L'Ortofrutticola di Albenga - L'O - primavera 2019

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Trimestrale della Cooperativa L’Ortofrutticola - Anno XXII - n.1 Primavera 2019 - Spedizione A.P. 70% - Reg. Trib. SV n. 318 (1/3/1985) - DISTRIBUZIONE GRATUITA.

NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA L’ORTOFRUTTICOLA DI ALBENGA

Un nuovo inserto da staccare e conservare! da pag. 13

L’Ortofrutticola con AIRC Le Fave Le Fave” pagg 6,13,14

L’arma Veirana pagg. 15, 16


OGNI GIORNO DIAMO NUOVA VITA ALLO SCARTO MATERIALE DA RACCOLTA DIFFERENZIATA • • • •

100% riciclato e riciclabile Vasi realizzati da materiale proveniente dalla raccolta differenziata Sia termoformato che iniezione Colori disponibili: verde, tortora, blu e grigio W W W. M O D I F O R M . C O M


In questo numero 6

SERVIZIO AGROTECNICO

LE FAVE

Editoriale

Varietà e coltivazione

UNA NUOVA COLLABORAZIONE CON L’ISTITUTO AGRARIO AICARDI L’Ortofrutticola è ormai da quasi un secolo parte integrante del tessuto economico e sociale della piana di Albenga. Lavorare insieme per affrontare le sfide di domani è uno degli obiettivi della nostra Cooperativa e proprio in quest’ottica è nato un progetto di collaborazione con l’Istituto Agrario Aicardi, che si occupa della formazione degli agricoltori di domani. Lo scopo è quello di dare la parola ai giovani studenti, permettendogli di avere uno spazio loro all’interno di questo periodico, dove possano parlare di agricoltura a modo loro. È stato sorprendente vedere da parte dei ragazzi con quanto entusiasmo ed attenzione è stato affrontato questo nuovo percorso; si sono impegnati ed hanno partecipato attivamente per riuscire ad ottenere un risultato positivo che il periodico de L’Ortofrutticola vi propone su questo numero: si tratta del primo di una serie di articoli che i ragazzi realizzeranno e che verranno pubblicati di volta in volta, dopo aver scelto tra quelli proposti il più meritevole. Vi auguro una buona lettura.

da pag TERRITORIO

L’ARMA VEIRANA

Un tesoro nascosto

La Presidente Lara Ravera e il CdA

da pag “L’ORTOFRUTTICOLA - LA COOPERATIVA” TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA “L’ORTOFRUTTICOLA”

Direzione, Amministrazione e Pubblicità Reg. Massaretti, 30 Bastia d’Albenga (SV) - Tel. 0182 50374 Direttore responsabile: Erica Marzo Hanno collaborato a questo numero: Antonio De Andreis, Giuseppe Del Core, Massimo Enrico, Luciano Gallizia, Osvaldo Geddo, Michele Introna, Lara Ravera, Alessio Roba. Grafica e impaginazione Edoardo Caputo - Studio Orasis design - orasisdesign.it Stampa: Tipografia Ciuni - Albenga

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ORTOSHOP

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Dodicesimo

INSERTO DA STACCARE E CONSERVARE 3


“Redhaven”, l’albicocca “Valleggia” e la pera “Della Coscia”. Oggi si sta riscoprendo il grande valore del biologico utilizzato su colture antiche dal sapore migliore, rispetto alle varietà coltivate negli ultimi decenni. Prendiamo qui in considerazione le varietà del mandarino e della pesca Redhaven, oggi coltivate solo in alcune aree del nostro Paese e distribuite come prodotti di nicchia.

MANDARINO A SCUOLA DI GIORNALISMO E COMUNICAZIONE AGRICOLA

Il mandarino (Citrus reticulata x C. sinensis) è uno dei pochi agrumi più apprezzato dalla gente. Oggi i mandarini sono stati per lo più rimpiazzati dai mandaranci e dagli aranci a causa dei suoi piccoli difetti, come ad esempio l’eccessivo quantitativo in semi (riscontrato dai consumatori) e la scarsa quantità prodotta dalla pianta annualmente.

Dare la parola ai giovani del nostro territorio, a coloro che saranno il futuro dell’agricoltura ingauna, è questo lo scopo del nuovo progetto di collaborazione creato da L’Ortofrutticola e dall’Istituto Agrario Aicardi di Albenga, grazie alla collaborazione con alcuni docenti che, sotto la guida della professoressa Gaudenti, si sono messi a disposizione per dar vita su questo periodico ad una rubrica che sia il frutto del lavoro e delle riflessioni degli studenti. Da questo numero, quindi, con la direttrice del periodico Erica Marzo ed il graphic designer Edoardo Caputo, è stato creato uno spazio in cui i ragazzi potranno esprimere liberamente i propri pensieri, dubbi, perplessità, idee e suggerimenti sul loro mondo e sul loro modo di intendere l’agricoltura. Buona lettura!

PROPRIETÀ

Alla scoperta di

antiche varietà Articolo degli studenti: Nicholas Olmi, Riccardo Capelli, Gabriele Portomauro, Giacomo Taboni, Nicolò Bruno. Un tempo le varietà coltivate erano molto diverse da quelle attuali. Si coltivava con tecniche colturali ormai sorpassate e le concimazioni erano eseguite con sostanze organiche naturali distribuite manualmente. I prodotti venivano venduti direttamente nella zona di produzione (anticipando di diversi decenni quello che oggi definiamo “km 0”) e si apprezzava maggiormente la qualità dei prodotti. Con il passare del tempo lo sviluppo dell’industrializzazione ha dato vita al fenomeno inverso di diminuzione del fattore occupazionale agricolo e della conseguente contrazione dei volumi di reddito prodotti dal suo comparto. Nel secondo dopoguerra la struttura economica e sociale del Paese cambia notevolmente: l’agricoltura perde, almeno in questa fase, il suo ruolo di elemento determinante per l’economia italiana, i coltivatori tendono a spostarsi nelle città e il processo di industrializzazione diventa sempre più rapido. Con la scoperta e l’utilizzo di nuovi ibridi resistenti alle malattie e di conseguenza più produttivi, cambiano anche le varietà coltivate, prediligendo quelle facili da coltivare e da conservare rispetto ad altre, pur essendo migliori dal punto di vista organolettico, come per esempio: pesche

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Il mandarino è un concentrato di vitamina c; la particolare colorazione giallo/arancio è dovuta alle elevate quantità di betacarotene, una sostanza appartenente alla famiglia dei carotenoidi che il nostro organismo converte in vitamina A. Contiene inoltre vitamine del gruppo B, insieme a magnesio, ferro e acido folico.

LA COLTIVAZIONE

Il mandarino è un frutto invernale, la raccolta va da dicembre a marzo. L’albero è a foglia caduca ed è di dimensioni contenute, solo in casi estremi supera i 3-4 metri di altezza. Esso si adatta a varie tipologie di terreno, purché le sue radici non siano sottoposte a ristagno idrico. Ama gli ambienti miti, è molto sensibile al vento e a metà primavera deve essere trapiantato per evitare che le giovani piante possano soffrire eventuali ritorni di gelo. Per una potatura perfetta, vanno eliminati tutti i rami secchi durante la stagione invernale ed è necessario rimuovere poi sistematicamente i succhioni.

VANTAGGI E SVANTAGGI

Il mandarino rispetto alla classica clementina, è sublime in quanto di profumo e gusto; solo sbucciandolo si vieni avvolti da un profumo inimitabile, un profumo che rimanda a un tempo lontano. Ma è solo mangiandolo che si riesce ad apprezzare il gusto dolce ed elegante del mandarino. Generalmente la tipica varietà di mandarino possiede un quantitativo in semi molto elevato ma vi sono varietà partenocarpiche caratterizzate dalla totale assenza di semi, che rendono, quindi, il prodotto maggiormente apprezzato dai consumatori, soprattutto nella Grande Distribuzione.

CREMA AL MANDARINO Ingredienti ∙ 700 g di mandarini ∙ 0.5 l di alcool 90° ∙ 0,5 l di latte intero ∙ 450 g di zucchero Procedimento Macerare alla luce l’alcool e le bucce di mandarino per 15 giorni in un vasetto chiuso Bollire lo zucchero con il latte e appena inizia a bollire toglierlo dal fuoco e lasciare raffreddare completamente. Unire l’alcool filtrato, mescolare bene, imbottigliare e servire freddo.


LA PESCA REDHAVEN Prunus Persica, comunemente chiamata pesca Redhaven, è una cultivar storica della peschicoltura caratterizzata da una produttività medio elevata e costante. Il frutto si presenta di colore giallo con sovra colore rosso a striature o a macchie. La polpa è di consistenza media e di colore giallo arancio.

PROPRIETÀ

La pesca Redhaven, dal sapore gustoso, è ricca di acqua e fibre (se consumata con la buccia), presenta una bassa quantità di calorie e di grassi. I minerali più presenti sono potassio, fosforo e, in quantità più ridotte, magnesio e calcio. Tra le vitamine troviamo la vitamina C, E e il betacarotene. Questa varietà, che presenta ottimi tempi di maturazione, ha un lungo periodo di raccolta e di buona tenuta sulla pianta mantenendo così un ottimo livello di conservazione. La pesca Redhaven si adatta inoltre alla coltivazione in agricoltura biologica.

LA COLTIVAZIONE

L’impianto dei giovani peschi prelevati in vivaio, detti astoni, viene effettuato in autunno e nel primo mese invernale al fine di evitare uno stress nella precoce fase di ripresa vegetativa. Gli astoni necessitano di diversi interventi colturali per vegetare al meglio, come ad esempio interventi di potatura iniziali per dare alla chioma una precisa impostazione e sistemazione di un sostegno verticale per guidare la crescita del tronco almeno nei primi anni. Il pesco si adatta bene a diverse tipologie di terreno questo grazie all’utilizzo di diversi porta innesti. I risultati migliori si hanno in un

terreno composto da una buona percentuale di sostanza organica e tessitura media, sono invece da escludere i terreni troppo compatti che portano a ristagni idrici e quelli troppo acidi. Nei terreni prevalentemente sabbiosi la pianta si sviluppa bene se ha a disposizione una buona percentuale di sostanza organica, avrà però bisogno di innaffiature più frequenti. Il pH ideale del terreno deve essere neutro o leggermente alcalino.

VANTAGGI E SVANTAGGI

La pesca Redhaven possiede una polpa gustosa e succosa allo stesso tempo. Il prezzo è in media più alto degli standard delle altre varietà di pesche. Questa tipologia è stata man mano tralasciata perché, a causa della sua delicatezza, è di difficile raccolta e trasporto.

LE PESCHE RIPIENE Ingredienti per 4 persone ∙ 30 g cacao amaro ∙ 2 gherigli di pesca ∙ 70 g amaretti (piccolo particolare ∙ 30 g zucchero utilizzato dalle nonne per ∙ 1 tuorlo d’uovo accentuare un po’ di più il ∙ 2 cucchiai di rum gusto amaretto) Procedimento Lavare le pesche e tagliarle a metà. Togliere il nocciolo e svuotare con un cucchiaino un po’ di polpa. In una ciotola sbriciolare gli amaretti e amalgamarli con il tuorlo d’uovo, il cacao, lo zucchero, il rum e la polpa precedentemente schiacciata. Accendere il forno a 180°. Riempire gli incavi delle pesche con il composto ottenuto. Spargere la superficie con amaretti sbriciolati e disporre sopra un ricciolo di burro. Infornare e lasciare a cuocere per circa 40 min. (Ricetta di Marina Fossati, San Fedele d’Albenga)

L’ORTOFRUTTICOLA ALBENGA

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Cooperativa L'Ortofrutticola d'Albenga

Dal 1941 sosteniamo e promuoviamo l’agricoltura di Albenga

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Le fave

Varietà e coltivazione La fava è una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose. La fava da consumo fresco è un ortaggio di cui si utilizzano i semi verdi, tal quali o cotti, raccolti da baccelli ancora erbacei. È una pianta a ciclo annuale, presenta una radice fittonante, con numerose ramificazioni laterali nei primi 20 cm, dove si trovano abbondanti i noduli radicali, che ospitano il Rhizobium leguminosarum, batterio fissatore di azoto atmosferico sulle radici: per questo motivo le piante di fave ( e di favino) sono considerate piante miglioratrici, ottime per la pratica del sovescio, perché una volta interrate, oltre a mantenere soffice il terreno lo arricchiscono di azoto. Il fusto ha sezione quadrangolare ed è cavo; i fiori di colore bianco con striature nere, a forma di farfalla, si formano all’ascella delle foglie e sono riuniti in racemi di 4-6 elementi. L’impollinazione avviene per il 70- 80 % ad opera di api e bombi, che visitano attivamente i fiori durante le ore più calde della giornata; in misura minore è possibile anche l’autofecondazione. I baccelli penduli si formano all’ascella delle foglie, e contengono un tessuto spugnoso bianco, che avvolge i semi; sono lunghi 30 -35 cm e contengono 7 -8 grani. È una pianta molto vigorosa, riesce a fornire un buon raccolto senza la necessità di cure particolari. Le varietà diffuse di fava sono molte, per praticità vengono suddivise a seconda della loro entrata in produzione.

ESIGENZE CLIMATICHE

La fava è una pianta a basse esigenze termiche, con buona tolleranza a brevi gelate invernali, nella fase iniziale della crescita, mentre in fioritura subisce la cascola dei fiori.

COLTIVAZIONE

Nella pratica della concimazione si deve tenere presente che i 2/3 del fabbisogno in azoto è fornito dal Rhizobium, per cui all’impianto si somministrano concimazioni fosfo – potassiche. L’impianto viene effettuato per semina diretta, su file distanti 80 cm, distribuendo il seme a 15 -20 cm sulla fila, utilizzando 5-6 kg di seme per 1000 metri. Quando le piante hanno raggiunto 15 – 20 cm di altezza, si effettua la rincalzatura, per favorire l’accestimento delle piante e il loro sostegno. Un’altra operazione colturale importante è la cimatura apicale degli steli, che serve a interrompere la fioritura e concentrare le risorse della pianta sui primi frutti allegati, che si accrescono più rapidamente; si effettua quando le piante sono alte circa 1 metro. La raccolta avviene scalarmente, man mano che i legumi raggiungono una sufficiente lunghezza, con i semi ancora teneri e turgidi.

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VARIETÀ

LUZ DE OTONO E EXTRA PRECOCI con baccelli di lunghezza media: per semina fine agosto – settem bre, raccolta a dicembre, SCIABOLA VERDE, HISTAL, AGUADULCE SUPERSIMONIA con baccelli molto lunghi per semina a novembre e raccolta ad aprile.

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Un fiore per la ricerca

Anche L’Ortofrutticola con AIRC per la ricerca sul cancro

LA SPESA IN PRIMAVERA FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE. SÌ, MA QUALE? Imparare a riconoscere la frutta e la verdura di stagione significa portare in tavola prodotti che fanno bene alla salute e non svuotano il portafogli. La stagione primaverile è ricca di delizie; in questo periodo la natura offre una grande varietà di prodotti buoni e coloratissimi, l’ideale per uscire dal grigiore dell’inverno.

coinvolti sono stati 12. Ogni pianta di margherita recherà un’etichetta “parlante” con QR code, grazie al quale sarà possibile accedere a una serie di contenuti speciali: testi, video e immagini per scoprire più nel dettaglio il progetto, le caratteristiche e le informazioni sulla coltura e sulla manutenzione della margherita, oltre alle informazioni su Aicg, Airc e il progetto di ricerca finanziato in questi anni. La pianta verrà venduta al consumatore a 4,50 euro, di cui 1,50 euro verrà devoluto dai Garden ad AIRC per sostenere una nuova borsa di studio istituita grazie all’impegno di AICG. Lo scorso anno ne sono stati venduti 27mila esemplari, grazie ai quali sono stati raccolti più di 30.000 euro. Fondi che hanno consentito di finanziare la terza e ultima annualità di una borsa di studio assegnata alla dottoressa Olga Tanaskovic (Istituto Europeo di Oncologia), impegnata in un progetto di ricerca sui meccanismi biologici alla base della leucemia. La Margherita solidale avrà anche quest’anno il supporto di un’altra Margherita: la campionessa mondiale di scherma Margherita Granbassi, da anni al fianco di AIRC nella doppia veste di ambasciatrice e volontaria.

Di seguito una breve selezione di alcuni dei prodotti tipici di questo periodo oltre alle primizie che possiamo già trovare in vendita.

VERDURA

Fave, cipollotti, lattughe, porri, asparagi, zucchine, piselli.

FRUTTA

Fragole, pompelmi, ciliegie, limoni, nespole, pesche (varietà precoci).

IMPARIAMO!

Anche L’Ortofrutticola con AIRC per il Progetto Margherita, “dalla ricerca per la ricerca”. Dall’8 marzo al 25 aprile torna la “MARGHERITA per AIRC” e per il sesto anno consecutivo AICG (Associazione Italiana Centri Giardinaggio) e i suoi associati, da sempre sensibili alle tematiche sociali e alle iniziative benefiche, rinnovano il sostegno alla ricerca sul cancro di AIRC e lo fanno ancora una volta scegliendo la margherita, fiore della purezza per eccellenza e prodotto made in Italy al 100%. I soci di questa associazione, infatti, si impegnano ad acquistare da Filiera Agricola Italiana e vendere attraverso i propri Garden, oltre 70 lo scorso anno, esclusivamente le piante di margherita “dalla ricerca per la Ricerca”. Le piante sono margherite in vaso (diametro 14 cm, bianco o nero), si tratta esclusivamente di fiori di colore bianco, con vaso personalizzato AIRC e prodotte secondo il disciplinare redatto dall’Istituto Regionale della Floricoltura di Sanremo; la produzione è controllata da Filiera Agricola Italiana ed è garantita da produttori dell’area di Albenga, aderenti a Coldiretti, che usufruiranno del servizio logistica ed amministrativa de L’Ortofrutticola. La collaborazione tra Filiera agricola e L’Ortofrutticola è iniziata dal 2015 e lo scorso anno i produttori di margherite

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Pillole naturopatiche

FAVE: LA VICIA FABA FAMILIA DELLE LEGUMINOSE Innanzitutto come segnalato sopra, la Fava è un legume. Molte persone dimenticano la differenza sostanziale tra verdure e legumi. Il legume è uno dei 7 gruppi degli alimenti base (gli altri sono frutta, verdura, oli e grassi, cereali e tuberi, latte e derivati, carni-pesci-uova). I legumi sono così importanti in quanto fonte di proteine vegetali. Ne contengono quanto la carne, ma hanno bisogno dei cereali per raggiungere la qualità delle sue proteine. Le tradizionali e gustose ricette come pasta e fagioli, riso e lenticchie, pasta e ceci, e così via anche se rimangono un po’ pesanti da digerire, raggiungono una composizione apprezzabile di aminoacidi essenziali, paragonabile, appunto, a quella della carne. Inoltre i legumi sono un alimento importante perché poveri di grassi e ricchi di fibre, sia insolubili (nella buccia esterna) utili per regolare le funzioni intestinali, sia solubili, che contribuiscono al controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. In particolare le Fave contengono fosforo, calcio e ferro e una discreta quantità di vitamine B e C, indicate per questo nei casi di anemia. Sono remineralizzanti, ricostituenti, ma difficili da digerire. Dunque è meglio consumarle insieme a verdura verde, perfetta la cicoria e non il tipico salame ahimè. E’ bene ricordare una controindicazione importante: vi sono bam-

bini che geneticamente sono predisposti ad un malattia chiamata favismo: un difetto enzimatico che scatena un’anemia improvvisa molto grave, pertanto in questi casi il suo consumo è da vietare. Secondo la medicina cinese la natura delle Fave è neutra e il suo sapore dolce, rendendole così particolarmente utili all’apparato digerente, sostenendo a livello energetico lo stomaco e la milza e drenando l’eccesso di umidità grazie al suo potere diuretico. Indicate in caso di ritenzione idrica, dispepsie, edemi, sonnolenza dopo i pasti, stanchezza, poca energia e difficoltà di concentrazione. Risultano utili anche in casi di diarrea o problemi urinari. Per poter beneficiare al meglio di tali proprietà è bene consumare le fave previa cottura o riducendole in purea poiché il seme intero e crudo può causare facili ristagni digestivi con insorgenza di gonfiori e meteorismo, in questo caso diminuirne il consumo e aggiungere spezie come l’alloro o il cumino o un pezzotto di alga Kombu nell’acqua di cottura per ridurne la fermentazione. Il vantaggio di consumare le fave cotte sta anche nel fatto di poterle sfruttare in diverse preparazioni, come humus di fave, purea o pesto a base di fave.

Una rubrica a cura di Lara R. Cavallero Naturopata specializzata in fitoterapia, cromopuntura e riequilibrio del respiro Studio in Borgio Verezzi (SV) 347 1105893 - info@laracavallero - www.laracavallero.it Disciplinato ai sensi della legge del 14 gennaio 2013, n. 4 (G. V. 26 gennaio 2013, n. 22)

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Fiori eduli all’Ortoshop

Non solo decorativi ma con qualità sempre più apprezzate in cucina Lo sapevate che la begonia può sostituire il limone ma, grazie alla sua delicatezza, risulta più adatta per preparare alcuni piatti? E il nasturzio? È piccante ma con una nota di sapore meno penetrante del pepe. L’uso di fiori eduli in cucina è una novità che ha preso piede in questi ultimi anni; non è però una semplice moda ma più che altro una riscoperta, basti pensare all’uso del pistillo dello zafferano, da secoli protagonista in cucina. Sempre attenti alle esigenze del mercato, da questa primavera, presso l’Ortoshop è possibile trovare anche fiori eduli per uso gastronomico; non solo, quindi, petali e corolle decorativi ma anche con specifici impieghi in cucina. Questi fiori vengono commercializzati già pronti all’uso alimentare, confezionati in apposite vaschette. La coltivazione del fiore edule è completamente diversa da quella dei fiori ad uso ornamentale: il fiore decorativo viene trattato anche chimicamente per difenderlo da parassiti o eventuali malattie, per agevolarne o ritardarne la fioritura; quello edule, invece, non può essere trattato nello stesso modo perché le sue parti verranno ingerite e questo crea una serie di difficoltà nella sua

coltivazione che deve essere fatta con metodi biologici e naturali o comunque con l’utilizzo di prodotti assolutamente non nocivi per l’uomo. Esiste un progetto internazionale che vede protagonisti il CREAA di Sanremo e alcune università italiane e francesi; questo progetto prevede la creazione di una filiera integrata che possa seguire tutto il percorso del fiore edule, dalla sua semina alla commercializzazione, in modo da garantire e tutelare produttori e consumatori. Un’ultima raccomandazione: attenzione, non tutti i fiori sono commestibili ed alcuni sono addirittura velenosi per l’uomo, il consiglio quindi rimane quello di evitare il “fai da te” e di rivolgersi a negozi specializzati per evitare brutte sorprese!

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Essen e Berlino Vetrine per i prodotti della Piana Un mercato in continua trasformazione per un settore che deve misurarsi con una agguerrita concorrenza Le Fiere internazionali sono un importante appuntamento per conoscere e farsi conoscere, mantenere e rinsaldare accordi commerciali o stipularne di nuovi. Per questo L’Ortofrutticola di Albenga non poteva mancare a due importanti appuntamenti internazionali come la IPM di Essen e la Fruit Logistica di Berlino. La fiera di Essen si è tenuta dal 22 al 25 gennaio ed è una delle più importanti vetrine europee per farsi conoscere e conoscere eventuali clienti per il comparto floricolo. La fiera è un’occasione importante per vedere come e in che direzione si sviluppa l’ambiente delle piante in vaso. La Cooperativa era presente con lo staff Export, che si è rivolto ad una clientela proveniente prevalentemente da Germania, est Europa, Olanda e Gran Bretagna. Nello stand, in bella mostra, i nostri prodotti di punta: le aromatiche in tutti i formati, le margherite e le perenni; insomma un bello scorcio della operosità della Piana di Albenga. L’Ortofrutticola è stata la pioniera nell’adesione a questo evento festeggiando, di fatto, le nozze d’argento della sua partecipazione; nel tempo il comparto e la fiera stessa sono andati trasformandosi, espandendosi, contraendosi, mutando come cosa viva qual è. E come cosa viva, ogni anno, ci porta visibilità, conoscenze, contatti e clienti. Unico rammarico è il vedere che negli anni la nutrita compagnia di “Albenganesi” partecipanti alla fiera è andata assottigliandosi. Dal 6 all’8 febbraio a Berlino, si è tenuta Fruit Logistica. In questi tre giorni la capitale della Germania diventa anche la capitale mondiale delle produzioni ortofrutticole e delle tecnologie di produzione e di confezionamento ad esse destinate. L’Ortofrutticola, che da anni crede nell’importanza di questa “vetrina”, era presente con uno stand minimalista, ma ricco di grandi contenuti: tutta la produzione orticola invernale della Piana (carciofi, cavoli in ogni declinazione, bietoline, aneto, rucola) faceva bella mostra di se’ insieme alle aromatiche da taglio. In questa occasione abbiamo presentato ai visitatori anche i fiori eduli. Essere presenti ha dato un doppio risultato: da un lato la visibilità

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Sopra: Fiera IPM 2019 - Essen - Germania. Sotto: fiera Fruit Logistica 2019 di Berlino

e la possibilità di far conoscere i prodotti del nostro territorio; dall’altro il poter vedere come in questi anni siano cambiati il punto di vista e le esigenze dei consumatori. Insomma: i piedi ben piantati nel solco e lo sguardo ben alto verso il futuro.


Poche righe per star bene

VUOI ESSERE FELICE? ALLORA MUOVITI!!!! PARTE I Nell’ultimo decennio L’O.M.S. (organizzazione mondiale della sanità) ha consolidato la tesi e il legame tra attività fisica e felicità individuale. Da diversi studi è emerso che i più soddisfatti della propria vita sono proprio coloro che tendono a muoversi di più, a fare attività fisica in pratica. La felicità è uno dei vantaggi dell’attività fisica, indubbiamente un bell’incentivo per smettere di essere sedentari, ma non solo. Gli effetti benefici emersi dai tanti studi sull’argomento, in particolare quelli europei come l’EPIC (European Prospective Investigation in to Cancer and Nutrition), basato su un campione di 521.000 europei provenienti da quindici diversi paesi e seguiti per quindici anni, sono notevoli, come ad esempio: ∙ Riduce il rischio di mortalità per tutti, maschi e femmine, magri o grassi; ∙ Contribuisce a prevenire importanti malattie come il diabete di tipo2; ∙ Diminuisce il rischio d’infarto cardiaco e malattie cardiovascolari; ∙ Tiene sotto controllo la pressione arteriosa e ricuce il rischio d’ipertensione;

∙ Riduce il rischio di sviluppare il tumore del colon; ∙ Rende il corpo più armonioso e robusto, rafforza l’apparato muscolare e scheletrico, e riduce il rischio di fratture; ∙ Rallenta, dopo i trentacinque anni d’età, la fisiologica perdita di massa muscolare e ossea, e aiuta, aumentando il dispendio calorico, a “bruciare i grassi in eccesso” e a perdere peso. Per raggiungere questi obiettivi non è necessario diventare atleti super allenati o vincere gare, e non serve nemmeno essere giovani. Scegliete l’attività o lo sport che più vi piace e partite, ricordando che basta anche soltanto pedalare in città o camminare con regolarità e costanza per dare il via alla vostra personale ricerca della felicità. Lo sport stimola la produzione di molecole che favoriscono il buon umore, come le endorfine o la serotonina, un ormone neurotrasmettitore che migliora lo stato di serenità. L’attività fisica contrasta direttamente anche lo stress perché riduce il livello di cortisolo nel sangue, l’ormone coinvolto nello stress e nella depressione. Non è un caso, infatti, che molti studi epidemiologici abbiano evidenziato un rischio maggiore di ansia e depressione nelle persone sedentarie, nelle quali si riscontrano livelli più elevati di cortisolo nel sangue e una minore produzione di endorfine, oltre che una capacità più bassa di captare la serotonina.

Una rubrica a cura del Dott. Luca Musella Osteopata - Chinesiologo - Massofisioterapista 339-2960370 - luca-musella@virgilio.it

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Tra le diverse proposte c’è la linea Matt, che offre dei vasi con una superficie che ricorda i materiali naturali, quindi leggermente ruvida al tatto. Viene molto apprezzata per il design senza tempo che ne permette l’accostamento quasi in tutti i contesti urbanistici e per le caratteristiche superiori di durata e resistenza agli urti. I materiali impiegati, la tecnica di stampaggio a ciclo lento, la cura del dettaglio e la finitura a mano garantiscono bellezza e solidità del prodotto unito ad una eccezionale leggerezza anche nelle dimensioni più importanti. Grazie alla notevole resistenza ai raggi UV e alle varie temperature con range di utilizzo da -60° a +80°C, i vasi rotazionali sono una soluzione ideale per interni, terrazzi, giardini, sia in ambienti pubblici che privati. Sono inoltre facili da pulire, facilmente trasportabili e maneggevoli. Il ciclo produttivo è interamente Italiano, dal progetto al prodotto finito utilizzando energia pulita e materiali esenti da metalli pesanti quindi sicuri per l’utilizzo e soprattutto riciclabili al 100%.


primavera 2019

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Le Fave

Pregi e virtù di una leguminosa unica La coltivazione di questa leguminosa risale a tempi antichissimi e si estende in tutto il bacino del Mediterraneo. In Italia, trova la sua maggiore diffusione nel meridione in quanto è in questo areale che possono ottenersi produzioni precoci di particolare pregio: non è raro trovare, sul mercato, baccelli freschi già dal periodo invernale. Ultimamente la fava sta riacquistando grande importanza nell’alimentazione umana. Il fenomeno è sicuramente dovuto alla tendenza in atto sia di privilegiare gli alimenti proteici di origine vegetale che di riscoprire antichi sapori. In queste riscoperte, le fave “nella cucina dei poveri” è un’autentica “scoperta”. Infatti, particolarmente nei menù agrituristici, è diventata protagonista come piatto unico, come secondo piatto, come contorno e come condimento. Oltre ad offrire generose produzioni da destinare sia al consumo fresco che al secco, ha un’altra peculiarità: quella di essere una pianta da sovescio, cioè apporta, col suo interramento, preziose sostanze azotate e organiche al terreno.

RACCOLTA E RESTRIZIONI La raccolta dei baccelli, scalare, viene effettuata manualmente, quando il seme ha raggiunto la mezza grossezza, con frequenza tanto più elevata quanto più inoltrata è la stagione primaverile. In considerazione del fatto che taluni soggetti sono predisposti al favismo, frequentemente i Sindaci emanano ordinanze che disciplinano la coltivazione della fava. Perciò prima della coltivazione è opportuno conoscere le disposizioni comunali in materia.

ALCUNE PROBLEMATICHE FREQUENTI IN COLTIVAZIONE Le fave possono essere soggette agli attacchi di infestanti, come l’afide nero, di virus e ad avversità naturali di diverso tipo; di seguito un breve elenco di alcune di queste. Maculatura arancione (Botrytis fabae Sardina): sulla coltura della fava gli attacchi di botrytis sono piuttosto frequenti ed interessano tutti gli organi aerei della pianta, ma la prevalente manifestazione si ha sulle foglie con macchie dapprima puntiformi che si allargano fino ad un diametro di circa 1 cm. Il progressivo aumento della malattia ha come conseguenza una riduzione della fotosintesi e nei casi estremi una defogliazione anticipata. Botrite (Botrytis cinerea): la malattia si manifesta in concomitanza di periodi stagionali freddi e piovosi. Le infezioni partono dall’estremità del baccello dove, in alcuni casi, sono presenti ancora dei residui fiorali, per propagarsi poi a tutto il baccello. I tessuti muoiono e, nell’eventualità di una elevata umidità ambientale, si ricoprono di muffa grigia. Ruggine della fava (Uromyces fabae): si tratta della più comune crittogama che colpisce anche altre piante della stessa famiglia. Si manifesta sulle foglie e sugli steli, con la comparsa di pustole polverulente color ruggine. In caso di forti attacchi le piante hanno un accrescimento stentato e può verificarsi un disseccamento precoce della vegetazione. La malattia si manifesta in concomitanza di periodi umidi e piovosi con temperature comprese tra gli 11° e i 23°C.


LE FAVE IN CUCINA In Liguria le fave sono tradizionalmente consumate fresche con salame o pecorino, soprattutto nel periodo pasquale: la tenera dolcezza dei legumi appena raccolti ben si si abbina con la sapidità dei salumi e dei formaggi. Questi versatili legumi si utilizzano anche nella preparazione di minestre, minestroni, pasta, risotti, purè, oppure come contorno, soli o con altri ortaggi.

CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI Costituite da quasi l’84% di acqua, le fave fresche sono un alimento a bassissimo contenuto calorico, circa 40 kcal l’etto, rispetto ad altri legumi ( ad esempio fagioli freschi con 291 kcal, piselli con 52 kcal e ceci secchi che ne apportano 316) e sono oltretutto un ottimo alleato per la salute. Contengono circa 5 g di fibra, utile per aumentare il senso di sazietà e ridurre il colesterolo. Sono un’ottima fonte di ferro e potassio e discreta fonte proteica; i grassi sono praticamente assenti. Le fave sono anche un’eccellente fonte di vitamina C.

LA RICETTA Il marò è una salsa ponentina da mortaio (ormai quasi introvabile anche in stagione…) a base di fave novelle, aglio, un poco di menta, olio e finanche aceto, talora “coniugata” a pecorini, e l’area brigasca stessa è ad un passo. Se si utilizzano fave secche decorticate, devono sobbollire in acqua e aromi per una mezz’ora. Marò potrebbe derivare dall’arabo, da un vocabolo allusivo ad un condimento, ad un unto. Come tutte le principali sorelle (agliata, pesto…), anche questa preparazione a crudo poggia sull’aglio – un disinfettante – e sul sale – un conservante - . Con qualche variante, a Cervo (IM) il marò è detto pestön dö servö. Qualcuno lo prepara anche di cannellini e maggiorana. Molto versatile sia come sia, accompagna tradizionalmente pani, gallette del pescatore, pasta rustica, il gadus morhua in versione stoccafisso oppure baccalà, cima, e carni arrosto/ai ferri (la menta allevia i grassi), però in tal caso lasciando la salsa un po’ più liquida.

Il marò di fave Ingredienti per 4 persone 2hg di fave sgranate, molto fresche (novelle), tenere, di sapore dolce, mezzo oppure 1 spicchio d’aglio di Vessalico,

Alla riscoperta del gusto

un ciuffo di foglie di menta fresca,

Le fave, “basann-e” da baggiane, in Liguria s’incontrano un po’ ovunque da ponente a levante, a Borgio (SV), ad Arenzano (GE) tenerissime, a Genova-Coronata celebri per i pic-nic col Sant’Olcese, a Favale di Malvaro (GE) che forse deve loro il toponimo, a Vernazza (SP)… Addirittura, San Bernardo frazione di Bogliasco (GE) dedica loro una sagra il 1° maggio. Sono “antichissime”, già apprezzate in epoca pre-romana, quando sono grosse conviene sbucciarle con cura. I liguri le mangiano fresche col salame quando arriva primavera, con gamberi lessi, nel marò al mortaio, ed anche in zimino, una zuppa (più usuale di ceci) che prevede le biete. Consueto anche l’accostamento col formaggio sardo fresco (che non pagava i dazi dell’import). Quanto alla farina di fave (secche), non glutinica, se ne ricavava ieri più di oggi una favetta, tipica ad esempio di Valbrevenna (GE), cucinabile in padella o – meno densa - in minestra, di fatto una polentina antica simile al “maccu” siciliano, preparato con fave bianche (la parola significherebbe ammaccato). E’ ottima su crostini. Un DOC Riviera Ligure di Ponente Vermentino può garantire un connubio convincente, alla giusta temperatura (11°C) e nei giusti calici a tulipano, stelo alto.

4 cucchiai (60g circa) di extravergine ligure, sale grosso q.b.

Rubrica a cura di Umberto Curti di Ligucibario - il più ampio e completo “alfabeto del gusto” www.ligucibario.it. Fondatore di Welcome Management, esperto di enogastronomia e artigianato ligure, redattore di LiguriaFood e autore di numerosi libri su enogastronomia ligure e marketing turistico.

40-50 g di vero fiore sardo DOP grattugiato oppure pecorino brigasco (IM),

Preparazione Sbucciare con cura le fave e pestarle nel mortaio. Continuando a pestare, aggiungere l’aglio e la menta spezzettata, fino ad ottenere un composto ben amalgamato. Regolare ora di sale (e, se piace, di pepe), lasciando la salsa un po’ fluida. Unire infine il fiore sardo (che bilancia la trasudazione delle fave) e legare versando l’olio lentamente a filo. Il pestello deve lavorare bene anche sulle pareti del mortaio, che verrà girato servendosi delle 4 orecchie (sporgenze tonde). Il marò si conserva qualche giorno in frigo coperto d’olio extravergine in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, v’è chi lo surgela in piccole porzioni anche per usarlo con gli stuzzichini al momento dell’happy hour.


Foto: Dominique Meyer

L’arma Veirana

un sito di importanza mondiale La scoperta ha calamitato ad Erli l’attenzione di studiosi da tutto il mondo A Erli, riemerge un passato antichissimo, grazie al ritrovamento dei resti di un bimbo di non più di tre mesi, vissuto 11.000 anni fa il cui corpicino, o quel che ne resta, è stato rinvenuto in questa affascinante grotta a forma di capanna. Questo sito era in parte già noto alle comunità locali e spesso tombaroli senza scrupoli improvvisavano scavi per recuperare ossa di animali preistorici o altri reperti da rivendere sul mercato nero. Fu solo nel 2006 che questa grotta venne segnalata alla comunità scientifica dopo l’effettiva scoperta fatta da Renato Bonfanti, Andrea Lamberti e Giuseppe Vicino. Da allora esperti italiani, statunitensi, canadesi e tedeschi lavorano per portare alla luce millenni di storia. Il Comune di Erli e la Pro Loco hanno dato un importante e indispensabile supporto alle ricerche concedendo alcuni locali per il lavaggio e la prima catalogazione dei reperti. La campagna di scavo ha solleticato le corde della fantasia anche dei meno vicini al mondo archeologico quando, accanto al dente di un altro bimbo, di circa dieci anni, sono riemerse alcune conchiglie forate che hanno fatto pensare subito a una sepoltura ed infatti poco dopo sono stati riscoperti i resti di un neonato, seppellito in una fossa con accanto un suo corredino funebre con monili fatti

di conchiglie. Gli studiosi hanno voluto dare al bambino anche un nome, “Neve”, con il quale da allora il piccolo è conosciuto nel mondo scientifico e non solo. Questi scavi hanno acceso i riflettori sul piccolo centro di Erli che da allora ha dovuto fare i conti con una nuova popolarità in campo scientifico ed amatoriale e con nuove esigenze logistiche che sono state senz’altro anche un ottimo volano per l’economia locale. Torando agli aspetti archeologici preme sottolineare che l’importanza della grotta è legata anche al fatto che sono stati rinvenuti manufatti che indicano la presenza sul sito degli ultimi uomini di Neandertal che abitarono la nostra regione; depositi stratificati con resti di questo tipo umano erano per altro noti, finora, solo in località più prossime alla costa, come ad esempio ai Balzi Rossi di Grimaldi (Ventimiglia), o nel sito della Grotte du Lazaret, a Nizza (in Francia), e datati tra i 200.000 e i 40.000 anni fa da oggi. La grotta con le sue migliaia di reperti finora trovati (strumenti in pietra e resti di pasto), racconta appunto dell’estinzione dei neandertaliani, forse in seguito all’arrivo in Europa di una nuova umanità di origine africana ovvero dell’Homo sapiens, alla cui specie tutti noi apparteniamo.


Foto: Dominique Meyer

Questa grotta è stata frequentata dagli uomini preistorici fin dalla più remota antichità; era, quello dell’entroterra ligure, un ambiente ben diverso da come lo vediamo oggi. Così spiega Chiara Dodero, del gruppo FAI giovani Albenga – Alassio: “L’Arma Veirana venne certamente frequentata dall’uomo preistorico in un periodo compreso tra 50.000 e 11.000 anni fa, data a cui si fa risalire la sepoltura di un neonato, di un’età minore di 3 mesi, recentemente messa in luce all’interno della caverna. Ci troviamo quindi nel periodo dell’Ultima Glaciazione. Dobbiamo quindi immaginarci, risalendo la valle Neva fino alla grotta, di addentrarci all’interno di un paesaggio molto simile a quello di un attuale parco naturale alpino. Siamo di fronte ad un paesaggio più aperto rispetto a quello odierno, dominato da una flora di tipo montano: erano diffusi nella zona prevalentemente boschi di conifere privi, in pratica, di sottobosco. Il limite delle nevi perenni, oscillante a causa delle variazioni climatiche, poteva arrivare, nei periodi di recrudescenza fredda, fino ai 1000 metri s.l.m., mentre ai nostri giorni è situato intorno ai 3000 metri s.l.m. La situazione morfologica doveva essere comunque simile a quella attuale: una valle piuttosto stretta attraversata da un fiume, il Neva, che possiamo immaginarci scorrere ad un livello più elevato, avendo eroso nei millenni successivi il suo alveo, giungendo alla sua posizione attuale. Molto interessante risulta la considerazione della situazione a livello faunistico. Per quanto riguarda gli erbivori, popolavano la zona, come dimostrato dai ritrovamenti nell’Arma Veirana, soprattutto cervi, camosci e stambecchi, tipici animali delle attuali zone alpine. Era di questi animali che, principalmente, si nutrivano gli uomini preistorici che frequentarono la grotta, integrando la loro dieta con vegetali di origine spontanea. I carnivori più diffusi erano, invece, lupi, iene, grossi felini (come addirittura leoni) e orsi. Erano presenti anche uri selvatici, rinoceronti lanosi, volpi polari e marmotte. Dalla descrizione di questo ambiente, tipico ora di latitudini più elevate, possiamo comprendere come la grotta fosse ancora più visibile rispetto al modo in cui si presenta attualmente, costituendo un vero e proprio punto di riferimento per gli uomini preistorici che popolavano e percorrevano la Val Neva. Gli uomini di Neanderthal e i primi uomini anatomicamente moderni ne fecero però un utilizzo differente. Le tracce lasciate dall’uomo neandertalensis sembrano attestare un tipo di insediamento piuttosto invasivo e persistente. La presenza di focolari, ossa di animali caratterizzate da segni di taglio e una grande quantità di attrezzi in pietra utili alla caccia e ad altri impieghi, dimostrano come gli uomini, in seguito alle battute di caccia, ritor-

PALEOVALNEVA Dopo il grande successo dell’estate 2018, verrà riproposta la giornata archeologica Un evento unico nel suo genere dedicato interamente all’archeologia e alla storia evolutiva dell’uomo di Neanderthal e Sapiens, questo e molto altro è Paleoneva. Il 28 Luglio 2018 si è svolta la prima, fortunata edizione, di questo evento che verrà ripetuto anche nell’estate 2019. Un evento che vuole avvicinare appassionati e curiosi alla scoperta dell’Arma Veirana e dei borghi della zona. Quella dello scorso luglio è stata una giornata intensa, ricca di eventi, che gli organizzatori della Pro Loco di Erli si augurano di ripetere anche quest’anno: si è iniziato fin dal mattino con le visite guidate in grotta (circa 250 persone accompagnate), per poi proseguire nel pomeriggio presso il campo sportivo con laboratori dedicati all’archeologia sperimentale rivolta in particolare ai bambini. All’evento archeologico è stato affiancato anche “il trekking culturale” a cura del FAI che ha accompagnato un gruppo di persone alla scoperta delle nostre borgate e dei nostri monumenti. La giornata si è poi conclusa in serata con stand gastronomici aperti a tutti a cura della Pro Loco e la conferenza del professor Negrino sul famoso ritrovamento del bimbo denominato “Neve” dai ricercatori.

Materiale fornito da

CAI di Albenga

Pro Loco Val di Neva Erli

Trimestrale de L’Ortofrutticola di Albenga

QUANDO LA TERRA ERA COPERTA DI GHIACCIO

nassero alla grotta per depezzare gli animali, nutrirsi e svolgere molti altri compiti. Per quanto riguarda invece la frequentazione da parte dell’homo sapiens, i reperti suggeriscono un utilizzo più sporadico, come punto di passaggio verso zone più elevate in cui praticare la caccia. Sono infatti presenti quasi esclusivamente attrezzi litici utili per l’attività venatoria. Non dobbiamo però pensare che a spostarsi fossero solo gli uomini in grado di cacciare, la presenza della sepoltura di un neonato, di meno di tre mesi, suggerisce infatti che nei gruppi fossero sempre presenti anche donne e bambini, formando gruppi eterogenei”.


LA FESTA DI SANT’ISIDORO PATRONO DEGLI AGRICOLTORI Il 19 Maggio Albenga festeggia Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori. Isidoro fu un agricoltore spagnolo, vissuto attorno al 1000 nei pressi di Madrid; aveva iniziato fin da piccolo a lavorare la terra ed alternava il lavoro nei campi alla preghiera. Quando si fermava per pregare attirava su di se’ le ire degli altri lavoratori e del suo padrone ma ben presto tutti si accorsero che il suo lavoro non restava mai indietro perché gli angeli, durante le sue preghiere, lavoravano al suo posto. Ben presto riuscì a conquistarsi la stima del padrone e dei suoi compagni anche perché non tratteneva mai tutta la sua paga ma condivideva il poco che aveva con i più poveri. Tra i miracoli che gli si attribuiscono c’è il salvataggio di un bambino caduto in un pozzo: Isidoro avrebbe pregato così intensamente che l’acqua risalendo dall’interno del pozzo avrebbe portato in salvo il bimbo. Una figura molto amata quella di Sant’Isidoro, beatificato nel 1619 e canonizzato nel 1622, dal forte legame con la terra e con la famiglia (pure la moglie Maria è stata canonizzata nel 1697 come Maria de la Cabeza). Anche quest’anno L’Ortofrutticola prende parte ai festeggiamenti che prevedono fin dal mattino un’esposizione di macchine agricole nel centro storico di Albenga ed una serie di eventi collaterali che culmineranno nella Santa Messa in Santa Maria in Fontibus ai vespri, seguita dalla processione per il centro della città.

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IL PROTETTIVO CONTRO I DANNI DA GELO

KILLER FROST

CONCIME MINERALE SEMPLICE SOLUZIONE DI SALI POTASSICI B.T.C. KILLER FROST è un concime fisiologico con una specifica funzione antigelo, con lo scopo di evitare danni da gelo su organi vegetali delicati quali gemme, fiori e piccoli frutti. Il prodotto deve essere utilizzato nei periodi in cui le gelate tardive possono verificarsi. Applicare in anticipo qualora sia previsto un improvviso calo della temperatura. Meccanismo d'azione: il potassio è un elemento libero in grado di avere diverse funzioni di regolamentazione che vanno dalla sintesi proteica fino ad accumulo di amido e la regolamentazione dell'efficienza idrica. Il potassio si accumula prevalentemente nei vacuoli delle cellule vegetali e aiuta a regolare la pressione osmotica all'interno della cellula. Nel caso in cui le temperature si abbassino fino al punto di congelamento, il danno meccanico è rappresentato dai cristalli di ghiaccio che si formano nella cellula, rompendo la membrana cellulare provocando il collasso di germogli e fiori. La linfa cellulare più concentrata congela a una temperatura inferiore e preserva la cella dal collasso. È stato constatato che piante a cui viene fornito sufficiente potassio, possono attraversare gelate tardive, senza danni evidenti, mentre gran parte delle piante che vengono coltivate su terreni carenti di potassio subiscono notevoli danni. Questa evidenza è dovuta alla regolazione del potenziale osmotico dell’acqua e la riduzione delle perdite di elettroliti causata dalle gelate. Elevate concentrazioni di potassio proteggono dal congelamento, abbassando il punto di congelamento della soluzione cellulare della pianta. Inoltre, un citoplasma maggiormente concentrato di potassio, è essenziale per le attività enzimatiche coinvolte nella regolazione dei meccanismi naturali di resistenza al gelo. KILLER FROST combina il potassio con propandiolo, che agisce come un tensioattivo utilizzato per veicolare sostanze più rapidamente attraverso la membrana cellulare, accelerando così il processo di protezione antigelo. Utilizzo e dosaggi Per cali di temperatura:

fino a - 4° C, utilizzare 3,0 litri. fino a - 6° C, utilizzare 4,0 litri. fino a - 8° C, utilizzare 5,0 litri. Le dosi sono espresse per volumi di acqua di 600/1000 litri per ha. L'applicazione può mantenere la sua efficacia per 24-48 ore a seconda delle condizioni atmosferiche. L'azione di KILLER FROST è stata testata, misurando gli effetti positivi sulla protezione di organi vegetali dal gelo. KILLER FROST è consentito in agricoltura biologica e non è nocivo per l'uomo e per l'ambiente.

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LA BUROCRAZIA “RUBA” 100 GIORNI ALL’ANNO Snellire le procedure è fondamentale per la sopravvivenza delle imprese liguri Non solo le problematiche legate ai cambi climatici, agli infestanti dannosi e agli attacchi della fauna selvatica mettono a dura prova la pazienza degli agricoltori, ma anche quelle legate alla burocrazia che, con le sue lungaggini, ruba fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda e frena, con le inefficienze, l’avvio di nuove attività. È quanto emerge dall’incontro sul pacchetto di misure per la deburocratizzazione e per la Legge di Bilancio, dove è stato sottolineato che, in Italia, il peso della burocrazia è molto più elevato rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Europea, e dove la complessità delle procedure amministrative è ritenuta un problema dall’84% degli imprenditori, oltre venti punti superiore al 60% della media Ue (analisi di Eurobarometro della Commissione europea). “I blocchi burocratici – afferma il Presidente di Coldiretti Savona, Marcello Grenna - si sono dimostrati delle vere e proprie minacce al lavoro agricolo in Liguria. Il nostro settore, infatti, deve già fare i conti con un territorio non tra i più facili d’Italia, dove da tempo si abbattono periodicamente fenomeni metereologici che ne compromettono la regolare attività: serve che almeno a livello burocra-

tico tutto funzioni alla perfezione e che i tempi per avere delle risposte vengano ridotti al minimo. Le procedure per il rilascio dei finanziamenti messi in campo dal PSR 2014-2020, ad esempio, non devono più riscontrare i problemi avuti finora, dove il blocco delle istruttorie per problemi tecnici e addirittura per problemi informatici ha rallentato terribilmente i tempi di erogazione dei finanziamenti. Per il 2019 serve che Regione Liguria faccia uno sforzo ancora maggiore di quello messo in campo fino ad oggi, assicurandosi in primis che i sistemi informatici dell’Organismo Pagatore dialoghino attivamente con le banche dati della PA disponibili e che si velocizzi il più possibile l’erogazione dei finanziamenti in modo da avere disponibili le risorse necessarie al miglioramento delle imprese agricole. La mancanza di risorse e liquidità rischia di compromettere la sopravvivenza delle aziende, che arrivano non di rado a dover chiudere l’attività. Lo snellimento delle procedure con la semplificazione, il dialogo tra le amministrazioni e l’informatizzazione è, insieme alla trasparenza dell’informazione ai consumatori, il miglior investimento che può fare la nostra Regione, e il nostro Paese, per sostenere la crescita.”

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Ecco perché i produttori devono essere favorevoli Oltre 30 anni fa, anni ’80, la discussione nelle campagne dell’entroterra di Imperia e Savona era se fosse utile fare la DOC del vino. Alcuni sostenevano che si andava incontro a costi burocratici e procedure noiose, altri che il vino lo sapevano fare loro senza che nessun potesse pretendere di insegnargli, altri ancora che il vino e le uve si vendevano bene così. Perché crearsi un fastidio in più? Sapete come è andata a finire? Che ha prevalso la lungimiranza dei viticoltori più innovativi, coloro che aveva già avviato la valorizzazione del Vermentino, del Pigato, del Rossese e dell’Ormeasco ed avevano capito il rischio che altri sfruttassero il nome dei nostri vini. Si aggrapparono alla norma comunitaria, allora non così diffusa, e diedero così origine alla DOC Riviera Ligure di Ponente. Figure come Pippo Parodi, Maurizio Flavio, Lino Panero, Lupi di Pieve di Teco ed altri grandi vecchi che spingendo per quella scelta hanno fatto l’interesse di tutti i produttori vitivinicoli. Dall’introduzione della DOC gestita dalla CCIAA il prezzo medio delle uve da vino si è mantenuto stabile su valori medi sempre superiori ad € 1,60 - 1,70 / kg sino ai giorni attuali (oltre 30 anni dopo!!!), anche per il piccolo produttore che vende le uve. Allora vennero messe le basi per una piccola economia locale, oggi riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, saldamente in mano ai trasformatori locali ed ai produttori locali. Sì, perché dall’entrata in vigore della DOC se si vuole produrre e imbottigliare Pigato si deve acquistare

o produrre direttamente uve nel territorio DOC; in questo territorio ci siamo noi produttori e non altri. È evidente che il Pigato è solo DOC; è nell’interesse soprattutto dei produttori. Se un produttore non vuole utilizzare la denominazione lo imbottiglia come “Vino da tavola”. Non ha neppure la possibilità di utilizzare un sinonimo, come invece sarebbe possibile nel caso divenisse DOP l’Oliva Taggiasca (ecco il nome possibile, Giuggiolina, che ha suscitato incomprensione e ironia). Tutto questo se vogliamo riflettere seriamente ci rendiamo conto che è nell’interesse soprattutto di chi coltiva le Olive; le norme europee della DOP (l’Italia ho oltre 500 DOP, primo paese in Europa) vieteranno ad altri produttori o altri operatori dell’agro-industria di continuare ad utilizzare le olive taggiasche legittimamente come oggi fanno in Italia ed all’estero. Perché se non riusciamo a difendere questo prodotto sicuramente tipico del nostro territorio e che sta incontrando un momento favorevole potrebbe accadere che, tra alcuni anni, quando saranno accresciute le decine di migliaia di taggiasche piantate altrove in Italia ed in Europa, da quei territori dove saranno divenute tipiche del paesaggio parta una iniziativa DOP che potrebbe costringerci a rincorrere, per non perdere la possibilità ed i vantaggi di vendere come taggiasche le nostre olive e come Taggiasco il nostro Olio. Non facciamoci raccontare favole, parliamo con i nostri colleghi produttori di uve DOC e chiediamo se e come funziona da oltre 30 anni in quel settore. E andiamo avanti decisi. Anche i trasformatori locali avranno un vantaggio “territoriale”. Evitiamo di farci guerra in casa; avremo probabilmente da difenderci dai “non liguri” che si sentiranno minacciati dalla nostra DOP dell’Oliva Taggiasca.

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CONFAGRICOLTURA

NASCE EBAL IL NUOVO ENTE DI INTEGRAZIONE PER MALATTIA E INFORTUNIO È stato costituito il nuovo ente bilaterale dell’agricoltura della Liguria EBAL che sostituisce la cassa extra legem CIMACLA. La costituzione è stata possibile grazie all’accordo sindacale raggiunto dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni professionali agricole della Liguria seguendo le linee guida del contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai agricoli e florovivaisti. Vengono confermate tutte le attività precedenti svolte dal CIMACLA e quindi il nuovo Ente provvederà ad integrare la malattia e l’infortunio non completamente riconosciute dagli enti pubblici INPS ed INAIL agli operai agricoli e florovivaisti assunti dalle aziende agricole della Liguria. Vi ricordiamo infatti che: A - In caso di malattia l’operaio, in aggiunta al trattamento di legge, avrà diritto: Operaio a Tempo Indeterminato: ad un’integrazione, per un periodo massimo di 180 giorni nell’anno (1° gennaio - 31 dicembre), per ogni giornata riconosciuta e liquidata dall’Ente all’uopo preposto, pari alla differenza fra quanto liquidato dall’Ente e il 100% (cento per cento) della retribuzione contrattuale percepita all’insorgere

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dell’evento comprensiva dei relativi ratei di 13° e 14° mensilità. Operaio a Tempo Determinato: ad un’integrazione, per un periodo massimo di 180 giorni nell’anno (1° gennaio-31 dicembre), per ogni giornata riconosciuta e liquidata dall’Ente, pari alla differenza fra quanto liquidato dall’Ente e il 100% della retribuzione contrattuale. In deroga alle disposizioni INPS vigenti per gli OTI e gli OTD, l’EBAL assorbe l’integrazione del periodo di carenza riconosciuta dall’Ente pari a tre giorni, in sostituzione dei datori di lavoro e limitatamente a periodi continuativi di malattia pari o superiori a 6 giorni di calendario. B - In caso di infortunio l’operaio agricolo, in aggiunta al trattamento di Legge, avrà diritto: Operaio a Tempo Indeterminato: ad un’’integrazione, per ogni giornata riconosciuta e liquidata dall’Ente all’uopo preposto, pari alla differenza fra quanto liquidato dall’Ente e il 100% della retribuzione contrattuale percepita all’insorgere dell’evento comprensiva dei relativi ratei di 13° e 14° mensilità. Operaio a Tempo Determinato: ad un’integrazione, per ogni giornata riconosciuta e liquidata dall’Ente, pari alla differenza fra quanto liquidato dall’Ente e il 100% della retribuzione contrattuale percepita all’insorgere dell’evento. CIMACLA assorbe l’integrazione dei primi tre giorni di carenza in sostituzione dei datori di lavoro. Sono previsti anche diversi contributi straordinari a favore degli iscritti al nuovo ente. Per maggiori informazioni potrete rivolgervi a tutti gli uffici provinciali di: CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, FAI-CISL, FLAI-CGIL E UILA-UIL.


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“Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l’attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta. È obbligatorio l’uso di idonei dispositivi di protezione individuale e di attrezzature di lavoro conformi (D.Lgs 81/2008 e ss.mm.).”

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PIGATO E VERMENTINO BIO AL VINITALY 2019 I vini imbottigliati fino ad ora confermano una vendemmia ritornata ai suoi canoni ottimali Con il nuovo anno si è già provveduto ad imbottigliare i primi vini vendemmia 2018, Pigato e Vermentino rlp, con grande soddisfazione per il risultato e la qualità raggiunta. Grande attesa vi è per i Vini Bio Pigato e Vermentino, vista la prima esperienza della nostra Cooperativa, proprio nel comparto Biologico, e vedendo quanto margine di crescita sta ottenendo tutto il settore del biologico a livello nazionale, si ripone grande speranza su questi due prodotti che oltre a fregiarsi della menzione biologica rispecchiano a livello di proprie caratteristiche un’estrema tipicità del vino. L’obiettivo è di presentare queste due nuove referenze al Vinitaly 2019 che si terrà a Verona dal 7 al 10 Aprile, e nel quale la Nostra Cooperativa parteciperà, come parte estremamente attiva nello stand realizzato da Vite in Riviera ed anche con le proprie etichette nello stand dell’Enoteca Regionale della Liguria. Con il mese di marzo poi proseguiranno i primi imbottigliamenti dei vini rossi, ormeasco di Pornassio, granaccia e Rossese, il tutto a conferma di una vendemmia finalmente ritornata su canoni ottimali.

Scegli Terflor, scegli la qualità La linea PROFESSIONALE HOCHMOOR è nata da anni di esperienza e dedizione rivolta a soddisfare le esigenze di operatori specializzati e dalla collaborazione con importanti istituti europei di ricerca e analisi in ambito agrario. Ogni prodotto si distingue per caratteristiche idrologiche, capacità differenziate di rilascio organico nel tempo, struttura chimico-fisica delle materie prime e formulazioni specifiche certificate per il florivivaismo di pregio.

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w w w. t e r f l o r. i t


#CooperativaOlivicoladiArnasco #olioextraverginediolivaArnasca #oliodicomunità

ultimi decenni a recuperare il territorio hanno dato i primi risultati in termine di raccolta. Il frantoio cooperativo, che è stato potenziato negli ultimi due anni, ha dato il massimo di se stesso grazie anche a Piero Bruno, il nuovo frantoiano, e al tecnico Tommaso Bodini. Grazie all’intera filiera formata dalle persone in campo che hanno creduto al lavoro e al sogno di portare a termine una stagione olearia tra le migliori degli ultimi trent’anni. Ma il grazie più grande va alla comunità, i nostri 300 soci che con entusiasmo hanno creduto e credono nella loro Cooperativa.

Come ogni anno abbiamo iniziato questa nuova campagna olearia trattenendo il fiato, dare delle certezze su ogni campagna ad inizio anno non è semplice. Siamo sempre passati da annate difficili, campagne migliori con un discreto recupero in termini quantitativi, e poi di nuovo stagioni complesse. Ma non bisogna arrendersi, essere tenaci. Perché quando l’olio è la tua prima e unica scelta di vita, occorre farsi trovare preparati, pronti, al meglio delle proprie potenzialità. Perché contrastare la forza della natura è impossibile, provarci è una necessità, ottenere il massimo con le capacità e gli strumenti che si hanno a disposizione, un dovere. Ora che siamo a fine stagione posso dire che anche quest’anno abbiamo fatto centro: la produzione ha superato le aspettative, la qualità è alle stelle, la nostra Arnasca continua a darci soddisfazioni e la soddisfazione più grande è vedere che le fatiche degli

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SEGRETERIA Tel. 0182 50374 - Fax 0182 1980190 / 0182 50312 segreteria@ortofrutticola.eu

PRESIDENZA Tel. 0182 50374 - Fax 0182 1980101 presidente@ortofrutticola.it

SEGRETERIA GENERALE Tel. 0182 50374 - Fax 0182 1980110

DIREZIONE COMMERCIALE Tel. 0182 568109 - Fax 0182 21119 deandreis@ortofrutticola.eu

AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ Tel. 0182 50374 - Fax 0182 1980120 / 0182 554333 contabilita@ortofrutticola.it

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