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RIFLETTERE A PARTIRE DALLA SCRITTURA

Il tempo precedente l’incontro con la Bibbia è riassunto, nella lettera alla signora Bornkamm, come un tempo in cui Bonhoeffer aveva predicato spesso, aveva visto molto della Chiesa, ne aveva parlato e scritto1.

Se il primo aspetto, ossia quello della predicazione, comincia a svilupparsi a partire dal servizio pastorale che egli svolse a Barcellona, gli altri due trovano una testimonianza vigorosa già nella sua prima opera originale: il lavoro di tesi che egli discusse nel dicembre 1927 e che fu pubblicato nel 1930 con il titolo Sanctorum communio. Una ricerca dogmatica sulla sociologia della Chiesa 2

Questo testo è importante non solo perché fa costante riferimento alla Scrittura per avvalorare le varie affermazioni né solamente perché, per dare fondamento ad alcune proposizioni teologiche chiave, come quelle riguardanti il peccato originale3, si confronta implicitamente per la prima

1 A questo proposito vedi oltre, pp. 33-37.

2 ODB 1 Per il contesto accademico nel quale quest’opera fu composta si rimanda a PT, 23-25 e alle rispettive note.

3 Egli, riprendendo Reinhold Seeberg (1859-1935), è ben consapevole che la dottrina del peccato originale non sia un dato esegetico-biblico. Nelle Scritture, che pur parlano di universalità di peccato, non si trova mai un riferimento esplicito alla dottrina del peccato originale, neppure in Paolo. Il racconto della Genesi non può essere affatto la fonte della nozione del peccato originale in quanto questa deriva esclusivamente dalla rivelazione di Cristo, « anche a prescindere dalla riprova dell’esegesi » (ODB 1, 206). Bonhoeffer affronta questo problema in maniera classica, interpretando Rm 5,12, riferendosi ad Agostino, a Lutero, passando – grazie a volta con il problema esegetico. La sua importanza sta piuttosto nel fare della stessa parola di Dio un oggetto di riflessione, centrale per lo sviluppo della tesi.

Nella sua indagine sulla Chiesa egli vuole evitare sia l’errore di fermarsi a una visione solamente storicizzante, sia quello di considerarla solo come una realtà religiosa, come il regno di Dio in terra. Il suo scopo è quello di accogliere « la realtà della Chiesa, che è contemporaneamente comunione religiosa e comunione posta da Dio » 4 .

Più che l’originalità dei concetti, è presente un’originalità d’impostazione che tenta in maniera piuttosto convincente di leggere il dato della rivelazione con gli strumenti offerti dalla sociologia. In questa cornice si colloca un’acuta riflessione sulla parola di Dio alla quale viene riconosciuta una dinamica interna fondamentale.

Il punto di convergenza, infatti, fra la dimensione misterica e quella storica della Chiesa, la sua attualizzazione temporale, « avviene per mezzo della parola del Signore della comunità crocifisso e risorto, suscitata dallo Spirito. Solo per mezzo di questa parola lo Spirito è in grado di agire » 5. Una parola qualificata « in quanto è parola di Cristo stesso, portata in modo efficace dallo Spirito al cuore di chi l’ascolta. Cristo stesso è nella parola. [...] Nella parola di Cristo, però, è presente anche la comunità attualizzata, così come ogni parola di Cristo proviene dalla comunità e sussiste solo in essa »6. E, più avanti, chiarisce che « la parola è l’unità tra la chiesa essenziale ed empirica, tra Spirito Santo e oggettivo, vale a dire, la funzione concreta della chiesa empirica è il servizio divino della predicazione e dei sacramenti » 7 .

Bernhard Bartmann (1860-1938) – attraverso autori della Scolastica quali Anselmo, Duns

4 ODB 1, 75.

5 Ivi, 95.

6 Ibidem.

7 Ivi, 144.

Testi

La versione della Scrittura impiegata nei testi è quella della Nuova Riveduta.

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