Anno 2 - Numero 2 - Maggio 2011 - Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% NE/TV - Contiene I.P.
Il Giornale del Consorzio Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp
MAGGIO 2011
STORIE DI CONSORZI VINCENTI
“FIORI D’INVERNO”, 12 MOSTRE DI SUCCESSO La soddisfazione del presidente dell’Unpli Veneto Giovanni Follador per l’ultima edizione
N° 02
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Tre esempi celebri di consorzi di tutela diventati marchi di successo
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E INOLTRE...
Abbiamo bisogno di te!
Amedeo Gerolimetto PAG 14
SCA ISC DENZ A 31 RIZION MA GG I IO
Green Fruit PAG 15 L’Ortolana PAG 15 Enoteca del Lazio
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Enoteca Veneta
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OPO Veneto
MI RIVOLGO A TUTTI I PRODUTTORI CHE NON SONO ANCORA SOCI DEL NOSTRO CONSORZIO: OGGI NON POSSIAMO PIU’ RIMANDARE LE SCELTE. DOBBIAMO CRESCERE PER AFFRONTARE LE SFIDE CHE CI ATTENDONO. HO BISOGNO ANCHE DELLA TUA ISCRIZIONE. E PER CONVINCERTI, C’HO MESSO LA MIA FACCIA
Guido Albertini PAG 20 Uno di noi PAG 21 Francesco Van Den Borre PAG 23 AICIG
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Il Palio di Noale
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il presidente del Consorzio Paolo Manzan
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EVENTI
SHOW
FORMAZIONE
COCORADICCHIO INTERNATIONAL
RADICCHIO & VINI
INNOVAZIONI IN CUCINA
Alla scoperta delle cucine del mondo accompagnati dal Radicchio Rosso Igp, una sfida fra sette ristoranti
Anche al Vinitaly di Verona si parla (e si mangia) il Radicchio trevigiano, grazie all’ospitalità di Casa Treviso
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Il Radicchio ospite di riguardo ad Electrolux Professional, giornata dedicata a nuovi metodi di preparazione e cottura
ECCO I TITOLI DEI GIORNALI DEL FUTURO SENZA IL NOSTRO CONSORZIO…
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SCA ISC DENZ A 31 RIZION MA GG I IO
di PAOLO MANZAN presidente Consorzio Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp
Editoriale ai non soci
ORA E’ TEMPO DI SCELTE NOI CI SIAMO, MA ORA ABBIAMO BISOGNO ANCHE DI TE!
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uel noi sta per i produttori di radicchio che sono soci del Consorzio di tutela e di valorizzazione. Sebbene tu non sia iscritto sai bene quanto il Consorzio ha fatto e sta facendo per la promozione e la valorizzazione del radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco Veneto Igp. Il tuo buon senso ti fa comprendere come queste risorse e queste energie sono andate a vantaggio di tutto il territorio e di tutti i produttori di radicchio, iscritti e non iscritti. Oggi però non possiamo più rimandare le scelte. O le iscrizioni aumentano o la stessa vita consortile va ripensata. Tu sai che il Consorzio può comminare multe importanti per tutelare il nome dei suoi prodotti e sai anche che l’atteggiamento è stato sempre quello della sensibilizzazione e mai della punizione. Ora bisogna decidere il da farsi. C’è bisogno che la massa di iscritti sia predominante perchè solo con l’unione si potranno vincere delle partite fondamentali che si giocheranno nel mercato locale, nazionale e magari internazionale. La partita dell’evoluzione potenziale verso la Dop, quella necessaria della creazione di un marchio (brand) utile a cementare il legame radicchio rosso e territorio di riferimento, la difesa del mercato in cui troppe volte altri radicchi vengono spacciati e venduti per quelli che produciamo noi. Se non saremo uniti tanto vale allora ipotizzare cosa rischiamo con la chiusura del Consorzio di tutela e di valorizzazione del radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco Veneto Igp. I produttori di radicchio senza Consorzio di tutela rischiano la perdita di identità del loro prodotto, addirittura lo scippo da parte di chi avrà la forza di appropriarsene con logiche di mercato differenti. Del resto se il radicchio rosso di Treviso potrà essere prodotto legalmente dovunque, dal punto di vista commerciale potrà essere aggirata la zona di origine. Non ci sarà più alcuna tutela per il nome e nemmeno per il prezzo. Sarà così messo a repentaglio il reddito di tutti i produttori. Il più forte potrà prevaricare su tutti ed impossessarsi del mercato. Anni di promozione verranno gettati la vento. Le risorse pubbliche che da anni sostengono il radicchio rosso di Treviso prenderanno altre strade, magari verso altri prodotti. Il lavoro di tantissimi produttori, tecnici, comunicatori, istituzioni, organizzazioni agricole sarà calpestato con disprezzo. Senza Consorzio il radicchio rosso di Treviso imboccherà una strada senza ritorno. E’ questo quello che vuoi? E’ tempo che ognuno si prenda le proprie responsabilità. TI SEMBRA GIUSTO CHE SOLO IL 10% DEI PRODUTTORI DI RADICCHIO IN AREA IGP SOSTENGA INTERAMENTE LA PROMOZIONE E LA TUTELA DI TUTTO IL PRODOTTO, COMPRESO ANCHE IL TUO? Se pensi di si, continua pure a disinteressarti di tutto ciò! Ma sappi che dalla tua scelta dipenderà il tuo futuro di produttore e anche il nostro, ma soprattutto il futuro del radicchio rosso di Treviso!
sottolineato in rosso Le mele Melinda, il Grana Padano e il Prosciutto di San Daniele: tre prodotti alimentari di qualità diventati brand noti e riconosciuti a livello mondiale grazie ad un Consorzio forte ed unito. Ecco come hanno fatto
Dritti all’obiettivo
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La Gazzetta del Radicchio N. 2/11 • Periodico Trimestrale • Proprietario Consorzio Radicchio di Treviso Igp e Variegato di Castelfranco Igp - Via A. Guidini, 50 - 31059 Zero Branco Tel 0422 486073 - Fax 0422 489413 - consorzio@radicchioditreviso.it • Editore Edimarca sas - Strada comunale delle Corti, 54 - 31100 Treviso Tel. 0422 305764 - Fax 0422 426343 - redazione1@edimarca.it
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uando un prodotto alimentare diventa un brand acclamato. Uno sforzo che è il risultato di molti fattori: un Consorzio forte ed unito, una buona strategia di marketing ed, ovviamente, un prodotto dalla qualità riconosciuta. Nel nostro consueto approfondimento abbiamo voluto toccare proprio questi aspetti, cercando di capire quale sia la strada giusta per raggiungere un risultato che è sicuramente nelle forze del Radicchio, il quale in quanto a qualità e apprezzamento non è secondo a nessuno, ma forse pecca proprio nella coesione fra tutti gli attori della filiera. Non è un caso, quindi, che la copertina di questo numero sia un invito ad aggregarsi alla grande famiglia dei produttori riuniti nel Consorzio di tutela. Una famiglia che, quanto più sarà forte e numerosa, tanto più garantirà di raggiungere i risultati ottenuti delle tre “case history” raccontate in questo servizio: la mela Melinda, il Grana Padano e il Prosciutto di San Daniele. Tre consorzi che sono riusciti, non per caso, a dare un maggiore valore al proprio prodotto, proprio sfruttando la forza del brand. LA GAZZETTA DEL RADICCHIO
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sottolineato in rosso Il valore del marchio è indiscutibile, ma a patto che si verifichino anche altre condizioni, quali la riconoscibilità, la comunicazione, l’accessibilità e l’organizzazione
Melinda e la politica di marca di Luca Granata, direttore generale Melinda
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l Consorzio Melinda, nato nel 1989 con lo scopo di valorizzare le mele prodotte nelle Valli del Noce (Val di Non e Val di Sole), ha fin dall’inizio puntato sulla politica di marca come strumento fondamentale per perseguire lo scopo per cui era nato. Risale infatti proprio al 1989 la creazione della prima versione del logo Melinda e la definizione di un disciplinare di qualità che prevedeva – tra gli altri aspetti – il vincolo per gli aderenti al Consorzio di rendere identificabili le mele rispondenti agli standard qualitativi del disciplinare proprio con l’apposizione di un bollino adesivo su ciascuno dei frutti e del logo sulle confezioni. Contemporaneamente sono iniziati gli investimenti in comunicazione sui main media (tv, stampa, radio) e lo sviluppo di un’attività di marketing che negli anni è diventata sempre più articolata. Nel 1998 il marchio, nato dalla creatività “casalinga” del Consorzio è stato rivisto nella sua grafica da una delle più quotate agenzie internazionali di brand design (Minale & Tatterfield) ed è iniziata un’importante stagione di collaborazione con le maggiore agenzie pubblicitarie (Armando Testa prima e Yung & Rubicam poi) così come sono stati affinati gli strumenti di analisi per l’individuazione del target di riferimento e del posizionamento; per misurare il ritorno sugli investimenti e per valutare la brand equity che si andava generando. Consorzio Melinda ogni anno rende riconoscibili oltre 1.000.000.000 di mele (nessuno fa altrettanto al mondo) e ciò – unitamente agli importanti investimenti in risorse finanziarie ed umane – ha fatto sì che il nostro marchio sia cresciuto
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nel corso degli anni, raggiungendo la leadership nel mercato italiano (che è il mercato che assorbe ancora il 75% della nostra produzione) in termini di brand awarness totale e spontanea, di customers’s loyalty e di share of voice, nonostante – forse proprio seguendo l’esempio di Melinda – siano nati negli anni diversi altri marchi relativi alle mele che hanno reso il mercato della comunicazione per questo frutto sempre più affollato. Infatti, oggi in Italia i 2 prodotti ortofrutticoli maggiormente brandizzati sono le banane (la cui comunicazione e produzione è però gestita da multinazionali) e le mele (la cui co-
municazione e produzione è invece quasi esclusivamente gestita da consorzi di agricoltori italiani). Nel 2003 le 3 varietà più importanti prodotte da Consorzio Melinda (Golden delicious, Red delicious e Renetta, che rappresentano ad oggi il 94% dell’intera produzione di Melinda) sono state le prime – e per ora ancora uniche – mele italiane ad ottenere anche il riconoscimento di Dop dalla Comunità europea. Se inizialmente tale riconoscimento ci ha dato un ulteriore argomento di comunicazione, in breve tempo è tuttavia diventata evidente la scarsa contribuzione dello stesso nella generazione di apprezzabile valore aggiunto per la nostra produzione. Tale conseguenza è probabilmente da attribuire a più cause, le principali delle quali ci sembrano essere: 1. la totale sovrapposizione a tutti i livelli del valore percepito di Dop ed Igp, anche se in realtà i
sottolineato in rosso disciplinari nei 2 casi possono differire in modo sostanziale, soprattutto per quanto concerne la certezza dell’origine del prodotto; 2. la diffusione elevatissima di tali riconoscimenti a moltissimi prodotti agro-alimentari, che ha determinato la perdita di un reale significato distintivo per Dop ed Igp a livello di cliente e di consumatore. Sempre nel 2003 è iniziata anche un’operazione di brand extension che ha portato per intanto il marchio Melinda su prodotti diversi dalla mela tal quale, ma che è ancora in corso di evoluzione. In definitiva, l’esperienza maturata dal nostro Consorzio in questi primi 20 anni relativamente all’utilizzo ed al beneficio di un marchio ci porta oggi a concludere che un marchio può anche essere un utile strumento che può contribuire a generare valore aggiunto per l’offerta gestita, ma ciò non è sempre vero e perché possa esserlo devono essere soddisfatte le condizioni necessarie e sufficienti di seguito riportate: Condizioni necessarie: • Prodotto oggettivamente valido e riconoscibile, disponibile con costanza nel tempo. • Volumi idonei a sostenere investimenti di comunicazione tali da raggiungere o superare la SoV (Share of voice) minima necessaria. • Sufficiente accessibilità del prodotto per il consumatore. • Organizzazione adeguata (es: gestione univoca di Lavorazione e Qualità, Comunicazione, Pol. Comm. e Vendite). E’ molto poco utile disporre di un marchio unico se PRIMA – o almeno subito dopo – non viene definito un listino unico ed è centralizzata l’attività commerciale.
Per Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, non c’è marketing che tenga senza un prodotto di qualità riconosciuta
La qualità fa il marchio
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ffermare un marchio in maniera forte e riconoscibile è un elemento fondamentale per qualsiasi tipo di prodotto. Non solo nel settore agroalimentare, ma più in generale in ogni ambito del mercato economico-produttivo”. Lo afferma Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, ovvero di quel pool di aziende che sono sempre più conosciute a livello nazionale e internazionale, per essere gli artefici di quello che è il prodotto Dop più consumato nel mondo. “Ma attenzione –sottolinea in maniera inequivocabile Stefano Berni –, tutto ciò ha un valore e un peso, se dietro tale marchio c’è la serietà e la professionalità di operatori che lavorano per realizzare un prodotto sano, genuino e qualificato. A chi pensa che un marketing forte e capillare possa supplire le caratteristiche che ho appena elencato, il Consorzio Grana Padano, sulla base della propria esperienza, dà un consiglio: meglio lasciar perdere, il consumatore e le famiglie sono sempre più consapevoli dell’importanza della qualità che è poi sinonimo di
sicurezza alimentare”. Tornando al discorso più prettamente connesso all’importanza del marchio e della sua riconoscibilità, il direttore Berni aggiunge: “Mai come oggi è fondamentale per il Grana Padano e per gli altri prodotti Dop, Igp, Docg o Doc far comprendere al consumatore la propria identità. E’ davanti agli occhi di tutti – conclude Berni – l’assalto che, nel nostro Paese e all’estero, l’agropirateria sta sferrando contro il made in Italy di qualità. Affermare il nostro marchio significa dunque anche combattere i ‘finti o simil Grana’ che danneggiano il sistema economico-produttivo delle nostre aziende e più in generale quello italiano per decine di miliardi di euro ogni anno. In tal senso tutto il settore agroalimentare deve far quadrato e continuare a chiedere a gran voce norme di livello internazionale che tutelino le nostre aziende, le nostre tradizioni, i nostri territori”.
Condizioni sufficienti: • Posizionamento semplice e costante • Creatività ed innovazione continui • Investimenti adeguati al target • Bench-marking costante con opportunità alternative di investimento in innovazione Qualora le condizioni di cui sopra siano tutte soddisfatte il marchio può essere un importante generatore di valore aggiunto (ROI > 2) e diventare un importante – talvolta l’unico – vantaggio competitivo sostenibile nel tempo.
Stefano Berni
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sottolineato in rosso E’ fondamentale lavorare insieme agli altri consorzi di tutela italiani per l’introduzione della programmazione della produzione dei prodotti Dop ed Igp
Programmare la produzione
Pubbl. Marcaprint
di Mario Emilio Cichetti, direttore generale Consorzio del prosciutto di San Daniele
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uello del prosciutto di San Daniele è un Consorzio di imprese, fondato nel 1961, a cui aderiscono tutti i 31 produttori riconosciuti ed ubicati nell’omonimo comune nel centro del Friuli. La filiera della Dop San Daniele conta circa 4800 allevamenti e 112 macelli tutti ubicati nelle 10 regioni del Centro Nord Italia: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo. Il Consorzio svolge principalmente attività di tutela, promozione, valorizzazione e cura degli interessi generali della Dop “Prosciutto di San Daniele” ed è stato incaricato dallo Stato prima con decreti interministeriali del 3/11/82 e 10/04/94, e successivamente con decreto Mipaaf 26/04/2002 della tutela del prosciutto di San Daniele ai sensi della Legge 526/99. Il Consorzio, con una strategia decisa anni addietro, ha continuato a rafforzare ulteriormente i contenuti qualitativi del marchio Dop, già di per sé garanzia di controllo di tutta la filiera produttiva nazionale, a cominciare dall’origine dei suini tutti rigorosamente italiani, decidendo, per esempio, nel 2007 di innalzare ulteriormente i criteri di selezione delle cosce di suino destinate a diventare San Daniele, ed anche se questo si è tramutato in un contenimento della produzione, che ha comportato un minore numero di prosciutti di San Daniele vendibili nel 2010 e nel 2011, ha però altresì
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portato ad una migliore remunerazione per i produttori ed un’ulteriore valorizzazione del San Daniele sui mercati. Per questo a livello strategico e generale il Consorzio di San Daniele continuerà a lavorare insieme agli altri consorzi di tutela italiani per sostenere l’introduzione della ‘programmazione della produzione’ dei prodotti Dop ed Igp all’interno del cosiddetto ‘Pacchetto Qualità’ attualmente in discussione al Parlamento Europeo, ritenendo questa una misura di vitale importanza per la gestione sostenibile delle eccellenze alimentari tutelate italiane. Il Consorzio, che nel 2011 celebra il 50° anniversario dalla sua costituzione, affronta il futuro con la consapevolezza che il prosciutto friulano – che subisce un regime di controllo senza eguali anche in Europa nell’ormai vasto segmento Dop-Igp – si attesta tra quelli con il più alto livello qualitativo: e che quindi, la politica della qualità attuata ha costituito e costituisce un plus anche rispetto alle caratteristiche tipico-tradizionali del prodotto. Il valore del marchio, valutato nel 2008 in 200 milioni di euro, costituisce un patrimonio non solo dei produttori friulani ma anche del Paese e per questo il Consorzio ha da tempo sviluppato efficaci programmi di tutela e di difesa della Dop contro abusi e contraffazioni, oltre a ciò, essendo importanti anche l’educazione e l’informazione del consumatore, è continua l’attività di promozione del prodotto svolta sia in Italia che all’estero.
Pubbl. Treviso Mercati
Mario Emilio Cichetti
fresche di stagione
fresche di stagione
La quinta edizione dell’evento itinerante ha fatto registrare una nuova stagione di successi, grazie all’impegno delle Pro Loco e alla collaborazione delle Province di Treviso e Venezia
raresi, che ha arricchito l’offerta culturale della rassegna, offrendo ai visitatori uno scorcio di valore sulla Marca artistica. Numeri importanti, quindi, legati ad un mondo, quello del Radicchio, che può contare su oltre 180 aziende aderenti al Consorzio di tutela del Radicchio Rosso Igp e Variegato di Castelfranco Igp e che coinvolge, nella coltivazione del tardivo, 17 comuni in provincia di Treviso, per una produzione in provincia che si aggira intorno ai 7.000 quintali, dei quali oltre il 25% è certificato.
Successo per Fiori d’Inverno
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na quinta edizione con i fiocchi. “Fiori d’Inverno” 2010, la kermesse gastronomica legata al ‘fiore che si mangia’, ha collezionato un record di successi a partire dalle presenze registrate nelle 12 mostre del radicchio disseminate nelle province di Treviso e Venezia fra novembre e marzo. Sono stati 165.000 i visitatori che si sono riversati nei territori vocati alla produzione del Radicchio Rosso di Treviso Igp e Variegato di Castelfranco Igp, nell’arco di cinque mesi di manifestazione. Oltre 1.100 i volontari impegnati
nell’organizzazione degli eventi e 210 i quintali di radicchio venduto, che comprendono sia quelli nello stand gastronomico che quelli venduti direttamente al pubblico. Il cartellone di eventi, organizzato da Unpli Treviso e dalla Provincia di Treviso in collaborazione con la Provincia di Venezia, unisce ogni anno le Pro Loco delle due province nella promozione delle tradizioni gastronomiche territoriali legate a questo prodotto di punta dell’inverno agricolo. Tra le novità di
Zero Branco
Prodotti di pregio per promuovere il territorio Giovanni Follador, presidente Unpli Veneto, fa il bilancio della manifestazione
questa edizione l’adesione della celebre Festa del Radicchio Rosso di Dosson di Casier e la prestigiosa collaborazione con la mostra “Il Pittore e la modella”, ospitata a Treviso presso Ca’ dei Car-
Scorzè
“L’edizione 2011 di Fiori d’Inverno è andata molto bene, con un ottimo riscontro di pubblico, grazie anche ad un allestimento migliorato rispetto alle scorse edizioni. Siamo quindi più che soddisfatti della manifestazione, che è giunta al suo quinto anno, anche se va migliorato soprattutto l’aspetto legato alla presentazione del prodotto. Abbiamo comunque apportato un deciso salto di qualità puntando solo sul prodotto certificato Igp. Assieme alle nostre altre manifestazioni itineranti, la Primavera del Prosecco che durerà sino a giugno, i Germogli di Primavera che si è aperta in concomitanza con la chiusura dei Fiori d’Inverno ma vivrà il suo culmine fra aprile e maggio e Delizie d’Autunno al via a fine agosto, ci poniamo l’obiettivo sì di presentare e far degustare i migliori prodotti trevigiani, ma puntiamo soprattutto alla promozione del territorio. Per questo motivo da quest’anno abbiamo instaurato una collaborazione con gli Istituti turistici locali, quello di Treviso e quello di Valdobbiadene, che ha portato alla realizzazione di Info Point dedicati proprio nel far conoscere le bellezze del nostro territorio soprattutto ai visitatori provenienti da fuori area”.
Martellago Mogliano Veneto 10
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La 23° edizione della storica rassegna trevigiana CocoRadicchio ha messo in scena la grande versatilità del Radicchio Rosso di Treviso
Il Radicchio Rosso Igp grande protagonista della quattro giorni veronese dedicata all’enologia con un Cooking Show tenuto a “Casa Treviso”
Il giro del mondo in 7 ristoranti
Un Vinitaly tinto di Rosso
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n giro del mondo accompagnati dal Radicchio. E’ stato questo il tema scelto dall’ultima edizione della storica rassegna CocoRadicchio, chiusa l’8 marzo scorso. Nata nel 1988 per volontà del Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, la rassegna vuole rendere omaggio al Radicchio di Treviso e al Variegato di Castelfranco Igp, le due preziose gemme del territorio, che sono state proposte in diverse varianti dai sei ristoratori trevigiani – Miron, Gigetto, Alla Torre, Terme, Barbesin, Celeste – più uno, Der Katzlmacher, di Monaco di Baviera (Germania). Nei mesi di febbraio e marzo, che coincidono infatti con la chiusura della stagione del Radicchio, il Consorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp, in collaborazione con la Provincia di Treviso e Unascom, ha messo in scena sette incontri a staffetta per promuovere e valorizzare quest’ortaggio d’eccellenza in qualità di protagonista di abbinamenti creativi, talvolta anche insoliti, che seguono filoni tematici, per far conoscere la sua qualità peculiare: la versatilità. Quello proposto dai sette ristoranti dell’Associazione CocoRadicchio per la 23° edizione della storica rassegna è stato un giro del mondo alla scoperta delle spezie, dei colori e dei sapori. Quest’anno i ristoranti hanno stupito i propri ospiti inserendo nel menu, accanto alla rinomata cicoria trevigiana, un piatto a sorpresa contente una particolare spezia proveniente da un paese lontano o vicino. E così il 4 febbraio, al ristorante da Miron di Nervesa della Battaglia, Enrica si è cimentata con una ricetta contenente il pepe lungo, un ingrediente molto raro nella cucina europea ma comune nella tradizionale cucina indonesiana, mentre il 10
febbraio con Giorgio del Der Katzlmacher siamo volati in Venezuela assaporando le fave di tonka. E’ toccato a Marco Bortolin di Gigetto a Miane, il 18 febbraio, far assaporare un po’ di Andalusia (Spagna) mediante una delle sue spezie con più alta concentrazione di vitamina C, il coriandolo. Con il cardamomo, invece, la famiglia Artuso de Alla Torre a San Zenone degli Ezzelini, il 25 febbraio ci ha portato in Vietnam, dove questa spezia insaporisce salsicce e piatti esotici. Antonio Palazzi del Ristorante Hotel Terme di Vittorio Veneto, ha invece scelto per la propria serata del 28 febbraio lo zenzero, originario dell’Isola di Ceylon (India), mentre la curcuma è l’ingrediente segreto usato da Mirko e Luca del Ristorante Barbesin di Castelfranco Veneto
per il 4 marzo, una spezia antica che ben si abbina a zuppe, polpettine di miglio, zucchine, pollo, legumi e gamberetti. L’evento si è concluso l’8 marzo al ristorante da Celeste di Venegazzù, dove l’ingrediente principe, oltre al Radicchio Rosso di Treviso, era il pepe rosa, apprezzato per il sapore aromatico e delicato che ben si sposa con pesce e carni bianche. Colori e sapori, posate e pennelli si sono mescolati poi in una nuova originale miscela in cui giovani artisti emergenti della provincia, protagonisti di Gustarte, parentesi culturale ideata dall’architetto Mariagrazia Lizza e promossa dall’Associazione 45° Parallelo, hanno partecipato a ciascuna serata creando un’opera d’arte ispirata alla spezia prescelta e al radicchio.
Gli chef e i ristoratori protagonisti della quinta edizione di CocoRadicchio 12
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adicchio Rosso di Treviso in evidenza anche al Vinitaly di Verona, la più grande fiera enologica italiana, giunta quest’anno alla sua 45ima edizione con un record di visitatori nei quattro giorni previsti dall’evento: 53 mila presenze nei primi due riservati ai visitatori e ben 100 mila il sabato sera, aperto a tutti. Si è partiti il giovedì, giorno dell’inaugurazione ufficiale, quando il fiore d’inverno è stato elogiato durante la conferenza di apertura di “Casa Treviso”, il padiglione enogastronomico realizzato in collaborazione fra Uniascom e Marca Treviso, dal presidente delle Provincia Leonardo Muraro e dal presidente
di Ascom Treviso Guido Pomini, che lo hanno definito elemento essenziale anche per la promozione del territorio (non per nulla su ogni tavolo della sala era ben in vista un bel cespo di radicchio tardivo). Sempre a Casa Treviso, l’evento clou sono stati i Cooking Show, progettati e diretti da Mauro Zardetto, 17 lezioni di cucina e degustazioni guidate dedicate al ricchissimo panorama delle
Giro d’Italia col radicchio Far conoscere il radicchio in giro per l’Italia. E’ questo uno dei compiti di Mauro Levada, titolare dell’Azienda agricola Ca’ Mauro di Carbonera, con un punto vendita a Silea. Piccola realtà composta da 6 ettari di terreno nata nel 2003, con l’intento di sviluppare ulteriormente l’attività di famiglia che già da anni operava nel settore agricolo ad indirizzo prevalentemente cerealicolo, investendo parecchio sulla coltivazione di Radicchio Rosso di Treviso. Prodotto sulla cui valorizzazione Mauro crede molto, partecipando a molti eventi organizzati da varie pro loco e associazioni, sempre tramite il Consorzio e la Strada del Radicchio. Fra questi nel 2010 l’antica fiera di S. Lucia, un evento di due giorni a Vinci (FI), una due giorni a Cortina e il capodanno agricolo (evento svolto all’interno della sede della Provincia). Nel marzo scorso era presente anche a “Veneto al 300x100”, manifestazione organizzata da Ais Veneto nel Castello di S. Salvatore di Collalto e ad aprile al Vinitaly durante il Cooking Show nel padiglione di Uniascom. Fra le manifestazioni future sono in programma un appuntamento il prossimo 14-15 maggio a Trissino (VI), all’interno di villa Trissino Marzotto, e altri due a giugno in quel di Bibione e successivamente a Jesolo. Mauro Levada
Strade e dei Consorzi di tutela dei prodotti tipici. Fra cui un ruolo di primissimo piano è stato dato anche dal radicchio, del quale, grazie a chef come Walter Crema, si è fatta conoscere la versatilità attraverso piatti preparati ad hoc, mentre il presidente del Consorzio Paolo Manzan e quello della Strada del Radicchio, Igino Zugno, illustravano a ospiti e giornalisti, storia, caratteristiche e peculiarità di un prodotto ammirato in tutto il mondo. Infine radicchio ancora una volta protagonista anche allo stand della Regione Veneto, dove l’assessore al Turismo della Regione Veneto, Marino Finozzi, lo ha inserito fra le eccellenze gastronomiche regionali.
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Parla Amedeo Gerolimetto che ha seguito la pratica che ne vietava il commercio al Ministero delle Politiche Agricole
Sì al radicchio sfuso Igp
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l rigore è necessario, ma l’eccesso di rigore provoca danni”: così Amedeo Gerolimetto, uomo della terra, imprenditore agricolo, capo della segreteria del ministro Giancarlo Galan commenta il fatto di essere riusciti a stabilire che i radicchi Igp possono essere venduti sfusi e non soltanto in confezione, come cercava di imporre una rigida interpretazione burocratica della disciplina sui marchi europei di tutela dei prodotti tipici. “Siamo riusciti a sbloccare la situazione – spiega Gerolimetto, che a Roma ha seguito la questione – rispettando la disciplina Igp, ma interpretandola correttamente, tenendo conto dei comportamenti abituali dei consumatori e usando il buon senso”. Riassumiamo la questione. Secondo una rigorosa inter-
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pretazione vendere radicchio sfuso non era ammesso per evitare il “riscontrato rischio di commistione e di impinguamento con prodotto non certificato, una volta rotti i sigilli”. Questo significava che il radicchio Igp poteva essere posto in vendita soltanto confezionato. Si è subito evidenziato il pericolo di un blocco delle vendite di radicchio Igp, un ortaggio che per tradizione è acquistato sfuso. Lo sfuso, nella cultura alimentare di tanti consumatori, significa maggiore freschezza e bontà. Sono intervenuti il Consorzio di tutela e OPO Veneto sollecitando un chiarimento del Ministero per le Politiche agricole. La risposta positiva è arrivata con un documento in cui si riconosce che il “consumatore finale acquista i prodotti Igp in esame non tanto preconfezionati bensì generalmente previo frazionamento del prodotto origi-
Amedeo Gerolimetto
nariamente preconfezionato”. Dunque la burocrazia può essere vinta, così come si possono neutralizzare interpretazioni troppo rigorose. “Certo che è possibile – sottolinea Gerolimetto –, soprattutto se si affrontano i problemi con sano realismo, come nel caso del radicchio Igp, tenendo conto della realtà quotidiana, delle tradizione e delle abitudini. Era doveroso dare una risposta positiva e rapida a coltivatori e a operatori del settore ”.
Un’ottima annata La stagione appena conclusa ha proposto un radicchio di qualità, nonostante i problemi meteorologici. Ci racconta com’è andata Andrea Pesce de L’Ortolana Una stagione positiva quella del L’Ortolana di Zero Branco. Anche se non ci sono dati certi, Andrea Pesce, responsabile produzione e controllo qualità dell’azienda, giudica molto bene l’annata appena conclusa, sia per il tardivo, che rimane il punto di forza dell’azienda zerotina, che per il variegato, che si sta posizionando abbastanza bene a livello di quantità. “Per il tardivo la stagione è andata abbastanza bene – spiega Pesce ¬– abbiamo iniziato con un po’ di problemi a livello di quantità, dovuti essenzialmente ad un inverno un po’ troppo piovoso, ma poi siamo riusciti a recuperare. Abbiamo comunque avuto un prodotto di qualità soddisfacente, anche se la prezzatura è stata inferiore alle attese. Un po’ di cessione a livello di consumi si è riscontrata nel variegato, soprattutto nella tipologia Igp. Questo perché sin da inizio stagione il prodotto non certificato aveva prezzi decisamente inferiori. Da dicembre c’è stato comunque un ritorno al consumo del prodotto certificato, che sta pian piano valorizzandosi sul mercato. Del resto il variegato in questa stagione ha avuto più problemi di prezzo rispetto al tardivo, il quale ha mantenuto un prezzo media-
mente buono, più soddisfacente soprattutto a partire da fine dicembre”. Il prodotto certificato, secondo Pesce, sta comunque andando molto bene. “La richiesta è forte, certo, direi che siamo sul 50% del nostro venduto, grazie anche al buon lavoro di promozione svolto dal Consorzio, ma non sempre è remunerato adeguatamente a livello di prezzo. Quest’anno abbiamo lavorato molto sull’imballo e sul packaging, ma il valore aggiunto del prodotto Igp è sempre molto difficile da portare a casa”. E il passaggio alla Dop? “E’ sicuramente un’azione migliorativa, certo è che servirebbe un maggior gioco di squadra fra tutti gli addetti della filiera del radicchio.
Il punto debole degli operatori Igp è proprio questo, servirebbe una maggior sinergia fra le aziende interessate, cosa non troppo difficile visto che geograficamente sono tutte abbastanza vicine”. Altro punto da sviluppare è quello dei mercati esteri: “E’ molto difficile. Noi abbiamo due canali, con gli Stati Uniti e col Giappone, ma facciamo molta fatica a far sviluppare questi mercati. Le quantità rimangono costanti, sempre su valori minimi. Il motivo? Difficile da dirsi, ma non si tratta di una questione di prezzo. Si può sicuramente crescere, ma solo se alle spalle c’è una buona organizzazione. Bisogna entrare nei mercati esteri con maggior forza contrattuale”.
Voglia di Igp Crescono le richieste di prodotto certificato, secondo la Green Fruit di Trebaseleghe, dopo una stagione abbastanza soddisfacente dal punto di vista commerciale Una stagione positiva per la Green Fruit, azienda di Trebaseleghe (PD) che da 50 anni distribuisce prodotti ortofrutticoli e da 40 circa si dedica al Radicchio Rosso di Treviso, in particolare il tardivo, del quale è stata fra le prime realtà commerciali a proporlo anche all’estero. Buona fetta del mercato è proprio di radicchio tardivo, che è il cavallo di battaglia dell’azienda, fra i soci fondatori del Consorzio e da sempre nel consiglio d’amministrazione, posizionandosi soprattutto nella fascia di qualità medio-alta del mercato. “Più che una vera e propria azienda commerciale – spiega il titolare Andrea Tosatto – ci riteniamo una sorta di cooperativa, visto il forte legame di collaborazione che instauriamo da subito con i nostri fornitori, sia nell’attività di programmazione che in quella di formazione. Riusciamo a far entrare uno o due nuovi soci ogni anno, ma quello che cerchiamo è proprio fornitori di prodotto a marchio certificato, l’unico che riesce a remunerarsi”. E per la stagione 2010-2011, oramai sul filo di lana, il commento di Tosatto è sostanzialmente positivo: “Nonostante alcune problematiche a livello produttivo la stagione è andata abbastanza bene. Abbiamo riscontrato un +7% di vendite per il tardivo ed un +5% per il variegato Andrea Tosatto rispetto alla scorsa
stagione, che pure era stata una buona annata dal punto di vista commerciale. Ma quello che è importante sottolineare è una vera e propria inversione di tendenza nel mercato, che tende a richiedere sempre più spesso prodotti a marchio certificato e di qualità. Il nostro obiettivo è quello di aprire nuovi mercati che vadano oltre al Veneto, che rimane il nostro mercato di sbocco principale, anche esteri, seppure sia molto più difficile. Proponendo però sempre un prodotto di gamma alta. Credo che il Consorzio debba investire proprio su questo, sui nuovi mercati, offendo solo prodotto di qualità. Serve una promozione che, piuttosto che nelle piattaforme dei supermercati, sia attiva soprattutto nei canali esteri e nei buyer, oppure anche attraverso il mondo della ristorazione”.
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Incontro di sapori all’Enoteca del Lazio I governatori Renata Polverini e Luca Zaia tra le personalità intervenute all’evento organizzato dal Consorzio di Tutela del Radicchio di Treviso Igp in collaborazione con Apovf Anche i governatori Renata Polverini e Luca Zaia hanno preso parte all’evento organizzato nell’ambito della “Settimana nazionale del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco” dal Consorzio di tutela con il supporto organizzativo dell’Apovf, presso l’enoteca Palatium del Lazio. E’ stata una serata partecipata, che ha visto unite l’Enoteca Veneta e l’Enoteca Palatium in un incontro di sapori del territorio, che ha incantato gli oltre 50 ospiti presenti tra i quali volti noti della stampa nazionale come i giornalisti Gioacchino Bonsignore del TG5 e Camilla Nata di Rai Uno, il capostruttura Rai Uno Antonio Azzalini e il regista di “Linea Verde” Carlo Raspollini. Tra le altre personalità vi erano il direttore generale di Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Edi Sommariva, il commissario straordinario dell’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio,
Eder Mazzocchi, Francesco D’Agostino della rivista una volta sono stati il biglietto da visita vincente del “Cucina e Vini”, il segretario di Aicig Piermaria Saccani comparto agroalimentare trevigiano e veneto: capaci oltre a buyer e operatori commerciali attivi nel mercadi raccontare la storia, la tradizione, l’identità e la to ortofrutticolo del Lazio. cultura gastronomica di un’intera regione. Il radicchio è stato il protagonista indiscusso della serata: Variegato di Castelfranco o Rosso di Treviso Igp, il “fiore dell’inverno trevigiano” è stato al centro dei piatti proposti, dimostrando agli intervenuti la sua grande versatilità in cucina, che va dagli antipasti fino ai dolci. Si è trattato di un evento unico nel suo genere che ha saputo unire alla celebrazione di un prodotto di eccellenza fortemente radicato nel territorio, un momento di riflessione sul senso di un’agricoltura certificata. Il marchio Igp, infatti, è il volano economico per specifiche aree geografiche, frutto di un importante investimento sulla qualità del prodotto che certifica l’intera filiera dal campo al confezionamento fino alla vendita. Il Radicchio Rosso di Treviso e I governatori di Lazio e Veneto con il presidente del consorzio il Variegato di Castelfranco Igp ancora
Radicchio protagonista a “Veneto da gustare” Presentato all’Enoteca Veneta di Conegliano il progetto “Veneto da gustare”, che ha tra i suoi partner il Consorzio di tutela del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp A due mesi dall’inaugurazione dell’Enoteca Regionale Veneta di Conegliano, è stato presentato il nuovo progetto di valorizzazione dei prodotti tipici della nostra regione che va a caratterizzare l’offerta enogastronomica dell’Enoteca. Alla serata di presentazione di “Veneto da gustare” hanno partecipato il presidente di Enoteca Veneta Giorgio Napetti, il presidente di Unicarve Fabiano Barbisan e il direttore Apovf Domenico Dal Bo, in rappresentanza del Consorzio di tutela del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp che hanno spiegato l’importanza di questo progetto che punta sulla valorizzazione del prodotto territoriale di qualità. Accanto alla carne i Consorzi veneti dei prodotti certificati incontreranno il grande pubblico in speciali proposte realizzate da Enoteca Veneta nel corso dell’anno. Il progetto “Veneto da Gustare” na-
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sce dunque dall’esigenza di caratterizzare maggiormente l’Enoteca con l’identità territoriale dei suoi prodotti, proponendo piatti tradizionali che sono il mix sapiente della professionalità e della cultura della ristorazione, ma anche dei produttori agroalimentari,
che con i loro prodotti sono i primi garanti dell’ottima cucina veneta. Enoteca Veneta si fa quindi promotrice della qualità eno-gastronomica della nostra regione proponendo menù a base di carne veneta e prodotti Igp e Dop sapientemente abbinati ai vini veneti Doc e Docg presenti in degustazione. Con “Veneto da Gustare”, Enoteca Veneta si fa interprete di tre concetti fondamentali nella cultura enogastronomica: formazione, salute e tradizione. Diventando il centro di presentazione e conoscenza dei prodotti veneti a marchio certificato, Enoteca Veneta educa il consumatore all’autenticità e genuinità dei prodotti alimentari ed enologici presentati puntando l’attenzione sul bere e mangiare sano grazie alla presentazione di ricette tipiche del territorio che ne promuovono le antiche tradizioni alimentari.
Qualità, tutela, certificazione e modalità di impiego: il Radicchio Igp ospite di Electrolux Professional, giornata di approfondimento su nuovi metodi di preparazione e cottura
Innovazioni in cucina
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a giornata di formazione, tenutasi mercoledì 23 marzo presso la Training Kitchen di Electrolux Professional a Pordenone e organizzata dal Consorzio di tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp, insieme ad Apovf, l’Associazione produttori ortofrutticoli veneto friulana, ha visto una cospicua partecipazione di chef provenienti dal Veneto – dalle province di Treviso, Padova e Vicenza – e dal Friuli Venezia Giulia. Il seminario, dal titolo “Il Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco tra tradizione e innovazione”, costituisce la quarta tappa di un percorso culturale formativo che si è sviluppato a partire da quest’anno, finalizzato alla promozione del Radicchio come prodotto agricolo alimentare appartenente ad una specifica area geografica, garantito da un alto livello qualitativo, certificato dal marchio Igp. Che verrà replicato, prossimamente, anche nella piazza di Roma. “L’evento si è concretizzato in un appro-
fondimento, in cucina, dei processi che determinano e garantiscono la qualità del Radicchio – spiega Paolo Manzan, presidente del Consorzio – con l’esplicazione delle caratteristiche identificative dell’ortaggio elencate nel disciplinare, in un’ottica informativa, che ha permesso l’ “illustrazione” delle tre fasi clou di lavorazione della cicoria rossa trevigiana – la preforzatura, la forzatura-imbianchimento e la toelettatura – peraltro ancora poco conosciute. Tuttavia, la garanzia di autenticità e la conseguente tutela delle produzioni a marchio Igp sono possibili grazie ad attenti controlli di agenti vigilatori che, in Italia e all’estero, ne verificano l’utilizzo improprio del nome e ne certificano la provenienza mediante il bollino numerato con il logo del Consorzio, apposto sulle confezioni”. Apovf, che punta all’eccellenza valorizzando i brand ortofrutticoli del territorio con un occhio di riguardo ai prodotti certificati, ha poi apportato il proprio contributo valorizzando l’approccio alla ristorazione di qualità “affinché i risto-
ratori stessi possano, come ambasciatori della comunicazione, esaltare le produzioni del territorio in un duplice rapporto collaborativo ed efficiente”, come afferma Domenico Dal Bò, procuratore generale di Apovf. Protagonista del seminario lo chef Guido Albertini, dell’omonimo ristorante di Visnadello (TV), che, con lo staff di Electrolux Academy, ha preparato a vista piatti della tradizione veneta, con l’uso delle apparecchiature professionali di cui la multinazionale friulana è leader nella produzione a livello mondiale. Tali strumentazioni consentono di migliorare modi e tempi in cucina, garantendo un prodotto sempre fresco, risparmiando così in termini di costi e tempi. Ciò è possibile grazie anche alla notevole capacità di conservazione delle proprietà organolettiche della materia prima impiegata nei vari processi di cottura dei cibi, di cui queste sofisticate apparecchiature sono dotate. Un primo evento promozionale a favore
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fresche di stagione del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco, era stato realizzato già nel gennaio scorso in occasione della settima edizione di “Identità Golose”, il congresso italiano di cucina d’autore. Durante la kermesse, il Consorzio ha presenziato allo stand dell’Uvive, in compartecipazione con l’Enoteca Veneta, il ristorante di Conegliano (TV) alla guida del quale c’è lo chef Tino Vettorello. La cooperazione tra l’ente consortile e la cucina di Vettorello, si è concretizzata poi nell’ambito di una serata speciale svoltasi nei suggestivi locali che ospitano il ristorante e l’enoteca. Infine, la terza tappa che ha scandito il percorso di sviluppo dei due enti, Consorzio e Apovf, è stata la cena ufficiale tenutasi il 23 febbraio a Roma, presso il ristorante Enoteca Palatium, della quale parliamo in altra parte di questo giornale.
fresche di stagione Le strategie di OPO Veneto per lanciare il Radicchio nel mondo: per il direttore Cesare Bellò, “vincono le idee e la squadra”
Idee vincenti
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ei più prestigiosi ristoranti italiani di Olanda e di Danimarca, nell’inverno scorso, è stato servito radicchio rosso tardivo di Treviso, arrivato nel Nord Europa grazie ad un’azione promozionale di OPO Veneto. Spettacolare scenografia per il radicchio alla Chef’s Cup Südtirol, nel rifugio Moritzino: l’ortaggio è arrivato su una slitta. Gli hanno reso onore gli chef più prestigiosi d’Italia: alcuni anche stranieri. Un’iniziativa di marketing comune con la Coop, con risultati che sono andati al di là di ogni aspettativa. Eccezionali servizi su Rai (“Geo & Geo”, “Le amiche del Sabato”, TGR nazionale e regionale) e Canale 5 (“Striscia la notizia”) e su programmi di emittenti regionali. Sono tanti significativi capitoli di informazione e promozione vincente, con i quali OPO Veneto, in “squadra” con il Consorzio,
ha cercato di portare il radicchio di Treviso fuori dai tradizionali confini e dai mercati di sempre. “Perché di questo oggi si avverte soprattutto la necessità – sottolinea il direttore Cesare Bellò – e l’obiettivo è raggiungibile se si dà all’ortaggio valore aggiunto, se c’è compattezza nei produttori, se si pratica un’orticoltura di grande qualità e di riconosciuta identità territoriale, se si sa guardare oltre l’orto di casa”. L’organizzazione di produttori orticoli di Sant’Alberto di Zero Branco, presieduta da Francesco Daminato, è stata protagonista nell’ultimo anno di interessanti e fruttuose azioni di marketing. A livello regionale, nazionale e internazionale.
Un marketing vincente, se si guarda ai risultati. “Il segreto, se si può parlare di segreto, sta nelle idee – commenta Bellò –. Nel marketing e nella promozione sono le idee che contano e vincono. Ma devono essere forti e convincenti. Poi è necessario un gioco di squadra. Da soli o ragionando con la miope logica di campanile o di famiglia non si va distante. Nel caso del nostro radicchio occorre mettere insieme soggetti ed energie, fare in maniera di presentarsi sui mercati ed ai consumatori in maniera competitiva, compatibile e persuasiva”.
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chef in red
uno di noi
ProtAgonista del nostro consueto appuntamento con gli chef amici del radicchio è il titolare del ristorante di Visnadello, specializzato in cucina di pesce
Dalla sua azienda di Santa Cristina di Quinto, Stefano Gasparini lancia un monito: non si produce radicchio di qualità senza investimenti
Guido Albertini: sinfonia di radicchio
La qualità non s’improvvisa
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a circa trent’anni segue con passione, assieme alla moglie Graziella e ai due figli Filippo e Alessandro, il ristorante di famiglia a Visnadello, alle porte di Treviso. La sua specializzazione è il pesce, cucinato soprattutto seguendo le ricette della tradizione ma senza disdegnare qualche tocco innovativo, ma Guido Albertini oltre ha trovato anche nel Radicchio un componente ideale per guarnire ed accompagnare le sue creazioni. Un connubio talmente perfetto da potersi inserire, all’interno del Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana di cui è membro da 25 anni, anche del gruppo Ristoranti del Radicchio. Pesce e radicchio: un matrimonio riuscito? “Direi proprio di sì. Il Radicchio Rosso di Treviso, infatti, non è solo un accompagnamento ideale per il pesce, ma può anche essere usato come ingrediente per alcuni piatti, dagli antipasti come ad esempio nell’insalata di pesce, nelle capesante al radicchio o nelle sfogliatine di radicchio, oppure nei risotti con capesante e radicchio e nelle tagliatelle vongole e radicchio, per finire addirittura nei dolci, come il sorbetto al radicchio, che è una mia invenzione. Questo grazie alla sua versatilità, che permette di utilizzarlo praticamente in qualsiasi piatto. Cosa servirebbe per far conoscere di più il radicchio? Treviso s’identifica con il radicchio, prodotto molto apprezzato anche all’estero, dove però è ancora poco conosciuto. E spesso si fa ancora confusione fra precoce e tardivo. Credo che si debba farlo conoscere di più, soprattutto tramite eventi che prevedano la partecipazione di ristoratori, che poi alla fine sono quelli che lo utilizzano. Credo che l’aspetto più importante sia quello della promozione soprattutto in ambito interna-
zionale. Un bell’esempio recente è stata la Chef Cup, che ha avuto come protagonisti alcuni dei migliori chef stellati esteri, ed ha visto proprio il radicchio rosso di Treviso come tema principale di tutti i piatti. Altre iniziative di successo cui ho partecipato sono state il Radicchio d’Oro, oppure alcune serate in Piemonte, dove il radicchio è stato servito sia su piatti di carne che di pesce, ma anche all’estero, in Germania a Dusseldorf ed in Austria a Saint Moritz. Così come a Salsomaggiore, dove siamo stati presenti per 11 anni per le serate finali di Miss Italia. E quale ruolo potrebbe avere, in questo percorso, il mondo della ristorazione? Penso serva una nuova sinergia fra produzione e ristorazione per avviare una corretta promozione, che parta e coinvolga di più i ristoratori. C’è ancora molto da fare in questo senso. Resta comunque da sviluppare meglio la vetrina internazionale di questo prodotto, che coinvolga chef e i media europei. Un esempio di questa collabo-
razione è stata la serata svoltasi all’Electrolux, che è riuscita abbastanza bene sia per far conoscere il prodotto che i macchinari dell’azienda. Lì ho preparato proposte particolari, come appunto il sorbetto al radicchio, oppure il branzino ripieno col radicchio, spiegando anche una nuova tecnica che è quella del sottovuoto cotto a vapore e rigenerato. Peccato che la partecipazione fosse rivolta solo a veneti e friulani, che quindi già conoscevano bene il radicchio, anche se so che è in programma un bis a Roma.
La ricetta
Sorbetto al radicchio con panna all’elisir Gambrinus e granella di noci Lara Ingredienti: 0,6 l d’acqua 320 gr di glucosio 1 dl di succo di limone 1 kg di Radicchio Rosso di Treviso Igp 100 gr di zucchero
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l salto di qualità lo deve a Lino Franchetto. Stefano Gasparini lo definisce suo “maestro”, quello che lo ha portato innanzitutto a produrre un radicchio di qualità. Trentadue anni, Gasparini ha in mano da circa un anno l’azienda del nonno, sei ettari a Santa Cristina di Quinto di Treviso, dove da sempre si coltiva radicchio rosso tardivo Igp, dove produce circa 700 quintali l’anno. La sua è un’azienda tipicamente familiare, in cui lavora assieme a mamma e papà, con l’aiuto di quattro stagionali. Un’azienda piccola ma capace, grazie all’incessante lavoro e ai giusti investimenti, di produrre un radicchio di qualità, che viene poi conferito a La Trevisana del Sile. “Puntiamo sul radicchio perché dalle nostre parti è l’unica coltura capace di garantirci un certo reddito – spiega Stefano ¬¬– e
l’unica che, con i giusti investimenti, ci permette di crescere, anche se un passo alla volta. Il vero problema è che è sempre più difficile trovare terra da coltivare e, se la si trova, ha prezzi troppo elevati”. Siamo sul finire della stagione e Stefano fa il punto dell’annata: “E’ stata abbastanza dura, il maltempo e le piogge hanno reso il lavoro molto difficile, tanto che abbiamo dovuto fare tutta la raccolta a mano, ma alla fine siamo riusciti a portare il prodotto a casa, quindi direi che possiamo essere soddisfatti”. Proprio la durezza della coltivazione del radicchio secondo Stefano è una delle cause della sua lenta crescita: “Il fatto è che la maggior parte delle aziende sono ancora quelle che hanno iniziato negli anni Settanta ed Ottanta. C’è poco ricambio generazionale, dovuto proprio agli enormi sacrifici che la coltivazione del radicchio richiede e che pochi giovani
sono disposti a sopportare. Inoltre, bisogna fare i conti anche con la concorrenza sleale, ancora troppo frequente. Ci vorrebbero più controlli sul mercato, nonostante il buon lavoro svolto dagli agenti vigilatori del Consorzio, ed una maggior cautela da parte dei commercianti sui prezzi, evitando di ricorrere a rincari ingiustificati come spesso accade. Il prezzo lo dovrebbe fare la qualità stessa del prodotto. E questa la si ottiene sono investendo”. L’azienda da circa un decennio è associata al Consorzio di tutela, del cui operato Stefano è soddisfatto, anche se secondo lui servirebbe una maggior coesione fra gli associati. “Ci vorrebbe sicuramente più partecipazione, anche perché solo lavorando e prendendo le decisioni insieme si potrà far crescere il nostro prodotto. Le idee che il Consorzio sta portando avanti sono sicuramente buone, penso ad esempio al passaggio alla Dop o all’imballo unico, che ritengo scelte giuste e condivisibili. Credo che un ulteriore certificazione a livello europeo possa aiutare, soprattutto a livello di esportazioni. Anche l’idea di unire le forze fra i diversi Consorzi del radicchio può essere un’idea fattibile e concreta, a patto che si mettano in campo idee nuove e strategie innovative”. Per Stefano, comunque, la strada dell’estero è quella che può portare davvero ad innalzare il prodotto radicchio: “Di recente sono stato in Danimarca ed ho potuto osservare come lì la richiesta sia quasi esclusivamente di prodotti a marchio certificato. Bisogna proseguire in questa direzione, investendo e credendo di più sulla possibilità di esportare il nostro prodotto sui mercati esteri”.
Preparazione: Togliere il radicchio a piccoli pezzi e farlo cuocere per circa 20 minuti insieme a succo di limone, zucchero e acqua. Togliere dal fuoco e frullare subito. Appena la temperatura si abbassa fino a 35° C aggiungere il glucosio e una volta raffreddato mantecare. Servire accompagnato da una crema precedentemente preparata di panna montata ed Elisir Gambrinus e guarnire con granella di noci Lara. Stefano Gasparini con (a partire da sinistra) il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro e il presidente del Consiglio Provinciale di Treviso, Fulvio Pettenà
A cura di Guido Albertini Ristorante Albertini - Via Roma 228, Villorba (TV) www.ristorantealbertini.it - tel. 0422/928102 Stefano Gasparini
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dalattualità campo Francesco Van Den Borre ci racconta la storia del suo celebre e omonimo antenato, più volte ricordato per il suo ruolo fondamentale nella nascita del Radicchio Rosso di Treviso
Alle origini del radicchio
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a storia della nascita del Radicchio è spesso avvolta nella leggenda. Storie, racconti, vicissitudini lontane sulla sua origine, su come sia stato possibile trasformare una normale cicoria in un prodotto di prestigio, ammirato e apprezzato nelle tavole di tutto il mondo, ce ne sono molte e nessuna davvero definitiva. Ma quella che più di ogni altra ha fatto breccia nel cuore degli appassionati è legata sicuramente alla figura di Francesco Van Den Borre (nel ritratto a fianco), l’“architetto di giardini” belga trapiantato nella Marca trevigiana. A raccontarci la sua storia è il suo discendente attuale e omonimo Francesco Van Den Borre, che assieme al figlio Nicola gestisce l’azienda di famiglia, quella creata dal suo antenato, nella nuova sede di Ponzano Veneto: “Siamo stati un po’ dimenticati negli
ultimi anni – racconta Van Den Borre –, forse perché con la vita frenetica odierna il passato non interessa più a nessuno. Invece sarebbe giusto ricordare la figura del mio avo Francesco Van Den Borre come uno degli artefici della nascita del radicchio rosso di Treviso. Era nato nel 1834 a Ledeberg, un piccolo borgo a poca distanza da Gand, in Belgio. Fin da giovane appassionato di piante e giardini, fu uno dei primi diplomati alla Regia Scuola di Botanica di Gand. La sua fama di esperto paesaggista lo portò a lavorare presso molte ville venete, di cui curava la realizzazione dei giardini. Allora era un lavoro che richiedeva tempi molto lunghi, per cui nel 1854 decise di trasferirsi a Treviso, dove creò un proprio vivaio. Francesco era anche un grande “inventore” di piante, con i suoi innesti creò alcuni tipi di violette e soprattutto alcune magnolie, che fu fra i primi a portare qui in Italia. Proprio
questa sua capacità di sperimentatore lo portò in quegli anni a provare la tecnica di imbianchimento su alcune cicorie selvatiche locali. Fu così che quelle cicorie si colorarono di strisce rosse e bianche. Certo, si tratta di un prodotto molto diverso dal radicchio di oggi, grazie ai miglioramenti genetici e all’attività del Consorzio, ma è certo che Francesco Van Den Borre fu uno dei precursori di quella tecnica che ha reso celebri in tutto il mondo i fiori d’inverno”.
Novita’ in casa Fardin:
e’ nata la nuova Sarchiatrice meccanica La nostra azienda è specializzata nella vendita di attrezzature tecniche per l’agricoltura (oltre che in quella di articoli per il giardinaggio professionale). Avendo una attrezzata officina meccanica e di carpenteria, quest’anno abbiamo potuto realizzare questo attrezzo che agevola moltissimo il lavoro di zappatura interpianta; con il solo ausilio di due operatori ed alla velocità di 2-3 km/h riesce a coprire un impianto di qualsiasi tipo di ortaggi. Su richiesta si può avere tale attrezzo nella versione monofila. E’ disponibile anche a noleggio. E’ possibile vederla al lavoro nel video che troverete nel nostro sito www.fardinmacchine.com nella sezione “News del 25/07/2010” – oppure su Youtube cercando: Zappatrice – Prova in campo nuova zappatrice meccanica.
attualità IL PRESIDENTE AICIG GIUSEPPE LIBERATORE E IL CONSIGLIERE LUCA GIAVI, EX DIRETTORE DEL NOSTRO CONSORZIO E NEO CONSULENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA DELLA DOC PROSECCO, RACCONTANO STORIA ED OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA I CONSORZI DOP E IGP ITALIANI
Il Consorzio dei Consorzi
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resentare in maniere univoca e coordinata il sistema italiano dei prodotti Dop e Igp, ovvero il meglio dell’agroalimentare italiano. Questo l’obiettivo con cui è nata l’Aicig, l’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche, di cui fa parte anche il Consorzio di tutela del Radicchio Rosso di Treviso Igp e Variegato di Castelfranco Igp. Esiste un legame ed una collaborazione strettissima, fra il nostro Consorzio e Aicig, visto che uno dei consiglieri Aicig è proprio Luca Giavi, già ex direttore del Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso. A lui abbiamo chiesto di spiegarci cos’è e come funziona l’associazione dei consorzi. “L’Aicig – spiega Giavi – è un’associazione senza scopo di lucro costituita tra i Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf. Gli scopi principali sono supportare la politica delle indicazioni geografiche in sede nazionale, comunitaria e internazionale, nonché favorire lo sviluppo omogeneo del settore, promuovendo un costante confronto tra tutti i Consorzi Soci”. Quali sono le attività svolte dall’Aicig? “Nel corso di questi primi anni di attività, l’associazione ha instaurato solidi rapporti con il Mipaaf e con la Commissione Europea al fine di interagire nella gestione delle problematiche relative alle produzioni Dop e Igp italiane che, in termini economici (oltre che
di numero) sono di gran lunga le più rilevanti a livello comunitario. Quale altre iniziative porta avanti? “Le principali iniziative svolte sono state rivolte in due diverse direzioni. In primo luogo l’Aicig organizza in collaborazione con gli organi competenti del Mipaaf, dei corsi di formazione per gli Agenti Vigilatori dei Consorzi con cadenza annuale che stanno contribuendo alla crescita di questa importante figura. L’Aicig, inoltre promuove la formazione di tavoli di lavoro permanente tra Consorzi appartenenti alla stessa filiera al fine di individuare le problematiche specifiche di ogni singolo settore che poi verranno affrontate a livello unitario e sottoposte all’attenzione del Mipaaf”. Luca Giavi, consigliere di Aicig
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Chi può associarsi? “Possono divenire soci dell’associazione tutti i Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L’Aicig rappresenta dunque il 61% dei Consorzi di tutela riconosciuti Mipaaf ed almeno il 95%, in termini economici, delle produzioni italiane ad indicazione geografica”.
Liberatore: “regolamentare i volumi delle produzioni” “Il sistema Consorzi che rappresenta oltre 10 miliardi di euro – afferma il presidente di Aicig Giuseppe Liberatore – chiede con forza un ruolo più deciso e forte per una crescita di un settore fondamentale per l’intera economia agricola nazionale. La programmazione delle produzioni è uno strumento fondamentale. Aicig chiede quindi al Governo italiano e soprattutto alle Istituzioni comunitarie che nel nuovo Pacchetto Qualità in discussione al Parlamento Europeo ed alla Commissione Europea sia introdotta questa possibilità di programmazione delle produzioni Dop e Igp. Confidiamo, dunque, nel nuovo Ministro Romano che già dal suo primo giorno di insediamento ha dimostrato grande sensibilità nei confronti del settore”.
strada facendo Alla scoperta dell’evento clou del paese veneziano, la cui Pro Loco organizzatrice opera in sintonia con la Strada del Radicchio
Il Palio di Noale
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ra le finalità dello statuto dell’Associazione “Strada del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco” è prevista la valorizzazione del territorio attraverso la promozione da itinerari turistici integrati anche da visite alle aziende produttrici inserite nel tragitto della Strada. Di questo percorso fa parte anche il comune di Noale. In sintonia con la Strada del Radicchio, la Pro Loco di Noale all’interno dei suoi eventi, ha promosso questa associazione la quale rappresenta un territorio di riferimento per i suoi prodotti di alta qualità. Le manifestazioni proposte dalla Pro Loco di Noale esercitano una notevole capacità turistica sulla città, riuscendo ad attrarre molti visitatori e acquirenti, provenienti dai paesi limitrofi, da tutto il veneto e oltre; basti pensare a “Noale in Fiore” che riesce a muovere un flusso di oltre 50.000 visitatori. Interessanti sono pure gli eventi dell’Infiorata e del Palio. E proprio di quest’ultimo parleremo. “A Noale nulla è inventato – ricorda Luigi Bettiolo, presidente della Pro Loco che cura la regia di questa rievocazione storica – la nostra città ha l’orgoglio di poter rivivere pagine di storia autentica. La corsa del Palio rievoca l’illustre passato di Noale. L’antica Novalis, che assunse una notevole importanza nel XII secolo grazie al castello fatto erigere dai nobili signori Tempesta che, in qualità di avogari del Vescovo di Treviso, amministravano e difendevano i beni temporali della curia. E proprio in virtù della posizione strategica e dell’imponente sistema fortificato basato sull’acqua, questi fecero di Noale il centro inespugnabile del loro territorio”.
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Il Palio dunque, rievoca quello indetto dai signori Tempesta, nel loro castello di Noale, nell’anno 1347 (anche se si ha notizia di un palio che si svolgeva già nel 1339). Esso consiste in una corsa a piedi che si svolge lungo un percorso di circa 800 metri, da ripetersi due volte. Alla corsa del Palio partecipano le sette contrade della città: la Contrada della Bastia, la Contrada della Cerva, la Contrada del Drago, la Contrada del Gato, la Contrada San Giorgio, la Contrada San Giovanni e la Contrada di Sant’Urbano. L’appuntamento è fissato per l’11-12 e per il 16-17-18-19 giugno. Sei giorni di festa tra spettacoli messi in scena dalle contrade, da giullari, mangiafuoco, spadaccini e falconieri. Suggestivo è il mercato medievale allestito dalle stesse. Momenti importanti della rievocazione storica sono il corteo con centinaia di figuranti in costume, la corsa del palio, la cerimonia della “Bala d’Oro” e l’incendio della torre. Come
vuole la tradizione, il primo atleta che taglierà il traguardo avrà l’onore di ricevere assieme al suo capitano il drappo realizzato quest’anno dall’artista noalese Teresa Bonaventura. All’ultimo atleta toccherà invece una sorte diversa: si vedrà dipingere il volto di nero, in segno di scherno e derisione.