Cooperativa L'Ortofrutticola di Albenga - estate 2018

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Trimestrale della Cooperativa L’Ortofrutticola - Anno XXI - n.2 Estate 2018 - Spedizione A.P. 70% - Reg. Trib. SV n. 318 (1/3/1985) - DISTRIBUZIONE GRATUITA.

NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA L’ORTOFRUTTICOLA DI ALBENGA

Un nuovo inserto da staccare e conservare! da pag. 11

Il Basilico di Albenga

L’isola Gallinara

pagg. 13, 14

Nuovo settore APICOLTURA pag. 4

Eradicoat L’insetticida acaricida di nuova concezione pag. 7


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In questo numero 7

SERVIZIO AGROTECNICO

Eradicoat Editoriale

ELEZIONI 2018 ecco il Consiglio di Amministrazione In foto il Consiglio di Amministrazione eletto il 31 maggio scorso: Lara Ravera Presidente, Paolo Maglio Vicepresidente, Sergio Pesce, Vittorio Rosciano, Giorgio Stella, Giampaolo Pizzorno, Emanuele Barbieri, Roberto Raviola e Giampaolo Enrico. Riconferme anche per il Collegio Sindacale composto nuovamente dal Dottor Stefano Dellerba, da Milvio Fabbri e da Gianfranco Ippolito.

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L’isola Gallinara Storia dell’isola di Albenga da pag ORTOSHOP

“L’ORTOFRUTTICOLA - LA COOPERATIVA” TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA “L’ORTOFRUTTICOLA”

Direzione, Amministrazione e Pubblicità Reg. Massaretti, 30 Bastia d’Albenga (SV) - Tel. 0182 50374 Direttore responsabile: Erica Marzo Hanno collaborato a questo numero: Claudio Burgarello, Antonio De Andreis, Giuseppe Del Core, Massimo Enrico, Luciano Gallizia, Osvaldo Geddo, Michele Introna, Domenico Pizzo, Lara Ravera, Alessio Roba. Grafica e impaginazione Edoardo Caputo - Studio Orasis design - orasisdesign.it

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Il decmo

INSERTO DA STACCARE E CONSERVARE 3


Nuovo settore apicoltura

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Una per tutte, tutte per una

Assistenza tecnica e formazione

Vale più di 153 miliardi di euro all’anno, secondo le stime dell’Unione Europea, l’impollinazione adoperata dagli insetti pronubi. Circa l’80 % delle colture necessita dell’intervento di questi preziosi insetti. Tuttavia, da anni assistiamo a gravi morie di api mellifere e alla progressiva scomparsa delle api selvatiche, delle quali, a livello Europeo, il 10% rischia l’estinzione. Fortunatamente, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla salvaguardia di questi preziosi insetti, unitamente alla ricerca di nuove attività economiche, sta portando ad un ritorno dell’apicoltura. La produzione nazionale di miele, pappa reale e propoli, non sufficienti a soddisfare la domanda, e il mercato emergente del polline d’api, rendono il settore un interessante oggetto di valutazione per nuove attività imprenditoriali. Attrezzature apistiche: La Cooperativa ha deciso di sviluppare un settore dedicato, mettendo a disposizione un vasto assortimento di articoli per l’apicoltura, necessari alla produzione di miele, polline, propoli e pappa reale, nonché alla produzione e fecondazione delle api regine. Sono inoltre disponibili i presidi sanitari utili al controllo dell’acaro Varroa destructor. Potrete trovare tute e camiciotti, arnie, melari, telaini, trappole per il polline, fogli cerei, arniette di fecondazione, smielatori, maturatori, sceratrici e molto altro ancora

L’assistenza agronomica della Cooperativa, da sempre innovatrice e attenta alle tematiche ambientali, promuove da più di 20 anni l’utilizzo di sistemi di lotta integrata, che prevedono l’uso di organismi antagonisti per la lotta alle avversità delle colture, parallelamente alla riduzione dell’uso del mezzo chimico. Nell’ottica di una gestione integrata degli agroecosistemi a 360 gradi, è di fondamentale importanza la sensibilizzazione dei coltivatori amatoriali e professionali. A tal fine saranno organizzati degli incontri informativi sul corretto utilizzo degli agrofarmaci in relazione al rischio di avvelenamenti frequentemente denunciati dagli apicoltori. I tecnici organizzeranno inoltre un corso di apicoltura rivolto a coloro che desiderano iniziare l’allevamento di questi affascinanti insetti o a chi è semplicemente interessato a scoprire il complesso mondo delle api mellifere. In riferimento all’attività di formazione dei futuri apicoltori, l’assistenza tecnica si propone di fornire un punto di appoggio per i neofiti che spesso faticano a trovare un supporto tecnico che li consigli nella gestione degli apiari e delle avversità degli alveari. Gli interessati al corso possono richiedere informazioni presso l’ufficio di assistenza tecnica o tramite e-mail all’indirizzo asstec@ortofrutticola.it


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Meccanismo di azione E’ nota da tempo l’azione insetticida e acaricida di contatto della maltodestrina. La viscosità della soluzione è la caratteristica fisica responsabile dell’attività esercitata sugli organismi bersaglio. Il meccanismo di azione, di tipo fisico, si espleta attraverso tre modalità: • Adesione dell’organismo bersaglio alla vegetazione • Blocco della mobilità • Occlusione degli spiracoli tracheali e conseguente asfissia Il prodotto garantisce una buona selettività verso gli antagonisti naturali. Per via del meccanismo di azione, tale prodotto risulta particolarmente efficace nel controllo di piccoli artropodi quali ACARI, AFIDI e ALEURODIDI. Interferendo fisicamente sulla fisiologia dell’insetto, Eradicoat non presenta il rischio di sviluppo di forme di resistenza, e si presta al controllo di popolazioni di fitofagi resistenti a prodotti chimici tradizionali. Prove svolte su pomodoro infestato dall’acaro rugginoso, Aculops lycopersici, hanno dimostrato un’elevata efficacia del prodotto, paragonabile o addirittura superiore allo standard chimico.

Eradicoat L’insetticida acaricida di nuova concezione Il nuovo formulato a base di maltodestrina prodotto da CERTIS si propone come un valido aiuto per il controllo di afidi, mosche bianche, ragnetto rosso e acaro rugginoso. Etichetta ampia, per colture ortive e floro-ornamentali, ottimo profilo ecotossicologico. La maltodestrina come insetticida Il principio attivo di tale formulato, la maltodestrina, è uno zucchero complesso ottenuto dall’idrolisi parziale dell’amido che si presenta come una polvere secca bianca. La maltodestrina è comunemente utilizzata come additivo alimentare e pertanto non presenta rischi per la salute umana e per l’ambiente. Essendo una molecola di origine naturale, costituita da monomeri di glucosio, non presenta un Limite Massimo di Residuo (LMR) fissato per legge e nessun intervallo di sicurezza prima della raccolta. Eradicoat contiene 598 g/l di Maltodestrina sotto forma di concentrato solubile (SL).

Colture registrate Eradicoat può essere utilizzato su tutte le colture orticole, floreali e ornamentali per il controllo di acari, afidi e aleurodidi. Considerata la vasta disponibilità di colture è opportuno saggi preliminari prima dell’applicazione al fine di verificare l’assenza di fenomeni di fitotossicità.


Dosi e modalità di intervento Il prodotto si applica alla dose di 2,5 l/hl fino a un massimo di 75 l/ha in coltura protetta e 37,5 l/ha in pieno campo. L’applicazione va ripetuta ogni 4-7 giorni fino a un massimo di 20 applicazioni per ciclo colturale. • Trattare su vegetazione asciutta nelle ore più calde e in giornate soleggiate • Garantire una uniforme bagnatura della vegetazione trattata • Indirizzare il trattamento sugli insetti/acari bersaglio ponendo particolare attenzione ai focolai di infestazione Trattandosi di un prodotto ad azione puramente contatticida, particolare attenzione deve essere prestata durante la distribuzione della miscela fitoiatrica, avendo cura di trattare la pagina inferiore delle foglie, dove risiede la maggior parte dei fitofagi. Eradicoat può essere miscelato con altri prodotti per amplificarne l’effetto o ampliare lo spettro di azione. Si consiglia l’abbinamento con Karma 85 per controllare anche l’oidio. E’ possibile l’abbinamento con prodotti acaricidi/insetticidi persistenti (Danitron), prodotti abbattenti (piretrinici) e acaricidi dotati di attività ovicida (Matacar). E’ infine opportuno ricordare che quando si esegue una nuova miscela è opportuno eseguire saggi preliminari per verificare l’assenza di fenomeni di fitotossicità.

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estate 2018

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Basilico Un vero re dell’estate

Basilico significa “pianta regale”, inoltre il suo nome è assimilabile a quello di re (“basileus” in latino, non bastasse questo ad incoronarlo sovrano delle tavole estive, è sufficiente ricordare che fin dall’antichità veniva utilizzato per creare profumi e per le sue grandi proprietà curative. Infatti il basilico ha grandi proprietà antinfiammatorie e antibatteriche oltre ad essere ricco di vitamine, sali minerali, flavonoidi e antiossidanti, utili per proteggere il corpo dall’invecchiamento e per contrastare l’azione dei radicali liberi. È inoltre considerato un tonico per il sistema nervoso e per la mente, in particolare in caso di stress, di stanchezza e di affaticamento. Secondo la tradizione popolare il basilico serve anche a dare buonumore e stimolare la mente: probabilmente queste sue supposte proprietà sono legate al suo profumo e al suo colore verde brillante.

Valori nutrizionali e calorie del basilico Secondo le tabelle del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, 100 grammi di basilico contengono, tra l’altro, 26 mg di vitamina C, 300 mg di potassio, 250 mg di calcio, 37 mg di fosforo e apportano al nostro organismo 39 calorie. Il basilico è composto per circa il 92% da acqua e contiene una piccola parte di proteine. Contiene anche vitamina A e vitamine del gruppo B.

Il basilico in casa Il basilico può essere coltivato facilmente sia a terra che in vaso su un balcone o su un davanzale. Bastano poche semplici accortezze per avere sempre a disposizione un prodotto fresco e profumato. Tenere il basilico esposto alla luce solare ed innaffiarlo spesso, anche due volte al giorno; non lasciare mai ristagni idrici nei sottovasi per evitare che le radici marciscano. Inoltre è possibile preparare dei nuovi vasi di basilico a partire dalle piante già in vaso, grazie alla talea, facendo radicare i rametti di basilico nell’acqua per poi spostarli in un vaso o nel terreno.

Il basilico in cucina Parlare di basilico è parlare di pesto, oppure di pasta al pomodoro fresco, e basilico ovviamente; o ancora pizza pomodor e basilico. Ci sono però ricette ed usi meno noti, per esempio legati alla capacità del basilico di esaltare piatti a base di funghi, o ancora l’uso che ne viene fatto per aromatizzare aceto ed olio extra vergine di oliva. Usi culinari e terapeutici del Basilico sono noti e decantati da più autori già in epoca greco romana, tra i molti si ricorda un tale Crisippo che, curiosamente, cita il basilico come nocivo allo stomaco, all’orina e alla vista; causa di pazzia e malanni del fegato e, per questo, disdegnato dalle capre.


Il basilico, oltre ad essere un prodotto dalle importanti caratteristiche organolettiche, ha anche una rilevanza economica notevole per il mercatolo orticolo ingauno, come spiega Mario Anfossi, presidente del Consorzio di Tutela del Basilico Genovese D.O.P. “La coltivazione del basilico è stata un’ottima alternativa alle coltivazioni floricole ed ha creato un ritorno verso l’orticoltura – spiega Anfossi –. Una delle caratteristiche di questo tipo di coltivazione è il fatto di avere rese abbastanza fisse a metro quadro che, in termini di peso, si aggira attorno ai 4,5 kg a metro quadro. Oggi ci sono circa 30 agricoltori consorziati sulla piana di Albenga con quasi 60 ettari totali di coltivazione a pieno campo”. Il basilico è una delle pochissime D.O.P. liguri: dove non si è arrivati con altri prodotti, come le zucchine trombette, si è invece riusciti ad arrivare con il basilico. Continua Anfossi: “La vera scommessa era quella di convincere l’industria alimentare a comperare qui il basilico per potersi fregiare della D.O.P.. Certo, la D.O.P. ha costi alti ma bisogna fare i conti con un territorio, come quello ligure, molto frazionato. Basti pensare che ci sono 53 ettari di diversi soci compartiti in 100 particelle catastali; una realtà molto frazionata che si sconta poi sul mercato, in altre realtà della penisola i territori adibiti a colture non sono così parcellizzati e quindi i costi di produzione sono più bassi, oltre ad esserci spesso anche più aiuti statali in termini di incentivi e sgravi; diventa quindi difficile essere competitivi e forse questa difficoltà ha frenato molti coltivatori che avrebbero invece potuto avvicinarsi alla D.O.P. del basilico”. “In realtà però – dice Anfossi – la D.O.P. non ha particolari criticità; esistono precise norme da rispettare ma questo va a vantaggio del consumatore finale ed anche del produttore che può così mettere sul mercato un prodotto garantito. La mia speranza è che sempre più agricoltori decidano di dedicarsi alla D.O.P. perché è un settore in crescita ed un prodotto sempre più richiesto dal mercato dell’industria alimentare. Per quel che mi riguarda, ad esempio, quest’anno

Il pesto La più antica ricetta a stampa che si conosca potrebbe essere quella riportata nel “Cuciniere Italiano” e datata 1848, e non come abitualmente si crede quella dei ricettari genovesi del Rossi e del Ratto, editi più tardi. Di seguito riportiamo la ricetta proposta da Renzo Bagnasco e Nada Boccalatte, nel loro “La Cucina ligure”, ben sapendo che il pesto è patrimonio personale di ogni città, borgo e famiglia ligure e che quindi viene realizzato ovunque con piccole ma peculiari differenze.

Ingredienti

40 foglie di basilico fresco Una cucchiaiata di pecorino sardo 4 cucchiai di grana Una manciata di pinoli Olio Aglio Sale

Preparazione

Lavare le foglie di basilico e asciugarle fra due tovaglioli senza premerle; introdurle in un frullatore con dei pinoli, olio, aglio e sale; frullare brevemente; aggiungere i due formaggi e finire di frullare; versare in una terrina e amalgamare la salsa ottenuta con olio, mescolando con un cucchiaio di legno; qualche istante prima di condire la pasta diluire il pesto con una cucchiaiata di acqua di cottura della pasta stessa.

Foto: Mario Rossello

Basilico Genovese D.O.P., un mercato in crescita

LA RICETTA


ho aumentato la produzione di basilico D.O.P. di 6 ettari mentre lo scorso anno l’aumento è stato di 10 ettari. La paura che l’industria alimentare possa scegliere altro invece della D.O.P. è smentita dai fatti: lo stesso Rana è riuscito a convincere gli americani che il pesto creato con il basilico D.O.P. è il migliore del mondo”. Oggi il basilico D.O.P. viene coltivato da 60 consociati sul territorio regionale, di cui 25 sulla piana di Albenga; il prodotto così ottenuto è un semilavorato che si origina dal taglio a siepe della pianta (si arrivano ad effettuare 6-7 tagli a stagione) poi portato ad un impianto apposito che lo trita; a questo composto viene aggiunto sale, olio e acido ascorbico. “Il semilavorato che produciamo – racconta Anfossi – è destinato prevalentemente all’industria alimentare e il 95% di questo viene utilizzato per la produzione di pesto, il restante 5% è destinato ad altri usi, come l’aromatizzazione di lardo, salami e salmone affumicato o la creazione di dolci e formaggi al basilico D.O.P.”. “Credo molto nella collaborazione tra i produttori agricoli – conclude Anfossi – e proprio su questa scia 4 anni fa è nata la Compagnia del Basilico, una realtà unica nel suo genere perché è una azienda agricola consortile costituita da 13 soci agricoltori;

la Compagnia non possiede terra ma lavora i prodotti forniti dai soci. Si parla di una produzione di 1.500 tonnellate di semilavorato che viene venduto solo per realizzare il pesto di Giovanni Rana per il mercato degli Stati Uniti. Sono convinto che l’unione faccia la forza e la realtà della Compagnia del Basilico conferma questa convinzione”.

Un basilico DOP Il basilico genovese è una cultivar di basilico (Ocimum basilicum) a Denominazione di Origine Protetta. Si distingue per le sue foglie medio piccole, caratterizzate da una forma ovale e convessa; il colore del basilico genovese è verde tenue ed ha un profumo molto più delicato di altre tipologie di basilico. La DOP del basilico genovese è legata alle tipicità naturali ed umane della zona di origine: un clima unico nel suo genere e particolari capacità tecniche dei coltivatori. Nel 2005 l’Europa ha riconosciuto la DOP al “Basilico Genovese” (Regolamento CE n.1623/2005 della commissione Europea, pubblicato sulla GUCE L 259/15 del 5.10.2005) e si è così concluso un lungo iter durato oltre sei anni. La qualità e l’origine del basilico sono garantiti dal piano di Controllo, depositato dalle camere di Commercio Liguri presso il Ministero delle politiche agricole e forestali. Si tratta di una garanzia per i consumatori ma anche di una tutela per i produttori che seguono scrupolosamente gli adempimenti previsti dal disciplinare di produzione della DOP.

La Gallinara Storia dell’isola di Albenga Isola Gallinara: chi non si è mai chiesto da bambino per quale motivo l’isola di Albenga abbia questo strano nome anche se sembra una tartaruga? Sulle carte geografiche quest’isola è indicata come Gallinara, anche se i puristi vorrebbero tornare al suo nome originario, quello di Gallinaria che ci hanno trasmesso le fonti latine: due grandi scrittori romani di agricoltura, Terenzio Varrone e Lucio Columella ricordavano l’esistenza di numerose galline selvatiche o inselvatichite, da cui la Gallinaria avrebbe appunto preso il nome, sfuggite forse dalla stiva di qualche imbarcazione. La storia dell’isola Gallinara e della sua frequentazione si perde nel più lontano passato: fu approdo di marinai fenici, greci e romani, come testimoniano i relitti ed i manufatti ritrovati sul fondale e risalenti in alcuni casi al V secolo a.C. Reperti vari sono conservati oggi nel Museo Navale di Albenga e proprio attorno a quest’isola avvenne il primo recupero subacqueo della storia, effettuato da Nino Lamboglia nel 1950.

L’isola fu senz’altro abitata fin dal soggiorno di San Martino di Tours, tra il 356 ed il 360. Rimase proprietà religiosa per secoli e nel 1162, per ripararsi da una tempesta mentre è in fuga da Federico Barbarossa, approda nell’isola anche papa Alessandro III. L’isola ospitò uno dei più importanti monasteri benedettini dell’Italia settentrionale, dotato di vasti possedimenti anche in Francia e in Spagna. Tale ricchezza era documentata anche nella stessa Albenga dove il monastero di San Calocero rimase per lungo tempo dipendenza in terraferma della abbazia dell’isola Gallinaria, fino a quando, nel 1367, il Vescovo Fieschi lo acquistò per cederlo alle monache benedettine. Molti studiosi attribuiscono proprio ai Benedettini della Gallianra l’invenzione delle “fasce” e la promozione della coltivazione delle “taggische” nel Ponente ligure. I Benedettini non avevano mancato di mettere a dimora alcune piante sulla loro isola e l’olio della Gallinara era spesso il primo del territorio perché ricavato da piante esposte meglio. Dopo quasi un millennio di vita, il monastero comincia a decadere e viene


Frutta e verdura di stagione. Sì, ma quale? Imparare a riconoscere la frutta e la verdura di stagione significa portare in tavola prodotti che fanno bene alla salute e non svuotano il portafogli. L’esta offre una gran quantità di prodotti sani e coloratissimi, utili al benessere del nostro corpo ed in grado di rendere anche più allegre le tavole estive o gli spuntini in spiaggia. Di seguito solo una piccola selezione fra i numerosissimi prodotti che la natura offre in questo periodo dell’anno.

Il fascino che esercita l’isola Gallinara è stato colto da Rocco Luca, insegnante in pensione con la passione per la storia locale medievale. Dopo anni di ricerca e diversi saggi divulgativi sull’argomento, Rocco Luca ha deciso di cimentarsi in un romanzo storico che, muovendo da un fatto storico reale, crea suggestione che tengono il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Spiega l’autore: “Il fascino legato all’isola Gallinara è quello di un luogo vicino ma in qualche modo inafferrabile, la sua storia è talmente tanto ricca e variegata che è diventata spunto per questa avventura letteraria: la grande Storia, quella che si studia a scuola per intenderci, è il risultato di tante storie individuali che lasciano pochissime tracce negli archivi e che possono perciò essere raccontate solo per mezzo della narrazione emotiva. Albenga, poi, è il luogo ideale per fare da cornice ad una simile avventura: qui è ancora possibile toccare con mano la storia che compare in ogni angolo del meraviglioso centro storico cittadino”.

VERDURA

Pomodori, cetrioli, cipolle, insalate varie, melanzane, zucchine trombette, peperoni, fagiolini.

FRUTTA

Albicocche, pesche, fragole, frutti di bosco, meloni, angurie.

Trimestrale de L’Ortofrutticola di Albenga

La spesa in primavera

L’isola del gallo

IMPARIAMO!

definitivamente abbandonato nel 1473. Risale al 1586 il torrione centrale ancora oggi visibile sulla sommità dell’isola che venne fatto erigere dal podestà di Albenga Galeazzo Di Negro in funzione di avvistamento contro le scorrerie saracene. Nel 1680 la proprietà dell’isola passa al vescovo del capoluogo ingauno e nel 1866 monsignor Raffaele Biale la vende al banchiere di Porto Maurizio Leonardo Gastaldi. Nel 1905 la proprietà passa a Michele Riccardi che fa costruire la chiesetta neoromanica intitolata naturalmente a San Martino e ancor oggi visibile. In anni più recenti Riccardo Diana costruisce un porto, una splendida villa e una grande piscina. Dal 1988 l’isola è parco regionale protetto, e ospita (secondo il censimento del botanico Orsino del 1982) oltre 27 diverse entità vegetali, con specie rare risalenti al terziario. Inoltre qui nidificano molti uccelli marini come i gabbiani reali e il cormorano; tra gli animali rari di particolare importanza è il colubro lacertino, un serpente molto raro.


Infatti Rocco Luca parte proprio da un fatto storico per creare il suo romanzo: negli archivi è citato il rapimento di una abitante di Albenga, una giovane e bella ragazza chiamata Tommasina, ordito dall’abate Arnaldo che all’epoca aveva il controllo sulla Gallinara e su un gran numero di possedimenti da Albenga al Portogallo. Il fatto aveva scatenato le ire popolari anche perché non era il primo sopruso perpetrato dall’abate e quindi, nonostante fosse un uomo la cui potenza era soggetta solo all’autorità papale, i potenti della città (dal podestà al vescovo) decisero di intervenire per evitare tumulti ben peggiori tra le mura di Albenga. Qui la “piccola storia” di Tommasina (ribattezzata Margherita nel libro) si intreccia con la “grande storia” dei rapporti tra Genova, Albenga e il re castigliano Alfonso X. Dice l’autore: “Il titolo stesso è un richiamo al carattere e alle attitudini dell’abate Arnaldo: se la Gallinara era storicamente l’isola delle galline, con lui era diventata l’isola del gallo, cioè di un uomo arrogante e prepotente, che aveva preso i volti non certo per vocazione ma in quanto figlio cadetto di una nobile e potentissima famiglia genovese. La storia si svolge in un lontano medioevo (siamo attorno al 1278) ma parla di sentimenti, passioni e stati d’animo che sono fuori dal tempo”. Impossibile rimanere estranei alle avventure dei protagonisti che si muovono su uno sfondo storico ben definito e, per certi aspetti, ancora molto attuale: il rafforzamento di un’economica commerciale e finanziaria; il difficile rapporto tra religioni differenti; la condizione femminile di allora, forse non del tutto diversa da quella di oggi. Un romanzo da leggere tutto di un fiato, perché no, sotto un ombrellone e con l’isola Gallinara all’orizzonte.

Alla scoperta della Gallinara Oggi sono consentite le immersioni subacquee accompagnate dalle guide locali dei diving center convenzionati. Sui fondali e sulle pareti si possono trovare margherite di mare, spugne gialle anche di grosse dimensioni, rare Chetaster longipes, e una grande abbondanza di vita bentonica. La fauna è abbondante: Cernie, saraghi, murene, polpi, gronghi, triglie, corvine, tutti i pesci che normalmente vivono l’habitat della scogliera ligure. Da qualche anno troviamo anche pesci che arrivano da mari più caldi come il Barracuda ed il pesce Serra. Imperdibile uno sguardo al Cristo Redentore posto sul fondale dell’isola nel settembre 1998. Si tratta di un’opera in bronzo del maestro veneziano Marco Brunazzi, alto m. 2,70.

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In piazza per i mancati rimborsi assicurativi Cifre importanti rimangono ancora nelle casse dello Stato Cifre importanti che rappresentano un sostegno fondamentale per gli agricoltori di tutta Italia sono fermi da troppi anni nelle casse dello Stato: se non si interviene con un’azione decisa l’intero Paese rischia di perdere centinaia di milioni di risorse comunitarie destinate ad un intervento strategico per l’agricoltura italiana. Lo Stato, infatti, è debitore nei confronti degli agricoltori per il mancato versamento dei contribuiti per le assicurazioni contro le calamità nelle campagne ed è per questo motivo che Asnacodi (Associazione dei Consorzi di Difesa) ha richiesto l’intervento del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. La Liguria non fa eccezioni infatti, come fa notare il Consorzio della Liguria, è in credito di 103 mila euro per le polizze strutture del 2015 e di ben 110 mila euro per quelle del 2016. “Non possiamo più permettere che le nostre imprese attendano la liquidazione dei contributi risalenti, addirittura, al 2015 oltre che quelli riferiti agli anni successivi – affermano Pier Luigi Cesio, Presidente del Consorzio Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – i ritardi della burocrazia sono al limite del paradossale.

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In una situazione come quella odierna è fondamentale l’arrivo di tali contributi ed è paradossale che l’UE li abbia già erogati e che queste risorse rimangano ferme nelle casse ministeriali. Ci auguriamo, quindi, che l’intervento dell’Autorità anticorruzione possa concretamente sbloccare la situazione”. La protesta davanti al Ministro delle Politiche Agricole è stata organizzata da Asnacodi (Associazione dei Consorzi di Difesa) con il sostegno di Coldiretti. “Anche gli agricoltori liguri – affermano Pier Luigi Cesio, Presidente del Consorzio Liguria, Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – sono presenti per testimoniare che non è più pensabile attendere la liquidazione dei contributi risalenti addirittura a tre anni fa. Al nostro Consorzio sono associate 350 aziende e siamo in credito di 103 mila euro per le polizze strutture del 2015 e di ben 110 mila euro per quelle del 2016, e con gli anticipi fatti ormai in scadenza. Tutto questo è inammissibile e lo Stato deve iniziare seriamente a sostenere le basi del sistema. Non possono sempre essere le imprese a pagare le conseguenze di ritardi burocratici”.


Le donne da sempre motore pulsante dell’agricoltura Un weekend di metà aprile davvero entusiasmante per le “Donne in campo” della provincia di Savona. Il tutto ha avuto inizio venerdì 13 aprile con l’inaugurazione della mostra fotografica “La fatica delle donne: italiane al lavoro dagli anni ’30 agli anni ‘70”, interamente curata e allestita dalle agricoltrici nei locali della famiglia Costa in piazza san Michele ad Albenga, in collaborazione con la fotografa Paola Leoni, erede dello studio fotografico Leoni di Genova e proprietaria dell’archivio storico dal quale le immagini sono state tratte: una carrellata di figure femminili, scatti artistici che immortalano attimi di vita quotidiana di operaie, contadine, balie e sarte. Un’iniziativa volta a rendere omaggio a tutte le donne e al grande contributo che hanno saputo e sanno dare alla società con il loro lavoro, portato avanti con determinazione, con coraggio e con fatica. Tra le autorità presenti all’evento, il sindaco di Albenga, avvocato Giorgio Cangiano e la vicepresidente della provincia di Savona, Luana Isella, la quale, in qualità di madrina, ha inaugurato ufficialmente la mostra con il tradizionale taglio del nastro tricolore. Domenica 15 aprile, sempre in occasione della ormai nota rassegna florovivaistica Fior d’Albenga, le “Donne in campo” si sono nuovamente presentate alla cittadinanza e ai molti turisti con un ricchissimo stand, un vero e proprio trionfo di fiori e ortaggi tutti gentilmente offerti dalle aziende Cia. Il ricavato,

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DONNE IN CAMPO

ottenuto dalla vendita sia delle eccellenze della produzione agricola del savonese sia di un gustoso aperitivo Km0, è stato interamente devoluto all’associazione Artemisia Gentileschi, attiva sul territorio, a fianco delle donne vittime di abusi e di violenze. Lo scopo della manifestazione non è passato inosservato anche agli occhi di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, le quali, prima di recarsi al teatro Ambra di Albenga per ritirare il premio “Fionda di legno” per la loro pluriennale lotta contro il femminicidio e la violenza sulle donne, si sono fermate allo stand e, tra battute e congratulazioni, si sono lasciate fotografare tra i grembiuli rossi delle agricoltrici, in compagnia di Antonio Ricci. La Cia di Albenga, inoltre, si congratula con l’avvocato Bongiorno, divenuta da poco Ministro alla Pubblica Amministrazione.

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CONFAGRICOLTURA

Continua la collaborazione con l’Agrario di Albenga Una stretta collaborazione quella con l’Istituto ingauno che da anni produce ottimi risultati

Presidente e Direttore. Durante la trasmissione il titolare dell’omonima impresa ha presentato la propria azienda ed ha parlato della propria esperienza. Un’attività tramandata da padre in figlio che ha visto strappare alla montagna le fasce da coltivare. Le difficoltà di una agricoltura eroica ma piena di soddisfazioni perché la passione per il proprio lavoro premia sempre. I ragazzi hanno partecipato attivamente ponendo precise domande sull’attività all’imprenditore e domande più tecniche per i rappresentanti di Confagricoltura. Le ospiti sono tornate a casa con alcuni prodotti tipici del territorio ingauno. Grazie a tutti e alla prossima!

Continua la collaborazione, tra l’Istituto Agrario “D. Aicardi” di Albenga e Confagricoltura Savona, dopo la sponsorizzazione al concorso “La tua idea di impresa” la partecipazione alla trasmissione televisiva “New Farmers – un viaggio tra i nuovi agricoltori” che è andato in onda nei primo giorni di giugno su TV2000. Nel primo caso l’Istituto ha partecipato al concorso presentando il progetto “Agriderma” una crema per la pelle proveniente dagli scarti del carciofo spinoso di Albenga. Nel secondo caso ha visto partecipare le quinte e le quarte classi dell’Istituto alla presentazione di un’azienda agricola produttrice di basilico, l’azienda Sergio Casotti. Conduttrice della trasmissione, Francesca Magnoni e riprese di Cristina Gambini. Presenti i vertici dell’Istituto, il Preside Prof. Rossi, e di Confagricoltura Savona, Luca De Michelis e Michele Introna rispettivamente

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Arrivata la certificazione ISO 22000 Un iter durato due anni che ha portato a questo importante risultato

materia di igiene e sicurezza alimentare. Continua pertanto il percorso secondo il principio che da sempre è l’unico riferimento per la Viticoltori Ingauni, ossia raggiungere un livello qualitativo sempre più alto con una sempre maggiore garanzia del punto di vista della sicurezza alimentare. Questo è solo il primo degli obiettivi di certificazione che la Nostra Cooperativa si pone; nel corso di questo 2018 infatti, come annunciato all’annuale assemblea dei soci, è iniziato anche il processo per poter certificare la Nostra Cooperativa per la produzione di Vino Biologico, iter che sta procedendo speditamente e che nelle intenzioni del consiglio di amministrazione intende portare a realizzare la prima vasca di Pigato Bio nella prossima vendemmia. La Viticoltori Ingauni sempre più cooperativa vitivinicola di qualità garantita.

Dopo un percorso durato ben due anni finalmente con la data del 22/06/2018, si è concluso l’iter che ha portato la nostra cooperativa ad essere certificata ISO 22000. che cosa significa essere certificati ISO 22000:2005 in Italia UNI EN ISO 22000? È il Sistema di gestione per la sicurezza alimentare – Requisito per qualsiasi organizzazione nella filiera alimentare, è uno standard applicato su base volontaria dagli operatori del settore alimentare. Lo standard è basato sui principi dell’HACCP definiti dal Codex Alimentarius, ed è allineato costituendo un’ulteriore evoluzione dei precedenti ISO 9000 e ISO 14000. Sebbene non sia obbligatorio, questo standard si pone come punto di riferimento per gli operatori per l’applicazione dei regolamenti comunitari in

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w w w. t e r f l o r. i t


Olio e.v.o. biologico: una vera eccellenza del territorio Un prodotto che non deve mancare in cucina, parola di Carlo Romito Carlo Romito è stato volto e portavoce di un progetto che unisce gola e benessere, attenzione all’ambiente e cultura. Protagonista assoluto: l’olio extra vergine di oliva biologico, punta di diamante delle produzione del territorio di Arnasco, dalla spiccata e radicata vocazione olivicola nell’entroterra ligure. “L’olio evo bio della Cooperativa di Arnasco ha cambiato la storia di un piccolo paese in cima a una collina di soli ulivi e viti in cui la sostenibilità è già parte del patrimonio collettivo.” , racconta lo chef, che ha guidato una serie di incontri e show-cooking basati sulla valorizzazione in cucina di questo prodotto di eccellenza. Romito spiega che l’olio extravergine di oliva biologico è di per sé un elisir di salute e benessere. Inoltre rappresenta la sicurezza e l’immagine di un prodotto certificato che crea un rapporto di fiducia tra consumatore e produttore.

“L’olio bio della cultivar Arnasca - continua lo chef - rappresenta il connubio perfetto tra cibo e ambiente. Perché è ecologico dall’inizio alla fine, grazie a un attento sistema di gestione agroambientale attenta al benessere generale delle piante. E poi olive coltivate su “fasce” sostenute dai muretti a secco e controlli continui: insomma, qui nulla è lasciato al caso”. Altro punto importante secondo Romito è che quest’olio è in grado di sancire l’eccellenza in cucina, è capace di fare la differenza nel menù. L’olio bio è l’emblema del binomio gusto-salute, promotore del benessere e ingrediente prelibato, offre un altissimo standard qualitativo che si fonda sul legame, straordinario, tra cibo e territorio. In ultimo lo chef afferma che l’olio bio prodotto dalla cultivar Arnasca ha caratteristiche intrinseche uniche: bassa acidità e alto tenore di antiossidanti insieme a un aroma molto caratteristico, equilibrato, piacevolmente amarognolo con retrogusto di pinolo e un profumo intensamente fruttato. Conferma il presidente della cooperativa Olivicola di Arnasco: “Contro gli attacchi dei parassiti agiamo in prevenzione: così, grazie alla cattura massale abbassiamo l’infestazione sotto la soglia del danno. Un metodo che funziona perché le coltivazioni sono omogenee e gestite razionalmente”.

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