Viaggio tra castelli, ville e palazzi della provincia modenese, di Paola Gemelli

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A spasso nella storia Viaggio tra castelli, ville e palazzi della provincia modenese di Paola Gemelli

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i dice – non sempre con una sfumatura positiva – che l’Italia è il paese dei mille campanili. Ma è certo anche tra i paesi che presentano la maggiore densità di opere d’arte e beni culturali al mondo. Una ricchezza a tutto vantaggio del turismo culturale, che, senza sobbarcarsi prolungati spostamenti, può godere nello spazio di pochi chilometri di un’offerta variegata e di altissimo livello, attraversando anche in un solo fine settimana secoli di storia. È il caso del territorio che include i comuni di Fiorano Modenese, Formigine, Maranello e Sassuolo, in provincia di Modena. Un territorio che, proprio superando la cosiddetta logica del campanile, i quattro comuni hanno scelto di promuovere insieme riunendosi sotto la denominazione I.T.E.R. Acronimo di Ingegno, Territorio, Emozione, Relax, le quattro parole chiave che caratterizzano l’offerta turistica territoriale, I.T.E.R. significa anche – e non a caso – viaggio, percorso... E sarà proprio lungo uno di questi percorsi, tra i tanti possibili, che vi accompagneremo, alla scoperta di un territorio punteggiato di dimore storiche, castelli, ville e palazzi, che nei secoli hanno segnato il passaggio e il dominio di signorie e potenti casate e dove ancora oggi si può, all’ombra della storia, rivivere un’atmosfera di incanto e nobiltà. Partiamo dunque: il nostro viaggio comincia

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sulle colline sassolesi e precisamente in località Montegibbio dove fin dal 920 d.C s’innalza l’omonimo castello. Oggetto di numerosissimi passaggi di proprietà, danneggiato da un violento terremoto nel 1501 e poi ricostruito, il complesso castellano si compone di diversi edifici - il Palazzo Signorile, la Chiesa di San Pietro e la canonica - disposti attorno ad una corte centrale, la cui forma, ellittica, ne testimonia l’adattamento alla sommità della collina. Gli interni del palazzo sono affrescati e arredati con mobili originali, mentre tutto attorno si estende una zona verde all’interno della quale si possono ammirare alberi secolari e diverse specie arboree, tra cui il pino silvestre. Scendendo verso la pianura ci accoglie ciò che rimane del maestoso Parco Ducale che nel XVIII secolo collegava, tramite un lungo viale bordato di pioppi cipressini e lungo quasi 4 chilometri, il casino del Belvedere Ducale, posto in località Vallurbana, al Palazzo Ducale e, proseguendo verso nord, alla Casiglia. La viabilità moderna ci costringe invece a seguire in parte il perimetro del parco per poi avvicinarci al Palazzo, ammirandone dapprima la facciata meridionale e poi il lato est e la polveriera ducale, per accedervi infine attraverso il cannocchiale prospettico di via Rocca al termine del quale la facciata del palazzo ci accoglie in tutta la sua maestosità. Se le origini vanno fatte risalire all’epoca medievale, ciò che oggi delizia i nostri occhi è una delle massime espressioni del barocco emiliano, sontuosa resi-


denza estiva voluta dal Duca Francesco I d’Este nella prima metà del ‘600. Il recente recupero consente la visita dell’area decorata del Piano Nobile, ben 28 ambienti stupefacenti per le pitture e per le decorazioni plastiche realizzate da un’equipe di artisti straordinari fra i quali il francese Jean Boulanger, alcuni tra i maggiori pittori quadraturisti bolognesi come Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli e un gran numero di abili decoratori e plasticatori. Vi lavorarono inoltre scenografi di fama come Gaspare Vigarani e l’architetto Bartolomeo Avanzini, ispirato nel rinnovamento strutturale e nelle soluzioni decorative barocche da Gian Lorenzo Bernini. Oggi il Palazzo è sede di una multiforme e dinamica attività espositiva che ne accresce l’interesse e l’attrattiva. Volendo completare il nostro percorso alla scoperta delle meraviglie ducali dovremmo poi spingerci ancora verso nord e raggiungere la Palazzina Ducale della Casiglia, che, nata come “cassina di caccia”, fu inserita nel Parco Ducale e rielaborata nel XVIII secolo dall’architetto Pietro Bezzi. Profondamente trasformata nel XIX secolo, oggi ospita il Museo e Centro di Documentazione per la Ceramica. Ma è tempo di spostarci a Spezzano di Fiorano Modenese, dove ci accoglie un antico e fiabesco castello, le cui origini, come testimoniano fossato, ponte levatoio e mura merlate, risalgono ai secoli XIII e XIV. La struttura medievale fu trasformata nell’attuale palazzo signorile, che ha il suo fulcro nella corte porticata rinascimentale, dai signori Pio di Carpi a partire dal 1529. All’interno affreschi, cicli pittorici e soffitti a cassettoni con formelle policrome del Cinquecento decorano la Sala delle Vedute, la Galleria delle battaglie e altri ambienti. Dopo vari passaggi, il castello è ora proprietà dell’amministrazione comunale, che ne ha fatto la sede del Museo della Ceramica. L’allestimento museale documenta le tecniche e i modi di produzione della ceramica dal Neolitico all’età contemporanea in un territorio vocato da millenni alla lavorazione dell’argilla e che oggi costituisce con Sassuolo il cuore del distretto ceramico. Tra Fiorano e Formigine sono poi numerosissime le ville storiche. A Fiorano spicca su tutte Villa Vigarani Guastalla, costruita su progetto dell’architetto Gaspare Vigarani intorno al 1659. È oggi circondata da uno splendido parco con specie vegetali anche di eccezionale rarità e, sede di rappresentanza di Emilceramica, ospita la mostra permanente di ceramiche sassolesi del Settecento e Ottocento. A Formigine troviamo invece, immersa nel rigoglioso parco della Resistenza, uno straordinario esempio di neoclassicismo modenese: Villa Gandini, dal nome della famiglia nobiliare modenese legata alla corte estense che ne entrò in possesso nel 1791. A Pietro Gandini, colto mecenate e collezionista, si deve l’iniziativa di chiamare nomi illustri del panorama architettonico e artistico del tempo

per decorare la villa, che ancora oggi conserva dipinti, bassorilievi e decorazioni. Formigine ci offre poi l’occasione di rituffarci in epoca medievale ed esattamente nel 1201, data di nascita del Castello, costruito per rafforzare le difese nei confronti del Comune di Reggio Emilia e poi passato di proprietà in proprietà (ritroviamo la famiglia dei Pio e quella dei d’Este) finché nel 1811 andò al Marchese Calcagnini. Danneggiato gravemente con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, fu restaurato una prima volta nel 1948. Le più recenti operazioni di restauro, terminate nel 2007, ne hanno recuperato tutto il potere suggestivo. Si presenta oggi diviso in due parti principali: il palazzo marchionale e la rocchetta, formata dal corpo di guardia, dalla torre dell’orologio, dalla corticella e dalla torre sud-est. Presso il Castello si trova il Museo e Centro di documentazione, creato per comunicare i risultati emersi dalla ricerca archeologica, dall’indagine storica e dal progetto di restauro. Installazioni multimediali consentono al visitatore di apprendere le vicende che hanno interessato il castello dall’Alto Medioevo fino alla contemporaneità. Anche Maranello, infine, ha il suo castello, costruito verso l’anno Mille da una nobile famiglia della vicina Marano, da cui il nome Maranello. Attorno si estende ancora l’antico borgo medievale. Ma è a Pozza, frazione adagiata su dolci e verdi colline, che vale ora la pena spostarsi. Qui natura e cultura si incontrano nel Parco di Villa Rangoni Machiavelli, che, esteso su 10 ettari, ospita le sculture della collezione Severi, importanti opere di arte contemporanea, molte delle quali pensate appositamente per essere collocate in precisi punti del parco. Tra gli artisti presenti si segnalano Pietro Cascella, Gio’ Pomodoro, Yoshin Ogata. La villa, edificata nell’800 sfruttando parte delle mura esterne di un torrione preesistente di origine medievale, presenta oggi l’aspetto che le fu dato nel 1930 dall’architetto Gatti Casazza, il quale utilizzò elementi tipici dello stile veneziano. Ed è qui che, con gli occhi colmi di tante meraviglie, potremo infine riposare e porre fine al nostro viaggio. 35


...o a spasso nella natura

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chi preferisse un itinerario a tema naturalistico, consigliamo di esplorare il territorio di I.T.E.R. partendo da Formigine e precisamente dall’Oasi del Colombarone, un’importane zona umida di circa 50 ettari sulle rive del fiume Secchia, dove è possibile osservare una ricca fauna composta da uccelli acquatici, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e insetti immersi

Informazioni turistiche Per modalità di visita e prenotazione visite guidate contattare gli uffici di Informazione e Accoglienza Turistica: IAT Sassuolo - Fiorano Modenese - Formigine Piazzale Avanzini – Paggeria Nuova - Sassuolo (MO) Tel.0536.1844853 – e-mail info@areaaree.it IAT Maranello Terra di Motori c/o Galleria Ferrari, via Dino Ferrari, 43 - Maranello (MO) Tel. 0536.073036 - e-mail iat@maranello.it - website www.maranello.it

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in una vegetazione rigogliosa, rappresentata da alberi e arbusti tipici dell’ambiente planiziale padano. Da qui ci si sposterà verso Maranello, dove da Rio Piodo a Torre Maina fino al confine con il comune di Formigine, si snoda il percorso naturalistico lungo il torrente Tiepido, un vero e proprio “corridoio ecologico” lungo 8 km, percorribile a piedi o in bicicletta. Tra orchidee, salici bianchi, pioppi e ciliegi selvatici, potrà capitare di imbattersi in ricci, volpi, tassi e caprioli, mentre gli osservatori più attenti potranno scorgere gli aironi cinerini, i pettirossi e le cinciallegre. Ancora diverso il paesaggio che ci attende a Fiorano, dove, alle pendici dell’Appennino modenese si trova una riserva in cui è possibile assistere a un curioso fenomeno naturale: le salse. Si tratta di emissioni di fanghi salati e acque melmose fredde che si depositano a forma di cono con piccoli crateri alla sommità, dai quali gorgogliano gas e sostanze bituminose dando origine a caratteristiche colate. Oltre ai conetti di fango, che conferiscono al paesaggio un aspetto lunare, la Riserva Naturale Regionale delle Salse comprende lembi di bosco, stagni, prati e vigneti. I visitatori possono percorrere sette diversi itinerari, il primo interamente dedicato alle salse, mentre gli altri si snodano lungo diversi punti panoramici tra crinali e calanchi. Crinali frastagliati e profondi che arricchiscono il paesaggio collinare, i calanchi segnano la continuità con il territorio di Sassuolo, dove ritroviamo, seppur in forma minore, il fenomeno delle salse. Sulle prime colline sassolesi si trovano anche le antiche Terme della Salvarola. Qui, nell’antico stabilimento caratterizzato da una splendida facciata stile Liberty è possibile godere di cure termali, da quelle inalatorie alle balneo-fango terapie.


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