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LETTERA A ELISABETH ZINN

Finkenwalde, 27 gennaio 19361

... Mi buttai nel lavoro in modo molto poco cristiano e umile. Un’ambizione folle, che alcuni hanno notato in me, ha reso la mia vita difficile e mi ha privato dell’amore e della fiducia di coloro che mi circondavano. A quel tempo ero terribilmente solo e abbandonato a me stesso. È stato molto spiacevole. Poi è arrivato qualcos’altro, qualcosa che è cambiato e ha rivoluzionato la mia vita fino a oggi. Sono arrivato alla Bibbia per la prima volta. Anche questa è una brutta cosa da dire. Avevo predicato spesso, avevo visto molto della Chiesa, ne avevo parlato e scritto –eppure non ero ancora diventato un cristiano, ma ero un selvaggio e indomito signore di me stesso. So che in quel tempo avevo approfittato della causa di Gesù Cristo per me stesso, per folle vanità. Prego Dio che questo non accada mai più. Non avevo mai pregato, o almeno molto poco. Ero molto contento di me stesso, soprattutto quando ero solo. La Bibbia mi ha liberato da questo e soprattutto il Discorso della Montagna2. Da allora tutto è cam-

1 DBW 14, 112-114. Si tratta di un estratto di una lettera concessa per la pubblicazione da Elisabeth Bornkamm (nata Zinn). Vedi sopra, nota 1 p. 11.

2 L’incontro qui menzionato con il Discorso della Montagna risale al periodo trascorso presso lo Union Theological Seminary nel 1930/1931 e fu favorito dall’amicizia con Jean Lasserre (cfr. DB, 154-162; F. Rognon, Dietrich Bonhoeffer, Jean Lasserre et la sainteté. Repenser la lettre du 21 juillet 1944 à la lumière de deux documents inédits, in Revue d’histoire et de biato. L’ho sentito chiaramente e anche le altre persone intorno a me. È stata una grande liberazione. Allora mi è apparso chiaro che la vita di un ministro di Gesù Cristo deve appartenere alla Chiesa, e a poco a poco è diventato più chiaro fino a che punto deve essere così. Poi venne l’emergenza del 1933. E questa convinzione mi incoraggiava. Ora ho trovato anche persone che si ponevano questo obiettivo con me. philosophie religieuses 96/4 [2016] 403-439). Da quel momento sarà costante, nella riflessione bonhoefferiana, il riferimento ad esso: se in un primo momento egli si allinea al pensiero teologico di Weber o Althaus circa l’impossibilità di seguire alla lettera il Discorso della Montagna (cfr. CT, 42), dopo il viaggio in America l’esigenza di aderire sempre più radicalmente ad esso emergerà sia nelle lettere, per descrivere le istanze che sente più impellenti (cfr. la lettera a Erwin Sutz del 28 aprile 1934, in ODB 10, 28-31 e la lettera a Reinhold Niebhur del 13 luglio 1934, in ODB 10, 35; per un approfondimento si rimanda a CT, 71-73), sia nella riflessione puntuale che farà in Sequela (ODB 4). Cfr. anche G.H. Stassen, Healing the Rift between the Sermon on the Mount and Christian Ethics, in Studies in Christian Ethics 18/3 (2005) 89-105.

Tutto dipendeva per me dal rinnovamento della Chiesa e dalla condizione di pastore... Il pacifismo cristiano che avevo appena espresso prima – nella disputa in cui c’era anche Gerhard 3! – e che avevo combattuto appassionatamente, tutto d’un tratto mi risultò essere una cosa naturale. E così sono andato avanti, passo dopo passo. Non ho visto e pensato nient’altro.

La mia vocazione è davanti a me. Non so cosa Dio voglia farne. C’è ancora molta disobbedienza e disonestà nella mia vocazione. Mi sorprendo in questo ogni giorno.

3 Gerhard Jacobi (1891-1971) è stato un teologo luterano, membro anziano della Chiesa Confessante e vescovo della Chiesa evangelica luterana di Oldenburg. Nel 1933 fondò il Movimento dei Giovani Riformatori –il “circolo di Jacobi” – di cui faceva parte anche Bonhoeffer. Si trattava di un gruppo di 100-120 pastori che si riuniva settimanalmente il lunedì e che divenne il più importante sostenitore della resistenza interna della Chiesa contro l’ideologia nazista a Berlino. Nel 1935 Jacobi svolse un ruolo chiave nell’affidare a Bonhoeffer la creazione del seminario per la Chiesa Confessante. Cfr. https://www.dietrich-bonhoeffer.net/bonhoefferumfeld/gerhard-jacobi/ (consultato il 12 gennaio 2023).

Ma la via deve essere percorsa. Forse non sarà più così lunga. A volte vorremmo che fosse cosìa. Ma è bello avere questa vocazione. [...] Credo che la gloria di questa chiamata si manifesterà solo nei tempi e negli eventi a venire. Purché riusciamo a resistere!

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