Ci saranno santi tra i bambini - Estratto

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Pina Baglioni

« CI SARANNO SANTI TRA I BAMBINI » Carlo Acutis, Manuel Foderà Rosaria, Giastin e Cosimo Gravina Sara Mariucci


In copertina: Antoon van Dyck, Lasciate che i bambini vengano a me, particolare, National Gallery, Ottawa, Canada, Pictures Now / Alamy Foto Stock Le foto presenti all’interno del libro sono state gentilmente concesse dai genitori dei bambini e dei ragazzi ritratti

Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena Per i testi citati dai documenti dei pontefici © Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano

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« Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli ». (Mt 18,3)



INTRODUZIONE

« Ci saranno santi tra i bambini ». Così ebbe a dire san Pio X con un cenno che si è dimostrato profetico. Di lì a poco, nel 1930, nasce a Roma Antonietta Meo, che morirà a soli sei anni, la cui fama di santità va ben oltre l’attuale riconoscimento della Chiesa, che l’ha dichiarata venerabile. Ma negli anni recenti tale profezia sembra avere un riscontro impensabile. Sempre più numerose, infatti, si diffondono le storie di bambini, molto diverse tra loro, che pure appaiono sospese al filo d’oro della santità. In questo libro diamo conto di alcune di esse. La più nota, e riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa, è quella di Carlo Acutis, che non potevamo obliare per la devozione che ha suscitato in tutto il mondo. Un ragazzo, Carlo, più che un bambino, ma abbiamo ritenuto che non potesse mancare in questa rassegna perché lo si può considerare una sorta di fratello maggiore di questi 7


piccoli prediletti dal Signore, le cui storie sono magari meno famose della sua, ma non per questo meno straordinarie. La Chiesa non ha ancora riconosciuto la santità di questi bambini – anche se per alcuni di loro sono stati fatti passi in tal senso –, ma ciò è secondario, poiché la santità non è un bollino di certificazione da applicare su una vita, è piuttosto una vita nella quale risplende la testimonianza di Gesù, e tale testimonianza è stata evidente a quanti hanno avuto la ventura di incrociarne la strada. Se ci siamo accinti a raccogliere per cenni tali storie in un’unica pubblicazione, rinunciando a un lavoro più completo su ognuna di esse, è perché, come detto, si voleva dare conto di un fatto inconsueto: il fiorire improvviso di una santità bambina, come forse mai accaduto, almeno in Italia, in un tempo così breve. Quasi che il Signore voglia comunicare qualcosa. È di conforto pensare che abbia voluto ricordare l’importanza della sua grazia, che nei bambini è impossibile confondere con uno sforzo personale, alla estenuata cristianità contemporanea che sembra aver dimenticato quanto essa sia essenziale.

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QUANDO UNA CASA VIVE DI GRAZIA I fratelli Gravina Rosaria (1981-1996) Giastin (1987-2004) Cosimo (1994-2009)



Al di là delle previsioni

Rosaria, Giastin, Cosimo: questi i nomi dei fratelli Gravina la cui storia singolare inizia in Germania, a Wuppertal. È qui che Carolina Vigilante incontra Giuseppe Gravina e decidono di sposarsi. Vogliono molti figli e subito arriva il primo. Ma dopo nove mesi di trepidante attesa, il bimbo tanto atteso muore prima del parto. Uscita dall’ospedale, al ritorno a casa, Carolina incontra una vicina e, con lei, il figlio diversamente abile. Un pensiero pungente, quasi una sfida a Dio: « Cosa credi, che se mi fosse nato un figlio così non gli avrei voluto bene? ». Anni dopo lo stesso pensiero avrebbe riecheggiato con ben altra dolcezza nel suo cuore... Intanto nel 1980 arriva la nuova gravidanza: Rosaria, stavolta, viene alla luce, il 4 aprile 1981, ed è bellissima. La vita rinasce. Ma alcuni mesi dopo, la bimba inizia a stare male. I dottori degli ospedali tedeschi, che i genitori iniziano a con59


sultare affannosamente, non ci capiscono granché. Finché, alla fine, arriva la diagnosi giusta e il terribile verdetto: amiotrofia spinale di tipo Werdnig-Hoffmann, patologia rara che causa grave atrofia muscolare, problemi respiratori e tanto altro. Si muore presto, spiegano i medici. Rosaria ha solo dieci mesi e dicono che le restano due mesi di vita. Due mesi: una scadenza che inizia a martellare atroce nella mente di Carolina. Tutto diventa buio. Infuriata, Carolina toglie tutte le immagini sacre dalla casa e nel cuore inizia a covare una rabbia sorda contro tutto e tutti. Salva solo la sua bambina. Rosaria, però, supera i due mesi, grazie alle manipolazioni della mamma, che la notte deve girarla ogni mezz’ora perché non muoia, come dovrà fare poi anche per gli altri figli. Dati i tanti affanni, i Gravina decidono di tornare in Italia, in Puglia, a San Marco in Lamis, a casa dei genitori di lei, per potersi avvalere del loro aiuto. La vita, faticosa, va avanti e, con gli anni, arriva la nuova gravidanza, che Carolina affronta serena. Non fa nessun esame preventivo, come aveva fatto per Rosaria, anche perché le hanno detto che quella malattia, se colpisce un figlio, raramente ne aggredisce un altro. Così, il 29 ottobre 1987, nasce un’altra bimba, Giastin, che sem60


bra il ritratto della salute. Cresce, cammina, ed è felice di tutto. Finché un giorno terribile, Carolina capisce che qualcosa non va. Ai controlli il verdetto è ine­ sorabile: la rara patologia ha aggredito anche lei. Carolina e Giuseppe sono schiacciati dal peso della nuova sentenza. A rendere ancora più opprimenti le cose, l’incidente di Giuseppe, che lo costringe a letto per otto mesi. Nel buio, Rosaria è la luce: la sua dolcezza è l’unica cosa che riscalda il cuore di Carolina. Giastin, invece, sarà l’annuncio. Infatti, lontana da Dio, Carolina non ha però impedito ai suoi genitori di comunicare ai piccoli la fede cristiana, quella dei semplici. Ed è suo padre ad appendere un crocifisso nella stanza da letto della loro nuova casa, quella in cui vanno a vivere da soli. Quando vi entrano, Giastin indica il crocifisso e chiede: « Ma perché Gesù l’hanno messo in croce? È stato così monello? ». E Carolina: « Ma no, è morto per amore ». Parole buttate là senza pensarci, che però aprono una breccia. Tanto che Carolina inizia a pensarci davvero. Invitata, va addirittura in chiesa, a un rito penitenziale. E si confessa, dopo tanto tempo. Tornata al suo banco, trova un foglio messo lì da qualcuno. C’è scrit61


to il Salmo 50, quello penitenziale. Si commuove profondamente. L’annuncio è arrivato dritto al cuore. Carolina scopre una nuova medicina, per sé e per i figli: l’amore, quello di Gesù. E vi si abbandona con sempre più facilità, poiché a portarla per mano saranno poi le sue bambine, alle quali si aggiungerà, nel 1994, Cosimo. Una medicina efficace sotto tutti i punti di vista: dovevano morire in pochi mesi, i bimbi, ma Rosaria vivrà quasi quindici anni, Giastin sedici e Cosimo quattordici. La loro storia ha anche un risvolto civile. I ragazzi non possono andare a scuola e la legge gli nega anche la didattica domiciliare, garantita solo ai bimbi con patologie psichiatriche o costretti a lunghe degenze in ospedale. La mamma fa richieste, insiste, finché lancia un pubblico appello, raccolto dal presidente Oscar Luigi Scalfaro. E ci fu il cosiddetto decreto Gravina, come lo definirono allora i cronisti, che estendeva tale possibilità anche ai bimbi costretti a casa da patologie invalidanti. A beneficio di tanti altri studenti. I fratelli Gravina sono terminali di una grazia particolare, della quale presto si accorgono in tanti. La loro casa attira frotte di amici, gruppi scout, parrocchiani, francescani... Un viavai continuo di gente, una festa continua, dice la mamma. Chi va 62


per confortare, ne esce confortato. Tante le testimonianze, le lettere che attestano le meraviglie che vi accadono. Ma Carolina, che rifugge i sensazionalismi, sottolinea che la loro è stata una « normale storia cristiana ». La raccontiamo per cenni questa storia, come ce la racconta mamma Carolina, perché Giuseppe dei figli non parla, si commuove.

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Rosaria e la farfalla

Casa Gravina è sempre piena di gente, come abbiamo scritto. Un giorno vi si ritrova un gruppo di amici. Rosaria, al solito diretta, domanda a un ragazzo se prega. Lui risponde di no, che è ateo e non sa pregare. Lei allora domanda se gli piace andare al mare, prendere il sole, abbronzarsi. Alla risposta affermativa, Rosaria gli spiega che pregare è come abbronzarsi, solo che l’abbronzatura naturale poi sparisce, quella che viene da Dio resta. Qualche accento nelle parole della bimba deve aver colpito il ragazzo, tanto che da allora inizia a pregare. Fa così con tutti, Rosaria. Allo zio che non ha tempo per pregare, perché gli piace troppo suonare, lei spiega che può offrire la sua musica a Dio. E così a una ragazza, anche lei poco propensa, chiede cosa le piace fare di più. « Truccarmi », risponde. E Rosaria: « Allora, quando ti trucchi, offrilo a Dio ». 64


Non mette mai a disagio nessuno con suggerimenti gravosi. Dice di iniziare la giornata dando il buongiorno a Dio e di finirla dandogli la buonanotte. Il resto, passo passo, verrà da sé. Nell’ora più buia, la sua dolcezza tracima. Come quando Carolina barcolla, quando all’affanno per Rosaria e Giastin si aggiunge quello per il marito allettato. Rosaria, nel suo lettuccio, si toglie a fatica il respiratore dalla bocca e la chiama: « Sorridi, mamma, la vita è bella ». La piccola è attenta a tutto e tutti. Una volta, con un gruppo di amici a casa, c’è la recita del rosario. Rosaria chiede un’altra corona alla mamma così che, pregando, ne sgrana due. Il giorno dopo, stessa scena. Carolina prova pena per la bambina, per la quale è gravoso anche solo sgranare il suo rosario, perché la malattia le consuma le forze. E le chiede il motivo di quella fatica. Lei le fa notare che un’amica, Mara, non è venuta al rosario, così ha pregato anche per lei. Dal giorno successivo, Mara non ha più mancato l’appuntamento di casa Gravina... Si avvicina il giorno della prima comunione, Rosaria ne è felice, ma avanza una richiesta bizzarra. Vuole fare la comunione nella cappella dell’ospedale. La madre resta interdetta, le fa notare che ne è appena uscita dopo una delle sue 65


tante broncopolmoniti (che hanno infierito sulla piccola più che sui suoi fratellini). Perché fare la comunione proprio lì? Il fatto, spiega Rosaria, è che in quella cappella c’è tanto dolore. Gesù vede sempre gente che soffre. Vuole che quel giorno Gesù sia felice. È accontentata, ovviamente. Ed è festa grande, quel giorno: malati, dottori sciamano un po’ tutti verso quella cappella. Alla sera, la mamma l’accarezza. « Sei felice? », domanda. « Sì, perché Gesù era felice », la risposta. Rosaria vuol far contento Gesù. Gli racconta le barzellette. Alla mamma dice che quando ride è davvero bello... Un pomeriggio recitano il rosario, che al solito i bimbi pregano stando sul letto, dove li mette Carolina per evitar loro sforzi eccessivi. È Rosaria a chiedere quel momento di preghiera. Ma mentre prega, chiude gli occhi. La mamma la rimprovera un pochino: non è obbligata a pregare; se ha sonno, le dice, si può evitare quella fatica. No, risponde lei, è che « a occhi aperti mi distraggo, invece così posso guardare bene tutti i misteri del rosario ». E poi la scuola. Va benino, la piccola, ma non è un fenomeno, si può dire. Quando, da privatista, deve affrontare la commissione d’esame di fine anno, pur essendo preparata, tentenna. Si rincuora, però, quando a interrogarla è l’insegnante 66


di religione. « In questa materia sono preparata », le dice. Per tutta risposta la maestra le fa una domanda difficile, per metterla alla prova. Piccola, in terza elementare, deve rispondere sul mistero della Trinità. Tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, risponde la bambina. E fin qui ci siamo. Ma sono una cosa sola, un solo Dio, incalza l’insegnante, chiedendo come sia possibile questo mistero. La maestra si sta preparando a spiegare la misteriosa unità, quando arriva la risposta di Rosaria: sono tre, come lei, mamma e papà. Tre persone, ma « il cuore è uno solo. Il cuore, l’amore, non si può dividere »... spiegazione che dipana in modo semplice uno dei misteri più ardui della dottrina cristiana. Arriva il giorno del suo compleanno. Sono gli anni in cui in Puglia si succedono gli sbarchi dei migranti. Rosaria, cui pure piacciono tanto le feste, chiede che le siano dati tutti i soldi che sarebbero stati spesi per l’occasione: regalo, torta e quant’altro. Alle proteste della mamma, risponde che li vuole dare al parroco che si sta adoperando per quei poveretti. La mamma è perplessa e le spiega che si possono fare entrambe le cose: sia la sua festa sia l’offerta per quei bisognosi. « Non è la stessa cosa », risponde la piccola. Rosaria è dolce, ma determinata; forte, come dimostra anche 67


nelle tante malattie da cui è assalita. Alla madre non rimane che acconsentire, anche se poi la torta gliela fa lo stesso, con su scritto « Auguri da Gesù ». Quando la sera, a casa Gravina, arriva il dolce, da fuori, con gli auguri divini, Rosaria, esultante, dice alla madre: « Vedi? Ti avevo detto che bisognava dare quei soldi ai poveri... È più bello così ». Certo, nel caso specifico c’è di mezzo l’amore materno, ma il Signore usa di tutto... Un mattino, a colazione, si parla di altre religioni e della reincarnazione. Scatta, al solito, il gioco: chi vorresti essere in un’altra vita? Giastin dice subito un’aquila, « per volare in alto e stare sempre vicina a Dio ». Carolina un delfino, « perché non so nuotare ». Rosaria una farfalla, perché vivono pochi giorni, « così tornerei subito da Dio » (più in là negli anni, durante lo stesso gioco, Cosimo dirà di volersi reincarnare in un uccellino, così che ogni mattina sarebbe venuto a salutare i genitori per poi subito tornare in cielo, da « papà Dio »). Rosaria sarebbe morta alcuni anni dopo, ma quel cenno sulla farfalla non sarà più dimenticato. Quattro anni dopo la sua morte – avvenuta il 28 marzo 1996, nello stesso giorno e alla stessa ora in cui i medici tedeschi le avevano pronosticato solo due mesi di vita – il papà e la mamma orga68


nizzano un viaggio a Reggio Emilia. Giastin alla fine ha un ripensamento. Piange che non vuol andare perché Rosaria non c’è più e non sarà con loro. Carolina la consola, verrà anche lei perché è sempre nei loro cuori. Giastin si convince, ma è triste. Alla partenza, una farfalla si piazza sul parabrezza. « È Rosaria! », grida Giastin. Carolina è contenta, ma preoccupata: ha paura che in autostrada, quando accelererà, l’aggraziato insetto finirà schiacciato sul vetro. Per la piccola sarebbe una tragedia. Ma non accade. La farfalla rimarrà là, piazzata sul parabrezza anche dopo. Quando si fermano a un’area di servizio, si alza in volo e inizia a girare intorno all’automobile, per poi riprendere il suo posto sul parabrezza. Lo stesso accade a ogni sosta e a ogni ripartenza. E così fino alla meta, dopo dodici ore di viaggio. Da allora le farfalle hanno accompagnato la vita di Carolina confortandola nei momenti tristi, ma questa è un’altra storia... Rosaria non ha lasciato nulla di scritto, al contrario dei suoi fratellini. Le sue forze non glielo consentivano. Ma ha scritto lo stesso, racconta Carolina, nel cuore di Giastin e di Cosimo, che continuamente richiameranno le sue parole. Dopo la sua morte, ad esempio, una volta Giastin, dopo la lettura nel Vangelo del brano delle 69


Beatitudini, confida alla mamma che Rosaria le aveva detto che se avesse realizzato una sola di quelle Beatitudini si sarebbero riviste in paradiso. Più avanti – dopo la morte di Giastin – anche Cosimo, in seguito a una messa in cui si era letto quel brano evangelico, confiderà alla mamma che Giastin, prima di morire, gli aveva affidato la stessa consegna. I tre fratelli si erano tramandati l’un l’altro, all’insaputa dei genitori, quel lascito. Almeno una di quelle Beatitudini, spiega Carolina, è stata soddisfatta dai suoi figli, quella che recita: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ».

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INDICE

Introduzione

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Il tesoro dell’eucaristia Carlo Acutis (1991-2006) Il bambino amato da Gesù Una fede che contagia Il « kit » per la felicità La mostra sui miracoli eucaristici La « sveglia » del Signore

I fuochi d’artificio del Signore Manuel Foderà (2001-2010) L’inizio della via crucis La prima comunione La « bomba di grazia » È bello parlare con Gesù Il « guerriero della luce »

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L’amore infinito di Gesù L’ultimo compleanno

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Quando una casa vive di grazia I fratelli Gravina: Rosaria (1981-1996), Giastin (1987-2004), Cosimo (1994-2009) Al di là delle previsioni Rosaria e la farfalla Giastin e il guardiano del paradiso Cosimo e il calcio celeste

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Mamma Morena e l’arcobaleno Sara Mariucci (2002-2006) La mamma del cielo La mattina fatale Il velo blu L’arcobaleno di Sara La fotografia in negativo Piccole, grandi grazie

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