Emmaus Q u a d e r n i
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Stefano Bucci Centro studi M i s s i o n e E mm a u s
FARE DISC E POL I MISSIONARI Rigenerare i battezzati e le comunità
Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena Per i testi citati dal magistero della Chiesa e da documenti dei pontefici © Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano
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BATTEZZATI IN FUGA Che cosa cerca chi abbandona la vita in parrocchia?
Più di vent’anni fa usciva il film d’animazione Galline in fuga (Chicken Run), ambientato in un allevamento di galline. La trama di questa narrazione offre un’analogia, volutamente provocatoria, con la situazione in atto nella Molti battezzati sono in fuga dalle Chiesa. Molti battezzati oggi sono «in fuga» parrocchie per una deriva dalle parrocchie a causa di una deriva funziofunzionalistica delle comunità. nalistica che segna pesantemente lo stile delle comunità cristiane. Nel film le galline decidono di scappare perché vengono considerate «oggetti da produzione»: i malvagi padroni del pollaio si curano di loro fino a che esse riescono a produrre uova, poi le eliminano. In un certo senso avviene una cosa simile anche in parrocchia: la deriva funzionalistica che ha plasmato in questi ultimi anni il vissuto parrocchiale italiano determina uno scenario poco evangelico. Fino a quando un battezzato porta avanti qualche forma di attività, utile al mantenimento della comunità stessa, da parte dei responsabili c’è una cura della sua persona, mentre se per qualche motivo (per esempio l’arrivo di un figlio o l’avvio di un’esperienza lavorativa impegnativa) non ci sono più le condizioni per «fare qualcosa in parrocchia», allora la persona viene in qualche modo «eliminata». C’è un « fuoco » che arde nel cuore delle galline, un desiderio che non trova spazio nei confini forse troppo stretti del recinto. 5
La natura di questa passione si coglie nelle parole di Gaia, la leader del pollaio, che afferma in un punto cruciale della narrazione: «O moriremo galline libere, o moriremo nel tentativo di essere libere!». Che sia forse questo il motivo che spinge i battezzati a mettersi in fuga dagli spazi stretti dei «recinti parrocchiali »? Il sacerdote cattolico James Mallon, ideatore del Divino rinnovamento. Per una parrocchia missionaria (2014), in un suo recente libro sulla parrocchia condivide una percezione simile che descrive con immagini molto forti: La vita parrocchiale diventa spesso una macchina vorace. Quando tutto ciò che facciamo ruota attorno alla struttura e alla meccanica del « mantenere la vita LETTURE parrocchiale », quando la «manutenzione » diventa J. Mallon, Divine l’obiettivo finale – e noi (spesso inavvertitamente) Renovation. Beyond the sacrifichiamo la «missione » – poi la parrocchia diParish, The Word Among venta una specie di vampiro ecclesiale. Noi diamo, Us Press, Frederick, diamo e diamo; e lei prende e prende. Tutto ciò è Maryland 2020. estenuante e intorpidisce l’anima. Produce burnout e depressione e ci spoglia della speranza per il futuro.
Come avrete capito, in questo capitolo introduttivo ci interrogheremo sui motivi che spingono i battezzati a uscire o a tenersi alla larga dalla vita parrocchiale. Ho già tentato di mettere in luce un primo elemento importante che incide fortemente sull’esodo dei battezzati: la mentalità «funzionalistica» che orienta le scelte e gli stili di vita comunitaria in parrocchia, deformando le dinamiche relazionali. Interessante in questo senso è richiamare un passaggio di papa Francesco nel suo Discorso ai membri del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana (30 aprile 2021): 6
Dobbiamo essere molto attenti a non cadere nell’illusione del funzionalismo. I programmi, gli organigrammi servono, ma come punto di partenza, come ispirazione; quello che porta avanti il regno di Dio è la docilità allo Spirito, è lo Spirito, la nostra docilità e la presenza del Signore. La libertà del Vangelo. È triste vedere quante organizzazioni sono cadute nel tranello degli organigrammi: tutto perfetto, tutte istituzioni perfette, tutti i soldi necessari, tutto perfetto… Ma dimmi: la fede dov’è? Lo Spirito dov’è? «No, lo stiamo cercando insieme, sì, secondo l’organigramma che stiamo facendo ». State attenti ai funzionalismi. State attenti a non cadere nella schiavitù degli organigrammi, delle cose «perfette»… Il Vangelo è disordine perché lo Spirito, quando arriva, fa chiasso al punto che l’azione degli apostoli sembra azione di ubriachi; così dicevano: «Sono ubriachi!» (At 2,13). La docilità allo Spirito è rivoluzionaria, perché è rivoluzionario Gesù Cristo, perché è rivoluzionaria l’incarnazione, perché è rivoluzionaria la risurrezione. Anche il vostro invio dev’essere con questa caratteristica rivoluzionaria.
Ora propongo di esplorare in profondità la natura di quella «passione» che spinge a uscire fuori, di quel «fuoco» che rischia di spegnersi, di quel desiderio di libertà che prevale sul limite del presente: sto parlando del battesimo. Ritornare al senso profondo di questo dono che costituisce l’origine vitale dei battezzati ci aiuterà a rispondere alla domanda: cosa cerca chi abbandona la vita in parrocchia?
Il fuoco del battesimo Forse qui troverai qualche passaggio un po’ ostico, ma credo sia bene fare un piccolo sforzo iniziale per avvicinarsi – per quanto possibile – e riscoprire sempre meglio quel dono straordinario che si offre alla persona nel sacramento del battesimo. Cercherò di descriverne il «senso spirituale»: perché battezzarsi? Perché cre7
dere in Gesù Cristo? Gli approcci possibili per questo intento potrebbero essere molteplici; qui rinuncio ad assumere una prospettiva LETTURE «settoriale» (dogmatica, liturgica, storica…) M. Campatelli, Il battesimo. Ogni giorno alle fonti della e scelgo una visione d’insieme. Perciò utilizvita nuova, Lipa, Roma zerò immagini e analogie che metteranno in 2007. luce soltanto gli aspetti essenziali di questo sacramento. Rimando coloro che desiderano approfondire meglio questa prospettiva al testo di Maria Campatelli, del Centro Studi Aletti, Il battesimo. L’approccio spirituale si fonda su una visione della realtà in tre dimensioni: le dimensioni fondanti della storia, il tempo e lo spazio, unite alla dimensione della «significatività». La realtà non è soltanto spazio-temporale, lineare, cronologica, storica, ma c’è un di più, una dimensioLa realtà non è soltanto spazione ulteriore dove tutto si compenetra: una temporale, c’è una dimensione di « interconnessione totale ». dimensione ulteriore, In essa non valgono le logiche del possesso di «interconnessione totale». (spazio) o dell’urgenza (tempo), ma conta solo ciò che è «importante». È un tempo che non scorre, un tempo sacro o kairos, «non determinato dalla sua collocazione sulla linea del tempo ordinario, ma dall’importanza del suo contenuto, che lo rende un “eterno presente” al quale si può attingere e che continua a essere efficace in certi momenti del tempo storico, per il fatto di essere eternamente presente» (M. Campatelli, Il battesimo, p. 22). Anche la persona è costituita da tre dimensioni: il corpo (spazio), la psiche (tempo) e lo spirito (terza dimensione). I sacramenti, il battesimo in primis, sono elementi simbolici che ci abilitano 8
a vedere e vivere la terza dimensione. Se assumiamo questa prospettiva comprendiamo meglio come nel battesimo avvenga già «qualcosa» nella dimensione spirituale che si lega profondamente alle altre dimensioni, ma preserva allo stesso tempo la libertà di Dio e la libertà della persona perché «non ancora» si compie finché le due libertà non l’accolgono. Straordinario! Proviamo a descrivere quel «qualcosa» che avviene nel battesimo. La tradizione sceglie diverse analogie per consegnarci il senso profondo del battesimo: ritengo che l’immagine più bella sia quella di una «nuova nascita» che avviene da un’acqua spirituale. Nel colloquio notturno di Gesù con Nicodemo, il Maestro parla di una «rinascita dall’alto», «nuova» (cfr. Gv 3,3), che avviene con un’«acqua che è Spirito» (cfr. Gv 3,5). Al momento del battesimo, l’immersione nell’acqua battesimale fa rinascere la persona come nuova creaNel battesimo si viene immersi in un’acqua «che tura. L’acqua che è Spirito brucia le scotta », fuoco purificante scorie che per la condizione umana della grazia divina, amore di ostacolano il dispiegarsi della Vita Dio da accogliere nel corso dell’esistenza. e raffina la persona inserendola in una nuova umanità, se essa acconsente a lasciarsi purificare da questa fiamma di grazia. Potremmo dire che nel battesimo si viene immersi in un’acqua «che scotta» e che la persona avrà il tempo nella sua esistenza per scegliere se e quanto esporsi a questa fonte di calore: e cosa è questo calore se non l’amore di Dio? Nel battesimo Dio manifesta irrevocabilmente il suo amore per la persona, la rende membro vivo della Chiesa, dona ad essa la vita divina. Tutto in un solo colpo! Quello che accade realmente nella «terza dimensione» (quella propriamente spirituale) può avvenire 9
nel tempo e nello spazio se la persona stessa liberamente accoglie questa grazia. Efrem il Siro, un Padre della Chiesa che utilizza frequentemente un linguaggio poetico per esprimere i significati nascosti dei misteri divini, descrive il fonte battesimale come un grembo di fuoco (Efrem, Inni sulla fede, 10,17). Vedi, Fuoco e Spirito sono nel ventre di lei che ti ha portato, Fuoco e Spirito nel fiume in cui sei stato battezzato, Fuoco e Spirito nel nostro battesimo, e nel Pane e nel Calice ci sono Fuoco e Spirito Santo.
Ora utilizzo un altro linguaggio per descrivere la medesima realtà in modo più semplice: con il battesimo Dio ti dona una vita senza «fine corsa», che non termina con la morte. No, non è che fa continuare soltanto la tua vita spirituale dopo la morte, ma ti promette una risurrezione integrale, che coinvolgerà anche la tua psiche e il tuo corpo: farà risorgere te, tutto intero. Ti promette amore eterno. Ti pone accanto fratelli e sorelle. Qualsiasi scelta farai nella tua vita non farà cambiare questi doni. Essi sono irrevocabili. Qualsiasi cosa ti accadrà non muterà l’amore che Dio ha per te. Lui ti ama, questo non cambierà mai. E se da parte tua, per la tua fragilità, correrai il rischio di uscire fuori da questa relazione «divina» o di dimenticare queste opportunità che ti sono offerte, già nel momento del battesimo, Dio stesso ti dona le risorse per potercela fare. Si impegna lui per te. Dio farà tutto il possibile, a esclusione di ledere in qualche modo la tua libertà, per farti vivere una vita bella, piena, che non finisce, intrisa di amore, con le persone che ami. La consapevolezza di questa realtà infiamma il cuore della persona credente. Se uno ha fatto l’esperienza di quanto ho cercato di 10
descrivere maldestramente poco fa, la sua vita diventa luminosa, ci sarà un fuoco che arde nel suo cuore e sperimenterà realmente una vita nuova, diversa da quella in «due dimensioni». Perché battezzarsi? Perché credere in Gesù Cristo? Per vivere in tre dimensioni e non limitarsi a vivere in due di esse. Per avere la possibilità di andare oltre i limiti del tempo e dello spazio e vivere già ora l’eternità, la vita spirituale, che cambia totalmente la prospettiva della vita e la rende incredibilmente migliore. E soprattutto la rende eterna. Perché ciò che è davvero importante per la nostra felicità è vivere Siamo fatti nell’amore. Siamo fatti per essere amati per essere amati e per amare e il battesimo e per amare e il battesimo ci permette ci permette di vivere di vivere l’esperienza dell’amore a tutto l’esperienza dell’amore tondo, in modo incredibilmente pieno e in pienezza. soddisfacente.
Che cosa spegne il fuoco? Riprendiamo l’immagine del fuoco che arde: ogni fuoco se non è alimentato e custodito si spegne. Così può accadere che anche una persona battezzata non viva in pienezza l’esperienza del fuoco battesimale e si limiti a vivere nelle due dimensioni del tempo e dello spazio, perdendo di vista la dimensione spirituale dell’esistenza. Che cosa spegne il fuoco della fede e del battesimo? Nei primi anni del 2000 lo IESC (Instituto de Estudios Social Cristianos) effettuò una ricerca, coordinata dal dottor José Luis Pérez Guadalupe – professore alla Pontificia Universidad Católica del Perú – basata su centinaia di interviste fatte a chi era uscito dalla Chiesa cattolica per aderire a gruppi evangelici protestanti. Gli in11
tervistatori evidenziarono quattro principali motivi per cui i cattolici abbandonavano la Chiesa cattolica. I vescovi latino-americani inclusero i risultati di questa ricerca nel Documento di Aparecida (che accosta per la prima volta i termini «discepoli» e «missionari») e descrissero, in particolare al numero 226, i motivi per cui le persone abbandonano la comunità ecclesiale cattolica in questo modo: ➤➤
i fedeli non hanno vissuto nel contesto della comunità «un incontro personale con Gesù Cristo», «profondo e intenso»;
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i fedeli non hanno riscontrato la presenza di una vita comunitaria significativa, nella quale le persone fossero «accettate, si sentissero valorizzate, fossero visibili e bene inserite nella comunità stessa»;
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la formazione biblica e dottrinale era proposta come «conoscenza teorica e fredda». Perciò non produceva una reale «crescita spirituale, personale e della comunità» e non portava le persone alla maturità;
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non era presente nella comunità un impegno missionario di tutti, per diffondere l’esperienza del Vangelo anche al di fuori del contesto comunitario.
I vescovi conclusero che oggi accade spesso di vedere persone «sincere» lasciare la Chiesa cattolica non per qualche motivo «non cattolico» in cui credono gli C’è un «modo di vivere» la vita altri gruppi, non cioè per motivi dottrinali, di fede nella comunità ma fondamentalmente per il «modo di vicristiana capace vere» delle comunità cattoliche (Documento di spegnere il fuoco del battesimo. di Aparecida, 225). Richiamando la nostra immagine potremmo dire che c’è un modo di 12
vivere la vita di fede, anche in una comunità cristiana, capace di spegnere il fuoco del battesimo. E io penso che ciò che spegne il fuoco LETTURE del battesimo sia profondamente legato ai riA.L. Winseman, Growing an Engaged sultati di questa ricerca. Church: How to Stop Nello stesso periodo il professor Albert L. “Doing Church” and Start Being the Church Again, Winseman – consulente presso l’istituto di Gallup Press, Washington analisi e consulenza Gallup – pubblicò un D.C. 2007. testo che riprese e approfondì la ricerca coordinata da Pérez Guadalupe, concentrandosi in particolare sui primi dei due aspetti evidenziati. Potremmo dire che il suo libro, attraverso ciò che viene denominato tecnicamente «ingaggio», mette in luce il La vita di fede ha carattere carattere relazionale della vita di ferelazionale: bisogna prestare de: affinché il fuoco del battesimo attenzione alla qualità delle relazioni per non spegnere il non si spenga è necessario prestare fuoco del battesimo. attenzione alla qualità delle relazioni di una comunità. Con l’intento di rispondere alla domanda di fondo che motiva le riflessioni di questo capitolo – cosa spegne il fuoco della fede e del battesimo – propongo ora alcune considerazioni emergenti da queste ricerche e condivido un quadro di riferimento elaborato dal Centro Studi Missione Emmaus a partire dal test Q12 del Gallup Institute (presentato nel testo di Winseman). Questo test era stato progettato per misurare l’ingaggio comunitario di una realtà ecclesiale e andava a indagare la qualità delle relazioni in una comunità. Dal test Gallup ha preso forma poi, in riferimento al contesto italiano, il test E12 (Emmaus 12) che qui non verrà presentato integralmente, ma sarà utilizzato nella sua struttura per 13
delineare una prospettiva adeguata e delle attenzioni strategiche per favorire oggi la dinamica del discepolato missionario.
Alla ricerca del battesimo perduto La differenza tra una comunità di persone «accese» dal fuoco dello Spirito battesimale e una comunità di persone affaticate – o tra Chiese in salute e Chiese in crisi, come le definisce il testo di Winseman – si riscontra in due particolari ambiti della vita di fede: la «qualità della vita spirituale» e il «senso di appartenenza». Entrambi questi aspetti sono legati a questioni relazionali di grande importanza per la vita di fede personale e comunitaria. Fino a qualche tempo fa il paradigma che normava un processo di iniziazione alla vita cristiana o che doveva portare a vivere pienamente il proprio battesimo era il seguente: 1. Comportati bene
(Behave)
2. Credi
(Believe)
3. Appartieni
(Belong)
In primo luogo si doveva osservare una dottrina o una serie di valori morali, in secondo luogo c’era la fede che poteva sussistere soltanto se era stato compiuto il primo passo e infine, dati i primi due presupposti, si poteva appartenere a una comunità. Questo modo di concepire le cose faceva sì che coloro che frequentavano una parrocchia, per esempio, dovessero essere irreprensibili nella vita morale e perfetti nella fede e che chi, d’altro canto, avesse vissuto situazioni difficili che lo avessero portato a fare scelte morali discutibili fosse di fatto escluso dalla vita della comunità. Lo 14
dico semplificando e provocando un po’: se sei «a posto» e «sei bravo» puoi fare parte di una comunità cristiana; se non sei così sei escluso. In questa maniera si sono venute a creare nel tempo comunità «Mulino Bianco» che respingono le persone «normali» di oggi (che per lo più vivono situazioni complesse di vita). Forse questa maniera di concepire le cose poteva andare bene nella società di alcuni decenni fa, ma oggi proprio non funziona. Il paradigma da considerarsi oggi è completamente rovesciato rispetto a quello precedente: 1. Appartieni
(Belong)
2. Credi
(Believe)
3. Comportati bene
(Behave)
Prima di ogni altra cosa oggi è imporPrima di tutto è importante considerare tante prestare attenzione a come una perse una persona si sente sona si sente in un contesto comunitario, accolta in un contesto se prova emozioni positive e se si sente accomunitario. colta. Questo aspetto suscita un forte senso di appartenenza, pone attenzione alla qualità delle relazioni e mette al centro la persona. In altre parole si potrebbe dire che il «come stai» sia più importante del «cosa fai». Questa consapevolezza esclude un fraintendimento determinante per la maniera di concepire l’edificazione della comunità cristiana, che si potrebbe tradurre all’incirca così: ti chiedo di fare qualcosa in parrocchia così troverai giovamento per la tua fede… In questo modo trova posto nella comunità cristiana solo chi fa qualcosa per il mantenimento della comunità stessa. Al contrario si resta ai margini o ci si sente come pesci 15
fuor d’acqua. Già nel contesto del Convegno di Verona (2006) era stata richiamata l’importanza di questa attenzione: «Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento, che può colpire le nostre comunità» (CEI, Nota pastorale «Rigenerati per una speranza viva» (1Pt 1,3): testimoni del grande «sì» di Dio all’uomo, 22, Roma 2007). Il test E12 tiene in seria considerazione il paradigma suggerito (appartieni, credi e comportati bene) e pone attenzione ad alcuni aspetti che determinano decisamente la qualità dell’esperienza spirituale di una persona e il suo senso di appartenenza alla comunità cristiana. Una prima serie di affermazioni, rispetto alle quali si chiede al lettore di esprimere un grado di accordo per verificare la sua effettiva esperienza comunitaria, si concentra su un livello di «riconoscimento personale». Troviamo per esempio questa affermazione: «I responsabili spirituali della mia comunità sembrano attenti a me come persona». Una seconda serie entra nell’ambito spirituale. Ci si chiede se ci sia qualcuno che eserciti una cura di questa dimensione nella comunità e quale sia la qualità di questa attenzione. Ecco una affermazione del test esemplificativa di questo ambito: «Negli ultimi sei mesi qualcuno in comunità ha parlato con me della mia crescita spirituale». Una terza serie di affermazioni tocca un livello di « ingaggio », che traduce il senso di appartenenza percepito dalla persona. Per esempio: « Come membro della comunità le mie opinioni sembrano prese in considerazione ». L’ultima serie di affermazioni si lega al tema della « crescita personale » e ad alcuni aspetti correlati ad essa. Un’esemplificazione di questo ambito: « Nella mia 16
comunità io ho regolarmente la possibilità di fare ciò in cui sono più bravo ». I risultati del test possono essere letti attraverso i diversi livelli di affermazioni sopra richiamati, ciascuno dei quali prospetta un elemento di conversione «paradigmatica». Di seguito viene esplicitata questa struttura portante, utile a mettere a fuoco quattro attenzioni strategiche che, dal mio punto di vista, rispondono alla questione del capitolo: che cosa spegne il fuoco del battesimo? ➤➤
Livello di riconoscimento personale: cosa ricevo? DALL’INDIFFERENZA ALL’OSPITALITÀ
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Livello di impegno spirituale: come vengo aiutato? DALL’INSEGNAMENTO ALL’APPRENDIMENTO
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Livello di ingaggio comunitario: condivido il senso dell’esperienza? DALLA QUANTITÀ ALLA QUALITÀ
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Livello di crescita: ho buone opportunità di crescita? DALLA DELEGA ALL’ACCOMPAGNAMENTO
Nello schema per ciascun livello strutturale viene suggerita un’attenzione strategica da mettere in atto per operare un cambio paradigmatico, una conversione pastorale capace di creare condi17
zioni favorevoli per riaccendere il fuoco del battesimo. Riprenderemo questi elementi nei prossimi capitoli. Al momento ti chiedo di entrare nella logica di questo primo capitolo e di porti alcune domande in relazione alla tua comunità, personalmente o in un contesto di gruppo. Da ricordare √√
Molti battezzati oggi sono «in fuga» dalle parrocchie a causa di una deriva funzionalistica che segna pesantemente lo stile delle nostre comunità cristiane.
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La realtà ha tre dimensioni: non è soltanto spazio-temporale, lineare, cronologica, storica, ma c’è un di più, una dimensione ulteriore dove tutto si compenetra. Si tratta di una dimensione di «interconnessione totale»: la dimensione spirituale.
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Nel battesimo si viene immersi in un’acqua «che scotta» e la persona avrà il tempo della sua esistenza per scegliere quanto esporsi a questa fonte di calore: e cosa è questo calore se non l’amore di Dio?
√√
C’è un «modo di vivere» la vita di fede, anche in una comunità cristiana, capace di spegnere il fuoco del battesimo; affinché questo non accada è necessario fare attenzione alla qualità delle relazioni di una comunità.
√√
Prima di ogni altra cosa oggi è importante prestare attenzione a come una persona si sente in un contesto comunitario, se prova emozioni positive e se si sente accolta. Questo aspetto suscita un forte senso di appartenenza, pone l’accento sulla qualità delle relazioni e mette al centro la persona.
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Per riflettere
•• Prova a pensare all’esperienza che vivi nel contesto della tua
comunità attraverso la «lente» dei livelli presentati nell’ultimo schema: per ciascuno dei livelli potresti chiederti se riscontri un’attenzione specifica nel modo di fare delle persone che fanno parte della comunità… Inoltre potresti chiederti: quale di questi livelli presenta maggiori criticità?
•• Rispetto al livello identificato come maggiormente critico per la tua comunità: quali attenzioni o scelte concrete potrebbero essere fatte per andare verso la direzione suggerita?
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INDICE
1. BATTEZZATI IN FUGA Che cosa cerca chi abbandona la vita in parrocchia? Il fuoco del battesimo Che cosa spegne il fuoco? Alla ricerca del battesimo perduto Da ricordare Per riflettere 2. (RI)ACCENDERE IL FUOCO Per generare discepoli missionari Discepoli missionari Come sbloccare la «comunità ministeriale »? Una bottega di discepoli missionari Comunità clan Comunità apparato Comunità mercato Comunità bottega artigiana Ridefinire la visione Da ricordare Per riflettere 3. (RI)SCALDARE LE RELAZIONI Per dare vita al tessuto della comunità La comunità dei discepoli missionari Ospitare: livello di riconoscimento personale. Dall’indifferenza all’ospitalità
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Tessere: livello di impegno spirituale. Dall’insegnamento all’apprendimento Scaldare: livello di ingaggio comunitario. Dalla quantità alla qualità Accompagnare: livello di crescita. Dalla delega all’accompagnamento Come sbloccare la «comunità eucaristica »? Liberare la comunità: scegliere cosa non fare Modificare la struttura: la logica del piccolo gruppo Da ricordare Per riflettere 4. (RI)VIVERE LA BELLEZZA Per gustare il sapore del Vangelo Lo stile dell’ospitalità missionaria Come sbloccare la «comunità dei battezzati » La cura dei dettagli: il tutto nella parte Allargare le porte di ingresso Da ricordare Per riflettere 5. BATTEZZATI IN USCITA Riattivare il dinamismo missionario nella comunità Riattivare la leadership Discernere la bellezza nel quotidiano Suscitare uno stile di gratuità (richiede tempo!) Riattivare la libertà delle persone Da ricordare Per riflettere 6. CONCLUSIONE
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Il Centro Studi è un team di esperti che coniuga conoscenze in ambito teologico-spirituale, psico-pedagogico e organizzativo, e svolge un servizio di consulenza e accompagnamento a realtà ecclesiali, comunità, enti religiosi sul territorio nazionale. Dalla formazione all’accompagnamento Il Centro Studi opera attraverso un approccio di accompagnamento pastorale che si differenzia da una semplice proposta di formazione. Ciò si concretizza nell’affiancamento e nel sostegno dei responsabili di una diocesi o comunità religiosa, senza sostituirsi ad essi, ma facilitando e sviluppando sinergie che valorizzino le risorse presenti. Dai progetti ai processi Lavorare per processi significa attivare nuovi dinamismi a partire da una visione condivisa e non da semplici bisogni, privilegia l’apprendimento rispetto al risultato, opera attraverso il discernimento delle priorità e non con analisi e obiettivi, fa risuonare attraverso la narrazione l’eco dello Spirito che orienta e sostiene il processo stesso.
Emmaus Q u a d e r n i
Testi brevi e immediati che, già per la loro impostazione grafica, richiamano una sorta di quaderno su cui appuntare cose importanti: quegli aspetti della vita ecclesiale cioè che la collana affronterà, promuovendo un importante cambiamento. 1. Stefano Bucci, Cambiare è possibile. Il Modello Emmaus per avviare e accompagnare processi pastorali 2. Fabrizio Carletti, Una Chiesa di talenti. Scoprirli, allenarli e metterli a servizio 3. Roberto Mauri, L’arte di bene-dire. Predicare e annunciare in modo efficace 4. Fausto Bizzarri, Intelligenza emotiva e pastorale. Per un agire più efficace, empatico e liberante 5. Matteo Gandini, Una, santa, organizzata. Criteri e strumenti per conciliare la dimensione organizzativa e spirituale della Chiesa 6. Fabrizio Carletti, Fundraising pastorale. Perché e come chiedere denaro 7. Stefano Bucci, Fare discepoli missionari. Rigenerare i battezzati e le comunità
All’indomani della notizia shock con cui ha informato i fedeli che, al termine del suo servizio, la parrocchia sarà unita a quella vicina, don Valerio viene ritrovato privo di coscienza. Per scongiurare la perdita dell’autonomia, si decide di tenere nascoste alla curia le condizioni del parroco. La comunità comincia a riorganizzarsi. Tutti si danno un gran da fare, ma ben presto sorgono liti e divisioni… Attraverso le pagine di questo romanzo (e con l’aiuto di schede di lavoro) si cerca di riflettere su ciò che rende generativa una comunità parrocchiale, passando da un attivismo senza prospettiva pastorale, legato ad abitudini e tradizioni, a una visione rinnovata, corresponsabile.