Transizioni Profetiche. Prospettive di rinascita ... - Estratto

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Quando attraversiamo un passaggio di epoca, ci troviamo a vivere fasi storiche di grande confusione culturale e spirituale. Le convinzioni morali e le certezze di ogni genere vacillano, producendo un clima di grande smarrimento. È proprio in questi momenti che risultano indispensabili nuove visioni che sappiano leggere i segni dei tempi e tentare di indicare direzioni evolutive. Questo è il compito profetico che la fede cristiana attribuisce a ogni credente. In questo libro i quattro autori desiderano offrire al lettore una buona notizia, mostrando che tutti i nostri travagli, sia in ambito sociale e politico sia nelle dimensioni personali e spirituali, sono in realtà i dolori e le fatiche di una nascita. E questo è in fondo l’annuncio che si vuole proporre, in questo finale di partita, in questa fine di epoca; qualcosa si sta inaugurando: una nuova modalità di essere umani su questa terra.


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25 Collana diretta da Marco Guzzi

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Francesco Cannella - Tonino Cantelmi Marco Guzzi - Fabio Lorenzetti

Transizioni profetiche Prospettive di rinascita in un cambio d’epoca

Prefazione di

Angelo De Donatis


Grafica di copertina di Ivo Kaplun Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena

Per i testi citati dal magistero della Chiesa e da documenti dei pontefici © Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano

PAOLINE Editoriale Libri © FIGLIE DI SAN PAOLO, 2022 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it • www.paolinestore.it edlibri.mi@paoline.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)


Prefazione

Il termine « profezia » in sé – quanto più le patenti di profezia che alcuni si attribuiscono – è sempre da maneggiare con cautela: non fosse altro per il fatto che un profeta non si crea da sé, ma in rapporto a una chiamata che lo supera fino a renderlo mistero a sé stesso; una chiamata che egli può soltanto accettare e che lo pone sempre in una posizione scomoda, dove sperimenta solitudine e incomprensione. Quel che distingue ulteriormente un vero da un falso profeta, poi, non è neppure la necessaria scomodità o la urticante forza di quel che dice, quanto la radice invisibile del suo ministero: non la compiacenza e nemmeno l’affermazione di sé o delle proprie idee, ma un servizio di comprensione della realtà dal punto di vista di Dio che egli stesso deve continuamente imparare per attestarlo presso il popolo al quale viene inviato. La verità della profezia è data così dal suo compiersi, nel quale appare la forza creatrice della parola di Dio, che viene a fare nuove tutte le cose. Così che novità, travaglio, gestazione di un mondo nuovo, sviluppo e crescita, sono sempre presenti quando una profezia si manifesta, con la loro ambivalenza di timore e di speranza, di accettazione e di rifiuto. Chissà dove ci porterà la trasformazione in atto? E come siamo chiamati a viverla? Qualche dato lo possiamo trattenere, mentre leggiamo questo libro che ci induce a guardare verso il futuro e a cogliere anche questo tempo come un kairos, un’occasione di grazia. E il primo elemento è proprio questo, cristianamente (cioè profeticamente) ragionando: il tempo che ci sta da5


vanti non è un futurum, ma un adventus: non è uno spazio dove l’essere umano, lasciato solo a sé stesso, alla sua volontà e alle sue paure, deve proiettarsi per decidere di sé e della vita, per assicurarsi una salvezza; e neppure l’occasione buona per le varie ingegnerie sociali (o ecclesiali) di sperimentare le loro formule, più o meno scientifiche. È piuttosto la strada buona grazie alla quale il Signore ci viene incontro per camminare con noi. Così che quel che ci accadrà nel futuro dipenderà dalla volontà che avremo o no di procedere mano nella mano con il Signore. Non con un mistero numinoso e incerto, ma con Cristo Gesù, che è l’incarnazione del Mistero che fa tutte le cose e che possiede la storia, avendola portata al suo compimento nella risurrezione. L’umanità del Verbo fatto carne ci strappa alla solitudine paurosa e all’arroganza delirante, e ci fa guardare a noi stessi come a una realtà buona e destinata al bene. Come insegna il Concilio: « Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo (...) svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. (...) Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. (...) La vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale » (cfr. Gaudium et spes 22). Così che la profezia compiutasi perfettamente – Gesù Cristo, nel quale parola, persona, evento e missione coincidono – ci rimette in campo in quanto uomini e donne, nei quali si rivela la comunione del Verbo che ci fa certi della salvezza. Questa centralità dell’essere umano nella storia e nella creazione, e questa relazione costitutiva con il Verbo di Dio, sono il fondamentale « dato profetico » dal quale ricominciare sempre a guardare questa epoca di transizioni e di sconvolgimenti. Perché « dato profetico »? Perché è essa stessa una comprensione non scontata né immediata, se è vero quello che scriveva Nietzsche, e che noi abbiamo visto realizzarsi 6


nel corso del secolo da lui profetizzato: « Noi (...) vogliamo diventare quello che siamo. I nuovi, gli irripetibili, gli inconfrontabili, i legislatori di sé stessi, quelli che si danno da sé la legge, che si creano da sé » (cfr. La Gaia Scienza 335). Non nell’opposizione o nella rimozione della comunione con il Cristo, ma nella sua riaffermazione sta un’invincibile speranza di bene per tutte le transizioni che ci attendono: una riaffermazione che facciamo ricevendola come una grazia e non come un prodotto delle nostre mani. L’uomo di oggi non è meno desideroso di infinito di quello di ogni tempo. « Eppure – scriveva l’allora arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla – esiste qualcosa che può essere chiamato esperienza dell’uomo »1. L’esperienza di quel che l’uomo è e fa di sé, nella sua sostanziale semplicità supera qualunque incommensurabilità e qualunque complessità. Il travaglio in mezzo al quale ci troviamo non sarà risolto definitivamente dalle tecnoscienze, perché è già stato trasfigurato in risurrezione dalla Pasqua del Signore: ed è questa la profezia definitiva e certa che si compirà per tutti e per ciascuno. card. Angelo De Donatis vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma

1 K. Wojtyla, Persona e atto, a cura di G. Reale e T. Styczen, Rusconi, Santarcangelo di Romagna 1999, p. 53.

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INTRODUZIONE

Abbiamo scritto questo libro perché abbiamo creduto vere le parole che papa Francesco rivolse nel 2015 alla Chiesa italiana: « Oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d'epoca »1. Poiché anche noi siamo certi che le cose stanno proprio così, solo una persona ingenua potrebbe pensare che per affrontare il futuro sia sufficiente cambiare qualche cosa, migliorare quello che già facciamo, aggiustare e riparare qualche errore. Siamo in una transizione d’epoca e dunque la parola d’ordine è discontinuità. Abbiamo scritto questo libro perché abbiamo creduto anche nelle parole che papa Francesco rivolse ai fedeli della Diocesi di Roma nel 2021, quando ha affermato che la parola « sinodo » significa « camminare insieme » e perciò tutti siamo protagonisti: « La makrothymía di Dio è quella pazienza dello sguardo che si nutre di visioni profonde, visioni larghe e visioni lunghe: Dio vede lontano, Dio non ha fretta » 2. Ed è in questo processo che vogliamo inserirci. Abbiamo creduto, ancora, a ciò che il Papa affermò: Gustav Mahler – questo l’ho detto altre volte – sosteneva che la fedeltà alla tradizione non consiste nell’adorare le ceneri ma nel custodire il fuoco. Io domando a voi: prima di incominciare questo cammino sinodale, a che cosa siete più inclini: 1 Francesco, Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù. Discorso all’incontro con i rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015. 2 Francesco, Discorso ai fedeli della Diocesi di Roma, Città del Vaticano, 18 settembre 2021.

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a custodire le ceneri della Chiesa, cioè della vostra associazione, del vostro gruppo, o a custodire il fuoco? Siete più inclini ad adorare le vostre cose, che vi chiudono – io sono di Pietro, io sono di Paolo, io sono di questa associazione, voi dell’altra, io sono prete, io sono Vescovo – o vi sentite chiamati a custodire il fuoco dello Spirito?3.

Ecco la questione centrale: noi vorremmo, con questo libro, « svegliare » gli adoratori delle ceneri! Lo pubblichiamo a pochi mesi dall’inizio del grande processo sinodale, aperto in ottobre 2021, come contributo dal basso, sicuri che il « sinodo » non sarà una convention ecclesiale, ma un evento di grazia! Se dunque accogliamo come vera la teoria del cambio d’epoca, dove siamo esattamente? Per alcuni di noi siamo ancora nella fase terminale della modernità. Per altri siamo già nella postmodernità tecnoliquida. Ma, al di là di tutto, sicuramente siamo in una grande transizione. Prendiamo il caso della vita religiosa. Luigino Bruni scrive: Una buona comunità carismatica nel XXI secolo può solo essere comunità tragica, che va a dormire ogni sera non sapendo se domani si risveglierà ancora comunità, e ogni mattina ringrazia perché c’è ancora (...) Vivranno le comunità che sapranno vivere sull’orlo del precipizio4.

Insomma per la vita religiosa, come argomenta Bruni, serve una nuova povertà, quella di chi rinuncia al possesso delle persone: le comunità religiose saranno composte da persone libere, generative e creative che non restano oggi per gli impegni presi ieri, ma per i sogni di domani (...) Servono nuove forme di vita comunitaria, più vicine al movimento del Battista che a Qumram. La comunità essena di Qumram era costruita su rigide regole, il movimento di Giovanni il Battezzatore era un movimento (a cui Cristo partecipò) fluido, nomade e prov3 4

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Francesco, Discorso ai fedeli della Diocesi di Roma. Cfr. L. Bruni, L’era della comunità infinita, in Avvenire, 21 agosto 2021.


visorio, dove persone entravano e uscivano, battezzate e libere. Il monachesimo prima e le Congregazioni religiose poi si ispirarono ancora a Qumram e alla regola, piuttosto che al Battista e al suo movimento5.

Davvero tristi (e senza futuro) quelle congregazioni dove i superiori, adoratori delle ceneri, pensano di « aggiustare » qualcosa e di « mantenere » e non accettano la scommessa sul futuro, cioè, per dirla ancora con Luigino Bruni, aprirsi al cambiamento totale e discontinuo verso comunità infinite. Ma la transizione d’epoca riguarda tutto: relazioni, famiglia, lavoro, politica, arte. Quello che scriviamo vuole rivolgersi alla vita religiosa come alla politica e a ogni ambito dell’umano. Lo ammettiamo: non è facile riflettere (transizioni profetiche!) su una mutazione sociale e forse antropologica (epocale, appunto!) proprio mentre essa avviene. Abbiamo voluto provarci con questo libro, perché pensiamo che i processi della transizione siano processi che possiamo in qualche modo governare solo se ne siamo consapevoli. L’alternativa è restare nella fase di malattia terminale in attesa della fine (ed è quello che molti fanno). Per esempio, il passaggio dal sistema cervello-mente analogico a quello digitale costituisce una transizione che possiamo subire o modificare in qualche modo: riguarda la scuola, l’apprendimento, il lavoro e persino l’amore. L’irrompere dell’intelligenza artificiale sta producendo ulteriori e straordinari mutamenti sui quali possiamo riflettere oppure, sopraffatti, arrenderci. La metamorfosi delle forme del credere può cedere al consumismo emotivo o assumere ancora capacità di senso e significato. In definitiva questa transizione d’epoca scuote il senso di umano e di autentico. Tutti questi processi e i tanti altri che tramano sotto traccia richiedono un pensare, un riflettere e un rispondere. In altri termini, questo libro sostiene che il concetto di futuro dovrebbe essere declinato al plurale: esi5

Ibid.

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stono molteplici possibili futuri. Per quale di essi, oggi, vale la pena impegnarsi? La risposta a questa domanda è legata all’assetto valoriale che sentiamo più significativo e sensato, ma anche alla nostra capacità di leggere ciò che avviene oggi alla luce del futuro. In fondo crediamo nell’avvento, cioè nel futuro che ci viene incontro: il modo con cui pensiamo al futuro e a ciò che sarà, influenza le scelte di oggi. Dunque il futuro abita il presente e le scelte che oggi facciamo. La nostra riflessione si pone nell’ambigua dialettica presente-futuro e desideriamo condividerla con tutti coloro che non vogliono semplicemente subire, inconsapevoli o sopraffatti, i processi di questo straordinario tempo di crisi di transizione. Per noi questo tempo, già redento, è una immensa opportunità di bene. « La nostra sia una fede rivoluzionaria, che cambia il mondo! »6, oppure semplicemente non sarà.

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Francesco, Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù.


PRIMO CAPITOLO

UN TEMPO PROPIZIO, PER RICOMINCIARE di Marco Guzzi



La svolta dei tempi

Tutti noi sentiamo di vivere in una fase molto intensa e decisiva della nostra storia personale, e più in generale della difficile avventura dell’essere umano su questo pianeta. Sentiamo che molte concezioni e convinzioni stanno mutando in ogni ambito della conoscenza e dei saperi, ma anche della convivenza tra le persone e tra i popoli. Si può dire, senza alcuna esagerazione, che ogni territorio culturale, morale, estetico, giuridico, religioso, politico, scientifico e tecnologico venga oggi sconvolto e attraversato da correnti, a volte violentissime, di cambiamento. Perciò è giusto parlare di un cambiamento d’epoca, e non semplicemente di un’epoca di cambiamento, come ha ribadito papa Francesco, aprendo il Convegno ecclesiale di Firenze nel 2015, e come d’altronde aveva già scritto nell’esortazione postsinodale Evangelii gaudium (da ora EG): « L’umanità vive in questo momento una svolta storica » (EG 52), la quale richiede « una coraggiosa rivoluzione culturale » (Lettera enciclica Laudato si’ 114, da ora LS), e « che ci obbliga a cercare un nuovo inizio » (LS 207). Questa convinzione, d’altronde, attraversa in vario modo quasi tutto il XX secolo e giunge, in questi primi decenni del XXI, a un apice drammatico che l’antropologo francese René Girard definì esplicitamente apocalittico: Due guerre mondiali, l’invenzione della bomba atomica, svariati genocidi, una catastrofe ecologica imminente non sono stati sufficienti a convincere l’umanità, e in primo luogo i cristiani, 15


che i testi apocalittici, pur senza avere alcun valore predittivo, ci parlano del disastro in corso. (...) Oggi la violenza è scatenata a livello planetario, provocando ciò che i testi apocalittici annunciavano: la confusione fra i disastri causati dalla natura e i disastri causati dagli uomini, la confusione tra il naturale e artificiale 1.

Precisando subito, però, che la natura apocalittica del nostro tempo porta dentro di sé un’enorme energia creatrice, una incredibile potenzialità di rivelazione, di nuove comprensioni, e quindi di ricominciamento: L’apocalisse non annuncia la fine del mondo, ma fonda una speranza. Chi apre gli occhi sulla realtà non cade nella disperazione assoluta dell’impensato moderno, ma ritrova un mondo dove le cose riacquistano un senso. La speranza è possibile solo per chi osa pensare i pericoli del momento2.

Urge una rivoluzione culturale Il grande tema all’ordine del giorno perciò consiste nell’interpretare adeguatamente i segni dei tempi: Non è compito del Papa offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanea, ma esorto tutte le comunità ad avere una « sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi ». Si tratta di una responsabilità grave, giacché alcune realtà del presente, se non trovano buone soluzioni possono innescare processi di disumanizzazione da cui è poi difficile tornare indietro3.

Ma sono proprio queste chiavi interpretative che purtroppo sembrano mancare. R. Girard, Portando Clausewitz all’estremo, Adelphi, Milano 2008, p. 13. Ibid., p. 17. Cfr. M. Guzzi, Dalla fine all’inizio. Saggi apocalittici, Paoline, Milano 2011. 3 Francesco, Evangelii gaudium. Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (2013), Paoline, Milano 20188, 51. 1 2

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Oscilliamo, sia in ambito cristiano che nella cultura laica, tra visioni catastrofistiche da imminente fine del mondo e proiezioni paradisiache verso società tutte interconnesse, ipertecnologiche e pianificate da perfette intelligenze artificiali. È proprio una cultura della trasformazione che manca: « Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi (...) » (LS 53). Ed è per questo che Paolo VI, citato da Benedetto XVI nella enciclica Caritas in veritate (da ora CV), sosteneva che il mondo soffre per mancanza di pensiero 4. E papa Benedetto commentava: « L’affermazione contiene una constatazione, ma soprattutto un auspicio: serve un nuovo slancio del pensiero (...) » (CV 53). Sì, serve una vera e propria rivoluzione culturale: « I problemi che oggi abbiamo di fronte non ammettono bacchette magiche, scorciatoie, e cure istantanee, ma richiedono niente di meno che un’altra rivoluzione culturale »5. E anzi, questa rivoluzione delle nostre modalità di pensiero, e quindi anche di tutti i nostri linguaggi, assume ormai la portata di un rivolgimento antropologico-culturale, in quanto è un’intera figurazione umana che si sta consumando e sta manifestando la propria insostenibilità universale, mentre un’altra sembra emergere, sia pure a fatica, proprio dalla dolorosa passione della prima: L’autentica umanità, che invita a una nuova sintesi, sembra abitare in mezzo alla civiltà tecnologica, quasi impercettibilmente, come la nebbia che filtra sotto una porta chiusa. Sarà una promessa permanente, nonostante tutto, che sboccia come un’ostinata resistenza di ciò che è autentico? (LS 112).

4 Cfr. Paolo VI, Populorum progressio. Lettera enciclica sullo sviluppo dei popoli (1967), Paoline, 201818, 85. 5 Z. Bauman, Sintomi alla ricerca di un oggetto e di un nome, in H. Geiselberger (a cura), La grande regressione. Quindici intellettuali da tutto il mondo spiegano la crisi del nostro tempo, Feltrinelli, Milano 2017, p. 43.

17


Annunciare una nascita Io credo che oggi più che mai una nuova cultura profetica debba saper dare una buona notizia proprio dentro gli sconvolgimenti di una crisi antropologica senza precedenti, debba cioè essere in grado di leggere tutti i segni più aspri e dolorosi di questo tempo come segni di una nascita, come segnali di un passaggio cruciale e difficile, certamente, ma potenzialmente molto evolutivo. Dobbiamo insomma denunciare che una crisi evidentemente c’è, ed è davvero radicale; ma che nel suo profondo questa è una crisi di crescita. Lasciamo risuonare questa eco, quando sentiamo ripetere la parola crisi, in ogni situazione del mondo: sì, la crisi c’è, ma non dobbiamo averne paura, perché è una crisi di crescita! Le aree desertificate aumentano, certo, e lo vediamo ogni giorno di più, e lo sosteneva già lo Zarathustra di Nietzsche alla fine dell’Ottocento, e oggi anche papa Francesco lo ribadisce: « È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale » (EG 86); ma subito dopo però cita papa Benedetto che scrive: È proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere6.

La nuova cultura insomma nasce e fiorisce proprio in questa specie di deserto spirituale, ma con la forza di un’irrigazione incontenibile, capace di rigenerare la terra, e di renderla nuovamente ricca e feconda. E la sua forza scaturisce proprio dalla capacità di leggere a fondo questo tempo nella sua direzione evolutiva. 6 Benedetto XVI, Omelia nella Santa Messa di apertura dell’Anno della fede, Roma, 11 ottobre 2012.

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Non si tratta cioè di semplici auspici, o di speranze un po’ « campate per aria », né tanto meno della facile retorica dell’« andrà tutto bene ». Tutt’altro, la nuova cultura, cui dobbiamo collaborare, non si nasconde alcuna difficoltà, né minimizza i pericoli estremi che stiamo fronteggiando, ma anzi li analizza fino in fondo, fino a rivelarne la natura terminale, di rischi estremi appunto, che vanno a toccare l’essenza stessa dell’uomo. Ed è proprio portando fino all’estremo la lettura dei rischi che ci si appalesa con crescente chiarezza l’unica via di salvezza che, come specie, ci si apre dinanzi7.

7 Cfr. M. Guzzi, Non vedi che già sorge il nuovo Giorno? Rivoluzione e Iniziazione, Paoline, Milano 2021; cfr. Id., Fede e rivoluzione. Un manifesto, Paoline, Milano 2017.

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INDICE

pag.

5

»

9

la svolta dei tempi

»

15

Urge una rivoluzione culturale Annunciare una nascita

» »

16 18

dall’io egoico-bellico all’io relazionale

»

20

Un passaggio di umanità La globalizzazione del Nuovo Io Il Nuovo Io relazionale è il Cristo

» » »

20 22 24

il cristo, nuova umanità, rinnova la sua chiesa

»

26

Una nuova epoca del cristianesimo Il Cristo e la modernità La fine di un’epoca millenaria del cristianesimo

» » »

26 28 29

un nuovo inizio

»

32

La conversione della Chiesa

»

32

Prefazione Introduzione Primo capitolo UN TEMPO PROPIZIO, PER RICOMINCIARE di Marco Guzzi


Dalla rappresentazione alla realizzazione dei misteri della fede Ripartiamo dalla realizzazione del battesimo

pag. 33 » 36

diventare nuova umanità, diventare tutti il cristo

»

39

Nuova evangelizzazione significa nuova iniziazione L’esperienza iniziatica dei gruppi Darsi pace Dopo l’accoglienza un vero ascolto Accompagnando fraternamente, Annunciare Un metodo iniziatico integrato: gli elementi culturale e autoconoscitivo L’elemento meditativo e contemplativo

» » » »

39 40 42 44

» »

46 47

Secondo capitolo IL CAMBIAMENTO D’EPOCA. DAL ’68 ALLA RIVOLUZIONE TECNOLIQUIDA: QUALE SPIRITUALITÀ SALVERÀ L’UMANITÀ di Tonino Cantelmi dal

1968 alla rivoluzione digitale,

ovvero dall’amore libero a happen e tinder

La crisi dell’identità: la mutevolezza dell’esserci nell’orizzonte tecnoliquido I nuovi linguaggi dell’amicizia e dell’amore nell’epoca digitale Il linguaggio estetico Il cambiamento d’epoca e la spiritualità In conclusione

»

53

»

59

» » » »

63 67 70 76


Terzo capitolo CAMPO BASE. PER UNA ASCESA NUOVA DELLA VITA CONSACRATA di Fabio Lorenzetti pag. 81 Da che parte stare? Dal Vaticano II in poi » 83 L’intervento dello Stato nei settori storicamente tipici delle opere dei religiosi » 84 L’emergere e l’emergenza di nuovi bisogni e povertà » 85 La comune vocazione battesimale del popolo di Dio e l’« apporto corale dei diversi doni » » 86 Il tema dell’interculturalità delle congregazioni e della contemplazione » 87 Il tema delle vocazioni e degli abbandoni » 89 » 90 Le scelte formative Il servizio dell’autorità » 93 Le mura di Gerico » 94 Per non concludere » 95

Quarto capitolo LA TRANSIZIONE POLITICA: TRA AUSTERITÀ, RESILIENZA E RIVOLUZIONE di Francesco Cannella i miti e l’economia

»

99

Il letto di Procuste La nave di Teseo La tomba vuota

» 100 » 100 » 101

il letto di procuste

» 103

Visione del mondo: fede neoliberista e approccio riduzionistico-materialista

» 103


Politica economica: il mito del mercato unico pag. 108 Politica sanitaria: i tagli alla spesa pubblica, la pandemia e una cultura in stato terminale » 111 la nave di teseo

» 114

Visione del mondo: il potere dell’economia Politica economica: il mito della resilienza Politica sanitaria: il potenziamento delle reti di prossimità

» 115 » 116 » 119

la tomba vuota

» 123

Visione del mondo: abbiamo già vinto! Il recupero di una fede fondante e rivoluzionaria. Conversione è rivoluzione Politica economica: Fratelli tutti e la dottrina sociale della Chiesa Politica sanitaria: gli ultimi saranno i primi, focus sui disturbi del neurosviluppo. Dal « posto letto » alla « qualità di vita »

» 131

Un progetto politico e spirituale

» 136

Conclusioni

» 139

Bibliografia

» 143

» 123 » 127


Crocevia Collana diretta da Marco Guzzi Al crocevia dei tempi, delle discipline e dei linguaggi, testi che interpretano la nostra epoca come fase di svolta e di ricominciamento esistenziale, storico-culturale e spirituale. 1. Darsi pace. Un manuale di liberazione interiore, di Marco Guzzi 2. La cura dell’anima. L’esperienza di Dio tra fede e psicologia, intervista di Jan Paulas e Jaroslav Šebek ad Anselm Grün, edizione italiana a cura di Marco Guzzi 3. La scelta che non esclude. Buddhismo o cristianesimo, di Dennis Gira 4. Verso l’essenziale. L’anima e i suoi discorsi, a cura di Danila Biglino e Marco Guzzi 5. La nuova umanità. Un progetto politico e spirituale, di Marco Guzzi 6. Il pensiero che ascolta. Come uscire dalla crisi, di Maurice Bellet 7. Lo spartiacque. Ciò che nasce e ciò che muore a Occidente, a cura di Marco Guzzi 9. Il monaco e la psicanalista. In dialogo per una autentica libertà interiore, di Marie Balmary 10. Yoga e preghiera cristiana. Percorsi di liberazione interiore, di Marco Guzzi 11. La saggezza delle fiabe, di Massimo Diana 12. Dalla fine all’inizio. Saggi apocalittici, di Marco Guzzi 13. Il cuore a nudo. Guarire in dialogo con Dio, di Marco Guzzi 14. Imparare ad amare. Un manuale di realizzazione umana, di Marco Guzzi 15. Parole per nascere. Poesie di un nuovo inizio, di Marco Guzzi 16. L’Insurrezione dell’umanità nascente, di Marco Guzzi 17. Fede e rivoluzione. Un manifesto, di Marco Guzzi 18. Facebook. Il profilo dell’Uomo di Dio, di Marco Guzzi 19. Alla ricerca del continente della gioia. La Rivoluzione del XXI secolo, di Marco Guzzi 20. Dizionario della lingua inaudita. La Lingua e la Rivoluzione, di Marco Guzzi


21. La vita è l’opera. Una biografia, di Marco Guzzi, a cura di Francesco Marabotti 22. Imparare a nascere. Un percorso di guarigione interiore, di Francesco Marabotti 23. Per donarsi. Un manuale di guarigione profonda, di Marco Guzzi 24. Non vedi che già sorge il nuovo Giorno? Rivoluzione e Iniziazione, di Marco Guzzi 25. Transizioni profetiche. Prospettive di rinascita in un cambio d’epoca, di Francesco Cannella - Tonino Cantelmi - Marco Guzzi - Fabio Lorenzetti 50. Darsi pace. Gruppi di liberazione interiore, di Marco Guzzi


Francesco cannella Coordinatore nazionale aris (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari) dei servizi dedicati ai disturbi del neurosviluppo, direttore del personale e delle attività dell’Opera don Guanella, cooperatore guanelliano. Tonino canTelmi Psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell’ Istituto Italiano di Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale. Nel 2020 papa Francesco lo ha nominato consultore del Dicastero per lo sviluppo umano integrale. Nel 2021 è stato eletto presidente per la Diocesi di Roma dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (amci). m arco Guzzi Poeta e filosofo, nel 1999 ha fondato il Movimento Darsi pace - Liberazione interiore per la trasformazione del mondo. Fabio lorenzeTTi Sacerdote dell’Opera don Guanella, pedagogista, direttore del Centro di Riabilitazione Casa S. Giuseppe, vice presidente aris nazionale.

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Questo è l’annuncio: nell’attuale crisi antropologica sta nascendo una nuova figura di umanità.

ISBN 978-88-315-5471-8


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