L'Ortofrutticola di Albenga - L'O - Primavera 2020

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Trimestrale della Cooperativa L’Ortofrutticola - Anno XXIII - n. 1 Primavera 2020 - Spedizione A.P. 70% - Reg. Trib. SV n. 318 (1/3/1985) - DISTRIBUZIONE GRATUITA.

L’Ortofrutticola capofila dei nuovi progetti del GAL

NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA L’ORTOFRUTTICOLA DI ALBENGA

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o i r o t i r r e t o u s e il

Le Fiere

Essen e Berlino

pagg 6, 7, 8

da Ceriale a Poggio Ceresa

Il primo percorso del Sistema Poggio Grande Pagg. 17, 18

Alla scoperta delle aziende

Locali

pagg. 13, 14


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IN LOCO

Ortofrutticola PROGETTI GAL

EVENTI

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FIERE

ESSEN E BERLINO

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ALBENGA

AZIENDE LOCALI SCOPRIAMOLE!

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TERRITORIO

Poggio Grande DA CERIALE A POGGIO CERESA

affinchè la Pace e la

Gioia che la Pasqua

da pag

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Un augurio affettuoso

dona al cuore restino ad illuminare ogni giorno della nostra vita.

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Buona Pasqua

La Presidente e il Consiglio di Amministrazione

“L’ORTOFRUTTICOLA LA COOPERATIVA” TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA “L’ORTOFRUTTICOLA”

Direzione, Amministrazione e Pubblicità Reg. Massaretti, 30 Bastia d’Albenga (SV) - Tel. 0182 50374 Direttore responsabile: Erica Marzo Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Del Core, Massimo Enrico, Luciano Gallizia, Osvaldo Geddo, Marco Giangrande, Michele Introna, Mario Mattone, Maura Pietrasanta, Lara Ravera, Alessio Roba. Grafica e impaginazione Edoardo Caputo - Studio Orasis design - orasisdesign.it Stampa: Tipografia Ciuni - Albenga

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Fiera di Essen

Bilancio positivo La Cooperativa anche quest’anno ha preso parte all’importante fiera tedesca che si è svolta dal 28 al 31 gennaio Dal 28 al 31 gennaio si è svolta la trentottesima edizione della fiera IPM di Essen (Germania). Anche quest’anno si sono registrati numeri importanti con 1538 espositori provenienti da 46 Nazioni e oltre 54000 visitatori. Per la prima volta ad ospitare l’evento è stata una zona fieristica completamente ristrutturata, con otto capannoni espositivi di grande superficie e con nuovissime infrastrutture su un solo piano. L’offerta di questa fiera internazionale comprende prodotti e servizi innovativi nel settore delle piante, della tecnica, della floristica e degli allestimenti, di qui l’importanza per la Cooperativa L’Ortofrutticola di essere presente e poter quindi avvicinare nuovi clienti e consolidare i rapporti con quelli storici. Così la presidente della Cooperativa Lara Ravera: “Gennaio, per tutti, segna l’inizio del nuovo anno e per chi, come noi, coltiva piante aromatiche, gennaio è anche il mese che vede esibita, in tutta la sua varietà, la produzione dell’intero anno o quasi. Per questa ragione anche quest’anno siamo stati presenti ad Essen con uno stand in cui abbiamo potuto mostrare e far conoscere le produzioni del territorio più famose ed anche le novità da proporre ai clienti ed ai visitatori che sono stati numerosi e molto interessati” Nel suo spazio espositivo L’Ortofrutticola ha voluto dare ben chiaro il messaggio dello sforzo che, tutti insieme, i soci stanno facendo e faranno per andare nella direzione della riduzione nell’uso delle plastiche non riciclabili. Tutto lo staff vendite del settore fiori era presente ed ha colto l’occasione per rinsaldare i rapporti di collaborazione già esistenti ma si è anche prodigato per accattivarsi nuovi potenziali compratori anche al di fuori dei Paesi che vedono la Cooperativa già esportatrice. Conclude la Presidente Ravera: “L’accoglienza riservata ai clienti è stata molto gradita e i nostri spazi sono stati sempre animati da un gran numero di visitatori specializzati”. Un bilancio più che positivo per questo importante evento che vuole essere una riconferma della Cooperativa sul panorama internazionale ma anche occasione per nuovi incontri e nuovi contatti commerciali.

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Fruit Logistica:

quando l’unione fa la forza Quest’anno lo stand di Berlino realizzato sotto l’egida della Regione Liguria e con partner d’eccezione

3276 espositori provenienti da 90 Nazioni; 78000 visitatori arrivati da 135 Paesi, questi sono solo alcuni dei numeri di Fruit Logistica, la fiera annuale che si tiene alle porte di Berlino. Fruit Logistica, come ben sanno gli esperti del settore, ricopre ogni singolo aspetto commerciale del fresco e offre una panoramica completa su tutte le ultime innovazioni, sui prodotti e servizi ad ogni livello della catena globale della fornitura. Crea quindi eccellenti opportunità di contatto tra i top decision maker ad ogni livello dell’industria. Quest’anno la fiera di Berlino ha visto materializzarsi nel padiglione 6 uno stand bellissimo e coloratissimo. Sotto l’egida della Regione Liguria e con la regia del Distretto Florovivaistico del Ponente, L’Ortofrutticola ha partecipato come coespositore insieme al mercato ortofrutticolo e alla Confartigianato di Genova. Lo stand è stato allestito su una superficie di 105 metri quadrati, con postazioni dedicate alla presentazione dei prodotti e agli incontri di lavoro. Il pubblico è stato attratto dalle siepi di aromatiche e di prodotti ortofrutticoli che circondavano l’intero spazio, mentre da lontano lo stand era visibile grazie al forte impatto grafico e ai supporti multimediali su cui sono state presentate le eccellenze della nostra regione. Questo progetto ha visto anche il supporto e la collaborazione delle Autorità Portuali liguri e dell’agenzia InLiguria. Spiega la presidente della Cooperativa, Lara Ravera: “Unire le forze ci ha permesso di dare maggior risalto e

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spazio alle nostre produzioni, di intrattenere i visitatori con eventi a tema; abbiamo potuto parlare dei trasporti sia via terra che via mare e, non ultimo, di affrancarci dal generico ‘italiani’ geolocalizzando la nostra Piana di Albenga in un contesto bello e fiero qual è la nostra regione”. Molti i potenziali clienti hanno dimostrato grande interesse per le produzioni orticole e per le aromatiche recise. Anche qui il messaggio ‘plastic free’ lanciato già ad Essen dalla Cooperativa è stato forte e chiaro: imballi in legno, vasi in materiale organico, buste in amido di mais. A dimostrazione che, per quanto piccola realtà rispetto ad altri Paesi, il nostro territorio e i nostri produttori sono molto sensibili ai temi ambientali di respiro mondiale. Durante la conferenza stampa che ha preceduto la partenza per Berlino, così si esprimeva l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai: “Per la prima volta Regione Liguria sarà presente a Fruit Logistica, la più grande ed importante manifestazione del settore dei prodotti freschi ortofrutticoli. Questa scelta per noi rappresenta un passo molto importante in avanti nella promozione globale delle nostre eccellenze. Si tratta di presentare la Liguria a tutti i più importanti operatori del settore. Il nostro stand sarà una vetrina sul mondo per le nostre aziende dell’ortofrutta, e in particolar modo per le aromatiche. Ho visitato la fiera lo scorso anno e mi sono reso conto che ormai le aromatiche vengono prodotte in buona parte del mondo; tuttavia la qualità di quelle liguri non è raggiungibile da nessuno di questi produttori. Le aromatiche di Liguria sono le migliori al mondo, ma perché questo sia chiaro a tutti, dobbiamo promuoverle in maniera adeguata. Dobbiamo investire in questo settore. Le nostre imprese fanno fatica a rimanere sul mercato con prezzi che garantiscano un’adeguata redditività. Oggi è necessario più che mai far percepire ai consumatori la qualità e anche le proprietà organolettiche delle nostre aromatiche”. Ha dichiarato il Presidente del Distretto Florovivaistico della Liguria, Luca de Michelis: “I consumatori si rivolgono sempre di più alla GDO per trovare piante e fiori di qualità. Il nostro settore deve essere presente in queste occasioni in quanto la quota di export del florovivaismo ligure supera da sempre l’80 % e i mercati nordeuropei sono storicamente il nostro principale sbocco.” Così il Presidente della Società Gestione Mercato, Giovanni Vassallo: “Società Gestione Mercato partecipa a Fruit Logistica da 10 anni, cioè da quando si è costituita, proseguendo l’esperienza avviata e

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consolidata dai grossisti genovesi sempre presenti a Berlino. Questa partecipazione alla Fiera ha rappresentato un salto di qualità, perché significa integrazione, sinergia e reciproco rafforzamento dei comparti della produzione, della commercializzazione e della logistica nel settore agroalimentare”. Ha spiegato il Presidente di Confcommercio International, Franco Aprile: “La partecipazione a Fruit Logistica 2020 è di fondamentale importanza per le categorie che rappresentiamo come Confcommercio International, che fa parte di Confcommercio Genova. Insieme a Società Gestione Mercato, che è un fiore all’occhiello nella gestione dei mercati all’ingrosso a livello nazionale e locale, e di concerto con due importanti associazioni del Gruppo Confcommercio, vale a dire Assagenti e Spediporto, siamo orgogliosi di partecipare alla più importante fiera internazionale del settore Ortofrutticolo”.


L’Ortofrutticola

protagonista del territorio Arriva il progetto F.OR.TI (Filiera ortofrutticola dei territori)

È di questi giorni la comunicazione che vede l’Ortofrutticola riconosciuta quale capofila del Progetto presentato ai sensi della Misura 16.4 volto alla valorizzazione, sia in termini economici che qualitativi, delle produzioni locali nei territori definiti in area Gal (Gruppo Azione Locale). Il Progetto che prevede la costituzione di una Rete di Impresa tra una serie di imprenditori appartenenti al mondo agricolo, della trasformazione, della ristorazione e media distribuzione si prefigge di promuovere e sviluppare le iniziative di “Filiera Corta” introducendo nuovi modelli organizzativi. Molteplici i benefici di questa azione tra cui è opportuno evidenziare: 1) il mondo agricolo sarà impegnato a produrre le eccellenze del territorio seguendo una programmazione dettata dalla stagionalità; 2) la ristorazione potrà usare i prodotti del territorio potendoli reperire direttamente dai produttori; 3) i trasformatori potranno fare “scorta” dei prodotti locali nei momenti di picco della produzione, garantendo un rapporto di qualità al prezzo giusto; 4) la media distribuzione, che da sempre punta sulla produzione locale, godrà della tranquillità di un approvvigionamento costante per quantità e qualità. Il Progetto F.OR.TI ci darà anche l’occasione per dotarci di un marchio identificativo dei prodotti e gli aderenti alla Rete metteranno in atto tutte le strategie di comunicazione atte a far conoscere e riconoscere ai consumatori il principio che unisce e rende unici gli imprenditori e i prodotti del territorio. Un modello virtuoso dove si possano trovare le giuste remunerazioni, la soddisfazione per il proprio lavoro e l’orgoglio di appartenere ad un territorio piccolo e fragile ma dalle grandi potenzialità. Di seguito le Misure di accompagnamento:

a) aiuti all’impresa per utilizzare il sistema di commercializzazione innovativo; b) adeguamento della dotazione informatica; c) avvio di attività di trasformazione; d) acquisto di attrezzatura funzionale al gruppo di partenariato; e) laboratorio mobile di trasformazione; f) mercati contadini.

Cosa sono i GAL? I GAL sono gruppi di soggetti, pubblici e privati (partenariato) che si accordano per promuovere lo sviluppo delle zone rurali della Liguria. Ogni GAL approva una Strategia di Sviluppo Locale (SSL), che si traduce in un insieme coordinato di interventi per lo sviluppo locale. Gli interventi possono riguardare i diversi settori dell’economia locale e il miglioramento dei servizi per la popolazione. Le strategie di sviluppo locale possono essere attuate unicamente nelle zone rurali della Liguria, cioè nelle aree di collina e di montagna al di fuori delle zone urbane. I GAL sono finanziati dal Programma regionale di Sviluppo Rurale (PSR), i cui fondi provengono dall’Unione europea, attraverso il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), dallo Stato e dalla Regione.

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Pillole naturopatiche

Le piante aromatiche per il nostro benessere Sempre di più in questi momenti l’aspetto economico è importante. Dunque, anche se solitamente vi parlo degli usi fitoterapici delle piante, su questo numero non lo farò. Ma andremo a vedere come farci dare un aiuto sotto l’aspetto di prosperità ed abbondanza da parte delle nostre amate e conosciute erbe aromatiche. Ebbene vi parlo di smudge e fumigazione. Lo smudge, che dall’inglese significa sbavatura-fumo denso, altro non è che una sorta di incenso fatto con i rametti delle piante. Ogni pianta che viene scelta ha una particolare caratteristica a livello energetico ed in particolare possiamo usare: la salvia: indicata per rimuovere le negatività e purificare gli ambienti specie in caso di malattie; l’alloro: anche lui purificante specie sulle emozioni, come stress e paure e dona abbondanza; il rosmarino: contrasta lo stress e la stanchezza, migliora la concentrazione e l’organizzazione dei pensieri e consolida l’autostima; il timo: dona coraggio ed è un potente antibatterico ed antivirale. Potete arricchire ulteriormente con altre piante o fiori che vi ispirano particolarmente, come la rosa, la lavanda, il garofano o l’eucalipto che purificano anch’essi e portano serenità. Facilmente potete prepararvelo da soli, basta prendere dei rametti tra i

5/15 cm di ogni pianta e avvolgerli insieme con uno spago. Dopodiché li lasciate essiccare e poi li fate bruciare facendo sì di spargere il fumo nella stanza o intorno a voi, con l’intenzione di portare tutte le qualità di quelle piante. Dunque, in questo caso, abbondanza, protezione e purificazione. Infatti prima di poter attrarre l’abbondanza economica e in ogni aspetto della propria vita, ricordo che il denaro è anch’esso un’energia, neutra e sta a noi saperla utilizzare con attenzione, dobbiamo purificarci dalle paure, da ciò che non è più utile e blocca l’arrivo del nuovo. Questo sia su un piano puramente materiale sia in primis a livello energetico. In ultimo la fumigazione, cioè la diffusione del fumo è anche leggermente disinfettante, in quanto nell’aria si emanano gli oli essenziali antisettici delle piante. Una rubrica a cura di Lara R. Cavallero Naturopata specializzata in fitoterapia, cromopuntura e riequilibrio del respiro Studio in Borgio Verezzi (SV) 347 1105893 - info@laracavallero - www.laracavallero.it Disciplinato ai sensi della legge del 14 gennaio 2013, n. 4 (G. V. 26 gennaio 2013, n. 22)

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L’Ortofrutticola di Albenga al 70° Festival di Sanremo I prodotti de L’Ortofrutticola sono sbarcati anche a Sanremo, in occasione del 70° Festival della canzone italiana. La cooperativa ha infatti provveduto a fornire frutta e verdura per la cucina del Roof, ottenendo grande visibilità sui canali promozionali del Festival; in questo modo i prodotti dell’Ortofrutticola si sono fatti conoscere ed apprezzare ed il logo della Cooperativa è apparso un po’ ovunque su menù e presentazioni. Un’ottima pubblicità che ha avuto positivi riscontri fin da subito.

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INTERVISTA A MARCO (FILIPPO) ZERBONE

Alla scoperta delle aziende locali Tornare ad essere aziende più artigianali per vincere le sfide del futuro

A partire da questo numero il periodico de L’Ortofrutticola di Albenga si arricchisce di una nuova rubrica che vuole andare alla scoperta delle aziende agricole che vivono ed operano sulla piana di Albenga. Iniziamo questo nuovo viaggio insieme a Marco Filippo Zerbone, titolare dell’omonima azienda. Marco Zerbone è conosciuto sulla Piana come Filippo, che era il nome di suo nonno, e come a volte capita, è diventato per osmosi anche il suo. Come molti in Albenga, già suo nonno Filippo era titolare di una azienda agricola, passata poi al figlio ed in seguito al nipote. A partire dagli anni ‘80 e più precisamente tra l’84 e l’85, Zerbone ha deciso di tramutare la sua azienda orticola in un’azienda floricola, prima con fiori recisi (all’inizio degli anni ‘80) e poi con quelli in vaso; l’inizio è stato lento e graduale ma con il passare del tempo questa scelta si è rivelata vincente. Spiega Marco Filippo: “Spesso le persone che non vivono il mondo agricolo hanno un’errata percezione di quali sono gli impegni in termini di tempo e denaro di chi possiede un’azienda agricola (orticola o floricola che sia). Molti ci fanno, per così dire, i conti

in tasca e vedono quanto può entrare dalla vendita completa di prodotti in vaso; ciò che non calcolano sono tutte le spese per arrivare a realizzare quel prodotto e tutte le incognite legate ad un mercato ballerino e alle bizze del clima. In realtà noi abbiamo pochissimi margini di guadagno e ad oggi, con i cambiamenti climatici che permettono anche al Nord Europa di autoprodurre alcuni dei prodotti che prima poteva solo importare, si è anche ridotto il margine temporale per la vendita, oltre ad aver perso in parte alcune aree di mercato. Le stagioni sono sempre più compresse, ad oggi abbiamo una nicchia commerciale di 45 giorni circa che si esaurisce più o meno con la prima settimana di maggio. Con un simile quadro diventa quindi indispensabile creare prodotti di nicchia che possano rimanere quindi competitivi sui mercati del Nord Italia e del Nord Europa e che non esauriscono il loro potere di vendita nei pochi giorni di inizio primavera, anche perché per mantenere un buon equilibrio lavorativo ed economico, a mio parere, è molto meglio fatturare qualcosa ogni mese che avere tutto il margine concentrato nei mesi di luglio e agosto. In questo modo è anche possibile dare stabilità lavorativa ai dipendenti e riuscire

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a gestire meglio il lavoro”. Seguendo questa filosofia lavorativa, da diversi anni ormai l’azienda di Zerbone è leader su Albenga per la coltivazione e la vendita di prodotti poco comuni ma richiesti dal cliente finale: è questo il caso dell’alloro in vaso. Spiega Zerbone: “Oggi serviamo quasi tutti i commercianti di Albenga, compresa l’Esselunga, ma all’inizio è stata una vera e propria scommessa. All’epoca, parlo di circa 25 o 30 anni fa, l’alloro in vaso non era considerato qui da noi se non come assortimento dell’aromatica, mentre in altre aree, come Grottammare, nelle Marche, era già prodotto e commercializzato. Dopo essere andato nelle Marche ho preso contatti con diverse aziende che ci mandano il prodotto appena nato, quindi non si tratta della pianta finita ma di prodotto seminato che poi noi curiamo e portiamo fino alla commercializzazione. Ad oggi nelle Marche abbiamo tre aziende che lavorano per noi. Produciamo differenti varietà dello stesso prodotto: vasi con diverso diametro per la piantina ma anche alberelli. Adesso stiamo pensando di seminarlo qui ma non è facile reperire la quantità di seme: si parla di circa cento quintali”. L’alloro non è l’unica produzione dell’azienda Zerbone. “Un tempo – continua Zerbone - si facevano principalmente monocolture perché così si aveva un problema solo da affrontare: malattie, carenza idrica, temperatura, era tutto finalizzato a quell’unico prodotto. Oggi molte aziende producono più colture per differenziare; nel nostro caso siamo ad oggi a 12 – 13 articoli differenti, tra cui salvie colorate, eucaliptus e melograno nano. Senz’altro stanno avendo un buon riscontro le aromatiche legnose, belle in giardino e sul balcone ma anche utili in cucina. L’agricoltura sta cambiando molto velocemente, è un mondo in continua evoluzione e se fino a qualche anno fa ero ottimista, oggi non vedo un futuro roseo per il nostro comparto. Basti pensare che sulla Piana i sono 47 aziende in vendita e molte altre che vivono una situazione economica difficile. Credo che a breve termine avremo una caduta delle vendite della margherita perché è un prodotto che è sul mercato da molto tempo spesso nelle solite varietà. Lo dico a malincuore: da sei anni

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ho un campo prova per le margherite Selecta, ma oggi il mercato nordeuropeo chiede piante rifiorenti e dobbiamo lavorare in questi termini: a loro non interessa che ci sia un ottimo prodotto di partenza ma vogliono che mantenga o rigeneri la sua fioritura. Credo che la sfida del futuro stia nel ridimensionarci e tornare ad essere aziende più artigianali, lavorando tutto l’anno e non solo per pochi mesi, allo scopo di poter servire sempre i propri clienti e mantenere attiva una produttività che dia stabilità anche agli operai del settore. Questo per me è un discorso importante perché io credo in Albenga ed è questa la realtà che vorrei contribuire a far prosperare: qui vivono e lavorano i nostri giovani ed è anche a loro che dobbiamo pensare. Credo che dovremmo imparare a metterci in gioco per non rischiare di perdere tutto ciò che abbiamo costruito fino ad oggi”.


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The leaf fertilizer with a sanitizing effect Lo zinco stimola l’assimilazione dell’azoto Zinc stimulates the physiology of nitrogen assimilation

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Impedisce la formazione di alghe negli alveoli delle seminiere Prevents the formation of algae in the alveoli of the seedbeds

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dell’entroterra

In provincia di Savona esiste una situazione da Cia più volte denunciata come inaccettabile: le denunce pozzi irrigui e domande di riconoscimento presentate dagli agricoltori dal 1999 devono ancora, per la maggior essere istruite dagli uffici preposti; La storia di un parte, giovane imprenditore tali pratiche vengono stimate in circa 2.500 di cui 1.500 nella CIA, esempio virtuoso nelunsettore sola piana ingauna. Risulta oggi definito Piano di Rientro sulle “preferenziali“, ovverosavonese sulle denunce presentate dal 1999, con agrituristico l’obiettivo di evadere le pratiche arretrate entro tempi prestabiliti. Le procedure di istruttoria per l’accesso al nuovo PSR hanno Ilprevisto recupero delle zonedella rurali e delle aree interne a finidiproil possesso concessione irrigua in corso validità, duttivi e di tutela dell’entroterra passa attraverso le giovani In in modo imprescindibile a detta dei funzionari dell’Assessorato. generazioni: la prova arrivaagricola, da una oltre storiaa targata CIApossibilità Savona carenza di questa l’azienda non avere ed è quella di Nicola Piccardo, 27 anni, che ha intrapreso una di ottenimento dei contributi PSR per l’investimento in attrezzature nuova avventura imprenditoriale che può essere considerata irrigue, perdeva anche la possibilità di far valere i punti previsti esempio ispirazione per il futuro sviluppo del settore agricodai bandieper il miglioramento ambientale. Contro questa novità lopenalizzante e turistico.contenuta dal nuovo PSR Cia e le altre associazioni Diplomato al liceo scientifico G. Bruno di Albenga e dopo alla una hanno a lungo insistito chiedendo modifiche interpretative laurea in giurisprudenza presso l’Università di Genova, Nicola Regione Liguria e dopo alterne vicende, con una nota del 10 ha deciso iniziareLiguria l’attività- Assessorato agricola grazie al suocomunicava speciale agosto 2017,diRegione Ambiente legame con Onzo, località dell’entroterra albenganese, con la a Regione Liguria - Assessorato Agricoltura che poteva ritenersi convinzione di avere le giuste opportunità di generare uno sufficiente la presentazione della denuncia da parte dell’agricoltore sviluppo economico per l’intero paese. e quindi l’avvio del procedimento dell’amministrazione compe“Ho deciso di utilizzare il cognomeirrigui materno nome tente, per inserire gli investimenti nelle come domande sul PSR.

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Finalmente nel PSR Agricoltura e recupero gli investimenti irrigui

Ci auguriamo che le aziende che non hanno ancora effettuato gli investimenti irrigui possano recuperare con una nuova domanda alla luce della nuova interpretazione più favorevole. aziendale perché senza il ricordo del lavoro fatto da chi ci ha Questa circostanza specifica, per quanto risolta positivamente, è preceduto difficilmente può esserci un futuro…” racconta. Ed rappresentativa delle difficoltà di dialogo sinora incontrate dalle ecco l’azienda agricola “De Ferrari”, costituita nel giugno 2017. associazioni delle complessità del “Nasce dalla agricole passionenell’approfondimento che i miei nonni hanno dedicato alla PSR con la Regione Liguria, complessità non certo introdotte vita nei campi ed è frutto di un passaggio generazionale da Bruxelles edleinantiche questo caso neanche di responsabilità di AGEA. che unisce pratiche di coltivazione alle moderne Come associazioni abbiamo comunicato alla Regione tecnologie agricole.piùHovolte deciso di dare vita a questa aziendache in per la condizionalità in agricoltura le stese delibere dellaterritorio Regione quanto credo fortemente nelle potenzialità del nostro prevedevano come che sufficiente la denuncia di pozzi e nelle meraviglie può offrirci, e di cui moltoirrigui spessoe che non ci per analogia tale principio poteva essere trasferito accorgiamo” aggiunge Nicola. anche al PSR; ci è stato rispostoincentrata che le aziende “L’azienda è prevalentemente sulla produzione possono sollecitare singolarmente pere, recuperanolivicola, comunque partendo dalle 550 piante di famiglia avere l’istruttoria, con costiulteriori tecnici ingenti do i terreni incoltiperaltro e acquistando terrenie tempi molto lunghi, ma questo ci parecirca sia il250 modo abbandonati, abbiamo messo non a dimora corretto di far funzionare pubblicasuperficie amministrazione. piante cultivar Taggiasca.la L’intera azienÈdale auspicabile un su Protocollo che preveda si estende 18 ettarididiIntesa cui circa 4,5 ettariforme di associazionia agricole e settore adcollaborazione oliveto, stiamotracontinuando recuperare terreni Ambiente della Regionei emuri la possibilità la di incolti e rispristinare di fascia,diinottenere un’ottica disamina prioritaria della pratica in casi divittima emergenza. manutenzione e ripristino del territorio, negli Nel contempo la Giuntacasi Regionale, con la DGR n. ultimi anni di scopriamo sempre piùche frequenti di abbandono”. 505 / 2017, ha i consumi alcuna con“L’azienda neirideterminato suoi cicli produttivi si idrici ispirasenza ai criteri dell’agricoltura biologica e da quest’anno abbiamo effettuato sultazione con il mondo agricolo. Risultato: i fabbisogni fissati per l’iscrizione Bio. I nostriaduliveti sononon certificati DOP le coltivazionial asistema piante aromatiche, esempio, raggiungono Riviera Ligure: crediamo che il valore aggiunto siano le piccole neanche un terzo dei metri cubi ad ettaro necessari. Anche su produzioni ad altissima qualità”. questo aspetto Cia interviene chiedendo una modifica del metodo Un altro passo imprenditoriale linea con il “turismo di stima dei consumi idrici con leinrelative modifiche della green”: Delibera dall’estate 2019 il via all’attività agrituristica. sopra indicata.

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Itinerario

Ceriale - Peagna - Valle Ibà - Poggio Ceresa Il primo percorso del Sistema Poggio Grande che vi proponiamo parte dal mare per arrivare ai 710 metri di Poggio Ceresa

Sullo scorso numero abbiamo parlato del Sistema Ambientale del Poggio Grande, entriamo ora nel dettaglio di ciascun percorso, partendo dall’itinerario che comprende l’area di Ceriale – Peagna – Valle Ibà – Poggio Ceresa. Da Ceriale (piazza della Vittoria) superata la linea ferroviaria, si attraversa l’Aurelia proseguendo verso monte in direzione ovest. In piazza della Vittoria, aperta verso il mare, si trova il bastione costruito nel 1566 a difesa delle invasioni saracene; un’altra torre coeva è visibile dietro la parrocchiale ma nè queste due torri nè le mura di difesa, ancora testimoniate da alcuni resti, impedirono il saccheggio ad opera di corsari algerini nel luglio 1637. Ceriale nacque probabilmente come borgo di pescatori e agricoltori ai confini orientali della piana di Albenga. Il monumento architettonico più significativo del centro storico è la chiesa seicentesca di San Giovanni Battista e Sant’Eugenio; al suo interno sono conservate pale del ‘500 e del ‘600, oltre ad un crocifisso del sedicesimo secolo. Il percorso passa tra le moderne espansioni residenziali della cittadina; lungo il corso del Rio Fontana è visibile un antico mulino per cereali azionato ad acqua. Superata l’autostrada ed il Rio Rocco che scorre tra ripide sponde scavate tra antichi depositi alluvionali ghiaiosi e sabbiosi si giunge alla cappelletta della Madonna delle Grazie modificata nel 1864; da qui una deviazione porta in pochi minuti all’ingresso della riserva naturale regionale dei Rio Torsero. La riserva, istituita nel 1985, deve la sua importanza alla presenza di abbondanti giacimenti fossiliferi. Il Rio Torsero, scavando il suo letto, ha portato alla luce i sedimenti più antichi che hanno potuto conservare i resti di una ricchissima fauna a molluschi; la tenera roccia nei quali sono inglobati ha potuto garantire uno stato di conservazione eccellente dei reperti. L’importanza scientifica dei giacimenti di Rio Torsero è dovuta soprattutto al fatto che essi consentono la ricostruzione delle variazioni del livello marino e del clima. Il percorso prosegue lungo la vecchia mulattiera per Peagna, in alcuni tratti ancora ben conservata; il paesaggio è dominato da coltivi e uliveti dolcemente terrazzati. Qui sorgeva l’antica Capriolo di cui sono ancora visibili alcuni ruderi (stazione 1). Il borgo, esistente già in epoca romana, scomparve nel sedicesimo secolo insieme ad altri paesi, su uno di questi antichi siti sorse poi il paese di Peagna. Testimonianza della mutata geografia dei luoghi dal medioevo ad oggi è data dalla chiesa vecchia di Peagna, l’antica parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, già citata nel 1288, che sorge nei pressi del cimitero, fuori dal nuovo borgo. L’edificio, del quale spicca il campanile barocco, conserva ancora tracce di affreschi del sedicesimo secolo. Circa 200 m oltre la chiesa, il percorso piega verso sinistra, senza

entrare nel nucleo storico di Peagna, raggiungendo il museo paleontologico Silvio Lai. In corrispondenza dell’incrocio nei pressi del museo, si svolta a destra, verso monte, proseguendo lungo la strada vicinale dei Tecci e di Paverne, superando la cappelletta dedicata a San Bernardo, con resti di affreschi, per arrivare sino ai ruderi delle Case Paverne (stazione 2), antico nucleo rurale già esistente nel 1248, scomparso in seguito alla nascita della nuova Peagna. Qui si lascia l’asfalto per imboccare il sentiero che risale la Valle Ibà; dopo avere oltrepassato alcuni ruderi, si attraversa il rio risalendo brevemente il versante opposto ed innestandosi su

una stradina sterrata che si inoltra nella valle. In corrispondenza di una curva si ha una bella veduta della stretta vallata (stazione 3). La valle è stata scavata dal Rio Ibà lungo una faglia circa 210 milioni di anni fa; questa valle presenta la tipica morfologia delle valli carsiche, con una sezione a V profondamente incassata. I corsi d’acqua sono a regime torrentizio, con forte pendenza. La vegetazione, che ha subito nei secoli notevoli alterazioni da parte dell’uomo, è piuttosto diversificata: i boschi si trovano quasi esclusivamente lungo il fondovalle, mentre sui versanti rivolti a sud domina la macchia mediterranea; i versanti esposti a nord presentano invece copertura di alberi e alti arbusti come carpini, roveri e betulle. i versanti del Monte Pesalto sono coperti anche di erica, salvia e ginestra. Si prosegue sempre lungo lo sterrato attraverso un piccolo lembo di castagneto (stazione 4). La presenza del castagno è degna di nota perché questa specie aveva notevole valore nell’antica economia rurale.

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Ceriale - Peagna Valle Ibà - Poggio Ceresa

Dopo aver attraversato il rio altre due volte si giunge ai ruderi di Casa Trinchella, preceduta da un caratteristico ponticello in pietra (stazione 5). Proseguendo lungo l’itinerario ci si inoltra nel fondovalle, che si fa sempre più stretto e incassato tra pareti di roccia. Lungo il sentiero si notano le tracce di due aie carbonifere (stazione 6). Le carbonaie venivano utilizzate per la produzione del carbone di legna, pregiata fonte di energia, a questo scopo vennero tagliate estese superfici di bosco e, in assenza di regole comuni, si determinò la completa scomparsa del bosco su interi versanti. Oltrepassata la confluenza con il Rio dei Paioli si raggiunge un pianoro erboso. Il rio (stazione 7), profondamente incassato, presenta numerosi piccoli laghetti, formati in quelle che vengono dette “marmitte dei giganti”, incise nella roccia calcarea. In questo tratto si conserva l’acqua durante tutto l’anno ed è punto di abbeverata per i grandi mammiferi della zona (daini e cinghiali); le poche zone umide in questa area carsica rappresentano l’unica opportunità di sopravvivenza per gli anfibi che qui si ritrovano (il rospo, la rana, il raro pelodite punteggiato); tra i rettili si può osservare con una certa facilità, in primavera, la natrice dal collare; nella boscaglia si trovano i ramarri, mentre nelle aree più assolate si possono trovare i lacertini e la rara lucertola ocellata. Con un’ultima rapida salita si raggiunge una zona rimboschita con pino nero (stazione 8), con esemplari anche di notevoli dimensioni; qui è possibile sorprendere, verso serra o al mattino, i daini al pascolo mentre, guardando verso l’alto con un po’ di attenzione, è facile scorgere scoiattoli oppure osservare il volo planato del gheppio. Si è giunti ormai in prossimità dei pascoli che si trovano sotto la vetta di Poggio Ceresa, qui è possibile scorgere una piccola casella (stazione 8). Le caselle sono costruzioni in pietra a secco con copertura a pseudovolta, utilizzate dai pastori come ricoveri. Queste costruzioni sono tipiche, in Liguria, dei rilievi alle spalle della Riviera, lungo le principali vie di transumanza dalle Alpi. Poco oltre, ai lati del sentiero, lungo il rio, si possono osservare rocce calcare con fossili di fauna marina (stazione 10). Si arriva infine alla sella

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sul crinale dove ci si affaccia sulla selvaggia Valle Auzza, in direzione di Zuccarello; svoltando a sinistra e seguendo uno sterrato si arriva quindi alla panoramica vetta di Poggio Ceresa, dove si incontra il sentiero che proviene da Salea e da Cisano. Da qui una vista mozzafiato sulla piana di Albenga ci permette di abbracciare con lo sguardo i primi contrafforti delle Alpi Liguri, i rilievi della Riviera imperiese e nelle giornate più limpide, la Corsica.

Materiale fornito da

CAI di Albenga

Scheda Tecnica:

Percorrenza: ore 3,15 Dislivello: m 690 Distanza: Km 7,5 Difficoltà: media Motivi di interesse prevalenti: storico, botanico, faunistico, etnografico Segnavia: un cerchio rosso vuoto (tratto Peagna – Poggio Ceresa) Inizio: Ceriale, piazza della Vittoria Arrivo: Croce di Poggio Ceresa


Albenga

Una storia di agricoltura lunga più di 2000 anni Continua il connubio tra Cultura e Agricoltura all’Istituto Agrario di Albenga

Per rendere omaggio all’agricoltura, prima attività economica del territorio ingauno, l’associazione Culturale “Veggia Arbenga” ed il Rotary Club Albenga hanno voluto donare alla città un monumento denominato Mater Matuta, che è stato posizionato in Piazza Azzurri d’Italia il 30 novembre 2019. Spiega la Vicepreside dell’Istituto Agrario, professoressa Gaudenti: “Questo progetto ha visto come protagonisti tra i giovani studenti della Piana anche gli alunni dell’agrario, che hanno preso parte al convegno sulla Storia dell’agricoltura albenganese. I futuri agrotecnici hanno illustrato la storia della piana albenganese, compresa tra gli anni 1800 e gli anni 2000, dalla quale sono emerse le evoluzioni in agricoltura degli ultimi due secoli, sia in fatto di tecniche colturali che di specie coltivate. Gli allievi impegnati in questa attività sono stati Andrea Bellino e Davide Ciocca (classe 5a), Matilde Polla (classe 3a B), Marco Sibelli (classe 4a B)”. Qui di seguito si riporta la prima parte di un riassunto dell’intervento ad opera di Marco Sibelli.

La piana e il Centa Albenga e la sua piana rappresentano da sempre l’area più importante per l’ortoflorofrutticoltura della regione ligure. Una vocazione agricola dovuta alle particolari caratteristiche pedoclimatiche del territorio, che hanno determinato una serie di cambiamenti negli ultimi secoli. La piana ingauna è la più grande pianura della Liguria ed è di origine alluvionale, formata dai detriti portati a valle dal Centa. A questo fiume e al suo bacino imbrifero si deve molto della fortuna dell’agricoltura albenganese. Il Centa svolge un ruolo importante, in quanto la sua acqua ha favorito l’agricoltura della piana. Lungo appena 3 Km, nasce a monte di Albenga dalla confluenza dei torrenti Arroscia e Neva che, poco prima, ricevono rispettivamente il Lerrone e il Pennavaira. Con letto assai ampio attraversa il centro urbano di Albenga, sfociando poi direttamente nel mare a Capo Lena, quasi di fronte all’isola Gallinara. Nonostante il suo regime estremamente torrentizio, è il principale corso d’acqua della provincia di Savona come portata media annua. È soggetto, in caso di forti precipitazioni, a piene imponenti, che in più di un’occasione hanno causato pesanti danni alla città di Albenga, come nel novembre 1994 o nel novembre del 2000. La sua ampia piana alluvionale, detta piana di Albenga (l’unica della Liguria di notevoli dimensioni), è intensamente utilizzata per scopi agricoli.

ph: Luigi Messina -

@pieoge

Un po’ di storia La città di Albenga, ha un lungo e prestigioso passato, può vantare anche un imperatore romano, Proculo, ricco possidente terriero, (281 d.C. circa). Con lui si ha la più antica testimonianza dell’agricoltura ingauna. Uno dei fatti più salienti per la vita della piana agricola fu lo spostamento del corso del Centa che venne deviato, probabilmente a causa di un porto presente che faceva concorrenza a quello di Genova. Di conseguenza, la zona di Pontelungo divenne paludosa e acquitrinosa, focolaio di malattie che causavano morti premature. Nel 1420 arrivò il primo registro colturale, il cui ordinamento più frequente è quello viticolo. Si coltivava in particolare Pigato, Rossese e Pignola Gianca. I vigneti erano presenti solo nelle zone meglio esposte e asciutte della piana con eccellenza nella zona di Cianboschi, situata tra Campochiesa, Salea e Cisano sul Neva. Nella parte a valle prevalevano le coltivazioni della canapa sativa (per ricavarne tessuti, cordami e vele utili alle attività portuali della vicina Genova), dei cereali, dei fichi e dei “chiosi”, appezzamenti destinati al pascolo. Nel contado

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termine tecnico bonifica per colmata, e facendo anche opere di drenaggio. In quest’epoca cominciano le coltivazioni di ortaggi di uso comune e i primi commerci locali per sostentamento familiare, dove è ancora molto utilizzata la tecnica del baratto.

L’agricoltura

di Albenga numerosi monasteri esercitavano le loro azioni, in primis il monastero benedettino della Gallinara. Nel 1652 il podestà descrive Albenga come una città in mezzo a due grandi stagni con terreni atti alla coltivazione della canapa e un’aria malsana che aveva causato morti e impaurito i viaggiatori e i personaggi illustri dell’epoca, che perciò evitavano Albenga. Infatti, le ville e i borghi si svilupparono in collina per sfuggire dall’aria malsana. Le condizioni di vita migliorarono con le prime grandi opere di bonifica alla fine del 1800, con l’arginazione e la regimazione delle acque del Centa. Con l’industrializzazione del territorio genovese, i terreni di Genova vennero espropriati ai coltivatori genovesi e ad essi furono assegnati da coltivare quelli della piana. La bonifica venne fatta apportando il materiale di riporto del Centa, detto in

Un inizio anno ricco di soddisfazioni

Fino al 1850 nella piana di Albenga erano presenti la viticoltura, l’orticoltura di sussistenza e la coltivazione dei cereali per gli scopi locali. La ferrovia diventa fin dal suo primo apparire un polo di attrazione economica e sociale che nel breve volgere di pochi anni trasforma il secolare immobilismo albenganese. Per coordinare i movimenti commerciali, che immediatamente scattano con il traffico ferroviario, nasce una sorta di filiera di imprenditori il cui primo anello è costituito dallo spedizioniere, l’agente che si incarica delle piccole e grandi consegne. Collegato allo spedizioniere prende corpo l’attività del grossista. Già presente in passato, ora chiamato mediatore, che acquista direttamente sul terreno grandi partite di prodotti agricoli e li invia in un primo momento a referenti sui mercati della Liguria, poi si estende al resto d’Italia, per approdare fino all’estero. Il mediatore stimola il contadino a tralasciare i generi che hanno scarsa commerciabilità, consiglia quali impiantare e ne indica i tempi e la quantità richiesta dal mercato. Sul prossimo numero andremo a parlare della progressiva trasformazione dell’agricoltura sulla Piana a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo. Marco Sibelli (4a B)

l’annata 2018, vedendo quanto margine di crescita sta ottenendo tutto il settore del biologico a livello nazionale, si ripone grande speranza su questi due prodotti che oltre a fregiarsi della menzione biologica rispecchiano a livello di caratteristiche organolettiche un’estrema tipicità del vino.

Grande soddisfazione in questo inizio di anno per la nostra Cooperativa è aver sponsorizzato il Centauro Maurizio Gerini di Chiusanico (IM), che ha partecipato alla Dakar 2020 arrivando primo degli italiani, oltre ad un piazzamento ottimo davanti a piloti con moto ufficiali, ed il duo Ramoino-Banaudi che hanno partecipato al Rally di Montecarlo, prima prova del Mondiale Rally 2020, anch’essi con un’auto privata, hanno portato a termine con un buon piazzamento una prova del Mondiale, in tutti gli eventi i colori ed il simbolo della nostra Cooperativa hanno fatto bella mostra di se’. Con il nuovo anno si è provveduto ad imbottigliare i primi vini vendemmia 2019, Pigato, Vermentino e Rossese RLP, oltre all’Ormeasco Sciac-Tra, con grande soddisfazione per il risultato e la qualità raggiunta. Grande attesa vi è per i vini bio Pigato e Vermentino RLP, al loro secondo anno produttivo. Vista la prima esperienza della nostra Cooperativa posta in essere con

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ph: Hermes Rivera

È stato portato il nome della Cooperativa in giro per il mondo grazie ad importanti sponsorizzazioni


Un’idea che vede in campo più attori per un progetto di didattica speciale circolare Grazie alla fondazione De Mari, a Confagricoltura Savona, al Comune di Alassio - assessorato alle politiche scolastiche, al Lions club di Alassio Baia del Sole ed Albenga Host ed al collegio degli agrotecnici diplomati e laureati di Savona, gli studenti con disabilità potranno usufruire di un laboratorio didattico per Ortogarden terapia. Il progetto della nuova struttura dell’alberghiero di Alassio che si affiancherà ai laboratori multimediali per la didattica speciale, cucina e bar del sorriso è stato varato alla presenza di Luca de Michelis, presidente di Confagricoltura Savona, dell’assessore Fabio Macheda, della consigliera Alessandra Aicardi, di Valentina Perna e Dario Zunino, presidenti dei Lions club di Alassio ed Albenga e di Roberto Luciano, presidente del collegio degli agrotecnici diplomati e laureati di Savona. L’Ortogarden, progettato dal collegio provinciale degli agrotecnici

diplomati e laureati di Savona, è realizzato dalle aziende aderenti a Confagricoltura Savona e rappresenta il primo esperimento di didattica speciale circolare nel quale “produco e cucino ciò che semino o propago per talee”. La struttura, oltre a completare l’offerta laboratoriale per gli alunni con speciali abilità, garantirà alla cucina della scuola l’apporto di aromatiche per il progetto “pasta ai profumi di Liguria” in cui sono impegnati i docenti del corso enogastronomico nell’ideazione e produzione di paste fresche e secche impreziosite dalle aromatiche della piana albenganese. Ancora una volta viene confermato il paradigma che qualsiasi investimento per l’integrazione degli alunni svantaggiati ha ricadute su tutto il sistema educativo-formativo. Il nuovo laboratorio per la “manualità verde” garantirà anche agli alunni in carrozzina di poter svolgere attività orto-colturali: dalla propagazione per talee, alla semina, dalla potatura agli innesti. Come hanno sottolineato i sostenitori del progetto, il nuovo laboratorio per la didattica speciale è un esempio straordinario di come sia possibile realizzare, attraverso partnership e collaborazioni tra attori del territorio, iniziative ed azioni altrimenti di difficile attuazione per i singoli. Una testimonianza tangibile di come “fare insieme sia più conveniente e più efficace che fare da soli”. Il progetto Ortogarden del sorriso, realizzato su progetto dell’agrotecnico Simone Cirio dall’azienda Garden Service di Giuliano Michelini di Borghetto S. Spirito, sarà coordinato dai docenti Roberto luciano, Viviana Scuderi, Concetta Panuccio, Anna Romeo e Franco Laureri.

CONFAGRICOLTURA

Confagricoltura sostiene l’inclusione scolastica con l’ortoterapia

Una grande festa per Sociolio Oltre all’assemblea annuale anche corso di dialetto, pizza, farinata e focaccia per tutti Anche quest’anno la Cooperativa Olivicola di Arnasco festeggia i suoi soci con il Convegno Sociolio 2019 tenutosi venerdì 21 e sabato 22 febbraio. L’inizio di questa festa di due giorni è partito venerdì 21 alle 21 con un corso di dialetto arnaschese e a seguire farinata e focaccia alla ligure per tutti. Sabato 22 dalle 17 l’assemblea annuale dei Soci con la consegna del premio Sociolio 2019, riconoscimento a chi ha onorato il nome della Cooperativa. Poi dalle 19.30 pizza e farinata in piazza con Santino. “ Il premio è stato consegnato a due soci fondatori della Cooperativa, due pilastri della nostra storia - spiega il presidente Luciano Gallizia -. Il riconoscimento a Sergio Ravera e alla memoria di Mario Gallizia, padre dell’attuale vice presidente Renzo Gallizia”.

Trecento i soci della Cooperativa, sostanzialmente invariati in questo periodo. “Ogni anno cerchiamo sempre di arricchire di qualche novità il nostro paese e la nostra comunità - conclude il presidente della Cooperativa Olivicola Arnasco -. Da alcune settimane ci siamo impegnati nella realizzazione di un forno sulla piazza della cooperativa: così nelle serate abbiamo potuto accogliere soci e amici in un grande gazebo e “ sfruttare” l’abilità come pizzaiolo di Santino, tornato ad Arnasco sulle orme dei suoi nonni . Un segno, anche questo, della nostra missione di recuperare sempre i valori e la storia della nostra comunità”. Pizza e farinata… con l’olio di Arnasco… Ovviamente!

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Spostamento a monte ferrovia Finale Ligure– Andora Per Coldiretti è fondamentale valutare l’impatto sulle imprese agricole Togliere la Liguria dall’isolamento, partendo dalle strade e ferrovie: importante però ridurre al minimo i danni ambientali e paesaggistici, agevolando inoltre i commerci delle imprese locali in un’ottica di sviluppo regionale nella sua totalità. È quanto commenta Coldiretti – unica organizzazione agricola presente - a seguito della partecipazione in rappresentanza del mondo agricolo locale, all’audizione per lo spostamento a monte della ferrovia Finale – Andora, presso la IV Commissione Territorio ed Ambiente del Consiglio Regionale della Liguria. Il raddoppio della linea ferroviaria Andora – Finale Ligure può avere un impatto positivo per l’economia generale regionale e per la popolazione residente, migliorando gli spostamenti in un momento in cui le vie di comunicazione in Liguria risultano essere problematiche, ma, allo stesso tempo, è indispensabile valutare l’impatto che tale

progetto può avere sulle realtà agricole del territorio. Nello specifico è da evitare che intere imprese vengano letteralmente “inghiottite” dalla ferrovia e che di conseguenza ne risenta l’intero sistema produttivo locale. Tuttavia, allo stesso modo, per adeguarsi alle politiche commerciali e ambientali che alcuni paesi europei, come ad esempio l’Austria, hanno assunto sul traffico su gomma verso il nord Europa, è fondamentale che il nostro territorio si ristrutturi affinché le imprese possano raggiungere in maniera veloce i mercati europei e tra tutti quello tedesco, fondamentale per lo sviluppo del settore floricolo locale. “Ammodernare e rendere più veloci gli spostamenti – affermano il Presidente di Coldiretti Savona Marcello Grenna e il Direttore Provinciale Antonio Ciotta - sono fattori importanti per il rilancio di alcuni nostri territori, soprattutto, vista la paralisi in cui si è trovata la Liguria negli ultimi periodi, e proprio per questo non può essere scartato, a priori, un progetto che preveda ciò. Tuttavia a nostro parere è indispensabile che venga individuata una soluzione che produca il minor impatto ambientale, che consumi meno suolo agricolo possibile, che arrechi meno danni economici alle imprese presenti ed, infine, che dia reali e nuove possibilità di commercio. Pertanto, la prima considerazione che mettiamo all’attenzione della Regione Liguria è di avere massima cura di salvaguardare le imprese agricole locali, e che il progetto possa essere un’adeguata risposta al bisogno di trasportare le merci non più solo su gomma ma su rotaia in modo, da dare vie alternative soprattutto al nostro comparto floricolo che trova nel commercio con l’estero una fonte di reddito indispensabile.”

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