Emmaus Q u a d e r n i
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Fabrizio Carletti Centro studi M i s s i o n e E mm a u s
ABITARE L E PAROL E Accompagnare gli adulti con stile narrativo e dialogico
Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena
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STORIA DI UN’ESPERIENZA Come è nato questo percorso
Di fronte a una nuova idea si potrebbe essere tentati di metterla subito in pratica, nel modo più ampio possibile, convinti della sua bontà ed efficacia. Purtroppo non sempre questa è la via più sapiente, perché una convinzione personale, un’intuizione, seppur corretta, può incontrare in un ambiente delle resistenze e produrre effetti non determinabili a priori. Senza dimenticare che l’idea nasce da una visione della realtà che può essere filtrata da nostre precomprensioni o più semplicemente può risultare parziale. Sperimentare qualcosa di nuovo richiede molta attenzione e cura, implica tenere sotto controllo tutta una serie di variabili che potrebbero rendere poco significativi la raccolta e il confronto di informazioni volte a valutare l’efficacia del nostro operato. Per queste ragioni quando, nel 2017, il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile della diocesi di Roma, con l’allora direttore don Antonio Magnotta, chiese di ideare un percorso per gli adulti pensando ai genitori degli adolescenti, si è scelto di agire attraverso un progetto ad experimentum, delimitando le realtà coinvolte e i destinatari, definendo un arco di tempo limitato a circa sei mesi. Questo ci ha permesso di seguire più da vicino i processi messi in atto, di ottenere dei ritorni più uniformi e confrontabili per comprendere gli effetti degli interventi, ma soprattutto di stabilire un patto più vincolante con le realtà che hanno aderito al progetto: 5
un impegno concreto a realizzarlo attraverso le indicazioni che venivano fornite; l’individuazione di almeno una coppia per guidarlo e non un singolo operatore pastorale; il coinvolgimento del parroco almeno nelle fasi di confronto, progettazione e verifica. Ritengo sia sempre sapiente operare con queste modalità, quando si vuole sperimentare un nuovo progetto o metodo: mettere in atto un’azione in un tempo breve, definito, che sia verificabile e su questa base attivare una riflessione sul cammino che si sta intraprendendo. Una specie di prototipo, che ci permette di comprendere meglio la realtà in cui operiamo, le sue risposte alle nostre sollecitazioni, così da guidarci con più efficacia nel nostro servizio. Tutte le informazioni raccolte, sia quelle positive sia quelle negative, saranno allora preziose per aiutarci a ripensare le nostre prassi pastorali e renderle più vicine e connesse alla realtà.
Breve descrizione del progetto nella diocesi di Roma L’obiettivo pastorale del progetto Obiettivo del progetto consisteva nel curare l’accompagnaè l’accompagnamento umano mento umano e spirituale dei genie spirituale dei genitori degli tori degli adolescenti delle parrocadolescenti per aiutarli a essere figure di riferimento per chie, così da aiutarli a essere figure di i loro figli. riferimento per i loro figli e a riscoprire dentro la dinamica del secondo annuncio la bellezza della fraternità all’interno della Chiesa. Sono state individuate nove parrocchie romane, posizionate in luoghi diversi della diocesi, tenendo conto che il territorio diocesano è molto vasto e composito. La diocesi di Roma, infatti, è suddivisa in cinque settori (nord, est, sud, ovest e centro) dotati 6
di un proprio vescovo ausiliare, i quali a loro volta sono divisi in prefetture che raccolgono e coordinano un gruppo vario di parrocchie presenti su una stessa porzione di territorio. Abbiamo così ottenuto un campione abbastanza realistico del territorio, includendo sia zone popolari sia quartieri residenziali presenti in contesti socio-culturali diversi. Ogni parrocchia ha proposto almeno una coppia (in alcuni casi due) come referente del progetto, con l’impegno dello stesso parroco a prendersene cura. Queste coppie hanno partecipato a una formazione specifica centrata sia sul metodo di lavoro sia sui contenuti degli incontri da proporre ai genitori. Questa, in breve, la struttura del progetto. 1. Individuazione di alcune parrocchie della diocesi, presenti in varie prefetture, e scelta da parte di ogni parroco di una coppia per essere formata a curare il percorso in parrocchia. 2. Incontro di presentazione del progetto ai parroci coinvolti. 3. Incontri di formazione per le coppie accompagnatrici prima di iniziare gli appuntamenti in parrocchia per: a. acquisire attenzioni e competenze nell’accompagnamento degli adulti; b. comprendere il metodo di lavoro da applicare poi nelle parrocchie con i genitori; c. acquisire per poi personalizzare i contenuti dell’itinerario da proporre.
4. Attivazione di un primo incontro con i genitori in parrocchia. 7
5. Realizzazione di una riunione di verifica e confronto sul primo incontro e potenziamento formativo per il prosieguo del progetto. 6. Sostegno a distanza delle coppie da parte del Servizio Diocesano e del formatore, attraverso: a. invio alle coppie e ai parroci delle schede per la realizzazione degli incontri in parrocchia; b. accompagnamento a distanza delle coppie. Scambi prima degli incontri, per comprendere se il materiale inviato risulti chiaro e se ci siano criticità su cui confrontarsi, e dopo gli incontri per raccogliere dei feedback; c. condivisione di materiali e feedback tramite piattaforma online predisposta per il progetto e alla quale ogni coppia può accedere con un suo account; d. periodica condivisione del lavoro con i parroci e confronto con loro sull’andamento del progetto.
7. Realizzazione degli altri incontri tematici nelle parrocchie. 8. Incontro finale di verifica con le coppie e i parroci coinvolti nel percorso. 9. Raccolta di tutti i materiali utili e di testimonianze per poter produrre un documento finale che illustri l’esito della sperimentazione. 10. Presentazione dei risultati e riflessione su un eventuale piano di allargamento dell’esperienza.
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Una scelta di fondo: incontrare i genitori oltre il tema della genitorialità Il progetto è stato rivolto ai genitori Il progetto è stato degli adolescenti, ma non in quanto rivolto a genitori, ma non genitori. Provo ora a spiegare bene per lavorare sul loro ruolo quanto per riscoprire la questo concetto, che ha rappresentadimensione spirituale. to uno degli elementi distintivi della nostra proposta. Premetto che i contenuti e il metodo qui proposti possono essere utilizzati sia per giovani sia per adulti in genere. Quando ci si rivolge ai genitori dei ragazzi, in parallelo all’accompagnamento che si fa con i loro figli, di norma si privilegiano incontri sulla genitorialità o su temi che si ritengono significativi per questi adulti in quanto genitori. Del resto, stanno sperimentando una nuova fase relazionale con i propri figli, i quali vivono profondi mutamenti in età preadolescenziale e adolescenziale. Questi cambiamenti generano naturalmente (o almeno potrebbero, se ognuna delle due parti svolge il suo ruolo) conflitti, incomprensioni e tensioni. Dato che genitori non si nasce ma si diventa e che il contesto nel quale viviamo consente meno di ripetere modelli acquisiti in passato, mettere in atto una genitorialità consapevole ed efficace è un argomento sentito e problematico. Quindi è legittimo che molte proposte educative rivolte a questa fascia di genitori tocchino tale argomento. La scelta che ispira questo progetto, tuttavia, è diversa, senza voler mettere in discussione altre proposte o presentare la nostra come migliore o più qualificata. È solo differente. Prende spunto dal presupposto che anche madri e padri, in quanto creature di 9
Dio, abbiano un profondo bisogno di riconnettersi alla loro dimensione spirituale (come espresso nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 27, «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa»). Non tanto in quanto genitori, ma in quanto uomini e donne, possono riscoprire le meraviglie che il Signore ha fatto e fa per loro, sentirsi toccati dalla dolcezza della sua misericordia, rivivere una tensione spirituale in grado di ridare senso alla loro esperienza di vita personale, di coppia e genitoriale. A volte ci si preoccupa di fornire loro strumenti e indicazioni per migliorare il rapporto con i figli o nella coppia. Si tratta di un processo che agisce sulla dimensione esterna del soggetto e non su quella interna, l’essere. Il modello formativo che qui proponiamo è di tipo inside-out: vuole porre l’attenzione sulla dimensione interna, la dimensione esistenziale delle singole persone, per poter poi aiutare, in un secondo momento, a rileggere la dimensione esterna, quella esperienziale. Il rischio, altrimenti, è quello di acquisire strumenti che poi non cambiano la persona ma con i quali ci si aspetta di modificare la realtà e coloro che ci circondano. Non funziona così, almeno nelle relazioni significative, durature nel tempo. È prima di tutto un investimento sull’accompagnamento umano e spirituale di adulti nella comunità. Per questo il testo presenta nel suo sottotitolo la dicitura più ampia: «Accompagnare gli adulti», non i «genitori». È del resto sempre più evidente che fattore critico nei processi di evangelizzazione è proprio la mancanza di adulti nella fede nelle nostre comunità. Per usare le parole del teologo Armando Matteo: 10
A noi sembra di poter affermare che in verità non solo la società attuale soffra di questa assenza di adulti, ma che la stessa realtà ecclesiale soffra LETTURE di questa assenza di adulti e di adulti credenti. A. Matteo, La Chiesa Proprio tale mancanza rende ragione di quella che manca, San Paolo, rottura nella trasmissione generazionale della fede Cinisello Balsamo (MI) e di quell’anoressia che oggi colpisce la cultura 2018, pp. 48-49. vocazionale in generale, di cui poi paga le conseguenze la generazione dei Millennials, in termini di un’omessa consegna di sapere intorno all’umano e al cristiano.
Attenzioni e rischi nell’incontrare i genitori e gli adulti Nel primo incontro di presentazione del progetto e di formazione delle coppie referenti è stato affrontato il tema dell’accompagnamento di soggetti adulti: quali attenzioni, rischi, possibili resistenze, approcci efficaci. Un approccio che un adulto non ama, Un adulto in e a cui di solito reagisce irrigidendosi formazione presenta e con insofferenza, è il tentativo di maggiori resistenze rispetto organizzare incontri volti a spiegara un ragazzo: è una persona con una storia definita, gli cosa e come deve fare (come esseche desidera sia valorizzata re un bravo padre o una brava madre, e riconosciuta. un buon cristiano…). Sono modalità che possono essere percepite come interventi curativi o intromissioni nella vita privata. È il modo in cui ci si pone nei confronti delle persone che spesso le rende non collaborative e partecipi. Teniamo anche presente che un adulto in formazione presenta maggiori resistenze rispetto a un ragazzo: è una persona con una storia ben definita, che desidera sia valorizzata e riconosciuta; è un soggetto che ha raggiunto una sua autonomia e non è disposto a rimetter11
la in discussione, tornando a essere trattato come ai tempi della scuola, quando era un semplice studente. Ha delle convinzioni forti che nel tempo ha maturato, delle pre-comprensioni e dei pre-giudizi, che vanno a definire il suo sistema di interpretazione della realtà e di valori che non è facile rivedere senza rimettersi profondamente in discussione. Risulta chiara, allora, la delicatezza della situazione. Spazi per ascoltarsi e comprendersi. Prima di tutto è necessario partire da un atteggiamento accogliente più che saccente. Condividere momenti anche informali per conoscersi, raccontarsi, instaurare un rapporto che superi i ruoli, in modo da attenuare le possibili resistenze iniziali e scoprirsi portatori di interessi simili. Creare spazi in cui raccontare le proprie personali preoccupazioni, le frustrazioni e i disagi, luoghi di ascolto reciproco e di comprensione, dove non essere giudicati e dove parlare in prima persona e non con la presunzione di conoscere già le opinioni altrui. Indicazioni di fondo. Aspetti importanti da tenere presenti, se vogliamo instaurare un vero e proprio processo di coinvolgimento degli adulti, sono: ➤➤
prendere realmente in considerazione la realtà concreta delle persone che incontriamo, in quanto non ameranno sentirci parlare in astratto o ascoltare teorie psicopedagogiche o teologiche;
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ammettere la difficoltà e la complessità da parte di tutti (insegnanti, genitori, educatori, allenatori) di essere uomini e donne, padri e madri, mogli e mariti oggi, e la volontà reale di intraprendere insieme un percorso di scambio e riflessione per sostenersi vicendevolmente in questa missione;
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➤➤
tenere conto del desiderio da parte di un adulto, nel momento in cui decide di dedicare il proprio tempo a un incontro (sottraendolo alla famiglia, al lavoro, ai propri interessi personali), di sperimentare che quello che sta facendo gli sarà veramente utile e che non si tratti solo di «chiacchiere»: un adulto desidera sempre portare a casa qualcosa di nuovo;
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determinare, prima di cominciare, il tempo da occupare per l’incontro, non protraendolo oltre misura (di solito gli incontri proposti sono della durata di una-due ore);
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proporre attività che presentino immediatamente il lato utile. Non si intende tanto un’utilità strumentale, in termini di saper fare o gestire qualcosa, ma di utilità spirituale, esistenziale (sentire di aver vissuto un’esperienza utile nel dare senso alla propria vita);
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non sovraccaricare mai un incontro;
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essere puntuali.
La cura nella comunicazione del progetto Oggetto di riflessione con le coppie accompagnatrici è il porre l’attenzione su come comunicare nelle proprie comunità il progetto ai potenziali destinatari, soprattutto quelli meno vicini alla vita della parrocchia. Per la buona riuscita di un’iniziativa questo rappresenta sempre un elemento critico, ma allo stesso tempo fondamentale. Come arrivare a tutti in modo significativo? Come coinvolgere anche chi è meno presente in parrocchia? Come porsi nella maniera giusta, facendo percepire le vere e profonde intenzioni della proposta? 13
Coinvolgere una persona che ha un legame che definiamo « freddo » verso la comunità, in quanto non prende parte alle celebrazioni domenicali o alle altre proposte offerte dalla parrocchia, richiede necessariamente una comunicazione e un approccio « caldi ». Definiamo approcci « freddi » tutte quelle forme di comunicazione che non prevedono un contatto diretto con i destinatari: volantini, annunci pubblici, mail, sms e messaggi tramite social Un approccio « caldo », network. Un approccio « caldo » riche coinvolga anche chi non partecipa alla vita parrocchiale, chiede un incontro personale, una richiede un incontro personale, prossimità reale, in un clima non in un clima non formale ma fraterno. formale ma fraterno: un colloquio fatto di persona non rivolgendosi a un gruppo ma ai singoli, o al massimo una telefonata. L’uso di approcci « caldi », laddove è stato possibile adottarli, ha sortito effetti e risultati significativi. Alcune coppie hanno telefonato a ognuna delle famiglie degli adolescenti, presentandosi a nome della comunità come altra coppia di genitori che desiderava condividere un percorso insieme. Questo ha permesso di rasserenare l’interlocutore, di creare da subito un ponte empatico tra la coppia e le famiglie, di eliminare resistenze e pregiudizi. Riporto di seguito alcune considerazioni emerse nel corso degli incontri di verifica con le coppie accompagnatrici. ➤➤
Punto di forza per le coppie è che chi guida si metta alla pari dei genitori presenti. Questo, nella nostra esperienza, ha favorito l’apertura e il confronto da parte di tutti.
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Il dividersi tra uomini e donne nelle fasi di confronto e racconto di sé è stato di grande aiuto.
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È emersa maggiormente la dimensione dell’essere coppia che non quella di essere genitori, riattivando tra le persone alcune dinamiche e narrazioni che si erano un po’ sopite.
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L’impressione dei più è stata quella di incontrare persone che vivono delle solitudini, per cui il tentativo di creare uno spazio di dialogo profondo è stato molto apprezzato; sono rimasti incuriositi e meravigliati di questo spazio di dialogo e ascolto proposto loro, si sono sentiti accolti, rilassati e hanno manifestato interesse per il metodo senza porre resistenze o difficoltà particolari.
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I partecipanti sono rimasti spiazzati perché non si trattava di un incontro su di loro in quanto genitori, ma su di loro come persone. Tutti hanno partecipato con curiosità e positività, narrando anche difficoltà personali, ferite e tensioni interiori. Ci si è meravigliati di come si siano aperti in modo autentico pur non essendosi mai visti prima.
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È stato anche significativo e li ha toccati che il commento alla Parola sia stato fatto da una coppia nello stile della testimonianza. La Parola ha illuminato l’esperienza di tutti durante gli incontri.
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È stata posta attenzione nella cura dello spazio e del luogo, in quanto questo rappresentava già un primo messaggio. I genitori venivano fatti sedere in semicerchio o in cerchio, creando un ambiente caldo e partecipativo.
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In alcune parrocchie è stato preparato un piccolo aperitivo finale. Si è visto come, rispetto a un momento iniziale informale, questo momento conclusivo abbia costituito una cassa di risonanza per continuare a raccontare quanto vissuto durante l’incontro. 15
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È stata posta attenzione ai tempi, senza esagerare nelle proposte e senza mettere pressione; si è privilegiata la qualità delle relazioni, della partecipazione e della condivisione. Da ricordare
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Sperimentare qualcosa di nuovo richiede molta attenzione e cura. Quando si vuole sperimentare un nuovo progetto o metodo bisogna mettere in atto un’azione in un tempo breve, definito, che sia verificabile, e su questa base attivare una riflessione sul cammino che si sta intraprendendo. Le informazioni raccolte saranno preziose per aiutarci a ripensare le nostre prassi pastorali e renderle più vicine e connesse alla realtà.
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Il modello formativo proposto è di tipo inside-out: pone l’attenzione sulla dimensione interna, la dimensione esistenziale delle singole persone, per poter poi aiutare, in un secondo momento, a rileggere la dimensione esterna, quella esperienziale.
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Un approccio che un adulto non ama, e a cui di solito reagisce irrigidendosi e con insofferenza, è il tentativo di organizzare incontri volti a spiegargli cosa e come deve fare. Un adulto in formazione presenta maggiori resistenze rispetto a un ragazzo: è una persona con una storia ben definita, che desidera sia valorizzata e riconosciuta; è un soggetto che ha raggiunto una sua autonomia e non è disposto a rimetterla in discussione.
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Negli incontri con gli adulti è necessario partire da un atteggiamento accogliente più che saccente. Condividere momenti anche informali per conoscersi, raccontarsi.
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Bisogna tener conto che un adulto, quando decide di dedicare il proprio tempo a un incontro, vuole sperimentare che quello che sta facendo gli sarà veramente utile, che gli porterà qualcosa di nuovo.
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Coinvolgere una persona che ha un legame «freddo» verso la comunità (in quanto non partecipa alle celebrazioni domenicali o alle altre proposte parrocchiali) richiede una comunicazione e un approccio «caldi», ciò significa favorire l’incontro personale, una prossimità reale, in un clima non formale ma fraterno. Per riflettere
•• Pensi che sia possibile attuare nella tua comunità una sperimentazione di questo tipo rivolta a giovani o adulti?
•• Quali ostacoli potresti incontrare? •• Quali aiuti potresti chiedere per realizzarla?
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INDICE
1. STORIA DI UN’ESPERIENZA Come è nato questo percorso
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Breve descrizione del progetto nella diocesi di Roma Una scelta di fondo: incontrare i genitori oltre il tema della genitorialità Attenzioni e rischi nell’incontrare i genitori e gli adulti La cura nella comunicazione del progetto Da ricordare Per riflettere
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9 11 13 16 17
2. IL METODO DIALOGICO Lo stile di conduzione degli incontri
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Il paradigma dialogico: quando le scritture e la Scrittura si incontrano La struttura degli incontri L’itinerario tematico: i verbi della vita Da ricordare Per riflettere
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3. DIRE Tra desiderio e bisogno
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Fissare attentamente le stelle Desiderio e bisogno Approfondimento biblico Desiderio, progettualità e futuro Approfondimento biblico Lo spegnersi delle stelle Desiderio e vita spirituale Scheda operativa Per riflettere
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29 30 31 32 34 35 36 38 44
4. FARE Tra libertà e responsabilità
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Un segno dei tempi: un’accresciuta sensibilità per la libertà Libertà e responsabilità Approfondimento biblico La dimensione sensibile della fede: sentire il bene e il male Il discernimento Ciò che approvi cresce in te Scheda operativa Per riflettere
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45 46 46 48 49 51 51 57
5. AMARE Tra emozioni e dono di sé
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Un invito a camminare nel territorio dell’amore «So io come fare le cose per il meglio!»: l’amore idealista
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«Tutto gira intorno a me»: l’amore narcisista «Tutto e subito»: l’amore edonista Con lo sguardo di Cristo: l’amore autentico Approfondimento biblico Scheda operativa Per riflettere
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64 69 71 72 75 81
6. MORIRE Tra il limite e il senso della vita
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Oltre il limite Desiderio e limite: per trascendere la paura della morte Approfondimento biblico La tradizione spirituale La morte come dono Scheda operativa Per riflettere
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84 85 86 87 90 92 96
7. CONCLUSIONE
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CONTATTI E INFO CONTATTI E INFO CONTATTI CONTATTIEEEINFO INFO CONTATTI INFO
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Il Centro Studi è un team di esperti che coniuga conoscenze in ambito teologico-spirituale, psico-pedagogico e organizzativo, e svolge un servizio di consulenza e accompagnamento a realtà ecclesiali, comunità, enti religiosi sul territorio nazionale. Dalla formazione all’accompagnamento Il Centro Studi opera attraverso un approccio di accompagnamento pastorale che si differenzia da una semplice proposta di formazione. Ciò si concretizza nell’affiancamento e nel sostegno dei responsabili di una diocesi o comunità religiosa, senza sostituirsi ad essi, ma facilitando e sviluppando sinergie che valorizzino le risorse presenti. Dai progetti ai processi Lavorare per processi significa attivare nuovi dinamismi a partire da una visione condivisa e non da semplici bisogni, privilegia l’apprendimento rispetto al risultato, opera attraverso il discernimento delle priorità e non con analisi e obiettivi, fa risuonare attraverso la narrazione l’eco dello Spirito che orienta e sostiene il processo stesso.
Emmaus Q u a d e r n i
Testi brevi e immediati che, già per la loro impostazione grafica, richiamano una sorta di quaderno su cui appuntare cose importanti: quegli aspetti della vita ecclesiale cioè che la collana affronterà, promuovendo un importante cambiamento. 1. Stefano Bucci, Cambiare è possibile. Il Modello Emmaus per avviare e accompagnare processi pastorali 2. Fabrizio Carletti, Una Chiesa di talenti. Scoprirli, allenarli e metterli a servizio 3. Roberto Mauri, L’arte di bene-dire. Predicare e annunciare in modo efficace 4. Fausto Bizzarri, Intelligenza emotiva e pastorale. Per un agire più efficace, empatico e liberante 5. Matteo Gandini, Una, santa, organizzata. Criteri e strumenti per conciliare la dimensione organizzativa e spirituale della Chiesa 6. Fabrizio Carletti, Fundraising pastorale. Perché e come chiedere denaro 7. Stefano Bucci, Fare discepoli missionari. Rigenerare i battezzati e le comunità 8. Fabrizio Carletti, Abitare le parole. Accompagnare gli adulti con stile narrativo e dialogico