Trimestrale della Cooperativa L’Ortofrutticola - Anno XIX - n.1 Inverno 2016 - Spedizione A.P. 70% - Reg. Trib. SV n. 318 (1/3/1985) - DISTRIBUZIONE GRATUITA.
NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA L’ORTOFRUTTICOLA DI ALBENGA
ARNASCO
Città dell’olio e dell’arte pagg. 4,5
IL BATTERIO DELLA XYLELLA da pag. 6
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In questo numero Cari soci e cari lettori , Solo poche parole per augurare un anno sereno, colmo di gioia. Un anno nel quale possiate realizzare i vostri progetti e coltivare i vostri sogni . Tanti cari auguri di buon anno a tutti . La Presidente Lara Ravera ed il CdA
4,5 TERRITORIO
ARNASCO
Intervista al sindaco Alfredino Gallizia
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SERVIZIO AGROTECNICO
IL BATTERIO DELLA XYLELLA Pericolo per molte specie
10,11 “L’ORTOFRUTTICOLA - LA COOPERATIVA”
TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA “L’ORTOFRUTTICOLA” Direzione, Amministrazione e Pubblicità Reg. Massaretti, 30 Bastia d’Albenga (SV) - Tel. 0182 50374 Direttore responsabile: Erica Marzo Hanno collaborato a questo numero: Gianfranco Barbera, Antonio De Andreis, Giuseppe Del Core, Massimo Enrico, Luciano Gallizia, Osvaldo Geddo, Michele Introna, Lucia Mulè, Lara Ravera, Alessio Roba
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LA MAGGIORANA Storia, proprietà, usi domestici
Grafica: Edoardo Caputo - Studio Orasis design - orasisdesign.it Foto copertina: Mario Rossello - mariorossello.it
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ARNASCO
CITTÀ DELL’OLIO E DELL’ARTE La magia di magnifici uliveti e muretti a secco Alfredino Gallizia è sindaco di Arnasco dal 2009 ma la sua passione politica lo aveva già portato a ricoprire il ruolo di Vicesindaco per 10 anni durante le amministrazioni precedenti e quello di sindaco nel lontano 1996, a soli 26 anni. Quali sono le criticità maggiori che deve affrontare in qualità di amministratore locale? Ci sono due diversi tipi di criticità: una oggettiva ed una soggettiva. Le criticità oggettive sono legate agli indirizzi politici nazionali che continuano a penalizzare le realtà locali, tagliando gli esigui fondi rimasti e mettendo in seria difficoltà gli amministratori; un tempo i trasferimenti dello Stato reggevano spesso l’intero bilancio di un piccolo Comune, oggi abbiamo a disposizione solo i tributi dei nostri cittadini. Ci sono poi delle problematiche soggettive che, nel caso del nostro Comune, si manifestano principalmente nel turnover del personale; molti hanno chiesto nel tempo il trasferimento in altra sede e la sostituzione degli impiegati è farraginosa, inoltre abbiamo a disposizione il segretario comunale (figura fondamentale per l’intera macchina amministrativa) un solo giorno a settimana. Per questa serie di problematiche diventa fondamentale la collaborazione tra le realtà più piccole ed infatti Arnasco è uno dei quattro paesi che, insieme a Casanova, Ortovero e Vendone, ha dato vita ad una Unione dei Comuni.
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Arnasco deve la sua fama principalmente all’olio di oliva ed ai prodotti a questo collegati, è una associazione corretta? Certamente, Arnasco è strettamente connesso alla produzione dell’olio d’oliva, un’eccellenza del nostro territorio di cui andiamo molto orgogliosi. Fondamentale in questo senso il ruolo svolto dalla Cooperativa Olivicola di Arnasco, che tutela, valorizza e promuove l’olio ed i prodotti da esso derivati, oltre a tutta la tradizione contadina della nostra terra. Dal punto di vista economico la maggior parte delle persone gravita sulla costa e quello dell’agricoltura è un reddito complementare ma rimane una forte caratterizzazione della nostra realtà territoriale.
È possibile coniugare turismo ed agricoltura? Questa è una strada già intrapresa da tempo, si pensi proprio alla scuola di muretti a secco: per tre anni io stesso avevo messo in contatto gli studenti della Gran Bretagna con l’organizzazione per venire a seguire questi corsi. Si tratta di un bel modo per coniugare tradizioni agricole locali e mercato del turismo. Il comparto del turismo eno-gastronomico, legato alle nostre eccellenze, ha fatto conoscere il Arnasco ben oltre i confini nazionali e rimane ad oggi una risorsa molto importante. La creazione del “Museo dell’olivo e della civiltà Contadina”, allestito presso l’edificio della sede sociale e del frantoio della Cooperativa Olivicola che lo gestisce, è già inserito nel circuito del turismo didattico e ospita, ogni anno, un consistente numero di scolaresche. Arnasco è famosa anche per i suoi murales, molto ammirati e conosciuti, che si snodano lungo la strada di collegamento tra le varie frazioni e danno il benvenuto ai nostri ospiti. Queste opere rappresentano momenti della vita contadina e scorci del paesaggio. Recentemente abbiamo acquisito il Forte di Rocca Liverna, una struttura fortificata di fine ‘800, che faceva parte di un complesso di costruzioni di sbarramento anti francese, attiva fino alla fine della seconda Guerra Mondiale; da quel luogo si ha una magnifica vista su tutto il comprensorio e vorremmo ora provvedere ai restauri se ci sarà possibile reperire i fondi. Quale ruolo svolge o dovrà svolgere l’Ortofrutticola per il comparto agricolo? Già da anni l’Ortofrutticola sta cercando di fare da fulcro tra le varie realtà produttive, creando sinergie tra i diversi comparti. Grazie a questo lavoro è possibile migliorare l’efficacia e garantire una presenza forte sul mercato locale, nazionale ed internazionale, valorizzando di conseguenza anche tutto il territorio. competitivo, difendendo i valori e le produzioni di un’area fragile ma dalle grandi potenzialità.
Una passeggiata nella
Valle dell’olio
Alla scoperta di paesaggi mozzafiato e antiche tradizioni Una passeggiata nella cosiddetta “valle dell’olio”, non può che partire da Arnasco, le cui radici sono affondate nella cultura dell’ulivo, come testimonia anche lo stemma della cittadina, su cui campeggia un ramo di questo albero. La varietà di oliva qui coltivata è conosciuta fin dal ‘600 come Arnasca, o Pignola (per l’inconfondibile profumo di pinoli che sprigiona). Merita una visita attenta il “Museo dell’Olivo e della Civiltà Contadina” che ospita più di 500 reperti e manufatti ed offre ai visitatori uno scorcio sugli attrezzi e usi, della cultura contadina locale. Attraverso un tratto di sentiero sterrato, percorribile anche in auto, si raggiunge l’antico forte di Rocca Liverna che tu eretto in epoca sabauda sulle rovine del castello di Rivernaro. La polveriera è ben conservata e si affaccia su uno strapiombo mozzafiato.
Arnasco e la sua storia Insediamento abitato fin dal medioevo Arnasco ha una storia molto antica: il primo insediamento abitativo del paese era localizzato in due centri abitativi oggi scomparsi (Arveglio e Arnasco “vecchio”). Attorno all’anno Mille, il territorio di Arnasco, Menosio, Bezzo, Arveglio e Cenesi era parte integrante della Castellania di Rivernate o Rivernaro, che prendeva il nome da un antico castello, oggi scomparso, un tempo ubicato sulla sommità di Rocca Riverna o Liverna. La Castellania passò poi sotto il controllo del Marchese Bonifacio del Vasto e quindi dei suoi discendenti i Marchesi di Clavesana. Nel corso dei secoli XII e XIII, i Clavesana affidarono la Castellania di Arnasco, Cenesi e Rivernaro al nobile albenganese Aicardo Cazulini ed ai suoi discendenti (1236). La famiglia Cazulini controllò di fatto la Castellania per buona parte del Medioevo e dell’età moderna. Nel 1537 la Castellania contava circa 88 “fuochi” o famiglie, corrispondenti a circa 400 abitanti. Nella prima metà del ‘600 cominciarono a verificarsi gravi problemi all’interno della famiglia Cazulini che finì per portare alla rovina economica della famiglia stessa e alla perdita del feudo. Il Trattato di Vienna sancì il passaggio della Castellania di Arnasco, Cenesi e Rivernaro dall’alta sovranità imperiale all’alta sovranità del Re di Sardegna, Carlo Emanuele III di Savoia, ma rimase però sempre affidata in media giurisdizione ai Del Carretto di Balestrino. Dopo l’occupazione da parte dell’Armata rivoluzionaria francese (1794), il territorio della Castellania fu sottoposto per 3 anni all’autorità dei commissari rivoluzionari inviati da Parigi; nel 1805 la Repubblica Ligure venne soppressa ed il suo territorio, compreso il Comune di Arnasco e Cenesi, divenne parte integrante dell’Impero Francese di Napoleone I. All’epoca il Comune unito di Arnasco e Cenesi contava ben 832 abitanti. Il Congresso di Vienna (1814-15) cancellò ogni traccia dell’antica autonomia genovese e ligure, sottomettendo Genova e tutta la Liguria ai Savoia nell’ambito del Regno di Sardegna (1815-1861), per cui anche il Comune di Arnasco e Cenesi ritornò sotto la sovranità dei Savoia.
LA COOPERATIVA L'ORTOFRUTTICOLA E LA REDAZIONE DEL PERIODICO SI STRINGONO ATTORNO ALLA CITTADINANZA DI ARNASCO ED IN PARTICOLAR MODO ALLE FAMIGLIE DELLE VITTIME DEL CROLLO AVVENUTO LO SCORSO 16 GENNAIO.
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IL BATTERIO DELLA XYLELLA
PERICOLO PER MOLTE SPECIE Dopo la Puglia alcuni casi segnalati anche in Costa Azzurra
Xylella fastidiosa è un batterio che prolifera nei vasi xilematici delle piante (quelli che trasportano la linfa grezza), causandone l’occlusione e una serie di alterazioni in grado di provocare anche la morte della pianta. I sintomi più caratteristici sono bruscatura delle foglie, ridotto accrescimento dei germogli e dei rami. Il patogeno ha circa 300 ospiti, che comprendono floricole, aromatiche, piante di interesse forestale, vite, ma anche un’ampia gamma di piante infestanti, che possono diventare serbatoio di inoculo. La Xylella è un patogeno da quarantena inserita nella lista A1 dell’EPPO (European
mianto free
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and Mediterranean Plant Protection Organisation): la sua prima segnalazione in Europa risale ai primi anni del 2000 nella provincia di Lecce; prima di allora la sua presenza era confinata negli Stati Uniti, in Sud America ed in Asia. Il batterio è conosciuto in una sola specie, con quattro sottospecie: fastidiosa (infetta la vite); sandy (infetta l’oleandro); multiplex (infetta olivo, fruttiferi,forestali); pauca (attacca caffè e agrumi). I noti danni riscontrati in Puglia sono ascrivibili al batterio Xylella fastidiosa sub specie pauca, ceppo CoDiRo. In realtà il complesso del disseccamento degli olivi secolari del Salento sembra essere causato da una serie di fattori, uno dei quali è la Xylella fastiosa; nell’olivo il batterio è trasmesso dalla sputacchina media (Philenus spumarius), un insetto che con il suo apparato boccale arriva nei vasi linfatici della pianta, ingerendo il batterio ed assumendo la capacità di infettare piante sane. Per combattere la Xylella occorre quindi combattere l’insetto vettore con insetticidi specifici e nei tempi in cui è suscettibile ai trattamenti. Recentemente la Xylella fastidiosa sub specie multiplex è stata segnalata in Costa azzurra, su piante di Polygala myrtifolia presenti nel verde pubblico ornamentale; in seguito a questi ritrovamenti la Prefettura di Nizza ha bloccato l’importazione di alcune piante che potrebbero essere ospiti del batterio. L’allarmismo che si è generato in seguito a queste misure ha indotto l’Unione Europea ad estendere l’obbligo di passaporto verde per molte piante di grande interesse economico per la Piana di Albenga, tra cui rosmarino, alloro, lavandula dentata, angustifolia e stoechas, westringia, mirto, poligala, per citare quelle più coltivate e commercializzate. Le aziende che non saranno in possesso di questo requisito potrebbero essere penalizzate a livello commerciale.
Sputacchina media [Philenus spumarius], esemplari adulti e ninfe
Per Flor.A.s. arriva l’accordo con BMT Un nuovo sito internet e tante altre novità per il 2016
Amici produttori, il nostro nuovo percorso è in procinto di partire. Flor.A.s crea un nuovo sito al fine di favorire e incrementare la promozione dei prodotti degli associati. Negli ultimi anni, all’interno delle singole aziende, molti aspetti sono cambiati; basti pensare alle innovazioni tecnologiche, ai sistemi di coltivazione e commercializzazione, alle tipologie di pagamento (in alcuni casi difficoltose), ai nuovi mercati internazionali. Alla luce di questi profondi e incisivi cambiamenti aumenta la ragion d’essere di un’associazione di produttori qual è la Flor.A.s. Allo scopo di promuovere la produzione delle aziende associate, oltre che a mostre e manifestazioni, Flor.A.s, in accordo con un Soggetto Abilitato all’Intermediazione, raccoglierà la disponibilità delle aziende per posizionare i propri prodotti sulla Borsa Merci Telematica che rappresenta un sistema innovativo di contratta-
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zione per le piante in vaso. Ricordo che sulla BMT, che favorisce l’incontro di domanda e offerta, transitano più di 650 milioni di euro...è ora di dare operatività al piano. Nel ricordare che è aperto il tesseramento 2016 informiamo che il nostro nuovo orario al pubblico è dalle 16 alle 18 il lunedì. mercoledì e venerdì. La Presidente Lucia Mulè
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LA MAGGIORANA
I segreti dell’Erba Persa
Foto: MarioRossello.it
Un gusto unico e inconfondibile che caratterizza la cucina ligure
Un po’ di storia Con o senza l’uovo intero, con il riso, fatte di bietole o di carciofi. Ciascun paese ligure ha la propria personale ricetta della “vera” Torta Verde ma nessuno può prescindere dall’inconfondibile aroma della maggiorana. Sempre presente, fina dall’antichità questa aromatica è il vero segno distintivo della cucina ligure, l’unico aspetto che sa mettere tutti d’accordo: da Ponente a Levante. I Greci ritenevano la maggiorana un dono di Afrodite e quindi la associavano all’idea di felicità. Un’antica leggenda narra infatti che fu lei la prima a coltivare la spezia, conferendole quell’aroma particolare, per questo era impiegata durante le cerimonie matrimoniali, oppure veniva posta sotto il cuscino dalle fanciulle, per visionare in sogno il probabile sposo. È tra le erbe aromatiche più utilizzate nella cucina ligure ed in Liguria viene chiamata “erba Persa” perché si pensava fosse originaria della Persia, in realtà proviene dall’Africa settentrionale. La maggiorana appartiene alla famiglia dell’origano, è una piantina perenne semi rustica che spesso viene coltivata come annuale e può raggiungere anche mezzo metro di altezza. La maggiorana trova largo uso e consumo in cucina, in particolare le foglie piccole, dolci e profumate, che sono l’unica parte commestibile della pianta sia in versione secca che fresca. Può essere consumata cruda, dopo averla ben tritata, o può essere impiegata per aromatizzare ripieni, polpette, torte salate e altri piatti caratteristici liguri. La sua presenza nei cibi, oltre a dare un piacevole profumo, stimola l’appetito, favorisce la digestione e riduce la fermentazione intestinale.
La maggiorana è una delle erbe aromatiche più utilizzate in Europa: di essa si usano le sommità fiorite e le sue foglie, che vengono raccolte nel periodo di fioritura (agosto), per poi essere essiccate in mazzetti che vengono appesi in un ambiente ombroso e ventilato.
Proprietà nutrizionali e organolettiche Grazie ai suoi principi la maggiorana trova spazio anche in erboristeria, in aromaterapia e nel settore cosmetico, per l’alta presenza di vitamina C ma anche di oli essenziali, tannini e acido rosmarinico. Ottima per sconfiggere l’emicrania, l’ansia e l’insonnia, può contrastare batteri e influenza, favorisce la digestione ed è benefica per il sistema respiratorio. Porta, inoltre, sollievo in caso di mal d’auto, d’aria e di mare come pure per le bronchiti. Per realizzare una valida tisana bisogna versare 1 cucchiaino di foglie in 250 ml di acqua e lasciarle in infusione per circa 10 minuti. 1 gr di maggiorana essiccata contiene: - 12 mg di calcio - 9 mg di potassio - 5 RE di provitamina A - 2 mg di magnesio - 1,8 mg di fosforo - 0,5 mg di ferro
LA RICETTA Tortino di carciofi violetti di Albenga con fonduta di toma di pecora brigasca
Foto: MarioRossello.it
Il tortino è un piatto goloso e versatile che può essere preparato in anticipo e scaldato all’ultimo momento. Si presta ad essere servito sia come sostanzioso antipasto o come sfizioso secondo vegetariano.
Torta Pasqualina, sì, ma quale? Nota fin dall’epoca di Colombo è giunta a noi con il suo carico di aromi e sapori La lunga storia della torta pasqualina comincia diversi secoli fa con la sua antenata, definita allora gattafura, già citata da Ortensio Landi nel suo Commentario delle più notabili e mostruose cose (Venezia, 1553) ed ancor prima dal Maestro Martino de Rubei, che nel suo trattato riporta due ricette per fare le torta alla zenovesa (Martino de Rossi da Como, Libro de arte coquinaria, secolo XV). In quegli anni chi passava per Genova aveva modo di notare alcuni luoghi dove le gattafure si facevano e si vendevano, si trattava di un cibo popolare, venduto in quelle bettole che probabilmente corrispondono alle classiche sciamadde: botteghe di torte, farinate e fritti, chiamate così a causa del fuoco vivo che vi ardeva sempre. La gattafura rimane il cibo dei genovesi per tutto il XVII secolo mentre dalla seconda metà del secolo successivo al nome originale pare sovrapporsi semplicemente quello di Torta di Pasqua e poi, più recentemente, il nome Torta Pasqualina. Fra Ottocento e Novecento i trattati di cucina ligure ne descrivono la ricetta, mentre poeti e scrittori ne tessono le lodi consegnando definitivamente alla storia una specialità ancora oggi amatissima. Se le torte di verdura liguri sono tante, secondo le due Cuciniere genovesi (cioè i trattati ottocenteschi riconosciuti come raccolte ufficiali di ricette antiche della tradizione locale), la cosiddetta pasqualina avrebbe
soltanto la versione che prevede un ripieno a due strati formati da bietole e prescinséua, un formaggio fresco dal sapore leggermente acidulo. Ogni altra torta di verdura nella quale il ripieno sia amalgamato con uova, formaggio e altri ingredienti, sarebbe invece cappuccina. Oggi questa distinzione si è perduta e più spesso si parla genericamente di “torte pasqualine”, salvo indicare il tipo di ortaggi di cui sono composte. Così si usa dire torta di carciofi, di bietole, di porri, di cipolle, ecc... Se genericamente il termine torta pasqualina è usato all’incirca in tutta la Liguria, come sempre accade anche per altre specialità, localmente ci sono preparazioni analoghe conosciute con nomi in uso solo in quell’ambito, come nel caso delle baciocche, della torta d’erbi o della torta verde, solo per citarne alcune. Si scoprono così anche metodi di preparazione del tutto singolari, come la cottura sotto il testo, sorta o campana di ghisa (talvolta terracotta): ricoperto poi con la brace esso simula la cottura del forno.
Altre ricette sul sito
Ingredienti 4 carciofi d’Albenga, 100g di ricotta di pecora brigasca, 3 uova fresche, uno spicchio di aglio di Vessalico, olio evo di olive taggiasche, un mazzetto di maggiorana, sale integrale, pepe nero. Pasta fillo 500g di farina macinata a pietra, 280g. di acqua, 10g di olio extravergine di olive taggiasche, un pizzico di sale. Fonduta 200g di toma di pecora brigasca, 30g di burro, 2dl di latte, un tuorlo d’uovo (facoltativo). Preparazione Impastare la pasta fillo assottigliarla per bene, tagliarla con un coppa pasta e foderare un piccolo contenitore da forno lasciandone debordare un po’. Preparare i carciofi d’Albenga puliti, tagliati a fettine sottili e spadellati con l’olio e l’aglio di Vessalico, condire con sale e pepe nero, aggiungere le uova, la ricotta e le foglioline di maggiorana e aggiustare di sale. Inserire questa farcia nella pasta fillo. Richiudere formando un piccolo decoro. Cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti. In un polsonetto mettere il latte e la toma di pecora brigasca tagliata a cubetti, lasciare riposare almeno un’ora. Cuocere a bagnomaria sino a quando il composto diviene cremoso, aggiungere il burro. A questa fonduta è possibile aggiungere un tuorlo d’uovo per renderla ancora più golosa. In un bel piatto disporre il tortino ben caldo e versare da un lato un cucchiaio abbondante di fonduta, decorare con un rametto di maggiorana... buon Appetito! Ricetta proposta dallo chef
Cinzia Chiappori
Ristorante Osteria del Tempo Stretto - Albenga www.osteriadeltempostretto.it L’Osteria, dal 2001, propone antiche ricette rivisitate in chiave moderna e realizzate con prodotti a Km0. Vengono organizzate anche cene a tema per promuovere il territorio e le eccellenze locali.
CONFAGRICOLTURA
Confagricoltura Savona festeggia
70 anni!
Il 2 dicembre 2015 si è svolta nella sede di Albenga l’assemblea di Confagricoltura Savona; l’occasione era di quelle importanti: era infatti il 18 settembre 1945 quando alcune delle più prestigiose aziende della provincia di Savona costituirono la prima associazione di rappresentanza dell’agricoltura. Sono passati dunque 70 anni da quel giorno. “I tempi sono radicalmente cambiati da allora - ha sottolineato il Presidente di Confagricoltura Savona, Massimo Rebella - ma nelle radici del nostro passato troviamo ogni giorno la spinta per un futuro sempre più al servizio delle imprese della provincia agricola per antonomasia, ovvero Savona”. Sono oltre 450 le aziende agricole socie di Confagricoltura Savona, che generano occupazione e rappresentano oltre 54.490 giornate di lavoro. Il presidente degli agricoli savonesi ha fatto un breve excursus di questi 70 anni: dal dopo guerra alle note difficoltà del momento, il settore agricolo è passato da 36% al 6-7% attuale del Pil savonese, con una diminuzione di oltre il 50% della superficie agricola provinciale in favore della cementificazione del territorio; gli anni ‘80 con la conversione delle produzioni da quelle orticole a quelle florovivaistiche; la difficile ripresa dopo i vari eventi calamitosi, il succedersi delle varie crisi economiche di cui l’ultima persiste da molti anni. “Dalla capacità con cui le aziende agricole affrontano le quotidiane sfide dei mercati – ha sottolineato Rebella - viene la spinta per una
Confagricoltura moderna ed attenta alle esigenze dei propri associati, come testimonia anche la riorganizzazione del sistema ligure di Confagricoltura che vede la struttura savonese in prima linea”. L’Assemblea è proseguita con la presentazione da parte del Direttore di Confagricoltura Liguria, Andrea Sampietro, del Programma Regionale di sviluppo rurale (PSR) per un reale consolidamento delle imprese agricole e per rinsaldare il legame tra territorio ed agricoltura, in cui gli agricoltori svolgono l’insostituibile ruolo di “custodi”. Hanno partecipato ai lavori assembleari anche il Presidente nazionale di Agriturist, l’Associazione degli agriturismi “made in Confagricoltura”, Cosimo Melacca, e il Presidente del Distretto florovivaistico ligure nonchè vicepresidente di Confagricoltura Savona, Luca De Michelis. L’Assemblea si è conclusa con la premiazione delle aziende associate da 25 anni e dei titolari delle stesse che a 65 anni di età hanno vissuto gran parte della loro vita imprenditoriale con e per la Confagricoltura. Un riconoscimento anche allo “storico” direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Savona, Antonio Michelucci, per 25 anni alla guida della sede savonese. Queste le aziende premiate: Bruno Dani, Natale Enrico, Luigi Garello, Silvana Guglielmi, Fernanda Michero, Angelo Pareto, Gianni Pastor, Antonio Rebella, Andrea Rossi, Andrea Servetto, Silvana Sciandra, Giovanna Vacca, Antonio Vigo, Filippo Vigo e Agostino Sommariva, aziende ubicate nel territorio di Albenga mentre Giancarlo Brignone a Valleggia, Giacomo Gambetta e Maria Teresa Gambetta a Pietra Ligure, Giuseppe Merengone ad Albissola e Maria Usanna a Villanova di Albenga.
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Nasce la rete d’impresa Vite in Riviera Olivicoltori e Viticoltori uniti per valorizzare i prodotti del territorio
Nello scorso mese di settembre è stata costituita la rete d’impresa denominata Vite in Riviera, che comprende oltre alla Viticoltori Ingauni e la Cooperativa Olivicola di Arnasco, altre 23: realtà vitivinicole e olivicole della provincia di Savona e di Imperia, con l’obiettivo primario di gestire l’enoteca regionale della Liguria che, per la provincia di Savona, ha sede ad Ortovero. Per la prima volta viene espresso dal mondo vitivinicolo ed olivicolo l’intento di unirsi insieme per cercare di promuovere al meglio i nostri prodotti che sono una peculiarità forte del nostro territorio e che devono essere valorizzati, con sempre più determinazione, non solo nelle altre regioni italiane ma anche all’estero. L’obiettivo primario resta quello della gestione dell’enoteca regionale di Ortovero, in questo senso la rete, con l’ausilio di un contributo concesso la Camera di Commercio di Savona, ha provveduto nei mesi scorsi a dotare la struttura di tutta una serie di attrezzature per permettere l’effettivo svolgimento dell’attività di enoteca con possibilità anche di cucina, il tutto senza dimenticare la divulgazione, con la creazione di un sito internet e pagina Facebook dedicata alla rete d’impresa. Il 27 novembre si è creato il primo evento all’interno della sede provinciale dell’enoteca, dal titolo “Vino e Cucina festa di fine vendemmia”, creato in collaborazione con l’associazione cuochi di Savona e Imperia: un’aperi-cena dove, accanto ai vini delle aziende della rete d’impresa (mediamente due etichette per azienda), sono stati serviti stuzzichini e piatti della tradizione ligure, tra cui il brandacujun, il risotto ai carciofi di Albenga, le quiche di cavolo nero e le tartine con i patè del territorio.
Una serata di grande successo che ha visto la presenza di circa 200 persone, tra le quali il presidente dell’enoteca regionale Federico Ricci e l’assessore all’agricoltura Stefano Mai. Siamo ora impegnati a realizzare un calendario di manifestazioni per l’anno 2016, tutte improntante alla scoperta e all’approfondimento dei profumi e sapori del vino ligure.
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APPROVATO
APPROVATO
Gli uffici Coldiretti di Albenga a disposizione dei soci
Dopo l’approvazione di Bruxelles si attende l’avvio dei bandi definitivi
Il 22 ottobre scorso è stato adottato dal Comune di Albenga il nuovo piano urbanistico comunale e nei giorni immediatamente precedenti si è riunito il Tavolo Verde richiesto dalle associazioni di categoria agricole per l’esame delle norme proposte. Coldiretti ha illustrato tecnicamente le proprie osservazioni evidenziando alcune criticità ed ha chiesto che venissero modificate alcune norme fondamentali prima dell’adozione dello strumento urbanistico, affinché l’entrata in vigore del regime di salvaguardia non pregiudicasse l’attuazione di investimenti indispensabili per garantire competitività e sviluppo alle aziende agricole anche in vista dell’apertura dei bandi del Piano di Sviluppo Rurale. Coldiretti in assemblea ha già illustrato ai soci il piano urbanistico adottato ma presso gli uffici di Albenga restano a disposizione le cartografie e le norme complete del PUC ed è possibile ricevere consulenza specifica per la predisposizione di osservazioni riguardanti situazioni precise, secondo quanto previsto dalla legge. Il riferimento per la partenza dei 60 giorni durante i quali è possibile presentare tali osservazioni è la data di convocazione della Conferenza dei Servizi chiamata a dare un parere sulle norme adottate, che al momento in cui si scrive non risulta ancora essere stata fissata. Per chi volesse ulteriori informazioni in merito e volesse fissare un appuntamento può contattare la Segreteria di Zona di Albenga.
Dopo oltre 14 mesi il PSR spedito il 20 luglio 2014 nelle “grinfie” di Bruxelles è stato approvato in sede comunitaria il 6 ottobre scorso. Per diventare realmente e pienamente operativo, però, è necessario che a seguito dell’approvazione vengano ora predisposti i bandi definitivi relativi alle varie misure. Considerata la complessità degli adempimenti necessari per l’avvio dei bandi tramite le procedure informatiche previste per l’attuazione del Piano di Sviluppo Rurale, la regione Liguria dal 16 dicembre ha dato la possibilità di predisporre domande di sostegno semplificate a chi deve realizzare investimenti realmente indifferibili oppure a chi corre il rischio di perdere il premio giovani per il compimento del 41 anno di età prima dell’uscita definitiva del bando. Coldiretti Savona ha organizzato una serie di incontri informativi sul territorio durante i quali sono state illustrati i contenuti del nuovo PSR e gli uffici tecnici della federazione sono a disposizione dei soci per la predisposizione delle domande e per la consulenza necessaria.
Il nuovo PUC di Albenga
Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020
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Approvato il Registro Telematico definitivo per gli oli vergini ed extra vergini di oliva Il 1 Luglio 2015 è entrato in vigore il Registro Telematico definitivo di carico/scarico degli oli vergini ed extra vergini di oliva. Le operazioni sul registro avvengono tramite il portale informatico del SIAN/AGEA e riguardano solo coloro che commercializzano olio. Sono esclusi dall’obbligo del registro gli olivicoltori che vendono solo olive oppure coloro che producono olio solo per autoconsumo. Le movimentazioni degli oli devono avvenire entro e non oltre il sesto giorno successivo a quello dell’operazione, giorni festivi compresi; gli olivicoltori che producono fino a kg. 700, con olive provenienti dalla propria azienda, possono effettuare le annotazioni sul registro telematico entro il 10 del mese successivo. Le annotazioni sul registro devono avvenire sempre in ordine cronologico e non cumulativamente. Significa che le annotazioni relative alle operazioni del mese possono essere effettuate tutte nello stesso giorno, non oltre il 10 del mese successivo, ma devono essere effettuate una per una in ordine cronologico. L’unica eccezione è data dalle minute vendite effettuate a privati che possono essere fatte per totale settimanale. Gli olivicoltori devono anche costituire e aggiornare prima della commercializzazione dell’olio e/o delle olive il fascicolo aziendale (da non confondere con il registro telematico), ne sono esclusi gli olivicoltori che producono olio destinato esclusivamente all’autoconsumo e la cui produzione non supera kg. 200 per campagna olivicola. Il quantitativo massimo di olio da destinare ad autoconsumo è lasciato al buon senso degli olivicoltori. Pertanto chi produce
più di kg. 200 di olio destinandolo totalmente ad autoconsumo è obbligato a costituire il fascicolo aziendale ma non a tenere il registro telematico. L’Ufficio Tecnico della Cia di Albenga rimane a disposizione per fornire ulteriori chiarimenti e permettere agli olivicoltori di essere in regola su una materia sempre più complessa.
Al via i Bandi per il PSR
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
Novità per gli olivicoltori
Approvato il Piano di Sviluppo Rurale con importanti novità La Cia di Savona annuncia con soddisfazione l’apertura dei primi bandi per il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Liguria; nella delibera della Giunta Regionale trovano risposta i giovani agricoltori con il premio di primo insediamento (mis.6.1) con 12 mesi di retroattività, gli investimenti nelle aziende agricole e per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli (mis.4.1 e mis.4.2), il ripristino dei danni subiti alle strutture a causa di calamità naturali riconosciute (mis.5.2) con 18 mesi di retroattività e la possibilità di costituire i Gruppi di Azione Locale che consentono l’accesso al PSR, progetti territoriali che coinvolgono anche enti locali e aziende di altri settori. Dice il Direttore Cia Geddo: “Dopo aver seguito la fase di definizione del PSR abbiamo già organizzato oltre 10 incontri, tra ottobre e dicembre e continueremo ad organizzare appuntamenti in molti Comuni agricoli della Provincia per spiegare il Piano approvato da Bruxelles a ottobre. Gli agricoltori possono ora iniziare a presentare le domande; Cia è pronta ad offrire supporto e consulenza”.
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GRANDE SUCCESSO PER I
“Monologhi al femminile” La Cooperativa ha partecipato alla giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne
L’ultimo monologo, interpretato da Giada Elena, è stato una giullarata medievale, una giostra amorosa fatta di passioni e sberleffi, di cattiverie e tenerezze. Pur avendo due protagonisti, in questa giullarata è soltanto la donna a parlare, mentre l’uomo rimane praticamente muto. La compagnia teatrale “Aerea” di Imperia nasce nel gennaio 2009 e, dopo una serie di piccole prove in ambito poco più che casalingo e comunque strettamente legato ad una attività di laboratorio teatrale sperimentale, esordisce al Teatro Salvini di Pieve di Teco nell’ambito della Festa Internazionale del Teatro.
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L’Ortofrutticola di Albenga e la compagnia teatrale “Aerea” di Imperia hanno celebrato la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Martedì 24 novembre, nella sala Gallinaro della Cooperativa agricola albenganese, è andato il scena “Monologhi al femminile”, uno spettacolo in atto unico tratto da testi di Dario Fo e Franca Rame, interpretati da Simonetta Pozzi, Pamela Pepiciello, Cristina Belvedere e Giada Elena sotto la regia di Damiano Fortunato, mentre le foto e le basi musicali sono curate da Persio Ruggiero. Simonetta Pozzi ha raccontato la storia di una prostituta che vuole e pretende il riscatto per se stessa durante una visita dal medico psichiatra. Da un’esperienza vissuta sulla pelle e raccontata in modo freddo ed analitico a seguito di altre documentazioni su confessioni di Donne brutalmente stuprate, Pamela Pepiciello ha raccontato “lo Stupro”, un testo che la Rame e Dario Fo hanno messo in scena molte volte negli anno ‘70 con grande successo. Cristina Belvedere, invece, ha interpretato una Medea di Euripide rivisitata da Dario Fo e Franca Rame.
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