello, ci troviamo qui come pellegrini, per chiedere l’intercessione dei nostri comuni Padri, che sono stati glorificati nell’ascesi in questa sacra terra della Calabria, affinchè il Signore doni alle nostre Chiese pace, prosperità e unità, in modo che brilli anche nel terzo Millennio, in tutto il mondo, la luce di Cristo, come essa brilla nella storia della Calabria. Profetici segni di amore, pace e unità non sono d’altronde mancati in questa terra d’Occidente rivolta ad oriente, secondo quanto ha scritto l’allora presbitero della Chiesa reggina Giuseppe Agostino, nato e nutrito nel seno della Chiesa apostolica di Reggio, al nostro indimenticabile - 537 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
predecessore, il Patriarca Dimitrios, per chiedere le preghiere per la sua ordinazione episcopale in questa Cattedrale. Eccellenza Reverendissima, coloro che hanno seminato nelle lacrime mieteranno nella gioia, dice il salmo. Noi siamo oggi chiamati a realizzare insieme questa profezia in Calabria: alle controversie tra greci e latini durante il secondo Millennio, subentri nel terzo Millennio quel clima esemplare di rapporti che auiterà ancora di più i nostri tentati di unità. Voglia il Signore, per l’intercessione dei suoi santi che abbiamo ricordato, di benedire questi tentativi perchè portino i frutti che desideriamo. Così sia! Buona Pasqua a tutti! Bartolomeo di Costantinopoli, diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio
- 538 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Parte del discorso di Giuseppe Chiaravalloti, Presidente della Regione Calabria. Catanzaro, 19 marzo 2001. […] Sono certo che la visita in terra di Calabria, a ragione ancora detta Magna Grecia, ma ancor più pregna della cultura e della spiritualità dell’ecumene bizantino, costituisca una tappa importante del dialogo tra le chiese e serva a riscoprire il grande tramite di dialogo che la Calabria ha sempre rappresentato sin dai tempi remoti della cristianità ed ancor più a partire dall’epoca bizantina, tramite i suoi monaci calabrogreci, come Nilo da Rossano e Bartolomeo di Simeri. Nelle nostre contrade, soprattuto nell’Aspromonte, risuonano ancora la lingua dell’ecumene e le melodie della divina liturgia di san Giovanni Crisostomo che echeggiano in Calabria, plurisecolare porto per profughi provenienti dall’Oriente cristiano e, in questi ultimi anni, meta crescente di pellegrini ortodossiche accorono a monasteri e santuari che Vostra Santità si accinge a visitare. La Calabria, memore della sua storia e della sua vocazione, intende avere una parte di spicco nel dialogo ecumenico e la presenza di Vostra Santità nella nostra terra è insieme una testimonianza ed un auspicio. La Regione, vivendo il suo sogno mediterraneo, intende essere parte attiva in questo dialogo, mettendo a disposizione, per quanto possibile, alcune risorse mirate che vadano in tale direzione. Siamo certi che ciò costituirà l’avvio di rapporti più intensi, che certamente le giovani generazioni sapranno continuare a realizzare.
- 539 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
IN MEMORI AM SEMPITERN AM Gérondas Cosmàs Aghiorita-Magnogreco (1952-2010)
Nuovo fondatore e priore del Sacro Monastero Greco-Ortodosso di San Giovanni Theristis (Bivongi RC)
“È stato un momento unico quando per la prima volta ho attaccato una candela su una pietra vicino a una fessura. Ho visto il primo fumo sul muro. Sono scappato dall’archeologia”.
- 540 -
L A V I S I TA D I S . S . I L PAT R I A R C A ECUMENICO BARTOLOMEO A I PA E S I A R B Ë R E S H Ë 18-19 SETTEMBRE 2019
O M E L I A D I S . S . I L PAT R I A R C A ECUMENICO BARTOLOMEO NEL DUOMO DI LUNGRO IL 18 SETTEMBRE 2019 Vostra Eccellenza Mons. Donato, diletto nostro fratello in Cristo, Eminentissimi Fratelli e reverendissimi Chierici, Amatissimi fedeli! Con sentimenti di tanta riconoscenza a Dio e con profondo raccoglimento siamo giunti questa sera in questa splendida Chiesa Cattedrale della Diocesi di Lungro, dedicata al comune protettore di Oriente e Occidente, San Nicola di Mira, dalla nostra Licia, il Taumaturgo. La sua grazia santifica tanto la sua Diocesi, come anche la sua Tomba, quanto anche la Penisola Italiana, in quanto la sua santa reliquia grondante grazia arricchisce Bari, onorata grandemente anche dai Romano Cattolici, quanto anche ugualmente da noi Ortodossi. Siamo lieti che anche voi lo onoriate così tanto, al punto da dedicargli un tale splendido Tempio. Il grande Nicola pertanto, la “Regola” di Fede (κανών πίστεως), colui che ha brillato nel Primo Concilio Ecumenico, dove assieme agli altri Padri Teofori, ha proclamato il fedele credere della Chiesa con una corretta glorificazione ed una coerenza di vita, con una Ortodossia ed una Ortoprassi, come continuiamo a sottolineare anche noi in Oriente, l’uomo dal tanto amore e caro a Dio, il pastore e Vescovo in tutto modello della Chiesa, sia anche stasera aiuto, protettore e intercessore per ogni cosa presso Dio! Siamo giunti fino a voi, carissimi, invitati cordialmente da Sua Eccellenza il Vostro Vescovo Donato, che ringraziamo di cuore. - 543 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Lo abbiamo conosciuto già da molto tempo e ci è stato in modo particolare prediletto. Egli porta il nome di un Padre Greco della Chiesa, assai taumaturgo, il Vescovo di Eurea in Epiro, uno dei 150 Padri Teofori del Secondo Santo Concilio Ecumenico di Costantinopoli, che, come risaputo, oltre a completare il Sacro Simbolo di Fede riguardo ai suoi decreti sullo Spirito Santo, sulla Chiesa, sul Battesimo e sulla attesa della resurrezione, si è anche pronunciato nel suo Terzo Canone sul fatto che: “La Chiesa di Costantinopoli ha la precedenza di onore dopo il Vescovo di Roma, perché questa è la Nuova Roma”. San Donato è venerato in modo particolare come protettore della Tesprozia e della città di Paramythia. Di conseguenza, è particolarmente familiare non solo al Vescovo che porta il suo nome, ma anche a quei Cristiani di quei luoghi, molti dei quali sono discendenti da antenati dell’Epiro e della Albania e perciò amorevolmente vi esortiamo a mantenere l’onore ecclesiastico e liturgico che spetta a questo nostro Santo Padre Teoforo. La Calabria, questa “terra d’occidente volta verso l’oriente”, come opportunamente viene definita, era dai tempi antichi Ortodossa, e distinguendosi anche per la pietà, con un Monachesimo filocalico e neptico che prosperava in un modo meraviglioso, si trovava ecclesiasticamente dagli inizi dell’Ottavo secolo, sottoposta al Trono di Costantinopoli, che riconosceva anche come Madre Chiesa. Le relazioni di parentela, come si sa, non cambiano, al di là del corso temporale della storia. La madre viene percepita sempre come madre, ama i suoi figli, li pensa ogni giorno, prega ardentemente per loro, per quanto lontano essi siano. Madre una volta, madre per sempre! E anche se non vi trovate più nella sua diretta protezione canonica, la Madre Chiesa di Costantinopoli ha questi sentimenti per voi. E si rallegra in modo materno perché vede che mantenete la sua lingua, il suo Rituale, la innologia e tutta la sua ricchezza liturgica, i costumi e i paramenti del suo sacerdozio. Questo - 544 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
non viene riconosciuto solamente come un elemento esteriore, fatto che avrebbe comportato probabilmente una certa dose di ipocrisia, ma come una prova di una sete interiore e assai profonda e di nostalgia. Di una sete, di una nostalgia, ma anche di amore! Di un amore “forte come la morte”, dal momento che, per mantenere tutto questo, come elementi basilari della vostra identità e della vostra autodeterminazione, allora, in epoche difficili, “avevate ricevuto su di voi stessi, la sentenza di morte” (2 Cor. 1,9) avete anche fatto emergere meravigliosi Confessori, quali i Santi Luca e Bartolomeo, dai quali invochiamo le loro preghiere. Negli ultimi tempi, la grande sete spirituale di molti Italiani, non necessariamente di origine Greca o Arbresh, ha aperto un nuovo periodo di presenza della Chiesa Ortodossa in Italia con la creazione di nuovi focolari di testimonianza parrocchiale, che coprono le necessità anche dei fedeli Ortodossi, che qui nuovamente si sono ristabiliti, senza causare di fatto nulla alla locale Chiesa Romano Cattolica, la quale da molto tempo ci ha aiutato e sostenuto e a cui siamo profondamente riconoscenti. Allo stesso tempo riprendono vigore anche alcuni Monasteri Ortodossi fino a ieri in rovina o in semi-rovina, i quali grazie alla cura di Sua Eminenza il Metropolita d’Italia e Malta Gennadios, in collaborazione con altri cooperatori della Chiesa e con le locali Autorità Comunali, sono risorti da un lungo sonno, sono stati restaurati e quindi costituiscono piccoli focolari di luce dall’Oriente. Siamo certi che amate queste Parrocchie e Monasteri degli Ortodossi e non li ritenete come degli antagonisti, che ovviamente non lo sono, ma delle presenze fraterne e testimoni dell’amore materno di Costantinopoli. Con Sua Santità il Papa di Roma Francesco, che vive e si comporta in modo degno del nome che porta, ci unisce, amatissimi, un amore fraterno stretto ed una reale amicizia, che entrambi desideriamo vedere estendersi anche tra i Gerarchi, - 545 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
il Clero ed i fedeli delle nostre Chiese. Lo abbiamo incontrato appena ieri e abbiamo avuto un caloroso colloquio - sempre con il sogno della piena unione nella fede, - ma desideriamo inviargli anche da qui un caloroso abbraccio ed il nostro saluto cordiale, con tanto onore. Romano Cattolici e Ortodossi abbiamo molto in comune, ma anche diverse cose che ancora dogmaticamente ed ecclesiologicamente ci tengono, purtroppo, lontani dalla comunione insieme, lontani dal comune Calice. Abbiamo il nostro Dialogo Teologico. È progredito di molto. Restano tuttavia ancora alcuni “scandali di strada” che rendono difficile il cammino verso l’incontro, molto seri e fondanti, altri di secondaria importanza. Lavoriamo da entrambe le parti per superarli. Preghiamo noi e pregate anche voi, che Dio appiani la via e spunti quel grande e celebre giorno, in cui ci troveremo insieme attorno alla santa Mensa. Fino allora vi preghiamo di mantenere le vostre tradizioni orientali, continuate ad amare quanti elementi Ortodossi, Romani, Greci, Arbresh e altri vi hanno lasciato in eredità i vostri nonni ed i vostri padri. “Rivestite” la identità del vostro proprio aspetto, amando Cristo, la Chiesa ed i vostri fratelli qui ed in Oriente! Ci congratuliamo di tutto cuore per il Centenario della fondazione della Diocesi di Lungro, come Eparchia ecclesiastica Italo-Albanese particolare in Calabria, allo scopo di conservare l’aspetto proprio del Rito Bizantino. Preghiamo che Dio conceda molti anni al Pastore, al clero, ai collaboratori ed al suo gregge, a tutti voi, amati pellegrini e anche tante cose propizie, tante cose gradevoli, e quanto contribuisce alla salvezza dell’anima. Manteniamo sempre caloroso il legame di pace e amore tra di noi, per le preghiere della Santissima Madre di Dio, la Theotokos, dei Santi Gerarchi Nicola e Donato e di tutti i Santi locali della Calabria! Amen.
- 546 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
D a l ’ I n t e r v e n t o d i V i r g i l i o Av a t o * a S. Demetrio Corone. 19 Settembre 2019. [...] Chi avrebbe mai potuto immaginare che l’Arcivescovo di Costantinopoli, Nuova Roma e Patriarca Ecumenico un giorno avrebbe visitato l’Eparchia di Lungro e l’Arberia, la terra degli Arbëresh! […] […] Come ben sapete il nostro typikon, le nostre chiese dedicate alla Madonna di Costantinopoli, le nostre tradizioni liturgiche ci ricordano sempre la nostra Grande Madre Chiesa di Costantinopoli. […] […] Avete compreso che la nostra storia è una storia particolare, completamente diversa da quella venutasi a creare con la nascita dell’uniatismo. I nostri antenati sono arrivati infatti in Italia secoli prima della nascita dell’uniatismo e provenivano per la maggior parte dalla Grecia. […] […] Tutti noi, Santità, abbiamo una simpatia innata verso la nostra Chiesa Madre e verso il Patriarca di Costantinopoli. Noi non abbiamo mai avuto conflitti con i nostri fratelli ortodossi, anzi per 5 secoli siamo stati chiamati greci ed ortodossi, ma per poter mantenere le nostre tradizioni costantinopolitane e la lingua liturgica greca fino ai giorni nostri abbiamo dovuto combattere e tanto… Ebbe inizio una latinizzazione forzata e * Il Signor Virgilio Avato è Delegato della Assemblea Interparlamentare dell’Ortodossia presso le Istituzioni Cattoliche (www.eiao.org)
- 547 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
delle centinaia di comunità di rito bizantino, oggi ne sono rimaste solo una cinquantina. Ancora agli inizi del 1900 l’arcivescovo di Rossano scriveva a Propaganda Fide che il problema con i Greci si risolveva soltanto con la loro latinizzazione […] […] Santità, i greci in questa nostra terra che chiamavano Megali Ellada, Magna Grecia sono di casa dal settimo/ottavo secolo avanti Cristo. Solo a qualche km da qui, a Thurion è vissuto il più grande storico dell’antichità, Erodoto di Alicarnasso che firmava le sue opere come Erodoto di Thurion, e poco più lontano, a Crotone, visse Pitagora di Samos dove fondò la prima scuola filosofica del mondo. […] Nel VI secolo dopo Cristo i greci sono ritornati in questa terra, accompagnati da migliaia e migliaia di monaci che fuggivano da Egitto, Siria e Palestina, conquistate dall’avanzata musulmana. Questi monaci costruirono proprio a queste parti centinaia di Monasteri ed eremi e la regione, in ricordo della Tebaide, da dove molti provenivano, venne chiamata la nuova Tebaide. […] […] Un’altra grande ondata di monaci proveniente dall’Oriente giunse in Italia durante l’iconoclastia e questa volta non soltanto perché bizantina, ma specialmente perché soggetta al Papa di Roma che permetteva la venerazione delle immagini. Il codex purpureus rossanensis che abbiamo potuto ammirare questa mattina e le tante antiche icone bizantine, chiamate Madonne di
- 548 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Costantinopoli, di Romania o nere, sono state portate proprio dai quei monaci. […]
grecο. […]
[…] Con la conquista dell’Italia Meridionale da parte dei Normanni, nel XI sec. ebbe inizio la decadenza del monachesimo Italo-
[…] Ma proprio allora, quando sembrava che la fiammella bizantina si stesse spegnendo definitivamente in Italia, giunsero negli stessi luoghi i profughi bizantini che scappavano dall’Impero occupato dagli ottomani. Ci fu una rinascita del rito greco in Italia, che ormai con un neologismo viene chiamato bizantino. Anche il Monastero di S. Adriano, dove ci troviamo, fondato da S. Nilo da Rossano, con l’arrivo dei profughi provenienti dalla Morea, tornò a nuova vita. I nuovi arrivati costruirono nei pressi del Monastero le loro caglive, misere capanne e la Chiesa che dedicarono a S. Demetrio Megalomartire, patrono di Koroni da dove provenivano. Ed a S. Adriano avvenne simbolicamente il passaggio del testimone fra gli antichi bizantini giunti nel VI secolo ed i nuovi che raggiunsero questi stessi luoghi prima e dopo la caduta di Costantinopoli (1453) E questo è il motivo per cui abbiamo voluto che una tappa di questo viaggio storico del Patriarca Ecumenico fosse proprio a San Demetrio Corone. Quando i nostri antenati vennero in Italia non esistevano gli Stati nazionali e pertanto quelli che noi oggi chiamiamo Greci, Arvaniti ed Albanesi erano tutti semplicemente fieri cittadini dell’Impero Romano d’Oriente, ossia Ρωμιοί, che gli occidentali chiamavano Greci e che ci
- 549 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
hanno tramandato la Ρωμιοσύνη; ossia la lingua liturgica greca, il tipikon, le tradizioni e specialmente la cultura della nuova Roma e pertanto possiamo dire con orgoglio «Ρωμιοί είμαστε» (siamo bizantini) ed infatti per quasi cinque secoli siamo stati chiamati greci e parafrasando Nicolae Iorga potremmo dire che i nostri paesi di rito bizantino rappresentano in un certo senso “Bysanze après Bysanze”. […]
- 550 -
BIBLIOGRAFIA
San Nicola di Casole, Otranto. Rovine.
Il monastero della Madonna di Mili.
BIBLIOGRAFIA GRECA Ἀνωνύμου Μοναχοῦ, Ὁ Ἅγιος Ἠλίας ὁ Σικελιώτης (ὁ Νέος), Ἀπόδοση στά νέα ἑλληνικά: Ἀθανάσιος Σ. Λαγουρός, Ἐκδ. Τῆνος, Ἀθῆναι 1992. Βακαλόπουλου Ἀπ., Ἱστορία τοῦ νέου ἑλληνισμοῦ (τόμοι Α΄- Ι΄: 1204-1831), Θεσσαλονίκη, 1961 κ.ἑξ. Βίος καὶ Πολιτεία τοῦ Ὁσίου Φαντίνου τοῦ Νέου, Ἐκδόσεις Ἱ. Μ. Εὐαγγελισμοῦ Θεοτόκου Ὀρμυλίας, 1996. Εὐστρατιάδου Σωφρονίου, Μητροπολίτου πρ. Λεοντοπόλεως, Ἁγιολόγιον τῆς Ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας, Ἐκδόσεις Ἀποστολική Διακονία, Ἀθῆναι 1935 (ἀνατ. 1995). Ζούκοβα Εὐγενίας, Μονάστριες πού ἀσκήτεψαν σέ ἀνδρικά μοναστήρια, Ἐκδόσεις ΑΡΜΟΣ, Ἀθῆναι 2006. Θρησκευτική καί Ἠθική Ἐγκυκλοπαίδεια, τ. 1-12, Ἀθῆναι 19621968. Ἱερομονάχου Μακαρίου Σιμωνοπετρίτου, Νέος Συναξαριστής τῆς Ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας, Τόμοι 1-12, Ἐκδόσεις Ἴνδικτος, Ἀθήνα, 2001-2009. Κοσμᾶ μοναχοῦ, Ὁ Ὅσιος Λουκᾶς ὁ Γραμματικός, ὁ ἐν Καλαβρίᾳ, Ἐκδόσεις ΜΥΓΔΟΝΙΑ, Β’ έκδοση, Καλοχώριον Θεσσαλονίκης 2002. Κοσμᾶ Μοναχοῦ, Ὅσιος Ἠλίας ὁ Σπηλαιώτης - Βίος καί Ἀκολουθία, Ἐκδόσεις Ἱερᾶς Μονῆς Ὁσίου Ἰωάννου Θεριστοῦ (Μυγδονία), Θεσσαλονίκη, 2003. Κουκουσάς Βασίλειος, «Συνοπτική ἱστορία τῆς ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας τῆς Νοτίου Ἰταλίας καί Σικελίας» (ΒΕΛΛΑ - Ἐπιστημονική ἡμερίδα - τόμος Δ΄), Ἀνωτάτη Ἐκκλησιαστική Ἀκαδημία Βελλάς Ἰωαννίνων, Ἀνάτυπο, Βελλά Ἰωαννίνων, 2007. Κρουμπάχερ Κ. Ἱστορία τῆς Βυζαντινῆς Λογοτεχνίας, μτφ. Γ. Σωτηρίου, Ἀθῆναι, 1897. Μαρτίνη Παναγιώτη, Δρος Θεολογίας, Ἕλληνες Ἅγιοι τῆς Κάτω Ἰταλίας, ἐκδ. Ἱεροῦ Ναοῦ Ἁγίας Τριάδος, Πάτρα, 2006. Μαρτίνη Παναγιώτη, Δρος Θεολογίας, Ὁ Πατριάρχης Βαρθολομαῖος στή Μ. Ἑλλάδα, ἐκδ. Ἱδρ. Λήδας, Νανᾶς καί Σπύρου Δούκα, Πάτρα, 2002. - 553 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Μηναῖον τοῦ Ἀπριλίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1972. Μηναῖον τοῦ Αὐγούστου, Ἐν Ἀθήναις, Εκδοσις της Αποστολικής Διακονίας της Εκκλησίας της Ελλάδος, 1973. Μηναῖον τοῦ Δεκεμβρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1970. Μηναῖον τοῦ Ἰανουαρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1970. Μηναῖον τοῦ Ἰουλίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1967. Μηναῖον τοῦ Ἰουνίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1972. Μηναῖον τοῦ Μαΐου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1972. Μηναῖον τοῦ Μαρτίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1973. Μηναῖον τοῦ Νοεμβρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1960. Μηναῖον τοῦ Ὀκτωβρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1960. Μηναῖον τοῦ Σεπτεμβρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1959. Μηναῖον τοῦ Φεβρουαρίου, Ἐν Ἀθήναις, Ἔκδοσις τῆς Ἀποστολικῆς Διακονίας τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, 1972. Μοναχοῦ Κοσμᾶ Ἁγιορείτου (ἐπιμέλεια), Βίος καί πολιτεία τοῦ Ὁσίου καί Θεοφόρου Πατρός ἡμῶν Ἠλία τοῦ Νέου τοῦ Σικελιώτη, ἐκδοτική συνεργασία: Ἐκδόσεις «Ἀκρίτας» καί Giuseppe Portari Editore, Νέα Σμύρνη, 1993. Νικοδήμου Ἁγιορείτου, Συναξαριστής τῶν Δώδεκα Μηνῶν τοῦ Ἑνιαυτοῦ, Τόμοι 3, ἐκδόσεις Δόμος 2005. Νικοδήμου Νυκτερινοῦ, Βίος καί Ἀκολουθία Ὁσίου Ἰωάννου Θεριστοῦ, Ἐκδόσεις Ἱερᾶς Μονῆς Ὁσίου Ἰωάννου Θεριστοῦ, Ἀθήνα, 2003. Ὁ Ὅσιος Νεῖλος ὁ Καλαβρός, Ἔκδοση Ἱεροῦ Μετοχίου Εὐαγγελισμοῦ τῆς Θεοτόκου, Ὀρμύλια, 1991. - 554 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Προηγουμένου Καλλιστράτου Λαυριώτου, Ἱστορικὸν Προσκυνητάριον τῆς Ἱερᾶς Μονῆς Μεγίστης Λαύρας, Ἐκδόσεις Ἀ. Καραβία, Ἀθῆναι 1976. Στῆβεν Ράνσιμαν, Δύση καί Ἀνατολή σέ Σχίσμα, Ἐκδόσεις Ἐν πλῷ, Ἀθήνα, 2008. Σύναξις πάντων τῶν Σιναϊτῶν Ἁγίων, Ἱερᾶς Μονῆς καί ἀρχιεπισκοπῆς Σινᾶ, Ἐκδόσεις Ἱδρύματος Ὄρους Σινᾶ, Ἀθῆναι 1998. Τριανταφύλλου Κωνσταντίνου, Ἕλληνες μοναχοί τῆς Ν. Ἰταλίας καταφυγόντες ἐν Πάτραις, Ἀνάτ. Περιοδ. «Ἐκκλησία», Ἀθῆναι, 1970. BIBLIOGRAFIA STRANIERA AA.VV. Calabria bizantina.Tradizione di pietà e tradizione scrittoria nella Calabria greca medievale, Reggio Calabria, 1983. AA.VV., Il monachesimo nell’alto Medioevo e la formazione della civiltà occidentale. Atti (dall’8 al 14 aprile 1956), Fondazione Cisam, Spoleto 1957. AA.VV., L’eremitismo in occidente nei secoli 11. e 12., Atti della seconda settimana internazionale di studio Mendola, Milano: Società Editrice, Milano 1962. Accattatis L. Le Biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Voll.4, Cosenza 1869-1877, Ristampa per Forni, Sala Bolognese 1977. Agiografia e tradizioni cultuali in Sicilia, Catania - Siracusa, 1-2 ottobre 2004. Agnello Giuseppe , Siracusa Bizantina - Tratto da Per L’Arte Sacra, Rivista Trimestrale Illustrata Scuola Professionale D’ Arte Cristiana – Milano Siracusa, 1931. Alessio Jeromonaco, I santi italo-greci dell’Italia meridionale. Epopea spirituale dell’oriente cristiano. Profilo storico del monachesimo italogreco, Nicola Calabria Editore, 2008. Analecta Bollandiana, Société des Bollandistes, Βρυξέλες 1882 κ.ἑξ. Antonio Monaco, Ombre della storia – Santi dell’ Italia ortodossa, Asterios Editore, Trieste, 2005.
- 555 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Apostolidis Apostolos, Il typikon de S. Nicola di Casole secondo il codice TAUR. GR. C III 17: introduzione, testo critico, indici, Pontificia Universita, 1983. Arco Magrì Melina, Vita di S. Nicodemo di Kellerana, Roma – Atene, 1969. Borsari Silvano, Il monachesimo bizantino nella Sicilia e nell’Italia meridionale prenormanne, s.e., Napoli 1963. Branco Luigi Ricordi Bizantini in un dialetto di Basilicata Sant’Arcangelo, Arti Grafiche AGESA - Moliterno (PZ), 1985. Cannavò Ignazio, Santa Venera Veneranda Parasceve, tra storicità e storicizzazione, Conarte Edizioni, Acireale, 2003. Cappelli Biagio, Il monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani, Napoli 1963. Cappelli Biagio, Il Monachesimo Basiliano e la grecita’ medievale nel Mezzogiorno d’Italia, Estratto da: Rassegna Storica Salernitana, XX, s.e., Salerno 1959. Caracciolo Α., De sacris Ecclesiae Neapolitanae monumentis, Napoli, 1645. Castrizio Daniele , Manuale di numismatica medievale, 2005, Cattabiani Alfredo, Santi d’ Italia – vite leggende iconografia feste patronati culto, vol. 1-2, RCS Libri S.p.A., Milano, 1999. Ciarlanti V., Memorie istoriche del Sannio, Campobasso, 1883. de Cavalieri Fr., Note Agiografiche 7, [Studi e testi 49], Roma 1928. De Vipera M., Catalogus Sanctorum Ecclesiae Beneventanae, Napoli, 1635. Delehaye H., Συναξάριον τῆς Ἐκκλησίας τῆς Kωνσταντινουπόλεως, (Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanum), 1902. Dujcev Ivan, “Il Tipico del monastero di S. Giovanni nell’isola di Pantelleria”, Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, 1956, ἀριθμός 4. Farmer David H., Dizionario Oxford Dei Santi, Franco Muzzio Editore & C. S.p.A, Padova, 1989. Ferrante Nicola, Santi Italogreci – il mondo Bizantino in Calabria, Edizioni Logos, Roma, 1992.
- 556 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Ferrari Filippo, Catalogus sanctorum Italiae in Menses duodecim distributes, 1613. Ferrari Filippo, Catalogus generalis sanctorum, 1625. Fiore G., Della Calabria illustrata, opera varia istorica del R. P. Giovanni Fiore da Cropani, Napoli, 1743. Follieri Enrica, Santi di Metone, Atanasio vescovo, Leone taumaturgo, Byzantiori 41, 1971. Follieri Enrica, La vita di San Fantino il Giovane, Bruxelles, Societe des Bollandistes, 1993. Fonseca Cosimo Damiano e Lerra Antonio, Il monastero di S. Elia di Carbone e il suo territorio dal Medioevo all’età moderna, Congedo, 1996. Gaetani Ottavio, Idea operis de vitis siculorum sanctorum famae santitatis illustrium, Palermo, 1617. Gaetani Ottavio, Icones aliquot et origines illustrium aedium Sanctissimae Deiparae Mariae quae in Sicilia insula coluntur, Panormi, 1657 Gaetani Ottavio, Vitae Sanctorum Siculorum ex antiquis Graecis Latinisque Monumentis, et ut plurimum ex MSS. Codicibus nondum editis collectae aut scriptae, digeste iuxta seriem annorum Christianae Epochae, et Animadversionibus illustratae I-II, Panormi, 1657. Gallina M., Potere e società a Bisanzio, Einaudi, Torino 1995. Gay Giulio, L’Italia meridionale e l’impero bizantino. Dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni (867-1071), Capone Editore, 2011. Giovanneli G. Jeromonaco, Vita di San Bartolomeo Juniore, Grottaferrata, 1962. Gruppo d’ autori, Bibliotheca Sanctorum Appendice 1-2, Citta Nuova Editrice, Roma, 1987-2000. Gruppo d’ autori, Bibliotheca Sanctorum I-XII, Citta Nuova Editrice, Roma, 1961-1970. Gruppo d’ autori, Bibliotheca Sanctorum orientalium – Enciclopedia dei Santi - le chiese orientali, vol. I-II, Citta Nuova Editrice, Roma, 1998-1999. Guillou Andrè, Grecs d’Italie du Sud et de Sicilie au Moyen Age: les moines, in Melages Rome, s.e., 1936. - 557 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Guillou Andrè, Le ‘Liber Visitationis’ d’Athanase Chalkéopoulos, Città del Vaticano, 1960. Guillou Andrè, Il monachesimo greco in Italia meridionale in Sicilia nel medioevo, Società Editrice, Milano, 1962. Halkin François, La Passion de Sainte Parasceve par Jean d’Eubee, 1966. Hefele Carl Joseph, Histoire des conciles d’après les documents originaux, τόμος ΙΙ. 1923. Iacopino Rinaldo, Il Typikon della Cattedrale di Bova “Codex Barberianus gr. 359” (A.D. 1552), If Press, 2014. Iacopino Rinaldo, Il Menológio italo-bizantino di Bova : Codex Barberinianus gr 371 (ff 53r-163v), Sapientia ineffabilis 2015. Il dossier agiografico di S. Agata, Convegno di Studi Sant’Agata e il suo tempo, Catania, 2001. L’ abbazia Graeca di Grottaferrata, Monastero esarchico di Santa Maria di Grottaferrata, De Luca Editori D’ Arte, Roma, 2008. La Chiesa Greca in Italia dall΄VIII al XVI secolo, Atti del Convegno storico interecclesiale (Bari 30 Apr. – 4 Magg. 1966), Antenore, 1973. La redazione degli Atti greci e latini di Lucia, Convegno di studio Euplo e Lucia, 304-2004. La santità femminile nelle Vitae sanctorum Siculorum di Ottavio Gaetani: conflitto o integrazione di modelli? Seminario di studio su Santità occidentale e santità orientale a confronto, Centro Interdipartimentale di Scienze Religiose – Università della Calabra, Cosenza, 14 dicembre 2005. La Sicilia: Agata e Lucia. Note storiografiche, Convegno internazionale di Studio (6° Convegno AISSCA), Giustina e le altre. Santi e culti femminili in Italia settentrionale, dalla prima età cristiana al secolo XII, Padova, 4 – 6 ottobre 2004. Lancia di Brolo D.G., Storia della Chiesa in Sicilia nei primi dieci secoli del Cristianesimo, vv.1-2, stabilimento tipografico Lao Ed., Palermo 1880-1884. Le origini del cristianesimo siciliano: tra storia e leggenda, Convegno di studi su La presenza ortodossa in Sicilia ponte tra Medio Oriente ed Europa Orientale, Monastero dell’Annunciazione di Badia di Mandanici (ME) 1 novembre 2005. - 558 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Le Synaxaire – Vies des Saints de l’ Eglise Orthodoxe, Τόμοι 12, Ἐκδόσεις Τό Περιβόλι τῆς Παναγίας, Θεσσαλονίκη, 1987. Lucia, luce di Sicilia. Una leggenda medievale sulla nascita di S. Lucia di Siracusa, 2° giornata di Studio «Lucia di Siracusa, 304-2004. Aspetti agiografici e martirologici», Castrocielo (FR), 12 marzo 2005. Magnano Pasquale, S. Giuseppe l’ innografo – il flauto armonioso di Siracusa, Edizioni dell’ Archivio Storico della Curia Arcivescovile, Siracusa, 1994. Marafioti G., Croniche e antichità di Calabria, Padova 1601. Marciano Girolamo di Severano, Descrizione, origini, e successi della provincia d’ Otranto, Napoli, 1855. Martino Paolo, S. Elia Speleota e il santuario delle Grotte presso Melicucca – Notizie storiche, Edizioni Officina Grafica, Roma, 2000. Martire Domenico, La Calabria Sacra e Profana, Roma 1973. Martyrologium Romanum: ex Decreto Sacrosancti oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli P.P. II promulgatum, Romae 2001. Ménager R. L., La «bizantinisation» religieuse de l’Italie méridionale (IX-XII siècles) et la politique monastique des Normands d’Italie, in Revue d’Histoire Ecclésiastique 53, 1958. Menniti P., Catalogo dei Santi Basiliani, Roma, 1710. Migne J. P., Patrologia Greca, τόμοι 1- 162, Paris, 1857-1866. Minisci Teodoro, I Basiliani, S.E.I. Grottaferrata, Roma, 1954. Minisci Teodoro, Riflessi Studitani nel Nonachesimo Italo-Greco Estratto da “Orientalia Christiana Analecta” n.153 Pont. Institutum Orientalium Studiorum, Piazza S. Maria Maggiore, n.7 Roma, 1958. Minuto Domenico, Profili di Santi nella Calabria Bizantina, Editore Giuseppe Pontari. Musolino Giovanni, Santi eremiti italogreci: grotte e chiese rupestri in Calabria, Rubbetino, 2002. Omont Henri , Le Typicon de Saint Nicolas di Casole près d’Otrante, Revue des Études Grecques, 1890. Orsi P., Sicilia bizantina, Roma 1942.
- 559 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Pace Biagio, Arte e civiltà della Sicilia antica, Lapi ἐκδόσεις Roma – Napoli – Citta del Castello, 1949. Penco Gregorio, Storia del monachesimo in Italia: dalle origini alla fine del Medio Evo, Edizioni Paoline, Roma 1961. Prima del Gaetani: I santi nel Sommario degli uomini illustri di Sicilia di Antonio Filoteo degli Omodei, Convegno di studi: La Sicilia nella tarda antichità e nell’alto medioevo. Religione e società, Catania Paternò, 24-27 settembre 1997. Raciti V. Romeo, Santa Venera vergine e martire nella storia e nel culto dei popoli, Acireale 1905. Raschella L., Saggio storico sul monachismo italo-greco in Calabria, Messina, 1925. Rizzo Francesco Paolo, Sicilia Cristiana dal I al V secolo, τόμος II, Ρώμη 2006. Robinson G., History and Cartulary of the Greek Monastery of St. Elias and St. Anastasius of Carbone, in Orientalia Christiana XI, 5, 1, 1928. Rodotà P.P., Dell’origine, progresso e stato presente del rito greco in Italia osservato dai Greci, monaci Basiliani e Albanesi. Libri tre, Roma, 1758. Romeo D., De septem S. Custodibus et Praesulibus Urbis Neapolis, Napoli, 1570. Rossi Taibbi G., Vita di Sant’Elia il Giovane, Istituto Siciliano di studi Bizantini e Neoellenici, Palermo, 1962. Russo Francesco, Storia della Chiesa in Calabria dalle origine al concilio di Trento I-II, ἐκδ. Rubettino, Soveria Mannelli, (C2) 1982. San Nicola il Pellegrino – Atti, testimonianze e liturgie in occasione dei festeggiamenti del IX centenario della sua morte, (10 anni dopo), Arcidiocesi di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth, Gradavant Consulting, Trani, 2004. Sant’Agata: la sua leggenda agiografica e il suo culto, Conferenza, Tezze di Arzignano, (VI), 8 ottobre 2004. Santoro Rodo, Bizantini – L’ eredita culturale in Sicilia, Gruppo editoriale Kalòs, Palermo, 2008. Saya Barresi Α., La Fonte di Venere nella Piana di Milazzo, Bologna, 1987. - 560 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Scaduto Mario, Il monachesimo basiliano nella Sicilia medievale: rinascita e decadenza, sec. 11-14, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1982. Schirò G., Vita di san Luca, Vescovo di Isola Capo Rizzuto, Palermo, 1954. Scognamiglio Rosario o.p., La traslazione di S. Nicola nelle fonti greche, Bari, Centro Studi Nicolaiani, 2010. Sgarbossa Mario, I santi e i beati della chiessa d’ Occidente e d’ Oriente - con un’ antologia di scritti spirituali, Paoline Editoriale Libri, Milano, 1998. Sozomenus, Historia Ecclesiastica, Sources Chrétiennes 495, Paris, 2005. Spano, La grecità bizantina e i suoi riflessi geografici nell’Italia meridionale e insulare, Pisa 1965. Stelladoro Maria, La vita di San Leone Luca di Corleone, Badia Greca di Grottaferrata, 1995. Tescaroli Livio, L’ Italia Musulmana, Lalli, ἐκδόσεις Poggibonsi, 1986. Toscani Theodori Hieromonachi, Ad Typica Graecorum ac Praesertim Ad Typicum Cryptoferratense S. Bartholomaei Abbatis Animadversiones, Roma, 1864. V. Milazzo, F. Rizzo Nervo, Lucia tra Sicilia, Roma e Bisanzio: itinerario di un culto (IV-IX sec.), Convegno internazionale di studi Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tarda antichità, Catania- Paternò, 20-22 maggio 1986. Vetus Martyrologium Romanum, su documentacatholicaomnia. eu. Edizione del 1856 (edizione Malines 1849). Vita del protopatriarca s. Basilio Magno, dottore di s. Chiesa, et arcivescovo di Cesarea di Cappadocia. Descritta dal padre maestro d. Apollinare Agresta, Μessina 1681. Von Falkenhausen Vera, La dominazione bizantina in Italia meridionale dal IX all’XI secolo, Ecumenica Edizioni, Bari 1978. ΑΚΟΛΟΥΘΙΑ ΤΟΥ ΟΣΙΟΥ ΠΑΤΡΟΣ ΗΜΩΝ ΣΪΛΒΕΣΤΡΟΥ ΤΟΥ ΝΕΟΥ ΤΗΣ ΠΟΛΕΩΣ ΤΡΩΥΝΗΣ ΠΡΟΣΤΑΤΟΥ, S. Silvester Confessor Ordinis Sancti Basilii, ΕΤΥΠΩΘΗ ΕΝ ΡΩΜΗι, αχκδ. Παρά Ἀλεξάνδρου τοῦ Ζαννήτου, ἐκ τοῦ τῶν ἡγουμένων θελήματος. - 561 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
Ἐγκώμιο Εὐφροσύνης τῆς Νέας, ἔκδ. Fr. HALKIN, «Éloge de Ste Euphrosyne la Jeune par Constantin Acropolite», Byz. 57 1987. Καινή Διαθήκη, Novum Testamentum Graece, επιμ. Nestle-Aland (Stuttgart 1898, ανατ. 1979). Λειτουργικόν σύν Θεῷ Ἁγίῳ, Κατά τήν τάξιν τοῦ τυπικοῦ τῆς πανσέπτου Μονῆς τῆς Κρυπτοφέρρης, Ναί μήν καί ἔθος τῶν Ἰταλογραικῶν Μοναζόντων τοῦ Μεγάλου πατρός ἡμῶν Βασιλείου, Ρώμη 1683. ΩΡΟΛΟΓΙΟΝ ΣΥΝ ΘΕΩι ΑΓΙΩι ΚΑΤΑ ΤΗΝ ΕΚΠΑΛΑΙ ΤΑΞΙΝ ΤΗΣ ΜΟΝΗΣ ΤΗΣ ΚΡΥΠΤΟΦΕΡΡΗΣ, Ρώμη 1772.
FONTI ONLINE http://www.bibliome.it/ http://www.dimarcomezzojuso.it/index.php http://www.documentacatholicaomnia.eu/ http://www.sannicolapoliti.it/home.html http://www.santiebeati.it/ https://anemi.lib.uoc.gr/ https://books.google.gr/ https://digi.vatlib.it/ https://gr.wikipedia.org/ https://it.wikipedia.org/ https://www.heiligenlexikon.de/ https://www.saint.gr/
- 562 -
INDICE
INDICE σελ. Lettera di benedizione di Sua Eminenza Policarpo, Metropolita d’Italia ed Esarca per l’Europa Meridionale Prologo del prof. Vasilios Koukousàs, Presidente dell’Istituto Ellenico di Studi -Bizantini e Post-Bizantini di Venezia Introduzione dell’Editore «Rete Ortodossa di Comunicazione» Prologo
9 12 15 19
Introduzione
23
La Magna Græcia per 2800 anni faro dell’Ellenismo e dell’Ortodossia per l’Ecumene
23
Lo spirito ellenico, nutrice dei Santi della Magna Græcia La continuità dell’Ellenismo in Magna Græcia Gli inizi del Cristianesimo in Magna Græcia
23 30 32
Comparsa, sviluppo e organizzazione della vita monastica
32
Caratteristiche e particolarità dell’Agiografia del Sud Italia e della Sicilia
35
Il periodo bizantino (553-827 d.C.) La conquista araba (sec. IX-XII) La conquista normanna (1071-XIII secolo)
39 41 44
La decadenza (XIII-XVI secolo)
48
La Grecità nel Mezzogiorno d’Italia dopo la caduta di Costantinopoli: i paesi Arbëreshe
52
MESE DI SETTEMBRE 1 SETTEMBRE I santi martiri Evodio, Ermogene e Callista, fratelli secondo la carne
57
2 SETTEMBRE Commemorazione della Santissima Madre di Dio della Montagna (Madonna di Polsi)
- 565 -
59
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
4 SETTEMBRE Il nostro santo padre Giuseppe, fondatore del Santo Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto
61
La nostra santa madre Rosalia di Palermo
62
5 SETTEMBRE Il nostro padre Giovanni il Buono da Siponto
65
6 SETTEMBRE Il nostro santo padre Fausto, abate del sacro monastero di santa Lucia di Siracusa
67
8 SETTEMBRE Il nostro padre tra i santi, Sergio I, papa di Roma, originario di Palermo
68
10 SETTEMBRE Il santo martire Sostene di Calcedonia, venerato in Calabria e Sicilia
70
La santa gloriosa Sofia di Sortino in Sicilia, vergine e martire
71
11 SETTEMBRE Il nostro santo padre Elia lo Speleota
74
12 SETTEMBRE Il santo glorioso ieromartire Serapione, vescovo di Catania
79
Il santo ieromartire Autonomo, vescovo d’Italia
79
15 SETTEMBRE Il nostro santo padre Giordano, abate del Sacro Monastero del Monte Pulsano in Puglia
81
17 SETTEMBRE Santa Lucia e di san Geminiano, suo figlio spirituale
83
18 SETTEMBRE Il nostro santo padre Vittore, secondo abate del Santo Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto
85
San Teodosio Stankevich, Confessore
85
19 SETTEMBRE Il nostro santo padre teoforo Ciriaco di Buonvicino in Calabria e Maria, sua sorella
88
I santi Nicandro, Gregorio, Pietro, Demetrio ed Elisabetta presso Messina
88
- 566 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
20 SETTEMBRE Il santo padre Costantino di Bova in Calabria 21 SETTEMBRE Il nostro santo padre Tommaso di Terreti in Calabria
92 93
23 SETTEMBRE I santi martiri Andrea, Giovanni, Pietro e Antonio, nativi di Siracusa e resi perfetti in Africa 26 SETTEMBRE Il nostro padre Nilo di Rossano, il giovane Il nostro santo padre Stefano di Rossano, discepolo di san Nilo
94 96 102
MESE DI OTTOBRE 5 OTTOBRE Il nostro padre tra i santi Luca, vescovo di Bova in Calabria 8 OTTOBRE -Il nostro santo padre Ambrogio di Stilo in Calabria Domenica dopo l’11 Ottobre I Santi Padri riuniti a Nicea per il Concilio Ecumenico
103 107 109
13 OTTOBRE Il nostro santo padre Luca, primo abate del Sacro Monastero dei santi Elia ed Anastasio a Carbone in Basilicata (1005)
111
Il nostro santo padre Luca di Demenna in Sicilia
112
Il nostro santo padre Niceta il Patrizio, Stratega del Tema di Sicilia, il Confessore
113
14 OTTOBRE Il santo martire Eustrazio il presbitero da Lentini 15 OTTOBRE Il nostro padre tra i santi Sabino, vescovo di Catania
116 117
21 OTTOBRE Il nostro santo padre Ilarione il Grande, primo eremita in Magna Græcia
119
I santi martiri di Messina Gerosina (Gerasina) con i figli Adriano, Aurea, Babila, Giuliana e Vittoria
102
- 567 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
25 OTTOBRE Il nostro santo padre Nichio o Gioannichio dell’isola di Chalki nel Dodecaneso, abate del Santo Monastero di san Paolo della Foresta a Pontecorvo nel Lazio
123
29 OTTOBRE Il nostro santo padre e confessore Stefano il Nuovo, protettore di Salìce a Messina
125
30 OTTOBRE -Il santo ieromartire Marciano, vescovo di Siracusa, discepolo dell’Apostolo Pietro
127
MESE DI NOVEMBRE 1 NOVEMBRE Il santo e glorioso martire Cesario di Terracina, il diacono
131
I santi martiri in monte supra Megaram di Lentini
134
3 NOVEMBRE Il santo glorioso ieromartire Libertino, primo vescovo di Agrigento
136
4 NOVEMBRE Il nostro santo padre Gregorio di Cassano in Calabria
138
5 NOVEMBRE Santa Trofimena di Sicilia, vergine e martire
140
Il santo apostolo Patroba, discepolo dell’Apostolo Paolo e primo vescovo di Pozzuoli
141
6 NOVEMBRE Il nostro santo padre Luca di Taormina
142
8 NOVEMBRE La nostra santa madre Eufrosina, la Giovane
144
10 NOVEMBRE La santa gloriosa Ninfa di Palermo, vergine e martire
147
11 NOVEMBRE Il nostro santo padre Bartolomeo il Giovane, abate di Grottaferrata
150
13 NOVEMBRE Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madonna di Siponto in Puglia
- 568 -
153
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
San Donato di Lentini, presbitero
153
14 NOVEMBRE Il nostro santo padre Fantino il Nuovo, addormentatosi a Salonicco
155
19 NOVEMBRE Il nostro santo padre Simone il Calabro, taumaturgo
158
20 NOVEMBRE Il nostro santo padre Gregorio il Decapolita
159
Il nostro santo padre Cipriano di Calamizzi
160
21 NOVEMBRE Il nostro santo padre Luca del Mercurion in Calabria, fratello di san Fantino il Nuovo
163
I santi Ampelio e Gaio di Messina, martiri
163
22 NOVEMBRE Il nostro santo padre Nicodemo, abate del Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto
165
23 NOVEMBRE Il nostro santo tra i padri, Gregorio, vescovo di Agrigento 24 NOVEMBRE
166
Il nostro padre tra i santi, Ermogene, vescovo di Agrigento
169
Il nostro santo padre Giorgio di Rossano, discepolo di san Nilo il Giovane
169
Il trasporto delle sacre reliquie del nostro santo tra i padri Flaviano, patriarca di Costantinopoli, a Giulianova in Abruzzo
171
27 NOVEMBRE Il nostro santo padre Nicola, terzo abate del Monastero di San Nicola di Casole presso Otranto 28 NOVEMBRE La nostra santa madre Teodora di Rossano
172 173
MESE DI DICEMBRE 5 DICEMBRE San Pelino da Durazzo, vescovo di Brindisi, ieromartire e confessore
- 569 -
177
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
10 DICEMBRE Il nostro santo padre Luca il Grammatico, vescovo di Isola
179
Il nostro padre tra i santi Atanasio il Siceliota, vescovo di Methoni (Grecia)
181
Il santi glorioso martire Mercurio e compagni, da Lentini
183
13 DICEMBRE La santa gloriosa martire Lucia di Siracusa, vergine
184
Il nostro padre tra i santi Nicola, vescovo di Oppido, il Nuovo Taumaturgo
186
16 DICEMBRE Il nostro santo padre Macario di Collesano
187
La Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madonna della Madìa presso Monopoli in Puglia
189
17 DICEMBRE I santi Cristoforo e Calì e i loro figli Saba e Macario, di Collesano
190
26 DICEMBRE Il nostro santo padre Efrem di Rossano
191
Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona Achiropita della Santissima Sovrana nostra Madre di Dio e sempre Vergine Maria presso Rossano
192
Il nostro santo padre Stefano di Paternò
193
Il nostro padre tra i santi Dionigi, papa di Roma, originario di Sibari in Calabria
194
Il nostro padre tra i santi Zosimo, papa di Roma, il Calabrese
194
30 DICEMBRE Il nostro santo padre Lorenzo di Frazzanò in Sicilia
196
MESE DI GENNAIO 2 GENNAIO Il nostro santo padre Silvestro di Troina in Sicilia
199
3 GENNAIO Il nostro padre tra i santi Luciano, vescovo di Lentini
201
San Antero o Antiro, papa di Roma, il Calabro
201
- 570 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
4 GENNAIO San Teoctisto, abate di Caccamo in Sicilia
203
10 GENNAIO Le sante donne vergini Tecla e Giustina di Lentini
205
11 GENNAIO Il nostro santo padre Senatore di Missanello in Baslicata
207
San Leucio, primo vescovo di Brindisi
208
Sinassi della Sacra Taumaturgica Icona della Madre di Dio Achiropita, chiamata anche Madonna dei Greci a Taormina
209
12 GENNAIO San Ilarione di Canale in Calabria e dei suoi compagni
211
San Massimo, vescovo di Taormina, discepolo di san Pancrazio, ieromartire, che fu ordinato dal santo apostolo Pietro
212
13 GENNAIO Il nostro santo padre Nicola il Greco
213
Il nostro santo padre Falco di Palena, il Calabro
214
14 GENNAIO Il santo glorioso martire Potito, martirizzato nel Sud Italia
216
15 GENNAIO Il nostro santo padre teoforo Arsenio di Reggio Calabria, compagno di ascesi di san Elia lo Speleota
218
17 GENNAIO Il nostro santo padre Basilio Scamardì in Calabria
222
19 GENNAIO Il nostro santo padre tra i santi Bassiano di Siracusa, primo vescovo di Laus Pompeia (oggi Lodi Vecchio)
223
21 GENNAIO Il nostro santo padre Zaccaria l’Angelico che visse in ascesi sul monte Mercurion in Calabria (X secolo)
224
Il nostro santo padre Zosimo, vescovo di Siracusa
225
22 GENNAIO San Teodoro, abate di Avena in Calabria
228
23 GENNAIO Sant’Amasio, il Greco, vescovo di Teano in Campania
- 571 -
229
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
24 GENNAIO I santi martiri Babila e i suoi discepoli, Agapio e Timoteo, martiri in Sicilia
230
25 GENNAIO Il santo glorioso martire Artema, che lottò presso Pozzuoli
232
28 GENNAIO Il nostro santo padre Callinico, abate del Monastero di san Nicola di Casole presso Otranto
233
La nostra santa madre Caterina di Demenna in Sicilia
233
29 GENNAIO Il nostro padre tra i santi Potamione, vescovo di Agrigento in Sicilia
235
30 GENNAIO San Pellegrino di Triocala in Sicilia
236
MESE DI FEBBRAIO 1 FEBBRAIO Il nostro santo padre Pietro di Buscemi in Sicilia
239
2 FEBBRAIO 241
San Rodippo, vescovo di Lentini 5 FEBBRAIO La santa gloriosa Agata di Catania, vergine e martire
242
Il nostro santo padre Giovanni di Fragalà
243
Il nostro santo padre Luca di Demenna di Sicilia, che visse in ascesi presso Armento in Lucania
244
Il nostro santo padre Saba di Collesano, il Nuovo Sinassi della Sacra Icona della Santissima Madre di Dio detta la Siciliana presso Divnogorsk in Russia 7 FEBBRAIO Il nostro padre tra i santi Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto 9 FEBBRAIO I santi Marcello (o Marciano) vescovo di Sicilia e Pancrazio, vescovo di Taormina Il nostro santo padre Sabino, vescovo di Canosa in Puglia
- 572 -
245 246 248
250 251
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
13 FEBBRAIO I santi martiri Atanasio e Alessandro, padre e figlio, di Siracusa, che furono crocifissi
253
14 FEBBRAIO I santi ieromartiri Modestino, vescovo, Fiorentino, presbitero e Flaviano, diacono, originari di Antiochia e martiri in Magna Græcia
254
15 FEBBRAIO 256
Il santo apostolo Onesimo 18 FEBBRAIO Il nostro santo padre Antonio di Demenna
258
19 FEBBRAIO Il nostro santo padre Proclo di Bisignano in Calabria
259
20 FEBBRAIO Il nostro santo padre Leone, vescovo di Catania
260
Il nostro padre tra i santi Agatone papa di Roma, nativo di Palermo
262
21 FEBBRAIO I santi 79 martiri in Sicilia, ai tempi di Diocleziano
264
I santi martiri Claudio, Sabino e Massimo di Palermo, martiri ai tempi di Diocleziano
264
22 FEBBRAIO Il santo ieromartire Telesforo il Calabro, papa di Roma
266
23 FEBBRAIO Il nostro santo padre Giovanni il Theristìs (mietitore), il Calabro
268
27 FEBBRAIO Il nostro santo padre Luca, archimandrita del Santissimo Salvatore di Messina
272
MESE DI MARZO 1 MARZO Il nostro santo padre Leoluca di Corleone
277
2 MARZO Santa Eutalia di Lentini, vergine e martire
280
Il nostro santo padre Luca Casali
281
- 573 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
3 MARZO Santa Artellaide, vergine, originaria di Costantinopoli, addormentatasi in pace a Benevento nel 567
283
5 MARZO Il nostro santo padre Orante il Calabro a Ortucchio in Abruzzo
285
Il nostro santo padre Clemente di Siracusa
286
9 MARZO Il nostro santo padre Vitale di Castronovo in Sicilia
287
10 MARZO Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madre di Dio «dei Miracoli» di Andria in Puglia
290
12 MARZO Il nostro santo padre Nicodemo l’Umile
291
Il nostro santo padre Teodoro di Demenna
293
15 MARZO Il nostro santo padre Zaccaria, papa di Roma, il Calabro
294
21 MARZO Il nostro santo padre Berillo, primo vescovo di Catania
295
Il nostro santo padre Giacomo, vescovo di Catania, il Confessore
296
23 MARZO Il santo martire Nicone e dei suoi discepoli, 199 martiri, a Taormina
297
24 MARZO Il nostro padre tra i santi, Severo, vescovo di Catania
299
Il nostro padre tra i santi Everio, vescovo di Catania
299
26 MARZO I santi sette fanciulli, martirizzati a Palagonia in Sicilia, nell’anno 253
301
28 MARZO Il nostro santo padre Conone (o Cono) di Naso
302
30 MARZO Il nostro santo padre Ilarione, abate del Sacro Monastero di san Nicola di Casole, addormentatosi in pace nel 1201
304
Il nostro santo padre Clino, abate del Sacro Monastero di san Pietro della Foresta ad Esperia nel Lazio
305
- 574 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
MESE DI APRILE 3 APRILE Il nostro santo padre Giuseppe l’Innografo, di Siracusa
307
Il nostro santo padre Attalo di Taormina
309
5 APRILE 310
Il santo martire Onorio in Sicilia 6 APRILE I santi monaci e martiri, Filarete ed Elia, martirizzati dai Saraceni a Palermo nel IX secolo
311
8 APRILE Il nostro santo padre Filarete l’Ortolano, a Seminara in Calabria
312
9 APRILE I santi martiri che dal giudaismo si convertirono a Cristo e furono martirizzati a Palagonia in Sicilia
315
17 APRILE Le sante martiri Isidora e Neofita di Lentini in Sicilia
316
25 APRILE Il nostro santo padre Gerasimo di Valletuccio in Calabria
317
Il nostro padre Lorenzo di Dasà in Calabria
318
30 APRILE Sinassi della Sacra Taumaturgica Icona della Madre di Dio di Capo Colonna di Crotone
319
MESE DI MAGGIO 1 MAGGIO Il nostro santo padre Giorgio di Vallettuccio in Calabria
321
2 MAGGIO La ricognizione delle sacre reliquie del nostro Silvestro di Troina in Sicilia
322
4 MAGGIO Il nostro santo padre Niceforo il Solitario
- 575 -
323
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
5 MAGGIO 325
San Leone d’Africo 7 MAGGIO Il santo martire Acacio, le cui reliquie sono custodite a Squillace il Calabria
327
8 MAGGIO Il miracolo dell’Arcangelo Michele sul Monte Gargano
330
Sinassi dell’icona taumaturgica della Madonna di Sterpeto a Barletta
330
9 MAGGIO La ricognizione delle reliquie del nostro santo padre Nicola, quando furono trasportate da Mira a Bari (1087 d.C.)
332
10 MAGGIO I santi martiri fratelli Alfio, Ciprino e Filadelfo, di Vaste in Puglia
333
San Cataldo, vescovo e taumaturgo
335
12 MAGGIO San Filippo il Cacciaspiriti, ad Agira in Sicilia, e il suo compagno d’ascesi Eusebio
337
Il nostro santo padre Leone il Calabro, presso Methoni in Grecia
339
La santa martire Epifania, di Lentini in Sicilia
340
14 MAGGIO I santi martiri Vittore e Corona, di Messina in Sicilia
341
18 MAGGIO Il nostro santo padre Teodosio, vescovo di Siracusa
342
24 MAGGIO I santi martiri Evaristo e Benigno di Siracusa
343
25 MAGGIO Il nostro santo padre Jeiunio (Giovanni) il Digiunatore di Gerace in Calabria
344
MESE DI GIUGNO 1 GIUGNO Il nostro santo padre Simeone il Pentaglosso, il Sinaita
- 576 -
347
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
2 GIUGNO San Nicola il Pellegrino, il “Kyrie eleison”, a Trani in Puglia
349
San Comizio di Catania, martire
352
3 GIUGNO Sinassi della Madonna della Lettera, a Messina in Sicilia
354
4 GIUGNO I santi quattordici martiri in Sicilia
356
5 GIUGNO San Gregorio, vescovo di Lilibeo, pontefice e martire
357
Il nostro santo padre Pietro Spanò, il Calabria (XI secolo)
357
7 GIUGNO Le sante donne Aesia e Susanna, discepole di san Pancrazio, vescovo di Taormina
359
10 GIUGNO La santa gloriosa martire Oliva di Palermo
360
Il martirio dell’arcivescovo di Ocrida Macario a Roma
363
12 GIUGNO San Filippo il Nuovo, diacono, di Palermo
365
I santi Archileone di Paternò e Onofrio di Sutera
366
Sinassi della Sacra e Taumaturgica icona della Madre di Dio di Montalto a Messina in Sicilia
367
13 GIUGNO La nostra santa madre Orsola di Pentadattilo di Calabria (XII-XIII sec.)
369
14 GIUGNO Memoria del nostro padre tra i santi Metodio, arcivescovo di Costantinopoli, originario di Siracusa
370
Il nostro padre tra i santi Marciano il Greco, vescovo di Frigento in Campania
373
15 GIUGNO Il santo glorioso martire Vito e dei suoi compagni, Modesto e Crescenza
375
Il santo martire Teodulo e i suoi compagni, Canziano, Candido, Crisogono, Arteone, Quinziano, Proto, Nivito e Canzianilla presso Tauriana
377
- 577 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
16 GIUGNO La ricognizione delle sacre reliquie di san Mamiliano, vescovo di Palermo
379
17 GIUGNO Il nostro padre tra i santi Imerio, il Calabro, vescovo di Amelia
381
18 GIUGNO Il nostro santo padre Calogero e dei suoi compagni Gregorio e Demetrio
382
20 GIUGNO Il nostro santo padre teoforo Giovanni di Matera, fondatore del Monastero della Madre di Dio di Pulsano in Puglia
385
21 GIUGNO I santi gloriosi martiri Marzia e Rufino di Siracusa
388
22 GIUGNO Il nostro santo padre Basilio, abate del monastero di Pantelleria
389
Il nostro padre tra i santi Gregorio I, vescovo di Agrigento
390
23 GIUGNO 392
La santa martire Agrippina 25 GIUGNO
394
La santa martire Febronia 26 GIUGNO La santa gloriosa neomartire Venera di Gala (X secolo)
396
27 GIUGNO Il santo padre Proclo di Bisignano in Calabria
398
San Agatone, vescovo di Lipari
398
28 GIUGNO 400
Il santo martire Papino 30 GIUGNO Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madre di Dio dei Martiri a Molfetta in Puglia
- 578 -
403
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
MESE DI LUGLIO 3 LUGLIO Il nostro padre tra i santi Cirillo, vescovo di Reggio Calabria
405
Il nostro padre tra i santi Leone II, papa di Roma, originario di Messina (683 d.C.)
406
Il nostro padre tra i santi Cresto, vescovo di Siracusa
408
5 LUGLIO Il nostro santo padre Atanasio l’Athonita e del suo discepolo calabro, Niceforo il Nudo e Mirovlita
409
Il santo glorioso ieromartire Stefano di Nicea, primo vescovo di Reggio Calabria e di san Socrate
411
I santi martiri Agatone e Trifina in Sicilia La santa martire Febronia di Patti in Sicilia
414 414
6 LUGLIO Memoria della santa gloriosa vergine e martire Lucia, del santo martire Rezio, il vicario e di altri 24 martiri, martirizzati per spada in Campania 7 LUGLIO
415
Santa Domenica, vergine e martire
417
Memoria del santo martire Peregrino e dei suo compagni: Luciano, Pompeio, Esichio, Pappias, Saturnino e Germano
417
8 LUGLIO I santi Bramano, Spero, Corneliano con altri 60 martiri a Taormina ai tempi di Diocleziano 9 LUGLIO Il santo ieromartire Pancrazio, vescovo di Taormina Il santo martire Feliciano di Palermo
419 420 422
15 LUGLIO Memoria del ritrovamento delle reliquie della nostra santa madre Rosalia di Palermo
423
Memoria della santa martire Dominata e dei suoi figli Cassiodoro, Senatore e Viatore, in Calabria
424
- 579 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
17 LUGLIO Il nostro santo padre Giovanni il Grande, abate nel Mercurion in Calabria
426
20 LUGLIO La nostra santa madre Marina di Messina
427
24 LUGLIO San Fantino il Vecchio , il Cavallaro e Taumaturgo, in Calabria
432
Il ricordo del miracolo operato a Tauriana dalla Santissima Madre di Dio e da san Fantino
436
I santi martiri Stratonico, Cleonico e Talaleo di Lentini
438
26 LUGLIO La santa gloriosa Venera o Parasceve, vergine e martire, la Vittoriosa
439
27 LUGLIO I santi martiri Mauro, Sergio e Pantaleone in Puglia
443
31 LUGLIO I santi martiri Fanzio e Deodata (Teodota)
445
MESE DI AGOSTO 1 AGOSTO Memoria del santo glorioso ieromartire Procopio, vescovo di Taormina e dei suoi compagni di martirio
447
3 AGOSTO Il nostro santo padre e confessore Giovanni, abate del Monastero di Pantelleria
449
Il nostro santo padre Antonio il Romano, di Novgorod
450
Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madre di Dio della Scala a Messina
452
4 AGOSTO Memoria di san Onofrio e di santa Maria, sua sorella, di Cao in Calabria 5 AGOSTO
454
San Paride l’Ateniese, primo vescovo di Teano in Campania (+346)
566
La Sinassi della Sacra e Taumaturgica Icona della Madonna Odegitria, venerata con il titolo di “Madonna del Castello” a Lentini
457
- 580 -
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
6 AGOSTO Il nostro santo padre Clemente, fondatore del Monastero di San Salvatore a Placa in Sicilia
458
9 AGOSTO Il nostro santo padre Nicola di Stilo in Calabria
461
Il nostro santo padre Falco il Calabro, di Palena
461
La ricognizione delle reliquie del nostro santo padre Nicola il Greco
462
10 AGOSTO Memoria della ricognizione delle sacre reliquie del nostro santo padre Lorenzo di Frazzanò
463
11 AGOSTO Il santo e grande martire Euplo il diacono, di Catania
464
12 AGOSTO 466
I santi gloriosi martiri di Catania 15 AGOSTO Il nostro santo padre Macario il Romano, asceta a Novgorod
468
17 AGOSTO Il nostro santo padre Elia il Nuovo, il Siciliano
470
Il nostro santo padre Nicola Politi, il Siciliano
474
18 AGOSTO Il nostro santo padre Franco l’Anacoreta, di Calabria
477
19 AGOSTO Il nostro santo padre Bartolomeo il Nuovo, fondatore del Sacro Monastero della Nuova Odegitria, chiamato «dei Padri» presso Rossano in Calabria
479
20 AGOSTO San Argenzio di Palermo, monaco e martire per mano dei Saraceni, nell’anno 906 d.C.
482
23 AGOSTO San Nicola il Siceliota, presso Eubea
483
Il nostro santo padre Antonio di Gerace in Calabria
484
24 AGOSTO I Santi gloriosi confessori Gregorio, Teodoro e Leone, di Sicilia
- 581 -
485
I SAN TI DELLA MA G N A G R Æ C IA
25 AGOSTO La nostra santa madre Patrizia di Costantinopoli, compatrona di Napoli (+685)
487
Il nostro santo padre Jeiunio (Giovanni) il Digiunatore di Gerace in Calabria
488
Il nostro santo padre Giovanni l’Eremita, presso Rossello in Abruzzo
490
26 AGOSTO Il nostro santo padre Elia, vescovo di Siracusa 28 AGOSTO San Rinaldo il Calabro, a Fallascoso in Abruzzo 30 AGOSTO
491 492
Il nostro santo padre Fantino il Nuovo, addormentatosi a Salonicco
494
La nostra santa madre Vrièni, madre di san Fantino il Nuovo, addormentatosi a Salonicco
495
Il nostro padre tra i santi Teodosio, vescovo di Oria in Puglia
496
EPILOGO
499
CATALOGO DEI SANTI IN ORDINE ALFABETICO
503
IL PATRIARCA ECUMENICO IN MAGNA GRÆCIA (CALABRIA E SICILIA)
517
OMELIA DI S.S. IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO NEL DUOMO DI REGGIO CALABRIA IL 22 MARZO 2021
531
PARTE DEL DISCORSO DI GIUSEPPE CHIARAVALLOTI, PRESIDENTE DELLA REGGIONE CALABRIA. CATANZARO, 19 MARZO 2001
539
IN MEMORIAM SEMPITERNAM
540
LA VISITA DI S.S. IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO AI PAESI ARBËRESHË18-19 SETTEMBRE 2019
541
OMELIA DI S.S. IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO NEL DUOMO DI LUNGRO IL 18 SETTEMBRE 2019
543
DAL’ INTERVENTO DI VIRGILIO AVATO A S. DEMETRIO CORONE. 19 SETTEMBRE 2019.
547
BIBLIOGRAFIA
550
INDICE
- 582 -
563
Stavroteca bizantina del XII secolo. Gerace (Calabria)
Opera sconosciuta di Giannis Tsarouchis con tema la Magna Græcia. Collezione privata di Gheorgios Damianos.
“Dalla Magna Græcia alla Madre Grecia... Madre sei in ritardo, Sveglia Ulisse, L’albero della vita (l’ulivo) si è seccato. Il monastero di Casole è in rovina. Maria Bucali ancora non si è vista. Madre sto morendo, sto morendo, sto morendo”.