“I Quaderni dell’Alba” Raccolta di poesie Numero 3 – Novembre 2010
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Foto pubblicate:
Fausto Bossi
Elaborazione Testi:
Paolo Bossi
Impaginazione e grafica:
Fausto Bossi Paolo Bossi
Circolo Culturale “l’Alba” www.circoloalba.altervista.org © 2010 Tutti i diritti sono riservati. È consentita la riproduzione parziale, previa autorizzazione scritta da parte degli autori.
“La felicità è Una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha” Blaise Pascal
Questa pubblicazione vuole dare la possibilità ai membri del Circolo di presentarsi e farsi conoscere, diventando un momento di compagnia o un luogo di incontro tra la bravura e fantasia dei poeti con il lettore.
Speranza Apicella Note sull’Autore: Speranza Apicella è nata a Salerno il 12 agosto 1951, nel ’61 ha lasciato il suo “amato mare” e si è trasferita a Busto Arsizio, vive ora a Gorla Minore, madre di un figlio, commessa a riposo, si occupa di volontariato. La poesia è un pensiero, un ricordo, un’emozione, libera il cuore; è bello poter condividere questi momenti con gli altri.
Sulla riva del fiume (Magico amore) Sulla riva del fiume, con i piedi scalzi e un sasso nella mano, come una piuma, una bolla di sapone. Volano i miei pensieri, volano lontano. Un raggio di sole illumina il mio viso, lontano una barca, un cane, una canzone, una mamma che culla il suo bambino, ed un fiore che ho trovato qui vicino. Acqua che silenziosa scivoli via, impetuosa arrivi al mare, quanta nostalgia! Ricordi emozioni frammenti di pensieri. Come una calda lacrima gemma di sale, racchiusa in uno scrigno, diventerò una perla.
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Vita La vita è un soffio di vento Un granello di sabbia Un battito d’ali Un volo di farfalle Un istante infinito d’amore. Volano i miei pensieri Vibrano nell’aria, rincorrono o tuoi, cercano l’amore, l’amore che non può morire, immenso e profondo come il mare. Solo la mia anima ferita e la fede posso offrirti o Signore. A te che mi hai donato la vita, che attraverso me l’ho generata, immensamente ringrazio. La vita è il senso della vita Donarla e vivere in te, aleggia la mia anima libera e serena, verso la tua luce, nell’immenso infinito.
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Speranza Apicella Occhi di bambino Occhi di bambino piccolo pensiero Fiocco di neve, raggio di sole. Vivi la tua primavera Vai sorridi alla vita, anche quando hai il cuore triste. Stringi la mia mano Io sarò con te, resta sempre come sei occhi di bambino.
Con te Con te camminerei sulla riva del mare, per raccogliere cocci e conchiglie, mi tufferei con te nel mare piĂš profondo per ascoltare il silenzio. Con te come un gabbiano, volerei sulla scogliera, per vedere il sole rosso che tramonta. Con te nel vento, ho perso le mie ali, senza te non posso piĂš volare.
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Bimba La mia prima poesia Bimba che giochi sulla sabbia dorata, che corri libera e felice verso il vento, tu che fai volare il tuo aquilone, che hai negli occhi il mare e tanti sogni nel cuore. Corri libera e felice nel tuo mondo Fatto di sogni di giochi e di avventure, tu che vorresti fermare il tempo, che voleresti sulle ali del vento. Non puoi fermare il tempo, non puoi volare libera nel vento bimba che ormai sei già donna e la tua bambola l’amore sogna. Ricordi una bimba e un aquilone Una calda lacrima ti bagna il cuore.
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Maria Luisa Avvignano Note sull’Autore: Nata il 19/03/1963 e trasferitasi nella sua attuale residenza a Fagnano Olona (Va) nel 1995. L’autrice iniziò a scrivere i primi componimenti poetici all’età di 19 anni, successivamente alla morte del padre. Nel 2004 in lei riemerse, dopo oltre 20 anni, l’ispirazione poetica che da allora la accompagna quotidianamente. Le caratteristiche strutturali, i temi ed i contenuti degli scritti seguono il progressivo mutamento psicologico ed emotivo dell’autrice.
A mia figlia Una bimba nacque quel dì d’aprile ed un chiarore cocente pervase il mio cuore, tanto che un piccolo rivo sfiorò il volto, quasi ad imprimermi gioia feconda. Venisti alla luce, piccolo lume dal cuore immenso ma l’incanto svanì, ed un’ombra oscurò la stella nascente, culla d’amore d’un avvenente, dignitario avvenire dal sole accarezzato. Ora sorridi nell’incanto d’un mattino, cresci felice d’essere nata, senza chiederti perché il dolore annienta l’enfasi entusiasmante dal sorriso albeggiata.
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Storie Storie di gente lontana avvolta nell’irradiante bramosia d’amore; storie di terre distrutte dal dolore, da guerre intestine degradanti ed oppressive; storie disperse nel mondo troppo disinvolto per apparir vero; storie di bimbi abbandonati dall’infamia soggiogati; storie di tutti noi sorti come funghi dimoranti la madre terra; storie sagaci allegre e brillanti, pur sempre vive, a volte agonizzanti, nell’eterno gioire di pensieri, dall’introspezione dell’anima rapiti.
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Maria Luisa Avvignano
Alba dorata Un soffio di vento fra i capelli un’emozione sgorgata da chissà dove ed il riso silenzioso di un bimbo innocente, fanno dell’uomo il sigillo dell’amore. Lo sguardo si perde nel vuoto, ed il volto s’illumina: il sorriso sfiora le labbra d’una giovane donna mentre accarezza il suo bambino ancora in fasce che un dì portò in grembo, ed elevando gli occhi al cielo si veste d’una maternità, nell’incanto d’un mattino dall’alba dorata.
Oltre Oltre il corpo la mente, oltre la mente l’anima, al di là dell’anima l’infinito.
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Sogno Se fossi un angelo volerei tra le genti, spoglierei l’anima dai malanni del tempo per poi elevarla a Dio, scioglierei il gelo che raffredda il cuore, che congela i sentimenti e che sussurra ingegnosi inganni, sospesi nella morsa di un dolore amaro, ma non invincibile.
Soffio disperso nel vento Un volo di un gabbiano disperso nel vento, una voce soffusa proveniente dal mare, un ancestrale bisogno d’amare oltre l’infinito divenire.
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Angerina Banfi Note sull’Autore: Nata a Varese, all’età di nove anni si è trasferita a Gorla Minore con la famiglia che custodiva il casello delle ferrovie Nord Milano. Ha lavorato per trent’anni presso gli uffici postali della Valle Olona ed è stata direttrice dell’ufficio postale di Gorla Minore. Scrive da parecchi anni sul suo paese che ama moltissimo e che rivive nelle sue poesie con le sue tradizioni, i suoi costumi, i suoi luoghi caratteristici, i suoi personaggi.
Terremoto È come se il passo brutale d’un gigante sventato avesse la sua orma pressata sulla terra. Come se sulla terra il nostro passo incauto avesse distrutto un nido di formichine laboriose. Quel tremore, quel rombo quell’attimo atroce sospeso nel tempo, ci fanno pensare… Chi siamo noi?
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Aneliti di cielo Non ridere di me se tento rime. Se il cuore ancora ha palpiti di sogno. Se l’ala osa un battito leggero. Ti prego non schernire i tentativi, i balbettii dell’animo mio bimbo, che vuole trarre con le parole i canti, i ritmi che ancora in embrione premono tra mente e cuore e chiedono di frasi l’espressione. I dolori, le speranze, le certezze e i sogni teneri, soavi, vivi, come volti di fanciulli in gioco. La vita che pulsa e chiede vita. Domande che chiedono risposte. Il silenzio che spesso cala e l’anima circonda e l’ansia che il cuore viene a tormentare. Lo stupore, la speranza che galoppa come libera puledra in grande prato verde. E il dolore che l’animo mi stringe e lo riduce come un vecchio cencio, ritorto e ben spremuto finchè uscita ne sia l’ultima stilla. Così come il sangue mio dal cuore. Eppure io tento canti, perché malgrado tutto, l’anima mia ha palpiti e aneliti di cielo.
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Angerina Banfi Autunno Ha fatto breve sosta la natura nel suo pieno rigoglio. Ancor non s’avvede ma, incominciato il declino. Calmata dal gran caldo l’arsura, il verde s’è più intenso. I prati splendenti come a primavera, preparan per l’ultimo taglio le profumate erbe. Nei giardini i fiori spalancan le corolle a goder dei raggi senza tema. E sono: astri, dalie, begonie, gerani, crisantemi e altri ancora, in un tripudio di forme e di colori, che prorompon nell’ultima bellezze dell’estate che altro non è che d’autunno inizio. Autunno caro, autunno amato, ricco di colori e di dolcezza. Di lieve brume, ma di ancor caldi soffi. Presto le bianche nebbie lotteran col sole, diverrà oro e porpora il manto verde e…sarà autunno.
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Neve!!! Volteggiando, picchiettando, or lenta or veloce, a fiocchi od a granelli, con ritmo ineguale, incessante scende. Su tutto s’accumula sconvolge, arricchisce, trasforma il paesaggio. Con candore di fiaba lo illumina ed esalta. Rallenta del vecchio il già cauto passo. Al giovane offre un nuovo trastullo. Dona alle luci un diverso splendore. Attutisce: voci suoni rumori. È la neve!!! Si spala si scopa si spazza. Si ricoprono di ferro le gomme dell’auto. Ma… lei scende incessante.
È (si fa per dire) il granello di sabbia che inceppa l’ingranaggio del viver veloce, del progresso, dell’automazione perché prima di esso è già stata creata. E ti ferma, ti ostacola; ti costringe alla resa. Lei così innocua, candida, soffice come panna montata. Ti riporta indietro, nella dimensione obliata. Ti regala l’incanto e ti induce a…pensare. E son cumuli intorno e silenzio avvolgente. Com’è dolce la pace Ed è fatta di niente. O se meglio vuoi dire: soltanto di neve!!
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Paolo Bossi Note sull’Autore: Nato il 28 novembre 1982 risiede a Fagnano Olona; si diletta fin da ragazzo a comporre in prosa, per passione personale. Amante della musica dalla giovane età ; Appassionato di fotografia e di tutto quello che fa parte della sfera informatica. Promotore e realizzatore del sito internet della Pro Loco di Fagnano Olona, quale strumento di promozione culturale per il proprio paese. Ha partecipato a interessanti scambi culturali svoltisi con differenti realtà venete e lucane. Amante della storia e delle tradizioni locali, partecipa attivamente, organizzando e supportando le molteplici iniziative promosse dalla Pro Loco e da altre numerose associazioni fagnanesi e del Varesotto.
Roboante la pioggia Roboante la pioggia stasera. Imperturbabile la sento, a terra. Scroscia ora lenta ora intensa senza darmi tregua. Assaporo il profumo che la terra emana da lei bagnata, la freschezza della sua mano si posa su ogni cosa. Attimi o secoli, imbambolato a decantarla mi ritrovo.
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Libro Libro, catena ordinata di lettere, vocali e consonanti regnano sovrani sulle tue pagine e con accenti e punteggiatura danzano infiniti alternandosi per creare sempre nuove storie e racconti. Libro, sei utile al turista viaggiatore, al menestrello cantautore, allo studente che da te impara la storia, l’arte e la poesia. Libro, su di te ognuno di noi scrive con il cuore, appuntando ricordi ed esperienze, brutti e bei momenti, amicizie e amori che intrecciandosi vanno a rilegare il proprio libro della vita.
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Paolo Bossi
L’aroma delle parole Una poesia per esprimersi, nel mondo d’oggi dove sembra possibile comunicare con tutto, attraverso la tecnologia. Ma comunicare vuol dire aprirsi e diffondere il proprio “Io” verso chi ci circonda. La bellezza di una lettera scritta a mano non è paragonabile a un messaggino, nel quale non si sente l’intensità, la carica e l’aroma delle parole.
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Ci ritroveremo lassù La vita terrena prima o poi giunge al capolinea. Un tempo pieno di fatiche finisce, un viaggio tutto da scoprire ci attende. Chissà se inizia da qui la felicità eterna? Chissà come si articola il cammino? Se dovremo districarci in rovi pieni di spine o seguiremo un dolce sentiero. Potremo saperlo solo in quel momento, non ci è concesso conoscere il futuro. Siamo creature prive di potere, sottomesse alla volontà Divina… Ma io so che ci troveremo lassù, cara Nonnina…
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Pinuccia Bossi Note sull’Autore: Giuseppina Bossi (per tutti Pinuccia), nata a Fagnano Olona nel 1936, mamma e nonna. La poesia è sempre stata per lei una retrospettiva interiore che la fa ritornare ai valori ricevuti. Ama la poesia in lingua ma ancor più il dialetto, riputandolo un grandissimo patrimonio culturale da conservare e tramandare. Attualmente ha incominciato a partecipare a concorsi riportando sempre felicemente premi.
Pangiàldu e burséla Incoeu g’hô quàsi vargôgna ul pán andà a cumprà e al prastínee dumandà: - 2 modenesi – 1 mantovana – 1 ciabatta francese – 1 Italia – 3 buttalá - 1 tartaruga al latte – 3 sfilatini – 2 senza sale – 2 senza lievito – - 1 pan patata – 4 mignon all’olio, all’avena e al mais. Quánti, quánti qualità! Ma tì però té mai pruà daa roeua dul pangiàldu frescu, crucanti, dô féti taià e u àj dasùa sfregà e in mezu pugià lardu o panscéta e ul pévar sü spulverà? Che buntà, nanca té pôdi immaginà! Se poeu a pénsu a burséla rutónda, in mezu scüscià cún i fighi, pômm, üga, zücar e bütér dislénguà e a crôsta da parti un pô brüsà, ga né ménga incoeu da dulzi ca pô parégià; dumà a ricùrdà ma vegn voeuia ancamô i dii da sciüscià!
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PANEGIALLO e BURSÉLA Traduzione in lingua Oggi ho quasi vergogna il pane andare a comperare e al prestinaio chiedere: - 2 modenesi – 1 mantovana – 1 ciabatta francese – 1 Italia – 3 buttalà - 1 tartaruga al latte – 3 sfilatini – 2 senza sale – 2 senza lievito – - 1 pan patata – 4 mignon all’olio, all’avena e al mais. Quante, quante qualità! Ma tu però non hai mai provato dalla ruota del panegiallo fresco, croccante, due fette tagliare e l’aglio sopra sfregare e nel mezzo appoggiare lardo e pancetta ed il pepe su spolverare? Che bontà, neanche puoi immaginare! Se poi penso alla “burséla”* rotonda, nel mezzo schiacciata con i fichi, mele, uva, zucchero e burro liquefatto e la crosta ai lati un po’ bruciata, non esiste oggi un dolce che può pareggiare; solo a ricordare mi vien voglia ancora le dita di succhiare.
* Burséla: dolce rotondo ottenuto dall’avanzo dell’impasto rimasto attaccato alla madia.
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Pinuccia Bossi A Mieta (Emilietta) A Mieta l’hea una dùneta, pìscinina, mágreta cún una vúseta; la stéa in una stánzeta in áltu ad una scaéta da quátar pián, l’hea una suffìta. A metà scaia ul gabinètu cún a corda da tignìl sarà, ul ciòdu sul mür cún tochi da giurnàl infilzà. In cà: tàvar, cumô, visté piantà, urinàri sôtu al leciu, cifúnen cún tánti sánti e Madonn pugià. A destra ul camén cún ul bufétu da bufà; satagiò sul tripée danánzi a Mieta l’hea là in dul scialpon négar ramuntà; fasìna, rasagüsc, mursòn, maagasc a fá ul foeugu tacà. Tantu füm e pôchi gràdi la riusiva a furmà in du stô lucál in umbrìa abità parchè a lampadìna da 25 candìi l’hea in mezu piazzà cún a carta gialda di môschi inculà. Da a finèstrela a non fioeu la fasea vignì giô una ramìna cún cinghei, assee da toeughi a pùlvarina inséma a i ósti parchè puèrina ul màa da côo gh’ha l’hea sià e matìna. Andando sü a cunsegnà chel che te gh’eii cumprà ta fasea sempar truà i micòti bei scupià e par pudeti ringrazià i sémpi t’andèa a cuntà. Scalfén sémpar in mán, al paréa ca l’hea drée a giügà a svèlta i quátar gügi la faséa andà una lana da tánti grôpi giuntà intán che i rusàri la diséa in da a giurnàa. A scaldìna l’hea a sô burséta; l’hea dabón puaéta, ma quanti surisi m’ha regalà stà dùneta e tüti i voeulti che in piazza a guardo sü a sô càseta sémpar a disu: “Grazie cara grande Mieta!!!”.
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A Mieta (Emilietta) Traduzione in lingua Emilietta era una donnetta, piccolina, magretta, con una vocetta; abitava in una stanzetta in alto ad una scaletta di quattro piani, era una soffitta. A metà scala il gabinetto con una corda per tenerlo chiuso, un chiodo nel muro con pezzi di giornali infilzati. In casa: tavolo, comò, armadio piantato, vaso da notte sotto il letto, comodino con tanti santi e Madonne appoggiati. A destra il camino con il soffietto per attizzare Emilietta stava seduta davanti sul trepiedi avvolta nello scialle nero; fascina, segatura, torsoli di pannocchie per fare il fuoco attaccare. Tanto fumo e pochi gradi riusciva a raggiungere in questo locale in penombra abitato perché la lampadina era di 25 candele nel mezzo piazzata con la carta gialla acchiappare mosche incollata. Dalla finestrella a noi ragazzi calava un secchiello in rame con cinque centesimi abbastanza per comprare la polverina e relative ostie perché poverina il mal di testa l’aveva sera e mattina. Andando a consegnarle ciò che avevi comperato ti faceva sempre trovare il granoturco al fuoco scoppiettato e per poterti ringraziare le favole t’andava a raccontare. La calza sempre faceva, sembrava stava giocando svelta i quattro aghi manovrava una lana giuntata da tanti nodi mentre recitava continuamente rosari. Lo scaldapiedi in ferro era la sua borsetta; era davvero poveretta ma quanti sorrisi mi ha regalato questa donnetta e tutte le volte che in piazza guardo in alto la sua casetta sempre dico: “Grazie cara grande Emilietta!!!”.
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Carmelo Caldone Note sull’Autore: Nato a Grottole, simpatico e suggestivo paese lucano in provincia di Matera, il 17 giugno del 1958, ma abita a Fagnano Olona dal 1965. Ha pubblicato due libri di poesie dal titolo “Mia terra addio” e “Fuggire dalla tua bellezza”. Il primo è stato realizzato con il contributo di Prospetta; mentre il secondo dalla casa editrice Montedit di Milano.
Paesaggio Sugli erti seni della terra s'aggrappano dimore di luci. Ognuno beve il latte del dilemma al bivio della sera e della notte. Odono gli astri il colpo a ferire d'amori perduti fra letti non designati da chimere. Quelli che dormono in questo boato turchino vivono fra scheire in fiaccole verso l'arcano grembo della pace. Quelli che vegliano sulle labbra temono l'acqua delle lacrime e il passaggio breve del sole che non indora le tenebre del cuore. L'innocenza è nella strada e il male sta nei suoi argini, lo dicono gli alberi e le fronde scossi da nuova riprova di vento da nuove ombre scesi d' altari divini.
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Preludio alla nostra eternità S'abbatteranno i ricordi all'incalzare dell'oblio. Verranno punti i silenzi dai frastuoni acuminati di gioie e di dolori e tu mi chiamerai dietro una finestra lontana affacciata sui celi di ogni tempo. Ritorneranno le lune e i giorni votati alla luce, ritorneranno le tue parole fra il fremere delle tempeste ora che è notte e si chiude la palbebra al sonno. Non vinceranno su di noi gli ancestrali dilemmi che colpiscono gli uomini nè si spezzeranno catene che legano il sangue delle nostre anime..
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Carmelo Caldone L’alba e la notte Desiderare che l'alba si ricongiunga presto con la notte eludendo la sera quale preludio d'ombre più struggenti, là,al bivio del mio sonno e della mia veglia. Desiderare che l'alba si ricongiunga presto con la notte come la brevità di un respiro. Il giorno è troppo chiaro e veste con i suoi furori le assenze e le presenze, la gioia di un'attimo e l'ansia che conduce all'acuto ripensamento del tardi. Meglio il bacio dolce amaro ed un sussurro della notte che lasciano navigare chimere come barche nella calma del mare. Meglio ammonire il travaglio dei sensi per poi liberali nella stanze dove riposano le pupille incompiute di luci che chiudere gli occhi ad un sole accecante e breve...
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Le azzurre colline Quel lembo di terra vegliato d'azzurre colline langue di viole. Non c'è vento stasera da portarmi nell'aria i profumi dei bei ricordi ma è solo un vermiglio tramonto che il tutto opprime, è quasi un delirante invito a ricordarti. Dov'è quella bianca rovina dove t'appoggiavi come ghirlanda superba e t'aprivi alle primavere dei miei baci? …Dov'è? Oh incompresa, che lasciasti partire colui che t'immaginavi principe di un regno irreale e che in altre mete di sua vita non visse mentre tu eri e rimani inconpiuto fiore nelle brume serali. Non più semplici baci né teneri abbracci come timide albe nel loro levarsi ma ora è solo un grido inascoltato che rompe il velato silenzio dei rimorsi. Quel lembo di terra vegliato d'azzurre colline s'è ormai ferito per le tue notti così cariche dei tuoi deliri e le viole anche senza vento si piegano alla terra..!
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Dina Colombo Note sull’Autore: Vive da sempre a Gorla Minore. È sposata e madre di due figlie ormai grandi. Ha insegnato per vent’anni in una scuola elementare. Durante il tempo libero coltiva le sue passioni: (in ordine alfabetico) ♦ coccolare i cani ♦ cucinare ♦ fare lunghe passeggiate a piedi e in bicicletta ♦ leggere e scrivere poesie ♦ sognare la Sardegna.
Un silenzio colpevole Le parole che non dissi mi opprimono la gola perché le soffocai le rimandai nell’ombra legate a silenzi che invano aborrisco. Le parole che tacqui sono pena tardiva.
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Ho aiutato un insetto Ho aiutato un insetto a riprendere il volo - mani a conca nel cielo qual fossi in preghiera – e un residuo d’azzurro mi sfiora mi palpita qui tra le nocche protese accoglienti tra i palmi che allungo e le agili dita.
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Dina Colombo
Ti lascio dormire Ti sveglieranno i rumori della casa. Io non ti chiamerò. Sebbene accortezza mi guidi la mano quel tocco leggero di cose levate spostate quell’andirivieni di trepidi passi saranno lancette orologio per te.
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Cicli Era novembre. La rosa ingiallita che lasciai sul ramo oggi s’incontra coi bocci d’aprile. Certo si dicono i giri del tempo la strada già fatta l’iniziazione e il breve saluto che vibra nell’aria per una é battesimo viaggio per l’altra é un addio.
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Un gioiello firmato Patrizia Colombo è Arte.. Cultura.. Poesia..
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Per rimanere sempre aggiornati e ricevere gratuitamente la newsletter settimanale lascia la tua mail sul nostro sito:
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6 gennaio 17 gennaio
Festa Patronale di San Gaudenzio
22 gennaio
Falò della Gioeubia
Ultimo giovedì di gennaio
Festa dei Nonni
1° giovedì di febbraio
Sagra dei Prodotti Tipici Lucani Biciclettata Avis Aido
1 maggio 3° domenica di maggio
Sagra della Luganiga
1° domenica di giugno
Festa “Risveglio delle 2 F: Ferrovie – Fiume”
2° domenica di giugno
Festa Patronale di San Giovanni - Bergoro Festa del Santuario Madonna della Selva
Ultima domenica di giugno 1° domenica di luglio
Festa alla Fontana di Manigunda
3° domenica di luglio
Festa di Sant'Anna
26 luglio
Festa di Santa Maria Assunta - Fornaci
1° domenica di settembre
Rievocazione Storica Sagra della Zucca
3° domenica di settembre 2° domenica di ottobre
Festa di San Martino, compatrono, benedizione 11 novembre del pane e apertura della Cappella restaurata Sagra della Mela 2° domenica di novembre Concerto di Natale
Venerdì prima di Natale
Arriva Babbo Natale
24 dicembre
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Attività del Circolo Culturale l’Alba: Serate di presentazione de “I Quaderni dell’Alba” a Fagnano Olona Incontri settimanali presso la struttura “Casa Serena” in Bergoro Partecipazione alla Festa delle Associazioni fagnanesi Dibattito e lettura poesie all’Expo Brianza a Bovisio Masciago (Mi) Presentazione dei libri editi dai membri del Circolo Culturale Rubrica “la poesia nell’attualità”, all’interno degli incontri il primo sabato di ogni mese presso la Biblioteca comunale di Fagnano Olona dalle ore 15:30
I poeti in posa con gli allievi del CRT alla serata “Natura poetica” svoltasi al Castello Visconteo di Fagnano Olona nell’ottobre 2010
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Un momento della presentazione del Circolo il 12 luglio 2008 Paolo Bossi, Carmelo Caldone, Antonio Vaccaro con (secondo da destra ) il presentatore della serata Fausto Bossi
Il Circolo Culturale Alba collabora con altre realtĂ associative e di volontariato a livello nazionale. Nella foto il Vicepresidente con alcuni graditi ospiti nel corso di una serata poetica 38
Un momento della presentazione del primo volume de “I Quaderni dell’Alba” il 16 maggio 2009
Pedicure – manicure – pulizia viso – massaggio Trattamenti specifici viso e corpo Orari di apertura: Lun Mar Gio Ven 9:30 – 20 Mer 13 – 22 Sab 9:30 – 16 39
Elisa Della Corna Note sull’Autore: Una pendolare che vien dalla Brianza, e che per lavorare, migra in città giornalmente… Mi descrivo così, con poche parole, per lasciar ampio spazio a quel che le mie poesie dicono di me… alternando il mio lato “genuino”, a quello cittadino, che intravede con occhio sottile le diversità che la vita offre ad ognuno di noi, per renderci ugualmente diversi, per renderci tutti ugualmente umani…
Metropolitana Scricchiola borbotta guaisce Di rumore la metropolitana impazzisce! In un fluttuare di movimenti segmentati I passeggeri dentro come alienati. Schegge di fretta stizzita la vita del pendolare ogni giorno una sorpresa un’avventura ardita…
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La catapulta Ancora mi domando quale sia la forza magnetica che attira gli artisti nella metropolitana. Un suonatore di pianola Un suonatore di xilofono Una cantante catalogabile il tutto sotto la parola emigrante. Pendolare diurno e notturno che tintinna di sonagli germogli di talento sottoterra che prolungano le radici elemosinando una moneta fragili come vasi di creta. Una melodia costante che varia di vagone in vagone gettata dentro come massi in mare la catapulta della povertĂ .
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Elisa Della Corna
Lo zingaro Olezzo di strada intrinseco nell’abito che indossi sui capelli incollato tra perline di spessi elastici rossi. Rancido il suono della tua lingua rude, a una sfida o una minaccia allude? Ai tuoi piedi, non sandali ma ciabatte, testimoni di nomadi chilometri battuti, attraverso la strada chi sa le malattie contratte. Ti osservo da lontano con disdegno Per questa vita libera, quale il pegno? Un sorriso di monete‌ l’elemosina del tuo bambino.
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Campagnolo Nudo come il bronzo di Riace l’albero secco, troneggia statico nella campagna incolta. Scultoreo nei suoi rami mozzi eccolo inchinarsi alla terra che lo ospita tenendo al caldo le sue radici stanche.
Quadro di campagna Nel paesaggio statico delle balle di fieno un guizzo di colore salta all’occhio: la lepre nel campo.
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Lina Garghetti Borgo Note sull’Autore: Dal 1972, è impegnata nel volontariato per l’aiuto agli anziani. Ha iniziato a scrivere poesie fin da giovanissima. Vive da moltissimi anni a Fagnano Olona.
Amare la vita Amare la vita non è solo una bella poesia è tutto un fascio di gesti concreti è bagnare i fiori è accarezzare il gattino e prestare attenzione agli anziani Amare la vita è continuare a piantare palme anche a 70 anni Amare la vita è rispettare la prima legge della vita la legge del crescere Amare la vita e ricordarsi di vivere ci si ricorda di ammassare ma si dimentica di vivere Quando ci si accorge forse è troppo tardi per poter tornare indietro Non rifare gli errori che abbiam dietro le spalle Ma è un sogno vano come fermare la danza ebbra di mille farfalle 44
Vorrei Vorrei avere gli occhi di mia madre Sguardi capaci di confondere i riflessi del tramonto con la rugiada rimasta sulla siepe Vorrei avere le mani di mia madre Dita spesso stanche che non fermano mai lasciate correre ogni sera sopra gli invisibili rammendi dalle nostre esuberanze quotidiane Vorrei avere il cuore di mia madre CosÏ ogni notte troverò il coraggio di ripetere le sue stesse preghiere per farmi perdonare Ma vorrei soprattutto avere mia madre per alzarsi ogni mattina piena dalla voglia di ricominciare un nuovo bellissimo incontro con la vita che mi ha regalato
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Alfredo Maestroni Note sull’Autore: Nato nel 1943 a Bonate Sopra (BG) e trapiantato prima a Bergoro di Fagnano Olona poi a Cairate, vive ora a Malnate (VA). Sue liriche figurano in riviste varie e sono state selezionate e incluse in mole pubblicazioni antologiche. È stato premiato con prestigiosi riconoscimenti e sono diversi i critici che hanno scritto su suo lavoro; tra questi Manrico Zoli, Paolo Gadaleta, Miriam Ballerini e Rosa Canotti. Ha pubblicato le opere giovanili in “Percorsi – Gli specchi dell’anima” nel 2006 e le composizioni ultime in “Retrospettive” nel 2007.
I ragazzi della VIMA Memoria che tende l’ardore di giovani giunchi, li scorge sgranati al vento di valle; compagni di banco noi il tempo era leggero e godeva i sospiri del fiume. Noi, alunni dei sogni scarpette e tuta rossa, a saggiare prove di vittoria come voli, al fremito dei pioppi. Ora si muta l’esser ricordo che spira e rinasce, su lande schiuse all’oblio; vecchi maestri, dove siete? Il vostro cielo, ancora specchia l’Olona, ostinata vita come un deserto d’acqua tra sudari di carta. E dormite vecchi banchi così vi penso, vestiti di polvere: che vi destasse un soffio di vento e sentirei, per un attimo ancora un’orma, un brusio. 46
Manigunda e la fonte Frammenti invano cerco tra le pietre le aspre orme di un tempo, inseguo per vecchi sentieri o il tuo passo leggiadro spirito; come fuoco e cenere perenne quest’acqua vacilla su te e discioglie il mistero. Lunga luce, l’eco di leggenda riavvolge chiaro il suo fondale segreto; ed io ti incarno alla sorgente che per noi era l’anfratto, grembo dei nostri sogni nella giostra girevole di un solitario azzurro. Evocata tu riappari al lento corteggio, nei costumi la scena del tempo immobile; e di giovani amanti l’ardore, che tu benevola nascondi ai profili di luna lassù, sopra la sera.
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Alfredo Maestroni
Terra del Sud Tratto dai “Soldatiâ€? Sulla tradotta ci coglie la notte, una notte che non sa di nulla nella calura tormentosa E insonni si veglia l’ignoto dolore di questa terra buia Viaggio dalla terra del sud La rugiada del mattino penetra le nostre stanche fantasie E cosĂŹ ci coglie il giorno un giorno che non sa di nulla come la notte. Come questa terra come il rude silenzio di volti appassiti Spentisi nel giro della vita A segnare un tempo; dileguante fra le pieghe di ogni zolla di questa terra arroccato ogni giorno al suo perfido destino
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Dove il mattino Senza quel passo di presunto male, tramuta il cielo e adagio ormeggia la notte, rugiada sull’ultima fronda. Dove il mattino riapre le ombre, come rintocco, e ritma giardini di luce lembi di sogno, a ignote rive. Dove presta l’ultimo silenzio senza che preda appaia al giorno rapace, di grida, l’ora leggera che trapassa il guado rossastro e s’accosta a nuovo, memore cammino. E già se potessi blandire l’attesa del tempo, il chiaro e lo scuro che mi spetta, come potrei scordare dove ti porterò, o anima pensosa.
Sogno Da popolose rive di fiori lievitano i tuoi occhi d’intorno tenue ricchezza che traspiri come d’un gabbiano il plastico volo E le spoglie del tempo, non sai quali cadono nel giostrare magico e i suoi lumi accesi nel porto fan vivi i radenti acquatici Dolce notte, barcollante tra le stelle non posso udirti, da qui si sente solo la vita pulsare, nel gioco inutile.
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Giuseppe Mauro Note sull’Autore: Nato il 12 ottobre 1924 in un paesino lucano, Acerenza, ma abita a Fagnano Olona dal 1960. Ha cominciato a scrivere poesie per i suoi nipotini, che sono tre. È membro fondatore del Circolo Culturale l’Alba di Fagnano Olona.
Il terremoto Il terremoto è brutto e fa paura a tutti quando arriva la prima scossa sembra uno sciame tutto mosso Si sente tanta gente urlare tutti in strada per scappare con tanto lamento e tutti piangenti Chi cerca i figli e chi i mariti ma in quel momento sono tutti smarriti scappano per le campagne in cerca di qualche capanna quando arriva la sera arrivano i primi problemi devono dormire all’aperto e si accontentano di una coperta Per i terremotati, povera gente, sono nei guai veramente con la casa sparita si soffrirà per tutta la vita Si piange per tanti ricordi ma proprio tutto non si scorsa
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Vecchi tempi I matrimoni di altri tempi si sposavano felici e contenti. Bastava avere orgoglio e amore Come desideravano i loro cuori. Avanti al Parroco e parenti prestavano in giuramento di amarsi con tutto il cuore con la speranza di raggiungere le nozze d’oro. Iniziava il cammino a seconda del destino bello o brutto, ma per le coppie era uguale per tutto. La vita non era tutta rosa perchÊ mancava sempre qualcosa; la fortuna di chi ce l’ha fatta, anno dopo anno, e ha raggiunto 50 anni. Si sono amati con tutto il cuore e hanno festeggiato le nozze d’oro.
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Giuseppe Mauro Il destino Una poesia per dare allegria a un sessantenne come bambino ha chiesto con tanta gioia e sentirla gli rallegra il cuore. Millenovecentocinquanta è nato lui, accompagnato col pianto ha continuato a piangere tanto sino a quando è venuto grande. È nato con qualche problema ma chi lo conosce gli vuole bene; primo figlio con tanta attesa è arrivato con sorpresa. Era una attesa con tanta gioia che ai genitori è stato un colpo al cuore e bravo e buono come il pane e da tutti si fa amare. Anno dopo anno è giunto a 60 anni, vive con tanta gioia che il Papà lo ha ancora.
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I contadini I contadini dei vecchi tempi quando mezzi non c’era niente la mattina prima che spuntasse il sole partivano per andare al lavoro. La vita era bella, si accontentavano di un asinello; i lavori erano tutti manovalanza ma delle volte neanche pane abbastanza. Gli attrezzi si portavano a spalla e anche un maialetto a guinzaglio erano tante le famiglie numerose ma per vivere non era tutto rosa. Si lavorava sotto il sole e sotto tempeste che quei tempi non c’erano feste. La fortuna dei tempi cambiati che ricchi e poveri sono tutti motorizzati. Ancora oggi si parla di quello che la vita non era bella.
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Rossana Monfrini Note sull’Autore: Nata a Milano il 31-8-1962 e residente a Fagnano Olona dal 1983. Pendolare per ben sedici anni a Milano, per non dimenticare le proprie radici, trascorsi lavorando in una società editoriale. Questa esperienza associata ad una sfrenata passione per i libri e la lettura, hanno permesso nel corso degli anni, di poter maturare una sensibilità atta ad esprimere, attraverso la poesia: emozioni e frammenti di quotidianità.
A te Sei capitato per caso come secondo sei arrivato, gioia, amore, felicità ci hai donato; affanno, angoscia, disperazione ci hai regalato, Con fatica e sacrifici ti abbiamo raddrizzato un uomo sei diventato ! Attento a non deviar dalla retta via cosa ti abbiamo insegnato… Te ne sei dimenticato! Non scordare la nostra voce sarebbe tutto sprecato.
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Primavera Raggi di luce tiepida tra i fiori appena sbocciati. Soffi di venti tenui e profumati inebriano i nostri sensi. La natura risveglia i nostri cuori con allegri colori. I paesaggi trasformati sembrano sfilare e sfidare la nostra indifferenza. Frizzanti e briosi mattini ci inneggiano alla vitalità. Pomeriggi profumati ci invitano a pause di riflessione. Messaggi pieni di brio e nuovi sapori rinnovano gli animi. Forte è il tuo grido sparso tra la sorda umanità. L’uomo può invecchiare ma tu NO coraggio ….torna ancora.
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Rossana Monfrini Alla mia collega Ilare e singolare, sei imprevedibile e sorprendente tenace e nel contempo arrendevole precisa, quasi perfetta, sei invadente con atteggiamenti gentili rumorosa, ma tante volte silenziosa quasi seria arrogante avvolta da incredibile gentilezza, sei spiritosa che colpisce nell’animo triste, allegra e simpatica. alternativa non ho, e perciò sempre la mia collega sei!!
Ricette Se avessi il tempo tutte vi proverei, dolci, salate, speziate, semifredde, calde o ghiacciate, pasticciate, semplici o complicate, lunghe, brevi facili o difficili. Ma del resto colpevoli di insaziabili golositĂ di spettacolare creativitĂ e di allegri banchetti.
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Mammina Mia Vrbnik Agosto 2009 Un tuono in quella notte d’estate il mio sonno turbato, l’isola dormiva coccolata dal rumore del mare l’indomani ….. l’anima mia sconvolta, disperata ti ho raggiunta in un totale abbandono, mi sono fidata ed affidata, con quanto stupore mi ha raggiunto la Tua soave intensa e profumata risposta !! grazie di cuore, ora non ho più paura perché ci SEI
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Fabrizio Moroni Note sull’Autore: Nasce nell'Autunno 1977, stagione da cui trae il carattere melanconico, che talvolta riemerge nei suoi scritti. Da alcuni anni, si riaffaccia prepotentemente alla Luce di una nuova Speranza. Le numerose antologie che lo ospitano ed i Premi vinti, nonché la pubblicazione della sua prima raccolta di versi (“Il Segreto Del Volo”) nell'Ottobre 2005, non rappresentano per lui un punto di arrivo, ma bensì molteplici “nuovi inizi”; convinto che un giorno la Poesia non sarà più una forma elitaria di letteratura ostica ai più, ma un bene comune e diffuso che sarà più spesso sulla bocca di tutti.
Fiore selvaggio Mi sveglierò una mattina velato da un manto di brina, mi desterò sulla nuda terra con il Sole negl'occhi. Sarà il mio nome un nuovo nome, e mi conosceranno i gabbiani sulle rive del mare. Sarò un Fiore Selvaggio che ha bisogno d'Amore, saran le mie gambe radici tenaci e le mie mani frementi petali, pronti a ricevere pioggia dal cielo come un dono divino.
Ma verrà ben presto una vezzosa fanciulla, verrà a strapparmi al mio mondo con il candore spietato che solo un bimbo può avere; mi lascerò quindi rapire dal suo dolce sorriso e sfiorirò senza ritorno fra i suoi lunghi capelli...
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Tu, poeta Eccomi alla deriva: io, fragile foglia d'Autunno adagiata fra i flutti, rapita da una triste Poesia... ‌ adesso guarda come scivolo lungo la sua imponente e malinconica scia, come oscillando navigo tra gl'impeti del suo dolore in un confluire di lacrime. Guardami ora! mentre m'immergo entro sublimi pensieri, soggiogata e poi travolta da un cupo fiume d'inchiostro: sei stato tu, Poeta con le tue mani di vento, che l'anima in un soffio dal mio corpo hai disgiunto.
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Fabrizio Moroni
Morte del Carnevale 2005 E' morto Carnevale all'improvviso, è svanito per sempre il sorriso dalle mie labbra di maschera ed estinta ogni speranza sul mio volto di clown. Stille di pianto scivolano lungo le mie gote dal color del vino e sbiadiscono con la loro mestizia gli sgargianti toni delle mie vesti. E' la fine dei giochi: gli amici, ormai esausti s'avviano alle loro dimore; chiude la giostra d'ogni sfrenata letizia ed i bimbi purtroppo non ridono piÚ... ‌ vorrei tanto anch'io poter sorridere ancora; ma credetemi, NON POSSO! Questo sogno di gioia Ê finito e le lacrime adesso sono parte di me...
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Ultimi giorni d’inverno Venne dal freddo col cappotto pesante, giunse da lontano sulle ali del buio. Il gelo viveva nelle sue ossa di vecchio, i suoi capelli eran bianchi come e più della neve, il viso rugoso come nel granito scolpito e nei suoi stanchi occhi eran racchiuse le luci di cui il suo cammino era privo. Nel suo baston riponeva un sostegno tenace e proprio come il suo scettro quell’uomo dalla bufera sembrava non temere alcun male. Quando mi porse la mano m’accorsi che custodiva nel palmo un calore di brace: mi disse a quel punto con voce tonante che affrontando vento e tempesta incessanti da remote lande in questo luogo era giunto per recare un messaggio da declamare alle genti. Sull’uscio di casa, mi disse così: “Io vengo ad annunciare il risveglio, vengo a riportarvi calore… …io sono l’Inverno che muore”.
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Stefana Pieretti Note sull’Autore: Nata a Bergamasco (AL), ma dal 1946 vive a Fagnano Olona (VA). Ama la poesia, l’arte e tutte le forme creative, nelle quali con entusiasmo e fantasia si esprime. La sua poesia è delicata, ma con passione esprime gli intrinsechi stati d’animo, le emozioni, i sentimenti e l’amore. Niente è più gratificante che l’esprimere in poesia ciò che suggerisce il cuore. Un suo sogno? Regalare un momento piacevole ai suoi lettori.
Mi manchi Mi manchi … quando l’aurora nasce e risveglia i colori Mi manchi quando il sole splende sui tuoi passi spenti Mi manchi quando il lungo meriggio il tuo nome sospira Mi manchi quando nel buio della notte le mie lacrime ti cercano e come gocce di rugiada nel tuo giardino si posano
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Senza tempo Sarà … un giorno senza tempo mi sentirò volare volare nel vento. Una forte luce abbaglierà il mio sguardo e volerò lontano lontano nel vento … Sfiorerò nuvole accarezzerò la luna vagherò tra le splendide luci del firmamento e ti ritroverò e saremo insieme … Senza tempo
Emozione Ti vesti di vento e col tuo profumo lieve m’avvolgi … Impietosa poi … ti posi sulla bocca canti ardente come il sole. E turbi come bacio che fa tremare il cuore quando … la pelle col tuo profumo impregni … emozione
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Stefana Pieretti La tua mano Vorrei … che la tua mano accarezzasse i miei pensieri e quella carezza si fermasse sul mio cuore ad ascoltar nei battiti quelle tristi note sospirar le tacite parole … che mute tutto dicono. Se percepir saprai in quel sospiro la voce nella concavità del tuo palmo c’è di certo … il tuo cuore.
Quando Quando … il cuore trema e si sente farfalla impazzita solo a sfiorar lo sguardo sul tuo viso … In quel battito di ciglia l’anima mia, sulla tua si posa …
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Bacio di viola Si spezzano i pensieri in sogni e nostalgia piange … in questo silenzio verde muta voce ascolto … e lacrima piove tra stili d’erba che danzano allo spirar del vento … ed allo sguardo fra onde di seta e velluto il colore s’accende ed il silenzio canta in un bacio di viola che il tuo profumo … mi porta
Sogno angoscioso… Come … in una nebbia densa e impenetrabile vedo svanir l’anima mia M’implora d’esser salvata ed io con lei mi perdo.
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Rosa Anna Rigo Bo Note sull’Autore: In gioventù ha scritto novelle per settimanali, per un decennio si è occupata di teatro quale regista in una compagnia di buon livello. Dal 2007 ha iniziato a dedicarsi interamente alla poesia partecipando a concorsi ottenendo buoni giudizi da parte della critica, vincendo o classificandosi nei primi posti ad importanti concorsi letterari nazionali. Nel 2008 ha presentato il suo primo libro, dal titolo “Frammenti di vita”. Il 31 gennaio 2010 l’Amministrazione Comunale, in presenza del sindaco Fabrizio Farisoglio e dei responsabili dell’Ufficio Cultura, conferisce l’attestato di Benemerenza Civica categoria lettere ed arti per onorare il nome della città per le sue virtù di poetessa apprezzata da riconoscimenti nazionali e internazionali. Varie sue poesie sono inserite nelle prestigiose antologie premiate con targhe e diplomi.
Respiro nel vento Un vento tenue avvolge gli alberi, i fiori, le foglie e il ronzio delle api su quei bocci di rosa. Questo vento leggero spira persino dentro il mio respiro. Vento magico che trastulli quel bosco mosso da mille bagliori, prigionieri in quell’alito di vento con voci e profumi. Lieve alita, rotola, libera, entra, esce, avvolge e respira ospite in ogni dove. Vento che tocca la mia mente, s’innalza e vola coi miei pensieri nei respiri più profondi.
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Ti cerco dedicata a tutti i bimbi scomparsi Sei sparita un giorno di maggio e moriva il sole dietro l’orizzonte del mio cuore, sentivo fra i cespugli sempre verdi profumi di rose e fiori di pesco, occhi profondi e lucenti come stelle, un fiore eri, un attimo…in un lampo come ali di farfalle strappate, sei svanita per non più volare, quale mano ti ha allontanato da me? Ti vedo infreddolita, tremante, ti cerco… accenderei tutte le stelle del cielo per non farti sentir sola, chiederei al sole di accendere i suoi raggi per scaldarti è un’attesa che diventa ore, mesi, anni, ma no smetterò mai di cercarti. Mi rimane di tutto il mio cercare un sospiro di speranza, di ogni spasimo del tempo che tu non ci sei, ti cerco forse invano, ma dove sei mio fiore amore mio lontano!
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Rosa Anna Rigo Bo
Abbraccio di vita Sussurra il vento fra ranuncoli e orchidee che ancor s’intrecciano a corolla, nell’aria rarefatta… e in quel luogo di sussurri ringrazio Dio, per un bimbo che dona voce al creato, o per un fiore che all’improvviso dischiudendosi corolla di vita già profumata, o per un tramonto d’inaspettata luce. Vivere ancor di sogni e nutrir speranze, vedere luce in ogni dove per trovar certezze. Vivere – tra riso e pianto – ma vivere e riscoprire tutto l’incanto dell’universo in un abbraccio di vita.
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A te racconto Ascolta il passo lieve delle cose quel respiro che esce dal tuo sguardo e dimmi in un soffio di vita che hai bisogno, che hai bisogno del mio racconto… di favole… di una donna che legge i sospiri, che canta e non trova parole. È un porto la mia mente dove a volte il coraggio di scrivere s’affloscia, un incredibile cammino, che diventa una meta di coraggio.
Volare Ho sognato di volare tante volte, leggera, sopra i tetti con un sospiro di gioia limpida, posandomi sui cornicioni, seduta in bilico sui comignoli, fra nuvole ovattate e lucenti raggi di sole, volare ancora in sogno come una rondine! Da una tegola all’altra, al di là di acque dolci o salate, volare e riempire il mio cuore d’allegri in uno sfarfallio di pensieri giocosi, toccare con un dito il cielo per vedere cosa c’è oltre l’azzurro, poi planare a terra dolcemente come una piuma lasciando dietro me l’abbraccio delle nuvole. 69
Pier Mario Tognoli Note sull’Autore: Pier Mario Tognoli è nato ad Angera sul lago Maggiore e da diciassette anni abita a Solbiate Olona con la sua famiglia. Fin dall’età giovanile ha scritto poesie per amore, per morale, per situazioni familiari, ambientali o avvenimenti particolari. Dopo tanti anni, grazie alla collaborazione della Pro Loco solbiatese, ha reso pubbliche le sue opere in una mostra personale presso la chiesa del Sacro Cuore di Solbiate Olona.
Mamma Una dolce carezza, una lacrima sopita, un dolce gesto di affetto, un sospiro lieve come una leggera brezza marina è il mio incontro con te, mamma, che vivi nella tua malattia tra alcune sofferenze del passato e il dolce ricordo del bimbo che tenevi tra le braccia e portavi nella culla di legno sussurrandogli dolcissime parole. Oggi come allora solo un lieve sorriso e un profondo e intenso sguardo d’amore.
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Insieme è bello Insieme è bello prenderti per mano e portarti lontano da questo mondo per te diverso, nel tuo universo dove scoprirò il tuo sorriso. Insieme è bello camminare nel tuo giardino raccogliere un fiore per donarti un po’ d’amore, sentire il cinguettio dell’uccellino che renda più felice il tuo mattino, darti una carezza e regalarti una promessa. Insieme è bello con te parlare, ascoltare, cantare, gioire e anche un po’ soffrire. Insieme è bello pensare che il signore ti ha donato la vita, per tutti il bene più prezioso, e io… sono orgoglioso di scriverti questa poesia che resti sempre nell’anima mia.
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Pier Mario Tognoli L’Aquila aprile 2009: il terremoto Quando tutto fugge, tutto scompare, nulla si ricompone, niente ci si attende da questa natura che devasta, che sovrasta, che si prende tante vite e raccoglie ogni dolore, nelle bare allineate nella gelida morte, nella mano consorte che si aggrappa al tempo e non fugge all’evento. Mentre laggiù sono caduti anche i palazzi della speculazione e noi di questa politica dobbiamo farne una ragione. Ancora la terra trema e la gente si dispera. Ormai è giunto il momento di asciugare le nostre lacrime scese copiose, inattese, e dal profondo del nostro cuore capire che la nostra solidarietà non deve più finire.
Simboli Una chitarra che suona lontano mille impronte sulla sabbia che lentamente il mare cancella portandole con sé, la musica delle onde… immersi nelle acque i miei desideri.
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Natale 2009 Scende la neve e il Natale si accende, scende la neve e il nostro cuore non risplende, scende la neve tra le luminarie in mezzo alla gente, scende la neve sullo spietato consumismo di tanti regali dalle meraviglie apparenti, per acquisti un po’ meno imponenti per portafogli non più consistenti. Scende la neve sul povero barbone che dal freddo si difende con il cartone e che forse a Natale un pasto caldo la carità di qualcuno gli darà. Scende la neve sull’ammalato, su quello addolorato, su quello appesantito dai tempi bui e dai mesti pensieri. Scende la neve lassù nella culla e il Bambin Gesù non si arrende con il suo sorriso indulgente. Scende la neve sulla nostra famiglia riunita, in questa tavola di delizie di Natale imbandita, scende su ogni piccolo fiore che l’amore fa germogliare.
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Antonio Vaccaro Note sull’Autore: Insegnante in pensione. Dal 1965 al 1999 ha prestato servizio a Fagnano Olona. Ora si dedica ad attività socio-culturali, alla poesia e alle sue due nipotine.
Martin Luther King …e l’uomo disse:-Vieni nei campi, fratelloRitornò solo, macchiate di sangue le maniD’orrido gelo, rivestito il cuore. Dell’odio trasmigrò, nel tempo, il seme e, germinò il futuro. L’antica voce con parole nuove, dalla lignea croce, infranse dell’odio la dura barriera e, del silenzio. Giunse a noi, indicando il sentiero dell’amore… Ora, solamente l’eco, rinnova la voce libera dal corpo strappata: un fucile, nel sordo cemento d’una strada, di rosso tinse la sua nera pelle.
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Il terremoto e lo sciacallo Dal profondo, oscuro ventre della terra, con concentriche spire, all’improvviso, nella notte scura, ghermì l’ignara preda mostro orrendo: il terremoto! E, ti tarpò le ali, Aquila regina! E, la gente, smarrita, si riversò dolente, incredula, sorpresa…e piangendo, ora il figlio la vecchia madre rimasta sotto un trave! E, d’ogni dove, si mosse commossa, veloce, la solidarietà ad aiutare la piumata regina a curar le ferite e, nuovamente riprenderete il suo volo. Ohimè! Da lontano, il pavido sciacallo sentì l’odore della preda ferita e, con coraggio solerte, si lanciò. Con acutezza fiutò sicuro che gli desse una mano, a spolpare per bene l’agonizzante preda. La jena gli fa eco, con lugubre risata. Anch’essa già pensa di ricavar profitto!
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Antonio Vaccaro
Il giornalista Curioso per natura e per mestiere è concreto, razionale il giornalista. È in grado, all’occorrenza, di non lasciare traccia al suo passare; si mimetizza! Scava, oltre l’apparenza dell’evento, fino al raggiungimento del cuore della verità, unico suo credo. Rischia, a volte, la vita; in pace o in guerra. Qual cacciatore intrepido, segue la traccia e scopre la notizia che al mondo intera, poi trasmette. Parlo del giornalista, quello vero, non certamente del parolaio che usa la notizia per lucro; per soddisfare l’interesse personale: è venale, sempre pronto a mistificare il vero; ad utilizzare il giornale o la tv, solo per soddisfare il volere del padrone. Scodinzola il cane, lecca la mano che gli getta l’osso.
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L’emigrante Bianco, nero o d’altro colore, l’emigrante, misero fuscello, in balia, spesso, dei mafiosi e del vorticoso vento d’avverso destino, lascia il dolce nido della terra natia, di censo avara e per lui inospitale. Dopo fatiche e sofferenze immani, spesso, con tortuoso volo arriva all’agognata meta; ma, non è ancora finito l’aspro sentiero del doloroso suo cammino! S’affanna, s’adopera, nella nuova dimora e trova molto spesso una barriera fatta di niente, ma spessa, impenetrabile per lui che cerca solo lavoro e dignità. Il cuore mio è con lui solidale; come lui, bianco, nero o d’altro colore, si sente un emigrante!
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Michele Zanella Note sull’Autore: Nato 9 gennaio 1991, residente a Bergoro di Fagnano Olona; fin dalla fanciullezza è appassionato alla musica, che scopre attraverso il pianoforte e l’organo, e alla composizione sacra e profana; Appassionato anche di aerei, ottiene nell’ottobre del 2008 la Licenza di Pilota Privato di velivolo (PPL-A). Nel 2005 inizia il Liceo Scientifico PNI a Tradate. Sii imbatte negli scritti petrarcheschi e danteschi e durante il 2007 si cimenta in un tentativo di emulazione, che lo porta non a una completa imitazione formale, sebbene la ricerca strutturale e lessicale è accurata, ma piuttosto a un’imitazione sentimentale e tematica: l’amore, la donna e la lotta… Scriverà più avanti, a conferma dei suoi pensieri, un piccolo opuscolo, “Riflessioni”, che contiene gran parte del pensiero sentimentale e psicologico dell’autore.
Tanti son i giorni Tanti son i giorni tante son le ore che volate fore son come stormi, tanti son i corni che cupi fan ‘l core, e chiamano l’amore: “Quand’è che torni?” Fai presto ti prego, or più non resisto, senza te io mi piego, senza te, non nego, come stolto persisto, e il difficile non spiego.
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L’aura impetuosa soffia L’aura impetuosa soffia, smuove e scompiglia e strappa insensata in vista, et i tuoni illumi pavide forme nuove lacerando gl’occhi sperdon la vista; Ahi che suono cupo si allato muove che cupo Essere portar già dista, che porta et le nubi et le tenebre ove la ragion caduta si nota mista! Nel mio vagar un sol desio cercando una sol pietra infossa speo, dov’io sospir tirando, isto scroscio andar fermando. Alcun lamento, alcuna carne vien tremando chè focosa terra ho appreso di patir sì che noi soli e appressi venir sperando.
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Michele Zanella Al finir del famoso giorno Al finir del famoso giorno, che sì fatale et grave venne, rovinai giù in basso loco, buio, freddo et muto, ‘n cui la luce fu smarrita et io in me sentii il nuto: “Ah, dolor dolente arriva!” Un sono cupo mosse il corno, tenuto e triste tutto tenne, che reale parea poco; e ‘l mio sguardo sì venne acuto, poscia tutta cadde la vita per un istante parea in luto, però io la tenni viva. Tutto fermo e scuro attorno, pie lagrime sgorganti scenne in sul mio viso fioco; rabbiose grida, nel sperar aiuto, cercai nell’anima ferita ma pensai ad esser arguto, ansè la carne in me soffriva. Qual greve errore or rimembro, chè d’istinto vendetta accesi, sì lontano a me ti volli et a te mandai la colposa sorte, che error veduto or ti tolsi, chè tu, gentil consorte, feci quelli non col cor.
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Un pitocco altrui or sembro, da allor i pensieri appesi, non viaggio più pei colli pensando te accanto forte, or io te guardar mi volsi, pel’etterna colpa mi è la morte, ormai perduto è ‘l tuo amor. Voleo star cinghiato al grembo, guardar i tuoi occhi accesi toccar i tuoi capei molli, questa non è la nostra sorte, ansè io usando i polsi, facendo te una dolce corte, ritornerò al fu chiaror. Per ista via percorrerò il mondo, i tempi et le stagioni, ponendo te tra le passioni, e amando te nel mio profondo; e si tu non credi in isto mio progetto, ah che dolor dolori in sul mio petto, chè mia bella ******** in posa, sarà sì che diverrai mia sposa.
Oh Donna Pria i frutti et le folie cadere, poscia il bell’albero d’orata * et la fervida pianta brunata in lampo letale appascere, et l’alta mente nel buio vagare lasciata sola et non portata, sì che la carne sua sii prosciugata, isto scroscio tu, oh Donna, fare! Sì, Donna, poscia il tuo fato, l’empireo limpido s’aggira novo, et il lume già torna in fiato, sì che ‘l corpo vir tornato e d’ogni folia e d’ogni frutto covo, possasi or sentir saziato.
* Sott’inteso: “dall’aura” (n.d.a.)
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L’intento principale del Circolo Culturale “l’Alba” è quello di valorizzare i racconti e le poesie già scritte e future, promovendone lo sviluppo sia in numero di persone sia di testi redatti, considerando basilare la volontà di non disperdere queste preziose energie che sono un esempio per la loro stesura e comprensione per la comunità. La vena poetica bisogna continuamente coltivarla, svilupparla per migliorarla raffinandola rendendo più fluida l’espressione e la capacità di trasmettere emozioni e sensazioni di un momento particolare del poeta, anche alla platea che ascolta.
Cariche Associative: Antonio Vaccaro
Presidente
Carmelo Caldone
Vicepresidente
Paolo Bossi
Segretario
Casti Menchise Pacioni
Tesoriere
Alfredo Maestroni
Membro del Direttivo
Fabrizio Moroni
Membro del Direttivo
Maria Luisa Avvignano
Consigliere
Pinuccia Bossi
Consigliere
Elisa Della Corna
Consigliere
Alcuni poeti davanti alla Cappella di San Martino a Fagnano Olona
Il Circolo Culturale “l’Alba” è nato per promuovere la poesia e la letteratura, attraverso incontri e manifestazioni sul territorio. Questi incontri saranno momenti di confronto delle proprie esperienze, di apprendimento di nuove nozioni, di riflessione, di divertimento e di reciproco stimolo e supporto nell’impareggiabile arte di scrivere sulla carta ciò che pensa la mente o il cuore. Racconti, letteratura e narrativa sono tipologie di espressioni che, sia in lingua sia nella versione popolare dialettale, arricchiscono e riempiono lo spazio culturale che affianca la poesia nel gruppo. Sono benvenute tutte le persone che vogliono partecipare, anche solo saltuariamente a tutte le proposte del Circolo. VIENI A CONOSCERCI: La sede del Circolo Culturale è presso la Biblioteca Comunale di Piazza Matteotti a Fagnano Olona (Provincia di Varese); i soci si riuniscono il primo sabato del mese dalle ore 15:30.
www.circoloalba.altervista.org e-mail: circoloalba@altervista.org
Nuove idee per nuove cucine Bonicalzi Cucine s.r.l. Via per Fagnano Olona 4 – 21058 Solbiate Olona (Va) Telefono 0331/641269 – Fax 0331-649495 www.bonicalzi.it – e-mail: info@bonicalzi.it