1 minute read

DIDO, ROMEO, L’ETERNAUTA E l‘INFERNO

“Quando sei all’inferno, puoi soltanto camminare”. Sarebbe improprio paragonare il campionato di A2 a un girone infernale, anche per chi - come Cantùera adusa a incrociare sul parquet le spade con Barcellona e Real Madrid. Ma la realtà è questa, si passa da Trapani all’Assigeco Piacenza (la rivale di turno, al PalaDesio) con la stessa passione. Anche per Cantù, regina di Coppe e parte della storia cestistica italiana ed europea, conta più il presente delle glorie passate. Ma nulla vieta di farlo ‘a nostro modo’, My Way canterebbe Frank Sinatra. E così nella fase che conduce alla volata che porterà alla fine della stagione regolare (prima di seconda fase e playoff), ecco che sta puntando la vetta Torino, squadra che Romeo Sacchetti - esattamente 40 anni fa - portò alle semifinali playoff di A1, sotto la guida di uno degli allenatori più iconici di sempre: Dido Guerrieri, detto l’Eternauta. È stato un coach che viaggiava nel futuro, Guerrieri, e che il “milieu” giudicava magari per la data di nascita. Se avesse avuto l’Italia un campionato NCAA, un basket in cui l’insegnamento è un valore accademico al pari della fisica e della matematica o della letteratura, sarebbe stato non solo “il professore” ma avrebbe avuto una carriera al pari dei grandi coaches delle università che lo conoscevano e l’apprezzavano. 40 anni fa la Torino di Sacchetti, Della Valle senior, Scott May, Caglieris, Vecchiato e Riky Morandotti sciorinava una pallacanestro frizzante, vivace, fuori dagli schemi. La squadra più forte che NON vinse nulla, fermandosi sempre un passo prima dei trofei alzati. Che Romeo Sacchetti abbia proseguito idealmente la filosofia di Dido L’Eternauta s’è visto nella magica torcida di Sassari (il mio basket è di chi lo gioca, il mantra del coach) e ora a Cantù, che primeggia nel proprio girone sciorinando una pallacanestro solida dove il talento individuale viene lasciato libero di coadiuvare, sostenere, l’idea stessa di squadra. Romeo come Dido, Eternauta 40 anni dopo. C’è la vittoria ma anche il beau geste. Il cinismo ma anche l’estetica. E questa Cantù, solida sulla tolda di comando, sta riproponendo quella stessa filosofia. Con un obiettivo chiaro: tornare in paradiso. We believe it, Romeo. Anzi, Eternauta.

Advertisement

This article is from: