Kolbe. Fare della vita un dono. Opera rock di Daniele Ricci

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Fate della vostra vita un dono e ne farete qualcosa di grande

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La vocazione, la devozione all’Immacolata, l’evangelizzazione, la prigionia, il sacrificio. Un musical per raccontare la vita di Massimiliano Kolbe, martire d’amore, santo mariano, patrono dei nostri difficili tempi.

Primo tempo

Secondo tempo

COMBATTERÒ

I SUOI CAVALIERI

LA MANIFESTAZIONE LA FONDAZIONE

IL PENNELLO ARRIVA L’INVASORE

LA VIA SI APRE

TUTTO TUO

L’ANIMA VOLA

IN TE IO VEDO IL FIGLIO MIO

LA TUA MILIZIA NIEPOKALANOW SUL PONTE DELLA ANGERS MUGENZAI NO SONO

L’OFFERTA FATE DELLA VOSTRA VITA UN DONO E SEI CON ME NEL PARADISO E SEI CON ME NEL PARADISO bonus track

Spartito Copione PSC 1486 Le canzoni di questo Spartito Copione sono incise su doppio Compact Disc PCD 313-2 Foto di copertina: Shutterstock Images LLC. Tutti i diritti sono riservati. Grafica: Silvia Bertolissi - Art director, Centro Naz. M.I. EDITORIALE AUDIOVISIVI © Figlie di S. Paolo, Roma 2012. Tutti i diritti riservati. DIFFUSIONE - Via Antonino Pio, 75 - 00145 ROMA


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«La morte subita per amore, al posto del fratello, è un atto eroico dell’uomo, mediante il quale, insieme al nuovo Santo, glorifichiamo Dio. Da lui infatti proviene la Grazia di tale eroismo, di questo martirio. Massimiliano non morì, ma “diede la vita… per il fratello”. Vi era in questa morte, terribile dal punto di vista umano, tutta la definitiva grandezza dell’atto umano e della scelta umana: egli da sé si offrì alla morte per amore. E in questa sua morte umana c’era la trasparente testimonianza data a Cristo: la testimonianza data in Cristo alla dignità dell’uomo, alla santità della sua vita e alla forza salvifica della morte, nella quale si manifesta la potenza dell’amore» (Giovanni Paolo II, omelia di canonizzazione 10 ottobre 1982). Sul Golgota moderno Dopo un primo arresto e un temporaneo rilascio, il 17 febbraio 1941 Padre Massimiliano viene prelevato dalla Gestapo e rinchiuso nel carcere di Varsavia. Il 28 maggio è trasferito ad Auschwitz e transita sotto quell’insegna in ferro battuto scritta in tedesco: il lavoro rende liberi. In realtà l’unica cosa che rendeva veramente liberi quegli esseri umani era la morte. Per Massimiliano fu una morte scelta e voluta per amore, per salvare altri fratelli e avvenne il 14 agosto 1941, la vigilia dell’Assunta. «Morì un uomo, ma l’umanità si salvò», ebbe a dire il cardinal Wojtyla. Era l’estate dell’anno 1941. Finiva un luglio ardente, cominciava l’agosto. Una sera, un prigioniero del reparto 14 non rispose all’appello. Il suo numero venne ripetuto nel silenzio agghiacciante. Nulla. Era fuggito. Immediatamente cominciò la caccia e cominciò il terrore per gli uomini del reparto: sapevano che cosa sarebbe successo. Cominciarono le maledizioni, le preghiere, la speranza che il fuggiasco fosse ripreso; in questo caso solo lui avrebbe pagato, diversamente avrebbero pagato loro… E fu così. La sera del giorno dopo, dieci uomini del reparto 14 furono prescelti per morire. E la morte cui erano destinati era atroce nella sua spaventosa semplicità: niente cappi, niente strumenti di tortura, niente fucilazione. Solo una stanza, un angusto locale senza finestre, nudo e spoglio. I condannati sarebbero stati chiusi là dentro e semplicemente abbandonati. Niente acqua, niente cibo. Nulla. La morte per fame e per sete. Ad uno ad uno i dieci innocenti uscirono dai ranghi. «Viva la Polonia!» gridò uno di loro; ma altre grida echeggiarono, strazianti: «Mia moglie! I miei figli!...», un condannato singhiozzava nel silenzio terribile del cortile. Tutti lo guardavano… E lo guardò padre Kolbe. E decise: quietamente, composto, uscì dalle file dei compagni e avanzò calmo fino al comandante del campo, il quale, vedendo un prigioniero farsi avanti verso di lui, balzò indietro estraendo la pistola. Le guardie avevano alzato i fucili. Ma erano stupefatte. Nessuno aveva mai osato uscire dai ranghi. Padre Kolbe si tolse il berretto, e in un meraviglioso atto d’amore e di umiltà disse: «Vorrei prendere il posto di uno di quelli». Stupore, incredulità, smarrimento. «Di chi vuoi prendere il posto?». Padre Kolbe indicò il prigioniero che piangeva: «Di quello!». «Ma tu chi sei?» «Un prete cattolico». Anche questa era una buona ragione per essere ucciso. E allora: «Va bene, accetto!». Così padre Kolbe si tolse gli zoccoli e i pantaloni, come avevano fatto gli altri condannati e si avviò verso il bunker della fame. Era il tramonto. Il sole scendeva in una gloria di colori. Il 14 di agosto, ai tre ancora sopravvissuti, le guardie iniettarono dell’acido nelle vene, perché bisognava liberare il bunker per far posto ad altri condannati. Per padre Massimiliano non fu la morte, ma l’inizio della Vita, a cui si devono aggiungere altre due date: 17 ottobre 1971, il papa Paolo VI lo dichiara Beato. E il 10 ottobre 1982 Giovanni Paolo II, figlio della stessa terra polacca, lo proclama Santo e Martire. P. Egidio Monzani

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KOLBE

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Fare della vita un dono Personaggi: Kolbe, l’Immacolata, Manifestanti, Sara, Coro della Milizia, il Superiore, Donna, Suor Felicita, Ragazza di Mugenzai no Sono, Frati, Invasore, Prigionieri, tre Sopravvissuti, Coro. L’opera racconta la storia di Massimiliano Kolbe in forma di musical, da rappresentare quindi interamente attraverso canzoni e coreografie, con cantanti-attori e ballerini. Chi preferisce adottare un allestimento più semplice, per esempio in forma di concerto, eventualmente con una selezione di parti, può rendere più esplicito il percorso narrativo utilizzando i testi introduttivi riportati prima delle canzoni, da affidare a una voce narrante, accompagnando la lettura anche con proiezione di immagini.

QUADRO 1 Mi accosto a te, Massimiliano, col desiderio di cogliere qualcosa del “tuo dono”, quello che tu, con la tua esistenza, rappresenti per me e per il mondo intero! Vorrei tanto potermi inginocchiare davanti alla tua tomba per cercare, con i sensi dell’anima, un contatto con te, e pregarti. Ma per te non c’è una tomba: il tuo corpo si è dissolto in fumo, e ora è aria, l’aria che mi circonda, quella che respiro, che è in me. Così chi ti vuole trovare, ora, non può che cercarti dentro il suo cuore. La tua grande avventura iniziò un giorno in cui, appena adolescente, t’inchinasti faccia a terra di fronte all’immagine dell’Immacolata, promettendole che avresti combattuto in armi per lei. Compivi con quel gesto il rituale del cavaliere coraggioso che si consacra tutto alla sua dama, pronto per lei a compiere le imprese più ardue! E quale poteva essere la “tua” dama, la sola degna di avere tutto il tuo cuore, se non la più pura e la più bella, quella stessa che proteggeva il tuo popolo?

COMBATTERÒ Kolbe:

Scenderò dal mio destriero e verso te avanzerò, mia dama. Mi inginocchierò ai tuoi piedi, la mia spada ti porgerò per offrirti il mio cuore che non può vedere i deboli soccombere senza avvampare di fuoco e ingaggiare la lotta per proteggerli e difenderli. Io ti prego accetta il dono delle mie armi del corpo, dell’anima! Che il tuo vessillo mi accompagni nella battaglia dovunque andrò! Che io possa per te proteggere il popolo mio, quel popolo che è il popolo tuo, che sta soffrendo e che geme sotto il giogo di chi schiaccia la sua umanità! Combatterò, combatterò nel nome tuo. Io combatterò, e sarà con te, per te. Con tutto il cuore combatterò, combatterò nel nome tuo. Con la mia vita combatterò, e sarà con te, per te, sotto le tue insegne.

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Il Superiore:

Allora è il momento che io ti comando di andare via e curarti… Farai il lavoro dell’ammalato. Caccerai da te ogni tuo zelo tu non ti occuperai più di nulla: niente più Milizia, niente stampa! È questa la volontà di Dio su te!

Kolbe:

Signore! Abbandonare e perdere la vita nuova che fioriva nelle mie mani ma taglierò come tu vuoi, la ferita aprirò alla madre tutto io consegnerò! Signore! Abbandonare e perdere la vita nuova che fioriva nelle mie mani. Sì, il bene mio reciderò, e obbediente ti amerò alla madre tutto io consegnerò.

QUADRO 5

Quelli della tua malattia furono giorni di deserto. È incredibile come in questo periodo in cui la tua anima era straziata dall’aver dovuto perdere la tua opera ancora una volta, ciò che invece traspariva all’esterno era tutt’altro. Chi ti guardava, anziché scorgere la lacerazione del tuo cuore, vedeva in te una persona intera, completamente e fiduciosamente perduta in Dio, serafica, protesa verso chi stava d’intorno. Come suor Felicita, che guardandoti celebrare messa, sentiva nell’anima il canto di chi si affida totalmente a Dio.

L’ANIMA VOLA Suor Felicita: L’anima vola guardando lui che prega. Con lui lassù, su, su, nel cuore di Dio ogni parola è verità ogni incontro con lui è pace che ti dà il respiro del cielo, il profumo di Maria. Suor Felicita: Kolbe:

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Ma come vedono la luce gli altri? Sentono il cielo, come è possibile, quando io, quando io, quando io sono un deserto senza vita? E tendono le mani, tendono le mani, tendono le mani invano al silenzio che mi schiaccia l’anima! Dove? Dove sei, madre? È questo il momento di provarti il mio amore puro.

L’anima vola guardando lui che prega. Con lui lassù, su, su, nel cuore di Dio ogni parola

Come… come fanno a sentire il cielo guardandomi quando in me, quando in me, quando in me c’è un giardino chiuso, e la fonte è sigillata? E tendono le mani, tendono le mani,

L’anima vola...

è verità ogni incontro con lui è pace che ti dà il respiro del cielo, il profumo di Maria.


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tendono le mani invano al silenzio che mi schiaccia l’anima! Dove? Dove sei, madre? È questo il momento di provarti il mio amore puro. È l’ora di provarti il puro amore mio.

QUADRO 6 E venne finalmente per te il tempo di tornare tra i tuoi. Ma che meraviglia! Quando ti accorgesti che in tua assenza la vita della tua opera, anziché venire meno, era invece progredita prodigiosamente! Dalla potatura, che tu avevi accolto come volontà di Dio, zampillavano ora nuove fioriture. Tanto che ora non erano più neanche sufficienti i locali dove si svolgevano le attività della tua opera: occorreva più spazio, più edifici, più macchine. Occorreva addirittura una città! E forse, non sarebbe bastata neanche una sola città.

LA TUA MILIZIA Kolbe:

Ho donato alla tua volontà, il bene più prezioso. Ho donato alla tua volontà, quest’opera di luce e la ritrovo ancora più bella. È più bella e più grande perché tu, madre l’hai curata. Sapevo che era tua, soltanto tua. L’ho perduta e ora la contemplo nuova e splendida.

Coro Milizia: Hai donato alla sua volontà il tuo bene più prezioso. Hai donato alla sua volontà, la tua opera di luce. Ed ecco come palma è fiorita. Dalla tua ferita è discesa linfa della vita. Dal tuo silenzio immenso dell’anima è sbocciato il tuo canto più bello, il canto della gioia. Eccoci! Tu guidaci! Freme la tua Milizia! Cresce sempre più e chiede una città. E ancora nel tuo nome città, mille nuove altre città nel mondo. Eccoci! Tu guidaci! Freme la tua Milizia…

Kolbe: Ho donato alla tua volontà…

QUADRO 7 Costruisti la tua città, e la chiamasti Niepokalanow, la città dell’Immacolata. Quanti giovani vi accorrevano, per donarsi alla Madre Celeste e conquistare il mondo a lei, quanti! E che gioia, nell’alacre, incessante e arditissimo lavoro, che era quello di conquistare il mondo! Ma una sola città non poteva certo essere sufficiente a contenere l’esplosione di un’opera che si proponeva nientemeno che la santificazione del mondo intero. E così tu già guardavi al Medio Oriente, all’India, alla Cina, alla Lituania e perfino alla Russia, come luoghi dove fondare mille tue nuove Niepokalanow.

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Ma io ti seguo… In te io vedo il figlio mio. In te io vedo il figlio mio Gesù.

QUADRO 15

Ti imprigionarono nei campi dell’inferno, dove sarebbe giunto per te il momento sublime della libera offerta della tua stessa vita. Un prigioniero fuggì, e gli invasori, per rappresaglia, ordinarono che il tuo gruppo restasse in piedi per tutto il giorno a bruciare sotto il sole di quella terribile estate. Quel sole ricordava una corona rossa, come quella che una volta, quando eri bambino, dicono che tu avessi visto porgerti dall’Immacolata stessa: era la corona del martirio, e l’Immacolata te l’aveva offerta insieme a un’altra corona, bianca, che simboleggiava la purezza. Di fronte alla tua dama tu, dalle sue mani, con slancio le avevi prese tutte e due. Arrivata la sera, l’invasore scelse dieci di voi, innocenti, che sarebbero stati rinchiusi in un bunker senza luce a morire di fame e di sete. Ogni grido di disperazione di coloro che venivano via via additati, era una lacerazione nella tua anima, l’anima di un cavaliere, che non può non difendere i deboli. Non potevi stare a guardare, dovevi salvarli, salvarne almeno uno! Avevi un’unica arma, ormai, nelle tue mani: la tua vita, che avresti potuto immolare per salvare un’altra vita. E a quel punto il tempo si fermò, e ti parve di udire le grida di tutti quelli che ti imploravano di non abbandonarli. Che fare? La tua dama – e il cielo – attendevano la tua risposta.

L’OFFERTA

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Coro:

Sole e fuoco immenso su di voi per ore, ore e ore. Sole e fuoco immenso, dentro voi la fiamma del terrore.

Kolbe:

Questi tuoi figli, madre, gemono, cadono, attendono in piedi il destino più terribile. Oh come vorrei, oh madre, essere accanto a ognuno per condurlo a morte santa!

Invasore:

Uno Uno Uno Uno

Coro:

Sole e fuoco immenso su di voi per ore, ore e ore. Sole e fuoco immenso, dentro voi la fiamma del terrore.

Invasore:

Ora che il sole cala io passerò per mietere vite nel destino più terribile! Ecco è arrivato il tempo e indicherò i prescelti per la fine disperata!

Invasore:

Tu! Prigionieri: E questo! Questo qua! Lui! Questo, e questo qua! Lui! Questo, questo e questo!

Prigioniero:

Oh no, i miei figli allora non rivedrò mai più i miei figli!

di di di di

voi voi voi voi

è è è è

fuggito, dieci di voi moriranno. fuggito e dieci moriranno. fuggito, dieci di voi moriranno. fuggito e dieci moriranno.

Oh no! Io no, io no, io no! Oh! Morirò per la mia patria. Oh no! Addio amici, addio amici, addio amici, addio. Oh no, no, no, no, no!


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Kolbe:

Lui no, almeno lui che mi sta accanto non deve morire, madre! Io lo salverò, mi offrirò al suo posto. Sì: mi offrirò al suo posto!

Coro 1:

E noi? Se tu vai, che ne sarà di noi che rimaniamo qui in questo campo? Noi abbiamo un disperato bisogno di te! Non puoi lasciarci soli.

Coro 2:

E noi? Che ne sarà di noi, la tua Milizia, noi? Nelle città come lotteremo senza te? Non puoi lasciarci da soli.

Coro 3:

E noi allora, che ne sarà di noi, del mondo immenso che volevi santificare, che sarà di noi?

Coro intero:

Oh, cavaliere, combatti ancora, per noi combatti ancora! Oh, cavaliere dell’Immacolata resta a fianco a noi! Hai fatto tanto e sei già santo e poi la lotta ancora infuria, non t’offrire, guarda noi!

Kolbe:

È tutto vero, è tutto vero… Ma tu, madre, tu, che faresti tu se fossi al posto mio, tu? Se fossi tu qui, che faresti madre?

Immacolata:

Tu lo sai, tu lo sai…

Invasore:

Cosa? Ma che succede? Un prigioniero che lascia i ranghi. Osa venire avanti! Puntate le armi su lui! Cosa? Ma che succede? Un prigioniero che lascia i ranghi. Osa venire avanti! Puntate le armi su lui!

Coro:

Sole rosso e immenso, come una corona sul tuo capo. Sole rosso e immenso su di te che vai dall’invasore.

Kolbe:

Voglio morire al posto di quest’uomo, prendi me!

Invasore:

Ma tu chi sei?

Kolbe:

Un prete. Cattolico. Debole.

Invasore:

Ah, allora sì, prendete lui.

Coro:

Gloria nei cieli, gloria! Sulla terra si è accesa una scintilla di Dio: l’amore che dona la vita. È gioia nel tuo cuore, gioia ineffabile: hai piegato l’invasore alla tua volontà e il dono è stato possibile! Ora, madre immacolata, incorona ancora una volta il tuo cavaliere: sul diadema bianco di purezza che cinge il capo suo posa la corona rossa del martirio! E lui per te, fino alla fine, lui per te, fino alla fine, fino alla fine combatterà, lui combatterà nel nome tuo. Il tuo cavaliere per te combatterà, lui combatterà per te.

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Fate della vostra vita un dono e ne farete qualcosa di grande

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I SUOI CAVALIERI

LA MANIFESTAZIONE LA FONDAZIONE

IL PENNELLO ARRIVA L’INVASORE

LA VIA SI APRE

TUTTO TUO

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IN TE IO VEDO IL FIGLIO MIO

LA TUA MILIZIA NIEPOKALANOW SUL PONTE DELLA ANGERS MUGENZAI NO SONO

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