REPORTAGE
I mille giorni resistenti dei nativi del Canada L’alleanza tra gli indigeni First Nations contrasta i progetti di gasdotti e oleodotti che attraversano aree preziose per chi ci vive e per l’economia, non solo locale. Dalle montagne di Hazelton alle coste di Lelu Island, popoli uniti contro i cantieri di Paola Rosà - da Vancouver 44 LEFT 4 marzo 2017
© Stand Earth
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n paio di colpi di clacson, un minuto di attesa e Clyde accorre sorridente ad alzare la sbarra. In estate, quando le famiglie dei nativi passano le giornate nelle foreste per la tradizionale raccolta dei frutti di bosco, il blocco stradale dopo il ponte sul Suskwa River, a una ventina di chilometri di sterrato dal bivio sulla Highway 16 che porta ad ovest sul Pacifico e a nord verso lo Yukon, diventa un punto di ristoro dove non manca mai un caffè o un piatto di zuppa. «Secondo il governo e le multinazionali abbiamo chiuso abusivamente la strada, in realtà abbiamo riaperto il territorio alle attività che ci hanno sostenuto per millenni», spiega Richard Wright, portavoce del clan Luutkudziiwus dei Gitxsan, il “popolo della foschia fluviale” che ha cominciato a costruire il campo nell’agosto 2014. Una casetta di legno che Clyde abita anche d’inverno, una tenda con brande e materassi per i tanti ospiti di passaggio, una baracca dove affumicare il
salmone, una serra con spezie e pomodori: Madii Lii, che riprende il nome di una montagna, è il presidio di una resistenza minuscola nei numeri ma titanica negli intenti. Di qui passa il tracciato di uno dei gasdotti che dai pozzi del nordest porterebbe il gas per un migliaio di chilometri fino agli impianti di liquefazione da costruire su Lelu Island, dove il maestoso fiume Skeena sbocca nel Pacifico. Ma di qui passa anche l’opposizione dei nativi della British Columbia, che nella salute del bacino del fiume Skeena identificano la propria sopravvivenza. La costa occidentale della British Columbia, poi, è un dedalo di canali, isole e acque turbolente tra le più pericolose per la navigazione. Con l’approvazione del progetto del colosso Petronas denominato Pacific NorthWest Lng saranno 275 le nuove navi cisterna a solcare quelle acque ogni anno. «Queste terre non sono mai state oggetto di trattati», aggiunge Richard, membro di una famiglia di capi ereditari. Si tratta di Il videoreportage unceded land, zone a suo tempo trascurate dall’ingordigia dei bianchi perché remote, L’autrice di questo servizio, inaccessibili e superflue all’economia. Per Paola Rosà, ha realizzato centinaia di chilometri, il “nulla”. Neppure con Antonio Senter il videorestrade forestali. Solo fiumi, torrenti, boschi, portage a puntate Upstream, montagne, e caribù, alci, orsi grizzly, trote, controcorrente: salmoni, aquile. Dove gli svizzeri vengono www.rosasenter.weebly.com a fare eliski e tedeschi e francesi a pescare. «Quello che i coloni chiamavano nulla, per noi è la vita», aggiunge Yvonne Lattie, la 67enne Chief Gwininitxw, rispettata e temuta leader del clan del lupo. «Nel territorio c’è il nostro cibo, la nostra sussistenza, e ora il governo, dopo aver cercato per decenni di estirpare l’indiano dai bambini con la politica dell’educazione forzata nei collegi, cerca di strapparci la terra. Anche questo è genocidio». A ripeterlo per l’ennesima volta tentando di attirare l’attenzione dei media, i due capi si sono spostati mille chilometri a sud, a Vancouver, il 10 gennaio, nelle stesse ore in cui l’attrice Jane Fonda sorvolava le sabbie bituminose dell’Alberta accompagnata da Greenpeace, e hanno presentato l’ennesima causa civile contro il governo, provinciale e federale. Con loro anche i leader delle tribù della costa, i Lax Kw’alaams di Lelu Island, che dall’agosto 2015 presidiano l’isola per impedire la costruzione dell’impianto di refrigerazione del gas in un habitat prezioso per milioni di salmoni. Flora Banks è una formazione di sabbia dove milioni di salmoni si rifugiano tra le alghe nel 4 marzo 2017 LEFT 45
Se anche Trudeau non molla le fossili Il primo ministro approva progetti impattanti inimicandosi gli elettori ambientalisti e indigeni periodo di adattamento appena usciti dallo Skeena River. Il terminal marino della Petronas provocherebbe la distruzione del delicato equilibrio di maree che mantiene in vita il banco di sabbia. Lo sostengono 130 scienziati che hanno sottoscritto un appello, inascoltato, affinché il governo non approvasse il progetto. Il 10 gennaio a Vancouver, in un momento storico oscurato dal volo di Jane Fonda con Greenpeace, si è materializzata l’alleanza transnazionale auspicata da decenni, il dialogo fra le First Nations canadesi, i popoli indigeni sulla cui divisione hanno proliferato compagnie minerarie ed estrattive tra le più spietate. Qualche spicciolo al capo villaggio, una donazione alla locale squadra di hockey, a comprarsi la firma per il passaggio di oleodotti, la deviazione di fiumi, lo svuotamento di laghi. Così sono andate le cose negli ultimi decenni. Fino a non molto tempo fa, quando le prime occupazioni, o meglio le iniziative di ritorno alla terra, hanno effettivamente bloccato i cantieri. E ai soldi qualcuno ha cominciato a dire no, grazie. Come i Lax Kw’alaams, che hanno rinviato al mittente l’offerta della Petronas di oltre un miliardo di dollari. «Questo banco di sabbia ad ovest di Lelu Island dove intendono costruire un ponte più grande del Golden Bridge per caricare il gas liquefatto sulle navi cisterna è la nostra vera miniera» dice Ken Lawson, Chief del clan Gitwilgyoots. «Qui i salmoni di tutto lo Skeena vengono a ripararsi dai predatori nel delicato passaggio dall’acqua dolce all’oceano. Come avremmo potuto svendere questa ricchezza?». La vista toglie il fiato, la costa pacifica è un rincorrersi di ombre ed azzurri fra isolotti boscosi, rocce e balene, orche, leoni marini. Ma proprio in questi giorni parte della tribù sta cedendo alle lusinghe del governo provinciale. Tornando nell’interno, i pionieri del ritorno alla terra sono gli Unist’ot’en di Freda Huson che, per intralciare l’oleodotto Northern Gateway della Enbridge, dal 2009 ha abbandonato la casa in paese e si è trasferita sul Morice River. «L’oleodotto è stato bocciato dalla Corte Suprema ma ci sono altri progetti che incombono», spiega la portavoce di uno dei clan più conosciuti tra gli attivisti internazionali che da Berlino e New York, dalla Svizzera e da Vancouver, sono arrivati anche quest’estate, per costru46 LEFT 4 marzo 2017
è anche un pizzico di Italia nella stretta di mano fra Donald Trump e Justin Trudeau a Washington il 13 febbraio, perché ci sono poco più di centomila tonnellate di acciaio dell’Ilva prenotate dalla TransCanada per la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, bocciato da Obama nel 2015 e riesumato dal nuovo presidente statunitense. Un oleodotto, il terzo dell’era Trudeau, che trasporterà bitume liquefatto dall’Alberta fino in Wisconsin. «In entrambe le telefonate che ho avuto con il presidente Trump - aveva dichiarato già a fine gennaio il primo ministro canadese - abbiamo parlato anche dell’oleodotto Keystone e io ho ribadito il mio sostegno alla sua realizzazione». Parole pronunciate da Calgary, Alberta, dove l’intero governo era in ritiro. Parole che, confermando l’appoggio del primo ministro canadese all’ennesimo oleodotto, non possono che scalfirne l’immagine green e riportare tutto sul piano del pragmatismo: rilancio dell’economia, posti di lavoro, classe media, sono questi i termini che ricorrono più spesso nei suoi discorsi, da Ottawa a Washington a Strasburgo, dove è stato applaudito all’indomani dell’approvazione del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione europea. Poco importa che si scateni l’opposizione di ambientalisti e nativi. «Il nostro impegno è immettere le risorse canadesi sul mercato e salvaguardare l’ambiente, e il trasporto del bitume tramite oleodotto è meno inquinante della ferrovia». Parola di Trudeau. Da quando a fine set-
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A tutto gas. E petrolio: i progetti in ballo Nella cartina a destra i progetti di gasdotti e oleodotti (per petrolio estratto da sabbie bituminose) in cantiere tra l’Alberta e la British Columbia. Il governo Trudeau ha approvato il Trans Mountain della Kinder Morgan e la Linea 3 della Enbridge verso gli Usa. Un reticolo di oleodotti e condutture per il gas, pozzi, centrali idroelettriche, serbatoi di stoccaggio e nuove strutture portuali, nonché raffinerie di bitume semisolido e un nuovo tracciato ferroviario.
tembre è stato confermato il via libera al megaproget- gie rinnovabili aveva annunciato di voler contribuire to della malese Petronas per l’export di gas liquefatto anche a immettere sul mercato le “risorse naturali” in Asia, le speranze di un cambio di passo nei rapporti (che in Canada sono sinonimo di gas e petrolio): fra First Nations, cioè i popoli nativi, e autorità fede- «Useremo i soldi del petrolio per costruire pale eolirale sono state accantonate. Il 2016 è stato l’anno in che». Senza possibilità di replica anche le sue parole cui gli elettori di Trudeau, ambientalisti e nativi, han- di fine novembre, quando ha approvato due nuovi no aperto gli occhi. «Caro Primo Ministro - scriveva il oleodotti per sabbie bituminose, per un aumento di Grand Chief Stewart Phillip, presidente dell’Unione produzione di oltre un milione di barili al giorno (e dei capi indiani della British Columbia, sul The Globe per un aumento di emissioni di gas serra compatibiand Mail il 2 dicembre scorso - Lei ha completamente le con gli impegni presi al vertice di Parigi un anno fallito nel Suo compito quando con arroganza ha an- fa solo grazie all’introduzione della carbon tax che nunciato di agire nell’interesse nazionale approvando pareggia i conti). «Non c’è un Paese al mondo che gli oleodotti. Credo che da giovane leader Lei abbia trovando miliardi di barili di petrolio li lascerebbe pensato di aver fatto il simpatico abbastanza e di aver nel terreno quando c’è un mercato che li vuole» ha ottenuto sufficiente credibilità, a livello nazionale ed ribadito Trudeau a novembre 2016. Il primo miniinternazionale, per poter finalmente arrivare al sodo stro canadese è riuscito dove il conservatore Stephen con una decisione impopolare che però Le assicurerà Harper si era dovuto fermare. Il governo liberale ha la benevolenza degli sporchi petrodato il via al Trans Mountain dellieri». Un linguaggio altrettanto Il premier canadese la Kinder Morgan dall’Alberta a deciso ma ancora intriso di aspetBurnaby, che farà aumentare di tative, il Grand Chief l’aveva usato appoggia l’oleodotto sette volte il traffico di petroliea luglio alla Paddle for the Peace, cancellato da Obama re nel porto di Vancouver (non a l’undicesimo raduno annuale che caso l’amministrazione cittadina aveva richiamato centinaia di at- e “riaperto” da Trump ha approvato una mozione contro tivisti lungo il Peace River, fiume l’oleodotto), e alla Linea 3 delminacciato dalla diga Site C, altro la Enbridge verso gli Stati Uniti. megaprogetto approvato da Trudeau. «Come possono Con il Keystone XL riattivato da Trump si arriva così allagare 83 chilometri di terreni fertili e di siti sacri ai a quasi due milioni di barili al giorno. Nel frattempo nativi per creare energia di cui non c’è bisogno?». Di gli elettori stanno già inondando i tribunali di cause quell’energia a basso costo hanno bisogno le aziende legali, contro la diga, contro l’lng e contro il Trans che estraggono sabbie bituminose in Alberta e gas con Mountain: «Questa è la nostra Standing Rock», hanfratturazione idraulica in British Columbia. Prodotti no detto i leader di tre tribù a Vancouver a metà gendi cui il mercato statunitense, con il crollo dei prezzi naio, richiamandosi alla resistenza dei Sioux contro e il ricorso al fracking, nel 2014 aveva ridotto le im- un altro oleodotto in Nord Dakota. La lotta contro portazioni. Di qui la ricerca di nuovi mercati. Di qui il black snake, il serpente nero, è la lotta per l’acqua, la corsa all’Ovest fino alla costa. per l’ambiente, per il futuro, che si tratti di un oleIl volto autentico del primo ministro era emerso già odotto approvato dal “cattivo” Donald Trump o dal lo scorso marzo, quando a una convention sulle ener- “buon” Justin Trudeau.
La costa occidentale della British Columbia è un dedalo di canali, isole e acque turbolente tra le più pericolose per la navigazione. Il progetto di Petronas, con terminal a Prince Rupert, prevede 275 nuove navi cisterna a solcare quelle acque.
Progetti legati al gas naturale Progetti legati al petrolio
Prince Rupert Kitimat
Costruita per insediare un’acciaieria negli anni 50, Kitimat, la cittadina sul fiordo, è nelle mire delle oil company per l’approdo di oleodotti, gasdotti e impianti di liquefazione del gas.
Vancouver
Edmonton A
B C Dall’Alberta partirebbero tre nuovi oleodotti: il Trans Mountain della Kinder Morgan (A) verso Vancouver, la Linea 3 della Enbridge (B) e il Keystone XL della TransCanada (C) verso gli Usa
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© Alex Wong/Getty Images
ire in mezzo al bosco un centro di recupero nemici in paese. La diatriba sullo sviluppo spacca le per nativi. «Dobbiamo guarire la nostra famiglie, anche tra i nativi. gente», aggiunge Freda. «Il nostro no a questo tipo di sviluppo - spiega ShanL’lng, gas liquefatto, è gas Duecento chilometri a nord, al campo Ma- non McPhail della Skeena Watershed Conservation naturale portato a -162 gradi dii Lii, la Chief Gwininitxw si sta preparan- Coalition, tra i sostenitori di Madii Lii e del presidio perché si riduca di 600 volte do per l’uscita a Maxhla Didaat, un altro sul lago - non ha niente a che vedere con l’ambienil volume e sia trasportabile presidio nel cuore del territorio Gitxsan, a talismo da salotto». L’ex saldatrice e guida forestale, via mare. Sulla costa pacifica più di un’ora di idrovolante da qui. «Siamo cuoca con una laurea in chimica, con un fratello nel della British Columbia sono pochi, ma non siamo soli, e come i nostri settore petrolifero e un padre ex costruttore di oleoin sospeso una ventina di imfratelli a Standing Rock abbiamo il dovere dotti, è diventata un’esperta di mediazione e conflitti. pianti, due dei quali approvati di difendere la terra, sia«Non siamo quelli che abbracciama in stallo per i prezzi bassi. mo i custodi della terra». Turismo, funghi, no gli alberi o guardano gli animaBenché sia una fonte a basse Un’altra casetta di legno li in foto», dice l’amica della Chief. emissioni, i gas serra emessi costruita con l’aiuto salmone. Proteggere Proteggere l’ambiente qui significa durante il processo di produdegli amici “europei”, l’ambiente qui significa tutelare un’economia che nel bacizione (fracking), trasporto e un’altra briciola di resino dello Skeena, un’area poco più liquefazione, superano di gran stenza contro i gasdotti: tutelare un’economia grande della Svizzera con circa 60 lunga quelli del carbone. il trapper’s paradise, il mila abitanti, ammonta solo per i paradiso dei cacciatori, salmoni a un centinaio di milioni adagiato sulle sponde di un laghetto raggiungibile di dollari canadesi l’anno (circa 70 milioni di euro). in due giorni di cammino, è un centro di formazio- «E poi c’è il turismo, c’è la raccolta dei funghi, c’è la ne dove la Chief insegna a riconoscere erbe mediche pesca sportiva sui torrenti», si anima Shannon, che e funghi, sentieri antichi e tracce animali. «Partiamo insiste: «Non chiamateci però ambientalisti», precidalle piccole cose per recuperare un grande patri- sando che la sua idea di ambiente è uno sgabello a tre monio a beneficio di tutti», aggiunge con evidente piedi, dove contano economia, natura e cultura. E la mestizia la Chief, che sin dalla lotta contro la minie- cultura è quella dei nativi, quella stessa che il candira della Shell una decina di anni fa si è fatta molti dato Trudeau aveva promesso di rispettare.
L’impatto del gas
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